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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

XII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Giovedì 29 ottobre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Marazziti Mario , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti «Norme per la limitazione degli sprechi, l'uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale» (C. 3057  Gadda, C. 3167  Mongiello, C. 3196  Faenzi, C. 3237  Sberna, C. 3274  Nicchi, C. 3248  Mantero e C. 3191  Causin) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento):
Marazziti Mario , Presidente ... 3 
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 
Marazziti Mario , Presidente ... 7 
Gadda Maria Chiara (PD) , relatrice ... 7 
Fiorio Massimo (PD)  ... 8 
Nicchi Marisa (SEL)  ... 8 
Marazziti Mario , Presidente ... 8 
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 9 
Marazziti Mario , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO MARAZZITI

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti «Norme per la limitazione degli sprechi, l'uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale» (C. 3057 Gadda, C. 3167 Mongiello, C. 3196 Faenzi, C. 3237 Sberna, C. 3274 Nicchi, C. 3248 Mantero e C. 3191 Causin).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti «Norme per la limitazione degli sprechi, l'uso consapevole delle risorse la sostenibilità ambientale» (C. 3057 Gadda, C. 3167 Mongiello, C. 3196 Faenzi, C. 3237 Sberna, C. 3274 Nicchi, C. 3248 Mantero e C. 3191 Causin).
  Ringraziando il Ministro Galletti per aver accettato l'invito della Commissione, gli cedo la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Presidente e onorevoli, desidero innanzitutto ringraziarvi per questo invito, che mi dà la possibilità di affrontare un tema di assoluta rilevanza, in particolare per le ricadute ambientali, economiche e sociali che genera.
  Come sapete, Expo ha contribuito in maniera decisiva a mettere al centro del dibattito, a fronte di tutte le contraddizioni esistenti nel pianeta, che interrogano profondamente le nostre coscienze, proprio il tema dello spreco alimentare.
  Credo che alcuni numeri ci aiutino a comprendere bene le dimensioni del problema. Secondo i dati della FAO – sono numeri che conoscete meglio di me – un terzo del cibo del mondo finisce sprecato. Parliamo di 1,3 miliardi di tonnellate, uno spreco intollerabile a fronte di un miliardo di persone che soffrono la carenza alimentare e di 1,4 miliardi di persone obese e in sovrappeso. Sono due dati che non possono essere conciliati l'uno con l'altro in un mondo civile.
  La ricaduta ambientale di questo spreco è fortissima. Ogni anno nel mondo 250.000 miliardi di litri d'acqua e 1,4 miliardi di ettari di suolo vengono utilizzati per produrre cibo che poi viene sprecato.
  Si pensi inoltre che, mentre ci avviciniamo alla decisiva Conferenza COP 21 sui cambiamenti climatici, solo in Italia emettiamo 13 milioni di tonnellate di CO2 per produrre cibo che non mangeremo, che quindi diventerà rifiuto e che, come tale, graverà sui costi dello smaltimento.
  Combattere lo spreco alimentare è importante anche per contenere l'impatto sulla biodiversità che la produzione massiva di alimenti ha a livello globale: gli Pag. 4effetti negativi dell'espansione agricola e delle coltivazioni estensive è tale sulla frammentazione degli habitat e sulla perdita di biodiversità che appare veramente inconcepibile che una parte rilevante di quanto prodotto vada addirittura sprecata.
  Il consumo di suolo, di acqua e di biodiversità rappresenta enormi costi per la società. Il costo economico mondiale diretto dello spreco di alimenti, sulla base di prezzi alla produzione, è di circa 750 miliardi di dollari, equivalente al PIL della Svizzera.
  Siamo di fronte agli effetti di un modello economico, quello lineare, che sta mostrando ogni giorno di più la sua insostenibilità a livello economico, così come a livello ambientale.
  In Italia ogni anno produciamo circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari. Tra settore primario, trasformazione, distribuzione, ristorazione e consumo, gettiamo via 5 milioni di tonnellate di cibo.
  Il costo economico è spaventoso: parliamo di oltre 12 miliardi di euro l'anno, una cifra enorme, se contrapposta agli 1,5 milioni di famiglie che oggi sono in situazione di povertà assoluta nel nostro Paese.
