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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (III-IV Camera e 3a-4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 19 di Mercoledì 29 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 

COMUNICAZIONI DEL GOVERNO:

Comunicazioni del Governo: sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 
Gentiloni Paolo , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Pinotti Roberta , Ministra della difesa ... 6 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 11 
Casini Pier Ferdinando , Presidente della 3a Commissione del Senato ... 11 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 11 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 11 
Romani Paolo  ... 12 
Pinotti Roberta , Ministra della difesa ... 13 
Santangelo Vincenzo  ... 13 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 13 
Vito Elio (FI-PdL)  ... 13 
Frusone Luca (M5S)  ... 15 
Duranti Donatella (SEL)  ... 15 
Artini Massimo (Misto-AL)  ... 16 
Amendola Vincenzo (PD)  ... 17 
Zanin Giorgio (PD)  ... 18 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 18 
Gentiloni Paolo , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 18 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 19 
Gentiloni Paolo , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 19 
Pinotti Roberta , Ministra della difesa ... 20 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FABRIZIO CICCHITTO

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Governo: sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno delle Commissioni riunite esteri e difesa della Camera e del Senato reca le comunicazioni del Governo sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Ricordo che tali comunicazioni adempiono all'obbligo previsto dall'articolo 10-bis della legge 24 febbraio 2012, n. 13, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge di proroga delle missioni internazionali, n. 215, del 29 dicembre 2011, ai sensi del quale i Ministri degli affari esteri e della difesa, con cadenza quadrimestrale, rendono comunicazioni alle Commissioni parlamentari competenti sullo stato delle missioni in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, di cui al presente decreto.
  Do quindi il benvenuto, anche a nome del presidente della Commissione difesa della Camera, onorevole Francesco Saverio Garofani, ai presidenti Pier Ferdinando Casini e Nicola Latorre, e segnalo che la seduta odierna, per quanto riguarda la Camera, dovrà necessariamente concludersi entro le ore 16.15 per consentire la partecipazione dei deputati all'informativa in Aula del Ministro Padoan.
  Mi appello, quindi, alla capacità di sintesi di ognuno di noi per il contenimento degli interventi entro un tempo congruo a consentire l'equilibrata partecipazione dei gruppi delle due Camere e l'intervento di replica dei due Ministri.
  Mi comunicano un vincolo ulteriore, in quanto i colleghi senatori alle ore 15.30 devono recarsi nell'Aula del Senato per votazioni.
  Ringrazio i Ministri per la disponibilità a prendere parte alla seduta odierna e lascio la parola al Ministro degli affari esteri, onorevole Gentiloni, il quale, secondo le intese raggiunte nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo della Camera, nel suo intervento svolgerà anche brevi considerazioni sulla situazione dei quattro cittadini italiani rapiti in Libia. A seguire ci sarà l'intervento della Ministra della difesa, senatrice Roberta Pinotti.

