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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 145 di Lunedì 20 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Esame della proposta di relazione sulla verifica dell'attuazione della legge 22 maggio 2015, n. 68, in materia di delitti contro l'ambiente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Esame della proposta di relazione sulle questioni ambientali connesse a prospezione, produzione e trasporto di idrocarburi in Basilicata:
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Nugnes Paola  ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Nugnes Paola  ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Nugnes Paola  ... 4 
Puppato Laura  ... 4 
Nugnes Paola  ... 5 
Puppato Laura  ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 

Audizione del prefetto di Latina, Pierluigi Faloni:
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Faloni Pierluigi , Prefetto di Latina ... 6 
Puppato Laura  ... 7 
Faloni Pierluigi , Prefetto di Latina ... 7 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Puppato Laura  ... 11 
Faloni Pierluigi , Prefetto di Latina ... 11 
Puppato Laura  ... 11 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 11 
Faloni Pierluigi , Prefetto di Latina ... 12 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 12 
Nugnes Paola  ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Nugnes Paola  ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 13 
Puppato Laura  ... 13 
De Matteis Giuseppe , Questore di Latina ... 13 
Faloni Pierluigi , Prefetto di Latina ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Faloni Pierluigi , prefetto di Latina ... 13 
De Matteis Giuseppe , questore di Latina ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 

Audizione del prefetto di Rieti, Valter Crudo:
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Crudo Valter , Prefetto di Rieti ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Crudo Valter , Prefetto di Rieti ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 

Audizione del prefetto di Viterbo, Rita Piermatti:
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 19 
Amalfitano Immacolata , Dirigente Area I della prefettura di Viterbo ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Amalfitano Immacolata , Dirigente Area I della prefettura di Viterbo ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Amalfitano Immacolata , Dirigente Area I della prefettura di Viterbo ... 19 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Grillo Salvatore , viceprefetto di Viterbo ... 20 
Nugnes Paola  ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 21 
Amalfitano Immacolata , Dirigente Area I della prefettura di Viterbo ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Amalfitano Immacolata , Dirigente Area I della prefettura di Viterbo ... 21 
Nugnes Paola  ... 21 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 21 
Puppato Laura  ... 21 
Amalfitano Immacolata , Dirigente Area I della prefettura di Viterbo ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Puppato Laura  ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 21 
Amalfitano Immacolata , Dirigente Area I della prefettura di Viterbo ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Grillo Salvatore , Viceprefetto di Viterbo ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 

Audizione del prefetto di Frosinone, Emilia Zarrilli:
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 23 
Puppato Laura  ... 23 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Zarrilli Emilia , prefetto di Frosinone ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 27 
Puppato Laura  ... 27 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 27 
Puppato Laura  ... 27 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 27 
Puppato Laura  ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 27 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 27 
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 28 
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 
Zarrilli Emilia , Prefetto di Frosinone ... 28 
Bratti Alessandro , Presidente ... 28

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 16.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

Esame della proposta di relazione sulla verifica dell'attuazione della legge 22 maggio 2015, n. 68, in materia di delitti contro l'ambiente.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della proposta di relazione sulla verifica dell'attuazione della legge 22 maggio 2015, n. 68, in materia di delitti contro l'ambiente.
  Ricordo che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto sull'opportunità di predisporre una relazione sull'oggetto. Vi ricordo che questo è un lavoro svolto in collaborazione con il Servizio per il controllo parlamentare della Camera dei deputati, che collabora con il Comitato per la documentazione, presieduto dal deputato Di Maio.
  Noi abbiamo quindi raccolto una buona parte del lavoro elaborata e sarà presentato in maniera compiuta insieme al servizio per il controllo parlamentare di altre leggi; però abbiamo estratto la parte che ci interessava e l'abbiamo integrata con una serie di indicazioni fornita da altre istituzioni: abbiamo tenuto conto della documentazione riguardante le prescrizioni inviataci da ISPRA e di una relazione della Corte di cassazione e della procura generale.
  Tra gli altri documenti considerati c'è anche il lavoro della procura generale di Bologna, che ha dato indicazioni uniformi su tutta la regione Emilia-Romagna su come applicare le metodologie riguardo alle prescrizioni. Si tratta di un caso positivo, perché tutta la regione ha trovato un accordo su chi deve fare, come si deve fare e che cosa non si deve fare.
  Abbiamo colto anche le risultanze di un lavoro fatto presso la procura di Roma anche con la collaborazione di alcuni nostri consulenti e non solo, di analisi della legge e di alcune problematicità, quindi si tratta di un lavoro complesso che ha raccolto numerosi dati ma è solo un punto di partenza perché la legge è in vigore da due anni; quindi si è raccolto il materiale trasmesso che credo sia di estremo interesse.
  Giovedì ci sarà un convegno al quale ovviamente siete invitati, per questo chiedo di tenere aperti eventuali emendamenti solo fino a mercoledì, perché sono 50 pagine che si leggono velocemente. La relazione è molto tecnica perché abbiamo raccolto sia il lavoro parlamentare che i commenti del dottor Battarino che sono molto specifici; possiamo lasciare fino a mercoledì la possibilità di fare qualche aggiustamento, per avere poi la relazione completa nel momento in cui si svolgerà il convegno giovedì pomeriggio.
  Nel calendario dei lavori non sono previsti interventi dei parlamentari della Commissione. Ciò non toglie che, come dirò giovedì, se qualche parlamentare della Commissione alla fine delle presentazioni volesse intervenire per qualche minuto, con interventi calibrati e ragionati, potrà farlo; Pag. 4c'è piena disponibilità da parte della Presidenza.
  Se nessuno chiede di intervenire, come spero, faremo eventuali considerazioni mercoledì o direttamente nella seduta di giovedì alle ore 8.30.

Esame della proposta di relazione sulle questioni ambientali connesse a prospezione, produzione e trasporto di idrocarburi in Basilicata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di relazione sulle questioni ambientali connesse a prospezione, produzione e trasporto di idrocarburi in Basilicata.
  Ricordo che nella seduta dello scorso 1° febbraio i relatori avevano presentato una proposta di relazione e che, sulla base delle osservazioni e delle proposte di modifica pervenute, hanno poi predisposto un nuovo testo, che è già stato trasmesso a tutti i componenti della Commissione.
  Rispetto a quel testo propongo di apportare alcune, ulteriori modifiche di cui do lettura.
  Alla fine del paragrafo 3.7 le parole: «le udienze preliminari sono proseguite il 12 e 21 dicembre 2016... verbali e richieste da inserire se pervengono in tempo utile» sono sostituite dalle seguenti: «all'udienza del 12 dicembre 2016 sono state discusse le richieste di esclusione delle parti civili e questioni riguardanti le persone offese, all'udienza del 21 dicembre 2016 il giudice ha pronunciato ordinanza di esclusione di alcune parti civili: ne rimangono nel processo 277. All'udienza dell'11 gennaio 2017 sono state proposte eccezioni sull'utilizzabilità degli atti asseritamente compiuti dopo la scadenza dei termini di indagine».
  Alla fine del paragrafo 2.21 è aggiunto il seguente periodo: «Va in definitiva evitato che l'utilizzo delle royalties risulti effimero e propagandistico».
  Nelle conclusioni, al paragrafo 5, è stato modificato il seguente paragrafo con una piccola aggiunta: «tuttavia, pur in presenza di ricavi ingenti, le royalties ammontano a oltre 1,5 miliardi di euro tra il 2001 e il 2015, di cui 800 milioni di euro nell'ultimo quinquennio. Le indicazioni generiche contenute nella normativa di riferimento non sono state idonee a esprimere e far realizzare un vincolo teleologico chiaro e univoco alla spesa, né a farla destinare a investimenti, in particolare – qui c'è l'inserimento – a uno sviluppo produttivo alternativo duraturo e lungimirante e alla tutela ambientale».
  Queste sono le aggiunte che abbiamo fatto. Abbiamo già fatto la discussione, quindi avverto che, se non vi sono obiezioni, porrò direttamente in votazione il nuovo testo della proposta di relazione. La Presidenza inoltre si riserva di procedere al coordinamento del testo approvato, che sarà pubblicato in allegato al resoconto della seduta odierna.
  Avverto inoltre che, se non vi sono obiezioni, sarà fatta richiesta alle Presidenze dei due rami del Parlamento di inserire la discussione della relazione nei rispettivi calendari dei lavori, quindi Senato e Camera avranno la possibilità di discutere la relazione, come abbiamo fatto con le altre.
  Prima di procedere alla votazione chiedo se vi siano richieste di svolgimento di dichiarazione di voto.

  PAOLA NUGNES. Volevo solo un chiarimento: la prima parte è in sostituzione di una già esistente, le altre due sono in aggiunta o in sostituzione?

  PRESIDENTE. La seconda è un'aggiunta, la terza è una sostituzione. La terza è però la stessa cosa con un inciso, perché non c'era scritto «sviluppo produttivo alternativo», che abbiamo inserito nell'inciso, oltre a tutto quello che c'era prima...

  PAOLA NUGNES. Quindi non è stato sottratto il pensiero...

  PRESIDENTE. Assolutamente no. È stato aggiunto, così come credo richiesto, che potevano essere utilizzate per un altro...

  PAOLA NUGNES. Perfetto, grazie.

  LAURA PUPPATO. Nella scorsa seduta abbiamo trattato la bozza di relazione che Pag. 5oggi andiamo ad emendare con le richieste pervenute dal Movimento 5 Stelle, dalla collega Paola Nugnes, ma vorrei non esimermi dal ringraziare pubblicamente chi ha collaborato alla stesura di questa relazione, chi ci è stato accanto nell'arco di questi mesi che ci hanno permesso di analizzare la situazione anche sul sito, andando due volte in Basilicata e tenendo una serie incredibile di audizioni e di informative con tutti gli organi competenti e le realtà associative.
  Spero che questa relazione venga votata all'unanimità, perché ha messo in campo una trasparenza nel rapporto e una volontà di esplicitare tutti gli elementi positivi e negativi che hanno concorso all'evento e ne hanno anche permesso il superamento, fermo restando che la situazione del Centro oli di Viggiano, di Tecnoparco e di tutte le altre realtà sarà suscettibile di ulteriori analisi e di continui monitoraggi anche da parte della nostra Commissione nel prosieguo della propria attività.
  Voglio quindi ringraziare il dottor Battarino, che ci è stato particolarmente accanto, la dottoressa Valeria Fritelloni, il tenente colonnello Sergio Spatarella e il signor Antonello Talarico, che hanno contribuito in maniera decisiva alla relazione, e senza i quali io e la senatrice Nugnes avremmo avuto certamente maggiori difficoltà, quindi li ringraziamo di cuore.

  PAOLA NUGNES. Mi aggiungo ai ringraziamenti dovuti della collega.

  LAURA PUPPATO. Visto che siamo due relatrici ed entrambe del Senato, vorremmo portarla in discussione al Senato.

  PRESIDENTE. Mi sembra giusto. Va bene. Pongo in votazione la proposta di relazione.
  È approvata.

Audizione del prefetto di Latina,
Pierluigi Faloni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto di Latina, Pierluigi Faloni, accompagnato da Monica Perna, vice prefetto, e da Giuseppe De Matteis, questore di Latina, che ringrazio per la presenza.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul ciclo dei rifiuti nella regione Lazio.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Domani avremo una giornata ulteriormente dedicata al Lazio, perché sul ciclo dei rifiuti ci si è sempre focalizzati sulle vicende romane, che sono sicuramente fondamentali rispetto al ciclo dei rifiuti di Roma, ma sappiamo che la situazione di altri comuni capoluogo presenta altrettante gravità, che non sono state affrontate in maniera approfondita dalle Commissioni d'inchiesta anche delle legislature precedenti.
  Di Latina ci siamo occupati in questa legislatura in particolare relativamente alla discarica di Borgo Montello, che ha una storia complessa, è stata oggetto di alcune indagini e ci sono problematiche di varia natura legate anche alla storia di questo impianto, però sappiamo che c'è una situazione difficile, il fallimento di una società pubblica, situazioni che rendono quel territorio delicato, qualora non lo fosse stato in precedenza.
  Abbiamo già audito in passato il procuratore e credo che lo audiremo anche domani, ma volevamo anche sentire dai prefetti qual è il loro punto di vista rispetto alla situazione del territorio, e magari porre qualche domanda. I prefetti ci fanno quasi Pag. 6sempre un inquadramento generale, segnalandoci i problemi, e, qualora ci siano delle situazioni particolari di cui si occupa la polizia, il questore ce le illustra, per poi raccogliere materiale ed eventualmente fare ulteriori approfondimenti.
  Darei quindi la parola al prefetto di Latina, Pierluigi Faloni, per un inquadramento della situazione nel territorio della provincia.

