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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta n. 72 di Martedì 24 gennaio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gelli Federico , Presidente ... 3 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro:
Gelli Federico , Presidente ... 3 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 4 
Gelli Federico , Presidente ... 8  ... 8 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL)  ... 8 
Beni Paolo (PD)  ... 8 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD)  ... 9 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL)  ... 9 
Gelli Federico , Presidente ... 9 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 9 
Beni Paolo (PD)  ... 9 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 9 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD)  ... 10 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 10 
Gelli Federico , Presidente ... 10 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 10 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL)  ... 11 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 11 
Brescia Giuseppe (M5S)  ... 11 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 11 
Beni Paolo (PD)  ... 12 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 12 
Beni Paolo (PD)  ... 12 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 12 
Carnevali Elena (PD)  ... 12 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL)  ... 12 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 12 
Gelli Federico , Presidente ... 13 
Carnevali Elena (PD)  ... 13 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 13 
Carnevali Elena (PD)  ... 13 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 13 
Carnevali Elena (PD)  ... 13 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 13 
Gelli Federico , Presidente ... 13 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 13 
Gelli Federico , Presidente ... 13 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL)  ... 13 
Beni Paolo (PD)  ... 14 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 14 
Beni Paolo (PD)  ... 14 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 14 
Gelli Federico , Presidente ... 14 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD)  ... 14 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 14 
Gelli Federico , Presidente ... 15 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 15 
Gelli Federico , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO GELLI

  La seduta comincia alle 12.40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  Avverto che, ove fosse necessario, anche su richiesta di un commissario, ovvero dell'audito – il signor procuratore mi ha già detto che ci saranno delle parti che saranno assoggettate a segretazione – i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
  Al riguardo, per assicurare la massima fluidità al dibattito pubblico, prego i colleghi di riservare eventuali quesiti da sviluppare in sede riservata alla parte finale della seduta, come avviene di solito.

