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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 15 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ITALIANA PER L'ARTICO

Audizione del Presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI), Franco Frattini.
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 ,
Frattini Franco , Presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI) ... 3 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 ,
Frattini Franco , Presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI) ... 3 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 5 ,
Frattini Franco , Presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI) ... 5 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 8 ,
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 8 ,
Alli Paolo (AP-NCD-CpE)  ... 8 ,
Farina Gianni (PD)  ... 9 ,
Porta Fabio (PD)  ... 9 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 9 ,
Frattini Franco , Presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI) ... 10 ,
Cirielli Edmondo (FdI-AN)  ... 10 ,
Frattini Franco , Presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI) ... 10 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 11 ,
Frattini Franco , Presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI) ... 11 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa: AP-NCD-CpE;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FABRIZIO CICCHITTO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI), Franco Frattini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna prevede l'audizione del presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI), Franco Frattini, che ringrazio per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  L'indagine conoscitiva, deliberata nel 2016, ha avuto effettivo inizio con l'audizione del Sottosegretario Della Vedova. Successivamente, il 15 febbraio scorso, si è svolta l'audizione dell'Ambasciatore d'Italia a Oslo, Giorgio Novello, che ha evidenziato il forte rapporto fra il nostro Paese e la Norvegia riguardo la questione artica.
  Ricordo che Franco Frattini ricopre il ruolo di presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale dal 21 febbraio 2012 e che in precedenza è stato, per due volte, ministro degli affari esteri.
  In questo ruolo ha svolto un importante lavoro decisivo, che certamente ci illustrerà, affinché l'Italia diventasse membro osservatore permanente del Consiglio Artico, che è il principale foro internazionale in cui vengono discusse le questioni dei governi artici e della popolazione indigena dell'Artico.
  Ricordo, altresì, che la SIOI ha particolarmente a cuore la questione artica. Infatti, organizza un master universitario di primo livello in sviluppo sostenibile e geopolitica delle risorse e studi artici, che, per quest'anno, ha avuto inizio il 13 marzo e proseguirà fino al 10 ottobre. Inoltre, dal 2 al 5 maggio a Roma la SIOI organizzerà un evento di simulazione del Consiglio Artico, a cui sono invitati a partecipare giovani talenti di tutto il mondo.
  Do la parola al presidente Frattini per lo svolgimento della sua relazione.

  FRANCO FRATTINI, Presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI). Ringrazio il presidente e gli onorevoli rappresentanti delle diverse forze politiche, con le quali mi complimento, perché il tema dell'Artico sembrava materia lontanissima dall'attenzione delle istituzioni e, in particolare, del Parlamento, laddove nel resto del mondo è diventata una delle priorità.

  PRESIDENTE. Mi consenta un'interruzione. Noi siamo stati attaccati da due o tre giornali – Libero, Il Tempo e Il Giornale – perché abbiamo svolto la prima audizione mentre succedeva il disastro in Abruzzo. Hanno scritto: «Ecco, i deputati perdono il loro tempo occupandosi dell'Artico mentre avviene questa tragedia». Questo è il clima nel quale lavoriamo.

