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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 103 di Mercoledì 28 settembre 2016

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 

Audizione di Giancarlo Armati:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 ,
Armati Giancarlo  ... 4 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Armati Giancarlo  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Armati Giancarlo  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Armati Giancarlo  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Armati Giancarlo  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Armati Giancarlo  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Armati Giancarlo  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Armati Giancarlo  ... 5 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fornaro Federico  ... 6 ,
Armati Giancarlo  ... 6 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 ,
Fornaro Federico  ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Grassi Gero (PD)  ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Fornaro Federico  ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fornaro Federico  ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Bolognesi Paolo (PD)  ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fornaro Federico  ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 ,
Armati Giancarlo  ... 7 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 8 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 9 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 ,
Armati Giancarlo  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Armati Giancarlo  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Armati Giancarlo  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Armati Giancarlo  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 ,
Fornaro Federico  ... 10 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 10 ,
Armati Giancarlo  ... 11 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 ,
Armati Giancarlo  ... 12 ,
Fornaro Federico  ... 12 ,
Armati Giancarlo  ... 12 ,
Grassi Gero (PD)  ... 12 ,
Armati Giancarlo  ... 12 ,
Grassi Gero (PD)  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Armati Giancarlo  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Grassi Gero (PD)  ... 12 ,
Armati Giancarlo  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Armati Giancarlo  ... 12 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 ,
Armati Giancarlo  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Armati Giancarlo  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Armati Giancarlo  ... 13 ,
Gotor Miguel  ... 13 ,
Armati Giancarlo  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Armati Giancarlo  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 ,
Armati Giancarlo  ... 13 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Armati Giancarlo  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 ,
Armati Giancarlo  ... 14 ,
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 14.30.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che nel corso dell'odierna riunione, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha deliberato di avvalersi della collaborazione a tempo parziale non retribuita del maggiore Paride Minervini. Ha inoltre convenuto di incaricare:

   il tenente colonnello Giraudo e il luogotenente Boschieri di acquisire sommarie informazioni testimoniali da dieci persone al corrente dei fatti;

   il dottor Salvini e il tenente colonnello Giraudo di acquisire sommarie informazioni testimoniali da tre persone coinvolte nei fatti, previa verifica della loro situazione processuale;

   il colonnello Occhipinti di acquisire, tramite le competenti strutture della Guardia di finanza, documentazione di interesse su una società:

   il dottor Salvini e il tenente colonnello Giraudo di acquisire presso l'AISE e l'AISI documentazione relativa a una serie di esponenti di ricerca emersi nell'inchiesta;

   il dottor Siddi, il dottor Salvini e il tenente colonnello Giraudo di acquisire sommarie informazioni testimoniali da una persona coinvolta nei fatti;

   il dottor Mastelloni di acquisire presso l'AISE e l'AISI documentazione di interesse relativa a Franco Piperno e Toni Negri, nonché sui sequestri tentati ai danni di Mohamed Treki e Rodrigo Betti;

   il dottor Allegrini e il colonnello Pinnelli di verificare la presenza di documentazione di interesse presso l'archivio amministrativo della Democrazia cristiana.

   Comunico inoltre che:

   il 27 settembre 2016 è stata acquisita un'annotazione segreta, depositata dal tenente colonnello Giraudo, in relazione alle indagini su possibili covi brigatisti nell'area Balduina;

   il 28 settembre 2016 la dottoressa Tintisona ha depositato tre note riservate, relative, rispettivamente, al passaporto di Olindo Andreini, alla composizione della direzione dell'UCIGOS nel 1978 e a Giovanni Rega;

   nella stessa data la dottoressa Picardi e il generale Scriccia hanno depositato documentazione giudiziaria, segreta, relativa a Ubaldo Lauro reperita presso il Tribunale di Perugia, che sarà acquisita in copia e riconsegnata a quell'Autorità giudiziaria;

   nella stessa data il generale Scriccia ha depositato la requisitoria del dottor Giancarlo Armati e la sentenza istruttoria di proscioglimento del dottor Renato Squillante, entrambe di libera consultazione, nel procedimento penale Toni-De Palo;

   nella stessa data il sostituto commissario Ferrante e il sovrintendente Marratzu hanno depositato un elenco, riservato, di corpi di reato conservati presso il Tribunale di Roma e relativi alle vicende oggetto dell'inchiesta;

   nella stessa data il senatore Fornaro ha depositato una proposta operativa, riservata, relativa alla scena del crimine di Via Fani.

   Comunico infine che in data 24 settembre 2016 è stata inviata ai collaboratori Pag. 4della Commissione una nota nella quale sono riepilogate la normativa e le procedure relative alla redazione e al deposito dei documenti. Ne leggo alcuni passaggi: «In vista della redazione della seconda relazione intermedia e al fine di assicurare una corretta e uniforme esecuzione degli adempimenti istruttori, richiamo l'attenzione sulla necessità che, nello svolgimento dei Vostri incarichi, siano strettamente applicate le norme della legge istitutiva e del Regolamento interno approvato in data 15 ottobre 2014, con particolare riferimento alla riservatezza dei documenti sia da Voi formati, sia acquisiti da terzi, nonché le direttive già trasmesse con nota del 17 luglio 2015. In particolare: nel deposito dei documenti l'unica procedura ammessa è quella prevista dal Regolamento interno della Commissione (in particolare art. 19, comma 2); il deposito dei documenti formati o acquisiti deve avvenire nel più breve tempo possibile, con particolare riferimento ai verbali che devono essere versati immediatamente dopo la loro redazione; le relazioni e le proposte istruttorie predisposte dal consulente, ove collegate a dichiarazioni verbalizzate o documentazione acquisita dallo stesso consulente, devono essere presentate solo contestualmente o successivamente al deposito dei verbali e della documentazione; restano confermate tutte le direttive trasmesse con nota del 17 luglio 2015 in relazione all'esecuzione delle deleghe conferite».

