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XVII Legislatura dal 15/03/2013 - al 22/03/2018

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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico

Seduta antimeridiana n. 100 di Mercoledì 14 settembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE FIORONI

La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione di Paolo Pistolesi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Paolo Pistolesi, che ringraziamo per la sua presenza oggi, consapevoli anche delle difficoltà che gli abbiamo creato.
Faccio presente al signor Pistolesi che, ove nel corso della sua audizione lo ritenga necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
Con l'audizione di Paolo Pistolesi si avvia a conclusione il ciclo di audizioni di testimoni presenti in via Fani durante o subito dopo la strage. Ricordo che abbiamo già ascoltato in audizione Giovanni Intrevado, Renato Di Leva, Marco Liberato Di Berardino, Nunzio Sapuppo, Adelmo Saba, Emidio Biancone ed Egidio Correale. Questo ciclo di audizioni integra le altre indagini svolte sia nella forma dell'acquisizione di sommarie informazioni testimoniali sia come attività di polizia scientifica e dovrebbe consentire di porre alcuni punti fermi relativamente alla ricostruzione della scena del crimine.
In questo quadro, l'audizione di Paolo Pistolesi è particolarmente importante, perché egli è stato uno dei testimoni che hanno visto la scena sin dalle sue prime battute. Tra l'altro, ricordo – lo dirò più nel dettaglio andando avanti – che è stato oggetto anche di minacce nei giorni successivi alla strage di via Fani. Quindi, gli chiedo, anche se sono passati tanti anni, di fare uno sforzo di memoria, poiché ormai è passato il tempo e sono svaniti anche lo stress, le minacce e la preoccupazione oggettiva che un ragazzo poteva avere in quel momento nell'essersi trovato nel posto più caldo e più drammatico della Roma di quegli anni. Se ricorda qualcosa in più, gliene siamo grati.
La testimonianza di Paolo Pistolesi è stata oggetto, nel corso degli anni, di diversi esami. Pistolesi rese le prime dichiarazioni a poco più di un'ora dall'agguato – il verbale reca l'orario delle 10.15 – al dottor Nicola Simone presso la DIGOS di Roma, con alcuni dettagli aggiunti il successivo 23 marzo, quando rilasciò dichiarazioni ai Carabinieri della compagnia Trionfale.
È stato poi sentito in altre occasioni: il 2 giugno 1994 dal pubblico ministero Antonio Marini e l'11 novembre 2015 dai consulenti della nostra Commissione.
Sulla base dei verbali più prossimi agli avvenimenti e delle integrazioni successive, la testimonianza del signor Pistolesi può essere così ricostruita.
La mattina del 16 marzo 1978 Pistolesi, allora diciannovenne, si trovava nell'edicola del padre in via Fani, a circa cento metri dall'incrocio con via Stresa. Pistolesi vide passare, come gli accadeva quasi tutte le mattine, l'auto di Aldo Moro e la scorta. Poco dopo sentì un colpo, seguito, dopo un breve intervallo, da altri due colpi e successivamente da alcune raffiche di mitra.
Uscito dall'edicola, vide l'auto dell'onorevole Moro e l'auto di scorta ferme. L'auto della scorta aveva le portiere di destra aperte. Si mosse rapidamente, gridando, in Pag. 4direzione delle auto, e vide due persone: una stava sul marciapiedi sinistro di via Fani e guardava verso l'incrocio con via Stresa, dando quindi le spalle a Pistolesi, l'altra impugnava un mitra ed era in piedi accanto allo spigolo posteriore destro di una FIAT 124 o 128 bianca ferma in posizione diagonale presso il marciapiede sul lato sinistro di via Fani, dietro l'Alfetta della scorta.
La prima persona aveva una divisa e un berretto blu di tipo militare, la seconda invece indossava un passamontagna nero con una striscia rossa al centro; si trattava di un sottocasco da motociclista che lasciava scoperti soltanto gli occhi. Questa seconda persona, che si trovava a circa 20 metri da Pistolesi, teneva il mitra rivolto verso l'alto e faceva cenno alle auto che sopraggiungevano di tornare indietro e allontanarsi. Poi lo stesso individuo vide Pistolesi e gli fece cenno di allontanarsi, puntando il mitra nella sua direzione. A quel punto, Pistolesi si abbassò, nascondendosi dietro un'auto. Si rialzò solo quando sentì alcune auto «sgommare» e vide una vettura, la stessa 124 o 128 di colore bianco (secondo le dichiarazioni del 1978 e del 1994; di colore scuro, invece, secondo le dichiarazioni del 2015), che si allontanava velocemente, voltando su via Stresa.
Pistolesi si recò allora accanto alle auto. Scorse uno degli agenti a terra e all'interno dell'Alfetta bianca, sui sedili anteriori, due persone che non davano segni di vita. Nell'auto di Moro notò lo sportello posteriore sinistro aperto e l'autista che respirava ancora, con la testa riversa sullo schienale in posizione eretta. Non risultano, invece, ricordi precisi riguardo alla persona sul sedile anteriore destro, il maresciallo Leonardi.
All'incrocio, dalla parte opposta, oltre via Stresa, vide un motociclo a terra. Non notò il passaggio di motociclette, né la presenza di persone con palette in mano. Disse, quindi, a qualcuno, ma non ricorda chi fosse e se vi fosse solo una persona o più di una: «Hanno rapito Moro! Chiamate un'ambulanza!».
Qualche minuto dopo arrivò un'auto della Polizia con due agenti. Pistolesi disse agli agenti quel che aveva visto. Nel 1994 gli sembrava di ricordare che uno dei due rimase all'incrocio, mentre l'altro inseguì i rapitori nella direzione indicata da Pistolesi. L'autista della prima auto della Polizia giunta sul posto era da lui conosciuto, perché si trattava della pattuglia di zona, e si chiamava Nunzio (era infatti Nunzio Sapuppo).
Su indicazione di una persona che Pistolesi afferma di aver riconosciuto come il commissario di polizia di Monte Mario, fu condotto in Questura con un'auto senza colori di istituto e qui furono verbalizzate, alle ore 10.15, le sue dichiarazioni.
Riguardo al bar Olivetti, Pistolesi ha dichiarato che era chiuso da tempo e che era chiuso anche il giorno della strage.
Ricordo, infine, che pochi giorni dopo la strage di via Fani il signor Pistolesi fu minacciato. Infatti, sul cofano di un'auto di una testimone fu tracciata la seguente scritta: «Se tu e il giornalaio parlate, vi faremo fuori». Perciò per qualche tempo Pistolesi ebbe la protezione della Polizia.
Rispetto a questa descrizione sottolineo che nelle dichiarazioni del 2015 il signor Pistolesi ha modificato la sua versione su un punto rilevante. Ha infatti dichiarato di aver visto non due rapitori soltanto, come aveva indicato nel 1978 e ribadito nel 1994, bensì l'uomo col passamontagna e cinque persone in divisa da piloti dell'Alitalia che sparavano verso l'auto di Moro e verso quella della scorta, precisando che due di essi si trovavano sulla sinistra delle auto – sinistra rispetto alle posizioni di Pistolesi, che vedeva le auto da dietro – e tre sulla destra.
Signor Pistolesi, dopo questo lungo excursus riassuntivo...

