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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Giovedì 12 dicembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Governo sui recenti sviluppi bilaterali e multilaterali nell'ambito della politica estera italiana ed europea:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 
Bonino Emma , Ministro degli affari esteri ... 3 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 6 
Mogherini Federica (PD)  ... 6 
De Pietro Cristina  ... 7 
Schirò Gea (PI)  ... 8 
Bonino Emma , Ministro degli affari esteri ... 9 
Schirò Gea (PI)  ... 9 
Scotto Arturo (SEL)  ... 9 
Valentini Valentino (FI-PdL)  ... 9 
Gentiloni Silveri Paolo (PD)  ... 10 
Orellana Luis Alberto  ... 11 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 12 
Bonino Emma , Ministro degli affari esteri ... 12 
Amendola Vincenzo (PD)  ... 14 
Bonino Emma , Ministro degli affari esteri ... 15 
Zin Claudio  ... 15 
Bonino Emma , Ministro degli affari esteri ... 15 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 15 

ERRATA CORRIGE ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FABRIZIO CICCHITTO

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Governo sui recenti sviluppi bilaterali e multilaterali nell'ambito della politica estera italiana ed europea.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, sui recenti sviluppi bilaterali e multilaterali nell'ambito della politica estera italiana ed europea.
  Saluto il Presidente della Commissione affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, e tutti i colleghi presenti. Ringrazio il Ministro Bonino per la sua consueta disponibilità e la prego di svolgere la sua relazione.

  EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Grazie mille, signori Presidenti, colleghe e colleghi deputati e senatori. Sono passati poco meno di due mesi dalla mia ultima relazione nelle Commissioni riunite, il 17 ottobre, quindi già dopo l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, e per quanto riguarda questi due mesi di attività, che è stata molto intensa, non ripercorrerò i dati di cronaca che ognuno di voi segue ogni giorno, ma cercherò piuttosto, nell'ambito di riferimenti ad aree specifiche, di dare qualche lettura e possibilmente qualche dato di prospettiva o di ulteriore preoccupazione rispetto agli eventi di cronaca che voi tutti seguite.
  Vorrei partire quindi dal Medio Oriente, in particolare Siria e Iran, dove ormai siamo a mille giorni di crisi, crisi che, dal punto di vista umanitario, delle sofferenze e delle violenze, non accenna a diminuire. Ciononostante, sulla Siria stiamo affrontando anche un altro dossier molto importante, che è una delle prime operazioni di disarmo di armi chimiche, deciso dopo la tragedia del 21 agosto dalle Nazioni Unite con la risoluzione n. 2118 del 27 settembre, che oggi deve trovare un dato di applicazione.
  Il regime siriano ha collaborato con la OPAC (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche), sono state individuate queste armi e c’è adesso da applicare la risoluzione che prevedeva l'uscita dei componenti delle armi chimiche entro il 31 dicembre dal territorio siriano e poi lo smantellamento e la distruzione di questo armamentario. Questa è la fase in cui siamo, che presenta diversi aspetti molto particolari e anche difficili, in particolare il trasporto via terra di questi componenti o di queste armi soprattutto nella strada da Homs a Latakia, che è poco sicura.
  Oggi, a Stoccarda è in corso una riunione anche con l'OPAC, e peraltro nei grandi episodi di dolori e di lutti di questi ultimi giorni è passato persino sotto silenzio che il 10 dicembre scorso l'OPAC ha ricevuto il premio Nobel per la pace. Travolto da altri avvenimenti, da altre Pag. 4preoccupazioni e da altre priorità, questo premio Nobel è passato sotto silenzio, come è passato sotto silenzio che con l'Ambasciatore Azzarello siamo Vicepresidenti di questa organizzazione che ho incontrato all'Aja per capire meglio la complessità della situazione.
  C’è quindi adesso una complessità di trasporto via terra, c’è la decisione del trasbordo via mare con una nave più piccola che caricherebbe questi container, per poi trasferirli sulla grande nave che gli Stati Uniti stanno attrezzando per la distruzione delle armi chimiche, che sarà pronta verso gli inizi di gennaio e attraverserà l'Atlantico per venire nel Mediterraneo.
  Nella cooperazione che abbiamo garantito all'OPAC offrendo le nostre tecnologie, quelle che possiamo, che sappiamo e che abbiamo anche utilizzato per una parte della distruzione di armi chimiche in Libia in particolare per quanto riguarda la pirite, è stato richiesto come contributo all'Italia la messa a disposizione di un porto per il trasbordo di questi container.
  L'Italia ha dato una disponibilità di massima, essendo inteso che è un'operazione Nazioni Unite, sotto il controllo degli esperti dell'OPAC e che quindi godrà di tutte le garanzie, e che nessuno di questi container toccherà il territorio italiano.
  Dal punto di vista pratico, l'individuazione della località migliore investe tutta una serie di decisioni tecniche, la scelta ancora non è stata fatta, ma mi impegno a tenere informato il Parlamento di tutti i dettagli man mano che usciranno.
  Sempre sulla Siria, l'altro elemento fonte di speranza, anche se molto difficile, è questa data del 22 gennaio, che è la convocazione di Ginevra 2. Ormai parliamo di Ginevra 2 da giugno, prima volta in cui ci fu questa apertura; c’è una discussione logistica tra Ginevra o Montreux, ma questo è abbastanza irrilevante, mentre è aperto invece tutto il problema della composizione, di chi partecipi a Ginevra 2.
  In particolare, c’è il problema degli antagonismi tra Arabia Saudita e Iran, ma è una Conferenza delle Nazioni Unite quindi, al di là di tutti i negoziati, sarà Ban Ki Moon ad annunciare la composizione dei partecipanti alla conferenza, il prossimo 20 dicembre.
  Come Italia ho chiesto insistentemente di poter essere a Ginevra 2 (noi non eravamo a Ginevra 1), ma considero importanti non solo lo sforzo comune che abbiamo fatto e la nostra presenza in Libano, ma anche l'attenzione a questo dossier su cui abbiamo avuto fin dall'inizio una posizione che poi è stata condivisa da tutti. Segnalo che proprio in queste ore Stati Uniti e Inghilterra hanno sospeso gli aiuti all'opposizione siriana, mentre noi avevamo detto sin dall'inizio che non avremmo fornito aiuti militari all'opposizione siriana finché non fosse chiaro dove andassero a finire queste armi.
  Come sapete, all'inizio fu una posizione piuttosto isolata, per cui prendo atto che i dubbi sulla tracciabilità delle armi che abbiamo espresso sin dall'inizio si sono diffusi. Insisteremo per essere presenti a Ginevra 2 proprio per la responsabilità che abbiamo espresso su questo dossier non solo in termini di indicazione politica, ma anche in termini pratici.
  Abbiamo avviato un nuovo progetto di training e di ammodernamento dell'esercito delle Forze ufficiali del Libano, quindi proprio questa presenza e questa responsabilità a nostro avviso ci rendono titolati a partecipare a Ginevra 2, anche se non eravamo a Ginevra 1.
  Non nascondo ai colleghi cosa significhi scombinare un formato, e lo abbiamo visto anche sul «5+1» in Iran, in quanto, una volta che si crea un formato, è difficile scompaginarlo. Rimane il fatto che ritengo invece che sia una cosa su cui dobbiamo lavorare con grande insistenza.
  Questo mi porta a dire velocemente due cose su cui non ci sono purtroppo grandi aggiornamenti: una sulla persistente instabilità del Libano e della Giordania che si reggono veramente con una fragilità notevole per le ragioni che potete intuire, e l'altra sul peso dei rifugiati e degli sfollati che aumenteranno probabilmente durante l'inverno.Pag. 5
  Come ho provato a dire al Consiglio UE ai miei colleghi Ministri degli esteri, è chiaro che, se viene meno la speranza di una soluzione politica per quanto riguarda la Siria, i milioni di rifugiati in Libano e Giordania cercheranno un futuro altrove.
  Come vediamo in ogni crisi umanitaria, infatti, all'inizio la maggioranza dei rifugiati tende a rimanere vicino a casa nella speranza di rientrare il più velocemente possibile, ma quando questa speranza viene meno il tentativo di trovare una speranza di vita altrove diventa irresistibile, tant’è che cominciamo a vedere una presenza abbastanza evidente sui flussi migratori in partenza dall'Egitto, che quando possono muoversi via terra vanno in Bulgaria – cosa che sta sollevando tutta una serie di problemi – oppure via nave partono clandestini da Alessandria d'Egitto.
  Spostandoci da questa parte voglio sfortunatamente, nonostante tutti gli sforzi che stiamo facendo come comunità internazionale, dare atto di una perdurante fragilità libica e soprattutto di un accrescimento di bande jihadiste e al quaediste in giro per tutto il Sahel. Anche l'attuale iniziativa francese nella Repubblica Centrafricana in situazione di pregenocidio rischierà di provocare un altro importante flusso migratorio. Nella traversata saheliana le commistioni tra rifugiati veri e propri e altro tipo di persone più preoccupanti diventa un'infiltrazione molto evidente.
  Per questo l'operazione Mare Nostrum, che speriamo diventi prima o poi un'operazione anche europea, ha sicuramente il merito di salvare delle persone (alcune migliaia solo nel mese di ottobre), ma anche una possibilità di filtro, di salvataggio ma anche di controllo di rifugiati «meno rifugiati». Sono a disposizione per ulteriori domande più specifiche su tutta questa regione, ma direi che in linea di massima questi sono gli elementi caratteristici.
  Passando a un'altra dimensione, quella dei temi trattati nei vertici bilaterali che abbiamo avuto con la Francia e con Israele, vengo quindi a dire ancora due parole per quanto riguarda l'Iran e l'accordo temporaneo per sei mesi con una Commissione di monitoraggio sulle armi nucleari: insisto a dire che non ero ottimista prima, ma ho solamente rilevato un dato di apertura prudente, per cui credo valga la pena di andare a vedere.
  Credo che questo primo accordo sul nucleare possa essere potenzialmente molto importante e ridisegni equilibri diversi anche all'interno della regione, in cui peraltro la frammentazione della famiglia sunnita non dà segni di composizione, anzi dà segni di ulteriori frammentazioni anche all'interno della famiglia saudita, quindi è una frammentazione che continua.
  Nei prossimi giorni farò una visita in Iran, credo che sia importante per noi anche verificare la parte Afghanistan e soprattutto la parte di cooperazione che finora ha retto piuttosto bene nella zona di Herat, che – come sapete – è la zona dove sono gli italiani, probabilmente sarà anche la zona dove resteremo con attività di accompagnamento e di cooperazione post 2014; è una zona con grandissima influenza iraniana in cui la nostra cooperazione con l'Iran è un punto essenziale di buon proseguimento e di proseguimento efficace.
  Tra i vari vertici bilaterali abbiamo avuto, tra gli altri (lo cito non perché quelli con la Francia o con Israele non fossero importanti, anzi con Israele abbiamo avuto un franco scambio di opinioni anche riguardo il negoziato israelo-palestinese), quello con la Russia che è avvenuto pochissimo prima del vertice di Vilnius, che di conseguenza mi porta a parlare dell'attuale situazione drammatica in Ucraina, di cui sarà utile poi rivedere cos’è successo e perché.
  Rimane il fatto che oggi l'Europa ha lasciato veramente porte aperte fino all'ultimo – l'Alto Rappresentante Ashton è appena tornata a Kiev – e il tentativo anche con gli americani è quello di riuscire a evitare una guerra civile, perché questa è l'emergenza immediata, fermo restando che questo porterà anche noi a rivedere che cosa l'Europa intenda fare Pag. 6per queste aree che hanno situazioni interne molto divise e rapporti molto dipendenti da altri Paesi.
  Tutto il nostro sforzo, per il momento, in Ucraina è evitare una guerra civile e guadagnare tempo per riflettere, perché l'Europa non è in grado in questo momento di offrire ipotesi di allargamento all'Ucraina, questa è un'illusione che sarebbe irresponsabile dare, e dobbiamo chiederci senza allargamento cosa di consistente l'Europa possa offrire.
  Se ci sono richieste di approfondimento sul vertice NATO, che si è concentrato molto sul post ISAF, quindi Afghanistan, e in preparazione lenta del vertice del 4 e 5 settembre, sono a disposizione; non accenno al Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre prossimi, perché so che è prevista un'altra audizione, il 18 dicembre, con il Ministro Moavero proprio di preparazione del vertice, che peraltro ha ancora dossier molto aperti e, se vi accennassi oggi, sarebbe fuori tempo poiché c’è ancora una settimana di negoziato.
  Solo una parola su altri dossier che abbiamo portato avanti a livello trasversale. Siamo riusciti con altri, ma assumendone una leadership, a salvare la Corte penale internazionale da un attacco abbastanza strumentale del Kenya; siamo parte della campagna contro i matrimoni «giovanili», che ha avuto una prima risoluzione all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e su cui adesso toccherà lavorare; abbiamo ricostituito il Comitato interministeriale per i diritti umani, che era stato eliminato da una delle varie spending review ma, avendo fatto ricorso, lo abbiamo avuto. Si tratta di un Comitato interministeriale, quindi non ha bilanci ma è utilissimo per fare il raccordo dei vari dossier aperti.
  Ci sono gli altri episodi di cronaca, se vorrete, ma io mi fermerei qui, lasciando spazio per le domande.