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, il dottor Carmelo Zuccaro. Benvenuto, procuratore, e grazie della sua disponibilità.
  La presente audizione è volta a ricevere informazioni in merito alla chiusura delle indagini relative all'inchiesta sull'appalto per la gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Mineo. Si tratta di un aggiornamento indispensabile prima di procedere alla discussione di una specifica relazione sulla materia.
  Voglio ricordare al procuratore che la nostra Commissione abbastanza recentemente è stata a Mineo per missione, la seconda, e ha avuto modo di raccogliere informazioni direttamente sul posto dagli operatori, dagli ospiti, dal prefetto e dalle varie altre figure istituzionali. Confermiamo la nostra idea che quella non sia una struttura idonea per poter fare accoglienza, viste le dimensioni e la situazione nella quale si trova. La Commissione si è espressa in maniera unanime nel sopralluogo che ha effettuato.
  A maggior ragione, l'idea che era emersa di realizzare in una sezione della struttura addirittura un hotspot ci era parsa totalmente insostenibile e deprecabile, in una realtà che presenta già elementi di difficoltà e una situazione veramente delicata nella sua complessità.
  È per questo che abbiamo più volte manifestato, anche pubblicamente, la volontà di far presente al decisore, in questo caso al Ministero dell'interno, che sarebbe stata una strada per noi molto sbagliata.
  Su questo argomento del CARA di Mineo ovviamente ci sono stati successivi dibattiti, sia a livello della nostra Commissione sia nell'aula di Montecitorio. Una mozione del Movimento 5 Stelle nel mese di ottobre ci ha permesso di ritornare sul merito della questione, con tutte le sue sfaccettature, con l'impegno che questa Commissione in tempi brevissimi debba arrivare ad una relazione conclusiva.
  La relazione conclusiva non è ancora stata depositata, anche alla luce delle novità che sono emerse dalla stampa proprio recentemente. Prima di arrivare a tirare le Pag. 4nostre conclusioni rispetto a questa relazione, il collega Burtone, che svolge il ruolo di coordinatore del gruppo di lavoro, subito dopo l'audizione con lei, procuratore, si prenderà l'impegno di convocare il gruppo e di esporre la bozza di relazione finale, per produrla in tempi veramente rapidi, perché abbiamo già impiegato troppo tempo.
  Tuttavia, le novità che noi abbiamo appreso dalla stampa ci sembravano quanto mai pertinenti. Concludere la relazione avendo l'aggiornamento di quello che la magistratura sta facendo su questa materia così delicata e così complessa – che ha ricadute, come ben sappiamo, di livello non solo locale, ma anche nazionale – ci sembrava importante.
  Il caso di Mineo costituisce il paradigma delle difficoltà del modello di accoglienza basato sulla concentrazione di molti immigrati in grandi centri. Seppure a detta di tutti tale modello è superato, va anche detto che il modello alternativo dell'accoglienza diffusa è un modello che richiede la compartecipazione dei vari livelli istituzionali e non è pertanto facile da realizzare e da portare avanti.
  Lo abbiamo visto anche recentemente nella nostra missione che abbiamo fatto a Cona, in provincia di Venezia, dove tutti hanno ammesso che quella è una struttura insostenibile, ma soluzioni alternative come quella dell'accoglienza diffusa sono di difficile individuazione. Dunque, al di là degli intenti condivisi, mancano le proposte operative.
  Ricordo che i temi esposti hanno già portato alla discussione di mozioni volte ad avviare le procedure per chiudere definitivamente il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, nelle sedute del 3 e 4 ottobre u.s..
  Al di là del tema della chiusura o del ridimensionamento del centro, tra i compiti della Commissione rientra anche quello di valutare le anomalie che hanno caratterizzato la prima fase del centro, che è all'attenzione della magistratura. Nello specifico, parliamo delle irregolarità sotto il profilo penale del procedimento di scelta del contraente.
  Nel dare la parola al dottor Carmelo Zuccaro, lo invito nel corso del suo intervento a segnalare quando sia opportuno a suo giudizio adottare il regime di piena riservatezza, proseguendo i lavori in seduta segreta. Lo stesso regime di riservatezza potrà essere adottato in relazione all'eventuale documentazione che venisse trasmessa alla Commissione.
  Cedo la parola al procuratore Zuccaro per lo svolgimento della sua relazione.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Grazie, presidente. Premetto che devo ringraziarvi per aver previsto la mia audizione, perché ritengo doveroso che la Commissione, che sta svolgendo questo tipo di lavoro in maniera così efficace, venga messa a conoscenza dei fatti emersi dalla stampa.
  Tengo a sottolineare – perché è un indirizzo che la procura che ho l'onore di guidare ha sempre seguito negli ultimi tempi – che noi non siamo soliti diramare comunicati stampa delle richieste di rinvio a giudizio. Quando esercitiamo l'azione penale, noi non diffondiamo dei comunicati stampa. Non abbiamo informato la stampa della richiesta di rinvio a giudizio che abbiamo depositato presso il giudice dell'udienza preliminare il 18 gennaio di quest'anno, cioè subito dopo che erano stati ultimati gli adempimenti connessi agli avvisi di conclusione indagine che erano stati inviati nello scorso mese di ottobre.
  L'indagine, per i tempi della procura di Catania, è durata troppo rispetto alle nostre aspettative, perché abbiamo dovuto segnare il passo a causa del fatto che l'organo principale al quale ci siamo rivolti per l'accertamento di determinati fatti, il raggruppamento operativo speciale (ROS) di Roma, ha avuto un cambio al vertice della sezione che si occupava specificamente di questi lavori.
  Il vertice peraltro è stato assunto da un alto ufficiale di polizia giudiziaria molto preparato che tuttavia ha dovuto ridisegnare l'impostazione dell'informativa di notizia di reato, che invece noi attendevamo prima dell'estate dell'anno scorso.
  Di conseguenza, i tempi purtroppo si sono molto allungati. Le vicende di cui ci Pag. 5occupiamo risalgono da ultimo al 2014 e credo che non sia mai auspicabile che fatti di questa importanza siano oggetto delle decisioni dell'autorità giudiziaria a distanza di oltre due anni.
  Che cosa è emerso dalle indagini che abbiamo compiuto? Purtroppo questo fatto ha anche determinato che non tutti i filoni investigativi che noi stiamo seguendo siano stati conclusi. È per questo che avevo già chiesto al presidente di tenere in considerazione il fatto che, per i filoni di cui ancora non abbiamo avuto un'informativa finale, non potrò che parlare in sede di audizione riservata, quindi non pubblica.
  È emerso che il sistema di evidenza pubblica che è stato adottato a partire dal 2011 – e, quindi, in ben tre occasioni nel corso del 2011, del 2012 e del 2014 – è stato fortemente viziato nella sua regolarità da un preconfezionamento dei bandi relativi alle gare. Praticamente hanno cucito su misura del designato vincitore il bando stesso.
  Questo è il sistema che è stato adottato, quello cioè di preconfezionare i requisiti a misura di quello che doveva essere il candidato finale, secondo l'ipotesi accusatoria a cui siamo pervenuti e che stiamo ancora sottoponendo al vaglio del giudice.
  L'ipotesi accusatoria è la seguente: che sin dall'inizio, sin da quando è stato designato da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri il soggetto attuatore per la realizzazione del CARA di Mineo, si sia individuato in determinate imprese – in particolare all'inizio nell'impresa Sisifo – il soggetto che, attraverso un consorzio o un'associazione temporanea di imprese (ATI), avrebbe dovuto aggiudicarsi la gara.
  La scelta di requisiti estremamente specifici, ma soprattutto il fatto di aver deciso di affidare servizi eterogenei tra di loro in uno stesso contesto e, quindi, con una stessa gara a evidenza pubblica, tagliando fuori imprese di piccole e di medie dimensioni che avrebbero potuto offrire condizioni migliori per i singoli servizi, ha creato i presupposti per poter arrivare alla scelta di questo candidato che doveva vincere a tutti i costi. L'ATI è stata creata apposta per poter arrivare a questo risultato.
  Sisifo era l'impresa di questo consorzio che avrebbe dovuto assicurare la sussistenza di quel requisito a cui è stato attribuito un punteggio determinante, quello cioè di poter disporre di un impianto di produzione dei pasti che non distasse più di 30 chilometri dal luogo in cui doveva essere realizzato il CARA. Questo è un prerequisito che chiaramente tagliava fuori diversi altri concorrenti.
  Un altro requisito che è stato considerato essenziale era quello secondo cui le ditte concorrenti dovevano poter vantare un'interlocuzione pregressa, quindi già sviluppata, con enti e associazioni che avessero già esperienza nel settore dell'accoglienza dei migranti e che operassero in provincia di Catania. L'attribuzione di questi punteggi determinanti chiaramente ha condizionato il risultato finale.
  Il preconfezionamento di questo bando è stato operato dal soggetto attuatore, l'onorevole Castiglione, secondo la nostra ipotesi accusatoria, attraverso il primo passaggio, che è stato quello di nominare come presidente della commissione di gara Luca Odevaine e come componente della stessa Giovanni Ferrera.
  Tra questi soggetti, secondo ciò che è stato ricostruito attraverso le indagini, è intervenuto l'accordo che ha portato poi alla scelta di un bando nelle condizioni che sono state rappresentate. L'onorevole Castiglione, Luca Odevaine e Ferrera Giovanni sono stati i promotori di questo accordo, che è intervenuto già nel corso del 2011.
  Apprendiamo dalle dichiarazioni che lo stesso Odevaine renderà prima alla procura di Roma nell'ambito di altra indagine giudiziaria, come a tutti noto, e poi più specificamente ripeterà ai magistrati titolari dell'indagine della procura di Catania che a questa associazione temporanea di imprese sono stati chiamati a partecipare altri soggetti oltre alla Sisifo, di cui era presidente del consiglio di amministrazione Salvo Calì, che infatti è uno degli imputati.
  Il primo è il consorzio Sol Calatino, il cui presidente, Paolo Ragusa, era quello che più pesantemente ha condizionato la scelta delle ditte che avrebbero assicurato Pag. 6le varie forniture di beni e di servizi al CARA di Mineo.
  Un'altra impresa è il consorzio gruppo La Cascina, il cui amministratore delegato, Menolascina Salvatore, secondo la nostra ipotesi accusatoria, risulta aver preso parte a questo accordo criminoso. La Cascina è un'altra società che è intervenuta ed è stata ammessa al consorzio, per la quale stiamo perseguendo l'amministratore delegato Cammisa Domenico, il vicepresidente del consiglio di amministrazione Ferrara Francesco e lo stesso Menolascina, che di questa società cooperativa è componente del consiglio di amministrazione.
  Un'altra è la società La Cascina global service, per la quale stiamo perseguendo due componenti del consiglio di amministrazione, lo stesso Cammisa e Parabita Carmelo, la cui presenza ritroviamo nell'accordo che viene stipulato.
  Infine, c'è la Domus caritatis cooperativa, di cui è componente del consiglio di amministrazione lo stesso Parabita.
  Il sistema che viene avviato nel 2011, secondo ciò che noi abbiamo potuto ricostruire, viene assolutamente replicato in occasione della gara che viene bandita nel corso del 2012. I protagonisti sono sempre gli stessi, a cariche mutate: Ferrera Giovanni diventa il presidente della commissione di gara e Luca Odevaine il componente della commissione di gara.
  Secondo la nostra ipotesi, sempre insieme all'onorevole Castiglione ancora una volta si predispone un disciplinare di gara che prevede tra i requisiti quelli che vi abbiamo citato. In particolare, qui si stabilisce che sia requisito di capacità tecnica l'avere gestito senza demerito almeno tre strutture di accoglienza negli ultimi tre anni e avere già gestito negli ultimi tre anni un servizio di ristorazione per non meno di 2.000 persone.
  Ancora una volta, si riconoscono punteggi determinanti ai fini dell'aggiudicazione della gara al disporre di un impianto di produzione di pasti entro un raggio di 30 chilometri e all'avere specifiche relazioni con enti e associazioni operanti nella provincia di Catania e che avessero operato nel settore dell'accoglienza dei migranti.
  Dunque, sostanzialmente, le prime due gare a evidenza pubblica ricalcano lo stesso copione. I reati che abbiamo contestato in queste occasioni sono il reato di turbativa d'asta e il reato di corruzione continuata, per le ragioni che più avanti evidenzierò.
  Invece, il dato innovativo che interviene prima della terza gara a evidenza pubblica è la nascita del consorzio dei comuni Calatino Terra di solidarietà, che poi viene mutato in Calatino Terra di accoglienza. La nascita di questo consorzio risale al dicembre del 2012. Viene nominato a presiederlo quello che era stato il soggetto attuatore in precedenza, ossia l'onorevole Castiglione.
  Questo consorzio stipula con la prefettura di Catania, nel marzo del 2013, una convenzione che doveva regolare la transizione dalla fase di emergenza, che esisteva dal 2011. Il contesto è noto a tutti.
  Questa convenzione stipulata con il ministero tramite la prefettura verrà prorogata tre volte nel 2013 e quattro volte nel 2014, quindi in totale ben sette volte. Questa convenzione prevede il pagamento di una spesa giornaliera per migrante di 34,6 euro.
  La gara che viene indetta nel corso del 2014 vede questo nuovo soggetto attuatore. La convenzione per cui viene fatta questa gara prevedeva il pagamento di una spesa giornaliera per migrante di 29,8 euro per persona.
  A quest'ultima gara hanno fatto richiesta di partecipare due soli consorzi, ma uno dei due, come sapete, ne è stato subito escluso. L'associazione temporanea di imprese vede la presenza di tutte le imprese precedenti, a cui si aggiungono l'immobiliare Pizzarotti e la Croce rossa.
  Abbiamo delle intercettazioni in atti che documentano come l'inserimento in questa associazione temporanea di imprese della Pizzarotti venga concordato tra i soggetti che preconfezionano questo bando di gara quale corrispettivo del fatto che il canone di locazione, che fino ad allora era stato convenuto nella misura di oltre 6 milioni di euro all'anno, secondo un calcolo fatto dall'Agenzia delle entrate, viene ridimensionato a circa 4,5 milioni di euro, per effetto Pag. 7del contratto di locazione che viene stipulato nel 2014.
  Abbiamo delle conversazioni tra Odevaine, Cammisa e altri soggetti del consorzio, in cui Odevaine esprime alcune perplessità per il fatto che quale compenso del minore corrispettivo di locazione si debba dare alla Pizzarotti la garanzia di aggiudicarsi alcuni servizi che dovrebbero essere messi in gara.
  Si conviene sul fatto che le regole sulla trasparenza degli appalti eccetera avrebbero reso difficile assicurare alla Pizzarotti di per sé l'aggiudicazione di questa gara e allora si concerta tra Odevaine e gli altri, per assicurare alla Pizzarotti questo corrispettivo, di farla entrare nell'associazione temporanea di imprese.
  In origine, quindi, la Pizzarotti avrebbe dovuto concorrere a parte nell'aggiudicazione di questi servizi. Invece, secondo gli accordi che noi abbiamo intercettato in tempo reale durante i nostri servizi, sappiamo che viene concordato un sistema diverso. Questo dimostra ovviamente ancora una volta – e lo apprendiamo in diretta – come tutto fosse già deciso sin dall'inizio.
  La gara alla fine viene aggiudicata con un ribasso di appena l'1 per cento. Il criterio seguito era quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Vengono inserite, come dicevo, tutte le imprese che abbiamo detto.
  Per quanto riguarda la Pizzarotti, gli imputati nei confronti dei quali procediamo sono alcuni soggetti che avevano dei ruoli particolari, per i quali non si è trattato di dimostrare che la carica che ricoprivano doveva comportare necessariamente la loro consapevolezza dell'accordo criminoso. Infatti, in base allo stato attuale delle indagini e quindi agli elementi indiziari, abbiamo la dimostrazione che Buttini Aldo, consigliere delegato al settore immobiliare della Pizzarotti, Soncini Stefano, direttore tecnico, e Rubino Fabrizio, dipendente, sono intervenuti fattivamente nel confezionamento di questo esito scontato della gara.
  Abbiamo contestato anche all'onorevole Castiglione e ad Anna Aloisi, sindaco del comune di Mineo, il reato di corruzione propria continuato. Questa condotta illecita, continuata dal 2011 al 2014, è stata ravvisata, da una parte, nel fatto che questi soggetti che rivestivano delle cariche pubbliche hanno turbato le tre procedure a evidenza pubblica di cui vi ho parlato e, dall'altra, nel corrispettivo che noi riteniamo essere stato loro promesso e dato.
  Mi riferisco alla promessa di voti per loro e per i gruppi politici di cui facevano parte in relazione alle elezioni politiche del marzo 2013, in cui è stato eletto l'onorevole Castiglione, alle amministrative del giugno 2013, a cui ha concorso per quanto riguarda il comune di Mineo il sindaco Aloisi, e alle europee del maggio 2014.
  Una parte dell'utilità promessa al funzionario, quindi, sarebbe stato un determinato bacino di voti per loro e anche per i gruppi politici di cui facevano parte. L'altro corrispettivo che è stato individuato è la costituzione di quindici circoli del Nuovo centrodestra (NCD) nei diversi comuni del Calatino in relazione alle elezioni politiche del marzo 2013.
  La corruzione è stata contestata anche a Paolo Ragusa, di cui vi avevo già parlato all'inizio, come presidente del consorzio Sol Calatino, perché aveva promesso la raccolta di voti in favore dell'onorevole Castiglione, del sindaco Aloisi e dei loro gruppi politici attraverso il mercimonio delle assunzioni presso il CARA di Mineo e la chiamata di lavoratori che venivano specificamente segnalati in particolare dall'onorevole Castiglione, oltre alla costituzione di quindici circoli.
  I reati di corruzione sono contestati ai soggetti di cui vi ho detto. Inoltre, sono stati contestati, come avrete appreso, vari reati di corruzione elettorale in relazione alle elezioni di cui vi ho parlato e alcuni reati di falso documentale, che sono di evidenza documentale perché risultano.
  Tali reati di falso documentale riguardano la scelta dei componenti del consiglio di amministrazione, nonché, quando verrà bandita la gara del 2014, la scelta di Odevaine come esperto e la scelta di Ferrera come presidente. Si attesta in atti pubblici che tale scelta è avvenuta a seguito di Pag. 8colloqui, ma tali colloqui non possono mai essere avvenuti nelle date attestate perché in quelle date quei soggetti non erano presenti nel luogo in cui, secondo la certificazione, avrebbero dovuto recarsi.
  Nel corso degli interrogatori che abbiamo effettuato, oltre a Luca Odevaine, anche gli imputati Cammisa e Menolascina hanno ammesso le loro responsabilità. In particolare, Odevaine ha dichiarato di aver agito in concorso con l'onorevole Castiglione, in quanto con lui sarebbe stata concordata sin dall'inizio la procedura di cui vi ho detto.
  Questa è un'estrema sintesi. Noi abbiamo accertato questi dati attraverso un'indagine molto complessa, che ha riguardato, da una parte, i fatti che sono emersi e, dall'altra...
  Questa è la parte su cui vi chiederei di procedere alla segretazione.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio-video.

