Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 152 di Mercoledì 27 aprile 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Esame della proposta di relazione per la ripubblicazione della relazione di minoranza presentata dal deputato Pio La Torre e altri deputati e senatori nella seduta del 15 gennaio 1976 della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia; esame della proposta di relazione sulla situazione degli uffici giudiziari in Calabria. Risultanze delle missioni a Catanzaro, Reggio Calabria e Locri; esame della proposta di relazione sulla trasparenza delle candidature ed efficacia dei controlli per prevenire l'infiltrazione mafiosa negli enti locali in occasione delle elezioni amministrative:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Di Maggio Salvatore Tito  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Magorno Ernesto (PD)  ... 8 
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 8 
Buemi Enrico  ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Mattiello Davide (PD)  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta inizia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Esame della proposta di relazione per la ripubblicazione della relazione di minoranza presentata dal deputato Pio La Torre e altri deputati e senatori nella seduta del 15 gennaio 1976 della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia; esame della proposta di relazione sulla situazione degli uffici giudiziari in Calabria. Risultanze delle missioni a Catanzaro, Reggio Calabria e Locri; esame della proposta di relazione sulla trasparenza delle candidature ed efficacia dei controlli per prevenire l'infiltrazione mafiosa negli enti locali in occasione delle elezioni amministrative.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: esame della proposta di relazione per la ripubblicazione della relazione di minoranza presentata dal deputato Pio La Torre e altri deputati e senatori nella seduta del 15 gennaio 1976 della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia; esame della proposta di relazione sulla situazione degli uffici giudiziari in Calabria. Risultanze delle missioni a Catanzaro, Reggio Calabria e Locri; esame della proposta di relazione sulla trasparenza delle candidature ed efficacia dei controlli per prevenire l'infiltrazione mafiosa negli enti locali in occasione delle elezioni amministrative.
  Nella seduta odierna la Commissione è chiamata a esaminare tre proposte di relazione di cui è stata inviata la bozza e sulle quali sono pervenute alcune modifiche.
  Nell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi testé svoltosi sono state esaminate appunto le stesse proposte che ho inteso accogliere attraverso alcune riformulazioni, laddove queste erano necessarie.
  La prima relazione che vi chiedo di prendere in esame è la relazione Pio La Torre. Su di essa non dobbiamo naturalmente esprimere un voto, ma vi propongo la ripubblicazione, preceduta da un'avvertenza e da un'introduzione.
  Come tutti sapete, la relazione di Pio La Torre fu presentata come relazione di minoranza nel 1976. A quarant'anni di distanza dal suo deposito e in vista delle commemorazioni a Palermo per il trentaquattresimo anniversario del suo assassinio, avvenuto il 30 aprile 1982, ritengo che si possa rendere omaggio al coraggio e alla lungimiranza delle sue proposte, che non furono approvate in Commissione antimafia ma divennero legge solo dopo l'uccisione di Pio La Torre e del generale Dalla Chiesa e che possono trovare, oggi, in questo nostro riconoscimento postumo, una condivisione ideale.
  Ripubblicare quella relazione, che poi è confluita, insieme a quella di maggioranza, nel volume che ormai è reperibile solo nei portali storici dei siti internet di Camera e Senato, vuol dire mettere a disposizione delle nuove generazioni un documento fondamentale e significa anche riconoscere, Pag. 4dopo molto tempo, il valore di quella che possiamo definire la prima relazione sul rapporto tra mafia e politica.
  Pongo, pertanto, in votazione per alzata di mano la proposta di ripubblicare la relazione di minoranza a firma dei deputati La Torre, Benedetti e Malagugini e dei senatori Adamoli, Chiaromonte, Lugnano e Maffioletti, nonché del deputato Terranova, comunicata alla Presidenza delle Camere il 4 febbraio 1976 a conclusione dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia (20 dicembre 1962, n. 1720).

(È approvata all'unanimità).

  La seconda è invece una relazione di attualità. In merito alle attività da svolgere in vista della tornata di elezioni comunali del 5 giugno, si è ritenuto di predisporre una relazione a carattere generale sulla trasparenza delle candidature e l'efficacia dei controlli per prevenire l'infiltrazione mafiosa negli enti locali in occasione delle elezioni amministrative.
