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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Giovedì 23 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, con particolare riferimento al Terzo Piano d'Azione Nazionale dell'Italia, in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1325(2000).
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 ,
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 3 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 6 ,
Cimbro Eleonora (PD)  ... 7 ,
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 7 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 7 ,
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 8 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 9 ,
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 9 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 9 ,
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 9 ,
Carletti Cristiana , esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani ... 10 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 10 ,
Carletti Cristiana , esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani ... 10 ,
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 10 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 11 ,
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 11 ,
Zampa Sandra (PD)  ... 11 ,
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 11 ,
Carletti Cristiana , esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani ... 11 ,
Zampa Sandra (PD)  ... 11 ,
Carletti Cristiana , esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani ... 11 ,
Zampa Sandra (PD)  ... 12 ,
Carletti Cristiana , esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani ... 12 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 12 ,
Petri Fabrizio , presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 12 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa: AP-NCD-CpE;
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
PIA ELDA LOCATELLI

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, con particolare riferimento al Terzo Piano d'Azione Nazionale dell'Italia, in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1325(2000).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l'audizione del presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, con particolare riferimento al Terzo Piano d'Azione Nazionale dell'Italia, in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 (2000).
  Saluto e ringrazio per la sua presenza il presidente Petri, che – ricordo – ha già partecipato ai lavori della nostra Commissione svolgendo un'audizione informale nell'ambito della discussione della risoluzione Tidei n. 7-01051 sulla tutela dei difensori dei diritti umani lo scorso 23 novembre.
  Saluto, altresì, la delegazione del Comitato interministeriale per i diritti umani che lo accompagna: la professoressa Cristiana Carletti, l'avvocata Maja Bova – che è bloccata dal treno, ma siamo in contatto con lei; ci siamo già incontrate –, l'avvocata Silvia Dodero e il dottor Antonio Trinchieri.
  Ricordo che il tema centrale del Terzo Piano d'Azione Nazionale dell'Italia riguarda specificamente l'attuazione della citata risoluzione n. 1325, nella quale sono espressamente richiamate le drammatiche problematiche dell'impatto delle guerre sulle donne e il contributo che esse possono e devono apportare per la risoluzione dei conflitti e per una pace durevole.
  Segnalo ai nostri ospiti che, grazie ad un'accurata attività emendativa, il riferimento alla risoluzione e alle successive risoluzioni dell'ONU – sono ben sei – sul tema del ruolo delle donne per la pace e la sicurezza è diventato parte del sostrato culturale a sostegno dell'impegno italiano nelle missioni internazionali. Mi riferisco alla recente deliberazione del Consiglio dei Ministri sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, da poco licenziata dalla Commissione.
  Ciò premesso, do la parola al presidente Petri affinché svolga la sua relazione.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie, presidente Locatelli. Ovviamente, siamo particolarmente felici di essere qui oggi. La settimana scorsa, per buona coincidenza, abbiamo svolto un'audizione presso il Comitato per i diritti umani del Senato. Siamo particolarmente contenti di poter illustrare, nel giro di pochi giorni, alcuni aspetti fondamentali della nostra attività in tutte e due le Camere del nostro Parlamento. Pag. 4
  Se mi permette, prima di entrare nel dettaglio della risoluzione n. 1325, svolgo una piccola premessa generale solo per illustrare alcuni punti dell'attività del Comitato, che sono tutti interrelati e di cui credo sia importante che anche voi e il vostro Comitato siate edotti.
  Una premessa generale, che purtroppo è un punto molto delicato e dolente per il nostro Paese, è che, ogni volta che, come Comitato interministeriale, agiamo a livello internazionale su tutti i possibili piani concernenti la tutela e la promozione dei diritti umani, emerge sempre il problema della mancanza in Italia di una autorità nazionale indipendente basata sui princìpi di Parigi. Sapete che la più parte degli Stati l'hanno. Ovviamente, qui non entro in alcun dettaglio. Dico solo due cose, signora presidente, che credo siano molto importanti e che tengo molto a comunicare, proprio in un'aula così importante.
