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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 4 agosto 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI RIFORMA DEGLI STRUMENTI E DELLE PROCEDURE DI BILANCIO

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.
Boccia Francesco , Presidente ... 3 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Boccia Francesco , Presidente ... 6 
Cariello Francesco (M5S)  ... 8 
Pisano Girolamo (M5S)  ... 9 
Fanucci Edoardo , Presidente ... 10 
Pisano Girolamo (M5S)  ... 10 
Fanucci Edoardo , Presidente ... 10 
Pisano Girolamo (M5S)  ... 10 
Fanucci Edoardo , Presidente ... 11 
Guerrieri Paleotti Paolo  ... 11 
Marcon Giulio (SEL)  ... 12 
Fanucci Edoardo , Presidente ... 12 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 12 
Fanucci Edoardo , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 20.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di riforma degli strumenti e delle procedure di bilancio, l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, al quale do la parola.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. L'Italia ha intrapreso da tempo un percorso di consolidamento dei conti pubblici che, nonostante la difficile congiuntura, ha prodotto risultati significativi. Nel 2014 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche sul PIL si è mantenuto all'interno della soglia del 3 per cento, soprattutto grazie alla capacità del Governo di tenere sotto controllo le dinamiche della spesa primaria. L'indebitamento continuerà a scendere in questo anno e nei successivi.
  Particolarmente significativi sono stati i risultati ottenuti in termini di avanzo primario, che rappresenta la principale variabile per la riduzione del debito. Questo si è collocato tra i più elevati dell'area dell'euro. I dati del 2014 mostrano un avanzo primario dell'1,6 per cento del PIL, inferiore solo a quello della Germania e più elevato della media dell'Eurozona.
  Sul processo di riequilibrio delle finanze pubbliche incide la progressiva riduzione degli interessi passivi, in parte per effetto degli interventi adottati dalla Banca centrale europea, ma soprattutto per la credibilità che i mercati hanno riconosciuto e riconoscono all'azione del Governo e alla capacità dimostrata di amministrare le dinamiche dei conti pubblici. Questi miglioramenti necessitano di essere ulteriormente consolidati e resi permanenti. Su questo fronte il Governo è fortemente impegnato anche tramite una strategia di riforme strutturali che consentano di rafforzare ulteriormente la competitività del Paese, il potenziale di crescita e quindi la sostenibilità delle finanze pubbliche.
  Anche sul piano della governance molto è già stato fatto. Con la legge costituzionale n. 1 del 2012 il nostro Paese si è allineato alle disposizioni comunitarie introducendo nell'ordinamento nazionale un principio di carattere generale secondo il quale tutte le amministrazioni pubbliche devono assicurare l'equilibrio tra entrate e spese del bilancio e la sostenibilità del debito, nell'osservanza delle regole del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell'Unione economica e monetaria.
  L'attuazione della riforma costituzionale e delle disposizioni previste dalla legge rinforzata n. 243 del 2012 offrono Pag. 4l'occasione per completare la predisposizione di un impianto istituzionale in cui siano ulteriormente irrobustiti i presìdi a tutela della disciplina del bilancio e maggiore attenzione sia posta alla qualità della spesa pubblica.
  In quest'ambito, un tema su cui vorrei condividere una riflessione riguarda la possibilità di ripensare il calendario di presentazione dei documenti di programmazione e di bilancio. Non si tratta soltanto di una mera questione di date, ma delle impostazioni da adottare nel processo di bilancio stesso.
  Ci sono soluzioni che prevedono, in un caso, seppure con una modifica delle attuali date, di mantenere la distinzione tra la fase in cui si fissano gli obiettivi programmatici macroeconomici e di finanza pubblica, attraverso il Documento di economia e finanza (DEF) e la Nota di aggiornamento, e quella in cui si presentano le misure che dovranno consentire di raggiungere quegli obiettivi, attraverso la legge di bilancio e la legge di stabilità. In altri casi, invece, si suggerisce di unificare questi due momenti con la contestuale presentazione alle Camere della Nota di aggiornamento del DEF e della manovra di finanza pubblica.
  Sebbene siano comprensibili le motivazioni di questo secondo approccio, ritengo che sia preferibile mantenere distinta la fase di programmazione e definizione degli obiettivi da quella della loro attuazione. La fissazione preventiva di obiettivi quantitativi porta, infatti, a concentrarsi nella seconda fase sugli aspetti qualitativi degli interventi. Il quadro della compatibilità finanziaria e la dimensione della manovra sono assunti come un dato esogeno e forniscono così un perimetro preciso entro il quale identificare priorità e scelte allocative. Al contrario, la definizione contemporanea di vincoli e strumenti potrebbe comportare una commistione di intenti in cui il livello degli obiettivi finanziari finirebbe per adattarsi alla sommatoria delle richieste mettendo in discussione la credibilità del quadro generale.
  Nella fissazione del calendario va inoltre considerata l'esigenza di inviare alla Commissione europea, entro il 15 ottobre, il Documento programmatico di bilancio, nonché la necessità che i quadri macroeconomici tendenziali e programmatici siano preventivamente validati dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Ciò richiede un margine di tempo tra la decisione del Consiglio dei ministri sulla manovra di finanza pubblica e l'invio del documento di bilancio in Europa. Anticipare al 5 ottobre la presentazione della legge di stabilità e della legge di bilancio al Parlamento consentirebbe di disporre di questo margine e darebbe maggiore stabilità e certezza alle stime programmatiche.
  Una valutazione da condurre con l'ISTAT riguarda poi la possibilità di anticipare la scadenza della seconda notifica Eurostat dell'indebitamento netto e del debito della pubblica amministrazione, che oggi è prevista per il 1o ottobre. Questo consentirebbe di allineare il quadro utilizzato nella Nota di aggiornamento del DEF con quello da utilizzare successivamente per l'invio alla Commissione europea.
  Il secondo aspetto su cui vorrei soffermarmi brevemente riguarda la dimensione qualitativa delle scelte e gli strumenti che in sede di attuazione della riforma potranno essere definiti nelle diverse fasi del processo di bilancio.
