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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VII Camera e 7a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Giovedì 4 febbraio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, on. Dario Franceschini, sulla riorganizzazione del dicastero, sul FUS e sulle Fondazioni lirico-sinfoniche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 
Franceschini Dario (PD) , Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ... 3 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 9 
Malisani Gianna (PD)  ... 10 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 10 
Malisani Gianna (PD)  ... 10 
Brescia Giuseppe (M5S)  ... 10 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 11 
Fassina Stefano (SI-SEL)  ... 11 
Liuzzi Pietro  ... 11 
Di Benedetto Chiara (M5S)  ... 12 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 12 
Di Benedetto Chiara (M5S)  ... 12 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 12 
Pannarale Annalisa (SI-SEL)  ... 12 
Ferrara Elena  ... 13 
Montevecchi Michela  ... 14 
Valente Simone (M5S)  ... 15 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 15 
Franceschini Dario (PD) , Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ... 15 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 20 
Montevecchi Michela  ... 20 
Franceschini Dario (PD) , Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ... 20 
Montevecchi Michela  ... 20 
Franceschini Dario (PD) , Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ... 20 
Montevecchi Michela  ... 20 
Franceschini Dario (PD) , Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ... 20 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 20 

ALLEGATO: Nota depositata dal Ministro Dario Franceschini ... 21

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale - Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE DELLA VII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FLAVIA PICCOLI NARDELLI

