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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 127 di Lunedì 7 novembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Esame della proposta di relazione di aggiornamento sulla situazione dei lavori di bonifica del sito di interesse nazionale Laghi di Mantova e Polo chimico (Svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione di Gianni Menchini, nella qualità di ex commissario delegato al sito di interesse nazionale «Laguna di Grado e Marano»:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Battocletti Rino , Avvocato ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Menchini Gianni , Ex commissario delegato al sito di interesse nazionale Laguna di Grado e Marano ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Menchini Gianni , Ex commissario delegato al sito di interesse nazionale Laguna di Grado e Marano ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 

Audizione di Francesco Fallica, procuratore della società Enki:
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 15 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 15 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 16 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 16 
Bianchi Stella (PD)  ... 16 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 16 
Bianchi Stella (PD)  ... 16 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 16 
Bianchi Stella (PD)  ... 16 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 16 
Bianchi Stella (PD)  ... 17 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 17 
Bianchi Stella (PD)  ... 17 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 17 
Bianchi Stella (PD)  ... 17 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 17 
Bianchi Stella (PD)  ... 17 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Fallica Francesco , Procuratore della società Enki ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 16.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Esame della proposta di relazione di aggiornamento sulla situazione dei lavori di bonifica del sito di interesse nazionale Laghi di Mantova e Polo chimico.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione di aggiornamento sulla situazione dei lavori di bonifica del sito di interesse nazionale Laghi di Mantova e Polo chimico.
  Ricordo che l'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi ha convenuto sull'opportunità di predisporre una relazione su questo oggetto.
  Comunico di aver presentato insieme all'altro relatore, senatore Arrigoni, una proposta di relazione che sarà distribuita a tutti i componenti la Commissione via mail. Avverto che il termine per la presentazione delle osservazioni e delle proposte di modifica è fissato per le ore 20 di giovedì 17 novembre 2016.
  Faccio presente che con una lettera dello scorso 20 ottobre è stato richiesto un chiarimento alla società Syndial che, una volta trasmesso alla Commissione, potrà essere inserito nel corpo della relazione. Se nessuno chiede di intervenire, rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta.

Audizione di Gianni Menchini, nella qualità di ex commissario delegato al sito di interesse nazionale «Laguna di Grado e Marano».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Gianni Menchini, nella qualità di ex commissario delegato al sito di interesse nazionale Laguna Grado e Marano, accompagnato dall'avvocato Rino Battocletti, che ringrazio per la presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sullo stato di avanzamento dei lavori della bonifica della regione Friuli Venezia Giulia con particolare riferimento alla laguna di Grado e Marano, che è un sito di interesse nazionale.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte dal segreto, consentendo la Commissione i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Sappiamo che c'è un procedimento giudiziario in corso, quindi se voi ritenete che ci siano delle cose che volete comunque dire, ma che sia meglio tenerle in un regime di secretazione, possiamo segretare la Pag. 4seduta, fermo restando che, se poi ci viene richiesto dalla procura competente gli atti saranno trasmessi.

  RINO BATTOCLETTI, Avvocato. La prima parte può rimanere assolutamente aperta, poi nella seconda parte magari vediamo se c'è un elemento da secretare.