  FRANCO FRATTINI, Presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI). Sapendo più o meno tutto questo, ho iniziato non a caso con complimenti sinceri al Parlamento italiano e alla Commissione, perché, per le ragioni che Pag. 4cercherò rapidamente di indicare, si tratta di una delle materie di assoluta priorità sulla scena globale.
  In prima approssimazione – in seguito sarò un po’ più dettagliato –, posso dire che ci sono almeno quattro grandi tematiche che vengono alla luce quando si parla di regione artica, per gli studiosi, ma anche per le istituzioni. Innanzitutto, vi sono ragioni e tematiche di tipo geostrategico. In secondo luogo, vi sono implicazioni di carattere prettamente economico. Certamente, c'è la tematica ambientale, che è forse quella più conosciuta per il molto parlare del global warming e non solo. Assai meno trattata e approfondita, ma a mio avviso straordinariamente importante, è la tematica attinente ai popoli dell'Artico e alla conservazione delle tradizioni, delle storie e delle identità di molti milioni di donne, uomini e bambini che popolano le regioni artiche.
  Inizierei dalle ragioni di tipo geostrategico per le quali questa tematica è così importante, collegandomi all'introduzione che tu, presidente, hai voluto fare relativamente al ruolo dell'Italia. Quando nell'ormai lontano 2009 da Ministro degli affari esteri fui invitato, per la prima volta, a una riunione di discussione e di riflessione promossa dall'allora presidenza norvegese di turno del Consiglio Artico, dopo una riflessione che ho compiuto con i collaboratori alla Farnesina, ma anche con altri colleghi del Governo e con l'allora Presidente del Consiglio, decidemmo che in quella occasione avrei presentato la candidatura dell'Italia.
  Anche se tale candidatura non era prevista e colse un po’ di sorpresa gli altri colleghi, in quel vertice di Tromsø io andai e non trovai un parterre di modesto livello. L'America era rappresentata da Al Gore, che non era più Vicepresidente, ma era uno dei grandi guru dell'ambientalismo americano e certamente non un estremista dell'ambientalismo. Per la Russia c'era Sergej Lavrov, Ministro degli esteri. C'era il primo Viceministro degli esteri della Cina. Tutti i Paesi del Consiglio Artico (la Danimarca, la Finlandia e la Norvegia) erano rappresentati a livello di ministri degli esteri. Mi resi conto visivamente e tangibilmente che il Consiglio Artico era davvero un luogo di alta riflessione politica e quando l'Italia pose la sua candidatura – bisogna dirlo con un po’ di orgoglio – nessuno si stupì.
  Nel 2016 abbiamo celebrato l'anniversario della missione di Nobile con il dirigibile Norge per raggiungere il Polo Nord. Nessuno si meravigliò di questo interesse, perché tutti sanno che c'è una stazione permanente del Centro nazionale delle ricerche (CNR) dell'Italia alle isole Svalbard, che ovviamente opera estate e inverno, e tutti sanno che c'è un Museo dell'Artico e dell'Italia nell'Artico a Longyearbyen, che è il capoluogo delle isole Svalbard, dove sono stato svariate volte.
  Pertanto, il coordinatore dei lavori, che era uno stimatissimo scienziato, direttore dell'Istituto scientifico polare di Tromsø, accolse la candidatura dell'Italia a osservatore permanente con serietà. Nessuno si stupì che un Paese mediterraneo ponesse questa richiesta. Allora iniziò un percorso molto complesso e molto lungo che ha portato, alcuni anni dopo, al riconoscimento di questo ruolo.
  Dico questo perché dopo di noi sono arrivati tanti altri, ad esempio i francesi e i britannici, che si sono interessati anche loro all'Artico. Si è creato un meccanismo che, grazie a un Paese certamente non artico, ma con una profondissima storia di ricerca sull'Artico, ha coinvolto altre realtà e altri Paesi. Anche l'India sta chiedendo di diventare osservatore permanente al Consiglio Artico. Ciò avviene perché si è ben compresa la valenza geostrategica di quel luogo.
  Vorrei sottolineare due aspetti sul Consiglio Artico. In primo luogo, pochi hanno rilevato che è l'unico consesso di riflessione politica e geostrategica in cui tutti i grandi attori globali del mondo siedono ai massimi livelli, qualunque cosa succeda rispetto alle crisi in altre parti del pianeta. Malgrado la crisi Occidente-Russia, dalla Georgia all'Ucraina, americani e russi si sono sempre seduti a parlare al Consiglio Artico dei temi all'ordine del giorno. Mai ci sono stati imbarazzi per il Segretario di Stato americano o per il Ministro degli Pag. 5esteri russo a sedersi al Consiglio Artico durante le varie presidenze, malgrado l'esistenza della crisi dell'Ucraina, ad esempio. Se accanto a questi due attori mettiamo il terzo, cioè la Cina, noi abbiamo i tre global player che, comunque, partecipano attivamente al Consiglio Artico. Questo è un primo elemento che dà al Consiglio Artico una connotazione unica: l'essere il luogo dove si è compreso che è interesse assolutamente comune preservare e governare la tematica artica qualunque cosa succeda.
  C'è un secondo elemento estremamente importante, che ovviamente riguarda noi italiani, ma soprattutto noi europei: vi è una candidatura pendente dell'Unione europea come osservatore permanente, che è fortemente avversata. Questo è l'altro elemento su cui non è male che si rifletta: il tema di un Consiglio assolutamente intergovernativo, che ha funzionato finora benissimo per consenso, in cui, allorché si parla di introdurre organismi sovranazionali di tipo regionale, come l'Unione europea, si sollevano immediatamente obiezioni.
  Le obiezioni canadesi sono state forse le più forti, ma in quel momento c'era il trade-off con l'accordo commerciale Europa-Canada. Magari alla prossima presidenza finlandese il Canada sarà più morbido. Certamente, la Russia e la Cina sono fortemente contrarie e probabilmente la nuova amministrazione americana non sarà entusiasta di appoggiare questa candidatura. Consideriamo anche che il ruolo intergovernativo di questo Consiglio è stato mantenuto finora come un valore aggiunto, cioè non si è detto: «Speriamo che venga l'Unione europea», anzi si è detto: «Siamo in grado di gestire queste questioni in un'atmosfera piuttosto equilibrata». Questa è la seconda grande tematica.
  Queste sono motivazioni geostrategiche che hanno un'implicazione diretta anche sul tema della sicurezza globale. La presenza del presidente Alli mi induce a spendere una parola su questo. È chiaro che, se il Consiglio Artico continua a funzionare come luogo di confronto e luogo di compensazione di tematiche divisive, ci sarà assai meno probabilità che sulla regione artica si volgano indirizzi di corsa agli armamenti e di militarizzazione, cosa che ovviamente sarebbe devastante per tutto il mondo.
  Quanto più questo luogo è un luogo di raffreddamento delle tensioni che vi sono in altre parti del pianeta, tanto più riusciremo a evitare che la regione artica diventi nuovo terreno di corsa agli armamenti, per essere brutali, o di presenza di flotte di sommergibili nucleari dall'una e dall'altra parte, che sarebbe ovviamente...

