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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Giovedì 4 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sulle misure correttive di cui al decreto-legge n. 50 del 2017, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Boccia Francesco , Presidente ... 3 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 7 ,
Palese Rocco (Misto-CR)  ... 8 ,
Zanoni Magda Angela  ... 10 ,
Marchi Maino (PD)  ... 11 ,
Prestigiacomo Stefania (FI-PdL)  ... 13 ,
Galli Giampaolo (PD)  ... 14 ,
Del Barba Mauro  ... 15 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 15 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 17 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 16.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva in differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sulle misure correttive di cui al decreto-legge n. 50 del 2017, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sulle misure correttive di cui al decreto-legge n. 50 del 2017, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo.
  Do la parola al Ministro, che ringrazio per la partecipazione all'odierna audizione.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie e buon pomeriggio. Il decreto-legge n. 50 del 2017 è stato anticipato da un ampio dibattito legato alle richieste di correzione dei conti pubblici da parte delle autorità europee.
  In merito a questa correzione vorrei ricordare, innanzitutto, che essa è molto contenuta: si tratta di due decimi di punto percentuale di PIL, pari a 3,4 miliardi di euro. Essa ha inoltre efficacia strutturale, nel senso che proietta i suoi effetti di riequilibrio anche nei prossimi anni. Infine, essa è resa opportuna da un quadro di fattori convergenti che accentuano la percezione di un «rischio Italia», testimoniato peraltro da alcune valutazioni peggiorative delle agenzie di rating: l'avvicinarsi della fase di rallentamento della politica monetaria espansiva della BCE, l'approssimarsi della fine della legislatura e il debito elevato.
  Il Governo ha ritenuto necessario che la correzione si inserisse organicamente in una strategia di medio periodo, sulla scia di quanto fatto dal 2014 e nel solco della programmazione che abbiamo tracciato nel Documento di economia e finanza. È quindi opportuno che la correzione si affianchi a una dimensione espansiva, di rafforzamento della crescita.
  Ho più volte rappresentato la strategia del Governo con l'immagine di un sentiero stretto: da un lato, il debito pubblico che ci impone una progressiva riduzione del deficit; dall'altro, l'esigenza di rafforzare la crescita, il lavoro e il progresso sociale.
  Il decreto-legge n. 50 del 2017 costituisce, quindi, un passaggio organico della politica economica del Governo, in continuità con l'Esecutivo precedente, e gli interventi a sostegno della crescita contemplati nel medesimo decreto sono numerosi.
  Sono stanziati 3 miliardi di euro aggiuntivi per gli investimenti finalizzati alla ricostruzione nelle aree colpite dal terremoto. Per ridurre il rischio di contrazione Pag. 4dell'attività economica nelle aree colpite dal terremoto e favorire i nuovi insediamenti produttivi, sono create inoltre nuove zone franche urbane. Al fine di ridurre i tempi di pagamento degli enti territoriali, sono state invece modificate alcune procedure di erogazione delle risorse dello Stato in favore delle regioni. Ancora, in favore degli enti locali e d'intesa con questi sono state stanziate risorse aggiuntive rispetto a quelle già rese disponibili recentemente.
  Sono altresì previsti nuovi interventi nel settore dei trasporti e delle infrastrutture e vengono introdotte ulteriori misure di «Finanza per la crescita».
  Complessivamente, considerate le misure recanti aumenti di entrate e riduzioni di spesa – aggiungo che, allegata al testo della mia relazione, ci sarà una tavola con tutti i dettagli dei numeri, quindi io adesso vi leggerò svariati numeri, ma vi darò la tavola, pertanto non c'è bisogno di prendere appunti – il decreto in esame dispone una manovra lorda nominale di circa 3,7 miliardi di euro nel 2017, 5 miliardi nel 2018, 5,4 miliardi nel 2019 e 4,3 miliardi nel 2020, a fronte di un utilizzo di risorse per circa 0,6 miliardi di euro nel 2017, 5 miliardi nel 2018, 5,4 miliardi nel 2019 e 4,3 nel 2020.
  L'indebitamento netto nominale migliora di circa 3,1 miliardi di euro nel 2017. Come esposto nel Documento di economia e finanza 2017, con le misure contenute nel decreto-legge il Governo attua per l'anno in corso una riduzione dell'indebitamento netto strutturale pari a 0,2 punti di PIL. Il decreto contiene, infatti, diversi interventi classificabili come one-off, che devono essere scomputati dal valore nominale dell'aggiustamento. Si tratta delle maggiori spese e minori entrate tributarie disposte in relazione agli interventi sismici del 2016 e 2017 e delle entrate derivanti dalla definizione agevolata delle controversie tributarie.
  Al netto delle misure one-off, l'effetto in termini di indebitamento netto della manovra nel 2017 è pari a circa 3,4 miliardi di euro. Negli anni successivi il provvedimento è sostanzialmente neutrale sull'indebitamento netto nominale. Gli effetti migliorativi delle maggiori entrate sono infatti utilizzati per avviare la disattivazione delle clausole di salvaguardia sull'IVA e per evitare l'incremento nel 2018 delle accise sui carburanti.
  Il Governo conferma gli obiettivi programmatici indicati nel DEF 2017 e il conseguimento del pareggio strutturale di bilancio nel 2020.
  Tra i principali interventi del decreto si annoverano le misure per accelerare la ricostruzione dei territori interessati dagli eventi sismici del 2016 e del 2017. Per queste finalità vengono complessivamente stanziati 3 miliardi di euro nel periodo 2017-2019, con effetti in termini di indebitamento netto complessivamente pari a circa 0,6 miliardi nel 2017, un miliardo in ciascuno degli anni 2018 e 2019, e 0,07 miliardi nel 2020.
  In tale ambito, le nuove risorse sono dirette al finanziamento di interventi di ricostruzione privata, alla verifica della vulnerabilità degli edifici pubblici e privati e di quelli scolastici, alla realizzazione di progetti di ripristino e adeguamento antisismico e all'acquisto e manutenzione dei mezzi occorrenti per le operazioni di concorso al soccorso alla popolazione civile.
  Vengono prorogati i termini della sospensione dei versamenti tributari e si riconosce la facoltà di rateizzare i versamenti sospesi. Inoltre, è stata differita la data di ripresa della riscossione al 16 febbraio 2018, prevedendo la possibilità di rateizzare tali somme in 9 rate mensili, senza sanzioni e interessi.
  Il decreto istituisce per i periodi d'imposta 2017-2018 una zona franca urbana nei comuni delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, riconoscendo alle imprese benefici fiscali e contributivi. In particolare, le agevolazioni spettano alle imprese che hanno subito una riduzione del fatturato almeno pari al 25 per cento della media relativa ai tre periodi di imposta precedenti a quello in cui si è verificato l'evento.
  Per i comuni delle stesse regioni colpiti dal successivo sisma del 18 gennaio 2017, i benefici spettano alle imprese che hanno subito, nel periodo 1° gennaio 2017-31 marzo 2017, una riduzione del fatturato almeno Pag. 5pari al 25 per cento del corrispondente periodo dell'anno 2016. Le agevolazioni, riconosciute anche alle imprese che avviano l'attività entro il 31 dicembre 2017, consistono in: esenzione, fino a concorrenza di 100.000 euro di reddito, dalle imposte sul reddito d'impresa; esenzione, fino a concorrenza di 300.000 euro di valore di produzione netta, dall'IRAP; esenzione dall'IMU degli immobili utilizzati per l'esercizio dell'attività economica; esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi per l'assicurazione obbligatoria infortunistica, a carico dei datori di lavoro sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Il medesimo esonero spetta anche ai titolari di reddito di lavoro autonomo che svolgono l'attività all'interno della zona franca urbana.
  Vengo adesso agli enti territoriali. Il quadro normativo di riferimento per la gestione economico-finanziaria di regioni, città metropolitane, province e comuni non richiede interventi significativi, avendo lo stesso acquisito un assetto stabile a seguito delle due fondamentali riforme: la prima, quella relativa alla contabilità, di cui al decreto legislativo n. 118 del 2011; la seconda, quella relativa al pareggio di bilancio in Costituzione, di cui alla legge n. 243 del 2012.
  Sotto il profilo finanziario, il recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo del comma 439 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2017 ha distribuito, rispettivamente, il previsto fondo pari a 2 miliardi in termini di saldo netto da finanziare per il 2017 e quello pari a circa un miliardo annuo in termini di saldo netto da finanziare e indebitamento netto dal 2017. Pertanto, il decreto-legge si limita ad alcuni interventi, peraltro già condivisi con le regioni e con l'ANCI, volti alla soluzione di temi contingenti, mettendo a disposizione del comparto risorse finanziarie aggiuntive per complessivi 621 milioni di euro nel 2017 e 100 milioni di euro annui dal 2018.