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione di Giancarlo Armati.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Giancarlo Armati, che ringraziamo per la cortese e sollecita disponibilità con cui ha accolto il nostro invito a intervenire oggi nella seduta della nostra Commissione.
  Il dottor Armati ha seguito molte importanti vicende giudiziarie negli anni Ottanta e Novanta. La Commissione è, in particolare, interessata a due vicende: quella dell'inchiesta sul traffico d'armi che, a partire dal 1977, coinvolse Luigi Guardigli, Tullio Olivetti e altri, e quella della scomparsa dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo, per quanto riguarda ciò che è attinente all'oggetto dell'inchiesta della nostra Commissione.
  Il dottor Armati potrà, inoltre, integrare le risposte con ulteriori temi che ritenga di rilievo per la vicenda Moro.
  Avverto che, poiché queste vicende sono tuttora oggetto di indagine, una parte della seduta dovrà svolgersi in forma segreta.
  Adesso le porrò una serie di domande, dottor Armati.
  A partire dal 1977 lei si occupò dell'inchiesta su un presunto traffico internazionale di armi a carico di Luigi Guardigli e altri. Nel corso di tale vicenda emerse ripetutamente il nome di Tullio Olivetti, di nostro interesse perché proprietario del bar situato all'angolo tra via Fani e via Stresa. Risulta che il punto d'avvio dell'indagine fu un rapporto dei Carabinieri con il quale, il 29 gennaio 1977, si richiese un decreto di perquisizione nei confronti di Guardigli.
  L'allora tenente colonnello Cornacchia ha collegato l'inizio dell'indagine al ritrovamento di alcune armi in un appartamento dove era stata tenuta una persona sequestrata a scopo di estorsione, ma senza ricordare né il nome del rapito, né altri elementi utili a indicare perché quelle armi fossero riconducibili a Guardigli. Lei, limitatamente a questo aspetto, ricorda qualcosa di più preciso?

  GIANCARLO ARMATI. Ricordo che io ero alla Procura della Repubblica, sostituto procuratore. Ricordo che ricevetti una richiesta di perquisizione firmata dal colonnello Cornacchia, che poi mi fece un lungo rapporto.
  Io autorizzai la perquisizione e presso questo Luigi Guardigli – che io ricordo perfettamente, perché, come dirò poi, è un personaggio particolare – furono trovate Pag. 5un'infinità di carte, di tutto e di più: contratti, dépliant, una montagna di carte.
  Quindi, così si avviò il processo, che ricordo...

  PRESIDENTE. Andiamo per tappe. Poi arriviamo al processo, dottor Armati. Lei ricorda se Cornacchia le disse perché aveva diretto la sua attenzione su Guardigli?

  GIANCARLO ARMATI. No. Non mi ricordo adesso che cosa mi disse in particolare Cornacchia.

  PRESIDENTE. Lei non ricorda se le disse che c'erano delle armi che avevano trovato indagando su un sequestro di persona?

  GIANCARLO ARMATI. Vagamente.

  PRESIDENTE. Lo dice Cornacchia, ma l'episodio non è descritto nei documenti di allora.

  GIANCARLO ARMATI. Ricordo vagamente. Veramente Cornacchia mi disse che le indagini scaturivano da altre indagini su sequestri di persona.

  PRESIDENTE. A noi ha colpito che non ci sia traccia di chi fosse la persona sequestrata.

  GIANCARLO ARMATI. Non ritenni opportuno approfondire questo aspetto perché una richiesta di perquisizione io l'autorizzo sicuramente, insomma.

  Non mi ricordo, però, questo Olivetti. Mi ricordo Guardigli.

  PRESIDENTE. Adesso ci arriviamo.
  Durante le indagini emerse che il traffico d'armi potesse riguardare anche organizzazioni terroristiche italiane o estere? Si ricorda di questa eventualità o sospetto?

  GIANCARLO ARMATI. Il traffico d'armi generalmente riguarda formazioni, diciamo così, irregolari, perché fra gli Stati avviene tutto alla luce del sole, o quasi. Quindi, era pacifico che potesse riguardare formazioni terroristiche, formazioni eversive.

  PRESIDENTE. Un traffico illecito.

  GIANCARLO ARMATI. Un traffico illecito. Anche criminalità organizzata, questo genere di cose qui. Adesso non ricordo esattamente. Era traffico internazionale di armi.

  PRESIDENTE. Mentre i Carabinieri indagavano, nel febbraio del 1977 Guardigli si propose alla Polizia quale persona in grado di comunicare notizie su un traffico d'armi. Nelle successive conversazioni con personale del Servizio di sicurezza Guardigli riferì del coinvolgimento di Tullio Olivetti nel traffico d'armi. Tra l'altro, Guardigli affermò che la richiesta di una fornitura di armi a un committente libanese gli era arrivata da una persona presentatagli da Olivetti e che lo stesso Olivetti era anche implicato nel riciclaggio di otto milioni di marchi provenienti da un sequestro avvenuto in Germania.
  Secondo Guardigli, inoltre, Olivetti era in ottimi rapporti con la figlia dell'ex Presidente della Repubblica Gronchi.

  GIANCARLO ARMATI. Era socia.

