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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 123 di Giovedì 13 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 3 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 6 ,
Nugnes Paola  ... 7 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 7 ,
Nugnes Paola  ... 8 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Nugnes Paola  ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Nugnes Paola  ... 8 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Arrigoni Paolo  ... 10 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 10 ,
Arrigoni Paolo  ... 10 ,
Ceradini Sergio , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma ... 10 ,
Arrigoni Paolo  ... 10 ,
Ceradini Sergio , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Arrigoni Paolo  ... 10 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 10 ,
Arrigoni Paolo  ... 10 ,
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 10 ,
Arrigoni Paolo  ... 10 ,
Ceradini Sergio , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma ... 11 ,
Arrigoni Paolo  ... 11 ,
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 11 ,
Nugnes Paola  ... 11 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 11 ,
Nugnes Paola  ... 11 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 11 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 ,
Nugnes Paola  ... 11 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 11 ,
Nugnes Paola  ... 11 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 11 ,
Nugnes Paola  ... 11 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 12 ,
Ceradini Sergio , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma ... 12 ,
Nugnes Paola  ... 12 ,
Ceradini Sergio , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma ... 12 ,
Nugnes Paola  ... 12 ,
Chiarucci Dino , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 12 ,
Cintoli Rossana , Direttore tecnico Arpa Lazio ... 12 ,
Nugnes Paola  ... 13 ,
Cintoli Rossana , Direttore tecnico Arpa Lazio ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Chiarucci Dino , Direttore della sezione provinciale ArpaL di Latina ... 13 ,
Nugnes Paola  ... 14 ,
Chiarucci Dino , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina ... 14 ,
Nugnes Paola  ... 14 ,
Chiarucci Dino , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 ,
Chiarucci Dino , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina ... 15 ,
Lupo Marco , Direttore generale di Arpa Lazio ... 15 ,
Nugnes Paola  ... 15 ,
Cintoli Rossana , Direttore tecnico Arpa Lazio ... 15 ,
Nugnes Paola  ... 15 ,
Ceradini Sergio , Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma ... 15 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 16 ,
Cintoli Rossana , direttore tecnico Arpa Lazio ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Lupo Marco , direttore generale di Arpa Lazio ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE, Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale di Arpa Lazio, Marco Lupo, accompagnato dall'ingegner Rossana Cintoli, direttore tecnico di Arpa Lazio, dal dottor Sergio Ceradini, direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma, e dal dottor Dino Chiarucci, direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina, che ringrazio per la presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione, dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che come Commissione stiamo svolgendo sulla regione Lazio. Questo approfondimento è partito circa un anno e mezzo fa, con voi abbiamo fatto un paio di sopralluoghi a Borgo Montello, poi recentemente negli impianti di Malagrotta, quindi è un lavoro sistematico che serve per fare il quadro generale della situazione.
  Nella fattispecie, ci interesserebbe capire la situazione generale del ciclo dei rifiuti sul Lazio e in maniera specifica, visto che la prima parte della nostra relazione è incentrata su Roma e Latina, sull'impiantistica di queste due realtà.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cedo dunque la parola al dottor Lupo, che poi si potrà avvalere dei suoi collaboratori, per svolgere una breve introduzione, al termine della quale seguiranno eventuali domande dei colleghi.

