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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 27 aprile 2017
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 2 

Audizione del Commissario europeo della cooperazione internazionale e dello sviluppo, Neven Mimica (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento):
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 2 ,
Mimica Neven , Commissario europeo della cooperazione internazionale e dello sviluppo ... 4 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 12 ,
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 13 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 15 ,
Zampa Sandra (PD)  ... 15 ,
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 16 ,
Cimbro Eleonora (MDP)  ... 17 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 18 ,
Picchi Guglielmo (LNA)  ... 18 ,
Monaco Francesco (PD)  ... 20 ,
Picchi Guglielmo (LNA)  ... 20 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 20 ,
Mimica Neven , Commissario europeo della cooperazione internazionale e dello sviluppo ... 20 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FABRIZIO CICCHITTO

  La seduta comincia alle 14.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario europeo della cooperazione internazionale e dello sviluppo, Neven Mimica (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, presso le Commissioni congiunte affari esteri della Camera e del Senato, del Commissario europeo della cooperazione internazionale e dello sviluppo, Neven Mimica, a cui do il benvenuto e che ringrazio per la disponibilità a svolgere l'incontro di oggi.
  A nome dei colleghi parlamentari presenti, saluto anche la delegazione che accompagna il Commissario Mimica, che è composta da Beatrice Covassi, capo della rappresentanza in Italia della Commissione europea, da Stefano Manservisi, direttore generale per la cooperazione allo sviluppo della Commissione europea, in cui opera anche Lino Molteni, da Paolo Berizzi, componente del gabinetto del Commissario europeo, e da Ivan Prusina, assistente del Commissario.
  Purtroppo, devo comunicare che il mio omologo del Senato, il presidente Casini, non potrà essere presente a questa audizione, ma è ampiamente giustificato perché si deve recare a Bologna per i funerali dell'ex sindaco di Bologna, Giorgio Pag. 3Guazzaloca, a cui lui era molto legato sia sul piano personale che sul piano politico. Di fronte a questa improvvisa e tragica circostanza, ha dovuto recarsi a Bologna.
  L'audizione odierna appare di particolare interesse soprattutto alla luce della presentazione da parte della Commissione europea, nel novembre del 2016, di tre comunicazioni volte ad aggiornare l'approccio strategico dell'Unione europea alla cooperazione allo sviluppo: la comunicazione sulle tappe per un futuro europeo sostenibile, recante la risposta europea all'Agenda per il 2030, la proposta per un nuovo consenso europeo per lo sviluppo e la comunicazione per un partenariato rinnovato con i Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico.
  I tre documenti appaiono tanto più significativi se si considera il particolare livello di avanzamento dell'Unione europea su tale versante e se si considera anche che l'Unione europea e gli Stati membri appaiono essere i principali donatori mondiali di aiuto pubblico allo sviluppo, fornendo oltre il 50 per cento del totale dell'aiuto pubblico. Tale contributo in valore assoluto nel 2015 è stato pari a 68 miliardi di euro, con un incremento di oltre un terzo rispetto all'anno precedente.
  Ricordo che la fonte principale di finanziamento della politica di sviluppo dell'Unione europea è il bilancio, attraverso lo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo in vigore dal gennaio 2014. In aggiunta al bilancio dell'Unione europea, gli interventi di cooperazione si basano su due strumenti finanziari più specifici: il Fondo europeo per lo sviluppo, basato sui contributi degli Stati membri, che per il periodo 2014-2020 ha una dotazione di 30,5 miliardi di euro, cui l'Italia contribuirà per il 12,53 per cento, e la Banca europea per gli investimenti.
  Segnalo al nostro ospite che oggi nelle Aule della Camera e del Senato si è tornati a discutere con il Presidente del Consiglio Pag. 4Gentiloni, che ha svolto un'esposizione introduttiva in entrambi i rami del Parlamento, circa l'impatto che avrà Brexit, in vista dell'appuntamento del Consiglio europeo straordinario che si svolgerà il 29 aprile.
  La circostanza della presenza oggi del Commissario europeo Mimica ci permette, pertanto, di integrare il ciclo di approfondimenti parlamentari su questo tema, per provare a valutare gli effetti di Brexit anche sul versante dell'aiuto pubblico allo sviluppo, venendo meno in futuro un importante partner quale il Regno Unito.
  Vi è poi il tema della cooperazione dell'Unione europea e degli Stati membri con l'Africa, che fatalmente si innesta sulla questione dell'immigrazione, alla quale noi siamo molto sensibili, visto che ne siamo investiti frontalmente e che l'Europa ci ha lasciato abbastanza abbandonati a noi stessi. Ciò chiama in causa la strategia sostenuta dal Governo italiano basata sui compact con specifici Paesi partner.
  Do la parola al Commissario Mimica per lo svolgimento della sua relazione.

  NEVEN MIMICA, Commissario europeo della cooperazione internazionale e dello sviluppo. Grazie mille, onorevole presidente e onorevoli membri del Senato e della Camera dei deputati. Onorevoli colleghi, signore e signori, è stato un grande onore per me poter intervenire questa mattina alla conferenza di alto livello che celebra i sessant'anni della cooperazione europea allo sviluppo organizzata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano.
  Una delle primissime politiche comuni è stata la nostra politica sulla cooperazione allo sviluppo, un elemento di stabilità e solidarietà da oltre sessant'anni. Le persone tendono facilmente a dimenticare come fosse la situazione in molte aree del mondo in passato, aree che adesso sono uscite dalla povertà. Pag. 5L'Unione europea ha dato un forte contributo a questi risultati dall'inizio.
  L'Unione europea non agisce da sola: ci affidiamo all'impegno costruttivo dei nostri Stati membri, inclusi i nostri partner qui in Italia. Per questo vorrei ringraziarvi, in particolare per il continuo impegno dell'Italia allo sviluppo nel mondo.