FEDERICO FORNARO. Presidente, può ripetere l'ultima frase?

PRESIDENTE. Ripeto. Nel 2015 ha dichiarato di aver visto non due rapitori soltanto, come aveva indicato nel 1978 e ribadito nel 1994, bensì l'uomo con il passamontagna più cinque altri. Di questi, due Pag. 5si trovavano sulla sinistra dell'auto rispetto alla posizione di Pistolesi, che vedeva le auto da dietro, e tre sulla destra.
Innanzitutto, signor Pistolesi, conferma che l'auto di Moro passava quasi tutte le mattine davanti alla vostra edicola?

PAOLO PISTOLESI. Sì, confermo. Chiedo scusa per la voce bassa.

PRESIDENTE. Nelle sue dichiarazioni del 16 marzo 1978 lei ha dichiarato che, nel momento in cui udì gli spari (spari singoli dapprima, poi le raffiche), era da solo nell'edicola e stava leggendo il giornale, perché non c'erano clienti.
Un altro testimone, Domenico Calia, ha ricordato, il 28 marzo 1978, cioè dieci giorni dopo... Io non so se lei ha presente chi era costui.

PAOLO PISTOLESI. Sì.

PRESIDENTE. Calia ha dichiarato che al momento dell'agguato stava conversando con lei e che usciste insieme dall'edicola. Lei ha memoria di questa circostanza?

PAOLO PISTOLESI. No, non me lo ricordo.

PRESIDENTE. Non se lo ricorda.

PAOLO PISTOLESI. Non ricordo se c'era Calia o meno.

PRESIDENTE. Può, con uno sforzo di memoria, ripeterci, a prescindere dalla circostanze che ci fosse o meno Calia, i suoi movimenti dopo aver ascoltato i tre colpi e poi le raffiche di mitra?

PAOLO PISTOLESI. Sono uscito dalla parte destra dell'edicola – la porta era sulla destra – e mi sono trovato praticamente in mezzo alla strada.

PRESIDENTE. Davanti alla strada che cosa le è capitato?

PAOLO PISTOLESI. Appunto, mi sono trovato quella persona con il passamontagna.

PRESIDENTE. Che non ha detto niente e le faceva solo gesti?

PAOLO PISTOLESI. Non ha parlato. Faceva solamente gesti con il mitra.

PRESIDENTE. E le faceva segno di andarsene.

PAOLO PISTOLESI. Di andarsene.

GERO GRASSI. Presidente, può far precisare dove si trovava il signor Pistolesi?.

PRESIDENTE. In mezzo alla strada.

PAOLO PISTOLESI. In mezzo alla strada. Praticamente, io sono uscito...

GERO GRASSI. In mezzo a quale strada?

PAOLO PISTOLESI. Via Fani. L'edicola era in via Fani.

PRESIDENTE. Spieghi dov'era l'edicola.

PAOLO PISTOLESI. L'edicola era a 150 metri circa dall'incrocio di via Stresa.

GERO GRASSI. Salendo o scendendo?

PAOLO PISTOLESI. Salendo. Moro arrivava da via Trionfale.

PRESIDENTE. Le auto di Moro e della scorta passano davanti all'edicola e Pistolesi le vede passare. Quindi esce, apre la porta dell'edicola...

PAOLO PISTOLESI. Sulla destra.

PRESIDENTE. Va in mezzo alla strada e a quel punto si trova quel signore col passamontagna con la striscia rossa, che non parla.

Pag. 6

FEDERICO FORNARO. Nella ricostruzione della polizia scientifica c'è anche una tavola in cui ricostruiscono la posizione di Pistolesi e quel che lui vede, se non ricordo male.

PRESIDENTE. Un'altra cosa. L'individuo col passamontagna, quindi, non parla mai. Quello che mandava via le macchine era sempre questo?

PAOLO PISTOLESI. Era sempre questo.

PRESIDENTE. E non ha mai parlato neanche rivolgendosi alle persone nelle macchine? Non ha mai urlato, mai detto niente?

PAOLO PISTOLESI. Faceva solo il cenno di andare via.

PRESIDENTE. Lei non ricorda se c'era Domenico Calia, ma non esclude che ci potesse essere, che magari stesse lì in quel momento e che siate usciti insieme dall'edicola per andare in mezzo alla strada.

PAOLO PISTOLESI. Sì, era uno studente universitario, se non ricordo male.

PRESIDENTE. Mentre lei era riparato dietro l'auto in sosta trascorsero alcuni minuti durante i quali i terroristi portarono a termine la loro azione.
Lei va in mezzo alla strada, la persona con il passamontagna la caccia e lei va, rispetto a via Fani...

PAOLO PISTOLESI. Sulla destra.

PRESIDENTE. E si sdraia o si mette in ginocchio?

PAOLO PISTOLESI. No, solamente accucciato.

PRESIDENTE. Quindi, lei in quel momento...

PAOLO PISTOLESI. La visuale non ce l'avevo.

PRESIDENTE. Non ce l'aveva più. Aveva però già inteso i colpi singoli e la mitragliata.
Quindi, quando lei esce dall'edicola, vede l'individuo col passamontagna che la caccia e lei va a ripararsi dietro una macchina in sosta.

PAOLO PISTOLESI. Esatto.

PRESIDENTE. E lei si accuccia lì. In quei momenti, dopo che aveva già sentito i tre colpi e la mitragliata, cioè mentre, è accucciato dietro la macchina parcheggiata, sente altri suoni? Sente qualcuno che urla, che parla, che grida?

PAOLO PISTOLESI. No.

PRESIDENTE. Niente. Altri spari ancora?

PAOLO PISTOLESI. Sinceramente, non me lo ricordo.

PRESIDENTE. Sentì parlare nessuno in italiano? O in un'altra lingua?

PAOLO PISTOLESI. Conti che avevo diciannove anni.