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Grazie, presidente, grazie, onorevoli componenti della Commissione. Sono qui in qualità di direttore generale dell'Arpa Lazio e sono qui con me il direttore tecnico, l'ingegner Rossana Cintoli, il direttore della sezione di Roma, Sergio Ceradini, e il direttore della sezione di Latina, Dino Chiarucci, che ritengo possano essere molto utili per approfondire alcune delle questioni indicate nella lettera di convocazione, che sono fondamentalmente tre, cioè la nostra attività relativamente agli impianti di trattamento dei rifiuti di Roma Capitale, la discarica di Malagrotta e la discarica di Borgo Montello.
  Mi sembra importante esporre brevemente qualche dato sulle attività espletate dall'Agenzia nell'anno 2015. Mi sono limitato all'anno 2015, perché è l'unico in cui Pag. 4ho svolto le funzioni di direttore generale per intero, quindi mi sono concentrato soprattutto su questi dati.
  Per quanto attiene ai controlli effettuati dall'Agenzia nel settore di rifiuti, nell'anno 2015 sono stati effettuati 329 controlli. Di questi, 33 controlli hanno riguardato impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale, 22 impianti di trattamento rifiuti in autorizzazione ordinaria, 60 impianti di trattamento in autorizzazione semplificata. Vi è poi un'altra serie di controlli che rappresenta una fetta molto importante, che sono stati effettuati a supporto dell'autorità giudiziaria e delle forze di polizia e ammontano a 155 nel 2015, e una serie di controlli a volte più veloci in caso di emergenze ambientali, abbandoni di rifiuti, segnalazioni varie.
  Mi sembra importante evidenziare un dato che può essere per voi anche oggetto di riflessione: su circa 330 controlli, il 50 per cento circa (155 controlli) è a supporto dell'autorità giudiziaria o delle forze di polizia. È un dato che induce a riflettere perché, oltre ad essere indicativo dell'attenzione e della delicatezza del settore in tutte le regioni, è anche indicativo della difficoltà da parte dell'Agenzia di attuare la programmazione annuale, perché ovviamente i controlli a supporto dell'autorità giudiziaria hanno sempre e giustamente la priorità.
  Questo è motivo di riflessione per gli stessi operatori dell'Agenzia, perché è chiaro che il controllo dei soggetti deputati a farlo in via ordinaria ha necessità di essere indubbiamente migliorato, forse anche dal punto di vista dell'investimento delle risorse. Entriamo però in un discorso abbastanza complesso, che magari posso rinviare alla parte conclusiva del mio intervento.
  Sempre nel settore dei rifiuti, a parte l'attività di controllo noi abbiamo un ruolo anche nella fase autorizzativa, perché per gli impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale esprimiamo il parere di competenza soprattutto per quanto attiene il piano di monitoraggio e controllo, cercando di analizzare la coerenza tecnica generale del provvedimento.
  Nell'anno 2015 abbiamo emesso 42 pareri relativamente a procedimenti di autorizzazione integrata ambientale. L'attività di controllo e di supporto in fase autorizzatoria riguarda non solo gli impianti connessi al ciclo integrato dei rifiuti, ma anche impianti produttivi molto complessi soggetti ad AIA, relativamente ai quali nell'anno 2015 abbiamo effettuato 38 controlli. Sto parlando di centrali elettriche, cementifici, impianti chimici e tutti gli impianti che non sono direttamente connessi al ciclo integrato di gestione dei rifiuti.
  A questa attività si aggiunge quella di controllo di impianti di vario genere non soggetti ad AIA, sui quali effettuiamo controlli di immissione in atmosfera, scarichi di acque reflue, emissioni rumorose ed elettromagnetiche.
  C'è poi tutta la parte di attività che esula dall'attività di controllo e consiste in monitoraggi sullo stato dell'ambiente e di supporto alle aziende sanitarie e agli enti territoriali ai fini della prevenzione primaria, un'attività non prettamente di controllo ma di monitoraggio, e infine la parte analitica di laboratorio che svolgiamo in tutto il territorio regionale.
  A questo importante numero di attività corrisponde una dotazione di risorse a mio parere non sempre commisurata. Come già evidenziato nell'audizione svoltasi in prefettura a Frosinone, l'Arpa Lazio ha una dotazione organica di meno di 500 persone, che, paragonata a quella di altre agenzie con una superficie e una popolazione simili alle nostre, è largamente inferiore, perché Emilia, Lombardia, Toscana, Piemonte hanno dotazioni organiche superiori alle 1.000 unità, quindi il doppio del personale.
  Adesso c'è questa grande opportunità che ci offre la legge di riordino del sistema delle agenzie, perché sapete meglio di me che si parla ormai di livelli essenziali di prestazioni che devono essere garantite in modo omogeneo sul territorio nazionale; quindi è una grande opportunità e un grande momento per noi, perché, se si vogliono garantire le stesse prestazioni, occorrerà fare in modo che le quantità di risorse destinate siano le stesse. Pag. 5
  Tra l'altro, vi sono delle problematiche derivanti dal fatto che alcuni vincoli di normativa nazionale spesso non vengono applicati in tutte le regioni, quindi è necessario garantire un minimo di uniformità anche da questo punto di vista. Faccio un esempio per tutti: noi per un vincolo nazionale abbiamo una percentuale di sostituzione del turnover, quindi delle persone che vanno in pensione, del 25 per cento, per cui ogni 10 persone che vanno in pensione ne possiamo sostituire 2,5, altre agenzie invece non applicano questo limite perché viene applicata loro la normativa sanitaria, quindi si crea una disparità che nel tempo porta ad accentuare le differenze e non a eliminarle.
  Devo dire che in questo primo anno e mezzo in cui sono stato direttore generale ho trovato una grande sensibilità da parte della Regione Lazio e in particolare del presidente Zingaretti. Ci sono stati autorizzati numerosi concorsi che da tempo non erano banditi e sono in corso di espletamento per quanto riguarda sia dirigenti che funzionari, abbiamo adottato un nuovo regolamento di organizzazione, che è stato approvato a febbraio 2016 dalla regione Lazio ed è impostato sulla falsariga di quella che non era ancora legge, ma era già approvata nei due rami del Parlamento, cioè la legge di riordino del sistema dell'Agenzia.
  Siamo quindi passati ad un'organizzazione non più per matrici, perché la nostra era un'organizzazione abbastanza remota; l'Arpa è stata costituita nel 1998 e non era stata più modificata, mentre ormai siamo di fronte ad un approccio integrato alla materia ambientale, quindi effettuare ancora i controlli su rifiuti, bonifiche ed emissioni non ha più senso nell'ambito di autorizzazioni che invece guardano contestualmente a tutti gli aspetti che possono avere una ripercussione ambientale.
  Stiamo facendo uno sforzo, ma credo che ancora debba essere compiuto in attuazione di questa legge che, come sapete, prevede una serie di step, di passaggi, di emanazione di decreti in cui sarà importante il vostro intervento per evitare che ogni regione finisca per adottare una normativa che non parla con quella delle altre e che finisce per creare o mantenere delle differenze nel settore.
  Arrivo quindi più dettagliatamente alla questione degli impianti di trattamento di rifiuti di Roma Capitale. So che il focus è sugli impianti di Roma Capitale, però vorrei fare una breve panoramica degli impianti regionali che abbiamo controllato negli ultimi tre anni e che vorrei elencare.
  Lo vorrei fare per tre motivi: in primo luogo perché anche per gli impianti che non sono ubicati nel territorio di Roma capitale vi ho portato un CD ROM in cui ho raccolto i verbali, gli esiti dei sopralluoghi e delle verifiche effettuati negli ultimi tre anni, cosa che ho fatto per tutti gli impianti regionali; in secondo luogo perché i rifiuti prodotti nel territorio di Roma Capitale e più in generale nell'ATO della città metropolitana impegnano in gran parte anche gli impianti siti in altre province, quindi mi sembrava importante elencare quali fossero; in terzo luogo perché l'assetto impiantistico regionale, a parte varie problematiche (chiusure, aperture, sequestri, incendi), negli ultimi anni ha subìto un mutamento importante in conseguenza della chiusura della discarica di Malagrotta e del venir meno dello scenario di controllo.
  Mi sembrava quindi importante elencare per provincia e per ATO gli impianti che abbiamo controllato. Per quanto riguarda l'ATO di Frosinone abbiamo l'impianto di trattamento meccanico-biologico ubicato nel comune di Colfelice e gestito dalla SAF S.r.l., il quale all'interno ha anche un impianto di compostaggio sempre gestito dalla SAF S.r.l. con una capacità di circa 30.000 tonnellate/anno, poi abbiamo il termovalorizzatore del comune di San Vittore, gestito dalla Aria S.r.l., e la discarica di Roccasecca gestita dalla MAD S.r.l.
  In provincia di Latina abbiamo un impianto di trattamento meccanico-biologico nel comune di Aprilia che è gestito dalla Rida S.r.l., un impianto di trattamento meccanico nel comune di Castelforte gestito dalla CSA S.r.l., un impianto di compostaggio nel comune di Pontinia gestito dalla SEP S.r.l. e la discarica di Borgo Pag. 6Montello, che attualmente non è in funzione.
  Nella provincia di Viterbo, che sostanzialmente gestisce anche i rifiuti della provincia di Rieti che non ha impiantistica connessa al ciclo, abbiamo l'impianto di trattamento meccanico-biologico e la discarica del comune di Viterbo gestiti da Ecologia Viterbo.
  Nell'ATO di Roma abbiamo l'impianto di trattamento meccanico-biologico di Roma Salaria e quello di Rocca Cencia, gestiti dall'Ama, i due impianti di trattamento meccanico-biologico di Malagrotta, Malagrotta 1 e Malagrotta 2, gestiti dalla Giovi, il trattamento meccanico-biologico ubicato nel comune di Albano Laziale gestito dalla Pontina Ambiente, che attualmente è fermo a causa di un incendio verificatosi prima dell'estate.
  Abbiamo due impianti di trattamento meccanico, l'impianto gestito dalla Porcarelli ex Colari e l'impianto gestito dalla Porcarelli anche precedentemente, due termovalorizzatori a Colleferro gestiti da Lazio Ambiente e da EP Sistemi, il termovalorizzatore di Roma Ponte Malnome, che era destinato ai rifiuti ospedalieri ma è chiuso dal maggio del 2015 (quindi anche i rifiuti ospedalieri vanno fuori territorio), l'impianto di compostaggio di Fiumicino gestito da Ama in località Maccarese, ed infine la discarica nel comune di Albano Laziale gestita da Pontina Ambiente, che è connessa all'impianto di trattamento meccanico-biologico che invece è chiuso.
  Nel CD ho inserito anche la documentazione relativa a tutta una serie di discariche che abbiamo controllato negli ultimi tre anni anche con riferimento a processi di bonifica, discariche che ormai hanno concluso la fase di gestione operativa, anche se in alcuni casi formalmente non è iniziata quella di post-gestione. Sono la discarica di Malagrotta (Giovi), la discarica di Bracciano gestita da Bracciano Ambiente, la discarica di Colleferro di Lazio Ambiente, la discarica di Guidonia Ecoitalia, e la discarica di Civitavecchia gestita da HCS MAD.