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, on. Dario Franceschini, sulla riorganizzazione del dicastero, sul FUS e sulle Fondazioni lirico-sinfoniche.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca il seguito dell'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, on. Dario Franceschini, sulla riorganizzazione del dicastero, sul FUS e sulle Fondazioni lirico-sinfoniche. Saluto il Ministro e lo ringrazio della presenza.
  È presente, per la 7a Commissione del Senato, il vicepresidente Conte, in sostituzione del presidente Marcucci. Ricordo che nella giornata del 19 gennaio scorso, il Ministro ha svolto una relazione sulla riorganizzazione del dicastero e che, in quell'occasione, erano intervenuti per porre quesiti e formulare osservazioni alcuni deputati: Altieri, del gruppo Misto, Bonaccorsi, del Partito Democratico, Luigi Gallo, del Movimento 5 Stelle, Pannarale, del gruppo Sinistra italiana-SEL, e Vacca, del Movimento 5 Stelle, nonché i senatori Liuzzi, dei Conservatori e riformisti, Montevecchi, del Movimento 5 Stelle, e Puglisi, del Partito Democratico.
  Oggi, il ministro interverrà quindi in sede di replica sulla prima parte della sua audizione e proseguirà parlandoci del FUS. Ci parlerà forse, Ministro, anche delle fondazioni lirico-sinfoniche, visto che ci è arrivata la relazione sul secondo semestre del 2015. Su quest'ultimo aspetto, infatti, vi ricordo che è stata trasmessa alla Commissione cultura la seconda relazione semestrale dell'anno 2015, relativa al monitoraggio dello stato di attuazione dei piani di risanamento delle fondazioni, relazione che è stata inviata a tutti i componenti della Commissione per e-mail e che, comunque, è a disposizione anche in forma cartacea.
  Prima di dare la parola al Ministro, vi chiederei di segnalare la vostra intenzione di intervento per riuscire a organizzare meglio i nostri lavori.
  Do la parola al Ministro Franceschini.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, mi sono appuntato le domande – sulla parte della riforma del ministero – rispetto alla comunicazione che quel giorno avevo fatto, alla vigilia della firma del decreto ministeriale; proseguirò, quindi, dando alcune indicazioni sul FUS e, essendo l'argomento strettamente collegato, sulle fondazioni lirico-sinfoniche.
  Innanzitutto, il senatore Liuzzi aveva posto il problema condivisibile di rendere nota nel modo più ampio possibile la nuova organizzazione. Naturalmente, in Pag. 4questi casi, le onde dell'informazione arrivano a velocità differenziate, però mi pare davvero che il tema sia ampiamente discusso, soprattutto dentro le strutture del ministero, sia nell'attuazione della prima parte della riforma – che è già in uno stadio avanzato, come ho riferito l'altra volta – sia in questo nuovo passo. Sono assolutamente d'accordo sul fatto che l'Ispettore onorario dei beni culturali sia una figura che può continuare a svolgere un lavoro utile.
  Per quanto concerne la domanda sul ruolo del volontariato nella valorizzazione dei beni culturali, parlo di organizzazioni di volontariato, non di volontari, che è un altro tema, riferito al personale. Sono assolutamente convinto (non soltanto per il principio di sussidiarietà) che nei beni culturali può esserci una collaborazione proficua pubblico-privato e, soprattutto, privato non profit.
  Anche per questo, in tale direzione ho firmato, qualche mese fa, un decreto ministeriale, che avrà attuazione in questi giorni, che prevede che siti archeologici, monumentali o museali in particolari situazioni di difficoltà – cioè chiusi per assenza di personale o con aperture assolutamente improbabili – siano messi a bando, con un bando rivolto esclusivamente ad associazioni non profit. Ci rivolgiamo o alle grandi associazioni nazionali, che operano già in questo settore, dal FAI a Italia Nostra, o a moltissime associazioni locali di giovani, di volontariato. Potrebbero utilmente tenere aperto un sito che, altrimenti, sarebbe chiuso, alle condizioni e dentro paletti di tutela e criteri di valorizzazione con cui opera il pubblico. Ci pare un lavoro da realizzare.
  Sulla base di quel decreto ministeriale sono stati censiti quindici luoghi. Naturalmente, non parliamo dei grandi luoghi della cultura. Non vorrei trovarmi il titolo: «Il Colosseo a un'associazione non profit». Parliamo di siti archeologici – lo dico per chi ci ascolta da fuori – o di luoghi che attualmente sono chiusi. Penso che sia una strada giusta da percorrere. Vedremo come funziona una giusta integrazione con il volontariato sociale.
  Il deputato Altieri poneva la questione che in materia di tutela ci sia un «sì» o un «no» chiaro, che ci siano tempi rapidi. Si tratta di un tema generale della pubblica amministrazione, ma la riforma va esattamente in questa direzione, sia la riforma che è in fase di applicazione, sia la riforma oggetto del decreto ministeriale che ho presentato nella scorsa riunione del 19 gennaio. Avere una soprintendenza unificata che si occupa di beni archeologici, artistici e architettonici, consentirà – dal punto di vista del cittadino – di fare un'unica domanda e ricevere un'unica risposta.
  Nella pratica, invece, e non è un esempio retorico perché capita frequentemente, sino a che le soprintendenze erano tre distinte per materia – quindi fino a un anno fa – per un intervento sullo stesso immobile arrivava il parere della soprintendenza archeologica con sede in una città, prevalentemente nel comune capoluogo, il parere della soprintendenza alle belle arti per i beni artistici contenuti nell'edificio, con sede in una seconda città, e il parere della soprintendenza ai beni architettonici, terzo parere diverso, localizzata da un'altra parte: domande diverse, quindi, e risposte diverse, spesso in contrasto tra loro.
  Accentrare in un'unica soprintendenza – come ho detto e ribadisco anche se in sede di replica – consente di avere soprintendenze più piccole dal punto di vista territoriale, geografico: quindi non ci sarà più la soprintendenza archeologica della Lombardia, ma quattro soprintendenze all'archeologia, alle belle arti e al paesaggio, quindi più piccole, con un territorio più piccolo, più vicine ai cittadini e più celeri nel rispondere alle loro istanze. Questa è già una prima risposta ai temuti rischi della norma del silenzio-assenso.
  In secondo luogo, poiché nel decreto ministeriale è scritto che ogni soprintendenza all'interno avrà obbligatoriamente il responsabile archeologia, il responsabile beni artistici, il responsabile beni architettonici, il responsabile demoetnoantropologia, e ci sarà anche un responsabile educazione e ricerca – perché vogliamo Pag. 5rafforzare molto questo settore –, i conflitti di parere, che sono comprensibili, avverranno dentro la struttura del ministero e, quindi, alla fine, comunque ci sarà un parere unico, con il soprintendente che avrà svolto una funzione di mediazione. Si eviterà, peraltro, rispetto ai rischi tanto temuti che, in presenza di un contrasto tra due parti dello stesso ministero, il parere venga deciso da un'autorità esterna al ministero stesso. Mi pare che si proceda con sicurezza nel senso del rafforzamento della tutela.
  L'onorevole Bonaccorsi, sempre su questo aspetto, si chiedeva se con questa strada si rimetta al centro la tutela. Ripeto di sì. Ha sottolineato anche che ci sono i nuovi parchi archeologici. Siccome c’è una preoccupazione nel settore dell'archeologia, nella riforma creiamo parchi archeologici che, da tempo, meritavano uno spazio. Il parco archeologico unisce insieme tutte le valorizzazioni. Qui parliamo dell'introduzione del parco di Ostia antica, dell'Appia antica, di Ercolano, dei Campi Flegrei, di Villa Adriana; quindi c’è davvero un rafforzamento anche della parte valorizzazione, rispetto alla parte archeologica, che è così importante nel nostro Paese.
  Vi è poi una domanda della senatrice Montevecchi sulla riorganizzazione del personale e sulla sua ricollocazione. Qui stiamo seguendo le procedure previste dalla legge e dagli accordi sindacali. Si è reso necessario un accordo con i sindacati, che è stato firmato il 21 dicembre scorso, che prevede una fase di mobilità volontaria. Naturalmente, l'accorpamento di strutture comporta spostamenti di personale, anche dentro la stessa città, per esempio dalla soprintendenza al polo museale o da una soprintendenza all'altra.
  È aperta la procedura di mobilità volontaria, che si chiuderà entro il mese di febbraio. Alla fine della procedura di mobilità volontaria vedremo in che forma le domande dei dipendenti avranno costruito una corrispondenza con la pianta organica: se questa fase non completerà tutti i vuoti, evidentemente passeremo a procedure, sempre concordate con i sindacati, che sopperiscano ai vuoti lasciati dalla mobilità volontaria.
  La senatrice Puglisi parlava dell'esigenza di valorizzare il crowdfunding, anche rifacendosi alle osservazioni del senatore Liuzzi. Da questo punto di vista – credo che oramai l'argomento sia noto – l’«Art-Bonus» punta esattamente in questa direzione: vale per le grandi donazioni, ma anche per il crowdfunding, le piccole donazioni. Ho insistito più volte sulla importanza di questi strumenti, e sapete bene che il Parlamento ha reso permanente il bonus in questa legge di stabilità. Ormai è, quindi, un incentivo al 65 per cento definitivo, permanente, non più sperimentale. Ha un valore fiscale, economico, molto forte, ma ha – soprattutto – un valore pedagogico, educativo.
  Credo sia positivo che introduca il sistema in base al quale ogni impresa senta il dovere, o comunque sappia che la valutazione del proprio impatto sociale è legata anche a quanto dona per il patrimonio pubblico; come anche che, tra le abitudini delle nostre città, avvenga quello che avviene in molti altri Paesi, che ci sia una raccolta di piccole donazioni attraverso gli amici del museo, o comunque forme di sostegno al patrimonio pubblico, al patrimonio dell'umanità, come ci ricorda l'UNESCO.
  Alla domanda dell'onorevole Pannarale ho già risposto. Il timore era che la riforma Madia, cioè la norma sul silenzio-assenso, e il ruolo delle prefetture facessero scomparire i confini della tutela. A parte il fatto che le norme possono piacere o non piacere a ognuno di noi – ma quando sono norme di legge si applicano – questo secondo passaggio della riforma punta esattamente – dal punto di vista del territorio che una soprintendenza deve tutelare e da quello delle funzioni – ad avere meno rischi di incappare nel silenzio-assenso, che pure nella norma di legge ha dei termini eccezionali per il settore dei beni culturali.
  Seguendo il medesimo ragionamento, quanto alla riforma delle prefetture, si vedrà nel decreto legislativo – per fugare Pag. 6i dubbi – che nessun soprintendente sarà gerarchicamente sottoposto al prefetto per le sue competenze funzionali. In quella riforma, il prefetto diventa organo territoriale dello Stato e ha funzioni organizzative di coordinamento di tutte le strutture territoriali dello Stato, ma non entra nel merito dei pareri del soprintendente. In ogni caso, la soprintendenza unica eviterà che questo accada. Il caso paradigmatico per un intervento del prefetto teso a risolvere una contraddizione tra gli orientamenti di diversi uffici era quello delle soprintendenze distinte, che si esprimevano in senso difforme sul medesimo intervento o in conferenza di servizi. In questo caso, con la soprintendenza unica il parere del MIBACT sarà unico, e quindi non ci sarà alcun motivo di temere che ci sia un'autorità esterna che si sostituisca alle posizioni di tutela. Ci mancherebbe che qualcuno si sostituisse ai soprintendenti !
  Sempre in tema di personale, posto anche questo dall'onorevole Pannarale, conosco bene l'età media del personale del mio ministero. In alcuni settori il problema è drammatico, in un momento di regole generali di sostanziale blocco del turnover e di un obbligo giusto: se, infatti, abbiamo voluto sopprimere le province, prima di assumere nuove persone, bisogna assorbire il personale delle province. Non si possono lasciare lavoratori a casa. Stiamo lavorando in tutti i modi per assorbire personale delle province che abbia le competenze che occorrono al ministero.
  Stiamo anche cercando di capire come, per gli istituti che abbiamo scelto di trasferire allo Stato, per esempio gli archivi di tutte le province italiane, che passano al ministero, o le biblioteche e i musei delle province, che in questo caso su base di accordo potranno esservi trasferite, il personale che arriva a noi lo faccia insieme alle funzioni.
  Oltre a questo, c’è stata una norma importante nella legge di stabilità in deroga a questi criteri, che ci consente di assumere 500 funzionari con professionalità specifiche: archeologi, storici dell'arte, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, restauratori. Questi consentiranno di qualificare con nuove professionalità il ministero, di rinnovare e, almeno in una certa fase, di permettere un trasferimento di know how, prima che vadano in pensione troppe persone. Quello non è un numero spot, sono esattamente i posti vacanti in pianta organica per quelle funzioni. Con quel numero copriamo tutti i posti che per quelle funzioni sono vacanti o si renderanno vacanti nel 2016. La norma, infatti, è coperta dal 2017, perché il 2016 serve per svolgere un concorso, per il quale temo, e anzi sono sicuro – data l'attesa di rapporti di lavoro a tempo indeterminato che c’è da anni in questo settore – che le domande saranno tante.
  Con riferimento a quanto osservato dall'onorevole Luigi Gallo, del Movimento 5 Stelle, sulla trasparenza, rispondo che noi osserviamo tutte le procedure di legge. Lo abbiamo dimostrato nelle varie relazioni, per esempio, in riferimento a Pompei. Ci mancherebbe che non rispettassimo tutte le regole di legge sulla trasparenza e le gare !
  Relativamente alla vicenda dell’hub di Pompei, che a detta dell'onorevole Gallo sarebbe stato imposto – calato sul territorio dall'alto – abbiamo usato esattamente la procedura che prevede la legge, approvata dal Parlamento, per il Grande Progetto Pompei.
  Pompei ha una grande necessità di un hub ferroviario. Oggi, a Pompei, ci sono due linee su ferro che, da cento anni, non dialogano, tutte e due pubbliche: la Circumvesuviana, a scartamento ridotto e le Ferrovie dello Stato, a scartamento normale. Si incrociano, ma non c’è punto d'incontro: una ferrovia arriva davanti agli scavi, la Circumvesuviana, ma non parte dalla stazione centrale di Napoli; quella delle Ferrovie dello Stato parte dalla stazione centrale di Napoli, ma non si ferma davanti agli scavi, bensì nel centro della città di Pompei.
  Ci siamo messi intorno a un tavolo, abbiamo discusso, e abbiamo trovato un punto di incrocio delle linee davanti agli scavi che consentirà, utilizzando le due linee, di scendere ed entrare negli scavi Pag. 7arrivando dall'alta velocità e, in prospettiva – credo dovrebbe essere la stessa cosa – arrivando dalle grandi navi, anziché andare in pullman dal porto, con decine di pullman che arrivano contemporaneamente. Scendono dalle navi, infatti, 4-5.000 turisti, che si infilano nei problemi di traffico di Napoli per arrivare a Pompei. Penso, quindi, che dovremmo collegare anche il porto, le grandi navi.
