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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Martedì 13 ottobre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, sulle tematiche relative al settore dei giochi pubblici (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3 
Baretta Pier Paolo (PD) , Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze ... 3 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 7 
Rizzetto Walter (Misto-AL)  ... 7 
Barbanti Sebastiano (Misto-AL)  ... 8 
Pelillo Michele (PD)  ... 9 
Ginato Federico (PD)  ... 9 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 9 
Ribaudo Francesco (PD)  ... 10 
Mantero Matteo (M5S)  ... 10 
Giorgetti Alberto (FI-PdL)  ... 11 
Paglia Giovanni (SEL)  ... 13 
Savino Sandra (FI-PdL)  ... 13 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 13 
Baretta Pier Paolo (PD) , Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze ... 13 
Ginato Federico (PD)  ... 15 
Baretta Pier Paolo (PD) , Sottosegretario per l'economia e le finanze ... 15 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MAURIZIO BERNARDO

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, sulle tematiche relative al settore dei giochi pubblici.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, sulle tematiche relative al settore dei giochi pubblici.
  Ringrazio il sottosegretario Baretta per la sua presenza quest'oggi.
  L'argomento di questa audizione è molto importante. Giovedì mattina nel Consiglio dei Ministri verrà presentato il disegno di legge di stabilità e anche per questo ringrazio il Sottosegretario di essere di qui. Quello dei giochi è un tema delicato, che non si esaurirà nella legge di stabilità, ma che avrà un iter ampio, al punto che potremmo immaginare un seminario da tenere nel mese di novembre.
  Do la parola al Sottosegretario Baretta affinché svolga la sua relazione.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, presidente.
  L'articolo 14 della delega fiscale di cui alla legge n. 23 del 2014 ha incaricato il Governo di predisporre un decreto legislativo che riorganizzasse il settore dei giochi alla luce dei rilevanti mutamenti intervenuti nel settore nel corso degli ultimi anni.
  I cambiamenti sono conseguenti all'evoluzione tecnologica e alle condizioni internazionali di mercato, ma non sono stati adeguatamente accompagnati da un quadro regolatorio che, nel tentativo di porre freno al diffondersi indiscriminato del gioco illegale, governasse anche la crescita del disagio sociale.
  La bozza di decreto delegato ha interpretato il mandato parlamentare e rappresenta una sintesi dei numerosi progetti di legge presentati, della crescita della sensibilità sociale sul tema nonché delle esigenze organizzative del settore.
  In quest'ottica, l'intervento organico presente nella bozza di decreto delegato contiene una sorta di codice dei giochi fondato, nell'ordine, sui seguenti presupposti: la tutela della salute pubblica; la lotta all'illegalità; l'attenzione al prelievo fiscale e, dunque, al gettito erariale.
  Nel corso dell'anno abbiamo svolto un attento confronto con tutti gli attori coinvolti e la successiva costruzione dello schema di decreto ha condotto a riconsiderare i problemi fondamentali sottesi all'attuale sistema di gioco pubblico italiano, nella consapevolezza che andasse posto un argine alla diffusione irrazionale del gioco.
  In particolare ci si è posti il problema di arginare e correggere l'eccessiva diffusione del gioco pubblico che, se da un lato ha contrastato la diffusione irregolare del Pag. 4fenomeno, assicurando importanti entrate all'erario, dall'altro ha prodotto evidenti conseguenze sociali.
  Tuttavia, si è riscontrato che anche le politiche di proibizionismo o di divieto assoluto del gioco non rappresentano la migliore strategia di gestione e di controllo per un settore così esposto e delicato, e potrebbero addirittura favorire la diffusione delle più svariate forme di illegalità.
  In quest'ottica abbiamo considerato irrinunciabile la riserva statale in materia di giochi. Essa si sostanzia, nella condizione attuale, prima ancora che nella raccolta di risorse finanziarie, nell'esigenza di tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica e, contemporaneamente, di accentuare il contrasto alle varie forme di illegalità, fenomeno rischiosamente pervasivo del settore del gioco e delle scommesse.
  A tal fine lo schema di decreto ha preso in considerazione alcune condizioni essenziali, a cominciare dalla tutela della salute e della salvaguardia dei minori e dei soggetti più deboli. Si è imposto, perciò, un limite al numero degli apparecchi AWP per gli esercizi generalisti primari, quali bar, tabacchi eccetera, proporzionandolo allo spazio a disposizione (7 metri quadri per apparecchio) fino a un massimo di sei, in spazi dedicati e non visibili dall'esterno.
  Tale sistema con spazi dedicati prevede la responsabilità diretta del gestore nel far rispettare le regole del divieto assoluto ai minori e il controllo sulle persone che si spingono, giocando, oltre il limite.
  Cambia anche, nel testo dello schema di decreto, la tipologia delle «macchinette», che verranno sostituite nell'arco di un biennio con nuove AWP da remoto, maggiormente controllabili ma con gli stessi limiti contenuti di vincita e di gioco delle attuali AWP.
  Più complesso è il caso della dislocazione e dimensionamento delle sale da gioco (gaming hall), per le quali si prevede un apposito regolamento che individua il numero massimo delle sale da gioco per ciascuna regione, secondo criteri di proporzionalità rispetto alla popolazione maggiorenne, alla superficie del territorio e alle sale da gioco già esistenti sul territorio stesso.
  Costituiscono sale da gioco gli esercizi che operano sotto presidio e responsabilità del concessionario, dedicati al gioco pubblico, ad accesso sorvegliato e limitato esclusivamente a pubblico maggiorenne. Nelle sale gaming hall la raccolta del gioco è effettuata mediante sia AWP sia videlottery (VLT), ma è consentita solo se esse hanno una superficie non inferiore a 50 metri quadrati e se è rispettato il parametro di un apparecchio ogni 3 metri quadrati.
  Sottesa a tale problematica, manifestata anche nel confronto e nella riflessione con le associazioni che si occupano di disagio e con molte amministrazioni locali, è emersa la considerazione che forse, nel determinare una condizione di gioco legale il più possibile controllato come barriera contro l'illegalità, non vada sottovalutato il ruolo dei casinò, confermando che l'orientamento del Governo non è quello di una liberalizzazione dell'apertura delle case da gioco, ma che al tempo stesso si impone una riflessione sulle attuali difficoltà del comparto.