  PRESIDENTE. Scusi, queste sono in gestione post mortem?

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Queste hanno finito la gestione operativa, poi in alcune circostanze sono stati attivati i procedimenti di bonifica che sono oggetto di nostri continui controlli (li ho allegati), però non sempre è stata formalmente avviata la chiusura della discarica, che è il passaggio alla post-gestione, ma ho voluto comunque indicarle perché mi pare che anche questa rappresenti una criticità.
  Sono tutte nel territorio di Roma, quindi il direttore della sezione di Roma potrà eventualmente essere più specifico, ma l'ho voluto indicare perché nel CD troverete gli esiti di tutti i controlli effettuati negli ultimi tre anni anche su questi impianti.
  I controlli sugli impianti si possono raggruppare fondamentalmente in tre categorie: controlli che abbiamo effettuato in via ordinaria in base alla nostra programmazione e in base a quanto previsto dal piano di monitoraggio e controllo inserito nelle autorizzazioni di questi impianti, controlli a supporto di indagini dell'autorità giudiziaria, che sono abbastanza rilevanti (nel CD ho indicato le note con cui abbiamo trasmesso gli esiti delle verifiche all'autorità giudiziaria, perché forse potete chiedere a loro di averli), e infine i controlli straordinari, solitamente richiesti dall'autorità competente, quindi dalla regione Lazio, ma che in alcune circostanze possono essere richiesti anche da enti locali o su segnalazioni significative di cittadini.
  Con riferimento a questa ultima categoria di controlli straordinari richiesti dalla regione Lazio, a partire dai primi del mese di agosto abbiamo effettuato due tipologie di controllo straordinario. Una prima tipologia di controllo è volta a verificare la tipologia di rifiuti conferiti per lo smaltimento nelle discariche laziali, e questo in relazione alla procedura di infrazione 4021 del 2011 e alla sentenza dalla Corte di giustizia del 2014.
  Abbiamo già concluso questa verifica e constatato che da giugno 2014 non sono stati ammessi a smaltimento presso discariche laziali i rifiuti con codice 20 non trattati. Di questa circostanza abbiamo Pag. 7dato comunicazione alla regione Lazio con una nota del 2 settembre.
  Una seconda tipologia di controllo straordinario che abbiamo avviato sempre su richiesta della regione Lazio dai primi del mese di agosto riguarda invece la funzionalità e l'efficacia dei trattamenti attuati dagli impianti di trattamento meccanico-biologico di tutta la regione.
  In una prima fase la verifica è stata indirizzata alla ricostruzione dei flussi di rifiuti in entrata e in uscita da diversi impianti, nonché alla raccolta di informazioni sulla loro destinazione finale. Questa fase è terminata e abbiamo iniziato la seconda fase, volta a verificare i trattamenti effettuati, ossia le caratteristiche dei flussi di materiali in uscita dagli impianti.
  È chiaro che questa è una verifica più complessa, perché necessita non solo di sopralluoghi e verifiche documentali, ma anche di verifiche analitiche e laboratoristiche, quindi richiederà tempi più lunghi, però posso anticiparvi che laddove abbiamo effettuato controlli anche parziali sono state riscontrate criticità relative all'indice respirometrico dinamico potenziale raggiunto dal trattamento, che non rispetta quello della normativa per l'ammissibilità dei rifiuti in discarica. Sapete che l'indice respirometrico dovrebbe essere al di sotto di 1.000, mentre noi abbiamo rilevato valori anche superiori a 4.000.
  Relativamente a queste attività di controllo ordinario e straordinario vorrei elencare una serie di considerazioni che riguardano l'impiantistica in generale. Per entrare eventualmente nel singolo caso, i miei collaboratori sono a disposizione.
  Noi abbiamo ricostruito i flussi dal 1° gennaio 2016 al 31 luglio 2017, quindi sette mesi, con grande difficoltà, per incendi ed altro, perché il ciclo non è molto dinamico. In questo periodo di sette mesi emerge chiaramente un gap impiantistico importante nella città di Roma Capitale e nella Città metropolitana di Roma. Tenete conto che gli impianti di trattamento meccanico-biologico ubicati nelle province di Latina, Frosinone, Viterbo hanno destinato rispettivamente il 65, il 35 e il 28 per cento della loro attività a rifiuti urbani prodotti nel territorio della provincia di Roma.
  In questi sette mesi gli impianti di trattamento meccanico-biologico della provincia di Roma, quindi i due AMA, i due Colari e quello Pontina fino a quando ha funzionato, hanno ricevuto 524.000 tonnellate di rifiuti, che dopo il trattamento sono state destinate per il 70 per cento al di fuori del territorio regionale; di questo 70 per cento il 35 per cento in regioni non limitrofe e il 30 per cento all'interno della regione, soprattutto nelle province precedentemente citate.
  In particolare, il CDR prodotto da questi impianti per il 40 per cento è stato destinato al di fuori del territorio regionale, e questa percentuale sale vertiginosamente per quanto riguarda la frazione organica stabilizzata e gli scarti, che sono stati destinati al di fuori del territorio regionale per il 90 e l'80 per cento.
  Sempre dall'analisi dei flussi emerge come alcuni di questi impianti, a parte le considerazioni sulla vetustà e sulle condizioni generali di esercizio, abbiano percentuali di produzione di CDR che non sembrerebbero in linea con le migliori tecniche disponibili, nel senso che ci sono delle percentuali previste nelle BAT che dovrebbero essere prodotte dai flussi in uscita per ogni categoria di materiale. Dall'analisi dei flussi, adesso completeremo anche quella più analitica...

  PAOLA NUGNES. La definizione è a norma o non a norma, questo CDR prodotto è fuori specifica...