  PIERLUIGI FALONI, Prefetto di Latina. Grazie, presidente, per l'invito, un saluto anche ai membri della Commissione. Premetto che prima di arrivare in Commissione ho avuto modo di approfondire le dichiarazioni di altri auditi in merito alla regione Lazio e alla provincia di Latina. Mi riferisco alle audizioni del procuratore Gasperi e del sostituto Spinelli, del procuratore D'Emmanuele, del capitano dei Carabinieri Cavallo, del generale Buratti, nonché del direttore generale dell'ARPA, del responsabile Indeco, dell'amministratore della Rida Ambiente e del capitano della Capitaneria di porto Meoli.
  Cercherò quindi di dire qualcosa di diverso da quello che hanno detto coloro che mi hanno preceduto, dando un quadro generale della situazione su Latina per il ciclo dei rifiuti, facendo presente che molte di queste notizie saranno sicuramente già a vostra conoscenza, magari anche più approfonditamente, ma per avere un canovaccio condiviso sul quale poter ragionare.
  Partiamo da un presupposto fondamentale: Latina è una provincia particolare, con circa 200 chilometri di costa, confina nella parte nord con Roma, nella parte sud con Caserta. Abbiamo 600.000 abitanti, così come evidenziato dall'Istat, ma per sei mesi gli abitanti arrivano a 2,5 milioni, con una media di persone che risiedono in questo luogo di circa 1-1,2 milioni. Dico questo perché queste evidenze sono proprio nate dai rifiuti, dal consumo dell'acqua e dal consumo di energia elettrica.
  Cosa prevede il piano regionale per la gestione dei rifiuti? Prevede dei sub-ATO, tra i quali il sub-ATO Latina, dove vi sono 28 comuni, cioè ne esclude 5, perché i 5 rimanenti rientrano nel sub-ATO Frosinone, e in più aggiunge nel sub-ATO Latina 2 comuni della provincia di Roma, Anzio e Nettuno, che hanno una popolazione rilevante.
  Cosa prevede e cosa effettivamente esiste attualmente su Latina: prevede 2 impianti TMB di Rida Ambiente ed Ecoambiente, che voi conoscete, nonché due discariche di rifiuti, quelle di Indeco e di Ecoambiente, e 5 impianti di compostaggio. Nella realtà oggi abbiamo solamente in funzione un impianto di TMB della Rida Ambiente nel Comune di Aprilia, le 2 discariche di cui preannunciava le sorti il presidente, quelle di Indeco e di Ecoambiente a Borgo Montello, per il momento non operative, e 4 impianti di compostaggio.
  Vi sono poi 52 impianti attivi autorizzati per quanto riguarda gli impianti di depurazione a Castelforte, Monte San Biagio, Roccasecca dei Volsci e Campodimele. In realtà sono 55, di cui 52 operativi e 3 non autorizzati.
  Le società che effettuano il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti sono 19, hanno un fatturato di circa 400 milioni euro, mentre gli impianti di trattamento rifiuti sono 100 in 19 comuni ed hanno un fatturato similare, cioè sempre 400 milioni di euro. Questi sono i comuni, 19 sui 30 previsti, la maggior parte nelle zone più popolose, anche perché c'è anche una storia su queste zone, cioè Aprilia, Cisterna e Latina, dove sono più concentrati.
  La raccolta dei rifiuti a Latina ammonta a circa 290.000 tonnellate, divisi per indifferenziata con 182.000 tonnellate e differenziata con 103.000 tonnellate.
  Bisogna evidenziare che comunque ci sono dei comuni virtuosi a Latina, quindi non dobbiamo vedere tutto nero su certe situazioni. La raccolta differenziata supera l'88 per cento a Sonnino, Rocca Massima e Campodimele, il 70 per cento Norma, Sabaudia e Castelforte, il 60 per cento Santi Cosma e Damiano, e Sermoneta.
  Tutto questo ovviamente si sposa con una buona situazione imprenditoriale di Latina, nel senso che, nonostante in questi anni ci sia stata una regressione nella nascita di imprese, a Latina aumentano fortunatamente. Come vedete, nell'ultimo trimestre Pag. 7 censito c'è un attivo di 365 aziende. Il fatturato di queste aziende ammonta a circa 11 miliardi.
  Cosa fa la prefettura insieme alle forze di polizia per il controllo del territorio? Come sapete, il primo organo nell'attività strategica per poi porre in essere azioni concrete è il comitato ordine e sicurezza pubblica e le riunioni tecniche di coordinamento. In questi due anni da quando sono prefetto ci siamo riuniti ben 65 volte e le nostre idee vengono caratterizzate attraverso strategie poste all'interno di un verbale condiviso da tutti. Questo ci ha consentito di avere un decremento del meno 12 per cento dei reati a livello provinciale e meno 13 per cento a livello di capoluogo, contro il 7 per cento del territorio nazionale.
  Questo si è sostanziato in due anni in 14.337 tra denunciati e arrestati, un'attività che ha visto quindi 150.000 servizi espletati, con 236.000 presenze di personale, 140.000 posti di controllo, 590.000 persone identificate, 470.000 mezzi controllati.
  Nel campo dei rifiuti i controlli effettuati sono circa 2.100. Il numero si abbassa comparativamente ai controlli a carattere generale perché, come voi sapete, la specificità dei controlli in materia di rifiuti è fatta solo da determinati appartenenti delle forze di polizia specializzati, quindi il NOE, prima il Corpo forestale dello Stato oggi i Carabinieri Forestale.
  A questi si uniscono i controlli di altri enti come l'ARPA, che ha effettuato 212 controlli sui depuratori, nonché 108 siti oggetto di bonifica nel 2016. Anche sui rifiuti le comunicazioni e notizie di reato sono state 150 e le sanzioni amministrative 103. Tutto questo ha comportato attività ispettive e attività giudiziarie.
  Farò una rapida lettura di quello che abbiamo cercato di sintetizzare. Ad Aprilia ci sono stati sequestri di un'area di circa 2 ettari nella quale si rilevava la presenza di alcuni fusti di ferro interrati, il sequestro di un terreno nel quale è stata accertata la presenza di rifiuti provenienti da operazioni di costruzione, demolizione, asfalto, fresato stradale, guaina bituminosa, metalli ferrosi, traversine, imballaggi in plastica, rifiuti urbani, pneumatici, cavi di plastica.
  Ci sono state denunce a rappresentanti della Cogea per inosservanza del divieto di scarico di acque reflue, o rinvenimenti di fusti di metalli corrosi e coperti da vegetazione, il cosiddetto «interramento». A Gaeta abbiamo avuto il sequestro di un sito per la realizzazione di una discarica abusiva per attività di gestione di rifiuti non autorizzata, così come il sequestro dell'impianto industriale dell'Azzurra Cantieri navali per mancanza di autorizzazione di scarico delle acque reflue.
  A Lenola un deferimento all'autorità giudiziaria di 2 persone per scarico di acque reflue senza autorizzazione, a Prossedi il sequestro di una discarica abusiva, nonché il deferimento dell'ex sindaco per gestione e stoccaggio di rifiuti senza autorizzazione, a Santi Cosma e Damiano il sequestro di un'area per la realizzazione della discarica abusiva di rifiuti specializzati non pericolosi. Nella relazione ho specificato punto per punto...

  LAURA PUPPATO. Stiamo parlando di una piccola area per la discarica privata a Prossedi?

  PIERLUIGI FALONI, Prefetto di Latina. Lo cerchiamo subito e glielo leggiamo. Per quanto riguarda le inchieste giudiziarie in materia di rifiuti, a Latina abbiamo avuto l'arresto dell'amministratore delegato di Ecoambiente, Bruno Landi, per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti in provincia di Roma, l'arresto dell'imprenditore Francesco Colucci del gruppo Unendo, società privata di Latina Ambiente, presidente del Consiglio di amministrazione della Daneco Impianti, l'arresto di persone legate al gruppo Green Holding S.p.A., di cui poi vi parlerà anche il questore, gruppo proprietario dell'Indeco, per reati che vanno dal falso ideologico alla frode in pubblica fornitura, alla truffa aggravata e al peculato.
  Abbiamo avuto il sequestro dell'intera discarica di Borgo Montello per il piazzamento dei rifiuti in eccedenza, a Formia un presunto interramento di rifiuti pericolosi Pag. 8nella zona del Penitro, a Minturno un concorso in frode in pubblica fornitura, truffa ai danni dello Stato e violazione in materia ambientale, a Gaeta una presenza di rifiuti speciali all'interno di materiale siderurgico depositato in area del Porto di Gaeta, di cui ha riferito il comandante, a Castelforte l'individuazione di un terreno adibito a discarica, dove vivono stoccati i rifiuti speciali e pericolosi.
  La DDA di Roma ha ipotizzato un traffico organizzato di rifiuti che vede coinvolte alcune aziende della provincia, la CSA e Refecta proprio in questi giorni, i controlli presso 16 strutture sanitarie sia a nord che a sud della provincia per immissioni di reflui prodotti nella pubblica fognatura, senza alcun trattamento di depurazione.
  In tutto questo ci sono stati anche degli atti intimidatori nel comune di Castelforte, dove c'è stata un'esplosione di due colpi di fucile contro l'abitazione dell'imprenditore Enrico Giuliano, socio dipendente della società Centro servizi ambienti, la CSA, e della società Tecnoambiente, il 17 ottobre 2014 esplosioni di colpi di fucile contro l'abitazione dell'imprenditore Antonio Giuliano e Maria Assunta Ambroselli, titolari dell'impresa Ambroselli, nel marzo del 2016 l'esplosione di tre colpi di arma da fuoco contro l'abitazione di Enrico Giuliano.
  In sintesi, quindi, le attività che ruotano intorno al settore ambiente sono la gestione e lo stoccaggio di rifiuti non autorizzati, il traffico illecito di rifiuti transfrontalieri, il mancato rispetto della normativa relativa ai rifiuti di apparecchiature elettroniche ed elettriche, l'interramento di fusti di ferro, la realizzazione di discariche abusive e di oasi ecologiche senza autorizzazione, lo scarico di acque reflue senza autorizzazione, l'abbandono incontrollato di rifiuti, le frodi in pubbliche forniture, le truffe ai danni dello Stato, il traffico illecito organizzato di rifiuti, falso ideologico, peculato.
  Mi dicono che l'area di Prossedi che citavo prima è un'area di un ettaro, senatrice Puppato. In tutto questo contesto forse interesserà sapere cosa fa la criminalità organizzata e cosa fa la criminalità organizzata di stampo mafioso. Voi sapete che Latina per la sua posizione geografica e per la sua storia racconta che molte famiglie della criminalità organizzata mafiosa o perché trasferite lì per ordine della magistratura o per altri interessi si sono insediate sul nostro territorio, territorio importante perché ha grandi spazi.
  C'è stata quindi un'attività di riciclaggio importantissimo, sono stati acquistati molti terreni attraverso un'attività di corruzione, dove il gioco di politica, amministratori, singoli imprenditori ha portato ad avere interessi altissimi.
  Quei terreni si sono trasformati in terreni dove era possibile costruire, in terreni dove era possibile impiantare grosse aziende, in terreni liberi da affittare e gestire in maniera diversa. Tra i settori più d'interesse per la criminalità organizzata e anche di stampo mafioso vi sono anche i rifiuti. Il signor questore con cui ci siamo divisi i compiti entrerà nello specifico di determinati collegamenti sulle famiglie, però è ovvio che ci sono famiglie importanti della ’ndrangheta, della camorra, per un periodo anche della mafia. Noi abbiamo distinto questi territori tra nord, centro e sud evidenziando però nello studio come tutti questi territori tra criminalità di camorra, ’ndrangheta e mafia non abbiano prodotto guerre intestine, quindi la capacità di lavorare sul territorio senza causarsi situazioni di blocco di intervento, perché si può verificare che sullo stesso affare illecito possono agire diverse famiglie collegate a diverse etnie di criminalità organizzata di stampo mafioso.
  Cosa succede nei rifiuti? Nei rifiuti è scontato che per la criminalità organizzata di stampo mafioso ci sia un grosso interesse specialmente nei paesi di confine, nel nostro sud pontino, per quanto succede nel territorio casertano. Sul nostro territorio, nonostante le indagini siano tante e l'attenzione nei controlli altissima, non abbiamo in questo momento nessun esponente della criminalità organizzata di stampo mafioso condannato per questo reato, mentre la nostra certezza è che la criminalità organizzata invece ci sia. Pag. 9
  C'è una differenza eclatante tra le due, tra 416 e 416-bis, però continuiamo a tenere alta l'attenzione, perché spesso risultano delle famiglie che compaiono in determinate situazioni di indagini. Almeno da quando ci siamo noi, in questi due anni, l'attenzione è comunque stata molto particolare. Speriamo di continuare così e nella prossima audizione, se ci sarà, non di darvi notizie migliori perché stiamo già lavorando bene, ma di avere delle certezze che ci consentiranno di dichiarare certe cose.
  Cosa ha fatto la prefettura con le forze di polizia? In questo periodo abbiamo fatto un'analisi del fenomeno, abbiamo cercato di censirlo, abbiamo elaborato una strategia attraverso il coordinamento delle forze di polizia, unitamente alle specifiche competenze di altri settori. Mi riferisco al comune, alla provincia, alla regione, all'ARPA, che più di noi sono in grado di conoscere la differenza e la pericolosità di un materiale o di un rifiuto, specificità che ci indicano con le loro informazioni e a volte con i loro dubbi.
  Ecco perché avviene che nell'attività di prevenzione e controllo possa capitare una cosa, nell'attività di repressione e investigativa ne possa capitare un'altra. La differenza è proprio che il prefetto e il questore sono autorità di pubblica sicurezza, ma non di polizia giudiziaria, e il questore con una recente norma per direttiva del capo della polizia deve riferire sulle indagini di un certo rilievo che possono portare interesse a livello nazionale, quindi ha un'autorizzazione a riferire non il segreto istruttorio, ma qualcosa che possa fornire indicazioni sulle indagini più rilevanti sul territorio.
  Nell'attività di prevenzione, nell'ambito del comitato ordine e sicurezza pubblica, queste notizie possono essere importanti anche se non conosciute dal prefetto, perché il prefetto può disporre a livello preventivo di fare un'ispezione a Borgo Montello, dove magari si stanno facendo altre indagini che per un momento possiamo bloccare o fornire indicazioni e chi ignora cosa stia succedendo, dare un'interpretazione che potrebbe essere sbagliata a chi stiamo osservando.
  Il comitato e le riunioni tecniche di coordinamento divengono quindi importanti per far sì che ognuno faccia il proprio lavoro, senza incidere nel lavoro dell'altro. Questo è importante perché questa è la differenza tra l'attività di prevenzione e controllo del territorio e l'attività di repressione posta in essere dalla magistratura per il tramite e per il mezzo della polizia giudiziaria.
  Se mi consente, lascerei la parola al signor questore per entrare nel merito di alcune evidenze giudiziarie.