  Abbiamo portato quella proposta sul tavolo previsto per il Grande Progetto Pompei, presenti tutti i sindaci del territorio, la regione, la città metropolitana, le categorie interessate: è stata discussa e approvata in quel tavolo. Successivamente, come è sempre possibile nella vita, c’è stato un ripensamento del sindaco di Pompei che ha detto di non essere d'accordo, ma abbiamo seguìto tutte le procedure di coinvolgimento obbligatorie per legge di fronte a un tema del genere.
  Adesso desidero passare agli altri argomenti, dal momento che ritengo chiusa la replica sulla riorganizzazione del ministero.
  Del FUS, so che avete parlato, so che è venuto in audizione sul Fondo unico per lo spettacolo il direttore generale per lo spettacolo del MIBACT. Forse, è più corretto che la dovuta relazione su tutti i dati sulle fondazioni lirico-sinfoniche relativi alla cosiddetta legge Bray (decreto-legge n. 91 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2013) sia rimandata alla fase di comunicazione formale al Parlamento. Gli obiettivi principali della riforma dell'anno scorso sono quelli sollecitati al tempo: triennalità, per garantire stabilità e la possibilità di programmare; semplificazione; maggiore chiarezza amministrativa; criteri di equità e neutralità dei contributi; introduzione (finalmente) del criterio della multidisciplinarità; riconoscimento delle residenze; visione diversa dell'attività di promozione; nascita dei primi centri di produzione della danza; maggiore attenzione agli aspetti dell'internazionalizzazione; rafforzamento del sistema dei controlli.
  Questi sono i princìpi di quel decreto ministeriale, che ha attraversato tutti i passaggi previsti, compresa la Conferenza unificata. Le regole sono state condivise dalle categorie. Adesso abbiamo il dovere di svolgere il monitoraggio e la vigilanza in modo efficace e puntiglioso. Le domande di accesso ai finanziamenti sono corredate da dati numerici: teatri e fondazioni liriche devono poi dimostrare di aver dichiarato il vero. Può darsi che siano «dolori». Non lo so. È avvenuto in questo caso quello che succede nel nostro Paese quando si discutono le regole: abbiamo spiegato che da un fondo di sostegno si passa a uno di sviluppo; tutti chiedevano che ci fosse più spazio per la qualità nelle valutazioni, che ci fossero commissioni indipendenti. Nella commissione non vota più il direttore generale. Le domande di far parte della commissione sono vagliate in base al curriculum presentato su Internet; poi la commissione esprime un giudizio, che può essere condiviso o meno, ma che ha un connotato di qualità – come sapete – maggiore che in precedenza.
  Tutti noi parlamentari siamo terminali delle lamentele, delle proposte, delle aspettative del territorio, ed è giusto che sia così, ma fino a che abbiamo scritto le regole, andavano bene a tutti. C'era, anzi, un tema che è stato ripetuto per anni, a tutti i livelli: non si può andare avanti sulla base della spesa storica, perché non è giusto che chi prende dieci prenda dieci per sempre, chi prende uno prenda uno per sempre, chi non prende niente non prenda niente per sempre. Le regole sono state accolte, quindi, con un consenso generale.
  Quando sono state applicate le nuove regole da una commissione indipendente, mi sono preso personalmente l'onere di rispondere a coloro che mi hanno scritto, sollecitato, che avevano chiesto per anni che la politica ne stesse fuori, facendo loro presente che non potevano chiedere che intervenissi per modificare le decisioni della commissione. I dati sono stati questi: l'85 per cento dei soggetti finanziati ha avuto un aumento dei contributi nel settore danza; il 76 per cento un aumento nel settore teatro; il 72 per cento un aumento nel settore musica. Il totale dei respinti è stato di 358 soggetti, dei quali solo 137 ricevevano Pag. 8un contributo FUS nel 2014. Il 60 per cento dei soggetti che ha ricevuto il contributo nel 2014, ma non è stato ammesso al finanziamento 2015, aveva un contributo medio pari o inferiore a 20.000 euro.
  Naturalmente, chi ha avuto un incremento è stato felice; chi ha avuto un decremento o un'esclusione sulla base delle valutazioni di quella commissione ha protestato, ma sulla base di regole che all'atto della loro introduzione andavano bene a tutti: si possono cambiare le regole, come abbiamo fatto in parte ascoltando le categorie e le Commissioni, ma non si può pensare che, quando le regole vengono applicate, poiché creano una gioia o un dolore, come è inevitabile che sia, si debba rimediare e ritornare al principio precedente, che è uno dei princìpi che sono stati criticati per anni: l'intervento a pioggia, il sì a tutti.
  Peraltro, non voglio allungare il discorso, ma nel FUS (con quel provvedimento) sono stati introdotti dei princìpi nuovi. Sono stati previsti interventi per gli under-35, con 2 milioni di euro; per le residenze con 1.200.000 euro. Hanno già aderito Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Campania, Calabria, Puglia, la provincia di Trento. Hanno già chiesto l'ingresso per il 2016 la Sardegna e la Basilicata.
  C’è il fondo multidisciplinare, anche questo chiesto da tempo. Gli under-35 hanno un fondo nuovo apposito. Sono state ammesse 26 formazioni giovanili, di cui dieci per il teatro, nove per la musica, cinque per la danza, due per il circo. Si può fare di più, sicuramente, ma intanto abbiamo introdotto dei capitoli nuovi finalizzati esattamente agli under-35 o a quelli che cercano di entrare in un mercato che, se troppo protetto, rischia di essere troppo chiuso.
  Abbiamo detto che non si possono modificare i criteri di attribuzione, ma si possono ridiscutere le regole. Allora, sulla base delle osservazioni fatte ascoltando i numerosi incontri dopo l'applicazione del primo decreto ministeriale e, ovviamente, ascoltando quello che è stato detto in Parlamento, nasce un nuovo decreto ministeriale, che è stato già inviato alla Conferenza Unificata, in cui ci sono molte delle cose su cui è stata chiesta una correzione, che vi dico velocemente: l'estensione anche all'annualità 2016-2017 della salvaguardia economica per i soggetti ammessi al contributo, per cui si assicura non meno del 70 per cento del contributo assegnato nel 2014; l'introduzione di una soglia ammissibile di incremento del deficit di ciascuna annualità che consenta uno sviluppo di progettualità compatibile con l'equilibrio del FUS, a FUS costante.
  Questi numeri, infatti, compresa la triennalità, reggono se il FUS è costante. Credo che ci sia da esprimere una soddisfazione generale e un ringraziamento al Parlamento, perché il FUS di quest'anno è identico a quello dell'anno scorso, e questo consente di stabilizzare la triennalità.
  Ci sono inoltre: il collegamento dell'erogazione dei saldi all'effettivo pagamento dei costi di progetto, entro il 30 settembre 2016; l'ampliamento della possibilità di ricorrere alle coproduzioni; l'equilibrio tra gli indici di continuità occupazionale e la flessibilità nella composizione dei cast artistici (dopo depositerò una nota); l'estensione della percentuale di spettacoli che i teatri nazionali e i teatri di rilevante interesse culturale possono rappresentare fuori sede per lo sviluppo della diffusione su tutto il territorio nazionale; l'attenzione più alta al riconoscimento dei progetti di internazionalizzazione e alla specificità dei teatri di minoranza linguistica; lo snellimento nella composizione delle commissioni consultive per la valutazione dei progetti multidisciplinari; un'identificazione più precisa delle recite valide ai fini del FUS per i teatri di tradizione e per le Istituzioni concertistico orchestrali (ICO); il perfezionamento della tabella di calcolo per la variazione percentuale a consuntivo; l'allineamento alle modalità di finanziamento di altre analoghe istituzioni nazionali, con un decreto, del Piccolo Teatro di Milano, che – come sapete – è teatro d'Europa. Abbiamo valutato che fosse giusto che accedesse ai criteri di finanziamento particolari, cioè Pag. 9stabili, come già valeva per Santa Cecilia e la Scala tra le fondazioni lirico-sinfoniche, perché hanno avuto il riconoscimento di aver raggiunto quei requisiti previsti dalla legge, per cui vi è un grado maggiore di autonomia e, quindi, di certezza del finanziamento.
  Nel nostro Paese, le fondazioni lirico-sinfoniche vedono davvero un impegno dello Stato molto forte, giustificato evidentemente dall'importanza che la lirica ricopre nella storia della cultura italiana e, anche, nell'immagine dell'Italia all'estero. L'impegno è forte: la quota del FUS dell'anno scorso – e lo stesso quest'anno – mi pare ammonti a 181 milioni di euro per le quattordici fondazioni lirico-sinfoniche, praticamente circa la metà, il 47 per cento, dell'intero FUS. Nel restante 53 per cento c’è tutto il resto: danza, cinema, circhi, musica, prosa, tutto.
  Inoltre, in base alle norme della citata legge Bray, che hanno consentito di evitare che saltassero importanti fondazioni lirico-sinfoniche, otto di queste hanno fatto domanda di accedere alla predetta legge. Abbiamo riaperto i termini con la legge di stabilità e – presumibilmente – almeno una, la fondazione Arena di Verona, presenterà la domanda per accedere alla legge Bray. Questo secondo intervento è un prestito, un fondo rotativo, un prestito a lungo termine, e sono altri 150 milioni di euro.
  Ora, è evidente che un impegno del genere, così forte, deve avere il massimo di controllo, il massimo di garanzia sui piani di risanamento previsti dalla legge, vagliati uno per uno dal commissario previsto dalla norma, che prevede che, anche dopo la loro approvazione, ci sia una forma di controllo sull'attività delle fondazioni lirico-sinfoniche entrate nella legge Bray. Tutto deve essere fatto in modo assolutamente scrupoloso. Non vorrei che, di fronte alla consapevolezza che se salta – brutto termine – una fondazione lirico-sinfonica – è oggettivamente una ferita per il tessuto culturale del Paese, per una città in particolare – questo allentasse le maglie di un'azione di risanamento che, invece, deve essere molto rigorosa, seria.
  Non può essere che s'interviene ogni volta, oltretutto alimentando un meccanismo per cui chi è virtuoso, chi amministra bene, chi gestisce bene si arrangia; mentre chi gestisce male prima o poi viene salvato. Noi vogliamo osservare tutte le procedure in modo molto rigido, anche con la vigilanza sulle altre fondazioni, quelle che non hanno fatto domanda di accedere alla legge Bray, e crediamo che ciò sia dovuto proprio perché c’è questo così significativo intervento pubblico.
  Ricordo in aggiunta, come spesso è dimenticato, che il Parlamento ha esteso l'applicazione dell’«Art-Bonus». Nella prima formulazione, se intervenivo per il recupero di un palazzo o di un quadro, avevo l'incentivo fiscale, e non l'avevo per l'attività culturale, perché sarebbe costato troppo. La prima norma riguardava, quindi, patrimoni e musei. Nella legge di stabilità dell'anno scorso l'abbiamo esteso a fondazioni lirico-sinfoniche e teatri di tradizione: un grande aiuto, concreto. Un privato che metteva un milione di euro, oggi, può mettere 1,5 milioni di euro e gli costa sempre un milione. Siccome vorremmo aver dato aiuto alle fondazioni lirico-sinfoniche, non ai privati che usufruiscono di tutto il vantaggio fiscale, questo sta aiutando.
  Recentemente abbiamo reso pubblici i dati: seppure in una fase ancora sperimentale e prima che partisse la campagna promozionale, l’«Art-Bonus», fino a oggi, ha fatto entrare più di 62 milioni di euro, con più di 2.000 donatori. Tutto, come era stato chiesto in base a un intelligente emendamento parlamentare, è tracciato sul sito artbonus.gov.it, perché c’è l'obbligo di segnare la donazione, tracciarne il percorso, per consentire la certezza che, quando si dona per una destinazione, sia quella. Oltre all'aiuto pubblico, quindi, c’è anche quello della possibilità di utilizzare l’«Art-Bonus», quindi, a maggior ragione, quest'impegno così forte richiede una vigilanza molto puntigliosa.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro.
  Avendo ricevuto nove richieste di intervento, se riusciamo a contenerli entro Pag. 10due minuti ciascuno, lasciamo al ministro la possibilità di replicare senza costringerlo a ritornare.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIANNA MALISANI. Tornerò un momento sulla questione della riforma dell'organizzazione del ministero, se mi è concesso. La volta scorsa avevo rinunciato all'intervento per i tempi troppo stretti, aspettando anche la risposta del ministro. Andrò subito con due flash, non voglio portare via tempo agli altri due argomenti.
  Chiedo di spezzare una lancia ancora a favore della tutela. Rispetto a quello che è stato detto la volta scorsa, a quanto detto dal ministro, ma anche a quanto si legge questi giorni sui giornali, torno su quest'argomento che non piace. Purtroppo, infatti, sappiamo che, in alcuni casi, i pareri delle soprintendenze sono lenti, in alcuni casi non riescono a rispondere, in altri incappano forse in una mentalità troppo vecchia, cioè non si adeguano alla «velocizzazione».
  Ministro: va benissimo, sono sempre stata d'accordo con la proposta delle soprintendenze miste, come ho detto dall'inizio, quando il ministro ha presentato la riforma, quindi non vado contro questo tipo d'impostazione. Chiedo solo che questo non mortifichi la tutela. Non è una questione solo di velocizzazione dei pareri. I pareri sono complicati, soprattutto se concorrono professionalità molto diverse, come quella degli architetti, degli storici dell'arte, ma soprattutto degli archeologi.
  In questi giorni di discussione, il fulcro è divenuta l'eliminazione delle soprintendenze archeologiche, che sono storicamente sempre state autonome rispetto agli altri due settori. Hanno, cioè, una specificità, e tante volte anche da parte degli architetti non viene riconosciuta la lettura diversa. Vado molto velocemente, perché questo tipo di discussione richiederebbe molto tempo, ma voglio chiedere di nuovo questo al ministro: una maggiore attenzione alla questione della tutela in questo Paese.
  Io non credo che ce ne sia stata troppa. Io credo che ce ne sia stata troppo poca, cioè che manchi ancora fondamentalmente una diffusione della cultura della tutela in questo Paese rispetto ad altri Paesi d'Europa. Cito, ad esempio, la proposta di legge che abbiamo esaminato recentemente in Commissione sulla riduzione del consumo di suolo, che indica come la tutela del paesaggio sia fondamentale. L'attenzione che le soprintendenze devono dare – e che il ministero deve dare alle soprintendenze sull'argomento della tutela – è fondamentale.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Malisani.