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. No, non ho detto questo: ho già detto che stiamo ancora completando l'analisi sostanziale del rifiuto perché richiede analisi più complicate, però è chiaro che, guardando i flussi, se è 100 la quantità di rifiuti in ingresso in un impianto e questo deve produrre delle percentuali di CDR, di frazione organica stabilizzata, di scarto, queste percentuali sono previste anche dalle migliori tecniche disponibili, quindi, se la frazione secca da produrre è 30 e invece viene prodotto 16, lo scarto è più alto...

Pag. 8

  PAOLA NUGNES. Quindi non parlava della qualità del rifiuto...

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. No, parlavo della quantità, delle percentuali. Queste erano le considerazioni che volevo fare sui flussi, poi ne farei delle altre in generale su questi controlli.
  Per quanto riguarda gli impianti di trattamento meccanico-biologico sono state riscontrate durante i controlli (faccio una sintesi di quelle degli ultimi tre anni) delle criticità gestionali, soprattutto in periodi di sovraccarico, che determinano lo stoccaggio di grandi quantità di rifiuti in attesa di lavorazione e l'incolonnamento di mezzi in attesa di scaricare soprattutto nei periodi estivi. Questo determina ovviamente emissioni odorigene sgradevoli e continue segnalazioni da parte dei cittadini che abitano le zone limitrofe.
  Spesso peraltro viene riscontrato che le lavorazioni avvengono con i portelloni aperti, quindi l'aria dell'impianto, invece di confluire nei biofiltri, va direttamente all'esterno, aggravando ulteriormente le problematiche odorigene.
  Altre criticità rilevate sono relative al superamento delle quantità annuali autorizzate o allo stoccaggio di rifiuti in aree non autorizzate connesso al sovraccarico di rifiuti, e a superamenti dei limiti per le acque di scarico. In alcuni casi l'indice respirometrico dinamico che abbiamo misurato (lo stiamo facendo su tutti, ma l'abbiamo già fatto su Salaria, Rocca Cencia e SAF) non rispetta il livello previsto dalla normativa per l'ammissibilità dei rifiuti in discarica.
  Il termovalorizzatore della provincia di Roma e in particolare i due di Colleferro funzionano abbastanza male, se pensate che nel 2015 hanno lavorato 200 giorni su 365, cioè il 40 per cento del tempo, e questo sempre per fermate non programmate o malfunzionamenti, quindi è un problema importante. L'inceneritore di Ponte Malnome è chiuso da maggio 2015 e quindi anche i rifiuti ospedalieri vengono trasferiti in altre regioni.
  Per quanto riguarda gli impianti di discarica, in generale risulta critica la gestione del percolato, in alcuni casi è stata evidenziata una cattiva gestione della rete di raccolta, in altri casi anche la fuoriuscita di percolato all'esterno della discarica (vedasi Malagrotta e Civitavecchia). In diversi casi è stata evidenziata dall'Agenzia la contaminazione delle acque sotterranee, quindi vi sono attualmente procedimenti di bonifica per Malagrotta, Pontina Ambiente e Inviolata per contaminazione da parametri inorganici (metalli) e organici, cioè sostanze clorurate.
  Un altro problema frequentemente rilevato nelle discariche è la rete di captazione del biogas, che non sempre è gestita nel rispetto delle normative ambientali: in alcuni casi il biogas viene solo parzialmente captato, in altri casi il processo di combustione per recupero energetico non viene effettuato o viene effettuato con modalità che determinano superamenti dei limiti di emissione.
  Ho voluto raggruppare perché altrimenti dovremmo entrare nel merito di ogni singolo impianto, quindi mi sono limitato a fare una serie di considerazioni generali che ritengo utili, ma che eventualmente possiamo anche approfondire.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti così, va bene la panoramica ma non finiamo tutto oggi, nel senso che adesso farei concludere la panoramica e poi eventualmente ci metteremo d'accordo per una successiva audizione, visto che ci lascerà del materiale per un approfondimento. Per il momento possiamo limitarci a un quadro generale.

  PAOLA NUGNES. Volevo chiedere sul ciclo delle acque...

  PRESIDENTE. Però andiamo con ordine, perché già questa mole di lavoro è mostruosa, quindi finiamo questo e successivamente ci occupiamo anche delle acque.

  PAOLA NUGNES. Questi 329 controlli riguardano anche gli impianti di depurazione o soltanto i rifiuti? Quindi per gli impianti di depurazione ci sono altri numeri...

Pag. 9

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Sì, solo i rifiuti. Avevo preparato anche due brevi focus su Malagrotta, nel senso che su Malagrotta ci sarebbe da parlare per mesi, però, anche se è un lavoro che non mi appartiene perché è stato effettuato prima che diventassi direttore generale, anche per riconoscere il lavoro fatto dai miei collaboratori tengo a ricordare che il procedimento di bonifica oggi attivato relativamente alla discarica è scaturito da controlli e da relazioni tecnico-analitiche effettuate dall'Agenzia.
  Peraltro, siamo stati molto soddisfatti del fatto che il Collegio di verificatori nominato dal Consiglio di Stato abbia riconosciuto in modo esplicito la bontà delle analisi espletate dall'Agenzia, e questo è stato fondamentale nell'emanazione della sentenza della V Sezione del 2015, sulla base della quale oggi c'è un procedimento di bonifica attivo.
  In queste settimane è in fase di esame il piano di caratterizzazione che è stato presentato dalla Giovi, su cui noi daremo il parere definitivo entro qualche settimana, e per quanto riguarda le misure di messa in sicurezza Giovi ha presentato a maggio del 2016 il progetto di messa in sicurezza di emergenza conformemente all'ordinanza sindacale del 2010. Sono tutti interventi finalizzati al controllo del livello piezometrico nella fascia compresa tra il polder, cioè il marginamento effettuato, e la discarica, per fare in modo che i livelli non determinino una fuoriuscita del percolato che abbiamo rilevato. Come vedrete nel CD, facciamo continui controlli dei piezometri, è un'attività molto impegnativa.
  Su Malagrotta il procedimento di bonifica gestito dal comune e quello di messa in sicurezza (capping) di competenza regionale sono entrambi in itinere; noi li seguiamo molto da vicino e in questi mesi verranno espressi i pareri definitivi. Mi fermerei qui per rispondere a eventuali domande specifiche.

  PRESIDENTE. Finiamo su Borgo Montello, poi se non riusciamo a fare le domande, eventualmente ci riaggiorniamo.