  PRESIDENTE. Procediamo nel solito modo, dando la precedenza a un intervento per Gruppo. Do quindi la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  FEDERICA MOGHERINI. Grazie, presidente. Desidero innanzitutto ringraziare il Ministro per l'aggiornamento su questi diversi capitoli aperti, su alcuni dei quali ci sono sviluppi interessanti, però credo che oggi ci abbia dato tre notizie che valutiamo positivamente.
  La prima riguarda la sua prossima visita in Iran, in quanto crediamo che sia molto importante il fatto che l'Italia sia stato il primo dei Paesi che ufficialmente ha avuto una visita a livello di viceministro degli affari esteri dopo le elezioni presidenziali in Iran e pensiamo che sia molto importante l'ulteriore segnale che il nostro Paese lancia con la visita del Ministro degli affari esteri.
  L'accordo preliminare sul negoziato nucleare resterà infatti aperto fino allo scadere dei sei mesi, però non sfugge a nessuno il fatto che tutti gli attori coinvolti hanno necessità di portare a casa un risultato spendibile nella comunità internazionale e presso la propria opinione pubblica. Credo che questo valga per l'Iran stesso, che ha un'opinione pubblica anche se a volte ce ne dimentichiamo, e anche per gli Stati Uniti, e che l'Italia possa giocare un ruolo molto importante, pur non essendo nel «5+1», per il ruolo che storicamente ha sempre rivestito bilateralmente ma anche nel contesto regionale.
  Credo quindi che questa visita possa essere molto importante, così come trovo molto sensato porre in agenda il tema Afghanistan con l'Iran, perché sull'Iran c’è un doppio binario: il binario del controllo degli armamenti, quindi il lato del negoziato nucleare, ma anche quello del ruolo regionale dell'Iran, che si sviluppa verso Siria, Libano, potenzialmente Striscia di Gaza e dintorni, ma è anche un ruolo che si sviluppa verso est (Afghanistan). Le ultime dichiarazioni della leadership iraniana sull'accordo di sicurezza bilaterale tra Stati Uniti e Afghanistan non sono delle più rassicuranti per noi.
  Penso che da questo punto di vista sia molto importante che l'Italia metta tutto il suo peso per far capire che c’è il negoziato nucleare, c’è anche il ruolo che l'Iran può giocare nella regione e la capacità e la Pag. 7possibilità che la comunità internazionale accetti e anzi incoraggi un'assunzione di responsabilità dell'Iran in questo senso, ma questo può essere fatto al meglio in un contesto in cui i messaggi anche sul versante afghano siano incoraggianti.
  Approfitto della notizia della sua visita in Iran per suggerire un altro punto che l'Italia potrebbe utilmente sollevare, ossia la firma della ratifica da parte dell'Iran dell'accordo sui test nucleari, il Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty (CTBT). Sarebbe estremamente importante che un Paese come l'Iran, proprio in una fase di negoziato iniziale sul programma nucleare, potesse dare un segnale in questo senso alla comunità internazionale, e sicuramente una cosa del genere aiuterebbe a sbloccare una serie di altri Paesi che ancora non hanno ratificato il trattato.
  Credo che le altre due notizie buone che lei ci ha dato oggi siano il nostro coinvolgimento nello smaltimento delle armi chimiche siriane, notizia che considero positiva perché c’è un'assunzione di responsabilità cui l'Italia credo debba procedere avendo contribuito in modo determinante ad arrivare al risultato politicamente e diplomaticamente importante dell'accordo sullo smaltimento delle armi, quindi penso che sia conseguente assumersi una parte di responsabilità, soprattutto visto che il contesto è quello delle Nazioni Unite e dell'OPAC.
  Sarebbe inoltre molto importante per noi partecipare a Ginevra 2 e utile che il Governo, anche in una dimensione parlamentare, potesse contare su tutto il nostro sostegno in vista di questo passaggio.
  Due piccole note a margine e una valutazione sull'Ucraina. Condivido la prudenza nel valutare la complessità della situazione, che sicuramente è molto più faticosa da capire e anche forse da accettare rispetto ad alcune semplificazioni. Credo che sia un Paese profondamente diviso, per cui esprimo l'enorme tristezza nel constatare come siamo arrivati a un punto in cui l'Unione europea e la Russia e l'appartenenza o la vicinanza all'Unione europea e alla Russia vengano fotografate come alternative. Credo che questa sia una sconfitta storica per l'Unione europea e per la Russia e che anche su questo versante il nostro Paese possa giocare un ruolo.
  Una parola sul Consiglio europeo della prossima settimana. Vedo con una certa preoccupazione il fatto che i temi economico-finanziari stanno oscurando quelli della difesa e quindi della politica estera, perché sappiamo bene che un'integrazione nel campo della politica di difesa sarebbe poca cosa o sarebbe inutile senza un'integrazione maggiore nel campo della politica estera. Sarebbe opportuno che il nostro Paese mettesse tutto il suo impegno per fare in modo che invece i temi della difesa tornassero ad essere sotto i riflettori del Consiglio in modo consistente.
  Ultimo punto sul prossimo vertice NATO, su cui so che c’è stata una ministeriale la settimana scorsa. Il vertice NATO di settembre sarà probabilmente un momento di riflessione e di ripensamento della natura dell'alleanza alla fine di vent'anni di operazioni fuori area e cadrà nel semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea, semestre che avrà tra i propri obiettivi anche quello di continuare a ragionare sull'integrazione della difesa e della politica estera europea.
  Mettere un elemento di riflessione e di lavoro sul raccordo tra le politiche dell'Unione europea e le politiche NATO in una fase di ridefinizione di entrambe potrebbe essere un altro dei terreni su cui l'Italia si può caratterizzare nei prossimi mesi in modo utile. So che è molto faticoso e difficile, so che c’è il tema turco, greco cipriota, ma credo anche che ci sia un tema che va molto al di là di questo, che è utile e doveroso da parte nostra affrontare, che è come ristabilire le relazioni transatlantiche, TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) e sicurezza, su un versante nuovo, e penso che l'Italia su questo possa giocare un ruolo anche a partire dal semestre di Presidenza.

