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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 119 di Martedì 20 ottobre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 2 

Audizione del capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, Mario Morcone:
Bindi Rosy , Presidente ... 2 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 2 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Lumia Giuseppe  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Gaetti Luigi  ... 9 
Mattiello Davide (PD)  ... 10 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Dadone Fabiana (M5S)  ... 10 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 10 
Costantino Celeste (SEL)  ... 10 
Garavini Laura (PD)  ... 11 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 12 
Lumia Giuseppe  ... 13 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 13 
Lumia Giuseppe  ... 13 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 13 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 14 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 15 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 15 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 15 
Lumia Giuseppe  ... 15 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 16 
Lumia Giuseppe  ... 16 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 16 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 16 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 16 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 16 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 16 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 17 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 17 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 17 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 18 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 18 
Costantino Celeste (SEL)  ... 19 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Giarrusso Mario Michele  ... 19 
Morcone Mario , capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI

  La seduta inizia alle 20.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

  PRESIDENTE. Prima di passare al principale punto all'ordine del giorno, ossia l'audizione del prefetto Morcone, vorrei dare una comunicazione.
  Attraverso una rapida consultazione con i Capigruppo avremmo deciso una missione per domani pomeriggio a Quindici, in provincia di Avellino, in occasione dell'inaugurazione di un bene confiscato alla criminalità organizzata oggetto di danneggiamenti nella scorsa notte. Avverto che coloro che sono interessati a partecipare alla missione sono pregati di farlo presente alla segreteria entro la prima mattinata di domani, in modo da poter essere collocati in missione per la seduta pomeridiana di domani rispetto alle rispettive Assemblee.
  Conseguentemente, la prevista riunione dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi è rinviata alla mattina di giovedì alle 8.30. L'evento si svolgerà domani alle 16.30, ragion per cui dovremmo partire alle 13 con i mezzi della Camera.