  PAOLO GENTILONI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, presidente, cercherò di essere molto rapido, partendo dal ricordare che oggi siamo esattamente a due anni dal rapimento di padre Paolo Dall'Oglio, rapito a Raqqa, in Siria, e penso di interpretare il pensiero di tutti gli onorevoli senatori e deputati nel dire che ricordiamo questo episodio e – da parte del Governo, del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e delle altre Pag. 4istituzioni – che non abbiamo dimenticato questo rapimento e continuiamo, per quanto possibile, a lavorarci con assoluta costanza, come ho personalmente confermato ai fratelli di padre Dall'Oglio una decina di giorni fa.
  Premetto (eventualmente, se ci saranno domande, possiamo sviluppare di più questa parte) che nell'ambito del dibattito e delle nostre deliberazioni sulle missioni resta cruciale la componente che riguarda la cooperazione internazionale. L'evolversi dei quadri di crisi ci conferma sempre più quanto sia importante accompagnare le nostre missioni militari, dall'Afghanistan al Mediterraneo e ai Balcani, con interventi di cooperazione.
  A questo proposito, ricordo che domani, 30 luglio, verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo statuto della nuova Agenzia per la cooperazione, che è un po’ la conclusione di una prima parte dell’iter attuativo della nuova legge sulla cooperazione.
  Mi concentrerò soltanto su due dossier politico-diplomatici, pronto eventualmente a entrare su altre questioni, se richiesto. Il primo è gli sviluppi della coalizione anti-Daesh; il secondo è la Libia, e in conclusione, come ricordava il presidente Cicchitto, come richiesto, fornirò alcune informazioni sui nostri quattro connazionali rapiti in Libia.
  Per quanto riguarda la coalizione anti-Daesh sappiamo che dal punto di vista militare (di questo ci parlerà la Ministra della difesa) la situazione è complessa, nel senso che certamente una fase di grande avanzata di Daesh nel contesto siriano-iracheno alla fine dello scorso anno si è interrotta e la tendenza è stata invertita; altrettanto certamente, però, nelle ultime settimane ci sono stati episodi sia nelle zone curde del nord della Siria, sia nella regione di Anbar, in particolare a Ramadi, che hanno ricordato quanto la situazione sia ancora aperta.
  In questa situazione molto aperta, in Siria e in Iraq intervengono diverse novità sul fronte politico-diplomatico. Una delle principali è l'evoluzione dell'atteggiamento della Turchia.
  La Turchia ha sempre fatto parte della coalizione anti-Daesh fatta da 62 Paesi, ma ha avuto tuttavia un impegno non decisivo nel contrasto a Daesh, certamente meno rilevante, in una scala di priorità interne, all'impegno contro Assad da un lato e nelle vicende relative al Kurdistan dall'altro, in particolare al contrasto ai curdi del PKK all'interno della Turchia.
  Negli ultimi giorni c’è stato invece uno sviluppo, che ha portato a un'intesa con gli Stati Uniti, che consentirà loro l'utilizzo della base aerea di Incirlik, base assolutamente strategica per le attività di incursione aerea sia nel territorio siriano che in quello iracheno. Credo che questa novità sia anche testimonianza – in seguito ai fatti che conoscete – di un cambio di atteggiamento e di una presa di responsabilità molto più rilevante da parte della Turchia nel contrasto a Daesh.
  Questo non deve voler dire, ad opinione del Governo – opinione rappresentata anche ieri alla NATO dove, su richiesta della Turchia, c’è stata una riunione su questi sviluppi –, che ci sia un atteggiamento di avallo di iniziative nei confronti delle forze curde siriane, sulle quali si possono avere le opinioni che ciascuno ritiene di avere, ma che certamente svolgono un ruolo rilevante nel contrasto a Daesh nelle regioni curde della Siria.
  Quindi, c’è su questo aspetto uno sviluppo molto importante. Così come si tratterà di valutare le conseguenze dell'altro sviluppo, ancora più importante, la firma, il 14 luglio, dell'intesa sul nucleare iraniano, le cui conseguenze andranno misurate sia nell'evolversi della situazione interna all'Iraq, – valutando in che misura proseguirà la politica più inclusiva nei confronti delle comunità sunnite del governo presieduto da al-Abadi, da noi sempre incoraggiata e in che misura, invece, potrebbe cambiare (questo sarà uno dei metri di valutazione delle conseguenze regionali dell'intesa sul nucleare iraniano) – sia quali conseguenze potrà avere nelle dinamiche interne alla Siria, dove le posizioni delle diverse forze contendenti si sono, nel corso degli ultimi mesi, gradualmente avvicinate.Pag. 5
  Noi siamo partiti un anno e mezzo fa da posizioni molto distanti tra chi diceva «bombardiamo Assad !» prima ancora di cominciare a parlare e chi diceva che la priorità assoluta è difendere ad ogni costo la permanenza di Assad, vita natural durante. Oggi cominciano a evolversi le posizioni in entrambi i fronti, sia da parte russa e iraniana da un lato, sia da parte occidentale, per i Paesi europei che erano più decisi nel bombardare Assad, e si fa strada – io credo – un contesto più favorevole alla ricerca di una soluzione politica.
  La seconda cosa che voglio dire, l'ultima sulla coalizione anti-Daesh, è che, oltre a partecipare alla coalizione nei modi che la Ministra Pinotti ci ricorderà, dobbiamo essere molto attivi su alcuni teatri collaterali a quello centrale (ovvero Siria e Iraq) dove c’è il conflitto militare.
  Dobbiamo avere, quindi, molto chiara l'importanza in questo momento di alcuni Paesi, che per la loro fragilità o per la loro posizione strategica (in particolare mi riferisco alla Tunisia e al Libano) svolgono un ruolo fondamentale, e la cui tenuta e capacità di resistere a condizioni complicate è assolutamente decisiva per evitare un effetto domino nella regione che, al di là di altre valutazioni politiche, per quanto riguarda il tema terrorismo e sicurezza potrebbe avere conseguenze molto serie.
  È quindi molto importante (c’è stata recentemente anche una missione della Commissione, affari esteri e comunitari della Camera) l'impegno dell'Italia sia sul terreno economico (eventualmente possiamo entrare nel dettaglio, se richiesto), sia sul terreno della sicurezza, cioè dell'appoggio al controllo del confine tra Tunisia e Libia, che è la principale minaccia alla sicurezza interna della Tunisia, che oggi è molto messa in pericolo.
  Credo che si debba fare ogni sforzo. L'Italia ha messo in campo alcune iniziative, altre sono previste per il mese di ottobre e credo che questo sia fondamentale. Allo stesso modo, dobbiamo essere consapevoli dell'importanza di cercare di dare un contributo per sbloccare lo stallo politico in corso in Libano, altro Paese assolutamente strategico sia per il numero di rifugiati (circa un quarto della popolazione), sia perché a sud del Libano c’è forse il punto più vicino di contatto tra Israele e forze che fanno riferimento all'Iran e, quindi, tra Israele ed Hezbollah, e in mezzo a queste due forze c’è il contingente UNIFIL a guida italiana, che ho visitato una decina di giorni fa.
  La situazione è apparentemente molto tranquilla, dopo la fiammata che c'era stata in gennaio nei rapporti tra Israele ed Hezbollah e nella zona della linea blu controllata da UNIFIL, ma va assolutamente sbloccato lo stallo politico del Libano, perché anche quello è un Paese in cui non possiamo permetterci crisi evidenti.
  Per quanto riguarda il secondo e ultimo dossier cui vorrei accennare, la Libia, sapete tutti che il 12 luglio è stato raggiunto un primo risultato da parte del negoziatore dell'ONU, che considero un risultato importante. Nessuno, quattro o cinque mesi fa, avrebbe scommesso una ghinea sul fatto che Bernardino Leon riuscisse a mettere insieme un gruppo di forze significativo, perché la premessa di accordo è stata firmata da Tobruk, da Misurata, da Zintan, da 11 delle 13 municipalità di Tripoli, da diverse tribù e da altre milizie del Paese.
  C’è una partita aperta in queste ore, che si giocherà nei prossimi cinque o sei giorni e che riguarda l'atteggiamento del General National Congress (GNC) di Tripoli, che sarebbe anche propenso a partecipare a questa intesa, ma nei cui confronti si è esercitata una pressione ricattatoria e di minacce, anche fisiche, molto pesante, che ha spinto l'Unione europea nell'ultima riunione dei Ministri degli esteri a considerare la possibilità di adottare sanzioni individuali contro alcuni degli hardliners che stanno tenendo sotto minaccia le componenti del GNC che vorrebbero partecipare all'intesa.
  Non sono ancora state decise sanzioni, ma si è aperto un percorso che può andare in quella direzione, se tali atteggiamenti fossero confermati.Pag. 6
  C’è una possibilità di arrivare a un'intesa, che naturalmente deve comprendere delle componenti rilevanti dell'area di Tripoli (non esiste un'intesa in Libia senza componenti significative dell'area di Tripoli, che è la capitale, con un terzo della popolazione), e l'Italia è pienamente impegnata, avendo rapporti su questo con Egitto, Algeria, Turchia e tutti gli interlocutori possibili per spingere in questa direzione.
  È chiaro che anche da questa possibilità di nascita di un governo finalmente può venire un passo ulteriore nella missione decisa dall'Unione europea, EUNAVFOR MED, che per ora si sviluppa nella prima fase e che per svilupparsi nella seconda e terza fase ha bisogno di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che a sua volta ha bisogno di un governo libico che ne faccia richiesta. Come vedete, anche la prospettiva di quella missione europea è collegata al successo politico-diplomatico sul terreno in Libia.
  Per quanto riguarda l'aggiornamento sul sequestro dei quattro connazionali, sapete che il sequestro è avvenuto alle 20.45 del 19 luglio, a circa 7 chilometri dal complesso della Mellitah Oil and Gas. Il sequestro ha riguardato Salvatore Failla, Filippo Calcagno, Fausto Piano e Gino Pollicardo, impiegati presso la Bonatti, che provenivano a bordo di un minivan dal confine libico-tunisino di Ras Ajdir ed erano diretti verso il campo petrolifero della Mellitah Oil and Gas, per avvicendare un team analogo al loro.
  Sono stati raggiunti e fermati da due SUV, da cui sono scesi uomini armati a volto coperto, alcuni dei quali – a quanto pare – indossavano uniformi di tipo militare. Questi uomini armati hanno sequestrato i quattro cittadini italiani, lasciando sul posto l'autista libico, che è originario di Sabratha e lavorava da un anno per la ditta Bonatti. Le locali forze di polizia lo avrebbero sentito e gli avrebbero intimato di rimanere a disposizione presso la propria abitazione in Sabratha.
  Appare tuttora prematuro avanzare ipotesi circa la paternità del sequestro, sebbene dalle prime indicazioni pervenute non siano emersi elementi di riconducibilità a formazioni di Daesh in Libia. Ad oggi, non è giunta alcuna rivendicazione, alcuni riscontri raccolti in area lasciano ipotizzare una possibile matrice meramente criminale del sequestro, perpetrato con finalità estorsive, ma questi riscontri sono tuttora in corso di verifica.
  Le autorità di Tobruk e di Tripoli hanno offerto ampia disponibilità a supportare le attività volte a individuare e stabilire un contatto con gli autori del sequestro, disponibilità che peraltro trova riscontro nei costanti contatti che intercorrono con l’intelligence libica nelle due aree.
  Al riguardo, apparendo evidente il rischio che l'evento e i successivi sviluppi ricadano nel quadro dell'accesa dialettica in atto tra i due maggiori schieramenti, si sta studiando ogni possibile iniziativa volta a evitare un potenziale utilizzo strumentale della vicenda da parte dell'uno o dell'altro blocco.
  Attraverso i nostri servizi, in costante raccordo con l'Unità di crisi della Farnesina, sono in corso contatti con le tribù locali, con le autorità di Zintan, Sabratha e Zuara ed è stata avviata una mirata collaborazione con gli apparati di sicurezza di Tripoli e di Tobruk. È stata avviata una collaborazione anche con i servizi dei Paesi confinanti e di tutti gli altri Paesi che possono darci utili contributi informativi al riguardo. Grazie.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Grazie, io non parlerò degli elementi di insieme, perché sono già contenuti nella relazione del Ministro Gentiloni, mentre mi addentrerò nelle singole missioni militari, parlando diffusamente delle principali e accennando a quelle che non hanno avuto sviluppi particolari.
  Il quadro complessivo ormai da tempo è divenuto estremamente complesso, con il sovrapporsi di fattori destabilizzanti tanto di natura politica ed economica quanto propriamente militare. I temi della sicurezza internazionale, anche in chiave anti-terrorismo, i temi della difesa militare in senso proprio e i temi quali l'immigrazione Pag. 7o la cooperazione internazionale devono pertanto essere letti congiuntamente, perché ciascuno di essi concorre a definire lo scenario complessivo.
  Concentrerò il mio intervento sulle attività più sensibili e partirò dal Mediterraneo centrale. Prosegue l'operazione Mare sicuro, avviata il 12 marzo 2015 in considerazione dei preoccupanti sviluppi della crisi libica e della connessa esigenza di incrementare le misure di tutela della sicurezza nazionale attraverso un rafforzamento del dispositivo aeronavale lì operante.
  La missione svolge attività di presenza, sorveglianza e sicurezza marittima in un'area di operazione situata nel Mediterraneo centrale, prospiciente le coste libiche, in applicazione della legislazione nazionale e degli accordi internazionali vigenti.
  Per questa operazione impieghiamo fino a 5 unità navali d'altura, con elicotteri imbarcati. Almeno una di esse è provvista di avanzate capacità logistiche di comando e controllo, nonché di capacità ospedaliere e sanitarie di primo intervento.
  Utilizziamo anche sommergibili, che risultano particolarmente efficaci per la sorveglianza dei natanti sospetti. Anche i velivoli senza pilota trovano utilizzo, potendo sorvegliare ampi tratti di mare per lunghi periodi. Ovviamente le unità partecipanti possono essere chiamate a intervenire in operazioni di ricerca e soccorso, in ottemperanza all'obbligo previsto dalla vigente normativa internazionale.
  Nel corso dell'operazione sono stati fermati e consegnati all'autorità giudiziaria nazionale oltre 100 scafisti e lo scorso 14 aprile è stata sequestrata una cosiddetta «nave madre».
  L'operazione Mare sicuro, che è sotto comando nazionale, viene condotta mantenendo uno stretto coordinamento con l'operazione Triton, svolta sotto l'egida dell'agenzia europea Frontex, agenzia che ha di recente aperto una sede operativa regionale a Catania. All'operazione Triton, avviata dal 1o novembre 2014, la Marina militare ha partecipato con un pattugliatore d'altura fino al 24 marzo 2015, ora rilevato da unità appartenenti alla Guardia di finanzia e alle Capitanerie di porto.
  Ha preso poi avvio, a partire dal 27 giugno scorso, la missione europea EUNAVFOR MED, il cui decreto conversione in legge è ormai prossimo alla conclusione dell'iter.
