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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta n. 83 di Martedì 9 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gelli Federico , Presidente ... 3 

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro:
Gelli Federico , Presidente ... 3 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 4  ... 4  ... 6 
Gelli Federico , Presidente ... 7 
Ravetto Laura (FI-PdL)  ... 7 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 8 
Lorefice Marialucia (M5S)  ... 9 
Rondini Marco (LNA)  ... 10 
Guerini Giuseppe (PD)  ... 10 
Beni Paolo (PD)  ... 11 
Burtone Giovanni Mario Salvino (PD)  ... 11 
Carnevali Elena (PD)  ... 12 
Gelli Federico , Presidente ... 12 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 12 
Gelli Federico , Presidente ... 18 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 18 
Gelli Federico , Presidente ... 20 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 20 
Carnevali Elena (PD)  ... 20 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 20 
Gelli Federico , Presidente ... 20 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 20 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 20 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 20 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 21 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 21 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 21 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 21 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 21 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 21 
Carnevali Elena (PD)  ... 22 
Totaro Achille (FdI-AN)  ... 22 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 22 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 23 
Palazzotto Erasmo (SI-SEL-POS)  ... 23 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 23 
Fontana Gregorio (FI-PdL)  ... 23 
Zuccaro Carmelo , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania ... 23 
Gelli Federico , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO GELLI

  La seduta comincia alle 12.40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico.
  Avverto altresì che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro.

  PRESIDENTE. Ove necessario, su richiesta di un commissario ovvero del dottor Zuccaro, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta. Al riguardo, prego come sempre i colleghi di riservare eventuali quesiti da sviluppare in sede riservata alla parte finale della seduta.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Carmelo Zuccaro, che era già intervenuto in Commissione il 24 gennaio scorso con riferimento ai risvolti giudiziari relativi al CARA di Mineo. Approfittando della sua presenza oggi in Commissione, gli chiediamo quali aggiornamenti ritenga di poter fornire al riguardo, tenuto conto che, nel frattempo, le posizioni processuali dei vari soggetti rinviati a giudizio si sono differenziate a seconda delle scelte processuali delle parti.
  Procuratore, noi stiamo, fra l'altro, concludendo un nostro lavoro importante con una relazione che invieremo al Parlamento, proprio sul fenomeno della questione legata alla vicenda dell'inchiesta sul CARA di Mineo, ovviamente per quanto di nostra competenza. Quindi, siamo giunti anche noi al rush finale. Qualche ulteriore suggerimento o integrazione rispetto all'ultima audizione che abbiamo avuto con lei potrebbe essere sicuramente molto utile.
  Lei, però, sa che un altro dei motivi per il quale l'abbiamo chiamata è la vicenda relativa alle attività di recupero in mare delle ONG, argomento di grande attualità, che ha suscitato ovviamente l'attenzione anche di questa Commissione.
  In particolare, a partire dal settembre-ottobre 2016 si sarebbe registrata un'impennata degli interventi delle organizzazioni non governative per portare in Italia i migranti. Il tema è stato anche oggetto di interventi di molteplici organismi parlamentari. Questa Commissione ha fatto regolarmente richiesta di una sua presenza proprio per apprendere i fatti, per quanto di nostra competenza.
  È qui presente anche la presidente del Comitato Schengen, che ha già avuto modo di audirla per prima presso il Comitato, proprio perché il tema è di sua competenza. Tuttavia anche noi siamo interessati ad ascoltarla, perché l'argomento è legato moltissimo a tutto il tema dell'accoglienza e ai profili di nostra competenza che riguardano i migranti. Questa Commissione, infatti, vorrebbe contribuire a fare quella chiarezza che nel dibattito fin qui sviluppatosi non è arrivata.
  Per introdurre il tema, ritengo si debba partire dal contrapporsi di due princìpi. Da Pag. 4un lato, la repressione dei reati e la scoperta delle connessioni con le organizzazioni transnazionali che gestiscono i traffici illeciti, anche al fine di sequestrare e confiscare i patrimoni d'illecita provenienza, sono – secondo i princìpi fondamentali dell'ordinamento e dalle norme internazionali – subordinate alle primarie esigenze di salvaguardia della vita umana in mare. È senz'altro questo l'argomento forte delle organizzazioni non governative che operano nel bacino del Mediterraneo per attività di soccorso in mare. Dall'altra parte, l'argomento forte contrario sembrerebbe essere quello per cui non si può parlare di soccorso in mare nei casi in cui l'incontro tra migranti e mezzi di soccorso è preordinato, magari fraudolento. Più che di soccorso si parlerebbe di attività di trasporto avente natura collusiva oppure di vera e propria complicità nella tratta dei migranti.
  Queste sono le due posizioni che ci troviamo ad analizzare. Come si vede, si tratta di posizioni drammaticamente opposte, rispetto alle quali si sta registrando notevole confusione e sulle quali occorre mettere ordine, considerato anche l'allarme sociale che il tema dell'immigrazione ovviamente suscita. La Commissione vorrebbe, quindi, contribuire a chiamare le cose con il loro nome.
  L'accusa alle organizzazioni non governative di costituire un fattore di attrazione dell'immigrazione ha una natura soggettiva che in qualche modo non richiede un approfondimento in chiave giudiziaria. Spetta, in primo luogo, alla politica sciogliere il dilemma se la missione da affidare alle imbarcazioni sia volta a fermare i migranti, ovvero ad intercettarli e portarli in salvo.
  Se però si passa a un discorso di fraudolento aggiramento della normativa, occorre precisare se ci siano evidenze rispetto a un ruolo opaco, oscuro oppure criminale di alcune organizzazioni non governative. Ci sono «finte» organizzazioni non governative che lucrano sul prestigio conquistato da organizzazioni storiche per procurarsi proventi illeciti nel campo dell'immigrazione? Questa è una domanda cui noi vorremmo avere una risposta, se possibile.
  Voglio ricordare, però, che in questo quadro resta un dato inequivocabile, sul quale tutti dobbiamo riflettere, ossia che nel 2016 sono decedute oltre 5.000 persone in mare. Credo sia un dato ineludibile, che dobbiamo sempre tenere presente.
  Al di là di questa premessa, ringrazio il dottor Zuccaro per la disponibilità rinnovata e gli do immediatamente la parola.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Grazie, presidente. Per quanto riguarda l'aggiornamento sulla situazione del CARA di Mineo, l'aggiornamento sotto il profilo giudiziario dell'esercizio dell'azione penale è il seguente: tutti gli imputati nei confronti dei quali abbiamo ritenuto di esercitare l'azione penale che non hanno fatto richieste di riti diversi sono stati rinviati a giudizio. Quindi è stato fatto un primo filtro positivo della fondatezza dell'ipotesi accusatoria. L'udienza nei confronti di tutti loro è stata fissata per il 22 ottobre 2017.
  Uno degli imputati, l'onorevole Castiglione, ha richiesto il giudizio immediato, senza il passaggio dinanzi al filtro dell'udienza preliminare. Anche nei suoi confronti è stata fissata la stessa data del 22 ottobre 2017.
  Nei confronti, infine, di tre imputati che hanno chiesto di patteggiare – Luca Odevaine e i due amministratori della cooperativa La Cascina, cioè Menolascina e Cammisa – è stata accolta una richiesta di patteggiamento, un patteggiamento di pena in continuazione con quella che già avevano riportato dinanzi all'autorità giudiziaria romana. Pertanto, nei loro confronti sono state già emesse sentenze di condanna a pena patteggiata.
  Questo per quanto riguarda l'aspetto degli imputati per i quali, come vi avevo detto l'altra volta, abbiamo esercitato l'azione penale. Se mi consente, vorrei andare un attimo in seduta segreta.

  (I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Pag. 5Per quanto riguarda, invece, il tema di maggiore attualità, debbo dire che il pensiero che ritenevo di avere espresso in maniera molto chiara nel corso della prima audizione che ebbi a fare innanzi al Comitato Schengen rimane assolutamente immutato per le ulteriori emergenze.
  In quell'occasione ho avuto a precisare in maniera molto chiara, a mio avviso, il mio pensiero. Evidentemente non era chiaro per altri, che mi hanno richiesto – intendo riferirmi a organi di stampa e anche a mezzi televisivi – dei chiarimenti, perché, purtroppo, le indicazioni che sono uscite non riprendevano che in maniera del tutto incompleta il mio pensiero.
  In quell'occasione, dicevo, dinanzi al Comitato Schengen, ebbi a precisare che l'obiettivo effettivo e importante – ritengo – del nostro lavoro era il contrasto al traffico dell'immigrazione clandestina. Questo era e rimane l'obiettivo delle nostre indagini. Riteniamo che questo traffico, nelle ultime modalità che ha assunto, stia costituendo un affare di enorme portata economica per gli assassini che lo gestiscono e che, a fronte di questi enormi profitti, non vi siano dei corrispondenti rischi di essere perseguiti.
  L'impunità nei confronti di questi trafficanti, date le ultime modalità che il traffico ha assunto, sono pari quasi al 100 per cento. Mentre in precedenza eravamo riusciti a contrastare validamente questo fenomeno, con le nuove emergenze e con le nuove modalità tutto questo era stato reso vano. Infatti, ebbi in quell'occasione a parlare di uno scacco, di uno stallo dell'iniziativa giudiziaria.
  Come ho ricordato, la procura di Catania e soprattutto il gruppo specializzato che io dirigevo sin dalla sua costituzione – quando venne costituito dal procuratore capo di Catania dell'epoca, Giovanni Salvi – non si prefiggevano di perseguire gli scafisti. Il reato previsto dall'articolo 12 della legge Bossi-Fini noi lo riteniamo un reato a distribuzione diffusa, che è di competenza di tutta la procura ordinaria.
  Si tratta di un reato importante sicuramente, anzi di particolare gravità quando viene svolto da scafisti che sono inseriti all'interno di una rete di trafficanti. Con le ultime modalità questi scafisti sono diventati degli scafisti occasionali, reclutati tra gli stessi migranti, a cui viene dato in mano un telefono satellitare con il compito di chiamare. Queste persone non fanno altro che partecipare della comune sorte che riguarda tutti i migranti insieme, vittime di un traffico che specula chiaramente sulle loro esigenze.
  Infatti, come ebbi a precisare in quell'occasione dinnanzi al Comitato Schengen, nel dicembre del 2016 avevo emanato una direttiva con la quale fornivo indicazioni di non adottare più soltanto misure cautelari nei confronti di questi scafisti occasionali, ovviamente previo accertamento, ma di sottoporli comunque a procedimento penale, perché certamente erano responsabili di una condotta illecita.
  Ricordiamo che nel nostro Paese il legislatore – a mio avviso correttamente – punisce, all'articolo 12, chi compie attività di agevolazione dell'immigrazione clandestina, a prescindere dallo scopo di profitto. Lo scopo di profitto costituisce soltanto una circostanza aggravante, ma non elemento costitutivo del reato.
  Cosa diversa, ovviamente, riguarda chi opera in stato di necessità. In quel caso, per chi effettua i soccorsi per salvare le vite umane – questa è, ovviamente, l'esigenza primaria; concordo pienamente – opera la scriminante dello stato di necessità, ragion per cui nessuna condotta penalmente rilevante può essergli contestata.
  Dicevo che il gruppo che si occupa del contrasto si occupa del contrasto non all'attività dello scafista, ma all'attività del trafficante, di quel trafficante che svolge la propria attività in forma organizzata, cioè che si rende responsabile del ben più grave reato previsto dall'articolo 416, comma 6, del codice penale, un reato per contrastare validamente il quale è stato costituito il gruppo presso la procura di Catania.
  Verificato lo stallo cui le indagini andavano incontro, nel corso dell'audizione presso il Comitato Schengen ho ricordato che eravamo approdati anche ad alcuni risultati concreti e che erano stati individuati dei trafficanti posti a un livello abbastanza Pag. 6 alto della catena organizzativa del traffico. Avevamo anche richiesto e ottenuto delle misure cautelari dal giudice italiano. In sede di rogatoria, l'Egitto aveva rifiutato di consegnare questi trafficanti, che sono stati poi in Egitto assoggettati a pene ovviamente molto basse per reati che nel loro Paese non sono puniti con pene di un determinato rilievo.
  L'operazione di contrasto ai trafficanti doveva costituire una priorità, a mio avviso, dell'autorità giudiziaria. Ritenevo di avere la responsabilità di segnalare il fatto che in quel momento non si potesse ritenere che l'autorità giudiziaria avesse gli strumenti utili per poter contrastare quest'attività dei trafficanti.
  Ho avuto modo, in occasione dell'audizione innanzi alla Commissione difesa del Senato, di precisare quali, a mio avviso, siano gli strumenti per poter in parte contrastare questo fenomeno. Sul punto vorrei aprire una parentesi, sulla quale, se mi consentite, vorrei andare in seduta segreta.