  CRISTINA DE PIETRO. Grazie, signor Ministro, per la carrellata sempre molto ricca e interessante di aggiornamenti che Pag. 8lei ci fa periodicamente. Per quanto riguarda la Siria, volevo chiederle, nell'ipotesi fausta che l'Italia possa sedere al tavolo di Ginevra 2, in cosa potrebbe consistere la proposta negoziale del nostro Governo e quali potrebbero essere a suo avviso le direttrici strategiche sulle quali basare l'azione politico-diplomatica italiana.
  Sempre per quanto riguarda la Siria, volevo informarla che proprio oggi ho depositato un'interrogazione relativa alla problematica della commercializzazione dei precursori del sarin, prendendo spunto da inchieste in corso nel Regno Unito e in Germania e anche dal fatto che già in passato aziende italiane sono state oggetto di pesanti ombre circa la fornitura di precursori di armi in occasione ad esempio del conflitto iracheno. Riterrei quindi necessario un attento monitoraggio e le chiederei un aggiornamento su questo argomento.
  Per quanto riguarda invece l'Afghanistan, argomento già ampiamente affrontato dall'onorevole Mogherini riguardo la necessità della firma dell'accordo bilaterale di sicurezza e del conseguente Status of Forces Agreement (SOFA) affinché la nuova missione possa operare con adeguate garanzie per il contingente straniero rispetto alla legge afgana, vorrei sapere cosa potrebbe proporre l'Italia in ambito Nato, se non si arrivasse a una firma in tempi ragionevoli, per venire incontro sia alla necessità di supportare la prossima missione, sia alle istanze di piena sovranità nazionale che sembrano essere priorità di Karzai in questo momento.
  Poiché il Consiglio degli affari esteri della NATO a Bruxelles ha ritenuto necessario fare pressioni per ottenere al più presto questa firma, vorrei sapere in cosa potrebbero consistere queste pressioni.

  GEA SCHIRÒ. Inizierò da Ginevra 2. Signora Ministro, descrivendo gli scenari di Ginevra 2 lei evidenziava il problema dell'Arabia Saudita e dell'Iran che si pongono come antagoniste, quindi c’è già una conflittualità latente nella strutturazione della Conferenza.
  Questo è abbastanza interessante e anche inquietante, perché con la recente rinuncia al seggio all'ONU dopo vent'anni di tentativi, l'Arabia Saudita ha rinunciato a un'area di influenza, che va anche verso l'Africa. Sicuramente lo scenario è mutato: l'Iran paradossalmente è meno conflittuale dell'Arabia Saudita, a seguito di questa scelta inconsueta e incomprensibile.
  In questo scenario che va dall'Africa al vicino Oriente e ai Paesi dell'est, con i problemi dell'Ucraina, si pone il bisogno di Europa, che secondo me, più che un vero bisogno di entrare nell'Unione europea, è un bisogno di accoglienza e disponibilità all'accoglienza da parte dell'Unione.
  Torno sull'argomento che abbiamo già trattato nel nostro seminario del gruppo di contatto delle donne afgane, perché è inquietante quanto sta succedendo in quelle zone: in Armenia il Presidente Serzh Sargsyan va da Putin e dopo tre giorni torna rinunciando a perseguire la prima fase di accesso all'Unione europea e adesso ci sono stati questi disordini in cui si è gridato in modo un po’ retorico «Vilnius o morte» a Yerevan, come testimonianza di un disagio che esiste e che forse è metaforico di altri problemi. Detto questo, però, loro hanno diritto all'unione doganale che ha creato Putin su quella frontiera.
  Il fatto che il Presidente Karzai abbia rifiutato di firmare l'Accordo di Chicago, rimandandolo al futuro Presidente e quindi ponendo l'Afghanistan in una posizione delicatissima perché non può finanziare l'esercito interno, crea uno scenario molto delicato che siamo sicuri lei seguirà, però dovremmo avere anche un occhio anticonformista nel guardare ai buoni e ai cattivi e agli assetti prestabiliti, perché la sensazione che sta emergendo è quella di nuove alleanze e nuovi equilibri che si vanno formando, compresi i cinesi in Africa.
  Aggiungo a questo l'analisi dell'operazione Mare Nostrum perché, se vista assieme al Mobile User Objective System (MUOS) in Sicilia e ai militari americani arrivati a Sigonella, sembra somigliare più a un'operazione di difesa che a un'operazione di aiuto soltanto per i migranti, Pag. 9come se la linea del fronte si fosse molto abbassata verso il Sahel e i problemi che ciò comporta. Questa è quindi la nostra analisi e l'invito alla vigilanza che rivolgiamo al Ministro.
  L'ultima cosa, un po'giocosa: preferirei che noi vigilassimo molto sui matrimoni tra giovanissimi piuttosto che su quelli giovanili che magari possono anche essere simpatici !

  EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Ma si chiamano così, è il termine internazionale.

  GEA SCHIRÒ. Davvero ? Mi scusi, non lo sapevo.

