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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (III-IV Camera e 3a-4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Mercoledì 3 settembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vito Elio , Presidente ... 2 

Comunicazioni del Governo sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione:
Vito Elio , Presidente ... 2 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 3 
Vito Elio , Presidente ... 11 
Giro Mario , Sottosegretario di Stato agli affari esteri ... 11 
Vito Elio , Presidente ... 13 
Galli Carlo (PD)  ... 13 
Airola Alberto  ... 14 
Vito Elio , Presidente ... 14 
Galli Carlo (PD)  ... 14 
Artini Massimo (M5S)  ... 14 
Vito Elio , Presidente ... 15 
Artini Massimo (M5S)  ... 15 
Gasparri Maurizio  ... 16 
Vito Elio , Presidente ... 16 
Gasparri Maurizio  ... 16 
Vito Elio , Presidente ... 16 
Duranti Donatella (SEL)  ... 16 
Vito Elio , Presidente ... 16 
Duranti Donatella (SEL)  ... 16 
Vito Elio , Presidente ... 17 
Pini Gianluca (LNA)  ... 17 
Vito Elio , Presidente ... 17 
Pini Gianluca (LNA)  ... 17 
Marazziti Mario (PI)  ... 19 
Vito Elio , Presidente ... 20 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 20 
La Russa Ignazio (FdI-AN)  ... 21 
Villecco Calipari Rosa Maria (PD)  ... 23 
La Russa Ignazio (FdI-AN)  ... 23 
Vito Elio , Presidente ... 23 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 23 
Giro Mario , Sottosegretario di Stato agli affari esteri ... 27 
Vito Elio , Presidente ... 28

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia: (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA IV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI ELIO VITO

  La seduta comincia alle 15.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv del sito internet della Camera.

