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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

V Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 4 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 2 

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, sui risultati della ricognizione, effettuata ai sensi dell'articolo 1, comma 109, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, delle risorse del Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie da destinare all'estensione dell'esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato che saranno effettuate nel Mezzogiorno nell'anno 2017 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Boccia Francesco , Presidente ... 2 ,
De Vincenti Claudio , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 2 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 4 ,
Palese Rocco (Misto-CR)  ... 4 ,
De Vincenti Claudio , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 6 ,
Palese Rocco (Misto-CR)  ... 6 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 7 ,
Marchi Maino (PD)  ... 7 ,
Latronico Cosimo (Misto-CR)  ... 9 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 10 ,
Scotto Arturo (SI-SEL)  ... 12 ,
De Vincenti Claudio , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 12 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 12 ,
De Vincenti Claudio , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 12 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 13 ,
De Vincenti Claudio , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 13 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 10.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, sui risultati della ricognizione, effettuata ai sensi dell'articolo 1, comma 109, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, delle risorse del Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie da destinare all'estensione dell'esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato che saranno effettuate nel Mezzogiorno nell'anno 2017.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, sui risultati della ricognizione, effettuata ai sensi dell'articolo 1, comma 109, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, delle risorse del Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie da destinare all'estensione dell'esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato che saranno effettuate nel Mezzogiorno nell'anno 2017.
  Quella presente sarà anche un'occasione per fare il punto con il sottosegretario De Vincenti sull'utilizzo dei fondi strutturali 2007-2013 e 2014-2020.
  Do la parola al sottosegretario De Vincenti per lo svolgimento della sua relazione.

  CLAUDIO DE VINCENTI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, presidente. La legge di stabilità 2016, all'articolo 1, comma 109, ha previsto che il Gruppo di azione, quale organo di governo del Piano di azione e coesione (PAC) e secondo le procedure di cui all'articolo 4, comma 3, del decreto-legge n. 76 del 2013, provvedesse alla ricognizione delle risorse del Fondo di rotazione già destinate agli interventi del PAC ma non ancora oggetto di impegni giuridicamente vincolanti, come risultanti dai dati trasmessi al sistema di monitoraggio nazionale entro il 31 gennaio 2016, rispetto ai cronoprogrammi approvati, con l'obiettivo che ricordava prima il presidente.
  Ricordo che il Gruppo di azione, organo di governo del PAC, è composto anche da rappresentanti della Commissione europea, e in particolare da rappresentanti della cosiddetta DG Regio (Direzione generale della Politica regionale e urbana) e della cosiddetta DG Occupazione (Direzione generale per l'occupazione, gli affari sociali e l'inclusione), oltre che dall'Agenzia per la coesione territoriale, dal Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero dell'economia e delle finanze e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  Prima di resocontare i risultati di questa ricognizione del Gruppo di azione, credo utile ricordare la genesi del PAC e delle risorse che in esso troviamo. Pag. 3
  Con la definizione e l'attuazione del PAC, il Governo ha realizzato dal dicembre 2011, in partenariato con la Commissione europea, una significativa riprogrammazione dei programmi operativi 2007-2013, sia per le risorse comunitarie sia riducendo la percentuale di partecipazione ai programmi operativi delle risorse di cofinanziamento nazionale, naturalmente entro i limiti definiti dalle regole europee.
  Le risorse complessivamente confluite nel PAC derivanti dalla riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale ammontano complessivamente a quasi 13 miliardi di euro.
  In particolare, l'operazione di confluenza nel PAC di queste risorse da riduzione del cofinanziamento, sempre insieme con la Commissione europea, sono volte ad accelerare l'attuazione della programmazione 2007-2013, anche promuovendo misure anticicliche volte a contrastare l'impatto della crisi economica, a rafforzare l'efficacia degli interventi mediante concentrazione delle risorse su alcuni pilastri, a garantire la chiusura della programmazione 2007-2013 e ad avviare interventi coerenti con la programmazione 2014-2020.
  Ricordo che di questi circa 12,6 miliardi sono già stati destinati a particolari interventi ope legis, cioè attraverso interventi di legge, circa 4,5 miliardi di euro, di cui 995 milioni di euro con il decreto-legge n. 76 del 2013 per il finanziamento di misure straordinarie per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, e la coesione sociale, e 3,5 miliardi di euro con la legge di stabilità 2015 per il finanziamento della decontribuzione sui nuovi assunti. I 4,5 miliardi tolti ai 12,6 miliardi hanno significato una dotazione, su cui il Gruppo di azione ha fatto la ricognizione, ammontante a poco più di 8,1 miliardi.
  Passiamo ora alla ricognizione da parte del Gruppo di azione. Si è fatta prima di tutto una ricognizione riguardo agli impegni giuridicamente vincolanti già assunti, riscontrando che in una parte ampia dei programmi, per l'esattezza nel numero di quattordici, si sono riscontrati impegni giuridicamente vincolanti pari o superiori alla dotazione finanziaria derivante dal PAC per i programmi stessi. Per altri dodici programmi si è verificato un impegno inferiore alla dotazione finanziaria ma, di questi, quattro programmi hanno assunto impegni dopo il 31 dicembre 2015 che coprono interamente o superano la dotazione finanziaria.
  Ne risulta che restano otto programmi con impegni giuridicamente vincolanti inferiori alla dotazione finanziaria. Tuttavia, dobbiamo tener conto che su questi otto programmi agiscono due voci importanti, che sono i contratti istituzionali di sviluppo, in particolare quelli riguardanti direttrici ferroviarie, che sono contratti che vedono coinvolti Governo, regioni, Ferrovie dello Stato e Rete ferroviaria italiana, e le cosiddette «linee di intervento salvaguardia».
  I contratti istituzionali di sviluppo hanno un profilo di impegno nel tempo già predeterminato, che assorbe una parte significativa di quel delta, di quella differenza tra risorse e impegni giuridicamente vincolanti sugli otto programmi che citavo.
  Le «linee di intervento salvaguardia», a loro volta, sono delle risorse che noi teniamo su ognuno dei programmi, d'accordo con la Commissione europea, a disposizione di completamenti che si stanno facendo degli interventi su cui già è stata effettuata spesa di fondi comunitari e su cui bisogna completare l'intervento. Voi sapete che noi certificheremo le spese il 31 marzo 2017 con riferimento alle spese di fondi comunitari avvenute entro il 31 dicembre 2015. Il completamento, attraverso queste risorse tenute in salvaguardia, consente di comunicare alla Commissione europea che gli interventi di cui alle certificazioni di spesa già effettuati al 31 dicembre sono poi stati completati.
  Tenendo conto anche di queste risorse, in realtà i programmi che vedono ancora un residuo di impegni giuridicamente vincolanti inferiori alle risorse assegnate si riducono a sei.
  Parliamo di ammontari molto limitati – tranne nel caso di un programma che adesso spiegherò – in termini di differenza tra risorse e impegni giuridicamente vincolanti, Pag. 4 che peraltro sono tutti in fase di avanzamento significativo nelle procedure di attuazione.
  Se si esclude l'unico programma di cui fra poco parlerò, che ha un ammontare più significativo, stiamo parlando in totale di meno di 100 milioni tra tutti i cinque programmi in questione. Per questi programmi sono in corso tutte le azioni che portano a completare gli impegni di spesa.