  Nella fase di predisposizione del bilancio serve un cambiamento di prospettiva che permetta di riconsiderare, se necessario, anche le scelte già adottate negli esercizi precedenti, le spese e le politiche già previste, superando il criterio, troppo spesso prevalente, della spesa incrementale. Si accrescerebbero così i margini di scelta e di allocazione delle risorse.
  In questa direzione la legge n. 243 del 2012 prevede l'unificazione dell'attuale legge di bilancio e della legge di stabilità in un unico documento. Oltre ad allineare il nostro quadro istituzionale a quello degli altri Paesi europei, quest'integrazione consente di riportare l'attenzione del dibattito pubblico e del Parlamento sulle priorità dell'intervento pubblico, considerato nella sua interezza, piuttosto che sugli interventi marginali adottati con la sola legge di Pag. 5stabilità. Si incentivano così gli attori coinvolti a riconsiderare programmi di spesa già esistenti in un quadro di vincoli e coerenze definito dal complesso delle risorse disponibili. In questo modo la sessione di bilancio torna a essere il momento fondamentale per definire le misure che daranno effettiva attuazione alla programmazione finanziaria.
  Per consentire alla nuova legge di bilancio di svolgere pienamente questo ruolo, questa verrebbe presentata alle Camere il 5 ottobre, prevedendo l'integrazione della previsione formulata a legislazione vigente con gli effetti delle innovazioni normative disposte con la manovra finanziaria. In questo modo le Camere potranno valutare fin dall'inizio dell'esame parlamentare la complessiva allocazione delle risorse disposta con il disegno di legge di bilancio.
  Per realizzare quest'obiettivo si potrebbe prevedere, previa approvazione del Consiglio dei ministri, la trasmissione alle Camere, il 20 ottobre, di un apposito allegato tecnico che integri la documentazione precedentemente trasmessa il 5 dello stesso mese. Su questo punto occorre ovviamente valutare con gli uffici di Camera e Senato quale procedura sia possibile adottare per inserire nell'atto parlamentare anche questo secondo documento.
  Per rendere maggiormente evidente il legame tra le risorse stanziate e gli obiettivi, un'ulteriore valorizzazione della rappresentatività e della significatività dell'articolazione funzionale del bilancio per missioni e programmi potrà essere ottenuta attraverso l'introduzione delle azioni, quali livello di ulteriore dettaglio dei programmi di spesa, così come previsto dalle deleghe della legge n. 196 del 2009. A questo livello del bilancio potranno meglio essere associati specifici indicatori per la valutazione dei risultati conseguiti.
  Occorre, in altri termini, dotarsi di strumenti che consentano di rafforzare il monitoraggio degli effetti delle misure adottate e delle politiche perseguite, sia da un punto di vista strettamente finanziario sia con riferimento agli aspetti di efficienza e di efficacia delle azioni intraprese.
  In questo contesto la revisione della spesa svolge un ruolo cruciale. Essa deve consentire di raggiungere un maggior grado di efficienza ed efficacia dell'intervento pubblico nella fornitura di beni e servizi e nell'allocazione delle risorse. Ciò richiede l'adozione di una prospettiva di medio termine e di processi che consentano di ottenere una maggiore responsabilizzazione di tutti gli attori interessati, anche attraverso il loro diretto coinvolgimento e il rafforzamento delle capacità di monitorare e di valutare gli effetti delle politiche adottate.
  La revisione della spesa è stata condotta nel corso di questi anni attraverso canali diversi e ha sperimentato percorsi variegati. Le più recenti esperienze mostrano che un processo mirato a integrare gli strumenti di revisione della spesa nel ciclo del bilancio può favorire un più efficace utilizzo delle risorse già disponibili. In particolare, l'integrazione del processo di revisione della spesa in fase di predisposizione del bilancio consente di superare il criterio incrementale per la definizione degli stanziamenti e di allocare le risorse in un contesto di vincoli di bilancio stringenti in relazione alle effettive priorità e ai bisogni dei cittadini.
  Per integrare la revisione della spesa nel ciclo di bilancio dovranno essere definiti strumenti di indirizzo e di verifica adeguati. È importante che, come già illustrato dalla Ragioneria generale dello Stato il 14 luglio in questa stessa sede, il processo tragga origine da una valutazione delle compatibilità macroeconomiche e delle priorità indicate nel DEF approvato dal Parlamento. In questo contesto potranno essere individuati obiettivi di spesa per ciascun ministero per il successivo triennio. L'adozione di espliciti obiettivi di spesa nella fase di programmazione finanziaria è volta a indurre le amministrazioni a valutare fabbisogni e priorità in presenza di un vincolo chiaro e stringente.
  È altrettanto importante che siano rafforzate l'attenzione al monitoraggio e la Pag. 6valutazione dell'effettivo conseguimento degli obiettivi anche in termini di efficacia degli interventi adottati. A tal fine, la realizzazione degli interventi più rilevanti proposti in quest'ambito e approvati dal Parlamento con la nuova legge di bilancio potrà essere oggetto di specifici accordi triennali.
  Nell'ambito di questo processo il Ministero dell'economia e delle finanze può dare un contributo significativo attraverso il coordinamento, nella fase iniziale, della proposta complessiva da sottoporre all'attenzione del Consiglio dei ministri e, in corso di gestione, delle attività di monitoraggio sull'effettivo raggiungimento degli obiettivi di spesa e delle eventuali nuove iniziative connesse con le priorità del Governo. Nella predisposizione del disegno di legge di bilancio il Ministero dell'economia e delle finanze continuerà a garantire la valutazione delle proposte delle amministrazioni, anche al fine di assicurare la complessiva coerenza con gli obiettivi generali di finanza pubblica. Attraverso un approccio interistituzionale, da realizzarsi nell'ambito degli accordi triennali, il Ministero dell'economia e delle finanze e ciascun ministero potranno assicurare il monitoraggio delle azioni intraprese.
