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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 135 di Mercoledì 18 ottobre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione della presidente e del consiglio di amministrazione della Rai ai sensi dell'articolo 49, comma 12-ter, del decreto legislativo n. 177 del 2005:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 3 
Gasparri Maurizio  ... 5 
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 6 
Crosio Jonny  ... 8 
Airola Alberto  ... 9 
Pisicchio Pino (Misto)  ... 10 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 10 
Lainati Giorgio (AP-CpE-NCD)  ... 11 
Bonaiuti Paolo  ... 12 
Airola Alberto  ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 12 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 14 
Gasparri Maurizio  ... 14 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 14 
Freccero Carlo  ... 15 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 15 
Airola Alberto  ... 15 
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 16 
Freccero Carlo , consigliere di amministrazione della Rai ... 18 
Diaconale Arturo , consigliere di amministrazione della Rai ... 19 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Diaconale Arturo , consigliere di amministrazione della Rai ... 20 
Airola Alberto  ... 21 
Diaconale Arturo , consigliere di amministrazione della Rai ... 21 
Borioni Rita , consigliere di amministrazione della Rai ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE, Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della presidente e del consiglio di amministrazione della Rai ai sensi dell'articolo 49, comma 12-ter, del decreto legislativo n. 177 del 2005.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della presidente e del consiglio di amministrazione della Rai, che, sono stati convocati ai sensi dell'articolo 49, comma 12-ter, del decreto legislativo n. 177 del 2005.
  Sono presenti la presidente Monica Maggioni e i consiglieri di amministrazione Rita Borioni, Arturo Diaconale e Carlo Freccero, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  È inoltre presente il direttore delle relazioni istituzionali della Rai, Fabrizio Ferragni, che ringrazio per la sua presenza.
  Come previsto dal predetto articolo 49, comma 12-ter, la presidente e i componenti del consiglio di amministrazione riferiranno sulle attività svolte dalla Rai-Radiotelevisione Italiana Spa nel periodo 1° gennaio – 30 giugno 2017. Ricordo, altresì, che dovrà essere consegnato anche l'elenco completo dei nominativi degli ospiti partecipanti alle trasmissioni nel medesimo periodo.
  Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti.
  Do la parola alla presidente Monica Maggioni, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere, a lei e agli altri componenti del consiglio di amministrazione, al termine del suo intervento, eventuali domande e richieste di chiarimento.
  Prima di iniziare, voglio dare di nuovo il benvenuto al senatore Alberto Airola, che torna con noi in Commissione.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Mi associo al benvenuto.
  Il senso della convocazione di oggi era quello di riportare sulle attività del consiglio nel semestre che si è concluso. In realtà, dall'inizio del 2017, vi posso dire che il consiglio si è riunito formalmente ventitré volte, l'ultima il 12 ottobre, e ha assunto 79 delibere. Una parte di tutto questo vi era già stato raccontato. Fino ad aprile, sostanzialmente, avevo già fatto una prima sintesi delle attività di consiglio, e quindi quella che mi appresto a fare è una sintesi delle attività di consiglio a partire dalla fine di aprile.
  I provvedimenti più significativi presi dal consiglio di amministrazione sono, in un ordine che accorperò per tematiche e per ordine temporale, del 1° giugno, l'approvazione della risoluzione del contratto di lavoro col direttore generale precedente, Antonio Campo Dall'Orto. Nella stessa seduta, sempre del 1° giugno, abbiamo formalizzato le dimissioni del consigliere Paolo Messa. Dal 9 giugno, d'intesa con l'assemblea degli azionisti, è stata approvata la Pag. 4nomina del direttore generale Mario Orfeo, già direttore del Tg1. Il 20 luglio sono state poi affidate le procure, questo dal punto di vista delle modifiche di governance. È stata poi avviato, dal 14 marzo, l'esame dello schema della nuova Convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai per la concessione del servizio pubblico radiofonico televisivo multimediale, convenzione che è stata poi firmata il 27 luglio. Il 4 maggio, contestualmente, è stato dato l'avvio alla sottoscrizione di questo testo di Convenzione, mentre dal 23 giugno si è formalmente iniziato questo percorso di discussione sulla scrittura del nuovo contratto di servizio – ne parleremo se vorrete – che è a questo punto nelle sue fasi di definizione ultima, e poi verrà sottoposto dal Ministero dello sviluppo economico a questa Commissione.
  Il consiglio, nel frattempo, si è occupato sia dei palinsesti, lo ricorderete anche con qualche complessità legata alla contingenza e al momento che stavamo vivendo. Il 22 maggio sono stati approvati i piani di produzione e di trasmissione; il 23 giugno il consiglio ha preso atto del palinsesto, proprio perché siamo arrivati con particolare complessità e qualche ritardo al palinsesto. Il 20 luglio sono stati approvati i piani di produzione delle trasmissioni del 2017, e diverse sedute sono state dedicate anche al dibattito, che abbiamo peraltro condiviso con voi, sulla questione del piano dell'informazione. Il 28 settembre, il consiglio ha preso atto dei palinsesti di radiofonia.
  I contratti più significativi che questo consiglio ha approvato e sui quali ha deliberato hanno riguardato, sostanzialmente, l'aggiudicazione di forniture per beni e servizi, e dentro il discorso dei beni e servizi ci sono state le aggiudicazioni e le forniture di telecamere, dei sistemi ICT, dei sistemi assicurativi e dei vari servizi di manutenzione dei nostri centri. È stato riaffidato il servizio di informazione all'Ansa, la base – ricorderete che ne avevamo parlato anche qui – per le agenzie. È stata rinnovata la convenzione Consip per l'energia elettrica.
  Le fiction più grandi sulle quali sono state fatte delibere in questo periodo sono delle sedute del 4 maggio, 14 giugno e 20 luglio, con le produzioni È arrivata la felicità 2, Tutto può succedere 3 e Don Matteo 11. Del 23 giugno è l'approvazione dell'intesa di accordo per la collaborazione artistica con Fazio; il 27 luglio il consiglio ha approvato le nuove istruzioni interne per le procedure di affidamento dei contratti secondo il codice dei contratti pubblici e il piano triennale dell'Anticorruzione.
  Quali altre cose recenti? Del 13 settembre sono le grosse negoziazioni sul calcio. Abbiamo approvato la condotta negoziale da tenere per i Mondiali di calcio 2018, che è ovviamente in corso d'opera, e le Olimpiadi, mentre, ultima approvazione grossa delle fiction, c'è preacquisto dei diritti relativi alla seconda serie di I Medici. Ricorderete – ne abbiamo parlato in Commissione parecchie volte – l'enorme successo della prima serie I Medici. A questo punto, inizia questa serie, la seconda, su Lorenzo il Magnifico, prodotta in coerenza con la prima, che è stata, oltre che un grosso successo nazionale, un prodotto che ha dimostrato anche la nostra capacità di interagire col mercato internazionale sulle grandi produzioni.
  Sulla questione dell'anticorruzione, il 26 aprile è stata confermata la nomina della dottoressa Gandini come direttore dell’internal auditing e come responsabile per la prevenzione della corruzione.
  Quali altri temi sono stati affrontati? Moltissimi, devo dire, perché questi di cui diamo conto sono i temi che sono stati poi oggetto di delibera, ma, come potete immaginare, c'è una discussione molto più ampia, che va al di là dei temi oggetto di delibera.
  Il 14 giugno, abbiamo dovuto lungamente discutere del documento denominato «Piano organico dei criteri e dei parametri per la corretta e chiara individuazione dei contratti con prestazioni di natura artistica».
  Il 20 luglio, cosa che qualcuno sottace, ma che giudico particolarmente importante, è stato approvato un aggiornamento della regolamentazione dell'organizzazione aziendale in materia di salute e sicurezza relativamente agli ambienti di lavoro, una Pag. 5cosa che conta molto per chi magari non è sotto le luci della ribalta, ma tutti i giorni lavora in azienda, per cui questi sono temi chiave.
  Il 27 luglio, il consiglio ha approvato l'adeguamento e ha espresso parere favorevole all'aggiornamento dei criteri e delle modalità di reclutamento del personale e del conferimento degli incarichi di consulenza. Nelle sedute del 9 e del 23 giugno abbiamo esaminato l'aggiornamento del budget 2017.
  Il 27 luglio, abbiamo designato i componenti del consiglio di amministrazione Rai Cinema, il 28 settembre quelli di RaiCom. La logica è stata di continuare con nomine di dirigenti interni, ed è stato introdotto un orientamento significativamente più forte nella selezione di quei dirigenti interni che avessero competenze specifiche per le aree d'azione delle società di cui adesso sono diventati parte del consiglio d'amministrazione. I pareri, ai sensi dell'articolo 25.3 dello statuto sociale sulle nomine, sono stati dati su Luca Milano, direttore di Rai Ragazzi; Andrea Montanari, direttore del Tg1; Gerardo Greco, direttore del Giornale Radio Rai Radio1; Roberto Sergio, direttore della radio; Stefano Coletta, direttore di Rai3; Angelo Teodoli, direttore di Rai1; Andrea Fabiano, direttore di Rai2; Roberta Enni, direttore di Rai Gold. Il consiglio di amministrazione ha ascoltato i piani editoriali di tutte queste testate e ne ha preso positivamente atto.
  Come ricordava il presidente in apertura, è il giorno della consegna dei fascicoli degli ospiti. Mi dispiace molto che non ci sia l'onorevole Brunetta, che tutte le volte ci ha giustamente e, credo, doverosamente, sollecitato sulla questione della pubblicazione on line perché questi elenchi, invece di essere solo delle immense compilazioni di nomi difficili da consultare, diventassero un esercizio di trasparenza reale. Questa è la chiavetta. Tra tre settimane a far data da oggi, sono on line. Qual era la cosa da perfezionare, per cui non si poteva fare immediatamente? Nelle liberatorie che applicavamo tradizionalmente – chi di voi è stato ospite in Rai sa che si firma la liberatoria – non c'era quella relativa alla pubblicazione on line. Questo portava in sé un profilo legale complesso. È stata modificata la liberatoria, per cui appunto abbiamo la liberatoria per tutti gli ospiti. Da qua in poi le autorizzazioni continueranno a essere fatte in questa forma. Tra 21 giorni ci sarà anche la pubblicazione on line. Questo è il senso di questi sei mesi, e quindi direi che qui mi taccio e sono pronta a rispondere ai rilievi della Commissione.

