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XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 12 novembre 2015
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, in ordine ai recenti eventi alluvionali che hanno colpito il territorio calabrese e all'emergenza idrica a Messina:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 10 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 10 
Realacci Ermete , Presidente ... 11 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 11 
Mannino Claudia (M5S)  ... 11 
Daga Federica (M5S)  ... 14 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 14 
Pellegrino Serena (SI-SEL)  ... 16 
Covello Stefania (PD)  ... 18 
Borghi Enrico (PD)  ... 19 
Bianchi Stella (PD)  ... 21 
Iannuzzi Tino , Presidente ... 22 
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 22 
Mannino Claudia (M5S)  ... 24 
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 24 
Iannuzzi Tino , Presidente ... 25 

ALLEGATO: Relazione consegnata dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, in ordine ai recenti eventi alluvionali che hanno colpito il territorio calabrese e all'emergenza idrica a Messina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, in ordine ai recenti eventi alluvionali che hanno colpito il territorio calabrese e all'emergenza idrica a Messina.
  A beneficio dei presenti, utilizzerei nel migliore dei modi la presenza del ministro, che ha portato con sé una relazione scritta che metteremo in distribuzione e di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna. Do subito la parola al ministro per lo svolgimento della sua relazione.

Pag. 4

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio il presidente Realacci e tutti i membri della Commissione per la possibilità di riferire su alcuni recenti episodi alluvionali che, come ricordava il presidente, hanno colpito il territorio calabrese e sull'emergenza idrica della città di Messina.
  Nella mia relazione mi atterrò a questi due eventi. È chiaro che, se vorrete, potremo ampliare il dibattito anche alle altre zone colpite e al piano per il dissesto idrogeologico. Mi attengo a questi temi perché mi è stato chiesto di riferire su due temi specifici.
  Per quanto riguarda la Calabria, vi ricordo che tra il 30 ottobre e il 2 novembre scorso la regione è stata interessata nuovamente da eventi naturali di particolare intensità e violenza nell'area ionica, tirrenica e cittadina dell'area metropolitana di Reggio Calabria. In considerazione della gravità della situazione, la regione, con la delibera della Giunta n. 452 del 3 novembre, ha deciso di chiedere lo stato di emergenza per gli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico che hanno colpito il territorio calabrese in quei quattro giorni. La richiesta è stata quindi trasmessa al Dipartimento della Protezione civile, che attualmente è in attesa di ricevere la documentazione prevista, al fine di concludere l'istruttoria finalizzata all'eventuale deliberazione da parte del Consiglio dei ministri.
  Per mitigare le situazioni a maggior rischio nel territorio regionale, a causa di precedenti fenomeni di dissesto, il Ministero e la regione Calabria, come già evidenziato in altre occasioni, in data 25 novembre 2010, hanno stipulato un accordo di programma che finanzia 185 interventi per complessivi 220 milioni di euro. Tra gli interventi finanziati sono compresi 12 interventi, per un importo complessivo di 23,4 Pag. 5milioni di euro, che ricadono proprio nelle aree colpite dagli eventi alluvionali che si sono verificati a partire dal mese di agosto. Il soggetto attuatore degli interventi, nominato dal presidente della regione in qualità di commissario del Governo, ha comunicato che i medesimi interventi sono immediatamente cantierabili. Saranno pertanto avviati quanto prima i lavori per la loro realizzazione. Al fine di assicurare l'avvio degli interventi più urgenti di contrasto al rischio idrogeologico e tempestivamente cantierabili, caratterizzati da un livello prioritario di rischio e ricadenti nell'ambito delle aree metropolitane, nonché delle aree urbane con alto livello di popolazione esposta a rischio idrogeologico, d'intesa con la struttura di missione di Palazzo Chigi è stato varato, come noto, il Piano stralcio per le aree metropolitane del valore di 1,3 miliardi di euro. Il piano è stato approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre scorso.
  Si segnala che 7 interventi per la regione Calabria, per un importo richiesto di 9,8 milioni di euro, sono inseriti nella sezione programmatica del Piano stralcio aree metropolitane, in quanto non tempestivamente cantierabili poiché mancanti di progettazione definitiva o esecutiva. In aggiunta a tale piano, le richieste di finanziamento relative alle diverse tipologie di dissesto saranno comunque inserite in un nuovo piano nazionale di mitigazione del rischio idrogeologico, che sarà varato non appena saranno disponibili le relative risorse. La procedura, infatti, prevede che ciascuna regione inserisca e validi, attraverso la compilazione di apposita scheda, le richieste di finanziamento nel sistema Rendis (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo). Tali richieste saranno poi valutate secondo procedure, modalità e criteri prefissati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 maggio 2015, condiviso con le regioni e le province Pag. 6autonome. Ciò consentirà di garantire la necessaria trasparenza nella programmazione delle risorse finanziarie rese disponibili e la migliore efficacia nell'utilizzo delle stesse rispetto agli obiettivi di protezione dell'incolumità di persone e beni esposti a rischio idrogeologico.
  Allo stato, risulta che la regione abbia fatto richiesta, con inserimento nel sistema telematico Rendis, di ulteriori interventi articolati su vari livelli di progettazione, che, a seguito di istruttoria tecnica e selezione alla luce dei criteri definiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 maggio 2015, sulla base delle disponibilità finanziarie e delle priorità individuate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri medesimo, potranno essere inserite nel Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico.
  Tra queste richieste di finanziamento, che ammontano complessivamente a circa 876 milioni di euro, si segnala che 482 interventi, pari a una richiesta di circa 729 milioni di euro, sono a livello di progettazione preliminare, mentre solo 30 progetti presentano un livello di progettazione esecutiva, per una richiesta di ammontare pari a circa 36 milioni di euro.
  Passo ora all'evento franoso che si è verificato il 24 ottobre 2015 e ha danneggiato la condotta idrica che rifornisce il comune di Messina, alle prese da giorni con una grave emergenza idrica. Preliminarmente, si segnala che la Protezione civile e l'esercito sono intervenuti tempestivamente per superare la crisi idrica che ha colpito la città di Messina a causa dello smottamento subito dai suoli ove risultava collocata la condotta, con conseguente interruzione dell'approvvigionamento, nonché per porre rimedio ai disagi causati dalla frana.
  In particolare, sulla base delle informazioni acquisite dal Dipartimento della Protezione civile, l'evoluzione della situazione Pag. 7emergenziale e, in particolare, la nuova rottura della condotta idrica a Calatabiano, verificatasi il 3 novembre, ha evidenziato la necessità di un coordinamento di livello sovra-comunale. Al riguardo, si segnala che è stato attivato formalmente il centro operativo comunale, con il supporto dell'unità di crisi di prefettura.
  Dal 4 novembre, a supporto del comune di Messina è stato inviato il personale della Protezione civile della regione siciliana. Il Consiglio dei ministri, sulla base dell'istruttoria svolta dalla Protezione civile, in data 6 novembre 2015, ha deliberato lo stato di emergenza per una durata di sei mesi, ai sensi della legge n. 225 del 1992, in conseguenza, come detto, del grave movimento franoso verificatosi proprio in comune di Calatabiano il giorno 24 ottobre 2015 e del danneggiamento dell'acquedotto Fiumefreddo, principale fonte idrica del comune di Messina.
  Per l'attuazione degli interventi da effettuare, nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi e indispensabili fabbisogni, è stato disposto un primo stanziamento di 2 milioni di euro a valere sul Fondo di riserva per le spese impreviste, di cui all'articolo 28 della legge 31 dicembre 2009, n. 196. È stata dunque emanata l'ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile per i primi interventi urgenti di protezione civile per fronteggiare l'emergenza idrica nella città di Messina, con la quale il dirigente generale del Dipartimento della Protezione civile della presidenza della regione siciliana è stato nominato commissario delegato. Quest'ultimo opera secondo direttive operative impartite dal Capo del Dipartimento della Protezione civile. A tale scopo è stato, altresì, istituito un Centro di coordinamento dell'emergenza (CCE) coordinato dal commissario delegato. Il commissario delegato, per l'espletamento dei compiti attribuiti, si avvale, anche in Pag. 8qualità di soggetti attuatori, dei comuni, delle unioni di comuni, della regione siciliana, degli enti pubblici non territoriali interessati dagli eventi calamitosi nella regione, dei soggetti privati a partecipazione pubblica che concorrono al superamento del contesto di criticità in rassegna.
  La definizione degli interventi da realizzare nell'immediato riguarda i seguenti ambiti: approvvigionamento idrico di emergenza della città di Messina; ripristino, anche in termini di somma urgenza, della funzionalità dell'acquedotto Fiumefreddo, tenendo conto del rischio incombente sul territorio comunale di Calatabiano, interessato dal movimento franoso; attività tecnico-scientifiche per lo studio e il monitoraggio del movimento franoso; analisi della rete idrica cittadina per la razionalizzazione dell'erogazione dell'acqua.
  Il commissario delegato sarà chiamato a predisporre un piano di interventi urgenti, da sottoporre all'approvazione del Capo Dipartimento, che contenga sia l'elenco degli interventi realizzati nella fase di prima emergenza dai soggetti competenti, volti a rimuovere la situazione di rischio e ad assicurare l'assistenza alla popolazione colpita, sia gli interventi di mitigazione del rischio per il versante interessato dalle frane e per l'acquedotto Fiumefreddo. Il piano in questione deve contenere anche un cronoprogramma in cui vengano puntualmente definiti i tempi di realizzazione, nonché l'indicazione delle stime di costo.
  Il Centro di coordinamento dell'emergenza, istituito a seguito della delibera dello stato di emergenza, è stato organizzato presso la sede provinciale di Messina del Dipartimento regionale di Protezione civile. Il CCE si articola per le funzioni di supporto, cui partecipano i soggetti interessati Pag. 9all'emergenza sia a livello locale che statale, e le attività vengono condivise con il sindaco di Messina, con gli assessori comunali nonché con i presidenti delle circoscrizioni.
  Nei giorni scorsi l'Azienda meridionale Acque Messina (AMAM) ha presentato un progetto definitivo per l'intervento provvisorio di ripristino della funzionalità della condotta. Nel corso della riunione, che si è svolta l'8 novembre scorso, sono stati discussi gli aspetti relativi alla messa in sicurezza del versante e all'intervento provvisorio, anche nell'ottica di quello definitivo, condividendo una strategia operativa complessiva. Alla luce dei primi interventi messi in atto dall'ente gestore e della situazione di instabilità del versante, non sembra attuabile un intervento rapido, con le tecniche tradizionali, sull'acquedotto esistente danneggiato e appare necessario un più approfondito studio di valutazione del rischio e della messa in sicurezza del versante. Sarà pertanto avviato nei prossimi giorni un sistema di monitoraggio della frana in tempo reale, anche a tutela degli operatori che verranno impegnati nella realizzazione degli interventi di ripristino oltre che dell'abitato a valle.
  Per quanto riguarda, infine, il progetto per il ripristino definitivo della condotta, si conviene che tale intervento dovrà essere realizzato solo dopo aver messo in sicurezza il versante con le opere di drenaggio e comunque utilizzando, anche per la tubazione definitiva, un sistema di ancoraggio.
  Vale la pena evidenziare in questa sede che anche l'intervento definitivo di ripristino della funzionalità dell'acquedotto Fiumefreddo rappresenta una soluzione e una criticità puntuale del tracciato acquedottistico, che insiste su terreni caratterizzati da forte predisposizione a un dissesto idrogeologico non meno invasivo rispetto a quello generatosi nel comune di Calatabiano. Andrebbe quindi programmata Pag. 10un'analisi di vulnerabilità dell'intera adduttrice di Fiumefreddo, per programmare interventi puntuali di riduzione del rischio di interruzione del servizio. Il Ministero dell'ambiente farà il possibile, a supporto della regione, per la soluzione definitiva del problema.
  Poiché credo che il tempo a mia disposizione stia terminando ma la relazione non è finita, se lei, presidente, è d'accordo, rinvierei al testo scritto in modo da avviare il dibattito, che mi sembra più importante.