  In conclusione, la riforma della contabilità pubblica di cui alla legge n. 243 del 2012 e le due deleghe, che tracciano le direttrici per il completamento della riforma, rappresentano un'occasione fondamentale per il percorso di consolidamento dei conti pubblici e per il ruolo della politica di bilancio nel sostegno all'economia. La riforma potrà trovare attuazione con riferimento alla predisposizione dei documenti di bilancio relativi al triennio di programmazione 2017-2019. Questa non rappresenta un semplice adempimento normativo con cui adeguare le norme di natura contabile, ma, come dicevo, uno strumento di politica di programmazione finanziaria. Le modifiche che il Parlamento e il Governo si apprestano a introdurre in quest'ambito dovranno piuttosto essere funzionali a una nuova visione del processo di programmazione e definizione. Elemento centrale di quest'impianto deve tornare a essere la manovra annuale di finanza pubblica, composta dall'insieme del bilancio e dalle innovazioni a esso apportate. Devono, inoltre, essere rafforzati gli strumenti per il monitoraggio dei risultati e la capacità di selezionare gli interventi, anche rimettendo in discussione quanto in precedenza acquisito.
  Naturalmente, sarà importante utilizzare gli eventuali margini di efficientamento ancora disponibili e minimizzare il costo delle nuove attività. In questo senso, un processo di spending review integrato nel ciclo di bilancio e l'adozione di un processo top down potranno fornire un valido contributo, collegando aspetti quantitativi e di sostenibilità della finanza pubblica con aspetti qualitativi e di composizione della spesa che permettano di massimizzare l'impatto su crescita e occupazione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Padoan per la relazione, che rientra nel solco dei lavori fin qui tracciato e segue la riflessione che le Commissioni bilancio riunite avevano fatto alcune settimane fa con la Ragioneria generale dello Stato proprio su alcuni temi che lei ha toccato.
  In attesa di raccogliere le disponibilità dei colleghi aggiungo io alcune riflessioni.
  Come lei diceva, l'obiettivo è che il bilancio triennale 2017-2019 diventi un'opportunità non solo di costruzione di un prospetto autonomo di copertura della legge di bilancio, che diventi anche rispetto dello stesso saldo programmatico, ma all'interno di questo percorso che ci siamo dati, caratterizzato da sette punti, la partenza di questa riflessione è connessa agli stravolgimenti che stiamo vivendo e soprattutto toccando con mano, quando le scadenze si avvicinano rispetto alla revisione della governance europea.
  Oggi possiamo toccare con mano alcune modifiche legislative che il legislatore aveva già ipotizzato con la legge n. 243 del 2012, dall'anticipazione della scadenza al 1o ottobre per quanto riguarda l'indebitamento netto, alla necessità di avvicinare Pag. 7sempre di più cassa e competenza, alla necessità di avvicinare accertamenti e riscossioni. Su questi temi abbiamo fatto alcune riflessioni, sulle quali certamente i colleghi torneranno. Penso che le due Commissioni si siano fatte un'idea anche della mole di lavoro svolto dal Ministero dell'economia e delle finanze in queste settimane.
  Sul settimo punto del documento di programma che abbiamo predisposto insieme, Camera e Senato, e che fa riferimento alle clausole di salvaguardia, vorrei una sua riflessione, poiché ci ritroviamo, mai come in questo momento, seduta dopo seduta, a doverle riaffrontare e a dover dare delle risposte – non solo le coperture di rito – in alcuni casi a ridefinirle, a riscriverle, a rientrare nel merito. Molto spesso gli uffici dei servizi bilancio di Camera e Senato e il Ministero dell'economia e delle finanze devono trovare delle soluzioni in tempo reale, che non sempre collimano, non sempre sono semplici, anche perché dipende dai temi sottostanti.
  Uno dei temi che deve essere affrontato in sede di riforma della legge n. 196 del 2009 è quello delle clausole di salvaguardia finanziaria riguardanti le previsioni di spesa. Si tratta di una disciplina che ha avuto nel corso del tempo un'attuazione non sempre agevole, per la verità spesso difficile, sia per la difficoltà del monitoraggio dell'andamento degli oneri, soprattutto con riferimento alle spese di ridotto ammontare, sia per la difficoltà di individuare dei meccanismi effettivi e automatici in grado di compensare gli sforamenti di spesa.
  A questo riguardo ricordo che il ricorso ai decreti ministeriali per rideterminare l'ammontare delle prestazioni previste per legge suscita spesso alcune perplessità in Parlamento, sia perché determina una situazione di oggettiva incertezza nei beneficiari delle prestazioni sia perché sono sorti non pochi dubbi in merito alla legittimità di alcune misure da parte delle Commissioni bilancio di entrambi i rami del Parlamento nel caso in cui esse siano adottate in sede di attuazione di deleghe legislative.
  In particolare, tali dubbi si sono manifestati nel caso in cui la legge delega, nel fissare i princìpi e i criteri direttivi a cui si attiene il Governo, non contenga previsioni in merito ai contenuti delle clausole di salvaguardia. Queste arrivano dopo, e il dibattito si apre inevitabilmente, perché la questione non è mai stata discussa prima.
  Uno dei dubbi è se, nel caso in cui si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni, debba essere affidata al Ministro l'adozione di misure correttive di carattere espansivo, come la compensazione dei maggiori oneri con maggiori entrate, o di carattere redistributivo, restrittivo, come la compensazione, come a volte è successo, dei maggiori oneri con la riduzione delle prestazioni da erogare. In questo caso si verifica una situazione per effetto della quale una fonte di rango inferiore, in questo caso il decreto ministeriale, può procedere, in mancanza dei citati princìpi e criteri direttivi, a modificare una fonte di rango superiore, come il decreto legislativo stesso.
  Alla luce di questa situazione appare, a nostro avviso, necessario procedere a un ripensamento del funzionamento delle clausole di salvaguardia, nel senso ad esempio di prevedere l'adozione di misure compensative di carattere temporaneo, ossia limitate all'anno in corso, nell'ambito della rimodulazione degli stanziamenti di bilancio da parte della legge di assestamento, ferma restando l'adozione di misure di riallineamento della copertura finanziaria degli oneri effettivi attraverso misure correttive di carattere espansivo o, viceversa, restrittive, da adottare con disposizioni in materia di entrate e di spesa di cui alla prima sezione della nuova legge di bilancio.