  L'unico programma che ha fatto registrare una consistente differenza tra risorse e impegni è il Programma nazionale servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti, incardinato nella competenza del Ministero dell'interno, che ad aprile scorso, quando si è fatta la ricognizione, mostrava una differenza tra risorse e impegni pari a 568 milioni.
  La valutazione che abbiamo effettuato nel confronto con il Ministero dell'interno, che è l'amministrazione che lo gestisce, è che questo programma sta ormai prendendo forma e riteniamo non giustificabile una sottrazione di risorse a un programma così centrale all'interno della strategia del Governo e del Parlamento. Stiamo parlando – lo ripeto – di servizi di cura all'infanzia, ossia di asili nido in particolare, e di assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti.
  Ne risulta che la differenza tra risorse e impegni ad aprile scorso era di 767 milioni, di cui 568 su questo programma e gli altri 99 ormai in corso di attuazione. Per ciò che concerne questo programma con una differenza di 568 milioni riteniamo che non sia opportuna una diversa programmazione.
  La conclusione raggiunta dal Gruppo di azione e che noi riportiamo in questa sede è che non ci sono risorse riprogrammabili ai sensi, come dicevamo prima, dell'articolo 1, comma 109, della legge di stabilità 2016 per gli obiettivi lì indicati.
  Concludo questa mia relazione ribadendo un'informazione ormai nota. Non c'è bisogno di tornarci, ma il presidente l'ha posta nel suo intervento iniziale. Ricordo pertanto che siamo al pieno assorbimento delle risorse 2007-2013, che sul 2014-2020 tutti i programmi operativi sono stati approvati e che è cominciata la spesa delle risorse 2014-2020.
  Ricordo altresì che, attraverso strumenti quali in particolare il Masterplan per il Mezzogiorno e i Patti per il Sud, siamo impegnati in un'accelerazione già nei prossimi mesi della spesa dei fondi 2014-2020, oltre che del Fondo sviluppo e coesione, che è stato allocato per intero con la delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) del 10 agosto scorso, che ha ripartito tutto il Fondo sviluppo e coesione sulle aree tematiche e sui Patti per il Sud e gli interventi che in quei patti sono stati definiti.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario De Vincenti. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROCCO PALESE. Io ringrazio il sottosegretario per aver consentito al Parlamento, anche se su nostra richiesta, di mettere un punto fermo sulla situazione del monitoraggio che era stato già definito con la legge di stabilità per il 2016 in precedenza richiamata.
  Mi spiace evidenziare che all'epoca io rimasi molto perplesso sulla soluzione che si trovò rispetto a quello che il Governo aveva allora annunciato in Commissione bilancio nel corso dell'esame parlamentare della passata legge di stabilità, cioè che era fortemente motivato a procedere subito rispetto alla situazione del Mezzogiorno.
  Non sto qui a specificare la situazione del Mezzogiorno, che purtroppo invece di migliorare peggiora, vede aumentare il divario rispetto all'altra parte del Paese e sprofonda completamente nei confronti di alcune realtà europee.
  Davanti a questa situazione, però, senza girare intorno alle parole, noi avevamo avuto due direttrici, che il Governo stesso ci aveva annunciato, ovvero un Piano per il Sud che, al di là delle infrastrutture, prevedesse due grandi canali.
  Il primo è quello relativo al credito di imposta che, ad onor del vero, è partito sia pure con un po’ di ritardo. Alla fine, anche se non in maniera illimitata o a piè di lista, Pag. 5ma già quantizzato, comunque è partito, con un apporto anche da parte del Parlamento.
  C'è qui il collega Giampaolo Galli con cui, insieme a tanti altri, individuammo quella soluzione per snellire le procedure da parte dell'Agenzia delle entrate, ovvero l'automatismo nel concedere questa misura. Credevamo tutti che quella fosse una misura che tira, e in effetti è valida.
  L'altro canale era quello della decontribuzione. Sulla situazione della decontribuzione non ci fu questa possibilità e io riscontrai immediatamente una riluttanza. Ad onor del vero, non ho elementi per affermare che la riluttanza provenisse da parte del Governo e non sarei corretto se dicessi questo. Tuttavia, c'era una riluttanza complessiva sulla intera questione concernente i fondi strutturali tra le regioni, l'Unione europea, l'Agenzia per la coesione territoriale, i vari Ministeri e quant'altro.
  In pratica, non diedero nessuna disponibilità, inventandosi alla fine questa soluzione del monitoraggio.
  La situazione del monitoraggio a me era sin da allora fin troppo evidente, conoscendo, per l'esperienza diretta che ho avuto negli anni passati a livello di governo regionale, le macchinazioni con cui vengono gestiti i fondi comunitari, con i progetti sponda, gli impegni giuridicamente vincolanti, la parte rendicontata, la parte certificata.
  C'è una serie enorme di escamotage che lascia una discrezionalità senza limiti. Purtroppo, ancora oggi tutti i Governi si confrontano con questo problema, che rappresenta una questione decisiva per il Paese. Infatti, si parla di crescita e si parla del Mezzogiorno, ma alla fine si parla di risorse che, in definitiva, senza dover ridurre altre spese e senza dover aumentare le tasse, sono quelle disponibili da subito, come competenza e cassa, per poter stimolare la crescita.
  Il sottosegretario è venuto a dirci che esiste una serie di programmi. Per carità, io non dico che non ci sono i programmi, ma quali sono? Quali programmi abbiamo avuto? Quando sono stati presentati? Se sono stati fatti i programmi, ci sarà stata una disponibilità allora; non ci sarà stata una disponibilità fino al limite di dire «tot euro», ma c'era per poter fare la decontribuzione.
  Per quanto il Sud fosse penalizzato, trovandoci in un momento di straordinaria esigenza in tutto il Paese rispetto al problema dell'occupazione, le risorse del Sud, pari a 4,5 miliardi, di cui 3,5 dall'inizio più uno successivamente, furono utilizzate per la decontribuzione che riguardava tutto il Paese, e non solo le quattro regioni dell'Obiettivo 1. Nell'anno precedente questo era già successo.
  Davanti a una situazione del genere, rispetto alla situazione complessiva della disoccupazione, l'unica misura che funziona è la decontribuzione. In presenza di risorse, peraltro non utilizzate, relative al periodo 2007-2013,non si capisce pertanto che tipo di ingarbugliamento c'è stato. Sottosegretario, non è riferito a lei, ma è riferito in particolare alle regioni, rispetto alle quali io nutro una totale disistima e una totale sfiducia – successivamente le dirò anche quali sono le situazioni relative al 2014-2020 – che si estende anche alle strutture centrali. L'Agenzia per la coesione territoriale doveva essere la panacea di tutto. Io ero tra quelli che credevano nell'Agenzia. Pensavo: finalmente si metterà tutto sotto monitoraggio, finalmente riusciremo a capire tutto ciò che funziona male – per utilizzare un termine eufemistico – nell'utilizzo dei fondi strutturali da parte delle regioni.
  Il tentativo del Governo nel fare i programmi, che sono stati sottoscritti anche dalla mia regione come dalle altre regioni, è un tentativo che rimane lì, perché non è quello la parte che funziona o meno. Il problema è questa catena di sant'Antonio, che non finisce mai, e il fatto che non si riesca mai a capire poi, anche nei confronti dell'Europa, la questione delle certificazione e tutto il resto.