  PRESIDENTE. La ringrazio per la sensibilità, ministro. Credo che riusciremo a distribuire la relazione scritta prima della fine della seduta.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCESCO D'UVA. Ringrazio il ministro per la relazione. La Protezione civile e l'esercito, una volta attivati, hanno operato tempestivamente. Nella prima settimana la prefettura non era stata sensibilizzata sul tema e l'amministrazione, purtroppo, non è riuscita a fare fronte al problema.
  Le chiedo, intanto, se 2 milioni di euro siano sufficienti sia per la riparazione della conduttura sia per la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio. Non solo la conduttura deve essere riparata, ma dobbiamo anche evitare che l'anno prossimo si ripresenti la stessa emergenza.
  Vorrei anche chiederle informazioni – sembra secondario ma non lo è affatto – su una frana che insiste continuamente sulla strada statale 114, andando a dividere Alì Terme da Messina. I cittadini di Alì Terme, un comune limitrofo al capoluogo, che si trova accanto a quello di Scaletta, per poter Pag. 11andare a Messina devono utilizzare l'autostrada a pagamento. Tralasciando i notevoli disagi che ciò determina, le chiedo cosa si potesse fare al riguardo.
  Da ultimo, vorrei rivolgere una proposta al presidente. Io non appartengo a questa Commissione, ma sono messinese e in questo momento Messina si sente abbandonata dalle istituzioni. Vorrei sapere se la Commissione Ambiente fosse disponibile a compiere una missione in quei territori così colpiti: la presenza della Commissione Ambiente potrebbe aiutare i cittadini a non sentirsi abbandonati.