PRESIDENTE. Però, faccia uno sforzo: quando sta accucciato lì dietro le auto in sosta, quello davanti col passamontagna l'ha solo cacciata via...?

PAOLO PISTOLESI. E poi l'ultima cosa che ho visto è quando andavano via.

PRESIDENTE. Sì, questo è chiaro, ma – prima di arrivare poi a descrivere quel che vede quando si rimette in piedi, che è la fase successiva – lei esce dall'edicola quando ha inteso già i tre spari e la sventagliata di mitra, quindi, va in mezzo alla strada, vede la persona armata col passamontagna, e allora lei percorre l'altra mezza carreggiata e va dietro la macchina in sosta.

PAOLO PISTOLESI. Esatto.

Pag. 7

PRESIDENTE. Riesce a fare uno sforzo per ricordare se in quel momento ha sentito che parlavano tra di loro? Tutti muti? Qualcosa avranno detto..

PAOLO PISTOLESI. Sicuramente, ma non me lo ricordo. Non posso dire...

PRESIDENTE. Come le ho ricordato prima, nel 2015 lei ha riferito di aver visto l'uomo col passamontagna e altre cinque persone

PAOLO PISTOLESI. Due a sinistra, tre a destra.

FEDERICO FORNARO. Due dalla parte del bar Olivetti e tre dall'altra parte.

PRESIDENTE. Questi, quando li vede, che facevano?

PAOLO PISTOLESI. Erano in piedi che avevano sparato.

FABIO LAVAGNO. Che avevano sparato o che stavano sparando?

GERO GRASSI. L'ultima affermazione del signor Pistolesi non si è sentita.

PRESIDENTE. Ripeto. Pistolesi esce dopo che ha inteso i tre colpi singoli e la raffica di mitra. Quando esce, vede quelli che hanno sparato, che potrebbero essere stati lì durante la sparatoria o che si potrebbero essersi spostati dopo aver sparato. Questo è del tutto evidente.
Conferma questa sua dichiarazione?

PAOLO PISTOLESI. Sì.

PRESIDENTE. Quelle persone lei le vede mentre attraversa la strada: esce dall'edicola, va in mezzo alla strada, vede il primo (quello col passamontagna) che le sta davanti e, mentre si sposta, vede il resto dello scenario, due a sinistra e tre a destra.

PAOLO PISTOLESI. No, li vedo già mentre vedo quello davanti.

PRESIDENTE. Ne vede due da un lato e tre dall'altro delle auto, e quello davanti. Poi si mette giù dietro la macchina parcheggiata. Non riesce a ricordare se hanno detto, hanno parlato... Conferma in generale, anche quando poi i terroristi vanno via, di non aver mai inteso passare alcuna motocicletta?

PAOLO PISTOLESI. No.

PRESIDENTE. Né prima, né dopo, né durante.

PAOLO PISTOLESI. Quello lo confermo, sì.

PRESIDENTE. Lei non vede passare nessuna motocicletta, né prima, né dopo, né durante, sempre dalla parte dell'edicola...

PAOLO PISTOLESI. Dell'edicola, esatto.

PRESIDENTE. Alcuni testimoni hanno riferito che, appena conclusa l'azione dei terroristi, giunse una persona che, vedendo la scena, si agitò molto, gridando: «I colleghi, i colleghi!» Lei ricorda di averlo visto? Perché lei poi, da quanto ho capito, si rialza da dietro la macchina e corre giù.

PAOLO PISTOLESI. Sì.

PRESIDENTE. E inizia a correre quando vede le macchine o la macchina dei terroristi che fugge via.

PAOLO PISTOLESI. Che fugge sulla sinistra.

PRESIDENTE. Bene. In quel momento, su quella scena, o pochi minuti, chi c'è? Si alza su, vede i terroristi che vanno via...

PAOLO PISTOLESI. So che c'era qualcuno a cui ho gridato di chiamare l'ambulanza, quello sì.
Non ricordo chi ci fosse.

PRESIDENTE. Quando è arrivato giù, ha gridato: «Guardate che hanno rapito Pag. 8Moro! Chiamate l'ambulanza!», che è quello che aveva dichiarato a suo tempo.

PAOLO PISTOLESI. Dopodiché, sono arrivato sull'incrocio. Arrivava la macchina della Polizia.

PRESIDENTE. La prima macchina della polizia, che era quella guidata da Sapuppo. Lei lo conosceva perché era di Monte Mario. Ma prima dell'arrivo di Sapuppo e altri, non c'è nessuno che grida: «I colleghi, i colleghi!»?

PAOLO PISTOLESI. No.

PRESIDENTE. Ricorda per caso, dopo che è arrivata la prima auto della polizia, quella di Nunzio per capirci, se arriva anche una Lancia Fulvia HF? La Lancia Fulvia HF è visibile in questa fotografia che le mostro.

PAOLO PISTOLESI. Io ero in una posizione da cui non potevo vedere.

PRESIDENTE. Ma lei arriva e si ferma dietro o viene anche in avanti?

PAOLO PISTOLESI. No, l'ho vista qua la macchina della Polizia.

PRESIDENTE. Quindi, lei vede arrivare la macchina della Polizia e non ne vede arrivare nessun'altra?

PAOLO PISTOLESI. Nessun'altra.

PRESIDENTE. Non ha visto mai neanche questo signore? (Il presidente mostra a Paolo Pistolesi una fotografia)

PAOLO PISTOLESI. No.

PRESIDENTE. Gli agenti Sapuppo e Di Berardino hanno sempre dichiarato di essere stati i primi ad arrivare con la macchina della Polizia. Lei conferma che quella è stata la prima macchina della Polizia?

PAOLO PISTOLESI. Sì.

PRESIDENTE. Ricorda se è arrivata dopo qualche altra macchina? Per esempio, è arrivata una macchina dei Carabinieri?

PAOLO PISTOLESI. No.

PRESIDENTE. Non ricorda?

PAOLO PISTOLESI. Non ricordo.

PRESIDENTE. Lei ha solo in mente che, quando lei va giù a piedi, arriva presso le auto di Moro e della scorta e urla: «Hanno rapito Moro! Chiamate l'ambulanza!». E nel frattempo vede che è arrivata la macchina della Polizia e che c'è Nunzio.

PAOLO PISTOLESI. Esatto.

PRESIDENTE. Nella loro relazione di servizio, gli agenti Sapuppo e Di Berardino affermano che, quando arrivano sulla scena del delitto, c'erano intorno grosso modo una ventina di persone.

PAOLO PISTOLESI. Sarà tutta gente che abitava lì intorno.

PRESIDENTE. Ecco: lei ha memoria di qualcuno in particolare?