Comunicazioni del Governo sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno delle Commissioni congiunte esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica reca le comunicazioni del Governo sullo stato delle missioni internazionali in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Ricordo che tali comunicazioni adempiono all'obbligo previsto dalla legge n. 13, del 24 febbraio 2012, di conversione del decreto-legge n. 215, del 29 dicembre 2011. In base a tali norme, i Ministri degli affari esteri e della difesa, con cadenza quadrimestrale, rendono comunicazione alle Commissioni parlamentari competenti (ossia alle Commissioni esteri e difesa) sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace. L'obbligo è stato recentemente richiamato anche da un ordine del giorno, accolto dal Governo nella seduta del 22 gennaio 2013.
  L'adempimento di tale previsione riveste oggi un particolare rilievo perché coincide con l'esame in corso di svolgimento presso le Commissioni esteri e difesa della Camera, del disegno di legge di conversione dell'attuale decreto-legge recante proroga delle missioni internazionali recentemente varato dal Governo.
  Do il benvenuto al presidente della Commissione esteri del Senato, senatore Pier Ferdinando Casini, al presidente della Commissione esteri della Camera, onorevole Fabrizio Cicchitto, e al vicepresidente della Commissione difesa del Senato, senatore Sergio Divina.
  Prima di iniziare la seduta, sono certo di interpretare i sentimenti di tutti i colleghi parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, nell'esprimere al Ministro Federica Mogherini i più sentiti auguri e le più vive felicitazioni per il prestigioso incarico al quale è stata chiamata come Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza comune dell'Unione europea.
  È una responsabilità di straordinario rilievo istituzionale e politico per il nostro Paese, che offre l'opportunità all'Italia di dare un ulteriore contributo all'Europa comunitaria nel solco di una tradizione europeista che affonda le sue radici al tempo della nascita della Repubblica nel secondo dopoguerra. Sono certo che il Ministro Mogherini interpreterà, come sempre ha fatto, quest'incarico con lo spirito, d'altra parte previsto dai Trattati, di rappresentare il nostro Paese in seno alle massime istituzioni comunitarie.
  Peraltro, il Ministro Mogherini ci ha comunicato che per sopraggiunti impegni Pag. 3istituzionali non potrà partecipare alla seduta odierna – per la quale è presente il Sottosegretario Mario Giro, che ringrazio – e ci ha preannunciato la Sua disponibilità a intervenire presso le nostre Commissioni in un'apposita seduta martedì prossimo. Tra l'altro, in quella sede potrà anche aggiornarci, insieme al Ministro Pinotti, sugli esiti del vertice NATO, che si svolgerà nei prossimi giorni nel Galles.
  Prima di dare la parola al Ministro Roberta Pinotti, che ringrazio per la rinnovata disponibilità, ribadisco che è in corso d'esame presso le Commissioni affari esteri e difesa della Camera il decreto-legge sulle missioni internazionali, esame che abbiamo sospeso, accantonando alcune proposte emendative, proprio per poter ascoltare queste importanti comunicazioni del Governo.
  Tra queste, onorevole Ministro, vi sono quelle di maggiore attualità sulle quali è stato richiesto dai colleghi di tutti i gruppi ed è atteso un chiarimento da parte del Governo, in particolare, vista la grande emergenza che si sta determinando nella situazione sul confine orientale, nei rapporti tra il nostro Paese e la Russia con riferimento alla crisi in Ucraina.
  Non è stata neppure affrontata la questione, che pure il Governo ci aveva preannunciato nella seduta straordinaria del 20 agosto scorso, in merito all'aiuto alla popolazione curda con l'approvazione delle apposite risoluzioni della NATO. È stato preannunciato che, probabilmente, questi emendamenti saranno presentati in Aula. Ciò comunque richiederà che le nostre Commissioni dovranno, nel caso così fosse, nuovamente riunirsi per esaminarli, così come è in discussione anche la grave emergenza libica per la quale le Commissioni hanno già approvato un emendamento nel senso riformulato dai rappresentanti del Governo.
  Inoltre, onorevole Ministro, affrontando un'altra questione che Le sta particolarmente a cuore, abbiamo apprezzato molto il fatto che si sia immediatamente recata in India. Tuttavia, nel corso della seduta di ieri, il presidente Cicchitto ha già espresso, a nome delle Commissioni affari esteri e difesa, la nostra viva preoccupazione per le condizioni di salute di Massimiliano Latorre e, più in generale, per il prosieguo della vicenda che investe i nostri due fucilieri di Marina. Anche su questo punto, gli emendamenti presentati da alcuni gruppi sono stati accantonati al fine di poterli meglio valutare dopo aver ascoltato le comunicazioni del Governo.
  Naturalmente, su tutte queste questioni la discussione è aperta e la riprenderemo al termine del dibattito odierno, per il quale Le do volentieri la parola ringraziandola ancora.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Signori presidenti, onorevoli senatori e onorevoli deputati, nell'incontro odierno, dedicato all'esame delle missioni internazionali nelle quali sono coinvolte soprattutto le nostre Forze armate, avremo anche l'opportunità di analizzare le ragioni di tali interventi e le modalità con le quali il Paese sta operando sia per mitigare i rischi che potrebbero derivare dai molteplici fattori di instabilità che caratterizzano l'attuale scenario geostrategico, sia per contribuire alla pace e alla stabilità internazionale nel pieno rispetto del dettato costituzionale.
  È opportuno ricordare, infatti, che l'impegno che si richiede alle Forze armate è strettamente connesso con la necessità che abbiamo, come Paese e come parte della più vasta comunità internazionale, di garantire la sicurezza dei cittadini, delle istituzioni e degli interessi vitali dell'Italia, ma anche di contribuire alla stabilità internazionale e alla promozione di un ordine che possa assicurare la pace e il rispetto dei diritti umani.
  Nel decreto-legge di proroga delle missioni internazionali per il secondo semestre 2014 – attualmente in fase di conversione, come il presidente Vito ha ricordato – sono confermati i teatri operativi contemplati dal precedente provvedimento di proroga e sono inserite, come preannunciato nelle comunicazioni rese al Parlamento, due nuove iniziative: le missioni europee nella Repubblica Centrafricana e Pag. 4in Sahel (Mali), nonché l'operazione di scorta marittima alla nave statunitense Cape Ray, che ha proceduto alle attività per la neutralizzazione delle armi chimiche siriane, come deliberato dall'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.
  Complessivamente, si registra, rispetto al primo semestre 2014, una diminuzione della consistenza media del personale militare impiegato, che passa da 4.725 a 4.178 unità. In particolare, con riferimento alla missione ISAF (International Security Assistance Force), per la quale è stata avviata la fase di ripiegamento del contingente, la riduzione della consistenza media è da 2.250 a 1.500 unità.
  Sono, inoltre, disposte cessioni a titolo gratuito di mezzi o materiali a favore di Gibuti, Pakistan, Somalia e Giordania, che si inseriscono nell'ambito delle attività di cooperazione del settore difesa previste da accordi ratificati con gli Stati beneficiari ovvero dai mandati delle missioni. Sono confermate le disposizioni in materia di personale anche per quanto attiene la tutela giuridica.
  Presenterò le diverse missioni oggi in corso raggruppandole per regioni geografiche, iniziando dalla regione per noi strategicamente prioritaria del Mediterraneo, dove sono purtroppo in corso conclamate crisi che già ora proiettano i loro effetti sull'Italia.
  Inizio, dunque, dalla Libia, dove il conflitto ormai aperto tra le differenti fazioni in lotta per il potere è stato recentemente acuito dalla creazione di due realtà distinte, ognuna con un proprio parlamento: da un lato, il Congresso nazionale a Tripoli, in contrapposizione al Consiglio dei rappresentanti a Tobruch, democraticamente eletto a giugno 2014 ma dichiarato illegittimo dagli islamisti. Questa situazione rischia di determinare il completo sfaldamento dello Stato con la perdita totale del controllo del territorio da parte delle legittime autorità, sempre più esposte all'azione di gruppi armati con aspirazioni politiche di matrice fondamentalista, ovvero dedite alle attività illegali come il traffico di esseri umani.
  L'intervento degli attori esterni deve necessariamente essere quanto mai cauto nell'attuale difficile e mutevole contesto. Per tale ragione, la nostra azione per la Libia è strettamente coordinata con le attività poste in essere dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che segue lo sviluppo della situazione politica e coordina per la parte italiana l'azione della comunità internazionale. È di ieri la notizia che il Parlamento libico, costretto a trasferirsi a Tobruch e solo organo di governo riconosciuto dall'ONU, ha chiesto al Primo Ministro uscente Abdullah Al-Thinni di formare un governo di crisi entro al massimo due settimane.
  In tale situazione, l'Europa ha sviluppato un ruolo a sostegno dell'ONU attraverso una delegazione diplomatica e l'attivazione di una missione di assistenza per ripristinare un qualche controllo delle frontiere. Nei fatti, però, la situazione sul terreno è compromessa al punto da impedire lo svolgimento di efficaci attività.
  L'Italia, oltre che partecipare alle attività dell'Unione europea, opera bilateralmente con la Libia dal 2011 con l'operazione Cirene, lanciata allo scopo di sostenere il Consiglio nazionale di transizione nella ricostruzione delle forze armate di sicurezza locali. Il 1o ottobre 2013 tale operazione è stata riconfigurata in missione militare italiana in Libia, costituita da una componente interforze per l'Ufficio di cooperazione militare in Libia previsto dal Memorandum d'intesa tra il Ministro della difesa della Repubblica italiana e il Ministero della difesa libico, sottoscritto a Roma il 28 maggio 2012.
  La Missione militare italiana in Libia (MIL) include, inoltre, una componente ad hoc costituita da squadre mobili per l'addestramento, attivate in base alle esigenze di volta in volta individuate con le forze armate libiche. La MIL ha il compito di organizzare, condurre, sviluppare, coordinare e monitorare tutte le attività addestrative di assistenza e consulenza svolte in Libia nel settore della difesa, contribuendo all'identificazione delle esigenze di cooperazione da soddisfare sia in territorio Pag. 5libico sia nazionale, coordinando quindi anche le attività addestrative da condurre in Italia.
  Il personale MIL ha già addestrato per la Libia 1.345 militari, indicati a suo tempo dal legittimo governo e ha supportato la fase di screening del primo contingente libico della forza di impiego generale, giunto in Italia a gennaio 2014 per una fase addestrativa durata circa sei mesi e ormai conclusa per 254 militari appartenenti a un battaglione che non risulta ancora attivato per le problematiche attuali di quel Paese, come concordato con le autorità libiche e nel quadro di più ampi accordi multinazionali sottoscritti nel contesto del G8.
  Per l'insieme delle attività svolte in Libia, nel decreto-legge è previsto, nel corso del secondo semestre di quest'anno, un nucleo massimo di 100 unità. Stante la richiamata situazione, il nucleo di militari presenti in questi giorni per la missione è di poche unità per le ovvie situazioni che abbiamo prima richiamato, oltre chiaramente al contingente di Carabinieri addetto alla sicurezza dell'Ambasciata e del personale diplomatico.
  Rimanendo nella regione mediterranea, vorrei segnalare che il 20 agosto si sono concluse le attività di scorta militare che la nostra Marina ha assicurato all'unità statunitense Cape Ray, sulla quale, come è noto, sono stati trasbordati nel porto di Gioia Tauro i precursori delle armi chimiche siriane. La Cape Ray ha completato la distruzione di tali composti e il nostro pattugliatore ha, quindi, terminato l'operazione. Il Libano rimane un teatro di rilevanza strategica per la sicurezza dell'Italia, ovviamente esacerbato dagli effetti della crisi siriana che vede, da un lato, un imponente flusso di profughi riversarsi nel Paese dei cedri e, dall'altro, l'attivo coinvolgimento nel conflitto di gruppi armati aventi la loro base in Libano.
  In tale quadro, l'Italia ha assunto e continua a mantenere sotto la bandiera delle Nazioni Unite un ruolo di assoluto rilievo nella missione UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon), che continua a garantire la sostanziale stabilità della parte meridionale del Libano e della frontiera con Israele. Il ruolo di rilievo e il rilievo internazionale dell'Italia in questa missione è indiscutibile; mette in campo il contingente più consistente e, per la terza volta dal 2006, detiene la carica di comandante della forza della missione, una responsabilità che ha ricoperto per quasi sei degli otto anni di esistenza di UNIFIL. Oggi, infatti, è il generale Portolano a essere capo dei caschi blu in Libano, dopo che tale incarico era stato ricoperto dal generale Serra e, prima ancora, dal generale Graziano.
  Nel secondo semestre, in continuità con il passato, prevediamo una presenza media di 1.100 nostri militari, ai quali vanno aggiunti circa 10 militari assegnati a un'attività addestrativa a favore delle forze armate libanesi nell'ambito di un'iniziativa multilaterale. L'Italia mantiene anche una presenza in Palestina, a Rafat e a Hebron, oltre a un'attività di addestramento a favore della polizia palestinese svolta a Gerico.
  Nel complesso, queste missioni prevedono l'impiego di 29 militari italiani, mentre altri 7 nostri militari operano nella forza dei caschi blu, che supervisiona il rispetto delle tregue raggiunte dopo i vari conflitti che hanno afflitto la regione sin dal 1948.
  A Cipro, nell'ambito della forza ONU UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), operiamo con 4 militari. Nel Sinai la nostra presenza è inserita in una missione attivata per il monitoraggio degli accordi di Camp David tra Israele ed Egitto. Opereremo anche nel secondo semestre in media con 75 unità.
  A Malta, è attiva una missione di collaborazione bilaterale finalizzata a migliorare le capacità locali in alcune specifiche attività, ad esempio, quella di ricerca e soccorso. La nostra presenza media è di 25 militari.
  Per queste ultime missioni, a suo tempo motivate dalla volontà nazionale di dare un contributo e un significativo supporto all'attività dell'ONU, ho già dato indicazioni di valutare l'opportunità di continuare a sostenerle nella loro attuale configurazione, Pag. 6ovviamente col coinvolgimento dell'ONU e dei nostri alleati. A questo punto, vorrei rivolgere la mia attenzione alle attività che la nostra nazione sta svolgendo in un'altra area di prioritario interesse strategico, ovvero nei Balcani e nell'Europa orientale.
  Nei Balcani, continueremo a essere presenti con la missione KFOR (Kosovo Force) in Kosovo attiva dal 1999 e da alcuni anni in progressiva contrazione con il progredire del processo di pacificazione. Per quanto concerne la sorveglianza ai siti religiosi serbo-ortodossi sensibili, l'Italia ha già trasferito il presidio del Patriarcato di Pec alle forze di sicurezza kosovare, mentre lo scorso dicembre è stato ceduto alle autorità kosovare il controllo dell'aeroporto di Dakovica.
  Per il secondo semestre 2014, si manterrà costante il livello di contribuzione nazionale, attestandosi su 555 unità in media, anche in virtù del mantenimento della carica di comandante della missione KFOR per un ulteriore mandato. Dal 3 settembre 2014, cioè da oggi, il generale di divisione Figliuolo sostituirà il pari grado Farina, che ha mantenuto tale responsabilità per un anno. L'Italia continuerà, altresì, a mantenere il ruolo di nazione guida nel Multinational Battle Group West. Sono compresi nel totale anche i militari inseriti nelle altre missioni che insistono nello stesso teatro operativo.
  In Bosnia Erzegovina, continua a operare la missione a guida europea EUFOR (European Union Force) Althea, la quale assicura un'azione di presenza e deterrenza per mantenere un ambiente sicuro e per creare le condizioni per l'integrazione europea. Da un'iniziale fase di controllo del territorio si è a mano a mano passati a una di rafforzamento delle istituzioni locali.
  Nel secondo semestre 2014, manterremo una partecipazione di 5 unità in media, oltre al battaglione di riserva tenuto in prontezza in Italia per intervenire in caso di grave e improvviso deterioramento delle condizioni di sicurezza. Ovviamente ci auguriamo che ciò non accada.
  Per ciò che riguarda l'est europeo e, in particolare, la crisi in Ucraina, ricordo che la NATO ha messo in opera alcune misure per incrementare la sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale, in particolare Polonia e Romania.
  Tale attività vede impegnata la forza della NATO di sorveglianza aerotrasportata, cioè i velivoli radar AWACS. Per assicurare tali operazioni, è necessario provvedere anche alle attività di rifornimento in volo degli aerei, attività che supportiamo con un nostro velivolo rifornitore. Inoltre, partecipiamo con una fregata alle attività di sorveglianza esercitate in mare dalle forze navali permanenti dell'Alleanza atlantica, oltre a quella cacciamine che ha operato nel Mar Nero nel periodo dal 3 al 30 luglio scorso.
  Immagino che nella relazione che svolgerà il Sottosegretario agli affari esteri ci saranno alcuni riferimenti alla situazione generale dell'Ucraina. Per quello che riguarda eventuali domande o approfondimenti, nella replica sono ovviamente disponibile – visto che il Presidente ha affermato che è un tema particolarmente interessante per voi – a rispondere a qualsiasi domanda.
  Per quanto riguarda la NATO, partecipiamo a un'operazione di difesa antimissile schierata in Turchia per far fronte ai rischi connessi con la crisi siriana. Inoltre, dall'ottobre 2001 è attiva l'operazione Active Endeavour con la finalità di contrastare la rete del terrorismo internazionale e alla quale l'Italia partecipa con un pattugliatore della Marina militare.
  Nell'area del Caucaso, invece, l'Unione europea mantiene attiva dal 2008 una missione di monitoraggio in Georgia per verificare il rispetto degli accordi che portarono alla cessazione delle ostilità tra Mosca e Tbilisi: noi partecipiamo con 4 unità.
  Presidenti, senatori e deputati, passo ora a riferire degli impegni militari nelle altre regioni, laddove sono in gioco interessi rilevanti per l'Italia e l'intera comunità internazionale, perché lì sono in atto crisi capaci di destabilizzare profondamente gli assetti politici dei Paesi coinvolti, Pag. 7di alimentare la forza di movimenti fondamentalisti e terroristi e di favorire l'attività delle organizzazioni criminali.
  In Afghanistan, dopo 12 anni di partecipazione attiva, ci avviciniamo alla conclusione della missione ISAF, prevista per la fine del 2014. Credo sia giusto, a questo punto, ricordare sommariamente i risultati finora raggiunti grazie all'ingentissimo sforzo profuso in questi anni.
  È certamente vero che la maggior parte delle risorse che l'Italia ha dedicato all'Afghanistan, come peraltro avvenuto per tutti gli altri Paesi che hanno partecipato, è stata assorbita dalle operazioni di assistenza alla sicurezza e dall'addestramento delle forze locali. Oggi, le forze armate e di polizia afghane sono entrambe a pieno organico, addestrate ed equipaggiate. Supportano la quasi totalità delle operazioni di sicurezza. Nella mia recente visita in Afghanistan, infatti, ho verificato di persona come si sia modificata la missione: mentre prima il pattugliamento era fatto direttamente da noi, ora supportiamo e sosteniamo il pattugliamento che, invece, è fatto dalle forze afghane.
  La nostra presenza in quel Paese si è caratterizzata anche per un amplissimo programma di intervento a favore della società civile. Nel settore della ricostruzione e dello sviluppo, in particolare, sono stati complessivamente 1.288 i progetti realizzati per la popolazione della provincia di Herat da parte del distaccamento per la cooperazione civile e militare, che ha concluso l'attività lo scorso mese di marzo con la riassunzione delle responsabilità del territorio da parte delle autorità afghane.
  I progetti realizzati dal CIMIC (Civil-Military Cooperation) nel tempo rendono l'idea dell'eccellente lavoro svolto, nonché dello sforzo posto in essere dal contingente militare nazionale in tale settore: 44 poliambulatori; 2 ospedali, di cui uno pediatrico; un centro di medicina legale; 105 scuole; 60 chilometri di rete idrica e 16 per acque reflue; circa 800 pozzi per l'acqua; 3 ponti; 130 chilometri di strade; 17 edifici pubblici governativi; 34 infrastrutture per la sicurezza e la difesa; 2 centri di aggregazione per le donne, uno di arti visive, un carcere femminile; un istituto penale per i minori e il terminal passeggeri dell'aeroporto di Herat. Nel settore della sicurezza, partecipiamo con 5 unità anche alla missione europea che addestra le forze di polizia locale.
  È stato possibile realizzare tutto questo grazie al lavoro di stabilizzazione e di messa in sicurezza della regione ovest del Paese, affiancato dall'attività di formazione e di addestramento delle forze di sicurezza locale del contingente italiano nella provincia di Herat.
  Ricordiamo qui la dedizione quotidiana e il sacrificio di tutti i nostri militari e con commozione ricordiamo che non solo abbiamo lasciato molti morti, ma purtroppo abbiamo anche avuto molti feriti gravi. Oggi, la provincia di Herat è una delle più stabili e sviluppate di quel Paese. Un indicatore di tale situazione è anche l'affluenza in occasione delle ultime elezioni, la più elevata a livello nazionale e la più elevata per le donne: ossia, la provincia di Herat è quella dove hanno votato di più e più donne che in qualsiasi altra parte dell'Afghanistan. Credo sia l'indicatore di un lavoro importante.
  In questi mesi, come anticipato nel corso delle precedenti audizioni, è in atto il progressivo ripiegamento del nostro contingente. Oltre all'operazione di rientro dei mezzi e dei materiali non più necessari, di per sé molto onerosa considerata la distanza e la carenza di infrastrutture, si sta riducendo in parallelo anche la presenza dei nostri militari, che è scesa a una media, come vi ho già detto, di 1.500 unità nel secondo semestre, oltre agli elementi che rimarranno ancora nell'area del Golfo Persico, soprattutto per gestire il traffico aereo da e per il teatro operativo.
  Come detto, il termine della missione ISAF è già definito per il 31 dicembre 2014. Oltre quella data potrà operare una nuova missione molto più piccola come consistenza organica e con esclusivi compiti di addestramento e consulenza delle forze afghane, ancora bisognose di aiuti in alcuni settori tecnico-specialistici e di supporto logistico. Tale missione potrà concretamente Pag. 8prendere avvio a condizione che, prima del termine di ISAF, si concluda con il Governo afgano un nuovo accordo sullo status giuridico delle forze internazionali. In tale evenienza, l'Italia potrà confermare una sua partecipazione alla missione, che sarà comunque sottoposta al vaglio parlamentare.
  Nella regione del Corno d'Africa e dell'Oceano Indiano continuiamo a essere presenti con una serie di missioni multifunzionali finalizzate alla lotta contro la pirateria e alla stabilizzazione dell'area, in particolare in Somalia. Partecipiamo, quindi, alla missione navale europea Atalanta e a quella a guida NATO Ocean Shield con in media un'unità navale, che in alcune fasi assume anche il comando dell'intera missione. Queste operazioni hanno costituito un efficace deterrente, tanto che il numero degli attacchi è a mano a mano diminuito e nessuno di essi ha da tempo avuto più successo.
  A partire dalla fine dell'anno 2011, il numero degli attacchi da parte di pirati, soprattutto di quelli condotti con successo, ha fatto registrare un notevole decremento fino all'esaurimento. Se tale situazione, da un lato, è segno tangibile dei risultati conseguiti dalla comunità internazionale, dall'altro, deve essere assunta quale sprone per mantenere alta l'attenzione sul fenomeno pirateria. I moderni pirati, infatti, hanno dimostrato nel tempo grande versatilità nel modificare il proprio modus operandi, elemento che rende prematuro sancire l'irreversibilità dell'attuale situazione e l'esclusione di una recrudescenza del fenomeno.
  Per la protezione diretta delle navi mercantili battenti bandiera italiana, continuano a operare i nuclei militari di protezione, in media 15 equipaggi costituiti ciascuno da 6 o 8 unità del battaglione, insieme, a partire dal dicembre 2013, anche alle squadre di guardie giurate appartenenti a istituti di vigilanza privati sulla base delle direttive elaborate dal Ministero dell'interno. Da oltre un anno, ai nuclei militari, quindi, sono affiancati anche team civili. Ovviamente, anche per quanto riguarda questo tema, sulla base di quelli che saranno gli interventi, c’è tutta la disponibilità per rispondere.
  Nella regione è, inoltre, attiva la missione europea EUCAP Nestor, che conduce attività di formazione di militari di Gibuti, Kenya, Seychelles, Tanzania e Somalia. La missione è civile con capacità militari integrate. Il quartier generale è a Gibuti e sono in corso di attivazione uffici in ogni Paese ospite. Partecipiamo con 11 militari.
  Sempre a guida europea, in questo periodo italiana, con il generale di brigata Mingiardi, è la missione di addestramento denominata EUTM (European Union Training Mission) Somalia, che si prefigge l'obiettivo di contribuire alla stabilizzazione del Paese rafforzando le forze di sicurezza locali con l'offerta di una formazione militare modulare specialistica a favore di ufficiali e sottufficiali. La presenza media di nostro personale, per il secondo semestre, è di 110 militari, a cui si uniscono 70 unità in media per le attività attuate con due velivoli a pilotaggio remoto schierati a Gibuti per il concorso alle unità navali e per la sorveglianza dell'area di interesse.
  Sempre a Gibuti è ormai funzionante la base nazionale di supporto, fondamentale per il sostegno logistico di tutti i contingenti che operano nella regione. Nella base saranno presenti 135 unità fino al completamento delle attività di predisposizione e solo 63 unità a regime. A tale riguardo, è in corso di dispiegamento un'attività formativa a favore della polizia somala.
  Concludo questa disamina con le attività nella regione del Sahel e dell'Africa subsahariana. In Mali, sono attive tre differenti missioni: quella delle Nazioni Unite, denominata MINUSMA (Multidimensional Integrated Stabilisation Mission in Mali), istituita con la risoluzione n. 2100 del 2013 al fine di assorbire, integrandola, la missione dell'Unione Africana AFISMA (African-led International Support Mission to Mali), con compiti di mantenimento del controllo sulle città liberate, protezione dei civili e degli aiuti umanitari, facilitazione del rientro dei rifugiati e supporto alla preparazione delle elezioni. L'Italia ha espresso la disponibilità Pag. 9a partecipare con un contributo limitato, ma di alta professionalità. La contribuzione nazionale, anche per il secondo semestre 2014, si attesterà su un valore medio di 3 unità.
  Vi è poi la missione europea EUTM Mali di addestramento e assistenza a favore delle forze armate locali, con un iniziale mandato di 15 mesi: le attività addestrative hanno avuto inizio nell'aprile 2013 a seguito della revisione strategica della missione e il suo mandato è stato esteso di ulteriori 2 anni, cioè fino a maggio 2016. È stato previsto l'addestramento di ulteriori 4 battaglioni maliani, 8 in totale. La contribuzione nazionale, per il secondo semestre 2014, si attesterà su un valore medio di 12 unità.
  Infine, la terza missione, quella EUCAP Sahel Mali a guida civile, è destinata a compiti di assistenza e addestramento e prevede l'invio di circa 40 unità tratte dalla Gendarmeria europea. L'intendimento è quello di partecipare a tale missione con un nostro contingente contenuto, ma di alta professionalità, costituito da 7 militari dell'Arma dei carabinieri.
  Il 16 luglio 2012 il Consiglio dell'Unione europea ha, inoltre, approvato il lancio della missione EUCAP Niger con la finalità di rafforzare le forze di sicurezza e polizia nigerine, finanziata con l'impiego di fondi dell'Unione europea. La contribuzione nazionale per il secondo semestre 2014 si attesterà su un valore medio di 5 unità.
  L'Italia è, inoltre, presente nella Repubblica Centrafricana con una nuova missione europea che opera nella capitale Bangui e ha il compito di contribuire alla stabilizzazione dell'area, nonché di fornire sicurezza alle operazioni umanitarie, contribuendo a proteggere la popolazione. Parteciperemo con un contingente composto da personale del Genio dell'Esercito e personale militare dei quartieri generali dell'Unione europea, per una media di 51 unità.
  Cito, infine, la partecipazione a due missioni dell'ONU, una nel Sahara occidentale con 6 nostri militari, l'altra in India e Pakistan con la partecipazione di 4 nostri militari.
  Nei prossimi mesi, inoltre, su richiesta del legittimo Governo del Mozambico, sarà attivata in quel Paese una piccola missione internazionale di osservatori per la supervisione del rispetto delle intese di pace raggiunte tra il FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico) e lo storico partito di opposizione RENAMO (Resistenza nazionale mozambicana). All'Italia è stato chiesto di partecipare con un totale di 3 ufficiali. Questa è una novità intervenuta dopo che abbiamo predisposto il testo del decreto, e quindi su questa partecipazione il Governo, pur essendo molto contenuta, ha bisogno di una piccola coperta economica e proporrà un emendamento.
  Della critica situazione del nord dell'Iraq e delle attività di assistenza umanitaria a favore della popolazione irachena del nord abbiamo già avuto modo di parlare ampiamente il 20 agosto.
  L'Italia, riguardo alle conclusioni del Consiglio straordinario degli affari esteri dell'Unione europea del 15 agosto e delle successive risoluzioni di queste Commissioni, ha inteso anche rispondere favorevolmente alla richiesta, come sapete, di armi e munizioni formulata dal Governo regionale del Kurdistan. Acquisito il consenso delle autorità di Baghdad, sono in corso di perfezionamento le attività diplomatiche organizzative e logistiche finalizzate al trasporto e alla consegna dei materiali richiesti.
  A tal proposito, già durante le comunicazioni al Parlamento del 20 agosto avevo anticipato che sulla qualità e quantità dell'armamento leggero da inviare in Iraq non avremmo avuto difficoltà a fare esercizio di trasparenza, formalizzando, poi, le decisioni prese anche attraverso apposito emendamento al decreto di proroga delle missioni.
  Da quel momento sono state sviluppate le conseguenti azioni, attraverso alcuni passaggi fondamentali: prosecuzione dei contatti diplomatici con l'Iraq, a livello centrale e regionale, per perfezionare le intese relative alla modalità di consegna e controllo dei materiali d'armamento; assunzione di apposita delibera del Consiglio Pag. 10dei ministri, in data 29 agosto e in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, finalizzata: a dare contezza della riscontrata eccedenza di materiale da armamento leggero nazionale, ai sensi dell'articolo 422 del Codice dell'ordinamento militare; ad avviare l'affidamento di una parte del materiale da armamento confiscato sulla motonave Jadran Express al Ministero della difesa per fini istituzionali, ai sensi dell'articolo 319 del codice dell'ordinamento militare con decreto interministeriale; ad affidare al Ministero della difesa e degli affari esteri e della cooperazione internazionale l'attuazione della determinazione di invio delle armi ai curdi; e, infine, alla redazione dell'emendamento al decreto di proroga delle missioni, diramato in data 2 settembre ai Dicasteri competenti affari esteri, economia e finanze e interno, nonché al Presidente del Consiglio per i necessari assensi e per assicurare la necessaria copertura finanziaria pari a circa 1.900.000 euro. Per questo motivo la disposizione non era già presente nel decreto-legge, essendo necessari questi passaggi. Al momento siamo in attesa dell'autorizzazione del MEF per avere l'assenso sulla copertura.
  L'emendamento non è ancora definito, ma posso fornirne una traccia semplicissima che, come anticipato, punta a fissare la copertura finanziaria dell'operazione e presenta nella scheda allegata l'elenco completo del materiale da inviare. Allo stato, è possibile ipotizzare l'inizio delle consegne al termine della prima decade di settembre. Appena ricevuto, principalmente, il nulla osta dal Ministero dell'economia e delle finanze, l'emendamento sarà formalizzato per l'esame da parte del Parlamento, sempre in sede di conversione del decreto-legge missioni. Lo troverete, quindi, nella scheda, ma di fatto stiamo parlando di cento MG 42/59 più 100 treppiedi, 100 mitragliatrici 12,7 mm, 250.000 munizioni per ciascuna delle due tipologie di armi. Questo è il materiale nazionale eccedente, perché abbiamo complessivamente diminuito i numeri delle nostre Forze armate in questi anni, quindi queste erano armi in più. Si parla, inoltre, di 1.000 razzi RPG7, 1.000 razzi RPG9, 400.000 munizioni per mitragliatrici di fabbricazione sovietica. Questo fa parte di quel materiale confiscato di cui avevamo parlato.
  In base all'evolversi della situazione contingente, non è esclusa, altresì, la possibilità di individuare, qualora richiesto, ulteriori forme di cooperazione e supporto a favore delle autorità irachene, sempre in coordinamento con la comunità internazionale. Avevo fatto cenno, ad esempio, il 20 agosto alla possibilità che avremmo potuto anche trasportare armi messe a disposizione da altri Paesi. In questo momento, però, questa richiesta non ci è stata rivolta, quindi non ve ne do comunicazione perché di fatto oggi siamo chiamati a trasportare soltanto le armi messe a disposizione dall'Italia.
  Presidenti, onorevoli colleghi, il quadro che ho presentato è necessariamente ampio e, come detto, complesso. Rispecchia, infatti, la particolare mutevolezza dello scenario strategico nel quale viviamo. La nostra politica estera di difesa, pertanto, non può che modellarsi su tale realtà e sincronizzarsi con i tempi di evoluzione delle crisi in atto.
  Complessivamente, la nostra presenza militare all'estero continua a ridursi, soprattutto per effetto del significativo decremento del contingente in Afghanistan. Tuttavia, la situazione internazionale evidenzia come possano sorgere nuove esigenze d'intervento per far fronte a nuove crisi o per l'aggravarsi di quelle in atto. Vi è, infatti, la possibilità che alcune di queste – penso in primo luogo alla crisi in Libia – possano degenerare ulteriormente con effetti potenzialmente gravi sulla sicurezza dell'Italia. Anche in questo caso, ovviamente, speriamo di no, ma come leggete ogni giorno la situazione è complicata.
  Dobbiamo, quindi, mantenere alta la nostra capacità di far fronte a eventi imprevisti e, al tempo stesso, continuare a contribuire alla sicurezza internazionale, in particolare nelle aree per noi più critiche.