  Al riguardo sono pervenute proposte di modifica del senatore Molinari e del senatore Mirabelli che sono state recepite.
  La relazione che è sottoposta all'approvazione è stata illustrata la volta precedente. Tuttavia, se mi consentite, vorrei sintetizzarne brevemente i contenuti. Ripercorriamo, con questa nostra relazione, oltre che il quadro normativo, anche il lavoro svolto dalle precedenti Commissioni nelle scorse legislature sul tema del rapporto tra mafia e politica e anche sulla valutazione delle candidature.
  Si fa ovviamente riferimento alla prima relazione, appunto quella di Pio La Torre, ma anche al lavoro svolto soprattutto dalla presidenza Violante sul rapporto tra mafia e politica, al lavoro svolto nella precedente legislatura dalla Commissione presieduta dal senatore Pisanu e infine al lavoro affrontato soprattutto dalla nostra Commissione per la formazione delle liste, che è stato preceduto dall'approvazione dei codici di autoregolamentazione che hanno visto impegnate anche le Commissioni precedenti.
  L'esame, in base al Codice di autoregolamentazione, sulla qualità delle liste elettorali aveva visto impegnata per la prima volta la Commissione presieduta da Gerardo Chiaromonte, che comunicò alla stampa le risultanze della verifica il 31 marzo 1992, prima dello svolgimento delle elezioni politiche del 5-6 aprile dello stesso anno.
  Nella XVI legislatura la Commissione presieduta dal senatore Pisanu rese note le risultanze della verifica successivamente alle elezioni amministrative.
  Il quadro normativo che ricostruiamo evidentemente fa esplicito riferimento agli interventi del legislatore successivi a quanto fatto dalle Commissioni che ci hanno preceduto; in maniera particolare, all'introduzione nella legislatura precedente della cosiddetta «legge Severino», nonché all'introduzione in questa legislatura del reato di voto di scambio mafioso, con la riformulazione dell'articolo 416-ter, e alle nuove disposizioni in materia di riciclaggio e di reati contro la pubblica amministrazione, in primo luogo la corruzione.
  La relazione naturalmente prende in esame la criticità della situazione degli enti locali. Vogliamo lanciare un vero allarme, perché le amministrazioni locali sono il primo varco di penetrazione delle mafie nella politica e nella pubblica amministrazione.
  La situazione dei comuni sciolti per mafia, dei comuni sotto monitoraggio e dei comuni che hanno avuto commissioni di accesso vede un aumento quantitativo e una reiterata criticità in alcune realtà, ma ha visto anche crescere le dimensioni e l'importanza delle amministrazioni che sono state sottoposte a commissioni di accesso o addirittura scioglimento. Si va dal comune capoluogo di Reggio Calabria alla città di Roma, dallo scioglimento del municipio di Ostia – che come entità amministrativa è in assoluto la più numerosa della storia – fino all'espansione al nord delle mafie, allo scioglimento dei primi comuni in Liguria, in Lombardia e oggi in Emilia.
  Complessivamente, nel quinquennio 2011-2015 gli enti sciolti per mafia e in gestione commissariale sono stati, in base ai dati forniti dal Ministero dell'interno, 20 unità nel 2011, per una popolazione complessiva Pag. 5 di 152.000 abitanti; 37 unità nel 2012, per una popolazione complessiva di 546.000 abitanti; 45 unità nel 2013, per una popolazione complessiva di quasi 800.000 abitanti; 51 unità nel 2014, per una popolazione complessiva di 850.000 abitanti; 33 unità nel 2015, per una popolazione complessiva di circa 700.000 abitanti.
  D'altra parte, segnaliamo al Parlamento e al Governo la carenza degli strumenti, da parte dello Stato, per controllare l'applicazione delle leggi che si è dato, in particolare la legge Severino; il casellario giudiziario nazionale mai aggiornato, e soprattutto manca quello dei carichi pendenti. Non esiste una banca dati unica di candidati e di eletti. Sostanzialmente, c'è una totale non conoscenza del personale politico di questo Paese.