  Su questi aspetti penso che sia opportuno, visto che siamo alla fine di questo percorso di audizioni, avere l'avviso del Ministro dell'economia e delle finanze, soprattutto sulla base della riflessione che abbiamo svolto nelle sedute precedenti e anche delle esperienze fatte sul campo in queste settimane su alcuni pareri che abbiamo dato sui decreti di attuazione del Pag. 8Jobs Act, in cui con il Ministero abbiamo trovato delle soluzioni, che però sarebbe opportuno codificare per evitare che diventino in futuro soluzioni estemporanee. Questa ridefinizione delle regole di bilancio è un'occasione per avere regole condivise.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCESCO CARIELLO. Ringrazio il Ministro per questa audizione.
  Intendo porre due domande nette su due aspetti, la spesa pubblica e gli investimenti.
  Relativamente alla spesa pubblica, nel percorso di riforma della legge di bilancio, è nostra intenzione lanciare una riflessione sulla possibilità di aprire un processo permanente di revisione della spesa pubblica stessa all'interno del Parlamento, cioè coordinato dal basso, dalle Commissioni competenti e dalla Commissione bilancio. Abbiamo notato, infatti, che, per i vari Governi che si sono succeduti dal Governo Monti in poi, la revisione della spesa pubblica è stata, anzitutto, sempre vista come un mero processo di tagli e quindi assegnata come un semplice obiettivo al commissario di turno per minimizzare e ridurre tale spesa.
  Il processo di spending review, e quindi di revisione della spesa, andrebbe invece un po’ rivisto nel dettaglio, capitolo per capitolo. A nostro avviso, l'unica istituzione che potrebbe svolgere questo processo in maniera continuativa e pluriennale, anno su anno, dovrebbe essere il Parlamento attraverso le proprie Commissioni competenti con il coordinamento della Commissione bilancio.
  Abbiamo presentato in merito una mozione, che nei prossimi mesi chiederemo di calendarizzare in Aula, affinché si impegni il Governo a trasferire questo processo di revisione della spesa, in modo da non bloccare alcuni capitoli definiti non rimodulabili sempre e magari dare la possibilità al Parlamento anche di una certa flessibilità nella rimodulazione di alcuni capitoli di spesa. Questa è una proposta, uno spunto di riflessione, e gradirei avere il parere del Ministro.
  Per quanto riguarda, invece, gli investimenti, si è notato che durante la discussione del DEF la clausola degli investimenti è stata in un certo senso invocata, vi si è fatto un accenno. In realtà, però, nel Documento in sé questa clausola non viene invocata. Tra l'altro, questa circostanza viene anche rilevata dalla Commissione europea nell'ultima audizione in sede di Parlamento europeo, appunto nella Commissione per i bilanci. Uno dei commissari fa notare che il Governo italiano non ha invocato la clausola degli investimenti: ci chiediamo come mai. Di entrambe le clausole previste dalle nuove regole di flessibilità aperte nell'ultima revisione, una è legata alle riforme strutturali e l'altra agli investimenti. Una viene esplicitamente invocata, dell'altra non si fa menzione. Parliamo sempre dello 0,3 per cento del PIL.
  L'argomento, per restare nel tema di discussione della serata, è questo: in che modo potremmo legare queste clausole degli investimenti, magari attraverso il processo di riforma della legge di bilancio, proprio a una sezione, a un capitolo a sé stante ? In questo voglio riagganciarmi alla discussione in ambito europeo anche sulla golden rule e su quelle economie sostenibili grazie agli investimenti pubblici.
  A mio avviso, infatti – credo lo abbia citato anche lei nella relazione – bisogna ampliare l'orizzonte temporale a cui ci si riferisce. Parlare di investimenti e, contemporaneamente, pretendere che all'interno dello stesso esercizio finanziario ci sia il ritorno, per raggiungere il pareggio di bilancio nel medesimo esercizio finanziario, è un'assurdità, perché non si chiamerebbero e non sarebbero investimenti. Mi chiedo, quindi, come questa sezione o questa parte della legge di bilancio possa essere trattata nel prossimo futuro.
  Non dimentichiamo che è stato inserito e c’è in sede di OCSE un'ampia discussione in merito all’output gap. Il nostro Paese è noto avere una differenza sostanziale tra PIL potenziale e reale, ma il concetto dell’output gap aiuta sempre o la Commissione o comunque l'Eurogruppo a Pag. 9implementare azioni di tipo fiscale per l'aggiustamento dei conti dei singoli Stati. Non si pensa, però, a come colmare questo output gap da un punto di vista di investimenti.
  Contestualmente chiedo magari anche quale sia il dato attuale del nostro output gap, per cercare di comprendere quale dovrebbe essere lo sforzo del Paese per colmarlo. Parliamo sempre di output gap in termini di aggiustamenti fiscali, ma mai ci preoccupiamo di come possiamo colmarlo con degli investimenti, quindi aprendo un processo e una sezione dedicata anche nel processo di riforma della legge di bilancio legata agli investimenti. Questi sono i due aspetti che voglio vengano approfonditi e sui quali magari il Ministro può darci il suo parere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI EDOARDO FANUCCI

  GIROLAMO PISANO. Ringrazio il Ministro Padoan.
  Cercherò di uscire un po’ dal tecnico e dal tecnicismo sebbene potrebbe non sembrare il contesto adatto. In realtà, mi interessano molto di più gli aspetti che riguardano la programmazione e la pianificazione delle leggi di bilancio, non tanto quelli che riguardano tutte le regole di cui hanno ampiamente parlato sia il Ministro sia il presidente Boccia.
  Vorrei fare un po’ l'eco della situazione esposta ampiamente sulla stampa e in televisione nell'ultima settimana riguardo al Mezzogiorno per aprire una discussione all'interno di questa Commissione, così come c’è anche nel mio gruppo politico, e avanzare anche una proposta che possa essere discussa.