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Borgo Montello è la classica discarica problematica, perché è una discarica in cui le attività di abbancamento sono iniziate negli anni ’70, quando non esisteva neppure una normativa ambientale, in vasche non impermeabilizzate e almeno fino agli anni ’80 i rifiuti conferiti sono stati misti, quindi non solo urbani, ma anche industriali.
  Dall'origine si determinano quindi problemi anche nella possibilità di considerare separate vasche che sono state costruite nel tempo, però sono adiacenti a vasche non impermeabilizzate, quindi si pone il problema di capire la circolazione della falda. È una discarica che presenta diversi problemi: sono stati rilevati nell'area fenomeni di contaminazione da cui sono scaturiti procedimenti di bonifica e una significativa attività di monitoraggio attuata dall'Arpa in collaborazione con l'Ispra.
  È stata rilevata una contaminazione riconducibile alla presenza di sostanze clorurate, di metalli, e l'area di coltivazione si è progressivamente ampliata bacini su bacini (quello sequestrato mi pare che sia l'S8). La discarica è costruita accanto al fiume, quindi ovviamente con delle dinamiche di falda non sempre facilmente ricostruibili, perché a seconda del livello del fiume si possono determinare inversioni di circolazione, quindi si tratta di una discarica molto complessa.
  Nel CD abbiamo inserito tutti i controlli effettuati, e da ultimo, tenuto conto che la discarica sorge in una zona adiacente a un complesso urbanizzato, abbiamo avviato un'attività per verificare gli odori da questa provocati. Sapete che la normativa europea non fissa parametri per gli odori e quindi le verifiche che si possono fare all'interno degli impianti riguardano l'accertamento della corretta gestione, quindi la copertura giornaliera di rifiuti, la chiusura delle porte dei centri di trasferenza, per cui abbiamo effettuato continui sopralluoghi.
  Recentemente abbiamo anche iniziato un'attività di monitoraggio relativa alla qualità dell'aria per la verifica del rispetto dei limiti previsti della direttiva comunitaria Pag. 10 2008, recepita nella legge n. 155 del 2010.
  In particolare abbiamo installato un laboratorio mobile sia nel periodo invernale che nel periodo estivo, dal 4 dicembre 2015 al 2 febbraio 2016 invernale, dal 28 luglio al 25 agosto 2016 estivo, l'abbiamo localizzato in un'abitazione di fronte alla discarica, sono stati monitorati tutti gli inquinanti previsti dalla norma e i valori rilevati sono tipici della stagionalità, con concentrazioni più elevate nel periodo invernale e più basse nel periodo estivo, ma in generale non sono stati riscontrati superamenti dei limiti normativi.
  Questa è la situazione di Borgo Montello; tra l'altro sapete che la discarica è chiusa, una parte è stata sequestrata a novembre del 2015 per il superamento delle quote previste nell'autorizzazione.

  PRESIDENTE. Direi di fare così: manca un quarto d'ora, farei fare un paio di domande a testa stringendo i tempi.

  PAOLO ARRIGONI. Dottor Lupo, per quanto riguarda le discariche lei ci ha lasciato documentazione anche su quelle considerate oggetto di infrazione della Corte di giustizia europea, quelle di Colle Fagiolara, Cupinoro, Montecelio, Inviolata e Fosso Crepacuore?

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Adesso verifico se alcune di queste discariche (credo di no) siano incluse nella procedura di infrazione per discariche abusive.

  PAOLO ARRIGONI. No, queste sono oggetto di una procedura d'infrazione insieme a quella di Malagrotta e alle due di Borgo Montello.

  SERGIO CERADINI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma. Comunque la documentazione nel CD riguarda gli atti relativi a tutti i controlli effettuati anche su quelle discariche, che sono Inviolata, Guidonia Montecelio...

  PAOLO ARRIGONI. Sono Colle Fagiolara, Cupinoro, Montecelio, Inviolata e Fosso Crepacuore, che insieme a Malagrotta sono le cinque della provincia di Roma.

  SERGIO CERADINI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma. C'è la documentazione su tutte e cinque, anche su Malagrotta. Premetto (non ricordo se il dottor Lupo l'abbia detto) che chiaramente laddove i controlli sono stati fatti a supporto di polizia giudiziaria su delega di indagine o dell'autorità giudiziaria vi citiamo solo il protocollo di riscontro.

  PRESIDENTE. Sì, l'ha detto, eventualmente chiederemo all'autorità giudiziaria.

  PAOLO ARRIGONI. Una seconda domanda, presidente, se posso: non si è parlato di quelle abusive...

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Dell'altra procedura.

  PAOLO ARRIGONI. Nel Lazio ce ne sono 21, di cui una pericolosa...

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Vi posso mandare una relazione dettagliata, perché noi stiamo supportando la regione per chiudere la procedura d'infrazione. Sapete che ogni sei mesi c'è il pagamento di una sanzione e mi risulta che le discariche siano ridotte di numero e siano 9.

  PAOLO ARRIGONI. L'ultima considerazione, presidente: dai dati che lei ci ha fornito, direttore, mi pare che siano molti di più i rifiuti che finiscono fuori regione, quindi, poiché il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'agosto 2016 ha stabilito che nel Lazio c'è un fabbisogno di incenerimento di 210.000 tonnellate anno che determina le necessità di fare un termovalorizzatore di questa portata, vorrei capire se questa capacità sia stata sottostimata nel decreto, anche alla luce del fatto che i tre impianti di termovalorizzazione esistenti funzionano al di sotto del 50 per Pag. 11cento della propria capacità di incenerimento.

  SERGIO CERADINI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma. Vorrei fare una precisazione: forse è sfuggito che i dati esposti dal dottor Lupo si riferiscono solo ai primi 7 mesi del 2016, quindi in proiezione annuale i quantitativi sono molto superiori.

  PAOLO ARRIGONI. Certo.

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Capisco la domanda. Ieri leggevo un'intervista del presidente Bratti ed è chiaro che si può decidere anche di mandare i rifiuti in un'altra regione, bisogna fare delle scelte che non competono a me. Io ho fornito dei numeri ed è evidente che, per come è strutturato il ciclo dei rifiuti nel Lazio, cioè attraverso impianti di trattamento meccanico-biologico, questi impianti determinano dei flussi in uscita che devono essere gestiti, per cui o vengono gestiti dentro la regione e si fanno gli impianti o vengono mandati fuori e non si fanno gli impianti.

  PAOLA NUGNES. Sono impressionata dai numeri dei controlli, perché lei giustamente lo ha evidenziato e noi siamo coscienti che l'Agenzia è sottodimensionata, però 329 controlli di cui 150 per la procura...

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Sono 329 controlli, di cui 155 a supporto dell'autorità giudiziaria o delle forze di polizia (NOE, Corpo forestale), che possono essere più o meno approfonditi, però...

  PAOLA NUGNES. Restano quindi 150 controlli, ma su quanti impianti? Se non ho capito male, infatti, lei ha detto che non si tratta soltanto degli impianti del ciclo dei rifiuti, ma di tutti gli impianti industriali della regione. Qual è il numero degli impianti interessati da questi 150 controlli ordinari?