PAOLO PISTOLESI. Sì, qualcuno. C'erano i due custodi dei due palazzi.

PRESIDENTE. Che erano lì fuori.

PAOLO PISTOLESI. Che erano lì fuori e poi altra gente.

PRESIDENTE. Io le vorrei far vedere alcune fotografie. Dica se, per caso, si ricorda di qualcuna delle persone ritratte nelle foto.

PAOLO PISTOLESI. Questo sembra Nunzio. No, quest'altro no.

PRESIDENTE. Sono le foto dei vari poliziotti che, a diverso titolo, stavano lì. Pag. 9
Francesco Pannofino ha riferito ai nostri consulenti... Lei ha presente chi è Francesco Pannofino?

PAOLO PISTOLESI. Sì.

PRESIDENTE. Il 22 luglio 2015 Pannofino ha riferito che la mattina della strage aveva appena acquistato il giornale da lei. L'aveva salutata. Pannofino sentendo gli spari trovò riparo in via Madesimo, che è una traversa un po’ più su.

PAOLO PISTOLESI. È più su di via Mario Fani. È verso via Trionfale, non verso via Stresa.

PRESIDENTE. Infatti non è andato verso la sparatoria. Circa due minuti dopo la fine degli spari si affacciò di nuovo su via Fani.
Quindi, in sintesi, Pannofino prende il giornale e va via. Mentre cammina verso via Trionfale, sente gli spari ed entra in via Madesimo. Finiscono gli spari e riesce fuori per vedere. Ha dichiarato: «La prima persona che ho notato è stato Paolo Pistolesi, che stava abbracciando la sua fidanzata».

PAOLO PISTOLESI. Non lo so.

PRESIDENTE. Lei nelle sue dichiarazioni questo non l'ha mai detto. Adesso non ce lo deve dire in seduta pubblica il nome, ma la fidanzata di allora poi non so se era...

PAOLO PISTOLESI. No, non è la moglie di oggi.

PRESIDENTE. Perché, se magari era pure lei lì presente...

PAOLO PISTOLESI. No, assolutamente, perché io lì non avevo la ragazza che abitava lì.

GERO GRASSI. Sarà stata una donna che lei ha abbracciato.

PAOLO PISTOLESI. Magari sarà stata la custode, la custode di un condominio di via Mario Fani.

PRESIDENTE. Noi siamo interessati per poter ascoltare anche questa teste, qualora ancora in vita.

PAOLO PISTOLESI. Io le posso dire: la mia fidanzata no di sicuro.

PRESIDENTE. Quindi, poi vedremo magari i due custodi.
Lei, quindi, ricorda che è arrivata la macchina con Nunzio, ma non ricorda dopo quanto tempo è arrivata la prima macchina dei Carabinieri. Non ricorda niente.

PAOLO PISTOLESI. No, anche perché io poi sono tornato in edicola.

PRESIDENTE. Poi lei è ritornato all'edicola, che aveva lasciato «scoperta». Quindi, non ricorda neanche se è arrivata un'Alfasud di colore chiaro...

PAOLO PISTOLESI. No.

PRESIDENTE. Il commissario di Monte Mario dove è venuto a prenderla, all'edicola?

PAOLO PISTOLESI. È venuto a prendermi all'edicola. È arrivato mio padre; dapprima non lo facevano passare. Allora l'hanno fatto passare ed è venuto giù con me. Dopodiché, mi hanno portato via.

PRESIDENTE. Ed era il commissario di Monte Mario che l'ha fatta salire su una macchina e l'ha portata a fare le prime dichiarazioni.
Bene. Io non ho altre domande. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

FEDERICO FORNARO. Io vorrei chiederle uno sforzo di memoria, ovviamente rendendomi conto che sono passati così tanti anni, ma è importante, rispetto ad altre testimonianze e ad altre documentazioni Pag. 10 che sono state raccolte, in particolare la sequenza di colpi che lei sente.
Lei ha confermato di aver sentito un colpo isolato più altri due colpi isolati e poi delle raffiche. Ha sentito contestualmente anche rumori di frenata?

PAOLO PISTOLESI. Prima dei colpi.

FEDERICO FORNARO. Vorrei che rimanesse a verbale che questa dichiarazione contrasta totalmente con la ricostruzione della polizia scientifica, che, – lo ricordo a tutti – ha sostenuto che l'agguato è iniziato prima, cioè con le macchine in movimento e con spari a raffica. Quindi non con questa sequenza, come peraltro da me rilevato nel documento.

PRESIDENTE. Ma qual è la macchina che ha frenato?

FEDERICO FORNARO. Vorrei essere chiaro su questo punto. Rimando comunque alle mie osservazioni rispetto alla ricostruzione della polizia scientifica.

PRESIDENTE. Vorrei capire. Pistolesi ascolta i tre colpi singoli. Quindi, c'è qualcuno che spara a colpo singolo.

FEDERICO FORNARO. E poi le raffiche.

PRESIDENTE. Quei colpi singoli sono destinati all'auto di Moro. Qualcuno avrà pure frenato. Poi avrà frenato un minuto prima o un minuto dopo, ma qualcuno frena. È normale che abbiano frenato. Si tratta di capire se ha fatto in tempo Ricci a frenare o se ha frenato l'autista dell'auto della scorta.

FEDERICO FORNARO. Non c'è dubbio, però la sequenza dei colpi ...

PRESIDENTE. Scusi, senatore Fornaro, è per capire, se no ogni volta apriamo un caso. Ci sono tre macchine, una è bloccata in mezzo e il conducente della prima macchina, Moretti, si ferma. Può darsi che abbia frenato pure lui, perché si deve fermare.
Mentre sparano i tre colpi, o in contemporanea quello dietro vede che si è fermato Moretti e frena. La sequenza inizia con i tre colpi singoli, quelli che poi di fatto ammazzano i due poveretti, secondo me.