  PRESIDENTE. In materia ci sono tanti altri terreni.

  FRANCO FRATTINI, Presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Esattamente. Ciò sarebbe proprio quello che non serve assolutamente alla sicurezza.
  Sapete che ancora non esiste un trattato per l'Artico. Si sta faticosamente cercando di negoziare un trattato globale e difficilmente si arriverà a chiudere questo negoziato in tempi brevi. Tra le grandi tematiche c'è proprio quella di fare della regione artica una regione weapon free, cioè una regione dove non si corre al piazzamento degli arsenali. Questo sotto il profilo geostrategico è qualcosa che l'Italia, per sua vocazione storica, da osservatore permanente, sosterrà, come io facevo da ministro, come hanno fatto i miei successori, come il Sottosegretario Della Vedova farà e sta facendo, essendo direttamente interessato per la delega del Ministro Alfano a seguire l'Artico.
  La seconda grande tematica è quella economica. Non sfugge a nessuno che ci sono tre implicazioni in questo volet economico, di cui due sono già state affrontate e la terza assai meno e assai più surrettiziamente, il che è più preoccupante.
  La prima tematica è il trasporto transartico. Ricorderete quella sorta di cerimonia che accompagnò il primo cargo cinese che attraversò l'Artico scongelato, passando nel famoso passaggio a nord-ovest, che normalmente è chiuso dal ghiaccio. Quell'anno non lo fu e temo che quest'anno Pag. 6si aprirà di nuovo. Riguardo al tema del trasporto, è chiaro che passare attraverso la calotta polare o vicini al Polo Nord accorcia tremendamente i collegamenti e, quindi, li favorisce moltissimo. È evidente, però, che, se questa materia non sarà adeguatamente governata, una corsa all'invasione di grandi navi sarà un moltiplicatore di fattori di rischio per un'altra questione di cui parlerò: il fragilissimo ecosistema dell'Artico. Su questo tema il ruolo dell'Italia nel Consiglio Artico è stato sempre, ancora una volta, quello di equilibrio e moderazione, sostenendo che si può considerare per talune ipotesi la rotta artica dei trasporti, ma non è quello l'obiettivo su cui dobbiamo puntare per valorizzare la regione artica.
  Il secondo ambito, sempre nel volet economico, è quello dell'energia, a cui sono interessati molti Paesi nel Consiglio Artico, soprattutto la Norvegia, per quel che ci riguarda in quanto europei, anche se non è un membro dell'Unione europea. La Norvegia è un attore principale nell'esplorazione off-shore e ha una produzione importante, che non è soltanto per se stessa, ma è una produzione a cui molti Paesi e altri soggetti economici sono interessati, ENI e Saipem compresi. Ovviamente altri Paesi potrebbero avere un interesse – penso in particolare al Canada, che già sta prospettando questo interesse – a lavorare per una nuova stagione di esplorazioni petrolifere offshore.
  Non c'è bisogno che mi dilunghi nel dire che questo è ancora più pericoloso a causa del rischio di un qualsiasi incidente. Non era per l'esplorazione, ma una delle più grandi tragedie nella storia dell'Artico fu la famosa rottura di una petroliera in Alaska. Io sono stato a Glacier Bay in Alaska e ho visto, vent'anni dopo quella tragedia, i residui che la rottura di una grande petroliera aveva portato. Immaginatevi cosa può provocare un incidente a un pozzo offshore nel mezzo dell'Artico. Di conseguenza, anche il tema energetico richiede il governo equilibrato delle esplorazioni, delle progettazioni e delle ricerche.
  Il terzo tema, che, come ho detto, viene affrontato molto surrettiziamente e molto indirettamente, per non dire segretamente, è quello che mi preoccupa di più.
  Non vi sarà sfuggito recentemente sul Washington Post un grande articolo, addirittura in prima pagina, che segnalava il pericolo gravissimo di una corsa all'esplorazione di minerali nel sottosuolo groenlandese. La Groenlandia, che dipende, con un'autonomia speciale, dal Regno di Danimarca, come tutti ormai sanno, ha una potenzialità neanche stimabile di minerali nel suo sottosuolo. Questo rapporto, che è stato pubblicato da un'associazione che io ho incontrato, di cui fanno parte anche importanti giornalisti italiani, illustra una ricerca che ha accertato una corsa alle concessioni minerarie in Groenlandia. Comprendete bene che, se questo accadesse, equivarrebbe, moltiplicato per n, alla tragedia della corsa alle concessioni minerarie dell'Africa, del famoso oro nero, dei famosi diamanti sporchi di sangue. Ciò comporterebbe la devastazione del territorio groenlandese. Chi ci è stato sa che è un territorio fragilissimo, perché sotto la calotta permanentemente ghiacciata c'è il cosiddetto «permafrost», che è uno strato umido che, una volta bucato, non rinasce più, è irreversibilmente morto.
  Credo che aprire una serie di carotaggi sulla Groenlandia per le ricerche minerarie sia un tema che vedrebbe benissimo il Parlamento italiano schierato a favore di un forte warning internazionale, per evitare che il Regno di Danimarca e soprattutto il Governo autonomo della Groenlandia, dipendente dal Regno di Danimarca, diano un'autorizzazione. Evidentemente, senza controllo – la materia attiene alla sovranità del territorio groenlandese – questo tema rischierebbe di sfuggire anche al Consiglio Artico.