Audizione del capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, Mario Morcone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, Mario Morcone. L'audizione è dedicata a un approfondimento sul tema dell'infiltrazione della criminalità organizzata nel sistema di gestione dei flussi migratori sul territorio nazionale, con particolare riferimento alle vicende del CARA di Mineo.
  Ricordo, inoltre, che l'audizione si svolge in forma libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Prima di dare la parola al prefetto Morcone, che ringrazio per la presenza, insieme al viceprefetto Alida Gallo, capo dell'ufficio affari legislativi e parlamentari del medesimo dipartimento, segnalo ai colleghi con soddisfazione che siamo alla 119a seduta della nostra Commissione. Abbiamo come capo della segreteria della Commissione uno storico, il dottor Comparone, il quale ci dice che con questa riunione noi superiamo per numero di sedute le Commissioni di tutte le legislature precedenti, in particolare quelle della quarta legislatura, presieduta dal senatore Pafundi, che ne aveva svolte dal 1963 al 1968 – quindi, in cinque anni – 118. Questo avviene allo scadere dei due anni di vita della Commissione. Siamo debitori al dottor Comparone di questa statistica, che non so se abbia precedenti nella storia delle Commissioni. Mi riferisco al fatto di avere questo aggiornamento continuo.
  Do la parola al prefetto Morcone. Grazie.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Grazie Pag. 3a lei, presidente. Grazie agli onorevoli senatori e agli onorevoli deputati. Io ho portato una serie di documenti che deposito in segreteria, ragion per cui scorrerò questa relazione cercando di sintetizzarne alcune parti che, secondo me, risultano particolarmente noiose. Mi tratterrò sui punti per voi di maggiore interesse, oltre, naturalmente, a essere assolutamente grato delle domande che vorrete rivolgere sui punti che ritenete di maggiore interesse.
  Ringrazio davvero per avermi offerto questa possibilità di riferire un quadro di situazione particolarmente complicato, che nasce, per un verso, dalla grave e profonda instabilità di tutto il bacino mediterraneo e, per l'altro, da una condizione di profonda sofferenza diffusa in numerosi Paesi centro-africani e del Corno d'Africa. In questa cornice, come nelle peggiori tradizioni, si è inserita una vasta rete criminale, straniera e nazionale, che sulle sofferenze e sulla disperazione di tanti consegue un profitto illecito e, in alcuni casi, probabilmente finanzia le organizzazioni stesse.
  Tra il 2014 e il 2015 sono giunti in Italia, attraverso il salvataggio effettuato in mare prima dall'operazione Mare Nostrum, poi dall'operazione Triton e da interventi vari della Marina militare e della Guardia costiera, oltre 300 mila migranti. Solo dal 1o gennaio di quest'anno sulle nostre coste sono giunti sino a oggi 138.852 migranti (è il dato di oggi, di questa mattina), a cui vanno aggiunte diverse centinaia di migranti che, attraverso un costante trafilamento del confine nord-orientale, arrivano dai Balcani e si diffondono in Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia. Quest'ultimo flusso si riferisce prevalentemente a etnie pachistane e afgane.
  Rispetto a un fenomeno così imponente, mai conosciuto finora nel nostro Paese, il nostro Governo ha scelto di non avvalersi, come è accaduto sempre in passato, degli strumenti dell'emergenza di protezione civile di cui alla legge n. 225 del 1992 e successive modificazioni. Ciò si traduce in nessuna semplificazione amministrativa, rispetto delle regole previste dall'evidenza pubblica e dal Codice degli appalti e riparto dell'accoglienza secondo percentuali stabilite nella Conferenza unificata del 10 luglio 2014, criteri, questi ultimi, che hanno consentito fino ad oggi di distribuire nelle varie regioni le persone secondo il prospetto che lascerò alla segreteria a disposizione della Commissione.
  Credo sia il caso di sottolineare, anche in relazione alle spese che graveranno sul bilancio dello Stato, che al 31 dicembre 2014 erano in accoglienza 66.066 persone e che alla data di oggi sono in accoglienza 99.529 persone. Va aggiunto che dal gennaio 2015 sono state trasferite al Dipartimento di cui io ho la responsabilità le risorse per i minori stranieri non accompagnati, su cui mi tratterrò successivamente.
  Per quanto riguarda le modalità specifiche dell'accoglienza, 24.424 persone sono inserite nei progetti SPRAR, cioè nei progetti comunali finanziati dal Ministero dell'interno, che costituiscono, a nostro avviso, la best practice dell'accoglienza e dell'integrazione. Circa 8 mila sono nei centri nazionali e la restante parte, per oltre 70 mila persone, si trova nelle strutture aperte nelle varie regioni a seguito di procedure a evidenza pubblica avviate dai prefetti nelle singole province.
  Un nuovo bando per 10 mila posti nello SPRAR è stato appena registrato alla Corte dei conti ed è ormai sul sito del Ministero dell'interno. L'obiettivo è di avviare un riequilibrio tra le strutture aperte temporaneamente e l'infrastruttura di accoglienza stabile offerta dai comuni. Per questo motivo io sono stato nei giorni passati sia in provincia di Brescia, sia in provincia di Treviso, in un confronto con i sindaci, per spiegare le ragioni di questo nuovo bando.
  Quest'attività, che ha un elevato contenuto morale, non a caso viene esercitata da cooperative, associazioni e singoli imprenditori, determinando nel nostro Paese il consolidarsi di un'attività di impresa sociale. È comunque del tutto evidente che debba svolgersi in assoluta trasparenza, nel rispetto delle regole e dei diritti delle persone. Per questi motivi il dipartimento, Pag. 4nel corso degli anni, ha rinnovato il programma Praesidium, che, com’è noto, costituisce un esercizio di monitoraggio integrato con le organizzazioni internazionali, ossia OIM, UNCHR, Croce Rossa e Save the Children. Sono state emanate numerose e ripetute circolari, richiamando l'attenzione dei prefetti sulla necessità di un'attenta e continua azione ispettiva sulle strutture. In particolare, sulla nota del 2015 – ma ho portato anche le circolari, che depositerò in segreteria – è stato chiesto alle prefetture di costituire un nucleo specifico incaricato di garantire l'uniformità dell'efficacia della gestione economico-finanziaria dei centri e della loro efficienza, dedicando almeno un dirigente e due funzionari esperti di settore da parte di ciascuna prefettura.
  Infine, la direttiva del Ministro dell'interno del 21 agosto scorso ha invitato i prefetti a implementare ulteriormente le attività di controllo sui soggetti affidatari dei servizi di accoglienza, sottolineando l'importanza di effettuare i controlli sui requisiti soggettivi anche e in particolare nei confronti dei titolari delle strutture. Le ispezioni, quindi, sono state svolte a livello locale, attivate dalle singole prefetture, e in alcuni casi anche a livello centrale, senza preavviso. Quest'attività ha portato spesso alla luce il mancato rispetto dei capitolati d'oneri, comportando la diffida agli enti gestori e, in qualche caso, anche la chiusura del centro.
  Nonostante l'impegno assolutamente straordinario dell'amministrazione, va comunque rilevato un costante tentativo di radicamento di organizzazioni che hanno visto nell'opportunità economica offerta da questo settore di attività un'occasione di arricchimento illecito. Non spetta a me, naturalmente, stabilire ove l'attività illecita si caratterizzi come associazione criminale, ma l'operato della magistratura ha già posto in luce esempi, contestando reati specifici in alcune realtà territoriali.
  Segue un elenco delle vicende più significative che abbiamo registrato nelle regioni soprattutto del Sud. Sul Lazio credo che la Commissione abbia già ricevuto una serie di elementi dal prefetto di Roma Gabrielli. D'altra parte, la vicenda del Lazio è molto nota sotto il profilo dell'attività della polizia giudiziaria e della procura di Roma, anche perché evidentemente comincia oggi un primo step e poi il 5 novembre inizierà il processo alla vicenda che nel suo complesso va sotto il nome di mafia capitale.
  Anche nel Lazio ci sono sodalizi di albanesi e di nigeriani, tentativi di tratte – non solo tentativi, ma anche tratte – e una serie di meccanismi anche di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, che, ripeto, nella relazione che deposito potrete approfondire.
  La Campania vive in questo momento una fase di particolare difficoltà. Si tratta di una fase di particolare difficoltà perché la mia regione, nonostante l'impegno della prefettura, che ha indetto trentuno bandi di gara per l'affidamento dei servizi di accoglienza e ha quarantasei strutture attive per 2.372 migranti, continua a far emergere una serie di situazioni di illiceità che costringono i prefetti a diffidare o a chiudere centri. Questo, naturalmente, assieme alle altre problematiche della regione Campania, rende molto complicata la situazione. Infatti, nel riparto complessivo delle persone in accoglienza nelle singole regioni la Campania è un po’ in ritardo, perché noi cerchiamo di non appesantire una situazione già pesante.
  Anche qui troverete, naturalmente, tutte le vicende di associazioni come “Un'ala di riserva” ed “E uscimmo a riveder le stelle” e tutto quello che la polizia giudiziaria ha portato alla luce insieme alla procura della Repubblica.
  Ciò su cui mi preme, in particolare, far riflettere e che mi interessa comunicare è la questione di Castel Volturno e del litorale domizio. Si tratta di una situazione da anni difficile e complicata, che è all'attenzione continua del dipartimento anche per gli episodi di intolleranza che si sono verificati in quei territori e per la risorgente arroganza di alcune etnie, in particolare quella nigeriana, spesso individuata anche dagli organi di polizia come Pag. 5responsabile di reati di sfruttamento e di tratta di donne destinate alla prostituzione.
  A parere del Dipartimento, quest'area presenta la necessità di un progetto specifico che faccia emergere dall'irregolarità le persone che hanno trovato corrette forme di integrazione e di convivenza civile – che ci sono – e, al tempo stesso, faciliti il rimpatrio forzato di coloro che determinano allarme per la sicurezza della comunità locale. Le iniziative si stanno perfezionando con le associazioni presenti e con la prefettura di Caserta. Proprio domani il presidente della Commissione nazionale per lo status di rifugiato sarà presente a Caserta in un incontro con il prefetto per discutere delle situazioni che su quei litorali, in particolare a Castel Volturno e Mondragone, si sono determinate.
  In Puglia, come tutti sapete, ci sono i due grandi centri di Bari e di Foggia. Anche qui la vicenda de La Cascina ha portato l'interdittiva venuta da Roma. Non mi diffondo in merito. Troverete tutti gli elementi nella relazione. Naturalmente, sono pronto a integrarla, se questo non dovesse essere sufficiente.
  L'accoglienza è presente anche a Foggia in maniera significativa. Abbiamo circa 800 unità a Foggia e lo stesso numero a Bari. Anche a Foggia ci sono stati vari approfondimenti sulla presenza della Senis Hospes e sull'eventuale compartecipazione de La Cascina o meno a Senis Hospes. In realtà, però, non è emerso nulla che dovesse rendere necessaria l'esclusione di Senis Hospes e, quindi, la risoluzione del contratto.
  Anche in Puglia, naturalmente, ci sono commissioni di vigilanza e di monitoraggio composte da vari referenti, oltre a quelli che vi ho indicato prima, contenuti nella circolare del Ministro. È stato costituito un gruppo di lavoro con la questura, i vigili del fuoco, l'ispettore del lavoro e l'ufficio d'igiene, che ha svolto una serie di interventi.
  Anche Taranto è impegnata, ma soprattutto sul terreno dell'accoglienza e dello sbarco dei migranti, più che in strutture nazionali pesanti come quella di Bari o quella di Foggia.
  Passo alla Calabria. Anche in Calabria, in realtà, non si segnalano, o almeno non emergono dai rapporti dei prefetti, elementi di coinvolgimento della criminalità organizzata all'interno del circuito dell'accoglienza – parlo di Reggio Calabria – ma c’è molta attenzione alle strutture e agli enti che partecipano soprattutto agli sbarchi, al momento dello sbarco.
  Sapete meglio di me che ci sono alcune vicende specifiche in Calabria. Su una struttura nota come Sant'Antonio di Cirò Marina, dove è sorto un centro di accoglienza di carattere temporaneo per migranti, c’è un approfondimento importante sotto il profilo antimafia, anche per precedenti che erano stati registrati.
  C’è poi la vicenda di Crotone, che è sempre sul tavolo. Sono anni che – lo dico naturalmente senza alcuna polemica, ma, al contrario, con tutta la collaborazione possibile – vengono a fare le fotocopie al Ministero degli atti relativi al centro di Crotone, ma fino adesso la polizia giudiziaria non ci ha comunicato alcun provvedimento. Pertanto, noi non possiamo far altro che continuare ad avvalerci di chi ha vinto legittimamente una gara, finché non emergono concreti elementi contestati dalle forze dell'ordine. L'ho precisato perché Crotone nella discussione generale è uno dei temi che ricorrono sempre.
  Passo alla Sicilia. La Sicilia ha fatto una serie di operazioni di polizia importanti, come Glauco 1 e Glauco 2, ma in realtà quello che a voi interessa soprattutto – io vi ho presentato la documentazione – è Mineo.
  Una questione a parte è quella di Mineo. Sulla cronologia di quanto è avvenuto dall'adozione del decreto che dichiarava lo stato di emergenza, il 12 febbraio del 2011, alla stipula del contratto tra il Consorzio delle cooperative e il Consorzio Calatino Terra di accoglienza lascio alla segreteria una scheda a disposizione di tutti i senatori e deputati con le singole date passaggio per passaggio, momento per momento.Pag. 6
  Io sono tornato a dirigere il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione il 26 giugno 2014. Fare un raffronto tra le date in vostro possesso e la scheda depositata vi consentirà di verificare quelli che sono semplicemente i fatti. Alcuni organi di informazione hanno tentato, e ancora oggi tentano in ogni modo, di riservare a me una parte nella vicenda. In particolare, io avrei inopportunamente riferito innanzi al Comitato Schengen.
  Io credo che, per come si sono svolti i fatti, tutto risulti rigorosamente chiaro. L'Autorità nazionale anticorruzione ha potuto chiedere il commissariamento nell'appalto di Mineo solo alla fine del mese di giugno, quando cioè un nuovo ventaglio di provvedimenti dell'autorità giudiziaria ha fugato ogni incertezza su quello che sarebbe avvenuto a Mineo. Si tratta di due quinti dell'appalto riguardante la società La Cascina e la società Sisifo. L'appalto di cui si discute è sempre in essere.
  Io sono sicuro, per la stima che nutro, e che ribadisco qui pubblicamente, verso l'Autorità nazionale anticorruzione, che, se essa avesse disposto degli elementi necessari, avrebbe richiesto il commissariamento già dal mese di febbraio.
  Alla luce di quanto emerso nella seconda fase di quelle indagini il giorno 6 agosto, con una mia nota personale, che naturalmente vi lascerò agli atti, io ho chiesto al prefetto di Catania di valutare la rescissione del contratto con il Consorzio Calatino. Il prefetto di Catania ha interessato l'Avvocatura dello Stato in ordine ai possibili risvolti di contenzioso che potrebbero emergere da questa scelta. Ciononostante, con una nota del 1o ottobre, che deposito a sua volta in segreteria, io ho confermato al prefetto di Catania l'opportunità di non indugiare oltre e di procedere alla rescissione del contratto, come previsto nelle clausole dell'intesa che aveva a suo tempo sottoscritto. Questo ha determinato la gestione diretta da parte della prefettura e in breve determinerà l'avvio di una nuova gara per l'individuazione del nuovo ente gestore.
  Il prefetto di Catania – anche questa lettera ve la deposito – in data 9 ottobre ha comunicato al Consorzio Calatino la rescissione del contratto ai sensi dell'articolo 10. Andiamo, quindi, a una gestione diretta da parte della prefettura del CARA di Mineo, che sarà operata attraverso un'unità di missione che il Ministro dell'interno individuerà e nominerà appositamente per questo scopo, perché evidentemente la prefettura di Catania non ce la può fare.
  Il destino del CARA di Mineo evidentemente non è nelle mie mani. Io non prendo questo tipo di decisione. Certamente l'abbiamo fortemente alleggerito. Sono meno di 2 mila le unità presenti a Mineo. Il Ministro dell'interno deciderà poi quale destino riservare a quella struttura.
  Un altro tema di particolare rilievo è quello delle commissioni per il riconoscimento dello status di rifugiato. Con il decreto-legge dell'autunno scorso è stata raddoppiata ed è stata attuata una forma di decentramento al fine di distribuire sui territori le commissioni stesse in funzione del numero dei richiedenti asilo. Questa scelta ha portato all'incremento delle decisioni fino al 70 per cento in più rispetto al 2014. È, tuttavia, ancora lontano il traguardo dell'azzeramento dell'arretrato che si era accumulato, anche perché alle decisioni assunte corrisponde l'istruttoria di nuove domande di coloro che sbarcano sulle nostre coste.
  Si pone, quindi, un'importante riflessione sull'opportunità-necessità di rivedere complessivamente il sistema, allineandolo alle scelte europee, che prevedono in massima parte un intervistatore individuale e professionalmente formato a tale scopo. Se questo, per un verso, costituirebbe un'accelerazione del percorso di esame delle domande, per l'altro verrebbe meno la garanzia di neutralità e trasparenza data dalla commissione, che oggi, come è noto, è composta da un viceprefetto, da un funzionario della Polizia di Stato, da un funzionario degli enti locali e da un funzionario dell'Alto Commissariato per i rifugiati.
  Infine, è necessario anche un intervento del Ministro alla giustizia che consenta la Pag. 7decisione dei ricorsi al giudice ordinario in tempi compatibili agli standard europei. In questo senso un gruppo di lavoro è già impegnato presso il Ministero della giustizia stesso.
  Una questione particolarmente delicata è quella dei minori non accompagnati. Sull'argomento è necessario tenere presente la situazione di un confuso quadro ordinamentale. Se, infatti, è ancora pienamente vigente la legge n. 328 del 2000, che affida ai sindaci la responsabilità dell'accoglienza dei minori, dal 1o gennaio 2015 le risorse di bilancio, peraltro insufficienti, sono state attribuite al Ministero dell'interno. Sempre nella legge di stabilità del 2015 è stato previsto che i minori stranieri non accompagnati, anche se non richiedenti asilo, possano avere accesso alle strutture dello SPRAR nei limiti dei posti disponibili.
  Un ulteriore e importante passaggio è nel decreto legislativo n. 142 del 2015 di recepimento delle direttive europee in materia di asilo, in cui si è avviato un nuovo disegno dell'accoglienza dei minori in strutture statali fino a sessanta giorni in prima accoglienza e successivamente nel sistema SPRAR in seconda accoglienza. Si ritiene, infatti, che i minori, in quanto persone vulnerabili, debbano ricevere la migliore qualità che il nostro sistema è in grado di offrire. Tutto questo mentre anche in questo settore è fortemente cresciuto il numero di arrivi di ragazzi egiziani e albanesi.
  L'esperienza maturata conferma che i minori non accompagnati sbarcati dal 1o gennaio 2015 al 4 ottobre scorso appartengono in maggioranza alla fascia di età tra i quindici e i diciassette anni e che la nazionalità egiziana è seconda, per consistenza numerica, solo a quella eritrea. A tale ultimo riguardo è recentissima la preoccupazione manifestata anche dall'assessore alle politiche sociali del comune di Roma per la consistente presenza nella capitale di ragazzi egiziani fortemente esposti a rischio di prostituzione, sfruttamento lavorativo e, in generale, di illegalità. Naturalmente, la questione è stata portata subito all'attenzione del dipartimento della pubblica sicurezza.
  La realtà ci conferma ogni giorno che i minori arrivati sul territorio italiano troppo spesso conoscono l'ulteriore percorso da seguire. Hanno ricevuto indicazioni e almeno un numero di telefonico da contattare. La sfida non può, dunque, che giocarsi sul piano della qualità dell'accoglienza, unico strumento per prevenire il rischio che i minori cadano nell'orbita di organizzazioni criminali. Occorre acquisire credibilità agli occhi di questi ragazzi perché comprendano che l'accoglienza costituisce la loro opportunità per costruire il futuro attraverso percorsi regolari e legali che li mettano al sicuro.
  A questo proposito vorrei fornire la testimonianza di quanto è emerso nei quindici centri finanziati dall'Unione europea a partire dal 20 marzo. Si tratta di centri ad alta specializzazione la cui costituzione è stata coordinata da una struttura di missione appositamente istituita nel mio Dipartimento. Questi centri, distribuiti sul territorio nazionale, prevedono l'obbligatoria presenza di figure professionali specialistiche e la partecipazione delle grandi organizzazioni che fanno parte del progetto Praesidium. Grazie a questi apporti è stato più agevole e immediato recepire i bisogni anche con riguardo al fenomeno della tratta. In particolare, dai racconti di alcune ospiti sono emerse circostanze che hanno indotto in particolare gli operatori dell'Organizzazione internazionale dei migranti a fornire il loro sostegno, favorendo in taluni casi l'immediato trasferimento delle stesse in strutture protette.
  Infine, si segnala che proprio una delle strutture attivate con risorse europee ha recentemente evidenziato preoccupazioni per ospiti nigeriane che potrebbero essere oggetto di tratta e di sfruttamento di prostituzione da parte di organizzazioni criminali.
  Concludo rapidamente. So di essere stato forse noioso e incompleto, ma soprattutto mi rendo conto di aver fornito un quadro che, letto in maniera isolata, Pag. 8può apparire inquietante per quanto riguarda l'accoglienza nel nostro Paese. D'altra parte, ho ritenuto che fosse di specifico interesse della Commissione essere informata più degli aspetti di patologia che emergono in questa fase che delle tante buone pratiche e dei tanti esempi di qualità dell'accoglienza e dell'integrazione, che pure sono diffusi e certamente in misura maggiore sul territorio.
  Io credo che sia necessario riflettere sulla circostanza che mai era stata realizzata un'infrastruttura che reggesse questi numeri di persone accolte, mentre ribadisco che la prospettiva davanti a noi è quella di un nuovo protagonismo dei sindaci e dei comuni. Essa rappresenta la via maestra di una migrazione che non determini impatto sociale, che attenui i fenomeni multiculturali di isole etniche e soprattutto che faccia di questa difficoltà e di questa pressione una leva per un percorso di sviluppo del nostro Paese.
  Presidente, io mi fermerei qui. Se volete che parli dell'Agenda Junker, posso continuare fino a quando mi dite stop. Non ho difficoltà. Se può essere di interesse sentire un po’ che sta succedendo, anche di questo sono pronto a parlare o a rispondere alle domande.