  La prima è che, purtroppo, con la mancanza di questo organismo indipendente, quando l'Italia va a dialogare e partecipa ai fori internazionali deputati al dialogo sui temi dei diritti umani, emerge sempre una severità maggiore da parte dei nostri interlocutori, proprio perché, mancando un momento di coscienza critica nazionale, a livello di Nazioni Unite si sentono in dovere di essere ancora più attenti e rigorosi con il nostro Paese. Se si vanno a vedere le raccomandazioni riguardanti qualsiasi tema, per esempio sulla disabilità o sul razzismo, si nota che iniziano sempre con la questione della mancanza di una autorità nazionale. Questo argomento viene fuori in ogni singolo settore.
  Il secondo aspetto che mi preme sottolineare è che a livello internazionale si è creato un dialogo, un forum del tutto libero tra le autorità nazionali indipendenti globali di ogni Paese che ha creato un network in cui l'Italia, ovviamente, non è coinvolta non avendo una autorità indipendente. Lì elaborano e dialogano da tanti anni. È un luogo di dialogo embrionale per idee che poi possono svilupparsi in tema di diritti umani a livello globale. Il fatto di non avere una autorità indipendente non ci consente, purtroppo, neanche di partecipare a questo importante dialogo, sebbene adesso, come Comitato, abbiamo deciso di chiedere di essere almeno coinvolti in qualità di osservatori. Speriamo che almeno in questo senso si possa colmare tale lacuna.
  Vengo poi brevemente a dire che il Comitato quest'anno ha tre momenti molto importanti, uno dei quali sta per arrivare. Il 9 e 10 marzo ci sarà l'esame dell'Italia relativamente al Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR). Si tratta di un momento molto importante. L'ultimo per l'Italia fu nel 2005. Purtroppo, nel 2010 non fu possibile. Quest'anno torniamo a sottoporci a questo importante esame. Come sapete, il Comitato che gestisce questo particolare patto si chiama addirittura Comitato diritti umani. Il Patto internazionale più importante sui diritti umani fu ratificato dall'Italia nel 1978. D'altra parte, il CIDU esiste proprio a seguito di questa ratifica, perché fu creato proprio per cominciare a ragionare in termini di monitoraggio, promozione e attuazione dei diritti umani in Italia a seguito dell'entrata in vigore del Patto del 1978.
  In secondo luogo – questa è una cosa che sono particolarmente felice di comunicare e mi rivolgo anche alle telecamere perché c'è l'Intergruppo che ascolta –, a luglio andremo a discutere la CEDAW, ossia la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna. Nel 2015 abbiamo mandato il rapporto e ora stiamo aspettando che ci venga richiesto l'aggiornamento, ossia la list of issues, che arriverà a settimane. Ci devono ancora comunicare la data esatta, ma a luglio ci sarà un momento molto importante per l'Italia sul tema delle donne.
  Infine, in novembre saremo sotto esame e dialogo per quanto riguarda la tortura. Non devo certo dire nulla a voi sulla delicatezza del tema. Anche in questo caso stiamo aspettando la list of issues e la data esatta.
  Quindi, quest'anno l'Italia e il Comitato interministeriale per i diritti umani affrontano tre momenti molto importanti e complessi, perché ognuno di questi determina una serie di necessità, di coordinamenti e di approfondimenti. In più, ci sono altre Pag. 5cose che è importante sapere. In particolare, stiamo preparando il rapporto sull'infanzia, che dovremo consegnare entro aprile. Anche questo è un argomento di particolare rilievo. Sempre in tema di tortura, entro giugno dovremo predisporre anche un rapporto per il Consiglio d'Europa.
  Vengo, invece, alla questione più delicata, soprattutto per quanto riguarda l'importante contributo che è stato ricordato anche dalla presidente, ovvero la presenza, finalmente, di importanti stanziamenti. Vengo cioè ai due Piani d'azione che sono stati varati il 15 dicembre, in occasione della celebrazione della Giornata per i diritti umani. L'onorevole Cimbro era presente alla Farnesina. In questa occasione abbiamo varato due Piani d'azione: il Piano d'azione su Business and Human Rights (diritti umani e impresa), che è un piano quinquennale ed è il primo piano d'azione in questo ambito, e il Terzo Piano d'azione su donne, pace e sicurezza.
  Questi due Piani d'azione sono entrambi, ovviamente, molto importanti. Quello su Business and Human Rights apre addirittura un settore nuovo e siamo uno dei pochi Paesi al mondo ad averlo, ma quello che mi preme sottolineare, perché è veramente un tentativo che il Comitato sta portando avanti con forza, è il coinvolgimento della società civile, in tutte le sue forme, in entrambi i Piani.
  In particolare, per il Piano donne, pace e sicurezza, che è il Terzo Piano, mi permetto di dire che abbiamo veramente fatto un lavoro che forse non era mai stato fatto prima. Infatti, tra settembre e novembre, abbiamo svolto una serie davvero intensa di riunioni con la società civile. Addirittura abbiamo organizzato un workshop di un'intera giornata con loro e abbiamo cercato di stabilire un dialogo che sia il più possibile proficuo. Su questo poi tornerò, perché ci fa sperare che, con i fondi che ci sono ora, questo dialogo produca dei frutti importanti anche per le istituzioni italiane. Come Comitato, noi cerchiamo di dialogare.
  Se poi vorrete, entrerò nel dettaglio del profilo Human Rights, se vorrete fare domande. Ora, se siete d'accordo, andrei a riferire sulla risoluzione n. 1325, in merito alla quale mi permetto di ricordare alcune cose.
  Come tutti sapete bene, il Terzo Piano d'azione si basa sulla risoluzione n. 1325 del 2000. Prima del Terzo Piano d'azione, c'era un Secondo Piano d'azione, che fu varato nel 2014. Già in quello erano stati in qualche maniera inglobati gli sviluppi che nel frattempo c'erano stati. Infatti, nei vari consessi internazionali la questione donne, pace e sicurezza ha assunto un'importanza crescente e la tematica si è andata affinando in maniera notevole.