  Ricordo brevemente la genesi della missione: su impulso del Governo italiano e su proposta dell'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, il Consiglio europeo aveva affermato, il 20 aprile scorso, il forte impegno ad agire, al fine di evitare tragedie umane derivanti dal traffico di esseri umani attraverso il Mediterraneo.
  Il 18 maggio il Consiglio europeo aveva quindi definito il quadro generale di un'operazione di gestione militare della crisi, che contribuisse a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centro-meridionale.
  Si tratta di una missione complessa e articolata, che vede operare insieme più Paesi europei sotto il comando operativo dell'Ammiraglio di divisione Enrico Credendino. Questi opera dal quartier generale europeo di Roma Centocelle, messo a disposizione dall'Italia all'Unione europea per svolgere la funzione di quartier generale operativo della missione.
  EUNAVFOR MED (cito dal testo della decisione del Consiglio europeo del 18 maggio) è condotta per fasi successive, conformemente ai requisiti del diritto internazionale. In una prima fase, come diceva il Ministro Gentiloni, sostiene l'individuazione e il monitoraggio delle reti di immigrazione attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare, conformemente al diritto internazionale.
  A questa prima fase prende parte la Nave Cavour come unità ammiraglia del dispositivo, oltre a diverse altre unità messe a disposizione da altri Paesi europei, segnatamente Germania e Regno Unito. Nelle prossime settimane si unirà all'operazione una nave belga, la Grecia metterà a disposizione la base logistica di Suda e un sommergibile, mentre la Spagna, Pag. 8la Francia e il Lussemburgo hanno assegnato velivoli da pattugliamento marittimo.
  Completata l'acquisizione di informazioni, si passerà ad una seconda fase, nella quale la missione (torno a citare il testo della decisione del Consiglio) «procede a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto mare di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani, alle condizioni previste dal diritto internazionale e applicabili, incluso un protocollo per combattere il traffico dei migranti.
  Conformemente alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite applicabili al consenso dello Stato costiero interessato, procede a fermi, ispezioni, sequestri o dirottamenti in alto mare o nelle acque territoriali e interne di tale Stato di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico e la tratta di esseri umani, alle condizioni previste da dette risoluzioni o detto consenso.
  La missione, in una terza fase, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o al consenso dello Stato costiero interessato, adotta tutte le misure necessarie nei confronti di un'imbarcazione e relativi mezzi, anche eliminandoli o rendendoli inutilizzabili, che sono sospettati di essere usati per il traffico e la tratta di esseri umani nel territorio di tale Stato, alle condizioni previste da dette risoluzione o detto consenso».
  Vi ho letto quindi anche le fasi 2 e 3, che attualmente non sono ancora decise perché prevedono altre decisioni del Consiglio europeo, dopo le quali ovviamente torneremo in Parlamento a discuterne. Ad oggi, 18 Paesi membri dell'Unione europea hanno già manifestato la loro volontà di partecipare alla missione, fornendo personale di staff per il quartier generale o contribuendo al dispositivo aeronavale, che – giova ricordarlo – è comandato da bordo della Cavour da un altro ufficiale italiano, il Contrammiraglio Andrea Gueglio.
  La missione ha una durata di 12 mesi e i costi comuni dell'operazione sono gestiti mediante il meccanismo Athena di ripartizione della spesa dell'Unione europea. Impieghiamo fino a circa 1.000 nostri militari; le determinazioni adottate in ambito europeo sono relative solo alla prima fase, come già detto.
  Naturalmente continuiamo a seguire da vicino gli sviluppi della situazione in nord Africa e prosegue la stretta collaborazione con la Tunisia, citata diffusamente dal Ministro Gentiloni, Paese amico e, come abbiamo purtroppo visto, fortemente minacciato dall'instabilità e dalla presenza di forze radicali.
  Continuiamo, quindi, a sostenere le capacità delle forze di sicurezza tunisine, e nel recente passato abbiamo finanziato la fornitura di una serie di guardiacoste per la forza di polizia e abbiamo ceduto una serie di visori notturni, di cui avevo dato conto nell'audizione del 19 marzo, che risultano fondamentali per controllare le frontiere con la Libia. Ambedue queste iniziative concorrono direttamente alla sicurezza del Paese e, di conseguenza, anche alla sicurezza dell'Italia.
  Circa la Libia, ha parlato il collega Gentiloni, e non abbiamo nulla da aggiungere rispetto alle missioni militari che abbiamo nel Mar Mediterraneo, di cui vi ho già parlato. Per quanto riguarda invece l'area del Vicino e Medio Oriente, del Libano ha parlato il collega Gentiloni. Ricordo che noi manteniamo questa missione in una situazione di estrema tensione, come è già stato raccontato. Il Ministro Gentiloni ha citato il tema dei profughi, quindi del peso su un Paese così piccolo e con una popolazione ristretta, laddove un quarto della popolazione in questo momento è costituito da profughi siriani e palestinesi, che sono arrivati ad ondate successive.
  Attualmente la missione UNIFIL sempre in corso conta circa 10.500 militari da 39 Paesi e, tra i fattori di possibile innalzamento del livello di minaccia, va segnalato l'aggravarsi delle condizioni di sicurezza nell'aria del Golan, adiacente all'area di dispiegamento del contingente Pag. 9dell'ONU, a causa dell'intensificarsi degli scontri fra le forze armate siriane e le formazioni antigovernative.
  L'Italia esprime il comandante della forza dell'ONU, il Generale Portolano, e partecipa a UNIFIL con circa 1.100 militari, ai quali si aggiungono 25 unità, che su base bilaterale forniscono addestramento alle forze armate libanesi, per consentire a queste ultime di migliorare la loro capacità di controllo del territorio.
  Il progressivo espandersi del terrorismo islamico, sfociato per opera del Daesh nella costruzione di uno Stato di fatto in una vasta regione a cavallo fra Siria e Iraq, ha creato una connessione fra la guerra civile in Siria e il conflitto in corso in Iraq. La comunità internazionale, incluso un consistente numero di Paesi arabi di fede islamica, sta operando da mesi per contenere l'espansione del Daesh in questi Paesi, nonché per ripristinare un certo livello di capacità operative delle forze di sicurezza irachene, incluse quelle della componente curda.
  Le operazioni aeree della coalizione sono volte a ridurre le capacità offensive dell'organizzazione terrorista. In parallelo procede la fase di riorganizzazione, riequipaggiamento e addestramento delle unità irachene curde.
  L'Italia sta contribuendo in maniera significativa alle operazioni della coalizione. La fornitura di armi alle forze di sicurezza curde avviata circa un anno fa, della quale ho già dato ogni dettaglio in Parlamento nel corso delle precedenti audizioni, è stata completata e tali sistemi sono ora correntemente utilizzati dai curdi, che hanno espresso il loro ringraziamento per quanto fornito.
  Mi sono recata due settimane fa nel Kurdistan iracheno, incontrando il Primo Ministro iracheno e i Ministri della difesa e dell'interno, il Presidente della regione autonoma del Kurdistan, il Primo Ministro del Governo regionale e il Ministro dei peshmerga, e da tutti ho ricevuto il ringraziamento e il grande apprezzamento per quanto l'Italia sta facendo in loro sostegno. Mi hanno preannunciato la possibilità di nuove richieste di aiuto sotto forma di equipaggiamenti. Se queste richieste saranno formalizzate, saranno ovviamente comunicate al Parlamento.
  Quanto alle attività condotte delle nostre Forze armate, ricordo che il contingente nazionale si articola in una componente aerea schierata in varie basi aeree in Kuwait e negli assetti aerei nazionali svolgono attività operativa orientata alla raccolta informativa e al rifornimento in volo, e una componente terrestre schierata a Erbil, che contribuisce allo sforzo della coalizione per l'addestramento e l'assistenza delle unità regolari del Governo regionale del Kurdistan iracheno, i peshmerga, nell'ambito delle attività svolte congiuntamente con la Germania.
  Nel prossimo futuro inseriremo una componente per il trasporto e l'evacuazione medica, composta da elicotteri italiani e personale medico di altri Paesi della coalizione; una componente di forze speciali che opera nell'area di Baghdad e che assolve a compiti di addestramento e assistenza a favore delle forze speciali irachene; infine, personale di staff presso i vari comandi della coalizione in Kuwait, in Qatar, a Baghdad e a Erbil.
  L'Italia, quale ulteriore contributo allo sforzo della coalizione multinazionale, ha recentemente assunto la guida a cura dell'Arma dei carabinieri per la formazione della polizia irachena nell'area di Baghdad. Dal 28 giugno i carabinieri sono impegnati in un corso di durata di 8 settimane, volto ad addestrare 150 uomini della polizia federale irachena. Prevediamo un incremento della componente dei carabinieri ed è inoltre in corso di valutazione l'ipotesi di impiegare anche una componente addestrativa mobile nel Kurdistan, a favore delle forze di polizia locale.
  Relativamente all'Afghanistan prosegue l'attività di addestramento e assistenza delle forze afgane da parte della coalizione internazionale, e in tale contesto, del contingente italiano. Manteniamo nella zona di Herat in media 500 militari, impegnati in attività di supporto a favore dell'esercito e della polizia afgani, e la responsabilità Pag. 10della gestione dell'aeroporto di Herat, nelle more del passaggio della sua gestione sotto la responsabilità degli afgani.
  Come annunciato dal Presidente del Consiglio, in considerazione delle perduranti esigenze di supporto delle forze di sicurezza locali, fino al termine dell'attuale stagione dei combattimenti e in considerazione della persistente minaccia rappresentata dalle forze dei talebani, anche l'Italia, al pari degli altri principali contributori delle operazioni in Afghanistan, ha deciso di mantenere una propria presenza militare a livello regionale e segnatamente nella regione di Herat, posticipando di alcuni mesi il ripiegamento del contingente residuo su Kabul.
  Nella regione del Corno d'Africa e dell'Oceano Indiano prosegue la partecipazione nazionale alle operazioni condotte sotto l'egida della comunità internazionale. In attesa di esaminare nuovamente, in ossequio alle determinazioni del Parlamento, le modalità di contribuzione dell'Italia al contrasto alla pirateria, manteniamo nella regione un'unità della Marina inserita nell'ambito della missione europea Atalanta.
  Per contro, l'impiego dei nuclei militari di protezione a bordo delle unità mercantili è ormai terminato, visto il completamento dell'iter normativo, che consente ora l'utilizzo di guardie di sicurezza private per lo stesso compito. Naturalmente una parte importante della lotta alla pirateria viene condotta attraverso l'azione di stabilizzazione della Somalia. In quel Paese operiamo nel contesto della missione a guida europea EUTM Somalia, impegnando in media circa 100 militari.
  In parallelo con le attività in Somalia conduciamo anche una missione addestrativa italiana su base bilaterale, tesa all'addestramento di forze di polizia somale e gibutine, anche ricorrendo alla base avanzata di Gibuti.
  Più vicino a noi, ricordo il perdurante impegno nella regione balcanica. Manteniamo il nostro contingente in Kosovo nell'ambito della KFOR a guida NATO, abbiamo 542 militari insieme ai contingenti forniti dall'Austria, dalla Slovenia e dalla Moldova. Anche il comandante di KFOR è italiano e continuerà ad essere tale, perché la NATO ha scelto il Generale Miglietta quale sostituto, a partire da agosto, del Generale Figliuolo.
  Rimane anche una nostra minima presenza in Bosnia, nel contesto della missione a guida europea EUFOR Althea, dove abbiamo 5 nostri militari. In considerazione dell'importanza della regione del Sinai e dello Stretto di Tiran, continuiamo ad operare nella forza multinazionale MFO, che contribuisce con la sua presenza a ridurre i possibili rischi del conflitto.
  Nel nord del Sinai il Governo egiziano è impegnato contro le formazioni di matrice jihadista ivi operanti. Ci sono ricadute sulla sicurezza di Israele, con il lancio di razzi e colpi di mortaio. Nell'ultimo mese la base MFO di Camp nord è stata per due volte oggetto di attacco a colpi di mortaio e di armi automatiche, i militari egiziani cui è devoluta la difesa esterna della base sono intervenuti, mentre all'interno tutto il personale (1.600 unità, incluso un ufficiale italiano) è stato messo al riparo nei rifugi. Non ci sono state vittime fra il personale.
  Il contributo nazionale all'MFO è rappresentato dal Decimo Gruppo navale, composto da 3 pattugliatori costieri con i relativi equipaggi, per un totale di circa 75 militari.
  Più sinteticamente ricordo che continua nel Mediterraneo l'operazione Active Endeavour, avviata dalla NATO a partire dal 2011 come forma di deterrenza, difesa, contrasto e protezione contro il terrorismo. Siamo poi presenti a Hebron con la Missione addestrativa italiana in Palestina, un'attività bilaterale condotta da una forza di 15 nostri carabinieri per l'addestramento delle forze di polizia palestinesi.
  Prosegue fino alla fine di agosto il nostro contributo alla missione di polizia aerea nei Paesi baltici nel contesto delle attività congiunte della NATO. Il contingente nazionale è composto da circa 100 militari e 4 velivoli Eurofighter, le ore volate sono ad oggi oltre 700 e le intercettazioni reali sono state finora 39.Pag. 11
  La comunità internazionale resta attiva anche in Mali, dove la situazione di sicurezza non può ancora dirsi stabilizzata. Nell'ambito delle iniziative dell'ONU e dell'Unione europea operiamo complessivamente con circa 27 militari.
  Si è conclusa invece fra i mesi di febbraio e marzo scorsi la partecipazione dell'Italia alle operazioni in Niger, in Georgia, a Cipro, nella Repubblica Centrafricana e nel vicino Oriente, in India e Pakistan, nel Sahara occidentale e in Mozambico.
  Concludo questa mia relazione, che è andata un po’ nel dettaglio, ma è la relazione quadrimestrale al Parlamento sulle missioni, e questo è il compito del Ministro della difesa, evidenziando l'importanza delle nostre missioni militari all'estero tanto per la sicurezza del nostro Paese, quanto per la sua credibilità internazionale.
  Ovunque mi sia recata in visita ai nostri contingenti ho raccolto il ringraziamento della popolazione e delle autorità locali per l'operato dei nostri militari. Sono certa che anche queste Commissioni, volendo effettuare visite istituzionali ai nostri contingenti, raccoglierebbero le medesime impressioni. Ringrazio per l'attenzione e resto a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio i Ministri e lascio la parola al presidente Casini.