  PRESIDENTE. Prefetto, grazie. Sicuramente il tema è di grandissimo interesse sotto tutti gli aspetti, ma, per una questione di rispetto delle nostre finalità, come Commissione, e anche dei tempi, io credo che, se dobbiamo approfondire, e sicuramente dovremo approfondire alcuni aspetti, questi riguardano prevalentemente, come è stato detto anche all'inizio di quest'audizione, il pericolo delle infiltrazioni mafiose e la lettura di quello che è già avvenuto. La sua audizione per noi è legata in parte al filone di inchiesta su mafia capitale e in parte al tema della tratta degli esseri umani come occasione di traffici mafiosi. Non so che cosa ne pensino i colleghi. Ci sono già tre iscritti. Farò anch'io alcune domande.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE LUMIA. Signor prefetto, lei ha concluso questa prima parte dell'audizione richiamando il protagonismo delle comunità e dei sindaci. Abbiamo un esempio in cui si è avviato questo protagonismo che riguarda proprio l'accoglienza dei minori, con risultati drammatici.
  Quando i sindaci e le comunità locali si sono aperti a questa strategia, hanno avuto un rimbalzo in termini di costi e di difficoltà enorme. Se questa è la strada segnata, io penso che una correzione di quello che questi sindaci e le comunità locali hanno già fatto vada messa in pista. Diversamente annunciamo una strategia che rischia di morire prima di iniziare.
  La seconda questione, sempre di tipo generale, che le vorrei porre è che mi piacerebbe sentire da lei, dalla sua lettura e dalla sua preziosa esperienza, quali sono i punti deboli del sistema in ordine alle due sfide che sono preziose per la Commissione antimafia. Quali sono i punti deboli del sistema che hanno consentito, non solo a Roma – penso non solo a Roma e a mafia capitale, non solo alla Sicilia e al CARA di Mineo, ma anche, per esempio, poiché lei vi ha fatto un cenno, a Crotone e alla Campania – una possibile infiltrazione mafiosa in alcuni casi già accertata (vedi Roma) e in altri in via di accertamento ? Secondo lei, quali sono i punti critici che bisogna eliminare in modo chiaro, chirurgico, qualificato e rigoroso ?
  Entro ora in alcune questioni un po’ specifiche. Lei poco fa ha annunciato, giustamente – condivido pienamente – sul CARA di Mineo un'azione forte (al limite, si è operato tardi) di scioglimento di quell'appalto per riorganizzarne finalmente un altro. Intanto le volevo chiedere perché a Crotone non si opera con lo stesso stile. Perché si aspetta il risultato delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria ? Voi avete il vostro potere. I prefetti – lei lo sa perché l'ha fatto e l'ha fatto anche bene – hanno il potere dell'Alto Pag. 9commissario antimafia, che sono stati concentrati proprio nelle prefetture, che vi conferisce delle possibilità enormi per intervenire, fare ispezioni, rimuovere e sciogliere anche aspetti contrattuali.
  Io penso che si debba non solo attendere l'autorità giudiziaria e le forze dell'ordine, ma anche prevenire. È la fine, se deleghiamo tutto alle forze dell'ordine e alla magistratura. L'ordinamento italiano vi mette già nelle condizioni, sulla prevenzione, di intervenire, colpire, rimuovere e riorganizzare anche laddove si sono consolidati i rapporti contrattuali.
  Le volevo chiedere sul CARA di Mineo, su cui si è agito giustamente e, al limite, tardi, perché c’è stato questo ritardo. Questo è un nodo che va affrontato. È compito della Commissione capire. Come mai sono passati tutti questi mesi prima di affondare il colpo e fare quella scelta che lei qui ci ha richiamato ? Questo è un punto che va chiarito e che penso sia di interesse della Commissione.
  Un'altra cosa che mi preme che venga chiarita bene è se voi state organizzando anche una white list o una black list. Lei sa che nel sistema degli appalti questa è una scelta che è stata fatta. Non sempre dà buoni risultati, ma ci si sta provando. Io penso che anche nel campo dell'accoglienza si debba fare in modo che ci sia una visione di insieme. Se c’è una struttura che va male in un posto, bisogna fare in modo che vada male in tutti i posti, che ci sia una sorta di esclusione, di gradimento negativo oltre che di gradimento positivo per chi fa bene, opera bene e agisce nel migliore dei casi.
  Un altro punto specifico che le volevo chiedere è intorno al centro di accoglienza di Caltanissetta. Lo cito perché già più volte sono intervenuto con interrogazioni specifiche. Vorrei sapere se avete fatto anche lì ispezioni e se avete valutato se le cose vanno bene.
  Cito questo esempio per richiamare anche un altro problema. Evitate che scadano gli appalti, i contratti, e che si facciano delle proroghe, perché questa è un'altra dimensione odiosa. Voi siete in grado di programmare e di capire nei vari centri quando scadono i contratti e di agire per tempo per evitare che in regime di prorogatio si possano consumare rapporti corruttivi e di infiltrazione.
  Anche lì il suggerimento è di intervenire per tempo, di fare le cose bene per tempo, di tutelare i lavoratori onesti per tempo e di fare in modo che tutto sia fatto nella massima trasparenza, senza utilizzare quei ribassi micidiali che sono l'anticamera dell'infiltrazione e dell'abbassamento della qualità delle prestazioni. Si tratta di fare le cose come Dio comanda, come il Codice degli appalti, anche se ancora non è legge, già anticipa fornendo degli indirizzi particolari, in modo tale che questa questione smetta di diventare un affare spesso sporco e colluso, ma diventi veramente il modo migliore per l'Italia di affrontare questa sfida biblica.