  (I lavori della Commissione procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Il signor procuratore ha concluso, se ho capito bene, questa prima parte. Possiamo procedere con le domande. Ovviamente vale quello che ho detto al procuratore: se volete che alcune parti del vostro intervento vengano espletate in seduta riservata, è sufficiente che me lo facciate sapere.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ERASMO PALAZZOTTO. La prima è una richiesta di chiarimento rispetto all'ordine temporale. Lei ha parlato della costituzione dei quindici circoli del Nuovo centrodestra come controparte del fenomeno corruttivo in riferimento alle politiche del 2013. Ci deve essere stato un errore, perché nel 2013 il Nuovo centrodestra non esisteva, quindi le chiedo una precisazione per un fatto di chiarezza. L'NCD nasce successivamente, quindi l'onorevole Castiglione si era candidato nel Popolo della libertà (PDL).
  L'altra domanda riguarda la ricostruzione che lei ha fatto di tutto questo fenomeno corruttivo su vasta scala. C'è un punto che non mi è chiaro: le coperture che questo sistema corruttivo ha potuto vantare dentro agli apparati governativi deputati al controllo.
  Siccome parliamo del più grande centro di accoglienza di Europa, del più grande appalto sulla gestione all'accoglienza nel nostro Paese e di un flusso di denaro di questa entità, mi chiedo come sia stato possibile che dal 2011 al 2014 da parte della prefettura, del Ministero dell'interno e delle strutture direttamente responsabili di quella vicenda non ci sia stata nessuna forma di accertamento o non sia nato nessun sospetto rispetto a quello che stava accadendo.
  A tal proposito mi pare che, in base a un'inchiesta diversa, a Palermo il CARA di Mineo sia rientrato in un giro di assunzioni che hanno riguardato anche il prefetto di Palermo, che precedentemente era prefetto a Catania proprio nei giorni in cui veniva aperto il CARA.
  Su questo le chiedo se avete escluso qualunque coinvolgimento degli organi della prefettura o se eventualmente ci sono delle indagini in corso.