  Dagli ampi studi che sono disponibili e che io stesso sto approfondendo, è chiaro ed è dimostrato che la dinamica dell'economia del Mezzogiorno non può essere considerata governabile dalle regioni meridionali. È dimostrato anche che la serie storica degli investimenti per lo sviluppo dal 1992 a oggi ha subìto per il Mezzogiorno una drastica riduzione. Parlo, ovviamente, degli investimenti pubblici per lo sviluppo. Credo che l'andamento dei parametri sociali, anagrafici e del lavoro sia ormai sotto gli occhi di tutti. Siamo di fronte a un'ecatombe per il Mezzogiorno, così come forse anche per qualche piccola area del resto del Paese non situata al Meridione, ma perlopiù stiamo parlando del Meridione.
  Ci sono degli articoli scientifici che, per esempio, mostrano anche quanto, in relazione alla revisione della spesa, ci sia stato un impatto maggiore proprio sulle regioni del Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-Nord, quasi il doppio dell'impatto macroeconomico che lo Stato e i Governi che si sono succeduti hanno imposto al Mezzogiorno e alle popolazioni del Mezzogiorno, che oggi rappresentano ancora quasi il 33 per cento della popolazione dello Stato italiano.
  Si aggiunga una dinamica che spesso non è molto discussa, che però, raccogliendo le fasi storiche delle privatizzazioni delle aziende di Stato, delle aziende pubbliche, è pure molto importante. Mentre in passato l'orizzonte pubblico investiva anche le aziende che fornivano infrastrutture ai cittadini italiani (telecomunicazioni, trasporti e così via), queste aziende oggi sono diventate società per azioni, e quindi perseguono obiettivi privati, non più pubblici. Di conseguenza, anche la dinamica degli investimenti sulle infrastrutture delle aziende che appartenevano allo Stato ha visto una riduzione di quasi quattro volte superiore nel Mezzogiorno rispetto al Nord, perché queste aziende vanno a investire dove sanno che ci sarà un rapido ritorno dell'investimento.
  Ci sono anche studi sui cosiddetti provvedimenti espansivi, non ultimo anche quello degli 80 euro di recente emanato dal Governo, che dimostrano che questi provvedimenti espansivi comunque hanno un maggiore impatto positivo per il Centro-Nord e minore per il Centro-Sud. Ciò è dimostrato chiaramente nel caso degli 80 euro, la cui erogazione, essendo legata a contratti di lavoro, fa sì che dove c’è maggiore Pag. 10disoccupazione ci sia anche minore ritorno di questo genere di espansione della spesa pubblica.
  Tutta questa premessa per suggerire che nei documenti di economia e finanza ci sia un'apposita sezione che riconosca la dualità dell'economia italiana, che è forse uno dei peggiori talloni d'Achille del nostro Paese. Sappiamo tutti che non riusciamo a crescere secondo le attese proprio perché la forbice, il gap che abbiamo tra le due economie che di fatto coesistono nel Paese, quella del Mezzogiorno e quella del resto d'Italia, porta al rallentamento della crescita.
  Dovendo e volendo uscire dal problema delle medie nazionali, ipotizzare che all'interno del DEF ci sia una sezione che appositamente analizzi, pianifichi e programmi la spesa pubblica e le intenzioni del Governo, nonché tutti i parametri che già esistono a livello nazionale, specificamente sul Mezzogiorno, potrebbe essere un punto di partenza per cominciare a mettere in chiaro che, quando l'Italia cresce dello 0,9 per cento, in realtà abbiamo un Centro-Nord che cresce dell'1,5 per cento e un Sud che decresce dell'1,8 per cento.
  Questo è, secondo me, un punto che dovremmo introdurre nella nostra discussione. A mio avviso, è l'unico modo per mettere effettivamente in risalto quanto i Governi dovranno fare in tema di politiche fiscali, di investimenti per lo sviluppo, per le infrastrutture, per la formazione, per il controllo del territorio, non in termini nazionali, che pure sono oggi esposti, ma meridionali, per risolvere finalmente il problema del Mezzogiorno, che di sicuro non è esclusivamente quello dell'assistenzialismo.
  Stessa questione, che pure va calata a mio avviso all'interno delle leggi di bilancio, è quella che coinvolge tutta l'attività legislativa dei Governi. Una legge del Governo declinata appositamente anche per valutare l'impatto sulle aree depresse del Paese può essere un punto di qualità dell'attività legislativa del Governo, che può portare a evitare nel futuro che si ripetano casi come quelli delle leggi di spending review, come quelli delle spese espansive, che hanno invece aumentato la forbice, che oggi è sotto gli occhi di tutti, tra l'economia nazionale e quella del Mezzogiorno. Mi fermo qui.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Pisano e do la parola al senatore Guerrieri, ma prima vorrei fare un chiarimento per il seguito della discussione.
  Qui stiamo svolgendo un'indagine conoscitiva sulle prospettive di riforma degli strumenti e delle procedure di bilancio. Sottolineo l'ordine del giorno per correttezza nei confronti di senatori e deputati che partecipano all'iniziativa e per chi ci segue attraverso gli strumenti di pubblicità dei lavori. Io l'ho lasciata parlare, ma se vogliamo utilizzare la Commissione per parlare con il Ministro, la cui sensibilità è stata dimostrata in diverse occasioni in Commissione – la sua disponibilità c’è e risponderà – però ritengo che ci siano altri strumenti per certi tipi di osservazioni: question-time, interrogazioni, mozioni, risoluzioni.
  Per favorire una partecipazione qualificata, attenta e informata da parte di tutti alle prossime audizioni, chiederei, per la presenza sia del Ministro sia di tutti gli altri, senatori e deputati, che scelgono di partecipare alle riunioni, di attenersi agli argomenti oggetto dell'audizione, altrimenti veramente andiamo poco lontano e offriamo poco valore aggiunto. Faccio veramente fatica a legare l'intervento alla tematica dell'audizione.

  GIROLAMO PISANO. Io ho proposto una modifica delle leggi di bilancio, quindi sinceramente non mi sembra di essere fuori tema, al contrario.

