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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Martedì 17 ottobre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ITALIANA PER L'ARTICO

Audizione del Dottor Robert Sauvé, Presidente e Direttore Generale della Société du Plan Nord – Québec.
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 2 
Sauvé Robert , Presidente e Direttore Generale della ... 3 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 8 
Alli Paolo (AP-CpE-NCD)  ... 8 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 9 
Sauvé Robert , Presidente e Direttore Generale della ... 9 
Alli Paolo (AP-CpE-NCD)  ... 10 
Sauvé Robert , Presidente e Direttore Generale della ... 10 
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata dal Dottor Robert Sauvé ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori PER l'Italia: Misto-CIpI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FABRIZIO CICCHITTO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Dottor Robert Sauvé, Presidente e Direttore Generale della Société du Plan Nord – Québec.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia italiana per l'Artico, l'audizione del Dottor Robert Sauvé, Presidente e Direttore Generale della Société du Plan Nord-Québec, che saluto e ringrazio per la disponibilità a contribuire ai nostri lavori.
  Saluto, altresì, la Dottoressa Simeone, delegata del Québec a Roma, la Dottoressa Vanessa Antoniali, addetto agli affari pubblici e istituzionali della delegazione del Québec a Roma, Paul Robert Gibbard, Ministro consigliere per gli affari politici dell'Ambasciata del Canada a Roma, e le Dottoresse Andréanne Séguin e Mégan Williams, responsabili dell'ufficio stampa della Société du Plan Nord.
  Ricordo che l'indagine conoscitiva, in scadenza il 31 dicembre prossimo, ha visto finora il contributo di soggetti istituzionali e di soggetti provenienti dal mondo della ricerca scientifica, dal mondo accademico e dall'industria. Tale indagine conoscitiva si sta rivelando estremamente interessante, perché porta a riflettere sull'esigenza di armonizzare interessi che spesso possono risultare contrastanti, come il rispetto dell'ambiente e la tutela delle tradizioni delle popolazioni locali, da una parte, e lo sviluppo economico e lo sfruttamento delle risorse naturali, dall'altra.
  Inoltre, nella regione artica emergono sempre più interessi di tipo geopolitico, non solo da parte degli Stati artici, ma anche da parte di Paesi che geograficamente sono ben lontani da questa regione, come Cina, India o Singapore.
  Quanto al contributo della regione del Québec, segnalo che il Plan Nord è un'innovativa strategia di sviluppo economico varata nel maggio 2011 al fine di promuovere lo sviluppo economico della regione a nord del 49° parallelo. Il Piano, che avrà la durata di venticinque anni, ha l'obiettivo di promuovere investimenti nei settori estrattivo, dell'energia, della silvicoltura e del turismo e di creare e consolidare 20.000 posti di lavoro ogni anno per il tempo di durata del Piano.
  Segnalo che la Société du Plan Nord, di cui il Dottor Sauvé è Presidente e Direttore Generale dal mese di giugno del 2015, ha l'obiettivo di contribuire, in collaborazione con i rappresentanti delle regioni, con le popolazioni locali e con il settore privato, a uno sviluppo integrato e coerente della regione interessata dal Plan Nord, in base al principio dello sviluppo sostenibile e alle linee guida definite dal governo del Québec in relazione al medesimo Piano. Si tratta, in sostanza, di un modello particolare, che la Commissione ha valutato rivestire notevole interesse, in quanto specificamente orientato a modulare il rapporto con il settore privato.
  Do la parola al Dottor Sauvé affinché svolga la sua relazione, che prevede anche una presentazione informatica, di cui autorizzo Pag. 3 la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).

  ROBERT SAUVÉ, Presidente e Direttore Generale della Société du Plan Nord – Québec. La ringrazio, presidente, per questa occasione di presentare il Plan Nord del Québec davanti a questa Commissione e di potermi confrontare con voi sulle questioni del Nord e dell'Artico.
  Arrivo da Reykjavik, in Islanda, dove si è tenuta la quinta Assemblea annuale del Circolo Artico, un consesso internazionale sull'Artico. Vi hanno partecipato 2.000 personalità politiche, accademiche, del settore ambientale e del settore privato provenienti da 50 Paesi diversi. Si è parlato soprattutto di cambiamento climatico. Sono, quindi, in grado di confermarvi che le vostre preoccupazioni sull'Artico sono ampiamente condivise da vari Paesi di tutti i continenti del globo.
  La mia presentazione si dividerà in quattro parti. Innanzitutto, farò una breve presentazione del Plan Nord e del suo stato di avanzamento. Poi tratterò le questioni ambientali e del cambiamento climatico sul territorio ove opera il Plan Nord nel Québec e, quindi, l'acquisizione di conoscenze e la ricerca e sviluppo nell'ambito del Plan Nord. So che l'Italia eccelle per quanto riguarda il Nord e l'Artico. Concluderò, infine, con le prospettive e le opportunità economiche che potrebbero essere interessanti per le imprese italiane in quell'ambito.