  A ciò si aggiungono ulteriori stanziamenti per 270 milioni nel 2017 e nel 2018 e 260 milioni nel 2019 per la riqualificazione delle periferie a favore dei comuni e delle città metropolitane, nonché 64 milioni nel 2017, 118 milioni nel 2018, 80 milioni nel 2019 e 44 milioni nel 2020 per il finanziamento di interventi in materia di edilizia scolastica a favore di province e città metropolitane. Entrambi gli interventi utilizzano le risorse stanziate sul Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese.
  Si tratta complessivamente di poco più di 2 miliardi di euro nel quadriennio 2017-2020, di cui circa un miliardo già nel 2017.
  In particolare, per i comuni, al fine di favorire il progressivo superamento del criterio della spesa storica e l'adozione dei fabbisogni standard nel riparto del Fondo di solidarietà comunale, che equivale a circa 6,2 miliardi di euro, è stato condiviso con l'ANCI un correttivo allo scopo di mitigare le variazioni negative conseguenti alla nuova metodologia perequativa. È stata poi accolta la richiesta dell'ANCI di consentire le assunzioni di personale per il miglioramento dell'erogazione dei servizi, incrementando la percentuale di turn over dal 25 al 75 per cento anche per i comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti.
  Per quanto attiene alle province e alle città metropolitane, in attesa della definizione a regime del quadro finanziario di tali enti, il decreto-legge in esame, in aggiunta alle risorse già riconosciute dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ho menzionato prima, assegna 220 milioni per l'anno 2017 e 100 milioni annui a decorrere dall'anno 2018 quali contributi per l'esercizio delle funzioni fondamentali e per la manutenzione straordinaria della rete viaria.
  Esso assegna altresì una quota del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, di cui all'articolo 1, comma 140, della legge di bilancio per il 2017, per un importo pari a 64 milioni per l'anno 2017, 118 milioni per l'anno 2018, 80 milioni per l'anno 2019 e 44,1 milioni per l'anno 2020 per il finanziamento di interventi in materia di edilizia scolastica, coerenti con la programmazione triennale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Prevede inoltre ulteriori strumenti ordinamentali utili al Pag. 6conseguimento degli equilibri di parte corrente dei bilanci del comparto e ripartisce a regime sia il concorso alla finanza pubblica a carico di province e città metropolitane che i contributi in favore del comparto, previsti a legislazione vigente, con lo scopo di stabilizzare le predette grandezze.
  Per quanto concerne le regioni, in attuazione dell'intesa fra Governo e regioni del 23 febbraio 2017, il decreto-legge, in aggiunta agli 1,7 miliardi di euro assegnati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in precedenza citato, riconosce, utilizzando le risorse stanziate sul Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, 400 milioni in termini di saldo netto da finanziare e 132 milioni in termini di indebitamento netto in favore delle regioni stesse, da destinare esclusivamente ad investimenti aggiuntivi.
  Esso ripartisce inoltre gli spazi finanziari per investimenti aggiuntivi, in una misura pari a 500 milioni di euro in termini di indebitamento netto, previsti dalla legge di bilancio per il 2017 e stabilizza il fondo per il trasporto pubblico locale, ad un livello pari a 4,790 miliardi di euro per il 2017 e a 4,933 miliardi di euro dal 2018, sganciandolo dall'andamento delle accise.
  Per ridurre ulteriormente i tempi di pagamento dei debiti degli enti territoriali sono state modificate le procedure di erogazione delle risorse dello Stato in favore delle regioni. Ciò per velocizzare, a loro volta, le erogazioni in favore di aziende sanitarie, ospedaliere e degli enti locali.
  Per quanto concerne gli interventi nel settore dei trasporti e delle infrastrutture, le disposizioni in materia riguardano la stabilizzazione del fondo destinato al finanziamento del trasporto pubblico locale e l'istituzione di un apposito fondo del bilancio dello Stato destinato a finanziare interventi per l'ammodernamento dei carri merci e a compensare le imprese ferroviarie dei maggiori oneri di gestione.
  Ricordo anche le norme di carattere ordinamentale che favoriscono lo sviluppo di apposite sinergie fra l'ANAS Spa e il gruppo Ferrovie dello Stato, con lo scopo di rilanciare gli investimenti nel settore delle infrastrutture attraverso la programmazione, la progettazione, la realizzazione e la gestione integrata delle reti ferroviarie e stradali di interesse nazionale.
  Si prevede, in particolare, la possibilità del trasferimento di ANAS Spa all'interno del gruppo Ferrovie dello Stato, previa verifica di determinate condizioni e dell'assenza di effetti negativi sui saldi di finanza pubblica.
  Quanto alle misure di «Finanza per la crescita», che stanno aiutando le imprese a migliorare la governance e ad accedere al mercato dei capitali, ricordo la recente riforma dei piani individuali di risparmio, i cosiddetti PIR, che fornisce per la prima volta uno strumento che permette di canalizzare il risparmio privato verso l'economia reale italiana. Il decreto-legge in esame arricchisce ulteriormente tali misure.
  Insieme ai PIR è stato previsto un analogo incentivo fiscale anche per il risparmio previdenziale privato: si tratta di un'esenzione che si applica ai proventi derivanti dagli investimenti di lungo termine – della durata di cinque anni – effettuati dalle casse previdenziali e dai fondi pensione nel solo capitale di rischio delle imprese radicate nel territorio dello Stato.
  Concludo considerando le fonti di copertura. Il reperimento delle risorse per il finanziamento di tali interventi è assicurato prevalentemente attraverso un pacchetto di disposizioni che mirano al recupero della base imponibile e all'accrescimento della fedeltà fiscale. In particolare, si prevede di estendere l'ambito di applicazione del meccanismo della scissione dei pagamenti dell'imposta sul valore aggiunto, il cosiddetto split payment, introdotto dalla legge di stabilità per il 2015, a tutte le unità istituzionali che risultano incluse nel conto consolidato della pubblica amministrazione, alle società controllate direttamente o indirettamente dalla pubblica amministrazione centrale e locale, alle società quotate inserite nell'indice MIB della Borsa italiana e ai compensi per prestazioni di servizi assoggettati a ritenuta alla fonte a titolo di imposta sul reddito. Le valutazioni ex post degli effetti della misura hanno evidenziato un recupero di gettito di circa Pag. 72,1 miliardi di euro, ben superiore rispetto alle stime iniziali che prevedevano circa 990 milioni su base annua.
  Dall'estensione dello split payment è atteso un recupero di gettito pari a 1.046 milioni di euro per il 2017, considerando che la misura entrerà in vigore a luglio, a 1.555 milioni di euro per il 2018 e il 2019 e a 504 milioni di euro per il 2020.
  Per limitare gli abusi dell'istituto delle compensazioni fiscali si rende obbligatorio l'uso dei servizi telematici messi a disposizione dall'Agenzia delle entrate per effettuare delle compensazioni da parte dei soggetti titolari di partita IVA e viene ridotto a 5.000 euro il limite oltre il quale è necessario il visto di conformità per le compensazioni sulle imposte sui redditi, l'IRAP e l'IVA. Complessivamente, il risparmio atteso da tale misura è di circa un miliardo di euro nel 2017 e 1,9 miliardi nel 2018.
  Altre disposizioni con effetti positivi sul gettito prevedono l'incremento dell'aliquota del prelievo erariale unico (PREU) applicato sulla raccolta derivante dal gioco attraverso apparecchi automatici tipo slot machine, il contestuale aumento del prelievo sulle vincite superiori a 500 euro conseguite dal gioco del lotto e nelle lotterie istantanee e l'innalzamento delle accise sui tabacchi lavorati.
  Si introduce una ritenuta del 21 per cento, operata come cedolare secca, sui canoni di locazione breve di immobili residenziali, prevedendo l'obbligo per i soggetti che svolgono attività di intermediazione immobiliare di trasmissione dei dati relativi ai contratti conclusi tramite il loro operato. In assenza dell'opzione per l'applicazione della cedolare secca, la stessa ritenuta si considera operata a titolo di acconto.