  PRESIDENTE. Darei quindi la parola al dottor Menchini per lo svolgimento di una relazione introduttiva, alla quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  GIANNI MENCHINI, Ex commissario delegato al sito di interesse nazionale Laguna di Grado e Marano. Grazie, presidente, buongiorno a tutti, grazie dell'invito in audizione. Ho preparato una presentazione, sono 46 immagini che ovviamente lascerò in toto.
  Mi presento brevemente: sono stato responsabile della struttura complessa dell'ARPA dell'Agenzia regionale per l'ambiente del Friuli Venezia Giulia dal 2000 al 2004 come responsabile della gestione rifiuti e siti inquinati, dal 2005 al 2008 sono stato direttore tecnico-scientifico di ARPA FVG e poi è iniziata questa esperienza di commissario delegato. Sono quindi – e ci tengo a sottolinearlo – un addetto ai lavori di questa materia.
  Andrò abbastanza veloce, ma la ricostruzione che vi lascio è una ricostruzione in cui di mio c'è molto poco, ma è una ricostruzione a 360 gradi, basata esclusivamente su atti che spaziano dagli atti giudiziari agli atti amministrativi, a documenti e atti scientifici sia di valenza ambientale che di valenza sanitaria.
  Questo è l’incipit di questa esperienza commissariale, un incipit che con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri partiva da due considerazioni molto chiare, che sono quelle riportate in grassetto al centro: «la laguna risulta interessata da gravissimi fenomeni di contaminazione, riconducibili ad attività economico-produttive in aree contermini alla laguna».
  Sulla base di questo, si sono dati compiti ai commissari delegati: io sono stato il terzo commissario, i primi due avevano competenze esclusivamente sul problema di inquinamento della laguna, il terzo commissario, cioè il sottoscritto, aveva competenza anche per operare in danno problemi dell'azienda Caffaro S.p.A. nella zona industriale di Torviscosa.
  Questa è l'area di competenza: una parte a terra (vedete in rosso la parte a terra del sito inquinato nazionale, a valle dell'area produttiva Caffaro), una parte in laguna, tutto il reticolo azzurro, laguna che ha una diretta relazione con il mare attraverso le sei bocche di porto. Il problema dell'inquinamento della laguna è legato all'arrivo dei sedimenti, che vedete cerchiati in arancione, provenienti dal canale industriale dello stabilimento Caffaro e provenienti da circa quattro secoli in ingresso da sud, attraverso le bocche di porto.
  Si tratta quindi di due fonti puntuali, legate a un'attività estrattiva oggi in Slovenia che data circa quattrocento anni fa (oggi è ormai chiusa da circa vent'anni), e un'attività produttiva ancora in essere, anche se in amministrazione straordinaria.
  C'è una tabella fondamentale, quella dei procedimenti giudiziari, che evidenzia come il primo procedimento giudiziario in realtà su quest'area non sia cominciato dagli elementi scientifici, ma sia cominciato dagli elementi giudiziari: la prima sentenza passata in giudicato è del 1965 per risarcimento danni ai pescatori della Cooperativa San Vito per l'immissione di acque di rifiuti superanti i limiti di normalità. Questa sentenza passata in giudicato condanna la Saici a risarcire anche in sede civile i pescatori.
  Nel 2001 vi è poi una richiesta di rinvio a giudizio e successivo patteggiamento del gruppo dirigente Caffaro, che gestiva l'attività imprenditoriale di Torviscosa, e poi c'è una cosa molto curiosa e contraddittoria: nel 2010 il tribunale di Udine condanna il sindaco del comune di Marano Lagunare, uno dei due comuni che hanno competenza amministrativa sulla laguna (l'altro è Grado), per «compromissione dell'equilibrio ecologico dell'ambiente lagunare con contaminazione chimica, in conseguenza del massivo inquinamento da sostanze Pag. 5 industriali dei sedimenti marino-lagunari».
  Sottolineo questo intanto perché è una sentenza passata in giudicato, poi prescritta, perché ha colpito un pubblico amministratore, ma la coincidenza è la data: nel 2010 la procura di Udine avvia un procedimento nei confronti della gestione commissariale, quindi di tutti i commissari, per reati di falso e truffa ai danni dello Stato riguardo la presunzione di inquinamento della laguna sulla base di ipotesi scientifiche infondate, artatamente estesa a tutta l'area lagunare.
  Nel momento in cui il tribunale asserisce, codifica, condanna il sindaco per inquinamento da rimovimentazione di sedimenti inquinati (qui evidentemente c'è un estratto), la procura di Udine, a distanza di neanche un chilometro in linea d'aria, avvia un procedimento penale. Questo è uno degli elementi che intendo sottolineare fin dall'inizio.
  Alla sentenza di primo grado del 1965 la Saici fa ricorso in appello, viene condannata nuovamente, e vedete il testo: «scarico di rifiuti industriali nella laguna, atteso l'effetto micidiale che detti scarichi hanno prodotto sulla vita della fauna ittica», quindi una codifica dell'inquinamento. Nel 1968 nella regione Friuli Venezia Giulia si attiva un'azione amministrativa per far fronte ai problemi di inquinamento della laguna.
  Ecco allora spiegato nel 1983 il primo progetto di piano di risanamento del bacino idrografico della laguna di Grado e Marano. Nel rapporto della regione vengono individuati cinque sottobacini; si va da «pesantemente inquinato da mercurio» a «inquinato da mercurio», fino al punto 476, «sedimenti fortemente inquinati da mercurio a un livello tale che desta preoccupazioni».
  Si continua con tutta una serie di documenti anche di carattere sanitario; vedete che l'Unità sanitaria locale n. 8, quella competente per territorio di cui ho riportato tutta una serie di pagine, dichiara che «nella laguna di Marano e Grado esiste una significativa contaminazione da tale metallo, il mercurio», si fa riferimento a una prima direttiva per i valori sempre sopra soglia, fino ad arrivare ad altri documenti importanti di carattere sanitario. Si sottolinea che: «i valori riportati indicano che in alcuni casi e limitatamente ad alcune specie ittiche vengono superati i valori limiti previsti per la commercializzazione del pescato». È un aspetto sanitario che non era di competenza nella gestione del commissario delegato, ma è strettamente legato alle caratteristiche di quell'ambiente.
  Nel 1994 la regione torna ad interessarsi, sperando di essere più efficace nella sua azione amministrativa, con un piano generale per il risanamento delle acque, in cui si parla dei metalli pesanti considerati e si dice che «all'interno della laguna vi sono segni evidenti di un'importante contaminazione da mercurio». Direi che questa è una delle pagine più importanti della mia ricostruzione, perché nel 1995 la regione adotta un piano di settore, il piano di bonifica dei siti inquinati del Friuli Venezia Giulia, e individua il sito inquinato UD4F laguna di Marano come sito inquinato per l'inquinamento proveniente dai corsi d'acqua a monte.
  È l'ENEA che asserisce questo; viene fatta anche una quantificazione importante delle quantità di mercurio che sarebbero presenti in laguna. È un documento molto articolato (sono dieci volumi) e si parla anche di operazione di bonifica in situ, c'è l'obiettivo della decontaminazione dei sedimenti, che bisognerebbe riportare alla concentrazione in origine. Vedremo poi i dati di dettaglio di queste concentrazioni.
  Un anno dopo, quando la regione aveva attivato una convenzione con l'Università degli Studi di Trieste, viene prodotta questa documentazione, che chi legge gli atti dell'attività giudiziaria, della procura di Udine prima e della procura di Roma poi, trova citata in più passaggi, ma questa pubblicazione cita esattamente situazioni allarmanti per il mercurio a pag. 43, cita fenomeni di inquinamento da mercurio nella vegetazione acquatica superiori alle tracce che si potrebbero trovare naturalmente, indica che questa presenza è ormai insita nella catena trofica, quindi è arrivata fino agli organismi del pescato, gli organismi Pag. 6predatori (branzino, orata). Si parla di riferimento a concentrazione nei capelli di soggetti umani e si vedrà poi che in questo studio questo campionamento di concentrazioni di mercurio nei capelli è fatto su pescatori, ma anche sulla categoria studenti.
  Si parla anche qui di un «avvio del risanamento dei fondali contaminati da mercurio mediante decorticamento dei fondali. Questa strada è percorribile» dice questo signore, che è un professore ordinario dell'Università di Trieste «e questo è l'indirizzo seguito da Paesi in attività analoghe di progetti pilota». Tesi di dottorato che confermano una cosa che a me pare sottovalutata nella ricostruzione dell'accusa al riguardo: si parla di estrazione di mercurio, ma in realtà il mercurio estratto doveva essere lavorato, doveva essere soggetto a processi di arrostimento, quindi neanche alla fonte proveniente da Idria c'è un mercurio naturale, ma sono resti di mercurio, quelli che poi abbiamo imparato a conoscere come rifiuti speciali, di processi produttivi di estrazione.
  In tutto questo vengono richiamati altri elementi; nel 1999 la nostra regione con la Direzione ambiente, a valle di un processo molto articolato e lungo come vi ho rapidamente sintetizzato, chiede al Ministero dell'ambiente di entrare nel circuito dei siti inquinati nazionali. Il decreto ministeriale n. 471 del 1999 determina a livello nazionale le politiche di bonifica dello Stato, Quindi, il Friuli Venezia Giulia, che non aveva una legge regionale al riguardo, cerca di agganciare questo treno.
  In quegli anni si attiva anche la macchina normativa. Ci si è resi conto che nel «decreto Ronchi», il decreto legislativo n. 22 del 1997, i fanghi di dragaggio sono codificati con un codice CER ben preciso; i fanghi di dragaggio sono rifiuti e quindi movimentare i fanghi di dragaggio voleva dire movimentare rifiuti, non era possibile quindi gestirli come erano stati gestiti fino a quel momento. Solo la laguna di Venezia poteva avvalersi di un procedimento particolare, quello del Protocollo Venezia, che in laguna di Grado e Marano non era attivo.
  Nella finanziaria del 2000, legge n. 388, vi è quindi un articolo che fa espresso riferimento, anche per la gestione dei fanghi di dragaggio della laguna di Marano e Grado e alla laguna di Venezia. A me risulta che questa norma, pur datata, sia ancora attiva.
  Questa è un'altra pagina sulla quale voglio riportare la vostra attenzione. Prima ho detto che sono un addetto ai lavori e so che quando si parla di inquinanti e di inquinamento si fa riferimento a delle definizioni precise che sono quelle della direttiva comunitaria che chiarisce bene, in maniera statuaria, cosa si intende inquinamento. Il glossario è un problema fondamentale delle nostre norme, ma dove c'è un glossario a me pare che soprattutto i magistrati debbano tenerne conto e, quindi, intendere per inquinamento quello che è scritto nella direttiva comunitaria, dal 2000 al 2016. Oggi, c'è questa definizione: «introduzione diretta o indiretta, a seguito di attività umana, di sostanze nell'acqua o nel terreno, che possano nuocere alla salute umana e alla qualità degli ecosistemi».
  Sottolineo fra l'altro che la laguna di Grado e Marano è un sito di interesse comunitario, negli anni ’70 in primis è area (non in toto, ma in parte) oggetto di protezione ai sensi della norma che richiama la Convenzione di Ramsar, oltre a valenze di tipo protezionistico regionale.
  Valgono quindi gli standard di qualità ambientali, cioè le concentrazioni per acque, per sedimenti e per biota di particolari inquinanti o gruppi di inquinanti nelle acque e nei sedimenti, che non devono essere superate per la tutela umana e l'ambiente. Vedremo poi se questi valori sono superati o meno.
  Sostanze pericolose perché? Perché il mercurio è sostanza pericolosa prioritaria, cioè il peggio di una sostanza chimica, il mercurio e i suoi composti, con cui salute umana e ambiente possano venire a contatto.
  Ci sono poi gli standard ambientali, che in una zona di area protetta come la laguna di Grado e Marano in gran parte, ci dicono che quei valori molto bassi che in laguna sono ampiamente superati avrebbero dovuto Pag. 7 essere raggiunti entro quindici anni. In tutte le norme si parla di mercurio e composti, non si parla di altro.