  PAOLO BENI. Io vorrei chiederle un paio di chiarimenti. Il primo riguarda l'impresa Pizzarotti.
  Noi non avevamo avuto – o forse è una mia dimenticanza – tra le tante informazioni raccolte su questa vicenda, l'informazione su questa riduzione del canone di locazione. Questa notizia mi è nuova.
  Peraltro, inizialmente l'immobile di Pizzarotti era stato requisito in virtù dell'emergenza e poi si arriva a determinare un canone, che presumo sia quello rimasto negli anni fino a che l'Agenzia delle entrate non ne ha accertato uno più basso. Vorrei capire come si determina il primo canone.
  Inoltre, vorrei sapere se ci sono elementi che coinvolgono, oltre ai protagonisti delle procedure di appalto e a tutti i vari soggetti interessati, anche il funzionamento Pag. 9degli uffici del ministero presso la prefettura di Catania.
  Noi sappiamo che esiste un altro troncone d'indagine, che non ho capito se è riunito col vostro, che riguarda la gestione, ossia una presunta truffa operata attraverso un meccanismo di registrazione delle presenze e, di conseguenza, di conteggio delle competenze per l'ente gestore.
  Vorrei sapere se questa è un'indagine completamente separata, perché non ricordo più se viene seguita da un'altra procura. Per ora mi fermo qui.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Sarò molto breve, perché le cose dette dal procuratore sono abbastanza chiare ed esaurienti.
  Vorrei la conferma che questo impianto accusatorio è basato sulle dichiarazioni di alcuni pentiti, collegate ad altre indagini e, se ho ben capito, anche su alcune intercettazioni telefoniche che sono state predisposte. Le informazioni esplicitate, che sotto certi aspetti avevamo letto sui giornali – perché con la chiusura delle indagini, non la procura, ma altri avevano passato alla stampa – stamani hanno un'ulteriore conferma, però vorrei capire meglio gli strumenti utilizzati.
  Infine, vorrei sapere se si sta procedendo anche sul versante degli SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), ovvero se in questi interrogatori è stato evidenziato che il sistema si sia allargato anche su questo fronte.