  PRESIDENTE. Si tratta di una questione che dobbiamo porre in sede di ufficio di presidenza. Compatibilmente con gli impegni parlamentari, mi sembra una proposta seria e giusta, anche perché, effettivamente, siamo di fronte a una vicenda che ha contorni di particolare gravità. La città è rimasta senza acqua per molti giorni e forse vi è stato un ritardo nell'attivazione delle procedure di intervento.
  Il Ministro ha delineato i tratti della vicenda, ma, sulla base dei contatti diretti che ho avuto, mi pare che l'intervento dalla Protezione civile e delle altre strutture nazionali dovesse essere attivato prima, se non si era in grado di risolvere il problema.

  FRANCESCO D'UVA. Mi scusi, presidente. Ho dimenticato di chiedere se il Ministero abbia una stima dei tempi necessari a ripristinare in maniera totale il servizio.

  CLAUDIA MANNINO. Ringrazio il ministro per le comunicazioni rese. Verificheremo il sistema Rendis a livello di inserimento, da parte della regione siciliana, dei programmi di dissesto idrogeologico, ma permettetemi di rivolgere al ministro alcune domande sull'ordinanza di Protezione civile n. 295 per la situazione che si è venuta a creare.Pag. 12
  Solleviamo una prima criticità con riguardo all'articolo 1, comma 1, che prevede che il commissario delegato, che è il capo della Protezione civile della regione siciliana, dottor Foti, deve presentare il programma di cui parlava poco fa il Ministro, con relativo cronoprogramma, a se stesso, cioè al capo della Protezione civile della regione siciliana. Questo mi ricorda dinamiche che si sono già viste in Sicilia, relativamente alla gestione dei rifiuti. Chiedo, quindi, al Ministro di controllare che questa comunicazione del dottor Foti con se stesso non si concluda in una perdita di tempo o in scelte anomale.
  La seconda considerazione, anticipata dal presidente, riguarda la tempistica dell'intervento e va nell'ottica di portare la Commissione Ambiente in Sicilia. Quando si dice alla popolazione che l'intervento della Protezione civile è stato tempestivo, la gente sa benissimo che non è andata così. Il primo intervento è arrivato a distanza di una settimana ed è stato attuato con una nave cisterna che normalmente porta l'acqua nelle isole. Non si è minimamente trattato di un intervento della Protezione civile e tantomeno assomiglia a quello in corso, in cui una nave militare fornisce l'acqua alla città di Messina.
  Un'ulteriore considerazione riguarda la progettazione preliminare o definitiva. Noi crediamo fermamente che, da parte del Ministero, serva un monitoraggio di questa programmazione molto più da vicino. Non sappiamo se la Sicilia abbia già proceduto agli inserimenti nel sistema Rendis e se lo abbia fatto con progetti preliminari o definitivi. Temiamo che questo procedimento possa allungarsi eccessivamente nel tempo, con un danno per la popolazione e il dissesto idrogeologico che continua ad andare avanti. Lei poco fa diceva, ad esempio, che l'intervento sull'acquedotto a Calatabiano richiede una progettazione ad hoc. Adesso si sta operando solo nel punto in cui Pag. 13la tubazione ha subito il danno, ma la frana è molto più ampia. Io non so come saranno distribuiti i fondi e se la scelta sia tutta delegata al commissario, ma, secondo me, è fondamentale un monitoraggio o un indirizzo da parte del Ministero sulle priorità di questo intervento. Riparare solo il tubo, come ha dimostrato il primo intervento, non basta, perché si è rotto 50 metri più avanti. Il problema è molto più ampio e l'attenzione deve essere puntata, secondo me, su tutta l'area.
  All'inizio dell'audizione, il ministro ha parlato della possibilità di estendere il ragionamento anche ad altre realtà. Io faccio riferimento a due realtà, ma la mappatura del dissesto idrogeologico in Sicilia, così come in Calabria, è molto più vasta. Il primo esempio, per il quale richiedo un coordinamento con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è la linea ferroviaria che collega Palermo e Trapani: sono 90 chilometri e una frana del suolo di un chilometro e mezzo costringe, da più di sei anni, a percorrere una tratta ferroviaria di 3 ore e 50 minuti, girando tutto attorno alla provincia di Trapani, per raggiungere l'aeroporto di Punta Raisi da Trapani, quando 90 chilometri in treno si percorrono in circa 45 minuti. Penso sia chiaro il disagio che questo provoca, anche in termini di efficienza della linea ferrata. Qui il dissesto idrogeologico è collegato alle infrastrutture ferroviarie e non mi pare che l'intervento sia tempestivo. Altro esempio sono le strade provinciali interne del palermitano. Parlo della strada provinciale che collega Corleone e Roccamena o quella tra San Cipriello e San Giuseppe Jato: sono tutte zone di campagna, caratterizzate da strade provinciali. So benissimo che il Ministero risponderà che non ha competenza diretta, ma la ripartizione dei fondi che sono stati stanziati poco tempo fa, se non ricordo male 36 milioni di euro, nella migliore delle ipotesi è arrivata a 12.000 euro a comune. Capiamo bene che Pag. 14con 12.000 euro non si riesce a rifare neppure l'asfalto di una strada provinciale. Anche in questo caso servirebbe un ordine di priorità o un metodo che non sia quello di prendere una cifra e dividerla tra 300 comuni. Le cifre diventano ridicole e la risposta sul territorio, in termini di rispetto per le istituzioni, si abbassa molto.
  In riferimento alla situazione di Messina, credo che l'attenzione debba essere estesa anche ai fatti che sono accaduti nei primissimi giorni di novembre. Parlo degli eventi alluvionali che hanno aggravato le frane e i processi di desertificazione che interessano le aree interne della regione siciliana. Chiederei al ministro, quindi, maggiori dettagli su queste zone.