  Spendo due parole sul territorio del Plan Nord. Il territorio interessato è quello del settentrione del Québec e rappresenta il 72 per cento della sua superficie, ossia 1.200.000 chilometri quadrati, dove abitano soltanto 120.000 persone. Quasi un terzo della popolazione del territorio è autoctono. Ci sono quattro popolazioni, gli Inuit, i Cree, gli Innu e i Naskapi. Questo è un elemento politico importante. Ci sono 63 comunità: 31 sono comunità autoctone e 32 sono comunità non autoctone. L'ambiente locale è assai fragile, soprattutto a causa del cambiamento climatico e della fusione del permafrost, che è presente nel terzo più a nord del territorio. Il potenziale economico è, però, importante nell'ambito minerario, energetico, forestale e turistico. Questo per quanto riguarda il territorio.
  Il Plan Nord è sia un progetto, sia un approccio, sia un'impostazione. Definito come spazio economico, si tratta di un immenso territorio con un eccezionale potenziale di sviluppo. Il Plan Nord è presto divenuto un'occasione unica per pianificare uno sviluppo territoriale in base a un vero approccio di sviluppo sostenibile che integri la dimensione sociale, quella economica e quella politica.
  Nel 2011 il Plan Nord è stato lanciato come una struttura di concertazione tra tutte le popolazioni del territorio e i partner governativi, industriali e ambientali. L'attuale governo del primo ministro Couillard, l'8 aprile 2015, ha reso pubblica la seconda edizione del suo nuovo Plan Nord, che fa valere una visione degli orientamenti e una governance aggiornati all'orizzonte del 2035, in base a un nuovo Piano d'azione quinquennale per gli anni 2015-2020. La visione del Plan Nord riassume bene il Piano stesso, come potete vedere nella slide n. 4. All'orizzonte del 2035 il Plan Nord avrà permesso di valorizzare il potenziale diversificato del territorio a beneficio delle sue popolazioni e di tutto il Québec, nel quadro di uno sviluppo sostenibile esemplare, in base a un approccio globale, integrato, coerente e responsabile. L'insieme di tutti questi ingredienti costituisce la particolarità e l'originalità del Plan Nord.
  La strategia del Plan Nord si impernia sui tre aspetti dello sviluppo sostenibile: quello economico, quello sociale e quello ambientale. Ritroviamo, quindi, tre grandi capitoli nella nostra strategia, che rimandano, attraverso degli orientamenti globali, a ciascuno di questi tre versanti. Sul piano economico il Plan Nord vuole valorizzare in modo responsabile il potenziale economico diversificato del Nord del Québec, a vantaggio delle popolazioni che vi abitano e del Québec nel suo complesso.
  Sul piano sociale, l'indirizzo è quello di sostenere lo sviluppo di tutte le comunità presenti sul territorio, sia sul piano della valorizzazione del loro pieno potenziale, sia sul piano delle loro condizioni di vita. Una particolarità del secondo Plan Nord è Pag. 4che tutte le comunità sono partecipi di tutti i profitti generati dallo sfruttamento minerario ed energetico sul territorio attraverso un fondo gestito dal governo del Québec. Questo fondo è ridistribuito tra tutte le comunità, a prescindere dalla presenza o meno di attività minerarie nei pressi di quel dato villaggio o di quella comunità. Ecco in poche frasi come si articola la strategia del Plan Nord.
  Proseguo, ora, illustrando l'aspetto ambientale. Noi abbiamo l'ambizione di tutelare l'ambiente e di preservare la biodiversità che contraddistingue il Nord del Québec, destinando, da qui al 2035, il 50 per cento del territorio a fini diversi da quelli industriali, ossia alla tutela dell'ambiente e alla salvaguardia della biodiversità.
  Per ciascuno di questi tre capitoli principali ritroviamo obiettivi a lungo termine all'orizzonte di vent'anni e un primo piano d'azione su cinque anni, con novanta priorità ripartite nei tre settori di intervento. È previsto che il governo del Québec investa circa un miliardo di euro nei prossimi cinque anni per realizzare queste priorità. All'orizzonte del 2035 si valuta che gli investimenti sul territorio da parte del Plan Nord ammonteranno a circa 35 miliardi di euro, in particolare grazie agli investimenti nel settore minerario e in campo energetico.
