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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 17 febbraio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti, Falco Accame:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 4 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 8 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 8 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 8 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 8 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 8 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 8 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 10 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 10 
Duranti Donatella (SI-SEL)  ... 10 
Lacquaniti Luigi (PD)  ... 11 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 11 
Capelli Roberto (DeS-CD)  ... 11 
Simonetti Roberto (LNA)  ... 12 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 12 
Boldrini Paola (PD)  ... 12 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 12 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 12 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 13 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 13 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 13 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 13 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 13 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 13 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 14 
Accame Falco , Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti ... 14 
Scanu Gian Piero , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIAN PIERO SCANU

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso. Mi pare che non vi siano obiezioni, per cui così resta stabilito.

Audizione del Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti, Falco Accame.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ammiraglio, onorevole Falco Accame, presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti.
  Vorrei spendere in maniera sobria, come è giusto che sia, qualche parola all'indirizzo dell'onorevole Falco Accame, che non a caso è il primo che audiamo. Nel nostro simbolismo politico, onorevole Accame, questo vorrebbe rappresentare e rappresenta di fatto una manifestazione di stima nei suoi confronti per la lunga militanza e la passione che hanno caratterizzato il suo impegno sia nella politica sia nella tutela dei diritti delle vittime non solo dell'uranio impoverito, ma anche di altre patologie. Oltre al benvenuto di rito, quindi, c’è anche una esplicita manifestazione di grande cordialità e di grande stima nei suoi confronti.
  Ricordo, prima di iniziare l'audizione, che con la seduta odierna diamo inizio al ciclo di audizioni di carattere introduttivo dell'attività di inchiesta della Commissione volto a favorire un approccio immediato e pragmatico alla materia oggetto dei nostri lavori, dando voce anzitutto alla rappresentanza delle vittime delle Forze armate e delle loro famiglie.
  In questo quadro, la prima persona che la Commissione ha ritenuto di invitare in audizione rappresenta infatti proprio quei soggetti al cui primario interesse è finalizzata la stessa attività di inchiesta della Commissione e ai quali va il nostro pensiero e saluto. L'Associazione presieduta dall'onorevole Accame è stata costituita nel 1983, e da allora l'ammiraglio onorevole Accame ne è presidente. Essa associazione ha lo scopo di operare in tutte le sedi competenti per la tutela della salute degli appartenenti ad ogni titolo alle Forze armate, perché sia data piena e concreta attuazione del principio costituzionale che garantisce a tutti i cittadini il diritto alla salute.
  Ai sensi dell'articolo 4 del proprio statuto, infatti, l'Associazione intende svolgere una puntuale opera di informazione in tema di tutela della salute degli arruolati nelle Forze armate, promuovere l'accertamento delle eventuali responsabilità negli infortuni mortali e/o comunque gravi avvenuti in relazione allo svolgimento del servizio militare, fornire assistenza in ogni sede alle vittime di detti infortuni ovvero alle loro famiglie.
  Do ora la parola all'ammiraglio Falco Accame, chiedendogli cortesemente di fornire il contributo della sua personale esperienza sulla materia che costituisce l'oggetto del lavoro della Commissione.