  PIER FERDINANDO CASINI, Presidente della 3a Commissione del Senato. Prendo la parola e la restituisco rapidamente. La mia annotazione è questa, già accennata dal Ministro Gentiloni: ho visto una sorta di esultanza generale per l'iniziativa turca di entrare in conflitto con il Daesh, dopo che per mesi era stata chiara la posizione turca di silenzio-assenso indiretto (non a noi, ma agli altri).
  Credo che il Governo italiano debba fare di tutto nelle sedi internazionali e nella sede della NATO perché appaia chiaro che questa vicenda non può in alcun modo significare quello che rischia di essere, ossia un regolamento di conti con le forze curde, che in questi mesi hanno supportato nella guerra contro il Daesh e oggi diventano i bersagli non occulti, ma dichiarati di un regolamento di conti con la Turchia.
  Poiché sono presenti i due Ministri che sanno il fatto loro e non hanno bisogno che spieghi altre cose, credo che questa mia annotazione, che penso sia condivisa da molti membri di queste Commissioni, dovrebbe essere tenuta in considerazione dal Governo.

  PRESIDENTE. Sottoscrivo interamente quanto ha detto il presidente Casini, nel senso che finora ci siamo trovati nella paradossale situazione in cui i curdi hanno sostenuto lo scontro militare di terra e oggi ci troviamo nell'ancor più paradossale situazione in cui la Turchia forse ha smesso di far entrare foreign fighters e bombarda in misura uguale sia Daesh che i curdi.
  Tale situazione assolutamente paradossale richiederà probabilmente una riunione ad hoc con i ministri interessati, perché la reputo una realtà di assoluta gravità e una novità che ha lati positivi, ma anche lati negativi che prevalgono su quelli positivi.
  Lascio quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIAN PIERO SCANU. Grazie, presidente. Vorrei esprimere il ringraziamento e l'apprezzamento a entrambi i Ministri per gli interventi che hanno svolto e rivolgere loro una domanda che forse può essere ridondante, ma che purtroppo – per quelle che sono le mie capacità di apprendimento – si rende purtroppo necessaria.
  Il Ministro Gentiloni parlando di scenari collaterali fra Siria e Iraq, facendo riferimento alla Tunisia e al Libano, ha esortato la Ministra Pinotti – che lo ha fatto con estrema puntualità – a rendere note in questa sede le iniziative del nostro Paese.
  Vorrei però porre una domanda più ampia. Al di là dell'intervento tecnico-Pag. 12operativo che il nostro Governo ha svolto nei confronti della Tunisia e del Libano, qual è l'iniziativa politica che il nostro Governo ha assunto, in maniera tale che il risultato dal punto di vista delle scelte di quei Governi possa essere ben più importante della gratitudine manifestata per qualche arma in più ?
  Vorrei quindi sapere in quali termini l'attività diplomatica e politica del nostro Governo venga articolata e sviluppata in tutte le sedi internazionali, per fare in modo che, come è stato autorevolmente detto, la Tunisia possa continuare a costituire un baluardo e il Libano non debba soccombere sotto il peso evidenziato.
  Concludo ponendo due ulteriori domande. Nel Mediterraneo meridionale abbiamo tre missioni navali, tutte finalizzate al governo (non al contrasto) del fenomeno della migrazione e mi pare che stiano lavorando egregiamente e assolvendo a una funzione estremamente importante. Anche di questo mi interesserebbe conoscere la cifra politica, nel senso che, al di là dell'aspetto della quotidianità, che ha un'importanza straordinaria, tale da meritare di essere sottolineata, la nostra interlocuzione con il resto dei Paesi, della diplomazia e della politica a cosa sta portando ?
  Il rapporto con l'Unione europea e con l'ONU si sta sviluppando in maniera tale da autorizzarci a ritenere che gli scenari si potranno svolgere positivamente, come tutti auspichiamo ?

  PAOLO ROMANI. Trovo largamente insufficiente la relazione dei due Ministri, soprattutto quella della Ministra della difesa, una relazione in perfetto stile burocratese.
  Ci sono due problemi di fondo per quanto riguarda la Siria, da un lato, e la Libia dall'altro: l'intervento della Turchia (su questo punto non ho sentito nulla al riguardo) sembra preludere alla costituzione di un'area incastonata fra i tre cantoni del Rojava.
  Sembra di capire che quest'area di terreno di quasi 90 chilometri dovrebbe essere un'area in cui verranno mandati tutti i rifugiati curdi o anche di altre etnie della Siria del nord, per creare una zona protetta dalle forze armate turche, che però va a inserirsi – guarda caso – nella non continuità della regione del Rojava. In altre parole, viene messo fra due cantoni della regione, interrompendo l'eventuale continuità che i curdi siriani rivendicano per questa regione.
  A mio avviso, è un'operazione grave, condannabile, deprecabile, e mi sembra invece condivisa dalla NATO, ma, siccome non ne avete parlato, avendo accennato il Ministro Gentiloni, e non la Ministra Pinotti, all'intervento turco, vorrei capire quale sia la finalità di questo intervento, essendo stato (mi si dice) largamente condiviso dalle autorità americane. Mi auguro però che gli americani non facciano più da soli la politica internazionale, ma la facciano all'interno di un contesto di organizzazioni internazionali. Quindi, un'assoluta non menzione del problema è mancanza di chiarezza sulla finalità di questa operazione.
  Il secondo problema di fondo è sulla Libia, e anche su questo non ho sentito menzione: tutto è vincolato alla disponibilità del Governo, come ha detto uno dei due Ministri, sul fatto che i punti 2 e 3 dell'operazione navale comandata dall'ammiraglio italiano e dalla nave Cavour possano avere seguito, ma è condizionata – suppongo – dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza, argomento che non è stato toccato e sul quale nulla sappiamo.
  Il Presidente del Consiglio si vanta (o almeno auspica) che l'Italia sarà rappresentata il 16 e il 17 nel Consiglio di Sicurezza. Tutti auspichiamo che questo avvenga, ma non abbiamo capito assolutamente che tempi abbia questa risoluzione, se il Consiglio di Sicurezza sia in grado di farlo nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, perché a novembre sarebbe tardi, visto che la mobilitazione militare italiana dovrebbe svolgersi soprattutto durante i mesi caldi, perché in questi mesi immaginiamo che il problema sia di attuale e assoluta emergenza.
  Chiedo scusa perché purtroppo fra dieci minuti dovrò recarmi in Senato, Pag. 13quindi leggerò la risposta sul resoconto di questa audizione, ma pregherei i Ministri di darci una risposta su questi due argomenti.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Chiedo solo, visto che il senatore Romani deve andare via e ha in particolare interloquito con me, di poter rispondere.
  Bisogna chiarire cosa si chiede ai ministri, perché la relazione che è stata fatta è una relazione relativamente alle missioni in corso: le previsioni che fa il Governo americano o i rapporti con i turchi non sono stati discussi in nessuna riunione della NATO, le missioni militari in corso sono un po’ burocratiche, ma sono quelle che ho raccontato.