  Ci troviamo davanti a una situazione in cui siamo partiti da una dotazione finanziaria, che secondo me poteva essere non inferiore al miliardo di euro, ma adesso non c'è più niente. Io ritengo che bisogna Pag. 6vedere su questi impegni giuridicamente vincolanti che cosa è veramente successo. Noi dobbiamo vedere gli impegni giuridicamente vincolanti al 31 dicembre 2015, anche se poi altre regioni li avevano fatti dopo; sono a conoscenza di questo fatto, anche in via diretta. Tali impegni sono stati fatti dopo, il che è peggio per loro, perché poi i programmi delle regioni, intanto, sono stati fatti in ritardo e non credo che potessero essere più utili della decontribuzione, che, come ripeto, penso sia nettamente necessaria.
  Lei, sottosegretario, ha parlato del programma per gli asili nido, ma mi chiedo perché dobbiamo fare cattedrali nel deserto, visto che non nasce nessuno più in Italia. Il problema è forse costituito dagli asili nido?

  CLAUDIO DE VINCENTI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Nel Mezzogiorno c'è una carenza.

  ROCCO PALESE. Sì, ma non li utilizza nessuno perché nessuno ha i soldi.
  Si è parlato anche dell'assistenza domiciliare, ma non scherziamo! Le risorse comunitarie per le infrastrutture e quant'altro dovrebbero essere utilizzate con programmi nazionali, che non partono, perché si deve dare l'assistenza domiciliare a un sistema di gestione fatto di cooperative, di cui non si capisce quello che fanno. C'è già la sanità che se ne occupa, per cui già vediamo che cosa succede. Mi sembrano essere delle cose che si aggiungono e aggravano la situazione dell'utilizzo dei fondi comunitari.
  Io ritengo che il Governo abbia fatto un grande errore a non assumere subito quella misura. Riteniamo che debba essere fatta una ricognizione un po’ più pregnante rispetto a quella svolta, perché gli impegni giuridicamente vincolanti dovevano essere al 31 dicembre 2015 ed era fin troppo evidente che non erano stati ancora assunti da molte regioni.
  Davanti a questo dato, io pongo un problema. Riguardo al periodo 2007-2013, ormai le certificazioni sono quelle e non so che cosa altro si possa fare, ma sul 2014-2020 si aprono due spaccati. Uno di questi riguarda direttamente le risorse utilizzate nel biennio, perché adesso molte vanno anche sotto la vigilanza dell'Unione europea, per vedere effettivamente che cosa è stato fatto. A me risulta che dopo trenta mesi, quindi parlo del 31 agosto 2016, non la spesa, ma gli impegni assunti dalle regioni dell'Obiettivo 1 siano estremamente limitati.
  Ora, mi chiedo che cosa accadrà rispetto a questa situazione e rispetto soprattutto a due altre sfaccettature. Ci sono le risorse stanziate, anche se non sono molte, per il programma dedicato alla pesca, per il quale nessuna regione ha fatto nulla finora, neanche i piani, e poi ci sono i piani di sviluppo rurale, per i quali solo in qualche regione si è avviato qualcosa. In questo caso, parliamo di risorse enormi dal punto di vista della quantizzazione.
  Non è il caso di cercare di mettere le mani avanti subito? Il Governo ha il dovere sacrosanto di intervenire perché, altrimenti, rischiamo di nuovo di finire in una situazione come quella attuale, per la quale lei, sottosegretario, insieme al Governo è esente da responsabilità, perché è stata avviata dal precedente Governo Letta. Vogliamo parlare di «Garanzia giovani» e di come viene utilizzata al Sud? Veramente dobbiamo continuare a farci male da soli? O, peggio ancora, pensate a come viene utilizzato il Fondo sociale europeo. Anche in questo caso, sarebbe bene che il Governo nel contesto del suoi poteri e l'Agenzia soprattutto accendessero un faro enorme sull'utilizzo del Fondo sociale europeo e della formazione professionale in particolare. Lo dico perché noi riteniamo possa essere utilizzata in altro modo.
  Ora, io auspico che ci sia un supplemento di analisi rispetto alle risultanze che ci sono state finora, perché secondo me non ne sappiamo abbastanza. Certo, lei ci può parlare di un certo numero di programmi, ma io so bene come funzionano le cose nelle regioni, per cui può darsi che questi siano sulla carta e che non siano partiti affatto o che siano falsi, perché c'è di tutto su questa situazione – purtroppo è così. Pag. 7
  L'altro elemento riguarda il periodo del 2014-2020, per il quale dovremmo cercare di rastrellare risorse per la decontribuzione. Io immaginavo che, davanti a un programma così ampio, soprattutto come quello del 2014-2020, fosse già previsto alla base non solo il credito di imposta per tre anni, che è già fissato per poter attivare investimenti e dare un po’ di certezza alle imprese, ma anche il problema della decontribuzione. Ci chiediamo ogni anno se farla o non farla, dicendo che non si sa se ci sono le risorse, ma, visto che ci sono quelle del ciclo 2014-2020, tiriamo fuori un programma per l'intera programmazione: così avremmo dovuto fare, eventualmente poi implementandolo per recuperare il non speso.
  C'è un ultimo punto e concludo. Nella programmazione 2014-2020, l'Unione europea si è riservata di assegnare 4 miliardi di euro dopo il primo biennio. Dopodiché, c'è stata una ricognizione, che ha dato una risultanza: per la crescita, le peggiori in termini di classifica sono state l'Italia, la Grecia e la Spagna. Per un accordo fatto al momento del riparto europeo tra gli Stati membri, queste risorse di 4 miliardi di euro sono state assegnate a marzo o aprile di quest'anno. L'Italia si è classificata al primo posto, avendo una dotazione di 1,4 miliardi di euro, che ha ricevuto perché quattro regioni, che sono la Campania, la Puglia, la Calabria e la Sicilia, vanno così male da gettare nello sconforto il prodotto interno del Paese e, purtroppo, ancor di più quello dei loro cittadini.
  Davanti a una situazione del genere io pensavo che, il giorno dopo l'assegnazione da parte dell'Europa di quegli 1,4 miliardi di euro, ci fosse un intervento da parte del Governo con una richiesta di procedura scritta urgente per l'autorizzazione da parte dell'Unione europea di dedicare completamente quegli 1,4 miliardi di euro alle regioni dell'Obiettivo 1 per la loro disastrosa situazione, visto che l'Europa ci ha assegnato purtroppo questa maglia nera rispetto alla crescita. Inoltre, auspicavo che quegli 1,4 miliardi di euro venissero assegnati per stimolare quanto è più possibile l'occupazione e, per questo motivo, che la decontribuzione nelle quattro regioni dell'Obiettivo 1 potesse partire immediatamente.
  Sorprendentemente il Governo è ancora assente. Quale sperpero si prepara per questa somma di 1,4 miliardi di euro? Sottosegretario, non mi limito a dire: «nel 2007-2013, chissà che cosa è successo» o «nel 2014-2020, non mi sembra che si stia andando bene». Tuttavia, ora ci sono queste risorse nuove di zecca: le vogliamo prendere e utilizzare tutte per la decontribuzione nelle regioni dell'Obiettivo 1?
  Io immagino che il Governo abbia anche il desiderio di riuscire a far andare bene le cose in questo Paese, quindi auspico che, da questa riflessione, possa nascere qualche cosa di positivo nel contesto attuale.
