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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 102 di Mercoledì 21 settembre 2016

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 

Audizione di Sergio Criscuoli:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 ,
Criscuoli Sergio  ... 4 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Criscuoli Sergio  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Criscuoli Sergio  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Criscuoli Sergio  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Criscuoli Sergio  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Criscuoli Sergio  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 6 ,
Criscuoli Sergio  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Criscuoli Sergio  ... 7 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 7 ,
Criscuoli Sergio  ... 7 ,
Lavagno Fabio (PD)  ... 7 ,
Criscuoli Sergio  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Criscuoli Sergio  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Criscuoli Sergio  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Criscuoli Sergio  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Gotor Miguel  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Gotor Miguel  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Gotor Miguel  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Criscuoli Sergio  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Fornaro Federico  ... 9 ,
Bolognesi Paolo (PD)  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Criscuoli Sergio  ... 9 ,
Fornaro Federico  ... 9 ,
Criscuoli Sergio  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Criscuoli Sergio  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Criscuoli Sergio  ... 10 ,
Fornaro Federico  ... 10 ,
Criscuoli Sergio  ... 10 ,
Fornaro Federico  ... 10 ,
Criscuoli Sergio  ... 10 ,
Fornaro Federico  ... 10 ,
Criscuoli Sergio  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Criscuoli Sergio  ... 10 ,
Fornaro Federico  ... 10 ,
Criscuoli Sergio  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Criscuoli Sergio  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Criscuoli Sergio  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Criscuoli Sergio  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Criscuoli Sergio  ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 11 ,
Criscuoli Sergio  ... 11 ,
Fornaro Federico  ... 12 ,
Criscuoli Sergio  ... 12 ,
Gotor Miguel  ... 12 ,
Criscuoli Sergio  ... 12 ,
Gotor Miguel  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Criscuoli Sergio  ... 12 ,
Gotor Miguel  ... 12 ,
Criscuoli Sergio  ... 12 ,
Grassi Gero (PD)  ... 12 ,
Criscuoli Sergio  ... 12 ,
Grassi Gero (PD)  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Grassi Gero (PD)  ... 13 ,
Criscuoli Sergio  ... 13 ,
Grassi Gero (PD)  ... 14 ,
Criscuoli Sergio  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Gotor Miguel  ... 14 ,
Criscuoli Sergio  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Grassi Gero (PD)  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Gotor Miguel  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Criscuoli Sergio  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Criscuoli Sergio  ... 14 ,
Spessotto Arianna (M5S)  ... 14 ,
Criscuoli Sergio  ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 ,
Criscuoli Sergio  ... 15 ,
Distaso Antonio (Misto-CR)  ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 ,
Distaso Antonio (Misto-CR)  ... 15 ,
Criscuoli Sergio  ... 15 ,
Grassi Gero (PD)  ... 15 ,
Criscuoli Sergio  ... 15 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 14.25.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che, nel corso dell'odierna riunione, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto di:

   incaricare il generale Scriccia di acquisire gli atti del procedimento penale 6065/98 della Procura di Roma, nonché il carteggio del disciolto Ufficio per il coordinamento e la cooperazione nella lotta al terrorismo;

   incaricare la dottoressa Tintisona di verificare la disponibilità delle auto abbandonate dai brigatisti in via Licinio Calvo al fine di realizzarvi attività di polizia scientifica;

   incaricare il dottor Salvini di dare corso alle proposte operative presentate dal senatore Gotor in relazione alle dichiarazioni di Umberto Giovine, anche tramite acquisizione di sommarie informazioni testimoniali;

   incaricare la dottoressa Picardi, il tenente colonnello Giraudo e il luogotenente Boschieri di acquisire sommarie informazioni testimoniali da due persone al corrente dei fatti;

   duplicare e declassificare da riservati a liberi, previa obliterazione dei dati personali sensibili nonché di ogni altro contenuto diverso dai verbali di acquisizione di sommarie informazioni testimoniali, i documenti 263/1; 645/1; 747/1; 706/1; 745/1.

   Comunico inoltre che:

   il 14 settembre 2016 la dottoressa Picardi, il generale Scriccia e la dottoressa Tintisona hanno depositato il verbale, riservato, di sommarie informazioni rese da Matteo Piano;

   nella stessa data il generale Scriccia, ha depositato un contributo, di libera consultazione, sui rapporti tra Toni Chichiarelli e Massimiliano Sparti;

   nella stessa data la dottoressa Tintisona, ha depositato una nota, riservata, sul munizionamento utilizzato dai brigatisti, nonché una nota, riservata, relativa ai certificati dei carichi pendenti e del Casellario giudiziale di persone coinvolte nei fatti;

   nella stessa data il dottor Allegrini ha depositato la trascrizione integrale, di libera consultazione, della testimonianza resa da Pasquale Viglione nell'udienza del 4 giugno 1997 del cosiddetto processo Pecorelli;

   nella stessa data il dottor Donadio ha depositato una nota, riservata, sulle tematiche oggetto dell'audizione di Pasquale Viglione;

   il 19 settembre 2016 il colonnello Pinnelli ha depositato una nota, riservata, relativa a accertamenti sulle dichiarazioni a suo tempo rese dal pentito di ’ndrangheta Francesco Fonti, nonché una nota, riservata, relativa a Silvano Russomanno;

   il 20 settembre 2016 il senatore Gotor ha depositato una nota, riservata, contenente proposte di approfondimento in relazione a dichiarazioni rese da Umberto Giovine;

   il 21 settembre 2016 il dottor Donadio ha depositato una nota, riservata, relativa alla dinamica della strage di via Fani;

Pag. 4

   il 21 settembre il generale Scriccia ha depositato una nota, riservata, relativa al ruolo del terrorista Carlos e di Servizi di Paesi del Patto di Varsavia nella vicenda Moro;

   nella stessa data sono state acquisite due note, segrete, del DIS, relative a tematiche oggetto dell'inchiesta;

   nella stessa data sono stati acquisiti i verbali, segreti, di sommarie informazioni rese al tenente colonnello Giraudo e al luogotenente Boschieri da due persone al corrente dei fatti;

   nella stessa data è stata acquisita una proposta operativa, riservata, del tenente colonnello Giraudo in relazione all'abbandono delle auto dei brigatisti in via Licinio Calvo.