  VINCENZO SANTANGELO. Credo che l'esigenza di andar via sia un'esigenza che tutti noi senatori abbiamo. Vado, quindi, direttamente alla domanda e anch'io mi rivolgerò alla Ministra Pinotti, avendo trovato la sua relazione molto superficiale e poco dettagliata.
  Il quadro che ci ha presentato riporta della presenza italiana in circa 30 missioni, con l'utilizzo complessivo di circa 4.500 uomini e donne. Vorrei rivolgere l'attenzione allo scenario del Mediterraneo, dove l'Italia risulta impegnata in tre missioni, come lei ha detto in maniera superficiale: Mare sicuro, EUNAVFOR MED e Active Endeavour.
  Dovendo parlare di utilizzo specifico di mezzi, quali sono le catene di comando e di controllo a cui rispondono le unità navali italiane impegnate nelle tre missioni ? I compiti delle tre missioni si sovrappongono o sono complementari e in quali ambiti vengono utilizzate ?
  Per quanto concerne la missione EUNAVFOR MED ritengo che sia evidente che trattasi di una missione organizzata in tre fasi, che è stata già avviata. Il Senato ha votato soltanto la durata di 90 giorni, ma l'Italia si è impegnata per una spesa, in questi 90 giorni, di circa 26 milioni di euro, quindi circa 260.000 euro al giorno, impegnando anche la Nave Cavour.
  La prima parte della missione prevede soltanto operazioni fondamentali di intelligence. Le chiedo, signor Ministro, se sia a conoscenza che la Sicilia si trova in quell'ambito geografico, al centro di questo scenario. Era così fondamentale, in questa parte preliminare, l'utilizzo della Nave Cavour, che ha un costo non indifferente per la Difesa ? Cosa sta facendo l'Italia per attivare le fasi successive, visto e considerato che le risoluzioni dell'ONU ancora non ci sono e nemmeno il consenso della Libia e, come ci ha spiegato il Ministro Gentiloni, ancora siamo in una fase preliminare di accordo ?
  Mi scuso anch'io, perché dovrò allontanarmi per i lavori al Senato, grazie.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al presidente Vito, voglio personalmente chiedere scusa sia ai Ministri che ai colleghi, ma sarà l'ultima volta che svolgiamo una seduta di questo tipo. Intendo dire che, vincendo anche tutte le richieste delle burocrazie, sia ministeriali sia della Camera e del Senato, dobbiamo riunirci in condizioni tali da non consentire dibattiti così strozzati sui tempi.
  Me ne assumo la responsabilità, però devo dire che è l'ultima volta che questo si verificherà. Esistono anche la sera e la notte (lo dico anche ai Ministri, oltre che ai colleghi) e pertanto dobbiamo riuscire a svolgere riunioni con tematiche così importanti in modo più completo.
  Faccio appello alla vostra comprensione del fatto che evidentemente è stato commesso un errore, però procediamo in una situazione in cui i colleghi del Senato se ne vanno e i colleghi della Camera possono rimanere fino alle 16.15 mentre i Ministri danno risposte.
  Do la parola all'onorevole Vito.

  ELIO VITO. Sono d'accordo con quanto ha detto il presidente Cicchitto, anche perché l'importanza di queste riunioni deriva non da comunicazioni gentilmente concesse dal Governo, ma dall'adempimento a un preciso obbligo di legge.
  Mi atterrò al tema delle missioni, come tradizionalmente è accaduto in passato, in Pag. 14particolare facendo riferimento alle missioni antipirateria, cui ha fatto riferimento il Ministro Pinotti, che ringrazio, per trattare – come è stata consuetudine di queste comunicazioni del Governo negli anni precedenti – anche il tema dei due fucilieri di Marina. Anche perché, come il Ministro Gentiloni, con il quale abbiamo interloquito nelle scorse occasioni, sa, questa diventa adesso l'unica occasione per le opposizioni per poter chiedere e ricevere informazioni dal Governo.
  Tutti noi abbiamo salutato con soddisfazione l'avvio della fase dell'arbitrato internazionale: si tratta di una fase richiesta da tempo all'unanimità dal Parlamento e che, peraltro, era stata anche annunciata dal Governo. Tutti, infatti, ricordiamo che circa un anno e mezzo fa il Ministro Pinotti e l'allora Ministro Mogherini vennero nella sede degli uffici di presidenza delle Commissioni esteri e difesa ad annunciare la svolta e l'avvio dell'arbitrato, per cui resterà uno dei tanti misteri di questa vicenda.
  Il presidente Cicchitto più volte ha richiamato correttamente alla responsabilità nella fase di avvio della gestione della vicenda, ma a tutti gli errori e i misteri connessi a quella fase – per quanto mi riguarda – si aggiunge adesso un altro mistero, perché è trascorso un anno e mezzo prima di avviare davvero l'arbitrato internazionale rispetto all'annuncio che era stato dato.
  Si tratta di una responsabilità politica del Governo Renzi. Sentiremo le motivazioni; alcune già le conosciamo perché sono le stesse rese in passato (la necessità di avere una fase interlocutoria), ma sicuramente un anno e mezzo in più o in meno per la vita delle persone detenute, una delle quali ha avuto anche un ictus, non è stato privo di conseguenze.
  Ora finalmente siamo giunti all'arbitrato. La domanda che voglio rivolgere ai Ministri è la seguente: nelle misure cautelari provvisorie che sono state richieste e che avranno a breve una risposta dal Tribunale internazionale del diritto del mare è fatto riferimento non solo al rientro in patria di Girone, che, come sappiamo, vive la situazione più difficile perché è trattenuto in India da oltre tre anni e mezzo, ma anche alla permanenza di Latorre. Qui vedo una contraddizione con il fatto che appena poche settimane prima ci si era rivolti all'autorità giudiziaria indiana per chiedere una proroga del permesso per motivi di salute di Latorre, proroga peraltro che era stata concessa. Non vorrei quindi che l'attivazione della domanda presso il Tribunale internazionale del diritto del mare, nel caso di un accoglimento solo parziale o addirittura di un suo rigetto, possa compromettere la permanenza per motivi di salute, di cura e di riabilitazione di Massimiliano Latorre in Italia.
  Come avevo manifestato al Governo, avrei preferito una domanda secca di rientro di Girone in Italia, per il quale è evidente la clamorosa condizione di illegalità di una detenzione, e avendo ottenuto la permanenza di Latorre, attendere lo svolgimento di questi sei mesi di cure che erano stati concessi e «cristallizzare» la permanenza di Latorre in Italia. Successivamente, allo scadere di questi sei mesi, si sarebbe valutato come farlo restare in Italia, come il Ministro aveva già comunicato che questo era l'intendimento del Governo.
  Dunque, l'attuale posizione mi è parsa contraddittoria sia rispetto alle finalità sia con riguardo alle possibili conseguenze che potrebbero essere peggiorative per le cure di Massimiliano Latorre, anche in considerazione delle richieste che erano state appena fatte al tribunale indiano.
  Questa è una occasione tradizionale nella quale ci siamo occupati dei fucilieri di Marina e credo che sia giusto continuare ad occuparcene, utilizzando tutte le occasioni (poche, per la verità) che il Parlamento ha a disposizione, confidando sulla disponibilità dei Ministri e sul fatto che vi è un'attinenza con il tema delle missioni internazionali e il Ministro ci ha già confermato che, come il Parlamento aveva deciso, viene meno la presenza dei nuclei militari di protezione sulle navi Pag. 15mercantili private, ma resta la nostra partecipazione alla missione internazionale Atalanta.

  LUCA FRUSONE. Alcune domande sulla Turchia sono già state poste, ma ritengo che tutto quello che sta accadendo deve essere messo sotto una lente di ingrandimento, nel senso che anche a livello NATO la posizione dell'Italia riguardo quanto sta accadendo in Turchia deve essere chiara e soprattutto bisogna capire effettivamente cosa vogliono fare gli alleati turchi.
  Tempo fa al Senato è stato accolto un ordine del giorno in cui si incoraggiava uno sviluppo positivo dei negoziati in corso tra il Governo e il PKK, in modo da raggiungere un'intesa per cancellare addirittura il PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Altri atti sono stati fatti in questo senso, mentre non abbiamo un riscontro della posizione italiana su quello che sta succedendo tra la Turchia e i curdi in chiave Daesh; quindi o c’è bisogno di più pubblicità su quello che si fa all'estero o bisogna fare qualcosa in più.
  Si è parlato fortunatamente anche di Libano, dell'attuale stallo politico, ma sarebbe ora di iniziare a parlare del diritto al rientro da parte di tutti i palestinesi che oggi si trovano in Libano, e sinceramente la visita del Premier Renzi in Israele dovrebbe essere anche spiegata in questa chiave. Da una parte si parla di stallo politico in Libano, poi si vedono questi avvenimenti che potrebbero non aiutare. Effettivamente avrei gradito un approfondimento su questi temi.
  Non so se sia stato detto qualcosa sulla questione Ucraina – nel qual caso me ne scuso, avendo dovuto abbandonare per un momento l'aula – ma, considerando anche alcune esternazioni sulla consegna di materiale militare letale da parte di diversi Paesi, tra cui anche l'Italia, fatte da un politico ucraino di cui non ricordo il nome, anche qui le chiederei un piccolo focus.

  DONATELLA DURANTI. Condivido quanto ha appena detto, presidente, rispetto all'organizzazione dei nostri lavori e faccio una proposta che, se condivisa, potrebbe essere utile: potremmo aggiornarci a questa sera, dando la possibilità di partecipare ai senatori che volessero tornare per concludere l'audizione con i Ministri.
  Sono d'accordo con il collega Scanu, che dovremmo capire meglio, al di là degli aspetti tecnici e militari delle missioni, che tipo di iniziativa politica rispetto alle singole questioni il nostro Paese stia mettendo in atto, con particolare riferimento al tema della Turchia, che è stato sollevato da ultimo dal collega Frusone. Abbiamo letto le dichiarazioni dell'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, onorevole Mogherini, che fa appello alla Turchia affinché mantenga aperto il dialogo con i curdi: però, al di là di queste dichiarazioni di buonsenso, vorrei capire che tipo di iniziativa politica il nostro Paese intenda mettere in atto e se abbiamo contezza di questo punto di vista.
  Noi oggi abbiamo discusso le pregiudiziali di costituzionalità sulla nuova missione EUNAVFOR MED; domani continueremo l'esame del provvedimento e probabilmente domani sera lo concluderemo. Per me è abbastanza incomprensibile come mai si sia deciso di approvare e dare avvio a un'ennesima missione nel bacino del Mediterraneo, posto che, come ricordato poco fa, c’è già la missione Mare sicuro, ci sono Triton e Active Endeavour.
  Abbiamo in giro per il mondo 4.336 militari, e per questa missione è previsto l'impiego di 1.020 militari: quindi mi sembra che ci sia anche una sproporzione da questo punto di vista, laddove, a fronte di 18 missioni che impiegano 4.336 militari, solo per EUNAVFOR MED sarà previsto l'impiego di 1.020. Vorrei capire meglio l'utilizzo della Nave Cavour nel dispositivo, giacché essa può trasportare 8 aerei o 12 elicotteri, quindi con un ponte di volo impegnativo, e può trasportare e supportare interi contingenti di forze da sbarco.
  Questo mi fa immediatamente venire in mente, rispetto alla prima fase di EUNAVFOR MED, che delle due l'una: o c’è davvero una sproporzione rispetto alle Pag. 16funzioni e ai compiti che questa missione dovrà avere (monitoraggio, raccolta di dati e di informazioni); oppure anche nella prima fase ci apprestiamo a fare altro, perché altrimenti non si capisce perché in questa missione venga utilizzata la Nave Cavour.
  Non credo che sia soltanto per un fatto estetico, ma, se si tratta di mostrare i muscoli e di dare maggiore credibilità al nostro Paese utilizzando la nave ammiraglia, esprimo un giudizio negativo. Vorrei quindi capire meglio la scelta di Nave Cavour.