  Tra le grandi tematiche, la terza è la tematica ambientale. Non c'è bisogno di dilungarci, perché molto sappiamo. Il global warming non è un'invenzione, è una realtà. Ho incontrato, in molte occasioni, sia come ministro degli affari esteri sia successivamente, esponenti delle popolazioni artiche e, quindi, collego questo tema al quarto tema, ossia la questione umana Pag. 7relativa ai popoli dell'Artico, e li tratto insieme.
  Ci sono due aspetti strettamente connessi: il degrado ambientale e il rischio di un depauperamento delle risorse provocano due conseguenze. La prima è la perdita di risorse che non si ricostituiscono più. Voi sapete che nella parte dell'Artico scongelata, siccome non c'è un trattato internazionale, sostanzialmente la pesca è libera. Comprendete bene che le immense navi pescherecce che vengono, ad esempio, dal Giappone o dalla Cina, venendo meno i tradizionali banchi di pesce che c'erano ma che sono sempre meno nel Labrador e nello stretto di Bering, salgono sempre più su. Il tema della pesca incontrollata e sostanzialmente libera è legato al tema dell'ambiente. Si riduce l’habitat di alcune specie marine, ma anche di alcune specie terrestri. Ovviamente l'orso bianco è il simbolo dell'Artico, ma non ci sono soltanto gli orsi bianchi. Tutto questo ha una ricaduta diretta sui popoli, cioè su coloro che nell'Artico vivono da millenni.
  Ho ricevuto a Roma una delegazione che, se il Parlamento volesse arricchire il suo lavoro, consiglierei di invitare. Esiste, a cavallo tra la Finlandia e la Svezia, il Parlamento sami. Il popolo sami è costituito dai lapponi del nord. Ho invitato a Roma una delegazione di quello che loro chiamano «Parlamento», che è un vero e proprio parlamento che amministra le tematiche che li riguardano. Certamente si occupano di pesca e di caccia, ma si occupano anche di custodire la loro identità, la loro storia, la loro lingua. La lingua lappone è parlata, come terza lingua, sia in Finlandia del nord sia nella parte nord della Svezia, nella regione di Kiruna.
  Questi rappresentanti del Parlamento sami mi hanno parlato, in modo molto semplice, delle fonti di sostentamento del popolo lappone e dell'allevamento delle renne. Per esempio, contrariamente a quello che noi pensiamo, se il clima diventa più caldo, al Polo nord nevica di più, non di meno, e, se nevica di più, la renna non riesce a raspare per raggiungere i muschi che sono sotto la neve. Infatti, se è freddissimo, ci sono dieci centimetri di neve, mentre se è più caldo e c'è un metro di neve, come in questi ultimi anni, la renna non riesce a mangiare, perché sotto un metro di neve non riesce ad arrivare. Sembra una sciocchezza, ma questo non solo causa la morte delle renne, che debbono essere alimentate dai lapponi, ma porta anche il popolo ad andarsene.
  La seconda conseguenza terribile, che viviamo con gli inuit dell'Alaska e con i sami della Scandinavia, è un possibile rischio di emigrazione dovuta al cambiamento climatico nell'Artico. Immaginatevi, per esempio, centinaia di migliaia di persone della Baia di Hudson, che si trova nella parte artica del Canada, che per il riscaldamento devono andare nelle città. Rischiano di diventare come gli indiani d'America nelle riserve. Occorre fare attenzione: c'è un inurbamento di popoli che non sono mai stati nelle città. Pensiamo ai rischi legati all'alcolismo e alla disoccupazione.
  Tutti questi problemi hanno una radice che riguarda persone, esseri umani, non si tratta soltanto del destino della renna. I rappresentanti del Parlamento sami mi spiegavano che, se la gente si muove da Kiruna verso Stoccolma, si creano quartieri di disadattati e di persone che finiranno malissimo e certamente perderanno tradizioni e storie millenarie. Queste sono alcune delle ragioni, che ho soltanto accennato, che fanno capire come si tratti di una questione di prima grandezza.
  Nel concludere la mia introduzione, lascio al presidente e alla Segreteria la locandina del master che abbiamo iniziato alla SIOI, che è al suo secondo anno, su geopolitica delle risorse e studi artici. Ci viene sponsorizzato da tutti i Paesi del Consiglio Artico. Quest'anno facciamo un ulteriore esercizio sull'Artico, che si chiama OneArtic, richiamando l'unitarietà della regione artica, che ci viene sponsorizzato dal Governo degli Stati Uniti. Lo organizziamo con l'Ambasciata americana a Roma. Dal 2 al 5 maggio questo progetto porterà, presso i nostri locali della SIOI, qualche centinaio di giovani a simulare una settimana di lavori del Consiglio Artico. Faremo un esercizio: alcuni faranno la Russia, Pag. 8 altri faranno l'America e così via. Saranno i ragazzi a dirci quali sono le sensibilità.
  Io credo che il Parlamento sarebbe assai benvenuto e potrebbe inviare un proprio delegato a partecipare a questi lavori. Avrà luogo dal 2 al 5 maggio, quindi potrebbe essere utile per la vostra indagine, che si conclude a giugno. Noi saremmo felici se, a partire dal presidente Cicchitto, ci fosse un saluto, un intervento o comunque un'attenzione del Parlamento a quello che verrà da questi ragazzi, che seguiranno il master, andranno a svolgere stage in Norvegia, in Canada e così via e poi a maggio ragioneranno come se fossero il Consiglio Artico. È un'esperienza assolutamente inedita, che nessuno aveva fatto. Io ho voluto fortemente calcare l'accento su questa questione.
  Mi fermo per lasciare spazio agli interventi e consegno il documento al presidente.