  ERASMO PALAZZOTTO. Vorrei aggiungere una domanda, sollecitato dall'onorevole Burtone. Rispetto a quest'ultima vicenda che riguarda eventuali interferenze delle organizzazioni mafiose sul sistema delle forniture, ci sono al vostro vaglio anche eventuali considerazioni, per alcuni dei soggetti coinvolti nell'indagine, di capi d'accusa per associazione mafiosa?

  PRESIDENTE. Procuratore, ovviamente nelle risposte vale la stessa cosa, se riterrà opportuna una segretazione. Mi sembra che le domande siano abbastanza delicate, quindi immagino che anche le risposte lo siano.
  Do la parola al procuratore Zuccaro per la replica.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Per quanto riguarda il problema della costituzione dei circoli dell'NCD, probabilmente, dopo aver precisato che i reati di corruzione sono contestati in relazione a tre competizioni elettorali (elezioni politiche del 2013, amministrative del giugno 2013 ed europee del maggio 2014), in un passaggio successivo, forse a causa della fretta, ho affermato che la costituzione dei circoli NCD è avvenuta in relazione alle elezioni politiche del 2013.
  Tuttavia, avevo precisato che in realtà le competizioni erano tre. Le europee del 2014 rientrano nell'accordo corruttivo, secondo l'ipotesi accusatoria che abbiamo mosso.
  Pertanto, la promessa di voti in favore dei soggetti che abbiamo detto e dei gruppi politici in cui di volta in volta all'epoca militavano – noi abbiamo indicato nei capi di imputazione il Partito della libertà, la lista Uniti per Mineo e l'NCD – si riferiscono complessivamente a tutte e tre le competizioni elettorali.
  Ovviamente si tratta di una contestazione che non può che essere sintetica nella descrizione dei fatti. Nell'ambito dell'informativa, che costituisce, come voi sapete, parte integrante della contestazione del capo d'accusa, viene precisato, in relazione alle singole competizioni elettorali, quali sarebbero state le utilità promesse.

  PAOLO BENI. Mi scusi, chiedo solo un chiarimento: in una di queste consultazioni la signora Aloisi è stata eletta sindaco di Mineo?

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. È proprio così, onorevole, nelle consultazioni amministrative del giugno 2013.
  Abbiamo prova del fatto che la candidatura della signora Aloisi è stata oggetto di una serie di discussioni, perché in un Pag. 10primo momento quest'ultima si era messa un po’ di mezzo, nel senso che, quale componente del consorzio, aveva in qualche modo osteggiato determinate soluzioni, ma alla fine si concorda con lei una linea di comune soddisfazione.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. L'Aloisi prima faceva parte del consorzio?

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Noi sappiamo che l'Aloisi, in quanto espressione di un determinato schieramento, era intervenuta nelle scelte. Sappiamo che ovviamente interviene a pieno titolo con la carica di sindaco soltanto quando viene eletta, però abbiamo dimostrazione del fatto che interviene anche prima di essere eletta, per esempio facendo sì che la parte di cui lei è candidata e rappresentante si interponga nella scelta di alcune ditte beneficiarie di forniture osteggiandole.
  Per attinenza di questioni, debbo dire che la parte che attiene alle forniture di servizi è curata della procura di Caltagirone. Noi abbiamo seguito questa linea di demarcazione tra le competenze di Catania e le competenze di Caltagirone. Noi, come procura di Catania, avremmo potuto occuparci di questa vicenda sotto due aspetti: o sotto quello della competenza funzionale, qualora fossero emersi reati di competenza della direzione distrettuale antimafia (DDA), o sotto l'aspetto territoriale per quanto attiene alla conclusione di una delle gare che erano in discussione.
  Siccome la prima delle gare a evidenza pubblica che risultano essere state turbate si è conclusa a Catania, anche sotto il profilo territoriale siamo competenti a occuparci del reato di turbativa d'asta e del reato di corruzione anche se non viene contestata l'aggravante dell'articolo 7.
  Tuttavia, per tutte le gare che invece vengono fatte dal consorzio in favore delle ditte fornitrici e, quindi, per le truffe legate alle presenze eccetera, è competente e sta procedendo la procura di Caltagirone.
  Ora vorrei dare una risposta per la quale chiedo la segretazione.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio-video.