  MASSIMO ARTINI. Vorrei fare una valutazione su questo tipo di presentazione da parte dei ministri. Sono rimasto particolarmente colpito perché non siamo andati oltre una mera trattazione «tipo Wikipedia», perché, a parte alcuni dettagli, certe cose potevano essere esposte con gli obiettivi del Governo rispetto a tutte le missioni in corso.
  Ho apprezzato molto sia l'intervento del presidente Casini che il «rafforzamento» fatto dal presidente Cicchitto sulla Turchia (non aggiungo altri spunti, perché ne hanno già parlato ampiamente i colleghi), perché è particolare che lei, Ministra Pinotti, abbia riferito di essere stata in Iraq nelle ultime settimane, che non venga riferito niente su come l'Iraq abbia intimato alla Turchia di cessare gli attacchi soprattutto nella parte del Kurdistan iracheno, per far rispettare la sovranità del proprio territorio, cosa che abbiamo appreso da notizie di stampa.
  Questo è preminente per noi, giacché questa Commissione più volte ha voluto incentrare l'attenzione sulla Turchia e spesso le informazioni sono state sviate già nelle precedenti informative. Questa volta ci ritroviamo con un problema, vale a dire l'opzione turca di un attacco paritetico al Daesh e ai curdi, che il 20 agosto dell'anno scorso erano apparsi come l'unica forza in grado di darci una mano sul territorio per combattere tale situazione (ricordo la situazione di Kobane, in particolare l'intervento del presidente Cicchitto su quella incresciosa situazione e sul ruolo della Turchia): quindi avere questo dettaglio sarebbe stato opportuno.
  Sulla base di Incirlik uno spunto molto semplice: avendo a disposizione quella base, anche altri Paesi NATO la potranno utilizzare ? Sarà sempre reso disponibile il supporto aereo dei rifornitori KC-767 dell'Aeronautica, in quanto quella base è in una zona particolarmente vicina all'area in cui vanno a insistere tutte le varie azioni aeree ?
  Sull'Afghanistan, che rimane veramente marginale (spiace dirlo), mi interessa comprendere se questo allungamento dei tempi non comporti pericolosità da un punto di vista di Force Protection, perché la pianificazione per l'uscita dall'Afghanistan prevedeva un deflusso di persone che dovevano occuparsi della protezione alla base di Herat in particolare; e alla luce degli eventi di oggi (questa è una valutazione che chiedo al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale) innanzitutto verificare se sia vera la notizia della morte del Mullah Omar, e se questo possa provocare degli squilibri dal punto di vista della possibilità per il Daesh di avanzare in maniera più forte in Afghanistan, cosa che stava succedendo in questa fase.
  Per quanto riguarda la missione EUNAVFOR MED ha già fatto un buon intervento, che sottoscrivo, la collega Duranti, ma vorrei chiedere alla Ministra Pinotti come mai nel tratto di mare dell'Oceano Indiano dove noi supportavamo la missione Atalanta e dove nello scorso anno abbiamo tenuto il comando della missione al pari del comando della missione nel Mediterraneo, abbiamo utilizzato la nave Doria e ora in un tratto di mare indubbiamente più piccolo e non so se più trafficato venga utilizzata la nave Cavour per consentire l'addestramento. È perché quest'anno non c’è Finmeccanica che paga, o viceversa ha un senso da un punto di vista strettamente operativo ?
  Ringrazio il presidente Vito per lo spunto sui marò. Mi dispiace che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale non abbia detto qualcosa a prescindere, perché la Commissione Pag. 17spesso si è trattenuta dal fare valutazioni o richieste particolari e ha dimostrato estremo rispetto nei confronti del Governo. Sinceramente non aver trattato minimamente, anche solo per dare una mera informazione sulla cosa, infastidisce rispetto ai due anni e mezzo di lavoro svolti dalla Commissione.
  Voglio infine rivolgere un appunto a entrambi i Ministri: aver «polverizzato», al netto di alcune missioni serie (penso a UNIFIL anche come numero di militari impiegati), tutte le missioni, ci porta a non avere – poi le dico anche dove l'ho notato – quell'impatto in Europa rispetto ad altri Paesi per quella che è la nostra forza di espressione di una politica estera.
  In Somalia, dove noi abbiamo una presenza (sentivo ieri il Generale Bertolini, che è un esperto di quella zona), mi risulta che, nella valutazione del famoso meccanismo Athena, tutti i Paesi che dovevano contribuire con noi alla parte finanziaria per la Somalia al momento non abbiano contribuito neanche per un euro.
  Questo può dipendere dal peso che noi esprimiamo o dalla volontà di concentrarci sulle missioni per noi preminenti. Quindi, fare questo tipo di spunto e avere questo tipo di forza anche in Europa renderebbe diversa la nostra politica estera e di supporto alle situazioni di crisi che si verificano nel pianeta.

  VINCENZO AMENDOLA. Vorrei fare brevemente degli appunti e ragionare con alcuni colleghi che purtroppo sono andati via; però, a futura memoria. Credo infatti che ci siano degli elementi (ascoltavo anche il collega Artini, da ultimo) di cui nella prospezione non solo del resoconto delle missioni, ma della nostra proiezione internazionale, dobbiamo tener conto.
  Spesso nei nostri dibattiti vi sono opposte impazienze: spesso si dice che l'Europa non c’è, poi quando l'Europa inizia a organizzarsi si dice, come è successo questa mattina in Aula, che fa troppo poco; oppure, come nel caso della Turchia che credo sia il problema rilevante, si passa da sei mesi di dure accuse alla Turchia dal momento in cui dall'agosto scorso abbiamo costruito la coalizione anti-Daesh a oggi, in cui alla luce delle novità si passa a un'opposta impazienza e quindi a forti accuse (non mi riferisco al collega Artini, ma ad interventi precedenti).
  Dico questo perché considero giusto quello che dice il Ministro: consideriamo l'accordo sull'Iran e quanto è successo in Turchia. Mi spiace per il collega Romani che è presidente della delegazione OSCE, ma l'OSCE è andata in Turchia a verificare la validità delle elezioni: che è il vero punto di cambiamento della politica estera turca, perché non si spiega se non si comprende anche quello che è successo nel Paese turco con un cambio di maggioranza, mentre la Turchia non ha ancora un Governo.
  Sono due fatti che nella coalizione anti-Daesh e nell'assetto del Medio Oriente sono elementi scatenanti novità incredibili. In quale direzione ? Noi sappiamo da un anno che nella coalizione anti-Daesh ci sono molte contraddizioni: mentre stiamo parlando c’è un durissimo conflitto in Yemen che spesso la comunità internazionale non prende in considerazione, in cui sono coinvolte forze che dovrebbero far parte della coalizione anti-Daesh, che utilizzano una massa di azione e determinazioni militari superiori all'impiego di una coalizione internazionale impegnata tra la Siria e l'Iraq per fermare la minaccia totalitaria di Daesh.
  Sono punti di grande novità. L'Europa non c’è ! Poi Federica Mogherini, in rappresentanza non dell'Italia (non vorremmo fare una discussione nazionale, questo lo fanno in altri Paesi, ma noi purtroppo siamo a patriottismo limitato), ma a nome dell'Europa, conclude un accordo sul nucleare iraniano, che cambierà tutto il quadrante. Se si aggiunge ciò a quello che è successo in Turchia, che sono elementi non slegati, ci troviamo di fronte a grandi novità.
  Determinare oggi quale sarà l'impatto delle missioni, che tradizionalmente utilizziamo, dal Libano fino alla permanenza nelle alleanze, in cinque minuti o lanciando delle accuse, come se fosse una cosa così semplice, mi sembra inappropriato. Pag. 18Non mi permetto di stigmatizzare o di denunciare, però invito tutti i colleghi a ragionarne, perché sono fenomeni di grande cambiamento per la politica estera italiana.
  La larga maggioranza delle forze parlamentari è favorevole all'ingresso della Turchia in Europa; come Commissione esteri abbiamo trascorso mesi a stigmatizzare in maniera impaziente una politica estera turca troppo attendista rispetto alla coalizione che avevamo messo in campo, ma adesso c’è un cambiamento.
  Attenzione quindi a non commettere errori che hanno fatto altri colleghi, perché noi abbiamo creato una coalizione in cui il supporto era ai curdi iracheni. Non voglio delegittimare o ritirare la solidarietà che abbiamo espresso per molto tempo sul fronte siriano-turco, e bisognerebbe ascoltare quello che oggi dice Barzani sulla situazione nell'area.
  Ci sono problemi che a detta del Ministro Gentiloni non possiamo ignorare nei consessi internazionali (mi scusi, Ministro, se ho usato una semplificazione); ma, aperto questo scenario post-elezioni turche, accordo sulla proliferazione iraniana, abbiamo qualcosa che a noi interessa politicamente, su cui lavorare ampiamente, perché quello che si costruisce su quei confini, per quei conflitti, per la coalizione anti-Daesh è fondamentale.
  Un'opposta impazienza, se me lo permette, sempre in assenza, l'amico Paolo Romani, è sulla Libia. Nel fare da relatore del decreto EUNAVFOR MED, è evidente che siamo in questa missione perché c’è un consesso europeo che si muove; ma non si muove solo su questa missione, perché Triton, l'apertura con l'ACNUR di grandi opzioni nel sud della Libia, l'agenda sull'emigrazione sono punti legati.
  Per quanto riguarda EUNAVFOR MED (anche qui mi scuserete la brutalità dovuta al tempo), è evidente che, se non c’è un passaggio politico in Libia o una risoluzione delle Nazioni Unite per fermare quella piaga, non si tratta di una missione con una grande prospettiva dal punto di vista del dispiegamento, perché è finalizzata a costruire una realtà; ma non si può la mattina, alla Camera, denunciare che facciamo poco per la Libia o per fermare l'immigrazione, e allo stesso tempo dire che vogliamo subito le fasi 2 e 3.
  Prego di non annoverarmi tra coloro che vogliono ridicolizzare posizioni altrui, ma vorrei discutere. Tali opposte impazienze che abbiamo registrato sul fronte coalizione anti-Daesh e sulla Libia, alla resa dei fatti ci dimostrano che siamo di fronte a una proiezione geopolitica, ergo proiezione di missioni internazionali, su cui fare molta attenzione e molto lavoro, perché molte contraddizioni ci sono.
  Sono presenti nella coalizione anti-Daesh e ovviamente in un'operazione europea che come Italia abbiamo voluto fortemente, facendo cambiare l'agenda geopolitica e facendo inquadrare la Libia nelle priorità; ma, se non si realizzano quei fattori che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale presentava, non avranno un esito quale noi auspichiamo.
  Concordando con le valutazioni del collega Scanu, per noi del gruppo parlamentare del PD la solidarietà e il sostegno all'Italia nel lavoro che sta facendo per i quattro italiani rapiti in Libia è totale. Bisogna lavorare con serietà, con molta accortezza e sostegno alle forze impegnate sia dalla Farnesina, sia dalla Presidenza del Consiglio, per arrivare subito al risultato che ci auguriamo; così come confermiamo che la scelta fatta da tutti in solidarietà sull'arbitrato per i nostri due fucilieri di Marina è – come da tradizione soprattutto della Commissione difesa – da proseguire in maniera compatta.