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  PRESIDENTE. Ringraziamo il signor Ministro.
  Come avete ascoltato, il Ministro si riserva di intervenire in sede di replica, in base anche agli interventi che i rappresentanti dei gruppi faranno, sulle questioni alle quali ha fatto cenno.
  Ora chiederei al Sottosegretario degli affari esteri, Mario Giro, per la parte di competenza del suo dicastero, se vuole completare le comunicazioni.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato agli affari esteri. Ringrazio il presidente, tutti voi e saluto i presidenti presenti e il Ministro Pinotti.
  Come già accennato dal presidente Vito, il Ministro Federica Mogherini oggi non può essere qui per impegni istituzionali, ma si è già impegnata a essere presente martedì prossimo per riferire anche sul vertice dell'Alleanza atlantica che si svolgerà domani e dopodomani in Galles.
  Voglio aggiungere solo brevi annotazioni a quello che è già stato esaurientemente illustrato in maniera autorevole dal Ministro Pinotti. Comincerei dall'Ucraina, che ci preoccupa tutti. Come sapete, abbiamo assistito in queste ultime settimane a una escalation molto rapida. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha parlato con il Presidente Putin a nome dell'Unione europea, esprimendo in maniera molto netta la nostra preoccupazione per la condotta da parte di Mosca, che rischia di far precipitare ulteriormente la crisi.
  Ha anche sottolineato, sia durante la sua telefonata sia in altre occasioni, l'imperativo del Governo italiano alla ricerca di una soluzione politica, come è stato anche affermato ieri dal Ministro Mogherini a Bruxelles.
  È una linea condivisa di recente anche con gli altri partner europei pur nella complessa dinamica tra pressioni e dialogo. Sappiamo che dobbiamo, almeno l'Unione europea, se necessario, proseguire sulla strada di un eventuale inasprimento del regime sanzionatorio, ma tenendo ben fisso il nostro obiettivo principale dei colloqui tra le parti, in qualsiasi formato possibile, per ottenere innanzitutto il cessate il fuoco di cui si parla in queste ore.
  La linea del Governo italiano è volta a favorire la de-escalation e non un ulteriore deterioramento dei rapporti con Mosca. In questo senso, registriamo una situazione umanitaria molto grave. Nella successiva seduta in sede referente, potrò anche rispondere a una domanda posta ieri sulla cooperazione in Ucraina. Naturalmente, siamo molto preoccupati.
  Al Governo italiano la crisi in Ucraina sembra un assurdo: due Paesi fratelli storicamente che si abbeverano alla stessa fonte della Rus’ di Kiev, un Paese, l'Ucraina, attraversato da linee divergenti e diversificanti al suo interno. Pensiamo, quindi, che ogni iniziativa che si possa prendere per arrivare a una de-escalation della crisi sia la linea giusta. Naturalmente, c’è la linea delle sanzioni, ma non è uno strumento che consideriamo punitivo e consideriamo, invece, reversibile.
  Innanzitutto, bisogna abbassare i toni. Oggi stesso, il Presidente del Consiglio ha dichiarato questo. Pur comprendendo la sensibilità diversa di nostri partner, certi allarmismi vanno evitati. Naturalmente, è necessaria la fine delle provocazioni e negoziare davvero. Questa è l'attuale linea del Governo.
  Su Gaza voglio solo dire che siamo grati all'Egitto per aver ottenuto la tregua. La nostra preoccupazione, adesso, oltre quella di avviare la ricostruzione a Gaza, è di far seguire al rispetto della tregua, che naturalmente va verificato passo per passo, una fase politica reale e di non fare, come nel caso delle precedenti guerre recenti in Israele – chiamate «Piombo fuso» e «Pilastro di difesa» – che a esse non segua anche questa volta nessuna azione di tipo politico-diplomatico. Va evitato, quindi, il ritorno allo status quo.
  In questo senso, l'Italia è disponibile, ove necessario e ove richiesto, a contribuire a eventuali meccanismi di monitoraggio del cessate il fuoco che si rendessero necessari, anche nell'ambito di un più ampio intervento dell'Unione europea.
  Voglio passare al Libano e approfitto della presenza del Ministro Pinotti per Pag. 12ringraziarLa veramente e, attraverso di Lei, tutti i nostri militari. È, infatti, un'operazione di cui l'Italia deve andare realmente orgogliosa. Se il Libano, il Paese più fragile dell'area, non è piombato nella crisi provocata dalla guerra siriana e irachena, lo dobbiamo alla presenza del nostro contingente, un'idea italiana espressa dal Governo italiano.
  Tante volte leggiamo che ci si chiede a cosa servano i nostri militari, di ritirarli. Questo sarebbe, secondo me – mi permetto di aggiungere presidente – una follia. Se il Libano ha resistito a sud, una frontiera delicatissima – non crediate, come sapete molto meglio di me, che Hezbollah non sia meno armato di Hamas, al contrario – se è riuscito a tamponare con l'esercito libanese, che aiutiamo a formare e che abbiamo liberato da compiti verso sud, la crisi che quasi lo stava travolgendo a nord, lo dobbiamo alla presenza del nostro contingente, un'idea tutta italiana.
  Voglio dirlo con forza, perché è veramente un orgoglio dell'Italia. Questo dimostra cosa significhi intervenire in maniera efficace e anche sussidiariamente, ma molto importante secondo me, e che è possibile garantire la sicurezza delle frontiere. Vi lascio immaginare cosa significhi per gli altri quadranti.
  Relativamente alla Siria, come ha detto il Presidente del Consiglio oggi, legando insieme sempre nelle sue dichiarazioni le due guerre, è una sola crisi Siria-Iraq e abbiamo, anzi, notizie preoccupanti di spostamenti di truppe dell'ISIS dall'Iraq, da Mossul verso Aleppo. È una sola crisi. Ci troviamo di fronte a una situazione già difficile per la guerra civile siriana, a cui si aggiunge il totalitarismo dell'ISIS, che minaccia la sicurezza locale e quella internazionale.
  A questo proposito, voglio aggiungere che il Presidente del Consiglio oggi ha citato Aleppo e voglio ringraziare molti di voi, in primis il presidente Casini, per aver firmato l'appello del professor Riccardi su Aleppo. Aleppo è diventato il simbolo della resistenza della convivenza, l'ultima città di convivenza nell'area.
  La crisi rappresentata dalla presenza dell'ISIS va da Baghdad sino ad Aleppo. In questo momento, l'ISIS sta cercando di isolare Aleppo dalla frontiera turca. Incuneandosi, hanno conquistato un mese fa otto villaggi verso nord di Aleppo, ma tagliando contro altre forze ribelli. Si sta svolgendo una battaglia a livello della cittadina di Marea e, guardando una cartina, vedrete che tenta di aggirare per isolare la Siria dalla frontiera turca. Questa è una situazione gravissima.
  Naturalmente, da una parte, abbiamo le minoranze – ne conoscete tutti le sofferenze, così come in Iraq – abbiamo notizie di 250 famiglie cristiane, per esempio, isolate da questa avanzata dell'ISIS intorno a un villaggio, che sono intrappolate. Il nostro pensiero va alle due ragazze rapite in quest'area, che naturalmente ricordiamo e per cui ci stiamo adoperando in tutti i modi per farle rapidamente liberare.
  Assistiamo anche a quest'assurdo dell'occupazione di un villaggio di frontiera sul Golan da parte di una frazione qaedista, con cui adesso l'ONU si trova costretta a negoziare, che ha minacciato e che si è installata alla frontiera con Israele. È, quindi, quella siriana una situazione gravissima. In Italia chiede il massimo di attenzione. Naturalmente, incoraggiamo anche il nuovo inviato Staffan de Mistura, che presto si recherà in zona.
  Sull'Iraq è stato già detto molto dal Ministro Pinotti. Voglio soltanto aggiungere che abbiamo risposto positivamente, come è stato spiegato dal Ministro Pinotti, alle richieste curde. Dobbiamo pretendere, contemporaneamente, dai curdi la massima collaborazione nell'assistenza alle altre minoranze. Abbiamo visto il dramma dei cristiani e poi quello degli yazidi, adesso quello dei turcomanni, in cui si è creata questa strana alleanza per la liberazione della città di Amerli.
  Aggiungo – cosa molto importante – che il Governo italiano si sta adoperando perché tutti gli attori regionali si adoperino, a loro volta, affinché non siano Pag. 13forniti più aiuti all'ISIS tramite gruppi vari o direttamente. Tutti devono essere parte della soluzione e non del problema.
  Della Libia il Ministro Pinotti ha già detto molto. Voglio solo aggiungere che una piccola luce di speranza, in questo panorama veramente nero, è la decisione del fronte islamista, in particolare del Primo Ministro non riconosciuto al-Hasi, dichiarato tale dal fronte islamista, di non nominare per ora un nuovo Governo. Naturalmente, qui il richiamo è alla ragionevolezza, termine usato dal Presidente del Consiglio questa mattina parlando di questa crisi, ma su questo ha già detto tutto il Ministro Pinotti.
  Ho concluso e, se vi accontentate di un Sottosegretario, sono pronto a rispondere a qualunque domanda. Naturalmente, credo che l'Italia, forte della sua propria tradizione di mediazione, anche in aree difficili, che ha un passato illustre, possa operare per favorire la soluzione di queste crisi. Se non potremo risolverle immediatamente del tutto, questo non significa che non ci sia niente da fare. Al contrario, quando il male – uso di proposito questo termine – è grande, è forte, si può sempre tentare di limitarlo. Bisogna, innanzitutto, contenere le crisi lavorando per le tregue, per il cessate il fuoco, togliendo loro questa fase aggressiva e propulsiva. Spero che questo avvenga presto. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Sottosegretario Giro.
  Passiamo adesso agli interventi dei rappresentanti dei gruppi, avvertendo che il Senato è convocato per le ore 17 e che, d'altra parte, anche le Commissioni affari esteri e difesa della Camera sono convocate al termine delle comunicazioni per il seguito dell'esame del decreto sulle missioni internazionali. Cercheremo di procedere celermente, ascoltando comunque la replica dei rappresentanti del Governo.
  Do quindi la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CARLO GALLI. Signor Ministro, signor Sottosegretario, presidenti e colleghi, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, voglio porgere il mio ringraziamento ed esprimere viva soddisfazione per quanto riguarda le illustrazioni fornite dal Ministro Pinotti e dal Sottosegretario Giro.
  Siamo davanti a una situazione nella quale non si può certo dire che l'Italia stia venendo meno ai propri obblighi, sia verso i propri cittadini e le proprie istituzioni, sia verso l'ordine internazionale di cui fa parte e di cui attivamente garantisce la stabilità nei limiti del possibile e in presenza di crisi effettivamente tra le più grandi che si siano verificate nel secondo dopoguerra, con esclusione, forse, della crisi di Cuba del 1962.
  Tre continenti sono coinvolti. Uno di essi è l'Europa. Un mare – il Mediterraneo – è praticamente in fiamme. Un oceano, l'Oceano Indiano, è veramente in una situazione di grande turbamento. Con un intervento in lieve diminuzione sotto il profilo numerico, tuttavia pesantemente oneroso per quanto riguarda uomini, mezzi, risorse finanziarie, stiamo compiendo sforzi, lo ribadisco, veramente all'altezza di un Paese che non vuole nascondere la testa sotto la sabbia e che si sta rendendo conto dell'assoluta gravità e dell'instabilità crescente che monta intorno.
  Ciò premesso e dando, dunque, atto della lucidità e della tempestività degli interventi, porrò alcune domande specifiche e formulerò alcune osservazioni.
  Le domande specifiche – mi pare anche cogliendo un'indicazione del Ministro Pinotti – sono nella direzione della valutazione, da parte del Ministero, della rilevanza delle missioni di minore entità delle quali abbiamo avuto notizia. Le missioni coinvolte in questo decreto sono circa una trentina, alcune di esse molto impegnative, mentre altre hanno un rilievo numerico inferiore e, forse, su queste vale la pena operare una riflessione.
  Una valutazione molto attenta, con ogni probabilità, va data della nostra presenza in Afghanistan, molto attenta per quanto riguarda non certo la fine di ISAF, ormai res iudicata, ma per quanto riguarda la prosecuzione, ossia la missione denominata Pag. 14Resolute Support, il cui significato, i cui costi e i cui benefici vanno soppesati con grande attenzione.
  Naturalmente, non fa parte della relazione tenuta dal Ministro una riflessione su Mare Nostrum, per il buon motivo che tale operazione non è finanziata dal decreto missioni internazionali. Nondimeno, vi è lì uno dei punti di maggiore impatto della crisi africana, vale a dire della crisi libica. Qualcosa su di esso, probabilmente, possiamo attenderci sia detta, data la rilevanza che questo tema riveste anche in ordine ai rapporti con i nostri partner dell'Unione europea.
  Lo stesso discorso vale per un elemento ormai cronico di crisi nell'area mediterranea, ossia il rapporto tra Israele e Palestina, del quale non si è parlato, se non di sfuggita, per l'ovvio motivo che non abbiamo una missione, se non quella numericamente ristrettissima. Tuttavia, quello che succede tra Israele e Palestina è, probabilmente, l'epicentro della gravissima serie di crisi che si estendono dal Mediterraneo fino al Medioriente.
  Infine, è inutile sottolineare la rilevanza, la novità della sfida di ISIS. È inutile perché davanti a quella sfida abbiamo...