  Poi, il mio collega Latronico, in maniera più specifica, arricchirà le motivazioni, anche per capire perché su alcune situazioni in particolare vengono fatte e dette tante cose, con investimenti di risorse nazionali ed europee, ad esempio attraverso la delibera adottata nel mese di agosto, cui lei faceva esplicito riferimento, ma poi rimangono sulla carta, come quelle relative a Matera Capitale europea della cultura e quant'altro, per le quali ancora non si vede niente, se non degli annunci. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Palese. Vorrei chiedere ai colleghi, non avendo fissato i tempi prima, di restare in un tempo che consenta poi al sottosegretario di replicare.

  MAINO MARCHI. Io credo che dovremmo fare una discussione partendo almeno da due elementi, che considero positivi. Il primo è che è vero che in questi anni, se guardiamo al processo della crisi che ha colpito il mondo, l'Europa e l'Italia in particolare, il Mezzogiorno ha pagato il prezzo più alto.
  Tuttavia, è anche vero che, per il 2015, a giugno di quest'anno l'ISTAT ci ha detto due cose, cioè che il Mezzogiorno è cresciuto più del resto del Paese, con l'1 per cento rispetto allo 0,8, e che anche per quanto riguarda il lavoro, rispetto allo 0,6 per cento a livello nazionale, il Mezzogiorno Pag. 8 ha fatto registrare un valore positivo pari all'1,5 per cento, quindi credo che dobbiamo anche considerare che non siamo di fronte solo a una situazione caratterizzata da elementi negativi, bensì a una situazione che presenta anche segnali di ripresa.
  Forse era dal 1999-2000 che non succedeva un fatto di questo genere, ossia dai Governi di centrosinistra nella legislatura 1996-2001 non succedeva che il Mezzogiorno avesse dei dati di crescita maggiori del resto del Paese, quindi credo che questo sia anche, per certi versi, l'effetto di alcune situazioni di novità, prodotte anche per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi europei. Intendo dire che l'altro dato positivo è che c'è stata un'accelerazione nell'utilizzo e nella programmazione dei fondi medesimi.
  Ci troviamo, oggi, di fronte a un dato che ci viene fornito: non ci sono fondi disponibili per essere riprogrammati, perché la programmazione li ha già utilizzati, almeno sulla carta e sul versante della programmazione. Tuttavia, in merito agli accordi fatti con le regioni e con gli enti locali, credo che questo sia un dato positivo e non negativo, che, come tale, occorre a mio avviso sottolineare. Aggiungo anche, rispetto a un tema che è stato sollevato, che 568 milioni di euro, anche fossero solo per gli anziani non autosufficienti, non sono una cifra astronomica. In Emilia-Romagna spendiamo 400 milioni della regione per gli anziani non autosufficienti, che sono soldi regionali disponibili anche grazie a un aumento delle addizionali IRPEF ad hoc. Ora, è chiaro che questo è uno dei terreni dove ci doveva essere maggiore attenzione e ci dovrà essere per il futuro.
  Sulla questione degli asili nido, credo che cercare di recuperare una differenza con il resto del Paese, e con alcune regioni in particolare, rappresenti un altro obiettivo opportuno.
  Detto questo, dopo l'audizione di oggi sarebbe importante se il Governo ci fornisse un rapporto dettagliato sullo stato dell'arte di ogni singolo accordo o programma, anche sotto il profilo della loro attuazione, nonché circa il fatto che le risorse non sono solo programmate ma effettivamente utilizzate. Lo dico anche per uscire da questa discussione, in cui Palese dirà sempre che non stiamo utilizzando i fondi, perché lo dirà all'infinito, se non c'è un documento dettagliato, non solo dal punto di vista macro, ma che entri anche maggiormente nel dettaglio.
  Sarebbe anche utile, a mio avviso, comprendere che effetto può avere l'insieme di questi programmi sul versante dell'occupazione, cioè avere una stima per sapere quale può essere l'incremento dell'occupazione se si realizzano i programmi concordati con le regioni. Credo che uno degli obiettivi di fondo dovrebbe essere quello di incrementare lo sviluppo e l'occupazione, visto che abbiamo una differenza in negativo da recuperare, che è storica su tutti e due i versanti.
  Lo dico anche perché contavamo certamente di poter continuare le politiche di decontribuzione, almeno per il Mezzogiorno e almeno per il 2017, con le risorse dei fondi europei, ma, se non è possibile utilizzare quelli, dovremmo fare una valutazione su che cosa fare. Penso che, nel 2017, noi avremo ancora l'effetto delle decontribuzioni fatte per le assunzioni del 2015, che hanno effetto triennale, e di quelle fatte, anche se in minor misura, per le assunzioni del 2016, che hanno un effetto biennale. Inoltre, dobbiamo vedere che cosa subentrerà ai meccanismi che abbiamo avuto in questa fase in termini strutturali, il che potrà anche partire dal 2018, per cui si tratta di un tema che dovremo affrontare.
  In particolare, per il Mezzogiorno credo che qualcosa di specifico per il 2017 debba essere individuato, anche perché le modalità con cui abbiamo finanziato la decontribuzione nel 2015 hanno utilizzato fondi, come si ricordava all'inizio, destinati con legge per una quota, ma c'è anche il fatto che una misura specifica per la decontribuzione strutturale per il Mezzogiorno c'era ed era tra le norme abrogate. Allora, non possiamo trovarci alla fine del 2017 in una situazione per cui verranno meno tutti gli effetti delle norme adottate dalla legge di stabilità 2015 in avanti, perché si esauriranno, e non avere nulla di specifico per Pag. 9il Mezzogiorno, anche se in passato l'avevamo. Questo problema si pone, per cui o si prevede un elemento strutturale, che si profila diverso dalle forme di questi anni, partendo dal 2018 e comprendendo anche il Mezzogiorno, o, in qualche modo, ci dobbiamo porre il problema.
  Credo che dopo l'audizione di oggi, che ci ha fornito un dato utile anche per la discussione sul disegno di legge di bilancio, non ci troveremo nella situazione in cui, visto che non ci sono i soldi, non c'è più il problema, perché, non essendoci i soldi, è comunque necessario trovare un'altra modalità per affrontare il problema. Io penso che, come minimo per il 2017, dobbiamo avere uno strumento per incentivare le nuove assunzioni almeno nel Mezzogiorno e, con la formula già prevista, qualcosa in più per l'occupazione femminile, visto che l'altro elemento di differenza negativa nel Mezzogiorno è soprattutto sul versante dell'occupazione femminile, che poi ha un riflesso ovviamente anche sul dato complessivo per il Paese.

  COSIMO LATRONICO. Dirò poche cose. Intanto, vorrei ringraziare il presidente Boccia per questa iniziativa e il sottosegretario De Vincenti per gli elementi di valutazione che ci ha fornito e che saranno utili per un approfondimento.
  Ovviamente resta il tema, che diceva anche il collega Marchi. Insomma, il Mezzogiorno aveva degli strumenti, come, se non sbaglio, la legge n. 407 del 1990, che funzionava e che assicurava, in maniera quasi strutturale, la decontribuzione sull'occupazione. Noi abbiamo usato un nuovo strumento che ha destabilizzato quello precedente, e ora non c'è nessuna certezza sul futuro perché le risorse sono state utilizzate per finanziare misure che riguardano altre aree del Paese.
  Ora, è inutile aggiungere elementi e sciorinare dati, ma la crisi è stata pagata in maniera terribile dal Mezzogiorno, come sappiamo tutti, sia sul calo delle attività produttive, salvo qualche elemento e qualche situazione particolare o qualche punta, sia dal punto di vista infrastrutturale.