  La Société du Plan Nord, cui ha accennato prima il presidente, è una società statale responsabile dell'attuazione del Plan Nord nel suo complesso con i partner interessati, che sono sia partner governativi, sia partner provenienti da vari settori di attività sociali, economici e ambientali. Tutto questo insieme di soggetti dedica grandi energie a creare le condizioni del successo del Plan Nord. Queste condizioni consistono nell'agevolare l'accesso al territorio attraverso la costruzione e il miglioramento della rete stradale, perché gran parte di questo territorio non è accessibile per via stradale; nell'aumentare la portata e l'efficienza del servizio ferroviario, soprattutto per il trasporto dei prodotti minerari; nello sviluppare la capacità delle infrastrutture portuali per esportare i minerali all'estero; nel migliorare il sistema aeroportuale e di trasporto aereo, perché molte comunità non sono accessibili per via terrestre e lo sono per via marittima solo per una parte dell'anno a causa del ghiaccio; nell'agevolare l'accesso all'energia.
  In merito a quest'ultimo punto ci sono due grandi priorità. Non si esclude lo sviluppo di nuovi grandi progetti idroelettrici, ma questa, per adesso, non è una priorità. Si pensa, semmai, ad elaborare soluzioni energetiche innovatrici per le comunità e i siti minerari che non sono collegati alla rete idroelettrica del Québec. In questo contesto c'è molto spazio per l'innovazione e per lo sviluppo di soluzioni innovative. Si pensa anche a creare una rete di fornitura di gas liquido sul territorio del Plan Nord, che è troppo vasto per essere servito attraverso tubazioni.
  L'altro grande aspetto riguarda il miglioramento delle infrastrutture di telecomunicazioni, con l'obiettivo di collegare, nell'arco di cinque anni, ognuna delle 63 comunità attraverso fibre ottiche, per poter fare telemedicina, telegiustizia, teleistruzione e avvicinare così gli abitanti del nord a quelli del sud attraverso comunicazioni migliori. A questo scopo, nell'arco dei prossimi cinque anni, saranno investiti circa 200 milioni di dollari.
  La Société du Plan Nord è stata istituita da una legge speciale del governo del Québec. Il suo mandato è quello di coordinare l'azione governativa sul territorio e la realizzazione delle infrastrutture sul territorio e di accompagnare le comunità locali e autoctone e gli altri partner nell'attuazione dei loro progetti economici, sociali e ambientali. Si tratta, quindi, di un mandato di accompagnamento delle istanze presenti sul territorio e di contribuire alla realizzazione di attività di ricerca, sviluppo e acquisizione di conoscenze. Vogliamo anche contribuire a ottimizzare le ricadute economiche delle attività presenti sul territorio attraverso la creazione di posti di lavoro e l'accesso a diversi contratti per le aziende del territorio. A questo fine, la Société du Plan Nord ha una struttura di governance che garantisce che l'attuazione si basi sul partenariato. Ci sono stati una grande preoccupazione Pag. 5 e un indirizzo chiaro del governo del Québec a questo fine.
  Come potete vedere nella slide n. 9, c'è un consiglio d'amministrazione in maggioranza costituito da persone che vivono sul territorio, proprio per avere un ancoraggio alle volontà presenti sul territorio, e poi c'è un'assemblea dei partner. Sapete che nelle società private ci sono le assemblee degli azionisti. Noi abbiamo creato un'assemblea di partner per far sì che tutti i leader presenti sul territorio, le comunità autoctone, i dirigenti politici locali e regionali, le principali attività economiche e i vari rappresentanti istituzionali si ritrovino in quest'assemblea per fornire pareri alla società e al ministro responsabile del Plan Nord in seno al governo del Québec. Di propria iniziativa, questo organo può presentare pareri su vari temi. Ciò consente di avere un comitato che in maniera costante offre spunti utili a definire le priorità d'azione del Plan Nord.
  Forti di questa struttura organizzativa e operativa, ad oggi siamo riusciti a creare oltre 7.350 posti di lavoro, cioè il 50 per cento in più rispetto al 2015 quando gli occupati erano circa 5.000, con 16 miliardi di dollari di investimenti previsti o impegnati nei primi due anni di attuazione del Plan Nord, dal 2015 al 2016 e poi dal 2016 al 2017, una proporzione importante dei 50 miliardi di dollari o dei 35 miliardi di euro prima citati come obiettivo da qui al 2035. Siamo a circa un terzo delle previsioni e siamo fiduciosi di raggiungere l'obiettivo finale. Abbiamo anche quindici progetti minerari, tra cui progetti molto concreti per miniere d'oro, ferro e vanadio, ma anche miniere legate a minerali utilizzati nelle tecnologie degli iPad, degli iPhone e di tutti gli altri strumenti elettronici, nonché litio, grafite e anche fosfati per il settore bioalimentare.
  Ad oggi abbiamo più di cento progetti attuati presso le comunità. Le misure nell'ambito del Plan Nord ci danno modo di sostenere queste comunità e di promuovere una varietà di progetti che accrescono la qualità della vita e permettono alle comunità di appropriarsi dei progetti, creando anche un'occupazione regionale e autoctona. Abbiamo realizzato, ad oggi, più di 130.000 chilometri quadrati di aree protette, circa il 12 per cento del territorio. Il nostro obiettivo è di raggiungere il 20 per cento da qui al 2020, obiettivo non solo audace, ma quasi azzardato. Pensiamo di farcela: abbiamo 430 progetti di aree protette allo studio. Questo ci potrebbe consentire di raggiungere l'obiettivo nel 2020. Tutte queste realizzazioni scaturiscono dai primi due anni di operatività del Plan Nord.