  Il Ministero dell'ambiente lavora con grande determinazione su questo tema, in stretto raccordo con gli altri ministeri, con tutte le istituzioni competenti e con il mondo delle realtà sociali impegnate su questo tema.
  Oggi una delle più urgenti necessità è quella di intervenire sul tema degli invenduti. Il paradosso evidente che voglio porre alla vostra attenzione è quello dei supermercati, dove è più conveniente gettare via le eccedenze, piuttosto che darle a enti che operano a fianco di chi ha più bisogno.
  C’è allora l'assoluta necessità di incoraggiare la donazione dei cibi invenduti, ma ancora commestibili, a enti di beneficenza e persone in difficoltà. Dobbiamo farlo attraverso un percorso di semplificazione e armonizzazione del quadro di riferimento normativo, procedurale, fiscale e sanitario.
  In questa direzione va l'intervento previsto nella Legge di stabilità, che predispone semplificazioni procedurali per la cessione gratuita di prodotti alimentari invenduti.
  L'altra grande necessità è quella di dotarci di target misurabili e trasparenti sulla riduzione degli sprechi e delle perdite durante la filiera.
  Non sono tra coloro i quali ritengono che un'efficace lotta allo spreco alimentare possa essere fatta ricorrendo ai modelli punitivi, che peraltro richiedono controlli puntuali, difficili nel concreto da attuare.
  Penso, invece, a un percorso orientato maggiormente su un modello educativo, che stimoli l'adozione di buone pratiche e comportamenti virtuosi nella quotidianità. Si tratta, in altri termini, di adottare un approccio che segua quella teoria della spinta gentile proposta in vari studi sull'economia comportamentale degli individui, che risulta particolarmente utile in campo alimentare, sia dal lato dell'offerta che dal quello della domanda.
  Bisogna puntare sulla prevenzione, attivando campagne di informazione che coinvolgano i produttori, i distributori e i consumatori. Altrettanto necessari sono gli interventi di semplificazione burocratica a favore delle attività produttive e commerciali.
  Nessuna nuova norma sarà, però, in grado di centrare l'obiettivo, se non sapremo abbinarla con la sensibilizzazione e con l'educazione alle buone pratiche, specie per i giovani.
  Come per tutti i temi ambientali, anche per lo spreco la grande sfida che abbiamo di fronte è proprio quella culturale e parte dalle scuole, da quell'educazione al corretto rapporto col cibo che è presupposto anche di un migliore rapporto con l'ambiente.
  I dati ci dicono che cresce tra gli italiani la percezione del problema dello spreco, che è avvertita l'esigenza morale di non buttare cibo nella spazzatura e che buone pratiche, come la lista della spesa, il controllo delle etichette, l'impiego delle Pag. 5quantità giuste e la corretta conservazione degli avanzi sono entrate sempre più nella mentalità dei cittadini.
  Allo stesso tempo, c’è grande attenzione da parte delle aziende sulle varie fasi della filiera alimentare che precedono il consumo.
  L'attività relativa al Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare ha visto il 5 febbraio 2014 l'organizzazione della Consulta degli stakeholder, parte di un'indagine conoscitiva volta a rilevare il punto di vista dei portatori d'interesse sul tema degli sprechi alimentari e sulle possibili misure da inserire nel piano.
  Dalla consultazione è emersa da più parti l'esigenza di definire strumenti e soluzioni efficaci per favorire, facilitare e incentivare la donazione delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti lungo la filiera, intervenendo sul quadro di riferimento normativo che disciplina il settore.
  Analogamente, a livello europeo, il tema della semplificazione delle regole che disciplinano la donazione degli alimenti è tra le priorità di azione emerse dai lavori di vari gruppi.
  Tale esigenza trova spazio anche all'interno del documento sulle «Azioni prioritarie per la lotta allo spreco» predisposto dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (PINPAS), che ho personalmente presentato a Roma in occasione della Giornata mondiale per l'ambiente del 5 giugno 2014.
  Per raggiungere tali risultati, l'approccio da seguire è quello dei livelli di preferenza indicati nella cosiddetta «piramide del cibo e dei rifiuti», richiamata nella mia relazione sull'aggiornamento del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti presentato nel mese di gennaio 2015.