FEDERICO FORNARO. Andiamo a rivedere quella ricostruzione, che mi sembra che rafforzi i dubbi su questo fatto nuovo. Lo segnalo: la ricostruzione secondo cui l'agguato è iniziato con le macchine in movimento è stata un'assoluta novità rispetto a tutte le testimonianze e a tutte le ricostruzioni in sede giudiziaria.
Questo lo rilevo e mi sembra che questa testimonianza vada nella direzione di una conferma di una dinamica dell'inizio dell'agguato differente da quella che è stata proposta alla Commissione nella ricostruzione della polizia scientifica. Mi sembra che questa ulteriore testimonianza vada più nella prima direzione.
Sempre rispetto a questa fase lei, signor Pistolesi, ha confermato di non aver visto nessuna moto, però, a mio giudizio, è molto importante quello che lei ha detto, riguardo alla posizione del gruppo di fuoco: lei vede cinque persone, due collocate a sinistra, cioè dal lato del bar Olivetti, per intenderci, e tre collocate sulla destra.
Giustamente, il collega Lavagno, prima, ha posto in evidenza che un conto è vederli nell'atto dello sparare, un altro conto è vederli successivamente. La sua sensazione, però, nella sequenza del «sento i colpi, esco e vedo davanti questa figura con il passamontagna; dietro vedo due da una parte e tre dall'altra» era che l'agguato in quel momento fosse terminato, oppure lei in quel momento ha ancora continuato a sentire dei colpi?

PAOLO PISTOLESI. No, penso che fosse terminato.

FEDERICO FORNARO. Quindi, sostanzialmente è possibile, secondo questa ricostruzione, che alcuni abbiano sparato da una parte e poi abbiano aggirato le auto, magari per controllare che tutti fossero Pag. 11morti. Nelle varie ricostruzioni l'ipotesi, comunque, è che uno o due abbiano fatto questo movimento. È la prima volta che si afferma che il gruppo di fuoco in maggioranza si sposta sul lato destro, da quello che è stato descritto apparentemente in una fase di controllo che tutto fosse andato secondo i piani prestabiliti.
Per me, però, è molto importante per capire alcuni passaggi successivi. In particolare, volevo chiederle se lei ricorda una persona in borghese inginocchiata, nelle fasi immediatamente successive e comunque dopo l'arrivo della prima volante, vicino al passeggero dell'Alfetta di scorta, Zizzi.

PAOLO PISTOLESI. No.

FEDERICO FORNARO. Lei non ricorda nessuno lì vicino.

PAOLO PISTOLESI. No, nessuno.

FEDERICO FORNARO. Ma lei esattamente, dopo che le macchine sono andate via, che cosa fa e dove si posiziona?

PAOLO PISTOLESI. Io sono tornato sul lato sinistro, quindi a centro strada.

FEDERICO FORNARO. Sì. Ovviamente, la prima macchina che vede è l'Alfetta.

PAOLO PISTOLESI. È l'Alfetta.

FEDERICO FORNARO. Poi c'è la 130.

PAOLO PISTOLESI. Poi c'è la 130.

FEDERICO FORNARO. Poi c'è la 128.

PAOLO PISTOLESI. Poi c'è la 128.

FEDERICO FORNARO. Lei cosa fa? Guarda chi c'è dentro? Per poter dire «Chiamate un'autoambulanza!», si è reso conto che c'erano delle persone...

PAOLO PISTOLESI. L'autista della 130 respirava.

FEDERICO FORNARO. Attenzione, l'autista della 130 o il viaggiatore dell'Alfetta?

PAOLO PISTOLESI. No, l'autista della 130, io ho sempre detto.

GERO GRASSI. Quindi, Ricci.

PRESIDENTE. Ricci. Pistolesi questo l'ha detto fin dal primo interrogatorio. La mattina del 16 marzo 1978 ha parlato di Moro perché conosceva la scorta e ha detto: «Chiamate subito un'ambulanza!».

PAOLO PISTOLESI. Perché faceva ancora le bolle dal naso. Poi magari erano gli ultimi respiri.

FEDERICO FORNARO. Chi è che chiama, quindi, l'autoambulanza?

PAOLO PISTOLESI. Non lo so, le persone che erano uscite per strada.

FEDERICO FORNARO. Mi perdoni, le persone che sono uscite in strada o gli uomini della volante?

PAOLO PISTOLESI. No, gli uomini della volante sono arrivati dopo. Io ho detto: «Chiamate l'ambulanza!»

PRESIDENTE. Praticamente, lei ha detto di chiamare l'ambulanza. Poi, se quelli lì l'hanno chiamata o no, lei non lo sa.

PAOLO PISTOLESI. Non lo so.

PRESIDENTE. È questo il tema, perché quando Pistolesi arriva lì non c'è nessuno, se non i due custodi e qualcun altro. Dovremmo cercare questi due custodi. E la prima macchina che arriva è quella di Sapuppo.

FEDERICO FORNARO. Insieme a Sapuppo quante altre persone ci sono?

PAOLO PISTOLESI. C'è un'altra persona a bordo, un altro poliziotto.

Pag. 12

FEDERICO FORNARO. Quindi, due persone.
Che lei ricordi, in quei momenti concitati lei vide o sentì un rumore di un elicottero?

PAOLO PISTOLESI. No.

GERO GRASSI. Nel senso che non ricorda?

PAOLO PISTOLESI. No, non l'ho sentito.

GERO GRASSI. Non l'ha sentito.

FEDERICO FORNARO. Non lo ricorda. Comunque non ha contezza della presenza.

PAOLO PISTOLESI. Non lo ricordo.

MASSIMO CERVELLINI. Signor Pistolesi, ha ulteriori elementi di arricchimento della definizione della persona col mitra e il sottocasco o passamontagna?

PAOLO PISTOLESI. No.

MASSIMO CERVELLINI. Elementi fisici o vestiti, oltre al passamontagna?

PAOLO PISTOLESI. No.

FABIO LAVAGNO. Quanto era alto? Circa 1,70, ha dichiarato nel 1978.

PAOLO PISTOLESI. Sì, una persona più alta di me, magra. Se non ricordo male, forse avevo detto anche di un giubbotto.

MASSIMO CERVELLINI. Insomma, non una divisa.

PAOLO PISTOLESI. Assolutamente no.

PRESIDENTE. Descrive gli altri con la divisa.

PAOLO PISTOLESI. Gli altri con la divisa. Già nel 1978 avevo dichiarato che erano divise dell'Aeronautica.

FABIO LAVAGNO. Come premessa, direi che, se la successione sonora che ci il signor Pistolesi racconta è: frenata, tre colpi e mitragliata, allora – rispondo al senatore Fornaro – non è in contrasto con la ricostruzione della polizia scientifica, perché è una successione sonora quella che il signor Pistolesi ci riporta, e non è supportata dalla vista. Quindi, non ci può dire se l'agguato sia avvenuto con le macchine in movimento o meno. Prendiamo atto di questa testimonianza, ma non è in contraddizione.

FEDERICO FORNARO. È una tua opinione, esattamente come la mia. Poiché ci ho scritto 10.000 battute, la considero un'opinione, esattamente come la mia.

FABIO LAVAGNO. Io credo che le opinioni non abbiano più valore o meno in base alla quantità di battute da cui sono supportate.