  Qui poi ho richiamato dei termini che possono essere utili, perché l'inquinamento nella laguna di Grado e Marano è dovuto a sorgenti puntuali e ogni tanto si parla erroneamente di inquinamento diffuso, ma l'inquinamento della laguna di Grado e Marano è esteso, inquinamento diffuso vuol dire che trae origine da diverse fonti di inquinamento, qui le fonti sono chiare, acclarate e sono due.
  Ci sono poi varie altre documentazioni importanti; ho citato qui la richiesta di stato di emergenza da parte del presidente della regione Friuli Venezia Giulia, ho citato un passaggio di un verbale molto significativo del professor Brambati, di cui ho riportato una pubblicazione in estratto, secondo cui la questione è talmente grande che economicamente la nostra regione non può farvi fronte, e indica un riferimento ben preciso alla laguna di Venezia, fino a una serie di riferimenti di consiglieri regionali piuttosto che l'interrogazione urgente dell'onorevole Illy sull'avvio del Piano di caratterizzazione della laguna di Grado e Marano della Direzione ambiente, che ha approvato una serie di indagini perché il piano di caratterizzazione è un accertamento preliminare, fino all'accordo di programma quadro sulle acque.
  Torno a qualche riferimento giudiziario. Il pubblico ministero della procura di Udine, dottor Leghissa, incarica un consulente il quale indica che «nella laguna di Marano e Grado esiste una significativa contaminazione da tale metallo e in particolare le concentrazioni risultano tra le più elevate riscontrabili in tutti i mari italiani».
  Oggi sono per la terza volta audito da una Commissione parlamentare. La prima volta è stato nel 2005, quando la prima Commissione parlamentare sul tema è venuta in regione e io ho estratto questi particolari dalla relazione: l'audizione del 2002, la relazione del 2005, chi parla è il comandante dei carabinieri della regione, l'Arma dei carabinieri e il NOE dicono: «trattasi di reati riconducibili a fenomeni ben noti, si evidenziano i casi più frequenti, lo smaltimento dei fanghi derivanti da dragaggio dei canali lagunari particolarmente inquinanti».
  Ci sono poi rapporti sullo stato dell'ambiente, gli studi epidemiologici presentati a livello nazionale, che parlano di un incremento della presenza di bioaccumulo all'interno delle vongole. La comunicazione della procura di Udine, al commissario delegato che mi ha preceduto riporta testualmente: «la situazione di pericolosità dell'inquinamento rilevato pare dover imporre particolari modalità e attenzione» e sotto si dice che «la prevalenza dell'origine industriale della contaminazione da mercurio nelle aree interessate al fiume Aussa, ma anche una contribuzione non modesta della stessa sorgente industriale di inquinamento in tutta la laguna».
  Esistono molteplici documentazioni ufficiali, non solo scientifiche, che parlano di inquinamento da mercurio della laguna di Grado e Marano, al punto che il presidente della Corte d'appello di Trieste, nella sua relazione di inizio anno giudiziario del 2006, cita queste indagini e precisamente dice che «l'inquinamento della laguna di Grado e Marano presenta ingenti quantità di metilmercurio».
  Nel 2008 la magistratura, nella richiesta di rinvio a giudizio del gruppo dirigente Caffaro, parla di «non aver impedito l'accadere di una situazione massiva di contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle acque», cita la portata distruttiva di questo inquinamento e dice che questo inquinamento si estende ad alcuni canali della laguna di Grado e Marano, nel tratto compreso fra la foce del fiume Conero e lo sbocco in mare, quindi attraversa tutta la laguna.
  Questo documento era la linea guida per il manuale per la movimentazione dei sedimenti marini a cura di APAT e ICRAM. In quella tabella si danno dei valori ben precisi per concentrazioni di mercurio (si parla sempre di mercurio Hg e composti): valore minimale di base 0,4 milligrammi su chilogrammo, valore massimo 0,8 con un'eccedenza del 20 per cento fino all'1 per cento. Sarebbero state consentite concentrazioni per movimentare i sedimenti tal Pag. 8quali fino all'1 per cento di presenza di mercurio.
  Nel 2009 la procura di Udine in una relazione dei consulenti cita (vi leggo solo il primo passaggio) il fatto che «l'inquinamento del sito di Torviscosa abbia subito e stia ancora subendo una contaminazione rilevantissima da composti chimici», il che significa che ancora nell'aprile del 2009 (io ero stato nominato da tre mesi) era ancora in atto quella contaminazione per la quale il gruppo dirigente Caffaro era stato messo a giudizio.
  Elementi sanitari. Il professore dell'Università di Udine in una proposta di indagine epidemiologica cita esattamente: «il confronto fra le concentrazioni medie di mercurio totale nei capelli dei bambini e la provenienza del pesce consumato è risultato particolarmente significativo, confermando, seppur indirettamente, la presenza di mercurio nel pesce pescato nella laguna di Grado e Marano. È stato evidenziato come i bambini residenti nei comuni della laguna presentino in QI più basso di quello dei bambini dell'entroterra».
  Questa è la sentenza che ha condannato il sindaco di Marano Lagunare. Scrive il magistrato: «L'impatto sull'ecosistema lagunare del tipo di pesca risulta deleterio dal momento che l'attrezzo intacca gravemente il fondo sabbioso della laguna, dando origine a messa in sospensione degli inquinanti di origine industriale, in particolare del mercurio per lo più in forma di metilmercurio, presente da tempo nei sedimenti lagunari.
  Detto meccanismo di sospensione ha determinato nei siti più inquinati il superamento del valore limite del mercurio pari a 0,5, previsto nel 1993, vigente all'epoca e la conseguente biodisponibilità dell'inquinante, dando in tal modo la possibilità di entrare nella catena biologica e quindi di raggiungere le alghe, le piante e gli organismi umani, e per il loro tramite l'alimentazione umana, secondo un processo ben noto da tempo nella letteratura scientifica e caratterizzato dall'accentuarsi».
  Questa è un'altra delle pagine clou di questa presentazione. Nel 1995 la regione Friuli Venezia Giulia ha approvato un piano di bonifica delle aree inquinate che vige ancora oggi; forse la regione Friuli Venezia Giulia si è dimenticata di avere un piano vigente delle aree inquinate, ma nel 2011 ha fatto una variante al quel piano, è stata approvata la delibera di Giunta il 5 agosto del 2011.
  In quella variante si dice esattamente: «la bonifica dei terreni, delle acque e dei sedimenti che risultano contaminati», quindi si parla di bonifica «tale azione fa conseguire un miglioramento delle matrici ambientali».
  C'è stato il parere positivo, c'è stato il nulla osta, richiamando la tutela dell'ambiente e il principio di precauzione da parte della Agenzia per l'ambiente del Friuli Venezia Giulia, ma nel momento in cui la regione approvava questa variante c'era un'evidente consonanza con lo Stato, perché, come si vede dall'immagine successiva, a 15 giorni di differenza il Ministero scrive: «si conferma la necessità di caratterizzare il fondale (era in atto un intervento di dragaggio del fiume Corlo, fiume d'ingresso in laguna inquinato perché con le risalite mareali i sedimenti vengono portati anche all'interno del fiume) dopo l'intervento di asportazione dei sedimenti qualora i livelli superino i valori di intervento fissati da ICRAM e approvati il 15/12/2004».
  ICRAM aveva preso su motivazioni tecnico-scientifiche la decisione di alzare il limite di riferimento e di portarlo a 1,4 milligrammi su chilogrammo. Questo avveniva nel 2004; abbiamo visto che nel 2007 il Ministero fissò al massimo un valore di 1, quindi ben il 40 per cento sopra. Ma poi cosa dice il Ministero? «Le aree sopra questo valore dovranno essere incluse nel progetto di bonifica delle aree lagunari comprese nella perimetrazione e non si potranno utilizzare i sedimenti in laguna. Questo potrà avvenire solo dopo che siano stati resi idonei con un idoneo trattamento» tenendo presente che c'è un piano di gestione della laguna di Grado e Marano, che la regione Friuli Venezia Giulia non ha mai approvato, in bozza da circa dieci anni.
  Questa è la situazione, per cui mi sarebbe piaciuto che questa prescrizione fosse Pag. 9ancora vigente, scientificamente secondo me è ancora vigente.
  Un elemento ancora di carattere sanitario, recentissimo, del 2011, che mette in evidenza il consumo di pesce con la gravidanza delle puerpere dei comuni rivieraschi che si alimentano di pesce della laguna (mercurio nei capelli, mercurio nei capelli dei bambini) e avanti con cose di questo tipo. Di cosa parliamo? Parliamo di concentrazioni che al naturale registrano la presenza di mercurio in laguna di un valore 0,13 milligrammi, mentre parliamo di valori acclarati dagli enti ufficiali (qui è un lavoro scientifico che dice che sono ben oltre superiori, si parla di valori di 6,63, e ARPA indicherà delle aree a concentrazione ben più alta).
  Vorrei velocemente leggere questo passaggio della relazione della Commissione parlamentare del dicembre 2012, in cui esattamente si dice che «il ministro (allora era il dottor Clini) si esprime in linea con quanto presentato dalla procura di Udine, nel senso che l'area non è inquinata, però la Commissione ha acquisito i pareri di ISPRA e dell'Istituto superiore di sanità, che concludono all'evidenza in senso nettamente diverso. In conclusione, la fase di deperimetrazione continua ad essere caratterizzata dalla mancanza di trasparenza nelle determinazioni assunte dal Ministero dell'ambiente».
  Qui ho riportato ancora dei valori, perché nel frattempo è uscita la direttiva comunitaria che fissa la concentrazione di mercurio massima possibile all'interno del pescato (si parla sempre di mercurio e composti) e conferma che lo standard di qualità ambientale di concentrazione del mercurio nei sedimenti è 0,3.
  Questa è la rappresentazione fatta da ARPA nel 2012 delle isoconcentrazioni di mercurio all'interno della laguna di Grado e Marano. Ricordo che lo standard di qualità comunitario a cui l'Italia si è adeguata con recepimento è 0,3: si va da concentrazioni da 10 a 21 a concentrazioni da 5,6 a 10 in più parti della laguna, a concentrazioni da 1,1 a 1,5.
  L'azzurro chiaro è quello che potrebbe essere tranquillamente oggetto di movimentazione di sedimenti tal quali. L'ARPA ha anche definito la presenza di mercurio nella forma cinabrifera rispetto ad altre forme, ma partendo dalla presunzione errata che la forma cinabrifera sia stabile e poco disponibile, mentre in realtà da questa immagine è evidente come predomini la specie non cinabrifera, quindi non solfuro di mercurio, nella forma meno stabile e più disponibile.
  Qui c'è una tabella con tutte le concentrazioni riscontrate nei pesci: latterino, passera e altri pesci, l'orata supera il valore di commercializzazione del mercurio, quindi c'è un richiamo per l'orata e il latterino a valori superiori.
  In questa immagine ho riportato dal 1993 al 2012 tutte le norme riguardanti la movimentazione dei sedimenti: sono circa 12 norme di livello nazionale e riportano esclusivamente indicazioni di parametri mercurio composti, valori riferiti agli standard di qualità ambientale.
  Qualcuno ha immaginato una scorciatoia e ha pensato di poter movimentare il materiale con i valori di concentrazione che vi ho esposto, ma la sentenza della Corte costituzionale che riguarda una legge regionale dell'Abruzzo – quindi riguardava principalmente un altro argomento – nel suo disposto ha riportato che per la movimentazione dei sedimenti l'unico documento che valeva fino al 2015 era quello delle linee guida ministeriali.
  Ci sono quindi delle riflessioni conclusive, che cercano di chiarire come l'ordinanza di Protezione civile del 2002 sia andata esattamente in direzione opposta a quella di cui abbiamo l'interpretazione della magistratura, perché i sedimenti di dragaggio sarebbero stati rifiuti senza quella ordinanza di Protezione civile che ha consentito di gestirli come materiali dragati, esclusi dalla disciplina dei rifiuti.
  Qui riporto ancora alcune delle considerazioni di sintesi che vi ho detto e alcune indicazioni riguardanti l'atteggiamento di ARPA al riguardo.
  Sinceramente come geologo, come tecnico, sono rimasto allibito dalle affermazioni che ho letto nel verbale di un incontro con tecnici come me dell'11 gennaio Pag. 102013: non c'è una norma di riferimento in quel verbale, non c'è un valore di riferimento; io quando parlo di inquinamento mi riferisco alla direttiva comunitaria, non esiste la criticità ambientale.