  L'individuazione di una gestione unitaria dell'attuale organizzazione e l'eventuale ulteriore dislocazione nel territorio nazionale di casinò, condivisa con la gestione e la proprietà delle case da gioco esistenti, appare una delle possibili soluzioni da considerare. Parallelamente, anche per il settore ippico potrebbe aprirsi un nuovo percorso ed è emersa la considerazione di creare una lega ippica per la gestione unitaria degli ippodromi, che possa considerare gli ippodromi come luogo, oltre che di gioco e di gara, anche di incontro e socializzazione.
  Uno dei compiti principali del Governo in materia di giochi è quello di combattere il gioco illegale attraverso regole certe e trasparenti per il gioco legale. Lo schema di decreto propone la revisione di tutta la filiera concessoria, continuando a utilizzare tale regime e proponendo l'introduzione dell'articolo 88 del Testo unico delle Pag. 5leggi di pubblica sicurezza (TULPS) per tutti gli esercizi che possiedono un terminale.
  Anche in tal caso vi è un pesante sistema sanzionatorio. Oltre alla sanzione amministrativa, per ogni apparecchio sprovvisto di autorizzazione è prevista la sanzione accessoria della cancellazione dall'elenco dei soggetti incaricati della raccolta delle giocate. A tale proposito, segnalo che i dati sull'emersione riguardano 2.196 punti gioco che hanno richiesto la legalità.
  Anche l'aver previsto il collegamento degli apparecchi in remoto risponde a un'esigenza di emersione dell'illegalità. Inoltre, il sistema di gestione da remoto prevede una complessa architettura tecnologica che va sottoposta, da parte del partner tecnologico SOGEI, a costanti verifiche di conformità rispetto alle regole tecniche. Tutte le operazioni di gioco sono memorizzate nella banca dati interna al sistema, allocata presso il concessionario e interrogabile in qualsiasi momento per ricostruire l'eventuale evento vincita.
  L'illegalità è nascosta anche nel riciclaggio di denaro e per questo tutti gli obblighi previsti per l'antiriciclaggio in capo ai soggetti in concessione sono previsti anche per coloro che operano nel settore del gioco, sia pure in mancanza di concessione valida rilasciata dallo Stato. Altra sicurezza è la previsione del palinsesto: si accettano e si formano scommesse solo su eventi autorizzati dallo Stato.
  Lo schema di decreto legislativo affronta anche la questione dell'organizzazione della filiera del settore, predisponendo una sorta di «contratto tipo» che regola i rapporti tra concessionari e gestori, fatta salva ovviamente la natura privatistica del rapporto. Va letta in quest'ottica la proposta di effettuare il prelievo fiscale sul margine operativo.
  Su molte altre questioni prese in considerazione dallo schema di decreto rinvio al testo, più articolato, già predisposto per la Commissione bicamerale e per la Commissione antimafia. Voglio però, in conclusione, soffermarmi sui due punti più controversi del dibatto politico che ha accompagnato la stesura del testo e sui quali è intervenuta una nuova e più completa elaborazione.
  Il primo è la pubblicità. La gestione del messaggio pubblicitario assume una rilevanza fondamentale nella strategia pubblica di gioco. Dopo una lunga riflessione, anche personale, sono arrivato alla determinazione, condivisa dall'Amministrazione dei monopoli, che sia possibile decidere – e così avrebbe stabilito lo schema di decreto se fosse stato inviato alle Camere – il divieto assoluto di qualsiasi forma di comunicazione commerciale, di pubblicità, di sponsorizzazione o di promozione di giochi con vincite in denaro offerti in reti di raccolta, sia fisiche sia on-line.
  Si tratta di una decisione impegnativa, che avrebbe fatto fare allo Stato un salto di qualità nella credibilità del nuovo approccio pubblico al tema dei giochi. Il dibattito controverso, e in alcuni casi frettoloso, che ha accompagnato la preparazione dello schema di decreto delegato ha sottovalutato l'impatto di questa decisione, che oggi sarebbe già applicata.
  La violazione del divieto è punita con sanzione amministrativa di euro 100.000. La sanzione è irrogata al soggetto che commissiona la pubblicità, a quello che la effettua nonché al proprietario del mezzo con il quale viene diffusa.
  Il secondo tema sono le regole degli enti locali. In assenza di un'adeguata regolamentazione e a fronte del diffondersi del gioco, soprattutto nel comparto delle cosiddette «macchinette», gli enti locali hanno provveduto con propri interventi a regolare, arginare o vietare la diffusione territoriale degli apparecchi da gioco. La novità che viene introdotta con il Codice cambia la prospettiva. È necessario dunque che lo Stato centrale, che si riserva la gestione del gioco pubblico, e gli enti locali trovino un nuovo sistema di regole condivise di gestione del settore.
  Le polemiche sulle prerogative non ci aiutano. Ribadito, infatti, che l'approccio pubblico non è per la proibizione del gioco e che lo schema di decreto opera un Pag. 6rilevante intervento di riduzione e regolarizzazione dell'offerta, è indispensabile che tutti i soggetti pubblici che hanno competenza sul tema trovino un comune modo di procedere.
  A questo fine, la proposta che facciamo è che la sede di questo confronto sia la Conferenza unificata, in cui lo Stato, le regioni e gli enti locali sanciscano intese in ordine alla distribuzione territoriale delle sale da gioco che offrono giochi con vincite in denaro. Le intese, in ogni caso, devono risultare tali da assicurare la possibilità di concessioni di gioco uniformi a livello statale e sull'intero territorio nazionale, nonché la salvaguardia dei loro valori patrimoniali.
  Infatti, presso le Conferenze è istituito, senza nuovi e maggiori oneri, un comitato tecnico permanente, che riferisce annualmente al Parlamento sui risultati del proprio lavoro di analisi e valutazione della normativa nazionale in materia di giochi pubblici, di dati e informazioni riguardanti la dinamica del settore dei giochi nonché dell'elaborazione di proposte al Governo, previa deliberazione delle Conferenze.
  L'insieme dei provvedimenti descritti è contenuto nel testo dello schema di decreto più volte citato, che è stato consegnato alla Presidenza del Consiglio e ai presidenti di ANCI, UPI e regioni. Il Consiglio dei Ministri, però, ha valutato non matura l'adozione di questo testo, lasciando decadere la delega contenuta nella già citata legge n. 23 del 2014. Il quadro che ci si prospetta ora, a delega scaduta, potrebbe prevedere tre possibili soluzioni alternative.
  La prima consiste nella riapertura dei termini per l'esercizio della delega. Se condivisa dal Parlamento e dal Governo, tale soluzione avrebbe il vantaggio di accorciare i tempi della sua approvazione, poiché il testo è ormai completo e il consenso sui contenuti del nuovo Codice ampio.