  ALBERTO AIROLA. Cerchiamo di moderarci, abbiamo solo cinque minuti per gruppo.

  PRESIDENTE. Onorevole Galli, concluda.

  CARLO GALLI. Abbiamo detto che davanti alla sfida di ISIS è difficile prendere le misure. Gli stessi Stati Uniti hanno difficoltà al riguardo.
  Nel complesso, il sistema di crisi davanti al quale ci troviamo a operare – questo è il punto su cui concludo – penso abbia la peculiarità di spingere, e deve farlo, tanto il Governo quanto il Parlamento a un ripensamento profondo, ovviamente nel rispetto delle alleanze, della presenza strategica dell'Italia nei teatri nei quali è impegnata, un ripensamento del nostro ruolo geopolitico, che non può non nascere dall’input dato dal Ministero, presumibilmente attraverso il Libro bianco, e dall'interazione che con esso avrà sicuramente anche il Parlamento. La ringrazio per l'attenzione.

  MASSIMO ARTINI. Ringrazio il presidente, il Ministro e il Sottosegretario.
  Cercherò di essere il più veloce possibile per rimanere nei tempi, benché abbia almeno quattro o cinque pagine di domande. Peraltro, il Ministro non ha, per alcune missioni, fatto cenno anche alle risoluzioni approvate dal Parlamento.
  Proprio per evitare di non rientrare nei tempi, vorrei chiedere subito al Ministro una cosa che è stata sottaciuta, ma che è fondamentale per questo decreto missioni internazionali, ovvero la parte che riguarda le coperture finanziarie. Avevamo fatto espressamente richiesta, tramite i presidenti delle nostre Commissioni, di poter audire i Capi di stato maggiore poiché, nella parte di coperture finanziarie, c’è anche una decurtazione di 213 milioni di euro delle spese del Ministero della difesa.
  Solo per ribadirlo, è quasi un quarto delle spese dell'esercizio del Ministero difesa. Vorrei chiedere al Ministro se abbia valutato la possibilità di operare effettivamente questa riduzione e se esso sia effettivamente credibile. Diversamente, come possono essere onorati tutti gli impegni esposti dal Ministro e dal Sottosegretario se non ci sono, effettivamente, questi 213 milioni che dovrebbero derivare da una riduzione per me non credibile ? In una qualsiasi struttura, togliere a metà anno un quarto delle competenze finanziarie è praticamente impossibile.
  L'altra questione è rappresentata dai 200 milioni di euro che dovrebbero derivare da quella parte di interessi dei «Monti bond» riconosciuti dal Monte dei Paschi, ma anche in questo caso i numeri non tornano, poiché sono quantificati per 200 milioni. I Monti bond ammontavano a 4 miliardi 70 milioni di euro, al 9 per cento circa, quindi sono circa 360 milioni.
  La parte che non ricopre il debito per interessi, quindi la parte delle obbligazioni Pag. 15emesse, dovrebbe essere circa la metà. La metà di 360 milioni è circa 180 milioni: mancherebbero 20 milioni a quella definizione. Di questo tipo di risposta non ci è mai stato fornito dettaglio in questi giorni anche in Commissione, pur avendolo richiesto espressamente.
  Mi chiedo, quindi, se queste coperture siano credibili. Ciò anche alla luce del fatto che nessuno presso la Commissione bilancio – il presidente Boccia è tuttora in ferie – ha manifestato la volontà di esprimere il parere sul testo originario, durante l'esame degli emendamenti.
  Su questa parte, quindi, Ministro, sinceramente sarebbe opportuno sapere se quelle coperture siano credibili. Sui 460 milioni, 413 sono realmente poco credibili. Oltretutto – non l'ho detto, ma lo si specifica nel decreto – i 200 milioni del Monte dei Paschi arriveranno solamente a ottobre e solo se il Monte dei Paschi avrà ancora i soldi per poterlo fare.
  Entrando nella parte non finanziaria, vorrei fare alcuni appunti sulla parte della Libia. Uno degli spunti richiamato sempre più spesso in Commissione – spero che i Suoi sottosegretari l'abbiano riportato – è stato quello riguardante il fatto che queste missioni non hanno una credibilità rispetto al mandato. Non so come si faccia a sostenere che è tutto tranquillo, che si autorizza un finanziamento per istruire non si sa chi, quando, in realtà, lì non esiste più nulla. Questo è ormai risaputo e normale. Andare a definire sempre nello stesso mandato tutte le varie missioni autorizzate da questo decreto non ha, effettivamente, senso.
  In particolare, vorrei formulare alcune domande in merito ad alcune dichiarazioni anche del Presidente del Consiglio e ad alcuni fatti in Libia, cui potranno rispondere il Sottosegretario o il Ministro a seconda della competenza. In particolare, in questi giorni ci sono stati alcuni attacchi notturni aerei alle milizie islamiste, se non vado errato, che sembrano essere stati condotti dagli Emirati Arabi con flotte aeree decollate da basi egiziane. Il 2 agosto il Presidente Renzi affermò, durante la visita in Egitto, che la lotta contro il terrorismo in Libia non poteva che essere portata avanti insieme al Presidente e al popolo egiziano. La domanda è la seguente: il Governo ha un'idea di come si concretizzerà il supporto italiano all'Egitto nella lotta al terrorismo in Libia ? Esiste una nostra volontà di supportarlo ? Non so se questo sarebbe un bene o un male, ma l'idea è capire quale sia l'idea del Governo in merito a questo.
  Inoltre, il 17 settembre l'Egitto presenterà un piano di pace sulla Libia a Madrid. Dovrebbero prevedere un cessate il fuoco, il disarmo di tutte le parti, incluse le forze di quello che dovrebbe essere il Governo che, come diceva, è riconosciuto anche dall'ONU e che si trova a Tobruch. Qual è, in questo caso, la posizione del Governo italiano ? Il Governo appoggerebbe o condannerebbe un eventuale intervento militare da parte dell'Egitto in Libia ?
  Infine, ho una curiosità. La nostra Ambasciata è l'unica presente. Avevamo fatto espressa richiesta dell'ambasciatore in Libia che venisse a riferire qui. Peraltro, l'ENI è l'unica azienda che ancora lavora, producendo circa 240.000 barili di petrolio al giorno e, comunque, il gasdotto verso Gela è perfettamente operativo. Ci chiedevamo con quali forze ci siamo accordati e quali siano gli accordi che abbiamo preso per mantenere questa presenza, che è l'unica sul territorio libico.