  L'aspetto, però, più importante che ci siamo trovati di fronte nel varare il Terzo Piano è stata la presenza di una visione integrata e olistica, per cui pace e sicurezza, sviluppo e diritti umani sono ormai da considerare in maniera – ripeto – il più possibile integrata e olistica, anche sulla base dei princìpi di sviluppo sostenibile, gli Obiettivi 2030, che, per la prima volta, hanno cercato, con successo, almeno a livello teorico e di lavoro per arrivare alla loro approvazione, proprio di guardare in modo integrato questi pilastri.
  Nel caso di donne, pace e sicurezza è intervenuta anche la risoluzione n. 2242 del 2015. Nel frattempo si stavano discutendo anche gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, che sono stati approvati anch'essi quell'anno. Quindi, c'era questa nuova enfasi, questo nuovo importante aspetto di vedere integrati i tre pilastri delle Nazioni Unite come prima non era mai successo.
  In particolare, la risoluzione n. 2242, che è intervenuta mentre stavamo iniziando a ragionare su come predisporre il nuovo Terzo Piano, è una risoluzione che invita a tener conto di alcune nuove challenge (l'estremismo violento, il cambiamento climatico, il numero degli sfollati) e a fare uno specifico sforzo in materia di funding. Ovviamente, la risoluzione, lo sapete bene, implica anche un aspetto teorico, che ha inciso a quindici anni di distanza dalla risoluzione iniziale, ovvero quello per cui le donne non devono essere viste solo come vittime, ma anche come agenti del cambiamento. In questo senso c'è stato uno spostamento di focus.Pag. 6
  Inoltre, noi abbiamo tenuto conto anche di un rapporto elaborato dall'esperta delle Nazioni Unite Radhika Coomaraswamy che s'intitola Preventing Conflict, Transforming Justice, Securing the Peace (Study 2015). Nell'elaborare il Piano, il Comitato interministeriale ha tenuto conto anche di questo importante contributo.
  Infine, il Piano è arrivato in un momento particolarmente delicato della nostra realtà, con il problema migratorio.
  In termini operativi, come dicevo all'inizio, il Piano cerca di sviluppare grandi sinergie con la società civile. Nello svolgere il lavoro, ci siamo resi conto che la società civile era portatrice di una profonda frustrazione. Infatti, nel corso degli anni precedenti, purtroppo, nonostante i piani d'azione e nonostante l'impegno della società civile, non essendoci in realtà molti fondi e – ahinoi! – non essendoci un focus sulla tematica che andasse al di là di quello declaratorio, ci si è trovati di fronte alla necessità di dover sopperire in via alternativa. Quindi, siamo ammirati da quello che la società civile ha fatto in questi anni, perché ha svolto un'attività di formazione senza che le istituzioni potessero garantire fondi. Tutto questo, grazie a quello che è successo negli ultimi mesi, è superato, essendoci stato un finanziamento per cui ci auguriamo che ora si entri in una fase veramente nuova, anche con riguardo alla società civile.
  Inoltre, il Piano cerca di avviare un'attività di comunicazione strategica, ovvero di incidere il più possibile a livello di media. Faccio subito una proposta, signora presidente: quando volete, il Comitato è a completa disposizione delle istituzioni del Parlamento e del Comitato dei diritti umani, in cui ci troviamo, per valutare ogni forma di strategia comunicativa comune.
  Infine, il Piano, come anche quello su Business and Human Rights, ha cercato di concentrarsi su alcuni aspetti di vulnerabilità. Per la prima volta ci sono disposizioni sulle donne disabili e sui Women Rights Defender.
  Dobbiamo dire, poi, che questo Piano rispetto a quelli precedenti innova perché sono stati fissati degli indicatori. La questione degli indicatori è una questione estremamente complessa. Per esempio, devo dire con sincerità che l'altro Piano, il Piano su Business and Human Rights, non ha indicatori, perché, essendo il primo, aveva una complessità diversa. Invece, nella terza versione del Piano su donne, pace e sicurezza, quella attuale, siamo riusciti a inserire gli indicatori, usando i criteri in questo momento più importanti a livello internazionale e a livello di Unione europea. Quindi, mi permetto di dire che si tratta di un Piano abbastanza completo, perché presenta aspetti sotto ogni profilo.
  Si potrebbero veramente dire parecchie cose. Tra gli obiettivi – mi permetto solo di ricordarli – ci sono la riduzione dell'impatto dei conflitti sulle donne e sui minori e la promozione della partecipazione efficace e trasformativa nei processi di prevenzione, mitigazione e risoluzione del conflitto nei processi decisionali a tutti i livelli. Il problema che abbiamo constatato è che, purtroppo, nel momento in cui si arriva a prendere decisioni nei singoli Paesi, le donne non sono attori protagonisti. Questo è un punto su cui bisogna lavorare molto. Poi c'è un aspetto di sensibilizzazione, educazione e rafforzamento delle strutture esistenti con riguardo all'agenda su pace, donne e sicurezza.
  Come Comitato, noi faremo una prima riunione. Il Piano prevede che ogni quattro mesi vi sia un momento di riflessione e di dialogo tra tutte le amministrazioni e con la società civile sulla sua implementazione. Nel mese di aprile faremo la prima riunione per valutare l'implementazione del Piano.
  Se volete, posso entrare nei dettagli, ma, visto anche il tempo limitato, se siete d'accordo, mi fermerei qui. Sono a disposizione per domande e per approfondimenti. Grazie ancora, signora presidente.