  La novità più rilevante della nuova disciplina consiste nell'aver imposto ai soggetti residenti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali online, di comunicare all'Agenzia delle entrate i dati relativi ai contratti conclusi per il loro tramite. Con l'entrata in vigore della misura dal 1° giugno del 2017, per il 2017 è previsto un recupero di gettito pari a 81,3 milioni di euro e a 139,3 milioni di euro su base annua per gli anni successivi.
  Inoltre, vengono riviste le modalità di determinazione del regime dell'aiuto alla crescita economica (ACE), superando il criterio incrementale su base fissa del capitale proprio, posto alla base del calcolo del rendimento nozionale e prevedendo in alternativa una base di riferimento mobile.
  La misura comporta un recupero di gettito di circa 219 milioni di euro per il 2017, di circa 325 milioni per il 2018, di circa 816 milioni per il 2019 e di circa 600 milioni per il 2020.
  Il decreto-legge in esame allinea inoltre la disciplina del regime del Patent Box, introdotto dalla legge di stabilità per il 2015, allo standard internazionale adottato dal G20 in materia di regimi agevolativi dei redditi derivanti dai beni intangibili.
  Un ultimo intervento riguarda la modifica della disciplina in materia di pignoramenti immobiliari, con la possibilità di agire in via esecutiva su più immobili di valore complessivo superiore a 120.000 euro, ferma restando naturalmente l'impignorabilità dell'unico immobile di proprietà adibito ad uso abitativo e in cui il debitore risieda anagraficamente, con conseguente incremento del gettito.
  Contribuiscono, infine, al finanziamento del provvedimento le misure di contenimento della spesa, per circa 450 milioni di euro nel 2017. Si tratta, nello specifico, delle riduzioni di spesa dei bilanci dei ministeri.
  Infine, con lo scopo di conseguire il pieno impiego delle risorse precedentemente stanziate per il credito di imposta concesso alle imprese che acquistano beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle aree del Mezzogiorno, sono state opportunamente rimodulate le relative dotazioni di bilancio. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministro Padoan.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 8

  ROCCO PALESE. Ringrazio il Ministro per l'ampia relazione svolta. Una critica di carattere generale che emerge in maniera sempre più evidente riguarda questo provvedimento di straordinaria necessità e urgenza, che però è stato pubblicato quindici giorni dopo la sua adozione in Consiglio dei ministri. Ma un elemento ulteriore – tra il DEF, questo decreto-legge e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo alla ripartizione delle risorse per gli investimenti e la crescita – non risulta a noi ancora noto.
  Ministro, iniziamo con la situazione delle entrate. Oggetto del mio intervento sono le enormi criticità emerse soprattutto in riferimento alle audizioni specifiche che abbiamo svolto. Intendo riferirmi solo ed esclusivamente ad alcune misure del decreto-legge, perché in realtà questo è un provvedimento omnibus, quasi una legge di stabilità, sia pure con alcuni interventi specifici.
  Sulla situazione delle entrate la quasi totalità delle misure, mentre il resto è tutto da verificare, riguarda il contrasto all'evasione fiscale, in particolare attraverso l'estensione dello split payment a cui lei faceva dianzi riferimento, il cui meccanismo viene ora applicato, oltre che alle aziende, anche ai professionisti.
  Un elemento di carattere generale, che riguarda in pratica tutti i soggetti che lei ha richiamato, tanto le aziende quanto i professionisti, concerne i tempi di rimborso, che non sono definiti in alcun modo. Se, come al solito, si tratta di tempi «a babbo morto», come possiamo affermare che stimoliamo e facciamo le riforme e che adottiamo questo provvedimento per tenere sotto controllo i conti pubblici e contestualmente per stimolare la crescita e i consumi?
  Noi qui togliamo cassa viva a chi fa gli investimenti, togliamo cassa viva, utilizzabile subito, a tutti. Lei ha fatto l'elenco, che riguarda tutti. Mi riferisco naturalmente alla parte produttiva. Ci mancava solo che il Governo toccasse anche i pensionati, perché quanto al resto c'è già tutto. Penso che quello di definire i tempi di rimborso sia un problema fondamentale.
  Con riguardo alla situazione dei professionisti, essendo questo provvedimento esteso ai professionisti, facciamo attenzione a ciò che riguarda i rapporti e i pagamenti tra liberi professionisti e amministrazioni pubbliche o società quotate, perché abbiamo un doppio problema. Uno è quello dell'IVA, l'altro è quello della ritenuta d'acconto, che arriva fino al 42 per cento. Non si riesce a capire come possa veramente reggere il sistema delle libere professioni davanti a una penalizzazione pesantissima come questa. Penso che ciò debba essere motivo di riflessione.
  Passo ora alle liti pendenti. È inutile che ci prendiamo in giro. Ogni provvedimento fa tutt'altro che una vera lotta all'evasione. Ci sarebbe forse bisogno di più onestà e dire che si tratta di veri e propri condoni. Parleremo poi delle criticità di merito, ma dal punto di vista generale sono dei condoni. A volte si parla di ravvedimento operoso, a volte lo chiamiamo adempimento operoso, a volte evochiamo le rottamazioni. Si abbia piuttosto l'onestà di dire che si fa un condono, punto e basta. Che lo si faccia e lo si faccia per bene. Forse sarebbe la cosa meno dannosa, per come sono farraginose un po’ tutte le situazioni.
  Anche per quanto riguarda le liti pendenti, in particolare rispetto alle situazioni determinate dagli esiti delle sentenze, bisogna cercare di definire meglio – così dicono anche gli esperti – il merito della norma.
  Per quanto riguarda le rate e l'80 per cento da corrispondere nel 2017, poiché sarà difficile dare piena attuazione a tale previsione prima di conoscere gli esiti, occorrerebbe introdurre norme di coordinamento, in riferimento anche alla tempistica della rottamazione.
  Analogo discorso riguarda la previsione dell'abbassamento da 15.000 a 5.000 euro della soglia per il visto di conformità sui crediti fiscali per le compensazioni. E chi aveva già presentato istanza? Anche qui bisogna cercare di vedere come definire meglio la situazione, al fine di assicurare la concreta applicabilità delle leggi, anche sul fronte dell'effettivo conseguimento delle maggiori entrate attese. Si è infatti ben Pag. 9capito che, per quanto si cerchi di affrontare il problema della manovra correttiva dei 3,4 miliardi di euro e quello dell'anticipazione della clausola di salvaguardia sull'IVA, ahimè, non si sa come vada a finire il resto dell'IVA prevista con le norme di salvaguardia.
  Quanto all'articolo 12 sul credito di imposta, signor Ministro, lei faceva riferimento a un preventivo accordo con le regioni. A noi però non risulta: le regioni sono venute a dire cose diverse qui da noi in audizione.
  Con riguardo alla situazione del credito di imposta, il Governo dice che è l'unica cosa che funziona. In occasione dell'esame parlamentare del decreto-legge n. 243 del 2016, recante interventi urgenti in favore del Mezzogiorno, il Ministro De Vincenti è venuto qui a riferire una grande notizia, vale a dire l'aumento della dotazione finanziaria nel 2017 del credito di imposta per il Mezzogiorno nelle quattro regioni dell'Obiettivo 1, perché è l'unica cosa che funziona. Ha detto che era una grande notizia e che in merito c'era l'attenzione per il Mezzogiorno. Poi si viene con quest'altro decreto-legge e si dice che la dotazione finanziaria del 2017 scende da 617 a 507 milioni di euro, perché forse li utilizzano di meno.
  Noi abbiamo sentito anche Confindustria, che ci ha detto come invece dovesse essere fatta la modifica dei criteri di attribuzione del credito di imposta che è stata recepita dal citato decreto-legge per il Mezzogiorno e che doveva funzionare in via automatica.
  Che cosa è successo? La modulistica è stata predisposta con estremo ritardo e, peggio ancora, l'Agenzia delle entrate non ha avuto l'aggiornamento del software. E si viene qui, Ministro, a dire che la dotazione viene ridotta perché poi non ci può essere il completo utilizzo? Se il mondo produttivo delle regioni del Sud non viene messo nelle condizioni di poter neanche utilizzare le risorse perché manca il software rispetto ai nuovi criteri di valutazione, allora è meglio se lasciamo perdere. È come sparare sulla Croce Rossa. Si abbia almeno il buonsenso di dire che non sono interventi a favore del Sud. L'articolo 12, piuttosto, lo penalizza. Si spostano risorse aggiuntive nel 2018 e 2019, mentre le risorse servono subito, se c'è bisogno di promuovere la crescita e di introdurre qualche contributo per colmare il divario attuale.
