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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 184 di Martedì 26 settembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del sindaco di Lonigo, Luca Restello (Svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 3 
Nugnes Paola  ... 5 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Nicolin Giorgio Nicola , presidente del consiglio comunale di Lonigo ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Nicolin Giorgio Nicola , presidente del consiglio comunale di Lonigo ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Puppato Laura  ... 8 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 9 
Puppato Laura  ... 10 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 10 
Nicolin Giorgio Nicola , presidente del consiglio comunale di Lonigo ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Puppato Laura  ... 11 
Nicolin Giorgio Nicola , presidente del consiglio comunale di Lonigo ... 11 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 11 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 11 
Nugnes Paola  ... 12 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 12 
Nugnes Paola  ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Nugnes Paola  ... 12 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 12 
Arrigoni Paolo  ... 13 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 13 
Arrigoni Paolo  ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 13 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 13 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Orellana Luis Alberto  ... 14 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 14 
Nicolin Giorgio Nicola , presidente del consiglio comunale di Lonigo ... 14 
Restello Luca , sindaco di Lonigo ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 

(La seduta, sospesa alle 11.40, è ripresa alle 13.05) ... 15 

Audizione del sindaco di Trissino, Davide Faccio (Svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 17 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 17 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Nugnes Paola  ... 19 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 19 
Nugnes Paola  ... 19 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 19 
Nugnes Paola  ... 19 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 20 
Nugnes Paola  ... 20 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 20 
Nugnes Paola  ... 20 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 20 
Nugnes Paola  ... 20 
Arrigoni Paolo  ... 20 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 20 
Arrigoni Paolo  ... 20 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 20 
Braga Chiara (PD)  ... 21 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 21 
Orellana Luis Alberto  ... 21 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 21 
Orellana Luis Alberto  ... 21 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 21 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 21 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 21 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 21 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 21 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 21 
Ramina Gianpietro , assessore all'ambiente del comune di Trissino ... 21 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
Ramina Gianpietro , assessore all'ambiente del comune di Trissino ... 22 
Gugole Giorgio , dirigente dell'ufficio tecnico del comune di Trissino ... 22 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 23 
Gugole Giorgio , dirigente dell'ufficio tecnico del comune di Trissino ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Nugnes Paola  ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Nugnes Paola  ... 24 
Ramina Gianpietro , assessore all'ambiente del comune di Trissino ... 24 
Nugnes Paola  ... 24 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 24 
Nugnes Paola  ... 24 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 24 
Nugnes Paola  ... 24 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 24 
Nugnes Paola  ... 25 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 25 
Nugnes Paola  ... 25 
Arrigoni Paolo  ... 25 
Ramina Gianpietro , assessore all'ambiente del comune di Trissino ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Faccio Davide , sindaco di Trissino ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 10.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del sindaco di Lonigo, Luca Restello.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Lonigo, Luca Restello, accompagnato dal presidente del consiglio comunale di Lonigo, Giorgio Nicola Nicolin, che ringrazio della presenza.
  L'audizione avrà a oggetto principalmente la situazione di criticità che da ultimo sta interessando larghe fasce di popolazione residenti in Veneto con riferimento all'inquinamento di sostanze perfluoroalchiliche.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  Avverto, infine, i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Lei, sindaco, conosce il motivo della convocazione odierna. Sa anche che avevamo condotto l'indagine sul Veneto quando è emerso questo problema. Siamo stati due settimane fa a Vicenza perché, soprattutto alla luce delle nuove indagini, avevamo la necessità di un ulteriore approfondimento. In quell'occasione siamo andati a vedere la fabbrica della Miteni. Vorremmo, in tal senso, ascoltare le parole dei sindaci più interessati. Questo è l'obiettivo della nostra audizione odierna.
  Do quindi la parola al sindaco Restello perché ci faccia un po’ il punto sull'attuale situazione – la storia la conosciamo – e ci illustri anche come vi state muovendo.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Dall'ultima volta che ci siamo sentiti, mi pare a giugno dell'anno scorso, il mio comune si è mosso trasversalmente in tutti i sensi. La nota che ci ha fatto preoccupare più di tutto è quella del 17 novembre 2016 della commissione tecnica FAS della regione Veneto, che ci è stata trasmessa poi dal dottor Mantoan. In questa nota ci sono elementi di ovvia preoccupazione per un sindaco, che purtroppo è sindaco della città in cui quest'inquinamento emerge in maniera eclatante e dove ci sono tutti i pozzi che emungono acqua, purtroppo inquinata.
  A quel punto, il sindaco Luca Restello, in accordo anche con Gentilin Giorgio, sindaco di Arzignano, e con il dottor Mantoan, ha tentato una strategia comune. La prima cosa che ho fatto, francamente, a seguito di alcune altre analisi sulle problematiche e in base a dei documenti sanitari connessi alla problematica dei PFAS, è stato inviare un atto di significazione e diffida, datato 28 Pag. 4febbraio 2017, con protocollo di Lonigo n. 5036 – che vi lascio – al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, all'assessore regionale alla sanità, all'assessore regionale all'ambiente, all'assessore regionale all'agricoltura, caccia e pesca, al presidente della provincia di Vicenza, al procuratore della Repubblica di Vicenza e ad altri.
  Che cosa ho chiesto in quest'atto di diffida? Ho fatto anzitutto una cronistoria giuridica e sanitaria della problematica e ho chiesto quello che, anche a seguito di altre note che poi vi dirò, attualmente – lo devo dire – si sta realizzando e questo mi fa molto piacere. Ho chiesto, cioè, un drastico, deciso abbassamento, tendente allo zero, del contenuto nell'acqua potabile di tutti i valori di performance delle varie sostanze genericamente conosciute come PFAS. Ho chiesto – e anche a voi chiederò – che vengano stanziati i denari necessari. Ieri, in videoconferenza, durante la Conferenza Stato-Regioni riguardante l'accordo di programma Fratta-Gorzone, ho parlato con la dottoressa Gaia Checcucci, la quale mi ha confermato, come mamma e come dirigente dello Stato, che il Ministro si è impegnato fattivamente a stanziare questi 80 milioni di euro.
  Sappiamo che finalmente l'11 settembre scorso, qualche giorno fa, la Corte dei conti ha dato l’okay a questa somma. La dottoressa ha ribadito che gli unici soggetti su cui non può, ovviamente, dare conto sono la Ragioneria dello Stato e il MEF, ma sappiamo tutti che, ormai a settimane, sarà approvato il documento finale. Credo che qui avremo la certezza fondamentale del denaro necessario: ma per fare che cosa? Per far sì che le tre condotte principali di nuove soluzioni idriche per portare l'acqua alla mia città, che poi la distribuisce a centinaia di migliaia di persone, possano iniziare. Ieri ho parlato anche con il direttore di Viveracqua, il quale diceva che la tratta iniziale che si può fare da subito è quella che collega Piazzola sul Brenta a Lonigo. Chiedo che anche voi vi adoperiate in questo senso, cioè per far sì che questa tratta possa immediatamente essere realizzata (poi vedremo come).
  Ho chiesto anche, in questo mio atto di diffida, una cosa fondamentale (mi pare che qui, invece, siamo indietro come il cucco, come diciamo noi veneti): il problema è quello riguardante l'agricoltura. Voi sapete che l'acqua che viene emunta si trova in particolare in provincia di Vicenza, che non presenta la stessa problematica del veronese. Nel veronese, infatti, con il canale irriguo LEB si riesce a portare l'acqua, in pratica, in tutte le campagne, mentre nel vicentino questo non avviene e tutti gli agricoltori hanno un pozzo privato, andando ad emungere direttamente dal sottosuolo l'acqua necessaria all'irrigazione dei campi. Orbene, è necessario che quest'utilizzo d'acqua sia impedito. Anche se non ci sono ancora dati ufficiali, infatti, dalle indiscrezioni che ho avuto tutte le produzioni agricole sono certissimamente contaminate da questi inquinanti. È necessario uno stanziamento ulteriore di denaro per ripristinare tutta la rete idrica superficiale irrigua nei campi e potenziare le capacità del LEB di portare acqua anche in questa parte non servita del vicentino.
  In questa mia relazione, peraltro, facevo rilevare – è anche in allegato – il progetto preliminare per portare l'acqua in tutta la parte collinare. La mia città ne fa parte solo dal lato terminale, ma poi ci sono i comuni vicini, che sono altrettanto interessati. Qui ci vogliono, evidentemente, stanziamenti straordinari ma altrettanto necessari. Credo che la preoccupazione di tutti gli agricoltori, ma anche di noi consumatori, sia che i prodotti che provengono dalla nostra agricoltura debbano essere privi di PFAS. Attualmente, invece, non è così: vedremo i riscontri.
  Orbene, io ho diffidato queste persone ad attivarsi. Non mi interessa quello che facevano prima, ma da quella data in poi non potevano dire che non sapevano. Non solo, li ho anche diffidati in un altro senso poiché, se avevano gli strumenti per realizzare quello che era possibile, lo dovevano fare, per un principio che ho qui sentito richiamare anche dal dottor Raniero Guerra, che ho contattato per un'altra motivazione su cui poi vi dirò, cioè il Pag. 5principio di massima cautela, che deve essere qui applicato.
  Anche ieri sentivo dire da alcuni dirigenti della regione che il problema più che sanitario è di tipo problema sociopolitico: io non sono d'accordo affatto! È certamente un problema sociopolitico vista la sua rilevanza sociale ma, indubbiamente, è un problema ambientale in primis e con logica conseguenza sanitaria. Non ci sono scuse per nessuno, a mio modo di vedere. Quest'atto di diffida, quindi, è chiaro e preciso.
  Devo dire, però, che ho trovato poca solidarietà. Qui troverete solo sette firme; poi si sono aggiunti gentilmente alcuni altri comuni del veronese, ma i miei colleghi del vicentino – non so capire perché, forse per paura o per qualche altro motivo – non hanno firmato. Questo, comunque, l'ho trovato molto grave.
  Dopo la diffida che ho preparato e inviato a tutti gli indirizzi che ho detto, si sono aggiunti, poi, Albaredo d'Adige, Bevilacqua, Bonavigo, Legnago, Minerbe, Pressana, Roveredo, Terrazzo, Veronella e Zimella a una mia successiva nota, in cui esortavo i comuni a partecipare a questa lotta, che giudico sacrosanta, che dobbiamo compiere.

  PAOLA NUGNES. Mi scusi, quanti comuni su quanti hanno firmato?