  MAURIZIO GASPARRI. Bentrovati. Ci fa piacere che siamo riusciti a svolgere questa audizione.
  Per quanto riguarda questi dati, è importante anche questo dato di trasparenza che ci è stato comunicato. Vedremo adesso come fruirne.
  In termini più generali, visto che è un'audizione prevista da un adempimento presso la Commissione vigilanza, per cui il tema è tutto e nulla, vorrei segnalare di andare poi a fondo su alcuni temi. Prima, la presidente ha citato le vicende dell'anticorruzione. È stata una vexata quaestio nel passato, con la precedente direzione generale. Non abbiamo ben capito, però, tutte quelle posizioni che erano state contestate che esito abbiano avuto. Non c'è stato un punto di sintesi finale. Alcune forze erano legittimamente occupate da chi era designato, ma ricordo ad esempio il caso che fece più clamore dell'istituto di vigilanza, in cui il selezionatore era il padre del selezionato, poi ci fu la notizia di un cambio, ma non lo so. Vorrei capire su quelle vicende, almeno le principali, quelle che hanno destato più clamore, come si è regolata la Rai.
  Per il resto colgo l'occasione, visto che il presidente nel suo report ha parlato anche della fiction, degli impegni imminenti, delle serie di maggiore successo, per evidenziare un tema che nei giorni scorsi ha fatto notizia e sul quale la Rai ha avuto, secondo me, un indirizzo un po’ discutibile. La Rai ha dedicato una fiction a una vicenda contemporanea, ma talmente contemporanea – mi riferisco al sindaco di Riace – che, nel mentre la Rai ha concluso la fiction, quindi con una spesa e un impegno, c'è stata un'indagine, dalla quale auguro al sindaco di Riace di uscire a testa alta, perché il garantismo vale in tutti i casi. Tuttavia, Pag. 6faccio due considerazioni. Forse, ci vorrebbe un po’ più di prudenza prima di investire alcuni milioni di euro nelle fiction. Non dico di farle solo sui Medici o su Cristoforo Colombo, le cui vicende nel bene o nel male si sono concluse. Colombo è contestato adesso, lo so, c'è anche il punto di vista degli indiani d'America, impropriamente così chiamati – c'era poi l'errore geografico – ma lo si sa e si può fare anche la fiction da un punto di vista diverso, come ci sono stati film sugli indiani d'America negli anni ’70 e ’80 che ribaltarono la visione precedente. Dico al consiglio di amministrazione di fare su questo un po’ d'attenzione, perché poi casomai tra un anno l'indagato diventerà nuovamente un eroe, ma nel frattempo che si fa? Forse, sulle vicende in svolgimento servirebbe un po’ più di prudenza prima di fare investimenti cospicui. Chiedo poi nello specifico, essendoci comunque un'indagine in corso, avendo appreso che la fiction doveva andare in onda a marzo, ora andrà in onda una fiction che esalta un personaggio coinvolto in un'indagine. Diventa anche una forma di condizionamento d'indagine. Conoscendo l'Italia, da qui a marzo mi pare difficile che si risolverà. Auguro agli indagati che possano presto avere una risposta, ma suggerirei un po’ di prudenza. Poi il prodotto è lì. Se tutto va bene, la Rai la manderà in onda, tanto è una storia contemporanea, non è che tra un anno non sarà valida. Su questo, però, proporrei una riflessione in generale sulle scelte fatte, che mi sembrano a volte, anche su alcuni temi dell'immigrazione, quasi maniacali, nel senso che bisogna fare solo un certo tipo di fiction unilaterale.
  Infine, c'è il problema della vicenda complessiva degli andamenti degli ascolti di quest'avvio di stagione, che possono avere riflessi anche sui conti, sugli equilibri, sui bilanci. Francamente, potrei dire mille cose, su Fazio, su altro. Purtroppo, alcune nostre previsioni allo stato si sono confermate. Non vorrei che questo avesse riflessi. Poi abbiamo il 2018, una di quelle annate coi diritti sportivi e vicende varie. Sappiamo come i bilanci risentano dei Mondiali di calcio, che ci saranno l'anno prossimo, o delle Olimpiadi. Hanno dei costi. Ora, se la Rai ci arriva un po’ spompata sul piano degli ascolti della rete principale, poi la situazione diventa problematica, quindi parlo proprio sotto il profilo degli equilibri economici, non entro nei giudizi qualitativi, che affronteremo in altra occasione. Mi pare, però, insieme ai dati complessivi, che anche Marcorè aveva più successo quando imitava me, mentre sabato ha fatto l'11 per cento. Era merito mio, probabilmente. Ha cambiato genere e va male. Potrebbe tornare sui suoi passi. I dati sono un po’ preoccupanti. Queste sono le considerazioni che sottopongo al consiglio, visto che è una audizione su temi di natura generale, di equilibrio finanziario: che fine fa la vicenda anticorruzione nei singoli aspetti; la cautela nel mandare in onda cose che sono al centro di certe vicende; gli ascolti, che rischiano di squilibrare lo strumento che paga gli stipendi Rai. Con tutto il rispetto per le altre reti, sappiamo che Rai Uno è il piatto forte.

  MAURIZIO LUPI. Anche da parte mia e dei colleghi del gruppo il bentornato al senatore Airola. Spero che non abbia perso l'aggressività. Mi raccomando, abbiamo bisogno delle tue interruzioni e della tua sincerità sempre, indipendentemente dalla condivisione o meno delle posizioni.
  Chiedo scusa del ritardo e se farò qualche domanda o qualche osservazione riguardo a cose dette dalla presidente, che saluto, ma è utile sottolineare le preoccupazioni mie e del nostro gruppo. Dobbiamo fare il punto. Questa è la ragione per cui questa convocazione non è solo un atto di trasparenza, ma anche un momento di confronto tra il consiglio di amministrazione e la Commissione di vigilanza sui primi sei mesi e sugli obiettivi che ci si era posti relativamente alle competenze del consiglio, che il presidente poi sintetizza e rappresenta, e i risultati che si sono ottenuti o i miglioramenti che si possono avere. Mi sembra che questa sia la logica, al di là dei numeri, che sono fondamentali, o degli impegni formali che il consiglio di amministrazione ha preso, perché rappresentano passi coerenti con gli obiettivi che vi eravate posti e ci eravamo posti. Pag. 7
  Le mie osservazioni sono tre. La nostra preoccupazione principale è sempre, anche con il nuovo consiglio d'amministrazione, con il nuovo assetto – poi ci sono stati cambi in corso d'opera – che avevamo detto: servizio pubblico e media company. Questi erano i due obiettivi. Cardini di questo processo di evoluzione e di sviluppo della Rai sono il nuovo contratto di servizio e il piano dell'informazione. Ci è stato presentato il piano complessivo industriale. Quello che mi interessa è capire il giudizio che dà il consiglio di amministrazione su questi due obiettivi, per noi fondamentali, su servizio pubblico, pluralismo, pluralità, rappresentazione dell'Italia nei suoi aspetti negativi, ma anche nei suoi aspetti positivi, valorizzazione delle risorse interne, tutti elementi che ci avete presentato più volte. Vorremmo il vostro giudizio, al di là dell'aridità dei numeri, su come il lavoro di questi mesi è andato in quella direzione, tenendo conto delle cose che sono successe. C'è stato un cambio di direzione generale, che non è indifferente, perché la nuova legge prevede che il direttore generale abbia grande responsabilità, è l'amministratore delegato dell'azienda. Voi avete una funzione di indirizzo, da una parte, di controllo, dall'altra, e di decisione per gli aspetti di competenza. Siccome l'audizione è incentrata su questo argomento, mi interessa molto un giudizio.
  Vi è un secondo elemento che dovremo poi discutere nel contratto di servizio: avevamo anche posto il tema di come la Rai diventa una media company e un servizio pubblico, e si promuove e promuove l'immagine dell'Italia anche all'estero. C'è tutta la questione dei canali tematici, della revisione di Rai International. Oggi più che mai, non si tratta solo di parlare ai nostri italiani all'estero. Oggi più che mai, si tratta della modalità con cui il nostro servizio pubblico promuove l'intero sistema complessivo e diventa, come negli altri servizi pubblici europei, un servizio di promozione di tutto il nostro sistema, non solo culturale. Inoltre, i risultati non sono indifferenti. Perdonatemi, ma credo che il consiglio di amministrazione su questo debba invece insistere. Proprio nella divisione dei compiti, gestione e indirizzo e controllo, almeno per come la vedo io, è evidente che ci si misura sui risultati. L'ascolto è un obiettivo, le entrate sono un obiettivo, il pluralismo effettivo nella partecipazione o nella non partecipazione degli ospiti, il racconto a colori o in bianco e nero, sono il modo con cui possiamo controllare, ma il consiglio di amministrazione può chiedere rendiconto. Deve trattarsi di questo.
  Sono preoccupato di due cose. Abbiamo vissuto, stiamo vivendo un triennio, che sta andando verso la sua conclusione l'anno prossimo, in cui una gestione che vede una continua interruzione delle leve di comando certamente non aiuta il raggiungimento degli obiettivi, non solo da parte della direzione generale. Anche con questi cambi dei direttori di rete, ci si è dati degli obiettivi – lo dico per l'esperienza che ho d'azienda – in tre anni cambiati due volte, il direttore di Rai Uno viene spostato a Rai Due, quello di Rai Tre non c'è più e cambia, quello di Rai Due è andato da un'altra parte: come si tiene in piedi questa coerenza? Mi sembra che sia un atto di debolezza e non di forza. Devo misurare i risultati rispetto agli obiettivi. Non è un problema di Fazio – abbiamo già discusso del corrispettivo – ma se Rai Uno, che è un certo tipo di canale, abbia fatto la scelta giusta. Se in quattro puntate Fazio perde oltre 6 punti di share, qualche riflessione va fatta, non se interrompere Fazio, ma se fosse giusto o sbagliato. Semplicemente, mi risulta che la prima puntata ha fatto 20,80 e l'ultima ha fatto 14,80. Ci possono essere delle contingenze. Se il lunedì si sostituisce Vespa o Petrolio, e quel format fa meno del 10 per cento, forse qualche riflessione va fatta sulla valorizzazione, come dico sempre, su quei format di risorse interne e di giornalisti interni per fare quel tipo di prodotto, non un altro prodotto, che è l'intrattenimento.
  Questa era la seconda osservazione che volevo fare come riflessione e confronto con il consiglio di amministrazione: media company e servizio pubblico; internazionalizzazione; come, dal vostro punto di vista, gli eventi che hanno accompagnato questi anni (discontinuità, nomine, cambi direzione Pag. 8 di rete) hanno aiutato o hanno intralciato il raggiungimento di questi obiettivi, se siamo sulla strada giusta. Condivido poi l'osservazione finale del senatore Gasparri, perché tutto questo si riflette sul bilancio. Alla fine, dovete approvare un bilancio, e se vanno bene le cose, le risorse arrivano, ma se vanno male, le risorse non ci sono.