  (I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Proprio per poter raggiungere l'obiettivo più importante del nostro lavoro giudiziario, che è soltanto un minimo segmento rispetto al resto, che non è di competenza dell'autorità giudiziaria, ritengo sia necessario prevedere la presenza ai confini delle acque libiche di unità di pronto intervento di polizia giudiziaria e della nostra Marina. Se avviene questo e se da parte di tutte le ONG, e non solo di alcune, si rispettano le regole di non invasione delle acque libiche e si costringono i trafficanti a uscire allo scoperto, allora possiamo realizzare obiettivi importanti.
  Il primo è di non lasciare impunito questo traffico, che sta rinforzando di molto le capacità di soggetti che su queste esigenze speculano. Questi trafficanti hanno, in questo momento, due grosse fonti di reddito, in un territorio in cui le risorse economiche sono assolutamente carenti: la prima è il traffico dei migranti; la seconda è il contrabbando dei prodotti petroliferi, che vengono sottratti dalle industrie sotto il controllo del Governo. In questa maniera si stanno arricchendo enormemente e si stanno dotando sempre più di armi e di altre capacità operative. Credo che questo certamente destabilizzerà sempre di più il Governo che noi faticosamente stiamo sostenendo e da cui stiamo cercando di ottenere dei grossi risultati.
  Occorre poter effettuare intercettazioni, senza varcare i limiti previsti dal nostro codice. Non abbiamo bisogno di comprimere ulteriormente i diritti alla riservatezza e i diritti fondamentali della persona, ma nell'ambito di questi limiti occorre poter operare, anche sulle navi militari straniere, con delle intercettazioni, senza dover richiedere di volta in volta un'assistenza giudiziaria che non ci consentirebbe di intervenire in tempo reale.
  La possibilità di disporre di unità veloci, che possano intervenire in tempo reale, quando dalle intercettazioni, e non necessariamente nel momento del pericolo, si percepisce che i trafficanti sono entrati in azione e stanno scortando i migranti, è importante. Se questo venisse fatto, ossia se all'autorità giudiziaria venisse consentito di poter disporre di questi strumenti, che, ripeto, ho indicato in sede di audizione innanzi alla Commissione difesa – credo che sul punto non siano state fatte scoperte particolari; si è soltanto parlato sulla base di un'esperienza che si è maturata in questi anni – se questi nuovi strumenti li avessimo, potremmo effettivamente conseguire risultati importanti.
  Non esiste attività illecita che non possa essere perseguita. Vi sono alcune attività che possono essere perseguite più facilmente e con mezzi investigativi ordinari (intendo ordinari in termini di dispiego di risorse, non di strumenti legislativi). Vi sono, invece, delle attività e dei risultati che si possono conseguire soltanto se si dispone di risorse straordinarie, cioè se si decide di mettere in mare un maggior numero di forze di polizia giudiziaria e un numero di mezzi più performante.
  Non esiste, però, attività illecita che sia indebellabile. Tutto si può fare, purché si Pag. 7avverta la necessità e si abbia la forza di farlo. Ritengo che in questo campo sia particolarmente importante agire e operare per ottenere dei risultati e indebolire e smantellare questo traffico.
  Queste sono le indicazioni che ho avuto occasione di fornire, sia nel corso delle mie audizioni innanzi al Comitato Schengen e alla Commissione Libertà civili, Giustizia e Affari interni del Parlamento europeo, sia subito dopo le audizioni, nel tentativo di far comprendere questo messaggio, che evidentemente qualcuno non aveva recepito correttamente e qualcun altro non aveva voluto recepire correttamente.
  Ciò ha fatto sì che vi siano state delle esternazioni che non mi sembra abbiano dissolto gli equivoci che pure si erano registrati, che, tuttavia, a coloro che sono animati da buona volontà – io ritengo che lo siano sia la maggioranza delle forze politiche, sia la maggioranza delle Istituzioni – hanno fatto comprendere quali siano gli strumenti necessari e gli obiettivi che dobbiamo perseguire.
  Gli obiettivi mirano, nel rispetto della legalità, a cercare di svolgere le attività di soccorso nel rispetto della legalità. Non travalichiamo. Quando una questione è dubbia, dobbiamo avere una bussola, che è il rispetto della legalità. È dubbio il fatto che si possa in qualche caso varcare o meno i confini delle acque territoriali. È ovvio che, in caso di necessità, lo si deve varcare sempre.
  Laddove, invece, si agisce soltanto per soccorrere delle persone che sono in condizioni di sfruttamento economico o di altro tipo, ma non versano in situazioni di pericolo, si può discutere se sia utile o non utile fare attività di soccorso. Tuttavia, abbiamo una bussola, una stella polare, ossia il legislatore, il quale ci ha detto, all'articolo 12 della legge Bossi-Fini, che non si può fare attività di agevolazione della migrazione se non si versa in stato di necessità. Il controllo dei flussi migratori appartiene al legislatore, non può appartenere alle organizzazioni non governative.
  Dal mio punto di vista giudiziario – che è l'unico nell'ambito del quale sono stato mosso a fare questa segnalazione e questa denuncia – osservo che, poiché dei migranti che arrivano in Italia soltanto una percentuale molto bassa avrà poi diritto all'asilo, tutto il resto è immesso necessariamente in un circuito illegale. Ovviamente, non potendo restare legalmente in Italia, diventa vittima del fenomeno della tratta, che nella nostra procura distrettuale registra il maggior numero di arresti e di procedimenti di tutta Italia negli ultimi due anni. È vittima del fenomeno dello sfruttamento delle condizioni di lavoro, del caporalato, ed è vittima di altre immissioni in circuiti illeciti.
  È questo che ho il dovere di segnalare, come procuratore, e che vi segnalo, perché, ovviamente, credo che questo sia un compito vostro, non nostro. A me e a tutte le persone che operano nel campo giudiziario spetta soltanto il dovere di rappresentare questi fatti.