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Consideri che sono 21 i comuni dell'area rossa, ma non tutti i comuni dell'area rossa hanno firmato. Altri comuni, che magari sono leggermente fuori, hanno firmato. Anche a Greenpeace, che chiedeva aiuto ai comuni, mi sono permesso di scrivere: aiutate voi noi! Noi comuni abbiamo fatto la nostra parte e qui dobbiamo fare squadra comune: mica c'è il più figo di turno che deve fare bella figura! In questa barca, che si sta creando, ci sono vari politici di varie estrazioni di tutte le parti politiche, i quali vogliono salire perché noi siamo i «belli»: i sindaci non sono né belli, né brutti! I sindaci sono interessati alla salvaguardia della salute pubblica e chiedono ciò. È importante anche la risposta di Raniero Guerra, dirigente alla sanità, pervenuta al mio comune il 18 settembre scorso. Mi sono permesso un'iniziativa, anche qui in accordo con il dottor Giorgio Gentilin e il dottor Mantoan: una vera triangolazione! Se infatti parla solo Luca Restello, non serve a niente. Un sindaco di 17.000 abitanti praticamente non fa notizia. Abbiamo cercato di coinvolgere il presidente dell'Altavalle del Chiampo, un comprensorio di 15 comuni, ma soprattutto un comprensorio con alle spalle una potenza industriale spaventosa, quella che avete visto nella Valle del Chiampo. Io ho chiesto ancora una volta l'abbassamento del contenuto di acqua potabile da PFAS totali, appunto attraverso il principio di massima cautela.
  Il dottor Gentilin ha trasmesso la mia lettera alla regione Veneto e il dottor Mantoan, con nota del 27 aprile (mentre la mia nota era invece del 24 marzo) e poi con nota successiva del 17 maggio – vedete i passaggi, da marzo ad aprile, a maggio – ha scritto al Ministero della salute, alla direzione generale prevenzione, al dottor Raniero Guerra, chiedendo quello che ha chiesto. Quando ho visto che egli aveva scritto al dottor Raniero Guerra, mi sono permesso di ricordare nella conclusione di una mia nota al dottor Raniero Guerra (che devo ringraziare assolutamente per la sua coerenza), nella quale facevano affidamento alle sue capacità quanto segue: «La sua conoscenza, il sapere scientifico, la sua imparziale attività volta alla tutela della salute pubblica, sono chiamati ancora una volta a essere coerenti, costi quello che costi. Il denaro, le posizioni politiche, l'incertezza scientifica, non possono essere discriminanti sulle problematiche in parola. Mi permetto di ribadire che la massima cautela e la massima tutela preventiva devono essere i suoi princìpi ispiratori».
  Devo dire che il dottor Raniero Guerra è stato coerente. Nella risposta che citavo, che conoscete meglio di me, finalmente c'è un punto chiaro, anzi chiarissimo, cioè si ribadisce che, secondo il principio di massima precauzione, considerata l'origine antropica dei composti in argomento, è stato raccomandato di attuare azioni finalizzate alla virtuale assenza di PFAS. Per «virtuale Pag. 6assenza di PFAS» – e qui ha fatto bene a specificare perché qui si sarebbe aperta un'infinita interpretazione – si è inteso riferirsi alla più bassa concentrazione ottenibile attraverso l'applicazione delle migliori tecnologie: oggi questo è possibile? Sì.
  Ho già scritto un'altra volta, il 22 settembre scorso, al dottor Giorgio Gentilin, al presidente dell'Altavalle del Chiampo, ribadendo che la tecnologia ci permette ciò: è solo una questione di soldi. Si possono cambiare i filtri una volta ogni due mesi, ma se volessimo, una volta al mese: che nessuno ci venga a dire che questo non è possibile! Si tratta di una mera questione di denaro.
  Mi sono anche permesso di proporre – e vorrei che voi faceste vostra questa proposta – ai conciari di Valle del Chiampo, sensibili al denaro – il denaro in questo momento la fa da padrone – che si autotassino di un euro al mese a dipendente per pagare questi soldi. Questi soldi, come sapete, sicuramente ricadranno nella bolletta di noi cittadini. Benché il presidente della regione Veneto abbia detto che a stanziare i soldi sarà la regione Veneto, io non ci credo e non perché ce l'abbia con il mio presidente – che, guarda caso, è del mio stesso partito, quindi non sono qui a proteggere nessuno, né ad accusare nessuno – ma perché è indubbio che la regione Veneto non si può far carico di queste spese. Il perché lo dice la legge: chi paga è il cittadino, che poi dovrà riprendere queste somme da chi ha inquinato.
  L'assurdo è che noi cittadini, oltre a essere inquinati – e io lo sono, come purtroppo i miei figli – dobbiamo anche pagare, come fino adesso abbiamo pagato. Presidente, abbiamo pagato fino adesso i soldi in bolletta: è questo lo scempio!
  Una proposta, che potrebbe essere indecente, è quella di chiedere ai miliardari che abitano nella Valle del Chiampo di autotassarsi, non per sempre ma fino a quando arriverà l'acqua da Piazzola sul Brenta, da sotto Montagnana e da Belfiore. Dovrebbe essere un periodo abbastanza corto. Potrebbero loro autofinanziare questo riciclo d'acqua per dare l'acqua buona alla gente.
  Per me, l'obiettivo è – e vi chiedo che sia il vostro – il cambiamento dei filtri una volta al mese. Se infatti li cambiamo con una frequenza così alta, sicuramente il tasso di questi inquinanti sarà bassissimo e non supereremo i 10-12 nanogrammi/litro, secondo i grafici che anche voi avete visto. Ciò è sicuramente possibile. Questi sono tutti i documenti che vi lascio, come anche la nota, che sempre Raniero Guerra ci ha inviato – della quale dirà il mio presidente del consiglio – tra l'Istituto superiore e la regione Veneto, comunicata il 20 luglio, che dice esattamente le stesse cose che sono state dette qui in breve.
  Che cosa chiedo – e mi permetto di chiederlo con tutto il cuore a nome di tante persone – a voi? In regione Veneto (oggi dovrebbe esservi la delibera poiché ieri hanno fatto la determinazione) finalmente è stata fatta – o sarà fatta – una delibera che va a normare questi inquinanti. Anzitutto, io chiedo che sia lo Stato a far ciò: è lo Stato che deve far ciò per tutta l'Italia. È inutile che ci prendiamo in giro, che ci prendano in giro, dicendo che questo è un problema veneto: non lo è e voi lo sapete. È un problema, probabilmente, tutto da valutare.

  PRESIDENTE. Per il Veneto – ormai i dati sono certi – ed è particolarmente grave.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Particolarmente!

  PRESIDENTE. Poi è chiaro che questi inquinanti sono ubiquitari, ma lì purtroppo c'è una storia...

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Senza dubbio, perché lì c'è la Rimar, lo sappiamo. Anche qui, però, ci sono colpe che dovrebbero essere verificate: sono quarant'anni che questi impunemente inquinano sapendo di inquinare!
  È necessario abbassare totalmente i valori con questo ricambio frequente dei filtri – è solo una questione di soldi – e poi Pag. 7portare l'acqua, nel più breve tempo possibile, dove serve: qui vi esorto. Certo, è necessario, per la trasparenza del codice degli appalti, che tutto sia chiaro, ma se aspettiamo questi tempi – lo sapete perché qui o siete stati amministratori o comunque potete sapere di cosa parlo – i tempi saranno lunghi: non prima di quattro o cinque anni. La gente è preoccupatissima: è giustamente preoccupata! Ci vorrebbe un commissario apposito, una legge speciale.

  PRESIDENTE. Leggevo stamattina che il suo presidente ha chiesto lo stato d'emergenza direttamente al presidente Gentiloni, ovviamente chiedendo anche la straordinarietà.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Certo, ma la mia diffida...

  PRESIDENTE. Diciamo che il tema è sul tavolo.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Esattamente. Nella mia diffida, peraltro, anch'io concludevo con lo stato di disastro ambientale, che qualcuno ha negato fino alla fine, continuando ancora a dire che non è un disastro: altroché se non è un disastro! Bisogna assolutamente cercare di abbreviare questi tempi per far sì che non ci siano i furbi che fanno i soldi sui soldi pubblici: questi devono essere controllati, ma con una procedura che deve essere snella.
  La preoccupazione assoluta per portare l'acqua buona, anche per il LEB, è l'agricoltura. Questo vuol dire una lotta anche con la vicina provincia di Trento: sono loro che ci devono dare l'acqua. Costoro ci danno l'acqua quando ce n'è in abbondanza, cioè d'inverno, ma a noi non ce ne importa niente dell'acqua d'inverno! Abbiamo bisogno nelle nostre campagne dell'acqua d'estate! Avete visto che è stata una lunga estate assolutamente, senza piovosità. Se non abbiamo acqua, le nostre produzioni non saranno mai realizzate e non saranno competitive. Non capisco perché gli amici francesi con il loro champagne non ci abbiano ancora attaccato – vuol dire che probabilmente ce l'hanno anche loro – e non abbiano cominciato a dire che il loro champagne e le loro produzioni sono prive di PFAS. Prima o dopo faranno ciò e quando lo faranno sarà la fine dell'agricoltura veneta, almeno di quella contaminata. Credo che questo non lo dobbiamo permettere e non lo dobbiate permettere voi, che avete più potere di quello che ho io.
  Io ho parlato con tutti e ho appreso che sono – scusate il termine – un «rompiballe»: sì, che lo sono, ma vorrei vedere chi non lo sarebbe al mio posto! Vorrei anche avere conforto dalle istituzioni superiori, sentirle vicine ai problemi che abbiamo. Quando una persona viene e mi dice che suo figlio aveva un valore di 250 nanogrammi per grammo e adesso è arrivato a 280, per cui, anziché calare i valori sono aumentati, vi dico che serve anche un'informazione alimentare. Qui, evidentemente, c'è uno stile di vita che dobbiamo cambiare, un'alimentazione che dobbiamo cambiare. È tutto connesso: è tutto connesso.
  Aiutateci a essere chiari con le persone. Poi è bello che ci siano i comitati, ma il rischio mortale di questi comitati è che, guardando su Internet, si dicano cose talvolta sconsiderate. Il pericolo s'annida sulla «non informazione», cioè sulla disinformazione. Lo Stato, la regione, i comuni e le province devono fare, ognuno per la sua parte, il proprio dovere.
  Ultimissima raccomandazione. Abbiamo parlato dell'acqua: che l'informazione sia dello Stato attraverso i suoi organi inferiori, regioni o altro, indipendentemente dai colori. Qui non ci può essere un colore – lo continuo a ribadire – e, anzi, chi fa polemica («è colpa tua o è colpa mia»), è proprio da biasimare perché vuol dire che non ha capito ancora niente. Purtroppo, come sempre, voti o denaro fanno la differenza. Qui sono a chiedervi, se è possibile, questo vostro impegno bipartisan, sopra tutte le parti, per arrivare a questo.

  PRESIDENTE. La ringraziamo, sindaco.

  GIORGIO NICOLA NICOLIN, presidente del consiglio comunale di Lonigo. Presidente, desidero svolgere una breve relazione Pag. 8 sottolineando un fatto. Ci sentiamo sempre dire, ultimamente dall'Istituto superiore di sanità, che di queste sostanze non è certa la tossicità, non è certo il danno, che non c'è la correlazione diretta tra presenza di queste sostanze e danno agli organi. Qualcosa forse sapete già, ma che queste sostanze siano pericolose è noto dalla relazione di Stoccolma del 2004.

  PRESIDENTE. Sì, abbiamo già acquisito il dato.