  PRESIDENTE. Grazie per averci fornito in pochi minuti questa panoramica sul vostro intenso programma di lavoro per i prossimi mesi. Ci piacerà essere coinvolti per essere in grado di seguirlo e magari, se possibile, portare qualche contributo. Pag. 7
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ELEONORA CIMBRO. Grazie, presidente. Grazie per questo momento di confronto, che è assolutamente fondamentale. Questo Comitato ha lavorato davvero bene in questi mesi. Credo che sia assolutamente necessario lavorare insieme per monitorare tutto il percorso che anche Lei, Ministro, sta facendo in questo senso.
  Ne avevo già parlato con la presidente. Sono preoccupata per lo stallo politico rispetto all'istituzione della autorità nazionale indipendente. Avevamo già provato a interloquire anche con chi se ne sta occupando al Senato. Nello specifico, poiché riteniamo che questo sia un punto fondamentale, proprio per le ragioni che Lei ha esposto anche all'inizio di quest'audizione, volevo capire dal suo punto di vista, al di là della politica, quali possono essere gli spunti di riflessione, ma operativi, da mettere in atto per raggiungere quest'obiettivo.
  Ci sono diverse proposte di legge depositate. C'è sicuramente la volontà di portare avanti questo obiettivo, che è davvero fondamentale, anche per come ci poniamo rispetto ad altri consessi internazionali. Pertanto, penso che quella di questa mattina sia un'ottima occasione per capire, anche dal suo punto di vista, che cosa possiamo fare, come Comitato e come parlamentari, per raggiungere questo importante obiettivo.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie mille, Ministro. La ringrazio in particolare per le informazioni sul Piano di attuazione della risoluzione n. 1325. Vedo che c'è anche la professoressa Carletti, con la quale abbiamo discusso più volte di questo argomento.
  A me interesserebbe capire la questione più dal punto di vista delle priorità politiche dell'Italia. Da un lato, il 2017 è un anno importante per la nostra presenza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Noi abbiamo sempre contraddistinto la nostra presenza, in particolare in sede multilaterale ONU, con campagne sul tema delle donne.
  Vorrei sapere se il Piano, come immagino, si intersecherà con le nostre priorità in quella sede e come, dal punto di vista parlamentare, noi possiamo essere di sponda. La collega Locatelli si recherà tra qualche settimana a New York alla Conferenza su Women and Equality. Credo sia interessante anche per noi capire come farci portavoce di questa iniziativa governativa.
  La seconda questione riguarda, più specificamente, le azioni dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. La direttrice Laura Frigenti ha molto chiaro il tema delle donne come uno degli elementi qualificanti delle azioni della nuova Agenzia italiana. Vorrei sapere, quindi, più sul versante ricostruzione, riconciliazione nazionale e riparazione – ancora una volta, siamo reduci, con la collega Locatelli, da una bella missione nel Kurdistan iracheno, dove il tema della ricostruzione e dell'interazione anche con il tema delle donne e, in particolare, della violenza sulle donne è una questione molto viva – se il Piano nazionale prevede una qualificazione delle azioni in questo senso.