Pag. 4

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Mi scuso ancora con voi per il ritardo, ma mi era stato detto alle 8.45 e io credo di essere in orario. Chiedo scusa se siete stati tanto tempo ad aspettare.
  Ringrazio tanto il presidente a nome anche dell'Associazione Anavafaf, che presiedo, e delle cortesi parole. Ci occupiamo di questo problema dell'uranio da tanto tempo, mi pare dall'11 luglio 1991, per l'incidente di Camp Doha, in Kuwait, che destò grande preoccupazione. Dall'ambasciata di Washington mandarono un messaggio poiché sapevano che ero interessato alla questione.
  A Camp Doha l'11 luglio 1991 esplose un deposito – trovate anche su Internet questa notizia – e gli Stati Uniti, che avevano usato senza molto preoccuparsene l'uranio impoverito contro truppe e carri armati iracheni, questa volta essendo stati coinvolti loro stessi si preoccupano moltissimo. Dissero che bisognava impedire in partenza che qualsiasi particella potesse entrare nell'organismo umano. Questo è il punto, per cui bisogna tappare la bocca, il naso, l'ano. Abbiamo avuto tanti casi di tumore all'ano, agli organi genitali, perché gli interessati stavano seduti tanto tempo nelle Jeep, le tute non erano molto adatte, passava la polvere, per cui si sono avuti moltissimi casi al colon, al retto.
  Bisognava, quindi, tappare tutti i buchi, naso e così via, con maschere, una tuta fittissima che non permettesse l'entrata di queste particelle, guanti, sovra scarpe. Abbiamo avuto anche tanti casi scatenati dalla polvere penetrata nelle scarpe. Da allora, quindi, mi sono un po’ dedicato, tra le altre attività dell'Associazione, a questa. Abbiamo avuto tanti casi, purtroppo.
  Penso che possa essere utile per loro, poiché ho qui un calepino, che io elenchi quelle che, almeno a mio parere, sono cose ancora da farsi nonostante le varie Commissioni. Ero presente a quella dell'onorevole Franco tanti anni fa, le ho seguite un po’ tutte.
  Il lavoro delle Commissioni è un po’ difficile per questioni che torneremo ad illustrare. Una cosa anzitutto credo non venga mai detta, che invece per me è importantissima. Sono, infatti, un ricercatore operativo, ho fatto più di un corso all'università di Roma di matematica, all'Istituto di statistica, per cui vedo un po’ le cose sotto il profilo della metodologia con cui si affrontano i problemi. Sono stato capo del gruppo di ricerca operativa delle Forze armate, ed è anche in questa lettura che ho fatto quest'esposto. Si tratta di 12 punti. Spero che non vi annoino. Può essere utile per avere un'idea soprattutto, come diceva lei, di che cosa fare. A un certo punto, infatti, bisogna stabilire che cosa si può fare.
  La prima questione è adottare il questionario USA e assicurare un'esatta documentazione. Vi illustro brevissimamente che cosa voglio dire. Supponiamo che uno entri in un carro armato distrutto: è il più grande rischio che possa esserci, perché entra in una zona ristretta dove c’è stata una temperatura di 3.000 gradi, quindi è molto pericoloso. Ho mandato il questionario USA alla precedente Commissione. Se volete, lo manderò anche a questa. Purtroppo, molti soldati, per gioco, a parte quello che dovevano fare, andavano nei carri armati, prelevavano qualche pezzo come souvenir da portare a casa, non rendendosi conto della grande pericolosità della questione. Questo questionario USA, per la parte più pericolosa, dice questo: ditemi se ci è stato cinque minuti, dieci minuti, quindici minuti, venti minuti, trenta minuti. Noi non solo non sappiamo se ci è stato quindici o venti minuti, ma non sappiamo neppure se c’è stato. In molti rapporti non figurava nemmeno.
  Per dire di più, e vengo al secondo punto, altra gravissima carenza è quella che nei documenti matricolari non figura, per esempio, una missione in un poligono, o addirittura una missione in Somalia. Questo dato non emerge. Mettendomi al posto del ricercatore operativo, ho bisogno di una massa di dati affidabili. Questo deve essere imposto con la massima durezza, come si fanno i rapporti. Ho letto rapporti talmente strampalati che non dicono niente, e non solo. Qualche volta Pag. 5non c’è nemmeno scritto che sono stati nel poligono. I documenti caratteristici, quindi, debbono essere aggiornati.
  Naturalmente, per questo ci vuole del lavoro. Quando sono in operazione all'estero, anche in un poligono, debbo avere delle persone che watch alla mano mi dicono se quello è stato nel carro armato. Potrebbe esserci stato una giornata intera, e noi non lo sappiano nemmeno. Non sappiamo nemmeno se è entrato nel carro armato. Questo serve a spiegare questo primo punto, che io giudico fondamentale. Purtroppo, in tutti questi anni non abbiamo sentito sufficientemente quest'esigenza. Ci troviamo con una banca dati poverissima.
  Secondo me, sarebbe importantissimo uno studio di ricerca operativa da affidare all'ISTAT o all'università di Roma. Io ho frequentato l'ISTAT, la facoltà di matematica, dove c'era il professor Ficarra tanti anni fa. Qualche ricercatore operativo bravo l'abbiamo in Italia, anche se l'Italia forse non è il meglio. Bisognerebbe affidare uno studio di fattibilità di ricerca operativa. Prima di tutto bisogna vedere se siamo nelle condizioni di farlo; se sì, bisogna fare uno studio.
  Questo è importantissimo anche per tutta la questione della problematica certezza/probabilità, di cui credo che il presidente abbia sentito infinite volte. Il nostro linguaggio – diciamoci la verità – è un po’ approssimativo. Nei tribunali civili si va a un 51 da un 49 per cento, ma bisogna poi calcolarlo questo 51 e 49, altrimenti non significano niente. Si parla di una probabilità maggiore in tribunale, ma poi bisogna vedere bene se il dato, quale che sia, sia abbastanza accettabile. Questa è una raccomandazione che ho messo proprio per prima. Ho avuto tanti racconti, rapporti con famiglie, ma quando si va al dunque, stringi stringi, i dati o non ci sono o sono discordanti. Questo porta, ovviamente, a delle difficoltà. Naturalmente, loro possono poi rivolgermi tutte le domande che credono. Mi fermo qui.