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Buonasera. Chiaramente sono in condizioni di entrare più nel dettaglio rispetto all'esposizione fatta dal signor prefetto, però mi limiterei in una prima parte a illustrare i meccanismi e poi, se vogliamo andare in profondità, devo entrare necessariamente in secretazione, perché ci sono attività in corso.

  PRESIDENTE. Prima quindi fa la parte pubblica e poi quando lo chiede passiamo in seduta segreta.

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Grazie. Nella parte pubblica mi limiterò a esporre i princìpi generali, come funziona lo smaltimento illecito dei rifiuti nel territorio di Latina. Il punto di partenza, come ha giustamente ricordato il signor prefetto, è questo: quando parliamo di Latina noi parliamo di un territorio relativamente giovane, perché Latina e Aprilia fanno parte delle 147 città di fondazione varate durante il fascismo per la bonifica delle pianure.
  La difficoltà del territorio di Latina è quindi ascrivibile al fatto che ad una popolazione preesistente, che stava nella fascia costiera del sud, al confine con la provincia di Caserta, e nella fascia montana dei Monti Lepini, si è aggiunta una popolazione altrettanto vasta di 300.000 persone dovuta essenzialmente a immigrazione, proveniente da Emilia-Romagna, Veneto e Friuli, e una parte considerevole dovuta anche al cosiddetto «confino di polizia», laddove con la legge n. 1423 del Pag. 101956 parecchi boss di ’ndrangheta, mafia e camorra sono stati domiciliati dall'autorità di pubblica sicurezza nel territorio della provincia di Latina.
  Questo ha dato luogo ad una geografia composita e sicuramente interessante di questa provincia, che è unica nella panoramica nazionale. Nella fascia a sud della provincia, il triangolo tra Formia, Gaeta e Minturno, c'è una forte presenza di infiltrazioni camorristiche, che sono ascrivibili a più fattispecie. Essenzialmente la presenza che riscontriamo nella parte della provincia compresa tra Formia e Gaeta è dovuta alla guerra interna al clan dei Casalesi della fine degli anni ’80, che ha comportato l'esilio forzato di alcuni appartenenti a questo clan (nella parte successiva dirò poi quali sono queste persone), che hanno dominato questa zona.
  È da tener presente che, siccome questa era la parte perdente del clan dei Casalesi, la parte vincente aveva ovviamente motivi di conflitto con queste persone, per cui le infiltrazioni camorristiche che hanno riguardato la provincia di Latina dal punto di vista della gestione illecita dello smaltimento dei rifiuti non riguardano questa parte, ma riguardano la parte a nord, quella compresa tra Borgo San Michele e Borgo Montello.
  Nella parte a nord abbiamo invece una presenza relativa di camorra, a parte questo affare dei rifiuti, mentre abbiamo una forte presenza di ’ndrangheta. Questa è dovuta al fatto che Aprilia, che è il quarto centro del Lazio (quasi 80.000 abitanti), è stata fondata negli anni ’30, però è stata distrutta dai bombardamenti alla fine della seconda guerra mondiale. Questo ha visto alcuni muratori appartenenti alla ’ndrangheta interessati in prima persona alla ricostruzione della città, quindi c'è una forte presenza di ’ndrangheta soprattutto ad Aprilia e in parte minima a Cisterna. La ’ndrangheta per adesso sembra non si sia occupata di questo affare nella provincia di Latina.
  Un discorso diverso va fatto per Latina, dove abbiamo una presenza di zingari stanziali, cosiddetti rom, delle famiglie Di Silvio, che sono cugini dei Casamonica, tramite la sorella di Vittorio Casamonica (vedremo i particolari nella parte secretata), che – fino a prova contraria – non si sono mai interessati di questo affare.
  Discorso diverso va fatto per Fondi, dove c'è una presenza storica di ’ndrangheta. Parliamo sempre di personaggi di primissimo piano, quindi non bisogna mai fare l'errore di ritenere che, siccome parliamo del basso Lazio, siano famiglie inferiori rispetto alle famiglie delle terre di provenienza.
  Oggi l'elemento fondamentale ha poco a che vedere con il territorio di Fondi e molto a che vedere con il MOF, il mercato ortofrutticolo, che è una rete economica di interesse internazionale anche per i traffici indotti, essenzialmente il trasporto su gomma che può essere il centro di attenzione per varie forme di criminalità organizzata di stampo mafioso per la veicolazione di cose diverse dalla frutta.
  Ciò premesso, andiamo nello specifico. Bisogna capire che l'area del nord della provincia, quella che si sviluppa tra Borgo San Michele e soprattutto Borgo Montello, ha una vocazione storica per l'interramento dei rifiuti. L'area si chiama Le ferriere perché fin dal XVII secolo c'era un'attività di escavazione, quindi sono vere e proprie cave (la località che oggi si chiama Borgo Montello era la vecchia conca) per estrarre il ferro; con il passare dei secoli si sono formate delle conche naturali, delle cave che sembravano quasi invitare chi volesse fare affari.
  C'è anche una situazione geologica particolare: quest'area appartiene ad un'area di terra emersa dove per secoli intorno c'era la palude, che è un terreno che ha forti infiltrazioni di falde acquifere, quindi poco si presta allo stoccaggio dei rifiuti. Tenete presente che, essendo palude, era disabitata, mentre questa è l'unica area emersa ed è destinata alla produzione vinicola.
  Gli interessi della camorra nella zona sono essenzialmente dovuti ad alcune dichiarazioni che abbiamo riscontrato nell'attività di polizia giudiziaria dovuta a collaboratori di giustizia del clan dei Casalesi. Voi sapete che il clan dei Casalesi ha avuto Pag. 11una lunga serie di conflitti interni, in virtù dei quali alcuni perdenti del conflitto sono stati relegati altrove e uno di questi ha sicuramente interessi in quest'area.
  Ho personalmente avuto modo di curare e valutare in un mio precedente incarico (sono stato per quattro anni questore di Frosinone prima di arrivare a Latina) l'attendibilità delle dichiarazioni di Carmine Schiavone, il quale si è sempre rivelato molto sicuro nel parlare della gestione dei rifiuti nella Terra dei fuochi, mentre non è altrettanto sicuro quando parla della gestione dei rifiuti nelle province di Latina e di Frosinone. Si limita a fare delle deduzioni abbastanza circostanziate, con nome e cognome dei referenti del clan in queste due province, e deduce che, se queste persone avevano la disponibilità di terreni, è quasi impossibile, visto qual era il business principale dell'epoca, che in questi terreni non ci fosse uno smaltimento illecito di rifiuti.
  Per quanto riguarda la parte in chiaro io mi limiterei a questo. Diventa molto interessante andare in secretazione a studiare come la camorra abbia avuto un ruolo nella gestione di questo traffico.

  PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio video.

  (La Commissione prosegue in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).

  LAURA PUPPATO. Ho due domande. La prima è un'informazione per riuscire meglio a comprendere il quadro che ha evidenziato rispetto all'autorità d'ambito e sub-ambito di Latina. Secondo le informazioni che avevamo rispetto alle audizioni fatte l'ATO Latina non era stato ancora materialmente costituito con rappresentanza.
  Volevo capire dal punto di vista istituzionale com'è la situazione oggi dell'ATO Latina rispetto ai 28 comuni, più 2 di Roma, e se ci sono, quindi, organizzazione e riferimento istituzionale.
  Inoltre, mi hanno stupito le 19 società che esercitano il servizio, tra cui ho visto che ci sono la De Vizia e altre. Vorrei capire il frazionismo che si è creato dal punto di vista della legittimità piuttosto che della qualità. Ci sono delle informazioni che è possibile avere? Diciannove è davvero un numero esagerato.

  PIERLUIGI FALONI, Prefetto di Latina. La risposta su 19, 20 o 21 gliela fornisco in maniera molto semplice: le informazioni che ho dato oggi sono il risultato delle informative che mi sono state fornite da comune, provincia, regione e ARPA. Loro me le hanno fornite come un fatto assodato.
  Non ho chiesto perché siano 19 e non 18. Per me sono 19. Se ci sarà la necessità di attuare determinate situazioni di controllo giudiziario o non, preventivo o repressivo, si attueranno. Su quelle noi non abbiamo – perlomeno il signor questore e le altre forze di polizia non me le hanno fornite – delle evidenze.
  Per quanto riguarda il sub-ATO, anche quello la provincia me l'ha dato come già posto, come piano regionale. È vero che stanno riformando nuovamente il piano, ma oggi non è dato ancora saperlo, perché le notizie sono giornalistiche, o perlomeno io non l'ho visto. Forse hanno fatto solo un'attività di fabbisogno. La regione ha visto quanto effettivamente dovrebbe essere utile al nostro sub-ATO e sta provvedendo in questo senso. È ancora in attività di bozza, da quello che mi hanno riferito.