  Gli obiettivi della coesione – non dico nulla al sottosegretario De Vincenti, perché ne sa più di noi e più di me – con i cicli della programmazione comunitaria purtroppo non si vedono. Questo è il grande problema che ci imporrebbe di fare una valutazione al di là della capacità formalistica di giustificare e di impegnare le risorse.
  Il punto vero è che l'utilizzazione di queste risorse sfugge agli obiettivi di fondo, che sono appunto l'adeguamento infrastrutturale e la crescita produttiva del Mezzogiorno.
  Dopo anni di programmazione e anche di cicli comunitari, le regioni dell'Obiettivo 1 continuano a restare nell'Obiettivo 1 e tutti gli indicatori, ahinoi, ci condannano a un arretramento, a cui si aggiunge la crisi. Questo è il grande tema sul quale noi dobbiamo essere responsabilmente chiamati a fare una valutazione.
  Io credo che, per gli strumenti che abbiamo, sul 2014-2020 bisognerebbe fare una riflessione seria, perché diversamente condanniamo un'area. Pensiamo ai dati sull'emigrazione. Io l'altro giorno ho partecipato, signor sottosegretario, a una riunione indetta dall'ANCI nella mia regione, la Basilicata. I dati sullo spopolamento e sull'emigrazione sono terrificanti. Quando avremo perso migliaia di persone sui territori, per ragioni oggettive, di affaticamento e di assenza di prospettive, nessuno farà più sviluppo, perché la componente umana ovviamente è decisiva per accompagnare politiche di crescita.
  Questi sono i dati. Si stima che da qui a vent'anni dal Mezzogiorno andranno via 4 milioni di persone. Se questi sono i dati, bisogna assolutamente mettere in campo politiche di contrasto che aiutino, dove ci sono le condizioni, i processi produttivi.
  Al di là di questo dibattito aperto su strumenti più automatici che siano, però, destinati al Sud, sia sul lavoro che sul credito d'imposta, colgo l'occasione per porle una questione particolare. Non so se è questo il luogo, ma c'è un tema rilevante che lo stesso Presidente Renzi ha assunto come elemento strategico per segnare un passo nel Mezzogiorno.
  Mi riferisco alla designazione di Matera Capitale europea della cultura. Citando Pag. 10sempre gli impegni di Renzi, quest'ultimo aveva detto che, dopo l'Expo, Matera Capitale europea della cultura sarebbe stato l'evento più significativo per il Mezzogiorno.
  Io mi permetto di approfittare di questa circostanza – chiedo scusa al presidente Boccia e ai colleghi – per dire che non so se ci sono le condizioni, però, come sa il sottosegretario De Vincenti, non è il problema di una città o di una regione, ma è un problema simbolico per il Mezzogiorno, al fine di dimostrare come i beni culturali e ambientali o una condizione di arretramento possano tramutarsi in una possibilità di sviluppo.
  C'è però la necessità di approntare qualche strumento. Diversamente, l'evento del 2019 è già arrivato e noi non abbiamo attrezzato nulla che possa essere assimilato all'Expo, che ha avuto strumenti, che ha avuto risorse, che ha avuto tempi. Qui non ci sono né strumenti, né risorse, né tempi e, quindi, sarà anche questa un'occasione persa. Questo è il timore che abbiamo allo stato dell'arte.
  Io mi permetto di segnalarlo. È una regione ricadente nell'Obiettivo 1, è un'occasione straordinaria per il Mezzogiorno e potrebbe costituire un elemento simbolico per tutto il Mezzogiorno. Mi permetto di utilizzare questa occasione per chiedere una riflessione – sono certo che il Governo lo sta già facendo – perché credo sia utile definire quegli strumenti, siano essi l'accordo di programma o le misure contenute nei piani della coesione, che possano segnare un tempo e anche una dotazione per arrivare ad alcuni obiettivi, ovviamente possibili.

  PRESIDENTE. Aggiungo io qualche osservazione per il sottosegretario De Vincenti.
  Faccio mie le considerazioni del collega Marchi sulla decontribuzione, perché i temi che lui poneva non sono i temi oggetto del dibattito che c'è stato in Commissione bilancio dall'ultima legge di stabilità in avanti. Era un impegno politico assunto dal Governo nel giorno in cui ci fu un aspro dibattito in Commissione e si decise di sottrarre 3,5 miliardi per la decontribuzione 2015-2017.
  Ci fu un impegno del suo predecessore, l'allora sottosegretario Delrio, confermato dal Presidente del Consiglio, rispetto alla necessità di ristorare il Mezzogiorno delle risorse che in quel momento specifico erano state utilizzate per la decontribuzione in tutto il resto del Paese.
  Noi sostenemmo la decontribuzione piena di 8.100 euro a lavoratore all'anno – e fummo tutti contenti per i lavoratori di Treviso o di Novara – con risorse che sarebbero state utilizzate a Palermo, a Caltanissetta, a Bari o a Napoli.
  L'impegno del Governo fu chiaro: entro il termine di questo ciclo di programmazione troveremo il modo per far sì che almeno il Mezzogiorno fino al termine del 2020 abbia la decontribuzione piena, per accompagnare la programmazione 2014-2020, sulla quale ora dirò una cosa.
  Abbiamo visto nel 2016 gli effetti della riduzione della decontribuzione negli anni successivi al 2015. La riduzione a 3.200 euro l'anno di decontribuzione a tutto il Paese ha dimostrato come fosse saggio e opportuno avere, nel 2015, la decontribuzione piena di 8.100 euro l'anno.
  Quello che pone l'onorevole Marchi è dunque un tema molto serio, che noi riproporremo negli stessi termini durante la discussione sul prossimo disegno di legge di bilancio, soprattutto per quanto riguarda il Mezzogiorno. Siamo in ritardo, perché avremmo già dovuto chiedere l'autorizzazione a Bruxelles per la procedura che era necessario far partire.
  Lo dico, sottosegretario De Vincenti, perché questo tema non nasce ora, ma è nato nel 2014, quando questa discussione ha avuto inizio.
  Dopodiché, aggiungo una cosa che mi sta particolarmente a cuore. Il risultato che ci dovrebbe far prendere atto oggi che non ci sono risorse – mi dispiace dirlo – è esattamente come il risultato che c'è stato al termine di Agenda 2000-2006 e al termine del ciclo di programmazione 1994-1999. Evito di risalire fino all'1989-1993. Pag. 11
  Ricordo a noi stessi che è passato più di un quarto di secolo dal 1989, dal primo quadro comunitario di sostegno. Nel 1989 cadde il muro di Berlino e c'erano le due Germanie. Il ritardo di sviluppo della ex DDR rispetto alla Calabria – non alla Campania, la Sicilia, la Puglia o le altre regioni – era di quindici punti. Non vi dico oggi, dopo un quarto di secolo, qual è il ritardo della Calabria rispetto all'ex DDR. Abbiamo preso meno soldi dei tedeschi e dovremmo chiederci cosa non ha funzionato.
  Se io oggi vedo che la programmazione 2014-2020, signor sottosegretario, per sua stessa ammissione, parte ora, nell'ottobre 2016, dopo due anni e mezzo, io non ho dubbi che nel 2020 avremo rendicontato tutte le risorse, come sono state rendicontate quelle del 2007-2013 e quelle del 2000-2006, ma il problema è che il modello non funziona più.
  Non funziona più non perché lo diciamo in Commissione, ma perché l'impatto economico delle misure utilizzate dà i risultati modesti che sono sotto gli occhi di tutti. Non è certamente responsabilità di questo Governo, ma la necessità era di dare una strambata a questa cosa.