  GIORGIO NICOLA NICOLIN, presidente del consiglio comunale di Lonigo. Bene. Io mi sono permesso di contattare molti studiosi e l'OMS stessa finora non ha fornito un'indicazione precisa. Non ha fornito un'indicazione precisa neanche l'ente europeo per la protezione degli alimenti. Ci era stato detto, al workshop di Venezia, che a giugno ci avrebbero dato i riferimenti e invece mi stanno dicendo ora che questi arriveranno forse a fine anno. Questo è grave. I nostri agricoltori stanno aspettando di vedere quale sia la situazione dei loro prodotti.
  Secondo alcuni studi dell'International Agency for Research on Cancer, di Lione, queste sostanze inducono la cancerogenesi. Il professor Fletcher, americano, attraverso un'indagine statistica cross-settoriale, ha dimostrato la relazione. Il professor Joergensen, dell'Istituto di Copenaghen, ha detto che certamente c'è questa corrispondenza con tutto il discorso che riguarda la fertilità maschile, i tumori e così via. Studiosi presso la facoltà di medicina di Edimburgo dicono lo stesso. A Padova, il professor Foresta ci ha detto, per la nostra zona: «Dai 18 ai 35 anni, più 20 per cento dei tumori al testicolo nell'uomo». Il dottor Mantoan ha dichiarato apertamente più di qualche volta: più 20 per cento delle malattie ischemiche, sempre nella nostra zona.
  Questi dati non possono essere collegati con il principio di massima cautela e non possono essere considerati non dannosi: noi siamo avvelenati. Anziché avere 5-10 nanogrammi per grammo di sangue, dalla mediana studiata dalla dottoressa Musumeci, noi siamo a 70, come mi ha confermato anche il medico negli ultimi giorni. I nostri figli vanno dai 50-100 fino ai 700 nanogrammi per grammo di sangue: sono dati spaventosi di ingerenza.
  Da qualche mese a questa parte, a quelli che avevano il dato più elevato, viene fatto il secondo monitoraggio: in tantissimi casi, invece di diminuire, aumenta il valore. Ai cittadini, alle mamme che vengono a chiederci che cosa devono fare, non possiamo dire: «...non è certo che facciano male». Queste sostanze fanno male!
  Siamo andati a informarci al Mario Negri di Milano e abbiamo parlato con i tre sperimentatori che hanno seguìto il caso Seveso: noi siamo nella stessa situazione. L'inquinamento che abbiamo non è paragonabile a Seveso perché la diossina è ancora più piccola di questi PFAS, ma oltre ai PFAS, come aveva detto ancora la relazione di Stoccolma tanti anni fa, di composti simili ce n'è un'altra marea che sta venendo avanti. La pericolosità di queste sostanze è conclamata. Dobbiamo fare in maniera che determinati danni non arrivino più di tanto. Per noi che siamo adulti la problematica delle malattie da prostata da noi è causata anche da questa situazione. Finiti i tumori dai 18 ai 35, si prosegue con la prostata perché queste sostanze sono collegate al testosterone.
  Il sindaco vi ha accoratamente chiesto e vi chiediamo di abbassare il più possibile il contenuto nell'acqua potabile fino a quando, nel più breve tempo possibile, arriverà l'acqua senza PFAS. A Lonigo, sabato scorso, abbiamo fatto un convegno dove ci è stato presentato il progetto «Smart plan» dell'iniziativa europea Horizon 2020. Abbiamo fatto un convegno con i quattro docenti universitari che ci hanno presentato questa problematica, sempre con lo scopo di avere nel riciclo dell'acqua pulita. Io vi ringrazio e resto a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Ringrazio il sindaco e il presidente del consiglio comunale che Pag. 9sono con noi oggi. Ho due domande e una brevissima osservazione. I rilievi che erano stati evidenziati dalla nostra Commissione con 248 pagine – che lei conosce bene, sindaco, perché li abbiamo presentati proprio nella sua città, nel mese di marzo scorso, se non ricordo male – sono stati a suo tempo, come lei ben sa, contestati dall'assessore Bottacin della regione Veneto. Oggi, tardivamente ma finalmente, abbiamo una riconoscibilità che quelli non erano dati allarmistici, che non erano dati falsati, che non eravamo noi faziosi – questa è una Commissione che lavora quasi sempre all'unanimità, come ha avuto modo anche lei di dire – ma erano dati preoccupanti e avvalorati dalle evidenze sanitarie e ambientali. Adesso si va avanti insieme, sperando che siano finite le polemiche politiche, assurde, sulla vita delle persone. I ritardi costano evidentemente e comportano dei gravi appesantimenti alla vita delle persone, che si sentono trattate come oggetti. Io ho due richieste. La prima nasce da una sua considerazione che – le dico subito – smentisce quello che ci è stato detto qualche giorno fa in Commissione d'inchiesta proprio a Vicenza, quando siamo venuti ad audire il presidente della Coldiretti di Vicenza, il presidente della Confagricoltura di Vicenza, il responsabile regionale agronomo, dottor Benincà e il responsabile provinciale, dottor De Marchi. Ci hanno confermato, su nostra precisa richiesta, che i pozzi, relativamente all'abbeveraggio, sia degli animali, sia per l'utilizzo per ragioni agronomiche, quindi per questioni agricole, non sono più utilizzati, tant'è vero che hanno fatto una richiesta anche loro in tal senso, affermando che essendosi dovuti allacciare all'acquedotto principale gli agricoltori e gli allevatori per avere certezza che non venissero sparsi i PFAS sulla loro terra, o peggio sulla carne degli animali, essi hanno avuto dei costi importanti. Naturalmente, infatti, il costo è aumentato in relazione al fatto che prima utilizzavano acqua gratuita e adesso devono, invece, pagarla per ogni litro che emungono. Mi faccia capire – ci faccia capire – qual è la situazione. È vero che ci sono ancora i pozzi in uso? Questo smentirebbe totalmente la garanzia che ci era stata data.
  Faccio la seconda domanda sulla questione acquedottistica, cioè su acquedotti, bypass e situazione del nuovo acquedotto. Da ormai otto mesi abbondanti ci stiamo battendo perché la regione acceleri nella realizzazione dell'indispensabile nuovo acquedotto – o bypass – e tutta la tematica è girata intorno al fatto che si volevano garanzie circa gli 80 milioni, che onestamente abbiamo sempre confermato dal momento in cui il CIPE ha messo a disposizione i fondi, fino all'ultimo dato, che è quello del decreto dell'altro giorno. Io vorrei capire – lei è assolutamente a conoscenza di una serie di vicende – qual è la situazione vera del progetto. Io ho avuto informazioni dal consorzio del Chiampo e dal consorzio Acque Veronesi di una loro immediata messa a disposizione di un progetto di bypass che avrebbe immediatamente, o quasi immediatamente, permesso di bypassare, per l'appunto, il problema, mentre è stato poi affidato a Veneto Acque un progetto per un nuovo impianto, che ovviamente ha tempi molto più lunghi. Ora, bene il decreto d'emergenza oggi, ma mi faccia capire: qual è la situazione vera di quest'acquedotto?

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Sulla prima domanda rispondo per quello che so, per quello che ho visto e per quello che conosco bene. Certissimamente, per l'abbeverata degli animali, o viene usata acqua dell'acquedotto oppure questa è filtrata attraverso filtri appositamente acquisiti, così come ordinato dall'Arpav a tutti gli allevatori. Questa è cosa approvata e certa. Per l'irrigazione nei campi, ritengo impossibile che si siano allacciati all'acqua pubblica, per l'altissima quantità d'acqua che serve. Purtroppo – la ringrazio della sua precisazione, ma lo avevo anche già scritto – qui dobbiamo far sì che ci sia un cambio epocale anche nel modo di irrigare, arrivando, per forza di cose e – aggiungo – anche per motivi etici, all'irrigazione a goccia, che oggi è possibile su quasi tutte le colture, essendo già presente praticamente nel cento per cento dei vitigni (ma anche sul mais è tranquillamente possibile). I Pag. 10costi di attivazione sono assolutamente abbordabili.
  Questo deve avvenire anche attraverso l'aiuto dell'Unione europea per incentivare queste forme. È sicuramente certo che gli animali sono a posto, ma ovviamente nella terra non è così perché ci sono ancora i cannoni che sparano quintali e quintali d'acqua. Sappiamo bene, peraltro, che questi sono poco efficienti, in quanto il 30 per cento dell'acqua va disperso immediatamente in evaporazione e al resto pensa la terra, che la fa scendere troppo in fretta. C'è da fare questo. Spero di avere risposto alla sua domanda. Per quanto riguarda gli acquedotti bypass, per quello che so, per quello che mi dice il dottor Giorgio Gentilin, presidente dell'Altavalle del Chiampo, non sono a conoscenza di bypass tali da risolvere la problematica in fretta, altrimenti lo avrei già azzannato! So per certo e mi hanno sempre detto che la tratta da realizzare...

  LAURA PUPPATO. Era un bypass molto oneroso! Stiamo parlando, se non ricordo male – vado a memoria ma potrei sbagliare – di 47 milioni.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Non lo so. A me hanno sempre parlato della tratta Belfiore-Lonigo. Ieri il dirigente di Viveracqua mi ha detto, appunto, di Piazzola sul Brenta, la tratta che attualmente potrebbe essere la più veloce da realizzare. Riferisco parole che mi hanno detto ieri. Non conosco altre soluzioni più veloci per arrivare a questo punto. Mi permetto di ribadire un'altra piccola cosa su indiscrezioni (ma non erano tanto indiscrezioni perché sono stati fatti anche degli studi). Parlo del portare nella zona rossa delle autobotti: sarebbe stata una follia monetaria, una follia – mi dicono – di 17 milioni di euro l'anno. Se l'avessero fatto, il giorno dopo avrei fatto un'ordinanza con la quale avrei dichiarato l'acqua non potabile, cosa che non ho mai potuto fare e non posso fare perché l'acqua che distribuisco è acqua potabile e risponde a caratteristiche stabilite dal Ministero.
  Se però la regione avesse fatto quest'idiozia, cioè di portare le acque con autobotti, evidentemente avrebbe voluto dire che qualcosa non andava. Le autobotti le vediamo solo in zone terremotate o in zone altamente inquinate, dove l'acqua, evidentemente, non è potabile.
  L'acqua che noi distribuiamo, purtroppo, a tutt'oggi, ha dei PFAS totali e vari altri composti, ma è già un grande risultato – è notizia di questi giorni – che l'acqua che distribuiamo, di media, attualmente, ha 200 nanogrammi/litro di PFAS totali, il che vuol dire che siamo arrivati certissimamente, grazie alla diluizione e alla filtrazione, già a un livello molto buono. Possiamo e dobbiamo fare di più attraverso quello che ho detto prima.

  GIORGIO NICOLA NICOLIN, presidente del consiglio comunale di Lonigo. Desidero aggiungere solo una cosa per quanto riguarda gli agricoltori, visto che sono laureato in agraria e ho insegnato quarant'anni all'istituto agrario di Lonigo. Abbiamo concluso – comincerà lunedì – un bellissimo passaggio della sezione del CREA, certificazione sementi, da San Giovanni Lupatoto a Lonigo. Ci sarà anche il passaggio della sezione della tabacchicoltura da Bovolone a Lonigo.
  Si vorrebbe cercare di mettere il germoplasma dei cereali che è in Lonigo – sono 300 varietà di frumento – a disposizione di istituti specializzati affinché, con la cisgenetica, si creino delle varietà che sviluppino, magari durante l'inverno e non durante l'estate, in modo da avere una minore richiesta di acqua. Cerchiamo di lavorare anche da questo punto di vista.

  PRESIDENTE. Sono state fatte delle analisi sia sui prodotti, sia sulla carne, ma non ci sono ancora i risultati. Ci dicevano, inoltre, che rispetto alla presenza nei prodotti, si può essere moderatamente ottimisti perché il prodotto è facilmente dilavabile e molto solubile in agricoltura. Questo aiuterebbe i prodotti in agricoltura, ma ovviamente aiuta meno l'ambiente (vuol dire che tutta questa roba va a finire nell'ambiente). Questo è quello che ci hanno detto durante le audizioni a Vicenza, ma noi siamo comunque in attesa di avere le analisi.