  Lo vedo dalla vostra volontà ad aumentare la vostra quota di assistenza ufficiale allo sviluppo in proporzione al reddito nazionale lordo. Lo vedo dal vostro sostegno alla politica di sviluppo dell'Unione europea. Lo vedo dal vostro contributo strategico a orientare le nostre politiche comuni verso obiettivi di sviluppo.
  L'evoluzione della politica europea allo sviluppo negli anni ha dimostrato che siamo pronti e capaci ad adattarci al mutare delle circostanze nel mondo. Oggi affrontiamo, ancora una volta, nuove sfide e nuove opportunità, che richiederanno un approccio diverso anche nella nostra politica per lo sviluppo.
  L'Unione europea e i nostri Stati membri sono stati una vera forza trainante per raggiungere gli accordi globali del 2015: ad Addis Abeba, quando tutti a livello globale trovammo un accordo sul finanziamento per lo sviluppo; a New York, dove fu redatta l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile; e a Parigi, dove abbiamo raggiunto lo storico accordo sul cambiamento climatico Cop21.
  Vogliamo davvero restare al posto di guida, anche per l'attuazione della nuova Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Ecco perché la Commissione europea si è presentata lo scorso anno con una serie di proposte.
  La nuova strategia globale per la politica estera comune, presentata dall'Alto Rappresentante e vicepresidente Federica Mogherini, colloca lo sviluppo sostenibile al centro di tutta la politica esterna dell'Unione europea. Pag. 6
  Una proposta onnicomprensiva per i prossimi passi da compiere per un futuro europeo sostenibile, com'è stato detto dalla Commissione europea, dimostra come riusciremo a inserire gli obiettivi di sviluppo sostenibile nelle nostre azioni interne ed esterne nei prossimi anni, perché questi obiettivi sono per tutti, anche per noi che siamo all'interno dell'Unione europea. L'obiettivo è raggiungere uno sviluppo sostenibile all'interno dell'Unione europea. Quando si parla di sostenibilità, siamo tutti ancora Paesi in via di sviluppo nel mondo.
  Nell'ambito della nostra sfera di attività, all'interno del portafoglio che riguarda lo sviluppo, abbiamo proposto una revisione del consenso europeo per lo sviluppo e abbiamo proposto anche un nuovo tipo di relazione con i nostri partner di Africa, Caraibi e Pacifico.
  Insieme a questo quadro strategico, abbiamo proposto un nuovo strumento sotto forma di Piano europeo per gli investimenti esterni.
  Consentitemi di accennare a ognuno di questi documenti chiave e a ognuna di queste nostre strategie per la futura politica per lo sviluppo.
  Al centro della nostra proposta di revisione del consenso per lo sviluppo si colloca un quadro comune per le istituzioni europee e per tutti gli Stati membri, affinché si possa dare una risposta alle nuove sfide e opportunità globali, per conseguire la serie di obiettivi in vista dello sviluppo sostenibile.
  Siamo partiti dall'assunto secondo cui il mondo è più complesso e interconnesso che mai e lo stesso vale per le sfide che affrontiamo. Se vogliamo conseguire il nostro obiettivo primario, che resterà lo stesso, cioè l'eliminazione della povertà, e conseguire, quindi, lo sviluppo sostenibile, dobbiamo adottare un approccio più ampio e più universale e dobbiamo riconoscere Pag. 7 che le nostre azioni in un settore si ripercuotono anche su altri settori.
  Per questo la nostra politica per lo sviluppo deve assegnare maggiore importanza a fattori chiave che hanno un potenziale di trasformazione trasversale. Mi riferisco alla parità di genere, ai giovani, all'energia sostenibile, all'azione per il clima, agli investimenti, alla migrazione, alla mobilità. Tutti questi fattori chiave sono importanti, perché consentono la trasformazione trasversale e ci danno la possibilità, quindi, di fornire una risposta completa per consentire il raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Donne e giovani, in particolare, non devono essere considerati solo come beneficiari, ma come motori di sviluppo.
  In altre parole, attraverso questo nuovo, rivisto consenso, vogliamo fare di più, vogliamo fare meglio e vogliamo fare tutto in modo diverso, puntando a partenariati differenziati più adeguati con i Paesi partner ai diversi livelli di sviluppo.
  Sono grato per il contributo costruttivo che l'Italia ha fornito al dibattito all'interno del Consiglio per poter raggiungere un consenso sullo sviluppo.
  Anche il nostro dibattito con il Parlamento europeo procede bene e confido nel fatto che riusciremo a firmare una nuova dichiarazione congiunta per un nuovo consenso sullo sviluppo a giugno.
  Il dibattito che riguarda il futuro delle nostre relazioni con Africa, Caraibi e Pacifico è in una fase «precedente». Occorre ancora una maggiore convergenza su alcuni punti importanti, soprattutto tra gli Stati membri all'interno del Consiglio.
  A partire dall'anno 2000 l'Accordo di partenariato di Cotonou con i Paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) è il quadro che forgia le relazioni dell'Unione europea con i 78 Paesi di Africa, Pag. 8Caraibi e Pacifico. L'Accordo di Cotonou avrà termine tra meno di tre anni.
  Per questo motivo, la Commissione europea ha proposto cambiamenti importanti a questa nostra relazione, con l'obiettivo di elaborare, innanzitutto, un accordo-ombrello, un accordo di ampia portata con i Paesi partner, che definisca valori e interessi comuni e che rafforzi la cooperazione a livello internazionale con tutti i Paesi ACP.
  Questo patto-ombrello all'interno del nuovo accordo si combinerà con partenariati regionali su misura e si baserà su tre pilastri specifici. Ci sarà, quindi, il partenariato per i Paesi dell'Africa, un altro pilastro riguarderà i Paesi dei Caraibi e un altro i Paesi del Pacifico.