  Ricordo anche il poco tempo a disposizione delle commissioni elettorali che, peraltro, per le elezioni amministrative non sono neppure integrate da magistrati, per valutare l'autocertificazione. Quarantotto ore sono assolutamente insufficienti.
  In questa situazione dichiariamo anche la nostra impossibilità, in questa tornata elettorale, di fare una verifica completa e attendibile su tutte le candidature e su tutti i comuni che vanno al voto. Non abbiamo la possibilità e non abbiamo gli strumenti.
  In questa tornata elettorale vanno al voto circa 1.400 comuni, con un numero di candidati che verosimilmente supererà i 150.000. Ancorché in sede giudiziaria sia stato affermato che anche nelle ultime ventiquattr'ore i cittadini hanno diritto a essere informati sulla qualità del personale politico che andranno a scegliere e sulla situazione giudiziaria, noi sappiamo perfettamente che sul piano politico non possiamo esporre il nostro lavoro alle critiche che abbiamo ricevuto un anno fa, né possiamo permettere che vengano sminuiti o peggio ridicolizzati il rigore e la serietà del lavoro di informazione e conoscenza di questa Commissione.
  Ciononostante intendiamo ribadire alle forze politiche, ai partiti e a tutti i candidati sindaci la necessità di dotarsi loro stessi di strumenti per fare la prima verifica. La Commissione non dà patenti di candidabilità a nessuno; è solo tenuta a fornire un'informazione ai parlamentari e ai cittadini. Sono le forze politiche che devono darsi codici etici e strumenti per la selezione della classe dirigente, soprattutto quando si vanno a ricoprire incarichi istituzionali e amministrativi in istituzioni così esposte come i comuni.
  Nella relazione si avanzano proposte perché lo Stato e le forze di polizia si diano questi strumenti. Inoltre, si segnala in maniera esplicita che si devono avere strumenti per tutelare anche quei pubblici amministratori che sono continuamente esposti.
  Riteniamo, inoltre, che le norme riguardanti la candidabilità nei comuni sciolti per mafia debbano essere in qualche modo più rigorose; così come riteniamo che debbano essere inasprite le pene per il reato di scambio elettorale sia mafioso che ordinario.
  La relazione, con un esplicito riferimento a quanto affermato nella relazione della Direzione nazionale antimafia, evidenzia infine che le mafie rappresentano un vero e proprio attentato nei confronti della democrazia e della qualità della vita democratica di un Paese. Non sono soltanto un reato contro le persone o un reato contro la sicurezza, ma sono un reato contro la democrazia e contro lo Stato. È quindi molto importante che, nel momento in cui si va al voto, vi sia un maggiore senso di responsabilità da parte di tutti, dei partiti e di tutte le istituzioni.
  La nostra Commissione, anche per la decisione che è stata testé presa dall'ufficio di presidenza che abbiamo tenuto, darà il proprio contributo prendendo soprattutto in esame le situazioni più critiche, cioè quelle che riguardano alcuni comuni, innanzitutto quei comuni che hanno avuto uno scioglimento straordinario per mafia, che voglio qui ricordare essere Battipaglia, in provincia di Salerno; Scalea, in provincia di Cosenza; Ricadi, in provincia di Vibo Valentia; Badolato, in provincia di Catanzaro; San Luca e Platì, in provincia di Reggio Calabria.
  Prenderemo altresì in esame la situazione riferita al comune di Joppolo, in Pag. 6provincia di Vibo Valentia, sciolto e commissariato per un anno e mezzo e nel quale poi si è recentemente reinsediata l'amministrazione perché il Consiglio di Stato ha annullato lo scioglimento.
  Inoltre, prenderemo in esame quei comuni che hanno avuto uno scioglimento ordinario dopo che si è concluso l'accesso. Sono i comuni di Roma, Trentola Ducenta, Villa di Briano e Sant'Oreste.
  Prenderemo altresì in esame quelle realtà comunali che sono in gestione ordinaria dopo che si è concluso il lavoro della commissione di accesso: Finale Emilia, Morlupo, Diano Marina, San Sostene. Come si vede, i comuni interessano pressoché tutto il territorio nazionale; si tratta di quindici comuni in cinque regioni.