  PRESIDENTE. Scusi, dottore, era un verbale di cosa?

  GIANNI MENCHINI, Ex commissario delegato al sito di interesse nazionale Laguna di Grado e Marano. Un verbale di assunzione di informazioni della procura della Repubblica di Udine dell'11 gennaio 2013. Quando parliamo di inquinamento sappiamo bene a cosa facciamo riferimento, quando parliamo di valori di inquinamento sappiamo bene a cosa facciamo riferimento, perché le espressioni qualitative dovrebbero essere abolite, soprattutto nel linguaggio dei tecnici.
  C'è una serie di domande, alle quali ancora oggi, a distanza di quattro anni, non sono riuscito a darmi una risposta. Sicuramente, avendo vissuto otto anni all'interno di ARPA, non riesco a comprendere come ARPA nel 2011 dia un via libera al piano di bonifica delle aree inquinate della regione Friuli Venezia Giulia Laguna, dicendo che i sedimenti si devono bonificare, nel 2012 affermi (ho riportato le citazioni) che i sedimenti non si possono scaricare ai lati dei canali e nel 2013 disattenda assolutamente questa indicazione, in assenza di altra norma uscita nel frattempo di carattere diverso.
  Ci sono anche cose da capire riguardo il decreto di perimetrazione del Ministro Clini. All'articolo 2 di quel decreto si dice che «la regione Friuli Venezia Giulia è soggetta alle necessarie verifiche e all'eventuale bonifica dei siti deperimetrati»; io mi domando retoricamente se questa fase sia stata portata a termine.
  Sette immagini sulla Caffaro. Ancora oggi la Caffaro è un sito inquinato nazionale, ma la prima questione è abbastanza curiosa: nel 2001 si dà un giudizio positivo di compatibilità su una centrale realizzata nell'area immediatamente a sud della Caffaro di Torviscosa, ma nelle prescrizioni si dice che «si deve procedere agli interventi di bonifica delle aree delle discariche delle ceneri presenti all'interno dello stabilimento produttivo». Quelle discariche non sono mai state bonificate, né allora, né oggi.
  Vi ho riportato un estratto significativo della richiesta di rinvio a giudizio; nel frattempo c'è una serie di atti, fra cui anche la mia nomina. Ho citato una relazione del commissario giudiziale Caffaro, quindi a firma Caffaro, in cui si dice chiaramente che ci sono da spendere 68 milioni, ma che quei 68 milioni di euro non riguardano le aree interne allo stabilimento Caffaro, non riguardano la discarica Valletta, non riguardano i sedimenti del canale Banduzzi.
  Questi sono i termini dell'inquinamento, 219.000 metri cubi di rifiuti (non parliamo di qualche migliaio di metri cubi di rifiuti), 394.000 metri cubi di terreni contaminati, e questi numeri attendono ancora una smentita che non è mai arrivata in questi anni.
  Arriviamo a due passaggi interessanti. Il Ministero tira le orecchie all'amministrazione straordinaria Caffaro, dicendo che forse è il caso di aprire meno contenziosi o procedimenti amministrativi nei confronti del commissario delegato, il quale nel frattempo ha anche prodotto una variante in riduzione del suo progetto, sicuramente con interventi molto costosi, ma adeguati a risolvere un problema di oltre 2 milioni di metri quadri di area inquinata, area produttiva Caffaro.
  Questa dunque è la sintesi, vi ho riportato le testimonianze di due tecnici di fronte all'accusa, che dicono che il progetto del commissario era operativo, ma non voglio toccare mie attività, voglio solo dire che si è stati molto solerti nell'opporsi alle attività del commissario delegato con ben sette ricorsi al TAR, che non sono mai giunti in fondo, non hanno mai ottenuto la sospensiva nel merito degli obiettivi e delle motivazioni per i quali venivano fatti.
  Poiché abito in Friuli Venezia Giulia e conosco molto bene quell'area non mi sorprende che la situazione attuale dell'area Caffaro sia quella che si può registrare, una situazione che è peggiorata nel tempo perché la discarica Valletta è andata in procedura di infrazione comunitaria, un vincolo Pag. 11 che si perpetua e impedisce nuovi insediamenti industriali in quell'area produttiva di interesse regionale, 2 milioni di metri cubi vincolati; quindi non c'era un disegno industriale allora, come non c'è oggi, ed ecco perché l'area è ancora vincolata chissà per quanto.
  Anche qui emerge una serie di domande perché, se il progetto del commissario delegato è stato ritenuto superato con il ministro in Conferenza di servizi, cosa che non ricordo di aver visto in tutti gli anni in cui ho operato in ARPA, c'è da chiedersi se gli interventi del commissario straordinario, approvati nella Conferenza di servizi del 18 febbraio 2013, abbiano avuto un seguito, la pongo come questione molto serenamente.
  Cosa si farà di fronte alla discarica Valletta, in cui il Ministero dell'ambiente nel 2011 ha chiesto di operare secondo il decreto legislativo n. 36 del 2003? Sono sicuro che non ci sono deroghe per nessuno, perché come il piccolo imprenditore risponde alle norme ambientali di legge, a maggior ragione iniziative di questo tipo, industrie di questo tipo, strategiche per la nostra regione se non per il Paese.
  C'è poi un problema di scarico non autorizzato (leggo i giornali e ve li riporto tal quale), la barriera idraulica che darebbe segnali di emissioni, di perdite, rimozione dei rifiuti (vi ho indicato quanti e quali rifiuti). Da ultimo, avevo lasciato nel febbraio del 2012 uno studio di fattibilità sulla rimozione delle peci benzoiche, rifiuti pericolosi, per 10.000 metri cubi; nel 2014 l'Accordo di programma Ministero-Regione, cronoprogramma di trentasei mesi (scusate, sono un po’ tecnico e uso i numeri, ma i numeri non mentono) ma, oggi devo registrare che non è stato approvato neanche il progetto e a trentasei mesi l'intervento doveva essere fatto.
  Allora mi sorge spontanea una domanda alla fine: amministrazioni tante, di fronte a questa situazioni sanitarie, ambientali, della giustizia, sia statali che regionali, hanno tutte espletato a fondo e compiutamente sulla base degli atti? Un dubbio sinceramente mi viene.
  L'ultima immagine, dopo avervi ringraziato per avermi audito, un augurio che voi possiate fare meglio e di più, e incidere maggiormente rispetto a quanto è avvenuto in questi anni non solo da parte della Commissione parlamentare, ma anche da parte delle amministrazioni. Ritengo, da geologo, che in questo procedimento, in questa istruttoria non si possa dimenticare il pregresso, che è incubatore delle decisioni, un pregresso di atti scolpiti nella roccia, del 2013, come è stato il decreto del Gip di Udine la prima presa di posizione della giustizia sulla questione. Nel decreto si demolisce la ricostruzione precedente e si dice che forse i commissari non hanno sbagliato, ma questo lo vedremo alle prossime puntate. Grazie.