  Le relazioni future dovrebbero anche legare Paesi che non sono parte del gruppo ACP, ma che hanno un ruolo fondamentale per permetterci di conseguire i nostri obiettivi.
  È stato accolto con grande favore il position paper, il documento presentato dall'Italia su questo tema, e spero di poter contare sul vostro sostegno, perché si raggiunga un consenso sull'approccio che noi preferiamo, che è quello che vi ho descritto.
  Allo stesso tempo dobbiamo aprirci, non solo ai nostri Stati membri, ma anche ai nostri partner ACP. Voglio garantire che quello che ci attende dopo il 2020 sia un dialogo autentico con i Paesi ACP e che non ci sia un negoziato inteso nel senso classico del termine.
  Consentitemi di fare cenno a due questioni molto delicate, che sono quella della migrazione e quella della mobilità, che hanno un ruolo fondamentale nella politica per lo sviluppo. Si tratta chiaramente di un tema fondamentale per l'Italia, che è il Paese più esposto alla migrazione irregolare e che è anche il Pag. 9Paese che ha fatto gli sforzi e il lavoro più lodevole per assistere i migranti al loro arrivo, dopo viaggi perigliosi.
  È importante il ruolo guida svolto dall'Italia, che è stato esemplare, per attuare la nuova Agenda europea per la migrazione, anche attraverso importanti progetti di finanziamento sul campo, soprattutto attraverso il Fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa.
  La costituzione di questo Fondo fiduciario ha rappresentato la risposta operativa e finanziaria principale dell'Unione europea all'impennata degli sfollamenti forzati in Africa e dall'Africa. In appena sedici mesi di vita il Fondo fiduciario ha raggiunto un volume di circa 2,8 miliardi di euro, consentendo 107 programmi legati alla migrazione, per un valore di circa 1,7 miliardi di euro, che riguardano l'Africa occidentale, l'Africa settentrionale e il Corno d'Africa.
  Lo scorso anno abbiamo lanciato anche il quadro di partenariato per la migrazione. Si tratta di un nuovo approccio, in virtù del quale tutti gli attori coinvolti nell'Unione europea, negli Stati membri e nei Paesi partner lavoreranno in maniera più efficace insieme per gestire meglio i flussi migratori con un approccio basato sui risultati.
  Una componente fondamentale di questo quadro di partenariato è l'utilizzo di strumenti diversi attraverso le istituzioni dell'Unione negli Stati membri. Per ciascun Paese partner, a seconda delle sue circostanze specifiche, che si tratti di un Paese d'origine, di un Paese di transito o di un Paese che ospita una grande popolazione di rifugiati, è stato messo a punto un approccio su misura volto a raggiungere obiettivi chiari con impegni comuni.
  Il nostro approccio nei confronti della migrazione consiste nell'affrontare i fattori che sono alla base della migrazione irregolare e dello sfollamento forzato. Allo stesso tempo, puntiamo Pag. 10 a massimizzare il potenziale di sviluppo di una migrazione regolare ben gestita.
  I motivi che spingono le persone a migrare possono essere: l'instabilità, l'insicurezza, condizioni di vita misere, calamità naturali e molti altri. Le persone spesso migrano perché sono disperate, in quanto si trovano a non avere altra scelta.
  Una delle proposte avanzate lo scorso anno dalla Commissione europea è volta esattamente a garantire opportunità dignitose e crescita sostenibile nei nostri Paesi partner, che poi sono i Paesi di origine da cui parte la migrazione. L'obiettivo è quello di incoraggiare e facilitare investimenti all'interno di quei Paesi.
  È questo il senso del nuovo Piano per gli investimenti esterni. Vogliamo attingere innanzitutto agli strumenti di finanziamento combinato già esistenti all'interno dell'Unione europea, per creare un quadro olistico, che combini garanzie finanziarie e un accesso ai prestiti per tutti, combinando, quindi, le garanzie finanziarie e la concessione dei prestiti con il necessario sostegno tecnico e politico per chi vuole investire nei Paesi africani.
  Questo vuol dire utilizzare parte dei nostri fondi per lo sviluppo in modo innovativo, non semplicemente per aiutare i Paesi partner con le loro infrastrutture o con i loro sistemi sanitari o di istruzione. Non si tratta di rafforzare quei sistemi attraverso programmi di sovvenzioni. Il punto è utilizzare le nostre capacità di fornire sovvenzioni come catalizzatore e come garanzia per gli investimenti privati, affinché si possano da ultimo conseguire risultati più concreti e si possano dare maggiori benefici alle persone che vogliamo aiutare.
  Questo è un altro settore dove apprezzerei molto la partecipazione attiva dei nostri Stati membri, anche facendo leva sulla vostra esperienza nei Paesi meno sviluppati colpiti dai Pag. 11conflitti. L'Italia, tramite la Cassa depositi e prestiti in particolare, sarà un partner vitale per il successo di questo nuovo piano, sia per quanto riguarda l'approccio generale che per la sua attuazione.
  Il piano per gli investimenti esterni dovrebbe dare sostegno a nuove idee e nuovi prodotti, consentendo investimenti in settori e in ambiti dove altrimenti non sarebbero fluidi, per esempio perché si tratta di settori troppo rischiosi. Spesso sono proprio queste aree ad essere le più povere, quelle nelle quali vivono le persone più vulnerabili e dalle quali la maggior parte delle persone emigra.
  Daremo priorità a progetti all'interno di specifici sportelli di investimento, che corrispondono ai nostri obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Il nostro piano per gli investimenti esterni non è un semplice strumento di investimento, ma è uno strumento di sviluppo.
  Anche in questo caso il dibattito all'interno del Consiglio e del Parlamento sul piano degli investimenti sta procedendo molto bene e spero che tutto possa essere operativo entro l'estate.