  PRESIDENTE. È come aprire e chiudere una parentesi in fondo a una tesi di laurea. Apprezzo e l'ho fatta intervenire.

  GIROLAMO PISANO. Non sono per nulla d'accordo rispetto a questa tesi. Mi sembra di essere stato altamente pertinente.

Pag. 11

  PRESIDENTE. Il presidente Boccia e l'onorevole Cariello hanno fatto riflessioni nel merito. Ritengo per gli altri interventi e per gli altri appunti che possono essere portati all'attenzione del Governo che vada seguìto questo metodo per il prosieguo. Se ci sono delle indicazioni diverse, ne parleremo con il Ministro.

  PAOLO GUERRIERI PALEOTTI. Ringrazio anch'io il Ministro per la sua relazione introduttiva.
  Ho due domande sui temi. La prima riguarda il calendario. Lei ha indicato due opzioni: la possibilità di mantenere una distinzione temporale tra presentazione del documento, che riguarda gli obiettivi, e presentazione del disegno di legge di stabilità, che reca gli interventi, e la possibilità di far coincidere il momento di presentazione dei due documenti, e ha espresso una preferenza per la prima tipologia.
  Anch'io convengo con la necessità che siano tenuti distinti questi due momenti, con il fatto cioè che si abbia la possibilità di valutare gli obiettivi per quanto riguarda la programmazione dei flussi di entrata e di spesa in senso generale, quindi anche dei saldi, rispetto poi alle misure attraverso le quali raggiungere questi obiettivi. D'altronde, si tratta anche delle procedure seguite pressoché in tutti gli altri maggiori Paesi europei.
  Detto questo, però, il problema sussiste, anche mantenendo questa distinzione temporale, sul contenuto informativo del documento di programmazione e degli obiettivi: o in questo documento ci sono anche delle indicazioni, per quanto di massima, sulle misure attraverso le quali si vogliono raggiungere questi obiettivi oppure, se ci si limita, come è nella maggioranza dei casi, semplicemente all'indicazione quantitativa, questa presentazione può essere relativamente poco utile o poco efficace nel mantenere questa distinzione.
  Nel ribadire questa distinzione temporale si pensa anche a riconoscere quello che originariamente doveva essere il contenuto del DEF, cioè non semplicemente l'indicazione dei saldi, ma l'articolazione della manovra necessaria per il conseguimento degli obiettivi ? Spesso, in realtà, quest'indicazione non c’è o c’è in una maniera tale che diventa molto difficile, se non impossibile, utilizzare questa visione programmatica.
  Il problema è che, se conveniamo che mantenere questa distinzione temporale sia utile, allora bisogna rafforzare il contenuto informativo anche nella presentazione degli obiettivi. Fatta salva la descrizione analitica delle misure in un secondo momento, anche in questa visione degli obiettivi bisogna indicare, nelle linee guida, le misure che servono a raggiungerli. Così si manterrebbe l'utilità della distinzione, altrimenti la prima indicazione resta semplicemente qualcosa di troppo generico.
  Il secondo punto riguarda le procedure e la struttura del bilancio. Sono molto d'accordo che sia importante cercare di rafforzare una sorta di centralizzazione nella possibilità di definire l'allocazione delle risorse, quindi del bilancio pubblico. Allo stesso tempo, però, bisognerebbe poter offrire una flessibilità nell'esecuzione dei vari piani di spesa assegnati. Questo significa, naturalmente, avere dei centri di responsabilità oltre che delle missioni, cioè riuscire a identificare missioni e centri di responsabilità, ministeri e così via.
  Come sappiamo, oggi questo è simmetricamente opposto a quello che avviene. Abbiamo una frammentazione nell'allocazione, perché in realtà, come lei ha detto, si svolge tutto andando a vedere più che altro tendenze, e quindi intervenendo al margine, ma poi nell'implementazione il Ministero dell'economia e delle finanze ha una fortissima funzione di centralizzazione del monitoraggio nel seguire le varie fasi di esecuzione. Qui si tratterebbe in realtà di rafforzare la centralizzazione nella funzione allocativa e un decentramento o frammentazione nella funzione di implementazione. Ai fini di una strategia di politica economica questo è assolutamente desiderabile se si vuole aumentare l'efficacia per quanto riguarda la possibilità di raggiungere obiettivi. Sappiamo che Pag. 12proprio la frammentazione nella programmazione è associata a eccessi di spesa, sprechi e così via.
  Nel momento in cui ci si prefigge una modifica profonda – non voglio parlare di ribaltamento – di questa visione di approccio, allora bisogna pensare anche a una riorganizzazione amministrativa per i centri di responsabilità, cioè i titolari delle missioni o delle azioni, attraverso le quali, come lei ha detto, è in qualche modo in programma di dettagliare ancor più le missioni.
  In che maniera il Ministero pensa di associare a questo diverso approccio – che, ripeto, dal punto di vista della strategia di politica economica è assolutamente da sottoscrivere e auspicare – una forma di riorganizzazione amministrativa ? Altrimenti avremo una centralizzazione nella funzione allocativa e una centralizzazione nella visione di implementazione. La somma di queste aumenterebbe addirittura la rigidità esistente, non la modificherebbe.

  GIULIO MARCON. Ringrazio il Ministro per la sua illustrazione.
  Ho due domande. In primo luogo, mi sembra di aver capito che un'ipotesi sia quella di combinare la presentazione della Nota di aggiornamento del DEF il 20 settembre con l'anticipazione dal 15 al 5 ottobre della legge di bilancio.
  Se è così, poiché la Nota di aggiornamento viene discussa successivamente dalle Camere e sono approvate risoluzioni che possono orientare l'azione del Governo, perché in qualche modo, oltre a essere risoluzioni di approvazione, possono dare indicazioni su come seguire, approfondire e sviluppare quanto contenuto nella Nota di aggiornamento, mi chiedo se non ci sia uno schiacciamento eccessivo dei tempi, tra il 20 settembre e il 5 ottobre.