  Passo ora alla questione degli investimenti previsti dall'articolo 25, su cui non intendo dilungarmi molto. Vorrei comprendere se il Governo ad oggi è consapevole del fatto che siamo davanti a una grande necessità di crescita e di investimenti. Penso alla figuraccia che abbiamo fatto in Europa. Abbiamo chiesto l'anno scorso lo 0,25 per cento di flessibilità per gli investimenti – e ce l'hanno dato – , ma rispetto al 2015 gli investimenti nel 2016 diminuiscono, anche perché non utilizziamo gli spazi finanziari concessi.
  Qualcuno si potrebbe chiedere perché i soggetti attuatori degli investimenti pubblici, che sono quasi tutti enti pubblici – regioni, comuni e via elencando – non riescano a spendere queste risorse. Nonostante il nuovo Codice degli appalti, con tutte le modifiche che si sono di continuo susseguite, riconosciute anche dal Governo rispetto alle norme di deroga al nuovo Codice degli appalti per il G7 e per la situazione del terremoto, non ci sono possibilità. È tutto fermo perché il nuovo Codice degli appalti, signor Ministro, blocca gli investimenti. Le procedure non vanno avanti e non c'è nessuno che firma niente. L'ultimo decreto legislativo ha apportato ulteriori 131 modifiche al nuovo Codice degli appalti.
  Anche rispetto alla situazione degli affitti brevi sono state segnalate delle incongruenze, che non sto in questa sede a ripetere. Per quanto concerne, invece, la situazione di regioni, province e comuni, il presidente dell'ANCI, Decaro, ha avuto modo di dirci nel corso della sua audizione che, nonostante ci siano alcune norme per la situazione dei comuni, occorre ancora aumentare la dotazione finanziaria, soprattutto per quello che riguarda la parte dei servizi sociali, la parte della non autosufficienza, la situazione delle aree metropolitane e delle province, che quantomeno hanno bisogno di non morire per asfissia. Pag. 10Sono in coma completo, perché la legge Delrio ha lasciato questo tipo di situazione ed è fin troppo evidente che le difficoltà sono enormi.
  Anche rispetto alla situazione dei giochi e dei tabacchi si registrano criticità che sono state rappresentate nel corso delle audizioni, perché nei tabacchi non è molto chiaro su quali prodotti si vada effettivamente ad incidere, giacché alcuni sembrerebbero ricompresi nell'intervento ed altri no. Analogo discorso può farsi anche sui giochi, sebbene da questo punto di vista sarebbe interessante che il Governo prendesse in considerazione il fatto che i proventi della tassazione che si applica sui giochi vengano utilizzati per contrastare gli effetti abbastanza patologici che su alcune persone, purtroppo, essi provocano.
  Occorrerebbe utilizzare quelle risorse non per aumentare le entrate dello Stato in riferimento alla «manovrina», ma per la prevenzione, per le campagne pubblicitarie che debbono essere fatte per sensibilizzare sui rischi legati al gioco d'azzardo e per l'assistenza psicologica a chi già ne è affetto, per cercare di dare un forte segnale d'aiuto rispetto a questo tipo di situazione. Questo avrebbe dovuto essere assolutamente fatto.
  Visto che è qui, Ministro, le sottoponiamo – e concludo – due questioni ulteriori rispetto a quanto ho già detto. Sulla situazione delle banche assistiamo ad un silenzio tombale. Apprendiamo, invece, dai giornali che MPS forse avrà bisogno non di 6,5 miliardi di euro, ma di 8,8 miliardi di euro. Apprendiamo che il fondo Atlante esce dalla situazione della Popolare di Vicenza, dove pure era intervenuto.
  Vorremmo qualche notizia, perché non sono notizie indifferenti rispetto alla manovra. Se poi il Governo deve venire a chiedere un'altra autorizzazione sulle banche per 20 miliardi di euro, come ha fatto poco tempo fa, allora stiamo freschi.
  Come ultima cosa, a più riprese lei ha detto che avrebbe potuto essere presa in considerazione la situazione della web tax. In merito bisogna che ci sia un momento di chiarezza. Finora, Ministro, ci sono i magistrati – Greco in particolare, ma anche altri – che stanno sopperendo a una carenza di decisione politica, che si riflette poi anche, chiaramente, sul piano tecnico nel merito dei provvedimenti e delle leggi.
  Oggi c'è un comunicato ufficiale del portavoce di Google, che afferma: «Solo 3 milioni riferibili a società Irlanda, faremo crescere Italia». In pratica, Google ha raggiunto un accordo con l'Agenzia delle entrate per risolvere senza controversie le indagini relative al periodo tra il 2002 e il 2015. Il portavoce dell'Agenzia delle entrate, in aggiunta alle tasse già pagate in Italia per quegli anni, ha chiarito che Google pagherà altri 306 milioni di euro. Di questi 303 milioni sono attribuiti a Google Italia e meno di 3 a Google Irlanda. Google conferma, quindi, il suo impegno nei confronti dell'Italia e continuerà a fare investimenti.
  Anche qui, c'è bisogno di inventarsi ciò che non è sostenibile, visto che alcune cose non accadranno in riferimento all'attuazione di queste norme rispetto alla manovra correttiva? Su questa situazione deve essere la magistratura, volta per volta, a decidere? Sono interrogativi che noi le poniamo, signor Ministro.
  Ripeto, mi fermo su questo e mi riferisco solo a questo tipo di valutazioni, che sono quelle emerse in maniera più evidente, per non parlare di quello che hanno detto le organizzazioni sindacali. Mi riferisco a tali questioni, che sono pregnanti in riferimento ad alcune misure che non vanno già sul piano del merito, al di là della critica delle scelte operate dal Governo.

  MAGDA ANGELA ZANONI. Innanzitutto credo che questo decreto-legge fosse molto atteso e che sicuramente abbia risposto a tante esigenze. Devo dire però che, essendo composto sostanzialmente di tre parti, quella recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, quella recante misure a favore degli enti territoriali e, infine, quella recante interventi per le zone colpite dagli eventi sismici, probabilmente sarebbe stato opportuno che i tempi fossero diversificati.
  Il decreto-legge per la parte relativa agli enti locali, che era attesa da gennaio, è arrivato con tempi che forse rendono più Pag. 11difficili anche interventi che pur sono positivi all'interno del decreto medesimo. Nella relazione con gli enti territoriali e gli enti locali anche i tempi diventano sostanza qualche volta, tant'è vero che per le province è stato necessario prevedere una proroga per la predisposizione dei bilanci di previsione.
  Per quanto riguarda in particolare le province, la decisione del referendum del 4 dicembre ha modificato fortemente la modalità di rapportarsi a questa dimensione istituzionale. Pertanto, capisco che il 2017 possa ancora essere un anno di misure straordinarie, perché sostanzialmente questo è. Tutto il contenuto di questo decreto-legge prevede misure e strumenti per certi versi straordinari, a partire dalla possibilità di fare il bilancio di previsione solo per il 2017. Non devo raccontare a voi, che siete ben più esperti di me in materia di bilanci, come questa sia davvero un'anomalia.
  Credo che si possa accettare tutto per il 2017, ma ritengo che non si debba perdere tempo, per evitare di arrivare al 2018 in una situazione ancora così precaria. Soprattutto credo che si debba cominciare a fare un ragionamento rispetto all'attuazione della legge n. 42 del 2009 sull'autonomia finanziaria degli enti locali, perché rischia di creare difficoltà.
  Chiedo solo un po’ di rassicurazione in questa direzione sulla base delle molte osservazioni che nel corso delle audizioni sono state fatte dall'UPI, dalle regioni e dalle città metropolitane. Mi pare che la situazione dei comuni sia decisamente differente. La situazione dei comuni è ormai molto più a regime. Ci sono ancora delle difficoltà e qualche problema, ma sicuramente è una situazione più a regime. Abbiamo recuperato bene i tempi per la predisposizione dei bilanci di previsione. Vorrei avere, invece, qualche rassicurazione che questa stessa strada la si voglia imboccare anche per quanto riguarda le province.

  MAINO MARCHI. La prima valutazione è che il decreto-legge che è stato presentato dal Governo è coerente con gli impegni assunti da quest'ultimo nell'ambito del Documento di economia e finanza e che il decreto stesso risponde agli obiettivi che in quel documento gli erano demandati, sia per la correzione dei conti, sia per gli obiettivi di crescita. Si tratta di una manovra, in sostanza, coerente con quelle degli ultimi anni, in cui si è cercato di percorrere quel sentiero stretto che persegue un graduale calo del rapporto deficit-PIL, ma non comprimendo l'economia, bensì cercando di operare con misure che permettano di favorire la crescita. I contenuti sono, quindi, nel solco del DEF e delle risoluzioni parlamentari approvate dalla Camera e dal Senato.