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Ho fornito dei dati sulla nostra attività di controllo, non ho censito gli impianti regionali. Ho detto che per quanto attiene al ciclo dei rifiuti noi abbiamo fatto 329 controlli, di cui ho specificato anche la tipologia: ho detto che quelli riferiti agli impianti oggetto di autorizzazione integrata ambientale sono...

  PRESIDENTE. Questi di cui parla, direttore, sono controlli che riguardano i rifiuti...

  PAOLA NUGNES. Sì, anche se dopo ha specificato che non si trattava solo di impianti per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, ma anche impianti industriali.

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Sugli impianti industriali ho fornito altri dati.

  PAOLA NUGNES. Allora io le faccio una domanda più semplice. Leviamo i numeri già dati, quanti sono i controlli per impianto annualmente nella pratica ordinaria dell'Agenzia?

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Non conosco il numero degli impianti, ma noi facciamo una programmazione annuale sulla base di un metodo che tra l'altro abbiamo introdotto da poco e che abbiamo costruito anche facendo riferimento ad altre agenzie, quindi scegliamo degli impianti da controllare in modo tale da poterli controllare tutti in un certo lasso di tempo.
  Se lei mi chiede quanti sono gli impianti e quindi quanti sono i controlli, in questo momento, non sapendo quanti sono gli impianti perché non ho il dato, non glielo so dire, però le posso far sapere...

  PAOLA NUGNES. Sì, per avere un ordine di grandezza, per renderci conto. Poiché abbiamo avuto delle informazioni da altre audizioni, vorrei sapere se la produzione di CSS realizzata nel Lazio venga poi utilizzata dai cementifici laziali o venga Pag. 12esportata, visto che i dati sui flussi ce li ha dati.

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Qui c'è il direttore della sezione di Roma che ha rilevato i flussi, noi abbiamo rilevato la produzione di CDR.

  SERGIO CERADINI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma. Sempre nei documenti che vi lasciamo c'è una sintesi: dai 5 TMB in provincia di Roma la quantità di CSS prodotta risulta molto bassa, perché danno tutte come Codice d'uscita il CDR. Il CSS che viene prodotto non va al cementificio, almeno non ci va direttamente, perché posso vedere in un controllo di flussi da dove esce e dove va, non potrei mettere la firma con il sangue sul fatto che da quell'impianto poi non vada al cementificio, però dati che attestino che il CSS vada da un TMB a un cementificio non ci sono.

  PAOLA NUGNES. Ma Rida Ambiente produce CSS, giusto?

  SERGIO CERADINI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma. Però si parla di Latina.

  PAOLA NUGNES. E Rida Ambiente conferisce nel Lazio o fuori?

  DINO CHIARUCCI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina. Conferisce sia nel Lazio che fuori.

  PRESIDENTE. Vorrei sapere se sappiate più o meno quanto va via dal Lazio e dall'Italia in termini di CDR/CSS? Magari ci fate avere il dato successivamente, non è un problema. Ci sono altre domande?

  ALBERTO ZOLEZZI. Vorrei conoscere la situazione dell'inquinamento da clorurati nella zona piuttosto vasta intorno a Pomezia e qualche dato sull'andamento piezometrico intorno a Malagrotta, se abbiate evidenza di un peggioramento della situazione o di una stabilità, come procedano i vostri campionamenti. In merito agli incendi verificatisi in alcuni impianti avete fatto qualche esame in particolare?

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. Rispondo a questa seconda domanda e poi lascio a loro la parola per la prima. Sugli incendi purtroppo sì, nel senso che in questi casi veniamo chiamati e intanto installiamo un campionatore di qualità dell'aria, come abbiamo fatto ad Albano Laziale e ad Onano nel viterbese.
  Forse anche per le criticità particolari, il settore della qualità dell'aria è per noi fondamentale, quindi costruiamo dei modelli sulla base delle condizioni atmosferiche per ricostruire le zone in cui può esserci stata una ricaduta di inquinanti e su queste zone effettuiamo campionamenti di suoli, di acque e in alcuni casi anche di specie vegetali a foglia larga.
  Trasmettiamo poi questi dati all'ASL competente, come abbiamo fatto sia per Albano che per Onano, e il nostro modello per ricostruire le zone di ricaduta per quanto riguarda l'incendio di Onano è stato utilizzato anche dall'Arpa Toscana, ma in entrambi i casi non abbiamo rilevato problematiche specifiche né in termini di emissioni, né in termini di inquinamento dei suoli.

  ROSSANA CINTOLI, Direttore tecnico Arpa Lazio. Per quanto riguarda la discarica di Malagrotta l'inversione della tendenza all'aumento del livello piezometrico all'interno del polder è una delle misure di messa in sicurezza di emergenza che era stata richiesta originariamente dal comune e confermata dal Politecnico.
  Sappiamo che Giovi ha avviato questa attività, ma al momento non sappiamo dare una quantificazione, perché recentemente non sono stati fatti rilievi sulle quote piezometriche. Si tratta di rilievi che vengono fatti saltuariamente, e bisogna tener conto anche degli andamenti stagionali per poter avere una misura certa delle quote.
  Per quanto riguarda invece la parte relativa all'inquinamento della zona pontina, quindi Parco Pozzi Laurentina, è una questione ancora tutta in itinere. Abbiamo partecipato a diversi tavoli tecnici, abbiamo Pag. 13fornito alle autorità competenti un censimento dei pozzi che sono stati controllati e dei dati analitici rilevati sulle acque sotterranee. Tra l'altro, essendo un'attività che ricade sul territorio di più comuni, probabilmente verrà gestita direttamente dalla regione, che in questi casi avoca a sé la competenza, non essendo possibile far gestire al comune il procedimento di bonifica.
  Si tratta comunque di un'attività che sta andando avanti e in cui noi forniamo il nostro supporto tecnico, ma è ancora in fase iniziale.

  PAOLA NUGNES. Quando ha avuto inizio l'attività di MISE a Malagrotta?

  ROSSANA CINTOLI, Direttore tecnico Arpa Lazio. Non abbiamo la data precisa, ma sicuramente quest'anno, non prima, poi eventualmente potremo farvi avere la documentazione.

  PRESIDENTE. Chiudo io con una domanda che riguarda Borgo Montello, perché abbiamo capito che la situazione è molto complicata, abbiamo sentito diversi stakeholder e sono emerse situazioni di contrasto tra i dati in passato forniti da Arpa e quelli dei periti del tribunale, quindi vi chiederemmo di dirci qualcosa su questo.
  A questo punto la cosa migliore da fare sarebbe chiudere tutta la faccenda, metterla in sicurezza e non continuare a chiedere allargamenti, perché mi sembra di aver capito dalle poche parole del direttore che la situazione di base sia già molto complessa da gestire.