  Da una parte, c’è una discussione che riguarda i dati del DEF, le informazioni che questo ci fornisce rispetto alla situazione della finanza pubblica, le scelte, le riforme individuate, soprattutto nel Piano nazionale di riforma e, dall'altra, la legge di bilancio, che in qualche modo ne è la traduzione. Mi chiedo se non ci sia uno schiacciamento eccessivo tra la presentazione della Nota di aggiornamento, la sua discussione parlamentare e la presentazione della legge di bilancio, che avviene qualche ora dopo, qualche giorno dopo. Forse sarebbe utile approfondire quest'aspetto per capire come dare una tempistica diversa per garantire e ricollegare meglio questi due aspetti fondamentali delle procedure del processo di bilancio.
  Il secondo tema è molto specifico e riguarda un dibattito, avviato ormai da decenni, e cioè la necessità di integrare nelle politiche di bilancio alcuni indicatori, che non sono di carattere macroeconomico, ma che possiamo chiamare in tanti modi: di benessere, di qualità sociale e ambientale, e così via. C’è un dibattito di cui sono stati protagonisti dei premi Nobel, come Stiglitz e Amartya Sen, si sono fatte commissioni con Sarkozy. In Italia abbiamo il BES, il benessere equo e sostenibile. Tra l'altro, il DEF dedica ogni anno un paio di paginette in cui elenca i principali risultati. C’è una proposta di legge presentata qui alla Camera da oltre cinquanta deputati di tutte le forze politiche che chiede di integrare questi indicatori come strumento delle politiche di bilancio.
  Mi chiedo se nel processo di revisione non sarebbe utile prendere in considerazione anche l'integrazione, attraverso una modellistica ovviamente da mettere a punto, di questi indicatori, soprattutto per quanto riguarda l'orientamento delle politiche di bilancio e la loro valutazione per l'impatto e per i risultati che possono raggiungere. Mi chiedo se ci sia una riflessione da parte vostra, un'attenzione a quest'aspetto nel processo di revisione che stiamo mettendo a punto.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Padoan per la replica.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio per le molte domande e i suggerimenti di lavoro. Spero di poter rispondere in modo sufficiente a tutte le domande.Pag. 13
  Comincio dal punto sollevato dal presidente Boccia riguardo le clausole di salvaguardia. Ovviamente il discorso è complesso. Mi limito a ricordare lo scopo delle clausole di salvaguardia, indipendentemente dalla loro specifica natura di volta in volta, che è quello di garantire la copertura finanziaria effettiva quando c’è una valutazione precisa dell'onere appostato in bilancio. Gli strumenti che hanno una funzione di clausole di salvaguardia devono essere immediati, efficaci, quasi automatici, in modo che non ci siano elementi di discrezionalità qualora dovesse essere necessario farle scattare.
  Questo fa sì che probabilmente si possa fare un ragionamento anche analitico su quali siano gli strumenti più idonei a svolgere questo ruolo. Ovviamente aveva altri impegni, ma mi dispiace che il presidente Boccia sia dovuto andare via, perché non sono in accordo con quello che diceva. Suggeriva di dare una dimensione temporale limitata alle clausole. Questo avrebbe paradossalmente il risultato di renderle meno efficaci, perché garantirebbe una copertura che, qualora la voce di spesa per cui è invocata la clausola abbia una durata pluriennale, come di solito è il caso, necessiterebbe una ripetizione dell'attivazione delle clausole negli anni successivi. Questo renderebbe il processo molto più complicato e inefficace.
  Per concludere su questo punto, le clausole di salvaguardia sono una funzione di un meccanismo che va garantito nella scrittura di un bilancio, indipendentemente dalle misure che di volta in volta sono utilizzate. Sicuramente c’è molto spazio per valutare l'efficacia delle diverse misure. Il principio, però, è essenziale proprio per garantire l'effettiva copertura. Come è noto, nella legge di stabilità che ci apprestiamo a sottoporre al Parlamento tale questione è importante anche quantitativamente.
  L'onorevole Cariello pone domande relative alla spesa e agli investimenti. Direi che, se il suo scopo, che condivido, è quello di identificare maggiori elementi di flessibilità nella gestione della spesa, le proposte inserite nella riforma della struttura di bilancio che stiamo discutendo in questa sede vanno secondo me esattamente in quella direzione. L'integrazione di legge di bilancio e legge di stabilità, per esempio, che permette di superare il concetto di controllo al margine della spesa ma di coinvolgere di volta in volta tutte le decisioni di spesa, consente di accrescere la flessibilità delle scelte. Vi è quindi più spazio per decidere, se si ritiene necessario, come riallocare le spese e non semplicemente limitarsi a quella frazione addizionale introdotta ogni anno sul bilancio esistente.
  Per quanto riguarda la clausola degli investimenti, non è che abbiamo deciso di non invocarla. Come lei giustamente ricordava, abbiamo invocato la clausola delle riforme strutturali sfruttando quasi interamente il margine concesso dalle nuove misure di flessibilità introdotte dalla Commissione. Questo non significa che non si possa o non si debba invocare la clausola degli investimenti in futuro.
  Ricordo che, tuttavia, per invocarla e garantirla effettivamente, ci sono due condizioni: invocare la clausola degli investimenti è un colpo che si può sparare una volta; deve essere sostanziato dall'esistenza di spese per investimenti effettivamente tali, quindi non spese per investimenti mascherate. Può sembrare una cosa ovvia, ma ribadisco che è richiesto che ci siano progetti di investimento effettivamente attivati e che quindi permettano di invocare la clausola in quel senso. Detto questo, non è una negligenza né una scelta definitiva il fatto di non avere utilizzato per adesso la clausola degli investimenti. Valuteremo se utilizzarla.
  Mi chiedeva anche le misure dell’output gap. I miei colleghi molto gentilmente mi hanno predisposto una tabella con dei numeri che dimostrano come ci si può attendere che l’output gap si stia stringendo, perché fortunatamente c’è un po’ più di crescita, quindi il potenziale cambia molto più lentamente dell'effettivo: se l'effettivo migliora, l’output gap si riduce. Dal 2014 l’output gap è inferiore al 5 per cento, il che significa che via via che si riduce è un dato positivo, perché vuol dire Pag. 14che l'economia cresce. Per converso, questo ci dà minore tolleranza in sede europea nella valutazione dell'aggiustamento di bilancio. Le proiezioni indicano che l’output gap si dovrebbe definitivamente chiudere tra il 2018 e il 2019. Dico due anni perché sono previsioni, quindi soggette, evidentemente, a errore statistico.