  PRESIDENTE. La presentazione ha preso molto tempo, quindi suggerisco di acquisire tutta la documentazione che potrà farci avere anche in formato elettronico e poi, se ci sarà bisogno di chiarimenti ve li chiederemo per iscritto, perché la situazione è a noi nota. C'è un procedimento giudiziario in corso, c'è un'ipotesi della procura che ha portato ad alcuni provvedimenti, c'è un'altra ipotesi che oggi abbiamo visto ed era necessario che acquisissimo che invece asserisce che quell'inquinamento c'era e doveva essere affrontato.
  Visto che stiamo finendo il nostro lavoro sui siti Caffaro, acquisiamo questo materiale e valutiamo eventuali approfondimenti ulteriori, perché relegare in tre o quattro minuti una serie di domande mi sembrerebbe poco opportuno. La questione è complessa anche perché oggi siamo di fronte a uno stallo, la riperimetrazione è stata fatta, sono stati acquisiti i dati.
  Noi avevamo già acquisito la documentazione, ci mancava questo pezzo, adesso ci lavoriamo sopra e, se ci fosse necessità di ulteriori informazioni, ve lo faremo sapere.
  Vi ringraziamo e dichiariamo conclusa l'audizione.

Audizione di Francesco Fallica, procuratore della società Enki.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Francesco Fallica, procuratore Pag. 12 della società Enki, che ringrazio per la presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione, dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul ciclo dei rifiuti della regione Lazio, con particolare riguardo al tema del ciclo dei rifiuti su Roma.
  L'odierna audizione verte fondamentalmente sulla gara che vi siete aggiudicati, quindi ci interessa capire innanzitutto la natura della vostra associazione di impresa, chi partecipa, qualche elemento generale, le basi della gara e i problemi che avete avuto, quando dovrebbe iniziare il trasporto della tipologia di rifiuti e in che luoghi vengano portati.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte dal segreto, consentendo alla Commissione i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Non mi pare sia questo il caso ma, se ci fossero eventuali situazioni che possono avere un interesse di carattere giudiziario, lei ce lo dice e noi secretiamo la parte.
  Cedo quindi la parola al dottor Fallica per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva che verte sulle questioni che le avevo detto, e poi sicuramente ci sarà qualche domanda da parte dei commissari. Le devo chiedere, come chiediamo a tutti i nostri auditi, se abbiate provvedimenti giudiziari in corso, per cui c'è la possibilità di essere accompagnati da un avvocato.

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Sì, io ho un procedimento in corso, per il quale non è ancora stata fatta eventuale richiesta di rinvio a giudizio.

  PRESIDENTE. Quindi lei potrebbe farsi accompagnare dall'avvocato, se vuole.

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. No, perché non attiene a questo lavoro e sono ancora sottoposto a indagini.

  PRESIDENTE. Io sono obbligato a dirglielo perché, essendo lei di fronte a una Commissione...

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Sono sottoposto ad indagine nel procedimento per la bonifica Sisas.

  PRESIDENTE. Quella di Pioltello e Rodano.

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Sì, ce ne sono 48 e faccio parte dei 48.

  PRESIDENTE. Ne siamo a conoscenza. Prego.

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Io mi chiamo Francesco Fallica, sono procuratore della società Enki, che si è aggiudicata la gara d'appalto per l'acquisizione di un accordo quadro con AMA nel corso del 2015.
  Abbiamo partecipato a questa gara in associazione temporanea di impresa con altre tre società, di cui due italiane, che sono una società di Monza, l'impresa Sangalli, e un consorzio di trasportatori campano, che già si occupa di questo tipo di servizi per le società provinciali della regione Campania, il Consorzio CITE, e poi con una società tedesca che si chiama Mag, che ha sede a Leutesdorf, vicino Bonn, la quale detiene rapporti con buona parte di società di gestione di inceneritori sia in Germania che in Austria che nel nord Europa.
  A parte l'impresa Sangalli che è stata aggiunta qui su Roma perché la dimensione era tale che volevamo avere più garanzie, questa è la squadra con cui di solito cooperiamo sulle gare per la regione Campania per fare lo stesso tipo di lavoro. Pag. 13
  La seconda domanda era in merito alla gara...

  PRESIDENTE. Sì, se può farci un inquadramento generale.