  Un altro punto che ho segnato è che mancano dati sui civili. Non sono stati colpiti solo i militari. In un'occasione, un rappresentante del Ministero ha parlato di 4.761 casi, ma c’è molta approssimazione. Andando a vedere queste cifre, i 4.761 erano relativi solo a militari in servizio, cioè dei quali era facile sapere che cosa avevano fatto, ma si sono ammalati in tanti tre anni dopo il congedo e non abbiamo disposto un sistema.
  Questi sono ormai civili perché sono andati via, poi ci sono i civili civili, gli abitanti di queste zone, dove sono i poligoni, e non sappiamo. In Bosnia abbiamo mandato tanti volontari. Col dottor Marcon, che si è occupato di queste cose, abbiamo ragionato tante volte, ma anche lui sa poco, perché non ha avuto strumenti, su quanti volontari sono deceduti. Io ho parlato con qualche moglie di questi volontari civili, ma brancoliamo nel buio. Questa è la questione dei civili, nel senso di ex militari andati in pensione, di cui è difficile seguire le vicende, perché non si sa dove siano. Si sono ammalati due anni: da dove risulta ? Che il Ministero si dia un po’ da fare, magari con i servizi segreti, che spesso risolvono dei problemi, e si occupi anche di chi va in congedo, in modo da essere aggiornati.
  Inoltre, mancano dati su malformazioni alla nascita. Questo è un altro tema di cui mi sono molto occupato. Una dottoressa mia amica voleva creare un gruppo proprio per queste persone, queste vittime. Io ho avuto il caso gravissimo di un signore con due gravissime malattie e per di più un figlio nato deforme, che «per fortuna» è morto, altrimenti avrebbe avuto anche quell'aggravio.
  Qui ci sono tanti problemi, la questione dei terzi. Se un militare si ammala e ha una partner, una moglie, quindi ci sono dei rapporti sessuali, gli effetti dell'uranio si trasmettono. Delle mogli si sono ammalate indirettamente e hanno magari avuto dei figli deformi. A parte questi, dobbiamo anche occuparci delle bestie. Ci sono stati tanti casi di bestie ammalate. Forse avrete sentito dell'agnello a due teste e di tutta quella problematica che ci fu un tempo. Enzo Biagi fece un bellissimo servizio su questo, dopo il quale mi ha detto di aver Pag. 6avuto tanti guai, poveraccio. Mi disse che era molto interessante, ma che appunto aveva avuto tanti guai.
  È andato, infatti, a Escalaplano, in Sardegna – non so se la Commissione farà qualche viaggio in Sardegna – dove un geometra molto bravo si era occupato di tutti questi casi di animali malformi. Avevano casi di bambini, ma anche di cuccioli di animali, e questo aveva due teste. Su questo abbiamo pochi se non nessun dato. Il generale Angioni, tanti anni fa – allora se ne occupava la Commissione difesa della Camera – già disse che avevano detto di non avere figli per tre anni. Questo qualcosa pur dice, a parte il fatto che è un po’ improbabile, non era poi tanto facilmente fattibile. In ogni caso, lui fece questa dichiarazione, secondo cui avevano avvertito di non avere figli per tre anni, quindi la preoccupazione da qualche parte c'era.
  È anche molto importante che non abbiamo appurato un altro dato in tutti questi anni. Me ne vergogno io per primo, ma non sono riuscito. L'Italia dispone di armi all'uranio impoverito ? Chi fa i test dei carri armati tipo Leopard ? Noi abbiamo dichiarazioni secondo cui non si saprebbe nemmeno che cosa siano. Modestamente, io non sono d'accordo. A parte quelle che sparano sugli altri, infatti, io debbo avere delle armi all'uranio per fare i test.
  In un mio carro armato, un vecchio Leopard, per difendere le persone che sono dentro devo mettere delle pareti di uranio impoverito. Contro l'uranio impoverito, infatti, l'unica difesa è una corazza con uranio impoverito. Debbo avere, allora, la disponibilità di armi all'uranio impoverito per fare questi test. Credo che i test si facessero per la maggior parte nel poligono di Ciriè presso Torino. Questo è un altro grosso problema. Non le avevamo per sparare, ma se le sparavano gli USA, i francesi, gli inglesi, era la stessa cosa.
  Ricordo che avemmo una grande polemica allora col Ministro Mattarella, a cui avevano detto che l'Italia non c'entrava, ma non eravamo mica solo noi a sparare. In Bosnia sparavano di tutto. Suggerì al Ministro di chiedere alla NATO. Bastava che telefonasse a Verona, a Vicenza, a Bagnoli, e avrebbero potuto dirgli quelle cose. Di fatto, debbo dire molto gentilmente, il Ministro si prese a cuore la questione, e anzi telefonò a Bruxelles, e la risposta fu: 10.800 armi in Bosnia e 31.500 nel Kosovo, da zero. Avevamo fatto, quindi, un grosso buco. Perché ?
  Non ne faccio colpa al Ministro Mattarella, che si è poi molto convertito, disse che bisognava abolire quelle armi, per cui gli do atto di questo cambiamento di posizione. È successa la stessa cosa, successivamente, col Ministro La Russa, secondo il quale da un certo momento in poi bisognava stare molto attenti. Ambedue questi Ministri, quindi, hanno poi recepito i rischi. Questa è una questione molto importante. C’è un equivoco di fondo, infatti, in tutta questa vicenda.
  Un altro punto, di cui avrà sentito parlare mille volte il presidente, riguarda il Comitato di verifica, una cosa vergognosa a dir poco. Esiste questo Comitato di verifica, che è il sommo Dio: quello che lui pronuncia è la verità. È tutto o quasi tutto composto da ex generali, medici e così via, mi pare siano in 15. Questo già dà un'idea non di assoluta garanzia e imparzialità.
  A parte questo, c’è del grottesco in questo Comitato. Ho scritto a suo tempo a Tremelloni, quando era Ministro della difesa, che tra l'altro mi dette pienamente ragione. Gli dissi che era responsabile di decidere se qualcuno fosse stato colpito dall'uranio, ma che in realtà l'onere avrebbe dovuto essere in capo al Ministro della salute. Questo Comitato di verifica incredibile dictu è alle dipendenze del Ministero dell'economia e delle finanze, all'italiana, il quale dice sempre di no. Dipendendo da lui, siamo sicuri che negherà moltissime richieste. Penso che il retro pensiero sia questo.
  In ogni caso, ripeto che questo va assolutamente cambiato. A mio parere, questo super gruppo di esperti dovrebbe dipendere dal Ministero della salute. Sono questioni molto delicate. Sentirete un oncologo, opinioni anche molto diverse. Quest'oncologo Pag. 7toscano, di cui evito di citare il nome, sostiene per esempio che tutti questi mali derivano dall'alcol e dalle sigarette, utilizzati in misura eccessiva dai nostri militari. Sono opinioni molto diverse. Magari, se verranno in Commissione, le sentirete anche voi.
