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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 10 giugno 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GREEN ECONOMY

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti.
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Crippa Davide (M5S)  ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 5 
Braga Chiara (PD)  ... 5 
Benamati Gianluca (PD)  ... 5 
Epifani Ettore Guglielmo (PD)  ... 6 
Realacci Ermete , Presidente ... 7 
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 7 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 8 
Realacci Ermete , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documento consegnato dal Ministro Gian Luca Galletti ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla green economy, l'audizione Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti.
  Il Ministro ci ha portato una nota che può essere messa in distribuzione. Per rendere il più efficace possibile l'audizione su un tema che, come sappiamo, è molto esteso e interessa trasversalmente molti provvedimenti in discussione in entrambe le Commissioni VIII e X, oltre che in altre sedi, abbiamo pensato di invertire il tradizionale ordine, cioè di chiedere ai colleghi di porre innanzitutto le domande per poi dare la parola al Ministro per le risposte.
  Come sapete, questa audizione si svolge nell'ambito di un'indagine conoscitiva che dovremo concludere entro giugno, in maniera tale da fornire tale materiale per il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea e per l'incontro congiunto dei Ministri dell'ambiente e del lavoro a metà del mese di luglio.
  Inizio ponendo al Ministro alcuni quesiti riguardo alla posizione del Governo e del Ministero su una serie di questioni. La prima questione si riferisce al target della riduzione del 40 per cento di emissioni di CO2 nei Paesi dell'Unione europea, essendo tuttora in discussione se questo target debba essere articolato per settori. Il suo predecessore aveva firmato un impegno in questo senso con i Ministri di Gran Bretagna Germania e Francia affinché questo target fosse articolato anche per settori, quali il risparmio energetico e le fonti rinnovabili.
  Vorrei capire su questo quale sia la sua posizione nonché la posizione del Governo e se sia stata formalizzata, perché credo che sarà oggetto dei prossimi incontri.
  La seconda questione riguarda alcuni provvedimenti attualmente all'esame del Parlamento, uno dei quali, in particolare, all'esame della X Commissione Attività produttive della Camera, relativo all'efficienza energetica, nell'ambito del quale si chiede un coordinamento forte di queste politiche da parte del Ministero dello sviluppo e del Ministero dell'ambiente. Vorrei sapere quale sia la posizione del Ministero dell'ambiente in materia e se sono stati fatti passi avanti in questa direzione.
  Un'altra questione riguarda il collegato alla legge di stabilità dedicato alla green economy, che non sappiamo in che misura verrà riassorbito dal decreto-legge, annunciato dal Ministero dell'ambiente e dal Ministero delle politiche agricole, il quale dovrebbe essere discusso in Consiglio dei Ministri venerdì prossimo.
  Vorremmo capire se tale data di venerdì è confermata e come procede il Pag. 4lavoro sui due provvedimenti, perché a suo tempo si era parlato di un intervento piuttosto circoscritto attraverso un decreto-legge che sarebbe stato anch'esso assegnato alla Camera per non entrare in collisione con il collegato alla legge di stabilità dedicato agli stessi temi. Vorremmo capire se questo sia l'orientamento e quali siano i tempi.
  L'ultima questione riguarda la vicenda Ilva, che pur non essendo strettamente connessa alla green economy, è però importante dal punto di vista del sistema produttivo italiano.
  Ieri il Ministro ha assunto una posizione molto netta, e per quanto mi riguarda assolutamente condivisibile, sul fatto di non ritenere ipotizzabile intervenire in modo disgiunto sugli investimenti che riguardano il futuro produttivo dell'Ilva e sugli investimenti di risanamento ambientale, simul stabunt simul cadent. Con riferimento a tale aspetto, evidenzio come tutto il lavoro svolto mirasse a tenere assieme le suddette questioni.
  Su questo però la stampa ha fornito versioni differenti, e il decreto-legge sottoposto all'esame congiunto delle due Commissioni prevedeva che il reperimento delle risorse per entrambi gli interventi dovesse essere a carico della proprietà. In particolare, l'articolo 7 ipotizzava che si potesse fare ricorso anche ai beni sequestrati alla famiglia Riva. Vorrei capire a che punto sia questa vicenda e quale sia il punto di vista del Ministero.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, presidente. Mi riallaccio ad alcune delle sue considerazioni sul discorso Ilva/Taranto per capire in che modo il Ministero dell'ambiente intenda approcciare in maniera propositiva il calcolo delle esternalità negative. A tale proposito, bisogna infatti comprendere in che modo le realtà produttive inquinanti devono considerare, nella valutazione di impatto ambientale, anche i costi sociali e sanitari derivanti dalla loro attività nel rispetto dei parametri di emissione, quindi considerando, nell'ambito degli scenari delle valutazioni di impatto ambientale, anche le esternalità in negativo, ovvero le ricadute economiche e sanitarie derivanti da attività inquinanti.