  PRESIDENTE. Onorevole Artini, La invito a concludere.

  MASSIMO ARTINI. Ho ancora solo due spunti su Gibuti. Siccome non vi è un trattato internazionale, vorrei sapere se esiste un accordo intergovernativo e se fosse possibile averlo al fine di avere una serie di informazioni sulla base di Gibuti.
  Ha, inoltre, parlato di droni come supporto al controllo dell'area. I droni trasportati là sono i Predator, che mi sembra abbiano un raggio d'azione di circa 3.000 miglia, ma non vorrei sbagliare e chiedo a Lei. Si tratta di un raggio d'azione estremamente ampio, che copre fino alla parte nord dell'Iraq. Vorrei sapere se ci sia anche questo tipo di possibilità. È una domanda che mi viene in questi termini.Pag. 16
  Concludo davvero. Il 25 agosto, il Capo di stato maggiore americano, generale Dempsey, ha dichiarato che le truppe americane potrebbero, eventualmente, rimanere qualche tempo in Afghanistan anche senza il SOFA (Status Of Forces Agreement): questa è un'opzione che potrebbe essere adottata anche dall'Italia o no ?

  MAURIZIO GASPARRI. Non ho capito come procederemo, visto che tra pochi minuti abbiamo...

  PRESIDENTE. Con 5 minuti per gruppo.

  MAURIZIO GASPARRI. A questo punto, rinuncio al mio intervento, per il quale non ci sarebbe tempo, se non per dire soltanto che riteniamo necessario, Ministro Pinotti, che sul decreto missioni internazionali in sede di conversione alla Camera, in attesa che venga trasmesso al Senato, per quanto riguarda soprattutto le missioni antipirateria possano svolgersi un approfondimento e una valutazione che pongano dei limiti, visto che la vicenda dei due fucilieri della Marina militare è strettamente connessa a questa problematica.
  Vi è, poi, una seconda questione, cui accenno telegraficamente, visti i tempi ristrettissimi. Ho apprezzato la Sua decisione di recarsi prontamente, nei giorni scorsi, in India apprese le gravi condizioni di salute di Latorre. Quando ho visto che era il Ministro in persona a muoversi, mi ero illuso che ci fosse qualche possibile sviluppo ulteriore. Capisco la riservatezza e tutto il resto, ma a questo punto abbiamo la necessità di capire quando e come sarà avviata la procedura in sede internazionale. Molti di noi si sono attenuti anche a un rispetto nei confronti del Governo e hanno evitato di forzare i toni, ma la situazione, anche alla luce delle ultime vicende di salute, non può determinare inerzie ulteriori.
  Termino con la terza e ultima questione. In Commissione al Senato, quando si prospettava la discussione del decreto missioni internazionali, sollevai il problema che tale decreto non contenesse il finanziamento dell'operazione Mare Nostrum. Così è stato. Dopodiché vedo – qui lo dico ai deputati, perché al Senato arriverà in seconda lettura anche questo provvedimento – che nel decreto sulla violenza negli stadi c’è il finanziamento di Mare Nostrum.
  Siccome ho letto numerose lettere del Presidente della Repubblica e delle massime autorità dello Stato contro i decreti omnibus, vorrei capire – è una domanda che rivolgo a me stesso a ai parlamentari – cosa c'entri il finanziamento dell'operazione Mare Nostrum con il decreto sulla violenza negli stadi – in particolare l'articolo 6, che segnalo ai colleghi della Camera – e come mai il Quirinale abbia avallato questo.
  Noi ce ne occuperemo quando arriverà al Senato. È una procedura arbitraria e incompatibile con le direttive emanate dalle Presidenze della Repubblica, della Camera e del Senato.

  PRESIDENTE. Come, peraltro, ha rilevato il senatore Gasparri, tale disposizione non riguarda il decreto oggetto delle comunicazioni del Governo. Sull'altra questione, relativa ai due fucilieri della Marina militare, invece, ascolteremo tutti con interesse la risposta del Ministro.

  DONATELLA DURANTI. Ringrazio e saluto la Ministra Pinotti e il Sottosegretario. I tempi sono ristretti. Come sempre, il decreto sulle missioni internazionali avrebbe meritato più sedute e un maggiore approfondimento. Sicuramente ringrazio il Sottosegretario, ma oggi ci aspettavamo e avevamo chiesto anche la presenza della Ministra Mogherini, che pare sentiremo martedì.

  PRESIDENTE. Non pare, La sentiremo martedì.

  DONATELLA DURANTI. È allora confermato che La sentiremo martedì, dopo che si sarà svolto il Summit della NATO in programma il 4 e 5 settembre in Galles.
  Sarebbe stato utile sentire la Ministra Mogherini anche per capire un po’ meglio Pag. 17quale ruolo intenda avere l'Italia in quel Summit e, dopo la nomina della Ministra Mogherini ad Alto Rappresentante della politica estera europea, che tipo di intervento farà per capire il ruolo che potrà avere l'Unione europea nella vicenda delicata e drammatica dell'Ucraina.
  Da quello che ci risulta, il Summit della NATO sarà soprattutto centrato sulla questione dell'Europa dell'est e dell'Ucraina, quindi sarebbe stato utile già oggi capire che tipo di intervento farà il nostro Governo. Temiamo che quel Summit vada nel senso che certo non auspichiamo, ovvero che la NATO definisca l'intenzione di ricoprire un ruolo fondamentale nella crisi tra Russia e Ucraina e, quindi, che si riapra una vicenda ormai lontana e la NATO si presenti nuovamente come esportatore della sicurezza globale. Temiamo, appunto, che senza un ruolo dell'Unione europea e dell'Italia questo non possa che aggravare la crisi ucraina. Sentiremo, invece, la Ministra Mogherini a Summit oramai concluso.
  Rispetto alla Libia, alcune cose sono state dette dal collega Artini e le condivido. La stessa Ministra Pinotti ci ha detto che oramai ci sono due parlamenti, due governi, due coalizioni militari e che la situazione in Libia è oramai fuori controllo. Partecipiamo ad alcune missioni e penso che il Governo abbia il dovere di informare il Parlamento rispetto a come intendiamo rivedere il nostro ruolo rispetto a quello che sta succedendo oggi in Libia. Penso anche che abbia il dovere di informare su queste missioni internazionali, che oramai di default – non so in quale altro modo dirlo – rifinanziamo ogni sei mesi senza tener conto di quello che accade e dei cambiamenti profondi, delle crisi nuove che si sviluppano nei Paesi in cui siamo impegnati.
  Lo stesso discorso vale per l'Afghanistan. Anche in questo caso, la situazione è sotto gli occhi di tutti. A quattro mesi dalle elezioni presidenziali, ancora non è chiaro chi sarà il nuovo Presidente; a tre mesi dal voto non si conosce, appunto, ancora il risultato delle presidenziali; a quattro mesi dalla fine di ISAF, non si sa ancora quale sarà l'impegno delle forze internazionali. Siamo in una situazione veramente confusa. Anche il relatore sul decreto sulle missioni internazionali ci dice che resteremo con 800 soldati. Ancora non è chiaro cosa succederà dall'inizio del 2015, eppure l'Italia ha già deciso di restare con 800 soldati.
  Ci piacerebbe capire se esista un punto della situazione in Afghanistan e se la Ministra Mogherini, al Summit della NATO del 4-5 settembre, chiederà ai rappresentanti della NATO di fare il punto sull'Afghanistan e di farci capire quali sono le prospettive dopo il 2014.
  Infine, c’è la Palestina. Siamo impegnati in alcune missioni in Palestina, a Rafah e a Hebron: anche in questo caso vorrei capire se abbiamo un esito del monitoraggio dei diritti umani in quei territori e se ci sia una riflessione del nostro Governo rispetto a una possibile soluzione in quell'area che, per esempio, intravediamo nello strumento dell'interposizione dei caschi blu.
  Concludo dicendo che mi sembra che anche la relazione della Ministra Pinotti sia esclusivamente descrittiva. Da domani, in Assemblea discuteremo e voteremo il decreto missioni internazionali, ma non abbiamo contezza degli esiti e delle durate delle missioni. Non abbiamo contezza, soprattutto, se rispetto al mandato gli obiettivi siano stati raggiunti.

  PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Gianluca Pini.

  GIANLUCA PINI. La ringrazio, presidente Vito. Innanzitutto, devo precisare che dissento dalle sue dichiarazioni iniziali di giubilo rispetto alla nomina del Ministro Mogherini ad Alto Rappresentante...

  PRESIDENTE. Erano complimenti e auguri, non giubilo.

  GIANLUCA PINI. Va bene. Comunque, noi riteniamo – l'abbiamo detto e lo ribadiamo affinché rimanga agli atti – quella nomina una sciagura per questo Paese. Non riguarda la persona, assolutamente Pag. 18– ci mancherebbe – ma è un ruolo inutile. Erano altri i ruoli nei quali questo Paese poteva cercare di collocare un proprio rappresentante. Chiedo, dunque, che questo atteggiamento di distanza e di dissenso rispetto alle Sue parole iniziali rimanga agli atti.
  Del resto, questo Governo ha fatto un po’ della forma il Suo leitmotiv nell'azione politica, ma onestamente non della sostanza, così come si evince dalla relazione del Ministro Pinotti, che semplicemente ha elencato uno status quo che già conosciamo. Di solito, le audizioni sono utili anche per un fatto di economia dei lavori. Se qualcuno deve venire qui a elencarci quello che già conosciamo, allora si potrebbe più semplicemente far pervenire prima una nota scritta, che leggiamo, in modo che abbiamo anche più tempo per dei dibattiti.
  Capisco che il Ministro Pinotti abbia cose più importanti da ascoltare, ma un'audizione dovrebbe servire a capire le evoluzioni effettive, soprattutto le scelte di natura geopolitica, particolarmente quando sono presenti sia la Commissione affari esteri sia la Commissione difesa.
  Molto brevemente, Ministro Pinotti, alcuni temi non sono stati assolutamente toccati. In qualche modo, vado a sollecitarle una risposta. Parliamo di Active Endeavour. L'ISIS sta lambendo il Libano, quindi di fatto le coste del Mediterraneo. È partita come missione in funzione antiterrorismo, ma ci giungono voci che questa missione abbia cambiato, sostanzialmente, le iniziali funzioni e stia diventando in tutto e per tutto una missione antirussa per rassicurare qualche alleato italiano. È questa la tendenza o no ? Questa è la prima domanda.
  Nello specifico, non ritiene che, nelle circostanze presenti, l'invio di 90 paracadutisti della Folgore nell'esercitazione Steadfast Javelin II avrebbe necessitato una discussione politica all'interno di questo Parlamento prima di prendere questa decisione ? Sembra che vi sia esclusivamente, a dispetto delle parole del Sottosegretario Giro, una chiarissima funzione antirussa. Altro che abbassare i toni, qui andiamo pesantemente a esasperarli !
  Non dico che questa decisione sia una dichiarazione di guerra, ma un impegno pesantissimo di uomini e mezzi in un'esercitazione che sappiamo benissimo essere solo preparatoria a un possibile intervento armato qualora dovessero esserci degli sforamenti nei confini. Questo contempla, però, per forza di cose, al di là di una decisione interna alla NATO, anche una decisione del Parlamento.
  Continuamente pensate di cavarvela con un passaggio light di un'ora, un'ora e mezza, in Commissione, ma La richiamo a quanto sancito dalla Costituzione, secondo cui taluni impegni passano dal Parlamento nella sua interezza, non solo nella ristrettezza, pur autorevole, delle Commissioni.
  Con riferimento alla questione delle armi che il Governo vuole dare ai curdi, se n’è parlato in occasione delle Comunicazioni del 20 agosto e si era annunciato un emendamento: questo è l'unico punto, per cui La ringrazio, che ha chiarito, vale a dire il fatto che il Governo ancora non ha presentato un emendamento su una questione di copertura. Abbiamo chiarito perlomeno questo.
  Tuttavia, rimane il fatto che quelle siano armi obsolete, assolutamente inutili a contrastare gli armamenti purtroppo a disposizione dei miliziani dell'ISIS. Non si capisce perché i quattro AMX ritirati dallo scenario afghano non siano stati impegnati o non possano essere impegnati per contrastare l'avanzata, visto che comunque un alleato della NATO, in particolare gli Stati Uniti, ha già usato questo tipo di supporto al contrasto all'avanzata dell'ISIS.
  Infine, Ministro Pinotti, negli ultimi vent'anni l'Occidente ha sistematicamente prima finanziato gruppi di insorti nei confronti di regimi totalitari e, sempre sistematicamente, dopo qualche anno, se li è ritrovati contro a doverli combattere. Chiaramente, lo scenario ucraino è qualcosa di diverso, anche se la natura molto poco democratica dell'attuale governo, abbastanza fantoccio, di Kiev non ci rassicura per niente: quando smetteremo di rincorrere scelte compiute da altri solo per Pag. 19questioni di equilibri internazionali, senza minimamente tenere conto dei nostri interessi ?
  Concludo sottolineando come nella rincorsa spasmodica di dover a tutti i costi essere benevolenti nei confronti di alleati per poi, come ripeto – qui si chiude il giro – ottenere qualche nomina che riteniamo inutile, si è andati a incrinare pesantemente i rapporti con una realtà come la Russia. Anche oggi il Ministro Martina, in maniera sicuramente prudenziale, facendo parte del Governo che ha compiuto questa scelta scellerata, ha già detto che sono centinaia i milioni di euro persi dal nostro Paese per la scelta naturale di reazione da parte dell'embargo russo.
  Questi eventuali nuovi inasprimenti delle sanzioni nei confronti della Russia, che dovrebbero essere presi tra domani e dopodomani in sede NATO o in sede UE – non si è ben capito ancora – sono e rimangono eventuali, vista anche l'evoluzione di oggi delle telefonate tra Kiev e Mosca, o sono invece già decisi, pur sapendo che Mosca per forza di cose reagirà nuovamente, magari chiudendo non solo determinati prodotti, ma anche definitivamente quei rapporti commerciali con l'Italia ? Vogliamo andare a suicidarci per essere benevolenti nei confronti degli alleati o vogliamo contare qualcosa sullo scenario geopolitico internazionale ?