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. La gara che, se non vado errato, è stata pubblicata il 5 maggio del 2015, ha suscitato l'interesse della cordata di queste aziende, e dopo la verifica sulla possibilità di ottenere i requisiti previsti dal bando per partecipare alla gara abbiamo deciso di partecipare.
  Adesso non ricordo a memoria le date, ma, se volete, le reperisco dal computer che ho portato con me. Intorno a fine giugno-luglio è stata presentata la busta, le aziende partecipanti erano due, le offerte presentate erano due, la nostra cordata e la cordata di Colari Giovi.
  All'apertura delle buste era presente un nostro amministratore, che ha fatto presente alla Commissione che la cordata concorrente Colari Giovi non aveva alcun requisito richiesto dal bando, pertanto era una busta da escludere: non aveva presentato la fidejussione richiesta, aveva sbagliato la forma di associazione, perché aveva messo come mandataria la società con meno percentuale dell'ATI, non aveva la titolarità dell'impianto di recupero energetico, cosa richiesta dal bando, e per ultimo non aveva nemmeno fatto il sopralluogo. Possiamo dire che forse quei luoghi li conosce a memoria ma, se è previsto dal bando, bisogna farlo, quindi è stata esclusa.
  Da quel momento è iniziato il calvario, perché sono stati fatti subito un ricorso al TAR contro il bando di gara e sei motivi aggiunti di ricorso sempre da parte di Colari con svariate motivazioni nel corso del tempo contro l'aggiudicazione, contro AMA, contro tutto, contro l'aria!
  Questi ricorsi al TAR sono stati riunificati in un unico giudizio, che ha visto tutte le richieste di Colari respinte. Questo è stato pubblicato nella prima settimana dell'anno in corso, a gennaio 2016. A valle di questo giudizio abbiamo siglato l'accordo quadro con AMA il 27 gennaio.
  L'accordo quadro nell'idea originale prevista dal bando di gara europeo prevedeva il confronto competitivo tra le aziende che avrebbero dovuto essere titolari di accordo quadro, se ne speravano almeno tre, però il bando poteva essere aggiudicato anche in presenza di un'unica offerta valida, quindi non c'è stato il confronto competitivo perché non c'era più controparte e sono state fatte delle richieste di offerta specifiche in luogo del confronto competitivo, per staccare gli ordini.
  L'accordo quadro copre un periodo di quattro anni, ma poi il contratto esecutivo è un contratto annuale che AMA chiede anno per anno all'interno dei quattro anni. Nella richiesta di offerta per il primo anno abbiamo offerto il nostro quantitativo e ci è stato aggiudicato un contratto specifico, che è stato firmato nella seconda metà del mese di marzo di quest'anno.
  A distanza di meno di una settimana la mandataria Enki, in nome e per conto di tutto la RTI, ha fatto richiesta di ottenimento dei modelli 1A previsti dal Regolamento 1013 per l'esportazione dei rifiuti alla regione Lazio, attraverso la procedura che la regione Lazio ha normato, che – se posso dire, facendo esportazioni in tante regioni d'Italia – è un po’ bizantina, nel senso che è già una mezza notifica la richiesta del modello, cosa che non c'è in altre regioni (questa è una cosa che ogni regione o provincia norma per i fatti propri).
  Ha quindi bloccato l'emissione dei modelli, in prima istanza senza dare spiegazioni, in seconda istanza, in seguito a una nostra lettera di sollecito (noi abbiamo sempre tenuto traccia tramite PEC di tutti i passaggi in maniera ufficiale), ha risposto che non poteva prendere decisioni in merito, in quanto aveva chiesto al Ministero dell'ambiente (nota mia: che non è competente nel merito per legge) se avrebbe potuto rilasciare questi moduli.
  Dopo parecchio tempo, perché abbiamo fatto richiesta alla fine di marzo e i moduli ci sono stati rilasciati il 26 o il 27 maggio, il 19 ci hanno scritto una PEC, dicendo che potevano essere ritirati attraverso posta o appuntamento, abbiamo scelto di chiedere un appuntamento che ci è stato dato per il 26 o il 27 di maggio. Pag. 14
  Il 26 o 27 maggio abbiamo ritirato i moduli e poi abbiamo cercato di fissare un incontro in AMA per la definizione di alcuni dati, che devono essere decisi dal produttore. In merito al quantitativo totale, i siti dai quali esitare rifiuti sono due, i due TMB di AMA, quello di via Salaria e quello di Rocca Cencia, quindi per esempio la distribuzione quantitativa sui siti, chi è il responsabile legale che deve comparire nel riquadro del produttore dei rifiuti, quindi chi ha in AMA la delega per mettere la firma lì, tutte queste cose e non ultime le analisi di classificazione.
  Abbiamo avuto questo incontro in AMA il 14 di luglio, anche perché il 26-27 di maggio era un weekend, poi c'è stato il ponte del 1o, poi c'erano le elezioni a Roma, dopo c'è stato il ballottaggio e ci sono state tre settimane per eleggere la Giunta, quindi praticamente non si trovava nessuno. Il 14 di luglio abbiamo fatto l'incontro in AMA e abbiamo fatto formale richiesta via PEC di queste cose.
  Le informazioni ultime ci sono state date in fondo a luglio e le analisi ci è stato richiesto cortesemente di procurarle noi, perché il laboratorio che aveva vinto la gara d'appalto per fare le analisi in AMA non era in grado di fare determinati tipi di analisi, pertanto ci è stato richiesto di provvedere con un laboratorio nostro a nostre spese.
  Questo abbiamo fatto, però per organizzare un'attività di campionamento su due siti di rifiuti urbani, espletare tutto il procedimento di quartatura e fare le analisi c'è voluto il tempo che c'è voluto, le analisi erano pronte o l'ultimo giorno di luglio o il primo di agosto; noi il 3 di agosto abbiamo presentato la notifica in regione Lazio, perché l'unico l'ultimo pezzo che mancava era quello, cioè il certificato di analisi che deve essere obbligatoriamente inserito nel fascicolo. La regione Lazio ha spedito il fascicolo agli enti di destino l'8 di agosto.
  Nel contempo Colari ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, cioè ha fatto appello alla sentenza del TAR di gennaio e ha presentato ricorso. Non contenta del ricorso al Consiglio di Stato sulla prima sentenza, ha presentato un ulteriore ricorso al TAR sulla lettera che la dirigente di regione Lazio ha scritto in risposta a un quesito posto dall'amministrazione austriaca in merito alla capacità di smaltimento per quel tipo di rifiuti in Italia; ha risposto all'ente austriaco.
  Colari ha preso questa lettera della regione Lazio che era stata depositata dai nostri legali in sede di udienza del Consiglio di Stato ai primi di ottobre a rafforzamento della nostra tesi, ha fatto accesso agli atti e ha presentato un separato ricorso al TAR contro quella lettera, contro la regione Lazio e contro di noi senza notificarlo ad AMA.
  In Consiglio di Stato l'udienza c'è stata e siamo in attesa di sentenza, mentre il TAR dovrebbe esprimersi su questo, ulteriore ricorso, per il quale Colari aveva chiesto una sospensiva che gli è stata negata, l'8, cioè domani.

  PRESIDENTE. Per organizzare qualsiasi tipo di attività di trasporto rimanete in attesa delle decisioni del TAR o partite comunque?