  Riteniamo innanzitutto necessario, per queste realtà, predisporre una relazione che ripercorra la storia politico-amministrativa delle amministrazioni comunali. Riteniamo necessario monitorare la campagna elettorale.
  Prenderemo naturalmente, altresì, in esame le liste dei candidati, premettendo la difficoltà di procedere a quest'ultimo impegno perché le carenze che abbiamo denunciato di sistema sono carenze con le quali deve fare i conti anche la nostra Commissione. In maniera particolare per una serie di problematiche che sono venute a crearsi recentemente, noi dovremo necessariamente avere un'interlocuzione diretta con le prefetture e con le procure locali, sia distrettuali che circondariali, ma sarà molto difficile, anche per la nostra Commissione, accedere alla situazione dei carichi pendenti di tutti i candidati in tutte le sedi giudiziarie d'Italia. Quindi, il nostro lavoro avrà quest'anno limiti particolari, da questo punto di vista, ed è questo il motivo per il quale noi intendiamo procedere soprattutto a quella ricostruzione della situazione delle singole realtà.
  I tempi che abbiamo a disposizione sono, come voi ricorderete anche dallo scorso anno, molto limitati. Potremo disporre delle candidature a partire dal 7 maggio. Premetto subito che non è intenzione almeno della presidenza comunicare queste relazioni in zona Cesarini, come è avvenuto, per cause di forza maggiore, lo scorso anno. Quindi, il nostro lavoro verrà da noi stessi monitorato e la fattibilità dello stesso lavoro sarà collegata ai tempi e alle forze di cui disponiamo e anche alle collaborazioni che avremo dalle procure, dalle prefetture, dalle forze di polizia che peraltro sono già state avvisate e hanno dato ovviamente la loro disponibilità.
  Ci tengo a precisare questo aspetto perché è giusto che non si creino aspettative intorno al nostro lavoro, anche se l'aspettativa più grande io credo abbia già avuto dei grandi risultati: in questa campagna elettorale, o meglio in questa fase di preparazione delle liste, noi stiamo registrando quest'anno una sensibilità e un'attenzione molto maggiore alle problematiche sulle quali abbiamo richiamato l'attenzione da parte dell'opinione pubblica e delle forze politiche di quanto sia avvenuto lo scorso anno.
  Siamo stati e continuiamo a essere sollecitati dalle forze politiche a prendere in esame le candidature. Ho ricevuto, per esempio, richiesta da parte del Partito Democratico, da parte dell'Italia dei Valori, da parte (oggi) di Forza Italia, in maniera particolare dall'onorevole Santelli, coordinatrice di Forza Italia in Calabria, la quale ci chiede – così come hanno fatto le altre forze politiche – di esaminare le liste.
  Ecco, io intendo dire a tutti che apprezziamo questo, ma riteniamo che gli stessi partiti, attraverso un'interlocuzione con prefetture e con procure, possano fare questo lavoro in maniera preventiva e che noi siamo in grado di rispondere alle richieste che ci sono rivolte soltanto all'interno dei criteri che vi ho prima annunciato. Intendo dire che risponderemo alle esigenze per quei comuni che o sono stati sciolti per mafia o sono in commissariamento ordinario dopo aver avuto una commissione di accesso o hanno avuto comunque una commissione di accesso negli ultimi tre anni.
  Chi ci fa la richiesta di guardare le liste potrà avere il nostro aiuto soltanto se rientra in quei criteri generali, anche se naturalmente, come ci siamo detti in ufficio di presidenza, non possiamo non apprezzare il fatto che sia cresciuta questa Pag. 7sensibilità e questa attenzione, perché questo vuol dire che l'effetto preventivo, che è lo scopo principale del nostro lavoro, incomincia in qualche modo a esplicarsi.
  Voglio altresì ricordare che intendiamo dare informazioni aggiornate sulle nostre liste predisposte lo scorso anno. Per esempio, la situazione del candidato Passariello risulta ad oggi risolta con un'assoluzione.