   Comunico altresì che il 16 settembre 2016 il dottor Carlo Mastelloni, Procuratore della Repubblica presso la Corte di appello di Trieste, ha prestato il prescritto assenso e giuramento come collaboratore della Commissione.
   Il programma delle prossime audizioni è il seguente: mercoledì 28 si svolgerà l'audizione del dottor Giancarlo Armati; mercoledì 5 ottobre si prevede di procedere all'audizione del generale Cornacchia.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione di Sergio Criscuoli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Sergio Criscuoli, che ringraziamo per la sua presenza oggi.
  Sergio Criscuoli ha seguito come cronista dell’Unità il caso Moro e altri episodi del terrorismo tra gli anni Settanta e Ottanta. È stato per molti versi un cronista di punta, che ha potuto acquisire elementi informativi sulla vicenda Moro attraverso i contatti con i colleghi, le forze dell'ordine e i testimoni. È passato in seguito al TG2 e al TG3.
  La Commissione è interessata ad acquisire da lui elementi specifici soprattutto in relazione ad alcune tematiche, in particolare la scena del crimine di via Fani e la ricerca del covo in zona Balduina.
  Sergio Criscuoli ha già reso sommarie informazioni testimoniali a nostri collaboratori il 16 luglio 2015. Tali sommarie informazioni sono state poi integrate da quelle rese da Alessandra Bonsanti il 31 maggio 2016 e da Silvana Mazzocchi il 1° giugno 2016.
  Faccio presente a Sergio Criscuoli che ove, nel corso della sua audizione, lo ritenga necessario i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
  Le chiedo innanzitutto di fornirci un quadro sintetico delle sue attività durante la vicenda Moro. Lei era un giovane giornalista di cronaca, molto attivo. Oltre a ciò che poté accertare direttamente, aveva canali informativi nell'ambito delle forze dell'ordine? Riceveva notizie o indicazioni da ambienti del Partito Comunista? Dall'ambiente della sinistra autonoma? Aveva scambi di notizie e valutazioni con colleghi di altri giornali? In caso affermativo, con chi aveva maggiormente capacità di relazioni e di scambi? Rispetto ai suoi articoli di cronaca, ha ricevuto indicazioni dai responsabili della sezione problemi dello Stato del Partito Comunista su aspetti da valorizzare, a differenza di altri?

  SERGIO CRISCUOLI. Parto dalla prima domanda, che mi sembra riguardi cosa facevo quando ci fu il caso Moro. Lavoravo all’Unità dal 1972. Nel 1978 ero responsabile della cronaca giudiziaria del giornale e negli anni precedenti ero stato a lungo cronista di cronaca nera. Fare il cronista di cronaca nera, a quell'epoca, significava frequentare quotidianamente la sala stampa della Questura, a via di San Vitale, e molto più saltuariamente quella dei Carabinieri, a via in Selci, e crearsi dei rapporti di fiducia con funzionari della Polizia che ci potevano orientare, fin dove ritenevano opportuno, sullo stato dell'indagine che seguivano.
  Mi può ricordare gentilmente l'altra domanda?

Pag. 5

  PRESIDENTE. Se aveva filoni di scambio con l'allora Partito Comunista, in particolare con la sezione problemi dello Stato.

  SERGIO CRISCUOLI. Sì, avevo una conoscenza diretta di Ugo Pecchioli, che dirigeva la sezione problemi dello Stato del Partito Comunista. Ce l'avevo perché la direzione dell’Unità, segnatamente in quel periodo, ma poi in tutto il periodo in cui ho continuato a occuparmi di terrorismo e di problemi di ordine pubblico, ogni tanto mi diceva: «Vai a Botteghe Oscure e intervista Pecchioli». Chiaramente quello era uno dei momenti in cui il mio mestiere di giornalista incontrava alcune sponde, alcune rigidità, nel senso che era chiaro che lì c'era l'esigenza del PCI di veicolare dei messaggi e lo si faceva attraverso la forma dell'intervista di Pecchioli, che avrebbe potuto tranquillamente scrivere un editoriale per dire le cose che gli interessava dire, ma veniva invece scelta la formula dell'intervista, come scelta editoriale e politica. Quindi, sono stato spesso a intervistare Pecchioli: interviste nelle quali io potevo riportare fedelmente le sue risposte estremamente diplomatizzate.
  Provai – confesso – insistentemente a «usare» in senso nobile questo rapporto con Pecchioli per averlo anche come fonte, però devo dire che è stato come sbattere la testa contro il marmo. Ecco, come fonte era assolutamente impenetrabile.
  Io ero il veicolo di alcuni messaggi che il partito intendeva far conoscere; chiaramente messaggi che, per quello che posso ricordare, durante il periodo del sequestro Moro riguardavano la linea della fermezza scelta all'epoca dal PCI.

  PRESIDENTE. Nella sua attività durante il sequestro, a prescindere poi da quello che ha scritto negli articoli, ebbe notizie della trattativa con Morucci e Faranda avviata per il tramite di alcuni giornalisti dell’Espresso e di Piperno e Pace? Lei ha avuto conoscenza diretta o riferita di questa vicenda di trattativa?

  SERGIO CRISCUOLI. In modo diretto no. L'ho letta, era una cosa che è circolata nell'ambiente giornalistico, qualcuno l'ha scritta per primo e poi si è un po’ diffusa come voce, come sensazione, che andava a coincidere con un certo quadro che si conosceva di una qualche contiguità tra una parte...

  PRESIDENTE. L'ex Potere Operaio...

  SERGIO CRISCUOLI. L'ex Potere Operaio, sì, l'Autonomia e qualche frangia del Partito Socialista. Quindi, aveva una sua plausibilità, ma personalmente non ne ho avuto mai notizia diretta.

  PRESIDENTE. Ricorda se alla fine di aprile del 1978 circolarono preventivamente voci su una operazione di polizia – quella riguardante la tipografia di via Pio Foà – che si realizzò poi nel 17 maggio 1978?
  Ha memoria se si cominciò a sentir parlare di una tipografia che era stata individuata già alla fine di aprile? Ha avuto percezione dai contatti in Questura o da altro che si stesse lavorando in quella direzione? Mi rendo conto che, a distanza di tempo, tra la fine di aprile e maggio 1978 non è che ci sia un intervallo amplissimo, però...

  SERGIO CRISCUOLI. L'impressione è che la notizia ci arrivò abbastanza improvvisa. Quindi, questo dovrebbe smentire l'ipotesi che almeno io l'abbia cominciata a sentire prima. Però non posso garantire su un ricordo del genere. Potrebbe essere anche il contrario.