Pag. 11

  LAURA PUPPATO. Al momento stanno aspettando il ciclo dell'anno, rispetto a ottobre-novembre 2016, per avere tutto il ciclo degli alimenti e potersi quindi esprimere completamente.

  GIORGIO NICOLA NICOLIN, presidente del consiglio comunale di Lonigo. Vorrei brevissimamente integrare anche qui. Come ricerca, ho sentito gli sperimentatori americani: la trasposizione di PFAS nelle piante ha un processo abbastanza difficilotto – per nostra fortuna – perché c'è una filtrazione nei colloidi del terreno e una filtrazione nelle radici. Queste sostanze si fermano preferibilmente sullo stelo delle graminacee e vanno meno nel frutto e nel seme. Ci sarebbe questa piccola fortuna.
  Per quanto riguarda gli animali, le grandissime ditte produttrici – lei, senatrice, sa che lì ne abbiamo parecchie – hanno confermato che queste sostanze perfluoroalchiliche non si fermano nei muscoli degli animali, ma nelle frattaglie. Ci diceva il professor Foresta che l'unico dato che non si conosce ancora di questi perfluoroalchilici (per giustificare come mai i ragazzi avessero nella seconda analisi valori superiori alla prima) è che la scienza non sa dove queste sostanze si annidano, per cui anche la plasmaferesi diventa «non tanto efficiente». Una volta, infatti, che si è depurato il sangue, il plasma a contatto con qualche altro organo fa tornare nuovamente il discorso.

  ALBERTO ZOLEZZI. Mi risulta che anche per residenti nel comune di Lonigo sia stata proposta, in base alle analisi, la plasmaferesi, o addirittura lo scambio di tutto il plasma. Sulla base di questo, chiaramente una proposta che non può essere fatta senza che si supponga un possibile danno, anche grave, alla salute dei cittadini: non avete anche pensato a chiedere, per esempio alla Miteni, anche se non insiste sul vostro territorio, di fermare la produzione dei PFAS? Comunque, mentre noi stiamo parlando, la Miteni produce PFAS! Per quanto riguarda la bonifica, non avete chiesto qualcosa? Mi direte che i PFAS prodotti adesso sono meno pericolosi e vanno a sovrapporsi, ma vi chiedo se avete già chiesto o se avete fatto qualche esposto alla magistratura per chiedere la chiusura dei PFAS e per capire come sta procedendo la bonifica, visto che ci sono delle maglie per un territorio vastissimo (50 per 50) e, probabilmente, buona parte degli inquinanti non è ancora stata individuata, quindi non bonificata, per cui percola.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Quando lei leggerà la mia diffida, capirà che ho chiesto tassativamente la chiusura di tutti gli scarichi, non solo della Miteni ma di tutte le altre industrie che scaricano a qualsiasi titolo PFAS nei corpi idrici. È evidente che dobbiamo impedire la fonte principale di inquinamento. Che siano a otto, a sei o a quattro, io credo che in questo momento, proprio per quel principio che il dottor Guerra qui da voi ha ribadito, il principio di massima cautela, dobbiamo far ciò! Il perché non l'abbiano fatto, lo ignoro. Ho chiesto ciò anche al mio collega di partito, il sindaco di Trissino, che vi dirà su questo le sue motivazioni. Io, da sindaco, mi sarei avvalso di uno stuolo di avvocati e avrei chiuso immediatamente quell'azienda. Ognuno fa ed è responsabile delle proprie azioni, anche nella propria coscienza.
  Per quanto riguarda invece la Miteni, ho parlato con il dottor Nardone, al quale ho detto, senza con questo dar colpe – che non sta a me dare – che proprio per un principio etico l'azienda dovrebbe innanzitutto mettere mano immediatamente al portafogli e fare le sue considerazioni, magari decidendo di spostarsi da una zona di ricarica di falda in un'altra zona. Lui mi ha dato una disponibilità di tavolo di trattativa. Gli ho detto che non sono nessuno, che sono un semplice sindaco, ma spero – sono convinto – che organi ben superiori a me possano agevolare l'apertura di questo tavolo. Se dipendesse da me – lo avevo già detto ad altri sindaci, anche in seno all'ATO – l'avrei fatto il giorno dopo ma, notoriamente, il sindaco Rastello è poco politico, anzi tendenzialmente è più un ariete. È stata una mia caratteristica in tutta la mia attività. Chi è ariete viene tacciato di essere Pag. 12un rompiscatole, uno che mette in allarme la gente, uno che «non va bene». Di fatto, sono stato emarginato, sono stato messo all'angolo e solo l'intervento delle mamme finalmente ha tratto la situazione in senso positivo. Allora, dico: viva le mamme!

  PAOLA NUGNES. C'era la domanda del collega sulle bonifiche, per quanto riguarda le maglie. Ci è stato detto che comunque i sindaci hanno ribadito l'esigenza di avere maglie, per quanto riguarda le caratterizzazioni, più strette: quella a nord è di 50 per 50 e quella a sud di 10 per 10, ma è a nord che nasce l'inquinamento.
  Voi avete rinunciato a questa vostra posizione o avete intenzione di ribadirla in altre sedi? Avete qualche speranza che tutto questo possa avvenire? Questa è la prima domanda. La seconda questione è questa. Nel momento in cui effettivamente ci sarà quest'aumento dei limiti a livello regionale, quindi sarà effettivo, lei sarà costretto a fare un'ordinanza sull'acqua per dire che non è potabile se non si manterranno questi limiti attuali. Inoltre, c'è una preoccupazione generale, per cui se questi limiti saranno soltanto regionali e non nazionali, potranno indurre l'azienda – e non solo quella – a spostarsi da una regione a un'altra: lei come valuta tutto questo da un punto di vista di perdita di produzione nella regione?

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Magari avessi questi poteri!

  PAOLA NUGNES. Le chiedo il suo punto di vista.

  PRESIDENTE. Te lo può anche dire ma, oggettivamente, il sindaco di Lonigo non è il Presidente del Consiglio: la domanda qual è?

  PAOLA NUGNES. Io sto chiedendo se lui è preoccupato da questo punto di vista.

  ALBERTO ZOLEZZI. Scusi, ma lei è stato coinvolto nel tavolo tra province e alcuni comuni sulla bonifica o non era stato coinvolto?

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. No, io non sono stato chiamato. La mia posizione, come vi ho già detto prima, è estremista: io l'avrei chiusa e chiedo la chiusura di tutti gli scarichi inquinanti. Le motivazioni le abbiamo capite. Per me non ci sono né maglie grandi, né maglie piccole. Quest'azienda deve essere chiusa, atteso che parliamo di 70 dipendenti e, in un contesto conciario in cui ne lavorano 70.000, 70 persone fanno ridere: ridere! Non parliamo, quindi, di problematiche legate alle persone che lavorano in quell'azienda. Peraltro, poverine, sono tutte persone pesantemente inquinate perché hanno respirato, bevuto e mangiato per tutto il tempo quella roba lì. Facciamo, quindi, solo un'opera di bene se li mandiamo a lavorare da un'altra parte. Per quanto riguarda i limiti regionali e l'ordinanza, io non farò alcuna ordinanza se rispettano i limiti. Se non li rispettano, vanno in galera perché c'è una norma dello Stato che impone loro di rispettarli: ci mancherebbe altro! È ovvio, poi, che quando è avvenuto l'errato campionamento tra quanto diceva Acque del Chiampo e quanto diceva Arpav, non appena l'ho saputo ho chiesto immediatamente lumi a chi di dovere per comportarmi di conseguenza. Credo, però, anche alle istituzioni. Non sono il tipo di cittadino che non crede alle istituzioni tout court perché le istituzioni mentono. Io credo, invece, che le istituzioni facciano correttamente il loro lavoro e così Arpav, Acque del Chiampo.
  Quando mi dicono che l'acqua è risultata in provetta come corretta e che c'è stato un malinteso sulla modalità di prova di quest'acqua, ci credo, quindi non ho fatto alcuna ordinanza. Quanto agli spostamenti, questo non dipende da me. Il comparto conciario teme molto questa problematica. Per fortuna, però, il tribunale delle acque, che ha fissato come data il 2020, quando si dovrà scaricare acqua potabile, ha già risolto la problematica. Io credo che le tecnologie ci siano: è solo un discorso – scusate – di denaro. Il commercio, però, arriva anche su questo. Tutte le grandi aziende che commissionano la pelle per le Audi e simili – per le ditte germaniche, per capirci – vogliono pelle dichiarata Pag. 13 priva di PFAS. Nolenti o volenti, quindi, ci si deve adeguare. Per assurdo, in questo caso il mercato ci aiuta. Allora, dico: viva il mercato libero!

  PAOLO ARRIGONI. Sindaco, lei ha citato prima la risposta di Raniero Guerra, il direttore generale del Ministero della salute, del 18 settembre 2017: è una risposta in ordine all'atto di diffida che lei aveva fatto, di cui mi è sfuggita la data? Non è, quindi, in risposta all'atto di diffida. Raniero Guerra, infatti, ha sottolineato il principio di massima cautela, ma in ordine alla fissazione dei limiti, ancorché inesistenti, soprattutto quello delle acque di scarico, una questione che lei ha sollevato come uno dei problemi principali, tanto da paventare, auspicare la chiusura di qualsiasi attività.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Su questo punto Raniero Guerra ha risposto a una richiesta fatta dal dottor Mantoan, che, come ho detto, ho sollecitato direttamente tramite l'ATO. Ovviamente, io sono il sindaco di Lonigo e non parlo per gli altri comuni. Io ho parlato per la mia città e ho anche fatto una domanda specifica, in quanto è possibile, tecnicamente e per assurdo, depurare esclusivamente l'acqua della città di Lonigo. C'è una condotta specifica che arriva nella mia città. Io ho portato l'acqua nei boccioni nelle scuole e ho chiesto alla ditta che fa da mangiare per i nostri bambini di usare ulteriori filtri per utilizzare acqua senza PFAS nei cibi, come richiesto dai genitori. Prima di farlo, però, ben sapendo che poi ci sono anche problematiche, per assurdo, oltre che sulla salute pubblica, di danno erariale, ho chiesto un parere anche alla Corte dei conti, che ovviamente non ha risposto alla mia domanda precisa, come sappiamo bene. La Corte ha fatto intendere, però, che finché le somme sono di questa modesta entità e vista la problematica (tutta poi da valutare nella loro scienza migliore), il sindaco eventualmente può far ciò. Per questo, io mi sono già accantonato 2-3.000 euro, nel caso servisse. Sono poverino, ma siccome ci tengo alla salute, ho accantonato un po’ di soldini laddove fosse richiesto di spenderli. Altro discorso, invece, è il trattare direttamente l'acqua solo per la mia città, cosa che i sindaci dell'ATO non hanno voluto concedermi, cosa che posso anche comprendere, altrimenti venivo fuori come il più bello del mondo e non era neanche giusto. Costoro hanno fatto sì, però, che tutto questo entrasse nella logica della domanda, di una domanda a cascata, fino ad arrivare a Raniero Guerra. Per quanto mi riguarda, Guerra ha dato una risposta positiva sui PFAS, che io ho definito una bomba nucleare – e lo è stato – perché avete visto che in quattro giorni la regione è dovuta intervenire, altrimenti si prendeva una denuncia penale dal sottoscritto, quanto è vero il Nostro Signore! La mia diffida, ben chiara, per la responsabilità non solo di quello che si è fatto, ma anche per quello che si è omesso di fare, che si poteva fare e non si è fatto, è del febbraio di quest'anno.