  PRESIDENTE. Condivido tutto quello che è stato detto dalle colleghe. Siamo pronti a fare la nostra parte su questi temi anche a livello di Nazioni Unite. Vorrei aggiungere la mia preoccupazione a quella già espressa dalla collega Cimbro. Abbiamo tentato davvero di trovare il bandolo della matassa da sbrogliare per far partire l'autorità indipendente. Abbiamo parlato con tante persone. Ci troviamo dimidiate in questa situazione.
  Da una parte, l'indipendenza dell'autorità richiede tante cose, a partire da una robusta dose di risorse finanziarie, perché, per essere indipendenti, ci vuole anche questo. Dall'altra parte, un atteggiamento molto realistico, con i piedi per terra, a qualcuno fa dire che dobbiamo accontentarci. Questo accontentarci, però, rischia di compromettere l'indipendenza dell'autorità.
  Davvero in questi numerosi colloqui, che io ho avuto e che sicuramente ha avuto la collega Cimbro, che si era caricata il peso di trovare una soluzione, siamo in Pag. 8difficoltà. Forse voi, che siete un poco più esperti della materia, potete fornirci indicazioni e aiutarci a trovare questo bandolo della matassa che finora non siamo stati in grado di sbrogliare. Ricordo che era una delle cose che ci sono state a cuore sin dall'inizio dell'attività del Comitato. Di fatto, però, siamo ancora in questa situazione.
  Do la parola al presidente Petri per la replica.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie, signora presidente. Per quanto riguarda il problema dell'autorità indipendente, inizierei con il dire che è un tema che ho affrontato da quando ho assunto il mio ruolo a settembre. Ovviamente, il CIDU affronta il problema da vent'anni e ha fatto una serie infinita di cose in passato; noi, come CIDU, abbiamo sempre affrontato questa questione. Mi ero occupato del tema già prima, in una conferenza al Senato a cui avevo partecipato in una mia precedente veste. Sono andato direttamente al tavolo del Ministro, attraverso il suo consigliere per i diritti umani, e della Segretaria Generale, l'Ambasciatrice Belloni, e ho detto che questo tema doveva essere affrontato veramente.
  L'ho fatto, però, portando un'idea, che per ora è rimasta ferma. Tanta è la necessità di far qualcosa, che ho suggerito alle nostre istituzioni, con cui il CIDU dialoga normalmente, cioè il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e la Segretaria Generale, di lanciare il cuore oltre l'ostacolo. Avrei suggerito, cioè, di presentare un emendamento a un qualsiasi provvedimento in itinere, contenente, in sostanza, una delega, addirittura prevedendo che, in una prima fase di due anni, per il tempo cioè che la delega trovi attuazione, e per un altro anno successivo, necessario a creare proprio fisicamente l'autorità, per la quale bisogna prevedere il personale, la sede eccetera, il CIDU supplisca. Certo, tale organismo per due anni non sarebbe indipendente, perché il CIDU non lo è, ma, a mio giudizio – torno al punto iniziale della mia prolusione –, l'importante è dare un segnale a livello internazionale. Quindi, ho fatto questa proposta.
  Sto rendendo pubblica la mia proposta ora. In realtà, finora non lo era. Questa proposta, però, aveva molto interessato l'allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che attualmente è Presidente del Consiglio. Avevamo iniziato un ragionamento, che poi, però, si è fermato, perché c'è stata la crisi.
  Cosa succede? Vi riferisco quello che è successo la settimana scorsa. Al Senato, nel frattempo, il presidente Manconi e il senatore Mazzoni avevano, giustamente, presentato un provvedimento che era stato incardinato presso la 1a Commissione Affari costituzionali. In quella sede, di fatto si è creato – io sinceramente presumo per un equivoco e questo riecheggia un po’ quello che ha detto Lei, signora presidente – un corto circuito, un momento critico tra società civile e momento istituzionale. Purtroppo, c'è stata una lettera – è nel loro diritto – di Amnesty International e delle principali associazioni che si occupano del tema che ha bloccato la questione. Le associazioni hanno chiesto di essere ulteriormente audite. Questa situazione ha creato un'ulteriore complessità.
  Per venire al punto, ovviamente tutto dipenderà da quanto durerà ancora la presente legislatura. Da parte del Senato – se voi siete d'accordo, mi permetterei di dirlo, se mi darete il via libera – mi è stato chiesto di provare a fare un tentativo con le associazioni, con cui noi, come CIDU, dialoghiamo tutti i giorni. Anche voi lo fate, lo so, ma su questo tema noi lo facciamo in maniera molto riservata e con la libertà con cui lo possiamo fare, perché rispetto a voi, ovviamente, abbiamo più libertà di poter entrare in technicalities.
  L'idea è questa: adesso noi stiamo ragionando, soprattutto con i collaboratori che sono qui e, in particolare, con l'avvocato Dodero, che ha sempre seguito questo aspetto, ma anche con tutti gli altri, perché è un aspetto che tutti conoscono benissimo, e stiamo concependo un possibile tentativo di mediazione tra la posizione attuale del disegno di legge che in questo momento è in discussione al Senato e la posizione delle associazioni. Se siete d'accordo, andremo avanti su questo tentativo. Se poi volete, Pag. 9entro in dettaglio, anche se forse porta via troppo tempo.
  Il punto è che effettivamente in questo momento va messo olio in un meccanismo che si è inceppato. Come Comitato interministeriale portiamo avanti questa azione con totale convincimento. In più, però, ci riserviamo – anche questa è una questione in itinere – di riprendere contatto con Palazzo Chigi, dove adesso siede l'ex Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che ora è Presidente del Consiglio, con il suo entourage, con cui avevamo cominciato un dialogo, per vedere, anche con loro, in che maniera unire le forze e dare quell’input che potrebbe portare, per esempio, alla possibilità – lo dico, ma non è detto che debba essere così – di trasformare il tutto in un emendamento che contenga una delega.
  Questa potrebbe essere una possibilità. La cosa fondamentale, però, è che – lo sapete voi meglio di me e lo ripeto anch'io – tutto, ovviamente, deve essere fatto insieme, d'intesa con la società civile. A nostro giudizio, avremmo trovato forse un punto su cui si potrebbe valutare un accordo con loro. A questo punto, magari vi verrò a trovare più in là, appena avremo ragionato con loro, per aggiornarvi costantemente su questo percorso, perché forse qualcosa si può ancora riuscire a fare anche in questa legislatura.