  L'onorevole Pisano mi chiede varie cose sul Mezzogiorno. Mi limito a dire che già c’è qualcosa nel DEF, un allegato che riguarda interventi sul Mezzogiorno. Posso dire, visto che la sua domanda era più generale, che non c’è alcun elemento in contrario, anzi penso che sia un'idea assolutamente da perseguire quella di cercare di capire in modo differenziato l'impatto sul Mezzogiorno in generale delle misure. Questo, però, andrebbe a mio avviso collegato – evidentemente ci dobbiamo riflettere di più – alle nuove categorie a cui stiamo pensando, per esempio le cosiddette azioni, che hanno una natura specifica di missione. Può essere definita un'azione con un'attenzione particolare all'impatto territoriale, evidentemente anche al Mezzogiorno. Accolgo, quindi, il suo suggerimento al fine di capire concretamente come si possa fare.
  Il senatore Guerrieri Paleotti pone due punti molto importanti. Anzitutto, lo ringrazio perché condivide le idee generali sui due punti. Per le altre questioni, sono d'accordo che bisogna dare più indicazione nel DEF delle misure che saranno prese nella legge di bilancio e di stabilità. Si tratta di capire fino a che punto dobbiamo spingerci nel DEF, in cui evidentemente non può esserci il dettaglio definitivo delle misure della legge di stabilità. Probabilmente però, ma questo va visto caso per caso, si può dire di più, al di là delle grandi cifre aggregate, sull'andamento della dinamica di finanza pubblica, sulle azioni dal lato delle imposte e dal lato delle spese. È qualcosa che deve essere definita concretamente, ma sono d'accordo che altrimenti le informazioni del DEF sono insufficienti a capire che cosa si va a fare in sede di legge di stabilità.
  La seconda questione è ancora più complessa, perché richiede non solo di capire meglio l'interazione tra la decisione dell'allocazione di spesa e l'implementazione – con, nel primo caso, accentramento, nel secondo caso, decentramento – ma come ciò si realizza in pratica. Questo è, a mio avviso, qualcosa che va sviluppato. Sempre citando il concetto di azioni, siamo ancora nella fase sperimentale. Bisognerà dotare i centri che devono implementare le decisioni di spesa di capacità e di efficienza maggiore.
  La spending review è un processo che, da una parte, cerca di efficientare l'allocazione delle risorse in termini di spesa e, dall'altra, anche di innescare meccanismi che permettano di essere più selettivi. Cito il recente accorpamento dei centri di spesa. Quello è l'esempio di un meccanismo che può andare nella direzione che lei suggeriva. Mi rendo conto che anche questa risposta è generica, ma è sicuramente risposta di accoglimento del problema come un punto rilevante.
  Onorevole Marcon, riguardo allo schiacciamento eccessivo, è vero, mi sento schiacciato. Soprattutto i miei colleghi, che ci lavorano, potrebbero essere schiacciati. Qui, però, è una questione di trade off: l'idea è quella di anticipare per avere poi tra il 5 e il 15 un po’ più di spazio che, tra l'altro, permetta anche all'Ufficio parlamentare di bilancio di avere un po’ più di tempo per i suoi input, che evidentemente sono importanti. Il numero di giorni è sempre quello: si tratta di decidere se sia più efficiente anticipare o meno. Tutti ci sentiamo sempre troppo schiacciati quando facciamo queste cose, ma questa è una proposta e possiamo ripensarci.
  Sugli indicatori di efficienza, ultimo punto, sono assolutamente d'accordo. In questo caso ci sono due aspetti. Lei ha citato l'indice BES, frutto del lavoro dell'ISTAT, di Enrico Giovannini, sulla scia di contributi importanti a cui lui stesso ha partecipato, non a caso venuti fuori dopo lo scoppio della crisi finanziaria, in cui l'idea è quella di dare più qualità nella misurazione. Questo è molto importante. Pag. 15C’è quest'aspetto di introdurre queste dimensioni qualitative, ma c’è anche l'aspetto altrettanto importante di capire come gli indicatori di performance sono legati agli strumenti di policy.
  Noi tutti, sicuramente io, quando vedo che nell'indice di Doing Business della Banca mondiale l'Italia sta in fondo, mi dico che questo segnala un problema vero, ma può essere anche un semplice problema di misurazione, perché quel particolare indicatore è distorto. In ogni caso, bisogna capire quale è la relazione tra azione di politica economica e risultato in termini di indicatori. Sicuramente, però, è un terreno che merita molto approfondimento non solo per divertimento statistico, ma perché aiuta a indirizzare meglio l'azione di politica economia. Accolgo, quindi, anche questo suggerimento come molto utile.
  Non so se ho risposto a tutto, forse no, ma questo è quello che avevo segnato.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e tutti i colleghi intervenuti.
  Ritengo che anche l'ultimo passaggio dei benchmark di riferimento sia importante anche in termini di credibilità di un Paese nei confronti di chi ci legge, di chi ci osserva e di chi decide, banalmente, se effettuare un investimento nel nostro Paese o meno. Questo è un tema che deve essere specificato.
  Con l'occasione, oltre a ringraziare il Ministro per la partecipazione e la relazione, insisto sull'auspicio di cui mi sono fatto carico in precedenza, ovvero che questa dialettica positiva tra le Commissioni riunite di Camera e Senato continui, soprattutto nei momenti più caldi, su specifici argomenti, tra cui chiaramente la legge di stabilità, che sarà un passaggio particolarmente difficile, non soltanto dell'anno, ma in prospettiva di quel piano di tre anni che ci è stato presentato e delle ambiziose prospettive che ci siamo prefissati. Questo è un ringraziamento e un auspicio allo stesso tempo.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.40.