  Noi informeremo i cittadini e daremo conto dell'evoluzione delle situazioni giudiziarie che hanno riguardato le persone che sono state in qualche modo oggetto della nostra attenzione lo scorso anno. L'avevamo già fatto per altri candidati, per i quali erano pervenute successivamente decisioni delle quali o non eravamo a conoscenza o ci erano state comunicate in senso sbagliato. La nostra è una fotografia di informazione, le fotografie si scattano in vari tempi e la fotografia di oggi ci dice che Passariello è stato assolto.
  Penso di aver esposto sostanzialmente tutto quello che avevamo concordato.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Grazie, presidente. Mi scuso per non aver potuto partecipare alla riunione dell'ufficio di presidenza integrato con i capigruppo perché questo quesito l'avrei voluto porre in quella sede, ma la concomitanza con la Commissione giustizia che si occupa di intercettazioni al Senato, con l'audizione di quattro procuratori della Repubblica, mi ha reso impossibile essere qui per la seduta precedente.
  Tuttavia, c'è una cosa che mi preoccupa molto. Non vorrei – quindi chiedo di sapere, se la presidenza mi può dare una risposta – che quello che chiediamo agli altri magari non riusciamo ad averlo all'interno della nostra stessa Commissione. In particolare, in questi tre anni di legislatura sono intervenuti fatti nuovi per cui qualche membro di questa Commissione si trova in posizione uguale a quella per la quale andremo ad esaminare le liste dei comuni? È importante saperlo ai fini anche di questa votazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Come lei sa, senatore Di Maggio, la nostra legge istitutiva e il nostro regolamento prevedono che ciascun membro di questa Commissione sottoscriva il codice di autoregolamentazione, che abbiamo approvato e che abbiamo offerto anche come contributo ai codici etici da parte dei partiti.
  Quindi, ogni parlamentare deve sottoscrivere di essere coerente con il codice che ha approvato.

  SALVATORE TITO DI MAGGIO. Lei sa, ma non lo dico a lei, che abbiamo l'obbligo di informare i Presidenti delle Camere di appartenenza nell'eventualità fosse accaduta una cosa del genere. Le risulta che ci sia stato qualcuno dei nostri membri che ha informato le Presidenze di Camera o Senato di sopravvenienti fatti di questo tipo? Grazie.

  PRESIDENTE. Noi non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione da questo punto di vista. Sapete che i componenti di questa Commissione sono nominati dai Presidenti di Camera e Senato, ma non abbiamo ricevuto, da questo punto di vista, nessuna segnalazione.
  Ci sono stati anche dei casi di autosospensione, come voi sapete, laddove abbiamo dato atto anche a persone che poi sono risultate estranee alle indagini che le avevano interessate. Questo risale a qualche tempo fa.
  Per il resto, noi non siamo al corrente di casi di questo genere. Se qualcuno lo è e intende metterci al corrente di dati, noi ne prendiamo atto, per i poteri che abbiamo. Non tocca alla presidenza né alla Commissione nominare o espellere le persone dalla Commissione stessa. Ci terrei a precisarlo.
  Volevo specificare che noi prenderemo in esame anche la situazione di incandidabilità e ineleggibilità prevista dalla legge Severino e, oltre che le situazioni previste dal codice di autoregolamentazione, svolgeremo anche un'attività di monitoraggio sul lavoro che è stato svolto dalle commissioni elettorali, magari interpellando le stesse.
  I dati relativi a informazioni non coperte da segreto investigativo – chiaramente Pag. 8 sono i dati pubblici ai quali noi facciamo riferimento – saranno richiesti, compatibilmente con la sua disponibilità, al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, informato il Consiglio superiore della magistratura, al quale verrà rivolto un interpello specifico che chiarisca anche l'ambito applicativo della circolare del 16 marzo scorso del CSM, dentro la quale naturalmente ci sono, come vi dicevo, alcuni limiti rispetto alla possibilità di accedere ai dati a livello nazionale. È il motivo per il quale dobbiamo intanto attrezzarci, anche come Commissione, con i nostri poteri d'inchiesta, presso le prefetture e presso le procure circondariali e distrettuali, non appena naturalmente le candidature saranno pubbliche.