  PRESIDENTE. Questa è la sua impressione, oggi.

  SERGIO CRISCUOLI. Ricordo l'importanza di quella notizia, perché c'era tutto il discorso della testina rotante trovata, che coincideva con quella usata per i documenti delle Brigate Rosse, nonché la macchina stampatrice che proveniva da uno stock dei servizi segreti. Ecco, questo è quello che venne fuori. Però tutto dopo, in anticipo non ricordo...

Pag. 6

  PRESIDENTE. Secondo il suo ricordo di adesso, le sembra che fu una cosa improvvisa.
  Lei fu presente in via Fani il 16 marzo del 1978?

  SERGIO CRISCUOLI. Sì.

  PRESIDENTE. Ricorda, grosso modo, a che ora arrivò?

  SERGIO CRISCUOLI. Io partii dalla parte opposta della città. Fui avvertito verso le 8.30. Gli orari non li ricordo, ma credo che...

  PRESIDENTE. No, via Fani fu alle 9.03. La comunicazione ufficiale fu delle 9.03.
  Quindi, al più presto sarà partito alle 9.15-9.20.

  SERGIO CRISCUOLI. Sì, ha ragione. È che questo mi porta alla memoria un aspetto tragicomico di quella mattina, cioè che la telefonata che mi fece il caporedattore a casa per dirmi: «Guarda, hanno sequestrato Moro e ammazzato gli agenti della scorta» io la presi come una burla, come tanti miei colleghi in quel momento.

  PRESIDENTE. Le sembrava troppo grande la cosa?

  SERGIO CRISCUOLI. Sì. Ho pensato «il solito burlone» e ho messo giù. Mi ha dovuto richiamare la seconda volta per dire: «Guarda che è vero». Questo è quello che mi è rimasto stampato nella memoria. Sicuramente sarà stato verso le 9.30.

  PRESIDENTE. Insomma, quando è arrivato?

  SERGIO CRISCUOLI. Quindi, io sarò arrivato sul posto credo non prima delle 10.15. Correndo molto con la macchina, sulle corsie preferenziali, come si usava allora...

  PRESIDENTE. Quando è arrivato c'era molta folla, c'erano molte auto delle forze dell'ordine? C'era qualcuno che ricorda in particolare?

  SERGIO CRISCUOLI. Quando sono arrivato c'era già una certa folla, in gran parte di giornalisti. Infatti, lo si può vedere da alcune foto prese dall'alto: c'era come una recinzione sul lato della strada e noi giornalisti fummo fatti mettere tutti al di là della recinzione. C'erano molti agenti della polizia, operatori delle investigazioni, sul posto, c'era una bella confusione, un bel parapiglia.
  Naturalmente ognuno di noi cercava...

  PRESIDENTE. ... di avere qualche notizia in più.

  SERGIO CRISCUOLI. Sì, di avere qualche notizia in più. Io ricordo che girai tutti i condomini della zona cercando di trovare un testimone tra i tanti abitanti del palazzo, come mi avevano insegnato quando cominciavo a fare questo mestiere, ma senza trovare peraltro nessuna testimonianza.
  Qualcuno, soprattutto i colleghi della RAI o i fotografi, cercarono di avvicinarsi, perché avevano esigenze di immagini. Chi non ne aveva, magari girava...

  PRESIDENTE. Ricorda qualche notizia che vi fu utile, oppure non rilevò nulla di significativo per la ricostruzione della scena?

  SERGIO CRISCUOLI. Ricavai la prima ricostruzione sommaria dei fatti, cioè gli uomini in divisa da aviatore, il lato su cui si trovavano. La prima ricostruzione dei fatti fu quella.

  FABIO LAVAGNO. Su quale lato si trovavano?

  SERGIO CRISCUOLI. Gli aviatori? Sul lato sinistro rispetto al senso di marcia della macchina di Moro. Sul lato destro c'era la famosa rete dietro la quale eravamo stati messi noi giornalisti, che cercavamo di evadere per avvicinarci un po’ di più sul posto.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Non ha memoria di qualche notizia particolare che la colpì?

  SERGIO CRISCUOLI. Il primo sopralluogo non mi fornì nessuna notizia.

  FABIO LAVAGNO. Ha preso un caffè al bar, per caso?

  SERGIO CRISCUOLI. No, perché era praticamente impossibile attraversare l'incrocio, in quanto il bar si trovava dall'altra parte.

  FABIO LAVAGNO. Ma si ricorda se il bar era aperto o chiuso?

  SERGIO CRISCUOLI. Secondo me era chiuso.

  PRESIDENTE. Per quanto attiene a elementi specifici, una prima questione sulla quale lei ha già dato risposta ai collaboratori della Commissione riguarda gli ingrandimenti fotografici che sarebbero stati realizzati dalla Polizia a partire dalle foto fatte da un condomino di via Fani. Lei ha valorizzato il tema nell'articolo «Fotografati i killer dopo la strage», pubblicato dall’Unità il 19 marzo del 1978. Il tema fu poi cripticamente ripreso in un articolo di Mino Pecorelli – che può aver avuto come fonte il suo articolo o altre, ovviamente – ed è stato oggetto di indagine da parte della Commissione.
  Lei ha dichiarato a collaboratori della Commissione che la notizia degli ingrandimenti fotografici emerse in una delle conferenze stampa giornaliere della Polizia, dal dottor Spinella o da suoi collaboratori. In quella sede, però, lei ha evidenziato il dubbio che la notizia «fosse stata data a nostro uso e consumo per tranquillizzare i cittadini» e ha ricordato che il dottor Infelisi, in merito a queste vicende, fu sempre estremamente evasivo. Rispetto a questa ricostruzione ricorda qualcos'altro? Ricorda se a quella conferenza stampa, per esempio, era presente il giornalista Caprara, che secondo alcune testimonianze avrebbe raccolto dal procuratore Infelisi la notizia che alcune foto scattate da un privato cittadino, Gherardo Nucci, erano particolarmente interessanti?
  Le pongo questa domanda perché nella nostra attività ci siamo accorti che i rullini acquisiti dagli inquirenti sono stati probabilmente due: uno contenente fotografie scattate grosso modo all'ora in cui arriva lei, quando il luogo è già pieno di gente, e uno invece con foto fatte in prossimità dei primi minuti dopo il sequestro. Questo – viene raccontato da alcuni testimoni – fu consegnato al dottor Infelisi, che in presenza di un giornalista ne ritagliò alcuni fotogrammi. Il suo articolo è stato letto da molti con riferimento alla possibilità che quelle gigantografie corrispondessero a questi fotogrammi fatti in assenza di una grande folla.
  La nostra domanda è: le gigantografie delle quali lei parla nel suo articolo del 19 marzo si riferiscono a una tipologia di foto con grande folla o con poca folla?