  Senza pace e sicurezza non ci può essere sviluppo e viceversa. Questo è il presupposto dell'Agenda 2030, che riconosce pace e sicurezza come precondizione e come risultato di uno sviluppo autenticamente sostenibile. Non può esistere uno sviluppo sostenibile senza pace e sicurezza.
  Per questo una maggiore flessibilità è necessaria, in un quadro giuridico che consenta un approccio olistico a sostegno del settore della sicurezza, garantendo anche che i fondi non siano oggetto di cattivo uso.
  L'Italia è stata un partner molto importante in questo impegno, anche attraverso l'emendamento allo strumento che contribuisce alla stabilità e alla pace. L'Arma dei carabinieri Pag. 12italiani, per esempio, sta collaborando all'attuazione di progetti nel Corno d'Africa, nello Yemen e in Somalia, con forze e unità locali che affrontano i terroristi, oltre a occuparsi di crimini e di reati legati alla droga lungo la rotta dell'eroina. L'esperienza dell'Italia è un contributo fondamentale per la pace e la sicurezza sia nei nostri Paesi partner che a livello nazionale.
  Onorevoli parlamentari, come potete vedere, esistono già numerose aree di interesse comune e di buona collaborazione, ma sono sicuro che potremo fare ancora di più insieme, lavorando a più stretto contatto. Solo in questo modo onoreremo l'impegno di costruire un futuro più sostenibile per tutti, sia all'interno dell'Unione europea che oltre. Solo in questo modo, lavorando insieme, riusciremo a fornire un mondo più pacifico e stabile per i prossimi sessant'anni.
  Grazie ancora per la vostra attenzione. Resto a disposizione per rispondere alle vostre domande e sono pronto ad accettare i vostri commenti e suggerimenti.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto per la sua esposizione. Prima di dare la parola ai colleghi che l'hanno chiesta, voglio cogliere l'occasione per dire due cose. Al di là delle technicality, complessivamente si è in ritardo dal punto di vista dell'intervento in loco per far sì che la conseguenza della povertà e di tanti altri drammi si rifletta sull'immigrazione e, ancor di più, siamo in una condizione di grande difficoltà per quanto riguarda la gestione dell'immigrazione, rispetto alla quale l'Italia è esposta in un modo assolutamente particolare.
  Glielo dico molto francamente e glielo dice uno di coloro che sono per rimanere in Europa, per agire sull'immigrazione e così via: l'Italia si sente per molti aspetti abbandonata dall'Europa, nella quale prevalgono fortissimi elementi di egoismo che vanno dai muri all'assoluta mancanza di rispetto del ragionamento sulle quote, che sarebbe il minimo indispensabile per dimostrare Pag. 13 che c'è l'Europa e non ci sono soltanto l'Italia o la Grecia, praticamente abbandonate a sé stesse.
  Altri colleghi presenti e assenti a questa riunione glielo direbbero in termini molto diversi, in termini assolutamente dirompenti rispetto alla logica europea. Io glielo dico in una logica costruttiva, ma, proprio perché ragiono in una logica costruttiva, reputo inutile svolgere una specie di messe cantate che hanno alle spalle, però, una situazione politicamente e socialmente molto difficile, di cui mi auguro che la struttura operativa, burocratica e funzionale dell'Unione europea abbia consapevolezza e coscienza, al di là del linguaggio vellutato e diplomatico che possiamo reciprocamente usare.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Oltre a esprimere il mio apprezzamento e la totale condivisione per le parole del presidente, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, vorrei ringraziare il Commissario per la sua esposizione, che credo ci aiuti a focalizzare meglio il tema di un approccio integrato alla gestione delle migrazioni, che affronti la questione dei viaggi e degli arrivi, che certamente è uno dei punti di discussione su cui l'Italia sta stimolando di più la Commissione europea, ma anche il tema delle cause strutturali delle migrazioni.
  Certamente, è importante per noi rilevare da questa audizione quanto l'atteggiamento, anche italiano, che ha spinto molto per un approccio integrato risulti in una revisione della strategia complessiva d'intervento della Commissione e in strumenti nuovi.
  In Italia, in particolare sul tema dei rapporti Italia-Africa, noi abbiamo in alcuni casi anticipato e in altri seguito alcune delle modalità di aiuto previste dalla Commissione. Siamo Pag. 14anche contenti di sentire che la riforma della cooperazione e i nuovi strumenti in essa previsti sono dei mezzi interessanti e anche innovativi per questa modalità di aiuti.
  Rispetto a questo vorrei, però, sottoporre una questione al Commissario, che credo sia una questione che chiunque si occupi di sviluppo ha molto a cuore. Non è solo una questione di risorse. Il tema è utilizzare bene gli aiuti per affrontare le cause strutturali delle migrazioni.
  Lo dico perché siamo tutti molto contenti dell'aumento sul trust fund per l'Africa. Tuttavia, è evidente che 2,8 miliardi di euro sono moltissimi, ma sono comunque molti di meno rispetto alle risorse che noi stiamo spendendo per affrontare il tema delle migrazioni nella sola Turchia. Sono molti di più di quanto spendevamo nel passato, ma sono di meno se comparati con altri accordi, assolutamente necessari, ma relativi solo a un Paese. Qui, invece, stiamo parlando di un continente.
  Non è solo una questione di risorse, anche se, in particolare rispetto all'Africa, è evidente che si debba fare di più. L'Italia con la legge di bilancio del 2016 ha stanziato uno specifico Fondo per l'Africa, ad esempio, seguendo un po’ l'idea del trust fund europeo. Speriamo che possa ricevere più risorse nella prossima legge di bilancio.
  Non è solo una questione di risorse, ma è anche una questione di efficacia di queste risorse. La mia domanda è: come si pensa di rendere più efficaci queste risorse per affrontare le cause strutturali delle migrazioni? Infatti, c'è un nesso chiaro tra aiuti e sviluppo, ma non è chiarissimo come far funzionare bene questo sistema rispetto all'efficacia.