  FEDERICA DAGA. Pongo velocemente una domanda: vorremmo sapere come sarà redatto il piano nazionale, quali sono i soggetti coinvolti, qual è l’iter che si sta seguendo e in quanto tempo prevedete di concluderlo.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Vorrei dare un consiglio al Ministro Galletti per il futuro. La frana si è verificata il lunedì e già da giovedì noi chiedevamo l'intervento dell'esercito e della Protezione civile. È vero che il venerdì sembrava tutto risolto, ma quando c’è un'emergenza idrica, probabilmente, mandare l'esercito e la Protezione civile non è comunque un errore. Ad Augusta ci sono le navi perché abbiamo emergenza idrica in tutto il territorio. Se nel futuro dovesse accadere di nuovo che manchi l'acqua, che è un bene primario ed essenziale, inviate ugualmente l'esercito.
  In merito alla frana di Calatabiano, io ho partecipato alla riunione con la Protezione civile e vi do un'informazione che rende necessario monitorare i lavori. Lei, poco fa, ha detto una cosa, secondo me, importante, e cioè che prima bisogna sistemare la frana della collina e poi la conduttura. Quando Pag. 15eravamo in riunione, c'era incertezza sui lavori e questa incertezza faceva cambiare il preventivo di parecchi milioni di euro. Si pensava di sistemare la condotta lì dov’è, con un costo di 1,2 milioni di euro, ma si parlava anche di farla passare dietro il crinale, con un costo di 8 milioni di euro. La differenza è notevole e per questo vi chiedo di monitorare il più possibile i lavori sulla frana.
  La regione siciliana ha fatto richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza anche per gli eventi alluvionali dell'8 e 9 settembre e del 9 e 10 ottobre. Alcuni paesi sono stati totalmente allagati fino ai primi piani e tra questi Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo, zona Bastioni. Si contano cento sfollati e alcune automobili sono finite in mare, trasportate dal torrente che è esondato. Ci sono anche aziende distrutte. Ieri alcuni attivisti del Movimento 5 Stelle a Milazzo hanno incontrato un imprenditore che ha perso la sua azienda. Vorrei sapere a che punto siamo con la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza.
  Chiedo di informarci anche sui fondi che, insieme alla regione siciliana, avete stanziato nel 2011, anno in cui si sono verificati altri eventi alluvionali molto gravi. A Barcellona Pozzo di Gotto un ponte è stato distrutto e ci sarebbero potuti essere dei morti. Il ponte è caduto mentre passavano le automobili, ma in quel secondo sul ponte non c'era nessuno. Abbiamo verificato che metà di questi 70 milioni di euro è ancora ferma: visto che sono anche soldi dello Stato, vi chiederei di domandare alla regione lo stato della situazione dal 2011 a oggi.
  Infine, sui sensori sulla frana di Calatabiano, costati 34 milioni di euro, non abbiamo alcun tipo di informazione.

Pag. 16

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TINO IANNUZZI

  SERENA PELLEGRINO. Ringrazio il ministro per essere venuto in Commissione a rispondere puntualmente su quanto accaduto. Per noi quello che è successo a Messina è devastante, ma non è un avvenimento eccezionale. Eccezionale è stato il fatto che la città sia rimasta senza acqua: ciò ha generato un volano comunicativo enorme, perché l'acqua è un bene primario. Quanto accaduto a Benevento un paio di giorni prima o in Sardegna l'anno scorso o in Emilia-Romagna, però, è altrettanto grave. Ogni anno facciamo la stima di tutte le catastrofi che in Italia puntualmente accadono, con un resoconto di più o meno 6 miliardi di euro per rimettere a posto tutto ex post.
  Per quello che si fa ex ante non abbiamo ancora visto nessuna carta scritta e tutti, io per prima, sosteniamo che occorre predisporre un piano serio per il dissesto idrogeologico, un piano decennale, che si aggiri più o meno intorno ai 40 miliardi di euro. Non sono cifre enormi: si potrebbero mettere a bilancio e il Ministero dell'ambiente potrebbe essere capofila in questa direzione, chiedendo di fare la grande opera pubblica che è la messa in sicurezza del nostro territorio.
  Io lo chiamo «patrimonio», perché ormai è un patrimonio che ne se ne sta andando. La cosa più grave, ministro, su cui chiedo quale sia la sua posizione e la posizione che prenderà nel momento in cui questo emergerà con forza, è che poco più di un anno fa il prefetto Gabrielli è venuto in Commissione, dopo una delle tante alluvioni verificatesi in Italia, forse quella della Sardegna, e ha fatto cenno a una possibile assicurazione obbligatoria per le case di proprietà. Da quel giorno a oggi non se ne è quasi più parlato, nonostante sia alla Camera sia al Senato siano state depositate proposte di legge al riguardo. Pag. 17L'assicurazione obbligatoria permetterebbe alle compagnie di assicurazione di pagare dove il dissesto idrogeologico e i danni causati dalle catastrofi sono di maggiore intensità e hanno possibilità maggiori di verificarsi, anche a spese di coloro che vivono in territori dove le probabilità sono minori. Come sappiamo, una grossa percentuale del nostro territorio è a rischio.
  Il principio di sussidiarietà deve essere perseguito dallo Stato perché è un principio costituzionale. Le assicurazioni lo fanno per una questione esclusivamente economica. Io che vivo in Friuli o lei che vive in Emilia-Romagna magari stipuliamo un'assicurazione, ma chi vive nel Salento, dove la possibilità che si verifichino terremoti o alluvioni è più bassa, rischia di non farla. Se ci fosse la possibilità di creare un fondo comune nelle casse dello Stato, sarebbe più facile attuare il principio di solidarietà e di sussidiarietà. Per quello che riguarda assicurazioni come Generali o altre, probabilmente il principio di sussidiarietà viene completamente a mancare, tanto più se si pone in evidenza la possibilità di concedere uno sgravio fiscale. Al danno si aggiungerebbe la beffa perché non ci sarebbe nemmeno il gettito derivante dalla contribuzione dei cittadini.
  Io vorrei sapere la sua posizione in merito e quella che prenderà nel momento in cui tale questione sarà evidenziata. Le probabilità, secondo me, sono purtroppo molto alte perché, nel momento in cui il Governo Monti ha escluso le sovvenzioni ex post, è evidente che da qualche parte si dovrà accedere.
  Ribadisco che occorre mettere in atto il progetto del piano di messa in sicurezza del territorio, da una parte, e garantire eventualmente ai cittadini un fondo, dall'altra. Sarò io la Pag. 18prima a promuovere un fondo a beneficio del territorio e dei cittadini, ma certamente questo non dovrà essere a favore delle assicurazioni.

  STEFANIA COVELLO. Il nostro capogruppo svolgerà le conclusioni. Io non vorrei rivolgere ulteriori domande al ministro ulteriormente, perché credo sia stato perfettamente esaustivo nelle risposte, considerato che, come affermava la collega Pellegrino, nel territorio italiano vi è una duplice problematica. Da una parte vi sono le priorità e, dall'altra, le emergenze, e spesso queste non coincidono tra loro.
  Non possiamo che apprezzare il fatto che il Ministro Galletti, unitamente all'unità di missione di Palazzo Chigi, cerchi di contemperare le problematiche, pianificando una strategia che preveda la difesa dei nostri territori, che, come sappiamo, sono purtroppo soggetti a frane, alluvioni e sismi. Quando ci sono le emergenze, il Governo prontamente interviene, come avvenuto anche a Messina. So che il Sottosegretario De Vincenti era in collegamento diretto e costante con il Ministro Galletti.
  Come ha detto il signor Ministro, esiste un accordo di programma che finanzia 185 interventi per 220 milioni di euro complessivi e ricordo a me stessa, segnalandoli con gratitudine per l'attenzione che si sta mostrando, i sette interventi relativi alla regione Calabria. Alcuni sono già stati attuati, altri no, semplicemente perché non sono immediatamente cantierabili. La mia richiesta è quella di continuare ad avere grande attenzione per questi territori.
  Condivido quello che dicono i colleghi del Movimento 5 Stelle, ma ricordo anche loro, con grande senso di responsabilità, che su tali questioni non si esprime faziosità politica, perché esse stanno a cuore a tutti. Dobbiamo lavorare tutti insieme in maniera costruttiva per creare una strategia di Pag. 19pianificazione ed essere di aiuto, come Parlamento, a un Governo continuamente attento a queste problematiche.
  Rivolgo una sola richiesta al ministro con riferimento alla Protezione civile calabrese. In Calabria abbiamo un nuovo responsabile della Protezione civile, il dottor Curcio. Nella sezione programmatica del Piano stralcio per le aree metropolitane c’è anche Reggio Calabria. Con riguardo ai lavori che non sono immediatamente cantierabili perché manca la progettazione definitiva mi farò parte diligente perché gli stessi possano essere sollecitati.