  GIANNA MALISANI. Dai territori, dalla stampa, si solleva la questione di una maggiore attenzione da parte del ministro alla separazione attuale tra i musei archeologici e le soprintendenze, che adesso non saranno più archeologiche, ma diventeranno miste. Si apre una separazione netta tra due elementi fondamentali che, fino a ora, erano fusi. I musei archeologici sono frutto degli scavi e delle ricerche del territorio. Separare vuol dire separare i depositi, gli archivi, due funzioni che, fino adesso, sono state strettamente legate. Questo si sente molto sui territori. Chiedo una riflessione in questo senso.
  Ci sarebbero molte cose da dire anche sulla preparazione dei funzionari. Forse, a questo punto, anziché chiedere l'accelerazione, bisognerebbe svolgere una verifica sulla qualità dei funzionari sul territorio. È funzione pubblica, d'accordo, stiamo facendo riforme, si aprirebbero qui ancora altri punti fondamentali, che non tocco. Chiedo solo che si verifichi la qualità dei dirigenti sul territorio. Non è soltanto una riorganizzazione: se è una vera riforma, si faccia anche un'indagine, un monitoraggio su quello che le soprintendenze fanno sul territorio. Mi fermo qui, ma avrei altro da aggiungere.

  GIUSEPPE BRESCIA. Ministro, pongo due questioni, per le quali porrò due domande puntuali e vorrei delle risposte altrettanto puntuali.Pag. 11
  La prima è sulla soprintendenza ai beni archeologici di Taranto. Come recita una lettera a lei rivolta da una trentina di associazioni del territorio, Taranto è una città che ha 3.000 anni di storia, è la più importante città greca d'Italia, ospita il più importante museo della Magna Grecia; può quindi spiegarci in base a quali ragioni storico-culturali è stata assunta la decisione di spostare la sede della soprintendenza ai beni archeologici da Taranto a Lecce, soprattutto considerando che quella città non è una delle tante, ma è appunto Taranto, la sede dell'ILVA, un territorio che, per colpa della politica, è stato devastato e che, come si è detto, solo dalla cultura potrebbe ripartire ?
  Dedico il minuto che mi resta alla Fondazione Petruzzelli di Bari. Lei ha posto l'accento sulla questione del controllo, e io sono contento che l'abbia fatto. È noto che la Fondazione Petruzzelli di Bari è stata oggetto di un'indagine che ha portato all'arresto di cinque persone, tra cui quello dell'ex direttore amministrativo, che prendeva «mazzette» ed è stato ripreso dalla Polizia che ha anche diffuso un video: da questo si vede anche la naturalezza con cui tale gesto veniva compiuto. Queste immagini lasciano presumere che il reato non sia stato relativo soltanto al periodo per cui è stata arrestata questa persona.
  Come pensa quindi di evitare che fatti di questa gravità, che hanno fatto tanto male alla città di Bari, possano ripetersi in futuro ? Soprattutto, come sta pensando di agire per controllare coloro che avrebbero dovuto esercitare la funzione di controllo su queste persone ? Mi riferisco alle istituzioni del posto, che evidentemente hanno fallito in questa funzione.
  Due minuti e quindici.

  PRESIDENTE. Sì, certo, onorevole Brescia. Io avrei dovuto chiederle di attenersi di più al testo dell'audizione del ministro, ma credo che il ministro saprà comunque rispondere nei termini che ricondurranno direttamente la questione in maniera più ampia.

  STEFANO FASSINA. Ho due questioni specifiche, che sono anche oggetto di un'interrogazione che abbiamo rivolto al Governo.
  La prima riguarda l'opportunità di avere un maggior ascolto di chi rappresenta il personale, in particolare delle soprintendenze archeologiche, non solo per quanto riguarda la mobilità o l'organizzazione stretta del personale, ma per quanto riguarda il disegno della riforma. Come lei sa, ci sono valutazioni molto diverse da quelle che lei ha espresso, sostenute da autorevolissimi studiosi del settore. Sarebbe importante raccogliere una domanda di ascolto e di confronto, data anche la qualità del personale da cui viene.
  La seconda domanda riguarda il futuro del parco di Ostia antica e dell'Appia antica, visto che la separazione prevista rispetto al quadro che, oggi, tiene dentro anche il Colosseo mette a rischio risorse importanti che, finora, sono state utilizzate per la gestione e valorizzazione di questi due importanti siti di Roma.