  Sottolineo anche che agiamo in un quadro in cui, in questi anni, si è detto, per esempio, che le previsioni del Governo erano sempre ottimistiche per la crescita del PIL dell'anno successivo. Quelle previsioni si sono verificate e realizzate molto di più di quelle di altri previsori. Non erano ottimistiche, bensì serie e caute, ed erano fondate anche su una valutazione di ciò che avrebbe potuto portare, dal punto di vista della crescita, il processo di riforme che è stato messo in atto. Questo vale anche per quanto riguarda il rapporto deficit-PIL, perché è quasi un'anomalia il fatto che in questa legislatura le previsioni sul rapporto deficit-PIL dell'anno successivo si sono sempre realizzate, cosa che in passato è capitata molto raramente.
  Detto ciò, mi soffermo su alcuni aspetti. Mi pare che, dalle audizioni, sia emerso che, sulla questione dello split payment, ci sia una preoccupazione per quanto riguarda i tempi di rimborso, soprattutto con l'ampliamento della tipologia di intervento di questa misura. Da quello che abbiamo sentito oggi dall'Agenzia delle entrate, è stata già messa in atto, dopo che questa misura è stata introdotta nell'ordinamento, una serie di procedure che permettono di fare in modo che soggetti più esposti a problemi di liquidità abbiano un intervento in via prioritaria, dal punto di vista dei rimborsi.
  Mi domando, anche in riferimento a quanto l'Unione europea ci chiede, nel momento in cui autorizza l'espansione di questa misura, se non sia il caso anche di Pag. 12affiancare, dal punto di vista normativo, una garanzia, per quanto riguarda i contribuenti, che i rimborsi avvengano con certezza entro un determinato termine.
  Sulla questione dei giochi, ricordando che interventi, misure e risorse finanziarie per la ludopatia ed altre questioni affini sono state già inserite in leggi di bilancio o di stabilità precedenti, interveniamo ancora su un settore che regolarmente è oggetto dell'attenzione del Governo e del Parlamento, con il risultato che spesso cambiamo le norme, gli interventi e le regole.
  C'è un impegno previsto dalla legge di stabilità per il 2016, per quanto riguarda un accordo con i comuni che possa permettere di tener conto di tutte le preoccupazioni che sono venute dagli enti locali e dalle regioni e che hanno portato anche a normative regionali e a regolamenti comunali. Questi, però, devono essere resi più uniformi sul territorio nazionale perché appunto si tratta di un'attività che viene normata dallo Stato centrale. Chiedo pertanto a che punto sia giunto il lavoro per arrivare a un'intesa tra i comuni. Mi pare che anche oggi l'ANCI abbia detto che siamo vicini ad arrivare all'intesa prevista, però è chiaro che, essendo questa una norma che abbiamo varato alla fine del 2015, occorre accelerare. Lo dico perché anche questo può dare più certezza al settore, nel momento in cui si interviene per avere da quel settore maggiori risorse per la finanza pubblica.
  Sulla questione riguardante regioni ed enti locali, che è la parte più sensibile e più delicata, abbiamo introdotto in questa legislatura misure che sono andate verso un assetto più stabile, però credo che rimangano aperte due questioni.
  Una di esse riguarda i comuni, su cui non so che soluzione potremmo adottare. Si è ridotta l'autonomia finanziaria e dovremo cercare altre modalità che permettano di ridurre il livello di finanza derivata cui siamo arrivati, soprattutto dopo l'intervento fatto sulla TASI per la prima casa, quindi quel problema rimane aperto e non credo che saremo in grado di risolverlo in questa legislatura.
  Un altro problema riguarda le città metropolitane e, in particolare, le province. La riforma Delrio era una riforma a Costituzione vigente, ma certamente presupponeva un processo di riforma della Costituzione stessa. Anche le misure finanziarie che sono venute successivamente guardavano a quel tipo di approdo. Tuttavia, tale approdo non c'è, visto l'esito del referendum.
  Credo che, nel decreto in esame, ciò che c'è non possa certamente penalizzare le province, ma intervenga a favore delle province stesse. In questo quadro, almeno da quello che ci è stato manifestato a più riprese e che non rappresenta certo una novità, c'è ancora uno scostamento molto rilevante tra ciò che le province, sulla base dei dati SOSE, affermano essere le necessità per le funzioni fondamentali, ossia circa 650 milioni di euro, e quanto riusciamo, anche con questo intervento, ad aumentare in termini di dotazione finanziaria.
  Credo che ci sia comunque l'esigenza di avere in agenda questo problema e vedere anche se, già con il presente decreto-legge, riusciamo a migliorare le cose, perché dobbiamo sapere che comunque non abbiamo risolto questo problema, il quale riguarda anche, seppur in misura minore, le città metropolitane. Lo dico anche perché si tratta di funzioni che sono davvero fondamentali per la vita dei cittadini: dalla viabilità, per cui non possiamo trattare in modo estremamente diverso le strade statali da quelle provinciali, che comunque costituiscono un asse fondamentale della viabilità nazionale, fino all'edilizia scolastica ed alla gestione delle scuole superiori. Si tratta, quindi, di aspetti molto rilevanti.
  Come ultima questione, vorrei dire che c'è un problema nel rapporto tra Parlamento, Governo e regioni che mi viene fatto rilevare da colleghe, in particolare, delle Commissioni Affari sociali ed Igiene e sanità. Il Parlamento, in accordo col Governo, determina le risorse del Fondo sanitario nazionale oppure di altri fondi per le politiche sociali, però, in virtù del fatto che le regioni sono chiamate a raggiungere determinati risultati per il contributo che Pag. 13devono dare agli obiettivi di finanza pubblica, spesso si intaccano quelle stesse voci che sono state oggetto di determinazione da parte del Parlamento, mentre il Parlamento ha quasi solo questo, come ruolo, in quei campi.
  Per la sanità, c'è il parere sulla definizione dei LEA e poi c'è appunto la quantificazione delle risorse stanziate nel Fondo sanitario nazionale, quindi si pone un problema di come dare più certezza alle decisioni del Parlamento perché, se si dice che si dà dieci e poi ci si ritrova con sei, è chiaro che, nei fatti, qualcosa non torna e che qualche problema si pone. Non si tratta di una questione che ritroviamo in questo decreto, ma, siccome essa si colloca nel quadro dei problemi di rapporto con le regioni e di definizione delle complessive misure di finanza pubblica, ho ritenuto opportuno sottolinearla.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Ministro, per la sua presenza odierna presso codeste Commissioni.
  Debbo purtroppo rilevare che questa manovra correttiva, di fatto, conferma che la situazione della nostra finanza pubblica è tutt'altro che buona e che, purtroppo, si sta realizzando quanto noi avevamo più volte, in sede di ultima legge di bilancio, ma anche di successivi provvedimenti, evidenziato nei nostri interventi, ovvero che probabilmente non ci sarebbe stato un meccanismo tale da reggere, durante il 2017, un equilibrio di bilancio. Eppure tutti i nostri interventi sono rimasti assolutamente inascoltati dal Governo e le nostre proposte emendative, quasi sempre finalizzate a migliorare in senso costruttivo e per il bene del Paese i testi del Governo, sono state respinte.
  Debbo rilevare come anche negli interventi degli esponenti della maggioranza, al di là degli incipit, c'è una grande preoccupazione e tutta una serie di perplessità, che ho ascoltato. D'altro canto, lei, Ministro, ha detto di avere fatto accordi con i comuni e con le regioni. Eppure, noi abbiamo ascoltato in audizione i rappresentanti dell'ANCI e dell'UPI e abbiamo sentito tutt'altra musica.
  Sono tantissimi i punti sui quali ci riserviamo di intervenire con emendamenti e sui quali chiederemo puntualmente spiegazioni al Governo.
  In generale, per contenere il mio intervento, mi limito a dire che questo provvedimento correttivo, che serve a mettere in sicurezza il nostro Paese e a evitare l'avvio di una procedura di infrazione in sede europea, avrebbe dovuto limitarsi a correttivi secchi e avrebbe dovuto essere un provvedimento improntato alla massima trasparenza, mentre, per come si presenta, come hanno rilevato anche altri colleghi, si tratta di un decreto-legge per il quale noi oggi abbiamo presentato una pregiudiziale di incostituzionalità perché abbiamo ravvisato tutta una serie di punti, a nostro avviso, assolutamente incostituzionali.