  MARIO MARAZZITI. Ringrazio il presidente, il Ministro Pinotti e il Sottosegretario Giro, perché ci hanno fornito molte notizie e anche per come ce le hanno fornite.
  Vorrei non entrare nei dettagli dei problemi delle coperture o delle ripercussioni economiche cui facevano cenno i colleghi Pini e Artini, ma porre un problema un po’ più dirimente. Mi sembra che ci troviamo – uso una definizione terribile, ma purtroppo mi sembra calzante e felice – dentro ad una strana terza guerra mondiale, frammentata a pezzetti e in luoghi e tempi diversi. Siamo in una situazione di crisi, come è stato ribadito in qualche intervento dei miei colleghi, inedita per gravità da alcuni decenni.
  In un anniversario anch'esso terribile, come quello del centenario della Prima guerra mondiale, non voluta da nessuna, ma nata per scivolamenti progressivi, mi corre l'obbligo di dire che oggi l'Italia ha la possibilità di contribuire, per quanto possibile, a evitare che reazioni automatiche a gesti sconsiderati e a esercizi muscolari di contrapposizioni portino a fenomeni incontrollabili e disastrosi per il resto della nostra generazione.
  Credo che in questo momento quello che è stato detto sull'Ucraina, sull'Iraq, sulla Siria, su Israele e sulla Palestina meriti i pochi minuti che ancora mi restano. Credo che in questo momento ci troviamo di fronte ad un’escalation dello scontro con Mosca, che mi preoccupa non solo per la parte commerciale, ma come gruppo Per l'Italia. Ci preoccupa perché Mosca è il più grande alleato possibile per trovare una soluzione politica anche sullo scenario iracheno, siriano, mediorientale. Non ritengo sia possibile trovare una soluzione politica e non distruttiva in tutta l'area siriana e mediorientale senza una collaborazione forte con il Governo di Mosca.
  Per questo, la crisi ucraina è andata a inserirsi in una situazione già drammatica e rischia di essere un fatto incontrollabile, persino stupido nella sua gravità, autolesionista per Russia, Ucraina, Europa e tutti gli altri soggetti, che dobbiamo al più presto contribuire a chiudere.
  Ho apprezzato la parola de-escalation, la terminologia relativa alle sanzioni nel caso eventuale come strumento reversibile, ma credo che oggi la possibilità tra Poroshenko e Putin di lavorare insieme a Europa, Stati Uniti e a tutti i soggetti per un cessate il fuoco, per il ritiro di Kiev, per il controllo internazionale delle frontiere interne allo scontro, per l'apertura di corridoi umanitari, lo scambio di prigionieri, l'assistenza sanitaria possa vedere oggi un ruolo importante dell'Europa, ben più importante delle possibili sanzioni che possono essere di pressione temporanea.
  Mi auguro, quindi, che si produca il massimo sforzo nelle giornate di domani e dopodomani per questa soluzione politica, Pag. 20che è la premessa indispensabile per la soluzione politica, anche per la questione siriana. Come soluzione militare – eterogenesi dei fini, avvitamento della storia – dall'Iraq alla Siria, alla Libia, tutto ciò che doveva essere intervento per promuovere democrazia e sostenere comunità plurali si è rivelato il contrario e si sta trasformando nella sconfitta definitiva della convivenza in intere aree dopo millenni.
  In questa situazione, mi auguro che il massimo dello sforzo sia compiuto per ridurre lo scontro con Mosca, non accettando alcuno scontro muscolare, ma sicuramente cambiando i toni e proponendo soluzioni intelligenti.
  Il riferimento ad Aleppo mi è sembrato molto importante. Se è l'ultimo luogo della convivenza, forse, come Sarajevo o come Berlino in altre epoche della storia contemporanea, si può chiedere e intraprendere un'azione internazionale mirata su Aleppo come città aperta o per mantenere Aleppo prima che scompaia come città della convivenza e poi debba essere ricostruita con uno sforzo ancora maggiore. Su questa linea, l'Italia potrebbe avere un ruolo autonomo, propositivo e più forte nel senso di creare attorno a questa linea consenso in Europa e a livello internazionale.
  Poiché è stato fatto un riferimento importante alle altre iniziative internazionali italiane, mi sembra apprezzabile lo sforzo che si produrrà in Mozambico, e quindi preventivamente affermo il sostegno del nostro gruppo a quest'iniziativa intelligente, che tesaurizza il lavoro straordinario e unico a livello internazionale svolto dall'Italia in Mozambico sia per la pace e il superamento di una guerra civile che dura da 17 anni, sia per un Paese che ricopre un ruolo positivo nell'Africa australe.
  Infine, con riferimento alle azioni antipirateria, non credo oggi si debba mettere in discussione il ruolo italiano in queste azioni internazionali. Semmai, credo che andrebbe messa in discussione l'opportunità di rivedere al più presto l'intero tema della catena di comando quando ci sono forze militari italiani impegnate su navi civili. In tempi e in azioni di crisi – questo sia chiaro – il controllo deve essere militare e non civile. Questo credo sia un tema su cui dobbiamo intervenire subito per garantire la sicurezza dei nostri militari e rendere le stesse missioni antipirateria più efficaci nel caso di crisi.

  PRESIDENTE. Dulcis in fundo, do la parola all'onorevole Locatelli.

  PIA ELDA LOCATELLI. La ringrazio per la dolcezza.
  Desidero formulare alcune brevissime riflessioni su alcuni punti soltanto. Per quanto riguarda l'Ucraina, sono assolutamente d'accordo con quanto dichiarato dal Governo e con le riflessioni del collega Marazziti: negoziare per davvero ! Tuttavia, il comportamento della Russia è assolutamente inaccettabile. Detto questo, poi si parte. Avremmo potuto rispondere con le armi ai separatisti, ma sarebbe stata guerra in Europa e non possiamo farlo.
  Per quanto riguarda il discorso delle sanzioni, possiamo raccontarci tante belle cose, ma o le sanzioni riguardano gas, petrolio e produzione, o non c’è nessuna efficacia. Non siamo in grado di rinunciare a una fetta di energia, quindi non ci resta che la via del negoziato, ma davvero evidenziando che consideriamo assolutamente inaccettabile il comportamento della Russia. Sull'Ucraina, quindi, negoziamo, negoziamo, negoziamo, e va bene ottenere la de-escalation.
  Quanto a Gaza, davvero dobbiamo essere grati all'Egitto. Il ruolo svolto dall'Egitto, che ha trovato un po’ di stabilità, è stato importantissimo. Adesso abbiamo il compito di monitorare affinché questa tregua senza indicazioni temporali sia rispettata. Dobbiamo avviare la ricostruzione di Gaza, ma soprattutto dobbiamo fare azione politica.
  A me pare che sia un compito particolarmente difficile. Le due parti estreme si sono legittimate reciprocamente, ma sono due parti che non vogliono trovare la soluzione politica. Allora, dobbiamo essere capaci di avere un approccio non così tradizionale come abbiamo seguìto adesso, Pag. 21magari partendo dalla soluzione – due popoli, due Stati – e facendo il cammino a ritroso.
  Sono contenta dell'annuncio della presenza di alcune unità italiane nel Sahara occidentale, perché il nostro Paese gode della stima e del riconoscimento delle due parti, Marocco e Fronte Polisario. Mi piacerebbe che nel Sahara occidentale riuscissimo a essere efficaci come stiamo facendo in Libano, compito difficilissimo. Da decenni non si risolve il problema. La missione ONU è stata assolutamente inefficace, ma mi domando se non possiamo essere noi la chiave di volta della situazione nel Sahara occidentale.
  La Libia è un Paese spaccato a metà, ma anche all'interno di ciascuna parte ci sono tante parti, quindi è veramente di difficile gestione. Abbiamo, però, una doppia ragione per intervenire. Mi chiedo se la presenza di cento persone, al di là di quelli che controllano la sicurezza dell'Ambasciata e del nostro personale, i Carabinieri, possano servire. Siamo forse il Paese interlocutore riconosciuto da tutte le parti in Libia. Questa è la grandezza della nostra responsabilità, perché ci ascoltano tutti. Inoltre, siamo quelli che pagano prima di tanti altri le conseguenze del disastro libico: oltre 100.000 migranti che arrivano soprattutto da lì in qualche modo ci costringono ad agire.
  Formulo una riflessione generale sulle nostre missioni internazionali. È vero che esiste un modello italiano di partecipazione alle missioni internazionali, di cui credo dobbiamo essere molto orgogliosi, perché questo nostro modello di partecipazione è caratterizzato da rapporti e collaborazioni con le organizzazioni internazionali, umanitarie, la società civile, gli enti locali. Dobbiamo valorizzare moltissimo questa parte di missioni internazionali, che mi pare abbiamo avviato nel 2004.
  Per questa ragione avevo chiesto di aumentare gli stanziamenti con riferimento all'articolo 8, che parla proprio di questa parte di cooperazione internazionale, ma sia il Governo sia i relatori hanno bocciato la proposta. Mi auguro che, quando predisporremo una legge quadro sulle missioni internazionali e non saremo più costretti a operare sempre tali proroghe, questo aspetto sia particolarmente curato non solo in termini di contenuti, ma anche di risorse finanziarie.
  Per la prima volta, nella proroga del decreto, però, faremo riferimento – lo dico in quanto l'emendamento è stato accolto – al Piano di azione nazionale «Donne, pace e sicurezza», che realizza la risoluzione n. 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite. È presente una caratteristica particolare in questo nuovo piano. Fino ad ora, ci siamo occupati di limite e blocco della violenza contro le donne e le mutilazioni genitali, ma adesso questo Piano ha introdotto, in particolare, due nuovi argomenti: il capacity building e l'educazione ai diritti umani, che però richiedono risorse se ampliamo il campo. Allora, nell'ambito delle risorse erogate, si possono modificare le distribuzioni all'interno delle singole voci. Rivolgo questo invito.
  Infine, in profondo dissenso con quanto dichiarato dal collega Pini, sono molto contenta, anche per l'Italia, che la nostra attuale Ministra degli affari esteri diventi «Mrs. PESC» (io preferisco usare «signora» e non «lady», perché sono socialista, per cui non amo molto le lady e i lord) perché è vero che dentro questo portafoglio non c’è – scusate l'espressione volgare – la «ciccia», tuttavia, c’è la possibilità di far partire una visione dell'Europa con riferimento alla difesa comune, quindi l'esercito comune e la politica estera comune. Se non lo facciamo noi, che siamo tra i Paesi fondatori, e se non lo fa Federica Mogherini, che è una convinta europeista, non c’è nessun altro che possa farlo altrettanto bene.