  LAURA PUPPATO. Rivolgo la domanda relativa alle 19 società al questore, se per caso ci sono informazioni suppletive da darci.

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Questo proliferare di società nella provincia di Latina è dovuto al fatto che obiettivamente il territorio di Latina offre parecchi siti interessanti. Ciò è dovuto all'opera di bonifica della palude, che ha fatto in modo che grossi appezzamenti terrieri facciano capo a poche persone e che non tutte queste proprietà terriere siano suscettibili di destinazione a uso agricolo o di edilizia. Pag. 12
  Diciamo che tutto quello che si poteva fare è stato fatto. Abbiamo avuto il cambio d'uso per anni di terreni agricoli che sono diventati a uso di edilizia. Abbiamo avuto delle grosse coltivazioni. Ricordo che il kiwi è stato impiantato per la prima volta in provincia di Latina e che da ciò derivano dei business colossali.
  Rimangono poi terreni vuoti, che vengono adibiti o a capannoni per ospitare qualcuno, o, come diceva sempre Carmine Schiavone, come posto di rifugio per latitanti. Il vero motivo della straordinaria presenza di ditte specializzate, però, è il fatto che obiettivamente il territorio offre delle aree interessanti da questo punto di vista. Si tratta di un territorio che era disabitato fino a 80 anni fa. La metà della provincia di Latina non esisteva.

  PIERLUIGI FALONI, Prefetto di Latina. Tenga conto, onorevole, che nelle relazioni che vi lascerò, anzi che vi ho già dato, c'è questo punto. Anche noi abbiamo evidenziato il fatto che le ditte siano superiori alle esigenze territoriali.

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Sicuramente, tant'è che opera la Green Holding, che è di Milano.

  PAOLA NUGNES. Ho più di una domanda. Innanzitutto volevo sapere se su Gaeta c'è qualche evidenza per il problema del coke che viene stoccato nel porto e poi trasportato. C'erano varie denunce a seguito di quest'attività. Volevo sapere se a voi risulta qualche infrazione.
  Inoltre, volevo chiedere se anche la faccenda dei roghi che avviene nel casertano interessa l'area a sud della provincia.
  Se possibile, visto che si tratta di dati che vi sono stati forniti, vorrei sapere se i 212 controlli sui depuratori hanno dato esiti favorevoli in quest'anno o se ci sono state delle infrazioni.

  PRESIDENTE. Questo, però, lo chiediamo agli organismi e all'ARPA, che sentiamo domani, perché questa è materia loro.

  PAOLA NUGNES. Va bene, allora non questo. Vorrei sapere se i 16 accertamenti, invece, di immissione di reflui illeciti, a vostra conoscenza, hanno usufruito dello strumento della prescrizione e se, quindi, si è provveduto a regolamentare questa infrazione.

  PRESIDENTE. Queste domande riguardano, da un lato, l'indagine della Capitaneria e, dall'altra, la materia dell'ARPA, perché il prefetto, giustamente, ha solo raccolto i dati che gli hanno mandato gli altri. Se li appunti, in modo che domani all'ARPA li chiediamo. Invece, per la questione dei roghi penso possa rispondere.

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Premetto, come ho detto prima, che noi arriviamo a questo tipo di reati non in via diretta, ma in via indiretta. Ci arriviamo perché lavoriamo sulla camorra, più che altro. Poi ci capita di dover affrontare anche queste questioni. Ripeto, tutto parte dalle dichiarazioni dei pentiti e da un'attività strana di monitoraggio del territorio.
  Come Polizia di Stato, non abbiamo la competenza specifica per i reati eco-ambientali. Ci arriviamo tramite la camorra, quando ci occupiamo di camorra, che è la nostra competenza precisa. Di tutto quello che avviene all'interno di Gaeta ho notizie indirette da parte dell'Autorità portuale, che è deputata a vigilare su ciò che avviene all'interno.
  Per quanto riguarda, invece, i roghi, assolutamente no, per un motivo molto semplice. L'ho detto prima. Queste attività si possono fare nei territori in cui c'è il controllo militare del territorio. È chiaro che, se la volante passa e vede un rogo nella provincia di Latina, nei pressi di Aprilia, si interviene sicuramente subito.
  È lo stesso problema per cui storicamente i pentiti di mafia dicono che a Milano è impossibile far sparire i cadaveri bruciandoli con i copertoni, come si fa nelle terre originarie, esattamente perché il rogo attirerebbe l'attenzione delle forze dell'ordine. Quindi, a Milano negli anni Novanta i cadaveri di mafia venivano interrati e non bruciati. È lo stesso motivo.

Pag. 13

  PRESIDENTE. Volevo chiedere un paio di cose. Rispetto alle società di spazzamento e raccolta, almeno in altre situazioni, comprese quelle dell’hinterland casertano, ma non solo, anche in Sicilia, trattandosi di attività a basso contenuto tecnologico, perché trattasi non di smaltimento, in questo caso, ma di raccolta e spazzamento, c'è una situazione generale in cui ci viene segnalato che spesso queste società sono infiltrate da componenti della malavita organizzata. Per esempio, ad Anzio e Nettuno ci sono delle segnalazioni di difficoltà di società che avevano avuto l'interdittiva antimafia. Parlo dell'IPI, per intenderci. Non so se adesso l'abbiano ancora.
  Rispetto alle società di spazzamento e di raccolta avete delle situazioni particolari? Avete ravvisato delle situazioni in cui c'è un interesse da parte della malavita organizzata?

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Dobbiamo distinguere il concetto. Da una parte sicuramente in alcune delle società che hanno come ragione sociale lo smaltimento illecito dei rifiuti ci sono interessi della criminalità organizzata, la quale, però...

  PRESIDENTE. Parlo di spazzamento e raccolta, non di smaltimento.

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Sì, sicuramente ci sono interessi, ma proprio l'interdittiva antimafia fa sì che le società stiano molto attente a non mettere delle persone chiaramente collegabili alle associazioni camorristiche. Ripeto quello che ho detto prima: l'attenzione straordinaria che il pentito Carmine Schiavone pone alla scelta dei referenti societari ci dimostra come tutte le organizzazioni, non solo la camorra, stiano attentissime nello scegliere i componenti del Consiglio d'amministrazione. Questo è un dato. Tant'è che, quando la camorra ha interessi in una società, propone una persona che non è mai riferibile all'associazione.
  Pertanto, la risposta è che sicuramente gli interessi ci sono, ma anche che sicuramente sarebbe da ingenui andare a trovare dei precedenti penali tra i componenti del consiglio d'amministrazione.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, nel consiglio d'amministrazione no, ma magari nel personale di bassa qualifica. Abbiamo visto che almeno in alcuni casi si trovano personaggi che magari...

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Capita più spesso tra il personale di bassa qualifica, questo sicuramente l'abbiamo riscontrato, perché comunque il loro mestiere è quello. Occorrono uomini fidati. Il giro è la seconda, terza, quarta fila della criminalità organizzata.

  LAURA PUPPATO. Garantiscono lavoro.

  GIUSEPPE DE MATTEIS, Questore di Latina. Su questa questione del lavoro ho la mia idea, nel senso che comunque distruggono lavoro, vengono sottopagati e avvelenano l'economia sana. Ho le mie idee.

  PIERLUIGI FALONI, Prefetto di Latina. Signor presidente, in risposta alla sua domanda, noi abbiamo fatto le verifiche su tutte queste società. Non abbiamo emesso interdittiva. Solamente la prefettura di Roma aveva emesso un'interdittiva per Ecocar, per la quale poi, però, un ricorso emesso ha annullato l'interdittiva stessa. Le lascio comunque le due informazioni.

  PRESIDENTE. Non ci sono altre domande. Ci avete fatto un quadro molto esaustivo e preciso e anche fornito molti documenti. Le audizioni testimoniano anche il fatto che spesso anche i media si sono concentrati molto sul capoluogo, su Roma, perché è Roma, ma che, in realtà, ci sono altre situazioni in questa regione che probabilmente meritano di essere attentamente monitorate.

  PIERLUIGI FALONI, prefetto di Latina. Latina è seconda dopo Roma...

  GIUSEPPE DE MATTEIS, questore di Latina. Ritengo solo di dover dire che sicuramente Pag. 14 il territorio di Latina, per i motivi storici, geografici e geologici che vi ho esposto, secondo me, merita altrettanta attenzione di quello di Roma.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del prefetto di Rieti,
Valter Crudo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto di Rieti, Valter Crudo, accompagnato dal dottor Gualtiero D'Andrea, questore di Rieti, che ringrazio ambedue per la presenza.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul ciclo dei rifiuti della regione Lazio. Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Noi stiamo facendo un lavoro di indagine su tutto il Lazio. Abbiamo fatto degli approfondimenti su Roma, ma siamo interessati anche a vedere la situazione delle altre province, perché sul ciclo dei rifiuti sappiamo che anche nelle altre province esiste qualche problema. Abbiamo in programma anche domani presso la prefettura una serie di audizioni.
  Su Latina abbiamo fatto molto e stiamo cercando, ovviamente, anche di avere notizie per quanto riguarda le altre province. Come sempre facciamo, convochiamo i prefetti, che spesso vengono, come in questo caso, con i questori, per vedere di fare un inquadramento delle problematiche dal punto di vista degli ufficiali di governo.
  Do la parola al prefetto Crudo per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva. Lei, ovviamente, potrà dare la parola, quando crede, al questore. Dopodiché, qualche domanda magari le verrà fatta dai colleghi.