  La seconda soluzione affida le scelte in materia alla discussione parlamentare delle numerose proposte di legge presentate in tempi più o meno recenti in entrambi i rami del Parlamento. Per evitare la frammentazione ci si potrebbe affidare a un dibattito unificato. È ovvio che andranno rispettati i tempi dell’iter parlamentare, tenendo presente che il testo necessiterebbe comunque della condivisione, quanto meno, degli attori coinvolti.
  Occorre precisare che, ad oggi, sono presenti in Parlamento numerose proposte di legge in materia di giochi, molte finalizzate ad impedire il messaggio pubblicitario o a contrastare genericamente il gioco d'azzardo. Un intervento organico è rappresentato dal disegno di legge Mirabelli, assegnato il mese scorso alla 6a Commissione del Senato, che riprende gran parte delle tematiche affrontate nella bozza del decreto delegato in attuazione dei principi sanciti dall'articolo 14 della più volte citata legge 11 marzo 2014, n. 23 e dall'articolo 7 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158.
  Infine, come terza soluzione, non meno valida delle altre, si affidano alla legge di stabilità 2016 le misure a impatto fiscale e finanziario inerenti alla delega, introducendo, ad esempio, il nuovo criterio per la tassazione sul margine o prevedendo ulteriori misure per l'emersione del «nero» o ancora rinforzando il sistema sanzionatorio. Tale ultima soluzione vedrebbe anticipata solo la parte fiscale, lasciando poi l'aspetto ordinamentale ad altri interventi normativi.
  Altre possibili soluzioni, quale ad esempio intensificare la tassazione sul prelievo erariale unico (PREU), non contrastano con l'eventuale esercizio della delega, ma non sarebbero coerenti e rappresenterebbero una difficoltà con il settore, tanto più se non comprensive della cifra di 500 milioni già prevista e della quale abbiamo già incassato la prima rata di 200 milioni e attendiamo, come da disposizioni di legge, entro la fine di ottobre il versamento della restante parte di 300 milioni.
  Spetta al Consiglio dei Ministri scegliere tra queste ipotesi, ma un contributo in tal senso da parte della Commissione Finanze appare opportuno.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Baretta e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  WALTER RIZZETTO. Ringrazio il presidente per l'ospitalità e il Governo per essere venuto a riferire.
  Sottosegretario, ho segnato alcuni punti della sua relazione. In particolare quanto lei ha affermato in materia di gettito erariale e di proibizionismo, che potrebbe addirittura favorire l'illegalità. Non so quante proposte di legge siano state presentate sul tema, ma mi pare che ce ne sia più di una. Il Governo, come è solito fare, arriva in Commissione, dopo aver superato queste proposte di legge, e propone un decreto, che attualmente non c’è e che lei oggi ci annuncia. Ben venga. Fatelo il prima possibile perché sul tema si sono espresse molte volte, e anche in termini abbastanza forti, le parti politiche attualmente rappresentate in Parlamento.
  I dati forniti dall'Agenzia delle dogane e dei Monopoli dicono che, da gennaio a ottobre del 2012, la raccolta è stata di 62,355 miliardi di euro, con una previsione annuale di circa 85 miliardi. Allo stato attuale, 85 miliardi rappresentano quasi il 4 per cento del prodotto interno lordo. Nel nostro Paese esistono 400.000 apparecchi di intrattenimento e 6.181 locali o agenzie autorizzati.
  Vorrei capire se, in questo decreto, si inizierà a fare qualcosa per quanto riguarda i controlli. A fronte di questi 6.181 locali o agenzie autorizzati, infatti, penso che ne esistano altrettanti non autorizzati, o non così controllati come si vuol far credere. Una diffusione così capillare implica il sostanziale potenziamento dei poteri e delle possibilità di intervento, cosa che ho colto tra le righe di quanto da lei appena detto.
  Secondo il nostro punto di vista, l'attenzione va posta particolarmente sulle vittime della dipendenza da gioco d'azzardo patologico, il così detto GAP. Il Ministero della salute afferma che il gioco d'azzardo patologico è una psico-dipendenza a tutti gli effetti e, come tale, evidentemente, va gestita e sostenuta dalla sanità pubblica, nel senso che tutti i cittadini pagano il recupero delle persone che soffrono di questa dipendenza. Come lei saprà, la cura è inclusa nei livelli essenziali di assistenza sanitaria dall'articolo 5 del decreto-legge n. 158 del 2012 (cosiddetto decreto Balduzzi).
  La nostra proposta, e penso anche quella di tutte le parti politiche, è quella di contrastare in primis la diffusione della dipendenza da gioco d'azzardo patologico. È notizia di questi giorni che il Ministero della salute sta conducendo una battaglia importante nei confronti di qualcosa che pesa allo stesso modo sulla sanità pubblica, cioè il fumo di sigaretta. Da oggi, infatti, non si può più fumare in automobile se ci sono dei bambini e saranno modificati i pacchetti di sigarette.
  Vista l'enorme ricaduta che ha sulla sanità pubblica, si sta facendo qualcosa per questo problema. Non capisco perché sino a oggi, invece, non si sia riusciti a fare nulla per il gioco d'azzardo patologico, anche se mi rendo conto che il gioco procura allo Stato un certo gettito annuale.
  La nostra proposta di legge consta di pochi articoli, secondo noi fondamentali, e vorrei capire se il Governo potrebbe eventualmente integrare nel suo decreto anche proposte come quelle, contenute all'articolo 2 della nostra proposta di legge, sulla possibilità dei gestori di verificare preventivamente l'età del giocatore.
  Se un ragazzo di 15 anni entra in un bar, ma il gestore non conosce la sua età anagrafica, non raggiungiamo nessun obiettivo. Noi proponiamo l'utilizzo di una tessera nominativa con un plafond giornaliero di 10, 20, 30 o 40 euro, a seconda delle possibilità del fruitore, con cui rilevare con sicurezza sia l'età dell'utilizzatore delle macchinette sia la spesa giornaliera che questi può effettuare.
  Con gli strumenti on-line a disposizione, lo Stato avrebbe anche la possibilità immediata di conoscere il gettito giornaliero. Se l'entrata è 100 e X sono le tasse, Pag. 8ogni sera prima di mezzanotte lo Stato potrebbe sapere quanto ha guadagnato in termini di gettito.