  PRESIDENTE. Grazie, signor procuratore.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA RAVETTO. Grazie, presidente. Intanto, procuratore, come sempre, grazie di quello che sta facendo, del lavoro che fa e che ha fatto su tantissimi dossier. Adesso lei è protagonista di queste dichiarazioni sulle ONG, ma è impegnato da sempre nell'attività di contrasto a tutte quelle che possono essere le sfumature di illegalità nell'ambito dell'immigrazione.
  Io ho quattro domande. Per rispetto dei colleghi, sarò velocissima. Lei, giustamente, ha fatto molte audizioni e, secondo me, ha mandato un messaggio chiaro. Adesso è il momento delle soluzioni. Ha detto, giustamente, in più di un'occasione, che il compito è nostro.
  Oggi ho compreso anche meglio. Lei ha parlato di risorse ordinarie e di risorse straordinarie. Secondo me, determinati inviti sono direttamente rivolti, naturalmente, alle autorità governative, perché chi governa può gestire non soltanto la presenza degli organici in mare. Lei ha fatto dei riferimenti espliciti a Guardia di finanza e Pag. 8Guardia costiera. A noi, come legislatore, come opposizioni e maggioranza, può fornire delle indicazioni di strumenti legislativi immediati che, secondo lei, dovremmo prodigarci per adottare?
  Lei ci ha detto che dovrebbero ospitare la polizia giudiziaria. L'ha ripetuto anche oggi. Quali sono gli strumenti? Sono soltanto le convenzioni tra Stati, oppure c'è un'azione legislativa?
  Ha parlato della questione delle intercettazioni. Anche qui, ha dei suggerimenti di dettaglio? In un'altra audizione ho sentito dire che dovremmo obbligare le ONG a battere la bandiera del proprio Paese. Infatti, io l'ho detto in tutte le audizioni che ho fatto delle ONG. Se può dettagliare qualcosa di ancor più specifico, gliene sarei grata, anche se effettivamente ha già fornito molti dati.
  Mi sono espressa, in più di un'occasione anch'io, come presidente del Comitato Schengen, dicendo che mi stranisce che venga autorizzato di fatto un corridoio umanitario non autorizzato, in cui c'è il protagonismo della nostra Guardia costiera. Tutte le ONG che ho audito mi riferiscono che sono coordinate dalla Guardia costiera italiana, perché è la prima che chiamano. In base alla regola del SAR, ossia del Search And Rescue, il primo chiamato è il primo responsabile.
  È chiaro che non si può chiedere alla Guardia costiera, che ringraziamo per ogni vita umana che salva in mare, di non intervenire quando è chiamata. Tuttavia, ci sarà un sistema per cui effettivamente non la vediamo di fatto coinvolta in quelle che sono operazioni diverse, ossia operazioni di trasporto. Lei oggi ci ha detto: dove c'è l'imminenza del pericolo. Su questo ha dei suggerimenti?
  A me pare di capire che abbia già detto che ci vorrebbero anche delle altre forze lì presenti, come la Marina, per esempio. Chiedo se lo può confermare. Io stessa audirò la Marina nelle prossime settimane e mi sarebbe molto utile.
  Passo alla terza domanda. Lei è stato già in Commissione Antimafia. Non so se ne abbia già parlato e non so neanche se possa esprimersi pubblicamente su questo tema. Purtroppo, le nostre organizzazioni criminali di stampo mafioso controllano molto i territori, specialmente del Sud.
  Io ho chiesto in più audizioni a più interlocutori se ritengano che ci sia un coinvolgimento di organizzazioni criminali di stampo mafioso. Non sto parlando solo dell'ambito dell'accoglienza, ma anche di quello di arrivo. Nel momento in cui c'è, purtroppo, un controllo del territorio, secondo lei, queste organizzazioni sono dietro anche all'arrivo dei migranti?
  È stranissima la circostanza per cui la regola del porto vicino più sicuro sia disattesa continuamente: a Malta non li fanno sbarcare, in Tunisia non li fanno sbarcare e li trasportano sulle nostre coste. Secondo lei, qui ci potrebbero essere potenzialmente degli interessi?
  Pongo l'ultima domanda, che forse è un po’ fuori tema – lei me lo potrà dire – ma è attuale per noi del Parlamento perché questa settimana discuteremo una legge antiradicalizzazione. Lei si è espresso su questo punto. Ha dichiarato davanti al Comitato Schengen: «Il più delle volte abbiamo potuto constatare un fenomeno di radicalizzazione successiva all'ingresso in Italia di questi migranti. Lo registriamo nell'ambito della popolazione carceraria, da cui indubbiamente ci giungono segnalazioni molto concrete di fenomeni di reclutamento, di radicalizzazione che vedono come promotori alcuni di questi migranti».
  Noi stiamo chiedendo, come opposizione, che questa legge eventualmente preveda un'attività di monitoraggio non solo nelle carceri, ma anche nei luoghi di culto, compatibilmente con la nostra Costituzione, ovviamente. Lei ha registrato questo reclutamento, nella sua esperienza, in ambito carcerario, come l'ha definito, o anche in ambito di luoghi di culto?

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signor procuratore. Vorrei utilizzare quest'audizione anche per provare ad avere alcune precisazioni utili a fare chiarezza rispetto a quello che sta accadendo. Quindi, le farò delle domande specifiche.
  Lei ha parlato chiaramente di un disegno avente lo scopo «di destabilizzare l'economia italiana» che sarebbe dietro un Pag. 9accordo tra la rete dei trafficanti e alcune ONG che sarebbero coinvolte in questo disegno.
  Per un punto di chiarezza rispetto al fatto che il lavoro di salvataggio in mare che svolgono oggi tantissime organizzazioni non governative è un lavoro sussidiario, vorrei ricordare anche a questa Commissione che, in realtà, in un primo momento, quel lavoro lo svolgevano le forze della Marina italiana con l'operazione Mare Nostrum, che aveva anche garantito strumenti per assicurare alla giustizia diversi scafisti (in un anno più di 500). Anche in quel momento si è deciso di andare verso un'altra missione, che non ha più il compito di salvataggio. Le ONG sono in mare oggi per supplire a quello che le Istituzioni del nostro Governo e dell'Unione europea non fanno.
  Davanti a questo ruolo straordinario che le ONG svolgono nel Mediterraneo, credo che sia loro dovuto un elemento di chiarezza, perché questa indagine sta creando un clima generalizzato di delegittimazione di un lavoro che invece andrebbe esclusivamente elogiato.
  Per questo motivo la domanda è la seguente: sulla base delle indagini che voi state svolgendo, quali sono le ONG coinvolte, con nomi e riferimenti specifici? Non voglio sapere quali sono quelle «non coinvolte», che lei ha già citato in alcune altre occasioni.
  La seconda domanda è: quali sono gli elementi di prove, anche indiziarie, che lei ha a disposizione rispetto a queste ONG? Si è parlato in diverse occasioni di rapporti dei Servizi segreti e di relazioni di Frontex. Al di là di qualche dichiarazione, non ho riscontrato alcun rapporto diretto di Frontex, che ha anche smentito questa vicenda. Vorrei sapere se è in possesso di alcuni elementi probatori che possono giustificare questo impianto.
  Passando ad un'altra questione, non ritiene, alla luce di quello che sta accadendo, che le sue esternazioni pubbliche in questa fase possano eventualmente nuocere e mettere a repentaglio l'indagine? Se dice che ci sono delle ONG coinvolte, l'aver dato un clamore mediatico di queste dimensioni a questa indagine sicuramente interromperà qualunque rapporto e farà tenere coperto qualunque trafficante. Lei stesso dice di avere già pochi strumenti. Evidentemente il fatto di informare chi sta per commettere un reato potrebbe compromettere ulteriormente l'indagine.
  Inoltre, le volevo chiedere se ci siano state da parte dei suoi uffici delle indagini, o quantomeno degli approfondimenti, rispetto ad alcuni casi che si sono verificati nel Mediterraneo, nello specifico di una nave di MSF che è stata attaccata da un convoglio pare legato al Governo nazionale di unità nazionale libico.
  Chiedo se – questa è un'altra questione –, anche alla luce delle cose che stanno emergendo oggi sul naufragio dell'ottobre 2013, dopo quello di Lampedusa, i suoi uffici, per esempio, abbiano mai fatto indagini rispetto a quel naufragio. La data è l'11 ottobre 2013, mi pare.
  Sono usciti oggi i video e gli audio delle chiamate che dalla barca facevano i profughi, con un rimpallo di più di cinque ore, mentre chi chiamava diceva di essere in pericolo di vita e che la barca stava affondando. Per più di cinque ore c'è stato un rimpallo tra autorità italiane e maltesi su chi avesse la competenza per il salvataggio, quando era evidente che c'era un rischio concreto. Quel naufragio ha prodotto centinaia di morti e ha portato poi alla nascita dell'operazione Mare Nostrum.
  In questo caso, evidentemente ci possono essere anche delle responsabilità. Poiché è stato un caso particolarmente attenzionato, volevo sapere se la sua procura ha mai svolto delle indagini per accertare responsabilità davanti alla morte di più di 200 persone.

  MARIALUCIA LOREFICE. Sarò molto breve. Ringrazio il procuratore per le informazioni che ci ha fornito oggi e pongo due domande.
  Una domanda riguarda Mineo, dato che l'audizione è cominciata proprio con alcune considerazioni che riguardano la situazione di Mineo. Sicuramente le procure stanno facendo e hanno fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda questo centro, Pag. 10del quale anche il Parlamento, come sicuramente saprà, si è occupato.
  Negli ultimi giorni il tema di Mineo è ritornato alla ribalta anche per altre questioni, quali quelle igienico-sanitarie, che sarebbero piuttosto critiche. Probabilmente saprà anche che, durante l'audizione del prefetto Pantalone, la stessa ci ha parlato della possibilità di riconvertire Mineo a centro per minori stranieri non accompagnati.
  La mia domanda è – naturalmente, gliela faccio non per avere un'opinione politica, ci mancherebbe, ma da tecnico – se lei ritiene che oggi sia possibile pensare a una riconversione di Mineo oppure se pensa che l'unica soluzione possa essere la chiusura definitiva di questo centro. Questa è la prima domanda.
  La seconda domanda si ricollega solo marginalmente alla questione delle ONG, ma prende spunto da quelle che sono state le sue stesse parole di apertura riguardo l'argomento ONG, ossia il contrasto al traffico. L'obiettivo della sua indagine è il contrasto al traffico e all'immigrazione clandestina.
  L'Italia ha fatto un accordo con la Libia, un accordo dalla legittimità anche piuttosto dubbia, perché manca uno Stato riconosciuto. Ci sono state anche varie denunce sporte da organizzazioni umanitarie, come l'OIM, che hanno accusato la Guardia costiera libica di collaborare con i trafficanti.
  Ci sono state anche ulteriori denunce, tra l'altro. Si parla, per esempio, dell'attacco che avrebbe subìto Medici senza frontiere da parte della Guardia costiera libica e anche di violenze che vengono perpetrate dalla Guardia costiera libica ai danni dei migranti, che sono state denunciate anche dall'organizzazione umanitaria Sea Watch.
  La domanda che le faccio è la seguente: nell'ambito della sua indagine, è prevista anche una particolare attenzione a quello che potrebbe essere il coinvolgimento della Guardia costiera libica in questa sorta di contatto con i trafficanti di esseri umani?
  Passo all'ultimissima domanda e chiudo. Se non sbaglio, c'è un'indagine in corso da parte della procura di Trapani che riguarda un'organizzazione ben precisa. Non so se tra procure siate in contatto e se sia possibile avere qualche informazione anche su questa indagine.

  MARCO RONDINI. Signor presidente, mi unisco anch'io ai ringraziamenti al dottor Zuccaro per il lavoro che svolge quotidianamente. Pongo poche brevi domande, purtroppo riprendendo anche in parte ciò che hanno detto i colleghi.
  Lei ha ipotizzato che alcune ONG potrebbero essere finanziate dai trafficanti. In una delle sue dichiarazioni ha detto che era a conoscenza di contatti fra le ONG e i trafficanti. Volevo chiedere se ha riscontri oggettivi di queste ipotesi sui contatti fra le ONG e i trafficanti tali da poter ipotizzare una collaborazione e anche un finanziamento chiaro da parte delle organizzazioni criminali della tratta.
  In un altro suo intervento e in diverse occasioni ha ipotizzato anche un'altra finalità nell'attività delle ONG, che mirerebbe a destabilizzare l'economia italiana. Ci può spiegare meglio che cosa intende?
  Passo a un'ultimissima domanda e concludo. Lei oggi ci ha detto – l'abbiamo anche letto sui giornali – che i cosiddetti migranti economici ai quali non vengono riconosciuti né lo status di profugo né la protezione internazionale di fatto finiscono ad alimentare dei circuiti illegali. Ha dei dati rispetto al numero di persone che si sono ritrovate ad alimentare quel tipo di circuiti?