  Passo ora alla seconda parte della mia presentazione per accennare all'ambiente e al cambiamento climatico. Sul piano ambientale ho citato prima il fatto che avevamo l'ambizione di dedicare il 50 per cento del territorio a fini non industriali e di avere un 20 per cento di aree protette da qui al 2020, ma abbiamo anche varato un meccanismo di destinazione prioritaria del territorio per il 30 per cento che resta, in cui ci saranno attività ammesse, che saranno, però, attività non di natura industriale. Pensiamo al turismo, o a settori un po’ più delicati. Per esempio, tagliare un albero è un gesto industriale o no? È una domanda a cui adesso bisogna dare una risposta, per raggiungere l'obiettivo in modo conforme a ciò che i gruppi ambientali vogliono che realizziamo del territorio.
  Venendo al cambiamento climatico, il territorio del Plan Nord subisce gli effetti del cambiamento climatico in modo assai marcato: degrado del permafrost e cambiamento del regime idrologico dei suoli. In molti casi ciò colpisce le comunità. La comunità Inuit di Salluit dovrà sgomberare interi quartieri, perché la fusione del permafrost fa sì che ci possano essere frane e smottamenti. L'argilla può cedere sotto le abitazioni e quei quartieri potrebbero essere completamente distrutti. Gli abitanti, quindi, si stanno spostando su aree più rocciose, per evitare catastrofi umane.
  La modifica delle condizioni dei ghiacci e del regime delle tempeste è un altro effetto importante. Nel Nord c'è sempre meno ghiaccio. In campo scientifico si chiama «ghiaccio vecchio», ghiaccio cioè che era lì da molti anni e che ora si sta fondendo rapidamente. Gli orsi polari hanno sempre meno la possibilità di spostarsi sui Pag. 6ghiacci e hanno sempre più difficoltà ad accedere al cibo. Di anno in anno, si assiste alla riduzione dei loro branchi. Questo fenomeno è direttamente legato al cambiamento climatico.
  In tutto il territorio del Nord, che è circondato su tre lati dall'acqua, si nota che l'erosione dei litorali si sta notevolmente accentuando, sempre a causa del cambiamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci. I sempre più frequenti aumenti di temperatura fuori stagione incidono sulle migrazioni di specie, come il caribù, oltre ad accrescere la vulnerabilità delle foreste, che sono sempre più devastate dagli insetti. Per ovviare alle difficoltà causate dal cambiamento climatico, il governo sta lavorando molto con le comunità locali e con le comunità autoctone. Si fa tesoro del sapere autoctono per cercare di adattarsi. Abbiamo creato un consorzio, Ouranos, che ha acquisito una grande esperienza sugli effetti del cambiamento climatico nel nord del Québec e in tutto l'Artico. Questo per quanto riguarda l'aspetto del cambiamento climatico e dell'ambiente.
  La terza parte della mia illustrazione riguarda la conoscenza e la ricerca e sviluppo. Il Plan Nord dedica molte energie anche a questi temi, in quanto rappresentano una delle condizioni di cui ho parlato prima. Sotto questo profilo il Plan Nord mira a favorire la complementarità degli interventi e delle attività, non solo tra gli organismi di ricerca e le università del Québec, ma anche con il resto del Canada e del mondo. Puntiamo a partenariati scientifici e tecnologici tra governo, comunità scientifica, centri di ricerca e promotori privati dei vari progetti, così da fornire al governo, alle comunità e ai promotori le conoscenze scientifiche e il know how occorrenti per lo sviluppo del Nord, per mettere il Canada e il Québec in prima linea nella ricerca e nell'innovazione sulla scena internazionale attraverso l'Istituto nordico del Québec che abbiamo creato nel contesto dell'attuazione del Plan Nord.
  Faccio un esempio concreto: solo il 20 per cento del territorio del Plan Nord, pari a circa 240.000 chilometri quadrati, è stato esplorato a fini minerari mediante satelliti. L'80 per cento del territorio è ancora da esplorare. Se avremo strumentazioni che ci permetteranno di accelerare le ricerche ne ricaveremo un beneficio, perché le zone con un potenziale minerario minore potranno essere destinate ad aree protette e potremo così difendere meglio la biodiversità.