  IGNAZIO LA RUSSA. Il mio intervento, molto breve, non si inserisce tanto nel dibattito sulla natura delle missioni internazionali per le quali il decreto-legge all'esame delle Commissioni della Camera propone il rifinanziamento, quanto sull'opportunità di non mettere in relazione o mettere in relazione le missioni internazionali Pag. 22con la sorte dei nostri due Marò, attualmente lasciati nelle fauci del sistema giudiziario indiano.
  Il mio partito, per quanto piccolo, ha dato un segnale quando l'ultimo decreto di rifinanziamento è stato posto all'attenzione del Parlamento, votando contro e non certo perché riteniamo che le missioni internazionali non siano utili alla sicurezza e alla pace mondiale – al contrario, forse siamo, e io lo sono anche per piccola storia personale, tra i più convinti – ma perché riteniamo di dover lanciare un messaggio prima di tutto al nostro Governo, ma più in generale al sistema Italia, sulla necessità di ricordare che nelle questioni internazionali vale innanzitutto un rapporto di forza, anche in diplomazia.
  Nel mio piccolo – veramente, questa volta non è un moto di umiltà – nel mio minuscolo, ho provato ad avere qualche relazione per capire. A livello internazionale, la voce che giunge forte chiede perché la NATO, l'ONU, l'Europa dovrebbero considerare prioritaria la questione dei Marò se non è considerata prioritaria dall'Italia, dal sistema Italia e dal Governo italiano.
  Considerarla prioritaria significa fare l'opposto di quello che abbiamo fatto finora e unire gli sforzi diplomatici agli sforzi giudiziari, per carità, utili. Mi aspettavo che lo facesse proprio il Governo Renzi, in questo bravissimo, e la Pinotti, che sono certo abbia a cuore almeno quanto me la sorte dei Marò. Voglio dirlo perché la conosco. Mi aspettavo che il Governo Renzi, a differenza del Governo Monti e di quello successivo, capisse che era opportuno alzare il livello di protesta popolare, guidare la protesta popolare, in qualche modo coordinare una sorta di intervento di tutto il sistema Italia nella materia, per far sentire al consesso internazionale quanto importante fosse per l'Italia.
  Viceversa, è arrivata la solita dose di «medicina calmierante». In campagna elettorale ci è stato detto di stare buoni, di stare tutti tranquilli e ci siamo astenuti quasi dal parlare dei Marò, perché ci è stato detto che da un momento all'altro avrebbero potuto esserci buone notizie. Avevamo previsto di lanciare l'idea di candidarli, abbiamo ritirato quella idea a prescindere dalla loro volontà o meno di farlo.
  Adesso, caro Ministro, riteniamo che queste missioni internazionali possano e debbano prevedere che l'Italia non si sobbarchi l'onere che ne deriva se non vi sarà una soluzione della questione concordata con tutti gli organismi internazionali e veloce.
  Certo, prima dobbiamo essere noi a volerlo. L'occasione è questa: far capire che è prioritaria significa dire che, per esempio, noi eliminiamo dal decreto la missione internazionale contro la pirateria nell'Oceano indiano, e motiviamo l'uscita da questa missione con l'impossibilità di mandare i nostri militari in luoghi dove, se qualcosa va storto, non è a loro consentito di ricevere la tutela necessaria. Questo vale per tutte le missioni, perché il problema non è solo morale, etico, che già sarebbe moltissimo.
  Stiamo mandando i nostri soldati. Se in Libano si verifica un incidente stradale, ce li arrestano perché c’è un omicidio colposo: che facciamo ? Aspettiamo il processo di omicidio colposo, che magari qualcuno dica che era volontario o qualcosa del genere ? Credo che l'occasione di queste missioni debba essere utilizzata non da un partito, ma dal Governo e dal Parlamento per lanciare forte e chiaro il messaggio che l'Italia considera questa vicenda prioritaria.
  Bisogna, quindi, condizionare una dopo l'altra la partecipazione a tutte le missioni, partendo dalla missione nell'Oceano indiano, a un impegno reale, decisivo e a un esito positivo della vicenda dei Marò. Oltretutto, chi ha un minimo di attenzione per queste questioni sa che, quando vicende simili hanno toccato soldati americani, tedeschi, australiani e di vari Paesi, la soluzione è intervenuta in maniera rapida. La mobilitazione del Paese è stata enorme.
  Ricordo addirittura che in ogni occasione di incontro con gli americani – mi riferisco a un militare americano che era Pag. 23in America e che, quindi, non correva nessun rischio in Italia, il cui processo si svolgeva tuttavia nel nostro Paese – al primo posto c'era sempre questa tesi da parte dei ministri e dei segretari di Stato americani, pur non essendoci nessun pericolo perché l'interessato era in America.
  Credo che la stessa cosa, mutatis mutandis, debba avvenire con una mobilitazione popolare, istituzionale, politica, morale dell'Italia. Non si tratta della sorte di due persone, ma della dignità nazionale. È stato necessario addirittura che uno dei due attraversasse un grave momento di salute perché la questione venisse di nuovo agli onori della cronaca e per vedere per la prima volta un familiare sbottare. I familiari sono stati per me, troppo pazienti, i più pazienti e più dignitosi del mondo.

  ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Come sempre.

  IGNAZIO LA RUSSA. Come sempre. Credo che abbia fatto benissimo, invece, la figlia a sbottare e che questo segnale non possa essere trascurato. Sono assolutamente d'accordo con la sostanza delle parole, più che con le parole, della figlia di Latorre.