  GIUSEPPE GUERINI. Sarò brevissimo, perché moltissime cose sono state già chieste. Chiedo un chiarimento al procuratore dal punto di vista strettamente logico.
  In seguito anche al naufragio che ricordava il collega Palazzotto ci si è dotati dello strumento Mare Nostrum. Successivamente allo smantellamento di Mare Nostrum, che veniva accusato di agire come pull factor perché si andavano a prendere i migranti sulle coste libiche, si è assistito a un aumento dell'immigrazione dall'Africa. Su quali siano le motivazioni alla base del fenomeno migratorio dall'Africa verso l'Italia io ho un'opinione sufficientemente più composita o comunque meno certa di quella che ho sentito fin qui. Pag. 11
  Arrivo alla domanda e poi davvero chiudo. A livello proprio di chiarimento – se me lo può dare – lei non propone di tornare a Mare Nostrum, ma neanche di rimanere nella situazione attuale: quindi, come potremmo comportarci rispetto alla vicenda del traffico di uomini che partono dalle coste libiche? Se non ho capito male, lei non sta proponendo una riattivazione del dispositivo Mare Nostrum, ma non propone neppure che si prosegua con la situazione attuale, nella quale circa la metà delle operazioni è svolta dalle ONG; l'alternativa quale sarebbe?

  PAOLO BENI. Procuratore, lei diceva che il controllo dei flussi migratori appartiene al legislatore e non alle ONG; cosa ovvia, del resto. Anche noi conosciamo l'articolo 12 della legge Bossi-Fini, che riguarda il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Le domando, però: su quali basi introduce questo tema nel discorso che stiamo facendo? Il lavoro che lei sta facendo, meritoriamente, di perseguire il traffico di esseri umani che rapporto ha con tutto questo?
  Su quali basi si può dire che l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina possa essere legata, per esempio, al fatto che vengano prelevate le persone in pericolo in mare e, quindi, che vengano salvate e, contemporaneamente – era un'altra considerazione che lei ci proponeva – alla media bassissima di riconoscimenti di protezione internazionale che vige nei confronti di chi arriva?
  La valutazione sul fatto che queste persone non otterranno la protezione internazionale e che, quindi, consentire il loro arrivo, purché salvandole da condizioni di rischio, possa configurare il reato di cui all'articolo 12 è un'interpretazione che non sta nei fatti. Le chiedevo di smentire questa cosa. Forse ho capito male io. Chiedo, quindi, quale sia il collegamento fra questi elementi.
  La seconda domanda, invece, è se ci siano degli elementi, anche di prova indiziaria ovviamente, al momento – in tal caso, meno se ne parla, finché ci sono le indagini, meglio è – che riguardano la concreta possibilità che ci siano sconfinamenti in acque libiche da parte di queste imbarcazioni, nonché l'intervento anche in condizioni di non emergenza e di non pericolo.
  È importante sapere questo, perché altre autorità, come la Guardia costiera, negano che ciò avvenga. L'ammiraglio Credendino, che abbiamo audito in questa Commissione circa un mese fa, ci ha parlato di serena e positiva collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti (Frontex, le forze italiane, le ONG, e via elencando). Se così non è, bisogna che gli elementi vengano fuori.
  Come ultima questione, le domanderei se a lei risulta credibile che questo fenomeno, che pare si stia verificando negli ultimi tempi, di una maggiore attività nel tratto di mare ai confini delle acque territoriali libiche corrisponda o sia in parte anche dovuto ad un arretramento della zona di perlustrazione da parte dei mezzi di Frontex, che sarebbe avvenuto sempre negli ultimi mesi.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Procuratore, la ringrazio per le cose che ha detto. Nelle ultime settimane la giostra mediatica ha molto strumentalizzato alcune considerazioni che lei ha fatto. Abbiamo visto che, purtroppo, si è creata una condizione ingiusta, perché qualcuno ha sostenuto – ripeto, strumentalizzando (mi permetto di dire che conosco lei e il suo modo di operare e le cose significative che sta facendo per la nostra città e nel distretto) – che ci fosse una sorta di omologazione tra trafficanti e organizzazioni non governative e, come accade spesso per i nostri territori, anche un coinvolgimento della criminalità organizzata.
  Lei stamani, però, ha fatto un'operazione di chiarezza, della quale personalmente le sono grato, e ha parlato di queste nuove modalità, che addirittura starebbero impedendo la possibilità di colpire i trafficanti. Questi, prima di arrivare al confine, lasciano l'imbarcazione. Addirittura rispetto a quelle che erano prima le iniziative della magistratura ora i mezzi sono ridimensionati.
  Le chiedevo su queste nuove modalità come si debba incidere, sapendo che siamo Pag. 12orgogliosi del nostro Paese per le vite umane che è riuscito a salvare. Siamo orgogliosi anche di questo asse centrale che c'è nel Paese, rappresentato dal volontariato e, quindi, anche dalla stragrande maggioranza delle organizzazioni non governative.
  Procuratore, per aver fatto lei ricorso anche ad alcune dichiarazioni e ad alcune considerazioni, volevo chiederle – anche eventualmente andando in seduta segreta – se, per fare giustizia a coloro i quali si impegnano con grande generosità su questa frontiera, ci siano delle indagini specifiche, per evitare che si faccia di tutta l'erba un fascio e far sì che si estrapoli la «mela marcia», perché non si può assolutamente giungere ad una generalizzazione negativa di un settore, invece, vitale per la nostra comunità.

  ELENA CARNEVALI. Sarò veloce, perché vorrei lasciare, giustamente, spazio ai colleghi. Grazie, procuratore.
  La prima domanda riguarda il rapporto investigativo del vostro gruppo con le altre procure che in questo ultimo periodo di dichiarazioni hanno assunto anche posizioni diverse rispetto a quelle che lei ha espresso, sia nell'audizione che è stata fatta al Comitato Schengen, sia in quella dinnanzi alla Commissione difesa.
  Passo alla seconda domanda. Lei ha detto, anche nelle altre audizioni, che sono molto cambiate le modalità con cui, in questo momento, sta avvenendo il maggior flusso, non solo rispetto all'utilizzo dei mezzi, molto precari, più precari e sempre più precari, ma addirittura rispetto a una sorta di «autoboicottaggio» dei mezzi, in modo tale che praticamente non siano più nelle condizioni forse nemmeno di arrivare alle frontiere delle acque internazionali.
  Se ho compreso bene, pur coordinate, anzi coordinate, perché questo emerge, mi sembra di capire, anche da parte sua – forse questa è la prima domanda – le risulta che siano state fatte attività di soccorso che non siano state sotto l'egida della Guardia costiera? C'è un'attività autonoma da parte delle ONG?
  Passo all'ultimissima domanda. Nelle audizioni, in particolare, che ha fatto al Comitato Schengen lei ha sollevato il dubbio sulla questione relativa ai finanziamenti di queste ONG, su come vengano finanziate e da chi. Credo che ciò abbia sollevato, come è già stato evidenziato dai colleghi, questa preoccupazione che è emersa ed è diventata anche un dibattito collettivo. Anche sulla stampa si vede scrivere che le ONG non sono lì solo per fare il loro mestiere, ma chissà per quale strumentalità possono fare, invece, il salvataggio di vite umane.
  L'ultimissima cosa riguarda la questione dei finanziamenti che lei chiede di poter avere per agire maggiormente sull'attività di controllo, sia sull'attività investigativa, sia rispetto a una diretta attività della Guardia costiera e della Guardia di finanza che potrebbe essere in appoggio, a questo punto, tra un'attività di salvataggio e un'attività di controllo, in qualunque forma la preveda.