  PRESIDENTE. In effetti, era socia della Olivetti SpA, società proprietaria di alcuni bar.
  Dagli atti processuali risulta che il nome di Olivetti venne citato da più persone. Lei interrogò il 19 maggio 1977 in carcere tale Aldo Pascucci, che disse di aver presentato Olivetti a Guardigli, asseritamente per la vendita di una partita di zucchero. L'indomani interrogò in carcere Guardigli, che dichiarò che Olivetti si era recato da lui con una persona, tal Vinicio Avegnano, che disse di aver bisogno di armi per un gruppo di destra. Nella stessa occasione Guardigli disse che, essendo andato una volta nella villa di Avegnano, vi aveva trovato Frank Coppola.
  Lei dispose allora l'escussione di Olivetti, che però le forze dell'ordine non Pag. 6riuscirono a rintracciare. Interrogò, invece, Avegnano, che negò ogni coinvolgimento nel traffico illecito di armi e negò parimenti ogni conoscenza con Olivetti.

  GIANCARLO ARMATI. No, un momento, mi scusi. Incontrò Frank Coppola, che gli raccomandò, mi pare, di dar corso alla fornitura di armi richiesta da Avegnano.

  PRESIDENTE. È così, ricorda benissimo. Andiamo avanti.

  GIANCARLO ARMATI. Avegnano era un elemento di destra.

  PRESIDENTE. Tuttavia, dagli atti risulta che Tullio Olivetti non fu mai sentito nell'inchiesta, né fu tra i soggetti perquisiti o arrestati.

  GIANCARLO ARMATI. Questo Olivetti io, lì per lì, non...

  PRESIDENTE. Questo Olivetti fu pure a Bologna la sera prima della strage alla Stazione ferroviaria. Questo Olivetti aveva connessioni dirette con gli apparati dello Stato. Non fu sentito allora, non c'è un fascicolo a suo carico, e nel rapporto sulle intercettazioni sull'utenza di Guardigli – disposte su richiesta di Cornacchia – non sono menzionati i contenuti delle telefonate con Olivetti.
  Quindi, le chiedo: lei ha memoria se poi qualcuno indagò su questo Tullio Olivetti? Perché, pure chiamato in causa, non l'abbiamo trovato né nei 55 giorni, né dopo. Quando lei dispose di sentirlo non fu rintracciato e questo anche è singolare. Non fu rintracciato, non si trovò e poi nessuno se ne è mai più occupato.

  GIANCARLO ARMATI. Capisco che questo Olivetti sia una figura molto importante. Lì per lì, io non mi resi conto dell'importanza, anche perché eravamo nel... 1977?

  PRESIDENTE. 1977.

  GIANCARLO ARMATI. Il sequestro Moro è del 1978.

  PRESIDENTE. Infatti.

  GIANCARLO ARMATI. Quindi, non potevo collegare un evento futuro. Però poi, ripensandoci, è vero che questo Olivetti era una specie di fantasma ed è anche vero che nessuno, neanche il colonnello Cornacchia, mi sottolineò... Cornacchia, però, poi ho saputo, cadde in disgrazia per la vicenda della P2.

  PRESIDENTE. Insomma, lei ha avuto la sensazione che questo Olivetti...

  GIANCARLO ARMATI. Io questo Olivetti, magari, se avessi avuto il sospetto che fosse coperto da qualcuno, avrei messo il doppio dei miei sforzi per rintracciarlo, per interrogarlo, per metterlo sotto processo, ma, lì per lì, non c'era questa... Per cui, io stavo a quello che mi riferiva Cornacchia. Se Cornacchia avesse...

  PRESIDENTE. Posto l'accento...

  GIANCARLO ARMATI. ... posto l'accento su Olivetti, io l'avrei inquisito, come ho inquisito Guardigli e tutti gli altri. Perché ho firmato quindici ordini di cattura, se non sbaglio: non era uno scherzo.

  PRESIDENTE. Infatti, a noi colpisce che Olivetti sia l'unico che non fu né sentito né arrestato.

  GIANCARLO ARMATI. Si vede che la rappresentazione da parte di Cornacchia di Olivetti era tale che non mi consentiva di inquisirlo in modo energico. Quindi, io non ho un ricordo preciso.

  FEDERICO FORNARO. Mi perdoni, dottore, lei ha usato il termine «fantasma». Ce lo può chiarire?

  GIANCARLO ARMATI. Guardigli?

  PRESIDENTE. No, Olivetti.

Pag. 7

  FEDERICO FORNARO. Olivetti: lei ha detto che era una specie di fantasma.

  GIANCARLO ARMATI. È un fantasma perché ricorre sempre questo nome, ma io, in realtà, non mi ricordo mai di averlo visto.

  PRESIDENTE. Perché i Carabinieri le dissero che era irreperibile.

  GIANCARLO ARMATI. Non mi ricordo di averlo visto e che ci fosse una particolare attenzione su di lui. Poi, col senno del poi, dopo il sequestro Moro, diavolo! L'avessi saputo prima, non mi sarebbe sfuggito. Perché? Perché, secondo me, è un elemento chiave del sequestro Moro.
  Non mi venite a raccontare, come hanno raccontato, che i 12 o i 20, o i 18...

  PRESIDENTE. Stiamo approfondendo anche su questo. Comunque, erano sicuramente più di quattro.

  GIANCARLO ARMATI. Non mi venite a raccontare che si sono nascosti dietro le fioriere. Ma pure i bambini possono capire che dietro le fioriere, che sono basse, le avete viste...

  GERO GRASSI. Scusi, presidente, non ho capito l'ultimo passaggio. Lo può far ripetere?

  GIANCARLO ARMATI. Quindi, Olivetti diventa un elemento chiave, se uno non crede a quella versione.