  Il caso era quello delle centrali a carbone di Porto Tolle, dove c’è stata una correlazione di esternalità negative e fenomeni sanitari già accertata dalla magistratura con una sentenza passata in giudicato. La questione che vorrei chiarire è come questo calcolo delle esternalità negative debba essere portato a un tavolo di concertazione che coinvolga anche il Ministero dello sviluppo economico, e a che punto sia l’iter di questo tipo di valutazione.
  La seconda parte riguardava le linee produttive, quindi gli sgravi fiscali per le materie riciclate. Oggi, purtroppo, chi ha un'impresa che recupera materie plastiche e realizza prodotti in plastica riciclata come secondari (il classico parquet per esterni) vende un prodotto che è quasi più caro del classico parquet in legno.
  Questa complicazione deve trovare una spiegazione anche attraverso interventi di sostegno per l'inserimento di queste realtà produttive all'interno del tessuto sociale, perché in qualche modo esse devono essere agevolate. Chi infatti crea lavoro con delle linee produttive che vanno a sottrarre rifiuti, genera un percorso virtuoso del sistema, che va reso economicamente appetibile per l'utente finale, altrimenti non riusciremo a rilanciare queste linee produttive seconde.
  L'altra questione riguarda invece il problema di come parlare di green economy interfacciandoci al contempo con i proclami del Ministro Guidi sulla proliferazione delle perforazioni petrolifere. Occorre quindi considerare cosa intendiamo per green economy, visto che in premessa lei dichiara che dovremmo parlare non di green economy, ma di sostenibilità.
  Quando si parla di sostenibilità comincio infatti ad aver paura, in quanto, mentre per qualcuno la sostenibilità ambientale viene prima di quella economica, per molti altri è il contrario. Il problema è capire cosa potrebbe comportare il programma Pag. 5di raddoppio delle trivellazioni petrolifere, dei permessi di ricerca e di estrazione all'interno del nostro panorama nazionale visto che le attività che resistono meglio sono quelle di valorizzazione turistica ed enogastronomica di eccellenza.
  Forse perché provengo dalla provincia di Novara, dove esplose il pozzo di Trecate nel 1994, non vedo questa simbiosi tra agricoltura e perforazioni tanto decantata dall'ENI nel corso delle audizioni che abbiamo svolto, e non comprendo come il Ministero da lei presieduto intenda salvaguardare i territori e rilanciare quelle attività imprenditoriali che valorizzano le produzioni e l'ambiente come fenomeno attrattivo. Considero infatti le suddette attività in netto contrasto con la strategia di rilanciare le trivellazioni petrolifere raddoppiandone i permessi. A tal proposito vorrei sapere: cosa ne pensa il Ministro dell'ambiente ?

  PRESIDENTE. Grazie. La questione dell'incentivazione delle materie seconde è una delle materie del collegato ambientale che non è contenuta nel decreto-legge e per questo dobbiamo capire dal Ministro quali siano i tempi. Do la parola all'onorevole Braga.

  CHIARA BRAGA. Grazie, interverrò molto velocemente, Ministro e presidente, in modo da lasciare spazio all'audizione del Ministro. Una delle questioni sulle quali credo che le frontiere della green economy possano giocare un ruolo importante per il nostro Paese è il tema delle bonifiche, che non riguardano soltanto il caso emblematico e significativo dell'Ilva, ma anche molti altri siti industriali dismessi e inquinanti sparsi per il Paese.
  Vorrei sapere se, nell'ambito della strategia in tema di green economy, siano state svolte una valutazione e una programmazione in termini di risorse e di procedure. Ritengo infatti che attraverso il recupero di queste aree si possa dare una risposta positiva, che è una delle contropartite, in relazione alla questione del consumo del suolo che il presidente evocava, su cui attendiamo con ansia un momento di confronto con il Ministro.