  PRESIDENTE. Procuratore, prima di darle la parola, la prendo io, non per spostare l'attenzione dagli argomenti che abbiamo finora affrontato – gliel'ho detto informalmente e glielo ripeto anche davanti agli altri colleghi – ma per ricordare che, rispetto alle precedenti audizioni in cui avevamo affrontato, anche con il suo contributo, il tema del CARA di Mineo, siamo molto felici che il Governo abbia cambiato idea sul fatto di destinare una parte del CARA di Mineo a hotspot.
  Questo è anche frutto di un lavoro che abbiamo svolto anche con il contributo della sua procura, perché, quando è venuto in audizione, lei ebbe a sottolineare la gravità della situazione relativa alla struttura e la necessità in cui versava. Siamo, altresì, convinti che quella struttura debba essere chiusa, con tutte le gradualità del caso, ma confermiamo questa nostra posizione. Le volevo solo dire questo e ringraziarla rispetto a quell'episodio specifico ma molto importante nel quadro delle attività che stiamo svolgendo.
  Do la parola al procuratore Zuccaro per la replica.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Per quanto riguarda l'aspetto degli strumenti legislativi che potrebbero rendere Pag. 13più semplice il difficilissimo impegno giudiziario nel contrasto al traffico di migranti clandestini, ritengo certamente che tra gli strumenti legislativi sia importante la convenzione tra gli Stati, quantomeno tra quelli impegnati nelle missioni europee di monitoraggio del traffico. Ricordiamoci che l'operazione Sophia e l'operazione EUNAVFORMED prevedono, all'articolo 1 della decisione che è stata presa, proprio la finalità di contrastare il traffico alla migrazione clandestina.
  Nel quadro di una più efficace attività di contrasto al traffico, ritengo che si debba prevedere espressamente che sulle navi impegnate, in questa, come in altre missioni che potranno essere affiancate o susseguirsi a questa, ci sia la presenza di forze di polizia giudiziaria italiane – per il momento è solo l'Italia a essere interessata a ricevere i migranti clandestini – che possano operare senza il bisogno di dovere ogni volta chiedere attività di assistenza giudiziaria. Ciò sicuramente agevolerà il lavoro. Credo che non dovrebbero esserci, sotto questo punto di vista, difficoltà da parte degli altri Stati.
  Tra gli interventi più propriamente di modifica di norme, ritengo che si muova correttamente in questa direzione il testo di riforma delle attribuzioni di polizia giudiziaria della Guardia costiera che è stato esaminato dal Consiglio superiore della magistratura e a cui si faceva riferimento rispetto alle posizioni del Vicepresidente Legnini.
  Certamente, ritengo che dotare la Guardia costiera in maniera esplicita, al di là di alcune norme che attualmente si rinvengono qua e là nella nostra – come sapete, sempre troppo abbondante – legislazione, di poteri di intervento di polizia giudiziaria, non solo nei casi dei reati previsti dal codice della navigazione, come detto espressamente nell'ambito dello stesso codice, ma anche con specifico riferimento a questi tipi di reati, possa essere molto utile.
  Ritengo, però, che la Guardia costiera da sola non sia in condizioni di poter operare per risolvere in maniera completa questa problematica. La Guardia costiera ha certamente un'esperienza di polizia giudiziaria circoscritta. La esperisce in maniere complessivamente sicuramente positive, ma non ha le tradizioni di grandi organismi di polizia giudiziaria quali sono la Guardia di finanza e il Servizio centrale operativo.
  Parlo di loro – ovviamente anche l'Arma dei Carabinieri sul punto ha fornito delle indicazioni – perché SCO e Guardia di finanza sicuramente in questo campo, per la mia esperienza in questi oltre quattro anni di lavoro in questo settore, possono essere molto utili e debbono sicuramente essere impiegati con risorse di uomini e di mezzi molto maggiori di quelle che attualmente vengono destinate specificamente a questo compito.
  Va bene, quindi, un intervento legislativo che preveda l'ampliamento dei poteri di polizia giudiziaria della Guardia costiera, ma ricordiamoci che chi ha più esperienza in questo campo non può essere messo da parte, altrimenti corriamo il rischio di non ottenere risultati.
  Gli altri strumenti si possono ottenere senza alcuna modifica legislativa, a mio avviso. Si tratta soltanto di mettere in campo più mezzi di intercettazione, nei limiti, ribadisco, previsti dall'attuale articolo 266 del codice di procedura penale, e più strumenti operativi in grado di intervenire per bloccare i trafficanti, quando questi trafficanti operano e la loro presenza viene percepita dalle forze di polizia giudiziaria.
  Mi si è chiesto se risulti il coinvolgimento della mafia nell'arrivo dei migranti. In tempi passati, in cui la modalità del traffico avveniva in maniera radicalmente diversa dall'attuale, con le navi madre che scortavano i migranti sino al confine delle acque italiane – queste navi madre poi non entravano all'interno delle nostre coste, anche per ragioni facilmente comprensibili – era necessario disporre di barche che potessero andare loro incontro e prendere questi migranti.
  Nell'ambito di un'indagine che abbiamo svolto, abbiamo potuto percepire, da parte di pregiudicati di Giarre riconducibili all'area di Cosa Nostra, il loro intervento, che consisteva nel mettere a disposizione delle barche che andavano a prendere questi Pag. 14migranti che sbarcavano dalle navi madre e per portarli sulle nostre coste siciliane. Devo dire che è stata una sola indagine che ha fatto emergere questo fenomeno, almeno per il distretto catanese. Ricordiamo che noi ci occupiamo degli approdi ad Augusta, a Pozzallo e a Catania.
  Per quanto riguarda, invece, le mutate modalità del traffico, nessuna evidenza investigativa dimostra che si sia realizzato un accordo tra i trafficanti che operano in Libia e le nostre mafie. Per quello che emerge dalle nostre indagini appare un interesse di organizzazioni mafiose a gestire il flusso di denaro che viene destinato in parte all'accoglienza. Non registriamo collusioni e accordi – ripeto, questo è ciò che emerge dalle nostre indagini, dall'osservatorio limitato della procura di Catania – tra mafie autoctone e organizzazioni criminali operanti in Libia o in altri Paesi.
  I fenomeni di radicalizzazione dei migranti li abbiamo registrati, come procura di Catania, soprattutto in ambiente carcerario. Per quanto riguarda altri ambienti, abbiamo potuto verificare che in zone caratterizzate da uno sfruttamento della manodopera del migrante – mi riferisco alle zone delle serre del ragusano in particolare e in parte anche della Piana di Catania, dove agisce anche il fenomeno di reclutamento attraverso il caporalato – qualche soggetto vittima di queste condizioni ha mostrato interesse a radicalizzazioni che non credo, o meglio non sono in grado di dirlo, siano conseguenza soltanto ed esclusivamente delle condizioni precarie in cui queste persone sono costrette a vivere.
  Certo è che, anche in questi casi, a livello di attività investigativa abbiamo verificato l'esistenza di qualche fenomeno di radicalizzazione o di sensibilizzazione comunque verso propagande islamiche estreme, non quindi la semplice adesione al culto o al rito, ma l'adesione alle interpretazioni peggiori dell'islamismo.
  Con riguardo a disegni di stabilizzazione dell'economia, nell'ambito della mia audizione al Comitato Schengen ebbi a dire che vi erano delle oggettive situazioni in cui il lavoro dei trafficanti poteva essere aiutato dal mancato rispetto delle regole necessarie per l'intervento in casi di pericolo.
  Mi fu chiesto se questa oggettiva situazione di collusione potesse essere anche affiancata da situazioni di collusione soggettiva, cioè da situazioni in cui si potesse ipotizzare un effettivo rapporto tra trafficanti e organizzazioni non governative. Ebbi a rispondere che il ventaglio di ipotesi che si può fare in una situazione di assoluta mancanza di investigazioni utili era il più ampio e il più vario possibile. Si poteva andare, quindi, dall'ipotizzare una violazione che fosse animata soltanto da un intento di soccorso e, quindi, da un intento di solidarietà che magari andasse al di là della situazione di pericolo concreta, ma comunque animato da spirito di solidarietà, a situazioni, invece, in cui questo spirito di solidarietà poteva mancare e in cui poteva, invece, essere presente altro tipo di rapporto perverso.
  Dissi subito, però, che, mentre per quanto riguarda l'esistenza di contatti radio e di contatti via internet indicazioni che mi vengono da Frontex, e in parte mediate da appartenenti al comando dell'operazione EUNAVFORMED, mi davano contezza che questi rapporti emergevano (ossia contatti radio del tipo: «Stiamo partendo». «Noi siamo qui», quindi tutt'altro che una situazione di collusione); tutto il resto, ossia la possibilità che vi fosse un finanziamento o che vi fosse addirittura un accordo preventivo per poter trarre in salvo i migranti da parte delle ONG con la complicità dei trafficanti, era soltanto una mera ipotesi di lavoro.
  Da una parte, c'erano elementi oggettivi non emergenti da prove, ma da fonti non utilizzabili processualmente, ossia contatti radio e superamento dei confini. Dall'altra, c'erano ipotesi di lavoro investigative che meritavano, a mio avviso, e che meritano un approfondimento, proprio perché è necessario e importante che le eventuali mele marce – parlo di eventuali mele marce – presenti tra alcune organizzazioni non governative di più recente costituzione vengano assolutamente eliminate dal cesto delle mele che, invece, operano un'attività assolutamente meritoria. Pag. 15
  Ho detto e ribadisco che la solidarietà nei confronti delle persone è uno dei sentimenti più nobili della persona. Quanto più questa solidarietà si esprime non nei confronti di cerchie ristrette – il mio Paese, la mia nazione – ma in forma ampia, tanto più questo sentimento di solidarietà è meritevole di apprezzamento.
  Detto questo e, quindi, fatta la debita distinzione tra chi agisce per motivi di solidarietà umana, apprezzabilissima, e chi, invece, agisce per altri scopi, è importante che le indagini servano anche a sgombrare il campo da questi sospetti. È importante che non si annidino tra le organizzazioni non governative organizzazioni che abbiano altri fini.
  Ricordo che circa una ventina di anni fa – lavoro in magistratura da oltre 34 anni e lavoro in Sicilia – si levò la denuncia di un fenomeno, un grido da parte di magistrati e di altre forze politiche che incominciarono a richiamare l'attenzione di tutti, compresa quella dell'opinione pubblica, sulla necessità di intervenire sulle infiltrazioni che la mafia aveva da tempo realizzato e stava sempre più realizzando nel mondo dell'imprenditoria siciliana.
  Ci furono allora cori di proteste nell'isola – all'epoca non vi erano ancora indagini che fossero approdate a dei risultati, per il semplice fatto che mancavano gli strumenti penetranti che oggi abbiamo – da parte di imprenditori che dicevano che quei magistrati e quei politici che avevano il coraggio di dire ciò stavano, in realtà, cercando di rovinare l'economia siciliana. Stavano cercando di rovinare l'economia siciliana perché si faceva di tutta l'erba un fascio.
  Soltanto grazie al lavoro e al sacrificio di alcune di queste persone si sono ottenuti strumenti di prevenzione e strumenti investigativi più efficaci, che oggi ci consentono di riuscire a far luce e a distinguere tra l'imprenditore onesto e l'imprenditore disonesto. Su questo fenomeno ancora siamo ben lungi dall'ottenere risultati soddisfacenti, ma abbiamo alcuni risultati.
  Chi dice che in questo campo la mafia è onnipotente e invincibile sbaglia, perché i risultati si stanno ottenendo e sono sempre più sotto gli occhi di tutti. Non sono ancora risultati definitivi e io sono tra coloro che ritengono che nel campo di questo contrasto lo Stato e la magistratura non possano giocare in difesa. Devono giocare in attacco. Quanto più il fenomeno mafioso sembra in crisi, tanto più bisogna essere forti nel perseguirlo e non aspettare che vi siano fatti gravi per poter riprendere ad agire in maniera forte e significativa.