  PRESIDENTE. Ringrazio molto il presidente Frattini, che, nell'articolazione dei vari punti, ha dato un contributo fondamentale alla nostra indagine conoscitiva. Mentre le prime questioni, più geopolitiche, sono bene o male note, reputo specialmente l'ultima parte di importanza decisiva e lo ringrazio molto. Credo che la nostra indagine abbia un senso se riesce anche a coinvolgere le popolazioni interessate, per tutte le implicazioni che ci ha illustrato il presidente Frattini. Considero la sua audizione decisiva per la nostra indagine e, quindi, lo ringrazio moltissimo.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Ringrazio molto anch'io il presidente Frattini per la sua audizione estremamente affascinante e dettagliata, che ha affrontato tutta una serie di ampie implicazioni.
  Vorrei fare una domanda rispetto al funzionamento del Consiglio Artico e alla qualità del dibattito. Noi viviamo in una fase in cui i luoghi di governance globale sono sempre più utili ma sempre più messi in discussione, in particolare in questo momento, dalle grandi potenze, che in molte occasioni preferiscono crearsi luoghi ad hoc. Mi hanno molto stimolato, invece, i suoi riferimenti alla presenza strategica di massimo livello nel Consiglio Artico da parte russa, americana e cinese. Vorrei che approfondisse la qualità e gli obiettivi di questa presenza.
  Il Consiglio Artico viene vissuto come un luogo dove discutere senza poi arrivare a decisioni o dove tener d'occhio quello che intendono fare gli altri, oppure, proprio perché stiamo trattando temi molto strategici e molto delicati, come Lei ci ha indicato – la delicatezza degli aspetti ambientali, secondo me, è abbastanza fondamentale –, è, invece, un luogo dove si riesce a delineare una strategia comune alle grandi potenze?