  Un punto, anche questo importante, riguarda le caratteristiche merceologiche delle nostre protezioni. A oggi, non abbiamo ancora un'analisi fatta da esperti concernente il fatto che le nostre protezioni – citavo prima maschere, tute fittissime, guanti, galoche, cioè sopra scarpe in plastica da buttar via – siano efficienti o meno. Ho potuto parlare solo con un perito di Padova molto bravo, il dottor Bolzonella, che si intende di filtri, ma come Associazione di poteri ne ho molto pochi, quindi solo a titolo di amicizia: secondo lui, i nostri filtri non sono assolutamente adatti. Questa, però, è l'opinione di una persona, bisognerebbe sentire degli esperti sull'aspetto merceologico del problema, su come vengono valutate anche quelle che abbiamo, ammesso che nel futuro le applicheremo.
  C’è un altro grossissimo problema, che abbiamo anche dibattuto qualche volta negli anni passati con il presidente: la questione della «’a bbonifica». Che significa la parola bonifica ? È un significante, per chi si occupa di linguistica, che può avere tanti significati. Quando dico che abbiamo «’a bbonifica», che cosa abbiamo fatto ? Fino adesso abbiamo fatto solo una spazzolata in superficie.
  Quando, però, un aereo mi colpisce con dei proiettili all'uranio, c’è qualche proiettile che resta in superficie, si spezza e così via, mando i miei soldatini – anche qui ci sarebbe una lunga questione, che tralascio – a raccogliere a mani nude, come è stato purtroppo, e questa sarebbe «’a bbonifica» in superficie, ma il sindaco Codonesu, come il presidente ricorderà, ha scritto un bel libro, che forse può essere utile alla Commissione, e siccome era un fisico, un ingegnere, certe sciocchezze proprio... . Ha fatto una mossa accomodativa e ha proposto di fare la bonifica almeno a 10 centimetri sottoterra, ma per queste bonifiche, come il presidente sa, ci sono stati grossi problemi.
  Le stime iniziali erano di 25 milioni, poi siamo passati a 500, poi a 900 e così via. Qui è questione anche di approfondire la materia. Il generale Molteni disse in una celebre interrogazione di aver trovato proiettili anche a 30 metri, dove c’è acqua, palude e così via, per cui 10 centimetri sono poco. Si fosse fatta, però, almeno a 10 centimetri. Tanti proiettili si infilano sottoterra, e adesso viene un altro problema, ossia quello della rilevazione.
  Abbiamo gli strumenti idonei per la rilevazione ? Citavo il caso del Ministro Mattarella, che purtroppo proprio in un'audizione alla Camera, disse di non aver mai avuto un proiettile, mentre erano 10.500. Usavamo, infatti – bisogna anche riconoscersi qualche colpa – il cosiddetto intensimetro 141 B. Questo intensimetro, uno strumento di rilevazione, era stato concepito all'epoca di Chernobyl per vedere – lo dico un po’ grossolanamente – se l'insalata era colpita dalla polvere, ma quello era uranio arricchito, mentre questo era uranio impoverito, di scarto, con radiazioni debolissime. Quindi, le lancette dello strumento non si muovevano proprio, perché erano troppo deboli.
  Debbo dire che con raro atto di correttezza scientifica il dottor Benedetti del CISAM (Centro interforze studi e applicazioni militari) a San Pietro a Grado a Pisa, che prima si chiamava CAMEN (Centro applicazioni militari energia nucleare) che non so se chiamerete, si comportò da scienziato. Disse in Commissione – se ben ricordo, è stato ascoltato da due Commissioni – che purtroppo al CAMEN, dove era stato mandato come esperto, in quel momento c'erano dei dissapori, per cui effettivamente commisero l'errore di usare quello strumento. Se mettete una pastiglia di aspirina sulla bilancia in cui pesate una vacca, difficilmente le lancette si muovono. Qualcuno disse di peggio, e cioè che le lancette non si muovevano anche perché lo strumento non aveva le batterie. Non so se Pag. 8sia vero o meno, ma comunque gli strumenti erano inadatti, e quindi non avevano visto niente.
  Bisogna sapere quali strumenti vengono utilizzati per le rilevazioni. Dopo questo intensimetro, usato per altri scopi, ripeto per uranio arricchito, non per uranio impoverito, si è passati al Rotem israeliano, molto più sensibile, e anche uno strumento degli USA, mi pare l'AN/PDR77, anche questo molto migliore del famoso intensimetro 141 B. Qualcosa di più possiamo fare, ma certamente per quelle armi che sono sotto terra e che possono inquinare gravemente le falde acquifere il problema è grave.
  Qualcuno dice che nel poligono non si è mai fatto uso di uranio impoverito, ma dicono che non c’è stato perché non abbiamo gli strumenti per misurarlo, quindi non risulta. Se avessimo strumenti sufficientemente sensibili, secondo me emergerebbe. Nel caso dell'agnello a due teste, il professor Zucchetti, dell'università di Torino, che lo fece esaminare dal centro più competente in Italia, quello dell'ingegnere Esposito – non so se la Commissione vorrà sentirlo – l'U-Series, di Bologna, disse che l'animale aveva subìto le conseguenze dell'uranio impoverito. Quando si afferma che non è mai stato usato uranio nei poligoni, io sono abbastanza scettico.
  Voglio fare, inoltre, un'osservazione di tipo etico. Quello che a me non è piaciuto in tutta questa vicenda è che queste analisi vengano compiute – tra quelle dei militari, ci sono tante famiglie povere, oltretutto i familiari non hanno la possibilità di intervenire – da enti civili. È possibile che nel nostro vantatissimo Ospedale Policlinico del Celio non sia disponibile un microscopio ESEM (Environmental Scanning Electron Microscope), un particolare tipo, che costa circa 300.000 euro e che non ci sia personale – non basta lo strumento – in grado di utilizzarlo, per fare gratis almeno alla componente militare queste analisi ? Non è corretto che siano fatte da un ente civile.
  Non voglio entrare nel merito di questioni di bravura. Ho avuto tantissime polemiche con la dottoressa Gatti, quindi non voglio entrare in tutta questa questione, ma il fatto che si debba pagare delle cifre anche molto elevate non mi suona. Abbiamo un grande Policlinico: che acquisti gli strumenti necessari e ricorra agli operatori in grado di fare queste misurazioni. Pagateli...