  L'Istituto nordico, che sta prendendo piede e che vedete rappresentato nella slide n. 16, è stato creato grazie a importanti fondi messi a disposizione dalla Société du Plan Nord ed è l'interlocutore privilegiato del governo per individuare i bisogni in termini di ricerca, realizzare le attività e divulgarne i risultati e creare partenariati con i vari centri di ricerca e le università del mondo. Ci sono già contatti tra il CNR italiano e l’Université Laval del Québec. Ci sono collaborazioni con l'Università di Venezia. Sono già in atto collaborazioni tra ricercatori del Québec e ricercatori italiani nei campi degli studi artici. Lo scorso anno ho partecipato a un seminario e vi posso assicurare che i ricercatori italiani che si occupano di Artico e di Antartico sono di alto livello. Siamo rimasti impressionati. Non necessariamente si pensa che in Italia ci sia un livello di studi tanto alto in materia di Artico e, invece, la preparazione che abbiamo riscontrato ci ha colpito.
  I cinque settori in cui si articola l'Istituto nordico sono molto variegati, perché vogliamo che riprendano l'intero Plan Nord: società e cultura, sanità, funzionamento degli ecosistemi e tutela ambientale, infrastrutture e tecnologie e risorse naturali. Questi sono i cinque assi di ricerca seguiti da un’équipe interdisciplinare e interuniversitaria per coprire tutta la gamma delle nostre preoccupazioni.
  Infine, l'ultimo punto che voglio illustrare riguarda le prospettive e le opportunità economiche in connessione con il Plan Nord. Gli investimenti stranieri potenziali si collocano soprattutto nei settori dei progetti industriali di grande portata, quindi in campo energetico, minerario e forestale. Auspichiamo, quindi, investimenti che possano essere anche legati direttamente all'acquisto di prodotti del Québec, come quelli minerari, e partenariati che scaturiscano Pag. 7 da collaborazioni per portare nuove tecnologie e nuovi risultati scientifici. A questo proposito il Québec offre un ambiente economico solido e dinamico, un contesto politico stabile e sicuro, di cui sempre più Paesi vanno in cerca – sempre più si cercano situazioni di stabilità politica e sicurezza – e costi d'esercizio concorrenziali con il resto del pianeta, soprattutto in ambito minerario.
  Per promuovere e accompagnare questi potenziali investimenti dall'estero la Société du Plan Nord ha, al proprio interno, un'unità che partecipa alla promozione delle occasioni d'investimento con le delegazioni del Québec all'estero. «Investimenti Québec» è il braccio finanziario del governo del Québec: insieme organizziamo missioni promozionali all'estero nei Paesi interessati e accompagniamo i potenziali investitori stranieri sul territorio e nelle loro operazioni presso le autorità governative, qualora abbiano interesse a investire, così da metterli in contatto con le popolazioni e gli autoctoni sul territorio, nonché ottenere tutte le autorizzazioni, che a volte è complicato ottenere, rilasciate dai vari organi governativi. Infine, stiamo completando una sezione internazionale sulla nostra piattaforma web che potrà collegare i grandi committenti e i fornitori presenti sul territorio del Plan Nord con le aziende interessate ad associarsi in vari partenariati sul territorio.
  Stiamo lavorando su tre aspetti diretti di questo approccio nel campo dell'energia. Si dà la priorità soprattutto a tecnologie per le energie rinnovabili, così da sostituire le centrali a gasolio, presenti in 21 villaggi su 63, che rilasciano molti gas a effetto serra e sono molto costose. Stiamo lavorando molto per individuare le migliori tecnologie «nordiche» per portare le rinnovabili su tutto il territorio, sostituendo le centrali termiche oggi esistenti. Questo è un esempio concreto. Eventualmente si studierà la creazione di una rete di approvvigionamento marittimo di gas naturale liquido.
  Nel settore minerario, invece, abbiamo diverse miniere e progetti minerari: 11 miniere in attività e 15 in fase di avvio. Il potenziale minerario include – l'elenco vi interesserà senz'altro – nichel, cobalto, elementi del gruppo del platino, zinco, ferro, alluminite, oro, diamanti, litio, vanadio, fosfati e terre rare, che si utilizzano in apparecchiature ad alta tecnologia. Si punta molto su questa varietà mineraria per instaurare partenariati con investitori dei vari Paesi interessati. Per fornire un esempio concreto, nel Québec abbiamo 80 imprese di sfruttamento minerario, in gran parte piccole e prive della capacità di avviare una miniera, anche se hanno trovato un giacimento interessante. Ciò apre uno spazio agli investitori stranieri. Essi diventano così partner azionari e usufruiscono delle risorse prodotte da quelle miniere, o addirittura acquistano una parte della loro produzione. Tutto ciò ci consente di accelerare l'avvio dei progetti minerari sul territorio.
  In ambito forestale pare che abbiamo la fibra lignea più interessante al mondo. I nostri alberi, che nel Nord sono abeti neri, crescono lentamente. Un albero di centovent'anni arriva di rado a 10-15 metri, ragion per cui la densità del legno è eccezionale. Sono alberi dal grande potenziale per la seconda e la terza lavorazione, campi nei quali non abbiamo molta esperienza. Pertanto, con riferimento a chi voglia produrre mobili ed elementi strutturali, saremmo interessati a condividere questa risorsa con investitori stranieri.