  Se io oggi devo prendere atto che sul 2007-2013 non ci sono risorse, penso che non siano state rendicontate cose adeguate. Sul 1994-1999 l'Italia deve pagare – non so ancora se pagheranno le regioni Sicilia e Campania – per falsa rendicontazione 400 milioni per la Sicilia e 300 milioni per la Campania. Non so chi li pagherà. Io mi auguro che li paghino le regioni e non vorrei vedere una proposta del Governo a carico del bilancio nazionale, perché qualcuno a un certo punto deve pagare per gli errori che si fanno. Stiamo aspettando di capire se sul 2000-2006 va tutto liscio.
  Io vorrei sapere, per conto della Commissione bilancio, a quanto ammonta, rispetto alle spese che saranno certificate entro il 2017, il plafond che abbiamo messo da parte per verificare se le certificazioni non corrispondono alle rendicontazioni.
  Se noi dobbiamo coprire con il plafond che si è messo da parte le risorse rendicontate male e lo scopriamo nel 2017 e intanto oggi non utilizziamo le risorse per la decontribuzione, io vi dico che non ci sto, o almeno non sono d'accordo. Lo dico pubblicamente e lo ribadisco in ogni occasione.
  Faccio mia la considerazione dell'onorevole Palese sulle diverse responsabilità tra regioni e Stato centrale, però a un certo punto bisogna assumersi la responsabilità delle risorse utilizzate.
  Mi aspettavo di sentir rispondere che c'erano risorse limitate, ma mi sento dire, sottosegretario De Vincenti, che non ci sono risorse e che una parte è messa in un angolino in attesa delle certificazioni su rendicontazioni che sono state fatte perlomeno di fretta. Non so come, ma sono state fatte perlomeno di fretta, visto che abbiamo portato a casa dal 70 al 100 per cento nel giro di un annetto scarso. Sarei contento, se fosse tutto certificato.
  Prendo atto dei programmi. Dico con mestizia che io vorrei finanziare con un miliardo gli asili nido e gli anziani, ma con le risorse comunitarie si finanziano investimenti che incidono sull'economia endogena, si cofinanziano attività di sviluppo e attività legate alle imprese. Io vorrei metterci un miliardo. Il dramma di queste risorse è che non sono state nemmeno spese, visto che stiamo discutendo della mancata possibilità di utilizzarle.
  Io non vorrei che i concetti connessi all'utilizzo dei fondi europei venissero presi in ostaggio dal fine nobile degli asili nido e degli anziani, perché di fronte agli asili nido e agli anziani nessuno si muove e nessuno dice nulla. Io dico, anzi, che va messo un miliardo. Il problema di fondo è che vorrei capire perché deve esserci un programma nazionale che consente al Viminale di occuparsi di questi temi, quando probabilmente potremmo trovare altre forme.
  Concludo su questo, signor sottosegretario, perché mi auguro che il Gruppo di azione abbia almeno cambiato pelle rispetto al passato che abbiamo alle spalle. Per quanto mi riguarda, i risultati che lei ha illustrato con questa risposta sono esattamente uguali a quelli relativi ai precedenti cicli di programmazione, quando abbiamo Pag. 12 rendicontato tutto e ci siamo poi ritrovati a scoprire, dopo le certificazioni, le differenze.
  Dico semplicemente una cosa. Sul 2014-2020, ventidue programmi regionali e undici programmi nazionali sono tanti, anche tenuto conto che tra gli undici programmi nazionali ce n'è uno che dà vita a un altro programma del Viminale, che si occupa di asili nido e di anziani. Ribadisco, per evitare di essere male interpretato, che vorrei il doppio delle risorse per gli asili nido e gli anziani, però vorrei che fossero spese. Trovo abbastanza paradossale che debba occuparsene un Ministero che ha competenze diverse.
  Auspicherei almeno la ridefinizione e la riduzione dei programmi; io ho sostenuto il suo sforzo sui programmi connessi al Patto per il Sud, come lei sa, però dopo la firma ci deve essere l'accelerazione della spesa.
  Se facciamo l'accelerazione della spesa nell'ultimo anno, cioè tra il 2019 e il 2020, il rischio è che ci ritroveremo a discutere della certificazione 2014-2020 nel 2023 o nel 2024 e noi non ci saremo più, ma ci saranno altri dopo di noi. Poi non possiamo chiederci perché la DDR cresce e la Calabria è rimasta lì.
  Per questa ragione, esorto il Governo a compiere una valutazione seria sia sulla decontribuzione piena per il Sud – e penso, come l'onorevole Marchi, che da qualche parte dobbiamo trovare le risorse – sia sui modelli a cui fate riferimento per l'utilizzo dei fondi europei 2007-2013. Non solo non mi convinco, ma sono preoccupato per il 2014-2020.

  ARTURO SCOTTO. Vorrei porre rapidamente alcune questioni al sottosegretario De Vincenti. Ovviamente mi riallaccio agli interventi fatti dall'onorevole Marchi, dal presidente Boccia e dall'onorevole Latronico.
  La prima questione concerne la decontribuzione. È del tutto evidente che ci troviamo di fronte all'esaurimento della spinta propulsiva del combinato disposto tra incentivi e Jobs Act. Basta vedere i dati.
  Aggiungo che questi dati ci consegnano un problema: se tu dai il doping e poi glielo togli, nell'immediato e in maniera traumatica rischi di ottenere l'effetto opposto, ovvero ti trovi da un giorno all'altro con meno posti di lavoro.
  Questo vale soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, dove l'occupazione resta ancora molto bassa. Ci troviamo di fronte a una situazione in cui sarà molto più difficile cominciare a immaginare di colmare il divario, se non si dà una certa strutturalità alla questione degli incentivi. Pertanto, credo che sia necessario individuare le risorse.
  Il secondo tema riguarda i fondi europei. Ne abbiamo discusso altre volte. All'epoca delle delibere CIPE di inizio agosto presentammo un'interpellanza urgente, a cui venne a rispondere il sottosegretario, con la quale chiedemmo lumi rispetto ai Patti per il Sud. Le delibere sono state sbloccate.
  La domanda che pongo è qual è lo stato di attuazione di questi Patti. In secondo luogo, mi chiedo se questi Patti non rischiano di produrre un'ulteriore polverizzazione. Ha ragione il presidente Boccia: ventidue programmi regionali e undici programmi nazionali sono tanti e rischiano di essere dispersivi.
  In terzo luogo, vorrei sapere come intendete impiegare i soldi rimanenti, perché, come sappiamo, le risorse impegnate dai Patti sbloccati dal CIPE sono meno della metà rispetto ai fondi 2014-2020 per il Mezzogiorno d'Italia.
  Infine, le pongo una domanda in maniera molto esplicita e secca, ma non voglio imitare Di Pietro: che c'azzecca il Viminale con i fondi per gli anziani e gli asili nido?

  CLAUDIO DE VINCENTI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Rispondo rapidamente. Il Viminale ha la responsabilità del coordinamento sugli enti locali, quindi non è strano.

  PRESIDENTE. Il problema è la gestione del programma.

  CLAUDIO DE VINCENTI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Si può discutere se è giusto o meno che sia in capo al Viminale, però non Pag. 13si può chiedere che c'azzecca. Fino a prova contraria, la Conferenza Stato-città ed autonomie locali ha sede al Viminale.