  Non è giusto che le eventuali ONG che operano in maniera diversa si possano coprire dietro lo schermo di quelle che agiscono per il nobile fine della solidarietà. Questo non è giusto e credo che da parte di tutti si debba volere che venga fatta chiarezza su questo fenomeno.
  Non ho mai sparato nel mucchio di tutte le organizzazioni, ma non posso, onorevole, farle il nome di quelle che agiscono scorrettamente, perché questo sarebbe scorretto da parte mia. Posso parlare e fare i nomi di qualcuno soltanto se ho elementi di prova. Sarei molto contento di scoprire che nessuna di queste ONG che sono in questo momento coinvolte nelle operazioni abbia avuto finalità diverse da quelle di solidarietà o abbia ricevuto finanziamenti da parte di soggetti che non siano animati da questo intento di solidarietà. Sarei molto contento di farlo, ma non è neanche questo – consentitemi – il mio obiettivo e non dovrebbe esserlo, credo, neanche da parte delle forze politiche. Il mio obiettivo è quello di impedire che oggettive agevolazioni del fenomeno dei trafficanti possano rendere impossibile riuscire a reprimere questo fenomeno.
  Se supero il confine delle acque internazionali ed entro nelle acque libiche perché c'è una situazione di pericolo, non sono perseguibile penalmente, perché sto operando in stato di necessità. Se supero il confine delle acque libiche perché voglio salvare qualcuno che nel Paese in cui si trova e da cui proviene sta male economicamente e, quando sono in mare, non posso distinguere tra chi si sta muovendo perché fugge da un teatro di guerra e chi, invece, si sta muovendo perché si fugge da un quadro altrettanto grave di miseria, se per un sentimento di solidarietà così ampio Pag. 16decido di violare le regole e varco il confine delle acque territoriali, senza che vi sia, ripeto, una situazione di pericolo oggettiva, agevolo oggettivamente i trafficanti che si nascondono, che speculano e che quasi ricattano chi agisce per motivi di solidarietà.
  Vi ho citato un esempio, durante la parte segretata della seduta, che evidenzia chiaramente che, se costringiamo i trafficanti ad agire allo scoperto e ad arrivare fino al confine delle acque internazionali, riusciremo a individuarli e a perseguirli. Se, invece, non glielo consentiamo, perché riteniamo di dover intervenire prima, questi trafficanti non li scopriremo mai. È questo il vero target, il vero obiettivo che intendo perseguire e su cui credo dovrebbe esserci un consenso unanime da parte di tutti.
  Non c'è dubbio che questa solidarietà abbia salvato tante vite umane, ma mi consta personalmente dalle indagini che faccio – i numeri sono soltanto in parte numeri ufficiali – che le persone che sono morte in mare da quando agiscono le ONG sostituendosi a Mare Nostrum non sono affatto diminuite. Sono forse diminuite in percentuale, ma non sono diminuite in numero assoluto.
  Il fatto che i trafficanti che vogliono ottimizzare il loro profitto abbiano messo in mare delle imbarcazioni sempre più misere e sempre più inidonee allo scopo (gommoni senza chiglia, navi che hanno legni e tavole sconnesse) espone i migranti a un maggior rischio. Per quanto possa essere forte e generoso lo sforzo dei benefattori per mettere in mare sempre più navi, non ci sarà mai un numero di navi sufficienti per poter soccorrere quelli che si trovano su queste bagnarole, che sono assolutamente in condizioni pietose. Pertanto, le persone in mare continueranno sempre di più a morire e, purtroppo, i naufragi di cui ci stiamo rendendo conto in questi giorni tragicamente confermano questo fatto.
  Tenete conto che per ogni persona il cui cadavere viene visto in acqua, se appartiene a un determinato barcone che ospita dalle 100 alle 200 persone, ce ne sono tante altre i cui corpi non vengono recuperati. Questi morti abbiamo ragione di ritenere che ci siano stati, perché non esistono barconi con una sola persona, barche con una sola persona o gommoni con una sola persona. Accanto a quel soggetto ce ne sono tanti altri che con lui sono naufragati in mare. Non li recupereremo, ma li dobbiamo annoverare tra le potenziali vittime di questa situazione. È questo il punto, secondo me, su cui è necessario fare chiarezza ed è questo che ho voluto segnalare. Ho ritenuto che fosse un mio dovere segnalarlo.
  Non posso, quindi, sgombrare il campo dalla possibilità che, non essendo stati fatti dei nomi, alcune ONG si possano coprire dietro le altre, ma vi sto chiedendo di fornirmi gli strumenti per farlo. Quando questa chiarezza si sarà fatta, si scoprirà chi si nasconde, chi è mela marcia, ma soprattutto avremo contrastato più validamente il traffico. È questa la cosa che più mi sta a cuore, anzi il mio unico ed esclusivo obiettivo da magistrato.
  Per quanto riguarda il naufragio dell'11 ottobre 2013 e le indagini susseguenti, quello fu l'evento che segnò l'inizio del lavoro di questo nostro gruppo. Il procuratore capo della Repubblica di Catania dell'epoca, Giovanni Salvi, decise, insieme a noi – fu una sua scelta organizzativa – che non si poteva assistere inerti a questa strage, perché in mare avvengono delle stragi, e che fosse il momento di contrastare questo fenomeno, creando un gruppo di lavoro.
  Quello segna il momento in cui nasce a Catania questo gruppo di lavoro, che aveva questo obiettivo, ossia cercare di mettere fine o comunque di rendere più difficile questo traffico, che comporta delle stragi. Ovviamente, la procura di Catania ha una competenza distrettuale ampia, ma ben precisa. Quel naufragio, come certamente lei ricorda, avvenne al largo di Lampedusa e, quindi, non rientrava nell'ambito delle competenze della nostra procura.
  Noi, però, ci siamo occupati di un altro evento ancora più tragico. All'epoca, il nostro gruppo era già costituito. Intendo riferirmi al tragico naufragio del 15 aprile 2015, allorché più di 700 persone persero la vita in mare durante un'operazione di Pag. 17soccorso fatta da una nave portoghese che era stata chiamata dalla Guardia costiera italiana. Purtroppo, si trattava di un peschereccio che non aveva esperienza di salvataggio in mare.
  All'avvicinarsi di questa imbarcazione al peschereccio, su cui vi erano oltre 700 persone, molte delle quali stivate sottobordo, quelle che si trovavano sopra, i «privilegiati» che potevano respirare l'aria aperta e si trovavano sopra, si accalcarono, vi furono delle manovre maldestre da parte del conducente di questo peschereccio (non del peschereccio portoghese, dell'altro), ci fu una collisione, purtroppo ci fu un naufragio e quasi tutte quelle persone perirono.
  Con quelle che si sono salvate noi abbiamo fatto immediatamente un incidente probatorio tra i conducenti di quel barcone, e mi congratulai personalmente per il coraggio civico dimostrato da quei migranti che, nonostante la paura che si leggeva sui loro volti, ebbero il coraggio di indicare i trafficanti che avevano condotto quelle imbarcazioni. Li abbiamo arrestati e li abbiamo fatti condannare a pene severe, anche se queste pene non sono certamente commisurabili alla strage che si era verificata in quell'occasione.
  Per quanto riguarda il discorso delle esternazioni pubbliche che a suo avviso possono mettere a repentaglio le indagini sulle ONG, è ovvio che questa è una valutazione che ho fatto. Dovete accreditarmi del fatto che da tanti anni opero in questo settore e sono in condizioni di prevedere (ma posso errare anch'io) in quali casi il segreto investigativo debba essere tenuto presente e in quali casi no.
  Ho parlato non di un procedimento penale, non di fatti coperti da segreto investigativo, ma in quel caso di un fascicolo iscritto al «Modello 45», cioè di accertamenti preliminari che il nostro ufficio stava conducendo per comprendere quali fossero i margini in cui un fenomeno si stava verificando, il fenomeno dello stallo delle indagini giudiziarie nella lotta al traffico dei migranti. Questo era il fenomeno per il quale noi registravamo una situazione di stallo.
  Non si può quindi parlare di segretezza investigativa, ma si può parlare di opportunità: se vuoi svolgere un'indagine sulle ONG, non è il caso che stai zitto, fai questa bella indagine, e poi casomai ne parli? I punti sono due. Primo punto: a me non interessa compiere un'indagine su quelle ONG che agiscono male, se non come mezzo o fine di contrastare e scoprire chi sono i trafficanti che stanno speculando su questa cosa.
  Se io avessi voluto esclusivamente vedere se qualche ONG agiva in maniera scorretta, forse avrei potuto fare anche una valutazione diversa, se non soccorresse anche la seconda cosa, ma è questo effettivamente quello che vogliamo: vedere se qualcuna di queste ONG un giorno ha varcato il confine o capire chi sono quei trafficanti che stanno cercando di speculare su questo, arricchendo i propri profitti?
  In realtà c'è anche un secondo aspetto: con gli strumenti attuali io non sono in condizioni neanche di capire quali sono i veri finanziatori delle ONG e quali sono le eventuali ONG che possano eventualmente barare, e ribadisco «eventualmente barare», e non lo sto ribadendo oggi perché oggi sto cambiando il tiro, perché l'ho detto sempre!
  Allora, il discorso è: se io non ho strumenti e ritengo che il fenomeno sia importante, se il mio fine è quello di ottenere un contrasto più efficace, io denuncio il fatto, e non mi interessa se qualche ONG oggi cambia, se mai lo ha fatto, il modo di operare; anzi, ben venga. Se quelle ONG che prima magari varcavano le acque territoriali adesso non le varcano più, se qualche ONG che prima non era decisamente troppo portata ad una collaborazione adesso lo è di più, lo registro come un successo di cui tutti dobbiamo essere contenti. Considero importante che questo avvenga, perché – ribadisco – a noi non interessa l'altro aspetto, a noi interessa soprattutto reprimere il traffico.
  Su questo mi ricollego, anche se sto saltando da un intervento all'altro, al discorso di Mare Nostrum, aiuto all'immigrazione, e quali alternative, quali soluzioni vedrei praticabili e possibili. Qui non voglio Pag. 18certamente debordare dai campi che mi sono propri, perché in questi ho esperienza, in altri campi non ne ho alcuna, posso solo segnalare dei fatti.
  Mare Nostrum, quando operava in acque internazionali e stava facendo attività di salvataggio, come state tutti ricordando bene, ci ha consentito di fare numerose operazioni, che ci hanno consentito di individuare i trafficanti, proprio perché Mare Nostrum rispettava tutte le regole possibili e costringeva i trafficanti a venire allo scoperto.
  All'epoca, quando Mare Nostrum interveniva, non c'erano barconi di questo tipo, c'erano dei barchini molto più decenti e performanti, i quali venivano accompagnati dai barchini dei facilitatori, cioè dei soggetti che indicavano la rotta, li rifornivano di viveri, di altri mezzi, di strumenti di navigazione, perché da soli questi barconi, pur essendo più performanti di quelli attuali, non ce la facevano, e c'erano i facilitatori.
  Mare Nostrum ci ha consentito di individuare diverse persone, che si collocano non certamente al vertice della catena organizzativa, ma in una situazione sicuramente di un certo interesse anche a livello di criminalità giudiziaria. Attualmente, invece, da quando Mare Nostrum non esiste più, è evidente che la situazione è cambiata: questi facilitatori non ci sono più, se ci sono, questo presuppone che non si oltrepassino mai le acque territoriali.
  Quando non si agisce su segnalazione via internet delle posizioni che occupano in mare le ONG, a volte vengono ancora dati i telefoni satellitari ai migranti e si dice loro che, se arriva una nave militare, devono buttare il Thuraya in acqua, se non arriva una nave militare, possono conservarlo, perché tanto ci sarà qualcuno che lo recupera, ed è ovvio che noi non possiamo pretendere dalle navi delle ONG che corrano gli stessi rischi delle nostre navi militari.
  Se possiamo andare in seduta segreta su un episodio particolare...