  PRESIDENTE. Presidente, scusi, non voglio interromperla ma mi piacerebbe, anche perché conosco la sensibilità dei colleghi, poter dedicare dieci minuti o un quarto d'ora a eventuali domande.

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Sì, lo so.

  PRESIDENTE. Le cose che ha detto sono interessanti. Se riuscisse in un'estrema sintesi, prima che vadano alla Camera...

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Sì, certo. Comunque, sono pronto a tutte le domande. Citavo questi casi perché forse può essere utile per chi non ha seguìto tutte queste traversie, per spiegare il punto della situazione.

  PRESIDENTE. Concluda pure.

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Si tratta di poche cose ancora.
  Sui poligoni ci sono mille cose da fare, la bonifica in profondità. Facciamola a 10 centimetri. Non è molto, perché la maggior parte è a un metro, a 5 metri, ma è già qualcosa.
  Una cosa molto importante va detta. Relativamente agli stranieri, «’o straniero», c’è un'altra questione etica molto grave. Abbiamo stabilito che gli aerei stranieri possono venire senza un controllo, perché a bordo non c’è «’o doganiere» italiano che controlla che armi abbiano, si Pag. 9buttano, possono chiedere a una loro ditta di fare la bonifica in superficie, per cui non abbiamo alcun controllo. Se almeno facessimo la bonifica, potrebbe risultare qualche spezzone di proiettile all'uranio impoverito.
  Inoltre, non abbiamo nemmeno mai fatto in tutti questi anni un bando di divieto internazionale: se riuscissimo per caso a scoprire qualcosa, avremmo un caso di giustizia internazionale. Questo è un altro punto non accettabile, conseguenza di uno sconcio – scusate il termine un po’ bruto – esempio di complesso militare-industriale.
  Vengo a qualche breve considerazione, perché quello che dice il presidente è giustissimo. Non so se avete seguìto, ma è stato detto che vi sono stati morti per stress da sentinella, in linguaggio un po’ militaresco per strizza, ma non dobbiamo mettere i militari in una situazione da stress da sentinella, a prescindere dal fatto che lo stress è più quello che danno i tumori, quando ci sono, che la paura, la strizza. Anche su questo, quindi, sullo stress, ho molte perplessità.
  L'altra questione, che penso verrà discussa, riguarda i vaccini. Qui bisogna essere un po’ precisi. I vaccini, a mio parere, possono provocare, almeno per quello che ho sentito io, che medico non sono, in qualche caso anche dei tumori. Ci sono dei vaccini, come il neotyf, il vivotif, antitifiche, che si sono dimostrati abbastanza pericolosi. Comunque, la rilevanza percentuale è secondo me molto modesta.
  I vaccini vanno esaminati anche sotto un altro punto di vista, e cioè quello di come vengono somministrati. Il presidente ricorda sicuramente che facevano l'iniezione di tutto, che si doveva diluire in un mese, in un giorno: questo diminuisce le resistenze dell'organismo. Mi fermo qui, perché la questione è molto complessa.
  L'ultima questione a cui vorrei accennare riguarda l'invito di persone da parte della Commissione per quello che riguarda la Bosnia. Una persona che suggerirei di interrogare è la dottoressa Marilina Veca, che parla bene, ha scritto molti libri anche in jugoslavo. Secondo me, è una persona colta, ha scritto libri, è una persona molto valida e perbene, che va continuamente in Jugoslavia, per cui conosce l'evoluzione della situazione. Può esservi utile. Io ho collaborato molto con lei e nutro moltissima stima nei suoi confronti.
  Scusate, ma la mia calligrafia è pessima. Secondo me, è molto importante, come avevo chiesto anche alla precedente Commissione, sentire il generale Osvaldo Bizzari. Nominato dalla Kfor, la forza multilaterale dei Balcani, ha creato le norme di sicurezza. Era allora la persona più competente, tanto che è stato un incarico internazionale. Credo fosse capo di Stato Maggiore della Kfor. Non so perché non si sia voluto sentire, per ragioni di tempo o altro, questo generale Osvaldo Bizzari, che credo sia molto competente.
  Nelle audizioni può essere utile anche una voce dal basso, non solo da cattedratici, esperti e così via. Ci sono dei militari che, essendo stati colpiti e avendo un certo livello culturale, si sono anche appassionati a capire perché non fossero stati retribuiti, da cui si va all'ultimo passaggio delle retribuzioni. Cito qualche nome: un militare con cui ho molto collaborato, che è diventato forse più esperto di me nelle leggi, si chiama Giuseppe Tripoli, che forse la Commissione ha sentito l'altra volta, un siciliano molto vispo, molto appassionato; un altro si chiama Motta. Ho portato anche una sentenza su Tripoli, che vi lascio, le cui conclusioni sono importanti.
  Ultima questione, così il presidente non mi rimprovera più, è quella dei risarcimenti. L'aspetto normativo è molto da rivedere. Anche nella nuova legge, quella di 2.200 articoli, come ho scritto due o tre volte al Ministero della difesa, ci sono molti errori. Ce ne sono soprattutto, dal punto di vista legislativo, per quanto riguarda due leggi: la legge n. 380 del 1981 e la legge n. 290 del 1991. Entrambe queste leggi dicono, a mio parere, una cosa giustissima, che invece è stata saltata non so per quali motivi nel codice militare.
  Dicono che i risarcimenti non spettano solo a causa di servizio, ma anche per la continuità in servizio. So che negli Stati Pag. 10Uniti, quando si trovano alle strette, è difficile individuare le situazioni, almeno nove mesi di permanenza danno una ragionevole credibilità alla tesi. Nello studio di ricerca operativa questo deve essere molto importante. C’è qui tutta una problematica dei risarcimenti, che tocca i terzi, cioè mogli, partner, figli. Non abbiamo ancora una precisa definizione per questi disgraziati bambini. Ne ho visto qualcuno senza gambe, senza braccia, e veramente sono rimasto scioccato.
  Ripeto che c’è un bellissimo documentario realizzato nella rubrica Cinque minuti su Escalaplano, dove sono stato, in Sardegna. Non bisogna, però – chiedo scusa al presidente – pensare che tutti i poligoni siano in Sardegna. Non si offenda il presidente, ma ci sono poligoni grandi e piccoli, Cellina-Meduna, Torre Veneri, Monte Romano, Foce del Serchio, ce ne sono tantissimi. Questa problematica si riaffaccia anche negli altri poligoni. È vero, quindi, che la Sardegna è una grande detentrice di servitù militari, di poligoni, ma non dimentichiamo che il problema non riguarda solo la Sardegna.
  Siccome la mia calligrafia è un po’ quella che è, non vedo che cosa mi manchi, per cui concludo qui. Vorrei, però, dire che, a parte queste cose, ho redatto un grossissimo papirone, che eventualmente vi manderò. Ho portato, e posso anche lasciarlo alla Commissione, questo libro nero, quello che ho potuto raccogliere di tutti i casi, fino a quando ne ho avuto la possibilità. Il giovane che ne se ne occupava per me ha trovato un posto remunerativo e se n’è andato. Ne avevo uno anche per la Sardegna. Li lascio per il caso in cui voleste farne una fotocopia. Questo è il libro nero della Sardegna, e qui ci sono tutti i casi avvenuti in Sardegna, ma non sono aggiornati.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il presidente, ammiraglio Falco Accame, per l'interessante relazione che ha appena svolto, e anche per i riferimenti precisi ed espliciti che sono stati sottoposti alla nostra attenzione.
  Relativamente ad un aspetto, quello che il presidente Accame ha citato circa le affermazioni rese a suo tempo dall'allora Ministro della difesa Mattarella, mi preme sottolineare, trattandosi del nostro Capo dello Stato, che a seguito di quell'affermazione che il presidente Accame ha citato secondo cui non sarebbero state usate armi all'uranio impoverito, una volta verificata una condizione diversa, il Ministro Mattarella in un'audizione sollecitata dallo stesso presso la Commissione difesa, se non ricordo male della Camera, ebbe modo di rendere edotto il Parlamento, fornendo tutte le informazioni che fino ad allora non erano state poste nella sua disponibilità e promuovendo ipso facto anche un'inchiesta che potesse accertare queste responsabilità. D'altro canto, l'apprezzamento svolto dal presidente Accame andava anche in questa direzione.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Chiederei che parlaste ad alta voce, visto che sono vecchissimo.