  Inoltre, sempre l'articolo 2 della nostra proposta di legge prevede di rendere inaccessibili ai minori i siti internet che offrono giochi pubblici con vincite in denaro, privi anch'essi di sistemi di verifica preventiva e diretta dell'età dell'utente. Infatti, anche se ci occupiamo dei pubblici esercizi, possiamo fare nulla o ben poco l'offerta di gioco su internet. Se qualcuno non riesce a giocare alle macchinette, lo fa evidentemente da casa.
  All'articolo 3 poniamo la questione dei poteri dei sindaci, perché vorremmo capire se l'autorizzazione del sindaco possa essere vincolante per aprire quelle che sono vere e proprie case da gioco.
  Sono particolarmente soddisfatto, invece, del fatto che, forse non intenzionalmente, lei ricalca quello che noi scriviamo all'articolo 1 della proposta di legge, ossia il divieto della propaganda pubblicitaria sotto qualsiasi forma, con la previsione di multe per chi non rispetta questo divieto.
  Da ultimo, vorrei chiederle, a proposito del gettito che questo settore procura alle casse erariali, se siano previsti contributi destinati alla gestione e al sostegno della sanità pubblica per il recupero delle persone dipendenti dal gioco, nonché sgravi fiscali di qualsiasi natura per le attività commerciali, che io considero virtuose, le quali rinunciano ad avere nei propri locali questi apparecchi.
  Lo stiamo già facendo. L'esempio è quello della proposta di legge sulle droghe leggere. In tale proposta si prevede che il 5 per cento dei proventi derivanti dalla legalizzazione delle stesse vada a sostegno di coloro che fanno prevenzione sull'uso delle droghe.
  Per quanto riguarda casinò e ippica, trovo quanto meno inopportuno formare una lega nazionale dell'ippica, visto che purtroppo, da un certo punto di vista, in Italia questo mercato non ha più alcun senso. Non vorrei che, per dare un aiuto a questo settore, si aprissero casinò in tutte le città d'Italia. In quel caso non riusciremmo a controllare quello che l'utente finale spende.
  Il problema fondamentale è infatti riuscire a monitorare quanto un cittadino spende del proprio stipendio mensile. Come lei, Sottosegretario, certamente sa, ci sono persone che in una giornata riescono a spendere uno stipendio intero, con gravi ricadute sulla collettività, sulla famiglia e, non da ultimo, sulla sanità pubblica.
  Le proposte da parte nostra ci sono. Gradirei una risposta sul fatto che le accettiate o meno in seno al decreto del Governo.

  SEBASTIANO BARBANTI. Non ripeto quanto detto dal collega sulla questione della pubblicità. Siamo d'accordo con l'imporre un divieto assoluto, tanto più che, vorrei ricordare, il comune di Bologna ha recentemente adottato una mozione che invita Governo e Parlamento a definire regole affinché i messaggi pubblicitari sul gioco d'azzardo evidenzino chiaramente il rischio di dipendenza. Stiamo andando anche oltre su tale questione, muovendoci quindi sulla strada giusta.
  Per quanto riguarda il rapporto con gli enti locali, sono felice che sia stato istituito un tavolo di confronto e di concertazione ma, nelle more del raggiungimento di una soluzione, ancora una volta invito il Governo a valutare la risoluzione che è in corso di esame in Commissione Finanze per aiutare i comuni che sono letteralmente «assaliti» dai concessionari del gioco.
  Per quanto riguarda le nuove AWP, ben vengano quelle maggiormente controllabili da remoto ma, per tutelare l'interesse dei soggetti più deboli e nello stesso tempo combattere l'illegalità, sottolineo ancora una volta quanto sia fondamentale poter collegare la vincita non tanto al punto di gioco quanto al giocatore.
  Se introduciamo le AWP da remoto, è facile e fondamentale prevedere l'uso della tessera del giocatore, che potrebbe essere quella sanitaria come avviene, ad esempio, per i distributori automatici di sigarette. Pag. 9In questo modo riusciremmo a essere ancora più incisivi e a bloccare il giocatore, senza bisogno di un plafond. Collegando il giocatore alla giocata disporremmo infatti di tutti i suoi dati anagrafici e reddituali.
  Da ultimo, per quanto riguarda il veicolo normativo, temo la suddivisione dei diversi ambiti in più provvedimenti. Se nella legge di stabilità ci occupiamo solo del carico fiscale, disgiungiamo i vari aspetti. Mi piacerebbe invece affrontare il problema a 360 gradi. Non sono a favore di una nuova legge delega, ma procederei attraverso una sorta di «delega-bis». Immagino infatti che lo schema di decreto legislativo in materia sia già stato elaborato. Partendo da questo testo, che immagino sia già scritto, perché non uniamo tutte le proposte di legge così da avere sia la collegialità della Commissione e del Parlamento sia i tempi ristretti di un decreto legislativo ? Mi sembra chiaro infatti che dobbiamo, da un lato, lavorare bene e, dall'altro, fare in fretta.
  Il riordino della normativa attende forse da troppo tempo e ne abbiamo davvero grande necessità.

  MICHELE PELILLO. Nel merito della questione interverrà per il PD il collega Ginato. Io mi limito a esprimere soltanto una valutazione e a rispondere alla domanda che il Sottosegretario ha formulato alla fine della sua relazione.
  Delle tre possibili soluzioni alternative il gruppo del Partito democratico reputa che la prima sia la migliore, per una semplice ragione. Il lavoro svolto con riferimento alla legge delega fiscale dal Parlamento, e da questa Commissione in modo particolare, con l'aiuto delle altre Commissioni interessate, è stato molto complesso e articolato e ha dato i suoi frutti nell'articolo 14 della delega stessa, i cui contenuti sono ampiamente condivisi. Penso quindi che la cosa più giusta da fare sia seguire la prima soluzione.
  Se questo non dovesse essere, in alternativa alla prima soluzione probabilmente la terza potrebbe essere quella da prendere in considerazione.
  Non volevo sottrarmi alla sollecitazione del Sottosegretario e questo è il parere del gruppo del Partito democratico.

  FEDERICO GINATO. È evidente che giungiamo da un lungo percorso, iniziato nel 2013. Devo congratularmi con il Sottosegretario Baretta per l'ampio lavoro di confronto svolto con tutti i soggetti interessati del settore per arrivare alla stesura dello schema di decreto legislativo, che era già una buona mediazione.