  In base a tale programma, deve essere data priorità, nell'ordine, alla prevenzione alla fonte, alla donazione a fini di beneficenza, all'alimentazione animale, nonché al compostaggio a usi energetici, configurando lo smaltimento finale solo come extrema ratio di tale processo virtuoso.
  Si tratta di una logica che tende a collegare il tema dello spreco alimentare con la gestione del ciclo dei rifiuti.
  Come dicevo prima, lo spreco alimentare, oltre a rappresentare un problema morale di civiltà, rappresenta uno spreco di risorse per la raccolta e lo smaltimento di questi rifiuti prodotti.
  In tal senso, il Ministero dell'ambiente, sulla base degli strumenti normativi attualmente esistenti, sta già provvedendo a porre in essere alcune importanti iniziative, che potranno costituire la base di partenza per pervenire a un testo unitario delle iniziative legislative ora presentate nella materia in esame.
  Proprio nel Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, adottato dal Ministero dell'ambiente a fine 2013, è prevista una specifica sezione dedicata a possibili misure per la riduzione degli scarti alimentari.
  Il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare può incidere sulla riduzione della frazione umida presente nei rifiuti domestici, principalmente attraverso misure di sensibilizzazione dei consumatori e attraverso misure sul sistema di etichettatura dei prodotti alimentari (data di scadenza).
  Il PINPAS può, inoltre, incidere sulla riduzione dei rifiuti alimentari prodotti da mense, ristoranti, bar, mercati ed esercizi commerciali assimilabili agli urbani, attraverso la definizione di specifici accordi volontari finalizzati all'adozione di buone pratiche anti-spreco, ivi inclusa la donazione dei prodotti invenduti o delle eccedenze di pasto cotto.
  Per quanto riguarda la riduzione dei rifiuti speciali non pericolosi, il PINPAS si muove nel campo della riduzione dei rifiuti prodotti dal settore agro-industriale, principalmente attraverso l'adozione di misure volte a favorire la valorizzazione dei sottoprodotti dell'industria alimentare.
  Può ridurre, inoltre, i rifiuti prodotti dalle attività commerciali, con la definizione di specifici accordi volontari finalizzati all'adozione di buone pratiche anti-Pag. 6spreco, ivi incluse la donazione di prodotti invenduti e la vendita scontata di prodotti prossimi alla scadenza.
  Tali contenuti, oggi allo stato programmatico, potrebbero ricevere la necessaria organicità qualora venissero recepiti in un veicolo legislativo che ne disciplini procedure, finalità e incentivi.
  Sul tema della lotta agli sprechi alimentari si segnalano iniziative come la campagna «Un anno contro lo spreco» promossa da Last minute market, con un riconoscimento alle iniziative virtuose in materia di contrasto agli sprechi alimentari, riduzione degli sprechi di acqua ed energia, acquisti verdi nella pubblica amministrazione, mobilità sostenibile, prevenzione dei rifiuti, riduzione del consumo di suolo.
  Si tratta di un premio dedicato alle azioni e ai progetti innovativi potenzialmente replicabili in altri contesti, centrati sulla riduzione degli sprechi, sull'uso efficiente delle risorse, sulla dissociazione dello sviluppo economico e sociale dal consumo di risorse e dal degrado ambientale.
  Quanto finora detto trova coerenza anche con le molteplici comunicazioni della Commissione europea sui temi attinenti, tra i quali si segnalano la strategia «Consumo e produzione sostenibile», la tabella di marcia per l'uso efficiente delle risorse e quella sull'economia circolare.
  Le iniziative sopra descritte hanno trovato un primo riscontro legislativo con il cosiddetto «collegato ambientale» all'attenzione proprio in queste ore del Senato, che oltre a contenere precise indicazione sull'obbligo totale o parziale, per le stazioni appaltanti, di applicare i criteri ambientali minimi per le forniture e negli affidamenti di servizi, prevede che il Ministero dell'ambiente, di concerto con altri ministeri, provveda ad adottare un Piano d'azione nazionale in materia di consumo e produzioni sostenibili, che dovrebbe affrontare anche i temi relativi ai settori del consumo, della grande distribuzione e del turismo.
  Su questi temi, oltre al citato progetto PINPAS, il mio Ministero ha già prodotto numerose iniziative, anche di carattere normativo.