  PRESIDENTE. Il dottor Armati ha detto in sostanza: «Se io avessi avuto il dono della preveggenza... Perché io non ho mai creduto, come idea personale, che si fossero potuti nascondere, che fossero 4, 10, 12 dietro le fioriere».
  Questo è quello che ha detto.

  FEDERICO FORNARO. Ha detto una cosa un po’ più forte: «Elemento chiave del sequestro Moro».

  GIANCARLO ARMATI. Sì, certo, perché quella questione...

  FEDERICO FORNARO. È un'opinione autorevole.

  GIANCARLO ARMATI. Perché è chiave? Perché, se il bar fosse stato aperto, allora io ci vedrei un possibile coinvolgimento di Olivetti, che non è del tutto da escludere, perché, secondo me, il bar era aperto. Non mi venite a raccontare che 12 persone, con tutte le armi che si portavano appresso, si vanno a nascondere – e nessuno se ne accorge – dietro le fioriere. Io la ritengo una cosa veramente campata in aria.

  PAOLO BOLOGNESI. Secondo lei, allora, erano dentro?

  GIANCARLO ARMATI. È possibile che fossero dentro il bar. È possibile che il bar fosse aperto.

  PRESIDENTE. Ci ritorneremo.

  GIANCARLO ARMATI. È possibile che Olivetti fosse implicato, perché in quel modo andava a favorire...

  FEDERICO FORNARO. Il supporto logistico.

  GIANCARLO ARMATI. Bravo, il supporto logistico.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti. Secondo una relazione di un suo collaboratore, il maresciallo Gueli... se lo ricorda?

  GIANCARLO ARMATI. Sì.

  PRESIDENTE. ...che era solito riferire ai suoi superiori dopo aver avuto contatti con il magistrato, risulta che dell'indagine esistevano valutazioni differenti tra lei e il giudice Torri.

  GIANCARLO ARMATI. Posso raccontare?

Pag. 8

  PRESIDENTE. Mi faccia finire, poi racconterà. In particolare lei avrebbe considerato l'inchiesta sul traffico di armi come un filone con possibili importanti sviluppi...

  GIANCARLO ARMATI. È possibile, certo.

  PRESIDENTE. ... mentre il giudice istruttore, anche a seguito della ritrattazione da parte di Guardigli nel giugno del 1977 delle sue precedenti dichiarazioni, avrebbe ritenuto che la vicenda era stata gonfiata, sopravvalutata.
  Cosa può dirci in proposito?

  GIANCARLO ARMATI. È stato un calvario, un processo che è diventato un calvario, perché io ero in totale disaccordo... posso dirlo?

  PRESIDENTE. Sì, ormai, dopo trentanove anni...

  GIANCARLO ARMATI. ...con Ettore Torri, perché lui prendeva la cosa un po’ così: «Ma questo è un mitomane, che va dicendo...». Io, invece, volevo seguire una linea più penetrante, anche se Guardigli effettivamente era un personaggio particolare, strano.
  Quindi, si creò questa differenza, di approccio al processo. Il suo era un approccio che sviliva, il mio invece era un approccio che voleva approfondire, anche perché questo Avegnano...

  PRESIDENTE. Era un brutto soggetto.

  GIANCARLO ARMATI. ...era un brutto soggetto e poi affermava di essere in contatto, non so come e in quale forma, con i Servizi, o collaboratore di Servizi. Non disse quali, però. Allora, di fronte a queste cose, uno approfondisce. Invece, non mi è stato possibile, in quanto...

  PRESIDENTE. Il giudice istruttore...

  GIANCARLO ARMATI. ...Torri prendeva tutto così. Io allora dissi: «Va bene, caro Ettore, qua vedi un po’ tu». Era lui il giudice istruttore. Io facevo richieste. Quando uno formalizza un'istruttoria, il dominus diventa il giudice istruttore, non più il pubblico ministero.

  PRESIDENTE. Il maresciallo Gueli riferisce che Avegnano si definiva anche come uno che era entrato in questo giro del traffico d'armi per via di un Servizio non specificato. Gueli riferisce anche che lei si era fatto l'opinione che in quel traffico d'armi sarebbero state coinvolte numerose persone, alcune delle quali molto importanti. Questo è quello che riferisce Gueli. Lei è ancora di questa opinione?

  GIANCARLO ARMATI. Quando si parla di Servizi, insomma, non è che si parla di personaggi di...

  PRESIDENTE. Di minore importanza.

  GIANCARLO ARMATI. ... di minore importanza. E poi ricordo che non era chiaro. Era un processo da approfondire, non era chiaro.
  Guardigli, sì, era un po’ strano, diceva qualche cosa in più di quanto realmente sapesse, però tra le cose strane qualche cosa...

  PRESIDENTE. Vera c'era.

  GIANCARLO ARMATI. Bravo. Allora bisognava tenerselo com'era e sfruttare di volta in volta e cercare i riscontri di quello che diceva.

  PRESIDENTE. Il giudice istruttore Torri affidò, nel luglio del 1977, al professor Ferracuti e al professor Semerari (e con il senno di poi, capiamo molto dell'esito dell'inchiesta) il compito di verificare lo stato mentale di Guardigli...

  GIANCARLO ARMATI. Pensa un po’!

  PRESIDENTE. E non si parla più di Avegnano e non si parla più di nessun altro. I due periti conclusero che Guardigli era «personalità abnorme di tipo istrionico mitomane» e che, quindi, le sue deposizioni Pag. 9 erano poco attendibili. E con questo sostanzialmente si chiuse la storia, con la perizia di Semerari. Lei consente che a noi questa cosa ci sembra un po’ strana che la storia la chiude Semerari.