  In particolare, mi fa piacere che in questa audizione abbia espresso, in maniera ulteriormente chiara, il suo pensiero sulla pubblicità. Ci sono vari progetti di legge, tra cui uno del PD con parecchi sottoscrittori, a firma del collega Basso, a testimonianza di una sensibilità sul tema della pubblicità che accomuna il nostro gruppo parlamentare.
  Anche la mediazione sulla questione specifica degli enti locali è in una fase avanzata. Sappiamo che è in atto un contrasto tra poteri perché allo Stato compete la tutela sulla sicurezza, mentre le regioni hanno la competenza sulla sanità. Consideriamo, quindi, positivamente una riflessione nell'ambito della Conferenza Stato-regioni per giungere a una mediazione ancora più avanzata rispetto a quella definita nello schema di decreto legislativo.
  Ricordiamo che l'articolo 14 della delega per la prima volta capovolge il ruolo dello Stato. Fino a qualche anno fa lo Stato incentivava, in un certo senso, l'offerta di gioco, mentre ora c’è stata un'inversione, attraverso la previsione di una sua missione regolatrice del settore del gioco, ed è addirittura prevista una riduzione dell'offerta. Non possiamo quindi che valutare favorevolmente questo provvedimento.
  Infine, vorrei sapere se nel disegno di legge di stabilità è prevista una proroga delle concessioni per il bingo e il lotto o se si intende indire una gara per il prossimo anno.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Non crediamo che la delega e il decreto legislativo Pag. 10siano gli strumenti giusti per affrontare la questione. Avete avuto tutto il tempo per presentare lo schema di decreto legislativo e non ci siete riusciti, né su questa materia né sul catasto.
  Cosa sia successo in questi due anni e mezzo di «mancanze» da parte del Governo lo abbiamo appurato, ad esempio, nella trasmissione Le Iene andata in onda ieri, nella quale si vedevano giovani minorenni giocare alle slot machine, le quali, secondo il Vicepresidente di Confindustria, sono illegali. L'intervistatrice delle Iene ha fatto intervenire agenti della Guardia di Finanza i quali, appena arrivati, hanno immediatamente ritenuto che i giochi fossero illegali, salvo poi verificare che nell'ordinamento in materia esiste un bug normativo.
  Anche i giochi che prevedono vincite per i minorenni risultano infatti legali a causa di una mancata previsione di legge. In questi due anni e mezzo abbiamo permesso che esercenti incolpevoli comprassero macchinari che sembrano assolutamente legali e che bambini si ammalassero di gioco d'azzardo patologico.
  Vi chiedo quindi di agire e di muoverci insieme come Parlamento per introdurre, attraverso qualsiasi provvedimento normativo, la soluzione a questo problema così grave, che coinvolge soggetti minorenni.

  FRANCESCO RIBAUDO. Credo che attraverso la legge di stabilità sarà complesso affrontare una materia di per sé già travagliata. Sarebbe sbagliato intervenire in modo frettoloso con la legge di stabilità, mentre la soluzione di rivedere la delega fiscale, proseguendo il lavoro già svolto in Commissione Finanze, ritengo sia condivisibile. Riaprirei quindi i termini della delega.
  Mi sembrerebbe invece più facile affrontare la questione del divieto della pubblicità, sul quale il Sottosegretario e il Governo mi sembrano convinti, anche se, certamente, vietare tout-court la pubblicità in questo settore presenta elementi di una certa complessità.
  Ci sono peraltro diverse proposte di legge sulla pubblicità e il Governo ha consapevolezza del fatto che si tratta di una materia che va trattata. Pertanto nell'ambito della legge di stabilità affronterei almeno questo aspetto.

  MATTEO MANTERO. Essendo un componente dalla Commissione Affari sociali sono ospite della Commissione Finanze, la quale si è occupata ampiamente del problema, e oggi ho avuto una sorta di déjà vu. Mi sono rivisto sei mesi fa, quando il Sottosegretario ci illustrava per la prima volta lo schema di decreto legislativo delegato. A parte le domande finali, il resto è praticamente identico.
  Vorrei fare quindi una serie di considerazioni. Quando il Sottosegretario afferma che il dibattito frettoloso ha impedito di arrivare a una conclusione e che il divieto di fare pubblicità sarebbe già legge se noi l'avessimo lasciata agire, mi permetto di dire che sta mentendo. In questa stessa sede lei disse che il divieto totale di pubblicità non si poteva fare perché temeva «rinculi» – questo è il termine da lei usato – da parte della Commissione europea, cosa peraltro sbagliata perché una risoluzione del Parlamento europeo dell'ottobre 2013 dà agli Stati membri la facoltà di legiferare a tutela della salute dei cittadini. Gli Stati membri hanno quindi la facoltà di legiferare in materia e la Germania lo dimostra avendo stabilito un divieto di pubblicità diretto e indiretto e lasciando ai singoli länder la possibilità di regolare la materia in ambito regionale.
  A mio avviso, quindi, lei ha detto una falsità. Se vogliamo stabilire il divieto della pubblicità, che secondo noi sarebbe un primo passo fondamentale, abbiamo lo strumento della proposta di legge a prima firma del collega Basso, o anche della mia proposta di legge, le quali sono analoghe e hanno ricevuto un insieme di firme che supera la maggioranza.
  Sono proposte di legge molto semplici, di tre articoli. Potrebbero essere discusse in tempi molto brevi sia in Commissione sia in Aula, per poi passare al Senato. In quattro e quattr'otto potremmo quindi stabilire, se c’è la volontà del Governo, Pag. 11questo divieto importantissimo. Ci siamo anche resi disponibili a cedere, se non lo vuole fare il PD, un nostro spazio per la discussione della proposta in Aula.
  Detto questo, non torno a parlare dell'autonomia delle regioni e dei comuni perché, secondo me, bisogna tracciare delle regole in ambito nazionale e lasciare che, all'interno di quest'ambito, regioni e comuni, i quali hanno l'autonomia di legiferare in materia sui territori di loro competenza, decidano limiti anche più restrittivi. Il sindaco, che deve tutelare la salute dei cittadini, deve infatti poter decidere che nel suo comune il divieto di slot sia quasi assoluto, se i suoi cittadini sono particolarmente sensibili alla materia.
  Per quanto riguarda le tre strade indicate dal Governo, con la prima ci chiedete di conferire al Governo stesso un'ulteriore delega in materia; con la seconda lasciate che si muova il Parlamento, ma ci indicate il disegno di legge Mirabelli, che è praticamente identico alla bozza di decreto legislativo predisposto dal Governo; con la terza ci chiedete di intervenire attraverso il prossimo disegno di legge di stabilità. In pratica volete fare tutto voi, ma avete avuto due anni di tempo per agire e avete fallito perché di fatto una normativa in materia non c’è. È lapalissiano.