  Dall'altro lato, come pensiamo di utilizzare queste risorse per rafforzare le capacità istituzionali dei Paesi di partenza e dei Paesi di provenienza per gestire i flussi migratori? Pag. 15
  Lo dico in generale pensando all'Africa e più nello specifico pensando a un Paese africano, l'Eritrea, che è tornato a essere beneficiario dei fondi di sviluppo della Commissione e sul quale, almeno dal punto di vista parlamentare, in Italia c'è una grossa preoccupazione legata, in particolare, al tema dei diritti umani e delle complicità quasi certe tra una parte dell’establishment e i flussi migratori.
  In che modo utilizziamo queste risorse per accompagnare gli sviluppi nei Paesi di provenienza e inoltre, in particolare in Eritrea, per evitare, da un lato, di spendere dei soldi senza risolvere le questioni e, dall'altro, di utilizzare queste risorse con una condizionalità che non sempre favorisce gli sviluppi positivi in loco, in particolare sul tema delle disuguaglianze e del rispetto dei diritti umani, che sono le cause sovrastrutturali delle migrazioni?

  PRESIDENTE. Adesso darei la parola all'onorevole Zampa, che riesce a combinare i suoi gravosi impegni di politica interna con quelli di politica estera e con i lavori della Commissione.

  SANDRA ZAMPA. Signor Commissario, sarò molto sintetica. Sono certa che Lei conosca il tema che in questi giorni ha suscitato molte polemiche nel nostro Paese e sul quale oggi anche il vicepresidente della Commissione Timmermans ha rilasciato un'importante intervista. Mi riferisco alle ombre, accuse o sospetti che sono stati sollevati riguardo all'operato delle organizzazioni non governative nel salvataggio di vite umane.
  Le persone che hanno chiamato in causa questo tema in modo molto pesante dal punto di vista politico non sono qui oggi, ma incombono fortemente in spirito su tutti noi. Come Lei certamente sa, si è costruito un teorema secondo il quale le organizzazioni non governative vengono sostenute da organizzazioni Pag. 16 criminali per operare in una certa direzione nel salvataggio di vite che, però, gli stessi criminali mettono ovviamente a rischio o di cui spesso sono all'origine, in una sorta di tratta delle persone.
  Timmermans ha ribadito oggi che non ci sono nessuna evidenza e nessun elemento che facciano immaginare questo. Allo stesso tempo, l'argomento è stato fondato su un passaggio che viene evidenziato in un rapporto di Frontex, ancorché storpiato, perché, in realtà, nel rapporto Frontex non sono state scritte le cose che vengono riferite verbalmente da alcuni esponenti politici.
  Vorrei conoscere la sua opinione su questo punto. È una cosa di grandissimo rilievo gettare ombre e, comunque, insinuare nell'opinione pubblica il sospetto che le organizzazioni non governative si muovano in una regia criminale. È evidente che questa non è cosa di poco conto, quindi vorrei davvero capire anche se ci sono elementi. Timmermans dice di no, ma certamente mi interessa molto conoscere anche la sua opinione e sapere se su questo tema intendete fare più chiarezza, anche dal punto di vista europeo e non soltanto di una polemica nazionale.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, presidente. Tralasciando il tema della migrazione perché ormai è già stato affrontato, ho altre due domande da porre.
  Lei ha parlato di due obiettivi importanti, la poverty eradication e il sustainable development, e ha indicato, come key driver con capacità trasformativa, due soggetti, i giovani e le donne. Sono convinta che i Millennium Development Goals non abbiano performato bene perché, in particolare, le donne – sui giovani non so dire, perché si tratta di un tema che non ho seguito – non sono state considerate protagoniste di questa Pag. 17agenda. In proposito c'è stato anche un riconoscimento di parziale fallimento.
  Allora, Le chiedo se Lei ci può fornire delle indicazioni, chiaramente in termini di grandi linee guida, sulle politiche che assegnano alle donne il ruolo di key driver, in termini di poverty eradication, visto che l'80 per cento dei poveri nel mondo è costituito da donne, e di sustainable development achiever.
  La seconda domanda si collega a quanto ha detto l'onorevole Quartapelle e al tema dei diritti umani. Più volte, ho espresso preoccupazione sul fatto che, nel giusto tentativo di sostegno a Paesi in via di sviluppo e con politiche di sviluppo, si corre il rischio di sostenere le dittature, più che le politiche di sviluppo. C'è una difficoltà oggettiva nel distinguere tra sostenere le politiche e sostenere i dittatori che governano questi Paesi. Ci può indicare come la Commissione europea attua politiche, prestando attenzione a questo rischio? Grazie.

  ELEONORA CIMBRO. Ringrazio anch'io per questa importante audizione e per questo importante momento di confronto, perché credo che questo sia un tema assolutamente centrale per tanti ragionamenti, che stanno attraversando non soltanto l'Europa, ma anche i singoli Parlamenti nazionali. Oggi, appunto, abbiamo avuto modo di confrontarci su temi che, in un certo qual modo, riguardano questa nuova modalità e questa nuova capacità di stare in un'Europa che deve dare delle risposte interne, ma anche esterne, come diceva bene Lei prima.
  Ho assistito più volte a questo importante tentativo da parte dell'Unione europea di rivedere le politiche europee, anche per quanto riguarda, per esempio, la politica europea di vicinato, sulla base di un approccio che non debba essere, come è avvenuto in passato, di distribuzione della ricchezza a pioggia, ma attraverso un approccio su misura e diversificato, perché è giusto valutare come intervenire rispetto alle singole situazioni. Pag. 18
  I risultati, però, faticano ad arrivare e questo è un po’ sotto gli occhi di tutti, per cui la mia prima domanda è: sulla base di quali criteri avviene la distribuzione di queste risorse? Condivido quanto diceva prima la collega Quartapelle: non ci può essere semplicemente una distribuzione di ricchezza e di risorse, ma deve esserci anche la capacità di intervenire con politiche a sostegno dell'effettiva efficacia delle risorse stesse. Quali sono i criteri? Mi chiedevo se avete avuto modo di rivedere anche i criteri di ridistribuzione e, visto che qui c'è una tabella, mi interessava capire meglio sulla base di quali criteri vengono distribuite queste risorse.