  GIANCARLO ARMATI. Io Guardigli non l'avrei fatto periziare, perché era strano, però qualche cosa diceva. Quindi, avrei preso tutto quello che di utile poteva dare. Se tu fai la perizia, svuoti il processo.

  PRESIDENTE. Semerari.

  GIANCARLO ARMATI. Poi Semerari! Ma poteva scegliere un altro perito... Semerari era noto per essere...

  PRESIDENTE. Un soggetto vivace.

  GIANCARLO ARMATI. ...di destra, tant'è vero che fu ammazzato. La testa fu ritrovata a Ottaviano: vedi Casillo, vedi come si chiama...

  PRESIDENTE. Cutolo.

  GIANCARLO ARMATI. Cutolo, bravo. Quindi, era un soggetto particolare. Se lì c'erano legami con la destra, vedi Avegnano...

  PRESIDENTE. Avegnano lo conosceva Pascucci, lo conosceva Calore.

  GIANCARLO ARMATI. ...e legami con i Servizi, ma tu vai proprio a dare la perizia a Semerari? Non è possibile. Quello sicuramente dice che è matto, perché così la storia finisce, e infatti è finita.

  PRESIDENTE. Poi abbiamo un'altra cosa da ricordarle. Noi abbiamo rintracciato un articolo di Buffa e Ficoneri pubblicato nell’Espresso del 29 maggio 1977 e anche un'analoga prima pagina de La Stampa che dicono che, mentre lei interrogava Guardigli, questo, pochi minuti prima della chiusura del verbale, tirò in ballo la massoneria. L'Espresso scrive di un verbale chiuso dopo mezzanotte. Noi, invece, abbiamo trovato un verbale, chiuso prima della mezzanotte, che non fa nessun riferimento a logge massoniche, tanto meno alla P2.
  Adesso, al di là del verbale che non contiene queste cose, Guardigli le parlò mai della loggia massonica P2?

  GIANCARLO ARMATI. Non mi pare. È vero che era uno che diceva di tutto e di più, quindi...

  PRESIDENTE. Però era singolare che lui conoscesse... Il fatto non è se era vero o non vero, ma era singolare che nel maggio del 1977 Guardigli avesse una conoscenza di quella loggia massonica.

  GIANCARLO ARMATI. Io non me lo ricordo questo. Comunque, se non sta scritto a verbale... Le pare, presidente, che io non avrei messo a verbale una circostanza di questo genere?

  PRESIDENTE. No, infatti c'è una differenza di due ore e mezza tra il verbale chiuso da lei e quello di cui parlò la stampa.

  GIANCARLO ARMATI. I giornali, appena possono, tirano in ballo i Servizi, la P2. È sempre quello, insomma, no? Sapesse quante volte mi è capitato che io facevo delle indagini, poi andavo a leggere le indiscrezioni, diciamo così, che si scrivevano su quelle indagini e trovavo scritte delle cose proprio completamente inventate, come appunto il coinvolgimento dei Servizi e la P2.

  PRESIDENTE. E poi non era vero niente.

  GIANCARLO ARMATI. C'è sempre questa dietrologia, perché forse ai giornalisti...

  PRESIDENTE. Il 18 febbraio 1977 la Legione Carabinieri le trasmise un rapporto con allegate le relazioni di servizio relative all'intercettazione telefonica di Guardigli con riferimento al periodo 11 febbraio-17 febbraio. Pag. 10
  Nel rapporto i Carabinieri scrivono che una «fonte confidenziale» ha chiarito i contenuti di alcune telefonate; questa fonte confidenziale evidentemente conosceva personalmente non solo Guardigli, ma anche gli altri soggetti, magari Tullio Olivetti stesso. Ora, non c'è menzione dell'identità di questa fonte. Lei ricorda qualcosa in merito?

  GIANCARLO ARMATI. No.

  PRESIDENTE. Le intercettazioni di Guardigli con gli altri soggetti sono spiegate da una fonte confidenziale, ma la fonte confidenziale non trova esplicitazione in alcun atto, però è una fonte che fa chiarire alcune cose e non ne fa chiarire altre.

  GIANCARLO ARMATI. Posso dire una mia ipotesi?

  PRESIDENTE. Sì.

  GIANCARLO ARMATI. È solo un'ipotesi. Sequestro Moro. Ci sono Avegnano, destra, Servizi, Olivetti, bar Olivetti, eccetera, anche quello Servizi, perché sicuramente...

  PRESIDENTE. Il giro è Servizi-Carabinieri. Era quello.

  GIANCARLO ARMATI. Servizi significa Santovito. Santovito significa P2. È un'ipotesi, solo un'ipotesi. Forse con quel processo avevo sfiorato il bandolo di una matassa e non me ne sono accorto.

  PRESIDENTE. Un altro elemento caratteristico è che è la prima volta che viene chiamato sul processo il bar Olivetti in quasi quarant'anni. Il bar Olivetti è sempre stato lì.

  FEDERICO FORNARO. Vorrei fare una domanda, ma chiedo di proseguire in seduta segreta.

  PRESIDENTE. Sì, dobbiamo andare in seduta segreta anche per le mie prossime domande.
  Dispongo la disattivazione dell'impianto audiovisivo.