  GIORGIO ZANIN. Grazie, presidente, rinuncio a intervenire perché preferisco, nel poco tempo a disposizione, ascoltare le repliche.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai Ministri, per le rispettive repliche.

  PAOLO GENTILONI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Naturalmente, colleghi, siamo di fronte anche a una difficoltà «tecnica», di Pag. 19cui parlava anche il presidente Cicchitto, perché su diversi punti io non solo sarei disponibile, ma felice di dilungarmi. Sono tutti molto complicati e non è semplice farlo in pochi minuti; anche nella relazione ho cercato di essere telegrafico.
  L'onorevole Scanu chiedeva quale sia il senso della nostra iniziativa politica in Tunisia e Libano. In Libano credo fondamentalmente ci siano due problemi: il primo, relativamente semplice, è quello di tenere d'occhio la situazione al sud, nel Golan. Lì abbiamo una forza militare molto rilevante e un comando italiano molto autorevole e rispettato.
  L'altro, che è politicamente cruciale, è capire se, come credo, si possa contribuire a riavviare il dialogo nazionale, su cui chiaramente pesano un po’ le divisioni interne alla comunità cristiana. Voi sapete che, per come è fatta la Costituzione libanese, lo stallo deriva dal fatto che da un anno e mezzo non si procede all'elezione del Presidente della Repubblica, che deve essere espressione della comunità cristiana.

  PRESIDENTE. Se non sbaglio, hanno trovato un'intesa: hanno prorogato le cariche parlamentari di due anni.