  ENRICO BORGHI. Ringrazio i colleghi che hanno richiesto l'audizione e il ministro per essere intervenuto. Questo ci consente di affrontare una questione che, partendo da un aspetto particolare, sia pure di una rilevanza estrema, rinvia a osservazioni di carattere generale. Premetto che sottoscrivo la proposta di programmare la presenza della Commissione Ambiente sul territorio, stante anche l'esigenza di allineare alcune questioni di carattere locale a questioni di carattere regionale e nazionale a cui vorrei fare riferimento nel mio intervento.
  Penso, signor ministro, che dovremmo cercare di evitare, come lei ha fatto nella sua relazione, di ascrivere alla logica dell'emergenza permanente la capacità di risposta di un Governo a problematiche di questa natura. Una città di 240.000 abitanti che rimane per quindici giorni senz'acqua è un fatto di una gravità assoluta. Trattandosi, peraltro, di una responsabilità nazionale, dobbiamo dare risposte non emotive ed emergenziali, ma di sistema, in modo da risolvere in maniera strutturale i problemi. Altrimenti, di emergenza in emergenza, di frana in frana, di alluvione in alluvione, non faremo altro che spendere più soldi e spenderli male, mentre dobbiamo fare esattamente l'opposto.Pag. 20
  Mi permetto di sottoporle tre elementi, che credo dovrebbero essere alla base del tentativo di rispondere a problematiche di questa natura. Non bisogna mai scordarsi che, quando avvengono fenomeni di questo genere, l'emergenza va intesa nel senso lessicale del termine, ovvero come ciò che emerge di un problema sottostante. Non accade per caso un evento del genere e, a mio avviso, occorre lavorare per rilanciare alcune questioni.
  Il primo tema riguarda la programmazione d'ambito. In queste settimane abbiamo letto una legge della regione siciliana che prevede il contrario di quanto il Parlamento ha indicato. Occorre mettersi d'accordo. Se si moltiplicano gli ATO, se si concede ai comuni di mantenere la gestione autonoma, se, come peraltro ha ricordato il ministro nella sua relazione, dal 1994 a oggi non è stato ancora recepito il meccanismo legislativo che in tutto il resto del Paese demanda alla costruzione degli ambiti l'organizzazione di governo di un bacino, è evidente che le conseguenze sono queste.
  Al netto della soluzione emergenziale (se aprendo il rubinetto non esce acqua, la si deve riportare), non possiamo immaginare che questa situazione si risolva attraverso un invio indifferenziato di risorse pubbliche: occorre una risposta di carattere strutturale. Rispetto a questo tema, del quale il caso di Messina è assolutamente emblematico, chiedo al ministro di impegnarsi da subito anche per l'attivazione del pagamento dei servizi eco-sistemici ambientali, previsto dal collegato ambientale e voluto da questa Commissione. Siccome l'acqua è un bene comune, che viene utilizzato in una logica complessiva, il suo sfruttamento deve essere funzionale anche alle attività connesse alla riproduzione, alla tutela e alla salvaguardia del bene. Detto in maniera molto esplicita, gli utilizzatori finali, nel momento in cui pagano la bolletta, devono essere consapevoli Pag. 21che una piccola quota di quelle risorse deve essere impiegata per la tutela dei versanti a monte, delle sorgenti, degli approvvigionamenti e delle opere di captazione.
  Portato a regime, questo meccanismo consente di intervenire, come in questo caso, nelle moltissime città italiane che stanno a valle, sui litorali e sulle coste, ma hanno il loro approvvigionamento a monte. Serve una progressiva e costante attività di manutenzione dei versanti, che dal pagamento dei servizi eco-sistemici ambientali attinge le proprie risorse.
  In terzo luogo, abbiamo un problema legato alla capacità di spesa. Dico anche ai colleghi che dovremmo capire come intervenire sul piano legislativo su situazioni di questo genere. Ricordo perfettamente quali discussioni animarono il dibattito in Commissione sul decreto cosiddetto «sblocca Italia» e sul fatto che la regione siciliana, negli anni, aveva speso ben poco, pur avendo a disposizione straordinarie risorse, sul fronte dell'adduzione, del trasferimento e della depurazione dell'acqua.
  È un problema molto serio, signor presidente, che si collega al dibattito, che so essere particolarmente vivo in quella realtà, sul futuro dell'autonomia. Non è possibile che si rivendichi in base allo statuto, che ha rango costituzionale, l'esclusiva e piena competenza di una regione in materia di acque e alla prima frana sull'acquedotto che interrompe il flusso dell'acqua si corra a dire che il problema è di Roma.
  É evidente che il problema è strutturale e che occorre ribadire la ricerca di soluzioni di sistema.

  STELLA BIANCHI. Chiedo al ministro se il Ministero stia valutando la possibilità di implementare una struttura di monitoraggio delle frane, in modo da riuscire ad avere in anticipo l'idea della gravità di quanto si potrebbe abbattere su un territorio e prendere i provvedimenti necessari.Pag. 22
  È molto importante quanto diceva il collega Borghi sul governo della risorsa idrica. Dobbiamo avere la professionalità necessaria a governare situazioni di tale importanza per la popolazione.