  PRESIDENTE. Passiamo in seduta segreta.

  (I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica)

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Guardate che disporre di questi telefoni Thuraya non è indifferente per l'autorità giudiziaria, perché questi telefoni satellitari contengono tutta una serie di informazioni che per un investigatore possono essere utili. Sappiamo infatti che alcuni di questi telefoni sono stati recuperati e riutilizzati, quindi attraverso il traffico sia della scheda SIM, sia del numero di mail possiamo accertare diverse cose, ad esempio che tipi di contatti ci sono stati; perché non credo che questi telefoni, soprattutto con altre schede, siano stati utilizzati soltanto dai migranti, credo che siano stati utilizzati anche dai trafficanti prima di cederli ai migranti.
  Come ho detto dinanzi alla Commissione difesa del Senato, il luogo delle operazioni in cui avvengono i soccorsi non è dal punto di vista giudiziario un luogo neutro, è un luogo nel quale bisognerebbe che agissero operatori che hanno la competenza per cercare le prove e raccogliere in maniera processualmente valida. Se noi ci priviamo di questa possibilità, torniamo nella situazione di scacco che noi tutti dobbiamo cercare di evitare.
  Per tornare quindi alla domanda che mi è stata posta, io non posso auspicare un intervento all'operazione Mare Nostrum, che credo sia insostenibile con le sole forze del Governo italiano, posso auspicare che chi opera in quelle situazioni rispetti tutte le regole. Molti lo fanno, qualcuno non lo fa, in ogni caso questo rende molto più difficile la nostra attività di contrasto.
  Il punto però che debbo segnalare per quanto mi riguarda solo dal punto di vista giudiziario, ma di cui voi potete cogliere la rilevanza anche da altri punti di vista, è questo: il lavoro di queste ONG che svolgono un'attività di supplenza straordinariamente meritevole (quelle che agiscono per questi fini) è in condizione di selezionare il tipo di traffico? No, certamente. E non deve farlo, perché quando sono in mare non lo possono fare. Pag. 19
  Il Governo italiano e gli altri Paesi europei hanno però il dovere di selezionare migranti «economici» da migranti di altro tipo? Io penso che questo dovere lo abbiate. Chiaramente si può decidere che tutti i migranti, anche quelli «economici», debbano essere – soccorsi certamente – portati non dico in Italia, perché nessuno lo dice, in tutta Europa – ma allo stato l'articolo 12, così come è strutturato, non lo prevede; altri possono dire che il tipo di traffico migratorio che deve essere incoraggiato è soltanto il traffico migratorio di chi (lo dimostrano le leggi che disciplinano il diritto di asilo) si muove da situazioni di guerra o di grave pericolo per la propria incolumità.
  Queste sono le attuali scelte che sono state fatte. Si prendono delle decisioni che si debbono prendere. Tenete conto che, se soltanto una percentuale minima di migranti ha diritto all'asilo, gli altri verranno immessi in Italia in un circuito illegale (caporalato, tratta, reclutamento per il traffico di droga), che sicuramente alimenterà la già difficile situazione giudiziaria del nostro Paese.
  Qualunque siano le scelte che si fanno, tuttavia, a mio avviso coerenza impone, per chiudere una volta per tutte il traffico, che le persone vengano salvate nel luogo da cui partono, non in mare, perché il salvataggio in mare da una parte non debella il traffico, quindi continuiamo a far arricchire enormemente i trafficanti, dall'altra espone queste vite a rischi enormi, perché molti muoiono.
  Allora si decida chi salvare, si decida chi portare e, una volta deciso, lo si vada a prendere sulla terraferma, dove sono al sicuro, e senza alimentare il traffico. Questo dal punto di vista giudiziario, che è il problema che mi pongo, perché quelle che arriveranno e verranno salvate sono persone che non verranno immesse in circuiti illegali, non alimenteranno situazioni di delinquenza, saranno persone a cui tutti i Paesi europei potranno dare il giusto soccorso. Questo secondo me è quello che dovrebbe avvenire, è quello che auspico che avvenga, per potere una volta per tutte debellare questo fenomeno del traffico e il fenomeno indotto di illegalità in Italia.
  Detto questo, non vi è e non deve essere fatta alcuna confusione tra il traffico illecito che fanno i trafficanti, che è una cosa, le eventuali violazioni di regole che possono fare alcune ONG, che è un'altra cosa. La speculazione che su questi migranti che arrivano in Italia viene fatta da organizzazioni criminali o da soggetti non organizzati, ma comunque dediti all'attività illecita.
  Tra tutte queste componenti fare confusione e metterle sullo stesso piano, come se vi fosse una intesa, una collusione soggettiva, sarebbe la cosa più assurda che si possa fare. Se vi è stata da parte di qualcuno un'interpretazione delle mie parole in questo senso, credo che questa interpretazione non possa essere giustificata da nessuna delle cose che ho detto, e tuttavia io vi sono grato di avermi dato l'occasione di ribadirla anche in questa sede.
  Quando feci il ventaglio delle ipotesi che venivano fatte, parlai anche della necessità di fare un'attività investigativa intesa a individuare i canali di finanziamento di queste organizzazioni. Dinanzi al Comitato Schengen sviluppai un intervento, che a lungo si soffermò su alcuni costi che queste ONG stavano sopportando, costi che, per quanto riguarda le ONG di più recente costituzione, potevano alimentare un'ipotesi investigativa che fosse quella di cercare di scoprire chi fossero gli organizzatori, i finanziatori di queste attività.
  Torno al discorso di prima: con questo ho voluto condannare tutte le ONG? Assolutamente no (ritorno all'esempio che ho fatto). Ho voluto soltanto dire: attenzione, se c'è qualcuno che ha delle mire diverse, che potrebbero essere anche quelle (è l'ipotesi che io feci e ribadii) di speculare sulla nostra economia, sui nostri titoli, questo vi deve preoccupare, vi deve indurre, come induce me, a cercare di dare all'autorità giudiziaria gli strumenti per poter chiarire questo fatto.
  Ho fatto delle accuse? No, ho detto soltanto che vi era un'ipotesi di lavoro. Se avessi fatto delle accuse non provate, avrei certamente violato la legge, che mi impone Pag. 20di mantenere il segreto investigativo finché ho delle indagini in corso. Queste indagini – ribadisco – non le avevo e non le potevo avere.
  Per quanto riguarda la condizione del CARA di Mineo, sicuramente vi sono stati vari tipi di indagini effettuate sul CARA. In parte hanno riguardato il nostro ufficio e in parte hanno riguardato, come è noto, la Procura di Caltagirone, nel cui territorio è ubicato il CARA di Mineo. La Procura di Caltagirone sta facendo delle indagini note a tutti, perché siamo giunti in parte in una fase di discovery ed è evidente che ci possiamo occupare soltanto di quegli aspetti che, dal punto di vista territoriale, fanno scattare la competenza della Procura distrettuale di Catania.
  Credo che, per quella che è stata l'esperienza giudiziaria fatta, il CARA di Mineo abbia creato un grosso problema sotto il profilo dell'ordine pubblico e della genesi di fenomeni criminali, che sicuramente hanno assunto una maggiore dimensione.
  Muovendomi da questa prospettiva, che ovviamente è la prospettiva limitata di un magistrato, io ritengo (abbiamo espresso questa opinione nel corso di precedenti audizioni) che, così come è, il CARA di Mineo, come struttura di grande accoglienza di un numero enorme di persone, sia produttivo di situazioni criminali che il nostro territorio non ha certamente bisogno di avere.
  Questo lo dico in maniera chiara. Ho appreso con vero piacere alcuni giorni fa che probabilmente andiamo in senso opposto. Valuterete se il CARA di Mineo possa continuare a esistere o meno in altra veste.
  Collaborazione della Guardia costiera libica con trafficanti. Posso tornare in seduta segreta?

  PRESIDENTE. Passiamo in seduta segreta.

  (I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica)

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Per quanto riguarda i rapporti con altre autorità giudiziarie italiane che sono impegnate in questo fenomeno, non abbiamo avuto scambi di elementi informativi con queste procure, probabilmente perché, non essendovi all'epoca di questi fatti alcun procedimento penale in corso, lo scambio di informazioni non era processualmente previsto perché, come sapete, il collegamento è tra indagini e non tra accertamenti preliminari.

  ELENA CARNEVALI. Scusi, non c'era o non c'è?

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Possiamo tornare in seduta segreta?

  PRESIDENTE. Passiamo in seduta segreta.

  (I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica)

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Io non sono sicuro di aver risposto a tutte le domande, temo di no, ma credo che comunque tutti i filoni siano stati toccati.
  Per quanto riguarda il coordinamento di indagini, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, sempre sensibile e attento a questi fenomeni, ha ritenuto che sia maturo il tempo per farlo, quindi ha già indetto delle riunioni di coordinamento, che secondo me saranno particolarmente utili in questa fase delle investigazioni.

  ERASMO PALAZZOTTO. Posso ricordarle la domanda sulla nave di MSF che è stata attaccata da un convoglio del Governo libico, la nave Bourbon Argos?

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Questo episodio non risulta alla procura di Catania che ha un ambito territoriale di competenza, quello distrettuale; non è un episodio che radicherebbe la competenza della procura di Catania.

Pag. 21

  ERASMO PALAZZOTTO. C'erano stati degli accertamenti fatti dalla vostra procura all'arrivo, al momento dello sbarco, che poi hanno verificato questa condizione. Non so se sulla parte relativa all'attacco che aveva subìto fosse stata aperta un'indagine...