  Vi ricordo che c’è una proposta di legge in avanzato stato – ormai – di decomposizione. Il suo iter in Commissione Affari sociali è concluso ed è stato condiviso da tutti i gruppi parlamentari. Ci abbiamo lavorato per più di due anni perché abbiamo ereditato il lavoro svolto nella scorsa legislatura. Abbiamo condotto un'approfondita indagine conoscitiva sul fenomeno del gioco d'azzardo e c’è un fascicolo di mille pagine sull'argomento, che io e gli altri colleghi abbiamo letto.
  Quella proposta di legge affronta principalmente gli aspetti socio-sanitari della questione, i quali sono i più urgenti. Come ripeto, l’iter in Commissione è finito e la proposta di legge è pronta per essere discussa in Aula e anche ampliata affrontando gli aspetti fiscali o utilizzando spunti che arrivano dalla sua bozza di decreto legislativo.
  Si può ovviamente ancora lavorare, ma abbiamo già una proposta che è quasi a metà del percorso. Sarebbe il modo più semplice per andare avanti. Manca solo il parere della Commissione Bilancio, la quale potrebbe essere sollecitata ad esprimersi. La proposta è stata condivisa dai componenti della Commissione appartenenti a tutti i gruppi, compresi quelli di maggioranza. Rappresenta quindi il modo più veloce per arrivare alla conclusione.
  Chiudo con una battuta, dicendo che a me sembra che lo Stato sia la prima vittima del gioco d'azzardo patologico, perché è dipendente dai miliardi che le slot machine portano nelle sue tasche. Non c’è la volontà di agire, a quanto pare, perché siete imprigionati in questo loop.

  ALBERTO GIORGETTI. Innanzitutto formulo i migliori auguri al Sottosegretario Baretta per il lavoro che ha svolto fino ad ora. Mi pare che in questa audizione si provi a incardinare un ragionamento complessivo per la tenuta del sistema del gioco legale nei prossimi anni, su cui non mi sento di dare un giudizio. Credo infatti che potremo valutare i diversi aspetti di carattere tecnico e di assetto complessivo esclusivamente quando e se arriverà questo provvedimento del Governo.
  Mi auguro, quindi, che ci sia una presa di posizione definitiva da parte del Governo, perché alcuni passaggi della relazione – ed è questo l'unico giudizio prettamente politico che possiamo dare in questa sede – evidenziano, da una parte, la visione proposta dal Ministero dell'economia e delle finanze e, dall'altra, una Presidenza del Consiglio che deve ancora decidere.
  Siamo abituati a ragionare con un Governo che viene in audizione e si rapporta con il Parlamento con unità di intenti e di vedute. Mi pare che alcuni punti di domanda su tale tematica invece ci siano. La Commissione Finanze ha svolto un lavoro molto importante nei Pag. 12mesi scorsi per arrivare al varo di un provvedimento condiviso, almeno politicamente, nel modo più ampio possibile. Oggi siamo in attesa di capire se questo lavoro verrà concretizzato attraverso un qualsivoglia provvedimento normativo.
  Dico «qualsivoglia» perché il Sottosegretario Baretta ha reso partecipe anche la Commissione di valutazioni in corso in tal senso. A tale proposito credo che la scelta dello strumento da utilizzare debba essere esclusivamente del Governo, oggi più che mai. I colleghi di tutti i gruppi ricordavano prima qual è stato il lavoro enorme svolto dal Parlamento in termini di proposte di legge e di discussione, nell'ambito di diverse Commissioni, su vari aspetti attinenti al fenomeno del gioco. Francamente, quindi, il dibattito parlamentare merita una risposta e una proposta di sintesi del Governo.
  Presumo che il Sottosegretario Baretta abbia presentato la posizione del Ministero dell'economia e delle finanze. Ci interesserebbe capire quale sia la posizione complessiva del Governo. In attesa di questo, aspettiamo di vedere quali saranno gli effetti di questo eventuale provvedimento.
  Mi riaggancio poi alle considerazioni dell'onorevole Villarosa, che ha posto una questione molto seria. Mi permetto di dire che non si tratta di un buco normativo perché la legge di stabilità per il 2012 ha delegato il Governo a varare un assetto complessivo dei cosiddetti «apparecchi comma 7», che sono quelli citati dalla trasmissione ricordata dall'onorevole Villarosa. Tre o quattro anni di gestazione per questo provvedimento, che è nella pancia dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli ormai da più di tre anni, sono davvero troppi.
  Ciò dimostra anche l'incertezza complessiva con cui si affronta l'argomento. Dagli apparecchi «comma 6», «6 a)», «6 b) » fino ai «comma 7» dovrebbe esserci un'unità di visione, alla luce del fatto che si tratta di macchine che hanno un impatto significativo nei confronti dell'utente, sia esso un minore, con tutte le problematiche connesse, sia esso un maggiorenne consapevole.
  Non vorrei però che anche questo argomento, fermo da qualche anno, confluisca in qualche provvedimento scoordinato. Pur considerando la gravità assurda di tale forte ritardo, suggerisco al Sottosegretario Baretta di far invece rientrare tale intervento in una riflessione più ampia e, quindi, in una normazione organica. Altrimenti, tratteremmo alcuni temi e ne lasceremmo in sospeso altri.
  L'ultima battuta sul tema del PREU, a cui è stato fatto cenno. Mi permetta, Sottosegretario, ma mi pare paradossale che ci sia chiesta un'opinione in tal senso. In questi anni infatti, in occasione di ogni legge di stabilità e di ogni provvedimento, si è presentato l'aumento della pressione fiscale come determinato da fatti d'urgenza e di contingenza, prospettando come interventi di carattere fiscale di questo tipo ponessero una serie di problemi di sostenibilità del settore, soprattutto per quanto riguarda la previsione di incremento delle entrate.
  Su questo argomento credo quindi che ci si aspetti di poter svolgere una riflessione coordinata su un testo, che però ancora non abbiamo. Fare riferimento alle intenzioni, chiedendo se la Commissione o il gruppo parlamentare siano favorevoli all'innalzamento del PREU mi pare, francamente, come tirare un amo cercando di prendere il pesce che passa di lì.