FEDERICO FORNARO. Sono argomentate con della documentazione.

FABIO LAVAGNO. A volte bastano 140 caratteri per far fuori un primo ministro.

FEDERICO FORNARO. Non c'è dubbio.

FABIO LAVAGNO. Riguardo alle sue dichiarazioni del 2015, signor Pistolesi, le vorrei chiedere quale occasione l'ha indotta a farci partecipi di questo ricordo, cioè del posizionamento di due a sinistra e di tre a destra. Soprattutto le chiedo di ricordare, oltre il fatto che questi non stavano sparando, in quale attività erano intenti. Stavano guardando, in che posizione erano, erano uomini o erano donne?

PAOLO PISTOLESI. A parte il fatto che la dichiarazione dei cinque io l'ho sempre fatta...

FABIO LAVAGNO. Nel senso del posizionamento, due e tre.

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PAOLO PISTOLESI. Due e tre due sì, erano lì che guardavano, praticamente. Quando li ho visti, erano statici.

FABIO LAVAGNO. In posizione eretta, statici, guardavano.

PAOLO PISTOLESI. Esatto.

FABIO LAVAGNO. Dopodiché?

PAOLO PISTOLESI. Dopodiché, io sono andato a ripararmi in mezzo alle macchine parcheggiate e quello che hanno fatto non lo so. Io li ho visti quando sono uscito da lì... Quindi, già dopo i colpi di mitra.

FABIO LAVAGNO. Erano tutti uomini?

PAOLO PISTOLESI. Sì.

PRESIDENTE. Io mi permetto solo di dire che quello che era sotto il casco...

GERO GRASSI. Questa domanda è irricevibile nella formulazione fatta, presidente.

PRESIDENTE. Io faccio il presidente della Commissione bicamerale, non il presidente di un collegio giudiziario, quindi...

GERO GRASSI. No, io sto dicendo all'onorevole Lavagno. Erano tutti uomini? Erano vestiti tutti da uomini, ma Pistolesi da dove stava il sesso non lo poteva distinguere. Erano vestiti tutti da uomini. Giusto? Ecco perché la domanda era irricevibile.
Signor Pistolesi, l'elicottero – mi faccia comprendere, perché lei ha dato delle risposte che, quando andremo a leggere il resoconto, appariranno contrapposte – lei non ricorda di averlo sentito o non lo ha sentito?

PAOLO PISTOLESI. Non ricordo di averlo sentito.

PRESIDENTE. Senza esprimere opinioni sulla ricevibilità o meno delle domande, ma per capire la differenza, il teste a cui viene chiesto «Ha visto un elicottero?» nella sua introspezione pensa che l'elicottero c'era ma non ricorda di averlo sentito.
La domanda è in altri termini. La domanda è: «Sì o no?», non: «Ricorda o non ricorda di averlo inteso?». Mi permetto di dirlo, se no qui non finiamo mai questa commedia.

GERO GRASSI. Sì. Pistolesi ha detto «Non ricordo».

PRESIDENTE. No, no. La cosa è diversa. Faccio io la domanda al teste, per evitare confusione. Lei ricorda di aver ascoltato un rumore di elicottero?

PAOLO PISTOLESI. No.

PRESIDENTE. Punto. La risposta è precisa. Pistolesi dice che non l'ha sentito. Poi magari è passato tre minuti dopo o quattro minuti prima.

GERO GRASSI. Lei, signor Pistolesi, ha descritto il posizionamento dei sei uomini, quello che stava vicino a lei e gli altri cinque. I cinque, quando lei li ha visti, avevano già sparato, giusto?

PAOLO PISTOLESI. È una supposizione. Io ho detto che erano statici, erano fermi.

GERO GRASSI. Ho capito, ma lei aveva già sentito i colpi.

PAOLO PISTOLESI. Certo.

GERO GRASSI. Quindi, noi non sappiamo da dove vengono i colpi, ma i colpi sono precedenti alla visione dei cinque. È giusto?

PAOLO PISTOLESI. È esatto.

GERO GRASSI. Durante il tempo intercorso tra i colpi e la visione dei cinque, lei, che stava nell'edicola, esce e vede i cinque. Quindi, il tempo intercorrente dall'ultimo Pag. 14colpo alla visione dei cinque è di frazioni di secondo. Giusto?

PAOLO PISTOLESI. Di secondi, sì.

GERO GRASSI. Sono frazioni di secondo.

PAOLO PISTOLESI. Giusto.

GERO GRASSI. Perché la sua edicola è sul ciglio della strada e lei dall'edicola fa esattamente due metri per posizionarsi al centro. Giusto?

PAOLO PISTOLESI. Giusto.

GERO GRASSI. Lei dice che ne ha visti tre a destra, scendendo, e due a sinistra. Se stiamo parlando di frazioni di secondo e se i colpi sono stati sparati, non ci interessa ora da chi, è legittimo pensare che lei abbia visto una scena di cinque persone fisse che non hanno avuto il tempo di spostarsi nella frazione di secondo che lei ha utilizzato per uscire e posizionarsi al centro della strada.

PAOLO PISTOLESI. Penso di sì.

GERO GRASSI. Perché se qualcuno di quelli si fosse spostato, lei l'avrebbe notato, perché lei ha fatto due metri.

PAOLO PISTOLESI. Io sono uscito dopo la scarica di mitra.

GERO GRASSI. Dopo la sparatoria.

PRESIDENTE. Ripetiamo i percorsi. Allora, descriva com'è la sua edicola.

PAOLO PISTOLESI. La porta dell'edicola era sulla destra, quindi io sulla sinistra non avevo visuale.

GERO GRASSI. La porta sulla destra, che significa?

PAOLO PISTOLESI. Via Fani-via Trionfale.

GERO GRASSI. Perfetto.

PAOLO PISTOLESI. Sento i colpi, mi alzo, esco.

PRESIDENTE. Quindi, si alza, apre la porta, esce e si porta in mezzo alla strada.

PAOLO PISTOLESI. E mi porto in mezzo alla strada.

GERO GRASSI. Sì, ma per fare tutto questo, lei ha detto, sono passate frazioni di secondo.

PAOLO PISTOLESI. No, frazioni di secondo l'ha detto lei.

GERO GRASSI. E lei mi ha detto «sì».

PAOLO PISTOLESI. Intendo secondi.

GERO GRASSI. Cinque secondi, perfetto.

PAOLO PISTOLESI. No, ho detto «secondi».