  PIETRO LIUZZI. Penso che la ratio della riorganizzazione centrale e periferica del ministero sia condivisibile. La necessità di contenere i costi, di razionalizzare e di riorganizzare, compresa anche quella di formare, quindi adeguare alle più moderne esigenze di tutela e salvaguardia del nostro immenso patrimonio artistico, archeologico e architettonico, mi trova assolutamente d'accordo. Il ministro potrebbe darci un ragguaglio, se a fronte di tutto quest'interessante progetto si faccia ricorso, tentando di essere efficienti in tal senso, alle nuove tecnologie della comunicazione.
  Dotarsi di procedimenti, tecnologie informatiche e telematiche potrà sicuramente consentire la velocizzazione e, quindi, anche facilitare e fluidificare il rapporto tra cittadino e impresa con lo Stato, in particolare quella parte di Stato che attiene alla tutela e alla salvaguardia del nostro patrimonio. Probabilmente, un diverso accento avrebbe potuto mettere il ministero in merito all'abolizione di alcune Pag. 12soprintendenze, come è il caso di Taranto, ma non voglio pensare a una battaglia localistica, quanto a qualcosa di più generale.
  Probabilmente, l'uso delle tecnologie dell'informazione, velocizzando e non creando una dipendenza, o comunque una condizione data dalla fisicità delle strutture, avrebbe potuto – o potrebbe ancora – costituire la chiave di volta di questa riforma. Esistono provvedimenti in tal senso ?

  CHIARA DI BENEDETTO. Anch'io farò, e non me ne voglia la Presidente, un breve riferimento alla replica che il ministro ha fatto a quanto era stato sollevato nella scorsa audizione.
  Nello specifico, mi riferisco al mancato ascolto e alla responsabilità che il ministero, anzi il ministro, si è preso nel momento in cui ha portato avanti un processo di riforma non ascoltando tutte le voci che, nel frattempo, si sono alzate, se non in contrasto, quanto meno con un atteggiamento di perplessità rispetto a quello che si stava portando avanti come riforma del ministero.
  Parlo di numerose voci, da personaggi come Tomaso Montanari, come Salvatore Settis, come gli stessi Rodotà, Dario Fo e Massimo Bray, che hanno firmato un appello che è stato divulgato in rete. Parlo anche degli stessi professionisti che lavorano all'interno delle soprintendenze e che vivranno sulla loro pelle questa riforma. Parlo del Comitato tecnico-scientifico per i beni archeologici, dei dirigenti archeologi, dell'API (Archeologi del pubblico impiego), dell'Assotecnici, addirittura del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici, che si è espresso in maniera preoccupata sulla riforma nell'agosto 2015. Potrei continuare.
  Quello che risulta più evidente è che tutte queste voci si sono alzate sostanzialmente per sottolineare delle questioni di merito che, appunto, riguardavano l'accorpamento delle soprintendenze e la distribuzione delle stesse nel territorio, che sembrano rispettare più un principio di concentrazione di densità demografica che di peculiarità del patrimonio archeologico distribuito nel nostro territorio. Taranto è un esempio di questo tipo. La cancellazione della soprintendenza archeologica dell'Etruria è un altro esempio di questo tipo, e così tanti altri.

  PRESIDENTE. Onorevole, la prego di formulare il suo quesito, in due minuti.

  CHIARA DI BENEDETTO. La mia domanda è questa. Mi farebbe piacere sapere perché tutte queste voci non sono state ascoltate dal ministro, perché non è stata intavolata una discussione, non c’è stato un confronto e non sono state prese in considerazione queste voci, che pure sono altamente qualificate a esprimere un parere su questa riforma, proprio perché provengono dall'interno del ministero. Poco fa, ha detto che la riforma era stata ampiamente dibattuta all'interno del ministero, ma mi sembra che questo non sia avvenuto, altrimenti non si spiegherebbero tutte queste manifestazioni – anche a mezzo stampa – di associazioni e di professionisti.

  PRESIDENTE. Adesso è previsto l'intervento dell'onorevole Pannarale. Devo, però, ricordare ai colleghi che in Senato il tema dell'audizione del ministro era esattamente su questo, cioè sulla riforma del ministero, mentre quelle di oggi erano risposte a quella parte. Naturalmente, si potevano rivolgere al ministro anche domande sulla seconda parte del suo intervento.
  Capisco che le Commissioni riunite siano fortemente interessate a tali temi, ministro, e quindi lei capisce bene che questa è la ragione di tutto questo pathos su quella prima parte, ma invito i colleghi a mantenere l'ordine del giorno del nostro incontro di oggi, altrimenti ricominciamo daccapo ogni volta.

  ANNALISA PANNARALE. Cercherò di stare nel contenuto della seconda parte dell'intervento del ministro, anche se devo dire che il contenuto della prima parte avrebbe meritato molto più tempo.Pag. 13
  Mi spiace soltanto che il ministro, che pure ha risposto – e lo ringrazio – a una parte dei quesiti posti precedentemente, non abbia dedicato la necessaria riflessione al rischio di non rispettare più la normativa vigente rispetto a un uso dei volontari che non è più – a un certo punto – sussidiario al lavoro di professionisti specializzati, e rischia di diventare sostitutivo, quindi non affianca più un numero determinato di dipendenti previsto per legge, ma diventa l'unico strumento possibile per garantire la tutela e la valorizzazione in questo Paese.
  Passo, con domande veramente secche e rapidissime, al contenuto dell'audizione di oggi.
  Fondamentalmente, sul FUS: va bene l'azione di monitoraggio di cui ha parlato il ministro e va bene che ci sia la verifica – a consuntivo parziale, immagino – di una corrispondenza tra quanto dichiarato e quanto fatto. Del resto è un modo per dare ragione a uno degli elementi che (credo) sia stato oggetto di consenso piuttosto diffuso, cioè la possibilità che venissero eliminate le famose rendite di posizione, come si è detto e, quindi, il rischio che le attività – per così dire – attuali non corrispondessero più a dati storici.
  Non c’è dubbio che questo ripensamento abbia degli elementi positivi, come quello appena detto, come il requisito della triennalità che dà maggior respiro nella progettazione oltre che nella certezza delle risorse, come la multidisciplinarietà, e così via. Il ministro si è espresso rapidamente e ho fatto anche fatica ad ascoltare, però mi riservo di leggere quanto ha detto, quindi credo che utilizzeremo altri spazi per entrare nel merito. Va bene che si vada a ridiscutere delle regole, perché dei problemi, in effetti, ci sono stati, quindi con un nuovo decreto ministeriale.
  Mi sembra poi che, fondamentalmente, ci siano soltanto tre elementi che, in maniera veloce, voglio porre. Rimane ancora il problema legato a una distribuzione territoriale che sia più equilibrata. In qualche modo, si può pensare che una maggiore concentrazione di risorse per un numero minore di soggetti possa incentivare la qualità, anche se resta il problema di una produzione culturale che sia diffusa e che possa incrociare meglio i nostri territori, per lasciare dei segni nella capacità di trasformazione che siano rilevanti, che siano decisivi.
  Non ricordo se è stato fatto riferimento – ripeto che è legato alla velocità della relazione – al requisito piuttosto discusso dei cluster, per esempio. Si tratta di un problema di omogeneità che, in questo caso, è stata legata a un piano dimensionale e che, invece, andrebbe ripensata rispetto all'attività, alla sperimentazione, ai temi e ai contenuti.
  Vorrei poi parlare dell'aspetto che riguarda le residenze, che rischia di essere un elemento non più di presidio culturale all'interno di un'area, che si presta anche alla capacità di costruire reti mobili, ma un elemento di stanzialità, di permanenza culturale. Questo è stato un problema che, credo, sia stato posto da numerosissime parti ed è una limitazione che ritengo molto forte. Questo Paese ha bisogno, invece, di forme di nomadismo culturale, che vadano esattamente nella direzione contraria. Mi sembra che il ministro abbia fatto riferimento a un'estensione rispetto a questo, però chiedo conforto e chiedo anche di insistere su questo piano.
  Inoltre, resta – e chiudo – un problema di slancio progettuale, costantemente compromesso dai tempi delle rendicontazioni, dalla lentezza delle procedure nell'erogazione dei contributi. Tutto questo si connette a un problema che resta enorme sul piano occupazionale. Stiamo parlando di lavoratori e lavoratrici che continuano a essere penalizzati dal non riconoscimento delle tutele e da una grande fatica nel dover esprimere in maniera compiuta la propria professionalità, senza dover far costantemente i conti con elementi di svilimento di questa stessa professionalità e della loro dignità.