  VALTER CRUDO, Prefetto di Rieti. Grazie, signor presidente, per avermi concesso la parola. Noi avevamo già mandato degli aggiornamenti recentemente sulla materia. Le forze dell'ordine e l'ARPA Lazio interessate al riguardo nell'ambito del territorio reatino hanno confermato, come per il passato, degli illeciti ambientali connessi al ciclo dei rifiuti riconducibili all'abbandono di rifiuti e all'attività di gestione dei rifiuti non autorizzati. Questo tipo di illeciti ha fatto emergere già da alcuni anni una scarsa conoscenza delle norme in materia ambientale, talvolta anche in capo a soggetti che dovrebbero averne approfondita conoscenza e competenza tecnica, ma è esclusa la presenza di organizzazioni criminali in tale ambito.
  In effetti, il territorio reatino al momento non è interessato da infiltrazioni, o comunque non ci risultano infiltrazioni mafiose. Solo recentemente il gruppo forestale di Rieti ha riferito che risulta tuttora in corso un procedimento, che è già stato segnalato a codesta Commissione, che riguarda proprio un'attività organizzata di traffico illecito di rifiuti scoperto, che è in approfondimento da parte della procura della Repubblica del tribunale di Roma, direzione distrettuale antimafia competente, che ha disposto la notifica agli indagati dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari.
  Questo che significa? Significa che, anche se nel reatino non ci sono oppure non si rilevano appetiti di natura camorristica, per il tipo di zona proprio – non è collegata, non ha una strada di scorrimento veloce, non c'è autostrada, c'è soltanto la Salaria di collegamento; quindi, naturalmente, è poco sviluppato anche il comparto industriale, ragion per cui finora il territorio non era appetibile sotto quel punto di vista – è chiaro, però, che, nel momento in Pag. 15cui viene in evidenza questo aspetto, può essere comunque un inizio, soprattutto a seguito dei sismi che si sono susseguiti da agosto fino a gennaio scorso.
  Perché dico questo? Perché, naturalmente, ciò implica dei finanziamenti molto rilevanti ai fini di ricostruzione, ivi compresa la questione delle macerie, ragion per cui l'attenzione, almeno dalla parte delle forze dell'ordine, è un'attenzione abbastanza alta. Di questo magari possiamo parlare un attimo in proiezione del discorso.
  Per quanto concerne le criticità, come già abbiamo rilevato – abbiamo già mandato la relazione; posso lasciare magari questo testo, che è più completo, in quanto ci sono gli allegati e le comunicazioni da parte anche dell'ARPA – abbiamo il consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Rieti, in merito al quale eseguite dall'ARPA ci sono varie denunce che sono state rilevate, ma non in misura molto grave.
  I consorzi sono il consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Rieti, la Tecnogarden, l'ASM di Rieti, che però ha soltanto una limitazione nell'utilizzo, la LEA Srl, l'IRCOP e la Vitelli Gianfranco e Guglielmo. Diciamo che da parte sia dell'ARPA, sia delle forze dell'ordine c'è un controllo abbastanza mirato.
  Perché dico che non si rilevano grandi inquinamenti? Perché, in merito al discorso della bontà delle acque, l'ARPA riferisce che sono buone. Se le acque sono buone, significa, naturalmente, che anche il terreno non incide in modo negativo. Anche se sono emerse da un punto di vista penale alcune attività, finora non hanno comportato, almeno sulla base dei risultati dell'ARPA, sostanziali inquinamenti.
  Per quanto riguarda, invece, la raccolta dei rifiuti solidi urbani, bisogna dire che qui c'è stato un aumento della raccolta porta a porta. La provincia di Rieti era abbastanza bassa come percentuale. In alcune province magari abbiamo comuni che toccano il 70 per cento, ma Rieti e la provincia di Rieti erano, se non a livello quasi della Campania, che veniva sanzionata, comunque a un livello basso.
  In questi ultimi tempi, invece, nell'ultimo biennio, ben 51 comuni su 73 hanno aderito al sistema porta a porta, con realizzazione di vari ecocentri e anche di isole intercomunali. Questo ha comportato un aumento della raccolta differenziata, che si attesta sul 28 per cento, con punte di eccellenza del 50 per cento.
  Le specifiche, naturalmente, le rimando alla relazione che è stata consegnata e in cui questo viene specificato in modo puntuale.
  Vorrei parlare, invece, delle bonifiche. Sono in corso attività di caratterizzazione e bonifica su diversi punti di vendita del carburante e su un deposito di pullman per il trasporto pubblico, accomunati dalla stessa tipologia di contaminanti di origine petrolifera.
  Per alcune ex discariche comunali sono state portate a termine le attività di caratterizzazione e messa in sicurezza permanente o bonifica finanziate dalla regione Lazio. Quindi, c'è un'attività finalizzata in tal senso.
  Possiamo dire che le principali situazioni di criticità si riferiscono allo stato delle bonifiche nelle tre ex aree industriali, cioè l'ex Montedison, l'ex Snia Viscosa e l'ex zuccherificio, nonché al padiglione che ospitava il reparto di ortopedia dell'ospedale di Rieti.
  Per quanto riguarda l'ex Montedison, l'ARPA ha rappresentato lo stato di abbandono del sito in seguito all'omessa bonifica da parte dei responsabili e alla mancata attuazione degli interventi sostitutivi in danno da parte del comune di Rieti. La stessa Agenzia ha sottolineato la presenza di contaminanti sul suolo per la risorsa idrica sotterranea, ma non in modo ancora rilevante. C'è comunque un richiamo all'amministrazione competente, che è l'amministrazione di Chieti.
  Per l'ex Snia Viscosa è stata completata la rimozione dei rifiuti soprasuolo, che costituivano delle potenziali fonti di contaminazione per le matrici ambientali. Tuttavia, non è stata ancora realizzata la chiusura della vasca di messa in sicurezza permanente, ormai configurabile come discarica incontrollata di rifiuti. Anche questo è Pag. 16un intervento comunque non irrilevante, ma che può essere risolto.
  Per l'ex zuccherificio di Rieti il comune di Rieti ha dichiarato concluso il procedimento di bonifica. Su questa discarica è stato concluso il procedimento di bonifica.
  Nell'area interna della riserva laghi Lungo e Ripasottile sono ancora in corso le procedure di bonifica.
  Per quanto riguarda il padiglione di ortopedia dell'ospedale di Rieti, il comune di Rieti ha dichiarato conclusa, anche in questo caso, la procedura di bonifica.
  Di seguito ci sono alcune ulteriori situazioni riferite dall'ARPA per la ditta Co.ge.s.a Consult di Cittaducale. Non risultano, però, ancora attuate le misure di prevenzione della normativa. Si tratta di un'inosservanza delle misure di prevenzione. Comunque sono state tutte segnalate all'autorità giudiziaria.
  Infine, ci sono quelle dell'ex Masan di Magliano Sabina, in quanto il comune non ha ancora implementato la caratterizzazione del sito. Anche su questo ci dovrà essere un'ulteriore attività.
  Mi ero riservato per ultimo il problema relativo ai sismi che sono successi, perché risulta evidente il collegamento tra l'evento del sisma e l'evento prima di immissione o di possibile contaminazione da parte di enti criminali, com'è stato evidenziato dalla DIA di Napoli con indagini che sono in corso. La prefettura, comunque, già dal primo sisma aveva aumentato i controlli, soprattutto nei comuni di Accumoli e Amatrice, per cercare di capire se potessero esserci e per individuare delle persone che potevano gravitare in quelle zone al fine di commettere illeciti.
  Diciamo che adesso c'è una normativa abbastanza stringente, perché il maggior trasferimento delle macerie di Accumoli e Amatrice viene fatto dai Vigili del fuoco e anche da mezzi militari. Nella zona di Amatrice si era arrivati – mi sembra – a 600 uomini per l'attività di antisciacallaggio, di cui 100 sono appunto militari. Abbiamo utilizzato anche dei droni in determinati momenti proprio per verificare le zone.
  Da un punto di vista amministrativo di competenza della prefettura abbiamo scritto ai comuni di autenticarsi al sistema della banca dati nazionale, in modo anche da ridurre i controlli ai fini dell'iscrizione. Su questo debbo dire che i 23 comuni che c'erano all'inizio, da agosto del 2016 al 1° febbraio 2017, sono diventati 37. Quindi, c'è veramente un aumento significativo da parte dei comuni di collegamento con la banca dati nazionale.
  Lo stesso discorso vale per le white list delle ditte che vengono verificate. C'è stato veramente un aumento rilevante dell'attività ai fini della verifica. Occorre evidenziare, però, che chi opera ai fini della ricostruzione risponde all'elenco del Ministero dell'interno. C'è una Commissione che verifica che i soggetti debbano essere iscritti in quell'elenco. È chiaro che tale elenco di iscritti del Ministero dell'interno si basa anche su informazioni delle prefetture competenti sulle ditte. In ogni caso, le white list valgono anche per tutto il resto presso le prefetture.
  Volevo dire che, per quanto concerne le white list, nell'elenco provinciale dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori da 26 ditte che erano iscritte il 22 settembre 2016 siamo arrivati al 16 febbraio e all'iscrizione attualmente di 74 ditte. Quindi, c'è una triplicazione ed è in già in corso un'attività di controllo su questo fattore.
  Questa è in generale, per sommi capi, la situazione della provincia di Rieti, una provincia che, come dicevo inizialmente, era un po’ calma, ma che sicuramente, in proiezione, ci imporrà un controllo maggiore proprio per i finanziamenti che necessariamente dovranno arrivare, se solo si pensa che Amatrice e Accumoli hanno pagato, in termini di vittime, l'80 per cento del totale: 250 vittime all'incirca sono di Accumoli e Amatrice sulle 299 totali.
  Tra l'altro, c'è stata anche un'attività molto approfondita da parte della prefettura, anche perché la gestione delle identificazioni e tutto il resto era di competenza della prefettura, d'intesa con il comune. Si è dovuto, quindi, procedere a queste identificazioni. Pag. 17
  Ritengo, quindi, che l'impostazione data finora anche come forze di polizia e come controlli permetta di mantenere alta la guardia.

  PRESIDENTE. Lei ha parlato dello stabilimento ex Montedison e dell'ex Snia. Degli stabilimenti che citava ha detto che ce ne sono alcuni in cui di fatto non è stata fatta la bonifica. C'è un'indagine su omessa bonifica.

  VALTER CRUDO, Prefetto di Rieti. Questo è stato segnalato. Già una nota del 25 novembre, qui richiamata, dice: «In merito a quanto richiesto con nota protocollo del 28 ottobre ultimo scorso si comunica che le forze dell'ordine interessate al riguardo tra il 2012 e il 2015... Viene, inoltre, segnalata un'indagine in corso che si riferisce a un'ipotesi di violazione sanzionata dall'articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti) nella quale si potrebbe configurare una collaborazione illecita tra diversi soggetti pubblici e privati provenienti da diverse regioni con il fine di procurarsi un lauto guadagno derivante dal mancato rispetto delle leggi vigenti in materia di corretto smaltimento dei rifiuti in base».
  In merito non abbiamo gli atti, ma, se la Commissione ritiene, possiamo cercare di acquisirli.

  PRESIDENTE. Li chiediamo alla procura domani, tranquillamente. Va bene. Se non ci sono altre domande, noi la ringraziamo. Se c'è necessità di avere ulteriori approfondimenti, può inviarci tutto quello che ritiene sia utile per la Commissione.
  Dichiaro chiusa l'audizione.

Audizione del prefetto di Viterbo,
Rita Piermatti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto di Viterbo, Rita Piermatti, che ha comunicato la propria impossibilità per motivi di salute a partecipare alla seduta odierna per la quale ha delegato il viceprefetto Salvatore Grillo, che è accompagnato dalla dottoressa Immacolata Amalfitano, dirigente dell'Area I, che ringrazio per la presenza.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul ciclo dei rifiuti nella regione Lazio.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Questo vale nel caso ci fossero indagini in corso, che ritenete siano oggetto di comunicazioni riservate.
  Noi stiamo facendo un check-up della regione Lazio. Ci siamo occupati a più riprese di Roma, però ci sono anche altre province e comuni capoluogo dove un certo tipo di attività è presente e, quindi, era opportuno che noi ce ne occupassimo.
  Noi vi chiederemmo di farci un quadro della situazione di Viterbo, ovviamente relativamente alle cose di cui noi ci occupiamo, e poi eventualmente verrà posta qualche domanda dai colleghi.
  Cedo la parola al viceprefetto Grillo per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva.