  JONNY CROSIO. Potrebbe essere scorretto e magari troppo semplice basarsi solo sulla questione della competizione che quotidianamente vediamo tra la Rai e la concorrenza. Dobbiamo essere giudiziosi e, probabilmente, fare un'analisi più fredda e possibilmente costruttiva.
  Come componente della Commissione, però, sono preoccupato per quello a cui assistiamo. Ho provato a fare un ragionamento, e probabilmente il problema, come sottolineava il collega Lupi, non è da ricondurre al flop, anche se speriamo non sia così, cui stiamo assistendo ad esempio con Fazio, che non è proprio solo sulla concorrenza. A me sembra di vedere che c'è ancora una forte concorrenza tra le reti. Nel momento in cui realizzo un prodotto, se un'altra rete non viene messa in difficoltà perché sto veicolando qualcosa di molto simile, è chiaro che c'è una forte preoccupazione.
  Signora presidente, non ho dubbi che Fazio, che ha tutta la mia solidarietà per questo momento di difficoltà, dai cui buoni insegnamenti come politica abbiamo sempre attinto, nel caso di un ulteriore problema, sarà lui stesso a fare un passo indietro, a darci ancora una volta una lezione, a stracciare in maniera unilaterale questo contratto e a restituire al contribuente i soldi che gli abbiamo dato, forse un po’ troppi dal mio punto di vista, in maniera da sistemare le questioni economiche. Alla fine, infatti, come ricordava anche il collega Gasparri, questa è una questione di bilancio.
  Volevo solo dare un input al consiglio di amministrazione relativamente a questa lampadina che sta lampeggiando e che ci segnala che, sì, servizio pubblico, sì, qualità, e non dobbiamo guardare la diretta concorrenza, che forse è molto commerciale, forse è una televisione che noi addetti ai lavori non apprezziamo, ma che di fatto comunque fa ascolto. Il collega Lupi ricordava, in maniera molto opportuna, che il servizio pubblico è il veicolo anche per rappresentare il nostro Paese al di fuori dei nostri confini. Qui voglio fare un'altra considerazione, un po’ un mio pallino, e qualche collega sorriderà, ma c'è anche un fondamento di concretezza.
  Si apre la stagione invernale dello sci. Spero che non succeda come l'anno scorso, quando tre nostre atlete sono andate negli Stati Uniti, si sono piazzate al primo, al secondo e al terzo posto, e l'unica televisione che non era presente sul posto a Salt Lake City eravamo noi. E sono arrivate prime. Ogni tanto, ad esempio, mandiamo i nostri telecronisti da Milano a Roma per la telecronaca di una competizione che si svolge nel nostro Paese, magari in Valtellina, a Santa Caterina, e invece di mandarli a Santa Caterina appunto, li mandiamo a Roma. È successo anche questo. Al di là di questo, in questo momento c'è un grosso impegno nel nostro Paese affinché le prossime Olimpiadi invernali possano essere ospitate per la prima volta in Lombardia e nella Confederazione elvetica, facendo una cosa che non ha mai fatto nessuno, a cavallo tra due Paesi. Presidente, ce lo siamo già detti e lei è molto sensibile da questo punto di vista: se, quando i nostri atleti corrono in casa nostra, con tutto il bene che posso volere a Rai Sport, facessimo vedere qualche partita in meno di volley di serie B, che apprezzo molto come sport, e riuscissimo il sabato mattina e la domenica a far vedere delle gare di sci, in cui i nostri atleti dopo anni, sia nel maschile sia nel femminile, fanno ottimi risultati, credo che sarebbe propedeutico, come diceva il collega prima, a promuovere e a fare il bene del Paese, il bene di un investimento che verrà fatto nei prossimi mesi molto importante dal punto di vista economico.
  Per il resto, al bando le polemiche per il momento, ma c'è preoccupazione anche da parte mia sugli ascolti, ma siamo certi che riusciremo a correre ai ripari. Anch'io ho fatto, collega Gasparri, l'interrogazione sulla questione del sindaco di Riace. Al limite, Pag. 9riscriveremo l'ultima puntata. Per una puntata si può fare. Glielo scriviamo noi il testo. Tutt'al più, faremo copia e incolla, quello che farà il magistrato! Battute a parte, signora presidente, siamo comunque preoccupati. Come diceva il collega Lupi, questa alternanza di direzioni ci ha portato forse a pregiudicare una qualità proprio dal punto di vista imprenditoriale, gestionale. Cerchiamo di rientrare nei ranghi, perché questo è un campanello d'allarme. Non vorrei che si tramutasse in un segnale molto più preoccupante.

  ALBERTO AIROLA. Ringrazio il presidente e tutti i colleghi per il bentornato.
  Abbiamo detto moltissimo in questi mesi, in questi anni, seduti qua, su tutte le questioni, che con rammarico oggi vediamo purtroppo non essere state realizzate, come si pensava, con una legge che metteva nelle mani di un solo uomo tutto il servizio pubblico che risolvesse, rilanciandolo con una nuova riforma del servizio, adeguandolo ai tempi, alle sfide del futuro, alla qualità anche degli altri servizi pubblici europei. Abbiamo visto come è fallito: con rammarico ne prendiamo atto.
  Non è perché ho perso il mio smalto – il collega Lupi può stare tranquillo che non lo interromperò – ma è semplicemente perché appuro che queste questioni oramai non sono più affrontabili in maniera concreta, e mi riferisco per esempio al piano news, al piano del web e al rilancio sul web della Rai, che è evidente che questo consiglio di amministrazione e questa dirigenza non potrà affrontare con i dovuti tempi. Siamo con un contratto di servizio del 2012, mi rendo conto. Nel frattempo, si sono fatte ancora altre cose. È evidente che tutta questa paralisi ci mette sotto gli occhi il fallimento di un tentativo di rinnovare la Rai.
  Non starò a dire troppe parole, ma alcune domande gliele voglio fare, presidente.
  È stato fatto un atto molto importante da questa Commissione, un atto concreto, sul conflitto d'interesse e gli agenti esterni che lavorano per la Rai. Quello che mi interessa sapere, visto che condivido ogni parola di quel testo, prodotto dal relatore, il collega Anzaldi, è come intendete accogliere e attuare quel testo, con quali procedure, con quali soluzioni, e se finalmente la Rai, come un ristorante può usare la propria cucina per produrre i suoi piatti, può produrre da sé, senza comprare pacchetti esterni. Sarebbe come andare in un ristorante, in una pizzeria con un forno a legna e un bravissimo pizzaiolo, ma la pizza arrivasse con un servizio esterno, un motorino, mentre il pizzaiolo sta lì fermo. Questa è una cosa veramente concreta, su cui questa Commissione ha prodotto un documento ampiamente condiviso, e su questo la Rai deve agire, al di là delle polemiche che si sono fatte e si stanno facendo su Fazio, Beppe Caschetto e così via. Basta leggere la rassegna stampa di qualche giorno fa, di ieri o dell'altro ieri, e tutti i giornali riportavano il caso di Fazio. Adesso si parla solo di Fazio, si parla solo di Vespa. La trasparenza è ormai un archetipo di questa Commissione. Abbiamo parlato tantissime volte della deroga ai compensi, di quanto prendono i vari protagonisti delle prime serate o quanto costano i programmi e le fiction, soprattutto di come vengono ripartiti i soldi, che sono tanti, tra Rai Fiction e Rai Cinema.
  Il vero punto adesso è concentrarci sull'informazione, cioè sul dare un'adeguata rappresentazione di quello che sta succedendo in Parlamento, alla politica italiana, alla prossima campagna elettorale. Siamo in scadenza, sia noi sia voi. Bisogna raccontare agli italiani, restando il più possibile aderenti alla realtà, quello che sta succedendo con la legge elettorale, con le questioni economiche e la legge di stabilità, che sono poi i temi caldi che interessano agli italiani. Bisogna mantenere il più possibile un alto profilo. Questa è un'aspettativa. Mi rendo conto che di polemiche ne sono state già fatte talmente tante, che non sto qui a ripeterle, sull'informazione. Si dovrebbe anche trovare un accordo, o comunque una soluzione, almeno piantare un semino, per avere un piano Web o un rilancio, un accordo con Milena Gabanelli. Tra poco, scadrà anche la questione dell'aspettativa di Milena Gabanelli. Che cosa succederà? Pag. 10
  Infine, oggi abbiamo votato al Senato un importante disegno di legge, il whistleblowing, che tutela i cittadini che denunciano fatti di corruzione nella pubblica amministrazione. Avete parlato di piano anticorruzione. C'è stata una questione, che aveva posto anche lei, presidente, rivolgendosi all'ANAC, di numerosi fatti di corruzione avvenuti in Rai. Come anche questo può essere applicato all'interno della Rai? Penso che sia un punto cardine permettere che all'interno del sistema si crei un sistema autonomo immunitario, che prevenga al suo interno fatti di corruzione. Sicuramente, chi è dentro sa che cosa succede. Concludo augurandomi che l'informazione, soprattutto in questi ultimi mesi, sia davvero il più possibile equa, almeno appunto nell'ambito del possibile. Mi rendo conto che, come sono cambiati i direttori, come ogni volta si è sfasciato qualche progetto in Rai, così anche da un punto di vista governativo è successo al Paese. Quello che è successo in Rai riflette un po’ quello che è successo alla politica e al governo del Paese.