  DINO CHIARUCCI, Direttore della sezione provinciale ArpaL di Latina. La situazione di Borgo Montello è effettivamente complessa. Come accennato dal direttore, la problematica nasce proprio con la discarica, nel senso che il primo bacino di abbancamento, il famoso S0, che è fonte di parecchie vicende interne alla discarica, nasce negli anni ’70 proprio sulle sponde dell'Astura, sull'area golenale che era stata presa come sversatoio perché c'era una parete naturale, quindi è stato sversato questo rifiuto per anni.
  S0 è stato coltivato fino al 1984, l'ha seguito il comune nell'ultima parte, fino agli anni ’90 si potevano tranquillamente portare rifiuti di tipo industriale e rifiuti urbani mescolati fra loro soprattutto nelle discariche S1, S2, S3, i famosi bacini che poi sono un tutt'uno.
  Borgo Montello nasce quindi con il peccato originale di avere bacini di abbancamento senza protezione. Per di più negli anni questi bacini sono stati abbandonati, perché a un certo punto la proprietà è fallita, è subentrata una società che doveva curare il fallimento, ma non è stato fatto nulla e quindi ci sono stati sversamenti di percolato, c'è stata inattività dei quattro pozzi realizzati per emungere sia il percolato che il biogas, quindi la situazione è peggiorata.
  Abbiamo avuto un impatto in falda, questo impatto è stato monitorato, nel 2000 è stato fatto il polder, è subentrata la società Ecoambiente che ha rilevato tutto dalla Capitolina e ha fatto questa cinturazione con lo scopo di mettere in sicurezza i bacini, di evitare ulteriori perdite di percolato e di poter abbancare al di sopra nuovi rifiuti.
  È stato fatto un polder, i vecchi bacini sono stati isolati dai nuovi apporti ed è iniziato il monitoraggio vero e proprio, in quanto l'amministrazione provinciale a suo tempo chiese ad Arpa di verificare e fu rilevato in direzione un inquinamento significativo nei piezometri che erano stati realizzati a guardia.
  Questa situazione è ancora più complessa perché nel frattempo anche un'altra società ha cominciato a lavorare a fianco. C'è una duna S0 che è il fronte sull'Astura, poi ci sono due dune parallele fra loro, di cui una duna, S1, S2 e S3, è gestita da Ecoambiente, anche proseguita con il nuovo invaso, mentre dall'altra parte è nata la Indeco, ha rilevato anche la ex B2, che era un altro invaso costruito nel frattempo secondo i criteri della direttiva sui rifiuti, dove erano stati abbancati inizialmente anche rifiuti speciali derivanti da attività produttiva. Pag. 14
  Su questo bacino venne bloccata l'attività di abbancamento perché era nato troppo vicino al fiume Astura, poi è stato recuperato, preso dalla società Indeco e utilizzato per l'abbancamento dei rifiuti solidi urbani trattati.
  L'inquinamento che si è andato a verificare è stato monitorato dal 2005 fino al 2013 da Arpa Lazio e nell'ultimo trimestre è stato monitorato insieme ad Ispra. Questo monitoraggio di tre anni era nato con lo scopo di verificare se il ponte tenesse, perché si partiva dall'assunto che, se il polder tiene, nel giro di tre anni devo notare una diminuzione di inquinamento.
  Questo non è stato visto per due fatti concomitanti. Il fondamentale, che mette in dubbio tutte le ipotesi, è che abbiamo un gradiente di falda praticamente nullo, nel senso che in quell'area abbiamo una velocità di scorrimento di falda paragonabile a circa un metro l'anno, quindi soltanto su lunghi tempi si potrà vedere se effettivamente il polder tiene...

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, non mi è chiaro cosa significa che il gradiente di falda è nullo e quindi il polder...

  DINO CHIARUCCI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina. L'assunto è che il polder, ovvero la cinturazione, non deve far uscire nulla. Se ho realizzato dei pozzi intorno al polder e vado a verificare, all'inizio troverò un certo inquinamento, che si è trovato. Se il polder effettivamente tiene, il deflusso naturale delle acque passerà intorno al polder e pulirà i pozzi esterni, quindi noterò negli anni una diminuzione.

  PAOLA NUGNES. Ma non l'abbiamo notata perché il gradiente è estremamente basso.

  DINO CHIARUCCI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina. Il gradiente è estremamente basso, quindi la velocità di scorrimento della falda intorno al polder è estremamente bassa, di conseguenza non ho un ricambio che mi permetta di notare effettivamente questa cosa.
  C'è chiaramente il fenomeno di attenuazione naturale che a questo punto entra in competizione, quindi la situazione è estremamente più complessa.
  Il monitoraggio dopo i primi tre anni è proseguito per verificare se all'esterno avessimo un problema di inquinamento, perché all'interno l'avevamo visto, avevamo fatto tutti i piezometri a cinturazione del bacino e avevamo visto che era indenne, però qualcuno ogni tanto sembrava avere dei problemi, quindi è sorta la necessità di verificare all'esterno se vi fosse l'inquinamento, se la plume fosse uscita dai confini del sito.
  Per tre anni abbiamo fatto un monitoraggio esterno insieme ad Ispra, sono stati realizzati i piezometri e da questo monitoraggio non sembra che sia uscito nulla, cioè il plume non segnala l'uscita dell'inquinamento.
  Esiste però un problema del fronte opposto alla discarica dall'altra parte dell'Astura. Lì effettivamente c'è un inquinamento, ma non è l'inquinamento della discarica, perché quello è caratterizzato dai metalli (ferro, manganese, arsenico) e soprattutto dai clorurati, ovvero l'1.2 di cloro propano e l'1.4 di cloro benzene, che sono i due veri inquinanti che possono essere derivati dall'apporto dei rifiuti di tipo industriale, per quanto per l'1.2 di cloro propano ci sia anche un meccanismo di degradazione che potrebbe giustificarne la presenza.
  Dall'altra parte dell'Astura troviamo ferro, manganese, arsenico, ma in base agli studi realizzati si ha quasi la certezza che i due settori siano separati, cioè che l'Astura riceva dalla discarica di Borgo Montello, che Borgo Montello prenda dall'Astura, ma non riesca a passare ovviamente dall'altra parte.
  In più, quei pozzi sembrerebbero a monte rispetto al deflusso della falda rapportato a Borgo Montello, cioè alla coltivazione della discarica, per cui la spiegazione più logica è che sia un problema di Valle d'Oro, che è un problema alluvionale, a cui possiamo aggiungere il discorso delle coltivazioni, però rimaniamo ancorati alla Pag. 15realtà della discarica, quindi sembra che sia un fenomeno completamente a parte.
  Nel tempo, in seguito a indagini della procura, sono state richieste delle perizie, e soprattutto per la prima, quella di Zemaschi Ottaviani, fatta nel 2005, la procura si pose il problema se questo polder tenesse. Chiesero ad Ottaviani e Zemaschi di svolgere un'indagine, il cui esito confermò le conclusioni di Arpa e non riuscì a definire se effettivamente il polder tenesse, se permettesse la fuoriuscita del percolato all'interno.
  Dopo anni e altre vicissitudini fu realizzata una seconda indagine sempre da parte della procura, questa volta fatta dal professor Munari, che ha contestato le modalità di indagine di Arpa Lazio e di Ispra, dicendo che lo strumento che avevano utilizzato, i piezometri, non era idoneo a individuare l'eventuale inquinamento, anzi ha sostenuto che per come sono fatti i piezometri l'inquinamento rilevato sarà ancora più alto.
  Il quesito fondamentale posto al professor Munari dalla procura era anche in questo caso se il polder perdesse, e il professor Munari ha visto che il percolato all'interno dei bacini all'interno del polder è un percolato troppo diluito, quindi è arrivato alla conclusione che il polder non tiene, che c'è un'azione di emungimento che viene fatta per mantenere più basso il livello della falda per evitarne la fuoriuscita.
  In ogni caso, quand'anche fosse così, è un'operazione corretta, perché sta impedendo la fuoriuscita di ulteriore inquinamento. Questo è quanto è dato sapere al momento.