  PAOLO ARRIGONI. La data dell'atto di diffida è febbraio?

  PRESIDENTE. È il 28 febbraio 2017!

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Grazie presidente. È un atto di significazione e diffida.

  ALBERTO ZOLEZZI. A chi è indirizzata?

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Come ho già detto prima, ai Ministri, ma faccio un rilievo.

  PRESIDENTE. A tutti i Ministri competenti.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Il Ministero della salute mi ha almeno dato una risposta, anche se molto blanda, mentre il Ministero dell'ambiente non mi ha mai risposto. Ora, per educazione, come sindaco, devo rispondere entro termini fissati. Un Ministero non ha neanche degnato di una risposta un imbecille di sindaco che fa una domanda, che credo legittima visto Pag. 14che sono il sindaco della città più inquinata al mondo. La cosa non mi è molto piaciuta. Francamente, anche per cortesia, si risponde, di solito anche al più imbecille degli imbecilli, o almeno, noi come sindaci lo facciamo. Raniero Guerra, poi, è entrato in una logica, della regione, in cui non ero entrato, cioè l'aspetto di normare i PFAS a livello nazionale. Questo, chiaramente, è un aspetto al di sopra delle mie competenze: io posso solo dire che è giusto, ma non serve a nulla che lo dica io.

  PRESIDENTE. Noi lo avevamo detto in tempi non sospetti.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Io credo, da tutto quello che ci ha detto e ci ha rappresentato, che qualcuno si sia attivato tardi. Lasciamo stare, come ha detto lei, ciò che è passato, ma ora io agirei anche a livello europeo. La direttiva n.1787 del 2015, che riguarda le acque potabili, non riguarda ancora i controlli dei PFAS e questo nonostante quello che sappiamo è successo negli Stati Uniti o in Germania. Forse ci sarebbe dovuta essere anche più attenzione a livello europeo, senza giustificare gli italiani: questo va detto. È stato detto anche da voi che, molto probabilmente, il veicolo è l'acqua, più che il cibo nelle varie forme. Le chiedo: per i contatti che ha con l'ATO Val di Chiampo, si sta pensando anche al controllo dei PFAS sui fanghi di depurazione? Nella depurazione si producono i fanghi, che a loro volta vengono talvolta rimessi in agricoltura. Dato che l'attuale normativa non prevede, però, controlli di questo tipo dei PFAS, vorrei sapere se qualcuno comunque sta guardando a quest'aspetto in particolare.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Proprio nel convegno che è stato fatto sabato nella mia città, dove si parlava del sistema idrico integrato, dei fanghi di depurazione, della roadmap, della realtà, è emersa la necessità di un ciclo virtuale dove tutto deve essere poi riciclato, ma qui si parlava di fanghi di depurazione civile. I fanghi di depurazione del comparto conciario non vanno a riciclo e per fortuna, visto cosa contengono. A tutt'oggi vengono inceneriti in inceneritori posti fuori dall'Italia. Ieri ho visto la preoccupazione del presidente dell'ATO Valle del Chiampo quando la dottoressa Checcucci ha ribadito un concetto molto chiaro, cioè che i tempi dei 10 milioni di euro stanziati proprio per il prototipo di inceneritore che doveva essere realizzato, si stanno allungando ancora. Io dico che, correttamente, il Ministero ribadisce che se non vengono spesi, quei soldi non li vediamo. Io credo che anche per questo, forse qualcuno deve battersi il petto dicendo mea culpa. Le continue lotte del «non qua, non là» (per assurdo, chi produce inquinamento, lo porta a casa altrui, una cosa tipicamente italiana), non le trovo assolutamente corrette. Nella mia città ci sono due inceneritori ancora di vecchia generazione, che bruciano a 800 gradi: se la ditta è controllata, se l'Arpa fa il suo dovere, se i nasi elettronici sono posti a campionamento casuale, gli imprenditori sono tenuti a fare le cose in maniera corretta. Se, invece, qualcuno fa finta di non vedere, non va a controllare o per tanti altri motivi non vengono realizzati i controlli, è chiaro che qualcun altro, che ovviamente non possiamo scusare in nessuna maniera, cerca di fare il furbetto.
  Io non ho paura dell'inceneritore, francamente, avendone due in casa, purché lo Stato sia coerente, le normative ci siano, siano stringenti e ci siano i controlli degli enti deputati. Ci sono, però, sindaci che fanno campagne elettorali sul «no questo» e «no quell'altro»: siamo in Italia. Qui si rischia veramente la chiusura di un comparto industriale importante. Questi fanghi ormai non possono più essere messi in discariche: ne abbiamo nove e addirittura una ancora attiva. Il problema che si ha adesso è che, una volta che vengono disidratati, tendono, per autocombustione, a prendere fuoco, quindi devono essere portati altrove, con costi iperbolici; quando invece dobbiamo smaltirli in casa, c'è poco da fare. Sapete però meglio di me – voi, che siete politici di lunga data – che cosa vuol dire.

  GIORGIO NICOLA NICOLIN, presidente del consiglio comunale di Lonigo. Sabato ci Pag. 15è stato detto che ci sono degli esempi in giro per il mondo di cicli di depurazione delle acque che stanno funzionando da tantissimi anni in modo meraviglioso. Ci hanno fatto l'esempio di Singapore, di Zurigo, ma poi ce ne sono degli altri a Manresa in Spagna, a Carbonera in Italia, uno in Olanda, uno in Grecia e uno in Israele. La tecnologia è già arrivata a vedere come ciò si può fare.

  LUCA RESTELLO, sindaco di Lonigo. Dove ci sono i soldi, la tecnologia arriva. L'ultima cosa: i miei figli li ho fatti vaccinare e quindi sono sicuramente a favore della vaccinazione. Da sindaco, però, sono sempre sensibile a tutte le istanze: lo devo essere. Le mamme che sono contro tutto questo mi hanno portato un documento. Dicono che qui, dove abbiamo la problematica dei PFAS, questi vaccini possono interagire con gli inquinanti che ci sono, o comunque con le sostanze che ci sono. Mi permetto – ho detto che lo avrei fatto e mi permetto di farlo – di consegnarvi quanto mi hanno dato: valutate voi se c'è o non c'è un'ingerenza in tal senso. È opportuno dare risposta a tutti i cittadini, anche se – lo ripeto – la mia posizione è ben chiara.

  PRESIDENTE. Noi la ringraziamo per la sua testimonianza. Dichiaro conclusa l'audizione. Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 11.40, è ripresa alle 13.05.

Audizione del sindaco di Trissino, Davide Faccio.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Trissino, Davide Faccio, accompagnato dal signor Gianpietro Ramina, assessore all'ambiente, e dal direttore dell'ufficio tecnico del comune, Giorgio Gugole, a cui do il benvenuto. L'audizione avrà a oggetto principalmente – direi quasi unicamente – la situazione di criticità che da ultimo sta interessando larghe fasce di popolazione residenti in Veneto con riferimento all'inquinamento dalle sostanze perfluoroalchiliche.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto, infine, i nostri ospiti che della presenta audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Come ho avuto occasione di precisare al suo collega, il sindaco di Lonigo, noi siamo stati a Vicenza due settimane fa. Era previsto di ascoltarvi ci dispiace avervi convocato a Roma, ma il problema è che a Vicenza avevamo una finestra temporale molto limitata e poiché non ci aspettavamo ben dodici associazioni di cittadini, una volta deciso di ascoltarle tutte, i tempi si sono dilatati in maniera tale si correva il rischio di comprimere i tempi per la vostra audizione in modo non opportuno, vista l'importanza della materia e dei soggetti convocati, cioè i sindaci direttamente interessati. Ci tengo a ribadire questo punto. Non avevamo veramente altra soluzione. Peraltro, avremmo anche intenzione di chiudere quest'aggiornamento in tempi abbastanza rapidi. Pertanto, signor sindaco, alla luce delle ultime notizie – come sa, abbiamo chiuso una relazione in febbraio, quindi conosciamo la storia e abbiamo fatto i dovuti approfondimenti – ci interessa capire quale sia oggi lo stato dell'arte sulla vicenda, dal suo punto di vista, nonché come vi stiate muovendo, che cosa avete intenzione di fare, posto che proprio voi ospitate una delle maggiori responsabili – probabilmente non l'unica ma sicuramente una delle maggiori responsabili – dell'inquinamento da PFAS. Ci interessa capire, quindi, quali sono le vostre intenzioni? Le Pag. 16darei la parola, poi ovviamente potrà chiedere ai suoi collaboratori di intervenire quando meglio crede.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Da sindaco, trovarmi sulla scrivania a dovere gestire e anche agire rispetto a un inquinamento di tale portata, è un problema così grande che, vi assicuro, non è semplice. Non è semplice perché il nostro è un comune di 9.000 abitanti e quindi potrete capire come sia difficile, anche per la struttura tecnica e per il personale, cercare di gestire una situazione del genere. Voglio sottolineare che gli stessi uffici non comprendono solo l'ufficio ambiente, di cui c'è qui il responsabile, ma si occupano di tante altre cose, come l'edilizia privata e l'urbanistica o il commercio. Non si tratta, quindi, di un ufficio dedicato solo a questo. Questo sicuramente sta creando notevoli difficoltà. Abbiamo continue richieste di accesso agli atti, ovviamente nella massima trasparenza da parte di tutti, ma dobbiamo anche portare avanti il nostro lavoro, il lavoro cosiddetto ordinario perché i cittadini ci chiedono conto di tante altre cose. Vi assicuro che questa non è una situazione per noi facile e gestibile.
  Arriviamo al sodo, cioè alla famosa relazione inviata dai carabinieri del NOE: l'ho letta e riletta. Vi assicuro che per qualche giorno, veramente, il mio pensiero è stato strabiliato. All'inizio pensavamo che ci fosse una situazione, sicuramente pesante, questo è indiscusso, ma non così grave. Voglio anche ricordare che io sono della classe 1986 e questi eventi sono degli anni Settanta-Ottanta, quindi non ho potuto conoscere la storia di queste vicende. Sicuramente, subito, la sensazione è stata quella di un'arrabbiatura nei confronti di Miteni perché – c'è poco da fare – io sono il sindaco di questo paese, ma mi sento preso per i fondelli: loro sapevano – è scritto ed è messo a chiare lettere – ma non l'hanno mai detto! Questi sono dei pazzi, dal mio punto di vista. Più proprietà si susseguono nel tempo, compresa la Mitsubishi Corporation, che credo non sia l'ultima arrivata. Di fronte a delle reazioni così importanti e pesanti, questi non parlano, non dicono nulla!
  Voglio anche sottolineare un altro aspetto, quello dell'azienda rispetto alle istituzioni locali e al sindaco. Io ho incontrato l'amministratore delegato una sola volta – ne è testimone il mio dirigente – perché l'ho chiamato nel mio ufficio e gli ho chiesto di presentarsi.