  (I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Come sa, davanti al bar Olivetti, all'incrocio tra via Fani e via Stresa, si collocarono alcuni dei brigatisti che assalirono Aldo Moro e uccisero la sua scorta. Su questo punto è stata recentemente reperita da noi una nota del SISDE del 30 maggio 1978, che leggerò integralmente, anche a beneficio dei membri della Commissione che non l'avessero letta.
  Mi hanno stimolato le osservazioni che ha fatto poco fa, quando ha detto che se in quel bar c'erano gli avventori era un conto, se invece era un bar o un locale che poteva essere disponibile perché qualcuno ci si nascondeva dentro, poteva essere un supporto logistico. Insomma, come ha detto il senatore Fornaro, in qualche modo, nell'ipotesi, poteva essere un supporto logistico e poteva esserlo più facilmente se il bar era formalmente chiuso, ma aperto come struttura che poteva essere utile.
  Anche la nota del SISDE del 30 maggio 1978 ha fatto la stessa fine dell'istruttoria precedente. La leggo: «Fonte informativa da cautelare al massimo ha richiamato l'attenzione sulla figura» – indovina di chi? – «di Tullio Olivetti, già proprietario del bar sito in via Mario Fani, esattamente di fronte al luogo dell'eccidio. Il soggetto avrebbe compiuto un'oscura manovra commerciale, caratterizzata da uno strano fallimento che, circa otto mesi fa, comportò la chiusura dell'esercizio. È un fatto che la preparazione e la consumazione dell'eccidio di via Fani non sarebbero state possibili se il bar avesse continuato l'attività; prima perché i terroristi tesero l'agguato spostandosi dietro la siepe di pertinenza del bar, poi perché la preparazione dell'azione sarebbe stata certamente notata dagli avventori. Olivetti poi avrebbe rinunciato a un esercizio ben avviato per intraprendere analoga attività in altra zona di Roma, con guadagni assai inferiori a quelli che erano possibili in via Fani. Per ultimo si rammenta che Olivetti si trovò coinvolto, qualche tempo fa, in un traffico internazionale Pag. 11di armi, facente capo a Luigi Guardigli. Sarebbe stato lui, infatti, l'Olivetti, unitamente a Enzo Varano, colpito da mandato di cattura per quei fatti, a presentare a Guardigli un gruppo di libanesi acquirenti di armi di contrabbando».
  Il documento menziona Varano, ma il cognome esatto è Varone; era lui che conosceva bene Frank Coppola. Quando Frank Coppola, nella villa, dice: «Porta a compimento la fornitura di armi» lo dice a Guardigli, perché Coppola è un amico di Varone e Varone era amico di Olivetti.

  GIANCARLO ARMATI. Le armi le aveva richieste Avegnano.

  PRESIDENTE. Questa è una nota del SISMI del 30 maggio 1978, a cui noi non abbiamo trovato nessuna risposta, se non una segnalazione trasmessa il 2 settembre 1978 dalla divisione Podgora al Comando generale dei Carabinieri. La risposta dice questo di Olivetti: «Elemento di dubbia moralità, capace di commettere reato contro il patrimonio e la fede pubblica; colpito da ordine di carcerazione per conversione di pena pecuniaria, è ricercato in quanto irreperibile da un anno». Tutto il resto, non lo sapevano.
  I Carabinieri, inoltre, segnalarono: «Olivetti è stato coinvolto – in modo marginale, senza che siano emerse responsabilità a suo carico – in un traffico di armi, in relazione al quale sono tratte in arresto persone a lui vicine legate da vincoli di amicizia e di interesse».
  Il problema è che nel settembre del 1978 il processo, che si è concluso nel 1985, non aveva ancora detto che gli imputati erano prosciolti e che il traffico di armi non c'era. I Carabinieri che scrivono a settembre del 1978 già dicono che Olivetti non c'entra niente o quasi.
  Questo gliel'ho letto solamente per evocarle qualche suggestione. È un documento del SISMI inviato nel maggio del 1978, però io gliel'ho voluto leggere perché, quando lei ha detto che nei locali di quel bar, più che dietro le fioriere, poteva essere facile nascondere gli attentatori e che Olivetti può averci avuto qualcosa a che vedere, viene in mente, come osserva il SISMI, che se magari lì quella mattina ci fossero state persone a pigliare il caffè, visto che le BR hanno fatto fuori le ruote del furgone di Spiriticchio perché dava fastidio, può darsi pure che quelli che pigliavano il caffè fossero un ostacolo a un potenziale attentato...
  Il SISMI fa una nota e dice: «Olivetti ha dichiarato fallimento senza motivo, perché guadagnava più lì che da un'altra parte». Ma lei già su questo ci ha detto in precedenza.
  Le pongo, infine, un'ultima domanda di tipo generale sulla vicenda Toni-De Palo, solamente per la parte che ci interessa, in quanto ci aiuta a illuminare una continuità di rapporti tra gli apparati italiani e le formazioni palestinesi legate anche al traffico di armi.
  Ricordo, a tal proposito, che Graziella De Palo, nel primo articolo che scrisse per L'Astrolabio il 14 giugno 1978, evocò, soprattutto in base a confidenze di Falco Accame, il fatto che armi usate dalle Brigate Rosse sarebbero state armi esportate verso l'Egitto e poi rientrate per vie oscure, ma probabilmente legate ai palestinesi.
  L'inchiesta fu limitata dall'apposizione del segreto di Stato, anche successivamente nel processo ad Abu Ayad, tuttavia, lei formulò alcune ipotesi. In particolare, nel momento in cui chiese il rinvio a giudizio di Santovito e Giovannone per favoreggiamento e poi nella sua requisitoria, osservò: «Lo stesso Giovannone, peraltro, ha ammesso l'esistenza di un rapporto privilegiato con l'OLP, fondato su una sorta di “patto di non belligeranza” terroristica palestinese in territorio italiano e di aiuto palestinese per le forniture petrolifere in cambio dell'appoggio del nostro Paese alle aspirazioni dell'OLP e al suo riconoscimento in campo internazionale». Inoltre, lei sembra aver puntato molto sulla responsabilità di George Habbash nella vicenda.
  In relazione alle indagini svolte e alle sue valutazioni di allora e successive, può esporci l'idea che si è fatto del rapporto tra l'Italia e i palestinesi, con riferimento, ovviamente, alla fine degli anni ’70 e ai primi anni ’80? In particolare, che ruolo aveva Pag. 12Giovannone nel rapporto con i palestinesi e nel rapporto con l'ambasciata? Che elementi può riferirci sulle diverse formazioni palestinesi coinvolte e sul traffico d'armi? Di questo traffico vi è traccia solamente dopo gli anni Ottanta o anche prima?