  Si tratta di un decreto-legge omnibus che, per come affronta la questione, si presenta come una vera e propria mini-legge finanziaria, prevedendo percorsi di spesa e meccanismi di entrate. Su questo, c'è tanta politica, sulla quale certamente avremo qualcosa da dire.
  Tutti hanno rilevato che il meccanismo dello split payment è molto pericoloso, perché può consentire al Governo di fare cassa, ma, nel medio e lungo periodo, di fatto, impoverisce tutte le categorie economiche che, attraverso quella cassa, possono garantire investimenti e iniziative, quindi per noi si tratta di un intervento piuttosto pericoloso.
  È stato già rilevato, sul tema della lotta all'evasione fiscale, come questo doppio percorso, previsto per le liti in corso, determini un trattamento assolutamente diverso nei confronti di chi spontaneamente ha cercato di trovare un accordo, quindi un trattamento assolutamente iniquo tra i cittadini. Anche per tale motivo, a nostro avviso, si ravvisa l'incostituzionalità di questo provvedimento; quindi ha ragione il collega Palese quando dice che se si vuole veramente continuare con questi piccoli interventi all'insegna dell'opacità, sarebbe forse meglio fare un condono fiscale. Con tutte le critiche che un condono fiscale può comportare, sicuramente è più chiaro e più Pag. 14trasparente e si presenta in maniera più chiara nei confronti dei cittadini.
  Per quanto riguarda le province, tutti hanno constatato come questo provvedimento, di fatto, avrebbe l'ambizione di fare qualcosa a favore delle province, ma in un quadro assolutamente incerto. Come abbiamo ascoltato dai loro rappresentanti, le province versano in una condizione drammatica, quindi forse bisognerebbe aprire un dibattito su cosa fare di queste province, come gestirle, cosa farne realmente e come affrontare la situazione attuale.
  Per quanto riguarda la materia dei tabacchi e dei giochi, non sto in questa sede a puntualizzare, però saranno tanti i nostri emendamenti, in particolare in materia di tabacchi. C'è da capire se l'intervento recato dal presente decreto effettivamente garantirà maggiore gettito e c'è anche da capire cosa pensa il Governo rispetto alle previsioni delle entrate dello Stato per il consumo delle sigarette elettroniche, che ci risulta essere enormemente inferiore a quello che era stato preventivato, quindi bisogna capire come il Governo pensa di affrontare anche tutto questo.
  Insomma, la sensazione che noi abbiamo è che si navighi un po’ a vista, che la situazione dei conti pubblici sia effettivamente fuori controllo e che non si ascoltino minimamente le opposizioni, almeno quelle responsabili che sempre, in sede di esame dei provvedimenti, della legge di stabilità e della legge di bilancio, hanno segnalato delle criticità che, a nostro avviso, alla fine si sono rivelate fondate.
  In conclusione, quando si interviene con una manovra correttiva è perché sono stati fatti male i conti. Lo avevamo detto e lo avevamo segnalato a voi, che adesso lo fate in un modo, a nostro avviso, ancora poco chiaro, con un provvedimento che mette assieme un po’ di tutto e che, rispetto alle preoccupazioni vere sulla tenuta dei conti pubblici, avrebbe dovuto limitarsi a pochissimi, chiari interventi. Tale provvedimento, invece, tiene dentro tanta politica, spingendo anche a fare altre considerazioni sulla volontà della maggioranza di riservarsi eventualmente un appuntamento elettorale più ravvicinato rispetto alla scadenza naturale della legislatura.

  GIAMPAOLO GALLI. Ringrazio anch'io il Ministro per questo ampio quadro che ci ha descritto.
  Credo che questa manovra sia assolutamente opportuna per evitare una procedura d'infrazione, alla luce dei fattori di rischio che il Ministro ci ha illustrato, e credo che sia stato opportuno preoccuparsi non soltanto di reperire le risorse, ma anche di altri temi, come la crescita, gli investimenti e le zone terremotate. Nei rapporti con gli enti locali, sarebbe stato un vero problema se tali questioni non fossero state affrontate.
  Credo che, alla luce di quello che sta succedendo, abbiamo fatto molto bene, nel corso dell'iter della legge di bilancio, a rifiutare i tantissimi e molto costosi emendamenti presentati dall'opposizione. Ricordo, in particolare, l'emendamento cardine proposto da Forza Italia che chiedeva, forse anche con qualche motivazione, una cifra fra i 4 e 5 miliardi di euro in più per il pubblico impiego. Non ricordo proposte costruttive fatte dall'opposizione per affrontare davvero i problemi della finanza pubblica.
  Ciò detto, alcuni problemi naturalmente permangono e sono stati in parte già evidenziati negli interventi precedenti.
  Per quello che riguarda lo split payment, credo che si tratti di una misura giusta ed è ben spiegato nella relazione tecnica per quali ragioni tale intervento determina un gettito strutturale. Tuttavia, è indubbio che in tal modo si genera un problema di liquidità per le imprese, quindi effettivamente è da valutare la proposta già avanzata dall'onorevole Marchi di individuare un altro modo per compensare le imprese, per esempio attraverso un'accelerazione – questa è la proposta – dei rimborsi dei crediti IVA, che, secondo i dati della Banca mondiale, richiedono da noi 600 giorni a fronte dei 35 della Germania.
  Certo, adesso bisogna vedere se tale soluzione possa essere implementata soltanto in fase tecnica, e quindi a legislazione vigente, ovvero se sia richiesta una normativa Pag. 15aggiuntiva, ma questa sicuramente è una strada da percorrere.
  Un altro tema molto sensibile è quello dell'articolo 2, che ha come titolo «Modifiche all'esercizio del diritto alla detrazione dell'IVA». Tale detrazione, che attualmente, in alcuni casi come quello, posto a esempio nella relazione illustrativa, di una fattura di acquisto ricevuta a fine 2017, può arrivare ad un massimo di ventotto mesi, passa ora a quattro mesi perché quella fattura deve essere detratta entro il 30 aprile 2018, come si legge nella relazione illustrativa. Questa sensibile riduzione dei tempi della detrazione sembra essere non facilmente gestibile, quindi bisognerà trovare una risposta a questo problema.
  Aggiungo che, in base al tenore letterale della norma, sembra che, sulle operazioni di acquisto effettuate nel 2015 e nel 2016 e non ancora registrate, non si possa più esercitare la detrazione. Credo che questo sia soltanto un problema di com'è scritta la norma e non credo che ci sia effettivamente l'intenzione di realizzare questo taglio.
  Per quanto riguarda gli affitti brevi e il tema delle piattaforme elettroniche – la norma cosiddetta «Airbnb» – ci sono due punti almeno di cui tenere conto: da un lato, la data di giugno sembra essere troppo ravvicinata per poter far partire il nuovo sistema, tanto più che esso richiede, come dice la norma stessa, una convenzione con l'Agenzia delle entrate, che dovrà essere fatta una volta approvato il decreto; dall'altro, vi è il tema della ritenuta al 21 per cento per chi ha aliquote più basse o non ha redditi ovvero ricade nella no tax area. Per tutti naturalmente la cedolare secca è un'opzione e chi avrà un'aliquota più bassa del 21 per cento non opterà per la cedolare secca. Si tratta di capire come ciò interagisca con la ritenuta operata dalle piattaforme informatiche.

  MAURO DEL BARBA. Grazie per la relazione come al solito esaustiva e puntuale. Intendo fare due interventi molto di dettaglio su alcuni punti specifici.
  Innanzitutto, sul regime fiscale delle locazioni brevi, credo che sia molto interessante andare a misurare quale sarà l'impatto reale di questa misura, perché in questi anni il fenomeno delle locazioni brevi, soprattutto attraverso l'uso di una piattaforma elettronica on line, si è diffuso anche in maniera abbastanza fuori controllo e anche tra persone fisiche, che lo esercitano a carattere non professionale.
  In tal senso la misura qui presentata è interessante, ma andrebbe forse calibrata diversamente, a seconda del tipo di soggetto che realizza l'affitto breve, proprio perché la vastità del fenomeno che si è registrata in questi anni non si presta ad essere gestita con un'unica modalità. Vedremo se su questo aspetto, magari in fase emendativa, ci sarà il tempo di intervenire.