  L'altra questione indicata nella sua relazione è quella del tema dei rifiuti. Nel nostro Paese abbiamo una serie di realtà, caratterizzate da una situazione più o meno latente di emergenza, le quali ci impongono di confrontarci con un sistema di ciclo integrato dei rifiuti e con le potenzialità di sviluppo di un sistema industriale finalizzato principalmente al recupero della materia. Questo è uno dei temi oggetto del collegato ambientale e vorremmo sapere se su questo vi siano particolari linee di indirizzo del Ministero.
  Un'altra questione di cui parliamo sempre, e che più difficilmente ricomprendiamo, almeno idealmente, nel tema della green economy, ma che consideriamo fondamentale insieme all'efficienza energetica, è quella della messa in sicurezza del territorio.
  Sappiamo che nel decreto-legge annunciato sono previste misure per velocizzare gli interventi già finanziati di contrasto al dissesto idrogeologico, ma credo che il tempo sia maturo per ragionare su come dare continuità a queste politiche con fonti di finanziamento e modalità organizzative che garantiscano una continuità e un'efficacia degli interventi di prevenzione.

  GIANLUCA BENAMATI. Vorrei brevemente porre una questione di sistema. Credo che a volte sulla green economy si faccia confusione, perché alcuni hanno un'idea un po’ bucolica, quasi da Arcadia, dell'economia verde, di questo mondo agro-silvo-pastorale che ci fa stare in un ambiente da bel tempo perduto.
  Mi pare di capire, invece, che un grande Paese industriale come l'Italia, che vuol mantenere il suo livello di ricchezza, di qualità della vita dei cittadini e di benessere, debba declinare un'economia verde o sostenibile che si realizzi attraverso un'industria e una produzione di beni e servizi che siano rispettose dell'ambiente, del territorio e di quanto sta intorno all'uomo.
  Questo significa produzioni più orientate e basate su materie prime, su metodologie, ma anche, nelle grandi produzioni Pag. 6tradizionali, un approccio rispettoso del consumo energetico, dell'uso delle materie prime e dell'ambiente. Si tratta quindi di uno sforzo ulteriore chiesto ai grandi Paesi industriali come il nostro, che vogliono rimanere grandi produttori di manifattura per il presente e per il futuro.
  Tutte le azioni che i colleghi hanno richiamato rispetto all'energia, quali la generazione in sicurezza, tema che tutti condividiamo e che è un punto importante, l'uso razionale e intelligente, nonché il risparmio energetico sia da parte dei cittadini che nei processi industriali e il tema dell'uso delle risorse naturali e ambientali, sono problemi e temi importantissimi.
  Da questo punto di vista pongo un tema che spesso lasciamo sullo sfondo, perché parliamo spesso di politica nazionale dimenticandoci che apparteniamo a un grande mercato unico e a una grande costruzione che è quella dell'Europa. Poiché l'Italia assumerà la Presidenza europea tra poco, il premier ha già dato precise indicazioni sui temi dell'energia e abbiamo qui il Ministro, mi sentirei di chiedere al Governo di dare, nell'ambito delle discussioni che si stanno svolgendo sul futuro dell'industria europea, un ulteriore impulso verso un sistema industriale più sostenibile dal punto di vista ambientale.
  Vorrei conoscere la sua opinione e capire quale sia il ruolo dell'Italia nello spingere in questa direzione e dell'Europa rispetto al resto del mondo, perché alcuni temi molto cari al presidente di questa Commissione, quali il protocollo di Kyoto, il problema delle emissioni, il problema del rispetto delle produzioni nel mondo e delle compatibilità ambientali delle produzioni rischiano di mettere in difficoltà la nostra industria.
  Questo tema si pone quindi anche all'interno dell'Europa nonché in Europa nei confronti del resto del mondo. Vorremmo sapere quindi come intenda agire il Governo italiano per favorire le produzioni e uno sviluppo sostenibile del nostro sistema industriale.

  ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Intervengo rapidamente, perché le questioni poste, a partire da quelle poste dal presidente, già affrontano i nodi più significativi della problematica di una politica industriale sostenibile dal punto di vista ambientale, e quindi attendo anch'io la risposta del Ministro.
  Voglio solo aggiungere una mia preoccupazione sulla situazione dell'Ilva, perché si tratta di una questione che si risolverà in un modo o nell'altro nel giro di poco tempo, posto che, come sapete, siamo a un passaggio cruciale e delicatissimo.