  PRESIDENTE. Prefetto, se per lei non c’è difficoltà, noi raccoglieremmo prima tutte le domande. Grazie.

  LUIGI GAETTI. Grazie, prefetto, di essere qui. Lei ha un compito che, dati i numeri, non invidio certamente. Vorrei scendere un attimo sul pratico per sapere se la sua struttura è adeguata, se è stata implementata negli ultimi periodi, se è stato assunto personale in chiamata diretta oppure con concorsi e se è a conoscenza del fatto che, visto il lavoro che fa, il suo personale potrebbe essere soggetto anche a delle sollecitazioni. Le chiedo se ritiene che vi possano essere delle criticità in questo senso.
  Un'ultima domanda che le volevo fare, in realtà, è di una nostra collega, l'onorevole Sarti. Lei chiedeva della situazione del Consorzio Sisifo. Io spero che la risposta sia in una scheda che lei ci ha portato.
  La collega mi faceva presente che del Consorzio Sisifo il presidente è Salvo Calì, il quale è anche consigliere di un Consorzio Domus. Questi consorzi praticamente gestiscono l'assistenza domiciliare a Trapani e a Messina e le controllate al CIE di Lampedusa con dei contratti che sono in continua proroga, come diceva adesso il Pag. 10collega Lumia. Chiedo se state assumendo provvedimenti in questo senso e se si riuscirà a svicolare dal fatto che molte di queste gestioni siciliane sono gestite da un numero così ristretto di persone.
  Grazie.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, prefetto. Più o meno un anno fa il Parlamento convertiva in legge il decreto-legge n. 119. Proprio la Camera aveva votato all'unanimità un emendamento, che poi è rimasto nel testo finale, che prevedeva – lo prevede la legge, a questo punto – l'obbligo in capo al Ministero dell'interno di fornire annualmente entro il 30 giugno una relazione dettagliata sul sistema di accoglienza primario.
  Comprendendo la complessità e la delicatezza della materia e anche la sua appetibilità, noi siamo tutti convinti, e lo è anche lei, per il lavoro che ci ha qui rappresentato, che la trasparenza e l'accessibilità dei dati siano di per sé un fattore che aiuta la legalità e che aiuta a tenere lontani i malintenzionati. Ci risulta che ad oggi questa relazione non sia ancora pronta. Volevo sapere a che punto siete. So che ci state lavorando.
  Grazie.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Io chiederei, per favore, la segretazione di quello che sto per dire.

  PRESIDENTE. Propongo di procedere in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. La Commissione prosegue in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  FABIANA DADONE. In merito ad alcuni cenni che lei ha fatto sulla tratta, io sono coordinatrice del Comitato. Immagino che alcune domande le siano già pervenute tramite la segreteria, ragion per cui probabilmente troverò risposta nelle relazioni. Vorrei chiederle, però, ancora in questa sede quali sono i punti di arrivo e di snodo sul territorio dei trafficanti di esseri umani. Quali sono le zone maggiormente interessate a livello nazionale ? Lei ha fatto un particolare accenno alla Campania e a Castel Volturno. Ce ne può indicare delle altre ?
  In merito vorrei conoscere anche le modalità di arrivo, perché in passate audizioni ci è stato segnalato che gli arrivi avvengono per determinate etnie maggiormente per via aerea e per via terrestre. La presenza delle vittime di tratta in alcuni centri di accoglienza fa presumere che arrivino per altri tipi di vie. Quali etnie usufruiscono di una via piuttosto che dell'altra ?
  Infine, in merito sempre alla questione della tratta a Castel Volturno, lei ha accennato alla necessità di prevedere un progetto specifico – mi può correggere, se ho capito male – per far emergere le situazioni delle vittime di tratta che sono differenti rispetto a quelle di chi è inserito e ha una regolarità di presenza nel territorio. Chiedo se ci può spiegare meglio che cosa intende con questo progetto.

  ANGELO ATTAGUILE. Io desideravo sapere – e ribadisco anche quanto ha detto il collega Lumia – il perché del ritardo da parte del prefetto di chiudere il CARA di Mineo. È una questione che mi inquieta tanto, in quanto mi risulta che il prefetto di Catania, quando il presidente della commissione antimafia siciliana ha convocato il sindaco di Mineo, abbia consigliato di non andare a depositare una dichiarazione.
  In modo particolare, desidero sapere anche se alla provincia di Agrigento ci sia un'inchiesta in corso proprio sulla speculazione degli immigrati.
  Grazie.

  CELESTE COSTANTINO. Io, purtroppo, ritorno sul tema di Isola di Capo Rizzuto perché troppe sono le segnalazioni e troppe sono le ombre su quel centro.
  Io ho avuto modo di visitarlo più volte, sia in situazioni di sovraffollamento, sia in situazioni di normalità. Quello è un centro che in parte avrebbe dovuto anche essere ristrutturato. L'ultima volta che io sono stata in visita, nonostante ci fosse già una Pag. 11parte agibile, ho visto che la maggior parte degli ospiti – definiamoli così – venivano trattenuti all'interno di container, in una situazione veramente di disagio estremo. C'era stata da poco l'alluvione in Calabria e c'erano le fogne aperte, con gli ospiti che stavano all'interno di questi container. Parliamo di situazioni con dieci persone che stavano all'interno di un unico container senza avere accesso all'acqua e senza avere a disposizione nulla che si possa definire umano.
  Davanti a domande che sono state fatte alla cooperativa Misericordia non ci sono state risposte nemmeno improvvisate che potessero in qualche modo dare conto di ciò che stava avvenendo all'interno di quel centro. Io ho presentato tre interrogazioni parlamentari, cui non ho avuto risposta, di cui una proprio in merito alla morte di un ospite, che non si riesce a capire bene come sia avvenuta. Tante denunce sono state fatte e la vicenda è già stata nominata dalla giornalista Raffaella Cosentino, che si è recata più volte in quel centro.
  Su questo io non penso che si possa più aspettare, perché è evidente che c’è un problema. C’è un problema che riguarda il territorio e non solamente il CARA di Isola Capo Rizzuto.
  L'altra richiesta, invece, riguarda Tor Sapienza, perché a Tor Sapienza è successa una cosa particolare. C’è stata una rivolta di quel quartiere, che ha determinato anche lo spostamento di alcuni ospiti del centro. Tra questi c'erano anche molti minori. È stata una pratica che io non ho capito bene come sia stata calibrata e motivata. So che stata motivata con l'incolumità degli ospiti, ma questa è una motivazione che noi abbiamo sentito nel corso degli anni anche quando avvenne la rivolta dei migranti di Rosarno e ci furono degli scontri con i cittadini. All'epoca col Ministro Maroni si fece la scelta di portare via i migranti a Rosarno e spostarli. Tra l'altro, molti arrivarono qui a Roma. Lei se lo ricorderà bene, perché quelle sono state giornate impegnative per Roma.
  Questo a me non sembra un metodo possibile, anche perché – questa è un'opinione mia personale – sulla rivolta della cittadinanza di quel quartiere, secondo me, occorre fare delle dovute verifiche. Io mi auguro che anche attraverso l'inchiesta (sto parlando di mafia capitale) si possa capire che cos’è realmente avvenuto in quel territorio. Non penso che la logica di spostare degli ospiti che hanno tutto il diritto di stare all'interno di quel centro possa essere una pratica da istituzionalizzare.