  GIANCARLO ARMATI. Ricordo l'episodio Pifano, a Ortona. Habbash disse che erano suoi i missili e, quindi, c'era già un collegamento nel...

  FEDERICO FORNARO. 1979.

  GIANCARLO ARMATI. 1979. Io mi sono convinto che Toni e Graziella De Palo volevano indagare sul traffico di armi, perché altrimenti non ne usciamo. Si dice: «Ma perché sono stati uccisi?» Perché volevano indagare sul traffico di armi e già da Roma Falco Accame fa riferimento a un traffico di armi fra l'OLP e le BR. Questo è, perché altrimenti non si spiega niente. Non riusciamo a spiegare perché sono stati uccisi.

  GERO GRASSI. Chiedo scusa, non sono stati uccisi. Sono spariti.

  GIANCARLO ARMATI. Va bene, ma sono spariti ormai da quasi quarant'anni.

  GERO GRASSI. Lo so.

  PRESIDENTE. Il termine credo che sia appropriato.

  GIANCARLO ARMATI. Morte presunta.

  PRESIDENTE. In guerra c'è la morte presunta.

  GERO GRASSI. Sì, ma non uccisi.

  GIANCARLO ARMATI. No, io dico «uccisi» a ragion veduta. Cosa è successo? È successo che Giovannone, che era acerrimo nemico di Stefano D'Andrea, ambasciatore d'Italia a Beirut, aveva uno strettissimo patto con i palestinesi. Adesso si dice che era un patto che nasceva da una politica italiana di – come dire – buona relazione con l'OLP per evitare attentati in Italia, oppure per altri motivi. Comunque, sta il fatto che da Andreotti in poi il rapporto con i palestinesi e con il mondo arabo è stato sempre molto stretto. Giovannone era, diciamo così, la punta di questa strategia politica e doveva trattarsi veramente di un patto di ferro. Perché? Voi ricordate quando Mastelloni indagò sul traffico di armi tra l'OLP e le BR, acquisì alcuni elementi e due funzionari dell'UCIGOS – mi pare che si chiamassero Spinella e Ruggeri – si prepararono per andare a Beirut per indagare su questo traffico. Che cosa successe? Arrivarono in aereo a Beirut, mi pare, e in quel preciso giorno l'OLP (non so se Habbash o l'OLP) fece una conferenza stampa addirittura sull'arrivo di questi due funzionari italiani che erano venuti lì per indagare; nella conferenza stampa dissero che non era vero nulla, eccetera. Cioè, quei due funzionari dovevano svolgere...

  PRESIDENTE. Una missione segreta.

  GIANCARLO ARMATI. ...una missione segretissima: non segreta, segretissima, perché quello era – penso – segreto di Stato. Il telex che arrivò dalla Farnesina all'Ambasciata italiana a Beirut era cifrato. Poi abbiamo accertato che il maresciallo Balestra, che era addetto all'Ambasciata e che criptava e decriptava i messaggi dell'Ambasciata e del Ministero degli affari esteri, praticamente passava i messaggi decriptati a Giovannone su richiesta di quest'ultimo, perché Giovannone era un colonnello e l'altro era un maresciallo dei Carabinieri. Quindi, Balestra disse: «Io non potevo dire di no». Gli passava questi messaggi.
  Balestra aveva passato i messaggi decriptati sull'arrivo dei due funzionari a Giovannone e questo era andato a dirlo ai palestinesi. Ecco perché quelli fecero una conferenza stampa per porre nel nulla questa missione segretissima. Quindi, il rapporto tra Giovannone e i palestinesi era strettissimo. Ci sono altre cose che lo dicono. Quei due giornalisti erano andati giù. Forse avevano lasciato capire che volevano indagare...

  PRESIDENTE. Su questa cosa.

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  GIANCARLO ARMATI. ... e che dovevano andare nel Sud del Libano. Allora Giovannone, nel timore che... – dico Giovannone perché, secondo me, è stato lui – ha detto a Habbash, ai palestinesi: «Guardate che questi due vogliono farci le scarpe. Sono venuti qua per indagare eccetera» e Habbash li ha ammazzati, è semplice. Perché lì non è che si va tanto per il sottile: lì, se tu sei indicato come spia o come uno che vuol fare indagini su cose che non devono apparire, sei fatto fuori.

  PRESIDENTE. Questa è un'ipotesi.

  GIANCARLO ARMATI. No, non è un'ipotesi, perché questo è tutto scritto in una relazione che mi fece l'ambasciatore Stefano D'Andrea, dietro mia richiesta, prima che andasse via. Io lo avevo convocato e gli avevo detto: «Senta, lei mi deve fare il favore: vada giù e veda di parlare con il capo della Sûreté, con il capo della polizia libanese, con il capo della sicurezza dell'OLP e cerchi, insomma, di vedere...». D'Andrea parlò, mi pare, con Johnny Abdou, che credo fosse il capo della Sûreté libanese, il quale gli disse – D'Andrea me lo riferì –: «I due sono stati uccisi subito dal gruppo di Habbash». «Perché?», gli chiese D'Andrea. «Perché qualcuno deve aver dato loro» – cioè a Habbash – «delle informazioni errate».
  Questo qualcuno chi può essere? Qualcuno che può aver dato loro delle informazioni errate non può essere che Giovannone, che, per tutelare i rapporti con l'OLP, praticamente li ha fatti fuori. Solo Giovannone poteva farlo. Chi si prendeva la briga di due giornalisti?