  Credo che anche questo aspetto debba essere coerente con una visione complessiva. Se si vogliono ridurre gli apparecchi, bisogna capire se l'innalzamento del PREU sia compatibile con gli obiettivi di gettito proposti dal Governo, e questo ce lo può dire soltanto una relazione tecnica.
  Auspico che il Sottosegretario Baretta riesca a procedere con urgenza perché sul territorio, purtroppo, tutte queste incertezze stanno determinando il caos applicativo e normativo per gli enti locali coinvolti, nonché la mancata tutela degli utenti, in particolar modo dei soggetti deboli. È esattamente ciò su cui il Parlamento Pag. 13ha sollecitato più volte il Governo in questi anni e che merita una risposta. Non possiamo andare avanti ancora pensando di intervenire con iniziative spot inserite nelle leggi di stabilità senza tener conto del contesto complessivo.
  In conclusione, rinnovo quindi i migliori auguri al Sottosegretario Baretta affinché, nell'interesse del Paese e del Parlamento, riesca a ottenere in tempi rapidi l'adozione di un provvedimento che tenga conto del lavoro svolto e degli importanti punti di sintesi raggiunti fino a oggi.

  GIOVANNI PAGLIA. Credo che l'impianto oggi indicato dal Sottosegretario sia interessante. Per dare un qualsiasi giudizio di merito, è tuttavia necessario leggere l'articolato del provvedimento. Sappiamo infatti che si tratta di una materia complessa e anche un comma scritto in un modo, piuttosto che in un altro, può alterare l'impostazione apparente.
  Ritengo che al Sottosegretario si debba comunque almeno dare atto di aver recuperato, almeno nei titoli, le necessità emerse all'interno del dibattito e di aver parzialmente sviluppato quei titoli. Sono, in particolare, soddisfatto del fatto che sulla pubblicità si prende apertamente una decisione coraggiosa, la quale speriamo venga mantenuta.
  Come ho sempre detto, abbiamo bisogno di fare presto. Ciò significa che non affiderei assolutamente il prosieguo di questa vicenda a una proposta di legge parlamentare, magari utilizzando il solito meccanismo di scorporare la parte fiscale, o le parti aventi effetti finanziari, portandole nella legge di stabilità e affidando tutto il resto a una proposta di legge ordinaria, che rischia di trascinarsi fino alla fine della legislatura. Difficilmente avrebbe infatti la precedenza rispetto ai normali provvedimenti.
  Dico al Governo che mi convince poco anche l'idea di riaprire la delega fiscale. Mi chiedo se non si possa arrivare a un decreto-legge. Questa scelta consentirebbe alle forze politiche di lavorare meglio, proponendo emendamenti e sviluppando un dibattito aperto nel quale esprimere le proprie posizioni, cosa che il decreto legislativo impedisce, trattandosi di un provvedimento sul quale le Commissioni possono soltanto esprimere pareri che lasciano comunque la piena discrezionalità al Governo.
  Poiché si tratta di un tema ampiamente dibattuto a livello parlamentare, se c’è la disponibilità, io lascerei approvare al Governo un decreto-legge, che in 60 giorni viene convertito in legge. Il Governo si assume la responsabilità di quello che scrive e l'opposizione e le forze politiche, attraverso gli emendamenti, possono esprimere le proprie posizioni e far comprendere come esso possa essere migliorato.
  Immagino che l'unica difficoltà, da questo punto di vista, sia che dovremmo farne decorrere gli effetti a partire da gennaio, perché non possiamo determinare effetti finanziari con la legge di stabilità in corso di approvazione. Mi chiedo se lo stesso limite valga anche per i decreti legislativi o se invece ne siano esclusi.

  SANDRA SAVINO. Vorrei chiedere se nella legge di stabilità si introdurrà una tassazione sui margini per i giochi e se essa riguarderà anche i giochi on-line.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Sottosegretario Baretta per la replica.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La ringrazio, presidente. Per quanto riguarda l’iter legislativo, rifletteremo sui diversi pareri espressi.
  Innanzitutto, va chiarito che tutta la vicenda nasce dal fatto che c’è una delega e si tratta di una delega non generica. I principi e criteri contenuti nell'articolo 14 della delega fiscale sono infatti molto articolati e precisi e costituiscono il prodotto di un lavoro parlamentare «robusto» e impegnativo, concretizzatosi nei punti di equilibrio raggiunti. Deciderà il Governo, e decideremo insieme con il Parlamento, la strada migliore. Mi preme sottolineare in Pag. 14tutte le sedi, compreso all'interno del Governo, che il punto di partenza resta il punto di equilibrio che il Parlamento ha espresso attraverso i contenuti della delega.
  Dal punto di vista pratico, si può scegliere una strada o un'altra, ma non possiamo reinventare. Questa è anche la ragione per la quale siamo perplessi ad attuare solo singoli aspetti, qualsivoglia essi siano, della materia in discussione. Ciò che ci viene chiesto dall'articolo 14 della delega non è fare una singola cosa, ma operare una revisione organica della struttura della regolazione dei giochi, partendo dalla considerazione, implicita nel testo e politicamente esplicitata, che io ho espresso, che sussiste un ritardo nel complesso del quadro legislativo e non nei singoli provvedimenti.
  Per quanto riguarda, invece, la questione relativa al divieto di gioco per i minori di 18 anni, sollevata dall'onorevole Rizzetto, in base al testo che abbiamo predisposto il gestore ha l'incarico di accertare l'età dei giocatori, anche richiedendo l'esibizione di documenti. La responsabilizzazione del gestore è un primo passo in questo senso. Quando si arriverà alla trasformazione delle attuali AWP con il controllo da remoto, come ricordava l'onorevole Barbanti, sarà più facile realizzare una soluzione – attraverso l'eventuale utilizzo di una tessera – che consenta l'identificazione a priori. In questo «interregno», che secondo le nostre ipotesi dovrebbe durare due anni, diamo all'esercente la responsabilità, a pena di sanzioni, di verificare l'età dei giocatori.
  Sul punto in esame ci sono state fatte obiezioni tecniche che non stanno in piedi. Uso un esempio sempre molto banale. Quando si va al bar a giocare a biliardo, le biglie non stanno sul tavolo e si chiede al barista di darcele. Si può benissimo fare in modo che l'accesso alla macchina da gioco passi attraverso una qualsiasi chiave o interruttore controllato dall'esercente, il quale accerta l'età nel momento in cui gli si chiede di giocare. Se ci vado io e l'esercente mi chiede la carta d'identità, gliela do volentieri, anche se penso possa immaginare che sono maggiorenne. Nel dubbio, però, deve avere la facoltà di chiederla, assumendosi la responsabilità di accertare la maggiore età.