  Per quanto riguarda invece il riparto del concorso alla finanza pubblica di province e città metropolitane, vorrei far notare che, come sempre in questi casi, ci si dimentica purtroppo che la cosiddetta legge Delrio, oltre ad avere contemplato le province e le aree vaste ed essere intervenuta sulle città metropolitane, è andata a creare anche le cosiddette «aree vaste con specificità montana» che, a differenza delle altre province, trattandosi di tre province alpine, mantengono più funzioni e anche un ruolo politico nei confronti dei comuni potenzialmente più impegnativo.
  Sarebbe lecito aspettarsi, in occasione dei riparti e degli interventi di finanza pubblica in questo comparto, una debita attenzione verso questi soggetti. Bisogna riconoscere che spetta ai soggetti stessi dimostrare che questa specificità si sostanzia in maggiori funzioni, che vanno anche negoziate con le regioni, e probabilmente siamo ancora in una fase in cui tutto ciò è avvenuto solo in maniera parziale o è stato un po’ negato dalle relative regioni di appartenenza.
  Colgo quindi l'occasione per segnalarlo a lei e al suo Ministero per il futuro e per anticipare che questo argomento potrà essere oggetto di emendamenti ad hoc.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, vorrei aggiungere un paio di domande al Ministro Padoan. Vorrei chiedere al Ministro se sulla base delle riflessioni in corso, che abbiamo fatto anche questa mattina in occasione dell'audizione dell'Agenzia Pag. 16 delle entrate, e sulla base anche dell'accordo sottoscritto oggi tra Google e l'Agenzia delle entrate, non sia opportuno prevedere già durante questa manovra la possibilità di costruire una sorta di norma di avvicinamento, nel senso che di fatto oggi con quell'accordo una grande azienda multinazionale opta per la stabile organizzazione in Italia.
  Questo Parlamento, e questa Commissione in particolare, hanno discusso spesso sul superamento del concetto di stabile organizzazione, ed io stesso provocatoriamente ho detto più volte che al tempo dell'economia digitale probabilmente anche con un dipendente si può avere stabile organizzazione se si fatturano miliardi. La scelta odierna di Google secondo me – le chiedo una riflessione su questo aspetto – potrebbe indurre il legislatore a fare un passo intermedio rispetto a quello più radicale compiuto quattro anni fa, cioè quello di mettere il sistema tributario di fronte a un istituto di comunicazione e cooperazione rafforzata, rivolto alle imprese non residenti, che appartengono a gruppi multinazionali con ricavi consolidati, fissando il termine dei ricavi.
  In presenza di alcune condizioni, che conosciamo e non sto in questa sede a richiamare, le imprese possono essere messe nella condizione di decidere se avere una stabile organizzazione e questo può consentire loro di chiedere all'Agenzia delle entrate una valutazione sulla sussistenza dei requisiti che configurano le caratteristiche della stabile organizzazione, attraverso la presentazione di un'istanza finalizzata all'accesso al regime dell'adempimento collaborativo, di cui al decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 128.
  Dico questo perché non vorrei essere frainteso, però è evidente che, se arriviamo come siamo arrivati, in questo caso attraverso le inchieste della Procura della Repubblica di Milano e il lavoro prezioso della Guardia di finanza, alla definizione ex post di un ammontare eluso, alla chiusura delle pendenze, al pagamento di quell'ammontare e all'accettazione del concetto di stabile organizzazione, se l'impresa si trovasse davanti a un'opzione prima, probabilmente in tal modo eviteremmo le inchieste e il lavoro fatto e probabilmente anticiperemmo i tempi.
  Non sarebbe una cosa automatica, ma costituirebbe comunque un primo passo, ed io mi augurerei che, di fronte ad un'opzione normativa di questo tipo, tutte le multinazionali scelgano di dire che hanno una stabile organizzazione, e non si potrebbero poi lamentare di subire verifiche quelle imprese che decidono di non dichiarare la stabile organizzazione. Penso che si possa fare un passo in avanti – chi vi parla è sempre stato radicale e nel 2013 facemmo questa scelta radicale – in attesa che accada qualcosa. Tra l'altro, lei parteciperà al G7 tra qualche giorno e penso che porterà sul tavolo del G7 anche questo tema, quindi in quella sede probabilmente ci saranno delle decisioni che comporteranno poi dei tempi fisiologici.
  Di qui ai tempi fisiologici che abbiamo di fronte, sia sul piano globale che nel nostro continente, ossia l'Europa, mi chiedo, proprio in base all'esperienza della giornata di oggi, che conferma un percorso per il terzo o quarto grande gruppo, se, anziché aspettare la fine di un percorso che probabilmente si chiuderà ad un certo punto in Europa, vista l'esperienza positiva fatta dalla nostra amministrazione fiscale, non sia il caso di mettere le imprese multinazionali di fronte al bivio. A quel punto non so se definirla una norma di transizione, una web tax di passaggio, una web tax soft, ma spero che il concetto si sia capito, nel senso che noi chiediamo loro di optare e penso che coloro che sono in buona fede opteranno per il superamento del concetto di non stabile organizzazione, perché ho la sensazione che in molti Paesi, almeno le grandi imprese quali Google e Facebook soprattutto, stiano decidendo di collaborare con tutte le amministrazioni fiscali. È così in Francia, in Germania e in Italia.
  Poi ci sono quelle che continuano – secondo me sbagliando – a perorare la causa della non stabile organizzazione, facendo riferimento a direttive comunitarie che sono superate dal tempo e dalla tecnologia, però lì dipenderà dal legislatore italiano e comunitario. Pag. 17
  Volevo pertanto la sua riflessione su questa che potrebbe essere una strada che insieme potremmo intraprendere in queste settimane di confronto in Commissione e in Parlamento.
  Sempre su questa linea si colloca il tema relativo ai giochi. Da un lato, il dibattito sul PREU è evidente e non lo riprendo, giacché è venuto fuori in tutte le audizioni e martedì continueremo ancora. Dall'altro, vi è il tema della tassazione – che invece non è emerso – sui giochi on line, cioè noi tassiamo i giochi fisici, e, al di là dei contenuti e di quello che ognuno di noi pensa sul tipo di attività e sulle caratteristiche, i giochi on line non sono toccati e in alcuni casi sfuggono completamente al controllo.
  Sulle province mi rifaccio a quello che ha detto il collega Marchi e chiedo davvero, Ministro, di fare una riflessione molto seria sulle province nei prossimi giorni e di consentire alla Commissione da me presieduta di provare a risolvere alcuni problemi.
  Sul Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese per gli anni 2014-2020 e successivi, fino al 2032, le chiedo se sia possibile avere anche, in tempi brevi, un quadro generale, perché noi abbiamo stanziato, con l'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016, risorse pari a 1,9 miliardi nel 2017, 3,150 miliardi nel 2018, 3,5 miliardi nel 2019 e 3 miliardi annui dal 2020 al 2032.
  È stato trasmesso per il parere, alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 409, che attribuisce una quota di 270 milioni di euro di questo Fondo per l'anno 2017, mentre l'articolo 25 del presente provvedimento attribuisce per il 2017 altri 400 milioni di euro alle regioni a statuto ordinario e 64 milioni alle province per interventi nelle scuole.
  Siccome i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sono esaminati dalle Commissioni competenti, sarebbe il caso di avere un quadro generale giacché dovrebbe esserci anche un altro decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in corso di emanazione. Se arrivasse nei prossimi giorni, il relatore e le Commissioni avrebbero il quadro generale anche sulla ripartizione del citato Fondo e sulle caratteristiche di questa ripartizione, altrimenti il rischio è che si faccia ogni mese o ogni quarantacinque giorni lo spezzatino di quelle risorse e non si abbia un quadro chiaro, che invece avrebbe molto senso, non solo per il 2017, perché ora mi pare ci siano risorse residue pari a circa 1 miliardo e 166 milioni, ma per tutto il periodo fino al 2032.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie a tutti per gli interventi e per le molte questioni sia di carattere generale che di carattere specifico, alcune delle quali sono state sollevate da più di un onorevole. Cercherò di rispondere, come al solito sperando di non dimenticare nulla di rilevante.
  Comincio dall'ultimo punto sollevato dal presidente Boccia, che è stato richiamato anche dall'onorevole Palese. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riparto degli investimenti in tutto il suo orizzonte temporale dovrebbe essere pronto a livello tecnico e quindi pronto per essere discusso. In realtà già da ieri mancava soltanto una componente specifica di alcuni investimenti, ma il resto è già tutto predisposto per essere valutato; ciò almeno dal punto di vista dei tempi.