  PRESIDENTE. Infatti, non ha senso che ci sia un programma nazionale su quei temi. Basta dare le risorse direttamente agli enti locali.
  Do la parola al sottosegretario De Vincenti per la replica.

  CLAUDIO DE VINCENTI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Non credo di poter rispondere a tutto, semplicemente per motivi di tempo.
  Per esempio, Matera 2019 è un tema molto importante che è stato posto dall'onorevole Latronico. In parte è affrontato nel Patto per la Basilicata, onorevole. Ci sono risorse e strumenti di intervento, concordati con il comune di Matera, oltre che con la regione. Naturalmente l'interlocuzione su questo tema, sia con la regione che con il comune, è continua.
  Rispondo al presidente Boccia sulle salvaguardie. Anche su questo sarò rapido, in modo da poter rispondere su altri temi meno specifici. In realtà, presidente, le salvaguardie non sono soldi che stanno fermi, ma sono soldi che stanno attivando interventi di completamento su quelli certificati al 31 dicembre 2015.
  In altre parole, i fondi europei sono stati interamente spesi per il 31 dicembre. Le salvaguardie ci aiutano, però, a completare l'opera, in modo che al momento della rendicontazione finale, non solo abbiamo speso interamente i soldi e abbiamo portato l'opera fino allo stato di avanzamento lavori del 31 dicembre, ma l'abbiamo portata anche fino a compimento.
  Su asili nido e anziani possiamo discutere. Devo dirvi che i programmi europei, secondo la piega che hanno preso per volere dell'Unione europea e non del nostro Paese, anche con riferimento al ciclo 2014-2020, prevedono molti interventi di tipo diverso da quelli infrastrutturali o di sviluppo economico. Essi sono incentrati molto, per esempio, sulle politiche attive del lavoro e anche su tematiche, come queste, degli asili nido e degli anziani. Dunque, non c'è da stupirsi che una parte dei fondi – in questo caso parliamo del PAC, ossia della parte italiana e non della parte europea– vengano usati per questo programma. Certo, potremmo discuterne, ma siamo in ritardo, per cui io mi prendo le critiche, che non discuto perché sono del tutto comprensibili. Tuttavia vorrei dire che, prima di sottrarre fondi a questo programma, ci penserei molto.
  Vorrei dare ancora alcune risposte puntuali per poi passare alle questioni forse più di fondo. All'onorevole Scotto segnalo che i Patti non significano affatto la frammentazione degli interventi ma, casomai, il contrario, perché si parte dal territorio e dai bisogni che il territorio stesso fa emergere, quindi si è posto fine a un approccio programmatorio ormai molto datato e anziano, consistente in una programmazione dall'alto verso il basso che, senza nulla togliere all'opportunità anche di programmare dall'alto verso il basso, finiva per essere illuministica.
  In questo caso, attraverso i Patti si parte dai bisogni per come sono avvertiti dai cittadini del Mezzogiorno, per costruire prima una coerenza a livello regionale, rappresentata dal Patto per la singola regione, e poi una coerenza più complessiva che abbiamo definito con la delibera CIPE del 10 agosto, con la quale, onorevole Scotto, abbiamo ripartito tutto il Fondo per lo sviluppo e la coesione. Lei è rimasto a prima del 10 agosto perché, con la delibera CIPE del 10 agosto, il Fondo è stato interamente ripartito, per l'80 per cento al Mezzogiorno e per il 20 per cento al Centro-nord, come da indicazioni di legge.
  Si tratta di 38 miliardi, che sono stati tutti interamente allocati.
  Ho ancora una risposta puntuale da dare all'onorevole Palese. Ci tengo a sottolineare che gli impegni giuridicamente vincolanti considerati dal Gruppo di azione nella sua ricognizione sono quelli già presi al 31 dicembre 2015 e non dopo. Sono avanzati, rispetto a quelli, 767 milioni, di cui – correggo un piccolo errore, di cui mi scuso e che ho fatto nel conto, per la fretta, mentre parlavo – meno di 200 sono allocati su cinque programmi, che però segnalano Pag. 14di stare in linea con il cronoprogramma che ci eravamo dati, quindi non vediamo motivo di sottrarre a questi le risorse, e 568 milioni sui nidi e sugli anziani.
  Passerei ora alle altre osservazioni svolte e che – intendiamoci, sono tutte importanti, compresa quella cui ho appena risposto – forse pongono problemi più di fondo, cioè meno puntuali e più generali. Io condivido il giudizio dell'onorevole Marchi, quando dice che è positivo che non ci siano risorse inutilizzate.
  Certo possiamo discutere se, per caso, non ci troveremo al 31 marzo 2017 con un errore simile, come ricordava il presidente Boccia, a quello di precedenti cicli di programmazione, per cui, in realtà, poi non risulterà pienamente certificata una parte delle spese. Io posso dire che noi lavoriamo perché tutte le certificazioni siano adeguate e si combatte questa battaglia ma, se poi mi chiedete se siamo sicuri che tutto vada nel migliore dei modi possibili, io vi dico che prima voglio vedere, perché sono abituato a discutere i risultati quando sono nero su bianco. In questo momento, vi posso dire che abbiamo fatto uno sforzo straordinario, perché il recupero di spesa 2007-2013 testimonia un impegno straordinario del Governo, che continuerà e diventerà ordinario, nel senso che la straordinarietà è ora che diventi ordinarietà.
  In tal senso, condivido tutte le osservazioni venute dal presidente Boccia, dall'onorevole Marchi, dall'onorevole Palese, dall'onorevole Scotto e dall'onorevole Latronico, nel senso di accelerare quanto più possibile sul 2014-2020, su cui poi dirò qualcosa, anche se sono del tutto d'accordo. C'è stato, quindi, quel grande sforzo che ci ha consentito finalmente di recuperare il 2007-2013, per cui, adesso, siamo nella fase della rendicontazione e della certificazione che, lo ripeto, completeremo al 31 marzo 2017, e stiamo operando affinché essa sia pienamente adeguata alle richieste e alle norme che ci vengono dall'Unione europea. Ma adesso c'è tutta la partita relativa al ciclo 2014-2020, e su quest'aspetto vorrei concludere.
  Condivido a questo proposito la richiesta dell'onorevole Marchi, quindi sarà mia preoccupazione, nel giro di alcune settimane, cercare di rispondere a questa richiesta, cioè quella di un rapporto dettagliato sul 2007-2013 e sull'uso dei fondi strutturali 2007-2013. Naturalmente, quello definitivo sarà disponibile solo dopo il 31 marzo, a rendicontazione completata, però credo che il grosso si possa già dire e che le grandi direttrici si possano cogliere.
  Tale rapporto dettagliato riguarderà anche – questa è la nota, se vogliamo, più difficile rispetto ai fondi strutturali – l'utilizzo del Fondo sviluppo e coesione 2007-2013, dove i ritardi accumulati dalle regioni sono stati molto significativi. Parlo di ritardi delle regioni non per scaricare la responsabilità, ma perché questo corrisponde esattamente a un errore compiuto dall'impostazione della programmazione 2007-2013. L'impostazione fu quella di assegnare i fondi alle regioni e poi ognuno procedeva per conto proprio. Questo è l'errore che noi non ripetiamo oggi, facendo i Patti per il Sud. Mi dispiace che l'onorevole Scotto sia andato via, perché invece sarebbe stato molto utile – perdonatemi la presunzione – che sentisse quello che sto per dire. In effetti, con i Patti per il Sud non si danno i soldi alla regione, che poi può farne quello che vuole, ma i soldi si danno agli interventi in quella regione, che sono co-governati da regione e Governo. Questo significa che, per un verso, se per caso non si spendono, stavolta mi devo prendere la responsabilità come Governo, ma, per un altro verso, significa anche che è una responsabilità condivisa e forte ed è un nuovo approccio al modo in cui si governa l'utilizzo, non solo dei fondi strutturali, ma anche del Fondo sviluppo e coesione.