  ARTURO SCOTTO. Grazie presidente, grazie Ministro. Il mio intervento sarà molto rapido perché condivido le linee espresse dal Ministro. Vorrei soltanto provare ad approfondire alcune questioni e porre delle domande.
  Considero ascrivibile anche alla politica estera italiana l'evoluzione positiva della situazione siriana. Credo che, come diceva l'onorevole Mogherini, sia positivo partecipare a tutti i processi e che dovremmo provare, se ci sono le condizioni, anche a insistere perché a quel tavolo partecipino anche quelle organizzazioni della società civile non violenta e laica, che possono rappresentare un pezzo significativo della futura Siria che bisognerà costruire.
  Vorrei qualche ulteriore spiegazione sulla vicenda Afghanistan, perché abbiamo avuto una discussione complicata qualche settimana fa e, siccome consideriamo giusto e necessario poter prevedere una discussione ordinata del Parlamento dal prossimo anno a proposito degli sbocchi possibili della missione in Afghanistan e di cosa sarà Resolute Support, della funzione no combat delle nostre truppe lì e delle cose che ci sono state dette anche dal Ministro Mauro, pensiamo che bisognerà prima o poi trovare un tempo e un luogo per poter approfondire in maniera definitiva questo capitolo, anche a partire dal prossimo «decreto missioni», che non deve essere il bis del precedente.
  La Russia: ci siamo trovati di fronte a ventisette accordi bilaterali che l'Italia ha stipulato. Noi dobbiamo essere amici della Russia e ovviamente contribuire a un avvicinamento di quei mondi, però tuttavia una parola sui diritti umani in Russia forse andava espressa in maniera un po’ più efficace e netta da parte del Governo, e crediamo che su questo punto, anche rispetto agli sviluppi della situazione in Ucraina, ci debba essere qualche elemento più chiaro.
  Questione israelo-palestinese: noi siamo attenti e facciamo bene a spingere perché quel processo si riapra, nel frattempo (lo abbiamo fatto attraverso un'interrogazione parlamentare qualche settimana fa con una risposta del Governo) siamo preoccupati rispetto al fatto che il processo di colonizzazione di alcune aree continui, sebbene ci siano state risposte molto efficaci da parte dell'Unione europea (penso alla vicenda Negev).
  Crediamo che su questo punto una parziale revisione degli accordi militari non sia un tema impronunciabile in questa fase per poter spingere verso un accordo più rapido tra le parti e una vera apertura del processo di pace.
  Condivido profondamente le preoccupazioni del Ministro rispetto alla vicenda libica e credo che dovremmo provare a fare un punto specifico sulla partita Africa, perché noi ci troviamo di fronte a un attivismo molto forte della Francia e a quello che sta accadendo in queste ore anche in centro Africa, per cui avremo la necessità di riflettere sugli sviluppi nelle prossime settimane.

  VALENTINO VALENTINI. Ringrazio il Ministro per l'illustrazione come sempre puntuale. Non ripeto le cose dette dai colleghi, ma esprimo semplicemente un plauso per le iniziative svolte e l'auspicio che si possa sedere finalmente a Ginevra 2.
  Ciò serve soprattutto per portare l'Italia a quel ruolo di potenza media che ci viene attribuito e non di potenza intermedia, cosa che abbiamo fatto fino adesso. Grazie alla nostra capacità di intermediazione e di interlocuzione con i vari attori, riusciamo Pag. 10a sederci ai tavoli importanti, ed è decisivo essere seduti a quei tavoli perché, come in altri aspetti, l'Italia, che riesce a trovare questi canali particolari, deve riportare però la propria azione nell'alveo istituzionale generale.
  Se rimaniamo interlocutori particolari, l'Italia viene vista come un Paese fuori dal coro, che svicola, mentre invece se siamo all'interno di Ginevra 2 grazie a capacità personali e alla tradizione, torniamo a svolgere un ruolo fondamentale. Mi associo quindi a quanto hanno detto i colleghi; appoggiamo pienamente questa iniziativa perché credo che ci ridarà capacità.
  Condivido le considerazioni dell'onorevole Mogherini sul fatto che essere su certe partite e a certi tavoli ha delle contropartite, quindi il fatto che si partecipi allo smantellamento delle armi chimiche non soltanto dimostra la nostra volontà di agire di concerto, ma mette anche in evidenza le capacità tecniche e industriali che tutti ci riconoscono. Sarà un problema ma lo affronteremo, perché si è sempre d'accordo sui princìpi, ma quando si tratta di decidere chi deve dare il contributo nascono i problemi.
  Ringrazio anche per aver posto l'accento sull'altro aspetto della guerra dei profughi, che sta arrivando non soltanto dal Mediterraneo, ma anche dalla via continentale. Abbiamo visto che quando i flussi arrivano dalla Bulgaria alla Grecia poi abbiamo anche via terra dei flussi che non riusciamo a gestire, per i quali l'Europa probabilmente deve attrezzarsi.
  Su questo invito il Ministro, anche se sono sicuro che lo facciamo, a richiamare i nostri partner europei a una condivisione delle responsabilità e a non attendere sempre l'ultimo momento, considerando nostro un problema che sta diventando di tutti e arriverà presto al continente. Invito quindi a sollecitare l'attenzione in sede europea.
  Per quanto riguarda l'Ucraina anche io sarei interessato a capire quali riflessioni si facciano nei confronti di questo Paese, perché qui vediamo la classica contrapposizione di offerte. Il vero, grande successo dell'Europa è stato che l'integrazione europea ha rappresentato per i Paesi del blocco sovietico la fine di 40-50 anni del Comunismo.
  Per loro, quindi, l'approdo europeo e l'approdo NATO che vanno paralleli costituiscono un approdo di carattere politico, mentre noi che ci siamo dentro lo vediamo molto di più dall'aspetto economico. Il fatto che adesso l'Ucraina ci chieda cosa possiamo dare dimostra che in questo momento la partita non è così semplice, perché c’è una contrapposizione difficile da sanare (e non so come l'Europa riuscirà a farlo) tra le realtà economiche dell'Europa, considerando la mancanza di slancio europeo e di grande volontà, perché noi non abbiamo entusiasmo ma chi è fuori ce l'ha e spinge per entrare, ma deve trovare delle realtà economiche importanti.
  Adesso siamo sull'Ucraina, ma pensiamo alla Georgia o presto anche alla Moldavia, Paesi che hanno la stessa dicotomia ma problematiche diverse. L'Ucraina è la frontiera, è la «faglia di Sant'Andrea» in cui i due blocchi si sono sempre scontrati. L'Ucraina è vincolata non soltanto etnicamente ma anche economicamente con la Russia, per cui le offerte della Russia sono molto più pesanti e devono essere tenute in considerazione.
  Se la Georgia può forse pensare di chiamarsi fuori perché è una realtà diversa, l'Ucraina non può, quindi chiedo al Ministro quali riflessioni si stiano facendo in sede europea per cercare di sanare questa dicotomia e rimodulare l'offerta europea nei confronti di questi Paesi contemperando l'aspetto economico e lo slancio politico di libertà che è evidente in tutte queste manifestazioni.