  Ribadisco pertanto le scuse per i tempi lunghi e anche asimmetrici che sono stati registrati per questo decreto, che è stato definito «decreto omnibus» e che certamente è un decreto complesso e con componenti eterogenee.
  Sul decreto, che tra l'altro rappresenta un elemento fondamentale della strategia complessiva del Governo quando presenta, non solo la correzione dei conti, ma anche importanti momenti di stimolo, sicuramente confermo che dovrebbe essere completato, ed anzi mi è arrivato adesso il messaggio definitivo.
  Un elemento sollevato da molti, in relazione all'estensione dello split payment, riguarda i tempi di rimborso. Innanzitutto vorrei condividere il fatto che i tempi di rimborso in generale da parte dell'amministrazione tributaria si sono negli ultimi anni di gran lunga ridotti anche in virtù delle nuove procedure, grazie sia all'adozione di strumentazione elettronica, sia al Pag. 18rapporto di condivisione tra amministrazione e contribuente, e quindi i tempi sono già piuttosto brevi.
  Detto questo, è chiaro che questa estensione dello split payment pone un'ulteriore pressione e siamo ben coscienti del fatto che, da una parte, con queste misure si riduce ulteriormente l'evasione fiscale e arrivano risorse allo Stato, dall'altra, possono emergere ulteriori inasprimenti dei problemi di liquidità delle imprese, che peraltro contribuiscono evidentemente a produrre questo gettito.
  Confermo che questo tema è all'attenzione del Governo e si prevede di introdurre modalità accelerate nell'erogazione dei rimborsi proprio in concomitanza con l'estensione dello split payment, quindi volevo tranquillizzare che tale questione è all'attenzione tecnica del Governo e vedremo in termini di implementazione come a questo si possa ovviare. Si tenga comunque presente che si parte da una riduzione strutturale dei tempi di rimborso che si è verificata negli ultimi anni.
  Sempre andando in ordine di domanda posta, onorevole Palese, mi dispiace, ma gentilmente vorrei continuare ad essere in disaccordo con lei: non ci sono condoni, giacché il condono è una cosa molto specifica, è qualcosa che prevede il non pieno pagamento dell'imposta dovuta, mentre ciò non si verifica nel caso delle misure proposte da questo decreto-legge.
  Sulla questione del credito d'imposta per il Mezzogiorno vorrei assicurare che la dotazione di risorse è adeguata al tiraggio, quindi non ci sarà alcuna riduzione dello sfruttamento del credito d'imposta per imprese nel Mezzogiorno a seguito di queste misure. A volte il tiraggio è inferiore alle risorse, quindi mi pare un principio di normale buona amministrazione il fatto che, se le risorse non sono utilizzate, siano riallocate laddove necessario, e pertanto questi sono i princìpi a cui ci siamo attenuti.
  Sugli investimenti pubblici concordo sul fatto che devono essere accelerati per ragioni innanzitutto di crescita dell'economia, per colmare il fabbisogno di infrastrutture che ancora c'è nel Paese, nonché per rispettare gli impegni europei. C'è stato un ritardo negli investimenti pubblici sia a livello centrale che a livello locale e stiamo valutando se l'introduzione del Codice degli appalti possa avere avuto un impatto: a noi risulta che questo non sia il caso per gli investimenti effettuati a livello centrale, mentre potrebbe essere diverso, ma di più difficile verifica, quanto avvenuto a livello locale.
  Ricordo anche – questa non è una scusa, ma solo un'informazione aggiuntiva – che alcuni di questi ritardi hanno una radice risalente a qualche anno addietro, perché i ritardi strutturali del passato erano piuttosto consistenti e non siamo ancora riusciti ad accelerare: questo è un aspetto che personalmente ritengo essenziale e molto spesso, come ripeto di frequente, gli investimenti pubblici non sono limitati dalle risorse, ma sono limitati dalle procedure e dalla capacità di progettazione, e in questo sicuramente si possono compiere passi avanti.
  Ritorno sui tempi perché va specificata la tempistica relativa alle categorie diverse di comuni, province ed enti locali: hanno storie diverse, e non lo devo dire a voi che ne siete ben coscienti, hanno ragioni diverse, hanno meccanismi diversi e quindi richiedono soluzioni diverse. Il caso delle province è quello forse di più immediata visibilità, che ha a che fare evidentemente con la mancata soppressione definitiva di tali enti a seguito dell'esito del referendum e con la creazione di uno status quo che va aggredito in termini di capacità delle province di fornire le prestazioni essenziali, soprattutto nel settore della viabilità. Conseguentemente il Governo si è trovato nella necessità di reperire risorse non previste.
  Sulla quantificazione di queste risorse sono al corrente di quanto sostengono le province, che tra l'altro presentano situazioni individuali molto diverse tra di loro. Non posso fare altro che ricordare che esiste un problema di vincoli di bilancio, stiamo cercando di sopperire a queste esigenze, ma anche di identificarle nel modo più preciso possibile, cosa che allo stato mi risulta ancora essere in via di definizione. Pag. 19
  Sul caso dei comuni e delle regioni vorrei dire che il dialogo è ancora in corso e la Conferenza Stato-regioni si riunirà l'11 di questo mese per continuare un dialogo. Nel frattempo vorrei ricordare che questo decreto-legge permette di aumentare le risorse disponibili soprattutto in favore delle regioni, anticipando il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo agli investimenti e mettendo a disposizione delle regioni 400 milioni di risorse aggiuntive che debbono essere destinate agli investimenti da parte delle regioni; si va quindi nella direzione di colmare il fabbisogno finanziario e anche di sostenere, tramite regioni ed enti locali, il meccanismo della crescita.
  L'onorevole Prestigiacomo non è più presente, però capisco che questa è un'affermazione che si usa spesso, sebbene ritengo sia imprudente farlo, quando si dice che i conti pubblici sono fuori controllo. Non sono per nulla fuori controllo, anzi questo provvedimento accresce la sostenibilità dei conti pubblici. Questa misura viene presa, da un lato, perché, ci permette di essere assolutamente in regola con il quadro normativo europeo, che peraltro stiamo cercando di migliorare e di rendere più favorevole alla crescita, ma questo è un discorso che vale per tutti i Paesi della zona euro e non solo per l'Italia, dall'altro, come ricordavo all'inizio, perché per una serie di ragioni, alcune delle quali fuori dal controllo dell'azione di Governo, c'è – lo dico a malincuore – un aumento del rischio legato all'Italia, e quindi è necessaria una risposta molto chiara da parte del Governo, diretta a rafforzare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
  Detto questo, le finanze pubbliche sono sotto controllo, il debito si è stabilizzato e comincerà a scendere dopo molti anni, il deficit continua a scendere e c'è un aggiustamento strutturale importante, rafforzato da queste misure.
  Vengo poi all'ultima questione sollevata dal presidente Boccia in merito alle implicazioni dell'accordo con Google, reso noto questa mattina, riguardo al pagamento di un'importante somma. Essa segnala non solo la necessità di lavorare nella direzione di un regime più stabile, non tanto nel senso di stabile organizzazione bensì di regime chiaro, trasparente e implementabile, ma anche la possibilità di farlo.
  Come il presidente Boccia stesso ricordava, questo è un tema che inevitabilmente deve essere portato avanti di pari passo a livello nazionale e a livello internazionale; a livello internazionale, in particolare, questo tema è stato posto dalla Presidenza italiana all'attenzione dei colleghi del G7 e ne discuteremo la prossima settimana a Bari nel corso della riunione dei ministri finanziari e dei Governatori delle Banche centrali.
  Anticipo una cosa, che peraltro non è un segreto: le posizioni dei Paesi del G7 sono diverse, quindi c'è quantomeno il riconoscimento che il tema debba essere affrontato perché tutti i Paesi lo vogliono affrontare, lo fanno però in modo diverso e l'Italia farà di tutto per fare passi avanti concreti su questo terreno. In ogni caso io sono dell'opinione che bisogna riflettere concretamente su quello che intanto si può fare a livello nazionale.
  Ciò che rivela questo accordo con Google è che sia ragionevole porre alle imprese multinazionali un'alternativa legata all'accettazione o meno dello status di stabile organizzazione. Lavoriamo a partire da questa evidenza che abbiamo e io sicuramente sono disponibile a ragionarne in modo tale che si possa arrivare all'adozione di provvedimenti in questo senso, che siano funzionali ed efficaci.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro Padoan, per la disponibilità.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.

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