  PRESIDENTE. Nel processo non si è arrivati a...?

  GIANCARLO ARMATI. Il processo non si è fatto perché io richiesi il mandato di cattura a Squillante, giudice istruttore, a carico di Habbash, e Squillante, che incominciava a saltare sulla sedia, disse: «Ma no, gli elementi non sono sufficienti». Ma io avevo la relazione di D'Andrea, insomma, mica uno scherzo. D'Andrea è una persona serissima. Quindi, secondo me, gli elementi c'erano. Poi c'era l'elemento logico. Tutto tornava, ma Squillante – un altro processo in cui il giudice istruttore, purtroppo... era il mio destino – rifiutò di emettere il mandato di cattura.
  Il processo allora, a quel punto, si chiuse, perché Santovito era morto, Giovannone morì di lì a poco. Chi andò a processo? Chi fu condannato? Indovinate un po’? Balestra.

  MIGUEL GOTOR. Il vaso di coccio.

  GIANCARLO ARMATI. Una cosa all'italiana, proprio. Balestra fu condannato. In tutta questa cosa chi fece le spese di tutto? Balestra.

  PRESIDENTE. Comunque, adesso non ci trasformiamo in una Commissione d'inchiesta su Italo Toni e Graziella De Palo. A noi interessava il complesso di questi rapporti stretti, in particolar modo tra Giovannone e Habbash. Per questo l'ho fatta parlare.

  GIANCARLO ARMATI. Ma se l'ha coperto! Sa Giovannone che diceva ai genitori di Graziella De Palo? «State tranquilli, sono stati i Falangisti a rapirli. Graziella si trova in una casa per donne, non so dove, lui è stato portato via, ma sono stati rapiti dai Falangisti». Giovannone fino alla fine ha accreditato la pista falangista, mentendo. Così pure Santovito.

  PRESIDENTE. La cosa, però, che ci interessa, per la nostra inchiesta, è il rapporto, che lei ci ha confermato con dovizia di particolari, tra Giovannone e Habbash.

  GIANCARLO ARMATI. Presidente, scusi, se Giovannone ha dato qualche indicazione errata a Habbash, che significava la condanna a morte di Graziella De Palo e Italo Toni, sapendo quello che sarebbe successo sicuramente, lei pensi quanto deve essere stato forte il rapporto. Se ha fatto fallire una missione segretissima di indagine sui rapporti tra OLP e BR, è una cosa di una gravità eccezionale. Pag. 14
  Ma come, un giudice scopre che c'è questo traffico, manda due funzionari dell'UCIGOS in Libano a indagare e tu, Giovannone, che sei colonnello, rendi tutto vano, riferendo ai palestinesi che questi erano venuti lì per indagare sul traffico di armi? Lei vede quanto è stretto il rapporto.

  PRESIDENTE. La interrompo non perché non mi interessi, ma per chiarire perché ho insistito nell'inserire questa domanda. È bene che anche lei sappia perché noi facciamo questa domanda.
  Il 17 febbraio 1978 Giovannone manda ai Servizi italiani un messaggio in cui riferisce che Habbash gli ha detto che ci sarà un attentato in collaborazione tra forze terroristiche internazionali.
  Poi troviamo ulteriori messaggi di Giovannone, che a fine aprile dice sostanzialmente: «Guardate che mi hanno detto che si è trovato un contatto. Io prendo un aereo della SNAM e vengo perché si possa concludere questa trattativa». Poi Giovannone in giugno riferisce in sostanza: «Mi hanno detto che Moretti, per fare pace con le BR, che erano rimaste male per quanto era successo nella vicenda Moro, si è offerto di fornire le carte con quello che ha detto Moro su di loro».
  Questa sua ipotesi, dottor Armati, confermata dalla lettura dei fatti, ci conferma che il rapporto tra Habbash e Giovannone è solido, in cui Habbash, se può, dà le «dritte» giuste a Giovannone, gli risolve anche i problemi e gli dà una mano. Questo è un dato determinante.

  GIANCARLO ARMATI. Certo, e altrettanto fa Giovannone.

  PRESIDENTE. Come ci dice che il rapporto tra una parte di quell'arcipelago che era il mondo palestinese (dire l'OLP è improprio), soprattutto allora, e i nostri Servizi, ma soprattutto anche tra quel mondo e le Brigate Rosse, era un rapporto che esisteva e in cui i palestinesi hanno provato, nella persona di Habbash, a darci una mano.
  Questo per noi è un dato importante. Lei lo vede dall'altra parte della medaglia. Questa era la parte dove Giovannone riceveva. Dall'altra, c'era anche Giovannone, che perlomeno dava.

  GIANCARLO ARMATI. Che dava.

  PRESIDENTE. Poi che cosa avrà fatto, se ha dato lui o altro... c'era un rapporto biunivoco. Poi, se questo ha provocato vicende o no... Lei ci ha detto quello che il suo lavoro l'ha portata a pensare, però purtroppo il processo non c'è stato e quindi resta un'ipotesi. Però, questo rapporto consolidato per noi è una cosa importante averla definitivamente acclarata.
  Non essendoci altre domande, ringrazio il dottor Armati e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.

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