  PRESIDENTE. Passiamo, anzitutto, alla replica del Ministro Pinotti, e poi a quella del Sottosegretario Giro.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Parto dalle considerazioni dell'onorevole Galli per dire, come ho già accennato nella mia relazione, che anch'io ritengo che la valutazione su missioni di rilevanza minore vada aperta, ma non tanto per quello che riguarda i numeri. Oggi, per esempio, vi proponiamo una missione come quella in Mozambico, che ha un numero molto limitato di unità, appena tre, ma è molto significativa per il lavoro che abbiamo svolto, per il punto e il momento in cui si trova il Mozambico. Ci hanno richiesto direttamente che fossero tre italiani. Non l'hanno chiesto ad altri, quindi come riconoscimento del ruolo del nostro Paese e per la capacità che esso ha avuto, anche in passato, di essere interlocutore di mediazione.
  Di alcune, invece, molto antiche va valutata assolutamente oggi la necessità. Perché ci sono ancora in questo decreto ? Occorre dire che tali missioni sono partite in un momento in cui l'Italia sentiva l'importanza di contare all'ONU e in questo anche la sua disponibilità a partecipare a molte missioni era una carta giocata per dire quanto fosse importante per il nostro Paese sostenere l'Organizzazione.
  Oggi abbiamo missioni molto importanti, come in Libano, con numeri molto importanti, che sono missioni ONU. Da questo punto di vista, quindi, giochiamo una partita importante in missioni fondamentali. Credo che sia ragionevole ripensarne alcune, ma dobbiamo farlo in un'interlocuzione, ovviamente, con l'ONU stessa. In ogni caso, credo che senz'altro nel prossimo decreto su alcune di queste potranno esserci delle riflessioni che ci porteranno a vedere elenchi diversi rispetto a quelli che abbiamo visto oggi.
  Sull'Afghanistan temo non dico di non essere capita, ma di non essere creduta. È vero che è stato ipotizzato un impiego di 800 persone, qualora dovesse esservi la missione Resolute Support. Ma perché si è pensato a questo numero ? Abbiamo chiesto ai militari quale fosse il numero minimo per riuscire a mantenere una missione nel caso fossimo rimasti: questa è la loro risposta. Questo non vuol dire nulla rispetto alla decisione successiva.
  Come vi ho sempre detto, è vero che di questa missione si è parlato nei consessi internazionali ed è vero che c’è una richiesta all'Italia perché possa partecipare. Se, però, l'Italia parteciperà, e con quale entità – fatto salvo che i requisiti tecnici sottolineati dai militari vanno tenuti presente perché sono loro che stanno sul campo – questa sarà una scelta che sarà presa dal Parlamento, certamente, con tutte le garanzie.
  Il SOFA è un elemento essenziale: dobbiamo capire quale Afghanistan sia, quale situazione sia e quale accordo ci sia con il Governo. Che se ne parli da tempo, che sia Pag. 24un'ipotesi su cui si sta lavorando, è vero, come sapete bene. Non è, però, già deciso. Oltretutto, a oggi manca ancora il piano giuridico sulla base del quale si possa assumere questa decisione. Immagino, anche se non è uno dei punti in discussione specifica al Vertice NATO, che se ne parlerà e, da questo punto di vista quindi, potrà essere poi interessante anche il ritorno rispetto a questo.
  Su Mare Nostrum la decisione è stata quella di non inserirla nel decreto missioni internazionali perché nasce su un altro presupposto. Apro e chiudo una parentesi: quella di oggi è una relazione chiesta per legge. Si chiede di relazionare specificamente sulle singole missioni, non di fare analisi geopolitiche.
  Poi, tutto è possibile e nella replica ognuno esprime delle opinioni, ma i ministri rispondono a un dettato legislativo che chiede esplicitamente di fare questo. L'elenco è anche lungo, capisco che possa essere anche un po’ «noioso», ma è un obbligo di legge al quale si risponde non con una visione di scenario futuro, ma dicendo a oggi cosa stiamo facendo, come chiede la legge.
  Chiudendo questa parentesi, Mare Nostrum, storicamente, non nasce nel decreto missioni internazionali, ma da un'altra esigenza, come sapete bene, dopo un terribile naufragio di migranti. Il Governo italiano precedente decise di chiedere alla Marina militare, che ha navi importanti e può fare un lavoro di pattugliamento importante, di intervenire non solo per quello che riguarda la possibilità dei soccorsi in mare, ma anche contro gli scafisti, e comunque con l'idea di non far più morire, davanti alle nostre coste – purtroppo, abbiamo avuto alcune morti, ma l'obiettivo era quello – persone che stavano scappando da crisi molto gravi, di cui oggi abbiamo raccontato una parte.
  Abbiamo, però, anche sempre detto che era ingiusto che l'Italia sopportasse da sola il peso di una missione che doveva riguardare l'Europa. Stiamo parlando del Mare Mediterraneo, confine dell'Europa, non soltanto dell'Italia. Ci siamo fatti carico di un'emergenza umanitaria, ma che doveva essere considerata anche dagli altri Paesi.
  Come avete appreso dai giornali o forse sentendo il Ministro Alfano, da parte del Dicastero degli interni si è deciso – la Marina supporta, in caso di necessità, ma stiamo parlando del tema dell'immigrazione, che non afferisce al Ministero della difesa – di intervenire in Europa perché possa esserci un'assunzione di responsabilità.
  A oggi, questo vuol dire che da parte dell'Europa vi è stata un'apertura all'ampliamento dei compiti di Frontex, che però aveva compiti diversi rispetto a quelli che ha avuto Mare Nostrum. Nello stesso tempo, l'Europa sostiene di poter intervenire più significativamente solo se anche gli Stati membri danno una mano, poiché da sola, senza l'adesione anche degli Stati membri, è complicato.
  Il Ministro Alfano sta lavorando. È andato recentemente in Francia e in Germania per parlare con i colleghi e trovare delle adesioni. Quando avremo composto il puzzle della revisione di Frontex, che quindi vede un lavoro congiunto dell'Europa, ma anche degli Stati membri che possono supportare maggiormente, avremo la capacità di rappresentarvi un quadro in cui arretriamo progressivamente come Mare Nostrum, perché la relativa responsabilità di oggi sarà presa dall'Europa e dagli Stati europei che decideranno di entrare direttamente nella gestione di questa situazione.
  Sapete, però, che questa missione è costata molto alla Marina e per questo, ora, è stata finanziata da un altro decreto. Ora, non entro nel merito della scelta del veicolo; credo che all'interno di quel decreto ci siano anche misure che riguardano l'immigrazione e il sostegno agli enti locali che devono sopperire all'immigrazione, quindi, che sia stata collegata, per materia, da questo punto di vista, più a questa che non certamente al tema della violenza agli stadi. Tuttavia, questi erano i soldi della parte «esercizio» delle Forze armate che sono stati anticipati dalla Difesa e, quindi, c'era bisogno di recuperarli.Pag. 25
  Vorrei inoltre spendere poche parole in relazione all'allarme che è stato lanciato sulla tubercolosi. Non abbiamo avuto neppure un caso di tubercolosi. Non so se a voi succedeva, ma quando ero alle elementari facevano la tubercolina, mettendo cinque puntini. In alcuni bambini, questi puntini diventavano rossi e bisognava verificare se questo significasse che erano affetti da tubercolosi. Tanto tempo fa, purtroppo – senatore Scanu, non lo faccia rilevare – quando ero bambina, alle elementari, succedeva.
  È successo, da cui sono nate delle notizie, che alcuni militari o agenti sottoposti al test abbiano avuto una reazione allergica, per cui si è reso necessario fare ulteriori verifiche per vedere se potessero esserci problemi: tutte le verifiche fatte hanno riscontrato che non c’è neanche un caso. Non alimentiamo, quindi, una preoccupazione.
  Per il resto, ovviamente, nelle navi della Marina di Mare Nostrum, dove sono stata, nel momento dell'accoglienza dei migranti c’è un'attenzione particolare anche a quest'aspetto sanità. A volte, abbiamo una rappresentazione di come si muove l'Italia che sembra sempre quella di un Paese da barzelletta, ma non è così. Posso assicurarvi che è un Paese che, quando si muove, lo fa con grande capacità e serietà. Anche nel momento in cui arriva questo numero impressionante di migranti, quindi, c’è un'attenzione particolare, anche dal punto di vista sanitario.
  Per quello che riguarda il tema Israele e Palestina, è un tema di politica estera introdotto dall'onorevole Galli, ma la discussione sul Libro bianco potrà essere sicuramente considerata complessivamente, insieme al Parlamento, sul nostro orizzonte geostrategico.
  Sulla copertura finanziaria, per quanto riguarda i 213 milioni di euro citati dall'onorevole Artini, si tratta di risparmi che la Difesa aveva già fatto e che, però, sulla base della spending review, erano stati incamerati dal Ministero dell'economia e delle finanze. Era, quindi, una parte di risparmi che derivavano dai risparmi della Difesa, che però, per l'effetto della spending review del Governo Monti, non erano più nelle sue disponibilità.
  Per quello che riguarda, invece, le altre coperture, ovviamente, quando un ministero fa un decreto, lo passa alla Ragioneria, che dà il bollino della copertura. Da questo punto di vista, non ho dubbi che la copertura esista: non è stata inventata o decisa dalla Difesa, ma ovviamente vista insieme alla Ragioneria generale. La credibilità della copertura è data dal MEF, non dal Ministro della difesa. Non è chiaro quello che ho detto ? Se non è così, avrete modo di rappresentarlo. Semmai, farete un'interrogazione alla quale si risponderà. Oltretutto, il Ministro non è un tuttologo, ma la risposta che vi ho fornito è pertinente.
  Per quello che riguarda la Libia, molti ne hanno sottolineato l'importanza. Alcuni chiedevano perché teniamo ancora un finanziamento rispetto a una nazione in quella situazione. Ora, in Libia abbiamo storia, interessi e c’è un'aspettativa. Siamo certamente molto preoccupati e in questo momento, non sono cento i nostri militari, ma pochissime unità. Dopo quello che è successo, come sapete, c’è stata l'esigenza di mettere in sicurezza e abbiamo un ambasciatore bravissimo che è ancora lì, un'ambasciata aperta.
  Quando abbiamo addestrato gli uomini, come vi ho detto, c'era ancora un governo legittimo che li aveva scelti, ce li aveva mandati e nemmeno tutti hanno finito l'addestramento. Ci siamo bloccati perché non c'era più un interlocutore con il quale poter agire per scegliere un contingente. Mi auguro che quanto prima possiamo ripartire con questo addestramento, perché questo vorrebbe dire che esiste di nuovo un interlocutore.
  Non credo proprio, quindi, che possiamo eliminare questo nostro obiettivo. Al contrario, credo che sia uno degli obiettivi per il futuro, che spero possa impegnarci di più. Diventa fondamentale che possiamo agire perché la Libia possa riprendere un cammino di stabilizzazione, che oggi, pur con qualche piccolo focherello di Pag. 26speranza, come sottolineato dal collega Giro, è in una situazione di difficoltà.
  Per quel che riguarda l'utilizzo dei droni, sono utilizzati, altrimenti direi diversamente, per le missioni che fanno riferimento all'area di Gibuti e non per altre missioni.
  Quanto al tema missioni antipirateria, so che sono stati presentati anche degli emendamenti. Non scenderei, a questo punto, nel tecnico esplicito, perché sarà un lavoro che dovrà essere visto rispetto agli emendamenti. Cerco di cogliere anche il senso politico, perché ho sentito l'intervento di Gianluca Pini, Gasparri, La Russa, leggo i giornali, le agenzie, e quindi capisco. Comprendo il punto, che in parte è stato anche frutto di una discussione affrontata quando abbiamo approvato il precedente decreto, che poi aveva condotto all'approvazione di un ordine del giorno. Capisco, quindi, il tema.
  Ovviamente, ciascuno dà valutazioni diverse. Vorrei dire che la decisione fino a ora assunta dal Governo di non dare segnali di uscita da missioni non è relativa al fatto che non senta la questione dei Marò come prioritaria, ma al fatto che ha valutato che, sia in sede Unione europea sia in sede NATO, sia in sede ONU, la ricerca di solidarietà aveva ottenuto risposte positive. In quanto tale, riteneva che segnali di ritiro da missioni che ci vedevano compartecipi in questi consessi internazionali non potesse aiutarci in quel momento per ricevere la solidarietà. Sono stati, quindi, valutati questi aspetti.
  Oggi si propone un punto specifico sulla questione antipirateria. Lo valuteremo. Avete tenuto presente quanto ho detto su come stanno funzionando queste missioni. Ovviamente, il Governo darà un parere sull'emendamento. Non mi addentro rispetto alla proposta che avete avanzato.
  Vi dico, però, che ovviamente possono esserci valutazioni diverse in una situazione data su quale possa essere il modo in cui l'Italia fa sentire maggiormente la propria voce. Abbiamo valutato che la prova di forza non fosse il sistema che avrebbe funzionato meglio. La discussione parlamentare verterà su questo punto e, ovviamente, il Governo ne terrà conto.
  Rispetto a quello che avete sottolineato della mia visita in India, questa è stata fatta perché nel momento in cui ci ha raggiunto la notizia di un malore significativo, ho pensato che il Ministro della difesa dovesse andare con un team medico a verificare quali fossero le condizioni.
  Fortunatamente, c’è stato l'intervento, come ho detto, di medici indiani ineccepibile; c’è stata una ripresa dell'85 per cento delle funzioni e si prevede, per la prossima settimana, del 92 per cento, quindi una ripresa positiva. Non c’è dubbio, però, che – al di là del fatto che posso rassicurarvi sui miglioramenti – quest'episodio dimostri ancor di più che la situazione è insostenibile.
  La mia visita è stata motivata da questo. Nell'ambito, però, di quella visita, ancorché di poche ore – volevo essere presente ai funerali dei nostri quattro piloti, ma se fosse stato necessario stare di più, sarei rimasta di più – ho fatto quello che era necessario. Ho cercato di considerare a 360 gradi il tema non solo del problema di salute, ma di come andasse a rispecchiarsi sulla situazione complessiva dei due Marò. Certamente, c’è un'emergenza di salute ma c’è il fatto che dobbiamo tenere presente che dobbiamo risolvere complessivamente la vicenda.
  Come molti di voi hanno detto, c’è stato da parte delle forze politiche un atteggiamento responsabile, di attenzione, perché queste sono questioni delicate. A volte, una parola in più, anziché aiutare a risolvere, peggiora la situazione, ma non c’è dubbio che anche prima che ci fosse il malore e ancor più adesso con la preoccupazione del malore, la vicinanza c’è. Non è soltanto rispetto al problema di salute. Quella che si sta facendo, dunque, è un'azione a 360 gradi.
  Mi dispiace non potervi dire di più, ma su queste questioni – spero che presto si possa parlare apertis verbis – una parola in più può essere non utile. Oggi vorrei soltanto affrontare le questioni utili. Questa è una considerazione rispetto al mio viaggio in India, diverso dalla discussione Pag. 27che sarà affrontata e che considereremo sulla base degli emendamenti parlamentari.
  Della Libia vi ho già detto, come pure delle 800 unità dell'Afghanistan.
  La missione Active Endeavour, citata dall'onorevole Gianluca Pini, non è una missione antirussa, ma una missione antiterrorismo. Qui vorrei entrare, però, nella questione NATO, Russia, Ucraina, atteggiamento dell'Italia, perché credo che sia importante.
  Sapete che l'Italia è stata accusata di essere anche eccessivamente filorussa. Non accetto questo tipo di definizione ma, tra le accuse rivolte, si sottolineava il porre maggiormente l'attenzione sul tema che non si può rendere irreversibile il contrasto con la Russia, anche per le questioni sollevate dall'onorevole Marazziti. Comunque, esiste una serie di scenari internazionali in crescita sotto il profilo della pericolosità e sui cui quest'interlocutore è importante.
  Il fatto che per sempre la Russia possa essere il nemico dell'Europa è una visione che non dobbiamo immaginare e occorre fare in modo che non sia così. L'Italia ha sempre posto l'attenzione, da un lato, sul fatto che non si possono ledere le sovranità nazionali e deve esserci su questo un atteggiamento della comunità internazionale univoco; nello stesso tempo, non bisogna rendere irreversibili delle scelte.
  Anche per quello che riguarda le scelte della NATO, per esempio, l'Italia, come vi ho prima riferito, partecipa alla missione con un aereo per il rifornimento. Non è certo l'assetto più aggressivo che può essere messo in campo dal punto di vista aereo.
  Nel momento in cui è partita una discussione sullo spostamento di alcune strutture operative della NATO fisse nei Paesi dell'est per rendere più presente questa pressione, l'Italia ha detto di fare attenzione, di guardare con calma queste cose. È stata anche sottolineata la necessità di ragionare sul fatto di avere comunque forze rapide e flessibili che si possa capire, nel caso vi siano soluzioni, dove dislocare.
  Abbiamo partecipato a un addestramento della NATO, a un'esercitazione che doveva essere fatta in Germania e che è stata spostata un po’ più a est, questo sì, ma è un'evoluzione frutto anche di quel lavoro svolto dall'Italia e che ha portato a dire che bisognava capire anche le esigenze di rassicurazione che i Paesi baltici chiedevano. È un'esercitazione che la NATO fa sempre, che fa in questo momento e l'Italia non deve intenderla come elemento di pressione nei confronti della Russia. È stata spostata lì perché dentro la NATO questa discussione è stata fatta.
  Non diamo ai curdi le armi più obsolete, quelle che non ci servivano più, perché anche su questo ha lavorato ad agosto una task force esteri e difesa, con l’intelligence che supportava, che ha analizzato, interloquendo con i livelli locali, su quelle che potevano essere le necessità. Da questo punto di vista, non è il Ministro a decidere quali armi debbano essere mandate. Fortunatamente, come vi dicevo, c’è uno Stato che funziona, ci sono livelli tecnici che su questo valutano, AMX o altro. Abbiamo valutato che questo dovesse essere. Abbiamo discusso con le Commissioni parlamentari e c’è stato un voto ampiamente condiviso, quindi questo è quello che facciamo e questo è l'elenco che ho.
  Su quanto diceva l'onorevole Marazziti, mi sembra di aver ripreso l'intervento. Sulla questione sollevata dall'onorevole La Russa credo di aver risposto.
  I temi richiamati dall'onorevole Locatelli fanno più capo al Ministero degli esteri, ma ritengo che quanto lei sottolineava sia sicuramente un elemento da sostenere e che una serie di politiche a favore delle donne rendano significativo parlare di cooperazione e di possibilità di diritti.

  MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato agli affari esteri. Sarò brevissimo anche perché il Ministro Pinotti ha già fornito risposte molto esaustive.
  Voglio dire all'onorevole Gianluca Pini, che si preoccupa delle sanzioni, anche giustamente, che siano in funzione anti-Pag. 28Russia, che certo, le sanzioni non sono mai piacevoli da ricevere. Voglio che sia chiaro, inoltre, che noi non vogliamo la guerra in Europa e non abbiamo nemici in Europa.
  Certamente, sul problema di quelli che si definiscono nostri interessi, sono d'accordo, bisogna guardare a essi, ma anche la coesione europea è un nostro interesse. Per non essere totalmente ininfluenti, bisogna mettere tutto sul piatto della bilancia.
  Siamo, ovviamente, preoccupati, come ha già detto il Ministro e come ho detto e ripeto anch'io. Come giustamente oggi dichiarava il presidente Cicchitto, con certe dichiarazioni che evocano scenari apocalittici – mi pare che il presidente parlasse di brividi lungo la schiena – certamente ci lasciano molto preoccupati. Come ho già detto, non possiamo non tener conto anche delle diverse sensibilità storico-politiche dei nostri partner a est, che sono diversi da noi. La nostra linea, però, ritiene che la soluzione sia fare tutto per il cessate il fuoco e ci sono notizie che escono adesso sul fatto che pian piano questa ipotesi si sta consolidando. Il Presidente Napolitano pochi minuti fa ha plaudito a questa nuova fase. Mi associo modestamente, nel mio piccolo livello, a Lui. Speriamo che tutto si fermi, in modo che si possa davvero negoziare.
  A quanto osservato dall'onorevole Marazziti posso solo aggiungere che sono totalmente d'accordo. Non bisogna che fatti piccoli – questo riguarda anche quello che diceva l'onorevole Gianluca Pini – in maniera quasi incosciente, inavvertitamente, ci facciano scivolare verso la guerra in Europa. Questo Governo è molto attento a questo. Lo stesso Presidente Renzi ha parlato di Russia, stamattina, dicendo che può essere anche coinvolta nella soluzione, per esempio, in Medio Oriente. Ciò non mi sembra che rappresenti un atteggiamento totalmente negativo nei confronti della Russia.
  Su Aleppo aggiungo che ci sono ancora 50.000 cristiani e decine di migliaia di turcomanni, sciiti, yazidi e così via. Per questo, è una città simbolica, ma ha già detto bene lui, come sul Mozambico. Non ripeto, quindi, quello che è stato detto dal Ministro e dall'onorevole Marazziti.
  Termino sull'intervento dell'onorevole Locatelli, con la quale sono totalmente d'accordo. Esiste un modello italiano. Credo che dobbiamo fare di tutto per fare politica e politica estera in una fase molto difficile, anche con alleanze ad hoc. Personalmente, penso che abbiamo bisogno di una rinnovata Conferenza di Helsinki anche per il Mediterraneo, sia per le questioni direttamente legate alle crisi, sia per stabilire anche le regole d'intervento umanitario. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Pinotti e il Sottosegretario Giro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.50.