  Un altro elemento è l'agroalimentare, un settore che sta emergendo. Si fa pochissima agricoltura nel Nord, ma si sta scoprendo, soprattutto con il cambiamento climatico, che alla fine c'è un aspetto positivo nel riscaldamento globale. Ci si accorge, infatti, che diventa sempre più possibile coltivare verdure in serra se si riescono a riscaldare le serre. Lo si fa usando le energie rinnovabili, ovviamente. Per esempio, si bruciano i rifiuti dei villaggi e si usa il calore per riscaldare le serre. Abbiamo molta frutta di bosco nel Nord che può essere trasformata in vari modi. Questo è un settore emergente. Stiamo lavorando soprattutto con la FAO per studiare il modo in cui potremmo condividere e sviluppare assieme un'agricoltura nordica nei prossimi anni. Ho parlato di questo tema al Pag. 8Circolo Artico, la settimana scorsa e abbiamo riscontrato l'interesse di molti nuovi amici che desiderano approfondire questa idea assieme a noi.
  Sempre in termini di opportunità, l'ultimo elemento sono le infrastrutture, di cui ho parlato all'inizio, ossia telecomunicazioni, strade, trasporti aerei, ferrovie, porti. In questo caso vogliamo sviluppare il territorio grazie a infrastrutture adeguate che siano utili e agli investitori e alla popolazione locale, favorendo un approccio multiuso, così da poter condividere gli investimenti. Vi fu un'epoca in cui per ciascuna miniera si costruiva una ferrovia per avere un accesso al mare. Ora non è più possibile: ora si deve lavorare in sinergia e fare in modo che il massimo numero di miniere possa collegarsi a una stessa infrastruttura cosicché, quando cala il prezzo dei metalli, si possa continuare a produrre perché si è abbassato il costo di trasporto. Abbiamo, quindi, progetti di strade, di telecomunicazioni e di incremento delle capacità portuali ed eventualmente nei prossimi cinque anni c'è anche il progetto di una terza linea ferroviaria che attraversi il territorio da nord a sud. Sono, forse, progetti interessanti per le imprese italiane.
  Concludendo, vorrei semplicemente aggiungere che il Plan Nord è un progetto pianificato e coordinato che punta sull'accettabilità sociale, sul partenariato, sull'investimento privato e sull'accompagnamento delle comunità. La Société du Plan Nord coordina l'azione governativa e si accerta che ogni soggetto interessato apporti il proprio contributo, giorno per giorno, anche nel caso dei gruppi autoctoni. L'attuazione del Plan Nord è possibile solo attraverso la partecipazione di tutti i partner del territorio nordico, ma anche dei partner esterni. Facciamo affidamento, quindi, su tutte le collaborazioni possibili per continuare a fare di questo progetto un punto di riferimento per uno sviluppo nordico sostenibile.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Prego, onorevole Paolo Alli. Prima che svolga il suo intervento ricordo ai nostri ospiti che Lei è presidente della delegazione parlamentare presso la NATO.

  PAOLO ALLI. Innanzitutto, volevo congratularmi per la presentazione, che dimostra un progetto molto ambizioso e molto equilibrato nell'approccio. Certamente, stiamo parlando di un territorio che ha grandi risorse, che, quindi, genera grandi interessi e che, come è stato spiegato, richiede un approccio molto cauto per proteggere le situazioni ambientali e gestire il consenso delle popolazioni. Quanto è stato presentato mi trova molto interessato. Credo che sia un approccio giusto.
  Ho alcune domande. Innanzitutto, sul tema della promozione del rapporto pubblico-privato la Société du Plan Nord si configura come una società governativa di promozione? Sono già previste forme di coinvolgimento dei privati, per esempio la possibilità che società private entrino nel capitale della società pubblica, creando una società mista pubblico-privato, come ne esistono in tanti Paesi? Oppure la Société du Plan Nord resterà un'agenzia governativa e il coinvolgimento dei privati avverrà con altre modalità, per esempio l'indizione di bandi per lo sfruttamento delle risorse? Oppure c'è un altro schema ancora? Qual è lo schema che prevede il governo del Québec da questo punto di vista?
  Passo a una domanda puntuale, invece, sul tema delle aree protette. Vorrei capire se si parla del 20 o del 50 per cento di aree protette. Nella slide n. 13 si dichiara una superficie del 20 per cento di aree protette da qui al 2020. Mi sembra che, rispetto a una superficie così ampia, il 20 per cento sia molto poco. Non so chi potrebbe essere interessato a sfruttare l'80 per cento di una tale superficie. Se, però, le percentuali sono diverse, chiedo un chiarimento.