  PRESIDENTE. Signor ministro, lei ha ricevuto una serie di sollecitazioni e di riflessioni tutte costruttive e molto importanti nel merito. Mi permetto soltanto di segnalare alla sua attenzione che, pur concentrandoci sulle devastazioni che gli eventi alluvionali hanno prodotto in Calabria e sull'incredibile emergenza idrica di Messina, il Paese, dal punto di vista della fragilità e del dissesto idrogeologico, è purtroppo uno solo. A settembre sono state colpite Parma e Piacenza: si verificano con una continuità eventi terribili. So che è stato anche nelle terre del Sannio a visionare direttamente i danni occorsi nel beneventano.
  Do ora la parola al Ministro Galletti per la replica.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Permettetemi di partire da quanto ha detto ora il presidente. È chiaro che ci troviamo davanti a un problema prioritario per il Paese. Lo è per vari motivi. Abbiamo più volte avuto modo di dire, in questo periodo, che è mancata per decenni la manutenzione del territorio e che la situazione climatica è in netto peggioramento rispetto agli anni scorsi, e non sappiamo ancora se ciò sia dovuto a un'epoca contingente o se sia effetto dei cambiamenti climatici. Lo vedremo – ahimè – nei prossimi anni. Sta di fatto che stiamo registrando eventi alluvionali estremi, che sono un'eccezione nella storia del nostro Paese.
  Tutto questo ci impone di recuperare il ritardo nella manutenzione del territorio che, come ricordavo, ha caratterizzato gli ultimi anni. Io affronto questa priorità con la Pag. 23massima serietà e responsabilità. Qui giochiamo con l'immagine delle istituzioni e con la vita delle persone. Non dobbiamo, quindi, illudere nessuno. È un percorso che può iniziare oggi, ma deve durare anni, altrimenti non vedremo mai i risultati. Nessuno ha la bacchetta magica. Nessuno è in grado, in poco tempo, di sistemare il Paese. Lo dico con molta chiarezza. Tuttavia, se non iniziamo, non finiremo mai. Noi abbiamo iniziato. La scorsa settimana ho firmato gli accordi di programma con alcune regioni italiane, con uno stanziamento di risorse «vere» e già disponibili pari a 800 milioni di euro. Come ripeto, i criteri che ho utilizzato sono chiari. Da una parte, abbiamo dato precedenza agli interventi nelle zone in cui sono a rischio più persone e, dall'altra, abbiamo finanziato gli interventi che erano in uno stato avanzato di progettazione e che possono partire subito. È inutile destinare risorse già disponibili a interventi che mancano della progettazione iniziale o esecutiva e devono ancora essere messi a bando e realizzati. Abbiamo dato priorità a queste due indicazioni.
  Ciò vale per tutto e varrà anche in futuro. Alle regioni e ai comuni dico di andare avanti con le progettazioni, per le quali abbiamo anche creato un fondo rotativo di 100 milioni di euro. Abbiamo innescato un meccanismo, ma anche per gli interventi già cantierabili che abbiamo finanziato e che realizzeremo prima servirà molto tempo prima che l'opera sia realizzata. La realizzazione di opere di questo tipo richiede molto tempo. Penso, ad esempio, a Genova e Milano: vi sono cantieri che resteranno aperti mesi, se non anni. Un lavoro importante è partito e darà i suoi frutti nel medio periodo.
  Vengo alle domande specifiche. Mi è stato chiesto, in primo luogo, se 2 milioni di euro siano sufficienti. Nel mio intervento ho detto esplicitamente che si tratta di un primo stanziamento. Pag. 24Lo capiremo andando avanti, così come capiremo andando avanti, come ho ricordato nella relazione iniziale, i tempi dell'esecuzione dei lavori. Da come la situazione è stata rappresentata dalla Protezione civile, si sta svolgendo uno studio approfondito sui lavori strutturali da fare, perché la messa in sicurezza fine a se stessa non regge. C’è quindi bisogno di un intervento strutturale che richiederà risorse, da una parte, e tempi, dall'altra. Si sta andando in questa direzione.
  Gli altri eventi alluvionali in stato di emergenza sinceramente non so a che punto siano. Farò avere una nota alla presidenza.

  CLAUDIA MANNINO. Ci riferivamo agli eventi dell'8 e 9 settembre e del 9 e 10 ottobre.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Lo stato di emergenza presuppone che ci sia una ricognizione dei danni da parte di comune e regione. Questa viene poi trasferita al Consiglio dei ministri per la valutazione. Farò una verifica perché sinceramente non so a che punto siamo.
  Prendo atto dell'emergenza viaria che riguarda la zona di Messina. Chiaramente io non ho indicazioni, ma mi farò portavoce presso il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, oppure potrete richiedere un'audizione specifica del Ministro Delrio. Faccio fatica a rispondervi perché non conosco i dati, ma sono assolutamente disponibile a confrontarmi su questi temi con il Ministro Delrio.
  In merito all'assicurazione obbligatoria, se questa Commissione deciderà di svolgere un'istruttoria sono disponibile ad ascoltarvi. Come ripeto, il Ministero è concentrato sul piano nazionale contro il dissesto idrogeologico: questa è la nostra Pag. 25priorità, ma sono pronto a discutere di qualsiasi altra proposta venga avanzata.
  Credo che l'onorevole Borghi abbia inquadrato molto bene il problema. La regione Sicilia ha una criticità forte. Alcune revisioni istituzionali, che le altre regioni hanno fatto con beneficio, la regione Sicilia non le ha ancora fatte e questo per il governo del territorio è un danno, che ha ripercussioni quotidiane. Non è che con l'autorità di bacino tutto questo non sarebbe capitato, però avrebbe permesso, soprattutto per il futuro, di governare molto meglio quelle aree. È un problema che riguarda la regione Sicilia, ma non il Parlamento perché siamo in una regione a statuto speciale, dove è difficile intervenire con norme statali.
  Io auspico che la regione Sicilia, in base alla nuova legge, che io peraltro reputo ancora insufficiente, si appresti a costituire nel più breve tempo possibile le autorità di bacino per un miglior governo del territorio. È condizione indispensabile per avere un risultato migliore.

  PRESIDENTE. Ringrazio il signor ministro per le comunicazioni e le risposte e ringrazio i colleghi per la loro presenza, in particolare quelli che appartengono ad altre Commissioni.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.

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ALLEGATO

Relazione
(Eventi alluvionali che hanno colpito il territorio Calabrese ed emergenza idrica città di Messina).

Sig. Presidente,
  On.li Colleghi,

  vi ringrazio per la possibilità di riferire a questa Commissione su alcuni recenti episodi alluvionali, che con crescente intensità si verificano su tutto il territorio nazionale, e che nello specifico caso riguardano la Regione Calabria e la città di Messina.
  Il governo pone dal primo momento la massima attenzione sulle emergenze, perché si torni al più presto a una normalità.