  PINO PISICCHIO. Saluto anch'io la presidente e i componenti del consiglio di amministrazione della Rai, che rivediamo tutti con grande senso di stima, che credo, presidente e voi gentili componenti del consiglio di amministrazione, non mancherete di registrare, perché sarà la fine legislatura, sarà l'estenuazione di vederci parlando delle solite cose, ma c'è una torsione buonista che pervade quest'oggi, una sorta di bontà liofilizzata che stiamo respirando tutti in questo momento di confronto con il consiglio di amministrazione.
  Ciò detto, condividendo molte delle sottolineature che sono state già fatte dai colleghi e ringraziando per la puntualità con cui l'adempimento viene portato a termine, porrei una sola questione, per quanto mi riguarda in modo inusitatamente lapidario, ed è una domanda.
  A valle delle valutazioni che sono state anche compiute circa la non particolare brillantezza almeno di alcune esperienze di talk show più o meno artisticamente agghindati, vogliamo immaginare di avviare una riflessione seria sul perdurare di questi format? Non sembrano anche a loro, gentile presidente e gentili membri del consiglio di amministrazione, un tantino vetusti?
  In fondo, la formula che viene riproposta su Rai Uno da Fabio Fazio absit iniuria verbis – è stato talmente tante volte citato in queste ultime settimane che avrà un po’ di difficoltà a camminare senza sentire quest'eco che lo circonfonde – è un format che quanti anni ha sul groppone? Sarà un decennio, un quindicennio, una vita, è sempre quello. Va bene una faccia simpatica, ma non basta. Forse va immaginato qualcosa di più e di diverso. Naturalmente, il ragionamento analogo può essere fatto anche per altre esperienze, a cominciare da quella di Bruno Vespa. Non lo dico mettendo dentro alcunché di polemico, ma solo una semplice domanda: non sono diventati vecchi? Non è il caso di sperimentare qualcosa di nuovo, magari investendo anche su qualche faccia che abbia un elemento di novità? Probabilmente, questa domanda, seppure a chiusura di un'esperienza parlamentare e anche in prospettiva dell'ultimo anno di lavoro che vi apprestate a fare, credo con grande utilità per tutti, forse sarebbe il caso di porcela.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Voglio ringraziare anch'io la presidente Maggioni e i membri del consiglio di amministrazione per l'occasione di oggi, prevista dalla legge, ma sempre anche un'occasione per stare a quelle che sono anche questioni di più vicina quotidianità, come era anche nei richiami che hanno fatto alcuni colleghi.
  Vorrei sollevare due questioni.
  Vorrei chiedere alla presidente, ai membri del consiglio di amministrazione, in riferimento al contratto di servizio: ormai, siamo agli sgoccioli dei sei mesi previsti e sappiamo, perché era stata già occasione di confronto in un'altra audizione, del lavoro fatto. Nei limiti delle cose che presidente e consiglio di amministrazione possono dirci, vorrei una loro valutazione sui tempi e, se possono, anche un riferimento a quali sono state le novità, gli eventi, le questioni che nelle ultime settimane e negli ultimi mesi hanno indotto ad approfondimenti sul lavoro Pag. 11 che era stato fatto. È per avere anche oggi un'occasione di portarci avanti nel lavoro che dovremmo poter fare di qui a breve. La seconda questione è collegata a questa, anch'essa sollevata nel corso dell'audizione del direttore generale, ossia il riferimento a un dato strutturale, che è l'operazione che è stata fatta sul canone. Nella valutazione di tutti, anche di quanti forse all'inizio non erano così convinti, ha avuto nel complesso un segno positivo, che però nei numeri presentati qua dall'azienda ha un problema dato dal combinato disposto della riduzione del canone a 90 euro e della percentuale dell'extragettito diretta alla Rai, visto che l'altra parte va all'estensione dell'esenzione del canone, al fondo per il pluralismo e al fondo MEF per la riduzione della pressione fiscale.
  Nell'audizione con il Viceministro Morando avevamo sollevato questo tema. La risposta del Viceministro Morando era in qualche modo anche interlocutoria. Lui diceva che, nel momento in cui questa questione venisse posta da Rai, sarebbero stati disponibili ad affrontarla. Voglio capire se la questione è stata posta, se c'è su questo un'interlocuzione del Governo. Questa non è materia precipua della Commissione vigilanza: pur essendo questione relativamente all'agibilità dell'azienda di servizio pubblico, la norma, quella su cui si potrebbe incidere, cioè la legge di bilancio, non passa da questa Commissione, ma dalle Commissioni permanenti. Ognuno di noi, però, fa parte di Commissioni permanenti e può presentare emendamenti, quindi altro è il luogo, ma questa credo sia l'occasione per capire se su questo c'è un'interlocuzione, un passo in avanti.
  Infine, visto che anche altri colleghi sono stati sull'attualità, io ci sto in altri termini. Ho sentito le dichiarazioni della presidente al Prix Italia e il riferimento alla valorizzazione della Rai di Milano. In realtà, ho presentato un'interrogazione e ho già avuto una risposta, ma questa forse può essere l'occasione, se la presidente ritiene, di tornare sulle sue dichiarazioni se ha, eventualmente, elementi aggiuntivi rispetto all'asserita volontà dell'azienda di investire su Milano.

  GIORGIO LAINATI. Presidente Maggioni, cari consiglieri, sottolineo l'ultima questione sollevata dal collega Peluffo sull'importanza di Milano e quanto vorrà fare l'azienda per rilanciare il ruolo di Milano capitale economica in qualche misura anche della televisione italiana. Mi fa piacere che ci sia il consigliere Freccero. Pochi mesi fa, proprio prima della pausa estiva, in questa sede abbiamo parlato tanto di una necessità, come lui stesso fece in modo molto accorato a suo tempo, ed è una persona che conosce molto bene il servizio pubblico – anche la concorrenza privata, ma è ancora meglio avere una visione a 360 gradi – chiedendo alla politica di sostenere appunto la necessità di non far andare via alcuni protagonisti della TV pubblica per farli emigrare nelle televisioni concorrenti più generose sul piano contrattualistico. Comunque, mi sembra che la risposta della politica ci sia stata.
  Qual è il problema? Se la Rai fa una televisione di qualità, nessuno lo sottolinea. C'è invece la polemica sugli ascolti, ma se gli ascolti per esempio di domenica scorsa di Fazio non sono stati quelli di precedenti puntate, e comunque siamo solo al primo mese di programmazione – cerchiamo di avere una visione temporale un po’ più logica della dinamica televisiva – resta che ha fatto una televisione importante, consigliere Freccero. C'erano i genitori di Giulio Regeni, c'era l'autore, paradossalmente, della più importante produzione Rai degli ultimi vent'anni come successo televisivo, Montalbano, cioè Camilleri, e la vendita internazionale di questo bel prodotto. Cerchiamo anche di rimanere nell'ambito di una valutazione non esageratamente critica, ma di restituire la realtà dei fatti. Giudico Cristina Parodi, per esempio, non perché abbia lavorato al Tg5, una bravissima giornalista. Non a caso, ha condotto negli anni scorsi un altro programma importante del servizio pubblico, che era La vita in diretta, e l'ha condotto benissimo. È tutto assolutamente sproporzionato alla realtà. Non è piaciuta la puntata prima di Domenica In: sentiamoci tra trenta puntate. È del tutto privo di senso che ogni puntata debba essere condizionata da polemiche essenzialmente Pag. 12 politiche. Credo che si debba fare una valutazione assai più generale.
  Ho invece molto apprezzato le parole della presidente sulla notizia che ci ha dato del precontratto per la riproposizione di una delle più importanti coproduzioni internazionali di Rai sulla vita di Lorenzo de’ Medici. Penso che farà molto piacere in particolare al senatore Bonaiuti, che conosce assai bene questa parte della storia del nostro Paese. D'altronde, la stessa coproduzione dell'annata precedente, I Medici, è stata un'altra produzione di straordinario successo della Rai, quindi non avrei questa visione così assolutamente catastrofista e negativa. Giustamente, la presidente ha fatto riferimento ai campionati del mondo di calcio. Non può non farli la Rai, ovviamente sperando che ci sia l'Italia e che si riescano a mantenere dei contratti non folli, anche se la concorrenza è spietata. Do quindi un giudizio ampiamente positivo del lavoro che state svolgendo. Soprattutto, ribadisco l'importanza del lato culturale dell'impegno del servizio pubblico che si vede nelle fiction, ma più in generale della rivalutazione di alcuni momenti importanti della cultura italiana nei periodi più significativi.

  PAOLO BONAIUTI. Io sono molto meno ottimista di quanto alcuni lo sono stati qui.
  Vorrei chiedere al consiglio di amministrazione se non ritenga di trovarsi di fronte a un errore manageriale, che può influire anche sul futuro. Premetto che io non sono tra quelli che giudicano il mondo dello spettacolo e della televisione uno scambio tra angeletti che suonano le mandole. Capisco che ci sono ragioni di mercato, di guadagno, di carriera, come in tutti i campi della vita. Ritengo che la Rai debba essere in condizione di potere intervenire sul mercato, perché è una delle realtà fondamentali di questo Paese.
  Detto questo, si è detto che la trasmissione di Fazio poteva essere sottoposta a una sorta di eccezione in quanto fondamentale per la Rai, e ci troviamo di fronte a un doppio flop, che non è solo un flop – state attenti – di ascolti, ma è anche un flop di conduzione manageriale. Che cosa significa giudicare quella trasmissione esiziale? Torniamo alla realtà concreta dei fatti. A me è stato insegnato autorevolmente che contro l’audience non si può andare, perché è quella che determina gli acquisti della pubblicità su uno spazio fondamentale come il prime time di Rai Uno in relazione, appunto, all'indice degli ascolti. Allora, i casi sono due. Uno è che si trovi immediatamente il modo di portare questi ascolti a livelli accettabili, magari cambiando la formula. Si può avere sbagliato la formula. Non si può però mettere la testa sotto la sabbia e andare avanti, perché queste sono perdite da mettere in conto per il futuro, su un canale che è il primo che gli italiani guardano, per la posizione e per l'abitudine da cinquant'anni. Vi invito a considerare se quest'errore manageriale potrà essere riparato in maniera da non incidere sulle spese future.

  ALBERTO AIROLA. Vorrei solo aggiungere una brevissima domanda sul bilancio. Il direttore Orfeo aveva paventato problemi sul bilancio. Alla luce anche di quello che ho sentito sui campionati di calcio, che sicuramente sarà un impegno gravoso, che cosa prevedete?