  SERGIO CRISCUOLI. Fanno riferimento a una tipologia di foto scattata immediatamente dopo il fatto.

  PRESIDENTE. Lei ha avuto modo di poterle vedere?

  SERGIO CRISCUOLI. Non le abbiamo mai viste. Ci fu raccontato che esistevano queste immagini, scattate immediatamente dopo l'agguato, che erano interessanti proprio perché, anche se i rapitori erano già andati via, però segnalavano tutte le presenze sul posto.
  Noi interpretammo, per quello che posso ricordare, che si andava cercando l'eventuale presenza di uomini addetti alla logistica di quell'attentato – non gli attentatori – oppure altre figure, non lo sappiamo. Comunque, volevano sapere chi c'era. Ci dissero, come una cosa di un certo rilievo, che esisteva questa immagine scattata subito dopo, che ne era stato fatto un ingrandimento e che – per quello che, almeno, io sentii dire alla DIGOS – erano stati cerchiati con un pennarello alcuni volti. Credo di ricordare che questo si riferiva, nel racconto della DIGOS, a un rullino che aveva il dottor Infelisi, che era Pag. 8stato comunque consegnato al dottor Infelisi.

  PRESIDENTE. Ciò corrisponde al racconto che le ho appena fatto, che risulta dai testimoni. Però, perché lei poi pensò che fosse una cosa non vera quella che le avevano detto?

  SERGIO CRISCUOLI. Successivamente la cosa fu fatta cadere. Nessuno sapeva più nulla di quel rullino e il dottor Infelisi diceva: «Il rullino, non lo so, non ce l'ho...». Allora questa evasività...

  PRESIDENTE. Lei ci sta dicendo una cosa, dottor Criscuoli, di estremo interesse per noi. Siccome noi queste foto le siamo andate a cercare... Nelle foto che siamo riusciti a trovare, non sapremo mai se sono state le prime – riteniamo, anzi, che non siano state quelle – abbiamo trovato un soggetto che ha a che vedere con il clan Nirta.
  La sua ricostruzione, allora, è molto più compatibile con le cose che noi abbiamo fino a oggi visto. Lei afferma: ce lo disse la DIGOS che esisteva quel rullino e che era stato dato a Infelisi, a anche che avevano fatto le gigantografie, avevano cerchiato delle figure. Poi a lei è venuto il sospetto che questa cosa non fosse vera perché, andando avanti, Infelisi non ha più parlato del rullino.
  Poi magari andò pure in Calabria perché aveva da fare il contratto per la casa al mare. Leggo le cronache, non è un commento.

  MIGUEL GOTOR. Scusi se la interrompo, ma visto che dice questa cosa, che è estremamente interessante e che a me ha sempre colpito, rimarchiamola. Noi, cioè, dobbiamo partire dal presupposto che poche ore dopo o pochi giorni dopo un evento tragico che riguarda lo scenario di Roma, il dottor Infelisi avverte la necessità di andare in Calabria per affittare la casa per luglio.
  Questa è una cosa che ha sempre suscitato...

  PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Gotor.

  MIGUEL GOTOR. È stato correttissimo.

  PRESIDENTE. Volevo rimarcare, siccome nelle informazioni sommarie era un «buco» che non avevo compreso, che, a ridosso, la DIGOS – e ne ha notizia precisa – descrive un rullino lasciato al dottor Infelisi, afferma che erano stati presi dei fotogrammi e si erano fatte le gigantografie... L'idea che Criscuoli riportò allora e che anche noi abbiamo riportato oggi è che ci potesse essere gente che si era occupata della logistica. Poi a Criscuoli viene meno questa certezza che fosse stata una notizia vera, perché andando avanti il dottor Infelisi svicola e non si ricorda più niente di questo rullino e nessuno più ne parla.
  Io ho collocato temporalmente, tra la svista e la dimenticanza o la non risposta, l'andata in Calabria per affittare la casa, ma era solo per ricordare a noi la sequenza temporale.

  MIGUEL GOTOR. C'è anche l'intercettazione dell'onorevole Cazora, nella quale egli faceva un riferimento alla Calabria, dicendo...

  PRESIDENTE. Fa riferimento alla Calabria e dice in sostanza: «In quel rullino andate a vedere che c'è qualcuno di nostra conoscenza», che poi noi abbiamo trovato.
  La mia preoccupazione era se lei, dottor Criscuoli, aveva avuto – per questo ho insistito, anzi, e me ne scuso – l'idea che la storia delle foto e delle gigantografie non fosse vera, che ve lo avessero detto per tranquillizzare. Se le avessero detto: guarda, è tutto finto, ve lo abbiamo raccontato per... Invece lei l'idea l'ha ricavata dal fatto che Infelisi poi ha fatto come con noi, cioè non se ne è ricordato. Non se lo ricorda oggi: figuriamoci, non se lo ricordava neanche dopo tre giorni!

  SERGIO CRISCUOLI. Diciamo che l'ha fatta cadere. Allora, la prima cosa che mi è venuta in mente, è che fosse come quando si dice «la Polizia ha già pronti gli Pag. 9identikit» e i giornali «sparano» l'identikit. Serve a dire alla gente, all'opinione pubblica: «Stiamo lavorando, tranquilli». Anche perché in quel contesto – parliamo di marzo – ancora non c'era quella forma mentis che è venuta successivamente a tutti, non solo a noi giornalisti, di cercare che cosa c'era dietro. Non c'era ancora molta dietrologia, eravamo a caldo.

  PRESIDENTE. Però tenga presente che lei oggi ci ha dato un contributo vero, dichiarando che la notizia veniva da loro. Quindi, lei scrive quell'articolo perché la notizia la danno loro e la danno in una sede di comunicazione, di conferenza stampa. Poi viene fatta cadere e il dottor Infelisi, che aveva ricevuto il rullino, a pochi giorni già non si ricordava di averlo visto e oggi non se lo ricorda più.

  FEDERICO FORNARO. Infelisi non è che non si ricorda più, è che ha detto che non c'era niente dentro.

  PAOLO BOLOGNESI. Ha detto che non c'era niente dentro.