  C'è un limite grande rispetto a tante altre politiche dell'Unione europea, anche rispetto a quella della politica estera di difesa comune, per cui si cerca sempre di intervenire dando delle risposte ai problemi nell'immediato, senza una strategia lungimirante. Va bene assolutamente rivedere di volta in volta le politiche dell'Unione europea, però mi chiedo quale sia la visione complessiva, a fronte di uno scenario, che è sotto gli occhi di tutti e che tutti abbiamo avuto modo di studiare, perché sappiamo tutti dove stiamo andando. È possibile invertire la tendenza e, anche su questo fronte, riuscire a porre delle politiche che siano di più lungo respiro, al di là dell'emergenza? Vorrei sapere da Lei se è possibile fare questo e in che modo voi intendete agire rispetto alla cooperazione, per dare risposte a problemi che riguardano l'oggi, ma anche a problemi che riguardano il futuro. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Picchi, lei attenua l'assoluta predominanza di tipo femminile, che finora la discussione ha avuto, con i contributi delle varie colleghe.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, presidente. Ringrazio il Commissario per la sua relazione. Pag. 19
  Mi fa molto piacere che l'Unione europea parli finalmente di approccio integrato, che tiene tutto insieme, quindi la cooperazione allo sviluppo e il connesso problema dell'emigrazione. Tale approccio è talmente integrato che ci sono ben tre Commissari diversi che si occupano dello stesso fenomeno, per cui, da un lato, c'è il mio amico Stylianidis, che si occupa delle emergenze umanitarie, dall'altro, Avramopoulos e poi c'è Lei. Ci sono, quindi, tre aspetti diversi dello stesso problema. Mi fa piacere che ora si vogliono affrontare questi aspetti in modo integrato, però sono sempre tre portafogli differenti e si crea un problema strutturale di coordinamento.
  Sulla capacità europea di collaborare con le cooperazioni degli Stati membri siamo in grosso ritardo e in grossa difficoltà, ossia la quantità di cofinanziamento, quindi la capacità di fare programmi di sviluppo insieme, è estremamente bassa e, per quanto riguarda l'Italia, siamo – credo – agli ultimi posti tra tutti i Paesi membri. Sicuramente, c'è una colpa italiana rispetto all'incapacità di fare cofinanziamento della cooperazione con i progetti europei, ma c'è anche un limite strutturale della cooperazione europea per quel che riguarda criteri oggettivi trasparenti e il fatto di riuscire a distribuire i fondi in modo più razionale; pertanto ci sono Paesi che beneficiano notevolmente più dell'Italia di questo aspetto.
  Mi dispiace tediarla su un piccolo punto di politica interna. Ora, che l'Europa non sia riuscita a dare una risposta, né sul lato della cooperazione né sul lato delle migrazioni, è un dato di fatto. Poi, si vedono le differenze di peso politico all'interno dell'Unione europea perché, quando si vuole chiudere una rotta, si pagano 3 miliardi a qualcuno per fare un po’ di lavoro sporco che altri non vogliono fare e la rotta balcanica si chiude, mentre, per volontà del Governo italiano, si lascia aperta la rotta del Mediterraneo con casi gravi. Pag. 20
  Per riprendere quanto è stato detto dalla collega in precedenza, faccio presente che questa non è una polemica del MoVimento 5 Stelle o della Lega o una polemica politica fine a se stessa, ma c'è il procuratore capo di Catania, quindi un magistrato, che dice che sta indagando su alcune organizzazioni non governative, che sono colluse con dei trafficanti di uomini. Questi sono fatti seri e non sono fatti politici, perché siamo di fronte a fenomeni criminali. Le opinioni politiche dell'Unione...

  FRANCESCO MONACO. Presunti...

  GUGLIELMO PICCHI. Presunti o meno, però questi fenomeni ci sono. Voi rispondete con la politica, riportando il grande intervento del vicepresidente della Commissione, io rispondo leggendo il giornale, che non è nemmeno un giornale della mia parte, su questa questione.
  Per chiudere l'intervento, la mia domanda è la stessa che è già stata fatta dalla collega: come possiamo meglio distribuire i fondi della cooperazione internazionale, quindi fare cofinanziamento con l'Italia?
  Effettivamente, la mancanza di strategia su un fenomeno a lungo termine è del tutto evidente, quindi qualcosa bisogna fare.

  PRESIDENTE. C'è materia abbondante per rispondere.
  Do la parola al Commissario Mimica per la replica.

  NEVEN MIMICA, Commissario europeo della cooperazione internazionale e dello sviluppo. Grazie davvero a tutti i parlamentari, che hanno toccato questioni molto importanti sulla cooperazione allo sviluppo, ma anche sul suo impatto e sul suo futuro all'interno dell'Unione europea.
  Quello della connessione tra migrazione e sviluppo è un punto molto importante, soprattutto quando si vogliono definire le modalità per rafforzare questa connessione. È chiaro Pag. 21che la cooperazione allo sviluppo, per essere efficace, deve affrontare le cause che sono alla radice della migrazione irregolare; pertanto, la cooperazione allo sviluppo può diventare lo strumento migliore per affrontare queste cause profonde della migrazione.
  La causa più profonda è la povertà e la cooperazione allo sviluppo si basa proprio sull'obiettivo di eliminare la povertà, ma bisogna essere efficienti, il che è chiaro.