  La terza domanda è quella un po’ più complicata, secondo me, perché attiene a uno scenario più ampio. Stiamo assistendo a un grande protagonismo e a una grande attività nell'Artico da parte della Cina. La Cina sta attuando politiche molto aggressive, per esempio, rispetto alla Groenlandia, acquistando concessioni minerarie e spingendo di fatto la Groenlandia anche verso un percorso di autonomia dalla Danimarca. Pag. 9 Sappiamo che la Cina cerca costantemente di esportare la propria impressionante sovracapacità produttiva, per esempio, nel campo delle infrastrutture. Voi vi aspettate un atteggiamento «aggressivo» o, comunque, un protagonismo particolare da parte della Cina, ossia da parte delle aziende cinesi o anche della realtà governativa e statale cinese, allo scopo di entrare massicciamente in questa vostra iniziativa?
  È una curiosità. È chiaro che nessuno ha la sfera di cristallo, ma immagino che avrete svolto qualche analisi. Dico questo perché personalmente sono piuttosto preoccupato. Contrariamente a una scuola di pensiero che vede nelle grandi iniziative di coinvolgimento commerciale e infrastrutturale da parte della Cina soltanto una risorsa, io vedo certamente una risorsa ma anche un disegno di espansione geopolitica, non dico pericoloso, ma con il quale, certamente, nel lungo termine, dovremo fare i conti, anche in termini di sicurezza. Vorrei una vostra considerazione sul tema specifico della Cina.

  PRESIDENTE. Do la parola al Dottor Sauvé per la replica.

  ROBERT SAUVÉ, Presidente e Direttore Generale della Société du Plan Nord – Québec. Tratterò le domande nell'ordine in cui sono state formulate. Quanto al rapporto pubblico-privato, in effetti i due aspetti sono corretti. La Société du Plan Nord è una società governativa, finanziata al cento per cento dal governo del Québec. La sua privatizzazione in quanto società è fuori discussione, ma nelle nostre attività potranno essere create società in accomandita e partenariati e si potrà investire in aziende che diventerebbero private. Abbiamo acquistato infrastrutture portuali, per esempio, da un'impresa americana che ha deciso di chiudere le proprie attività in Canada. Abbiamo comprato queste attrezzature per farne un'infrastruttura portuale al servizio di più utenti, rivolta a tutte le miniere interessate in un'area chiamata La Fosse du Labrador. Abbiamo acquistato queste infrastrutture e ne siamo proprietari al cento per cento, ma stiamo lavorando su un partenariato per fare in modo che tutte le miniere che vogliono usufruire di questa struttura ne diventino partner finanziari. Nel lungo periodo, manterremo una partecipazione di minoranza per avere un posto in sede di consiglio d'amministrazione e garantire che questa rimanga un'infrastruttura al servizio di tutti gli utenti, per essere sicuri che siano rispettate le norme ambientali e via elencando. La nostra sola preoccupazione è di essere esemplari nei confronti di questa infrastruttura. Vogliamo, però, diventare rapidamente azionisti di minoranza in questa infrastruttura e si è già cominciato a lavorare in tal senso. Se poi si costruirà una ferrovia, sarà un altro caso di partenariato pubblico-privato, e lo stesso accadrà pure in merito ad altre infrastrutture.
  Partecipiamo, poi, allo sfruttamento delle risorse minerarie, perché le popolazioni del Québec non vogliono che i minerali del Québec vadano a esclusivo vantaggio degli investitori stranieri. Acquisiamo, perciò, delle quote di partecipazione che arrivano a un massimo del 20 per cento, affinché gli investimenti generino un ritorno a favore delle popolazioni locali. Questo è un primo elemento.
  Quanto al secondo quesito, ho detto che si tratta di un 20 per cento di aree protette. Le aree protette sono quelle riconosciute a livello mondiale dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (UICN). Si tratta di un organismo internazionale che fissa degli standard. Quindi, un 20 per cento di territorio sarà destinato ad aree protette. L'altro 30 per cento non sarà oggetto di attività industriali ma sarà destinato ad altre attività, come turismo e trekking. A differenza delle aree protette, dove a volte non si può neanche entrare, vogliamo che ci siano territori accessibili, soprattutto per le popolazioni aborigene, che vivono su quel territorio da migliaia di anni, e attribuire loro dei diritti. Il totale del territori in cui non vi saranno attività industriali rappresenterà il 50 per cento, ossia 600.000 chilometri quadrati. Lei ha anche ragione nel dire che non occupiamo l'intero territorio. Al momento, il territorio occupato da tutte le attività industriali, Pag. 10comprese le centrali idroelettriche, le miniere, le infrastrutture industriali sul territorio, le comunità e i villaggi, è pari al 6 per cento del territorio totale. Quindi, c'è un ampio margine di sviluppo nei prossimi decenni.