  ELENA FERRARA. Anch'io vorrei tornare sulla questione relativa al Fondo unico per lo spettacolo, per cui ringrazio il ministro per aver già dato alcune indicazioni, soprattutto sull'estensione per il Pag. 142016 e il 2017, sul FUS costante e sull'attenzione al monitoraggio. Abbiamo avuto già le audizioni con il direttore generale Cutaia e abbiamo già ricevuto alcune risposte. Oggi vorrei, però, sottolineare un aspetto, dando per scontato che ho apprezzato l'intervento che mi ha preceduto, in particolare riguardo al welfare dei lavoratori in questo settore, e che le scelte che si fanno vanno a impattare sulla loro sicurezza e sulla loro professionalità, oltre al fatto che sono appunto operatori poco e scarsamente tutelati.
  In una risoluzione approvata in 7o Commissione all'unanimità, al Senato, si toccano vari punti che riguardano anche quest'aspetto e anche quello della collaborazione nel tenere monitorato il FUS. Inoltre, si tocca un punto in particolare, cioè l'intersezione tra la produzione e la formazione, nello specifico musicale, ma anche in generale nell'arte.
  Le associazioni più penalizzate con la distribuzione del FUS sono state quelle che riguardano la musica contemporanea, la ricerca, la sperimentazione di nuovi linguaggi, per cui quei 20.000 euro spesso bastavano ed erano sufficienti per tenere vive alcune situazioni dove i giovani potevano anche sperimentare. Per esempio, i giovani compositori che trovano progressivamente una mancanza di spazi, operano comunque per noi, perché sono leve molto importanti del nostro made in Italy contemporaneo; studiano, per esempio – non tutti, ma alcuni di loro – composizione per la laurea magistrale nei nostri conservatori, ma devono poi andare all'estero per avere un'opportunità di lavoro con la loro creatività.
  Che cosa nell'algoritmo non è stato utilizzato ? I criteri già esistenti, quali il pubblico e le risorse dei privati, ci sono, ma non quelli che riguardano la sfera della ricerca e della sperimentazione, il numero delle prime esecuzioni, il numero delle esecuzioni di compositori viventi, l'esecuzione di opere scritte nel ventunesimo secolo, le commissioni a compositori esordienti, i giovani esecutori e i giovani interpreti.
  Si potrebbe pensare di modificare qualche cosa all'interno del decreto, oppure si potrebbe pensare a un fondo specifico ? Al riguardo, ho un invito che rivolgo alle presidenze delle Commissioni: forse è possibile prevedere un'audizione congiunta del Ministro Franceschini – che ha dato la sua disponibilità oggi e sappiamo essere presente e disponibile – con il Ministro Giannini ? Lo chiedo perché il tema della correlazione tra la formazione e la produzione, il tema delle azioni correlate, il tema dell'accreditamento delle istituzioni e degli enti di ricerca, il tema della valorizzazione e, magari, anche dell'incentivazione, potrebbero essere trattati in un contesto di intersezione tra i due ministeri, visto che c’è anche – ed è stata una scelta assolutamente illuminata – la direzione generale specifica.

  MICHELA MONTEVECCHI. Sarò velocissima anch'io.
  In merito al Fondo unico per lo spettacolo, mi piacerebbe sapere dal ministro qualcosa di più sulla questione della trasparenza della composizione delle commissioni valutatrici e sull'attestazione di competenza dei suoi membri.
  A luglio scorso, ci sono state le dimissioni della professoressa Silvia Colasanti, che hanno richiamato l'attenzione sulle procedure di trasparenza e sulle competenze possedute da alcuni componenti della Commissione musica del MIBACT. Vorrei capire con quali criteri sono stati designati questi membri e se è prevista una rotazione, perché non mi ricordo se è prevista una rotazione dei membri di questa commissione.
  Non c’è trasparenza sulle motivazioni che hanno condotto i commissari all'assegnazione dei vari punteggi. Questo è un problema che abbiamo riscontrato anche in un altro ministero che va a braccetto con questo, cioè il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, a proposito dei processi selettivi per i docenti, quindi c’è questa difficoltà di essere trasparenti.
  Passando alle fondazioni lirico-sinfoniche, vorrei innanzitutto partire dall'anatocismo Pag. 15e dalle verifiche relative agli eventuali interessi anatocistici corrisposti dalle fondazioni nell'intrattenimento dei loro rapporti bancari, per quanto riguarda gli affidamenti (sappiamo essere procedure abbastanza normali). Sappiamo che questa verifica era entrata nella cosiddetta norma Bray. A me risulta che non siano state fornite delle documentazioni certificate da terzi circa la presenza di corresponsione di questi interessi nei rapporti tra le fondazioni e le banche con le quali, appunto, intrattenevano rapporti circa l'indebitamento.
  Tutto ciò significa che questa documentazione o non è stata fatta pervenire o è pervenuta senza che vi fosse la certificazione dei dati contenuti, quindi, vorrei capire innanzitutto queste verifiche a che punto sono e come mai stanno succedendo tali cose.
  Poi, mi risulta che il Commissario del governo per il risanamento e il rilancio delle fondazioni liriche Pinelli non sarà più Commissario straordinario, quindi vorrei capire quali siano le motivazioni di questo avvicendamento alla carica di Commissario straordinario e, soprattutto, se è prevista la nomina di un nuovo Commissario. Vorrei sapere, in questa nuova fase, come si deciderà di procedere.
  In ultimo, vorrei chiedere velocemente, visto che, poi, il collega Valente ci tornerà sopra, in merito alla Fondazione Arena di Verona, che cosa ha da dirci il ministro sulla questione legata all'Arena Extra Srl, creata dall'attuale sindaco Tosi e dal sovrintendente Francesco Girondini, che risulta allo stesso tempo creditore e debitore della Fondazione Arena di Verona. Questo ha poi provocato, a quanto pare, tutta una serie di pratiche poco virtuose, che hanno portato all'eccessivo indebitamento dell'ente e alla situazione di sfascio – possiamo usare questo termine un po’ forte – in cui esso si trova attualmente.

  SIMONE VALENTE. Mi concentrerò principalmente sull'ultimo argomento che ha citato la collega Montevecchi, quello riguardante alcune fondazioni lirico-sinfoniche, perché al comma 356 dell'articolo unico della legge di stabilità per il 2016 è stata inserita una procedura precisa. In quel comma, si dice che la procedura di risanamento prevista dall'articolo 11 del decreto-legge n. 91 del 2013 si applica anche alle fondazioni liriche che non versino nelle condizioni del comma 1 del medesimo articolo 11, ovvero alle fondazioni che, in passato, non erano indebitate.
  Durante la discussione del disegno di legge di stabilità, io ho provato a chiedere spiegazioni al Governo riguardo al parere positivo a questo emendamento al testo, perché è un emendamento che proveniva da alcuni colleghi e durante la discussione sono stato anche attaccato perché – anche se volevo solo chiedere spiegazioni – alludevo a una destinazione ben precisa che poi lei, oggi, mi ha confermato ovvero quella della Fondazione Arena di Verona. Io vorrei capire esattamente perché avete deciso di ampliare la platea a fondazioni che non avevano un indebitamento e, soprattutto, con quali criteri.
  Seconda domanda: non conoscevate già la situazione della Fondazione Arena di Verona e quali problemi c'erano in passato ? Io vorrei anche capire se questo è frutto di una programmazione concordata con il commissario straordinario Pinelli, oppure semplicemente di una contrattazione politica che è stata fatta con un sindaco che ha chiesto aiuto a un Governo che, peraltro, è di schieramento opposto. Io vorrei avere dei chiarimenti su questo punto.