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Buonasera a tutti. Innanzitutto porto il saluto del prefetto Piermatti e le scuse per non poter essere qui presente. Purtroppo è stata particolarmente presa di mira dalle recenti problematiche influenzali, quindi stasera non poteva essere qui.
  Io, oltre a portare i saluti del prefetto e ovviamente il mio personale, sono anche molto onorato di trovarmi in un consesso così importante. È la prima volta che mi capita e, quindi, vi ringrazio di questa Pag. 18opportunità e di questa crescita di esperienza che mi consentite di fare.
  La provincia di Viterbo per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti sostanzialmente non presenta particolari criticità. Ovviamente ci sono degli aspetti sui quali noi teniamo molto alta l'attenzione, che sono stati anche oggetto di comunicazione nella relazione che si fa a questa Commissione.
  In realtà – lo ripeto – non abbiamo evidenze di presenze particolarmente inquietanti dal punto di vista delle attività illecite nel ciclo dei rifiuti, salvo l'interdittiva che noi nel novembre 2015 abbiamo assunto a carico della società Viterbo ambiente, che ha l'appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nella città di Viterbo e nel comune di Montefiascone. Parliamo di uno dei comuni più grandi dopo il capoluogo.
  La Viterbo Ambiente è stata da noi interdetta allo svolgimento dell'attività, ma ovviamente è stato anche immediatamente fatto il provvedimento commissariale di misura straordinaria per poter continuare a svolgere la delicata attività di raccolta dei rifiuti, a seguito del provvedimento interdittivo che è stato emanato dal prefetto di Perugia qualche mese prima (era il dicembre 2015).
  Il prefetto di Perugia aveva interdetto la Gesenu, che, insieme alla Cosp Tecno Service, l'altra parte che compone l'associazione temporanea di imprese (ATI), aveva generato Viterbo ambiente. La Gesenu ne detiene il 51 per cento e la Cosp Tecno Service il 49 per cento.
  Sulla base di un ragionamento immediatamente intuitivo, se il 51 per cento di questa ATI Viterbo ambiente era in qualche modo condizionato da un'interdittiva che fino a prova contraria era vigente e che ha poi resistito, peraltro, anche al primo grado in sede amministrativa, era ovvio ritenere che anche l'altra parte, il 49 per cento, fosse in qualche modo condizionata da questa presenza.
  Pertanto, abbiamo cominciato a lavorare su questo: non ci siamo fermati al semplice calcolo numerico, che pure ci consentiva ragionevolmente di emettere un'interdittiva, ma abbiamo cominciato a lavorare anche sull'altro 49 per cento, sulla Cosp Tecno Service.
  Devo dire che siamo giunti a conclusioni importanti e, con l'aiuto ovviamente prezioso e puntuale dei componenti del gruppo interforze, abbiamo evidenziato dei legami con le cooperative di Buzzi (Mafia capitale) e con il famoso sistema Cerroni. Parlo di «famoso sistema», perché così le informative dei nostri organi di polizia riferiscono. Noi utilizziamo questa terminologia perché ormai ci è proprio usarla.
  Sulla base di ciò è stato emessa quest'interdittiva, la quale a sua volta ha retto splendidamente al primo grado di sindacato amministrativo. Il secondo grado non è stato svolto. L'interdittiva è stata revocata recentemente, perché tutta la compagine societaria è stata completamente rinnovata e, quindi, si ha motivo di ritenere che, per gli effetti che possono esplicare i provvedimenti di rinnovazione delle cariche societarie, almeno dal punto di vista formale, la capacità di essere condizionati è stata sterilizzata e bonificata.
  Questo è l'elemento più rilevante a Viterbo in questo momento per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti.
  Aggiungiamo, anche per completezza, che Viterbo è stata teatro di un'operazione di polizia giudiziaria condotta sia dalla polizia di Stato che della Guardia di finanza nel 2015, la cosiddetta operazione «Vento di maestrale», che ha avuto per oggetto il ciclo di gestione dei rifiuti e delle discariche. In questa operazione è stato coinvolto anche l'ingegner Rosario Carlo Noto La Diega, che peraltro risultava essere anche proprietario al 10 per cento della Gesenu, nonché socio amministratore dell'ATI Gesenu-Cosp Tecno Service e, quindi, della Viterbo Ambiente.
  In questa sede Carlo Nota La Diega è stato oggetto di ordinanza di custodia cautelare, successivamente revocata dal giudice per le indagini preliminari di Viterbo. Al momento risulta indagato in concorso con altre quattro persone per turbativa d'asta, gestione illecita di rifiuti e gestione illecita di discariche. L'attività giudiziaria è ancora nella fase istruttoria, quindi non Pag. 19sappiamo se poi ci sarà un rinvio a giudizio o meno.
  Queste sono le informazioni di polizia delle quali disponiamo e che abbiamo voluto aggiornare proprio mentre venivamo qua, nel caso ci fossero state notizie più recenti.
  Questo è al momento lo stato di fatto del capoluogo e del comune di Montefiascone, che ovviamente era servito ugualmente dalla Viterbo Ambiente, che ha continuato a esplicare la sua attività attraverso i commissari che sono stati nominati dal prefetto di Viterbo nelle stesse persone che erano state nominate dal prefetto di Perugia per quanto riguarda la Gesenu, quindi il famoso 51 per cento che all'inizio ha dato la stura al nostro provvedimento viterbese.
  Questa è la cosa più eclatante che abbiamo. Inoltre, a Viterbo abbiamo delle «criticità», ma che forse non hanno, almeno secondo noi, un chiaro riferimento alla criminalità organizzata. Mi riferisco alle problematiche delle isole di prossimità, dove è stata notata dalle forze di polizia e dalla polizia locale del comune un'attività di sversamento di rifiuti non tossici ma comunque speciali.

  PRESIDENTE. Le isole di prossimità sono le isole ecologiche?

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Sì, le isole ecologiche. Vengono chiamate così a Viterbo. Anche io mi sono posto questo problema, però è la dizione tecnica che usa il comune di Viterbo, quindi io mi rifaccio esclusivamente a questo tipo di terminologia.

  IMMACOLATA AMALFITANO, Dirigente Area I della prefettura di Viterbo. Sono punti di raccolta per le zone che non vengono servite dalla raccolta porta a porta.

  PRESIDENTE. Da altre parti le chiamano isole ecologiche.

  IMMACOLATA AMALFITANO, Dirigente Area I della prefettura di Viterbo. L'isola ecologica ha una struttura diversa, è un punto di raccolta anche per non residenti della zona, mentre le isole di prossimità servono...

  PRESIDENTE. Solo ed esclusivamente per i residenti della zona.

  IMMACOLATA AMALFITANO, Dirigente Area I della prefettura di Viterbo. È questa la differenza tecnica, perciò usano una diversa terminologia.

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Forse andava detto «isola ecologica di prossimità».

  PRESIDENTE. No, ora è chiaro, volevo capire.

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Queste isole di prossimità sono state oggetto di sversamenti illeciti e incontrollati. Parliamo di rifiuti speciali ma non tossici, provenienti soprattutto da piccole attività artigianali. In realtà, dopo una serie di servizi posti in essere dalla polizia locale e dalla Guardia di finanza, si è arrivati a fare circa 230 contravvenzioni per un totale di 6.300 euro di proventi complessivi.
  In sede di commissione per la sicurezza ambientale, che noi svolgiamo all'interno del comitato provinciale per la sicurezza pubblica, è stato fatto un ragionamento un po’ più ampio, chiedendo alle forze di polizia di svolgere servizi più mirati, che ci consentissero non solo di colpire colui che effettua lo sversamento illegale, ma magari con accortezza maggiore di seguirlo e di capire da dove provengono questi rifiuti.
  Infatti, è chiaro che si tratta di piccole attività artigianali, ovvero di artigiani che lavorano in nero e che non sversano nelle discariche autorizzate. Si può, quindi, recuperare tutta una filiera di illegalità che va dallo sversamento illegale di rifiuti fino all'evasione fiscale.
  Stiamo, quindi, progettando dei servizi mirati in questo senso, anche con l'ausilio di telecamere che abbiamo richiesto al comune. Questo è ciò che riguarda Viterbo.
  Abbiamo poi due problematiche che al momento non definiscono criticità immediate, ma sono in stand by, che riguardano Pag. 20i comuni di Tuscania e Canino, dove ci sono delle cartiere ormai dismesse e non più attive, messe in sicurezza – è fondamentale dire questo – che presentano problematiche relative allo smaltimento di rifiuti speciali ma non tossici detti «pulper», che sono gli scarti di lavorazione della carta.
  Il problema lì è come intervenire. Sulla prima, a Tuscania, c'è un sequestro giudiziario, con una misura giudiziaria, e quindi c'è un'attività ancora in mano alla magistratura di polizia giudiziaria che non consente nessun tipo di intervento.
  Sulla seconda, invece, c'è una diatriba tra il gestore e il proprietario della struttura, delle mura, una diatriba di carattere civilistico, giudiziaria, che paralizza le iniziative che andrebbero assunte per la bonifica.
  Infatti, i responsabili dell'una e dell'altra non si prendono la briga di intervenire e neanche i sindaci hanno inteso utilizzare il potere sostitutivo, quindi c'è una situazione di stallo che al momento non consente di rimuovere questi rifiuti.
  Tuttavia, la cosa tranquillizzante (se così si può dire) è che le strutture sono messe in sicurezza, quindi non si configurano problematiche di rischio ambientale per i residenti.
  Un altro elemento che intendiamo valorizzare nella nostra audizione è un'attenzione particolare che abbiamo rivolto nei comitati e, quindi, nella commissione per la sicurezza ambientale, all'incendio di Onano che si è verificato il 3 settembre 2016.
  Onano è un altro comune della provincia, non particolarmente grande, dove è allocata una struttura che ha uno stoccaggio di materiale plastico. È andato a fuoco questo materiale plastico, composto di polimeri e quant'altro, dominato tecnicamente «plast», che ha emesso una nube probabilmente tossica. Io la definisco «tossica» perché mi risulta che quando si brucia la plastica viene fuori la diossina, però finché i risultati dell'ARPA non avranno confermato questo tipo di tossicità ...

  PRESIDENTE. Quando è avvenuto?

  SALVATORE GRILLO, viceprefetto di Viterbo. Il 3 settembre 2016. C'è stato questo incendio che ha interessato circa 10 tonnellate di materiale plastico, quindi una mole importante di rifiuti plastici.
  Ovviamente è stata disposta la sospensione dell'attività da parte della ditta, che è stata anche diffidata a presentare una relazione a firma di un tecnico abilitato attestante il ripristino dell'impianto in conformità alle norme di sicurezza e un programma di smaltimento dei rifiuti ivi esistenti.
  Tuttavia, finché l'ARPA Lazio e l'ARPA Toscana (perché il paese praticamente è quasi a cavallo tra le due regioni) non avranno stabilito l'effettiva tossicità della ricaduta di questa nube sul territorio, evidentemente non sarà neanche possibile procedere a questo tipo di attività.
  Siamo in attesa. La vicenda è abbastanza «recente», perché parliamo di settembre 2013, quindi è chiaro che non abbiamo ancora delle evidenze più mirate e più specifiche.
  Voglio ricordare un'altra criticità sicuramente molto importante, anche se ai fini dell'individuazione dei responsabili, essendo la vicenda datata al 2007, c'è in corso un'attività di polizia giudiziaria che non so che sbocchi potrà avere.
  Mi riferisco al comune di Graffignano, che è al confine con la provincia di Terni, diviso dal Tevere. Su quest'area a ridosso delle sponde del Tevere, che è stata stimata in circa 142 ettari, è stata evidenziata una grande movimentazione di rifiuti speciali con grande presenza di metalli pesanti.
  Questa è una bomba ecologica della quale bisogna capire la portata, perché, essendo una cosa che risale a dieci anni fa, con i dilavamenti delle piogge e l'erosione delle sponde da parte dell'acqua del fiume, noi non sappiamo se vi sia stato un trasporto in altri siti, attraverso il fiume, di questi metalli.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, non ho capito...

  PRESIDENTE. Era una discarica?

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. È una località che si chiama «Pascolaro Pag. 21», un'area agricola dove è stato scoperto che sono stati interrati per decenni questi rifiuti...

  PRESIDENTE. Perché 142 ettari sono tanti...

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Quella, infatti, è la problematica più grossa che ci preoccupa in questo momento.

  IMMACOLATA AMALFITANO, Dirigente Area I della prefettura di Viterbo. Sono soltanto ipotesi, perché al momento non abbiamo ancora un piano di caratterizzazione. Sono state fatte diverse conferenze di servizio. Il sindaco in questo caso è intervenuto con il potere sostitutivo, per cui, insieme all'Università della Tuscia, è stato fatto un modello preliminare concettuale di caratterizzazione e siamo in attesa di effettuare la caratterizzazione, che ci darà contezza dell'effettivo danno ambientale, per poi procedere alla bonifica.
  Il problema è l'ingente somma di danaro che serve per tutta l'attività, che si presume solo per la caratterizzazione vada oltre un milione di euro.

  PRESIDENTE. La proprietà è pubblica?

  IMMACOLATA AMALFITANO, Dirigente Area I della prefettura di Viterbo. La proprietà è di una società privata che lavorava inerti. Nel 2007 fu denunciato il riversamento di rifiuti. Questo, però, avvenne nel 2007 e poi l'area fu sottoposta a sequestro. Soltanto oggi arriviamo a una stima di 142, perché non è mai stato fatto un piano di caratterizzazione che ci consenta di individuare precisamente l'entità del danno e la dimensione dell'area compromessa.

  PAOLA NUGNES. Mi perdoni. Nel 2007, quindi, ci fu una denuncia di sversamento di rifiuti a carico della società proprietaria? Questo è il dato. Va bene, grazie.

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Questa è la problematica che ci preoccupa maggiormente, proprio per le ricadute ambientali, delle quali ancora non conosciamo la portata. Non ci sono delle indicazioni ottimistiche da questo punti di vista.

  LAURA PUPPATO. Vorrei capire se verso questa società che è proprietaria del terreno, che voi sappiate, sono state avviate delle denunce o delle richieste di danno.

  IMMACOLATA AMALFITANO, Dirigente Area I della prefettura di Viterbo. Nel 2007 la denuncia fu presentata e intervenne immediatamente il Corpo forestale dello Stato. Tutta l'area fu sottoposta a sequestro e fu avviata l'attività penale nei confronti della società, quindi tutto quello che riguarda procedure penali e sequestro è stato già fatto.