  In proposito, si ricorda che, nell'ambito del Piano d'azione nazionale sugli acquisti verdi, sono stati già adottati con decreti ministeriali i criteri ambientali per gli acquisti per i diversi gruppi di prodotti e servizi, fornendo indicazioni sugli imballaggi e sul contenuto di riciclato.
  Al riguardo, sono state avanzate alcune proposte per fronteggiare lo spreco alimentare nel campo della ristorazione collettiva, cui si potrebbe dar seguito, ad esempio, sensibilizzando i soggetti alla pratica del cosiddetto «doggy bag», cioè del contenitore anti-spreco che il ristoratore dovrebbe porre a disposizione del cliente per le rimanenze del pasto, prevedendo idonei strumenti organizzativi e di incentivazione.
  Ulteriori iniziative promosse dal ministero hanno avuto recentemente seguito in occasione dell'Expo di Milano.
  Ricordo che nel corso del semestre italiano di presidenza dell'UE è stata predisposta la Carta di Bologna, un'iniziativa da me fortemente voluta, in collaborazione con la segreteria tecnico-scientifica del PINPAS, che riporta gli impegni in materia di contrasto agli sprechi alimentari, impegnando direttamente i governi che l'hanno sottoscritta.
  Questa iniziativa ha trovato poi il suo naturale approdo nella Carta di Milano, l'eredità culturale di Expo.
  Tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre a Parigi avrà luogo la Conferenza sui cambiamenti climatici, la cosiddetta COP 21: quell'intesa sul contrasto al surriscaldamento globale da raggiungere, come ho detto all'inizio del mio intervento, è tutt'altro che slegata dal problema dell'approvvigionamento alimentare del pianeta.
  Un'altra iniziativa rilevante è l'avviata idea di un portale, Sprecozero.net, che vuole mettere in rete le esperienze migliori dei comuni sotto il profilo del contrasto allo spreco di cibo. I buoni esempi contro lo spreco non possono più restare isolati, Pag. 7ma vanno esportati ed estesi a macchia d'olio sul territorio, sapendo che in questo campo, quello delle buone pratiche ambientali e alimentari, copiare è tutt'altro che disonorevole.
  Passo ora ad alcune considerazioni sui progetti di legge che sono stati presentati e che sono alla vostra attenzione.
  Alla luce di quanto ho appena detto, tenuto conto delle varie proposte di legge presentate sul tema dello spreco alimentare, auspico l'approvazione di un testo normativo che faccia pienamente fronte alle molteplici esigenze prospettate.
  In particolare, sarebbe opportuno fondare l'impianto della legge su un approccio che incentivi comportamenti che riducano lo spreco alimentare, attraverso misure di agevolazione fiscale rivolte ai vari soggetti che intervengono nella filiera produttiva e distributiva, compatibilmente con gli equilibri complessivi di finanza pubblica.
  Del pari, appare opportuno promuovere azioni di sensibilizzazione ed educazione ambientale, anche attraverso specifiche campagne di comunicazione e informazione, nonché prevedere linee guida nazionali, che comunque non impediscano la stipula di eventuali accordi in sede locale, al fine di tenere conto della diversità dei tessuti produttivi e della specificità delle abitudini di consumo dei territori.
  Particolare attenzione deve essere dedicata alle misure di semplificazione volte alla riduzione degli oneri amministrativi a carico dei soggetti della filiera e alle innovazioni nel campo degli approvvigionamenti.
  Inoltre, si ritiene utile che il provvedimento legislativo preveda uno specifico riferimento allo strumento del green public procurement (GPP), nonché ai diversi criteri ambientali adottati, procedendo in sistema con quanto previsto nel disegno di legge «collegato ambientale» e nel disegno di legge delega in materia di appalti, entrambi all'esame del Parlamento.
  Oggi il tema dello spreco alimentare travalica i confini nazionali, interessa i legislatori stranieri e trova crescente attenzione sul piano europeo e internazionale, anche per effetto della situazione di difficoltà economica globale, cui si intreccia l'emergere di temi a forte sensibilità ambientale.
  Assistiamo oggi a grandi territori che si stanno spopolando per la desertificazione, alle migrazioni umane dovute anche alla carenza di cibo. Credo che la sfida per un'umanità migliore e per un mondo più giusto passi anche dalla capacità di una più oculata gestione del cibo, evitando gli sprechi e garantendo a tutti il necessario per vivere.