  (I lavori della Commissione procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Per quanto concerne la copertura e il sistema corruttivo, ovviamente noi ci siamo chiesti se vi fossero corresponsabilità e da parte di chi nell'ambito delle istituzioni che sono state chiamate a gestire questa emergenza.
  Come vi dicevo poc'anzi e come voi ben sapete, la scelta che è stata fatta nella situazione di emergenza è stata quella dell'indennità e di ricorrere alla requisizione d'uso, non alla requisizione di proprietà.
  Indubbiamente la scelta della requisizione d'uso ha fatto sì che poi venissero fatte altre scelte successive circa i canoni da corrispondere e quello che doveva essere l'interlocutore.
  Voi sapete benissimo che il Villaggio degli aranci, che era di proprietà dell'immobiliare Pizzarotti, dopo che gli americani avevano disdettato il rapporto di locazione, era una realtà praticamente fuori mercato. Questo è un dato di fatto che non è contestabile. Era molto difficile per l'impresa Pizzarotti riuscire a trovare un altro utente per quel Villaggio degli aranci. Questo è un dato di fatto sicuro.
  Allo stesso modo, sappiamo per certo che la scelta di procedere alla requisizione d'uso non viene presa a livello locale da parte del prefetto di Catania, ma viene presa a livello centrale. Francesca Cannizzo è il prefetto che gestisce quella fase in cui si procede, sulla base di una scelta che viene presa a livello centrale, alla requisizione d'uso.
  L'indennità, in base agli atti che noi abbiamo accertato, in quel momento viene determinata in 6.058.333 euro dall'Agenzia del territorio. È l'Agenzia del territorio che, sulla base di calcoli che noi abbiamo verificato essere formalmente corretti, determina che l'indennità di requisizione su base annua è pari a circa 6.058.000 euro.
  Debbo dire che la pista che abbiamo seguito in questo caso, per cercare di vedere se vi fossero accordi di natura illecita precedenti, si è rivelata per noi una «pista Pag. 11fredda» – uso un termine che noi utilizziamo tecnicamente – nel senso che non siamo riusciti a rinvenire elementi che supportassero questo nostro sospetto. Infatti è rimasto un sospetto, non essendo stato confortato da indizi. Si è rivelata una «pista fredda», che quindi non abbiamo potuto successivamente coltivare.
  La pista fredda si basava sul sospetto che qualcuno avesse caldeggiato la scelta di ricorrere alla requisizione d'uso e di utilizzare il CARA di Mineo. Per quello che ci risulta, la scelta sarebbe stata di carattere politico. Siccome la Sicilia era la regione maggiormente investita dal fenomeno del flusso dei migranti e si trattava, quindi, di trovare in loco una soluzione almeno immediata al problema, il Villaggio degli aranci, secondo quello che emerge dalle dichiarazioni che abbiamo raccolto, è stato ritenuto, per le sue dimensioni eccetera, la scelta più opportuna da fare.
  È ovvio che sul merito politico non entriamo, ma né da Odevaine né dai servizi di intercettazione che abbiamo svolto si è mai potuto accertare se la scelta, anziché rispondere a criteri meramente politici più o meno discutibili, rispondesse ad interessi di altro tipo. Non siamo riusciti ad accertarlo, perché la pista – lo ripeto – era fredda, per mancanza di fatti concreti che potessimo verificare nel momento in cui noi siamo intervenuti.

  ERASMO PALAZZOTTO. Vorrei solo una precisazione. Ci può dire a livello centrale chi materialmente decise per la requisizione? Sempre che disponiate di questa informazione.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. In base agli elementi in nostro possesso, la scelta sarebbe stata fatta a livello del Ministero degli interni. Non sono in grado di dire, perché di questo non abbiamo avuto nessuna contezza, se la scelta del Ministero degli interni sia stata accompagnata da una discussione e da una scelta a livello di Consiglio dei ministri e, quindi, al livello più alto del Ministero degli interni.

  GIUSEPPE BRESCIA. Vorrei sapere se in questa scelta è stato coinvolto anche il Ministero delle infrastrutture, oltre a quello degli interni.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Lo ripeto: per quello che noi abbiamo accertato, la scelta di ricorrere all'indennità di requisizione sarebbe stata presa dal Ministero degli interni. Non posso escludere, ma non mi risulta, che anche il Ministero delle infrastrutture abbia interloquito nella scelta del Villaggio degli aranci.
  La scelta dell'indennità di requisizione è quella che viene adottata sia nella gara a evidenza pubblica del 2011 che in quella del 2012. In seguito, quando finisce la situazione di emergenza e, quindi, non è più possibile procedere alla requisizione d'uso, si decide di scendere in campo a livello di contrattazione tra parti che hanno gli stessi poteri e, quindi, di arrivare al contratto di locazione. Pertanto, è solo nel 2014, quando viene meno la copertura della situazione emergenziale, che si decide di arrivare alla determinazione di un canone di locazione.
  La proposta che fa la proprietà, Pizzarotti, è quella di richiedere un canone che sia pari all'indennità di requisizione.
  Aggiungo una parentesi. Purtroppo in Sicilia – per quanto riguarda Catania mi risulta direttamente – le situazioni emergenziali sono quelle che spesso coprono scelte di carattere illecito. Questo accade sia nella situazione dei migranti, sia, per esempio, nel campo dei rifiuti. In questo contesto a Catania abbiamo delle indagini, che voi ben conoscete, in cui emerge che, dietro a una situazione emergenziale oggettiva, a cui non sono estranee scelte politiche, si nascondono interessi concreti che portano a delle scelte che sono illecite sotto il profilo penalistico. Ciò accade anche in questo campo.
  Quando si decide di contrattare, la ditta Pizzarotti dice: «L'indennità di requisizione d'uso, a mio avviso, determina anche quale dovrebbe essere il giusto canone da pagare, che è quello di 6.058.000». Questa è la richiesta che avanza la Pizzarotti attraverso gli organi di cui vi ho detto.
  Da parte del consorzio, invece, si determina una scelta di tipo diverso. Secondo criteri che a mio avviso non rispondono a Pag. 12scelte di mercato – perché, come dicevo, il Villaggio degli aranci è fuori mercato in quel territorio – si ritiene di poter richiedere un canone di locazione pari a 4,5 milioni.
  In quel momento assistiamo in diretta alle intercettazioni e agli accordi illeciti, per cui si dice: «Tu, Pizzarotti, non perderai neanche una lira di quelle che sinora hai percepito. Tuttavia, non prenderai più tutto a livello di canone di locazione, ma lo prenderai per 1,5 milioni a livello di forniture. Siccome non ti si può garantire le forniture se tu concorri come ditta Pizzarotti, ti si chiede di entrare nell'ATI». Questo è quello che con le intercettazioni abbiamo provato essere successo. Questo è quanto riguarda la determinazione dei canoni.

  PAOLO BENI. Dunque, un canone di locazione a 6 milioni non c'è mai stato, ma c'è stata un'indennità.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Mai.