  DONATELLA DURANTI. Anch'io voglio ringraziare davvero tanto l'ammiraglio Accame anzitutto per l'audizione che ha fin qui svolto. Voglio ringraziarlo per il lavoro che ha svolto in questi anni. Per noi la sua esperienza è, evidentemente, molto preziosa. Come ricordava, infatti, il presidente prima, questa è la nostra prima audizione. La ringrazio in modo particolare.
  Questa Commissione, negli intenti del presidente ma di tutti noi, dovrà essere l'ultima Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito. Vogliamo questa volta dare tutto il nostro contributo e tutto il nostro impegno perché, appunto, si metta un punto definitivo ad una certa situazione che ha ricordato bene anche lei, ma che è nella nostra consapevolezza.
  Abbiamo fortemente tutti voluto che questa legislatura vedesse una nuova Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito Pag. 11proprio perché vogliamo mettere un punto. Per noi, mettere un punto significa chiudere con tutte le vicende che non sono chiare, con tutti gli aspetti, i punti che non sono chiari e che lei ha sottolineato, e poi per fornire al Parlamento un'ipotesi, una proposta di provvedimenti normativi che chiudano definitivamente la vicenda. Lei ha sintetizzato in maniera molto efficace i punti ancora aperti, le problematiche ancora aperte.
  In realtà, non ho domande da farle, perché conosco, come tutti noi, il suo lavoro. So anche che ha espresso un giudizio particolarmente critico sulle conclusioni della precedente Commissione d'inchiesta. Da lì partiamo, ovviamente per arrivare a risultati definitivi e che una volta per tutte stabiliscano verità e giustizia. La ringrazio anche per averci suggerito alcuni campi possibili di intervento normativo. La ringrazio per il materiale che ci lascerà. Non avevo domande da farle, ma volevo rassicurarla che questa volta proveremo ad arrivare ad una conclusione che veda finalmente risolti tutti questi nodi.
  Lei ha cominciato il suo lavoro con la sua Associazione oramai dal 1983. La ringrazio anche per aver ricordato quell'incidente del 1991, quando si è disvelata una situazione per la quale penso siano maturi i tempi per arrivare ad una conclusione. La ringrazio di nuovo.

  LUIGI LACQUANITI. Mi accodo anch'io ai ringraziamenti all'ammiraglio per la disponibilità manifestataci oggi.
  Credo che non sia proprio usuale trovarsi a interloquire con una persona come lei, che ha servito il nostro Paese a lungo. Per questo vorrei farle una domanda un po’ irrituale. Pertanto, siccome è irrituale, si senta anche libero di non rispondermi: che cosa fa scattare quest'impegno, che ormai lei sta portando avanti da decenni, che cosa l'ha indotta a impegnarsi in questo studio, in quest'indagine, in questa testimonianza, che l'ha portata anche oggi qui ?
  Come le dicevo, è una domanda un po’ irrituale, ma non del tutto. Questa è una Commissione d'inchiesta. Nei processi, se si può fare questo parallelo, in particolare in quello all'americana, una delle fasi dibattimentali iniziali è la scelta dei testi e i criteri che presiedono a quella scelta. La domanda, pertanto, è questa: qual è la ragione di questo suo impegno ? In fondo – mi permetta quest'espressione – lei è un pensionato, potrebbe godersi la pensione, pensare ad altro: perché si sta impegnando ?

  PRESIDENTE. In effetti, ancorché gradevole, la domanda è originale, e nondimeno interessante. Do la parola al collega Rizzo.

  GIANLUCA RIZZO. Anch'io voglio ringraziare l'ammiraglio Accame. L'audizione è stata a dir poco interessantissima. Tra l'altro, ha dato un'immagine dettagliata di un quadro generale. Per questo la ringrazio.
  In tutta l'audizione ha già risposto all'elenco di domande che volevo farle, che riguardano la legge n. 308 del 1981, la n. 280 del 1991, per ciò che riguarda anche la vostra idea sul Comitato di verifica, la vostra opinione. Ha risposto anche riguardo ai vaccini, all'eventuale concausa.
  Giusto in virtù del principio di ricerca operativa, di cui lei ha parlato, concretizzo in un'unica domanda che mi restava da farle: è possibile avere l'elenco dei militari deceduti e di quelli ammalati che assistete ? Credo che sia un ottimo spunto per aumentare la ricerca operativa.
  La ringrazio per gli ulteriori spunti di riflessione che ci ha offerto per attuare altri metodi per portare avanti il nostro lavoro.

  ROBERTO CAPELLI. Sarò velocissimo. Ringrazio anch'io l'ammiraglio per la sua esposizione chiara, che ha ripercorso anche un lungo periodo di Commissioni. Molto di quello che ha letto è negli atti delle Commissioni precedenti alle quali lei ha reso queste dichiarazioni più e più volte.Pag. 12
  Credo che dobbiamo cercare di andare oltre quello che già è agli atti delle Commissioni, per cui le chiedo questo. Dopo un periodo di negazionismo, oggi è ormai appurato che c’è stato l'uso di armi e proiettili arricchiti dall'uranio impoverito. Credo che oggi sia innegabile. Un altro segmento è, però, interessato dagli effetti che dobbiamo dimostrare dell'uranio impoverito, ossia quello a mio avviso tracciabile che arriva dalla produzione di queste armi. Ci sono i fornitori, i produttori, le persone che hanno lavorato alla costruzione di queste armi, secondo me canale non sufficientemente esplorato anche nel passato, per capire se ci sia un altro bacino che può essere studiato, di osservazione degli operai delle produzioni dirette e degli indiretti che operano nel trasporto e consegna di obici, proiettili e così via.
  Chiedo a lei se a suo avviso in questo canale ci sono state già delle osservazioni o degli interessamenti che possono orientare lo studio sugli effetti, anche in quella sede, dello stesso uranio impoverito.

  ROBERTO SIMONETTI. La ringrazio, ammiraglio, per la sua esposizione.
  Ho una domanda probabilmente ingenua vista la mia ignoranza in materia: è possibile avere un elenco di dove presumibilmente sono state utilizzate queste armi all'uranio impoverito ? Sul territorio da cui provengo c’è un poligono di tiro, quello della Baraggia: anche oltre che per i territori della Sardegna, dove ovviamente, visti gli agnelli a due teste, sono state utilizzate queste tipologie di armi, esiste una mappatura dei luoghi in cui presumibilmente sono state utilizzate queste armi ?
  Ho lasciato copia oggi di un giornale per la sua raccolta del libro nero: a Biella è mancato un maresciallo dei Carabinieri all'età di 45 anni la scorsa settimana che all'età di 30 anni partecipò alle missioni in Bosnia.