  Sono nove procure quelle che ci interesseranno e le prefetture sono altrettante, più o meno. Inutile dire che il caso di Roma è quello che ci terrà particolarmente impegnati, ma è stata assicurata anche la collaborazione delle istituzioni locali.

  ERNESTO MAGORNO. Condivido molto la posizione dell'onorevole Santelli, che noi in Calabria in verità avevamo assunto non appena lei aveva fatto sapere che questa volta ci sarebbe stato un controllo, così come avverrà e come noi condividiamo. Tuttavia, su Cosenza, che non mi pare rientrare nei casi previsti dal controllo della Commissione antimafia, poiché c'è un chiacchiericcio pubblico e leggiamo ogni giorno sui giornali che potrebbe accadere qualcosa di grave, il Partito Democratico chiede – lo faccio anche a nome della collega Bruno Bossio – che ci sia un controllo sulle liste, con un'attenzione particolare ai candidati a sindaco della città di Cosenza.
  Non vorremmo trovarci, tra qualche settimana, a dover ragionare di Cosenza come di un caso eclatante. Noi lo chiediamo con forza. Ho già chiesto, prima dell'inizio di questa Commissione, un incontro con una delegazione di parlamentari calabresi, anche non appartenenti al gruppo del Partito Democratico, perché noi siamo seriamente preoccupati per la vicenda di Cosenza.
  Vedo che è preoccupata, finalmente, anche l'onorevole Santelli, e questo mi fa piacere.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Questo «finalmente»... vi ha dato fastidio! Lo capisco che vi ha dato fastidio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Bruno Bossio non vuole parlare, in quanto si riconosce totalmente nelle parole dell'onorevole Magorno.
  Io avevo già dato atto a Forza Italia della Calabria, che ha fatto questa richiesta. Avevo fatto riferimento a richieste pervenute dal Partito Democratico, che adesso l'onorevole Magorno e l'onorevole Bruno Bossio hanno sottolineato. Rispondo a loro quello che ho risposto alla richiesta dell'onorevole Santelli: prenderemo in esame, della provincia di Cosenza, il comune di Scalea. Non possiamo prendere in esame...
  Penso che le forze politiche, soprattutto con questa attenzione, abbiano tutti gli strumenti per poter vigilare.
  Pongo in votazione la relazione.

(È approvata all'unanimità).

  Vi chiedo due precisazioni, che naturalmente dovevo fare prima: il coordinamento formale del testo e la declassifica del documento 524.3 della scorsa legislatura limitatamente al paragrafo 5 e al paragrafo 6, da pagina 18 a pagina 21, citato a pagina 10 della bozza di relazione che vi è stata trasmessa. Grazie.
  Ringrazio molto per il voto all'unanimità su questa relazione.
  Prenderei in considerazione la terza relazione, non meno importante, che riguarda la situazione degli uffici giudiziari calabresi. Leggo velocemente due pagine di sintesi di un ottimo lavoro che è stato svolto e per il quale ringrazio, come per la relazione precedente, tutti i nostri consulenti, tutti gli ufficiali di collegamento, tutti i militari della Guardia di finanza addetti all'archivio della Commissione e l'ufficio di segreteria della Commissione ai quali devo dare atto di come lavorano in questa Commissione, nella quale il lavoro non è poco. Facciamo i conti, soprattutto per quanto riguarda il personale della Camera, con forze assolutamente limitate rispetto agli obiettivi che ci poniamo, quindi se otteniamo dei risultati è grazie al fatto che Pag. 9ciascuno svolge un lavoro, oltre che per dovere, penso, per passione e per grande senso delle istituzioni.
  La proposta di relazione sullo stato degli uffici giudiziari in Calabria dà conto delle risultanze delle missioni effettuate in Calabria nella presente legislatura. All'esito di tali missioni, infatti – in particolare a Catanzaro nel febbraio 2015, a Reggio Calabria e Locri il 31 marzo e 1° aprile 2016 – emerge la gravità della situazione in tema di adeguatezza delle risorse umane degli uffici giudiziari (magistrati e personale amministrativo) nel dare sollecito e concreto esito giudiziario all'imponente sforzo investigativo che forze di pubblica sicurezza e procura distrettuale di Reggio Calabria hanno dispiegato negli ultimi dieci anni.