  Per tale motivo, la nostra esperienza generale nelle politiche per lo sviluppo ci ha insegnato che, per quanto riguarda i Paesi africani da cui ha origine la maggior parte della migrazione, dobbiamo fare di più per i finanziamenti allo sviluppo e farlo in maniera più rapida, con programmi, progetti e strumenti, che siano più veloci dei nostri strumenti tradizionali per lo sviluppo.
  La migrazione e lo sviluppo rappresentano un solo aspetto del problema migrazione. L'altro lato del problema riguarda la solidarietà europea, all'interno dell'Unione europea, in termini di gestione dei confini, di procedure di asilo, ricollocazione e reinsediamento.
  Direi che, ora, questa solidarietà non è così ovvia, come nei nostri interventi per lo sviluppo all'estero per affrontare la questione della migrazione. Ecco perché sono state mosse qui oggi preoccupazioni e critiche sul fatto che l'Italia si senta abbandonata e che l'Italia sia stata abbandonata nel gestire i flussi migratori. Queste preoccupazioni e queste critiche, a mio avviso, sono legate al fatto che c'è un vuoto all'interno della solidarietà. Ci sono dei divari in termini di solidarietà all'interno dell'Unione europea e in termini di attuazione delle politiche europee già concordate, che riguardano le ricollocazioni, le procedure di asilo e di reinsediamento. Pag. 22
  Per quanto riguarda le nostre azioni esterne sulla migrazione, al momento, ogni anno 20 miliardi di euro arrivano dagli Stati membri e dalla Commissione europea e vengono assegnati all'Africa per progetti per lo sviluppo, il che non è abbastanza per accelerare i processi di sviluppo e per affrontare alla radice i problemi della migrazione e della povertà.
  Ecco perché, dopo La Valletta, abbiamo creato il Fondo fiduciario per l'Africa di 2,8 miliardi di euro, che è lo strumento più mirato e più veloce, che ci consentirà di dare un contributo, quanto più efficace possibile, affinché si possano creare posti di lavoro, si possa stimolare la crescita e si possa fornire la formazione professionale ai giovani, soprattutto nei Paesi africani, in modo da affrontare questioni legate alla gestione dei confini e dei flussi migratori per aiutare a contenere i flussi migratori verso l'Europa.
  Come ho detto, stiamo per lanciare il nuovo piano per gli investimenti europei di quasi 50 miliardi di euro da parte del settore privato, che verrebbe coinvolto nella gestione della cooperazione allo sviluppo per affrontare cause che sono alla base della migrazione, come la povertà. Combinando i nostri strumenti tradizionali per lo sviluppo con l'operatività del Fondo fiduciario e il coinvolgimento del settore privato negli investimenti in Africa, quindi attraverso la combinazione di questi fattori, riusciremo ad allentare la pressione sui Paesi di arrivo, agendo nei Paesi di origine.
  È importante capire le capacità istituzionali e politiche dei Paesi partner e di origine della migrazione, affinché questi progetti possano essere quanto più efficaci possibile. A volte, è capitato di vedere che, in termini di governance, Stato di diritto e lotta alla corruzione, i Paesi partner non erano completamente affidabili per attuare un approccio integrato, che ci consentisse di affrontare le cause alla base della migrazione. Pag. 23
  Il nostro impatto non è solo finanziario, ma si basa anche su un dialogo politico con i Paesi partner, che è volto a rafforzare le capacità istituzionali e le capacità di governance di quei Paesi, affinché i nostri progetti per lo sviluppo possano essere efficacemente attuati, in modo da affrontare i problemi alla base della migrazione.
  In alcuni casi, non è facile stabilire un dialogo politico. Sono d'accordo con quello che è stato detto: l'Eritrea è un Paese in cui i diritti umani essenziali sono soggetti alle azioni di una dittatura. L'Eritrea è un Paese che non ha una Costituzione, dove non si tengono elezioni e dove non c'è un'attività parlamentare. Inoltre, è vero che il rispetto dei diritti umani e dei valori europei occupa un posto prioritario sull'agenda dell'Unione europea.
  I casi come quello dell'Eritrea ci dicono che il dialogo politico e l'approccio alle istituzioni locali sono comunque importanti, per non tagliare la possibilità di creare un quadro positivo all'interno di alcuni Paesi e per poter utilizzare al meglio i nostri strumenti. Quello che non dobbiamo fare in Eritrea è attuare i nostri progetti per lo sviluppo attraverso i canali governativi. C'è un indicatore che ci dice che ci sono progetti volti ad allentare la pressione sui flussi migratori provenienti dall'Eritrea, ma non dobbiamo cominciare ad attuare questi progetti attraverso i canali governativi, a meno che le istituzioni non dimostrino che il rispetto dei diritti umani e il rispetto delle convenzioni internazionali sono garantiti. Occorre che il Governo faccia chiarezza sul rispetto dei diritti umani. Attraverso le ONG e attraverso altri canali possiamo agire, ma tagliare completamente le relazioni non contribuirebbe sicuramente al successo di cui, invece, abbiamo bisogno.
  Per quanto riguarda il coinvolgimento delle ONG nella cooperazione allo sviluppo e nel settore delle migrazioni e a Pag. 24proposito delle presunte connessioni con i trafficanti e le organizzazioni di traffico di esseri umani, per qualunque obiettivo, che sia anche quello di assistere e di salvare vite lungo le rotte verso l'Europa, noi, al momento, non disponiamo di prove concrete. A proposito di questo genere di contatti, tutto quello che posso dire, al momento e a livello puramente teorico, è che siamo fermi nelle nostre politiche. A proposito delle ONG e del traffico di esseri umani nella gestione dei flussi migratori, posso dire che noi siamo per l'attività di contrasto ai trafficanti e che non lo facciamo contattando e collaborando in alcun modo con le organizzazioni di trafficanti o con singoli trafficanti, ma combattiamo questo fenomeno.