  Questo sistema viene previsto e se ne potrà realizzare il completamento attraverso la gestione dei controlli da remoto, sapendo che l'ipotesi di utilizzo di una tessera andrà discussa in modo approfondito, posto che presenta aspetti problematici in relazione alla tutela del diritto alla privacy. L'identificazione del soggetto ludopatico, ad esempio, è un tema molto delicato. Bisogna garantire anche il rispetto della privacy delle persone, ma in ogni caso la tessera del giocatore può essere la soluzione che risolve, almeno a monte, alcuni problemi di accesso alle macchine da gioco.
  Per quanto riguarda i poteri dei sindaci, il nostro tentativo è trovare un punto d'intesa. Io ho giustificato politicamente il fatto che, in assenza di un quadro regolatorio nazionale, i sindaci abbiano deciso ciò che ritenevano più opportuno, ma questo fatto non mi esime dal dire che abbiamo bisogno di un quadro regolatorio nazionale.
  Parliamoci con molta chiarezza, come abbiamo sempre fatto. La linea del Governo, ispirata all'articolo 14 della legge delega, non è una linea «pro-gioco» a priori e nemmeno «no-gioco» a priori. Sta in questo punto di equilibrio. Rispondendo all'osservazione dell'onorevole Mantero, l'adozione di scelte libere e autonome da parte di singoli comuni i quali decidono di vietare completamente il gioco nel loro territorio non corrispondono a una linea di indirizzo generale.
  Occorre operare una scelta razionale e trovare un punto limite, tant’è che per le gaming hall proponiamo un criterio da discutere con i comuni e con le regioni, circa il numero di sale per abitanti, la cui dislocazione, pur costituendo un aspetto molto delicato della questione, non è di competenza del Governo centrale. Come ho detto in altre circostanze, non vorrei che sorgessero «quartieri a luci rosse del Pag. 15gioco», perché via Montenapoleone resterebbe pulita e sana, mentre le periferie delle città sarebbero intasate da tali esercizi, anche con ulteriori conseguenze.
  Possiamo lasciare all'autonomia locale tale competenza, ma non il quadro di equilibrio complessivo. La distribuzione sul territorio nazionale di un volume di gioco condiviso deve essere il frutto di una decisione che va presa insieme. È legittima una linea diversa, ma non corrisponde all'impostazione di equilibrio che il Governo ha in mente sul tema.
  Per quanto riguarda la pubblicità, se posso fare una battuta, l'onorevole Mantero dovrebbe complimentarsi con me e non dire che la mia affermazione è falsa. È vero che all'inizio ho detto che ero preoccupato delle ricadute in ambito europeo – e confermo tale considerazione –, ma ho ribadito che, dopo una lunga riflessione, anche personale, sono arrivato alla conclusione che, tra i rischi, quello maggiore è lasciare le cose come stanno e ho proposto al Governo di assumere una decisione drastica e coraggiosa. Penso che la riflessione collettiva e l'evoluzione del pensiero non siano un male, ma in alcuni casi aiutino.
  Siamo confortati dal precedente in materia di tabacchi, anche se quel precedente è coperto dalla normativa dell'Unione europea, mentre la materia dei giochi non lo è. Gli argomenti sostenuti da molti di loro, in occasione della discussione circa il fatto che altri Paesi vietano la pubblicità, hanno consentito una riflessione, sia personale, sia del Governo, che ha condotto a una proposta così rilevante. Piuttosto che affermare che ho detto il falso, l'onorevole Mantero dovrebbe quindi complimentarsi, per così dire, di questa evoluzione del pensiero.
  Per quanto riguarda il PREU, onorevole Giorgetti, non ho chiesto l'opinione della Commissione. Ho chiesto alla Commissione di esprimere un orientamento sulle varie procedure. Sul PREU ho espresso io un'opinione, assumendomi le mie responsabilità. Sostengo cioè che, pur non essendo in contrasto con l'eventuale applicazione della legge delega, un intervento sul PREU che fosse non comprensivo dei 500 milioni di euro significherebbe un appesantimento del quadro fiscale e ci allontanerebbe dalla scelta di fondo di passare al meccanismo di tassazione del margine.
  Mi sono assunto una responsabilità, che potrebbe essere contraddetta domani mattina. L'interlocutore non è soltanto la Commissione, ma l'intero quadro politico che ne sta dibattendo. Ho indicato quella che secondo me dovrebbe essere la strada, in coerenza con il ragionamento sulla delega fiscale.
  Per quanto riguarda il «buco» normativo a cui faceva riferimento anche l'onorevole Villarosa, abbiamo fatto confluire tutto nella delega fiscale, tant’è che nella delega anche l'aspetto relativo ai minori d'età è risolto in nuce e in maniera drastica.
  Prendo atto, presidente, dei diversi orientamenti, compresa l'ultima proposta dell'onorevole Paglia. Su questo punto, però, mi riservo una riflessione insieme al Governo.

  FEDERICO GINATO. Chiedo scusa, Sottosegretario, ma c'era anche una domanda sulla proroga delle concessioni del bingo e del lotto.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario per l'economia e le finanze. La mia opinione personale è che sarebbe opportuna una proroga per più motivi, alcuni dei quali inerenti a questo dibattito. In assenza di una legislazione organica potremmo avere, infatti, una gestione delle gare non equilibrata. È la mia opinione personale, che ho sottoposto alla valutazione della Presidenza del Consiglio, e quindi bisogna attendere. Il mio consiglio è che sarebbe opportuna una proroga.
  Per quanto riguarda la domanda sull'introduzione del sistema di tassazione del margine nel disegno di legge di stabilità, nel testo della relazione ho fatto presente che è una delle strade sulle quali il Governo sta riflettendo. L'Esecutivo scioglierà Pag. 16la riserva nel corso delle prossime ore, ma non è ancora una decisione compiuta.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Baretta.
  Dagli interventi dei componenti della Commissione Finanze e dei colleghi appartenenti ad altre Commissioni sono emersi elementi che portano anche me a individuare, tra le diverse soluzioni e le ipotesi di percorso da lei suggerite, la prima e soprattutto a immaginare che questa Commissione, facendosi capofila delle altre, possa contribuire al dibattito ed esprimere la propria posizione su un argomento così delicato per i nostri concittadini e per il sistema Paese dal punto di vista del gettito complessivo.
  Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.