  PAOLO ALLI. Anch'io ho una domanda molto simile a quella dell'onorevole Quartapelle, che non sto a ripetere. Voglio solo mettere in evidenza che effettivamente il multilateralismo appare oggi sempre più in crisi. Da un lato, quindi, teniamoci stretti gli organismi multilaterali che ancora esistono. Anch'io, però, vorrei capirne l'efficacia in questo momento e in questo contesto, anche alla luce del fatto che pure la nuova Amministrazione americana dà segnali di virare verso approcci bilaterali, cosa che sarebbe devastante ovviamente, soprattutto per l'Europa.
  Vorrei fare, poi, una domanda specifica sulla Cina. La Cina ha aperto a Reykjavík la sua più grande ambasciata europea, di dimensioni colossali. Pare che possa ospitare 500 diplomatici. Qual è l'interesse specifico della Cina, al di là di quello legato ai trasporti, che pure è importante, ma non credo possa assumere dimensioni amplissime? Il trasporto transartico certamente diventerà sempre più importante, ma con le limitazioni, anche di tipo ambientale, che bisognerà imporre, sottolineante anche dal Presidente Frattini, comunque non costituirà una percentuale altissima del traffico complessivo. Al di là del trasporto, che cosa muove la Cina in questo evidente interesse? Io ho l'impressione che la Cina stia accerchiando l'Europa da diversi lati, Pag. 9anche da nord, però probabilmente la spiegazione è molto più complessa.
  La terza domanda concerne il tema della militarizzazione dell'Artico, che di fatto sta avvenendo, checché se ne dica. È ovvio che la Federazione Russa, attraverso la costruzione di basi di rescue, sta di fatto creando delle postazioni militari, perché evidentemente il predominio geopolitico in quell'area è fondamentale in prospettiva futura. Basterà il Consiglio Artico per limitare questa tendenza, che definirei chiara, della Federazione Russa ad avere avamposti militari in quell'area o servirà qualche intervento più robusto, tipo da parte delle Nazioni Unite?

  GIANNI FARINA. Innanzitutto, mi scuso per essere arrivato in ritardo, ma penso di aver colto l'essenziale e la forte importanza di questo argomento che – lo vogliamo o no – non riguarda solo l'Artico naturalmente. I cambiamenti climatici hanno imposto un nuovo modo di vivere il mondo e soprattutto un'attenzione che la comunità internazionale volge su questa parte del mondo.
  Prima di fare alcune considerazioni, vorrei porre un problema di riferimento strategico. È già da tempo che la Russia ha avanzato delle rivendicazioni territoriali molto chiare sull'Artico, considerandolo come una propaggine del territorio siberiano. È da molto che questo tema viene portato avanti ed è seguito con attenzione naturalmente dall'altra grande potenza, gli Stati Uniti, e anche dalla Cina. Vorrei comprendere il fondamento giuridico di queste rivendicazioni, che è decisivo e importante per capire cosa avverrà in futuro. Io sono estremamente preoccupato, naturalmente.
  L'altra questione si lega all'accenno che Lei ha fatto al trasporto artico, che è collegato al disegno strategico cinese, ma anche russo, della costruzione di nuovi e moderni rompighiaccio. Infatti, per la navigazione artica occorre una tecnologia all'altezza. Lei diceva che si tratterà di episodi limitati in un determinato periodo dell'anno, invece, purtroppo, non è vero, perché attorno alla strategia di una navigazione artica si sta sviluppando una nuova tecnologia, che per certi versi è anche vecchia. Naturalmente, i rompighiaccio non sono di ieri, sono dell'altro ieri, ma se ne stanno sviluppando di nuovi che hanno un carattere strategico importante, perché assicurano il trasporto, se non nel corso di tutto l'anno, sicuramente di una sua buona parte. Ciò, naturalmente, genera dei guadagni enormi sul piano strategico e dei trasporti internazionali.
  L'ultima osservazione riguarda la difesa delle minoranze. Ha fatto bene il presidente Frattini ad affrontare questo problema: guai se quel territorio venisse abbandonato da quei popoli che l'hanno vissuto come la loro ricchezza più straordinaria! È un problema veramente di carattere umano, che riguarda i diritti umani.
  Mi congratulo, quindi, con Lei e mi scuso di nuovo per essere arrivato in ritardo. Credo che dobbiamo seguire con molta attenzione gli sviluppi di questa questione fondamentale.

  FABIO PORTA. Vorrei ringraziare il presidente Frattini per la presentazione, che mi ha colpito per la completezza e anche per l'approccio quasi multidisciplinare, affrontando vari aspetti.
  C'è una cosa che più mi ha colpito. Ho letto qualche tempo fa una sua intervista, credo su Formiche, che si soffermava proprio su questo potenziale dramma, che potrebbe anche diventare un vero e proprio esodo, delle popolazioni sami, delle popolazioni locali, alle quali si riferiva il collega Farina.
  Vorrei sapere di quante persone stiamo parlando dal punto di vista numerico, per avere un'idea un po’ più precisa. Dal punto di vista della collocazione geografica e dei flussi, vorrei sapere in quali aree la presenza attualmente è consolidata, ma anche quali potrebbero essere i flussi, più verso l'Alaska o più verso la parte europea dell'Artico.

  PRESIDENTE. Il grosso della Commissione rimpiangerà di non essere stata presente e di non aver potuto seguire direttamente, non solo per resoconto, questa riunione, che si rivela molto interesse.
  Do la parola al presidente Frattini per la replica.