  La Regione Calabria, tra il 30 ottobre ed il 2 novembre scorso, è stata interessata nuovamente da eventi naturali di particolare intensità e violenza nell'area ionica, tirrenica e cittadina dell'area metropolitana di Reggio Calabria.
  In considerazione della gravità della situazione, la Regione, con delibera di Giunta n. 452 del 3 novembre, ha deciso di chiedere lo stato di emergenza per gli eventi alluvionali e di dissesto idrogeologico che hanno colpito il territorio calabrese in quei quattro giorni.
  La richiesta è stata quindi trasmessa al Dipartimento della Protezione civile, che è attualmente in attesa di ricevere la documentazione prevista al fine di concludere l'istruttoria finalizzata all'eventuale deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri.
  Per mitigare le situazioni a maggiore rischio del territorio regionale, causa di precedenti fenomeni di dissesto, il Ministero e la Regione Calabria, come già evidenziato in altre occasioni, in data 25 novembre 2010 hanno stipulato un Accordo di programma che finanzia 185 interventi per complessivi 220 milioni di euro.
  Tra gli interventi finanziati sono compresi 12 interventi, per un importo complessivo di – 23.400.000, che ricadono proprio nelle aree colpite dagli eventi alluvionali che si sono verificati a partire dal mese di agosto.
  Il soggetto attuatore degli interventi, nominato dal Presidente della Regione in qualità di Commissario di Governo, ha comunicato che i medesimi interventi sono immediatamente cantierabili. Saranno pertanto avviati quanto prima i lavori per la loro realizzazione.
  Al fine di assicurare l'avvio degli interventi più urgenti di contrasto al rischio idrogeologico e tempestivamente cantierabili, caratterizzati da un livello prioritario di rischio e ricadenti nell'ambito Pag. 27delle aree metropolitane nonché delle aree urbane con alto livello di popolazione esposta a rischio idrogeologico, d'intesa con la Struttura di Missione di Palazzo Chigi, è stato varato – come è noto – il Piano Stralcio per le Aree Metropolitane, dal valore di 1,3 miliardi di euro. Il Piano è stato approvato con DPCM del 15 settembre scorso.
  Si segnala che i 7 interventi per la Regione Calabria, per un importo richiesto totale di 9 milioni e 800 mila euro, sono inseriti nella sezione programmatica del Piano stralcio aree metropolitane, in quanto non tempestivamente cantierabili poiché mancanti di progettazione definitiva o esecutiva.
  In aggiunta a tale Piano, le richieste di finanziamento relative alle diverse tipologie di dissesto saranno comunque inserite in un nuovo Piano nazionale di mitigazione del rischio idrogeologico che sarà varato non appena saranno disponibili le relative risorse.
  La procedura, infatti, prevede che ciascuna Regione inserisca e validi, attraverso la compilazione di apposita scheda, le richieste di finanziamento nel sistema ReNDiS – web (Repertorio Nazionale degli Interventi di Difesa); tali richieste saranno poi valutate secondo procedure, modalità e criteri fissati dal d.P.C.M. 28 maggio 2015, condiviso con le Regioni le Province Autonome. Ciò consentirà di garantire la necessaria trasparenza nella programmazione delle risorse finanziarie rese disponibili e la migliore efficacia nell'utilizzo delle stesse rispetto agli obiettivi di protezione dell'incolumità di persone e beni esposti a rischio idrogeologico.
  Allo stato risulta che la Regione abbia fatto richiesta, con inserimento nel sistema telematico ReNDiS, di ulteriori interventi – articolati sui vari livelli di progettazione – che, a seguito di istruttoria tecnica e selezione alla luce dei criteri definiti dal d.P.C.M. 28 maggio 2015, sulla base delle disponibilità finanziarie e delle priorità individuate con il d.P.C.M. medesimo, potranno essere inseriti nel Piano Nazionale contro il dissesto idrogeologico. Tra queste richieste di finanziamento, che ammontano complessivamente a circa 876 milioni di euro, si segnala che 482 interventi pari ad una richiesta di circa 729 milioni di euro sono al livello di progettazione preliminare, mentre solo 30 progetti presentano un livello di progettazione esecutiva, per una richiesta di ammontare pari a circa 36 milioni di euro.

  Passo ora all'evento franoso che si è verificato il 24 ottobre 2015 e che ha danneggiato la condotta idrica che rifornisce il comune di Messina, alle prese da giorni con una grave emergenza idrica.
  Preliminarmente si segnala che la Protezione civile e l'Esercito sono intervenuti tempestivamente per superare la crisi idrica che ha colpito la città di Messina a causa dello smottamento subito dai suoli ove risultava collocata la condotta, con conseguente interruzione dell'approvvigionamento, nonché per porre rimedio ai disagi causati dalla frana.
  In particolare, sulla base delle informazioni acquisite dal Dipartimento della Protezione civile, l'evoluzione della situazione emergenziale Pag. 28ed in particolare la nuova rottura della condotta idrica a Calatabiano, verificatasi il 3 novembre u.s., ha evidenziato la necessità di un coordinamento di livello sovracomunale.
  Al riguardo si segnala che è stato attivato formalmente il Centro Operativo Comunale (COC) con il supporto dell'Unità di crisi della Prefettura.
  Dal 4 novembre, a supporto del Comune di Messina, è stato inviato il personale della Protezione civile e della Regione siciliana.
  Il Consiglio dei Ministri, sulla base dell'istruttoria svolta dalla Protezione civile, in data 6 novembre 2015 ha deliberato lo stato di emergenza per una durata di sei mesi, ai sensi della legge n. 225/1992, in conseguenza – come detto – del grave movimento franoso verificatosi nel comune di Calatabiano (CT) il giorno 24 ottobre 2015 e del danneggiamento dell'acquedotto Fiumefreddo, principale fonte idrica del comune di Messina.
  Per l'attuazione degli interventi da effettuare, nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi ed indispensabili fabbisogni, è stato disposto un primo stanziamento di 2 milioni di euro a valere sul Fondo di riserva per le spese impreviste di cui all'articolo 28 della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
  È stata dunque emanata quindi l'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile 7 novembre 2015, n. 295 per i «Primi interventi urgenti di protezione civile per fronteggiare l'emergenza idrica nella città di Messina», con la quale il Dirigente generale del Dipartimento della protezione civile della Presidenza della regione Siciliana è stato nominato Commissario delegato. Quest'ultimo opera secondo direttive operative impartite dal Capo del Dipartimento della protezione civile.
  A tale scopo, è stato altresì istituito un Centro di Coordinamento Emergenza (CCE), coordinato dal Commissario delegato.
  Il Commissario delegato, per l'espletamento dei compiti attribuiti, si avvale, anche in qualità di soggetti attuatori, dei comuni, delle Unioni di comuni della Regione siciliana, degli enti pubblici non territoriali interessati dagli eventi calamitosi, della Regione e dei soggetti privati e a partecipazione pubblica che concorrono al superamento del contesto di criticità in rassegna.
  La definizione degli interventi da realizzare nell'immediatezza riguardano i seguenti ambiti:
   • approvvigionamento idrico di emergenza della città di Messina;
   • ripristino, anche in termini di somma urgenza, della funzionalità dell'Acquedotto Fiumefreddo, tenendo conto del rischio incombente sul territorio comunale di Calatabiano, interessato dal movimento franoso;
   • attività tecnico-scientifiche per lo studio ed il monitoraggio del movimento franoso;
   • analisi della rete idrica cittadina per la razionalizzazione dell'erogazione dell'acqua.