  PAOLO GENTILONI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Sì, le hanno prorogate, però purtroppo la mancanza di questa figura crea fragilità, debolezze, e su questo problema intervengono anche forze esterne: in particolare tanto l'Arabia Saudita quanto l'Iran, con la dinamica di cui si parla in tante parti. Credo che ci sia uno spazio per dare un contributo, come Italia, alla soluzione di questo problema, che è la cosa fondamentale oggi per il Libano.
  Per la Tunisia noi abbiamo un insieme notevolissimo di iniziative; se volete ve le dico in trenta secondi, ma comunque si tratta di iniziative a dono, di cancellazione del debito e di crediti di aiuto, del Forum economico che faremo a ottobre, dell'utilizzo di una parte dei 23 milioni che l'Unione europea ha dedicato alla sorveglianza delle frontiere.
  Il problema gigantesco che c’è in Tunisia è che gli attentati hanno dato un colpo fortissimo all'economia, che produce soprattutto tra i giovani ulteriore disagio, e ciò rischia di accrescere ulteriormente la diffusione della minaccia terroristica, che è significativa. In Tunisia Ansar al-Sharia era molto forte: quando è stata messa fuorilegge essa si è trasferita in Libia, e dalla Libia sono partiti gli attacchi. Per questo è importante la sorveglianza del confine ed è importante la ripresa dell'economia, perché altrimenti è molto difficile che non si espanda di nuovo la minaccia terroristica.
  Mi limito a tre questioni, se mi consentite, chiedendo scusa sul resto; la prima che ho già detto, e poi Turchia e marò.
  Sul punto turco condivido quanto ha detto adesso l'onorevole Amendola, cioè mettiamoci d'accordo con noi stessi: che la Turchia conduca una campagna contro i curdi e segnatamente, soprattutto negli ultimi mesi, contro i curdi del PKK, e lo faccia in alcune zone del nord dell'Iraq dove questi ultimi sono concentrati, non è una novità che deriva da quello che è accaduto negli ultimi giorni. La novità degli ultimi giorni è che la Turchia per la prima volta dà un contributo molto significativo all'iniziativa contro Daesh: che è una cosa a mio parere molto importante, perché Daesh si espande. Prima qualcuno chiedeva cosa succede dopo il Mullah Omar: vedremo cosa succede, ma certamente in AfPak c’è Daesh. È geograficamente lontano, ma il marchio di Daesh esiste anche in Pakistan e in Afghanistan, il che ci dice che questa minaccia non va sottovalutata.
  Che quindi la Turchia, che non è stata così attiva in questi mesi, diventi attiva e consenta agli Stati Uniti e anche ad altri alleati NATO di utilizzare quella base è un fatto positivo; sarebbe negativo se corrispondesse a un via libera all'operazione, che alcuni giornali hanno riferito e di cui parlava Paolo Romani, della costruzione di una buffer zone, come si dice in gergo, cioè di una zona cuscinetto di 98 chilometri al confine, per tenere separati i diversi distretti dei curdi siriani.Pag. 20
  L'Italia, con la Germania e diversi Paesi, nell'ambito della riunione NATO che c’è stata ieri, 28 luglio, a Bruxelles, ha chiarito con forza che non ci deve essere un via libera a questo tipo di operazione. Attenzione, tuttavia, che quando noi diciamo «viva i curdi» dobbiamo anche considerare il fatto che le prime vittime (scusate se lo dico così, ma il tempo è quello che è) delle azioni terroristiche del PKK sono i curdi di Demirtas, che hanno avuto il loro 11-12 per cento alle ultime elezioni e nei confronti dei quali l'attività terroristica di altri gruppi costituisce un gigantesco problema politico; tant’è che loro, dopo essere andati molto bene alle elezioni, oggi sono in una certa difficoltà, perché si è riaperto uno scontro tra attentati di matrice PKK e reazione militare dello Stato turco. Non mettiamo nello stesso calderone i peshmerga, il PKK e tutto quello che succede, perché altrimenti non interpretiamo correttamente la vicenda.
  Per quanto riguarda i marò, io mi auguro che si continui a lavorare, come Parlamento, in modo unitario: lo dico in particolare all'onorevole Vito, che sempre si è contraddistinto da questo punto di vista. Troveremo il modo di lavorare insieme, maggioranza e opposizione, perché ci dobbiamo provare, perché è un problema serio e dobbiamo essere persone serie.
  Adesso non voglio strumentalizzare, però il primo a chiederlo è stato ieri o l'altro ieri Salvatore Girone nella sua pagina Facebook, se non ho capito male. La domanda sul piano tecnico richiederebbe una lunga dissertazione; io peraltro non faccio l'avvocato e certamente abbiamo un team legale molto qualificato. Detto semplicemente, all'onorevole Vito – ribadendo che per me il punto essenziale è che si lavori insieme su questa materia, informandoci e tenendoci informati continuamente, cosa di cui mi impegno e ci impegniamo insieme a Roberta Pinotti –, non chiedere misure provvisorie per Massimiliano Latorre avrebbe potuto rappresentare una sorta di avallo a una decisione che è stata presa dalla Corte Suprema indiana, non dal tribunale arbitrale. Una decisione che è stata presa non sulla base delle nostre richieste, ma per un periodo di tempo molto limitato, nel senso che a Massimiliano Latorre è stato riconosciuto un bail soltanto per sei mesi.
  Noi riteniamo che il trattenersi di Latorre in Italia per le ragioni che conosciamo e il ritorno in patria di Salvatore Girone debbano avere la durata del processo arbitrale. Questo è il senso delle domande che abbiamo avanzato; ma su questo – ripeto – mi interessa tornare, per tenere in un binario corretto il modo in cui tutti ci poniamo sulla questione.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Penso che, avendo sempre trovato molto utile discutere con le Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato, possiamo trovare anche rispetto a questo adempimento di legge un modus di intendere: nel senso che in passato a me è successo di relazionare e di non toccare qualche missione e c’è stata una virulenta richiesta da parte del Parlamento di raccontare e parlare di tutte, oggi invece mi si dice che non serve fare l'elenco delle missioni.
  Se noi facciamo un gentlemen's agreement e decidiamo così – visto che il dettato di legge chiede una relazione sullo stato delle missioni in corso e, quindi, la Ministra della difesa vi deve dire quante persone ci sono, dove sono e cosa stanno facendo, elenco di cose di cui non mi diverte parlare, mentre mi interesserebbe molto di più fare un ragionamento simil-Ministro degli affari esteri –, io sono disponibilissima la prossima volta a fare una relazione scritta sullo stato delle missioni, perché questo adempimento devo fare, giacché mi ha chiesto il Parlamento di farlo.
  Ci deve però essere un agreement, altrimenti chiunque si alza e dice che non ho parlato della tal missione che tiene 2 da 70 anni, e ha ragione. Quindi, se c’è questo gentlemen's agreement, io non ho alcun problema la prossima volta (e vi assicuro che mi interessa e mi diverte di più) a venirvi a portare i miei punti di Pag. 21vista, quello su cui si sta ragionando; anche un ragionamento sulla qualità, ancorché alcune di quelle evocate con estrema vivacità dall'onorevole Romani non hanno ad oggi alcun riferimento a quella che può essere l'attività della difesa.
  Un Ministro della difesa può sempre dire cosa può comportare in quell'area il fatto che si possano inasprire dei conflitti, ma trattasi di valutazioni geopolitiche di scenari che nulla hanno a che fare con quello che attualmente noi immaginiamo di mettere in atto come difesa.
  Lo dico perché è importante che ci mettiamo d'accordo su questo, nel senso che la prossima volta non ho alcun problema a cambiare completamente; però siamo d'accordo: io vi porto scritte le missioni e imposto la relazione in modo completamente diverso. Anche se sull'attualità è giusto ragionare di scenari, ma è giusto anche, per quanto riguarda un Ministro che ha la responsabilità dell'uso della forza delle missioni, dar conto di quello che sta facendo. Gli scenari possono essere ipotizzati e discussi, ma quello che consta alla Ministra della difesa è, una volta che sono assunte delle decisioni, dire come in questi scenari operino le Forze armate e concorrano a raggiungere gli obiettivi che complessivamente l'Italia si è data.
  Su questo, anche per l'interessante domanda dell'onorevole Scanu che poi tornava in altre, non c’è dubbio che esiste una cifra politica dell'azione del Governo, che «utilizza» l'importanza e il peso delle missioni militari per poter agire in alcuni scenari. In un anno e mezzo abbiamo instaurato un rapporto (lo dico anche come Ministra della difesa, non solo relativamente alla parte del Ministro degli affari esteri) molto stretto con tutti i Paesi dell'area balcanica e con tutti i Paesi del nord del Mediterraneo, immaginando che la situazione dei conflitti che andava inasprendosi e la collocazione dell'Italia richiedessero in quest'area di poter agire un protagonismo che diventasse un'interlocuzione importante con tutti questi Paesi.
  Si è parlato di Libia: l'intervento dell'onorevole Amendola ricordava come di fronte alle emergenze dell'attualità esiste però un lavoro importante di costruzione anche di strumenti diplomatici o di risoluzioni, come in questo caso. Come diceva il Ministro Gentiloni, auspichiamo la risoluzione dell'ONU che però è strettamente connessa al fatto che in Libia si costituisca un Governo di unità nazionale nel quale tutti si possano riconoscere: le due cose non sono disgiunte, ma sono strettamente connesse.
  Anche il lavoro fatto in Tunisia, che è un lavoro molto forte da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale come proposta anche di intervento economico, da parte del Ministero della difesa è corrisposto ad una messa a disposizione di tutti i nostri strumenti per quanto riguarda la lotta al terrorismo: per sostenere con la formazione, per dare una mano. Anche di interlocuzione, avendo uno strumento come il 5 più 5, cioè i 5 Paesi dell'area sud e dell'area nord del Mediterraneo, per interloquire con la Tunisia, chiedendo loro non solo cosa possa servire da un punto di vista militare, ma anche quale possa essere la sfida culturale, la contronarrazione da fare nei confronti di Daesh. Ritengo che in questo momento ciò sia altrettanto importante quanto la capacità di difendersi dal terrorismo, perché c’è anche una battaglia propagandistica sulla quale in qualche modo dobbiamo dare delle risposte.
  Sulle domande specifiche, le catene di comando sono operative: Endeavour è una catena NATO, EUNAVFOR MED è una catena europea, Mare sicuro è una catena nazionale. Nella relazione mi sono diffusa nella spiegazione di cosa è Mare sicuro, cosa è Triton e cosa è EUNAVFOR MED; quindi non ci torno nella replica, anche se mi è stato richiesto, credo che sia stata una parte trattata con dovizia di particolari.
  Sulla missione EUNAVFOR MED viene fuori la richiesta del perché la Nave Cavour. Io vi pregherei di non immaginare neanche nelle domande, né presupporre che ci possano essere scopi o intenzioni diverse da quelle che sono scritte negli obiettivi europei ed enucleate dal Parlamento. Pag. 22Il motivo per cui si utilizza Nave Cavour è perché è una piattaforma logistica molto grande, dotata anche di strumenti sanitari e, avendo l'Italia il comando dell'operazione, ci sono gli elicotteri, c’è un ospedale importante, ci sono capacità di comando e controllo che non sono in nessuna altra nave che abbiamo, e le navi a cui faceva riferimento l'onorevole Artini sono in questo momento impiegate in altri missioni.
  Anche se è la portaerei, e quindi l'immagine potrebbe essere quella di uno strumento più aggressivo di altre navi, l'utilizzo dipende dall'obiettivo che ti dai. In questo caso è una piattaforma logistica di comando e controllo fondamentale dove, dovendo coordinare tutte le operazioni marittime per quanto riguarda la missione, quindi anche tutte le navi delle altre nazioni, c'era bisogno di una strumentazione molto particolare, di capacità e anche di spazi che sono in quella piattaforma. Quindi non presuppone altro che quello che è stato detto.
  Il senatore Santangelo richiama tutte le volte il tema dell’intelligence, per cui bastava partire dalla Sicilia. Quando si parla di raccolta di informazioni (ho ad esempio citato i sommergibili), stiamo parlando di una raccolta di informazioni tipica dello strumento militare, non di quelle che vengono operate dall’intelligence. Se, ad esempio, abbiamo una nave che potrebbe essere sospetta, nella quale si può presumere che siano imbarcati dei terroristi, avere dei sommergibili che ti consentono di monitorarne i percorsi e gli spostamenti, o anche solo di individuare gli scafisti, diventa essenziale. Da questo punto di vista, le missioni, anche se si tratta di raccolta di informazioni, sono diverse se sono missioni di intelligence o militari.
  È chiaro che l'Italia difficilmente poteva decidere di non essere parte di una missione europea che aveva chiesto, per di più nel Mediterraneo e per di più su un problema che l'Italia aveva posto con forza, come la Libia. È vero, noi abbiamo Mare sicuro, che è una missione che risponde al bisogno di sicurezza nazionale, ma di fronte al tipo di richiesta che avevamo fatto e avendo sempre detto che il tema della Libia era un tema sul quale l'Italia non si sarebbe sottratta dalla possibilità di risolvere una situazione che creava evidenti rischi e pericoli anche per noi, non vedo come avremmo potuto non far parte della missione e anche non offrirci di essere la nazione leader, la nazione che è al comando.
  È chiaro che la parte importante sarà poi il passaggio a successive fasi. Questo non è solo in mano dell'Italia, e certamente ci saranno dei Consigli europei in cui questa parte sarà discussa; però credo che dovremmo guardare positivamente al fatto che prima esisteva solo l'Italia nel Mediterraneo e solo noi ci stavamo occupando di un problema che dicevamo dovesse essere un tema europeo, e oggi l'Europa decide di fare una missione in questo senso.
  Spesso evochiamo il tema della costruzione della difesa europea. Da un punto di vista di mera esigenza militare, avremmo potuto rafforzare la missione Mare sicuro e continuare una missione nazionale; ma, se crediamo invece nella possibilità di costruire una difesa europea, affrontare insieme anche militarmente un problema che individuiamo come comune è essenziale. Quindi, c’è anche un investimento nel credere che l'Europa possa diventare capace di rispondere insieme, non più come singole nazioni rispetto a questo problema.
  Sul tema della frammentazione vorrei dire all'onorevole Artini che non mi riconosco nell'analisi che ha fatto. Ho citato anche oggi tutte le missioni che sono state concluse da quando sono Ministra (Niger, Georgia, Cipro, Repubblica Centrafricana, vicino Oriente, India, Pakistan, Sahara occidentale e Mozambico), decidendo invece che nella coalizione anti-Daesh l'Italia abbia un contingente fra i più numerosi, proprio per la pericolosità che noi individuiamo in quel tipo di azione per la convivenza civile nel mondo, quindi con scelte specifiche, non frammentarie.
  È però ovvio che, per come si configurano i rischi del domani, la modalità Pag. 23che abbiamo visto in passato, cioè due o tre scenari in cui hai contingenti molto significativi, va delineandosi come esigenza in modo diverso, cioè abbiamo più focolai diversi che stanno nascendo in diverse località; e quindi, rispetto ad una modalità di proiezione che abbiamo avuto in passato, dobbiamo invece diventare più flessibili e, invece che immaginare lunghe permanenze con moltissimi soldati in certe aree, avere una capacità di flessibilità, di spostamento e di interazione su diverse capacità, che differenziano le ultime grandi operazioni che abbiamo visto.
  Nessuna volontà di frammentazione, quindi, anzi la concentrazione per avere un ruolo politico e avere un peso nelle discussioni; ma nello stesso tempo, nella configurazione che io immagino del futuro, missioni molto significative e numerose ad oggi non sono il tipo di rischio che si configura. Si configura più un rischio puntiforme, a cui essere capaci di rispondere anche con iniziative diverse.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i Ministri Gentiloni e Pinotti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.