Pag. 10

  FRANCO FRATTINI, Presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ringrazio molto tutti coloro che hanno posto quesiti e che hanno sottolineato problematiche.
  Onorevole Quartapelle, per ciò che concerne il funzionamento del Consiglio Artico, l'idea che io mi sono fatto, partecipando in alcune occasioni ai suoi lavori, è che sia volto, ad oggi, piuttosto a tenere d'occhio cosa fanno gli altri. La grande presenza qualificata significa proprio questo: se il Segretario di Stato e il Ministro degli esteri russo e quello cinese ci vanno, marcano con la loro presenza autorevole il fatto che nulla può accadere senza che loro siano in qualche modo coinvolti.
  C'è un'evoluzione possibile, cioè che da questo atteggiamento, che io riconosco con grande sincerità, si passi, per alcune tematiche, a un lavoro di vera condivisione di interessi. Mi riferisco proprio al tema della salvaguardia dei popoli dell'Artico, perché ognuno dei grandi attori si rende conto che se c'è un rischio di esodo dei popoli artici, gli arriva in casa. Tutti i canadesi sono estremamente preoccupati – rispondo all'onorevole Porta – del flusso degli inuit dall'Alaska e dallo Yukon, perché la Baia di Hudson, come sapete, si sta riscaldando e quell'area umida che era il territorio di caccia e pesca del popolo inuit alaskano e canadese si sta riducendo.
  Io sono stato a Churchill e consiglio a chi non c'è stato di andarci, perché è un posto straordinario quando c'è la raccolta degli orsi bianchi che aspettano che si ghiacci il mare, che ora si ghiaccia sempre più tardi. Gli inuit, che adesso fanno gli autisti dei pullman blindati per i turisti che vanno a vedere gli orsi, sono quasi sempre ubriachi, mentre non lo erano quando andavano a caccia. Sono i primi sintomi della situazione drammatica di gente che, a causa di quello che sta accadendo, dall'essere cacciatori di narvali e di balene è passata a portare i turisti con l'autobus. È un po’ come la storia tragica degli indiani d'America e occorre fare attenzione. È chiaro che nessuno di questi Paesi, men che meno noi europei, gli svedesi, i finlandesi, può immaginare che appartenenti al popolo sami arrivino a Helsinki, perché sarebbe una tragedia, ci sarebbero i quartieri ghetto e così via.
  Su questo tema, dal tener d'occhio gli altri si può passare al consenso vero. In che modo? Un grande risultato è stato raggiunto proprio a quel Consiglio di Tromsø a cui io partecipai: un invito stabile ai popoli, ma non come osservatori permanenti. L'hanno chiamato in un modo molto bello: Consiglio dei Popoli. Accanto al Consiglio Artico siede il Consiglio dei Popoli, dove ci sono i sami, gli inuit, i groenlandesi. Loro prendono la parola, non essendo membri del Consiglio, perché non sono Stati, ma non essendo nemmeno degli estranei. Questo coinvolgimento è forse il passo avanti più importante nella governance che il Consiglio Artico sta facendo.
  Vengo all'altro tema sollevato dal presidente Alli: la Cina. Il tema della governance unisce un po’ le due domande. Io penso che ancora non ci siano strategie, se noi le intendiamo come la negoziazione di un trattato per l'Artico. Infatti, i temi negoziali ci sono, ma l'accordo non si chiude. Se, invece, intendiamo le strategie nel senso di prevenire rischi o evitare che altri facciano un passo avanti, questo sicuramente accade nel Consiglio Artico. Qualche decisione si prende, presidente Alli.
  Perché la Cina? La mia analisi è che la Cina voglia marcare...

  EDMONDO CIRIELLI. La Cina ha fame di risorse!

  FRANCO FRATTINI, Presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI). La Cina ha sicuramente fame di risorse, ma non solo. Le due preoccupazioni per i cinesi sono le seguenti. In primo luogo, se si dovesse aprire la corsa all'estrazione mineraria nell'Artico, loro debbono essere lì, ben piazzati. Sapete bene che anche l'Islanda ha delle potenzialità incredibili ed ecco perché a Reykjavík hanno aperto la mega ambasciata.
  La seconda ragione è che la Cina vuole marcare, anche relativamente all'Artico, che loro sono la seconda potenza del mondo, quindi non vogliono essere...

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  PRESIDENTE. Non solo sul Mar della Cina!