  Ci sono chiaramente delle richieste specifiche che vanno soddisfatte da parte di organizzazioni di qualunque genere, che devono attuare i nostri programmi relativi alla migrazione, per cui, se questi soggetti non osservano i criteri previsti dai nostri programmi e collaborano con i trafficanti, sarebbero sicuramente tagliati fuori dai nostri finanziamenti per lo sviluppo. Tuttavia, in base agli elementi di cui disponete, è ovvio che bisogna fare chiarezza su questa vicenda, in modo che si possa arrivare ad avere delle prove concrete.
  Il ruolo delle donne e delle ragazze nella nostra azione per lo sviluppo è molto importante. Per me, personalmente, nell'ambito del mio mandato, questo rappresenta una delle priorità all'interno del mio portafoglio di Commissario affinché lo sviluppo possa funzionare per tutti i cittadini e per tutti gli esseri umani e affinché nessuno sia escluso da questo processo. Il ruolo delle donne nella nostra cooperazione allo sviluppo non consiste soltanto nel rendere le donne beneficiarie dello sviluppo, ma nel trasformarle in motori di sviluppo.
  C'è un Piano d'azione per la parità di genere nell'ambito della strategia 2020, con azioni concrete, volte a rafforzare il Pag. 25ruolo delle donne sul piano economico, politico e sociale e, presto, individueremo modalità efficaci di finanziamento del Piano per la parità di genere, perché si possa dare piena attuazione al Piano stesso. Ci sarà, quindi, un impatto combinato tra i fondi speciali e le azioni di genere.
  Al momento, in tutti i nostri progetti per lo sviluppo siamo in una fase di mappatura. Siamo nella fase in cui stiamo individuando le modalità attraverso cui ciascun progetto per lo sviluppo possa contribuire a rafforzare il ruolo delle donne e la parità di genere. Questo è l'obiettivo delle nostre politiche per lo sviluppo e il nostro approccio è quello di valorizzare le donne in tutti i nostri progetti, per cui continueremo su questa direttrice.
  Siamo tra i pochi donatori al mondo, purtroppo, a combinare effettivamente insieme il nostro approccio basato su valori e il nostro approccio basato sullo sviluppo. Per questo motivo, appunto perché riteniamo che questa connessione sia fondamentale, continuiamo a seguire questa linea in ogni progetto per lo sviluppo; gli stessi criteri che abbiamo elaborato ne tengono conto.
  Il rispetto dei diritti umani e le buone capacità di governance dei Paesi partner sono tra i criteri fondamentali che bisogna rispettare per proseguire nel nostro approccio, ma abbiamo una sorta di approccio duplice: quando parliamo dei programmi indicativi, delle cosiddette «buste tradizionali» di cooperazione allo sviluppo, collaboriamo con ogni Paese partner e chiediamo loro di individuare e definire le loro priorità per lo sviluppo e di dirci quali sono i settori principali nei quali vorrebbero vedere attuati i nostri progetti di sviluppo a sostegno dei loro piani d'azione nazionali, ma poi abbiamo i nostri stessi criteri e i nostri stessi strumenti, come quelli telematici o regionali, che servono a stimolare le loro capacità a livello regionale e locale, Pag. 26affinché la nostra azione per lo sviluppo si possa basare su valori di più ampia portata, come la democrazia, i diritti umani e l'azione per il clima.
  A proposito della questione sollevata sulla connessione tra i nostri programmi di emergenza umanitaria, quelli contingenti, e una visione a più lungo termine, è vero che ci sono due, tre o quattro Commissari che si occupano, in generale, dell'azione esterna. Io mi occupo della cooperazione allo sviluppo, mentre Christos Stylianidis si occupa di questioni umanitarie, Avramopoulos si occupa delle azioni interne relative alla migrazione e Federica Mogherini si occupa delle azioni esterne in materia di politica estera.
  Tra 28 commissari, è chiaro che bisogna frammentare un po’ le varie politiche, per poter assegnare un portafoglio, ma quello che è importante è che la politica della Commissione, in generale, vuole avere un impatto. C'è un coordinamento delle politiche e chiaramente è importante il fatto che il vicepresidente riesca a coordinare i vari Commissari, nelle varie aree. In termini di azione esterna, Federica Mogherini coordina tutti noi. Ci incontriamo almeno una volta al mese perché ci sia un coordinamento sulle azioni umanitarie, sulla mobilità, sulla migrazione e sulle azioni per lo sviluppo.
  Ci sono, quindi, esempi molto chiari che dicono che le nostre risposte contingenti sono tutte legate anche a una visione a più lungo termine dei nostri progetti per lo sviluppo, che puntano a rendere resilienti i Paesi e che non si limitano ad aiutare quei Paesi solo nell'immediato, per affrontare a livello contingente calamità naturali, siccità, carestie eccetera.
  Quello che facciamo è aiutare quei Paesi a saper gestire un'eventuale nuova tornata di calamità naturali. Ecco perché il soccorso alla riabilitazione e allo sviluppo sono fondamentali. Esiste un programma congiunto umanitario di circa 800 milioni, Pag. 27 di cui 500 sono stati spesi per affrontare le conseguenze di El Niño nell'Africa occidentale, quindi siamo in grado di finanziare non soltanto programmi per fornire aiuti alimentari a coloro che sono stati colpiti da siccità, ma aiutiamo quelle popolazioni anche a produrre prodotti a più lungo termine e ad attuare programmi di resilienza agricola, per poter affrontare meglio il futuro.
  Questo è il modo attraverso il quale i vari servizi della Commissione lavorano, insieme e coordinati, ed è il modo che ci ha consentito sinora, dopo due anni e mezzo dall'inizio del nostro mandato, di coordinarci e di coordinare le varie famiglie dei vari Commissari, sotto la guida dei vicepresidenti. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio moltissimo delle sue risposte esaurienti, sulle quali rifletteremo. Come ha visto, c'è stato un dibattito aperto, al quale Lei ha risposto punto per punto.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.