  PAOLO GENTILONI SILVERI. Anch'io desidero ringraziare il Ministro Bonino non solo per l'accuratezza delle informazioni che ci ha dato, ma anche per la lungimiranza di alcune posizioni che l'Italia ha preso in questi quattro o cinque mesi su alcuni teatri di crisi, che oggi vengono condivise a livello multilaterale.
  Volevo intervenire tuttavia solo per mettere a verbale un'esigenza, che personalmente Pag. 11sento e considero importante per il Parlamento e per il Governo. Circa dieci giorni fa abbiamo finito una discussione molto faticosa sulle missioni all'estero e la copertura del provvedimento, che abbiamo discusso faticosamente fino a qualche giorno fa, dura per altri quindici giorni. Ci troviamo in un contesto in cui la discussione tra isolazionismo e internazionalismo tipica delle superpotenze nel secolo scorso è destinata a diventare sempre più una discussione anche delle «medie» potenze, per usare l'espressione dell'onorevole Valentini, e comunque dell'Italia.
  Nei prossimi mesi, con la crisi e con le spinte di vario tipo che subiamo, avremo una discussione micidiale (o almeno questa è la mia sensazione) sull'utilità della politica estera e di difesa, con il confrontarsi di posizioni tra isolazionisti e internazionalisti.
  In quanto Commissione esteri e quindi internazionalisti per definizione – io comunque lo sono – penso che, a partire dall'occasione della discussione sulle missioni, probabilmente perché è l'investimento principale che facciamo come Paese dal punto di vista economico e della legge quadro di cui abbiamo affermato l'esigenza, dovremmo interrogarci sulla eventualità di ridiscutere il quadro di priorità in cui lavoriamo, in particolare il mix tra impegni e interessi multilaterali e impegni e interessi più nazionali.
  Dobbiamo chiederci quanto a lungo duri la parte «non militare» della missione in Afghanistan e quanto costi, in che misura questa sia compatibile con l'esigenza per me assoluta di operazioni come quella che adesso chiamiamo con un termine controproducente, come mi ricordava prima la senatrice Fattorini, Mare Nostrum – perché è un tema non italiano, ma europeo e generale – e interrogarci sulla situazione in Libia con i suoi micidiali risvolti in termini di sicurezza, immigrazione, futuro per il nostro Paese.
  Io sono assolutamente per mantenere i nostri impegni multilaterali, però è una questione di misura, e su questa misura secondo me verremo interpellati come Parlamento e verrà interpellato il Governo nei prossimi mesi. Quindi vorrei solo mettere all'attenzione di tutti che, oltre a seguire – come stiamo seguendo con il Governo e il Ministro Bonino in particolare che lo fa con grandissima tempestività e lungimiranza – l'evoluzione dei diversi quadri globali e multilaterali, politica estera e politica di difesa dovranno essere sempre più considerate come un interesse del nostro Paese e dei nostri cittadini.
  Forse questo richiederà, in particolare quando discuteremo della legge quadro sulle missioni, non un ripensamento, ma una rimessa a fuoco del mix tra impegni multilaterali e impegni strategici di questo Paese.
  Sono preoccupatissimo del mix tra la situazione del Mediterraneo e della Libia e penso che il Governo italiano ne sia assolutamente protagonista, come ci chiedono anche gli Stati Uniti, e debba valutare che tipo di impegni, di risorse e di alleanze possiamo mettere in campo nell'ambito del discorso generale sulle missioni e sui nostri impegni internazionali.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Grazie, Ministro. Vorrei affrontare velocemente tre temi. Sul conflitto siriano che, come lei rilevava, va avanti da oltre mille giorni ed ha dato origine a questo flusso di circa 4 milioni di rifugiati verso i Paesi confinanti – emergenza che viene quindi affrontata soprattutto da Libano, Giordania e Turchia – vorrei sapere se ci sarà un impegno finanziario da parte dell'Italia per contribuire all'appello che le Nazioni Unite faranno a breve per circa 6 miliardi di dollari, e in una prospettiva di lungo termine per assistere questi Paesi per i servizi di base (centri medici, scuole, alloggi di emergenza) dei quali purtroppo ci sarà ancora bisogno.
  Per quanto riguarda la situazione della Repubblica Centrafricana, attualmente c’è un intervento di fatto della Francia che tra l'altro ha perso già i primi due soldati. Vorrei capire se questa debba rimanere un'iniziativa isolata della Francia o si pensi a un'iniziativa diplomatica e umanitaria UE e, qualora l'Europa invece non abbia ancora questa sensibilità, se l'Italia Pag. 12possa essere promotrice nel consesso europeo con l'Alto Rappresentante Ashton nelle sedi opportune di un'iniziativa proprio nella Repubblica Centrafricana, anche alla luce dell'importanza del Sahel.
  Per quanto concerne l'Ucraina, nei mesi scorsi si è verificata un'analoga situazione con l'Armenia, che ha siglato con la Russia un'unione doganale, quindi si era capito che c'era una certa spinta della Russia verso i Paesi confinanti dell'ex Unione Sovietica, mentre dall'altra parte l'Europa proponeva un semplice mantenimento o poco più dell'attuale Partenariato orientale, quindi non c’è una prospettiva di allargamento. Non era quindi difficile comprendere che sarebbe andata a finire così, anche perché dal lato europeo non abbiamo una voce unitaria né in politica, né in economia.
  Ritengo che in questo momento con una Presidenza UE da parte della Lituania, Paese ex URSS, molto piccolo, forse non sufficientemente autorevole (sono stato a Vilnius e sono Paesi che fa piacere visitare anche per l'entusiasmo che li pervade), con 3 milioni di abitanti, sia difficile rivaleggiare con una Russia «muscolare» come quella che negli ultimi tempi stiamo conoscendo. Quindi forse l'Europa poteva aspettarsi che sarebbe finita così e dispiace molto perché la gente invece nelle piazze sta lottando non si sa bene perché, se dall'altra parte non c’è un'Europa che, se vuole fare il suo ruolo, deve essere più attiva anche nel contrapporre qualcosa di concreto e non un semplice partenariato.

  PRESIDENTE. Do quindi la parola al Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, per la replica.

  EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Ho preso un po’ di appunti e credo di aver scritto quasi tutto. Parto dal primo intervento dell'onorevole Mogherini, che ne lega altri – al di là delle domande specifiche su cui arriverò a rispondere, non ultima quella posta dall'onorevole Gentiloni Silveri – sulla questione di fondo e cioè la necessità, appena ci sarà un po’ di quiete mentale per il Paese, per il Governo e anche per il Ministro, per fare qualche riflessione e qualche interlocuzione con il Parlamento che non sia solo su dati di cronaca, che necessitano comunque di interventi e presenze e sono anche molto numerosi e pesanti.
  È necessaria infatti una riflessione complessiva su almeno tre punti fondamentali, per trarre delle sintesi finali diverse da quelle che pensavamo. Certamente uno dei problemi è Italia/Africa, ma Africa tutta ? Non vorrei che ripetessimo l'errore di guardare l'Africa come un continente unico, perché non è così: in Africa vi sono varie situazioni che necessitano di politiche diverse, non è pensabile che ci sia una politica per l'Africa, perché le Afriche sono diverse, uno non può fare in Mali quello che è utile fare, se ne abbiamo le forze e la priorità, in Sudafrica, perché sono cose veramente diverse.
  Avere un'analisi più puntuale delle varie Afriche ci aiuta, perché altrimenti, se sbagliamo fotografia, sbagliamo anche politiche, magari decidendo dove per ragioni storiche, per ragioni del nostro sistema produttivo possiamo essere più efficaci di altri.
  Mi auguro che troveremo a partire da gennaio una possibilità di discussione su questo, perché poi alla fine torniamo a un problema di cooperazione, in quanto le politiche non si fanno con i fichi secchi: da radicale ho una lunga abitudine, però i fichi devono almeno esserci, e, se guardate il bilancio della cooperazione, ridimensioniamo subito tutta una serie di ambizioni, altrimenti andiamo in giro a vendere illusioni, che non è mai una cosa simpatica.
  Lo stesso vale per l'Afghanistan. Vi dico molto onestamente che non so se sia possibile rispondere alle domande che venivano fatte già dal prossimo «decreto missioni», perché il prossimo «decreto missioni» va fatto agli inizi di gennaio, siamo a fine dicembre e siamo in una situazione in cui l'accordo bilaterale con gli USA non è firmato e temo che non sarà firmato nei primi giorni di gennaio.
  Il BSA (Bilateral Security Agreement) è la precondizione da cui poi si modula tutto il resto: sia la parte di cooperazione Pag. 13internazionale, sia la parte che noi volessimo eventualmente assumere. Spero che, nelle modalità che possiamo anche discutere insieme, rimarremo in Afghanistan, per il semplice motivo che è uno snodo fondamentale per tutta una serie di motivazioni: che siamo lì da dieci anni e che l'investimento è stato tale che a mio avviso vale la pena di restare con tutte le garanzie, perché è annesso all'Iran nella zona in cui resteremmo, quindi guardando il mappamondo ci si spiega perché, in modalità da scegliere, dobbiamo esserci.
  Vengo all'ultima domanda dell'onorevole Gentiloni Silveri. In questa riflessione, che spero davvero faremo su sfera bilaterale e multilaterale, la mia impressione è che rispetto a tutta una serie di crisi – ad esempio la Libia come autostrada finale non controllata di tutta una serie di traffici che lì si incanalano, espressione quindi di crisi altre e più estese – qualunque sforzo facesse l'Italia da sola non riuscirebbe. Anzi, il lavoro che stiamo cercando di fare è proprio quello di avere un impianto realmente multilaterale del dossier siriano, che è un dossier fluido rispetto a un magma gigantesco che si muove.
  Voi avrete visto che si è appena dimesso di nuovo il Primo Ministro somalo, della Repubblica Centrafricana abbiamo detto e adesso rispondo immediatamente. L'Africa è un magma in cui resistono pochi Paesi: Senegal che visiterò tra poco, Marocco per fortuna, Ghana che anche visiterò proprio per fare un giro regionale e capire se esistano dei punti fermi su cui appoggiarsi, perché altrimenti è difficile.
  Ovviamente l'altro Paese per noi di grandissima necessità è l'Algeria, la quale va adesso in una situazione elettorale con una ricandidatura di Bouteflika, che ognuno di noi può leggere come vuole, ma certo le letture sono abbastanza univoche del perché non si sia trovato altro candidato e quindi sia obiettivamente un'elezione di transizione, in cui non è neanche chiaro quale sia poi il vero potere e il vero governante.
  È importante fare questa riflessione proprio per le implicazioni varie di quali strumenti siano più adeguati, se quelli bilaterali, quelli europei anche se sono pochi, o quelli multilaterali di tipo più classico. Tutto il tentativo che stiamo facendo per esempio sulla Libia è esattamente quello di un'assunzione di responsabilità più complessiva, perché la situazione è molto dinamica.
  Sulla Repubblica Centrafricana a livello italiano si fa quello che si può in termini di cooperazione, non è un Paese prioritario per noi, può darsi che sia utile ripensare i ventiquattro Paesi che avevamo individuato come prioritari, ma in ogni caso non era la Repubblica Centrafricana.
  C’è un grande sforzo umanitario europeo e quindi anche nostro, c’è stata una visita di Fabius con la Commissaria Georgieva, quindi da questo punto di vista nella Repubblica Centrafricana siamo presenti in quanto Unione europea. Abbiamo centocinquanta italiani tra ONG e religiosi, abbiamo fatto un accordo con i francesi se fosse mai arrivata l'urgenza di evacuazione, ma questa è la dimensione della nostra presenza.
  Non sono sicura, ad esempio, che il decreto che il Governo dovrà fare i primi di gennaio sia già l'occasione adeguata per discutere di Afghanistan in termini decisionali (di orientamenti si può sempre discutere), perché non sono decisioni solo unilaterali, ma si inseriscono in un contesto più complessivo. Le elezioni in Afghanistan a marzo-aprile saranno determinanti per capire dove vada a parare il Paese.
  Rispondo in particolare all'onorevole Scotto. Sui diritti umani con la Russia le assicuro che il discorso è stato dei più aperti sia per le LGBT, sia per le vicende delle Pussy Riot e di Greenpeace, stiamo aspettando di capire quali siano i contorni veri dell'amnistia annunciata da Putin, ma è indubbio che è una strada lunga perché le percezioni sono veramente distanti, anche se secondo me il coraggio di parlarne esplicitamente non indebolisce il dossier, ma invece fa stato di una differenza di cui andiamo anche fieri. Non c’è stata alcuna reticenza da questo punto di vista e devo dirle neanche da parte loro.Pag. 14
  Su Ginevra 2 non c’è una piattaforma, né io vorrei avere una piattaforma negoziale del Governo italiano, perché se cominciamo con ciascuno dei trenta Paesi intorno al tavolo con una piattaforma negoziale, è meglio che non ci andiamo. Il nodo su cui si sta cercando l'accordo è che il punto di partenza sia il comunicato finale di Ginevra 1 e a partire da quello, come punto di convocazione, vedere come modularlo.
  Per questo io non intendo elaborare ad oggi una piattaforma negoziale italiana e penso anche che sarebbe deleterio perché, se ad ognuno venisse in mente una cosa di questo tipo, si capisce bene che non andremmo da nessuna parte. Stiamo spingendo quindi anche i più resistenti ad accettare Ginevra 1 come dato negoziale e dato di partenza.
  Ci vedremo ancora sul pre-Consiglio europeo con tutti i problemi posti e al pre-Consiglio noi faremo il massimo perché il tema della difesa rimanga, ma per il momento è il tema meno controverso come conclusioni, mentre le notizie le fanno sempre le cose controverse ed è indubbio che il Consiglio avrà tutto un problema di unione bancaria, ma non perché non si parlerà di difesa, ma perché questa sarà la percezione.
  Noi abbiamo anche altri dossier al Consiglio (Albania, Serbia), però alla fine sarà tutto risucchiato dalla parte economico-finanziaria per ragioni che sono evidenti.
  Chiederò alla ripartenza di gennaio se possiamo calendarizzare per mio grande interesse questi dibattiti di fondo, su che cos’è una politica estera di difesa nazionale di un Paese membro dell'Unione europea e di un Paese che crede nel multilateralismo efficace a livello Nazioni Unite, quindi per capire le articolazioni di questi tre livelli. Vi chiederò anche un momento in cui fare il punto su due dossier su cui ho veramente bisogno e voglia di chiarirmi con voi: la modernizzazione e la ristrutturazione della rete, che voglio affrontare in tutta trasparenza perché non si può più andare avanti in questo modo ed è meglio che ci capiamo sull'assistenza consolare, cioè quali sono i servizi agli italiani all'estero, in particolare agli italiani in difficoltà all'estero.
  Con questa mania di politicizzare sempre tutto, appena succede qualcosa deve intervenire addirittura il Primo Ministro, a forza di politicizzare qualunque dossier di italiani che hanno difficoltà all'estero, come non fa nessun Paese europeo, si pretende di risolvere dei problemi che invece hanno soluzione giuridica ma non politica.
  Non voglio anticipare una conclusione, ma mi auguro che ci sia una discussione piuttosto serena o comunque distesa su ristrutturazione e modernizzazione della rete diplomatico-consolare e servizi diplomatico-consolari.
  L'unica buona notizia è che sono usciti i primi quattro italiani che erano stati trattenuti in Polonia e domani ne usciranno altri quattro.