  Il tema diventa ancora più rilevante dinanzi al radicamento della ’ndrangheta nel tessuto sociale, economico, imprenditoriale e amministrativo nel capoluogo e nella provincia reggina, alle reiterate minacce ai danni di pubblici amministratori, all'allarmante sequenza di comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, alcuni anche più volte.
  La relazione tratta anche della proposta della commissione Vietti di sopprimere la corte di appello di Reggio Calabria e della situazione del tribunale di Rossano, per il quale in particolare è pervenuta una proposta emendativa da parte del senatore Buemi.

  ENRICO BUEMI. Sottoscritta anche dai colleghi Magorno e Bruno Bossio.

  PRESIDENTE. In questa analisi è necessario partire da dati diramati dal Ministero dell'interno. Nella regione Calabria vi sarebbero 160 organizzazioni criminali, per un numero di 4.389 affiliati; di essi, 2086 – circa la metà – sono concentrati nel distretto di Reggio Calabria: una sola provincia, 3.200 chilometri quadrati di estensione, per circa 600.000 abitanti.
  Il resto, 2.303 affiliati alle cosche, sono distribuiti nel territorio del distretto di Catanzaro, esteso quasi il doppio di quello di Reggio Calabria, con un numero quasi doppio di abitanti per quattro province.
  Esiste una gravissima sproporzione tra il numero dei pubblici ministeri della procura di Reggio Calabria e l'imponente attività d'indagine sviluppata in questi anni e il numero dei giudici che deve provvedere sulle richieste della magistratura requirente. Se a Roma ci sono circa quattro giudici per ogni pubblico ministero, a Reggio Calabria, capoluogo della provincia, epicentro dell'organizzazione criminale unanimemente ritenuta la più pericolosa ed aggressiva, vi sono poco più di un giudice e mezzo per ogni pubblico ministero. Lo ripeto: i giudici per ogni pubblico ministero sono quasi quattro a Roma e poco più di uno e mezzo a Reggio Calabria, penultima in graduatoria nazionale. Questo dà la fotografia della sproporzione tra l'attività svolta dalla procura e la possibilità effettiva in sede giudicante.
  La sezione GIP e GUP della sezione per il riesame e la sezione per il dibattimento penale versano in grave affanno, costrette tra richieste di misure cautelari da evadere e decisioni sulla libertà da emettere entro termini strettissimi, sentenze di merito da pronunziare entro la scadenza dei termini di custodia cautelare o di prescrizione. Nella relazione si fa riferimento ad alcuni casi emblematici che sono andati in prescrizione e che riguardano reati gravissimi.
  Altrettanto vale per il personale amministrativo, in assenza del quale lavoro i giudici spesso sono costretti a supplire o a fermarsi. Assolutamente incomprensibile e devastante e non condivisibile è la proposta contenuta nell'elaborato della commissione Vietti di sopprimere la corte di appello di Reggio Calabria. La prima deflagrante conseguenza di tale progetto sarebbe la soppressione della procura distrettuale di Reggio Calabria, della sezione GIP e GUP con competenza dei reati di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale, della sezione distrettuale per il riesame del tribunale di Reggio Calabria, del tribunale per i minorenni, e l'assorbimento di dette competenze da parte della procura della Repubblica e del tribunale di Catanzaro, uffici già in grave affanno rispetto alle urgenze del loro territorio. Pag. 10
  Quindi, incomprensibile e non condivisibile da parte di questa Commissione è la proposta di sopprimere la corte d'appello di Reggio Calabria.
  In passato è stata sperimentata con successo la possibilità per cui i magistrati che rimanevano nelle sedi cosiddette «disagiate» almeno cinque anni, dopo tale periodo avevano una corsia preferenziale per i trasferimenti verso le sedi libere messe a concorso e ricevevano anche un incentivo economico. Questa oculata scelta di politica giudiziaria aveva dato buoni risultati. Se contrastare ed estirpare la ’ndrangheta e l'illegalità diffusa sono priorità, adeguati devono essere gli strumenti per affrontarle.