  LAURA GARAVINI. Prefetto, io le chiedo, invece, alla luce dell'esperienza di questi anni nel suo nuovo incarico, se lei abbia maturato il convincimento che sarebbero necessarie anche delle modifiche di carattere normativo, sia in particolare sulla questione appalti, ma anche sul contrasto al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
  Le volevo chiedere poi alcuni dettagli che magari non ineriscono proprio direttamente il nostro ambito di competenza, ma che lo riguardano indirettamente. Mediamente quanto permangono i profughi nelle diverse strutture che lei ci ha illustrato, ossia negli SPRAR oppure negli altri centri, negli 8 mila e nei 70 mila ?
  Perché chiedo questo ? Perché mi piacerebbe capire. Si parla sempre molto della fase emergenziale e della prima accoglienza, ma poi non si parla più della fase successiva, che invece io temo possa essere anche un brodo di coltura per infiltrazioni varie o, per esempio, anche per la questione legata ai minori, ma non solo, di slittamento di queste persone poi in situazioni di illegalità. Mi premerebbe capire quali sono i tempi medi di permanenza e a che punto siamo, invece, per la fase successiva. Una volta terminata la fase di primo accoglimento, a chi competono innanzitutto le operazioni di regolarizzazione di queste persone e in che modo queste persone poi entrano nella situazione di presumibile legalità o, viceversa, di illegalità ?
  A questo proposito, qual è la situazione abitativa che, come Paese, siamo in grado di mettere a disposizione ? Una volta conclusa questa fase emergenziale, chi esce a quali strutture si può rivolgere ? Dove finiscono, dove vivono queste persone ?

Pag. 12

  ANDREA VECCHIO. Grazie, signor prefetto. Io vorrei porre alcuni quesiti che ho raccolto nell'opinione pubblica, attraverso la stampa o attraverso discorsi che si fanno in città. Mi riferisco essenzialmente al CARA di Mineo.
  Per esempio, vorrei sapere se lei è a conoscenza del canone che non so chi, se lo Stato o la prefettura, paga al proprietario dell'immobile. Vorrei sapere se è a conoscenza delle condizioni di manutenzione nelle quali questo grosso immobile, che era in perfetta efficienza quando è stato consegnato, si trova in questo momento.
  Ci sono voci in giro che dicono che al CARA di Mineo ci sono 4.000-4.500 ospiti sul libro paga, ma che in effetti ce ne sono 1.000-1.500. A mano a mano che entrano i responsabili li registrano, ma, quando vanno via, perché di solito scappano molto presto, non provvedono ad aggiornare i registri. Pertanto, la retta che lo Stato paga per questi ospiti, che credo si aggiri sui 35 euro al giorno – almeno queste sono le notizie – viene contabilizzata alle cooperative per i 4 mila ospiti che dichiarano di essere dentro (cito delle cifre a titolo di esempio), mentre in effetti poi gli ospiti saranno 1.000-1.200-1.300, perché per la maggior parte si sono liquefatti. Non solo, ma gli stessi che sono ospiti nel centro vanno in giro per le campagne di Mineo e vengono sfruttati dagli agricoltori e dai contadini e sottopagati in maniera direi quasi vergognosa.
  Passo all'ultima domanda che desidero farle. Lei ha parlato di minori di quindici-diciassette anni che vengono dall'Egitto, dall'Eritrea e dalla Somalia. Siamo in grado di conoscere la percentuale di uomini e donne tra questi soggetti di quest'età, ossia quindici-diciassette anni ?
  Grazie.

  PRESIDENTE. Anch'io vorrei fare delle domande al prefetto, ricorrendo alla segretazione.
  Propongo di procedere in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. La Commissione prosegue in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Senatore Lumia, teniamo distinte due questioni fondamentali, i minori e il resto del mondo. Per quanto riguarda i minori, la legge n. 328 del 2000 è una legge che immaginava che il bambino scappato di casa a Roma venisse trovato a Piazza del Pantheon, che avesse otto anni e che, quindi, avesse bisogno di una particolare, intensa e qualificata attività di sostegno psicologico. Naturalmente, veniva affidato al sindaco e attraverso anche linee direttive delle regioni era stato costruito un sistema di welfare molto importante e qualificato per gestire queste situazioni, che erano situazioni, però – diciamo la verità – marginali, nel senso che si trattava di numeri piccoli.
  Lo scenario è completamente cambiato. Dal 2013-2014 sono arrivati numeri altissimi non di bambini, ma di persone di quindici, sedici, diciassette anni. Chiaramente questo scenario non corrisponde più alla legge n. 328 del 2000. È in piedi in Parlamento la proposta che va sotto il nome dell'onorevole Zampa che deve essere approvata, ma che non viene ancora approvata, che rivede questo tipo di approccio per adeguarlo a uno scenario che è completamente nuovo e diverso da quello verso il quale il legislatore aveva deciso alcune cose nel 2000.
  Detto questo, è chiaro che, se noi mettiamo a Palma di Montechiaro cinquanta persone, perché sono sbarcati due, tre o quattrocento minori, il comune va in dissesto. Non solo, ma la cosa più grave – lo dico senza voler accusare nessuno, perché noi non siamo nemmeno i responsabili, ma gestiamo questa situazione dal 1o gennaio 2015 – è quello che è successo in Sicilia nel 2014, una cosa sconcertante rispetto ai minori. Noi stiamo solo cercando di sistemare piano piano alcune situazioni, pur in presenza di una legge che è superata dalla storia e dalla situazione attuale.Pag. 13
  Non so se mi sono spiegato. Per questo motivo abbiamo chiuso a Giarre una schifezza di centro che c'era lì, ne abbiamo chiusi altri di cui non voglio fare i nomi e stiamo cercando, con risorse messe a disposizione dall'Unione europea e con le poche risorse nazionali, di costruire un sistema di accoglienza perlomeno dignitoso e soprattutto garantito rispetto ai circuiti che, invece, si erano generati e che si sono generati.
  Se si paga un minore, un nigeriano di diciassette anni, 80-110 euro pro die pro capite al giorno, questi soldi non so se vadano tutti all'ente gestore. Comunque l'ente gestore di quell'associazione, francamente, fa un abuso grande, secondo me. La Sicilia, in particolare...

  GIUSEPPE LUMIA. Mi scusi, presidente. Prefetto, i sindaci segnalano, invece, che erogate – e i comuni stanno andando tutti in dissesto – solo 40 euro con una selezione discriminatoria...

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. 45 euro.