  PRESIDENTE. Noi abbiamo aiutato il dottor Infelisi a ricordare, ma Infelisi questo rullino non se lo ricorda. Si ricorda il secondo rullino, dove non c'era niente dentro. È vero che l'hanno avuto i suoi uditori, l'ha dato a Spinella e l'hanno buttato via. Sono due i rullini e Infelisi uno non se lo ricorda. D'altronde, se già dopo tre giorni, come ha detto precisamente il dottor Criscuoli... E ha ricordato che il dottor Infelisi fu sempre evasivo sul tema.
  Una seconda questione per noi riguarda la trasmissione di Radio Città Futura – anche su questo abbiamo ascoltato lei, la Bonsanti e la Mazzocchi – che avrebbe anticipato la notizia del sequestro Moro. In proposito, lei ha confermato che la notizia circolava abbondantemente e ha registrato, per usare le sue parole, che «chiedere qualcosa su Rossellini provocava imbarazzo nella polizia». Alessandra Bonsanti, a sua volta, ha rilevato, a proposito della trasmissione – cito – che «se ne parlava come realmente avvenuta». Nelle sue dichiarazioni rese a collaboratori della Commissione, Rossellini ha ricordato i suoi rapporti con la Questura, in modo particolare con il dottor Improta, e ha sottolineato che scopo della sua radio era allontanare il più possibile la gente dalla violenza e dal terrorismo, tanto che segnalavano infiltrazioni dell'Autonomia nei loro cortei.
  Al di là di valutazioni successive, in quei giorni del marzo del 1978, voi dell’Unità avevate la sensazione che Rossellini fungesse da tramite tra un'area socialista vicina ai movimenti e la Questura? Ritenevate che avesse veicolato delle segnalazioni, anche generiche, su possibili attentati, oppure no?

  SERGIO CRISCUOLI. Sul fatto specifico, sulla possibilità che possa aver veicolato, lo trovo possibile. Non ho elementi per dire: «È così». Sull'ambiguità che ha sempre circondato il personaggio Rossellini ho un ricordo preciso. In effetti, veniva inquadrato come una persona che aveva legami, rapporti con l'Autonomia da una parte, e dall'altra anche con il Partito Socialista.
  È estremamente plausibile che abbia avuto rapporti anche con la Questura, perché poi c'erano – li vedevamo in piazza in occasione delle manifestazioni – gli ambasciatori, di una parte e dell'altra. Anche prima degli scontri fisici, durante le manifestazioni degli anni Settanta, parlamentavano per cercare di evitare lo scontro.
  Ipotizzo, ma lo vedevamo in questo ruolo di chi poi parla, eccetera. Diciamo che non lo escludo, anche se non ho elementi concreti di riscontro.

  FEDERICO FORNARO. Scusi, presidente, vorrei solo approfondire un aspetto. Lei, dottor Criscuoli, conferma che nell'immediatezza, quindi nelle giornate del 17 e del 18 marzo, circolava nei vostri ambienti, come dato confermato, questo annuncio che Radio Città Futura aveva fatto prima dell'annuncio ufficiale?

  SERGIO CRISCUOLI. Sì, io ne sentii parlare nei nostri ambienti giornalistici, parliamo dei corridoi di Palazzo di giustizia. Nell'ambiente era circolata questa notizia: Pag. 10 «Ma lo sai che Radio Città Futura l'ha detto in anticipo?». Così è girata la notizia.

  PRESIDENTE. Nel corso del sequestro Moro, e anche successivamente, circolò l'idea che, almeno in una prima fase, Moro fosse stato trattenuto – ricordiamo anche il rilascio della prima auto in via Licinio Calvo neanche venti minuti dopo la strage – in un edificio o garage dell'area Balduina, almeno nella fase iniziale del sequestro. La notizia fu poi ampiamente ripresa in un lungo articolo dello scrittore statunitense Pietro Di Donato, che lei ha dichiarato di ignorare.
  Lei, al di là dell'articolo di Pietro Di Donato, ha raccolto notizie in merito a questa tematica? Ha sentito dire, allora, che ci poteva essere stata una prima base dove era stato tenuto Moro nella zona della Balduina? Ne è mai venuto a conoscenza?

  SERGIO CRISCUOLI. Ricordo che tra le ipotesi – parliamo di ipotesi – dominanti che venivano indicate in quei giorni c'era la zona della Balduina, ma questa ipotesi si intrecciava con quella che si potesse trattare di una zona extraterritoriale, quindi un'ambasciata...

  PRESIDENTE. La Bonsanti riferiva di un'ambasciata, pensava di uno dei Paesi dell'Est.
  Poi voi andaste pure a cercare a casa di monsignor Marcinkus...

  SERGIO CRISCUOLI. Cercammo di trovare la casa di Marcinkus.

  FEDERICO FORNARO. Perché andaste a cercare la casa di Marcinkus? Sulla base di quale elemento uno va a cercare il capo dello IOR in riferimento al sequestro Moro?

  SERGIO CRISCUOLI. L'elemento era assolutamente vago, ma l'ipotesi era suggestiva, quindi valeva la pena muoversi per verificarla.

  FEDERICO FORNARO. Ammesso che lei... C'è il segreto professionale, evidentemente, ma...

  SERGIO CRISCUOLI. No, non faccio appello...

  FEDERICO FORNARO. Ecco, ma sulla base di quale elemento? Un'intuizione o, per essere chiari, qualcuno che ha detto...?

  SERGIO CRISCUOLI. No, un ragionamento. Sulla base di un ragionamento, che era: posto che veramente la prigione si trovi in una zona extraterritoriale, c'è una parte della Chiesa cattolica – che, in quel periodo (parliamo dello IOR, delle attività di Marcinkus, con la polizia che lo aspettava fuori dal colonnato di San Pietro per arrestarlo) non era la parte buona della Chiesa – ci siamo chiesti se non potesse essere anche quella una zona extraterritoriale, non necessariamente quella un di Paese dell'Est. Perché non una cosa del Vaticano? Siccome avevamo avuto l'informazione che Marcinkus abitava nella zona di via della Nocetta...

  PRESIDENTE. Infatti andaste lì.

  SERGIO CRISCUOLI. Diciamo che non è così distante dalla Balduina, poteva avere una qualche compatibilità. Aggiungiamo che era anche un giorno in cui dalla Questura non era arrivato nulla, c'era da mettere su un pezzo per il giorno dopo e non c'era molto. Allora, a tempo perso abbiamo detto: andiamo a fare una verifica, a volte le cose vengono scoperte, almeno allora, così per caso; citofonando alla persona sbagliata, magari scopri la cosa giusta.