  PRESIDENTE. Il dialogo va sempre bene. Qualsiasi situazione che aiuti il dialogo tra le istituzioni e la società civile va sempre bene, ma in particolar modo in questo momento – do il benvenuto intanto alla collega Sandra Zampa – va benissimo. È inutile adesso entrare nei dettagli.
  Per quanto riguarda questo tema specifico siamo ovviamente tutti interessati, come Comitato. In particolare, si era assunta questo impegno specifico la collega Cimbro. Quindi, la consideriamo come riferimento, senza escludere nessuno di noi. A volte ci vuole un riferimento, che in questo caso è la collega Cimbro.
  Siamo d'accordo e sono d'accordo che dobbiamo sperimentare tutte le vie possibili per arrivare a trovare una soluzione che sia sufficientemente – è brutto dirlo – «con i piedi per terra». Sappiamo che non possiamo chiedere milioni e milioni. Tuttavia, o questa autorità è davvero indipendente, oppure non ha senso che ci sia.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Questo è proprio fondamentale. Non esiste altra possibilità. Il punto critico sarà il meccanismo di selezione dei componenti. Assolutamente a stretto giro credo che tornerò con qualche indicazione più precisa.

  PRESIDENTE. La ringraziamo.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Per quanto riguarda le domande dell'onorevole Quartapelle, molto sinteticamente, dico: «Assolutamente sì». Non c'è qui l'avvocato Bova, con cui abbiamo fatto proprio questa cosa. Abbiamo fatto un rush, ve l'assicuro, con riunioni su riunioni con la società civile. L'idea era di avere pronto il Piano entro fine anno, proprio perché potesse partire dal 1° gennaio. Il tema è fondamentale e, ovviamente, l'Italia sta facendo tutto il possibile affinché sia prioritario non solo per noi, per cui lo è, ma che lo diventi sempre di più anche a livello globale grazie al nostro intervento.
  Chiaramente questo è un settore in cui il CIDU non interviene direttamente, perché la proiezione su questi temi è una competenza degli uffici della Direzione generale affari politici, ma c'è tutto l'impegno e tuttora occorre rendere questo Piano anche proprio volutamente efficace, altrimenti poi si rischia di rimanere fermi alle parole.
  Si tratta veramente di un buon Piano, anche rispetto a standard internazionali. Veramente lo è, perché il fatto di aver coinvolto la società civile e di aver introdotto degli indicatori, la presenza delle Women Peace Defender, nonché della tematica della disabilità sono aspetti che hanno veramente una grande importanza. Adesso la cosa importante, che noi vorremmo fare al più presto, è tenere una riunione per cominciare a ragionare in termini concreti, per dare materiale anche alla nostra rappresentanza Pag. 10 in modo che sia sempre più efficace.
  Con la dottoressa Frigenti, ovviamente, il rapporto è totale e costante. Non solo ci sentiamo e ci vediamo regolarmente in riferimento a questo tema, ma ci sono due o tre temi prioritari che noi abbiamo in comune con l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e che riguardano il CIDU. Ovviamente il tema delle donne è fondamentale e anche la disabilità è molto importante, come lo è il tema Business and Human Rights. Voi sapete, infatti, che le imprese private diventano soggetti di cooperazione grazie alla riforma che avete approvato. Ci sono questi tre settori in cui siamo completamente e costantemente in contatto.
  Ci sono numerose iniziative, non solo perché l'Agenzia per la cooperazione ha partecipato a ogni riunione, ma anche per altri motivi. Il contatto è stato totale con i colleghi dell'Agenzia per la cooperazione relativamente all'elaborazione del Piano. Una cosa di cui mi hanno pregato di ricordarvi la grande importanza è che stiamo già ragionando di dedicare una parte dei fondi alla creazione del network delle Women Peace Defender nel Mediterraneo. Questa è una cosa che sembrerebbe già a buon punto e su cui si possono coagulare varie iniziative, anche con riguardo alla cooperazione. Ovviamente, poi ce ne saranno tante altre, ma, in particolare, ero stato pregato di ricordarvi questa.
  In generale, siamo completamente a disposizione come tramite, perché, anche nella sua attuazione, il Piano – dico una cosa tecnica – viene comunque attuato a seguito del gruppo di lavoro che era stato creato dal CIDU, anche se avremo una funzione un po’ più da tramite che non da diretti attori sul terreno. Devo dire che c'è veramente una miriade di iniziative che devono fare sistema e che questo Piano, che va a procurare le risorse, consentirà finalmente di farlo.