  PRESIDENTE. Vorrei farvi una raccomandazione. Sappiamo tutti che tra poco ci sarà una campagna elettorale dura, spigolosa, davvero difficile. La prevedo così per tutte le forze politiche, per il Paese. Si va a scadenza di legislatura. Voi siete il servizio pubblico, lo governate in questo momento, e quindi vi chiedo la massima attenzione, la massima indipendenza, ma non solo. Vi faccio la massima raccomandazione che facciate sì che il Paese possa vivere al meglio l'informazione del servizio pubblico, che è la propria informazione. Raccomando la massima attenzione a tutti i direttori dei telegiornali di mettere in essere tutte le opere possibili per far sì che la Rai abbia un ruolo centrale nella campagna informativa delle elezioni politiche nazionali, giusta e distaccata.
  Mi unisco a una domanda che è stata già fatta. Abbiamo approvato un'importante risoluzione sul conflitto d'interesse degli agenti. Mi chiedo che tipo di procedure stiate mettendo in campo per far sì Pag. 13che il consiglio di amministrazione approvi e metta in atto la risoluzione che qui è stata votata, anche con un peso politico molto forte, perché è stata votata in pratica all'unanimità.
  Mi unisco alla domanda di Peluffo sul contratto di servizio. Vorrei – lo dico pubblicamente – che la Commissione ricevesse il testo del contratto di servizio il prima possibile, in modo che in questo mese possiamo lavorare, chiudere e rimandare al Governo. In questo modo, potrete definitivamente, con il lavoro anche della Commissione, approvare il contratto di servizio, che ricordo è scaduto nel 2012 ed è ancora in prorogatio. Questa rimane, personalmente, una vergogna indicibile.
  Ho fatto anche un'interrogazione qualche giorno fa sugli archivi digitali, riferiti in questo caso a una denuncia pubblica di Minà per sue trasmissioni che non sono state digitalizzate e che potrebbero essere perdute. Siccome la Rai è memoria storica per tutto quello che ha prodotto, e questo materiale appartiene agli italiani, gli esempi possono essere tanti, ma parto da Minà, perché c'è stata una denuncia pubblica: a che punto siamo? Questa denuncia ha un valore oggettivo? Dobbiamo comprendere a che punto siamo con la digitalizzazione di tutti i prodotti e con il passaggio dall'analogico al digitale per far sì che l'archivio Rai diventi fruibile da tutti e ci sia la memoria storica.
  Quello sullo share è un discorso ampio. La Rai ha una natura pubblica, ma anche di SpA, e penso che lo share vada guardato, ma sempre fino a un certo punto. Noi dobbiamo essere servizio pubblico. Se abbiamo in prima serata i genitori di Regeni che ci raccontano una storia terribile, importante, la raccontano al Paese, e si può muovere anche l'opinione pubblica che viene a conoscenza di questa storia, per un tema così importante, anche se si perdono uno o due punti di share, penso che la Rai in questo caso assolva al suo dovere. A volte, non si assolve al dovere facendo più share, e secondo me non è servizio pubblico; a volte, c'è meno share, ma è più servizio pubblico. È molto complesso, quindi, il ragionamento sullo share non essendo Mediaset.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Per una volta abbiamo un po’ di tempo, per cui cercherò di rispondere con puntualità a tutti i rilievi. Tra l'altro, devo ringraziarvi moltissimo per il clima di quest'audizione, perché ci permette di ragionare come persone che insieme, anche con le differenze e i diversi punti di vista, hanno in mente di realizzare un obiettivo comune. Vi ringrazio per il tono generale degli interventi e delle domande.
  Parto a ritroso, dalle domande del Presidente Fico, e ripercorro il percorso fatto insieme fin qui. La raccomandazione sulla campagna elettorale, presidente, è ovviamente una preoccupazione di tutti, ma anche nostra. Al di là dei numeri e di quello che l'applicazione puntuale di par condicio ci richiederà, c'è un posizionamento della Rai nel racconto del Paese che si legge anche attraverso la capacità di essere equa nel suo raccontare il dibattito in corso nel Paese. Posso garantire che da parte del consiglio, e da parte dell'azienda in generale, ci sarà la massima attenzione su questo.
  Quanto alla questione della decisione presa all'unanimità in Commissione sulla presenza degli agenti dentro la dinamica delle scelte, delle trasmissioni, degli ospiti, il vostro documento è estremamente importante. Ne stiamo regolarmente parlando, lo stiamo analizzando e cercando di capire come muoverci in questa linea. Quando dite, in apertura di documento, che auspicate un intervento del legislatore, io lì leggo un elemento fondamentale. Proprio perché anche da tutti gli interventi di oggi emerge che questa Commissione ha particolarmente a cuore la tenuta e la forza del servizio pubblico, è chiaro che qualsiasi iniziativa unilaterale del servizio pubblico rispetto al resto del mercato ci butterebbe immediatamente fuori dal mercato stesso, in un guaio molto serio, semplicemente a compilare un palinsesto. Sono totalmente d'accordo col fatto che ci sia un bisogno regolatorio forte. Il come lo si possa applicare senza contemporaneamente penalizzare Pag. 14 Rai è oggetto di dibattito. Personalmente, penso che in questo momento abbiate fatto molto bene a precisare che si auspica un intervento puntuale del legislatore al fine di rendere trasparente il ruolo di ciascun operatore. È esattamente quello che serve. In assenza di questo, Rai, certo, deve fare delle cose. È molto complicato capire dove si pone il bilanciamento tra il fare delle cose e il non essere automaticamente espulsi dalla possibilità negoziale sul mercato. Questo è un tema che rimando al fatto che non stiamo per nessuna ragione sottovalutando l'indirizzo dato da questa Commissione. Non è – mi creda – un formalismo, ma c'è un tema di tenuta rispetto al dove ci collochiamo. Il giorno che lo applichiamo unilateralmente, diventa un serio problema...

  PRESIDENTE. Siccome, però, viene dalla Commissione, noi auspichiamo, per quello che ha riportato nell'inizio della risoluzione, anche, e sottolineo anche, un intervento legislativo per il riequilibrio di questi conflitti d'interesse nel mercato, ma rimane una risoluzione votata da tutta la Commissione, in cui si dava 90 giorni perché sia resa operativa. Comunque, la Rai dovrà, al di là del Parlamento, normare entro 90 giorni al suo interno questo conflitto d'interesse, e poi speriamo, e mi farò promotore, che all'interno del Parlamento ci sia anche una legge su questo conflitto d'interesse.

  MAURIZIO GASPARRI. In mancanza della legge non farete niente?

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. No. Abbiamo 90 giorni. Ci stiamo lavorando e cerchiamo di capire qual è il punto di equilibrio col quale Rai può, da una parte, tenere in grande considerazione quanto deciso da questa Commissione e, dall'altra, non autoconsegnarsi a un fallimento che sarebbe questa Commissione la prima a denunciare. È chiaro che c'è un tema da risolvere in questo senso.
  Diceva di Minà e della digitalizzazione. Presidente, penso che le cose fatte da Minà siano un pezzo importantissimo di storia dell'azienda, al punto che, quando nella mia vita precedente ero direttore di Rai News, Minà veniva spessissimo ospite da noi. Abbiamo ripreso anche pezzi di trasmissioni. Stiamo cercando di capire esattamente che cosa succede e che cosa sta succedendo a Blitz e all'insieme delle trasmissioni fatte da Minà. Sembra che siano in sicurezza. Quello che lei solleva, però, per me è un problema centrale di Rai. Quello della digitalizzazione è un tema che richiederebbe una certa quota di investimenti. Noi lo stiamo facendo. Si può veramente tantissimo in termini di investimenti. Dal mio punto di vista, alcune operazioni, e condivido totalmente la sua posizione, sono centrali per la memoria collettiva di questo Paese. Certo che si digitalizza in un tempo rapidissimo tutto quello che abbiamo a disposizione. È esclusivamente una questione di budget. Se, anziché avere «n» persone a digitalizzare, se ne hanno «n» all'ennesima potenza, la digitalizzazione avviene molto più in fretta. Richiede risorse che in questa quantità non ci sono. Lo sforzo che si sta già facendo è immenso, ma per esempio è una delle cose che potrebbero venire richieste a fronte di risorse straordinarie. Il tema delle risorse, che andrò ad affrontare tra poco, non è irrilevante. L'elenco delle cose da fare è giusto che ci sia. È altrettanto giusto mettere di fianco alle cose un valore specifico, sennò ci continuiamo a dire quanto sarebbe importante fare alcune cose, e poi però non si riesce a far tornare i conti. La digitalizzazione, e sono d'accordo con lei, è una delle cose chiave da fare. C'è la memoria collettiva di un Paese che si rispecchia in tutto quello che è stato e che magari non vuole essere, perché non c'è necessariamente solo quella positiva – la memoria è un elemento complesso – ma non averla o rischiare di perderne pezzi significativi è un problema, ed è un problema per il valore specifico del Paese. Ripeto che però c'è una questione specifica di risorse. Stiamo facendo molto all'interno del perimetro di risorse che abbiamo. Forse, varrebbe la pena fare una riflessione specifica su quante risorse servirebbero per farlo in tempi che Pag. 15diminuiscono a quel punto esponenzialmente e poi capire quali potrebbero essere i risultati.
  Dicevamo, ed è un tema toccato da molti, forse da tutti, della questione ascolti, della questione share, dell'equilibrio tra lo share e il servizio pubblico. Innanzitutto, da giornalista torno ai fatti, perché sono abituato a fare così, e prendo un documento di stamattina del marketing della Rai. Leggo sui giornali di crolli epocali e di una situazione devastante, ma francamente mi sa che stiamo raccontando due cose che non sono identiche. Premetto che non sto dicendo che è tutto perfetto e non sia, invece, perfettibile o non si possa fare una serie di cose per migliorare lo stato di fatto. Non siamo in presenza del crollo della Rai in assoluto. Non siamo neanche in presenza del crollo di trasmissioni specifiche. Vi do un paio di dati come li sto leggendo dentro il marketing.
  La Rai, in generale, sulle 24 ore, sta realizzando mediamente il 35,2 per cento – usiamo Mediaset per comodità come elemento di riferimento – guadagna, rispetto allo scorso anno, lo 0,4 in più, mentre Mediaset è al 32,5, perde lo 0,8. La distanza tra i due gruppi si allarga, ed è di oltre 4 punti. Abbiamo letto dei titoli in questi giorni sul crollo della Rai, sul disastro Rai, sulla fine della Rai: al momento, non pervenuti, o lo speriamo, e so che lo speriamo tutti insieme.
  Che cosa succede, in generale?
  La Rai nel suo complesso guadagna, sì, sulle 24 ore; Rai Uno guadagna in day time, in prime time e in seconda serata; migliorano le rubriche sportive del weekend su Rai Due; migliorano con Rai Tre i programmi divulgativi del pomeriggio. È chiaro che c'è un riassestamento anche dentro le reti. Chi ha fatto televisione per tanti anni sa che spostare certi programmi, spostare volti, comporta una riscrittura di tutto l'equilibrio delle reti, e molto difficilmente si può valutare il bilanciamento, il risultato, una settimana dopo, due settimane dopo, tre settimane dopo. Fazio, per tenerci ai numeri – quindi prima ancora di fare il ragionamento che vorrei fare se mi consentite su servizio pubblico o meno – nella prima serata ha fatto il 18,6 di media: rispetto alle stesse domeniche di un anno fa, ha fatto più 0,5. Si può chiamarlo disastro, e va bene, ma è un disastro che fa il più 0,5 rispetto a un anno fa... Stiamo parlando di quattro puntate. Le quattro puntate di Fazio, rispetto alle stesse domeniche dell'anno scorso, qualsiasi cosa ci fosse dentro, fanno più 0,5, rispetto all'anno scorso... E non solo. In una delle quattro domeniche c'era stata la Nazionale, che faceva 28,2. Stiamo parlando di un più 0,5: ci piaccia o non ci piaccia, è un più 0,5 rispetto all'anno scorso.