PRESIDENTE. Il tempo è breve. Vi invito a leggere le dichiarazioni di Pistolesi e quelle di Calia. Verificate quanto tempo passa per aprire la porta dell'edicola, girare (poi dopo apriamo la discussione se c'è stato o no il giro), però una cosa è certa, non sono frazioni di secondo, perché il tempo materiale di superare quello che gli stava davanti con cui sta parlando...

GERO GRASSI. Ma quello che stava parlando con lui stava dall'altro lato.

PRESIDENTE. No, stava parlando con lui da una posizione diversa, quindi, sarebbe potuto arrivare per primo in mezzo alla strada, ma questo teste non è mai stato sentito in tempi recenti e adesso lo cercheremo.
Pistolesi si alza, apre la porta, esce, va in mezzo alla strada e guarda.

GERO GRASSI. Presidente, se stava parlando, la porta era aperta.

PAOLO PISTOLESI. No.

Pag. 15

PRESIDENTE. No. Che vendono i giornali dalla porta dell'edicola? L'edicola davanti è aperta!

GERO GRASSI. Allora non c'era il signore avanti.

PRESIDENTE. Ma come non c'era il signore avanti? Il signore avanti, Calia, l'ha dichiarato. Pistolesi non si ricorda se c'era.

GERO GRASSI. Il signore avanti stava su via Fani.

PRESIDENTE. Dal lato dove si vendono i giornali.

GERO GRASSI. Esatto. Pistolesi invece esce dalla porta laterale.

PRESIDENTE. E quindi Pistolesi finisce di parlare con quello ed esce. Io sto dicendo solo che è importante sentire quel signore, perché quel signore sta lì, mentre Pistolesi ha dovuto fare il giro.

GERO GRASSI. Quello stava già sul lato.

PRESIDENTE. Quello, se si girava, vedeva e, quindi, il tuo dubbio sarebbe tolto, perché quella è una frazione di secondo.

GERO GRASSI. Il senso della domanda è questo: pochi secondi per recepire l'ultimo colpo e uscire... Io non so se la porta fosse aperta o chiusa, non lo so, ma, ammesso che fosse chiusa, pochi secondi. Lei, facendo uno sforzo di memoria, i cinque li ha visti statici, ha detto.

PAOLO PISTOLESI. Sì.

GERO GRASSI. Quindi, non è affatto scontato, considerati i secondi, che quei tre che stanno sulla destra, come sostengo io, si siano spostati dalla sinistra, come sostiene qualche altro. Non è scontato.

PAOLO PISTOLESI. No.

GERO GRASSI. Potevano stare a destra.

FABIO LAVAGNO. La strada, che misura dodici dei miei passi. Come si è spostato Pistolesi in pochi secondi, pure gli altri si spostano da sinistra a destra in pochi secondi.

GERO GRASSI. Sì. Il problema è che lui non è un brigatista. Quelli erano brigatisti o altro.

FEDERICO FORNARO. Per la cronaca, sono cinque, mentre i brigatisti hanno sempre detto che erano quattro.

GERO GRASSI. Appunto. Noi stiamo cercando di capire.

PRESIDENTE. No, in totale sono sei.

GERO GRASSI. L'onorevole Lavagno tende a giustificare quelli che stavano là. Io mi sforzo di capire quelli che fanno i testimoni.

FABIO LAVAGNO. Questo è inaccettabile, presidente.

GERO GRASSI. Hai ragione, ti chiedo scusa.
L'ultima domanda: dopo questo evento del 16 marzo, che lei ricordi, chi l'ha cercata?

PAOLO PISTOLESI. In che senso?

GERO GRASSI. Forze di polizia, Carabinieri, magistrati? Lei dopo il 16 marzo ha parlato con qualcuno?

PAOLO PISTOLESI. Se non ricordo male, sono stato prima interrogato dai Carabinieri di Trionfale.

PRESIDENTE. No, prima è stato sentito, alle 10.15, dal dottor Simone della DIGOS.

PAOLO PISTOLESI. No, mi ha chiesto dopo il 16.

PRESIDENTE. Dopo il 16 dai Carabinieri. È giusto, è corretto.

Pag. 16

PAOLO PISTOLESI. Dopo il 16 dai Carabinieri e poi dal giudice Imposimato, a Piazzale Clodio.

GERO GRASSI. Quindi, molti anni dopo.

PAOLO PISTOLESI. No.

PRESIDENTE. Pistolesi è stato ascoltato nel 1978 e poi nel 1994.

PAOLO PISTOLESI. Con Marini.

PRESIDENTE. Con pubblico ministero Antonio Marini.

PAOLO PISTOLESI. Ma, prima di Marini, da Imposimato.

GERO GRASSI. Altre persone non l'hanno cercata?

PAOLO PISTOLESI. No. Marini mi ricordo che addirittura mi aveva autorizzato il volo da Torino.

PRESIDENTE. Risulta che la dottoressa Luisa Carnevale l'ha ascoltata il 18 maggio 1978 alle 11.05.

PAOLO PISTOLESI. C'era anche Imposimato.

PRESIDENTE. Quindi c'era Imposimato, ma non risulta.

FEDERICO FORNARO. Ritornando rispetto alla domanda che ha fatto il collega Grassi, mi sembra importante chiarire solo un punto: la persona che ha il passamontagna e che imbraccia... che cosa?

PAOLO PISTOLESI. Un mitra.

FEDERICO FORNARO. Un mitra?

PAOLO PISTOLESI. Una mitraglietta.

FEDERICO FORNARO. Una mitraglietta. Nella sua visione, è lì a fare la guardia affinché nessuno possa intervenire nell'agguato o partecipa a sua volta?

PAOLO PISTOLESI. Quando sono uscito io, mandava indietro le macchine. Faceva i gesti di allontanarsi.

FEDERICO FORNARO. Quindi, la sua sensazione è che non abbia partecipato, cioè non abbia indirizzato dei colpi. Questa persona come va via?

PAOLO PISTOLESI. Io ero accucciato in mezzo alle macchine parcheggiate.

FEDERICO FORNARO. Quindi, lei non vede.

PAOLO PISTOLESI. Non vedo.
Quando io sono uscito da dove mi ero riparato (tra le macchine in sosta), ho visto la macchina che girava a sinistra.

FEDERICO FORNARO. Quindi, ragionevolmente, la persona col passamontagna è andata via con la macchina, presumibilmente.

PAOLO PISTOLESI. Non lo so.

FEDERICO FORNARO. O a piedi. Grazie.