  PAOLO BENI. Quando finisce l'emergenza, fanno il contratto e lo fanno subito a 4,5 milioni.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Esatto. Però a seguito di un accordo corruttivo, che noi riteniamo essere stato illecito.
  Effettivamente, onorevole Burtone, il fulcro dell'impianto accusatorio si fonda sulle intercettazioni e sulle dichiarazioni di Luca Odevaine, che ha assunto la veste di persona che ha deciso a un certo punto di collaborare con noi, anche se ovviamente non ha la veste formale di collaboratore di giustizia.
  Le intercettazioni purtroppo risalgono soltanto a un certo periodo storico, perché noi veniamo investiti del problema soltanto quando il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione rileva nell'appalto del 2014 delle chiare infrazioni alle regole di trasparenza e di evidenza pubblica.
  Quando questo avviene, noi iscriviamo un procedimento, partiamo subito con le intercettazioni e, quindi, siamo in grado di intercettare questi accordi del 2014.
  Per quanto riguarda invece il periodo precedente, ci possiamo basare soltanto sui fatti documentalmente accertati. La chiave di lettura ci sembra del tutto rispondente ai fatti, perché è di tutta evidenza che il bando di gara è stato preconfezionato. Dal fatto che siano stati scelti quei requisiti, dal fatto che non aveva nessun senso predeterminare in quella maniera e soprattutto dal fatto che non aveva alcun senso ricorrere ad un unico fornitore per tutti quei servizi, che sono di natura eterogenea, appariva evidente come vi fosse stata un'intesa precedente per scegliere qualcuno.
  La chiave di lettura che ci fornisce Odevaine ci fa capire chi è intervenuto in questo accordo. Le dichiarazioni di Odevaine, per quello che abbiamo potuto accertare noi, allo stato sono state riscontrate al 100 per cento.

  ELENA CARNEVALI. Mi scuso ma sono arrivata in ritardo ed è quindi possibile che io ponga una domanda su una questione sulla quale ha già relazionato. Il reclutamento di Odevaine da parte di chi avviene e come avviene?

  ERASMO PALAZZOTTO. Probabilmente a causa delle interruzioni ha saltato la risposta alla domanda che riguardava eventuali coperture anche a livello ministeriale e da parte della prefettura sulla turbativa d'asta, non solo sulla scelta del CARA di Mineo, ma su tutti i fenomeni corruttivi che continuano fino al 2014. Oltre al prefetto Cannizzo, mi riferisco anche all'assenza di intervento da parte della prefettura, neanche in chiave di segnalazione al ministero di eventuali anomalie.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Per quanto riguarda la scelta delle procedure, sicuramente non si può parlare di un intervento attivo da parte della prefettura, perché era un cammino che era stato già percorso prima. Pag. 13
  Per quanto riguarda la segnalazione delle anomalie, vi debbo ribadire che in effetti sono state rilevate esclusivamente dal presidente dell'ANAC, quindi non ci erano state in precedenza segnalate da parte della prefettura. Questo è un dato di fatto.
  Ovviamente l'omessa segnalazione da parte del prefetto, che successivamente è intervenuto nel seguire queste cose, di per sé non può costituire ipotesi illecita. Non ci risulta né dalle dichiarazioni di Odevaine né dalle intercettazioni che da parte di componenti della prefettura di Catania vi sia stata una partecipazione all'accordo corruttivo.

  PRESIDENTE. C'era la domanda dell'onorevole Carnevali, che chiedeva...

  ELENA CARNEVALI. (fuori microfono). Come e quando è stato reclutato Odevaine.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Di questo aspetto, come sapete, si sta occupando per quanto riguarda la parte generale la procura di Roma, che mi pare stia già procedendo anche per questi fatti.
  Noi sappiamo che Odevaine a Catania, come dicevo all'inizio, è stato nominato come presidente della commissione di gara che doveva preconfezionare il bando, in virtù del fatto che vantava esperienze precedenti proprio nel campo della gestione dei centri di accoglienza in altre parti d'Italia.

  ELENA CARNEVALI. (fuori microfono). Quando?

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Quando l'aveva fatto in altre parti d'Italia?

  ELENA CARNEVALI. (fuori microfono). No, quando viene nominato.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Nel 2011. Lo avevo detto all'inizio, ma è giusto ripeterlo: sin dal 2011 Odevaine è il presidente della prima commissione di gara in cui interviene l'accordo corruttivo. Sin dal 2011 lui è presente e lui stesso ammette che il suo contributo è stato fondamentale e determinante per scegliere le imprese che sarebbero dovute entrare nell'ATI e gli strumenti per poter preconfezionare il bando di gara.
  Lui afferma chiaramente: «Questa è una cosa che vede innanzitutto protagonisti me e l'onorevole Castiglione. Siamo noi due prima che trattiamo queste cose e successivamente intervengono gli altri soggetti». Tra questi soggetti ci sono Paolo Ragusa e gli altri componenti, che vi ho menzionato prima, dei vari consorzi.

  PRESIDENTE. Facciamo le ultimissime domande e poi chiudiamo, altrimenti sembra che vogliamo contrapporre un interrogatorio al procuratore. Non è assolutamente questa l'intenzione dei colleghi – ne sono certo – ma solo quella di acquisire ulteriori elementi.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Io l'ho intesa così, nella maniera più assoluta.

  PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Vogliamo solo fare chiarezza rispetto a qualche dubbio che abbiamo.

  ERASMO PALAZZOTTO. Chiedo scusa se io insisto su questo punto, ma lei comprenderà che il fenomeno corruttivo che consiste in uno scambio politico-elettorale in tre tornate elettorali, che riguarda prevalentemente un partito o comunque una corrente di un altro partito, cioè l'NCD, a cui fa capo anche l'ultimo Ministro degli interni, rende doveroso approfondire questo punto.
  Risulta da alcune intercettazioni che, dopo il parere dell'ANAC, ci sia stato uno scambio tra alcuni dei protagonisti della vicenda della gestione del CARA di Mineo – credo che nello specifico fosse coinvolto Paolo Ragusa – che tranquillizzano alcuni esponenti rispetto al fatto che ci sono delle coperture, che si era sentito qualcuno al Pag. 14ministero e che questa vicenda dell'ANAC sarebbe finita in una bolla.
  Nello specifico, credo che il riferimento fosse al prefetto Morcone, come è emerso su alcune testate giornalistiche. In effetti, il prefetto Morcone successivamente si pronuncerà sulla dichiarazione dell'ANAC rispetto all'illegittimità della gara, sostenendo che in realtà quella gara è legittima e che, quindi, lui non ritiene che ci siano elementi per doverla annullare, neanche in autotutela.
  Le chiedo se questa informazione vi risulta e come la state approfondendo.