  PRESIDENTE. Do la parola al ministro per la replica.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Sì, è la replica alla replica della replica. Lo faccio volentieri e non mi sottraggo, perché alle domande si risponde, però naturalmente, come ha detto lei presidente, se la replica suscita un nuovo dibattito in merito a una nuova replica, continuiamo all'infinito. Ovviamente, non posso usare questo argomento formale per sottrarmi alle risposte.
  Onorevole Malisani, io le ripeto – poi, le opinioni possono essere differenziate – Pag. 16che il decreto ministeriale dello scorso 23 gennaio è un rafforzamento della tutela, anche rispetto alle norme nuove che sono entrate in vigore. L'accelerazione non è imposta – anche se sarebbe sempre sano imporre naturalmente un'accelerazione alla capacità di risposta della pubblica amministrazione sui problemi dei cittadini, delle imprese e della pubblica amministrazione stessa – ma deriva dal fatto che è in vigore una forma di silenzio-assenso. La preoccupazione è che, pur a fronte della molto più «blanda» forma di silenzio-assenso che è applicata al settore dei beni culturali, bisogna per forza lavorare per accelerare; l'accelerazione passa attraverso una serie anche di razionalizzazioni delle strutture.
  Per rispondere a quanto detto dall'onorevole Brescia, e ripreso poi da altri, su Taranto vorrei dire che capisco che vi sono le giuste rivendicazioni e lamentele e la sottolineatura di peculiarità territoriali, però la situazione della Puglia era questa: c'erano due soprintendenze che, per princìpi che ho cercato di esporre, diventano tre (archeologia, belle arti e paesaggio).
  Una soprintendenza è per l'area metropolitana di Bari, una soprintendenza è relativa all'area Barletta-Andria-Foggia e una terza soprintendenza esisteva già, perché già esisteva la soprintendenza archeologica regionale con sede a Taranto e la soprintendenza per le belle arti e il paesaggio con sede a Lecce.
  Ora, poiché la soprintendenza in quel caso è dell'area di Taranto-Brindisi-Lecce, come era prima, il tema era decidere dove fare la sede, cioè il luogo legale e formale e la base di lavoro del soprintendente. Taranto ha tutte le peculiarità che lei ha ricordato e che io ho condiviso, per cui, non a caso, questo Governo ha fatto un decreto ad hoc su Taranto che non riguarda soltanto l'ILVA, ma anche la città vecchia e tutti gli interventi di rivalutazione di quell'area. Inoltre, non a caso, il Museo archeologico di Taranto, pur non essendo in quanto a visitatori paragonabile agli altri musei che hanno avuto l'autonomia, avendo una straordinaria collezione e delle straordinarie potenzialità di crescita, è uno dei musei autonomi che sarà retto da un dirigente di seconda fascia del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Se io avessi scelto Lecce, avremmo avuto due dirigenti a Taranto e nessuno a Lecce che pure, oggi, ne ha uno. La provincia di Lecce ha un milione di abitanti, cioè esattamente il doppio della provincia di Taranto, quindi, vi ripeto che anche in questo caso si può condividere o non condividere, ma mi pare che ci sia una soluzione che porta un dato equilibrato, soprattutto tenendo conto del fatto che non si chiude la sede di Taranto. Le soprintendenze che si occupano di quattro o cinque province – molto frequentemente – hanno sedi staccate della soprintendenza, quindi, questo non toccherà l'esistenza della sede di Taranto e il personale di Taranto, ma la sede della soprintendenza, per una ragione di equità, è a Lecce.
  Un conto sono l'efficacia della gestione e i doveri di vigilanza amministrativa del ministero, un'altra cosa sono le indagini della magistratura. Sulle indagini della magistratura, la posizione del ministero è chiarissima; tant’è vero che abbiamo già avviato le procedure di costituzione di parte civile. Sulle procedure di controllo, le cose cui facevo riferimento prima valgono per tutte le fondazioni lirico-sinfoniche e devono valere sempre di più, quindi anche per il Petruzzelli di Bari sono state avviate procedure di ispezione. Tuttavia, vi ripeto che anche sulla parte penale il ministero si sta costituendo parte civile.
  Inoltre, credo che occorra un lavoro nell'esercizio delle funzioni di vigilanza, anzi è questo un tema. Certo, ora non è che possiamo aprire un altro dibattito, ma io vorrei che l'esperienza del Commissario – poi, lo dico – del controllo dei piani di risanamento e della vigilanza sulle otto fondazioni lirico-sinfoniche che sono state ammesse alla legge Bray, quindi la parte positiva di quel lavoro, diventasse una parte del lavoro ordinario di vigilanza che la direzione generale per lo spettacolo Pag. 17deve svolgere sulle fondazioni lirico-sinfoniche, quelle messe meglio e quelle messe un po’ peggio.
  Vorrei rispondere a quanto detto dall'onorevole Fassina, poi ripreso dall'onorevole Di Benedetto. Onorevole Fassina: ho ascoltato e ci mancherebbe altro. Intanto, vorrei dirle che il decreto ministeriale non è stato un colpo di testa, ma è frutto di una norma approvata nella legge di stabilità che mi impegnava entro il 31 gennaio, con un decreto ministeriale, a realizzare una seconda revisione delle strutture del ministero.
  Ho ascoltato e incontrato i sindacati e ho sentito il parere del Consiglio superiore dei beni culturali che ha, invece, dato un parere positivo e favorevole, naturalmente con delle distinzioni, ma nella sostanza favorevole. Poi, ho sentito le Commissioni parlamentari e replicato a quella comunicazione prima di approvare il decreto ministeriale, pur non essendo tenuto a farlo, mentre i sindacati ero tenuto a ascoltarli. Inoltre, informato le organizzazioni sindacali, abbiamo ascoltato le critiche e abbiamo anche accolto alcune modifiche.
  Dopo quel momento, cioè dopo la firma del decreto ministeriale, c’è stato un po’ di tutto: francamente, mi chiedo come si possa dire di non essere stati ascoltati. Ho ascoltato e letto, perché tutti i giorni ci sono documenti e articoli sui giornali – anche oggi – di illustri archeologi che la pensano in modo radicalmente opposto ad altri altrettanto illustri archeologi. Anche la comunità scientifica – come è giusto che sia – su questo tema si confronta; non c’è una posizione assolutamente condivisa.
  Ci sono archeologi che sostengono che questa operazione aiuti la tutela archeologica e ci sono altri archeologi che sostengono che la indebolisca. Poi, per carità, la democrazia è il dibattito sano all'interno della comunità scientifica. Tuttavia, chi ha delle responsabilità di governo deve scegliere e, scegliendo, si prende anche le critiche e, se capita (raramente) qualche applauso.
  Le critiche possono venire naturalmente dall'interno del ministero o fuori dal ministero o dall'opinione pubblica, oltre che naturalmente dal Parlamento sovrano. Mi pare – le ripeto – che questa scelta vada in una direzione, per cui la si può condividere o meno, ma non si può dire che non c’è stato ascolto. Una cosa è l'ascolto, una cosa è, di fronte a una resistenza e a una protesta, fermarsi, che è una delle cose che, credo, vadano modificate in questo Paese.
  Per quanto riguarda Ostia antica e l'Appia antica, che sono due grandi opportunità che verranno valorizzate – parliamo di parchi archeologici, quindi dentro il parco archeologico – come avviene oggi, si faranno tutela e valorizzazione con delle potenzialità enormi. Viene loro semplicemente data l'autonomia, quella che è stata data ai venti musei o, per esempio, al parco archeologico di Paestum, nella prima fase con la selezione di scelta internazionale. Finalmente, invece di essere degli uffici alle dipendenze di una soprintendenza, in questo caso la soprintendenza speciale di Roma, avranno un comitato scientifico e un consiglio di amministrazione e avranno autonomia di bilancio e di gestione. Inoltre, si terranno gli incassi, e quei soldi che raccolgono dalla valorizzazione potranno impiegarli per la tutela.
  Economicamente non reggeranno ? Abbiamo previsto in un decreto ministeriale – che è già operativo – che tutti i musei e luoghi archeologici aperti al pubblico versino il 20 per cento degli incassi a un fondo di solidarietà nazionale, perché è evidente che c’è il museo o il Colosseo che fa 6 milioni di visitatori e c’è il sito che ha una straordinaria collezione in una posizione geografica svantaggiata, quindi il riequilibrio sta già avvenendo. Il 20 per cento di tutti gli incassi dei musei va in un fondo di solidarietà da redistribuire a favore dei musei che con gli incassi e con i proventi dei servizi aggiuntivi non ce la fanno a vivere. Questo è già operativo e i bilanci che si stanno costruendo hanno già nella previsione questa quota del 20 per cento.
  Su quanto detto dal senatore Liuzzi sull'informatizzazione, ovviamente, sono d'accordo: c’è un problema generale della Pag. 18pubblica amministrazione e in questo settore l'informatizzazione potrebbe aiutare molto. Ci stiamo lavorando, infatti abbiamo messo delle risorse ogni anno – cioè l'anno scorso e quest'anno – sull'informatizzazione delle strutture periferiche del ministero. Naturalmente, è un cammino lungo e costoso.
  Onorevole Di Benedetto, sull'ascolto credo di aver già risposto.
  La soprintendenza dell'Etruria non è stata affatto cancellata, perché c’è una soprintendenza per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio che si chiama «Etruria meridionale» e che accorpa le competenze in quel pezzo di territorio della parte archeologica e della parte delle belle arti. Inoltre, questa soprintendenza è l'unica che nel nome non ha le province soltanto, ma anche l'indicazione «Etruria meridionale» appunto per la peculiarità di quell'area.
  Onorevole Pannarale, non ho risposto prima e le chiedo scusa. Sui volontari leggo molte cose sul giornale, tendenzialmente spesso approssimative, e vorrei dire che, se intendiamo per volontari i rapporti di lavoro a tempo determinato, sto applicando una norma di legge che ha approvato il Parlamento.
  Certo, questo può piacere o non piacere, ma la norma dei «Mille giovani per la cultura» voleva evitare quello che era successo con gli assunti di una precedente norma che prendevano 500 euro al mese. La norma diceva «Mille giovani per la cultura» e noi l'abbiamo interpretata come un'indicazione di obiettivo, quindi abbiamo preso 150 giovani l'anno scorso e 130 quest'anno a tempo determinato che prendono non 500 euro, ma uno stipendio accettabile sopra i 1.000 euro. Ripeto che sono a tempo determinato e che è la norma di legge che stiamo applicando.
  Aggiungo che nel curriculum di una persona, aver lavorato sei mesi o un anno agli Uffizi o al Colosseo o a Pompei è un pezzo fondamentale e che questa volta abbiamo avuto la norma che ci ha consentito di fare assunzioni a tempo indeterminato. Trovo la polemica sui volontari del Servizio civile nazionale veramente inaccettabile. Il Servizio civile nazionale è un valore in questo Paese ed è una battaglia della Sinistra, quindi non capisco perché, se si fa il Servizio civile nazionale nella sanità e nel sociale, va bene, mentre, se si fa Servizio civile nel settore dei beni culturali, si tratta di precari.
  Che cosa c'entra il fatto che vengono pagati 400 euro ? Tutti quelli che fanno il Servizio civile nazionale vengono pagati con un rimborso spese di circa 400 euro. Il Servizio civile nazionale mi pare un grande valore, per cui io mi sono battuto affinché 2.000 giovani del Servizio civile nazionale lo facessero nel settore dei beni culturali oltre che nella sanità, nei comuni e negli altri posti dove lo fanno. Non capisco cosa c'entra tutto ciò col precariato, perché si tratta di Servizio civile, non di precariato; non mescoliamo le cose.
  Per quanto riguarda le residenze, mi sembra giusto quanto detto. La norma prevede – con l'applicazione del decreto dell'anno scorso – che ci sia questa forma di cofinanziamento (60 per cento gli enti territoriali e 40 per cento il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) che sta andando avanti con le Regioni. Condivido assolutamente quanto detto, cioè che bisogna assolutamente far girare e circuitare. Certo, la stabilità è data da questo esperimento della triennalità che, per la prima volta, quest'anno, viene applicato.
  Senatrice Ferrara, sulla musica contemporanea, sono assolutamente d'accordo con lei. Citavo prima i numeri della lirica e li citavo in senso positivo. Ci sono settori interi della musica in cui l'Italia è piena di talenti, come nella musica contemporanea e nel jazz. Abbiamo cercato di fare delle cose che, prima, non c'erano e che si possono migliorare. Ho citato le voci specifiche sugli under 35. In merito, il disegno di legge del cinema su cui stiamo lavorando, che verrà unificato a quello parlamentare, prevede che ci sia un incentivo molto forte per gli under 35 e per le opere prime e seconde. Inoltre, abbiamo fatto degli interventi particolari per il jazz con un bando specifico che ripeteremo ogni anno. Sono assolutamente d'accordo che Pag. 19bisogna investire sul contemporaneo e non soltanto sulla forza del nostro passato.
  Senatrice Montevecchi, per quanto riguarda le commissioni e come sono fatte, posso dirle che c’è una differenza col passato e che non era mai stato così, perché prima la scelta era discrezionale. Abbiamo messo un bando su Internet e hanno fatto domanda una serie di persone depositando il curriculum. Fra tutti quelli che hanno fatto domanda, sono stati scelti i membri delle commissioni. Anche per la sostituzione della citata componente della commissione che si è dimessa, la procedura è stata ripetuta ed è stato scelto un sostituto; poi si può condividere o non; e la commissione può far bene o far male.
  Abbiamo anche previsto che il direttore generale per lo spettacolo non voti all'interno della commissione. Al riguardo, il tema sarebbe un altro: trovare un meccanismo. Sul cinema, stiamo facendo esattamente questo ragionamento. Sapete che nel cinema c'era la commissione che valutava i film di rilevante interesse culturale, ma la vogliamo far scomparire e far diventare tutto un meccanismo automatico di tax credit.
  Certo, lì si può fare, mentre in questo caso è difficile togliere un elemento di valutazione. Inoltre, siccome tutti chiedevano più spazio alla qualità rispetto ai parametri base: qui viene fatta una valutazione sui parametri base che è un'applicazione matematica e una valutazione discrezionale sulla qualità.
  Improvvisamente, la qualità è passata da «troppo poco» a «troppo». Al riguardo, bisogna capirsi, certo, nel rispetto delle persone. Sugli accessi applichiamo le regole di trasparenza e mi pare che tutto si possa dire tranne che non ci sia trasparenza degli atti, perché ci sono state 125 richieste di accessi nel settore del teatro, 100 per il settore della musica, 10 per il settore della danza e 15 per quello disciplinare. Inoltre, ci sono stati anche molti ricorsi, dopo aver fatto richiesta di accesso ai documenti, in base alle norme sulla trasparenza.
  Per quanto riguarda l'anatocismo, voglio approfondire il tema, quindi non sono in condizione di rispondere adesso, ma ha fatto bene a sollevarlo.
  A proposito della questione sul commissario Pinelli, nonostante gli fosse stata offerta una proroga, ha scelto di non continuare in questo lavoro che ha fatto molto bene e in cui è stato molto apprezzato. Inoltre, credo che appunto, oggi, gli chiederemo di fare un'altra cosa nell'ambito del ministero. In quel caso, se viene sostituito da un altro commissario, è perché la norma prevede che la figura del commissario non debba solo approvare l'ammissione alla procedura di risanamento, ma anche monitorarne l'attuazione.
  Su Verona, ho detto – credo alla luce del sole – che la norma di legge consente di fare domanda. La Fondazione Arena di Verona ha fatto domanda e ci sarà una verifica da parte del commissario, perché questo prevede la norma, per capire se ci sono i requisiti per accedere ai «benefici» della legge Bray e, poi, avviare tutte le procedure per il piano di risanamento.
  In particolare in questo settore, come in altri settori, a cominciare appunto dal cinema, credo che il lavoro che dovremmo fare, oltre a migliorare le regole e ad aiutare il più possibile con risorse pubbliche chi opera in questo settore, sia allargare la base e il numero di quelli che utilizzano musica e concerti e che vanno al cinema e a teatro. La parte di lavoro che io ritengo principale nel mio impegno è esattamente questa.
  Lo abbiamo già fatto sui musei con la domenica gratuita ai musei, che ha trainato il numero di persone che vanno ai musei anche a pagamento. Ci sono dei dati oggettivi, come avete visto su qualche giornale, perché l'anno scorso sono aumentati i biglietti dei cinema venduti, i biglietti dei musei e i libri venduti. Dopo tanti anni, il dato di questa mattina è un aumento molto forte che mi pare sia dell'11 per cento dei biglietti venduti nei concerti, quindi siamo in una fase di inversione di tendenza per recuperare un Pag. 20ritardo enorme nel nostro Paese. Ritengo che, se si allarga la platea, è un vantaggio per tutti.
  Riguardo alla card per i giovani, si può dire che sia una cosa elettorale o meno e che le opinioni sono legittime, però la card per i giovani, finalizzata a musei, concerti, teatro, cinema e acquisto libri, innanzitutto, ci porta un dato: siccome la copertura di quella norma è costata 290 milioni di euro, significa che gli operatori di questo settore, oltre al FUS, avranno 290 milioni di entrate garantite dalle card che si vanno a spendere, il che mi pare sia una cifra significativa.
  Secondo punto, ma non ultimo: tutto quello che si può fare, si fa. Stamattina, abbiamo firmato un nuovo accordo con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per il cinema e il teatro nelle scuole, con un progetto per il quale ringrazio molto l'AGIS, perché ha lavorato con molta convinzione. Il 22 ottobre prossimo saranno aperti tutti i teatri gratuitamente, la mattina per le scuole e il pomeriggio e la sera per chi vorrà andare a teatro. Si tratta di una giornata che diventa una specie di festa del teatro ed è probabile che una parte di quelle persone che ha l'opportunità di andare a teatro gratuitamente, poi, nella propria vita si innamori del teatro, come i diciottenni possessori della card.
  Penso che questo lavoro dovrebbe essere condiviso e ampliato, senza rassegnarci a essere un Paese in cui si va al cinema meno degli altri, si va a teatro meno degli altri e si comprano libri meno degli altri.