  Molto è stato detto da tutti voi sulla questione della decontribuzione e degli automatismi. Io devo dirvi con grande sincerità che personalmente, ma anche come Governo, sono molto convinto che gli automatismi in genere vanno valorizzati. Pensate, oltre che alla decontribuzione, a politiche come quelle del super ammortamento o del credito d'imposta per la ricerca e lo sviluppo o relative alla «Nuova Sabatini». Tutte queste politiche sono automatismi, Pag. 15 che hanno dato dei frutti nel cambiare il segno del PIL italiano, dal segno meno al segno più, anche se credo siamo tutti d'accordo che il segno più va bene, ma la quantità che sta a fianco al segno più ancora ci lascia insoddisfatti. Assolutamente, l'Italia ha bisogno di crescere più di quello che sta crescendo. Però, quegli automatismi sono stati tra gli artefici di quel cambio di segno, quindi facciamo attenzione, perché le politiche hanno dato dei risultati e hanno funzionato, ma si tratta di rafforzarle. Sugli automatismi ci troviamo pertanto molto d'accordo.
  La decontribuzione può essere un automatismo a regime o meno? Questo è un punto naturalmente su cui ragionare e che è stato posto dall'onorevole Marchi e dal presidente Boccia, perché, prescindendo dal Mezzogiorno, quello della decontribuzione in generale è un punto su cui ragionare. Tuttavia, io credo che sia importante prima fare una verifica attenta del profilo che la decontribuzione ha assunto e dei suoi effetti nel tempo. Per esempio, io sottolineo a quanti hanno criticato la decontribuzione nel senso della sua riduzione nel 2016 che, per essere molto chiari e guardando le statistiche, noi non assistiamo a una discesa dell'occupazione, ma assistiamo, nel 2016, a un aumento dell'occupazione a un ritmo meno accentuato di quello del 2015. Attenzione però, è difficile dire che questo dipenda dal minor livello di decontribuzione. Teniamo conto, come abbiamo constatato, che il ciclo internazionale è cambiato e che l'economia italiana, come l'economia europea, ne ha risentito, quindi c'è una fase più complessa sul piano congiunturale.
  Anche da questo, l'intento del Governo è stato quello di lavorare per rafforzare la ripresa produttiva, che è la chiave di volta per ridare ulteriormente spinta all'occupazione. I risultati occupazionali comunque – consentitemi di dirlo – sono stati estremamente rilevanti e non credo che ci sia bisogno che io ricordi le cifre complessive che, tra il 2015 e il 2016, sono state raggiunte e che non si vedevano nel nostro Paese da almeno vent'anni. Di questo parliamo: da almeno vent'anni non si vedeva l'aumento di occupazione che è stato raggiunto in questi due anni.
  Sulla decontribuzione in particolare, non sono del tutto d'accordo con il presidente Boccia, con l'onorevole Palese e con l'onorevole Latronico sul fatto che la decontribuzione di 3,5 miliardi abbia avvantaggiato, come ha detto l'onorevole Latronico, solo il Centro-nord. Come diceva l'onorevole Marchi prima, il tasso di incremento dell'occupazione al Sud – oltre a quello del PIL che, come accennavo prima, vanno insieme, perché non è solo un problema di decontribuzione – è stato più alto di quello registrato nel Centro-nord. Si può dire che c'è stato un problema per una parte della decontribuzione e io colgo questo punto, però segnalo che della decontribuzione ha goduto anche il Mezzogiorno e anche in misura significativa. Una decontribuzione differenziata – se ci fossero state le risorse, come da verifica richiesta dalla legge di stabilità, e se la verifica avesse portato a identificare risorse utilizzabili – sicuramente era da prendere in considerazione, però facciamo attenzione, perché la decontribuzione differenziata è possibile solo, in base alla normativa europea, a patto di introdurre dei criteri selettivi che, alle volte, sono imbarazzanti. Inoltre, tenete conto che quello dell'introduzione di criteri selettivi della platea – lo confesso – è un punto che a me lascia perplesso. Lo dico perché, se io voglio fare solo in un'area del Paese la decontribuzione, devo prevedere dei criteri selettivi, come ci chiede la Commissione europea, che devono essere di vario genere, come l'età o il titolo di studio.
  Stendo adesso un velo su tutti i criteri selettivi che ci vengono richiesti, ma vi segnalo un punto di politica economica e sociale importantissimo: se io introduco criteri selettivi, rischio che la decontribuzione stia avvantaggiando una parte della popolazione a scapito di un'altra, quindi una parte dei disoccupati a scapito di un'altra. Questo è un tema che io sottolineo alla Commissione bilancio e sul quale ritengo vi sia molto da ragionare dal punto di vista politico. Certo, può essere giusto farlo, però pensiamoci. Non è scontato che sia Pag. 16bene farlo, per cui occorre ragionarci sopra. Vorrei che non si partisse dall'idea che la decontribuzione comunque va bene, perché la decontribuzione al Sud, se la vogliamo fare rispettando la normativa europea, richiede criteri selettivi e quei criteri selettivi possono essere anche discutibili. Ciò detto, comunque lavoriamoci sopra.
  Infine, sul ciclo 2014-2020, io capisco la critica riguardo al fatto che siamo ad oltre due anni dall'inizio del periodo programmatorio, ma tenete conto che questo è un elemento comune anche agli altri Paesi, quindi è un dato della programmazione 2014-2020 che caratterizza l'insieme dei Paesi europei. Comunque, io colgo la critica, la faccio mia e me ne faccio carico.
  Tuttavia, il punto chiave è: verifichiamo, da qui a un anno, quello che saremo riusciti a spendere del periodo 2014-2020. A quel punto, faremo il confronto con i cicli di programmazione precedenti, ma ricordiamoci che il 2007-2013 vedeva, al quinto anno del periodo programmatorio, una spesa pari al 15 per cento. Vi chiedo, dunque, di fare la verifica quando saremo in condizione di poter fare un confronto con ciò che si è fatto nei cicli precedenti. Naturalmente, colgo la sollecitazione in direzione di una accelerazione, che trovo giusta, e il Governo la farà propria.
  Un ultimo punto: è stato detto che ventidue programmi regionali e undici programmi nazionali sono troppi. Lo sforzo che stiamo facendo, quindi accolgo positivamente la sollecitazione del presidente Boccia, è quello di dare coerenza e interazione a questi programmi. Certo, si tratta di una critica che posso condividere, perché ventidue programmi più undici sono troppi, ma la risposta di oggi non è quella di rimetterli in discussione, altrimenti ricominciamo daccapo, anche perché so bene che il presidente non intendeva dire questo. Lo sforzo da fare è quello di costruire le coerenze e le interazioni tra questi programmi, in modo da tenere la coerenza complessiva di quest'azione. In ogni caso, ripeto, le sollecitazioni sul ciclo 2014-2020 vengono accolte pienamente dal Governo, per cui sarà nostra responsabilità tradurle in pratica. Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, sottosegretario De Vincenti, per la disponibilità. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.55.