PRESIDENTE. Vorrei leggere quello che ha dichiarato il signor Calia il 28 marzo 1978. Non è molto diverso: «Verso le ore 9.05 ho udito degli scoppiettii, ritenendo che fossero emessi da un motore che perdeva colpi». Quindi, non spari. «Subito dopo ho sentito altri colpi, tre o quattro, singoli, che erano più forti di tonalità, seguiti da una raffica di colpi, per cui ho ritenuto fossero degli spari da arma da fuoco, scambiando la frase: “Qui stanno sparando” con Paolo Pistolesi. Insieme a Paolo sono uscito fuori dall'edicola».
«Assieme a Paolo sono uscito»: quindi, è come se questo signor Calia fosse dentro l'edicola o lì sulla porta. «Insieme a Paolo sono uscito fuori dall'edicola. In questo frattempo ho sentito un'altra raffica di spari». Però la cosa strana è che poi questo Pag. 17signore non vede nulla di quello che vede Pistolesi. Quindi va risentito.
Calia dice che era praticamente dentro l'edicola con lei, signor Pistolesi. È più anziano di lei, questo Domenico Calia, è del 1949.
Poi Pistolesi e Calia sentono gli spari. Però poi Calia dice: «Dall'angolo dell'edicola ho potuto vedere». Quindi, Calia arriva sull'angolo dell'edicola e si ferma lì, mentre Pistolesi va in mezzo alla strada, questa è la differenza. «Dall'angolo dell'edicola ho potuto vedere sul piano stradale a una distanza di circa 40-50 metri, prima dell'incrocio con via Stresa, un'autovettura Alfetta bianca ferma con lo sportello posteriore destro aperto. A fianco giaceva un uomo, mentre un altro uomo armato di mitra (portava l'arma sulla mano destra quasi a bilanciarm) quasi inginocchiato accanto all'uomo a terra. Lo stesso indossava un berretto tipo militare con visiera, di colore azzurro scuro». Quindi, c'è un brigatista che si ferma accanto a quello che sta per terra, come se si fossero spostati.
Quindi, è quello che avrebbe dato il colpo di grazia a Iozzino.

FEDERICO FORNARO. Se Iozzino è stato colpito da un mitra e non da una pistola, sembrerebbe che...

PRESIDENTE. Questo è quello che descrive Calia. D:. a fianco giaceva un uomo, mentre un altro uomo, armato di mitra che teneva con la mano destra. Era quasi inginocchiato accanto all'uomo a terra.

FEDERICO FORNARO. Ricordo a me stesso che nella versione del memoriale Morucci, dietro sia Gallinari sia Bonisoli hanno i due mitra che si sono inceppati e utilizzano pistole. Quindi, questo è un ulteriore elemento, perché, in questa ricostruzione c'è un'ulteriore persona che ha un mitra in mano.

PRESIDENTE. Aspetta, questo è inginocchiato. Calia prosegue: «Lo stesso indossava un berretto di tipo militare con visiera di colore azzurro scuro, un soprabito o giaccone abbastanza lungo, di colore azzurro forte. Ho visto tale individuo a tre quarti di schiena: era robusto, età apparente anni trenta, altro circa 1,75, capelli neri un po’ lunghi, credo che avesse dei baffi neri e folti. Data la distanza e per il fatto di non averlo visto bene in viso, non ritengo di essere in grado di poterlo riconoscere per fotografia. Sono entrato per qualche secondo nell'interno dell'edicola e quando sono riuscito non ho visto più nessuno. Preciso: non ho visto l'individuo di prima, mentre giaceva sempre per terra un uomo. Non ho visto macchine partire né ho sentito delle sirene. Tengo a far presente che per circa due settimane prima del 16 corrente avevo notato in via Mario Fani, lungo tutta la strada, circa quattro o cinque netturbini, cosa insolita per quella strada. I predetti vestivano regolarmente la divisa della Nettezza Urbana». Questo è il verbale delle dichiarazioni del 1978 di Domenico Calia.
Quindi, la reazione dei due è diversa. Pistolesi esce, va in mezzo alla strada e va dietro la macchina, Calia...

PAOLO PISTOLESI. Non ricordo se era con me quello.

PRESIDENTE. Calia molto probabilmente si nasconde dentro l'edicola. Le reazioni sono: Calia resta fermo e guarda. Lei va in mezzo alla strada, poi dietro le macchine in sosta e rimane fermo lì finché sente partire le auto. Calia rientra nell'edicola e esce quando è finito tutto. Calia andrà sentito. L'altra cosa importante che lei ha detto è riguarda la presenza dei due custodi, che dovremo provare a rintracciare.

PAOLO PISTOLESI. Sì, perché le due portinerie una era attaccata al bar Olivetti e l'altra era di fronte.

PRESIDENTE. Bisogna provare a rintracciarli.

FABIO LAVAGNO. Mi sono dimenticato di chiederle, prima: lei vede l'auto partire poi verso via Stresa; la vede partire o vede gli uomini salire sull'auto?

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PAOLO PISTOLESI. L'auto partire.

FABIO LAVAGNO. L'auto partire. Ricorda qualcosa di quell'auto e di chi la occupava, tenuto conto della distanza alla quale si trovava?

PAOLO PISTOLESI. No, ricordo solo che avevo detto che era forse bianca, invece ricordo che era blu, scura.

PRESIDENTE. Decidiamo, se non ci sono opposizioni, di ascoltare questo Calia e di cercare i due portinai. L'unico dato – ha fatto bene il senatore Fornaro (grazie) a evidenziarlo – è che noi siamo arrivati, a cinque più uno, cioè sei.

FEDERICO FORNARO. Soprattutto quello con la mitraglietta.

PRESIDENTE. Col mitra. Calia dice «a bilanciarm».

FEDERICO FORNARO. Effettivamente, come dire, rispetto alla definizione...

PAOLO PISTOLESI. Non so se era stato messo a verbale, però io ricordo che avevo detto che il poliziotto aveva un solo buco in fronte.

FEDERICO FORNARO. Quale poliziotto, Iozzino?

PAOLO PISTOLESI. Iozzino.

FEDERICO FORNARO. Quello che era per terra.

PAOLO PISTOLESI. Sì.

FEDERICO FORNARO. Quindi, ragionevolmente, un colpo singolo.

PRESIDENTE. Anche se il mitra ce l'avevano, questo non toglie che può aver tirato fuori la pistola se gli si era inceppato, però il dato di fatto è che lì siamo arrivati a sei.

FEDERICO FORNARO. Con i tre posizionati a destra, non si capisce se prima o dopo.

PRESIDENTE. Siamo comunque a un numero elevato.
Ringrazio il signor Pistolesi e dichiaro conclusa l'audizione.
Ricordo che la prossima seduta è convocata per stasera alle 20.30.

La seduta termina alle 15.

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