  In tale ottica si reputa necessaria l'adozione di alcune misure urgenti.
  L'ampliamento della pianta organica dei magistrati giudicanti del tribunale di Reggio Calabria, fino a riequilibrare il rapporto con i pubblici ministeri della procura distrettuale, in linea con i tribunali di Roma, Milano, Napoli, Lecce e Genova.
  L'ampliamento della pianta organica della procura distrettuale di Catanzaro, la quale deve far fronte a sedi di tribunale di Vibo Valentia, di Cosenza, di Crotone, di Castrovillari, con un numero esiguo di pubblici ministeri che spesso sono costretti anche a far rinviare le udienze per impossibilità fisica di essere presenti contestualmente in varie sedi.
  Conseguente è l'ampliamento della pianta organica del tribunale distrettuale di Catanzaro, fino a riequilibrare il rapporto con i pubblici ministeri della procura distrettuale, anche questa volta pari a quella di Roma, Milano, Napoli, Lecce e Genova.
  Reintrodurre la previsione per cui i magistrati ordinari in tirocinio che scelgono, come prima sede, sedi disagiate come Reggio Calabria o Catanzaro e i tribunali circondariali dei loro distretti, per la prima domanda di trasferimento, solo dopo cinque anni di permanenza nella prima sede disagiata, abbiano corsia preferenziale a prescindere dall'anzianità e incentivi economici per tutto il tempo della permanenza nelle sedi disagiate, per compensare i disagi logistici.
  Prevedere punteggi aggiuntivi per i magistrati che diano la disponibilità ad applicazioni extradistrettuali per almeno ventiquattro mesi, modificando in tal senso le norme di tale istituto, sempre naturalmente se trattasi di sedi disagiate.
  Per il personale amministrativo si propone di finanziare nuovi bandi, finanziare nuove assunzioni utilizzando graduatorie non utilizzate, adottare procedure di mobilità infra-comparto fermo compatibilmente con le scoperture della sede di provenienza.
  Queste proposte sono contenute nella relazione.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, presidente, solo per fare una domanda. Questa relazione è importante almeno quanto le altre due, ma mentre per le altre due mi è chiaro quale sia il punto di caduta concreto – abbiamo approvato le relazioni per fare la ripubblicazione da un lato e il lavoro sulle candidature dall'altra – di questa relazione, non meno importante, che immagino voteremo, che facciamo per renderla il più possibile impressionante?

  PRESIDENTE. La inviamo immediatamente, come le altre, alla Presidenza di Camera e Senato. Naturalmente, se mi autorizzate, anche prima che vengano approvate dalle due Assemblee, la invierei al CSM, al Ministero della giustizia, forse anche al Ministro dell'interno, alla Presidenza del Consiglio, e magari anche al Presidente della Repubblica.
  È un atto di cortesia per richiamare l'attenzione su un lavoro che la Commissione ha fatto e che ritiene particolarmente urgente. Conosciamo i problemi del Paese, però riteniamo che, tra le tante urgenze che vengono segnalate, per i nostri compiti istituzionali questa sia da sottolineare in maniera particolare.
  Non dico che vi siano sedi agiate, da nessuna parte; non ci sono, ma intanto noi abbiamo fatto questo lavoro e naturalmente lo faremo anche su altre sedi. Abbiamo ritenuto di dare questa priorità anche Pag. 11 per avere, dall'inizio del nostro percorso, acceso una particolare attenzione sulla Calabria.
  Prima di passare alla votazione propongo naturalmente eventuali modifiche, ma soprattutto di declassificare tutti i resoconti stenografici delle audizioni svolte nelle citate missioni nelle parti relative all'argomento della relazione.
  Pertanto, se non vi sono obiezioni, tali documenti passeranno dal regime di riservatezza funzionale al regime libero, mentre le parti assoggettate al regime segreto rimarranno invariate.
  Pongo in votazione la relazione sulla situazione degli uffici giudiziari della Calabria.

(È approvata all'unanimità).

  Vi ringrazio molto e auguro buon lavoro alle Assemblee.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.30.