  FEDERICO FORNARO. Mi perdoni, questa notizia che era circolata, questa voce sulla extraterritorialità di Moro, era arrivata dove? Era un'altra di quelle voci che circolava tra di voi, circolava nella Questura? Perché si ipotizza una sede extraterritoriale?

  SERGIO CRISCUOLI. Il perché non lo so, però è girata.

Pag. 11

  PRESIDENTE. Vi fa riferimento esplicito Alessandra Bonsanti, che dice che la voce girava, però non dice come. La voce era su una sede diplomatica di un Paese del Patto di Varsavia.

  SERGIO CRISCUOLI. Questa è la prima voce che è girata.

  FEDERICO FORNARO. Però voglio capire: sono voci che erano all'interno dell'ambiente giornalistico o che voi traevate in via confidenziale da ambienti degli inquirenti? Questo è il punto.

  SERGIO CRISCUOLI. Purtroppo era un cane che si mordeva la coda. Girava una voce, uno di noi chiedeva a un funzionario della DIGOS o al capo della DIGOS («Ma è vero che...?») oppure a Infelisi, e già cominciava a girare negli ambienti anche giudiziari. Questo non vuol dire che la voce era avallata, però...

  FEDERICO FORNARO. Spinella che rapporto aveva con voi?

  SERGIO CRISCUOLI. Un rapporto molto cordiale e al tempo stesso algido, come era il personaggio. La sensazione è che ogni parola che ci dicesse venisse ben calcolata, a differenza di Improta, che invece caratterialmente era esattamente l'opposto.

  FEDERICO FORNARO. C'erano colleghi che avevano rapporti privilegiati con la Questura?

  SERGIO CRISCUOLI. Con il dottor Spinella? I colleghi più anziani di me, sicuramente. Tenete conto che io allora ero molto giovane. Fui – credo – il cronista più giovane del caso Moro.

  PRESIDENTE. Riguardo alle domande che ha posto adesso il senatore Fornaro, la Bonsanti ha dichiarato: «Posso confermare che negli ambienti del PCI si temeva che potesse esservi un collegamento con sedi diplomatiche di Paesi dell'Est. Rammento i timori di Pecchioli in relazione alla Cecoslovacchia. In merito a Marcinkus non ricordo segnalazioni precise, ma rammento che si diceva di rapporti dell'onorevole Moro con un sacerdote del Vaticano durante la prigionia. A me Marcinkus interessava, evidentemente all'epoca già si sapeva che era legato al Calvi. Peraltro, l'uomo Marcinkus e la banca, lo IOR, erano una sola cosa, e aggiungete che erano emersi legami, già allora, tra la banda dalla Magliana e lo IOR. Posso precisare che l'atmosfera di quei giorni era tale che noi cronisti percepivamo che la ricerca del covo era affannosa e così ci mettemmo anche noi a fare le nostre indagini. Ciò seguendo il percorso, che era noto, fatto dai brigatisti. Addirittura una volta mi ritrovai a Ostia, sul lungomare, con altri colleghi, insieme a Carabinieri o poliziotti. Dubito quindi di essere andata in via della Nocetta per una indicazione specifica, fu una verifica frutto di una sensibilità generica. Poiché mi rammentate della vicenda di via Licinio Calvo, ricordo che mi colpì e che si pensò a un garage nella zona. Poiché mi viene chiesto, nulla mi ricordo di specifico in merito a una questione di extraterritorialità».
  Questo è quello che dice la Bonsanti, ed è molto simile a quello che ha appena detto Criscuoli.

  FEDERICO FORNARO. Una sola domanda, velocissima, perché poi purtroppo in Commissione sono relatore di un provvedimento.
  È una valutazione che le chiedo, quindi non è un dato fattuale. Secondo la sua opinione, è credibile che Moro sia stato tenuto prigioniero unicamente nella prigione di via Montalcini o sono ipotizzabili altri luoghi di detenzione?

  SERGIO CRISCUOLI. Personalmente questo è rimasto sempre un grosso dubbio, perché ritengo che ci siano una quantità di ragioni che militano a favore dell'ipotesi che sia rimasto sempre là, a via Montalcini; principalmente perché non si capisce perché i brigatisti si dovessero esporre al rischio di un trasferimento. Al tempo stesso, però, le testimonianze dei vicini e tanti altri Pag. 12elementi che vennero fuori allora hanno lasciato spazio all'ipotesi che ci fossero stati altri luoghi precedenti, ma parliamo di deduzioni logiche, non di contezza dei fatti.

  FEDERICO FORNARO. Un'ultimissima cosa. Nell'immediatezza, quindi nei giorni immediatamente successivi, stiamo parlando del 17 o 18 marzo, la notizia della presenza di persone che parlavano tedesco nell'agguato di via Fani era una cosa che circolava tra di voi, l'avevate sentita, era circolata o no?

  SERGIO CRISCUOLI. Ricordo che era circolata questa voce, ma devo pensare che non le diedi molto peso perché è un ricordo molto vago.

  MIGUEL GOTOR. Lei durante il periodo in cui ha fatto il giornalista seguendo queste vicende ha avuto timore per la sua vita? Ci sono state minacce? Oppure è stato un tipo di lavoro tranquillo?

  SERGIO CRISCUOLI. No, è stato molto stressante. Non ho avuto minacce dirette, nel senso che lì il primo livello di pericolo è quando trovavano in un covo il tuo nome e magari anche l'istruttoria già fatta, sapevano dove stavi e quindi lì scattava il provvedimento di scorta. Questo per fortuna non è mai stato il mio caso, però è pur vero che Radio Onda Rossa, che non era la radio delle Brigate Rosse, ma era la radio del movimento, molto ascoltata ovviamente anche dai terroristi (Prima Linea eccetera), faceva ogni mattina una rassegna stampa. Siccome ogni mattina, durante il sequestro Moro, c'era un mio articolo in prima pagina e l'Unità veniva letta sempre da questi... Adesso non ricordo le parole che usavano, ma insomma il senso era «quel porco di Sergio Criscuoli» quando introducevano l'articolo che poi andavano a leggere. Questo mi faceva sentire naturalmente abbastanza esposto.
  Diversi colleghi erano stati vittime di attentati, adesso forse confondo un po’ le date, ma in quel periodo anche uno di noi, uno dell’Unità a Torino fu «gambizzato». Insomma, si girava armati e si aveva paura di tornare a casa.