  PRESIDENTE. L'ultimo, cioè Nardone?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Nardone, esatto. L'unico rapporto che ho avuto, l'ho avuto poco dopo il suo insediamento, due o tre anni fa, non ricordo l'arco temporale: l'ho chiamato io. Per carità, lui è venuto nel mio ufficio, si è presentato, ma ha fatto silenzio totale. Per carità, non credo che se c'è un rapporto con l'amministrazione comunale, il problema sia risolto, ma credo che di fronte a dei problemi del genere, un certo tipo di rapporto e di dialogo con le amministrazioni locali sia necessario. Veramente mi dispiace che non ci sia rapporto assoluto con l'amministrazione comunale. Devo anche dire che, una volta stilato il rapporto del Noe, su indicazione della regione, nasce questo comitato tecnico. Di fatto – fortunatamente, aggiungo io, perché noi non abbiamo le competenze, ma soprattutto le risorse umane per gestire una situazione del genere – la regione prende in carico, proprio attraverso il comitato tecnico di cui fanno parte la regione, Arpav, il comune e la provincia, le competenze, dichiarando chiaramente che il problema non è comunale ma sovracomunale, in quanto l'inquinamento copre più comuni, anzi più province. Vengono coinvolte, infatti, le province di Vicenza, Verona e Padova. La regione si prende quindi in carico queste competenze. C'è un comitato tecnico che sta lavorando. Io ho partecipato soprattutto alle prime sedute, ma poi il responsabile è il dottor Gugole. Sono questioni tecniche più che politiche e, ovviamente, partecipa sempre lui a Venezia. Questo comitato sta attualmente operando.
  Quanto al discorso della bonifica della Miteni, credo che questo sia il tasto più importante, anche in virtù della delibera di giunta di ieri della regione Veneto, che ha Pag. 17abbassato i limiti per gli acquedotti, di fatto andando a sanare – permettetemi il termine – un problema che riguarda l'acqua potabile.
  Ora il problema è capire come bonificare, con quali costi e in quanto tempo il sito di Miteni. Partecipando ad alcune riunioni di questo comitato tecnico, il problema più grande riguarda la caratterizzazione. Adesso hanno iniziato a fare la caratterizzazione con maglia 50 per 50, con il famoso buco al centro, che poi diventa 35 per 35. Inizialmente anch'io ho caricato e scritto una lettera, di cui chiedo conto al dottor Gugole, che era presente al comitato, in cui ho detto che volevo che ci fosse un infittimento delle maglie.
  Il problema è che Miteni ha un'estensione talmente grande che, mettiamo il caso di riuscire a fare quella famosa maglia – che è l'obiettivo finale – del 10 per 10, tra fare la caratterizzazione, prendere i provini e testarli, ci vogliono capannoni interi per riuscire a custodire tutto questo materiale, oltre alle risorse umane a parte di Arpav. So che Arpav – me lo ha detto in commissione – sta contattando, o ha già contattato, anche le altre Arpa delle altre regioni per avere supporto in ciò. Il lavoro di caratterizzazione da fare è notevole e sicuramente non immediato.
  Su questo si sta spingendo molto perché credo che avere i dati, soprattutto all'interno dello stabilimento, per capire quali sono in realtà gli inquinanti e la presenza di materiale inquinante, sia fondamentale. Miteni dice che il problema più grosso è sul famoso argine del torrente Poscola. Io non sono un tecnico, ma ho la convinzione che non stiamo parlando solamente di questo: probabilmente c'è anche dell'altro e lo scopriremo andando a carotare, quindi a bucare tutto l'interno degli stabilimenti (stabilimenti che ovviamente dobbiamo mantenere in funzione perché c'è un'attività che comunque sta proseguendo). Inoltre alcune associazioni, soprattutto ambientaliste, che ho anche incontrato, puntavano il dito sia sulla regione, sia anche sul sindaco. Considerando l'inquinamento che c'è, chiedevano il perché non si chiudesse il sito Miteni. Ebbene, a più riprese, anche un po’ con l'evolversi e con il mutamento della situazione, essendo responsabile della salute pubblica dei miei cittadini, ho scritto. Non posso inventarmi un'ordinanza solo perché la mattina mi sveglio e decido di chiudere un'azienda senza un supporto tecnico. Il supporto tecnico, in questo caso, è l'ASL, quindi l'ULSS, alla quale ho scritto a più riprese. Chiedo ora al dottore di farmi pervenire le copie.

  PRESIDENTE. Ce lo può lasciare anche dopo.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. In data 25 maggio 2017 – credo sia una delle ultime – il sindaco rinnova la richiesta all'ULSS di indicazione circa la necessità di adottare provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione. L'ULSS risponde chiaramente, nella persona del dirigente, dottor Fiorio, dicendo che non c'è pericolo per la popolazione e spiegandomi anche tecnicamente i motivi: essendoci filtri negli acquedotti, di fatto la popolazione...

  ALBERTO ZOLEZZI. Non ho capito quale dirigente le ha risposto.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Il dottor Fiorio. Essendoci i filtri negli acquedotti, non c'è il pericolo per i cittadini e quindi, di fatto, il pericolo per la salute pubblica non c'è. Non c'è, dunque, la necessità di chiudere Miteni. Io gli ho fatto circa tre volte, da quando sono sindaco, questa richiesta, puntualmente, con l'evolversi della situazione. È l'unica competenza a cui tengo molto e voglio essere sicuro di operare nel giusto. I tecnici mi dicono questo. A fronte di questa lettera inviata dall'ULSS, ovviamente non ho assunto provvedimenti di chiusura delle attività perché era chiaro che sarebbe stato un provvedimento molto debole. Ci tengo a dire ciò perché poi è facile andare sui giornali e sparare sul sindaco. È tutto facile a dirsi, un po’ più difficile a farsi.
  Comunque, ho preso tutte le mie precauzioni. Mi sono informato e ho fatto fare delle lettere scritte su questo perché ritenevo fosse un punto cruciale e importante Pag. 18del mio operato. Quanto al discorso della bonifica, ho incontrato anche Arpav per le barriere idrauliche. Questo è un dato importante, che emerge poche volte. Oggi abbiamo Miteni e per l'80 per cento le barriere idrauliche funzionano: che cosa significa questo? Significa che l'inquinamento è ridotto per l'80 per cento, cioè per l'80 per cento si riesce a fermare nelle barriere idrauliche. C'è un unico punto, l'MV18, sul quale, ovviamente, esce ancora dell'inquinante. Mi spiegavano tecnicamente che adesso ci si sta concentrando su questo. All'interno della commissione abbiamo dato ordine di concentrarsi in questo punto perché credo che oggi la cosa più importante sia quella di chiudere completamente questa barriera per far sì che gli inquinanti che ci sono all'interno di Miteni non escano più. La barriera idraulica loro la filtrano e, per fortuna, se ne stanno facendo anche carico, altrimenti non sarebbe facile per noi gestire tale struttura a livello impiantistico. Ho dato ordine di concentrarsi su questo ma, purtroppo, in questi periodi di magra, di falda anche basse, è difficile simulare delle situazioni perché potrebbero essere smentite in condizioni di falda molto più alta. Stiamo aspettando che piova – speriamo non in maniera consistente perché ciò creerebbe altri problemi – e che ci sia l'innalzamento delle falde per capire se le varie implementazioni che sono state fatte in questo pozzo, MV18, sono sufficienti o bisogna aumentarle. Questo lo si potrà sapere solamente in condizioni di falda alta. Questo è un po’ il lavoro fatto. Non sto a ripetere quello che è stato fatto prima perché è già la seconda volta che vengo in questa Commissione. Questo, quindi, è il nostro operato.

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio il signor sindaco, che sicuramente non ha una situazione lineare, né facile da affrontare. È stato chiesto a qualcuno dei suoi cittadini, in base ai risultati sul sangue, di eseguire eventualmente plasmaferesi o altri trattamenti? So che, essendo realtà in buona parte a monte idraulico, paradossalmente Trissino, dal punto di vista dell'acqua potabile, ha avuto forse qualche problema, almeno rispetto ad altri comuni. Mi interessa sapere se sono stati trovati dei risultati elevati anche nei cittadini di Trissino, per cui c'è questo protocollo regionale e si può addirittura cambiare plasma. Mi collego alla seconda domanda. In altri comuni – abbiamo parlato prima con il sindaco di Lonigo – questo provvedimento è stato proposto. Lei, giustamente, dice che l'autorità sanitaria non le ha detto di chiudere lo stabilimento, né di chiudere la produzione, cioè la linea dei PFAS. Se è vero che le responsabilità sono molte, lei, però, come sindaco, ha una responsabilità diretta eventualmente per pensare di chiudere la linea PFAS, anche perché in comuni limitrofi al suo a qualcuno è stato proprio proposto addirittura di sostituirsi tutto il plasma.
  Se non facessero male i prodotti di quella fabbrica e se non uscissero fuori gli inquinanti, probabilmente questo non sarebbe stato proposto. Come sindaco, la sua responsabilità non la può, a mio parere, ascrivere solo al consulente tecnico. Anche riguardo alla bonifica, non risulta emessa un'ordinanza di bonifica: lei era presente al tavolo tecnico quando è stato detto che la maglia andava bene 50 per 50? È vero che lo stabilimento è esteso, ma non come un polo chimico, come in altre zone dove si sono fatte maglie 50 per 50. Apparentemente, questo è il motivo per cui non si sono ancora individuati i tre quarti degli inquinanti. Probabilmente...

  PRESIDENTE. Scusa, collega Zolezzi, la domanda...

  ALBERTO ZOLEZZI. Sul discorso delle maglie 10 per 10, è vero che è un tavolo, ma come sindaco lei ha qualche responsabilità.

  PRESIDENTE. Che responsabilità ha sulle maglie? Non è il sindaco che decide come fare le maglie! Comunque, se vuole risponda.

Pag. 19

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Guardi, dal discorso del biomonitoraggio noi siamo stati esclusi. Probabilmente lei non sa o non è andato a guardarsi i risultati dei pozzi di Trissino, che sono sotto soglia anche ora, anche oggi: siamo sotto i 90 nanogrammi. Pescando a monte, come ha detto lei, fortunatamente siamo esclusi da quest'inquinamento. Non avendo bevuto acqua, non vedevo tale necessità. Parliamoci chiaro: un biomonitoraggio presso la popolazione, comunque crea un po’ di allarmismo. Forti del fatto che non abbiamo mai bevuto quest'acqua, abbiamo ritenuto – e ritengo tuttora – valido il concetto che non dobbiamo essere sottoposti a questo, per cui non siamo sottoposti a nessun tipo di biomonitoraggio.
  Quanto all'ordinanza per la chiusura della Miteni, lei potrà pensarla come vuole, ma io, da sindaco, le assicuro che non sono un tecnico e tanto meno un chimico: per andare a chiudere un'azienda ci vuole un supporto tecnico. Per creare un'ordinanza, serve che qualcuno, qualche tecnico – non il sindaco – lo dica, altrimenti il giorno dopo me la impugnano e mi chiedono anche i danni per aver fermato quest'azienda e le assicuro che quest'azienda non ha il fatturato di una piccola o media impresa, anzi, tutt'altro! Io l'ho chiesto e l'ho messo a chiare lettere, ma ho qui la risposta dell'ULSS del 15 giugno: «Egregio sindaco, a riscontro delle sue note in oggetto, dopo aver esaminato secondo i criteri di massima cautela i risultati di numerose indagini riguardanti il tipo, le entità e le ricadute dello stato dell'ambiente e della salute pubblica provocate dall'inquinamento ambientale attribuito alla ditta Miteni pubblicate fino a oggi dagli enti pubblici a partire dall'estate 2013, quando fu accertato l'inquinamento delle acque, le comunichiamo quanto segue. Dall'esame dei dati contenuti in questi documenti, riteniamo che allo stato attuale non risulti nessuna evidenza che il territorio del comune di Trissino sia interessato da eventi o circostanze da costituire emergenze sanitarie o di salute pubblica tali da richiedere l'intervento del sindaco, così come previsto dal comma 5 dell'articolo 50, del decreto legislativo 267 del 2000». Di fronte a una lettera del genere, che cosa posso fare?