  Credo che il miglior modo per onorare il grande lavoro di Expo sia quello di giungere, in Italia, a una nuova legge per il contrasto allo spreco alimentare già nei primi mesi del 2016. È una sfida che mi auguro potrà trovare una larga convergenza in Parlamento e la sensibilità dei parlamentari, che anche oggi questa commissione ha saputo dimostrare.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Galletti per la sua relazione molto completa e molto utile.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIA CHIARA GADDA, relatrice. Ringrazio il signor ministro per la sua presenza oggi e anche per l'attenzione nei confronti di questa tematica, che è evidente dall'intervento strutturato e preciso di questa mattina e anche dalle numerose iniziative che nel corso del tempo, a partire dall'attività del PINPAS, sono state svolte.
  Vorrei concentrare la mia domanda su due aspetti. Il primo riguarda il tema dei rifiuti, che è una materia collegata a queste tematiche. Infatti, laddove le eccedenze non possono essere recuperate a fini di alimentazione umana o alimentazione animale, come lei ha ricordato, prima di diventare rifiuto non valorizzato, possono essere rifiuto valorizzato.
  La domanda è relativa a questo aspetto. Vorrei capire come, in una proposta di legge che riguarda il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari, si possa Pag. 8dare concretamente attenzione alla valorizzazione del rifiuto, un tema che viene richiamato in altri provvedimenti e che mostra alcune difficoltà anche in termini di competenze.
  Buone pratiche e buone iniziative sul territorio, soprattutto con gli enti locali, possono essere incentivate, ad esempio, attraverso l'incentivazione in materia di tariffa sui rifiuti. Tuttavia, questo tema si con competenze locali e territoriali.
  La domanda è proprio relativa a questo: come, in una legge nazionale, è possibile intervenire su questo aspetto anche in termini di agevolazione sulla tariffa sui rifiuti ?
  L'altra domanda riguarda l'aspetto degli imballaggi, anche questo correlato alla tematica. Vorrei sapere se pensa che questo di disegno di legge possa essere un'occasione per inserire qualche proposta puntuale in materia di imballaggi, sostenendo magari alcune tipologie piuttosto che altre, oppure se sia essere preferibile rimandare questa tematica ad altri provvedimenti più specifici.

  MASSIMO FIORIO. Ringrazio il ministro per il passaggio di quest'oggi, che riteniamo importante per il buon esito del lavoro che il Parlamento sta conducendo e che ha già sollevato in altre occasioni.
  Io credo che l'audizione di questa mattina, anche rispetto alla relazione che ha fatto il ministro, sia utile per tirare il filo delle iniziative parlamentari, del Governo e anche delle agenzie messe in campo dal Governo stesso.
  Penso a PINPAS. Sarebbe stato utile – ma credo che il passaggio di questa mattina ci abbia illuminato – anche un riferimento sull'attività che PINPAS ha svolto finora.
  Il ministro ci ha parlato della redazione delle linee guida nazionali che sta predisponendo PINPAS. Sarebbe utile capire come ci si sta muovendo e, se si tratta, come ha detto il ministro, di best practice legate alla volontarietà degli accordi aziendali o dentro alle filiere produttive. Vorrei sapere come si sviluppano queste best practice, quale tipo di percorso hanno avuto, per capire se è possibile rilevarle e esprimere una cogenza dentro a una legge, e se possono essere in qualche modo mantenute ed evocate come esempio da veicolare.
  Mi collego al tema degli imballaggi, sollevato dalla collega Gadda. Io voglio essere più diretto rispetto alla diplomazia che ha usato la mia collega: il Governo sta pensando anche a eventuali tassazioni sugli imballaggi ?
  Noi sappiamo che il costo sociale e ambientale che hanno certi tipi di produzione dipende molto da quegli scarti. Io credo che comportamenti di un tipo, piuttosto che di un altro, da parte delle aziende debbano essere fortemente incentivati.
  Credo che lei abbia perfettamente ragione: il lavoro che abbiamo condotto finora non è volto alla repressione. Tuttavia, sul tema degli imballaggi io credo che si debba fare una riflessione molto attenta ed eventualmente prevedere una forma di tassazione per chi ha comportamenti che sono costosi per tutti.

  MARISA NICCHI. Grazie di questi impegni e di una relazione che ha colto molti aspetti specifici e anche un contesto generale.