  Sulla Cina, condividiamo pienamente la sua preoccupazione. È vero, i cinesi sono molto aggressivi. Il loro interesse principale, lo sappiamo, è poter usare il passaggio a nord-ovest, perché ciò ridurrebbe i costi di trasporto tra l'Europa e la Cina di circa il 40 per cento e comporterebbe quattro giorni di navigazione in meno. Si tratta, quindi, di un grande impatto economico per tutto ciò che viene esportato dalla Cina e anche per ciò che viene importato in Cina. Su questo fronte stiamo molto in guardia. Il Québec, grazie all'apertura del Governo canadese, partecipa attivamente alle attività del Consiglio Artico, a cui partecipa anche il Governo italiano. In quella sede facciamo valere le nostre preoccupazioni politiche. Il Governo canadese ha la convinzione di possedere un'ampia parte di questo territorio, perché sono terre canadesi, di ciò siamo fermamente convinti, e questa posizione è condivisa da tutti i Paesi, come emerso dalle discussioni.
  Fatto sta che la posizione della Cina e la sua impazienza vanno tenute presenti sia per gli impatti ambientali che possono avere, sia per quanto riguarda la gestione dei traffici marittimi su quei territori. C'è già un'organizzazione internazionale che si sta costituendo – se ne è parlato al Circolo Artico la settimana scorsa – per garantire una gestione internazionale di quelle zone. Ciò permetterebbe di ridurre al minimo l'impatto di un Paese che volesse approfittare un po’ troppo di talune situazioni.

  PAOLO ALLI. Proprio su questo tema del passaggio a nord-ovest, che è abbastanza simile a quello del passaggio a nord-est da Rotterdam a Tianjin, ricordo che in quel contesto stiamo constatando una presenza molto forte della Federazione russa attraverso le basi di search and rescue, che sono indispensabili per proteggere un tragitto di questo tipo nel caso di improvviso gelo, ossia una situazione che può capitare. Le basi di search and rescue vengono trasformate di fatto in basi militari, quindi si assiste a una militarizzazione dell'Artico sul passaggio a nord-est.
  Credo che questo tema sia fuori dal compito della vostra Società, ma se si aprisse il tema del passaggio a nord-ovest, con tutte le conseguenze relative alla materia del search and rescue, ossia delle basi di soccorso, ci sarebbe un piano del Governo canadese per gestire la questione in futuro o è ancora troppo presto?

  ROBERT SAUVÉ, Presidente e Direttore Generale della Société du Plan Nord – Québec. Sì, stiamo partecipando alle discussioni che hanno luogo su questi temi, soprattutto in sede di comitati istituiti presso il Consiglio Artico. Noi siamo sistematicamente presenti in tutti questi comitati. La nostra esperienza in fatto di sviluppo nordico e artico fa sì che il Québec ne faccia parte. La questione della sicurezza è importante, come la questione del controllo dell'ambiente, che è anch'essa importante a quel livello: insieme alla gestione della navigazione per garantire la massima sicurezza, sono tutti aspetti allo studio.
  Relativamente al passaggio a nord-ovest, come Lei sa, sono possibili tre itinerari: due sono in territorio canadese e uno passa per il settore russo. I russi stanno già istituendo diritti di passaggio privilegiati sul passaggio più a nord, mentre noi ci concentriamo di più sulle altre due alternative, che ci portano al di sopra dell'Alaska. In tale contesto cerchiamo di avere una gestione comune della sicurezza, una gestione comune della navigazione e anche un gruppo di ricerca internazionale che possa farsi carico della vigilanza ambientale legata a questi sviluppi sul territorio. È a questo che si sta lavorando adesso.
  C'è un elemento che favorisce nettamente la Russia ed è la loro flotta di rompighiaccio, che è qualcosa d'impressionante rispetto a ciò che esiste nel resto del pianeta. In Québec ci sono già diversi gruppi che si stanno interessando a spingere il Governo canadese a costruire nuovi rompighiaccio, perché i nostri sono assai antiquati e poco efficienti. Questo ci offrirebbe un elemento essenziale per garantire uno sviluppo del Nord in materia di sicurezza e Pag. 11anche per garantire che ci sia una gestione internazionale e non sia, invece, la sola Russia a provvedere alla sicurezza per poi magari mettersi a controllare l'intera situazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio molto il Dottor Sauvé per l'esposizione del Plan Nord. In Italia, a partire dall'epoca di Umberto Nobile, vi è un interesse molto rilevante per l'Artico e, quindi, anche una specializzazione tecnica e tecnologia del nostro CNR sul campo. Forse sembrerà una stranezza che un Paese del Mediterraneo abbia una nicchia piccola ma significativa in questo settore, ma è una realtà che Lei ha colto e ha riconosciuto. Voglio ringraziarLa anche perché nella parte finale del suo intervento ci ha fornito, sia pure sinteticamente, alcune riflessioni di carattere geopolitico di straordinario interesse.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.

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ALLEGATO

PRESENTAZIONE INFORMATICA
ILLUSTRATA DAL DOTTOR ROBERT SAUVÉ

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