  PRESIDENTE. Lo chiediamo domani alla procura.

  LAURA PUPPATO. Come si chiama la società e con quale esito? Magari fatecelo sapere.

  PRESIDENTE. Lo chiediamo alla procura domani.

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Si tratta di un altro fascicolo, che non ci siamo portati dietro.

  PRESIDENTE. Lo chiediamo alla procura. Penso che la procura di Viterbo lo sappia.

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Ci sono ancora due situazioni che vogliamo segnalarvi.
  Nel comune di Castel Sant'Elia è presente una cava che è già stata oggetto di attività di smaltimento illecito di rifiuti nel 2005. Il comune ha avviato un progetto di caratterizzazione, che dovrà essere approvato in sede di conferenza di servizi. Siamo, quindi, ancora in una fase di approccio burocratico, non immediatamente operativo, alla problematica, però comunque almeno è in corso il piano di caratterizzazione. Pag. 22
  Nel comune di Orte è presente un'ex fornace di laterizi, nella quale prima del 2004 sono stati stoccati circa 7.000 metri quadrati di rifiuti speciali destinati a diventare composto per miscelazione come materia prima per un impasto.
  In seguito è stato accertato che questi rifiuti contenevano metalli pesanti in concentrazioni superiori e, quindi, è stato avviato il procedimento di bonifica a carico del Centro Laterizi Nazionale, che si è interrotto nel 2009 perché la società non ha fornito la documentazione richiesta in sede di conferenza di servizi, impedendo di fatto il prosieguo dell'attività di bonifica del sito.
  Il sindaco di Orte è stato invitato dalla provincia a intervenire con potere sostitutivo e adesso siamo in attesa di sapere se riuscirà a intervenire da questo punto di vista, perché ovviamente c'è un impegno anche di carattere economico che è veramente rilevante.
  In conclusione, almeno di questa prima parte, vorrei segnalare che per quanto riguarda gli scarichi di acque reflue esiste una modesta criticità nella provincia. Quasi tutti sono stati rilevati dal Corpo forestale dello Stato. Si tratta di scarichi di acque reflue di allevamenti zootecnici o di attività industriali come ditte di autolavaggio e meccanici operanti su autoveicoli.
  Dove la normativa lo ha consentito, è stato utilizzato l'articolo 318-bis del decreto legislativo n. 152, con procedimento ridotto, con immediato pagamento della sanzione pecuniaria e rimessa in ripristino dello status quo ante a carico del trasgressore a seguito delle prescrizioni che sono state dettate dagli organi competenti.
  Questo è il quadro generale di sintesi del quale noi disponiamo. La collega ha trovato i dati relativi a Graffignano.

  IMMACOLATA AMALFITANO, Dirigente Area I della prefettura di Viterbo. Per quanto riguarda Graffignano gli imprenditori indagati erano la ICI (Inerti Centro Italia) s.r.l., società che gestiva i rifiuti, e la MCI (Manufatti Centro Italia), società che falsamente attestava l'avvenuto recupero dei fanghi, entrambe con sede a Montepulciano.

  PRESIDENTE. Ho solo una domanda. Dunque, al di là dell'interdittiva di cui avete ampiamente parlato prima, dal punto di vista delle infiltrazioni di organizzazioni criminali sul territorio viterbese che trattano rifiuti o cose analoghe non avete indicazioni particolari?

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Se dobbiamo parlare di evidenze anche minime, no. È chiaro che noi comunque non escludiamo mai – in questo si esplica tutta la nostra attività preventiva e di monitoraggio del territorio – che ci possano essere o che possano esserci in futuro. Tuttavia, in questo momento, fortunatamente, non abbiamo evidenze, anche minime ma comunque significative, che consentano di affermare una cosa del genere.

  PRESIDENTE. Noi vi ringraziamo. Il quadro è stato tracciato. Domani avremo occasione di parlare con la procura e con i sindaci interessati per approfondire i diversi argomenti.

  SALVATORE GRILLO, Viceprefetto di Viterbo. Grazie a voi tutti. Noi ovviamente rimaniamo a disposizione per qualunque altra necessità.

  PRESIDENTE. Ringraziamo i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del prefetto di Frosinone, Emilia Zarrilli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto di Frosinone, Emilia Zarrilli, che ringrazio per la presenza, accompagnata dal dottor Filippo Santarelli, questore di Frosinone.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul ciclo dei rifiuti e delle bonifiche nella regione Lazio.
  Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche Pag. 23 e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Signor prefetto, noi ci eravamo visti quando siamo venuti a Frosinone e avevamo fatto una visita alla Valle del Sacco e anche alla discarica Lame. Avevamo acquisito dati e qualche segnalazione anche riguardo ai sistemi di depurazione, che ci sembravano allora molto critici.
  Domani noi ascolteremo l'ARPA e le procure, quindi ovviamente tratteremo una serie di questioni con loro, però ci interessa avere da lei un quadro generale della situazione riguardante eventualmente anche le società che gestiscono il ciclo dei rifiuti o comunque che si occupano di rifiuti nel territorio di Frosinone.
  Inoltre, ci interessa ovviamente anche capire se ci sono infiltrazioni o indagini che riguardino la presenza di organizzazioni malavitose che hanno a che fare con il ciclo dei rifiuti, perché queste sono le cose di cui noi ci interessiamo.
  Eventualmente, se il questore avrà necessità di intervenire, può farlo come ritenete sia opportuno e importante per la nostra Commissione.
  Cedo la parola al prefetto Zarrilli per lo svolgimento di una breve relazione introduttiva.

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Io vi ringrazio e soprattutto ringrazio lei per l'attenzione che vuole dare all'operato di noi prefetti sul territorio. In materia di ciclo dei rifiuti non c'è una specifica competenza delle prefetture, per cui non possiamo che fare un intervento di carattere massimamente generico.
  In linea di massima, credo che la provincia di Frosinone sia estremamente inquinata sotto tutti gli aspetti. In particolare parliamo di inquinamento dell'aria. È su tutti i giornali che Frosinone è la città più inquinata d'Italia, ma questo più che altro è dovuto a condizioni morfologiche del territorio che ci aggravano. Per quanti adempimenti e azioni di tutela possono mettere in atto i sindaci, non si riesce certamente a risolvere il problema.
  Per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, io ho inviato un appunto che, se lei ne conviene, vorrei leggere insieme a lei e commentare.
  Sui giornali della nostra provincia non c'è giorno che non si parli di qualche discarica abusiva disseminata un po’ dovunque. Ci sono accertamenti e quant'altro. Credo che il problema risalga ad anni molto lontani, quando, con l'emanazione del decreto Ronchi, ogni sindaco del nostro territorio si è sentito autorizzato, attraverso un'apposita ordinanza, a ricavarsi una discarica. Queste discariche erano legittime ma la situazione sul territorio era diventata senza controllo.
  Io le ho inviato questa relazione e ritengo opportuno, se lei ce l'ha presente, sottolinearla insieme a lei. Gliel'avevo inviata. Se vuole, gliela leggo.

  LAURA PUPPATO. Prefetto, vorrei fare solo un inciso. Lei ha detto «dopo il decreto Ronchi», quindi sono tutte discariche successive alla fine degli anni ’90?

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Sì, fine ’90 in ogni comune. In provincia di Frosinone ci sono 91 comuni e molti dei sindaci, per semplificarsi la vita, hanno fatto delle ordinanze e si sono autorizzati da soli le discariche.
  Queste discariche dovevano avere entro 90 giorni... Non era riammissibile una nuova ordinanza, ma molti le hanno fatte per una seconda volta. Doveva intervenire la regione, ma nel tempo tutto questo non si è verificato, per cui abbiamo quello scempio che è via Le Lame a Frosinone. Non solo è obbrobrioso dal punto di vista estetico – voi l'avete visto – ma soprattutto d'estate non si può camminare in quei paraggi perché i danni perpetrati sono stati gravi.
  Il nostro territorio risulta interessato da numerosi siti contaminati: sono circa 300 Pag. 24tra discariche ed ex aree industriali. Sono stati tutti censiti dall'Agenzia della protezione ambientale della regione Lazio di Frosinone e risultano a tutt'oggi non bonificati.
  Soltanto su alcuni di questi siti sono stati fatti interventi di messa in sicurezza d'emergenza, finanziati con l'accordo di programma quadro tra la regione Lazio, il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero dell'ambiente.
  Tra i siti più rilevanti per consistenza e pericolosità del carico inquinante si annovera quello che abbiamo appena citato: Le Lame, sito nel comune di Frosinone.
  Nel corso di questi anni l'enorme discarica ha provocato una compromissione dell'ambiente, a causa sia di un'attività protrattasi in un arco temporale molto lungo, tra il 1956 e il 2002, sia di una gestione risultata carente in diversi settori. La stessa, seppure non più operante da anni, ha determinato l'accumulo di un'enorme quantità di rifiuti che forma una vera e propria collina.
  La gestione di questo ammasso di rifiuti solidi urbani dopo la chiusura avrebbe dovuto muoversi lungo alcune direttrici principali: la messa in sicurezza del sito, con l'adozione di tutti gli accorgimenti tecnici necessari alla minimizzazione del rischio di inquinamento del suolo, e soprattutto l'attivazione della procedura di bonifica.
  Questi adempimenti, come è emerso nelle varie investigazioni svolte negli anni, anche con l'ausilio di consulenti tecnici collegiali, non sono stati realizzati in maniera corretta e tutto questo ha determinato una permanente contaminazione della falda acquifera, con minerali pesanti presenti in quantità enormemente superiori a quelle consentite.
  Tutto questo nel corso degli anni ha fatto in modo che si sono verificati e continuano a verificarsi reiterate fuoriuscite di percolato dall'area della discarica, nonché ristagni nelle adiacenze della stessa.
  I vari interventi di messa in sicurezza, seppure in parte programmati e attuati, si sono rivelati inefficaci. L'impianto versa in uno stato di inefficiente manutenzione. In particolare, in più occasioni è stato riscontrato prima di tutto il mancato funzionamento delle pompe di aspirazione dell'acqua di falda dei pozzi e di quelle di aspirazione del percolato.
  Io leggo perché è un linguaggio che non ci appartiene. Per non commettere errori, cerco di essere il più precisa possibile.
  Inoltre, il dissesto della strada perimetrale della discarica risultava solo in parte praticabile e accessibile dai mezzi e lo stato di usura dell'impermeabilizzazione nel tempo ha comportato un aggravio della situazione.
  Non è stata intrapresa nessuna attività di bonifica del sito e le uniche operazioni effettuate sono consistite nell'attività di evacuazione del percolato svolta dalla Società Ambiente Frosinone S.p.a. di Frosinone.
  Sulla scorta di tale risultanza, nel 2014 il nucleo investigativo e la sezione di polizia giudiziaria della locale procura hanno sottoposto a sequestro preventivo l'intera area occupata dall'ex discarica Le Lame, equivalente a circa 37.000 metri quadrati, in esecuzione del provvedimento del giudice per le indagini preliminari emesso in data 23 dicembre 2014 dal tribunale di Frosinone.
  Per quanto attiene al sito di interesse nazionale di Frosinone, questo sito, ai fini della bonifica, comprende, per le presunte contaminazioni dei terreni e delle falde acquifere, anche oggetto di numerose inchieste giudiziarie, le discariche comunali aperte in via emergenziale negli anni 1980, gli stoccaggi provvisori di sovvalli aperti sul finire degli anni 1990, oltre che una discarica di rifiuti industriali esercitata durante gli anni 1980 e 1990.
  Abbiamo poi il sito del fiume Sacco. Credo sia ormai talmente noto a tutti che parlarne è quasi retorico, però lo sottolineiamo. Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, il 21 novembre 2006 è stata approvata la nuova perimetrazione del sito bacino del fiume Sacco, che racchiude più o meno tutta l'area di sviluppo industriale da Colleferro a Isoletta d'Arce, confluenza del fiume Sacco nel fiume Liri, e comprende siti industriali dismessi e in esercizio, taluni dei quali Pag. 25oggetto di inchieste giudiziarie per presunti illeciti ambientali.
  A Ferentino, nella località Baiocco, abbiamo un sito industriale dismesso dall'ATI S.p.A. ex Cem.Am.It., oggetto di intervento di messa in sicurezza in base all'accordo di programma quadro. A San Vittore del Lazio abbiamo il sito industriale dismesso dell'ex Latermusto.
  Passiamo agli impianti di depurazione della provincia. A conclusione di un'attività di indagine tesa all'individuazione di irregolarità connesse con la gestione e funzionalità degli impianti di depurazione ubicati in questa provincia, il 7 gennaio del 2014 personale del nucleo investigativo, in collaborazione con il nucleo operativo ecologico di Roma, davano esecuzione al decreto di sequestro emesso dalla procura della Repubblica di Frosinone, sottoponendo a sequestro con facoltà d'uso i sottonotati impianti di depurazione acque reflue e civili gestiti dalla società Acea ATO 5 S.p.A. e Acea ATO 2 S.p.A. (semplifico).
  In questo contesto sono risultati indagati i responsabili e gli amministratori delle suddette due società di gestione, ritenuti responsabili a vario titolo di gestione illecita di sistemi di depurazione rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e danneggiamento.
  Passiamo al 2015, quando i carabinieri hanno posto in essere un'attività concernente il traffico di rifiuti proveniente dalla regione Campania. Il reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri di Frosinone e la compagnia della Guardia di finanza di Frosinone hanno notificato l'avviso di conclusione indagini preliminari e informazioni di garanzia emesso dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli (dal pubblico ministero Ribera) nei confronti di dodici persone tra imprenditori, consulenti, amministratori e funzionari di impianti pubblici e privati, tutti operanti nel settore della depurazione e dello smaltimento di rifiuti. Gli stessi sono ritenuti responsabili di concorso in traffico di rifiuti e truffa.
  Il provvedimento trae origine da un'articolata attività di indagine avviata nel 2011 dai carabinieri, poi proseguita insieme alla Guardia di finanza e coordinata, come dicevo, dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, in ordine a un traffico di rifiuti pericolosi che dall'impianto di depurazione di Cuma venivano convogliati in impianti di trattamento di questa provincia, per il successivo conferimento finale in discariche locali e nazionali.
  Lo sviluppo investigativo ha permesso di appurare che il trattamento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, consistenti in fanghi di depurazione e frazioni liquide pericolose, di fatto veniva solo simulato dalle ditte ciociare. Queste ultime, mediante falsificazione della documentazione, attuata con la necessaria complicità di laboratori tecnici abilitati compiacenti, riuscivano, attestando falsamente la qualità dei rifiuti, a effettuare lo smaltimento finale degli stessi direttamente in discarica, il tutto semplicemente allo scopo di ingenti profitti economici.