  GIUSEPPE LUMIA. Se è vero che per un bambino italiano c’è una retta e che per lo stesso bambino immigrato c’è una retta inferiore, questo diventa un elemento preoccupante, su cui non solo si consuma un dissesto del comune, ma anche una discriminazione che io ritengo inaccettabile.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. No, onorevole, noi abbiamo detto pubblicamente, secondo me avviando una campagna di moralizzazione, che paghiamo come contributo 45 euro pro die pro capite a minore. Non parliamo di bambini, ma di persone di quindici anni. La dottoressa Bullara, che è un funzionario di altissimo profilo, che io stimo molto, della regione Sicilia, ha rivisto e ha fatto rivedere alla regione Sicilia gli standard previsti perché non possono essere adeguati o dimensionati su un ragazzo egiziano di sedici anni o su un ragazzo nigeriano di diciassette. In dettaglio, se volete, vedremo queste cose, ma 45 euro pro die pro capite bastano a Bologna e, se bastano a Bologna, possono bastare anche in Sicilia. Questo penso io.
  Se poi la regione Sicilia, come ha fatto nel passato, vuole integrare queste risorse con propri contributi regionali, è libera di farlo e siamo tutti contenti. È una vicenda, però, che riguarda la Sicilia e la regione siciliana. Noi ci mettiamo 45 euro pro die pro capite e soprattutto andiamo vedendo quali sono le situazioni di accoglienza perché quello che è successo, come ripeto, nel 2014 non può più accadere. Penso a quello che è successo ad Augusta e a quello che è successo nel Palaspedini a Catania. Sono andato io lì: con sessanta gradi stavano sotto al pallone del Palaspedini.
  Sinceramente, noi stiamo cercando, pur non riuscendo sempre e avendo anche noi dei punti di caduta e di debolezza, di sistemare una situazione ereditata che, francamente, avremmo volentieri fatto a meno di ereditare, ma che l'ANCI ha voluto assolutamente affidare a noi. Noi, che abbiamo rapporti buoni sia con l'ANCI, sia con tutti i sindaci, ci stiamo facendo carico di questa situazione.
  Detto questo, non voglio perdere troppo tempo sui minori, ma vorrei dire che la vicenda minori è una vicenda diversa e particolare, sulla quale il Parlamento spero trovi presto lo spazio politico per decidere e deliberare una nuova normativa. Quella del 2000 non è più adeguata a uno scenario che è profondamente diverso da quello che conoscevamo.
  Sul sistema di accoglienza alla fine tra Crotone, Mineo e tutto il resto andremo a puntualizzare le singole situazioni, ma il problema è uno solo. Il problema è che questa straordinaria stagione, che, come accennavo prima, non avevamo mai conosciuto in questi termini e in questa dimensione, sta portando un'evoluzione importante rispetto anche alla filosofia dell'accoglienza. Siamo partiti – e io non mi tiro indietro, nel senso che fino al 2010 stavo là e, quindi, ne sono stato anche protagonista – dalla costruzione di centri Pag. 14importanti sotto il profilo del numero delle persone accolte. Penso a Bari, Foggia e Crotone. Non c'era Mineo, ma c'erano questi centri, in cui venivano accolte 700, 800,1000 persone, quando era necessario.
  Tutto questo va superato e in questa direzione si muove il discorso dello SPRAR e il bando dei 10 mila posti nuovi. Soprattutto si sta facendo strada, e di questo io sono un convinto sostenitore, un sistema di accoglienza diffusa. Avere un sistema di accoglienza diffusa significa avere un sistema per piccoli numeri, per quindici, venti persone, che evidentemente non solo non crea impatto sociale sul territorio, ma è più digerito anche da chi è più ostile a questo tipo di attività e consente una più facile integrazione di quelle persone, che trovano più facilmente possibilità di inserimento.
  È una maturazione il sistema di accoglienza, che non aveva mai conosciuto una pressione come questa e che l'aveva sempre vissuta col decreto dell'emergenza. Tutti voi ricorderete, perché non potrete dimenticarla, la tendopoli in Puglia sulla base della quale il senatore Mantovano si dimise e tanti altri episodi di questo genere. La filosofia è completamente cambiata e si va verso un'accoglienza diffusa. Per questo motivo c’è l'invocazione ai sindaci a partecipare ai progetti SPRAR, perché sono quelli che ci garantiscono rispetto alla qualità dell'accoglienza e anche rispetto alle vicende che voi stessi denunciate.
  Per quanto riguarda Mineo, io l'ho detto. Ho cercato di spiegarlo delicatamente. Sono stato evidentemente poco chiaro. Io vi ringrazio per immaginare che i prefetti abbiano questi strumenti straordinari di intervento, ma, se ci fosse stata una condizione possibile per rescindere il contratto di Mineo a febbraio, lo si sarebbe fatto. Non c'erano le condizioni per farlo. Tanto ciò è vero...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Quali condizioni ? Politiche ?

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Politiche, ma io sono il direttore del Dipartimento per le libertà civili. Devo fare un provvedimento, anzi, non io, veramente, ma il prefetto di Catania deve fare un provvedimento. Il prefetto di Catania, oggi come oggi, è già esposto sicuramente a una causa per risarcimento molto importante.
  Tuttavia, in presenza degli elementi emersi a giugno e anche del nuovo intervento dell'Autorità anticorruzione, noi ci siamo mossi come Dipartimento e si è mosso anche il prefetto di Catania. Andremo a chiudere questa vicenda, almeno per come l'abbiamo conosciuta, ossia attraverso la mediazione del Consorzio Calatino, e andremo a una gestione diretta.
  Anche lì, però, è stato fatto un centro che all'epoca – risponderò poi all'onorevole Vecchio – era di 3 mila e poi è arrivato a 3.200, 3.300, 3.400 persone. Oggi ce ne sono meno di 2 mila. Naturalmente c’è da gestire il rientro di questa situazione in maniera prudente anche rispetto alle aspettative delle persone, che non possono essere penalizzate da una scelta che magari è stata avventurosa. Il resto spetta all'autorità giudiziaria e lo stabilirà l'autorità giudiziaria.
  Quella di Crotone è una vicenda simile. Qui si sconta un problema simile alla vicenda di Mineo. Se a Crotone hanno vinto una gara formalmente legittima, mi spiegate con quale strumento io intervengo per rescindere quel contratto o per non assegnare quella gara ? Noi abbiamo mandato lì il progetto Praesidium e altre ispezioni. Mi impegno personalmente qui, oggi, stasera, a fare un'ispezione personalmente, appena trovo un minuto, per andare a vedere.
  Quello che è emerso, lei stesso l'ha detto, è un uso un po’ discutibile e distorto del pocket money. Infatti, c’è stata una penale di 20.000 euro. Questo, però, a seguito di ripetute ispezioni. Noi non ci affidiamo alle intercettazioni. Abbiamo bisogno di elementi concreti per mettere in discussione un provvedimento, una gara, la decisione di un affidamento. Non si può fare così, sulla base di una discrezionalità.

Pag. 15

  PRESIDENTE. Scusi, prefetto, ma se attraverso le ispezioni e i controlli che voi fate si ravvisa un comportamento diverso da quello contenuto nel capitolato, perché non potete intervenire ?

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Siamo intervenuti, presidente. Infatti, quando parliamo della penalità dei 20.000 euro, essa nasce esattamente dal mancato rispetto della corresponsione del pocket money. Evidentemente, però, c’è una gradualità di misure. Non si può intervenire rispetto agli elementi emersi. Comunque, prendo un impegno solenne: facciamo una nuova ispezione a Mineo, ma soprattutto, scusatemi...

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Mi scusi, ma sulla società che fornisce il catering ? C’è scritto su L'Espresso – non lo dico io – che «...i cugini Antonio e Fernando Poerio, imprenditori del catering, cui pochi anni fa è stato sospeso il certificato antimafia. In seguito la società dei Poerio e delle loro mogli, La Vecchia Locanda, è stata liquidata e la fornitura dei pasti del centro accoglienza per migranti Sant'Anna, uno dei più grandi d'Italia, gestito appunto dalle Confederazione delle Misericordie, è passata al Quadrifoglio, con un trasferimento di azienda ad Antonio a Pasquale Poerio». Quando abbiamo fatto questa domanda, ci è stato detto che è la prefettura che certifica le forniture. Questa è un'azienda che non ha il problema dell'altra, ma c’è una continuità familiare.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Le leggo, se vuole, quello che ha scritto il prefetto di Crotone: «La prefettura di Crotone ha segnalato possibili interessamenti o infiltrazioni della criminalità organizzata sul fenomeno migratorio nell'ambito delle attività di gestione dei servizi di accoglienza attinenti sia al CARA di Isola di Capo Rizzuto che alla struttura ricettiva Sant'Antonio di Cirò Marina. I profili di criticità sinora riscontrati attengono ai servizi offerti in subappalto dall'ente gestore Confederazione delle Misericordie d'Italia. Il rapporto contrattuale tra la prefettura e l'ente gestore è regolato da una convenzione che dà la facoltà di ricorrere a subappalti nelle forme del Codice dei contratti per i servizi alla persona, tra i quali rientra l'erogazione quotidiana dei pasti. In particolare, venivano inizialmente autorizzate tre ditte, tra le quali la La Vecchia Locanda Catering di Isola di Capo Rizzuto.
  All'esito delle informazioni antimafia veniva, tuttavia, adottato il decreto prefettizio di revoca dell'autorizzazione al gestore di avvalersi di La Vecchia Locanda Catering per i motivi emersi nei confronti della ditta ristorante I Cavallucci di Muraca Stefania di Isola di Capo Rizzuto, che nel frattempo era divenuta cessionaria di La Vecchia Locanda Catering. Sulla vicenda della revoca del subappalto è intervenuto il TAR Calabria, che, con sentenza del 2012, decidendo sul ricorso proposto da La Vecchia Locanda Catering avverso il decreto prefettizio, lo ha respinto.
  Ad oggi la convenzione sottoscritta con il gestore della Confederazione delle Misericordie d'Italia con decorrenza 20 novembre 2012 per la durata di tre anni – è scaduto il contratto; stiamo discutendo di questo e ne avrei parlato dopo – autorizza l'ente gestore ad avvalersi per il servizio di fornitura dei pasti di tre ditte denominate Mediterranea Catering, Cosec e Il quadrifoglio. Per tali ditte sono state acquisite in senso liberatorio le verifiche antimafia».

  GIUSEPPE LUMIA. È scaduto il contratto ?

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Sta scadendo. Stanno avviando a Crotone la gara per rinnovare il contratto. Naturalmente cercheremo di mettere tutti i paletti necessari a chiarire anche questi aspetti.