  VINCENZO AMENDOLA. Ringrazio il Ministro per la completezza della sua audizione, come abbiamo espresso a nome del Gruppo però, dato che siamo anche in un periodo di legge di stabilità, tengo a precisare a nome del mio Gruppo parlamentare che noi sulla rete consolare e la riorganizzazione delle spese non abbiamo mai fatto mancare la nostra adesione riformista, nel senso che bisogna riorganizzare la rete e i costi. Certamente noi non andremo in giro per il Parlamento a fare la lista delle sedi che bisogna chiudere e di quelle che bisogna tenere aperte. Chiediamo però al Ministero che, oltre alla riorganizzazione della rete consolare che deve essere fatta con criteri di efficacia, di lungimiranza e anche di vocazione geopolitica, ci si presenti, insieme al contesto che abbiamo aperto della revisione della spesa del Professor Cottarelli, anche una riforma complessiva delle spese del Ministero, perché le spese della politica estera sono vergognosamente basse, come abbiamo detto nell'ultimo parere prima della legge di stabilità. La Commissione esteri della Camera ha presentato emendamenti per aumentare le spese di cooperazione, ma non è accettabile che la revisione di Pag. 15spese inefficaci riguardi solo la rete consolare, che ne ha assolutamente bisogno, e non anche altri capitoli del Ministero che sembrano intoccabili e vanno invece rivisitati.
  Tengo a sottolineare questo perché siamo in un periodo in cui questo dibattito attraversa le forze parlamentari, ma non ci va di essere presi come – faccio notare al Ministro quanto emerso nell'ultima Assemblea del CGIE – se il Parlamento fosse nemico delle reti consolari. Noi non siamo nemici, noi siamo amici della rete consolare e siamo soprattutto amici di una spesa efficace e giusta.
  Per quanto riguarda le missioni, caro Ministro, purtroppo il deputato Gentiloni Silveri ha ragione ma noi ci siamo impegnati nella ratifica dell'ultimo decreto assicurando che prima della conversione del prossimo decreto, se non c’è un'analisi geopolitica di investimento, lo dico a nome del Gruppo parlamentare che rappresento, sarà molto complicato rivotare un decreto come l'abbiamo visto.

  EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Scusi, io non ho detto «prima della revisione», ho detto «prima del deposito del nuovo decreto», che obiettivamente deve essere agli inizi di gennaio per le ragioni che lei sa: non ho posto nessun vincolo e nessun limite nella fase successiva.

  CLAUDIO ZIN. Come Comitato per le questioni degli italiani all'estero del Senato, vogliamo condividere la responsabilità della riforma della rete consolare, non vogliamo farla nostra e competere con voi. Tutto il contrario. Vogliamo fare questo.

  EMMA BONINO, Ministro degli affari esteri. Peraltro io ho dato la disponibilità del viceministro Dassù affinché venga per illustrare i criteri per una discussione su questo tema. Poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.20.

ERRATA CORRIGE

  Nel Resoconto stenografico delle audizioni delle Commissioni riunite Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati e Affari esteri, emigrazione del Senato della Repubblica, della seduta di Mercoledì 18 settembre 2013, alla pagina 1, il numero d'ordine «3» si intende sostituito con «4».