  PRESIDENTE. Ringrazio il collega Simonetti e do la parola alla collega Paola Boldrini. Se ci sono altri colleghi che intendono intervenire, me lo facciano sapere, dopodiché chiudiamo le iscrizioni e ascoltiamo le risposte del presidente.

  PAOLA BOLDRINI. Anch'io ringrazio l'ammiraglio Accame nonché presidente di quest'Associazione che ormai da tanti anni si sta occupando di questi casi. Dalla sua spiegazione ho notato anche proprio un'empatia particolare per i casi che ha dovuto vedere a cui ha dovuto assistere durante questi anni di lavoro.
  Dal suo racconto nella nostra audizione la cosa che mi ha lasciato un po’ perplessa riguarda non tanto il modo in cui ha espresso certi concetti, ma il tema della messa a disposizione di strumentazione. Relativamente alle bonifiche, è un tema secondo me molto importante, per carità di Dio, con riguardo al profilo sanitario, ma non solo. Avere delle strumentazioni non adeguate ci porta a chiedere prossimamente, tra l'elenco delle cose che ci ha già fornito, di avere comunque una metodologia certa e scientifica, non approssimata. Credo che questa debba essere una cosa da tenere in considerazione. Per quello che riguarda le analisi, non ho ben capito, vorrei che mi rispiegasse meglio la questione del microscopio. Sono queste le cose che mi hanno colpito.
  Per il resto, come giustamente ha già chiesto il collega Simonetti, in questo momento per noi sarebbe importante avere una mappatura dei poligoni dove eventualmente potrebbe esserci stato l'utilizzo di uranio impoverito. Vorremmo cercare di ampliare in questa Commissione a partire dai lavori svolti nelle precedenti Commissioni. Anch'io ritengo, come è già stato detto, che debba essere un lavoro conclusivo, che quindi dovremmo terminare entro il tempo che ci rimane.

  PRESIDENTE. Ringrazio la collega Boldrini.
  Caro presidente, abbiamo dieci minuti per le sue risposte. Le do la parola per la replica.

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime Pag. 13arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Vi ringrazio per le domande. Se verranno trascritte, avrò modo di pensarci e rispondere un po’ più dettagliatamente. Sono molte, tutti insieme, e quindi ricordarle tutte...

  PRESIDENTE. Mi scusi, presidente, se lo volesse, potrebbe anche farci pervenire le risposte per iscritto.

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Sì.

  PRESIDENTE. Non è indispensabile che ci risponda in questo momento.

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Sì, se me le manda, tanto sono state registrate.

  PRESIDENTE. Sì, assolutamente. Le mandiamo, così può anche integrare. Ci dica intanto quello che in questi dieci minuti può dirci.

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. Ripeto che una cosa molto importante è quella di associare alla Commissione qualche ente capace di ricerca scientifica. Questo andava fatto fin dall'inizio. Ricordo che ne parlai con il presidente Franco, il primo.
  Ripeto che l'Italia non è un Paese molto incline alla ricerca scientifica, mentre qui è importante. Su tutta questa questione delle probabilità ebbi degli scontri feroci con Mandelli. Io sono ricercatore operativo, quindi conosco un po’ queste cose, e gli dissi che aveva utilizzato la distribuzione di Gauss quando non era applicabile. La distribuzione probabilistica di Gauss si può applicare se si hanno 10.000 o 100.000 casi. Pensate all'influenza spagnola, di cui forse qualcuno ha sentito, che si diffuse dopo la Prima guerra mondiale, che chiamavano appunto «la spagnola».
  In quel caso la distribuzione di Gauss poteva andare, ma qui si trattava di centinaia di casi, per cui suggerii che si usasse la distribuzione di Poisson. Per fortuna, intervenne un professore di statistica dell'università di Torino a dire che quello che avevano fatto, che i dati di Mandelli erano privi di significato. Bisognerebbe cercare presso l'ISTAT o presso l'università di Roma un appoggio per dare una veste più scientifica. Certo, anche le emozioni contano, si parla anche per le emozioni, non solo per informare. Anche le emozioni contano in questo gioco, ma c’è anche una parte che riguarda la ricerca scientifica, che è importante.
  Non ricordo se ho fatto cenno prima al complesso militare-industriale. Credo che il presidente in Sardegna lo conosca abbastanza bene. C’è addirittura stato il tentativo di modificare il livello di pericolosità. La Commissione, per fortuna, intervenne duramente. Al fare tutto un misto di militare e civile si disse di no. A Salto di Quirra comanda il complesso militare-industriale. Ha troppo peso e nessun contrappeso.
  Io mi occupo della questione dei Marò, che si può chiedere che cosa c'entri. Siamo sempre lì, perché il Ministro a suo tempo, ingenuo – ma non si può pensare che un Ministro sappia tutto – disse che avrebbe dato lui militari a basso prezzo. Al posto dei contractor, gli hanno dato dei militari a basso prezzo, armatori in difesa. Ha avuto partita vinta. Ha mandato delle persone che non avevano l'esperienza per far quel lavoro. Questo è per quanto riguarda il complesso militare-industriale.
  Dove sono state utilizzate le armi ? Entriamo in un'altra questione, e cercherò di rispondere anche a questo, soprattutto in merito a quello che è successo con lo studio SIGNUM, una grande – scusate il termine forse un po’ brutale – patacca. Erano coinvolti i nostri soldati, mille cavie, topolini ben coperti da misure di protezione, ma che oltre alle normali protezioni, avevano un mantello assorbente. Non credo che usare dei militari come Pag. 14cavie sia molto etico, ma se vengono messe loro addosso delle misure di protezione e dei mantelli impermeabili, che cavie sono ? Non ne viene fuori nulla. Lo studio fu poi secretato dalla Commissione, e io non sono d'accordo. Emergeva una questione molto grave. Risponderò anche a questo. Parliamo dell'Iraq, e dello studio SIGNUM. Tanto fecero da non dire com'erano andate le cose.
  Giustamente, è stato fatto un accenno al negazionismo, un termine un po’ filosofico, per chi si occupa di queste cose, che risale a Hegel. C’è una componente negazionista, per la quale tutto va bene. Ripeto che sono stato un po’ nelle Forze armate e dico una cosa che magari molti civili non percepiscono: spesso si dice che il vertice sa tutto, che è responsabile di tutto. In teoria è così e dovrebbe essere così, ma questo è teoricamente in teoria. Come si dice in Sicilia, praticamente in pratica le cose non stanno così.
  Spesso queste notizie si fermano ad un livello intermedio affinché il capo non sappia, e quindi intervenga. Diamo sempre questa responsabilità ai vertici. Bisogna vedere dove si è fermata la catena. Al Ministro Mattarella, bravissima persona, con cui ho avuto tanti rapporti, tante cose non le hanno dette, per cui lui, poveretto, ha parlato in base a quello che sapeva. Magari nemmeno quei vertici militari che hanno informato Mattarella erano perfettamente al corrente, perché l'informazione si era fermata a un livello più basso.
  Giustamente, mi pare che si sia detto di sentire gli operai. Perché è nata questa vicenda dell'uranio impoverito ? Intanto, l'uranio cominciò con Hitler, con un Capo di Stato maggiore di Hitler, come fu detto durante una conferenza che tenemmo a Palazzo Vecchio a Firenze anni fa. Un bravissimo avvocato tedesco, l'avvocato Lan, che per noi ha fatto tante cose, che vive a Firenze, portò con sé un vecchissimo, come sono io adesso, ammiraglio tedesco che aveva vissuto quest'esperienza. Fu uno dei capi delle Forze armate. Quando la Germania non poteva più importare dalle colonie il cromo e altri metalli pesanti che usava, a questo venne in mente che potevano usare l'uranio, non quello impoverito, venuto dallo scarto delle centrali, ma quello naturale.
  Che cosa fecero gli americani ? Professionalmente, sono stato tanto in America, per due anni come ufficiale di collegamento, lì ho frequentato la scuola di guerra, e mi è servito parecchio. Praticamente, gli americani rilevarono quest'uso a partire dal 1945 – i primi studi sono del Massachusetts Institute of Technology –, nel frattempo erano nate le centrali. Vengo alla domanda. Scusate questa specie di...