  PAOLO BENI. Lei ha affermato che l'azione corruttiva inizia fin dal primo appalto, che viene preconfezionato. È quello del 2011, quindi ancora nell'emergenza, quando la Croce rossa rinuncia alla gestione?

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Proprio così.

  PAOLO BENI. Rinuncia dopo pochi mesi, quindi c'è ancora la gestione Castiglione.
  La Croce rossa in tutta questa vicenda c'è sempre, perché poi rimane nel primo appalto per la gestione dei servizi sanitari. Lei ha citato, rispetto all'indagine chiusa, una serie di figure coinvolte. Non avete risultanze di un coinvolgimento anche dei responsabili della Croce rossa?

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Io la ringrazio per aver sollevato questo aspetto e, se mi consentite, inizio subito da questa risposta, per rendere ancora più evidente il metodo che abbiamo seguito nella scelta dei capi di imputazione e degli imputati da perseguire.
  Non abbiamo seguito la logica del cui prodest. Non abbiamo indagato tutte le imprese soltanto perché facevano parte dell'ATI e coloro che in queste imprese rivestivano cariche che per forza di cose li portavano a dover sapere che l'accordo corruttivo era intervenuto.
  Noi, partendo dal dato di fatto che alcune imprese o alcuni enti entrano nell'ATI, abbiamo voluto accertare chi fosse coinvolto in questo accordo di preconfezionamento dei bandi di gara e dietro che cosa.
  Inoltre, le persone che abbiamo scelto non sempre sono quelle che rivestono le cariche apicali, ma sono soltanto quelle che, dalle concrete risultanze, vuoi perché sono state nominate dai soggetti che hanno deciso di rivelarci i fatti, vuoi perché emergono dalle intercettazioni, dimostrano di essere a conoscenza degli accordi corruttivi.
  Per quanto riguarda la Croce rossa italiana, nulla di questo è mai emerso dalle nostre indagini, né perché ce l'hanno detto né perché lo abbiamo accertato documentalmente o per via dei servizi tecnici di intercettazione.
  Per quanto riguarda il discorso dell'intercettazione a cui lei faceva riferimento, ho ben presente il fatto che si allude a delle coperture che all'interno del ministero sarebbero state date in relazione alle indagini in corso. Non emerge da nessuna delle intercettazioni in mio possesso, per quanto è a mia memoria, alcun passo dal quale si possa con ragionevole evidenza evincere che il prefetto Morcone abbia dato coscientemente una copertura all'accordo corruttivo intervenuto, sapendo cioè di questo accordo e garantendo l'impunità dei soggetti.

  PRESIDENTE. Quest'ultimo chiarimento è molto importante per tutti noi.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Avevo chiesto anche se c'è un filone di indagine sugli SPRAR.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Sì, è vero, onorevole. Quando ho detto che avevamo demarcato le linee di competenza tra noi e la procura di Caltagirone, forse avrei dovuto esplicitare che, per quanto riguarda gli SPRAR che operano nel nostro territorio, non abbiamo evidenze di attività corruttive di questo tipo. Per quanto riguarda Pag. 15 la procura di Caltagirone, non posso risponderle io, perché naturalmente sta procedendo, sia pure d'intesa con noi, in via del tutto autonoma.

  PRESIDENTE. Signor procuratore, noi la ringraziamo moltissimo. Credo che la sua audizione sia stata veramente importante e utile per noi, anche in questi ultimi chiarimenti.
  D'altronde, noi siamo una Commissione che deve lavorare quotidianamente su questi problemi e su questo tema, quindi sapere se il fenomeno è limitato a una fattispecie o esteso in maniera generalizzata ci mette in condizioni sostanzialmente diverse nella nostra missione quotidiana. La ringraziamo veramente, è stato molto utile. Ovviamente la ringraziamo anche per la sua rinnovata disponibilità in tutti gli appuntamenti che abbiamo avuto.
  Le faremo conoscere quanto prima le valutazioni che faremo nella relazione, perché crediamo che un dialogo tra livelli istituzionali possa essere di proficuo contributo per l'importante lavoro che svolgete voi, ma anche per il lavoro che stiamo preparando noi, per il nostro dibattito e per le nostre valutazioni di carattere più propriamente politico-istituzionale.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Grazie, presidente. Se mi consente, oltre a esservi io grato del fatto che mi avete dato questa possibilità, da magistrato che guida una procura che effettivamente è in primo piano nel campo del migranti, vi rivolgo un invito.
  Il trattamento dei migranti è un fenomeno che coinvolge appieno il tessuto sociale del nostro territorio. Le scelte che sono state compiute sinora a livello politico, a mio avviso, hanno complicato l'ordine pubblico, portando a una situazione strutturale che, come sapete, è molto precaria e ha favorito determinati accordi corruttivi e clientelari.
  Io vi chiedo di tener conto di questa situazione, per far sì che il nostro lavoro non sia vieppiù complicato. Noi sopportiamo sicuramente la massa di migranti maggiore che viene dal Nord Africa e dal Centro Africa.
  Come sapete, la procura di Catania ha elaborato strategie di intervento che hanno inciso e profondamente modificato le modalità con cui il traffico dei migranti avviene qui in Sicilia. Infatti, non arrivano più i barconi, ma arrivano altri tipi di cose, eccetera. Noi cerchiamo di seguire molto questo fenomeno e le sue evoluzioni. In effetti, questo fenomeno si sta evolvendo in maniera molto particolare, ma non è questa la sede per dirlo.
  Quello che vi chiedo è: cercate di orientare scelte che, a prescindere dagli indirizzi politici, non rendano più difficile il contrasto alla criminalità. Quando parlo di criminalità in Sicilia, non mi riferisco soltanto alla criminalità mafiosa. Da noi la criminalità mafiosa trova un terreno fertile nella criminalità della pubblica amministrazione, nella corruzione e nel clientelismo. Aiutateci a non creare fattori e situazioni che purtroppo sviluppano questi fenomeni. Questo è quello che io vi prego di fare, proprio per consentire a noi di lavorare meglio. Naturalmente vi auguro buon lavoro.

  PRESIDENTE. Ringrazio il procuratore e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.25.