  CARLO FRECCERO. Cito a memoria. Credo che la media del prime time della domenica dell'anno scorso, siccome c'erano non primi passaggi, ma secondi passaggi di fiction, fosse sul 15,71. Sono preciso, perché comprendeva sia fiction di primo passaggio sia fiction di secondo passaggio, sempre per i problemi di budget. Questi sono dati che ricordo molto bene, perché ho discusso queste cose in consiglio e sui dati e sulla televisione credo di avere il passaporto in regola.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Il passaporto del consigliere Freccero, e sono anzi molto contenta che intervenga – oltre che consigliere, sappiamo benissimo che è anche uno dei riferimenti dal punto di vista dell'analisi del mercato televisivo di questo Paese – mi sembra che ci racconti una cosa abbastanza chiara.
  Diverso è il discorso che faceva il senatore Bonaiuti sulla formula da cambiare, da rivedere. La formula al momento è quella che è. Poi penso – chi fa televisione, questa cosa la dice – che la formula è quella che è, ma si può sempre migliorarla, inserire qualche elemento diverso, vedere il bilanciamento con un pubblico nuovo, e magari pensare ad alcuni passaggi che vanno a rimodificarla. Francamente, però, continuo a non riuscire a leggere nei numeri, non nelle opinioni, il flop, che a casa mia è una cosa seria, per cui si pensa se per caso non si vada a casa.

  ALBERTO AIROLA. C'è un problema sull'informazione, concorda con me.

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  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Distinguiamo i temi. Francamente, parlare di queste percentuali e definirle flop o vedere titolato, come ho visto titolato in questi giorni, «Disastro Rai», «La Rai al tracollo», scusate, no. Poi ognuno di noi fa il suo mestiere, ognuno di noi ha delle cose da dire, ognuno di noi ha platee davanti alle quali muoversi, ma la Rai non è al tracollo e questo non è un flop. Da lì in poi possiamo tutti discutere.
  Colgo la sollecitazione del presidente, che però è emersa anche da altri interventi: portare alcuni discorsi nella prima serata di Rai Uno è servizio pubblico? Dal mio punto di vista, lo è. Questo magari fa pagare il fatto che, invece di quel più 0,5, oggi avremmo potuto venire qua a raccontare un più 3,5? Forse, sì, ma è uno di quei prezzi che si paga per fare servizio pubblico. Quando leggo nel dibattito di questi giorni confronti con alcune trasmissioni della concorrenza, dico che questo non può reggere. Ancorché siano trasmissioni che metà o tre quarti degli italiani possano trovare interessanti, divertenti – non ho giudizi o pregiudizi su niente e nessuno – temo che il nostro canone ci imponga di raccontare altre cose, di avere una costruzione di programmi che va in un'altra direzione. Anche qui, dobbiamo ricomporre questa schizofrenia tra chiederci il super ascolto e poi chiederci di essere servizio pubblico, dopodiché qualche volta le due cose riescono ad andare perfettamente insieme, e quello è francamente quello che auspichiamo tutti. Quando divergono, però, la mia personale scelta, e so di avere in questo la condivisione del consiglio – tante volte ne abbiamo parlato insieme – è che prima di tutto si fa servizio pubblico. Personalmente, mi crea un problema molto più grosso quando magari come Commissione ci venite a punzecchiare su episodi che non sono di servizio pubblico. Quello mi mette fortemente in discussione, perché lì c'è la vera natura della Rai e il suo rapporto coi cittadini e con il canone.
  L'onorevole Peluffo richiamava la questione del contratto di servizio. Sto andando a ritroso.
  La scadenza formale è il 28. Non credo di annunciare o di svelare chissà quale segreto nel dire che l'interlocuzione col Mise è andata avanti in modo molto serrato, con una condivisione e uno scambio di testi. Secondo me, le scadenze auspicabilmente verranno rispettate. Questo testo che nasce dall'interlocuzione Mise-Rai, vi verrà sottoposto per la famosa analisi. L'unica cosa che mi sento di dire è che c'è fin qui una serie di elementi importanti, interessanti, di novità. Si parlava prima delle quote di innovazione, si diceva di investire sulle novità, sui format e sulle facce nuove. Il contratto di servizio prevede in modo specifico che ci debba essere una quota di risorse destinate proprio alla costruzione di format nuovi dentro Rai. C'è un atteggiamento che va nella direzione da voi auspicata. C'è una serie di potenziali novità. Si parlava della proiezione del Paese, della qualità Paese: uno sforzo significativo legato al racconto sul piano internazionale del nostro Paese. Il tema chiave, però, e davvero mi sembra importante quella che sarà anche la vostra riflessione, è la sostenibilità economica di una serie di cose. L'elenco di cosa vorremmo è abbastanza semplice, ancorché magari diverso secondo le visioni del mondo. Il piano di sostenibilità economica di tutto ciò sarà la vera battaglia e sarà il vero snodo che ci permette di dire che in Rai avremo nei prossimi anni o quanto alcune cose molto importanti incluse in questo contratto di servizio che si potranno tradurre o meno in progetti operativi e in cose che succedono.
  L'interlocuzione col Mef, certo, è in corso. La somma dei 90 euro, l'extragettito e l'anno pari dell'anno prossimo non ci fanno vedere assolutamente niente di buono in termini di numeri. Ancorché si tenti di mantenere un rapporto virtuoso con i conti, relativamente alla contingenza di questi tre elementi – ci è stato raccontato dal CFO precedente nell'ultima seduta che abbiamo fatto insieme ai consiglieri – ci sono stati mostrati conti per il 2018 che danno delle preoccupazioni. Soprattutto, questi vanno a incastrarsi con un contratto di servizio che ci chiede, giustamente dal mio punto di vista, di fare delle cose in più, che sono Pag. 17molto importanti anche per il Paese, ma che devono essere poi finanziate. Quello è sicuramente un tema che dovremo riaffrontare insieme.
  Senatore Airola, su alcune cose ho già risposto, sulla questione degli ascolti, sugli equilibri. Diceva di una soluzione per la questione Gabanelli. Ovviamente, stiamo aspettando di capire come va. È stata fatta una proposta molto precisa anche sulla base di una proposta personale del consigliere Freccero, che poi il consiglio ha sposato in toto. Speriamo, e non lo dico in modo formale, di risolvere al meglio la questione perché il valore e dell'azienda e della persona specifica possano andare a sommatoria e non a sottrazione. È veramente un impegno di tutti, per il quale tutti stiamo cercando di trovare la strada migliore.
  Si diceva del whistleblower. Purtroppo, stamattina non ho seguìto le notizie e non so che cosa sia successo tra Camera e Senato, ma mi permetto di dire una cosa. L'elemento del whistleblower è forse una delle più interessanti istituzioni innovative che siano state inserite nell'ambito dell'Anticorruzione. In Rai stiamo tentando di renderla il più possibile operativa. È ancora molto difficile. Le persone si devono sentire protette nel momento in cui denunciano alcune pratiche scorrette o di corruzione. Il whistleblower è il miglior antidoto all'anonimo. L'anonimo permette solo di buttare fango in giro su tutti, senza nessun meccanismo di responsabilità. Per una persona che si dichiara come persona denunciante, ma che poi viene protetta, è la cosa migliore, ed è una di quelle su cui stiamo cercando di migliorare, perché dentro un'azienda come Rai è veramente una pratica dal mio punto di vista estremamente importante, al momento non ancora di grande successo, mentre potrebbe essere una strada anche civile nella quale muoversi quanto prima.
  Faccio una rapida corsa all'indietro. Senatore Crosio, credo di aver risposto ad alcune cose insieme alle altre. Quanto all'impegno per le Olimpiadi invernali, e dico in generale per gli sport nei quali i nostri atleti hanno un ruolo di primo piano, è chiaro che deve essere, da una parte, una scelta di sistema, e poi mi permetta di dire anche una scelta di fantasia. Non sempre siamo riusciti ad acquisire i diritti di tutto o all'ultimo momento ci si può spostare su una cosa di cui non si sono presi i diritti anni prima. Ricordo la finale delle tenniste, per farle un esempio di diverso tipo... Sapevo che avrei provocato Bonaiuti. Quello che cercheremo di mettere in campo, eventualmente, è anche un elemento di fantasia. Non sempre si hanno i diritti di certe cose, ma ci si può inventare dei racconti puntuali, che danno comunque copertura all'evento e raccontano i pezzi di Paese coinvolti in queste manifestazioni.
  L'onorevole Lupi parlava del contratto di servizio, e ho risposto; della valorizzazione delle risorse interne, ma mi sembra francamente diventata un po’ la linea guida di questi mesi – lo stiamo facendo con una discreta puntualità – e dei risultati economici, di cui anche ho detto.
  Senatore Gasparri, la fiction in questione è ancora nella fase produttiva, quindi non c'è ancora la messa in onda al momento. Avremo modo di confrontarci e di ragionare bene su questa vicenda.
  Le ho detto che l'andamento degli ascolti inteso come vicenda complessiva è più un tema da titoli di giornale che non una vicenda complessiva di ascolti.
  Quanto al bilancio complesso del 2018, stiamo lavorando. Oggettivamente, la coincidenza tra anno pari e canone a 90 euro è una bella questione da risolvere. Tutte le strutture aziendali stanno lavorando sia nella chiave della riduzione di qualsiasi tipo di spreco possibile, sia del riassestamento delle risorse.
  Quanto ai casi sollevati da Cantone, il capo della sicurezza è uscito dall'azienda, e quindi la questione si è risolta in sé. Per gli altri casi si erano date tutte le risposte che erano state richieste. Lì la questione si è fermata. Al momento, non ci sono altri elementi.
  Permettetemi di mettere un messaggio in bottiglia. Voi lavorerete al contratto di servizio auspicabilmente tra pochi giorni. Il tema delle risorse, soprattutto della certezza delle risorse, non su base annuale, è Pag. 18fondamentale, che libera tutti anche nel momento in cui ci si mette a lavorare, a programmare e a fare un progetto industriale. Il fatto che, per esempio, le risorse non vengano rinegoziate su base annuale ma abbiano almeno uno spettro triennale, è considerato chiave da tutti i servizi pubblici europei, che lo individuano come il momento di maggiore libertà del servizio pubblico nei confronti del Governo e di possibili pressioni esterne. La questione delle risorse è molto lontana dall'essere solo una questione tecnico-formale per chi poi deve far quadrare i conti sul bilancio. È legata alla libertà stessa d'azione del servizio pubblico, e forse varrebbe la pena di rifarci una riflessione tutti insieme.
  Sono stata un po’ più lunga del solito, ma mi sembrava una buona occasione per dare delle risposte puntuali a tutti. Vi ringrazio.