  PRESIDENTE. Magari le ispezioni non dovrebbero essere annunciate prima, ma fatte all'improvviso.

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  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Presidente, ci andrò io personalmente – lo dichiaro solennemente in questa Commissione – senza annunciare.

  GIUSEPPE LUMIA. Inserite una clausola di gradimento nel capitolato.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Certamente. A questo punto, alla luce di questi elementi di cui discutevamo, cercheremo di costruire una gara d'appalto nel senso richiesto.
  Perché si è intervenuti così tardi sul CARA di Mineo ho cercato di spiegarlo.
  Caltanissetta, onestamente, è una vicenda che non conosco nello specifico. Me ne informo ed eventualmente faccio un'integrazione alla Commissione.
  Senatore Gaetti, lei chiedeva se la mia struttura sia adeguata. Assolutamente no. Lo dico qui con molta franchezza. Io lo faccio perché mi piace, per passione, ma francamente non si può con questa struttura affrontare una vicenda di queste dimensioni, che ha implicazioni internazionali enormi. Naturalmente, lo facciamo lo stesso per senso di responsabilità, per passione, perché il cuore ci batte, ma io credo che il Ministero dell'interno debba fare seriamente una riflessione sulle sue missioni istituzionali vere.
  Il dipartimento del personale è un servizio trasversale agli altri. La vecchia impostazione dei ministeri degli anni Sessanta e Settanta non esiste più. Io non conosco il capo del personale del Ministero dell'economia, mentre conosco il Ragioniere generale dello Stato e qualche capo dipartimento. Io credo che su questo aspetto il Ministero dell'interno debba trovare il coraggio di fare un salto, indipendentemente dalla mia persona. Ormai sono alla fine della mia carriera e, quindi, non ho né ambizioni, né aspettative. Questo è un tema del quale io discuto spesso con i colleghi. Spero che il Ministro e soprattutto l'autorità politica in genere se ne rendano conto.
  L'onorevole Mattiello mi chiedeva i dati. Li avrete tutti. Ve li lascio tutti. Per quanto mi riguarda, io sono anche un convinto sostenitore della necessità della pubblicità di tutti i dati. Noi cerchiamo di fornirli costantemente e cercheremo di implementarli ulteriormente. Credo che ci sia stata anche una decisione, non so se alla Camera – me lo diceva il Viceministro Bubbico – per la quale metteremo sul sito, credo con cadenza giornaliera, i dati. Non abbiamo alcun motivo per non farlo.
  All'onorevole Bossio in parte ho già risposto. È vero, onorevole, si sono arrabbiati a Crotone. Avranno fatto bene o avranno fatto male, ma perché lei si è portata dietro la giornalista non dicendo nulla ? Io credo che, da parte di un deputato come lei, alla fine, forzare portando dietro la giornalista e non facendola apparire come tale, francamente, determini...

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Questo è falso. Non so chi gliel'abbia detto, ma è falso.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Questo mi hanno detto. Io lo riferisco.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. La giornalista era talmente conosciuta che è stata ripetutamente provocata durante la permanenza. Anzi, io mi ero portata anche come mia assistente la Garante per i minori, un altro soggetto poco gradito sia alla prefettura di Crotone, sia al signor Leonardo Sacco. Eravamo in tre in quel momento. Forse mancava solo Celeste, così saremmo state al completo. Il problema è il pregiudizio non solo del gestore, ma anche e soprattutto della prefettura nei confronti di chi va a mettere il naso in cose che evidentemente non possono essere viste fino in fondo.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Comunque, ripeto, il mio impegno, come ho detto alla presidente, a fare una nuova ispezione, senza preavviso. Ci andrò personalmente.Pag. 17
  Il tema del CIE è un tema legato all'Agenda Juncker. Su questo aspetto è in corso una partita molto importante, sulla quale sarete chiamati, come Parlamento, a fare delle valutazioni e a decidere. L'Agenda Juncker, di cui non abbiamo parlato, prevede che chi non accetta di fornire le proprie generalità e, quindi, di farsi identificare, ossia di fare il fingerprinting e quindi l'identificazione, non chiede asilo, o non fa tutte e due le cose dovrà andare in un centro di detenzione amministrativa ai fini dell'espulsione.
  Nessuno può dubitare della mia attenzione a questi problemi, ma non esiste che si vada in un altro Stato e non si voglia dire chi si è. Si deve dire come ci si chiama e da dove si viene. La propria identità si deve necessariamente dichiarare. Questo ci è ormai imposto dall'Agenda Junker, con una decisione dell'Unione europea e questo noi stiamo facendo a Lampedusa in fase sperimentale, ma dovremo farlo su tutti gli sbarchi.
  Naturalmente ci sono delle condizioni – spero marginali e davvero di piccolissimi numeri – nelle quali, all'ennesimo rifiuto, saremo costretti comunque ad agire così, nonostante il tentativo di convinzione e la spiegazione che con la relocation possiamo mandarli in Finlandia, in Svezia, Spagna o in Francia. Se persiste questo continuo rifiutarsi, per pregiudizio o per motivi personali, in quel caso il destino è segnato. Il migrante va in un CIE. Non è possibile fare diversamente.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Scusi, la mia domanda era perché avete riaperto il CIE proprio a Crotone.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Stiamo riaprendo dove possiamo. L'abbiamo riaperto anche a Brindisi.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Come mai, se non avete capito quello che era successo prima e perché era morto quell'ospite, l'avete riaperto ?

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Io non so nemmeno quando sia morto l'ospite. Noi abbiamo riaperto Crotone come abbiamo riaperto Brindisi e come abbiamo riaperto Trapani. Stiamo rapidamente ristrutturando alcuni padiglioni a Torino e si porrà anche il problema di Milano. Lo dico molto francamente. Questa è una questione fortemente connessa alle decisioni assunte dall'Unione europea, rispetto alle quali noi abbiamo delle responsabilità e non potremo sfuggire.
  Onorevole Dadone, la tratta è un tema sul quale forse avremmo dovuto trattenerci più in concreto. È un tema complicato. Noi siamo stati antesignani con l'articolo 18 per cercare di affrontare questo problema e abbiamo fatto anche tante esperienze importanti. Tuttavia, è un fenomeno che permane e che permane in maniera radicata. È soprattutto gestita da alcune etnie, tra cui i nigeriani, ma anche gli albanesi certamente e anche da altre etnie. È proprio di oggi un'operazione che è stata fatta a Bari con l'arresto di quattro nigeriani sul tema della tratta. Un'altra situazione molto pesante è certamente a Castel Volturno. Ne abbiamo avuto risvolti anche in passato di cronaca giudiziaria.
  Sul terreno della tratta l'approccio è difficile. È difficile perché evidentemente alle possibilità che si offrono a queste persone per sottrarsi si sommano una serie di pregiudizi, di vicende personali e di vicende anche direi quasi tribali, in alcuni casi. È un tema che stiamo cercando di affrontare con alcuni progetti specifici. Anche quest'anno rilanceremo questa questione con i fondi europei che ci sono stati assegnati. Troverà una serie di indicazioni nella relazione e magari risponderò nello specifico alle domande che lei mi ha fatto avere, in maniera da essere più completo.
  Onorevole Attaguile, in parte ho cercato di rispondere al ritardo della chiusura del CARA di Mineo. Su Agrigento, devo dire la verità, non mi risulta nulla, ma verificherò questa circostanza.
  Onorevole Costantino, a me risulta che Crotone delle ristrutturazioni le abbia fatte, e che siano anche delle ristrutturazioni importanti. Torneremo per andare a Pag. 18vedere. Quanto alle interrogazioni parlamentari, Alida Gallo se le segnerà, le andremo a vedere ed eventualmente le risponderemo nello specifico.
  Per Tor Sapienza non dovete domandare me, ma all'ex sindaco di Roma e al prefetto, sinceramente. Non sono scelte che appartengono al dipartimento, ma a chi ha la responsabilità del territorio a livello politico e a livello tecnico. Io sono un convinto sostenitore che da Tor Sapienza non si dovesse muovere nessuno per quanto mi riguarda, ma è una mia opinione, che non conta nulla rispetto alle decisioni e alle valutazioni che fa poi chi ha responsabilità sul territorio.

  PRESIDENTE. Con «ex sindaco» a chi si riferiva, prefetto ?