  Il Commissario delegato sarà chiamato a predisporre un piano di interventi urgenti, da sottoporre all'approvazione del Capo Dipartimento, Pag. 29che contenga sia l'elenco degli interventi realizzati nella fase di prima emergenza dai soggetti competenti, volti a rimuovere la situazione di rischio e ad assicurare l'assistenza alla popolazione colpita, sia gli interventi di mitigazione del rischio per il versante interessato dalla frana e per l'Acquedotto Fiumefreddo.
  Il Piano in questione deve contenere anche un crono-programma, in cui vengono puntualmente definiti i tempi di realizzazione nonché l'indicazione delle stime di costo.
  Il Centro di coordinamento dell'emergenza (CCE), istituito a seguito della delibera dello stato di emergenza, è stato organizzato presso la sede provinciale di Messina del Dipartimento regionale di protezione civile.
  Il CCE si articola per funzioni di supporto, a cui partecipano i soggetti interessati dall'emergenza sia a livello locale che statale e le attività vengono condivise con il Sindaco di Messina e gli Assessori comunali, nonché con i Presidenti delle circoscrizioni che rappresentano le necessità che emergono sul territorio supportando il CCE per la pianificazione della attività di distribuzione dell'acqua alla popolazione.
  Il Dipartimento della protezione civile ha costantemente seguito l'evolversi della situazione e, sia le componenti che le strutture operative del Sistema nazionale della protezione civile sono state attivate per fronteggiare le criticità.
  Le attività di assistenza alla popolazione hanno, al momento, riguardato principalmente:
   • approvvigionamento della popolazione attraverso la fornitura idrica potabile e non potabile con autobotti e mezzi antincendio regionali; sono stati predisposti punti fissi di approvvigionamento, comunicati alla popolazione.
   • supporto alle persone con fragilità attraverso l'impiego del volontariato di protezione civile comunale e regionale e con il supporto degli assistenti sociali del Comune di Messina;
   • fornitura di acqua con mezzi dedicati agli ospedali (in particolare all'ospedale Papardo per numerose criticità), alle case di cura ed alle scuole;
   • gestione approvvigionamento di emergenza.

  L'attuale situazione di dissesto del versante nel comune di Calatabiano determina significativi fattori di rischio residuo per la sicurezza dell'abitato di Calatabiano e condiziona fortemente la scelta dell'intervento di ripristino dell'erogazione idrica di Messina.
  Nei giorni scorsi l'AMAM ha presentato un progetto definitivo per l'intervento provvisorio di ripristino della funzionalità della condotta. Nel corso di una riunione che si è svolta l'8 novembre scorso, sono stati discussi gli aspetti relativi alla messa in sicurezza del versante e all'intervento provvisorio anche nell'ottica di quello definitivo, condividendo una strategia operativa complessiva.
  Alla luce dei primi interventi messi in atto dall'ente gestore e alla situazione di instabilità del versante, non sembra attuabile un intervento rapido con le tecniche tradizionali sull'acquedotto esistente Pag. 30danneggiato e appare necessario un più approfondito studio di valutazione del rischio e della messa in sicurezza del versante. Sarà pertanto avviato nei prossimi giorni un sistema di monitoraggio della frana in tempo reale, anche a tutela degli operatori che verranno impegnati nella realizzazione degli interventi di ripristino, oltre che dell'abitato a valle.
  Per quanto infine riguarda il progetto per il ripristino definitivo della condotta, si conviene che tale intervento dovrà essere realizzato solo dopo aver messo in sicurezza il versante con le opere di drenaggio e comunque utilizzando anche per la tubazione definitiva un sistema di ancoraggio.
  Vale la pena evidenziare in questa sede che anche l'intervento definivo di ripristino della funzionalità dell'acquedotto Fiumefreddo rappresenta una soluzione ad una criticità puntuale del tracciato acquedottistico, che insiste su terreni caratterizzati da forti predisposizioni a dissesti idrogeologici non meno invasivi rispetto a quello generatosi nel Comune di Calatabiano; andrebbe quindi programmata un'analisi di vulnerabilità dell'intera adduttrice di Fiumefreddo per programmare interventi puntuali di riduzione del rischio di interruzione del servizio.
  Il mio Ministero dell'Ambiente farà il possibile a supporto della Regione nella soluzione definitiva del problema.
  Ad ogni modo si evidenzia che non ha ancora trovato attuazione il processo di riorganizzazione del servizio idrico integrato, voluto dal legislatore già nel 1994, con la legge Galli, ribadito negli anni con diversi interventi legislativi e di recente sollecitato con lo «Sblocca Italia».
  Il ritardo registrato sino ad oggi nella riassetto della governance del settore rende decisamente più difficile garantire un adeguato livello di prestazione del servizio, con evidenti ripercussioni anche sulle situazioni emergenziali che si possono verificare. Una struttura di governance conforme alle prescrizioni di legge, organizzata su ambiti territoriali ottimali e con un Ente di Governo d'ambito partecipato da tutti i comuni ricadenti nell'ATO, è infatti necessaria per garantire la necessaria razionalità ed affidabilità del sistema.
  Gli Enti locali devono pertanto aggregarsi in un Ente sovra comunale. A tale Ente, dimensionato sulla base del principio dell'unità del bacino idrografico, della localizzazione delle risorse e dei loro vincoli di destinazione, dell'unicità della gestione e dell'adeguatezza delle dimensioni gestionali, spetta il compito di approntare un piano d'ambito a scala adeguata e di affidare il servizio ad un soggetto in grado di garantire la realizzabilità degli investimenti, attraverso la tariffa del servizio.
  Al riguardo si segnala che il mio ministero ha avviato una forte attività di monitoraggio dello stato di adeguamento, in tutte le Regioni, della governance del sistema idrico integrato alle prescrizioni sopra richiamate, ed è intenzionato ad utilizzare i poteri sostitutivi che l'ordinamento predispone a questo scopo, con la finalità ultime di promuovere la realizzazione delle opere necessarie alla efficiente prestazione, su tutto il territorio nazionale, del servizio idrico.
  In questo quadro, alla Regione siciliana si è chiesto di modificare la sua recente normativa sul punto dando attuazione quanto prima Pag. 31ai principi sopra richiamati, superando la frammentazione gestionale, le gestioni in economia, gli affidamenti a piccoli gestori non in grado di supportare ingenti investimenti, in modo da garantire il servizio con la maggiore continuità possibile.
  Infine, si segnala che per il 2016 sul tema del contrasto al dissesto sono previsti per il Ministero dell'Ambiente complessivamente 150 milioni di euro (100 di questi derivanti dalla manovra 2014 e 50 dalla legge di stabilità 2016 in corso). Per il 2017 e 2018 sempre in legge di stabilità 2016 sono previsti ulteriori 200 milioni (50 per il 2017 e 150 per il 2018).
  Altre norme importanti sono quelle contenute nel Collegato Ambientale: penso al fondo per la progettazione delle opere e agli oltre 10 milioni di euro messi a disposizione di quei comuni – spero siano tanti e mi «costringano» a raddoppiare i soldi in quel fondo – che vogliono abbattere edifici abusivi costruiti in zone a rischio idrogeologico.
  Concludo ringraziandovi e rinnovando il massimo impegno del mio Ministero e dell'intero Governo in tutte le delicate situazioni affrontate, che toccano da vicino la vita dei cittadini, la tutela del nostro ambiente e la sicurezza di un territorio che abbiamo urgente bisogno di mettere a riparo da rischi idrogeologici crescenti, di portata sempre più violenta e inedita: episodi come quelli capitati in Calabria e a Messina ci dicono quanto sia fondamentale quella progettazione che è il perno dell'azione del nostro governo e quanto stia costando, in termini di vite umane e di ricadute ambientali oltre che economiche, non aver saputo per decenni scegliere la strada della pianificazione, da nord a sud, degli interventi indispensabili.