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. No, non dipende da noi, dipende dagli enti. Ora, finalmente l'ente austriaco, dopo tutte queste vicissitudini – perché, dopo aver presentato ricorso al TAR su quella lettera, Colari non contento ha scritto alla Commissione europea, al Ministero austriaco, al Ministero tedesco, al Ministero dell'ambiente italiano –, ha scritto a tutti questi enti dicendo che è illegittimo quello che stanno facendo.
  Naturalmente il Ministero austriaco ha chiesto chiarimenti alla regione Lazio, che ha risposto in maniera non sibillina, ma molto asciutta, dicendo che, siccome il soggetto richiedente non è titolato perché non è parte di notifica, non deve dare alcuna risposta in merito a quello che questo signore ha scritto.
  Noi abbiamo scritto a tutti quegli enti di indirizzo, attraverso il nostro legale, chiarendo che questa è un'azienda privata, che agisce per interesse personale in quanto esclusa dalla stessa procedura di gara, e dopo una settimana il Ministero austriaco Pag. 15ha mandato la prima accettazione; decorrono meno di 30 giorni, venerdì scorso è arrivata l'autorizzazione alla notifica transfrontaliera su Austria.
  La procedura vuole una traduzione asseverata del consent, una quindicina di pagine scritte in tedesco, e no; stiamo provvedendo; io ho già la traduzione non asseverata, perché i tempi di asseverazione presso il Tribunale sono quelli che sono, e non appena avremo la traduzione asseverata presenteremo copia della traduzione asseverata alla regione Lazio, che deve a sua volta fare il decreto finale, che a valle della presentazione delle garanzie finanziarie abilita al rilascio dei modelli e quindi alla partenza delle spedizioni.
  Noi contiamo di partire, se poi il Consiglio di Stato chiude tutto...

  PRESIDENTE. In teoria diciamo verso dicembre...

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Teoricamente a partire da metà dicembre, da prima di Natale, noi iniziamo le spedizioni.

  PRESIDENTE. Tecnicamente è già tutto predisposto, se dovessero arrivare tutte le carte?

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Tecnicamente servono i treni e basta, nel senso che dobbiamo portare un escavatore gommato, munito di polipo per caricare le casse open top, che vengono portate dalla stazione del treno al TMB di Salaria, caricano il rifiuto e vanno alla stazione che è lì di fronte, vengono caricate le casse e partono i treni.

  PRESIDENTE. C'è qualche domanda che possiamo fare per approfondire il percorso?

  STEFANO VIGNAROLI. Vorrei chiedere due approfondimenti, innanzitutto sui laboratori di analisi che non erano in grado e perché di fare queste analisi; in realtà un laboratorio di analisi dovrebbe essere in grado; poi volevo conoscere la sua opinione, essendo lei uno dei protagonisti, sul motivo per cui Colari abbia fatto questi errori grossolani, nel senso che non ha dato le fideiussioni, non ha fatto il sopralluogo. Mentre è chiaro dopo il motivo dei ricorsi, per quale motivo non ha fatto in modo di aggiudicarsi questa gara secondo lei?
  Una volta fatto il bando e aggiudicato nel 2015, l'incontro c'è stato pochi mesi fa, nell'estate 2016, e mi sembra aver capito che durante tutti questi mesi lei non abbia mai incontrato i dirigenti AMA e, visto che le cose da definire erano tante, per quale motivo non vi siete incontrati?
  I trasportatori di Avellino del consorzio hanno già vinto altre gare qui a Roma e quali?

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Dunque, i laboratori: nell'incontro del 14 luglio 2016 per AMA c'erano il dottor Fortini, Zotti, che è il direttore tecnico, e non ricordo se ci fosse anche l'ingegner Casonato.
  Alla formale richiesta delle analisi, che era avvenuta prima attraverso mail, abbiamo avuto una risposta per mail di un certificato analitico di uno solo dei due impianti TMB, perché dell'altro impianto non c'era. La norma prevede che per ogni sito di produzione, anche se il rifiuto urbano di Roma è quello (non cambia se lo raccogli a Salaria o Rocca Cencia), ci sia un certificato analitico di classificazione del rifiuto, quindi ne servivano due ed erano carenti due parametri sui certificati. I parametri richiesti dalla norma, fanno riferimento alla tipologia di smaltimento individuata, ovvero il recupero energetico, cioè il potere calorifico e le ceneri devono essere due parametri importanti per chi fa l'attività di recupero energetico.
  Su una delle analisi (mi sembra che ci fosse quella di Rocca Cencia e non quella di Salaria) non c'era né uno, né l'altro parametro, quindi ho chiesto se il laboratorio incaricato fosse accreditato Accredia per quei test, come richiede la norma, e mi è stato risposto di no. Ho provato a dare un'indicazione di un laboratorio idoneo, ma mi è stato risposto che non possono fare affidamenti diretti (stiamo parlando di un'attività che si aggira su 5-6000 euro tra Pag. 16i due certificati analitici) a un laboratorio terzo, esterno, differente da quello aggiudicatario della loro gara per i certificati analitici, quindi di provvedere noi stessi, cosa che abbiamo fatto.
  Perché il laboratorio che loro hanno individuato in fase di gara non abbia l'Accredia per quei due parametri non lo so, quindi non posso rispondere.
  Per quale motivo Colari abbia fatto questi errori marchiani: ironia a parte, che non credo Colari abbia mai fatto gare, quindi non è abituata, non ha vinto semplicemente perché non aveva la disponibilità dell'impianto di recupero energetico. Colari in gara ha presentato i suoi impianti, i due TMB, che sono impianti che non c'entrano nulla con il testo del bando di gara europeo pubblicato; avrebbe dovuto farsi dare un impianto, come abbiamo fatto noi volendo partecipare alla gara.

  STEFANO VIGNAROLI. Non ha impianti di incenerimento all'estero?

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. No, che poi li abbia costruiti... ma costruirli è una cosa, venderli un'altra, gestirli e averli di titolarità è un'altra ancora.
  L'ultima domanda: in realtà noi fino alla sentenza del TAR non abbiamo visto nessun dirigente, a parte la dottoressa Daidone per le revisioni del testo del contratto, e solo questa persona abbiamo incontrato prima. Dopo la sentenza del TAR, a gennaio, ho subito incontrato Filippi, il direttore generale di allora, per la firma dell'accordo quadro che è avvenuta il 27 gennaio.
  Subito dopo la firma lui ha dato ordine alla sua struttura affinché facessero più in fretta possibile la richiesta formale di offerta per l'effettuazione della prima procedura negoziata per assegnare il primo contratto, e da lì, tempi permettendo, si è arrivati alla firma di quel primo contratto nella seconda metà di marzo, credo il 17 marzo.
  CITE, il Consorzio di trasportatori campani ha sede a Salerno, non ad Avellino, a quanto so fanno come attività consortile un po'di raccolta, non credo che abbia gare con AMA di Roma, cosa che invece ha l'altro associato dell'ATI, Sangalli, che raccoglie in qualche municipio per la raccolta differenziata per AMA, tra l'altro tristemente noto alle cronache perché un camion ha investito un ciclista meno di un mese fa.
  CITE che altre gare ha? In regione Campania raccoglie da qualche comune e poi ha la maggioranza delle gare dei trasporti esterni dagli Stir sia di Sapna che di Gisec che di Ecoambiente Salerno, sia quelli interni alla regione, cioè verso che l'inceneritore di Acerra, sia quelli esteri, che indice Sapna.

  STELLA BIANCHI. Avevo solo una curiosità. Ci è stata consegnata una mail dall'attuale assessore del comune di Roma Muraro, che lei mi aiuterà a capire perché non mi spiego questa cosa. In questa mail lei comunica a Filippi, in aprile, che ci sono dei ritardi e che alla regione Lazio la dottoressa Tosini sta tenendo un comportamento ostruzionistico che non trova giustificazione e quindi Enki farà di tutto per avere dalla regione l'ottenimento...

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Scusi se la interrompo, mi può dare la data di quella mail?

  STELLA BIANCHI. L'11 aprile 2016, alle 16.58.

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Perfetto, mi basta la data: l'11 aprile Filippi non c'è più da un mese e io non lo so, da un mese non è più in AMA e io gli scrivo ancora perché nessuno mi ha detto che non c'è più?