  PRESIDENTE. Questa è la DDA di Napoli, che non riguarda...

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Tuttavia, noi ci sentiamo di condividere insieme al questore che qui ci sono tanti tentativi di guadagnare sempre di più, ma non abbiamo ravvisato una vera criminalità organizzata nei nostri atti.
  In particolare, l'attività di indagine ha accertato l'esistenza di un collaudato sistema in cui i diversi attori (produttori di rifiuti, ditte di trattamento della provincia di Frosinone, laboratori e tecnici di analisi, consulenti tecnici e chimici), in concorso tra loro, si insinuavano nello specifico ciclo dei rifiuti in parabola, abbattendo gli elevati costi connessi al trattamento in favore di guadagni economici elevatissimi.
  Altri illeciti venivano riscontrati dalle attività investigative sulla gestione del termovalorizzatore di San Vittore, nel corso delle quali emergeva anche una truffa connessa all'erogazione di contributi dallo Stato per l'utilizzo di combustibile da rifiuto.
  In particolare, i dirigenti pro tempore della società di gestione del termovalorizzatore, attestando falsamente l'utilizzo di combustibile derivato dai rifiuti ecoballe Pag. 26per la produzione di energia elettrica, avevano accesso a ingenti contributi statali.
  In materia di contrasto ai reati ambientali, il personale dei carabinieri di Frosinone, oltre a queste attività di indagine, nell'anno in corso ha effettuato 48 ispezioni, sequestrando otto aree adibite a discariche o deposito di rifiuti non autorizzate, denunciando diciotto persone all'autorità giudiziaria.
  Da ultimo, si rileva che nel decorso mese di gennaio personale del gruppo del nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale e forestale di Frosinone, unitamente ai comandi provinciali dei carabinieri e al comando carabinieri tutela ambiente, hanno eseguito un sequestro preventivo di dieci impianti industriali di trattamento rifiuti in una discarica per rifiuti non pericolosi.
  Questa è l'ultima operazione fatta a gennaio dalla forestale. Questa indagine, condotta dal nucleo investigativo del gruppo carabinieri-forestale di Frosinone, riguarda 31 indagati e ipotizza l'esistenza di un traffico illecito di rifiuti che coinvolge aziende che smaltivano rifiuti pericolosi presso una discarica per rifiuti non pericolosi, nonché l'esistenza di una truffa aggravata e frode in pubbliche forniture per il mancato trattamento di rifiuti solidi urbani.
  Ci sono due filoni di indagine. Con il primo si ipotizza che alcune aziende di trattamento rifiuti conferiscano alla discarica gestita dalla MAD ingenti quantità di rifiuti pericolosi declassati come rifiuti non pericolosi.
  L'ARPA e il consulente tecnico d'ufficio nominato dalla procura di Roma hanno accertato che tali rifiuti non erano esaustivamente analizzati e non potevano essere classificati come non pericolosi.
  Un secondo filone di indagine riguarda il recupero dei rifiuti solidi urbani da parte della SAF, alla quale vengono conferiti tutti i rifiuti provenienti dai comuni della provincia di Frosinone.
  I consulenti tecnici d'ufficio hanno accertato un inefficace trattamento dei rifiuti urbani sia indifferenziati che differenziati, determinando una maggiore quantità di rifiuti conferiti alla MAD, l'emanazione di cattivi odori e, infine, una maggiore produzione di percolato.
  Quanto alla produzione di compost, i consulenti tecnici d'ufficio ritengono che la SAF abbia recuperato una parte insignificante dei rifiuti organici provenienti dai comuni della provincia di Frosinone, che invece hanno pagato un corrispettivo alla stessa SAF proprio affinché tali rifiuti venissero recuperati.
  Per queste circostanze, si ipotizzano i reati di truffa aggravata e frode in pubbliche forniture a danno degli stessi comuni conferenti. Qui abbiamo l'elenco delle società coinvolte in quest'ultima operazione.

  PRESIDENTE. Sono tutte società del posto?

  EMILIA ZARRILLI, prefetto di Frosinone. Qualcuna ha sede a Roma e qualcuna ha sede nel posto.

  PRESIDENTE. Quante sono?

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Sono dodici. Una ha sede a Cisterna di Latina, un'altra a Roccasecca (Frosinone), un'altra a Morolo (Frosinone), un'altra a Castrocielo, l'altra a Roma Malagrotta.

  PRESIDENTE. La Giovi?

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Sì. Le altre hanno sede a Ferentino, Frosinone, Ceccano, Morolense, Castelforte (Latina). Insomma, quelle che non hanno sede a Frosinone hanno sede a Latina e due a Roma.
  Noi, insieme al questore, abbiamo discusso di questa cosa. Non vediamo infiltrazioni di criminalità organizzata, ma soltanto truffe.

  PRESIDENTE. Truffe e associazioni con fini di truffa, ma non vere e proprie organizzazioni criminali classiche di stampo mafioso?

Pag. 27

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Diciamo «camorristiche», vista la vicinanza, soprattutto a sud di Cassino. Come vede, Roccasecca, Colfelice e San Vittore sono tutte ubicate in quella zona a confine fra le due province, Caserta e Frosinone, e, quindi, risentono dell'influsso.
  Tutto questo è ufficiale. Non possiamo affermare quello che di ufficiale non c'è. Tuttavia, quotidianamente si leggono nei giornali, perché c'è proprio una cattiva educazione in questa provincia a non amare il proprio territorio e a non gestirlo nei modi dovuti. Io lo sottolineo in tutte le salse, in tutte le occasioni, in tutti i convegni. Hanno cattive abitudini. Diciamo solo questo.

  PRESIDENTE. Io ricordo che quando abbiamo fatto la visita ci veniva segnalato il problema degli scarichi in maniera molto forte.
  Un'altra cosa che vorrei chiederle è se in alcune situazioni c'è stato anche un coinvolgimento di amministratori pubblici rispetto a quella logica di truffe o comunque un rapporto tra amministratori e alcune aziende o alcuni operatori del settore.

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. L'unico sindaco che è costantemente coinvolto in queste cose è il sindaco di San Giovanni Incarico, il sindaco Salvati, che ha ricevuto ottanta avvisi di garanzia, o per gli immigrati o per i rifiuti. Tuttavia, è riuscito a risultare sempre indenne. È sempre borderline, perché è un ottimo segretario comunale, quindi conosce le regole del gioco.
  È l'unico che a volte ci ha creato piccoli problemi di ordine pubblico, perché impediva che arrivassero i camion dentro la discarica eccetera, perché lamentava chissà cosa, salvo poi che, accontentato in qualche gestione, finivano le motivazioni di ordine pubblico. Portava i ragazzini delle scuole dove si dovevano riversare i camion con l'immondizia. È un soggetto abituato a sceneggiate di questo tipo, ma lo teniamo...
  Si andrà a elezione prossimamente. Non può essere più rieletto, perché ha già fatto due mandati. Tuttavia, il problema è che, anche quando non è eletto in prima persona, gestisce le cose in seconda persona, con i prestanome.
  La Corte dei conti gli ha fatto grandi rilievi in materia di immigrazione, quando gestiva l'immigrazione con i soldi della regione. È un soggetto particolare. Definiamolo così.

  LAURA PUPPATO. Posso farle un paio di domande? In relazione alla discarica Le Lame, lei ha precisato il sequestro che c'è stato, la situazione eccetera. Ci sono evoluzioni, in particolare rispetto, per esempio, all'inquinamento della falda acquifera? C'è un'attivazione in corso? Il comune e il sindaco si sono attivati? L'ARPA?
  Dopo la nostra visita c'è stata una serie di audizioni e abbiamo avuto modo di scuotere una situazione che ci pareva di particolare gravità anche rispetto ad altre già viste. A distanza di un anno o un anno e mezzo...

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Non è cambiato molto, purtroppo. Io ho parlato col sindaco prima di venire qua, perché mi ha detto che aveva ricevuto anche lui l'invito a presentare qualche cosa, quindi forse vi aggiornerà lui stesso...

  LAURA PUPPATO. Glielo chiedo apposta per capire se...

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Si rammarica sempre della mancanza di fondi adeguati. Lui sarà tecnicamente molto più preciso. Per questo non invado campi, perché ne abbiamo parlato diffusamente.

  LAURA PUPPATO. Sentiremo l'ARPA e anche il sindaco domani.

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Domani proseguiremo i nostri approfondimenti. Eventualmente, se avremo la necessità di avere qualche indicazione, la disturberemo.

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Se vuole le lascio...

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  PRESIDENTE. Sì, tutto quello che ci può lasciare...

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. L'avevo mandato via PEC. Io non ho...

  PRESIDENTE. Abbiamo anche quello, non si preoccupi.

  EMILIA ZARRILLI, Prefetto di Frosinone. Questi atti particolari non sono atti fatti da me. Io, oltre a ricevere delle ordinanze da parte dei sindaci, di chiusura delle strade per problemi ecologici o altro, non ho...

  PRESIDENTE. Noi sentiamo i prefetti normalmente. A volte ci sono situazioni che riguardano la pubblica sicurezza e c'è il tema delle interdittive, visto che spesso, soprattutto nelle raccolte dello spazzamento ci sono delle situazioni molto a rischio, quindi abbiamo sempre piacere di sentire il prefetto che ci illustra il quadro della situazione. Dopodiché, sentiremo le procure e ovviamente anche tutti i protagonisti della vicenda.
  Ringrazio il prefetto Zarrilli e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 19.10.