  ALBERTO ZOLEZZI. Solo per concludere, le ricordo che se 2.000 persone si sottoporranno a plasmaferesi, come sindaco, a parte quello che è scritto lì, non è detto che lei si potrà chiamare fuori.

  PRESIDENTE. Questa è una tua dichiarazione di principio, che non si capisce basata su che cosa. L'amministratore sindaco, per fare qualsiasi tipo di ordinanza – scusate quest'intervento – ha bisogno di un supporto tecnico per l'ambiente da parte dell'Arpa, mentre per la salute da parte dell'ULSS. Se l'ULSS gli dice di no, un sindaco fa fatica a prendere un accorgimento contrario a ciò che l'organismo tecnico ha dichiarato.

  ALBERTO ZOLEZZI. È stata la stessa USL a prescrivere la plasmaferesi. Io non sto dando la colpa al sindaco, ma è una situazione un po’ ingarbugliata. Da una parte, si dice una cosa, dall'altra se ne dice un'altra.

  PRESIDENTE. Sarebbe da chiedere all'USL, non al sindaco.

  PAOLA NUGNES. Il comune di Trissino non è in zona rossa. Le concentrazioni nell'acqua potabile di PFAS a quanto...

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Sono praticamente nulle! Adesso non ricordo con esattezza, ma mi pare siano 7-8 nanogrammi su litro.

  PAOLA NUGNES. La popolazione del suo comune si è sottoposta a qualche...

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Non è stata sottoposta in virtù del fatto che dalle analisi sui nostri pozzi risultano concentrazioni bassissime di PFAS, cioè irrilevanti. Per lo stesso concetto, dovremmo altrimenti sottoporci...

  PAOLA NUGNES. Lei parlava di 90 nella sommatoria?

Pag. 20

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Stavo parlando della delibera di giunta che ha fatto ieri la regione Veneto, che è un'altra cosa.

  PAOLA NUGNES. Io parlavo di quello che, invece, è stato rilevato.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Non ho i dati – dovrei tirarli fuori – ma se va a vedere nel sito del nostro consorzio, AVS-Alto Vicentino Servizi, vedrà che nel pozzo di Spagnago, quello dove viene emunta l'acqua di Trissino, si trova una quantità di PFAS di 7, 8, 10 – non ricordo se di PFOA o PFAS – cioè irrilevanti rispetto a...

  PAOLA NUGNES. È un comune fortunato per le vie dell'acqua.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. I nostri pozzi sono qualche chilometro sopra la fabbrica della Miteni.

  PAOLA NUGNES. Perfetto.

  PAOLO ARRIGONI. Per la domanda mi ha già preceduto la collega Nugnes (volevo sapere se Trissino fosse escluso dalla zona rossa). Ci hanno detto in audizione che esistono altre due zone, la grigia e l'arancione, se non ricordo male. Voi non afferite a nessun'altra zona? Ancora, i cittadini di Trissino non sono assoggettati, ancorché volontariamente, al biomonitoraggio: vi risulta che dei cittadini di Trissino, comunque, magari in modo autonomo, abbiano fatto degli esami? Non vi risulta nulla?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. No.

  PAOLO ARRIGONI. Terza e ultima domanda. Lei ci ha letto la risposta del dirigente dell'USL, dottor Fiorio, che francamente lascia un po’ esterrefatti perché dice che sul territorio di Trissino non sono state rilevate delle contaminazioni nelle acque, per cui non sussistono i presupposti per addivenire a un'ordinanza di chiusura della Miteni. Il problema è che qui l'inquinamento rilevante non era tanto nel territorio di Trissino, ma nei comuni a valle. Ci piacerebbe capire innanzitutto com'era stata formulata la sua richiesta all'ASL, così come il coinvolgimento dell'ASL da parte degli altri comuni che, invece, nel tempo, avevano registrato degli elevati livelli di contaminazione.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Vi leggo anche la domanda rispetto alla lettera. «Richiesta di indicazioni circa la necessità di adottare provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione. Richiamata la precedente richiesta del sottoscritto in data 27 febbraio – era una mia precedente richiesta, tuttora non riscontrata – con la quale si chiedeva alla vostra [...] se vi siano provvedimenti da adottare ai sensi degli articoli 216 e 217 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, articolo 50, decreto legislativo 267 del 2000, a seguito della situazione ambientale fino ad oggi nota dello stabilimento di Trissino nell'azienda in oggetto. La convocazione del direttore generale Arpav Nicola Dell'Acqua, con protocollo[...], con la quale in questi giorni è stato convocato per discutere di analisi [...], emissioni [...], ha ribadito che sono ancora in attesa di riscontro alla precedente nota di cui sopra. Considerata la particolarità dell'informazione, mi è stato comunicato l'incontro del direttore [...], se vi siano provvedimenti urgenti da fare». Questo nell'anno corrente. Inoltre, il dottor Fiore scrive: «Dall'insieme dei dati contenuti in questi documenti, riteniamo che allo stato attuale non risulti nessuna evidenza che il territorio del comune di Trissino sia stato interessato da eventi o circostanze da costituire emergenze sanitarie o di salute pubblica tali da richiedere l'intervento del sindaco». Perché fa quest'evidenza? La norma dice chiaramente che io sarei potuto intervenire solo quando l'inquinamento fosse stato solo nel mio comune. Premesso tutto questo, il sindaco ha competenza sul proprio comune. Per quel motivo egli scrive solo di Trissino. Il concetto che il dottor Fiorio mi ha spiegato è quello per cui, secondo lui, io non devo emettere ordinanza perché ad oggi la salute pubblica è preservata con i filtri a carbone attivo, anche negli altri comuni. Possiamo Pag. 21metterci a discutere sui limiti, ma quello è un altro discorso: è un'altra partita.

  CHIARA BRAGA. Intervengo anzitutto per precisare che da questa Commissione c'è un apporto, credo, collaborativo e non minatorio nei confronti di un sindaco che sta facendo del suo meglio per gestire una situazione difficile. Quest'ultimo riscontro dell'USL a che data risale?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. All'11 giugno 2017.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Vorrei chiedere un paio di cose. Il sindaco di Lonigo, che l'ha preceduta stamattina, ha parlato di un atto di diffida del 28 febbraio 2017 che ha promosso lui: lei ha aderito a quest'atto di diffida? È stato sottoscritto da un po’ di sindaci: non ne sapeva nulla? Non l'ha condiviso perché non lo sapeva o non sapeva...

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. No, non sapevo. Oltretutto, Trissino e Lonigo sono a circa 25-30 chilometri...

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Lei ha detto che le barriere idrauliche funzionano per l'80 per cento, quindi non fermano completamente l'inquinamento. Ha parlato, in particolare, dell'MV18, che non è ancora una barriera adeguata. Che lei sappia – anche se non credo sia una sua competenza – quali sono le azioni che saranno fatte per arrivare a un auspicabile cento per cento?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Può spiegarvelo meglio il dottor Gugole, che ha seguìto in particolare la vicenda. Da quello che ho capito, in condizioni di magra, come oggi, cioè di siccità – un mese fa ancor di più – i dati che escono fanno sì che l'inquinamento sia praticamente fermo, proprio perché la falda è molto bassa. Molto probabilmente, il principio di osmosi, quindi di contatto con la zona sporca, non c'è. I risultati, per il fatto che adesso, da quello che ho capito, stanno aumentando i pozzi e l'emungimento di acqua, non possono essere presi per buoni perché la falda è molto bassa. Dovremmo aspettare che piova.

  PRESIDENTE. Hanno realizzato delle trincee, adesso. Quando abbiamo fatto il sopralluogo, se vi ricordate, oltre ai pozzi, hanno realizzato delle trincee che interagiscono in maniera trasversale con il flusso della falda dello stabilimento. Ce l'hanno fatta vedere perché stavano facendo lo scavo. I tecnici ci hanno detto la stessa cosa, cioè che adesso le concentrazioni sono irrilevanti e non significative.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Tanto per capire il concetto, oggi se andiamo a vedere i dati dell'acqua che esce sotto Miteni, probabilmente avremo dei dati buoni, nel senso che non c'è, o c'è una minima concentrazione di PFAS, ma potrebbe succedere che piova un mese, si alzi quindi la falda e lì è la prova del nove.

  ALBERTO ZOLEZZI. Che voi sappiate, attualmente i fanghi di depurazione di Trissino dove vengono inviati? È stata cambiata la destinazione? Come vengono trattati? Mi risulta che ci siano concentrazioni importanti di PFAS.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. I fanghi non sono gestiti dal comune, ma dal consorzio di AVS e, ovviamente, vengono smaltiti secondo le normative. Credo che vengano fatte delle caratterizzazioni prima che siano smaltiti; poi ci saranno delle apposite discariche dove vengono accolti.

  ALBERTO ZOLEZZI. Non sa dove?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. No, non saprei dire. Il mio assessore mi suggerisce Modena ma non glielo so dire con esattezza.

  GIANPIETRO RAMINA, assessore all'ambiente del comune di Trissino. C'è un problema perché sono stoccati proprio in zona AVS e costoro devono smaltirli. L'ingegner Cornaviera parlava proprio di stoccaggio presso lo stabilimento, per poi inviarli Pag. 22 nella zona di Modena, dove venivano trattati con un termovalorizzatore. Il problema è che questi fanghi contengono comunque quantità di PFAS.

  PRESIDENTE. Voleva dire qualcosa sull'aspetto che richiamava il sindaco?

  GIANPIETRO RAMINA, assessore all'ambiente del comune di Trissino. Vorrei dire qualcosa sulla barriera idraulica. Seguiamo l'aspetto più tecnico. Io, oltretutto, sono anche della materia, nel senso che mi occupo di biotecnologie, per cui conosco un po’ le dinamiche che ci sono. Per quanto riguarda la barriera, a metà stabilimento esiste una barriera, che funziona perfettamente sotto tutti i profili da un punto di vista del trattenimento dei PFAS. Abbiamo – e hanno – dei problemi nella parte bassa. Il comitato tecnico ha chiesto di implementare questo: perché? C'è una particolare orografia del terreno. In quel punto abbiamo un'ansa dettata dalla collina – l'avrete vista sicuramente se siete andati in visita presso lo stabilimento – dove, di fatto, tutta la zona di rinvenimento, la zona dell'argine Poscola, fa un ritorno e va praticamente nella zona al di sotto dell'ex copertificio, cioè il posto che diceva prima il sindaco, il pozzo MV18, sul quale esistono ancora delle concentrazioni fuori limite. Ad agosto hanno trovato già dei valori rientrati nel limite soglia, ma ci stiamo aspettando qualcos'altro da un punto di vista degli eventi atmosferici, che andrà probabilmente a rimpinguare. Ricordo che tutta la parte – ed è ben precisa – di caratterizzazione si è concentrata lungo il torrente dove sono stati rinvenuti i rifiuti. È in questa zona, infatti, che sono stati rinvenuti.