  PRESIDENTE. Grazie, ministro, della disponibilità e del tempo che ci ha dedicato. Chiudiamo la nostra seduta, ringraziando il vicepresidente della 7a Commissione senatore Conte.

  MICHELA MONTEVECCHI. Vorrei chiedere gentilmente al ministro, qualora avesse tempo, anche per iscritto, se può rispondere alle due domande mancanti, perché nella grande massa di domande ne ha perse un paio per strada.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Sull'anatocismo ?

  MICHELA MONTEVECCHI. Sull'anatocismo e anche in merito alla Fondazione di Verona: io le avevo posto un problema molto grosso di gestione della Fondazione e volevo sapere se lei ne fosse edotto.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Sull'anatocismo le darò una risposta a parte, perché devo approfondire, mentre sulla Fondazione Arena di Verona non saprei che cos'altro dire: più che rispondere – come le ho detto – che sono state anche in quel caso avviate procedure di ispezione e che, soprattutto per l'ammissione alle procedure della legge Bray, c’è una fase di verifica che farà il Commissario.

  MICHELA MONTEVECCHI. La seconda domanda era sulla rotazione dei membri delle commissioni valutatrici, ma fa lo stesso.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Il FUS è triennale, quindi la commissione verrà rinnovata al termine di questo triennio.

  PRESIDENTE. Ringrazio ancora il Ministro. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della nota depositata dal Ministro Franceschini (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.30.

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