  CARLO FRECCERO, consigliere di amministrazione della Rai. Vi ringrazio per questo clima di tendresse che si respira qui, veramente eccezionale.
  Vorrei sottolineare una cosa fondamentale, che questo consiglio aveva appunto il compito di trasformare la Rai in una media company. Per farlo, ci sono due declinazioni. Ogni spettatore può personalizzare il suo palinsesto, vedi Rai Play, dove posso consumare i miei programmi come e quando voglio; creare un portale Web news, in modo che il pubblico sia sempre connesso al mondo su ciò che capita. Purtroppo, su questo secondo aspetto non siamo ancora partiti. Lo dico qui, di fronte a tutti voi, perché credo che sia molto importante partire col portale. Non si può fare altrimenti, perché non si possono nominare nuove testate e altro. Questo è il vero problema, che mi è stato spiegato, che mi è stato detto. In verità, se c'era un fatto nel piano dell'informazione chiaro per tutti, era che si creavano due grandi raccolte di informazioni: il portale Web e il portale con le informazioni di carattere visivo create da Rai News. Questi erano i due princìpi fondamentali da cui partire in questo progetto. È chiaro che per me vuol dire aver fallito la nostra missione se non parte questo portale, lo riconosco, perché la media company si regge, si fonda su questi due pilastri, che sono la personalizzazione del palinsesto e portale che fa sì che il pubblico sia continuamente e in tutti i modi connesso con le informazioni. Tengo moltissimo a che si risolva questo problema.
  Voi sapete benissimo, ma ripongo qui il tema, che non è stato approvato il precedente piano dell'informazione, di Gubitosi, perché voleva dire licenziamento, e non abbiamo voluto sottoscrivere questo. Qua lo ribadisco, perché è una cosa importantissima, il punto di vista che ci ha unito in questa scelta.
  Per quanto riguarda il contratto di servizio, mi rivolgo al presidente e a tutti i membri della Commissione: sapete benissimo che il contratto di servizio è un terreno su cui le lobby intervengono pesantemente. In questo momento, è chiaro che il Ministro dell'istruzione ha un ruolo molto importante. Vorrei ricordare che oggi fare differenza tra cinema e fiction è alquanto anacronistico. Quando si parla di quote italiane, non si deve dividere cinema e fiction, ma si deve tenere tutto insieme. Come sapete, Gomorra uscirà prima al cinema e poi in televisione. Lo stesso è avvenuto per Suburra. Vi prego quindi, almeno su questo, di essere aggiornati teoricamente.
  C'è poi una cosa molto importante. Non posso qui entrare nel ruolo di direttore generale, perché non mi compete e sarebbe scorretto, quindi purtroppo non posso intervenire sui programmi, malgrado fossi disponibile a dare una mano in tutti i sensi. Tra parentesi, tutti i verbali testimoniano che per la domenica avevo proposto Vespa, addirittura con l'idea di un programma con tre luoghi particolari, il salottino per l’infotainment, una specie di aula di questo tipo per la politica e, terzo, un tribunale per quanto riguarda la cronaca nera. Perché? Rai Uno è tradizione, memoria, conservazione. È questo che è fondamentale. Si parlava dei tanti cambiamenti, ma che cosa cambiamo? C'è un dondolo, ci sono reti per l'innovazione, per il cambiamento, ma la Rai deve anche lottare per la conservazione, per la tradizione – ragazzi, è una cosa importantissima – una tradizione Pag. 19che deve essere sempre salvaguardata. Molto importante, l'unico errore che veramente riconosco è quello del sabato sera. Ormai, la televisione ha dimostrato che il sabato sera l'intrattenimento deve essere sempre declinato attraverso il talent o il dating. Per talent intendiamo programmi in cui qualcuno vince, mentre quelli del dating sono i programmi come Chi l'ha visto? o come quello più importante della signora De Filippi. Purtroppo, ormai le regole della televisione sono queste, funziona in questo modo. Quando si fa un programma che non ha format, non è strutturato, non ha uno storytelling forte, fallisce, come Celebration e altri. Sono cose molto importanti.
  Su Fazio non posso intervenire, ma dico solamente una cosa. Vedo i programmi, e mi sembra che il suo abbia il profilo di un programma che vuole costruire il pantheon italiano. Ho visto che ha iniziato la prima puntata con Morricone, la seconda con Bocelli, la terza con Camilleri: vuole costruire queste figure portanti dell'Italia. Il problema è, in verità, che chiaramente risente delle partite. È un programma che non ha uno storytelling forte. Se c'è una partita Milan-Inter – io lo confesso sinceramente – ho visto Milan-Inter. Oggi, lo spettatore, di fronte alla liquidità dell'offerta, vuole che ci sia un forte racconto. Questo è il problema principale, che conosciamo molto bene. Ecco la dimostrazione anche del crollo dei talk politici. I partiti si somigliano troppo. Differenziatevi. Se non vi differenziate, annoiate il pubblico. Bisogna costruire dei discorsi forti. Il problema è che, se tutto è un discorso unico, c'è quest'omogeneità, non c'è più storia. Tutta la storia della politica, Coppi e Bartali, Godard e Truffaut e così via... Se tutti i partiti sono uguali, è una noia mortale. Ecco perché in questo momento, di fronte all'internazionalismo, il sovranismo vince molto forte. Il sovranismo è un'antitesi molto forte. Lo dico perché queste sono regole televisive.
  Dico un'ultima cosa a proposito dell’audience. Sì, è vero, molto importante, le audience costituiscono un bilancio efficace, un bilancio corretto. Il problema, complesso, quasi come in contraddizione con quello che ho detto prima, è che ormai la pubblicità richiede audience commerciali, non più audience di quantità. Il servizio pubblico si trova in questo dilemma: deve fare esattamente audience di carattere commerciale per il bilancio, ma deve poi anche non essere molto schiavo.
  Vi racconto un episodio della mia vita. Ho lavorato tre anni per il servizio pubblico francese: pensate che davamo fuori le audience generali, all'interno – i francesi sono un po’ «falsetti» – avevamo le audience commerciali, ma erano riservate solamente alla direzione per fare questa differenza molto precisa. Le audience commerciali sono di altro tipo. Anche questo è l'altro problema, che poi è il problema della futura legislazione, che cosa fare della Rai. In tutti i discorsi che abbiamo fatto in questi due anni e mezzo, assieme, c'è sempre il tema – ho concluso in questo modo, ma potrebbe essere il prossimo anno – di che cosa debba essere la Rai, se servizio pubblico, servizio misto o cosa. È il legislatore che deve decidere. Abbiamo navigato con molta difficoltà. Questo è il risultato di tutta la mia esperienza qui dentro: le contraddizioni nascono da questo, servizio pubblico o cultura mista. Qui è il tema fondamentale, che non deve essere risolto da noi, ma da voi, che siete i legislatori.