  STELLA BIANCHI. Questa è già una cosa strana, perché Filippi non c'è dal 24 febbraio, ma un'altra cosa che trovo strana e che lei mi spiegherà sicuramente è che lei mandi questa stessa mail a Paola Muraro, a Muraroambiente@gmail.com. Perché lo fa?

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Perché ad aprile la dottoressa Muraro era consulente di AMA, non mi ha mai fornito e non credo avesse un'e-mail Pag. 17AMA, quindi ho sempre comunicato con la dottoressa Muraro sin da quando la conosco, cioè ottobre 2013, con questa mail.

  STELLA BIANCHI. Mi fa venire in mente un'altra domanda. Lei quindi ha conosciuto la dottoressa Muraro a ottobre 2013 e ha sempre comunicato con lei, però a quanto sappiamo la dottoressa Muraro da consulente in AMA si occupava del controllo ambientale dei due TMB.

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Io ho avuto modo di conoscere questa sala avendo visto su Internet sette ore di audizioni tra Fortini e Muraro, quindi anch'io tante cose le ho apprese così...

  STELLA BIANCHI. Finisco la domanda. Per quello che sappiamo noi, la dottoressa Muraro è consulente di AMA per la verifica dei due TMB, allora lei mi può aiutare a capire perché lei scrive ad una consulente di AMA che è responsabile del controllo ambientale dei due TMB in riferimento alla gara per Enki? Perché lo fa?

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Perché io non so che la dottoressa Muraro è consulente solo per la verifica ambientale dei TMB. Come le ripeto, ho conosciuto la dottoressa Muraro nell'ottobre del 2013, quando ero amministratore delegato di un'altra azienda, la Ecoltecnica, e all'epoca abbiamo vinto la prima gara che AMA ha fatto per l'allontanamento dei rifiuti decadenti dai TMB all'indomani della chiusura della discarica di Malagrotta.
  Si fecero due gare, una a procedura negoziata perché non c'erano i tempi di aggiudicazione di una gara a procedura europea, che tra ricorsi e controricorsi è durata non so quanto tempo, (ne hanno pubblicate due contestualmente); una negoziata per coprire tre mesi nelle more di aggiudicare quella europea.
  Noi vincemmo quella negoziata di tre mesi, che poi diventarono tre mesi e mezzo, e Hera Ambiente vinse quella lunga. In quell'occasione, visto che partivamo prima noi dal 1° ottobre, che era il primo giorno post Malagrotta, in AMA si sono preoccupati tutti e la persona che ci ha contattato all'epoca in Ecoltecnica per assicurarsi che i TMB avessero il giusto numero di mezzi il giorno prima della partenza del contratto e per allineare tutte le cose fu la dottoressa Muraro.
  Personalmente, se non vengo informato di chi è, come e perché, e mi chiamano da AMA di Roma, diciamo che prendo ordini, ho scoperto adesso... a parte che anche preoccuparsi dell'allontanamento fa parte delle particolarità di gestione di un TMB, però poi...

  STELLA BIANCHI. Me lo aspetterei da un responsabile impianto...

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. I responsabili impianto ce li ha presentati la dottoressa, Di Giacomo e Lategano, e poi tutte le comunicazioni all'epoca le facevamo con loro, ma la programmazione venivano dalla sede di AMA.

  STELLA BIANCHI. Quindi lei aveva come riferimento principale la Muraro in queste cose?

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. No, non mi occupavo io di fare la programmazione, se ne occupava un dirigente di Ecoltecnica e credo che facesse la programmazione con i responsabili dei due impianti, ma lo start up del servizio è stato un po'controllato dalla dottoressa.

  PRESIDENTE. Il tipo di rifiuto va via con il codice 20, cioè un tal quale? Fortini ci diceva che avete fatto un'ulteriore trattativa per i quantitativi e per i costi, fino ad arrivare a un accordo, quindi se ci dice in definitiva qual è l'accordo raggiunto...

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Il rifiuto tal quale è una definizione che usiamo in Italia, il rifiuto codice CER 200301 in realtà a livello europeo, quindi anche in Italia, parla di rifiuti indifferenziati, siano poi essi indifferenziati tal quali, ovvero raccolti non in presenza di un servizio di raccolta differenziata, oppure residui, ovvero rifiuti indifferenziati Pag. 18 depauperati da frazioni raccolte a livello differenziato, a livello giuridico sul rifiuto non cambia nulla.
  Cambia a livello tecnico, cioè il rifiuto urbano residuo indifferenziato ha maggior potere calorifico, minore indice respirometrico, cioè sono tutti parametri tecnici, con la differenza che a Roma non esiste la raccolta differenziata su tutti i municipi, quindi il rifiuto è in alcuni municipi residuo, in altri tal quale vero, quindi da alcuni municipi in cui la differenziata non è ancora partita arriva il tal quale vero e proprio, da altri arriva il residuo.
  All'epoca della procedura negoziata feci un quesito tra l'aggiudicazione dell'accordo quadro e il tempo dato per fare l'offerta della prima procedura; il quesito verteva sulla possibilità di fare proposte alternative anche in merito alla logistica per espletare il servizio e la risposta fu che si potevano fare proposte alternative purché il costo fosse inferiore a quello offerto per il servizio così come da gara, e così facemmo.
  Facemmo un'offerta per il servizio, che è quella in essere, e un'offerta vincolata a determinate cose che non hanno avuto seguito, cioè vincolata al fatto che AMA potesse installare (o noi per conto di AMA) delle presse con sistema di filmatura per poter usare una logistica navale anziché usare per forza quella per i rifiuti sfusi, che non può essere navale.
  La seconda era un contratto che si riferisse a pluriennalità, perché per utilizzare delle tariffe inferiori i gestori degli impianti di incenerimento sono delle industrie, fanno dei programmi a lungo termine, nessuno si impegna con una tariffa particolare per un lavoro che potrebbe esserci oggi e domani no.
  Queste furono quindi le due condizioni, l'offerta aveva validità 180 giorni, è scaduta nell'anno di mai e quindi non vale più.

  PRESIDENTE. Quindi ci sono ancora, se non erro, 660 mila tonnellate?

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. No, questo era l'accordo quadro totale: l'accordo quadro del bando di gara sono circa 650 mila. Noi abbiamo fatto un'offerta per 160.000 tonnellate su base annua, valida il primo anno. Il secondo anno, se ci sarà, dovremo essere invitati a offrire, perché non è automatico: AMA fa quel che vuole anche a livello dell'accordo quadro, e anche a livello del primo accordo quadro, se volesse rescindere in corso d'opera, salvo pagare i costi sostenuti non ha penali.

  PRESIDENTE. Questo significa che nel 2017 dovrebbero andar via 160.000 tonnellate di rifiuto indifferenziato/da residuo, se tutto va come deve andare.

  FRANCESCO FALLICA, Procuratore della società Enki. Sì, Consiglio di Stato permettendo. Grosso modo è un po’ meno del 25 per cento, quindi di un quarto di quello messo a gara.
  Aggiungo un particolare: AMA ha indetto un'altra gara, spezzettando i lotti, facendo molti lotti piccoli, la gara 50. Questa era la gara 2 del 2015 e la gara 50 del 2015, quindi indetta a fine anno per non so quanti lotti, è stata indetta per coprire le quantità non aggiudicate, quindi il restante 75 per cento, però spacchettato su tanti lotti piccoli.
  Nessuno ha partecipato, io non ho partecipato perché il bando di gara non dava possibilità di partecipazione. Nella prima gara bastava avere la titolarità di un impianto, ma non in grado di coprire tutta la quantità offerta, perché poi si poteva offrire impianti integrativi, presentandone solo le disponibilità e le dichiarazioni di accettazione. Nella seconda gara, quella di tutti i piccoli lotti, l'impianto doveva essere di titolarità e non si potevano integrare gli impianti, quindi per questo secondo me è andata deserta.

  PRESIDENTE. La ringraziamo e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.40.