  MIGUEL GOTOR. Proprio a Torino, un suo collega dell’Unità mi ha raccontato che girava con il laccio emostatico nella borsa.

  PRESIDENTE. Criscuoli ha detto che giravano anche armati.

  SERGIO CRISCUOLI. Proprio con la pistola. Al laccio emostatico non ci ho mai pensato.

  MIGUEL GOTOR. Era più difensivo rispetto a lei.
  Per caso ha goduto di qualche tipo di protezione informale da parte del Partito Comunista o no?

  SERGIO CRISCUOLI. Diciamo episodicamente, anzi in un solo caso. Quando cominciò il processo Moro, nella struttura del Foro Italico, c'era molta tensione, anche perché quelli erano appuntamenti dove tutto il mondo sapeva che tu dovevi fare quella strada e arrivare a quell'ora a quel posto, quindi eri molto esposto. C'era un'Alfetta blindata a disposizione dell’Unità e in quei giorni, nei primi tempi, venivo prelevato a casa e portato al Foro Italico con quella macchina blindata e lo stesso al ritorno. Precauzione che poi, credo, dopo una settimana, due settimane è stata abbandonata. Come al solito, la routine prende il sopravvento.

  GERO GRASSI. Lei ha detto che conosceva, frequentava l'onorevole Ugo Pecchioli per le motivazioni che ha esposto. Si ricorda il soprannome di Pecchioli?

  SERGIO CRISCUOLI. Mi fa fare una brutta figura, con questa domanda, perché non lo ricordo.

  GERO GRASSI. Gregory Peck. E sa perché lo chiamavano Gregory Peck?

  PRESIDENTE. È rilevante per la nostra indagine?...

Pag. 13

  GERO GRASSI. Presidente, arrivo in argomento. Perché all'interno del Partito Comunista, dopo le elezioni del 20 giugno 1976 – quindi nella fase dei due vincitori, come diceva Moro – Pecchioli o Gregory Peck fu il corrispondente di Francesco Cossiga, non solo nella gestione dei cinquantacinque giorni, ma nella fase precedente, lì dove il Governo sostituì di fatto molti dirigenti dei servizi e delle forze armate italiane.
  All'interno del Partito Comunista una base un po’ sospettosa dell'aperturismo di Berlinguer, ma soprattutto diffidente dell'accondiscendenza di Pecchioli alle nomine che Cossiga faceva nell'ambito del suo ministero, lo soprannominò «Gregory Peck». Questa è la premessa che, come dice giustamente il presidente, non c'entra con il caso Moro, ma è la premessa.
  All'interno del Partito Comunista, Gregory Peck era un soprannome che esprimeva disappunto e diffidenza nei confronti di Pecchioli, che però nei cinquantacinque giorni fu il vero interlocutore di Francesco Cossiga, anche alla luce del ritrovamento, da parte della nostra Commissione, delle registrazioni e della lettera di Cossiga scritta a Spadolini, conservate alla Fondazione Spadolini di Firenze, che presumo lei conosca, e che se non conosce o non ricorda io le riassumo nella frase di Pecchioli: «Per i comunisti Aldo Moro è morto il 16 marzo in via Fani».
  Alla luce di tutto questo, qual è la domanda? Visto che lei frequentava Pecchioli per tanti motivi, era un brillante giornalista dell’Unità, al quale il giornale affidava spesso anche la prima pagina, e siccome io sono convinto che l'Unità non era scissa dal Partito Comunista (era il giornale fondato da Gramsci e la voce ufficiale del Partito Comunista), lei che sensazione, che notizie, che informazioni, che impressioni ha avuto nel rapporto con Pecchioli relativamente alla contiguità Pecchioli-Cossiga, che in un primo momento determinò il rinnovamento delle nomine, quasi tutte di provenienza P2, e in un secondo momento gestì i cinquantacinque giorni nella maniera peggiore possibile, tanto da far dire a Pecchioli «per noi Moro è morto in via Fani» e a Cossiga «Aldo Moro l'ho ucciso io»?
  Io Pecchioli l'ho visto in televisione, lei invece lo ha frequentato, lo ha conosciuto: può aggiungere qualche cosa?

  SERGIO CRISCUOLI. Posso aggiungere delle impressioni. La prima impressione – ma questa più che un'impressione è un dato storico, come lei ha giustamente ricordato – è che Ugo Pecchioli credo fosse l'unica persona di Botteghe Oscure che aveva un rapporto diretto con il Governo e, segnatamente, con il Ministro Cossiga. Era considerato l'interfaccia e, a maggior ragione durante il sequestro Moro, questo suo ruolo divenne assolutamente preminente, mentre prima magari lo era un po’ meno.
  Non ricordo che Pecchioli, come dirigente politico, allora fosse circondato da una enorme stima. Ricordo che, quando capitava di parlare di questo suo ruolo, di questo suo rapporto con la DC, qualcuno sempre commentava: «Va bene, gli dicono quello che gli vogliono dire e lui se lo fa dire». Insomma, non è che ci si fidasse poi così tanto; non perché non ci si fidasse della buona fede di Ugo Pecchioli, ma si dubitava della sua capacità di tener testa a un ruolo così complesso, così delicato, come quello di fare da interfaccia con il Ministro dell'interno durante il sequestro Moro.
  Sulle nomine che lei cita e che hanno preceduto il periodo del sequestro, posso dare una mia valutazione personale. Credo che rientrassero in un quadro di eccessiva fiducia del PCI verso la DC o comunque nell'esigenza di offrire delle prove di fiducia nell'ambito del progetto di compromesso storico, di governo insieme. Può esserci stata una caduta di attenzione, nella migliore delle ipotesi naturalmente. Non mi pare di poter ipotizzare che da parte di Pecchioli ci fosse stata una qualche intelligenza politica con Cossiga.
  Probabilmente, se in tanti avevano dei dubbi sulla sua capacità di reggere quel ruolo, qui c'è la risposta alla sua domanda, il perché poi ha lasciato passare quelle nomine. Pag. 14
  Poi ricordiamoci che tutto il Paese era diviso, assolutamente, sul tema «politica della fermezza o trattativa». Io percepivo, quando venivo invitato a intervistare Pecchioli, che era una preoccupazione forte quella del Partito Comunista di non retrocedere neanche di un millimetro sulla politica della fermezza e quindi di marciare di pari passo con la Democrazia Cristiana, che voleva dire quindi con il Ministero dell'interno, perché si doveva far fronte comune contro chi invece – il Partito Socialista – spingeva per una politica dalla trattativa.
  Non so se sono stato esaustivo nelle risposte.