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Ovviamente per quanto riguarda quell'aspetto, ma su quell'aspetto hanno indagato altri uffici; infatti noi abbiamo trasmesso il fascicolo per competenza. Per l'aspetto che a noi era reso ostensibile, vi era stata effettivamente una motovedetta di una sedicente Guardia costiera libica. Non abbiamo neanche accertato se fosse effettivamente della Guardia costiera libica, quella del Governo che noi riconoscevamo, ad attaccare questa nave di Medici senza frontiere. Il fascicolo è stato trasmesso per competenza ad altra autorità giudiziaria.
  Vi sono altre domande. Mi è stato chiesto se fosse credibile che una maggiore attività nella tratta di mare, e quindi nel traffico dei migranti clandestini e nell'intervento delle ONG, possa essere incoraggiata dall'arretramento dei mezzi di Frontex. Chiarisco meglio: se cioè l'avanzamento del fronte delle ONG sia dipeso da un arretramento dei mezzi di Frontex.
  A parte il fatto che gli assetti navali importanti in mare sono quelli dell'operazione EUNAVFORMED, l'operazione Sophia, quelli dell'operazione Mare Sicuro, che riguarda soltanto la nostra Marina Militare, e in maniera molto parziale Frontex, quindi il discorso dell'arretramento tutt'al più potrebbe riguardare l'operazione Sophia e Mare Sicuro. Ritengo che il punto sia sempre quello: se c'è un arretramento di queste navi, certamente questo arretramento risponde non a ragioni casuali, ma a delle scelte di Governi, a scelte di Paesi, quei Governi e quei Paesi europei che hanno la responsabilità di gestire questo fenomeno.
  Se quindi questo può autorizzare altre navi non governative a fare quello che non vogliono fare gli altri, e lo fanno mantenendosi sempre all'interno delle acque internazionali, questo è sicuramente un qualcosa a cui noi non possiamo che dire che risponde a motivi e ragioni che possiamo comprendere essere di solidarietà, se invece questo avanzamento dipende da altri fatti, e cioè questo avanzamento porta a creare quel corridoio che ufficialmente spetta soltanto ai Governi creare, allora in questo momento, allo stato attuale della legislazione, non credo che sia legittimo.
  Laddove vi sono situazioni dubbie, la stella polare, la bussola che deve avere un magistrato è quella della legalità: se la legge attualmente non lo consente, io non posso che ritenerlo illegale.

  ERASMO PALAZZOTTO. Scusi, procuratore, solo un chiarimento su questo punto: le risulta che siano stati fatti salvataggi in acque territoriali libiche o anche in acque internazionali da ONG senza l'autorizzazione della Guardia costiera italiana?

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Guardate, ci sono alcune risposte che non ho dato perché non sono riuscito ancora a scorrere tutto il foglio, però per quello che a me risulta (ripeto che il mio osservatorio è limitato, ma sul punto ho chiesto informazioni di più ampio respiro), nessuna ONG ha operato portando in Italia imbarcazioni e migranti (soprattutto migranti) senza l'indicazione della nostra Guardia costiera; il che, a mio avviso, è una risposta che deve essere data in maniera chiara e netta, ma non risolve il problema di cui parlavo prima.

  ERASMO PALAZZOTTO. Però, mi scusi, è la Guardia costiera che quindi valuta la situazione di pericolo per cui si può effettuare il salvataggio, non la nave dell'ONG, quindi di conseguenza le ONG agiscono sempre davanti a una situazione di pericolo dichiarata dalla nostra Guardia costiera, perché non possono agire arbitrariamente per un salvataggio. Se entrano nelle acque territoriali libiche, ci vanno su mandato della Guardia costiera, non autonomamente!

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Pag. 22Se entrano in acque territoriali libiche e lo segnalano alla Guardia costiera italiana perché c'è una situazione di pericolo, non vi è dubbio che non può essere configurato nessun tipo di reato. Se in ipotesi entrano nelle acque territoriali libiche senza che vi sia una situazione di pericolo (ribadisco che sto parlando di un'ipotesi di lavoro) e, dopo averle trasportate per un certo tragitto, si mettono in contatto con la Guardia costiera italiana, segnalando la situazione di pericolo, è un altro paio di maniche.
  Sono due situazioni chiaramente diverse: le prime sono situazioni sicure, le seconde sono situazioni ipotetiche che, da quanto risulta da alcuni rapporti (mi riferisco a Frontex), dovrebbero essersi verificate. Non le ho percepite direttamente, mi sono state riferite, e sono le situazioni per cui io chiedo, non come obiettivo primario, ma come mezzo al fine di potere fare chiarezza – ribadisco – per rendere meno semplice il lavoro dei trafficanti, e solo per questa ragione.

  ELENA CARNEVALI. Procuratore, scusi, penso che abbia ribadito più volte il suo obiettivo in questa audizione e ci è molto chiaro. Però poi, siccome quando usciamo da qui domani mattina leggeremo sui giornali quello che emerge da questa audizione, credo che questo meriti un elemento di chiarezza.
  Se infatti usciamo da qui con la consapevolezza dalle sue parole che nessuna ONG ha agito per conto proprio, ma lo ha fatto su mandato della Guardia costiera, e l'eventuale soccorso in acque non internazionali, ma libiche (presumiamo, da quel che ho capito) avviene sulla base del fatto che la Guardia costiera è a conoscenza che sta andando oltre il perimetro consentito, quindi autorizzato, probabilmente presumendo che ci sia una condizione di soccorso, allora mi sembra che abbiamo sgombrato oggi il campo, che mi sembra un dato importante di questa audizione, dall'eventualità di una scelta autonoma di oltrepassare le acque internazionali.
  La sua ipotesi di lavoro quindi (questa è alla fine la domanda, senza la quale non riesco a uscire di qui) si basa su quali fatti? In altre parole, qual è l'elemento che fa scattare l'ipotesi per cui ci può essere un'azione...?

  ACHILLE TOTARO (fuori microfono) Ma ne abbiamo già parlato!

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Posso rispondere? Ho dati ufficiali che mi confermano che nessuna – dico nessuna – operazione per cui la Guardia costiera italiana abbia dato indicazioni sia stata condotta senza che la Guardia costiera italiana abbia avuto il racconto delle ONG che operavano in mare.
  Non posso però onestamente dire che da questo derivi la mia certezza che quindi, in tutti i casi in cui vi sono stati dei salvataggi, questi salvataggi siano avvenuti nel rispetto delle regole. È questo che io ho chiesto di essere aiutato a scoprire, è una delle ragioni per le quali io ho chiesto di poter avere più strumenti, ma – ribadisco ancora una volta – non perché mi interessi perseguire quelle ONG. L'ONG che dovesse decidere, dinanzi a una situazione di pericolo non conclamato, di spingersi più avanti rispetto ai confini delle acque internazionali (ribadisco che sto facendo una mera ipotesi e lo ribadirò finché non avrò strumenti di conoscenza diversi), può anche agire per una ragione di solidarietà, non è detto che lo faccia per altri fini; ma la legge non lo consente. La legge non lo consente, e così oggettivamente agevoliamo il traffico.
  Ribadisco però che, mentre il dato ufficiale mi conferma che la Guardia costiera ha sempre dato le indicazioni, dati che mi vengono forniti da Frontex mi dicono che invece, in qualche caso, questo travalicamento può essere avvenuto.
  Questo è il punto su cui io ho il dovere di dirvi che il rischio c'è, e noi abbiamo la necessità di sgombrare il campo dalla possibilità che si possa continuare a verificare. Noi abbiamo il dovere di farlo e ribadisco che parlo di rischi, parlo di denunce come ipotesi di lavoro.
  Vi ribadisco questo, perché ancora una volta non vorrei che si perpetuasse quella strumentalizzazione che mi offende e mi dispiace, secondo cui io vorrei fare un'attività Pag. 23 di criminalizzazione delle ONG. A tutte le ONG che operano in maniera corretta va assolutamente l'espressione della mia condivisione più assoluta del principio di solidarietà, perché fino a quando non si sarà deciso di agire diversamente, queste ONG suppliscono e salvano delle vite umane. Chiediamoci se non si possa fare di meglio per salvare più vite, anzi per salvarle tutte, operando una selezione. È questo che io vi sottopongo.

  GREGORIO FONTANA. Io penso che lei oggi abbia chiarito proprio l'ambito di queste sue affermazioni, che però lasciano ancora una ipotesi di lavoro. I suoi dubbi su queste vicende sono stati confermati da Frontex, se non sbaglio; ma qual è la forma di questi rapporti? In altre parole, per quale ragione non possono essere immediatamente utilizzati dall'autorità giudiziaria? Perché noi siamo di fronte a rapporti di Frontex, che è un'agenzia europea di tutto rispetto, che ipotizza delle situazioni molto gravi; quindi qual è la formalità che Frontex ha utilizzato per dare queste notizie?

  ERASMO PALAZZOTTO. Per esempio, la sua procura ha chiesto e acquisito dalla Guardia costiera l'elenco dettagliato di tutti gli eventi di salvataggio effettuati in un determinato periodo di tempo, per verificare come sono avvenuti e il punto esatto in cui si sono verificati? Per quanto una nave possa comunicare, dopo aver fatto il salvataggio, una situazione di pericolo, quello è il tratto di mare più sorvegliato dove c'è il più grande sistema di controllo radar, per cui si vede tutto.

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. Per quanto riguarda Frontex, non ha compiti di polizia giudiziaria, quindi io non posso utilizzare gli strumenti che mi fornisce. Frontex riferisce questi fatti, come li attinge...

  GREGORIO FONTANA. Con dei rapporti...

  CARMELO ZUCCARO, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania. No, non con un rapporto, con dei documenti; non «rapporto» inteso come informativa di polizia giudiziaria.
  Non so da quali strumenti abbia attinto questo tipo di informazione, e tuttavia mi viene rappresentato. Ritengo che questo meriti l'attenzione di tutti, e tuttavia vi ribadisco che ovviamente ho richiesto alla Guardia costiera italiana di incrociare determinati dati derivanti dalle posizioni delle navi e dalle attività di soccorso, e da tutto ciò che mi è stato fornito dalla Guardia costiera italiana la risposta è rassicurante, nel senso che non risultano ufficialmente violazioni in occasione di eventi di salvataggio dei confini delle acque territoriali. Questo è quello che mi viene dalla Guardia costiera italiana.

  PRESIDENTE. Sono due cose molto diverse, secondo me. Si sta parlando veramente di due argomenti diversi: il ruolo di Frontex e il ruolo della Guardia costiera. La Guardia costiera e Frontex non hanno competenze di polizia giudiziaria, fino a quando la Guardia costiera non verrà autorizzata ad avere eventualmente competenze nel merito, quindi spetta alle procure accertare queste eventuali responsabilità.
  Ringraziamo moltissimo il procuratore Zuccaro della sua disponibilità, di essere stato a lungo con noi e di aver risposto a tante domande che spero possano aiutarci a chiarire ancora meglio non solo alla nostra attività di Commissione, ma all'intero Parlamento il ruolo importante che il nostro Paese sta svolgendo in questo momento sul tema dell'accoglienza e della gestione degli arrivi dei migranti nel nostro Paese.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.