  ARTURO DIACONALE, consigliere di amministrazione della Rai. Cercherò di essere rapidissimo.
  Invidio il senatore Airola, che ha le idee chiare. Io, dopo due anni, ho un po’ di confusione nella testa, mi sono ritrovato in una condizione oggettivamente complicata, anche di confusione. Sentivo l'intervento di Carlo Freccero, che è uno dei massimi esperti di televisione e di come si fa la televisione, che dava una serie di indicazioni che credo siano oggettivamente utili, ma il suo ruolo di consigliere di amministrazione non è un ruolo di indicazioni operative su come si deve fare un palinsesto e su come si debbono fare i programmi. Non ha questa funzione, e anzi non deve neppure averla, perché questa funzione dalla legge è data all'amministratore, che, espressione diretta del Governo, gestisce in prima Pag. 20persona la Rai con un consiglio a fianco che ha compiti di indirizzo e di controllo.
  Cito un esempio specifico. Quando la Commissione di vigilanza approva la risoluzione sugli agenti e dà incarico al consiglio di amministrazione di realizzare concretamente all'interno dell'azienda questa risoluzione, in realtà compie un atto che andava bene nella passata legislatura, perché questo compito spetta direttamente a chi gestisce l'azienda e non a chi può avere come compito di indirizzo quello di recepire l'indicazione della Vigilanza e dire al direttore generale di fare le cose conseguenti. Non spetta a noi poterlo fare. C'è questa confusione, una confusione sui ruoli, sulle figure, su quello che dobbiamo fare e quello che possiamo fare, e molto spesso anche noi abbiamo un po’ di confusione nella testa. Vi faccio un esempio banale.
  Il caso Gabanelli nasce da un equivoco di cui non si è mai parlato. La Gabanelli giustamente dice che le hanno promesso che avrebbe avuto la direzione di una testata che facesse questo, quest'altro e quest'altro ancora. Noi, invece, come consiglio abbiamo avuto la comunicazione che la Gabanelli era stata assunta con la qualifica di vicedirettore e questa promessa a noi nessuno l'ha riportata. Non siamo in grado di rispettare una promessa che non è stata fatta da noi, per cui adesso ci troviamo in una condizione bizzarra. Quando Freccero ha fatto la proposta generosa di chiedere alla Gabanelli di rinunciare alla sua posizione di aspettativa e di accettare di fare la condirettrice, noi, per cercare di favorire una soluzione, abbiamo aderito all'unanimità. Personalmente, l'ho fatto pro bono pacis, perché non credo che sia giusto creare problemi a una professionista di questa qualità, ma a noi nessuno aveva detto che era stata fatta questa promessa, che non è mai stata formalizzata. Ci siamo ritrovati, allora, in una condizione un po’ bizzarra, con un consiglio che di fatto deve soltanto indirizzare e controllare, ma non ha altre possibilità concrete di realizzazione, perché c'è una legge che impone questo. Forse, bisognerebbe rivedere la legge.
  Noi vedremo il contratto di servizio quando si sarà concluso. Lo potremo esaminare nel momento in cui sarà stato elaborato e ci verrà consegnato, ma prima non trattiamo con il ministero competente per poter stabilire che cosa mettere dentro il contratto di servizio. Siamo, giustamente, tenuti a verificare se questo contratto di servizio possa essere realizzato o meno, ma senza entrare dentro il contratto di servizio.
  Siamo arrivati quasi alla conclusione della nostra consiliatura, che finisce quando si approva il bilancio.

  PRESIDENTE. Fine aprile.

  ARTURO DIACONALE, consigliere di amministrazione della Rai. Sì, fino ad aprile. Sono molto preoccupato per quanto debba rimanere questo consiglio. Con la legge attuale, l'elezione del nuovo consiglio di amministrazione – lo dico per tempo – sarà un'impresa semidisperata, anzi non semi, ma totalmente disperata. Chissà, magari ci ritroveremo qui con voi, che mi auguro siate tutti rieletti, a discutere perché saremo perpetuati all'infinito, visto che sarà difficile applicare queste norme di legge. Naturalmente, poi fuggiremo.
  Freccero introduce un elemento che sembra un fatto personale, ma non è affatto un fatto personale. Noi abbiamo gestito la Rai con un consiglio oggettivamente squilibrato. A esaurimento del nostro compito, vi debbo dire che abbiamo avuto un senso di responsabilità personale, ognuno di noi – non dico io, parlo di Freccero, di Guelfi, degli altri consiglieri, di Mazzuca – un forte senso di rispetto per le istituzioni, perché il consiglio è squilibrato. Ha alcuni consiglieri in una condizione e altri in un'altra. Questa consiliatura è andata in questo modo, con queste difficoltà, ma che cosa succede nella prossima consiliatura? Lo squilibrio verrà mantenuto? Ed è certo che chi entrerà a far parte del consiglio manterrà lo stesso senso di responsabilità o sarà totalmente irresponsabile, visto che non ha oggettivamente obblighi oltre quelli morali?
  Lo lascio alla riflessione della Commissione, ma non per noi, bensì per quello che succederà nel futuro. Il passato ormai è Pag. 21passato, ma per il futuro è bene che venga affrontata questa questione. Si troveranno in difficoltà nella gestione di un'azienda il cui punto centrale è ancora questa fase di transizione. L'azienda viene da una fase lunga in cui era in competizione commerciale con i suoi avversari, e il ruolo del servizio pubblico sembrava essere quello di essere un servizio in competizione commerciale con i concorrenti sul mercato; ma è ancora così? Ci siamo trovati in una condizione ibrida, per cui è servizio pubblico e servizio commerciale; in alcuni casi, è pubblico e, in altri casi, è commerciale, ma quando è pubblico e quando commerciale? Chi stabilisce questo confine, il buonsenso, le circostanze occasionali o le scelte personali dei singoli autori? In tutto questo, ci siamo dovuti trovare in mezzo a scelte e a decisioni su cui abbiamo inciso poco e nulla.
  Ultima vicenda, il caso Fazio, credo che non possa essere giudicata dopo quattro puntate. Ho votato anche in quel caso a favore del contratto di Fazio, perché non credevo fosse corretto creare problemi dopo una settimana che c'era stato un cambio di direzione generale, né volevo che questo fosse il consiglio ammazza-direttori generali. È un problema di responsabilità. Mi rendo conto, però, pur avendolo fatto, mio malgrado, di malavoglia, che non si può giudicare Fazio dopo quattro puntate e non si può giudicare Fazio sulla base del fatto che Fazio non rappresenta soltanto sé stesso, ma rappresenta un esperimento voluto dalla precedente gestione di trasportare su Rai Uno un segmento di pubblico tipico di Rai Tre. Per innervare Rai Uno? Per ringiovanire Rai Uno? Le motivazioni sono molteplici, ma questo è l'esperimento che Fazio rappresenta. Non so se riuscirà, quest'esperimento, non ne ho la più pallida idea.
  Mi dispiace, presidente, ma non condivido, perché il caso Regeni poteva essere affrontato non soltanto in uno schema politicamente corretto, come è stato fatto, ma anche arricchendolo di qualche interrogativo in più. C'è una spy story lì dietro, soprattutto se si affronta il perché e chi ha mandato allo sbaraglio un ragazzo che era alle prime armi: allo sbaraglio. Questo quesito, però, nessuno se l'è posto. I magistrati che indagano non possono affrontarlo, perché nessuno risponde loro. Se, oltre all'intervista con i genitori, fosse stato affrontato anche quest'aspetto, che è marginale in parte, ma decisivo per capire e inquadrare la vicenda, forse sarebbe stato un pizzico più interessante, e la concorrenza con la partita sarebbe stata combattuta meglio. Tutto qua.
  Tenete conto delle difficoltà con cui abbiamo dovuto e continuiamo a operare, con grande senso di responsabilità. Non mi voglio gloriare, parlo soprattutto degli altri consiglieri.
  Faccio un'ultima osservazione. Nella prossima campagna elettorale, la Rai sarà, come è sempre, al centro del dibattito, perché non sarà facile, e sarà complicato anche alla luce della nuova legge elettorale se verrà approvata o meno, una mescolanza tra sistema maggioritario e sistema proporzionale.
  Io credo che la Commissione abbia il compito e il dovere di dare un indirizzo su come la Rai si debba comportare per applicare...

  ALBERTO AIROLA. Mi pare che lo abbiamo dato.

  ARTURO DIACONALE, consigliere di amministrazione della Rai. Mi piacerebbe che venisse dato anche sulla base della nuova legge elettorale. È importante sapere come si dovranno comportare nelle singole reti, nelle singole trasmissioni, nei singoli telegiornali o nei singoli talk show sulla base di quest'indicazione legislativa che verrà. Chiedo semplicemente di aiutarci a poter fare al meglio questo nostro lavoro.

  RITA BORIONI, consigliere di amministrazione della Rai. Sarò quanto più possibile breve.
  Il servizio pubblico italiano, e su questo mi conforta Freccero, è quello che ha, di tutti i servizi pubblici mondiali, lo share più alto. Praticamente in nessun Paese il servizio pubblico supera nella media di share le televisioni commerciali. Poi si può dire che quello è brutto, che quello è bello. Pag. 22
  Relativamente alla sostenibilità economica di cui parlava la presidente, abbiamo una serie di questioni che, senza un'idea di rinnovamento vero dell'azienda, e quindi senza immissione di finanziamenti, non riusciamo ad affrontare. C'è il tema del precariato, ci sono 3.000 persone con contratti di vario genere: una parte non ha alcuna intenzione di diventare un dipendente Rai, un'altra parte sì, un'altra parte vorrebbe diventarlo. Sono funzioni «creativo-esecutive», che però dovrebbero riuscire a entrare lì dentro. C'è il tema dei giovani. Abbiamo un'azienda anziana. Credo che con un finanziamento, con un investimento, dovremmo creare degli scivoli per molte persone che vogliono andare in pensione, che sono demotivate, che sono stanche, e fare un grande concorso per chiamare 1.500 giovani capaci anziché, visto che non si parla d'altro, farli andare in Inghilterra o adesso anche in Danimarca, dove se fossi giovane andrei. Anche su quello serve un investimento specifico, mi sembra chiaro.
  Sulla digitalizzazione vorrei dire soltanto una cosa. Per fare la catalogazione del patrimonio culturale in Italia ci abbiamo messo quasi sessant'anni, anzi anche di più, perché la prima legge è del 1913. Ci si è messo un secolo. E abbiamo milioni e milioni di ore di materiale, che oltretutto digitalizzare, se non viene indicizzato, è del tutto inutile. Anche lì, sull'investimento sul piano del tempo, delle risorse, mi viene da dire: ma questo non è un pezzo del patrimonio culturale italiano? Lì ci pensava uno Stato a farlo, qui ci deve pensare un'azienda. Un'azienda. Capisco tutto, dopodiché quello è un pezzo della memoria del Paese, lo è: è giusto o non è giusto che se ne faccia carico il Paese e non semplicemente l'azienda? Io credo di sì, su un piano politico.
  Infine, chiedo al Parlamento una cosa: normate i format. Che cosa è un format in questo Paese? Non lo sappiamo. Non esiste una definizione di format. Bisogna normarlo. Ci deve essere un contenuto creativo di racconto, di storytelling, anche se preferisco dire racconto o narrazione. È necessario. Se non diamo una definizione di che cos'è, diventa difficile anche per le televisioni arrivare a decidere se quello lo è e quello non lo è. Mi fermo qui, perché è tardi e siamo rimasti in pochi, ma buoni.

  PRESIDENTE. Ringrazio la presidente e i componenti del consiglio di amministrazione della Rai e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.10.