  Vorrei sapere se si pensa di introdurre, nella regolamentazione sugli appalti, una clausola specifica che premi tutti quei soggetti che si impegnano in azioni contro lo spreco, sia sul piano della prevenzione che sul piano della redistribuzione degli eccessi.

  PRESIDENTE. Vorrei porre anch'io alcune domande al ministro. Tornando al problema degli imballaggi, in questa fase noi siamo presenza di due tendenze. Ci sono imballaggi estremamente difficili da smaltire, che hanno dei costi ambientali. Al tempo stesso, c’è un grande lavoro di ricerca scientifica su nuovi imballaggi che permetterebbero la maggiore conservazione e durata degli alimenti.
  Vorrei sapere se da parte del Ministero ci può arrivare un'indicazione su costi e ricavi. Quale strada intraprendere di Pag. 9fronte a imballaggi che potrebbero persino essere più pesanti, ma permetterebbero una maggiore riutilizzabilità del cibo non consumato, fresco o cucinato ?
  Se potessimo avere qualche vostra indicazione e se ci fosse già un ragionamento su questo elemento, noi potremmo tenerne conto nel nostro lavoro legislativo.
  La seconda domanda concerne il problema dell'incentivazione di chi produce pochi rifiuti. Questo è un tema molto complesso, perché la raccolta dei rifiuti è decentrata e ovviamente dipende dagli enti locali.
  Ci sono alcune pratiche. Ad esempio, esistono delle quantità di sacchetti di tipologie diverse attribuiti a ciascuna famiglia e a ciascun esercizio commerciale. In linea teorica, a seconda del consumo di questi sacchetti, si potrebbe identificare la quantità di rifiuto fresco e non fresco prodotto, e magari individuare una soglia al di sotto della quale si possa addirittura avere degli incentivi. Anziché pagare una tassa uguale per tutti, si potrebbe pagare una tassa inferiore, in quanto si è riusciti a vincere e a produrre meno rifiuti di quanto sarebbe stato normale produrre nella circostanza media.
  Tuttavia, noi sappiamo che in Italia la raccolta di rifiuti è estremamente variegata. Si potrebbe pensare di incoraggiare delle aree e di fare delle esperienze sperimentali, che in futuro potrebbero creare un modello virtuoso generalizzabile a livello nazionale, conveniente per gli enti locali e per i cittadini.
  Credo che se c’è qualche iniziativa, qualche suggerimento o qualche indicazione su questo, potrebbe essere utile.
  La terza domanda riguarda il suo riferimento alle doggy bag (uso questa terminologia, che si è consolidata). Vorrei sapere se per caso sta emergendo un'indicazione ufficiale, perché potrebbe essere interessante.
  Infine, lei ha fatto riferimento al green public procurement. Vorrei sapere se gli uffici del ministero ci potrebbero aiutare a tener conto di questo nella nostra attività legislativa, perché nelle nostre audizioni non abbiamo avuto indicazioni particolari a questo proposito.
  Do la parola al Ministro Galletti per la replica.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Tutti i temi hanno come riferimento la valorizzazione del rifiuto e più specificamente il tema dell'imballaggio.
  Secondo me, nell'ambito di questi due temi, noi dobbiamo fare una riflessione sull'utilizzo dei sottoprodotti e sull'economia circolare. Sugli imballaggi faremo un ragionamento a parte. La soluzione allo spreco alimentare sta proprio in queste due fasi, che sono strettamente collegate: l'economia circolare impone un utilizzo molto forte dei sottoprodotti.
  Per fare questo, noi dobbiamo aspettare ancora qualche giorno, perché il 2 dicembre sarà presentata a livello europeo la direttiva sull'economia circolare. Voi sapete che questa direttiva avrebbe dovuto essere presentata già all'inizio dell'anno scorso, ma poi la nuova Commissione ha ritenuto di ritirarla per presentarne una più aggiornata.
  Io credo che lì troveremo alcune risposte anche a questa tipologia di problema. Noi dobbiamo capire come passare dall'economia lineare all'economia circolare. L'economia circolare è un'economia caratterizzata da un uso più efficiente delle risorse e da meno rifiuti, sempre più riciclabili.