  PRESIDENTE. Le due aziende originarie sono ancora esistenti? Lì c'è un'indagine anche sul tema dell'accantonamento del post mortem, perché non sarà un dettaglio tutta questa operazione, sia in un sistema di messa in sicurezza permanente che comunque comporta una spesa, sia per un ulteriore intervento di bonifica che il privato deve fare.

  DINO CHIARUCCI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina. In effetti la bonifica sta andando avanti, c'è stata negli anni una certa inerzia perché la società Ecoambiente si è presa l'onere di procedere nella bonifica. Arpa Lazio, la provincia e il comune hanno sempre voluto considerare il sito come sito unico; è vero che l'Ecoambiente probabilmente sta all'origine dell'inquinamento, ma...

  MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio. C'è il problema tipico dei siti contaminati storici, cioè che l'attuale gestore limita la sua responsabilità ad un periodo storico e non è facile dimostrare chi dei due debba intervenire. Dalle carte che ho visto quasi si lega l'effettuazione della bonifica alla continuazione dell'attività di abbancamento che oggi non c'è più, quindi sarà importante vedere se, nonostante sia cessato il conferimento di rifiuti e quindi l'introito derivante dalla gestione, le attività di bonifica verranno effettivamente fatte oppure no.

  PAOLA NUGNES. Visto che non è più abbancabile, Ecoambiente da cosa trae il suo profitto rispetto alla gestione di questi siti?

  ROSSANA CINTOLI, Direttore tecnico Arpa Lazio. Ecoambiente ha terminato i suoi conferimenti l'anno scorso e al momento non lavora. Sta continuando a gestire quello che deve gestire.

  PAOLA NUGNES. Per quanto riguarda il fatto che l'attività di bonifica è in atto, da un punto di vista procedurale o materiale si è messo mano...

  SERGIO CERADINI, Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma. È sia materiale che procedurale, nel senso che il procedimento di bonifica sta andando avanti.
  Ci sono due aspetti della bonifica. Un primo aspetto è il capping dell'S0, perché non lo possiamo lasciare in quelle condizioni, e tra l'altro S0 è stato oggetto di un'indagine per la verifica della presenza di anomalie magnetiche (i famosi fusti sotterrati), è stata fatta già la prima attività di Pag. 16disboscamento del pendio, di pulizia della superficie un anno fa, hanno steso un telo, quindi hanno realizzato il provvisorio in attesa di procedere alla realizzazione del capping vero e proprio.
  Nel frattempo prosegue la famosa prima fase di bonifica, immettendo dei reagenti all'interno dei piezometri che evidenziano il superamento delle CSC, ovvero i vari hotspot. Abbiamo un inquinamento diffuso, però alcuni dei piezometri interni che circondano i bacini hanno una concentrazione di inquinanti estremamente più elevata (sono le varie vie preferenziali che sono partite dalla sorgente e si sono diffuse) e questi piezometri sono oggetto di addizione del reattivo di Fenton. Nella fase iniziale di studio si è cercato di individuare il reattivo migliore e, partendo da un perossido più acqua ossigenata e ferro, si è giunti con uno studio durato due o tre anni a scegliere come agenti ossidanti il percarbonato, quello meno impattante.
  Scusate, forse entro troppo nello specifico perché la cosa mi appassiona, quindi diciamo che è in fase operativa e dal 2012 ad oggi in qualche punto si è notato un miglioramento deciso. Ci sono fenomeni di rebounding, perché sono complicati dall'assenza di diffusione all'interno della falda, però almeno un piezometro, l'MV2, che era in uno dei punti critici, sembra mantenere il suo stato di piezometro bonificato, per cui da almeno un paio d'anni non ci si mette nulla.

  ALBERTO ZOLEZZI. Se su quanto vi ho chiesto su Pomezia e sull'inquinamento delle falde in zona potete inviarci della documentazione anche se è una fase iniziale, ci fareste un favore.

  ROSSANA CINTOLI, direttore tecnico Arpa Lazio. Abbiamo un documento di sintesi che è stato condiviso anche con altri enti e soggetti istituzionali, quindi ve lo faremo avere.

  PRESIDENTE. Vorrei che rimanesse a verbale questo aspetto, prima ricordato dal direttore, ossia che l'Agenzia è sottoposta a vincoli ai quali altre agenzie non sono sottoposte. Ciò deriva dall'applicazione del contratto della sanità regionale. Se si applica tout court il contratto della sanità, non sussiste il vincolo, se si applica quello regionale, il vincolo è presente. Voi siete in questa situazione, per cui, nonostante una cospicua parte dei finanziamenti vi venga dalla sanità, il tipo di contrattualistica rimane quello regionale. È così?

  MARCO LUPO, direttore generale di Arpa Lazio. Sì, è così. Si tenga conto che non sempre applicare la normativa sanitaria è conveniente, perché per esempio nelle regioni che sono in disavanzo come la regione Lazio anche qualora, invece di quella degli enti locali, si applicasse quella sanitaria, non so quali sarebbero gli effetti. Non c'è dubbio però che ad esempio in Friuli Venezia Giulia (lo dico perché con l'amico Luca Marchesi mio collega di AssoArpa ci confrontiamo sempre) non applicano limiti al turnover.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.