  CRISTIANA CARLETTI, esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani. Vorrei aggiungere una cosa.

  PRESIDENTE. Abbiamo ancora qualche minuto per tutti voi.

  CRISTIANA CARLETTI, esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani. Grazie infinite, presidente. In relazione a quest'ultimo aspetto che il Ministro ha trattato, sulla base anche delle domande dell'onorevole Quartapelle, nella definizione delle priorità dell'agenda in qualità di membro del Consiglio di Sicurezza, quest'anno il tema non è soltanto un focus specifico, ma è trasversalmente inserito in tutta una serie di altre priorità, soprattutto in quelle regionali.
  Giustamente, il Ministro sottolineava l'area mediterranea e mediorientale. In realtà, proprio attraverso una serie di documenti che sono stati recentemente redatti e messi anche a disposizione del pubblico sul sito, soprattutto l'agenda dei lavori del primo mese di membership italiana, che è accessibile sul sito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, si nota come nella membership alcune risoluzioni Paese, al di là delle risoluzioni tematiche che ovviamente sono calendarizzate per i prossimi mesi, in particolare quelle su donne, pace e sicurezza sono state trattate con particolare riferimento, per alcune di esse, all'opportunità di inserire esplicitamente il richiamo al ruolo delle donne.
  In particolar modo, citano questa particolarità quelle sul sistema Paese Siria. L'area mediterranea e mediorientale è un'area di grande attenzione, soprattutto per le attività che la nostra cooperazione conduce in ottica preventiva e non soltanto attraverso le missioni, quando, purtroppo, come in Siria, la situazione peggiora di giorno in giorno, ma anche in situazioni di pre-conflitto e di post-conflitto. In realtà, l'argomento è molto chiaro ed è richiamato in alcune risoluzioni che si stanno definendo, dal punto di vista dei contenuti, da parte della membership italiana del Consiglio.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Potremmo anche immaginare di organizzare un workshop su questo aspetto, perché Pag. 11 potrebbe essere veramente utile per focalizzare sempre di più l'attenzione e creare un tentativo di fare sistema nella maniera più appropriata possibile.

  PRESIDENTE. Avendoci raggiunto la collega Sandra Zampa, faccio presente che nella relazione che il presidente Petri ha svolto all'inizio di quest'audizione ha fatto riferimento al rapporto sull'infanzia che dovrebbe essere presentato ad aprile. La collega Sandra Zampa è la presidente della Commissione bicamerale sull'infanzia. Come momento di ponte, perché questa è soprattutto la nostra funzione, le propongo, se vuole, di dire due parole di nuovo su questo tema.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Stiamo preparando il quinto o sesto Rapporto CRC.

  SANDRA ZAMPA. Quest'anno va presentato all'ONU.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Lo dobbiamo consegnare entro il 4 aprile. Ovviamente, il sistema italiano, come sa, onorevole, prevede che lo schema sia predisposto dall'Osservatorio e che poi il CIDU svolga il lavoro finale di coordinamento.
  Quest'anno, a seguito della crisi di Governo, l'Osservatorio non è ancora stato rinnovato e, quindi, abbiamo deciso di lavorare di comune accordo. È un messaggio che ci tengo a veicolare: si è creato un buon clima tra tutti gli attori proprio per ovviare alla situazione. Ci dispiaceva rinviare l'invio del rapporto, ragion per cui abbiamo creato un buon clima tra tutti gli attori e siamo in una fase abbastanza avanzata di redazione. Noi confidiamo che si riuscirà a produrlo nei tempi necessari. Questa è una cosa di cui siamo molto felici, perché a volte abbiamo notato che ci si può perdere in problemi di ingranaggi. In questo caso devo dire che c'è stata, da parte di tutti gli attori, una buona volontà.
  Forse, in questo momento, non sarebbe giusto da parte nostra entrare nel dettaglio, per la ragione che bisogna anche rispettare alcuni aspetti di competenza. In questo momento il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sta lavorando, soprattutto attraverso l'Istituto degli Innocenti, ma la cosa importante è che abbiamo già creato la situazione giusta per poter arrivare a un buon testo e questo ha rassicurato anche noi.
  La professoressa Carletti lo potrà dire meglio di me, ma l'Italia è nota per aver sempre prodotto dei buoni rapporti sull'infanzia. Relativamente all'infanzia l'Italia è un Paese che viene guardato in maniera molto attenta – in questo caso, per fortuna – e positivamente, quindi come esempio. Comunque, siamo a Sua disposizione, onorevole, per qualsiasi cosa. Anche a livello bilaterale siamo a totale disposizione.