  GIORGIO GUGOLE, dirigente dell'ufficio tecnico del comune di Trissino. Vorrei solo puntualizzare che il comune è titolare del procedimento di caratterizzazione del sito. Dal 2013, data in cui è stato avviato il procedimento, sono stati realizzati tutti i carotaggi, chiaramente eseguiti sempre su controllo Arpav, campionati prelevando l'aliquota per il contraddittorio. La difficoltà enorme è dovuta proprio all'orografia, come si diceva, per la concomitanza del fondo alluvionale, che però è proprio addossato alla collina. Chiaramente, queste due matrici sono fittamente intersecate e interagiscono tra loro in maniera non ancora completamente chiara. La quantità di buchi fatta lungo il perimetro, in tutte le aree, non ha completamente permesso di capire la situazione sottostante, che cambia metro per metro, sia in orizzontale, sia in verticale, creando movimentazioni d'acqua che non è ancora possibile conoscere completamente.
  I vari tentativi per cercare di capire queste situazioni sono stati fatti sia a livello fisico, appunto con le penetrazioni, con i carotaggi, sia anche infilando dei traccianti all'interno dello stabilimento per cercare di capire nel prosieguo dei giorni quale fosse il percorso dell'acqua. Purtroppo, l'acqua lavora a vari livelli. Qui ho uno schema fatto dei geologi dell'Arpav che fa capire come l'inquinamento magari non si trovi sopra, perché scorre sotto, oppure, viceversa, proprio perché gli strati sono sovrapposti e fittamente intersecati. La difficoltà è stata, appunto, capire il percorso che fa l'acqua. Fondamentalmente, ormai, abbiamo capito su quale area è plausibile ci sia la presenza di rifiuti. Una parte è già stata rinvenuta. Credo sia giusto precisare che i rifiuti intercettati a gennaio non sono emersi per magia, ma erano all'interno di una campagna di carotaggi che faceva parte proprio del piano di caratterizzazione. È poi emerso un altro aspetto. Se si guarda questa cartina, che rappresenta sia i sondaggi fatti storicamente dall'azienda, sia l'analisi di caratterizzazione fatta nel procedimento – le lascio una copia – si noterà come ci sia un infittimento sulla zona prossima alla collina. Ciò avviene per due motivazioni. Una motivazione è maturata nel procedimento, nel senso che dalle concentrazioni rilevate dalle analisi eseguite a scacchiera su tutta l'area, chiaramente si è andati a concentrare le analisi, quindi le indagini, laddove le concentrazioni erano più alte. Chiaramente, ciò era un segnale di presenza di qualche contaminante. Pag. 23
  In secondo luogo, questa è una mappa catastale storica, dalla quale si vede che a fianco il torrente Poscola originariamente rappresenta una roggia, che è stata poi spostata di sedime ed è stata coperta dagli impianti dell'azienda. I rifiuti rinvenuti sono proprio tra i due argini, per capirci. I risultati nell'ICG sembrano far pensare che sia proprio quella la zona in cui ci può essere la fonte dell'inquinamento. Dall'analisi fatta con il tracciante – vi lascio le copie – si vede chiaramente che c'è un allargamento perché la spinta delle acque che scendono dal monte tende a spostare il percorso della falda, che è nord-sud. Proprio nella parte terminale, nell'angolo sud-est, dove c'è la barriera più bassa, sono ancora rilevati i valori più alti di inquinante, per cui in questa fase, nell'ultimo periodo dell'estate, si è preteso il rinfittimento dei pozzi di emungimento dell'acqua, proprio per cercare di chiudere questa barriera idraulica, adesso composta in questo modo. Scusate se vi faccio vedere velocemente la carta: qui c'è lo stabilimento nord/sud e c'è la barriera nord, realizzata in una seconda fase proprio nella zona in cui le analisi davano maggiori concentrazioni di inquinante per cercare di raccogliere in questa prima fase; la barriera sud, invece, è quella nata per prima e che si sta rinfittendo. Vi chiederete: perché queste due barriere idrauliche?
  Il primo scopo dell'intervento di messa in sicurezza di emergenza è quello di bloccare l'inquinante, che non esca a valle, proprio per salvaguardare la falda. Questo è il primo intervento fatto, intervento che, tra l'altro, per la normativa, è in carico all'azienda ancorché non sia ancora stabilito chi sia responsabile dell'inquinamento; tali attività, chiaramente, sono state fatte tutte a spese dell'azienda, sotto il controllo/direzione del comune, di concerto con l'Arpav e così via.
  Quest'attività ha dato, come si diceva, un valore positivo dalle analisi di luglio, in cui siamo arrivati ai famosi 0,5. Adesso aspettiamo che cosa porteranno le prossime piogge, con l'innalzamento dell'acqua della falda. Per dare maggiore evidenza a quest'azione, è stato completamente impermeabilizzato l'argine del Poscola in cui sono stati trovati i rifiuti, in modo da capire, se le piogge non cadono, se effettivamente quell'area è determinante.
  Ultimo particolare: sono stati fatti anche dei sondaggi sul greto del torrente. Chiaramente, si è indagata l'area anche fuori. Stranamente, nonostante ci siano decenni di rilevamento – gli scarichi del Poscola sono controllati sia dalla provincia, sia dell'ente gestore della roggia, quindi escono nel rispetto dei limiti – sono state riscontrate delle concentrazioni nei terreni proprio sotto il Poscola. Questo sarà un problema che si dovrà valutare.

  ALBERTO ZOLEZZI. Concentrazioni, quindi, elevate?

  GIORGIO GUGOLE, dirigente dell'ufficio tecnico del comune di Trissino. Questi sono dati emersi dagli ultimi campionamenti. Adesso dovremo valutare e capire come affrontare queste questioni.

  PRESIDENTE. Vorrei chiedere tre cose. Abbiamo visto dove è situata l'azienda e che c'è questa parete: avete verificato, avete notizia o sono stati fatti studi sulla stabilità di quella parete? Quella parete non è protetta: è praticamente a picco sulla fabbrica. Se dovesse mai succedere che si stacchi una parte di terreno, forse ci sarebbe anche qualche altro problema. Abbiamo sollevato anche all'Arpav questo problema. In secondo luogo, con l'impresa non avete avuto nessuna interlocuzione su un ragionamento di cambio di attività imprenditoriale che loro stanno svolgendo?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Assolutamente, no.

  PRESIDENTE. Non avete interloquito da questo punto di vista? Inoltre, il sindaco di Lonigo non vi ha chiesto di firmare la diffida? Non vi ha fatto alcuna richiesta?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Il nostro lavoro si è concentrato – questa è la nostra forza lavoro del comune di Trissino – prevalentemente sul piano di caratterizzazione. Pag. 24 Ci creda, siamo in regione praticamente tutte le settimane.

  PRESIDENTE. Non volevo dire questo.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Il piano di caratterizzazione, comunque, per noi è fondamentale per arrivare alla chiusura. Da un punto di vista di emissioni, invece...

  PRESIDENTE. Io non sto parlando di emissioni, le ho chiesto due cose ben precise. Una riguarda la verifica di stabilità: sapete se c'è qualcuno che l'ha fatta?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Quella che lei ha individuato come zona di instabilità ricade sotto...

  PRESIDENTE. Io non ho detto che è instabile. Ho detto «da vedere...», «sembrerebbe che...». Visto che le piogge oggi non sono più come una volta...

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. La competenza del comune di Trissino passa sull'unghia...

  PRESIDENTE. La competenza, quindi, è di un altro comune.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Montecchio Maggiore.

  PRESIDENTE. Noi l'abbiamo detto all'Arpav. L'altra questione è se il sindaco di Lonigo vi ha chiesto di firmare o meno la diffida.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Non mi risulta proprio.

  PRESIDENTE. Va bene.

  PAOLA NUGNES. Vorrei capire un po’ meglio una questione. I PFAS trattenuti dalle barriere come vengono smaltiti e dove? Inoltre, questi carboni attivi ogni quanto vengono sostituiti e come vengono smaltiti o rigenerati quelli che sono stati usati?

  PRESIDENTE. Scusi, mi permetto di dire che sono i consorzi che...

  PAOLA NUGNES. Ho visto, però, che c'era comunque una pertinenza tecnica molto ferrata sull'argomento e quindi mi sono permessa. Comunque, lo scarico nei depuratori mi è sembrato che sia stato escluso, mentre invece ci era stato detto che avveniva ancora.

  GIANPIETRO RAMINA, assessore all'ambiente del comune di Trissino. Lo scarico avviene ancora tutt'oggi, rispettando i limiti previsti da AVS, il nostro gestore degli acquedotti e degli impianti di Trissino, che ha ricevuto una denuncia da parte dell'azienda – si va avanti anche a denunce perché ognuno difende i suoi interessi – per avere accettato i valori dell'acqua potabile e averli di fatto applicati agli scarichi. L'avrete vista sicuramente: è dell'avvocato Luca Prati e interessa il gestore. Si va a confluire all'interno di AVS rispettando i limiti e questo è accertato dalle analisi di Arpav.

  PAOLA NUGNES. I limiti dell'acqua potabile?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Esatto.

  PAOLA NUGNES. Il tribunale dell'acqua, però, ha detto entro il 2020.

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Sì, ma adesso per lo scarico di Miteni, se si guardano i valori, sono perfettamente in regola rispetto a...

  PAOLA NUGNES. Mi potete dire come vengono smaltite e dove?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Non lo so. Io ho avuto modo di confrontarmi a livello di comitato tecnico: si tratta anche di una parte di sperimentazione. Ci sono, infatti, dei filtri a carbone attivo che riescono a trattenere alcune molecole, cioè quelle più a catena lunga; per quelle a catena corta diventa un po’ più difficile e si Pag. 25utilizzano dei sistemi a resine e a scambio ionico. I cambi variano molto dalla concentrazione e dal periodo di magra o dal periodo di piena. Si parlava, però, di cambi sempre per periodi medi – tecnicamente, questo è quello che succede – di 3-4 mesi e ogni 3-4 mesi si devono cambiare. Gli smaltimenti, poi, li mandano all'inceneritore, come sempre.

  PAOLA NUGNES. Di?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Avevano dei contratti verso Udine, ma è per sentito dire perché l'azienda non ci fornisce il sito di smaltimento.

  PAOLA NUGNES. Stavo approfittando, infatti, della sua conoscenza tecnica.

  PAOLO ARRIGONI. Non ho capito bene un passaggio. Circa le acque di scarico ha detto che c'è una sorta di braccio di forza tra l'AVS, il gestore del servizio idrico integrato e la società Miteni perché l'AVS avrebbe applicato sulle acque di scarico gli stessi limiti fissati per le acque potabili, questo perché sulle acque di scarico, ad oggi, non c'è nessun limite tabellare, che è quello che manca...

  GIANPIETRO RAMINA, assessore all'ambiente del comune di Trissino. Lei ha colto il problema! Di fatto, soprattutto per quanto riguarda i PFAS a catena corta, cioè quelli al di sotto dei quattro atomi di carbonio, non esiste tabellazione di nessun tipo a livello di scarico, per cui si è adottato ciò che è previsto all'interno delle acque potabili come misura cautelare anche in questo e si sono recuperati i valori che, a suo a suo tempo, ha imposto Arica, il consorzio dell'altra vallata, dove c'è il depuratore consortile di Arzignano.

  PRESIDENTE. Un'ultima cosa. Come avete detto, siete di fatto come territorio probabilmente danneggiati da un inquinamento molto pesante non dichiarato. Sapete che ci sono delle attività giudiziarie in corso: come avete intenzione di fare rispetto a questa situazione? Vi siete costituiti o vi costituirete?

  DAVIDE FACCIO, sindaco di Trissino. Ci siamo già costituiti come parte lesa perché per la parte civile non c'è ancora un processo. La regione Veneto e il comune di Trissino risultano, però, gli unici che fino ad oggi si sono costituiti parte lesa.

  PRESIDENTE. La ringrazio per la sua testimonianza. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.55.