  FRANCO FRATTINI, Presidente della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI). Certamente. Ha ragione il presidente Alli. Io non parlerei di accerchiamento, ma rende l'idea. Come a sud hanno creato la via della seta, a nord hanno un piazzamento sul trasporto e sulla tecnologia per i rompighiaccio, come diceva prima l'onorevole Farina, ma anche un piazzamento ove mai si aprisse la caccia ai minerali. Io spero francamente che non si apra, perché, come ho detto, sarebbe devastante.
  La militarizzazione, presidente Alli, non si realizzerà se il Consiglio Artico continuerà a essere il luogo dove i tre grandi si controllano l'un l'altro. Non c'è nessuna legittimazione giuridica e nessun fondamento, come ha detto l'onorevole Farina, quindi oggi la cosa essenziale è il controllo, la compresenza, per evitare che uno dei tre faccia un passo avanti. Noi abbiamo fatto tanti errori che hanno lasciato intendere alla Russia che poteva fare un passo avanti sulla Crimea. Non si doveva arrivare al punto di disinteressarsi del tema. Oggi il Consiglio Artico è la prova che si è capito che bisogna marcare molto stretto in un clima che non esito a definire di reciproca diffidenza. Tuttavia, nelle relazioni internazionali anche la reciproca diffidenza ci sta.
  Sui rompighiaccio, onorevole Farina, Lei certamente sa – ma lo voglio dire nell'eventualità che qualcuno di voi non lo sappia – che da qualche mese la Fincantieri ha varato il più moderno rompighiaccio al mondo e l'ha venduto alla Norvegia. Comincerà a navigare nel 2018. Noi riteniamo che su questo tema si possa fare moltissimo anche come Italia. Presidente Cicchitto, io sono andato a vedere a Murmansk il primo rompighiaccio nucleare dell'Unione Sovietica, che si chiama Stalin ed è ancorato lì. Si può visitare, ci si può entrare e si vedono le turbine nucleari. È del 1956. È un rompighiaccio che è andato tante volte al Polo e questo dà l'idea della tecnologia dei rompighiaccio.
  Onorevole Porta, ci sono milioni di persone che vivono nell'Artico. Le aree a rischio possono riguardare tra i 600.000 e gli 800.000 inuit dell'Alaska e del Canada e popoli sami della Scandinavia. I groenlandesi, che sono sempre inuit, se ci fosse questa corsa all'estrazione mineraria, che sarebbe probabilmente la più grande tragedia della storia, corrono il rischio di diventare minatori, perché non potrebbero più cacciare la balena, l'orso e la foca e il loro terreno sarebbe distrutto. Siccome la Groenlandia è una grande isola, non potrebbero andarsene, perché non hanno soldi. Nei villaggi che ho visitato ci sono condizioni di vita miserrime. Vivono soltanto perché hanno le licenze di cacciare le specie artiche, di prendere le pelli e di fare quel che fanno da millenni. Se perdono questo, non vorrei assistere agli inuit con l'elmetto che vanno a scavare sottoterra distruggendo la terra dei loro avi.
  Il rischio di esodi non è teorico. Lo dico con particolare calore, perché credo che sia una questione su cui il Parlamento italiano dovrebbe dare un segnale fortissimo, anche invitando, come ho suggerito, questi rappresentanti dei popoli.

  PRESIDENTE. Ringrazio moltissimo l'onorevole Frattini. Le cose che lui ci ha detto mi fanno anche venire in mente che forse, siccome abbiamo in programma un viaggio in Estonia, che ha più che altro implicazioni «cibernetiche» e attinenti alle molteplici strategie di pace della Russia, questa potrebbe essere anche un'occasione per dare a questo viaggio una versione diversa. Ne parleremo meglio.
  È stata evocata la Cina. Recentemente la Cina ha dato quello che molti hanno ritenuto un segnale di relativa calma: un aumento solo del 7 per cento delle sue spese militari. Se, però, andiamo ad analizzare questo 7 per cento, vediamo che all'interno c'è un'esplosione della spesa riguardante la parte marittima, cioè l'armamento navale e così via. Stanno operando un ridimensionamento e una riqualificazione tecnologica dell'esercito di terra, che era enorme. Io ho interpretato questo dato specialmente in funzione di quello che succede nel Mar della Cina e della questione Corea del Nord- Pag. 12Corea del Sud, però adesso l'esposizione che è stata fatta mi fa venire in mente altre idee.
  Comunque, visto che ne stiamo parlando, è preoccupante la crisi della politica della Corea del Sud a fronte di quello che sta avvenendo nella Corea del Nord, ma ancor più preoccupante è il documento congiunto di Russia e Cina di qualche tempo fa, che condanna il missile difensivo della Corea del Sud, che francamente è il minimo che la Corea del Sud può fare rispetto a questo interlocutore, che tuttora è assolutamente non ben definito quanto alla sua razionalità. Ciò ci dà l'indice del fatto che ci troviamo di fronte a problemi molteplici.
  Ringrazio moltissimo il presidente Frattini, che ha dato prova che chi ha un retroterra politico può dare un contributo certamente più globale ai nostri lavori rispetto ai contributi, pur apprezzabili, di natura esclusivamente diplomatica che ci sono stati finora.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.