  GERO GRASSI. È stato chiarissimo. Va bene così, a meno che lei non abbia, nel rapporto con Pecchioli, percepito qualche cosa che può ricordare...

  SERGIO CRISCUOLI. Diciamo che ho percepito un uomo poco elastico. Questa sua eccessiva rigidità, anche nei miei confronti, allora mi colpì, nel senso che era un dirigente del mio partito, nel quale io militavo da anni e anni, e la direzione dell’Unità mi mandava a intervistarlo. Quindi si presupponeva che ci fosse stato un vaglio sulla fiducia che io potevo riscuotere in quel ruolo; lo intervistavo una, due, tre quattro volte, finché alla fine dicevo: «Ah, la solita intervista a Pecchioli, adesso vado»... E dopo tanto tempo, lui era sempre la stessa persona.

  PRESIDENTE. E la biografia la fece fare a Cipriani.

  MIGUEL GOTOR. E aveva fatto la Resistenza.

  SERGIO CRISCUOLI. Aveva fatto la Resistenza, ma io nulla voglio togliere. Io dico che in quel ruolo anche io avevo la sensazione che...

  PRESIDENTE. Ricordavo che il biografo di Pecchioli fu Cipriani. Sbaglio?

  GERO GRASSI. Biografo in senso ironico...

  PRESIDENTE. No, scrisse un libro.
  Un'ultima cosa, poi darò la parola all'onorevole Spessotto. Nell'articolo di Di Donato, che lei non aveva visto, si parla di una fonte che magari non ha ispirato solo Di Donato, ma avrà ispirato altri, ed evoca un senatore comunista.

  MIGUEL GOTOR. C'era anche la Sinistra Indipendente, cioè c'erano senatori indipendenti eletti nelle liste del PCI. Lo dico per allargare la gamma delle nostre ipotesi.

  PRESIDENTE. Parla di un senatore comunista. La domanda è: allora, all'interno del PCI, era presente il gruppo di coloro che erano rimasti sulle posizioni di una Resistenza che non si poteva finire, di un qualcosa che mancava e che si doveva ottenere, che facevano un po’ riferimento alla posizione di Secchia? C'era, non c'era, incideva, non incideva? Se lei ci dice: «Non me lo ricordo per niente», è la dimostrazione che non c'era e non incideva.

  SERGIO CRISCUOLI. No, all’Unità non ci giunse assolutamente neanche voce di questa...

  PRESIDENTE. Forse si ricorda a malapena il senatore Secchia.

  SERGIO CRISCUOLI. No, mi ricordo che c'era un senatore Secchia, ma non se ne parlò mai. Io dall'interno a suo tempo sentii il partito assolutamente compatto attorno a questa linea della fermezza, perché si appellava a un'esigenza etica, che era quella di non far cedere lo Stato dopo che era stato versato del sangue.
  Poi, dopo quarant'anni, si può continuare a riflettere e ognuno di noi lo fa.

  ARIANNA SPESSOTTO. Si ricorda se nelle prime ore dopo l'agguato circolò qualche notizia in merito a un arrivo un po’ troppo tempestivo del dottor Spinella in via Fani e in merito alla presenza di una Pag. 15moto, sempre in via Fani? Ricorda che notizie circolarono subito dopo?

  SERGIO CRISCUOLI. Della presenza di Spinella troppo tempestiva no, lo sto sentendo da lei, non lo ricordo.
  Della presenza di una moto, sì, se ne parlò abbondantemente. Fu oggetto anche di indagini. Quella mattina credo che qualcuno dei condomini disse che l'aveva anche fotografata.

  PRESIDENTE. Criscuoli ha appena detto che c'erano dei condomini che dicevano di aver fotografato la moto Honda.

  SERGIO CRISCUOLI. Si parlò della presenza di una moto Honda, nel senso che, nella ricostruzione sommaria dei fatti, si disse che c'erano le macchine eccetera, e c'era anche una moto. Ricordo questo particolare che qualcuno avesse minacciato uno degli abitanti di via Fani perché gli stava troppo vicino oppure aveva paura di essere inseguito. Adesso la memoria mi fa un po’ difetto, però ricordo che si parlò di questa moto e anche di un inquilino del luogo che l'aveva vista o addirittura fotografata. Però sono passati un po’ di anni...

  ANTONIO DISTASO. Nello scusarmi per il ritardo, quindi per non aver ascoltato alcune cose, ho una riflessione e una domanda molto brevi. La prima: mi ha colpito, nella risposta al collega Grassi, un aspetto. Per chi come me ha vissuto quel periodo da ragazzino, però per contesto familiare e politico lo ha conosciuto molto bene, la narrazione era quella che l'architrave della fermezza fosse il Partito Comunista e Pecchioli fosse il più...

  PRESIDENTE. Il più fermo di tutti.

  ANTONIO DISTASO. Il più fermo di tutti. La DC aveva quella linea ufficiale, ma sapevamo che all'interno aveva i suoi tentennamenti. I socialisti dichiararono ufficialmente ancora un'altra linea.
  Quindi mi ha colpito – lo dico proprio come considerazione, non è chiaramente una domanda – oggi ascoltare che all'interno del Partito Comunista non ci si fidava non dell'affidabilità, diciamo così, di Pecchioli, ma della sua capacità di reggere quel tipo di ruolo. Mi ha colpito perché la narrazione, invece, era proprio quella, cioè che nel PCI quel ruolo fosse stato affidato a Pecchioli. Volevo sottolinearlo, perché tutta la mia ricostruzione politica in questo caso è sempre stata basata su quei presupposti.
  La domanda parlando della mattina di via Fani, è se sia accertato, sia agli atti, sia documentato che la moto fosse una moto Honda o è un ricordo. Forse non ho capito bene. Questo potrebbe essere importante.

  SERGIO CRISCUOLI. Io ricordo moto Honda. Non so se poi gli investigatori hanno accertato che si trattasse proprio di una moto Honda. Però fu detto subito...

  GERO GRASSI. Che gli investigatori accertino questo fatto le posso assicurare che è molto difficile.

  SERGIO CRISCUOLI. Sì, lo credo anche io.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi, ringraziamo il dottor Criscuoli e ci aggiorniamo alla settimana prossima, alla stessa ora, per l'audizione del dottor Giancarlo Armati.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.

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