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Al sindaco dimissionario. Dimissionario, per l'amor di Dio.
  Onorevole Garavini, certamente sono necessarie modifiche di carattere normativo sotto vari profili. L'asilo, come accennavo prima, è un tema che dobbiamo affrontare, con la prudenza di mantenere le garanzie che siamo riusciti a dare in questi anni e i passi in avanti che abbiamo fatto nel rispetto dei diritti, ma al tempo stesso con una velocizzazione delle procedure.
  Non è una soluzione semplice. So che lei ha anche esperienze internazionali, ma a me, sinceramente, non piace come fanno i francesi. Dico quello che penso. Noi siamo attenti alle storie di ciascuno. Qui sta passando l'idea – sta passando anche su alcuni giornali a forte tiratura nazionale – che i rifugiati sono solamente i siriani e gli eritrei. Non è assolutamente vero. Non dice questo la nostra Costituzione. La nostra Costituzione dice che sono storie di persone e che, quindi, la storia di ogni singola persona va presa in esame e valutata in relazione alle cose che dice, che ha vissuto e che sa rappresentare. A seconda se siano vere o sono false avrà poi o non avrà diritto alla protezione internazionale.
  Per me non esiste la categoria dei Paesi sicuri. Per me esistono storie di persone. Che uno sia afgano, iracheno, somalo o nigeriano, può avere sicuramente tutti i titoli per ottenere la protezione internazionale allo stesso modo di un eritreo o di un siriano. Il tema dell'asilo è un tema scottante, sul quale dovremo intervenire.
  Quanto permangono i profughi in integrazione ? Sei mesi più sei mesi. È chiaro, però, che, con la stessa passione con cui ho detto le cose che ho detto, le dico anche che i profughi non hanno diritto al vitalizio. Sei mesi, più sei mesi, poi devono camminare con le proprie gambe. Noi li dobbiamo aiutare, dobbiamo cercare dei percorsi di integrazione, dobbiamo cercare di sostenerli, ma poi il futuro è loro e se lo devono costruire loro. Non si può immaginare di rimanere in accoglienza per sempre. Noi in genere teniamo i migranti anche più di sei mesi più sei mesi, in realtà, proprio per evitare situazioni di marginalità, perché ce ne sono già tante nelle città, ma evidentemente c’è un limite oltre il quale dobbiamo liberare gli SPRAR o i centri di accoglienza.
  Onorevole Vecchio, sono sicuro che lei le abbia detto queste cose provocatoriamente. I costi per Pizzarotti non li so nemmeno, a questo punto, perché Pizzarotti ebbe dei soldi allora. Adesso fa parte della struttura che gestisce il famoso e discusso appalto che riguarda Mineo. Lui è parte di quell'appalto e riceve i soldi all'interno di quelle somme.
  Quanto alle condizioni di manutenzione, questa storia di Mineo è singolare. Io ci sono stato una volta, ma mi sono guardato bene dall'esprimere giudizi. Vi posso dire, però, che c’è stato l'ambasciatore di Francia, ci sono stati tutti i rappresentanti del Bundestag tedesco, ci sono stati gli inglesi e gli americani e, francamente, nessuno ha parlato di condizioni così disastrose di manutenzione. Al contrario, mi hanno parlato – questo lo possiamo anche verificare, non abbiamo alcuna difficoltà a farlo – di una buona condizione di accoglienza.Pag. 19
  Che l'appalto sia in discussione è un'altra questione, ma pare che la condizione di accoglienza non solo fosse buona, ma che fosse anche verificata dai famosi badge. Se siete così interessati a Mineo, adesso, come voi sapete, due quinti dell'appalto... prima è stato commissariato e poi è stato sequestrato dalla procura di Roma. C’è un amministratore giudiziario, il dottor Franco. Voi potete chiamare il dottor Franco e farvi spiegare.
  Io l'ho visto l'altra sera. È venuto a trovarmi e anche lui mi ha detto che il sistema dei badge funziona benissimo e che, in realtà, non ha trovato particolari situazioni di degrado. Diverso è il discorso della legalità, della trasparenza e di tutto quello che è accaduto, che è altra questione.
  Certamente gli ospiti sono sfruttati o si fanno sfruttare non solo dagli agricoltori, ma questo succede nel foggiano, a Castel Volturno, in Sicilia col pomodoro pachino e in Calabria con le arance. Vi abbiamo accennato prima. È una storia alla quale il Governo ha cercato di fornire una risposta anche recentemente con alcuni provvedimenti da parte del Ministro Poletti e del Ministro Martina e alla quale noi avevamo già tentato di fornire una risposta nel 2012 con il recepimento di una direttiva europea che puntava sul grave sfruttamento. Forse quella è insufficiente.

  CELESTE COSTANTINO. Scusi, intervengo giusto per capire la risposta che ha fornito su Isola di Capo Rizzuto. Poiché anch'io sono convinta che l'accoglienza diffusa possa essere una chiave per non andare a caricare, su Isola di Capo Rizzuto che si vuole fare ? Si vuole mantenere sia il CARA che il CIE ? Stiamo parlando di una struttura, il CARA, di almeno 800 unità, mentre il CIE, se non sbaglio, ne conta di più. Forse sarebbe il caso di convertire, al limite, il CARA in CIE e di eliminare il centro di accoglienza.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. L'idea è quella di sgonfiare progressivamente i grandi centri e di creare un'infrastruttura dell'accoglienza di unità molto più bassa di questi grandi numeri che erano stati realizzati nel passato, quando questa nuova filosofia non era ancora maturata.
  Per quanto riguarda i CIE, le ho spiegato qual è stato il motivo per la riapertura. Francamente, ne avremmo fatto volentieri a meno, ma era indispensabile, anzi è indispensabile in questa fase avere comunque delle disponibilità che possono servire. Speriamo di usarle il meno possibile, ma questo è un tema che è stato posto anche dal capo della Polizia. C’è la necessità di avere numeri all'interno della detenzione amministrativa più ampi. Non le dico una novità, perché credo che questo fosse anche sul Corriere della Sera qualche giorno fa.

  PRESIDENTE. Può intervenire l'onorevole Giarrusso, prima di passare alla segretazione.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Grazie, presidente. Mi scusi per il ritardo, ma avevamo altri impegni istituzionali al Senato.
  Io ho una domanda tecnica. Con riguardo alla questione dei pagamenti ai comuni per i minori io ho riscontrato in un comune con cui abbiamo affrontato la questione una cosa abbastanza curiosa e antipatica, ossia che la ritardata sottoposizione al Ministero delle fatture che gli enti presentano per la gestione dell'ospitalità di questi minori comportava addirittura la decadenza dal pagamento. Decorso un certo periodo – c'era una circolare – il Ministero non pagava. Abbiamo risolto questo problema o no ? Qui si affastellavano problemi su problemi. Ci sono comuni che non hanno le amministrazioni svizzere. Pertanto, le fatture che mandano i fornitori restano lì sul tavolo di qualcuno per qualche mese e poi il Ministero le rifiuta, perché sono arrivate in ritardo.
  Come seconda questione, invece, mi colpiva moltissimo la vicenda del subappalto in Calabria che è stata evidenziata dalla collega commissario. Il fatto che si Pag. 20sia passati da una famiglia all'altra all'interno della stessa famiglia in un territorio di ’ndrangheta è una questione micidiale. Io non vorrei – ovviamente, questa considerazione non è diretta – che noi molto spesso parlassimo di legalità meramente formale, ossia soltanto di lavorare per fare apparire le cose formalmente legali, ma che nella sostanza questa legalità non esista.
  Le norme che presiedono al rilascio della certificazione antimafia sono norme di ordine pubblico e di prevenzione. Non sono norme che derivano dall'appalto in sé e per sé, ma sono norme molto particolari, che servono proprio per prevenire questi fenomeni. La cosa più eclatante è che si passa un appalto all'interno della stessa famiglia. Come può avvenire una cosa del genere ? Qui per altre cose bisognerebbe valutare l'operato addirittura di chi propone il subappalto e se lo fa autorizzare, non solo del subappaltatore che ha ricevuto l'interdittiva antimafia. Evidentemente c’è qualche cosa che non funziona a monte. Ci sono rapporti e collegamenti stabili e duraturi, malgrado gli interventi repressivi dello Stato. Le chiedo se su questo ci può delucidare.
  Grazie.

  MARIO MORCONE, capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Per quanto riguarda il pagamento e la decadenza che diceva lei, io credo – me lo auguro anche, ma credo di poterlo dire con molta vicinanza alla verità – che lei stia parlando di vicende che si sono concluse. Per noi la vicenda è cominciata il 1o gennaio 2015, ma riguarda l'emergenza Nord Africa 2013, 2014 e anche 2012. In quel caso la competenza era del Ministero del lavoro. Noi non ne abbiamo voluto sapere nulla, per i motivi che ho cercato di accennare in maniera anche diplomatica prima. Peraltro, il fondo e quindi il capitolo di bilancio non era il nostro, ragion per cui non avremmo potuto nemmeno, neanche volendo, intervenire nella vicenda. Dal 1o gennaio 2015, nonostante la legge sia sempre la stessa, in realtà il capitolo di bilancio è passato dal Ministero del lavoro al ministero dell'interno. Noi ci sentiamo responsabili, quindi, dal 1o gennaio 2015, sempre auspicando, però, che si cambi la legge n. 328 del 2000.
  Per quanto riguarda Crotone, in presenza di una sensibilità così forte del Parlamento rispetto a questa vicenda di Crotone, mi impegno non solo a fare l'ispezione che ho già detto, ma anche a fare un approfondimento specifico e a fornire una scheda con tutti gli elementi di conoscenza per superare tutti i dubbi che sono stati posti questa sera su questa vicenda.

  PRESIDENTE. Propongo di procedere in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. La Commissione prosegue in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringraziando il nostro ospite, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.25.