  PRESIDENTE. Ricostruzione storica.

  FALCO ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle Forze armate e famiglie dei caduti. La considerazione fu la seguente: sono a buonissimo mercato, e non solo; la gente vuole disfarsene, lo si trasforma in proiettili, lo si distribuisce al mondo, e si fa anche un'opera di bene, perché si sono eliminati dall'America tutti i residui. Allora sì, è importantissimo andare a fondo di come nacque.
  È un business enorme. Vendo le armi all'uranio impoverito, che costano zero, scorie di cui voglio disfarmi, al prezzo delle armi al tungsteno. Quella domanda, quindi, secondo me è molto appropriata. Questa è la nascita: un grandissimo business industriale, roba che non ha nessun costo venduta al prezzo di metalli pesanti. Ci sarebbe una serie di altre cose cui accenno solo, perché è una questione un po’ delicata.
  Mi riferisco alle nanoparticelle. Ho avuto anche qualche contrasto molto forte con la dottoressa Gatti, che non conosce le cose militari. Un po’ capisco che lei vede da un'altra ottica. Non è che solo l'uranio impoverito è pericoloso nello scoppio a 3.000 gradi. È così certamente, ma è pericoloso anche nel maneggio a freddo, il che cambia un po’ le tesi sostenute dalla dottoressa Gatti. Non è come dice lei. Le hanno detto questo, ma lei non ha nessuna esperienza di queste cose.
  Ci sarebbe un lungo discorso sul rischio delle nanoparticelle di metalli pesanti Pag. 15verso il rischio dell'uranio. L'uranio è radioattivo, infatti, non è solo un metallo pesante. Ho pubblicato, e credo che la Commissione li abbia visti, quei cartelli che stanno a Salto di Quirra, grandissimi, che recano le scritte sulla presenza di residui radioattivi, di pericolo. Li ha fatti la base, il poligono. Quando un fotografo dell'Unione sarda fotografò, il giorno dopo i cartelli sparirono. Altri cartelli molto importanti riguardano le falde acquifere. Attenzione, l'acqua può essere inquinata.
  Se andate in Sardegna – lascerò anche dei nomi al presidente di persone da sentire, se vuole – nei poligoni, per esempio a Capo Frasca, si macellava il bestiame. Dal punto di vista etico, la trovo una cosa ignobile. Prima di sparare, bisogna avvertire, in modo che le bestie che pascolano possano essere mandate via. Purtroppo, invece, abbiamo dichiarazioni molto negative, secondo cui la gente sparava, ammazzava queste bestie e ci rideva pure, dopodiché queste bestie sono state macellate. Delle persone a Capo Frasca possono testimoniare, a parte io, che sono un terzo, quello che è successo, il macello. Siccome, però, si usavano anche armi all'uranio impoverito, queste bestie macellate potevano contenerne.
  Anche i pozzi dell'acqua di Capo Frasca hanno generato grossi «casini», perché non c'era la rete potabile, ma sopra i pozzi in vicinanza erano stoccate montagne di armi che, quando pioveva, purtroppo facevano cadere i residuati sottoterra. Mi fermo qui, ma ci sarebbero tante cose. Nelle risposte per iscritto sarò più preciso.

  PRESIDENTE. Ringrazio a nome di tutti l'ammiraglio Accame per la generosa testimonianza che ha voluto rendere non solo come esperto, ma anche come uomo. Mi pare che l'impostazione data a quest'audizione possa anche costituire una risposta all'interessante domanda posta dal collega Lacquaniti.
  Informo la Commissione che nella serata di ieri ho avuto modo di incontrare nel mio studio il presidente dell'INPS, Tito Boeri, con il quale ho avuto un proficuo colloquio, volto ad instaurare un rapporto di leale e fattiva collaborazione tra la Commissione e l'Istituto con riferimento alle prestazioni previdenziali da erogare nei confronti dei militari vittime di patologie riconducibili all'oggetto dell'inchiesta. Abbiamo letto sui giornali il grido di dolore che è stato lanciato da persone che hanno vissuto il lutto non solo affettivamente, ma anche in relazione alle difficoltà a portare avanti la famiglia, e quindi ci siamo mossi di conseguenza.
  Ricordo ai colleghi, ringraziandoli per la loro importante, fattiva e costruttiva presenza a questa riunione, che domani ci sarà un'altra importante audizione. Verrà audito il rappresentante dell'Osservatorio permanente e centro studi per il personale delle Forze armate e di Polizia, Raffaele Tartaglia. Essendo ancora un po’ nomadi, domani non saremo qui, ma al sesto piano.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.05.