  Questo vale anche per le aziende agroalimentari. Si tratta di capire come utilizzare il più possibile sottoprodotti e come produrre prodotti finiti che siano sempre più immettibili in altre produzioni oppure riciclabili.
  Io credo che lì troveremo molti spunti interessanti, anche per il testo unificato che voi dovrete presentare.
  Noi stiamo già facendo qualcosa, soprattutto sull'utilizzo dei sottoprodotti. Abbiamo una serie di decreti che stiamo portando avanti per incentivarne l'uso, cioè per permettere sempre di più una seconda vita al sottoprodotto.Pag. 10
  È chiaro che tutto questo si scontra con temi ambientali e con direttive europee. Non tutti i sottoprodotti sono immediatamente utilizzabili e alcuni sono dannosi per l'ambiente. Penso ad alcune produzioni pesanti. È un tema molto delicato. Nel settore agroalimentare questo potrebbe essere più semplice e stiamo intervenendo anche su questo.
  Sul tema degli imballaggi vi chiedo di fare una riflessione a più ampio respiro. Noi abbiamo bisogno di rivedere tutto il tema dei consorzi. Abbiamo stralciato dal collegato ambientale alcune norme che prevedevano disposizioni che interessavano i consorzi, proprio perché abbiamo l'idea di rivederne il funzionamento in maniera organica. I consorzi sono una grande parte del tema degli imballaggi.
  Che cosa stiamo facendo noi ? Stiamo operando per aumentare la vita degli imballaggi, insieme ai consorzi. Si tratta di utilizzare sempre di più gli imballaggi per diversi utilizzi. Questa è una parziale soluzione al problema.
  Non abbiamo mai preso in considerazione – rispondo all'onorevole Fiorio – una tassazione maggiore per gli imballaggi. Questo può essere un tema di discussione, ma sinceramente non c’è niente allo studio in questo senso.
  Anche il tema delle agevolazioni sulla tassa sui rifiuti non è semplice, perché abbiamo un sistema che non è chiaro. Noi abbiamo la tassa sui rifiuti che non è una tassa, ma sarebbe – poveretta – una tariffa. Pertanto, è difficilissimo incidere su un'imposta che naturalmente è sbagliata.
  Secondo me, noi dovremmo portare avanti la trasformazione della tassa in tariffa, seguendo semplicemente l'esempio di ciò che abbiamo fatto con l'acqua, dando a un ente terzo – in questo caso a un'autorità che esiste già, che è l'Autorità per l'acqua – il compito di disporre la tariffazione dei rifiuti. Dopodiché, l'incentivazione diventa molto più semplice, perché ogni comune può intervenire sulla tariffa, facendo quello che meglio crede.
  Sarebbe un discorso molto più lineare e molto più trasparente. In questo momento, io vedo difficile poter incidere sulla tariffa, se non lo vogliono fare i comuni con la loro disciplina regolamentare. Dal centro è difficile andare a incidere su una tassa locale, perché oggi è così.
  Secondo me, il percorso corretto è: trasformazione della tassa in tariffa e regolazione all'Autorità per l'acqua, che potrebbe occuparsi anche dei rifiuti. Dopodiché, il comune è nelle condizioni di poter intervenire in maniera trasparente agevolando certe buone pratiche nel suo territorio.
  Sono pronto a discutere sul GPP, cioè sugli appalti verdi. Ci sono due cose. In primo luogo, nel Piano nazionale degli acquisti verdi, come dicevo nella mia relazione, noi abbiamo già adottato i criteri ambientali minimi, dando anche indicazioni sugli imballaggi e sul contenuto del riciclato. Negli appalti verdi noi abbiamo già disciplinato l'acquisto di determinati imballaggi, che è messo appunto negli standard minimi che abbiamo identificato nei nostri decreti.
  C’è una norma anche nel collegato ambientale, che estende a tutta la pubblica amministrazione l'obbligo degli appalti verdi, con criteri molto selettivi.
  Sono pronto a ragionare sulle doggy bag. Ci sono già varie esperienze in diversi comuni. Questa fa parte di quelle buone pratiche che vogliamo portare all'attenzione degli altri comuni, attraverso il sito Sprecozero.net, che stiamo portando avanti con PINPAS, con l'ANCI e con molti comuni italiani che vi hanno aderito.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Galletti per l'esauriente esposizione e per le sue risposte.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.10.