  CRISTIANA CARLETTI, esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani. Una cosa fondamentale è che già nel Piano nazionale approvato lo scorso anno c'era un focus dedicato ai minori stranieri non accompagnati. Nella costruzione del rapporto periodico pari attenzione sarà riservata a questo argomento.

  SANDRA ZAMPA. Immagino che abbiate dedicato molta attenzione alla questione della povertà minorile. Vi segnalo che c'è un'indagine conoscitiva e un documento conclusivo del 2013, peraltro.

  CRISTIANA CARLETTI, esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani. Assolutamente. Diciamo che dobbiamo necessariamente rispettare i parametri formali che ci vengono richiesti dal Comitato di controllo. Quando parlo di parametri formali, intendo, purtroppo, parametri molto severi. Non possiamo essere troppo prolissi. Dobbiamo fornire delle indicazioni chiare, precise e circostanziate, in modo tale che il Comitato possa ben comprendere qual è la situazione dell'infanzia in Italia nell'ultimo quinquennio. Siamo molto attenti a una serie di aspetti. La povertà sicuramente è uno di questi. Le citavo i minori stranieri non accompagnati Pag. 12perché c'è un'analisi molto attenta della sua proposta di legge.

  SANDRA ZAMPA. Purtroppo, sa che questa mattina verrà votata con emendamenti.

  CRISTIANA CARLETTI, esperta giuridica presso il Comitato interministeriale per i diritti umani. Stiamo aspettando, ma stiamo studiando con grande attenzione. Anche tutti gli altri Stati parte contraenti della Convenzione, a livello europeo e a livello internazionale, stanno studiando su questo. In realtà, portarla, ancorché come processo in itinere, per noi è molto importante.

  PRESIDENTE. Abbiamo ancora due minuti. Vi chiedo un brevissimo riferimento al nostro andare alle Nazioni Unite, di fatto, per rendere conto per la CEDAW, oltre che per il Piano. La CEDAW è la Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne. Vi chiedo in un minuto di dirci due parole sul rapporto che abbiamo presentato nel 2015, per il quale riceveremo la list of issues.

  FABRIZIO PETRI, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Assolutamente. L'Italia nel 2015 ha presentato un rapporto, ovviamente, omnicomprensivo. Sappiamo benissimo che per l'Italia, per noi, per il Comitato e per le istituzioni parlamentari la questione della donna è una questione centrale. Quindi, il rapporto è un rapporto molto importante.
  Ovviamente è un rapporto pubblico. È pubblicato sia sul sito del CIDU sia su quello dell'Alto Commissariato per i diritti umani. Ora stiamo aspettando – normalmente arriva un mese e mezzo o due mesi prima al massimo – la list of issues. Quello sarà un momento molto determinante. Vista anche l'attenzione, mi riprometto poi di condividere alcuni aspetti salienti anche con voi.
  La list of issues è uno strumento con cui il Comitato CEDAW chiede degli aggiornamenti rispetto al Piano. Dato che il Piano era stato presentato nel 2015 – ovviamente, ci sono rotazioni e i Paesi devono aspettare un anno e mezzo per andare sotto esame – e nel frattempo è passato un anno e mezzo, c'è l'abitudine di chiedere un aggiornamento, che tecnicamente prende il nome di list of issues, ossia una serie di domande. La parte interessante è che il Comitato, in questo caso la CEDAW, pone queste domande anche sulla base delle informazioni che ha ricevuto nel frattempo dalla società civile del Paese in questione sotto forma di rapporti-ombra, generalmente, comunque, sotto forma di un rapporto che loro hanno in modo sistematico.
  Anche noi siamo particolarmente attenti e, ogni volta che arriva la list of issues, iniziamo un'analisi con tutte le amministrazioni competenti, perché alla fine l'esame vero è sulla list of issues, sulle questioni più attuali. Quindi, questo è uno strumento fondamentale e stiamo aspettando che ci arrivi.

  PRESIDENTE. Siamo arrivati alla conclusione di questo interessantissimo incontro-confronto. Ci lasciamo avendo, da ultimo, parlato dell'esame cui saremo sottoposti rispetto ai temi delle discriminazioni, se ci sono, nel nostro Paese tra uomini e donne. Grazie davvero per questo interessante incontro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.20.