  Una volta che saranno stati realizzati gli interventi a salvezza del territorio e delle condizioni di chi lavora all'Ilva, bisognerà tenere assieme il piano di risanamento ambientale e gli investimenti conseguenti con il piano di rilancio produttivo, anche perché l'azienda è tecnicamente efficiente. L'azienda opera in un mercato difficile e quindi le scelte delle prossime settimane saranno decisive per capire se questo stabilimento, la produzione di acciaio che vi si svolge, la sua qualità avranno un futuro e soprattutto se riusciremo ad assicurare un volano occupazionale, che solo di lavoro diretto coinvolge circa 10-11 mila persone.
  Si tratta di una questione non di secondo ordine in un momento di difficoltà occupazionale come questo, e al nuovo commissario, il quale non deve essere da parte nostra oggetto di una valutazione preventiva, chiediamo che cosa intende fare in merito a tale questione. Si muove nell'ambito di quanto definito dalle leggi che hanno assicurato un regime del tutto eccezionale alla gestione di questa azienda ?
  Non è infatti mai accaduto nella storia italiana che una legge addirittura fissasse le coordinate, le tappe, le risorse di un piano di riorganizzazione produttiva industriale e ambientale come avvenuto per il caso dell'Ilva, ma tale scelta è stata fatta per dare all'Ilva una prospettiva di salvezza. Chiedo quindi al Ministro dell'ambiente, sebbene non possieda alcuni poteri e funzioni che sono in capo al Ministro delle attività produttive, di rivolgere particolare Pag. 7attenzione al rapporto tra risanamento ambientale, risanamento produttivo e sviluppo occupazionale.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. E un commissario che non rispetta le leggi è un commissario fuorilegge.
  Do la parola al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Giuseppe Galletti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, presidente. Vi chiedo scusa se, nel rispondere non seguirò l'ordine delle domande ma partirò dalle ultime due, quelle dell'onorevole Benamati e del presidente, perché mi danno modo di chiarire il quadro generale all'interno del quale ci muoviamo.
  Sia il deputato Benamati che il presidente mi chiedono come intendiamo declinare le politiche ambientali all'interno della politica industriale del Paese. Io ho fatto una premessa alla relazione: ritengo che oggi le politiche ambientali siano una parziale soluzione dei problemi industriali che abbiamo. Non lo vedo come un problema, lo vedo come una parziale soluzione del problema.
  Dal punto di vista delle politiche ambientali, infatti, siamo stati per anni avanzati rispetto agli altri Paesi, adottando, sia in Europa che in Italia, politiche avanzate rispetto al resto del mondo. Leggo con piacere, da due settimane, alcune dichiarazioni sia del Presidente degli Stati Uniti sia della Cina, che riconoscono che le politiche industriali debbono tener conto anche delle politiche ambientali. Non a caso per la prima volta negli Stati Uniti si discute di ridurre le emissioni di CO2 e la Cina per la prima volta sta affrontando questo problema.
  Con un po’ di orgoglio oso dire che quelle politiche e quelle prese di posizione sono anche il frutto delle posizioni coraggiose che l'Italia, e una parte dell'Europa insieme all'Italia, hanno assunto negli ultimi due anni sul pacchetto di misure relativo al clima e all'energia.
  Quando io e i miei predecessori abbiamo portato avanti quel pacchetto, abbiamo sempre detto che era necessario raggiungere rapidamente una posizione unitaria europea, perché questo poteva spingere gli altri Paesi a livello globale ad assumere posizioni più avanzate rispetto a quelle che avevano. Quella che abbiamo mantenuto in Italia e all'interno dell'Europa era una posizione coraggiosa, e oggi posso dire che quella posizione sta dando frutti positivi, sebbene ciò debba essere verificato nella Conferenza di Lima e nella Conferenza di Parigi.
  Tutto ciò ci dice che dobbiamo continuare su questa strada. Credo che oggi le politiche industriali in Italia non possano non tener conto delle politiche ambientali, perché hanno bisogno di queste ultime in quanto, come è ormai chiaro a tutti, il valore dell'ambiente è così consolidato in Italia da aver scavalcato, in un'ipotetica scala, anche altri valori.
  Fino a qualche decennio fa, come anche il presidente ricorderà, nessuno avrebbe mai pensato di chiudere un'azienda per problemi ambientali, perché allora i valori del lavoro e dell'occupazione venivano tenuti in maggior conto rispetto al valore dell'ambiente e in parte anche rispetto al valore della salute. Oggi noi, purtroppo in molti casi, chiudiamo aziende perché non rispettano i canoni ambientali che il Ministero detta e che debbono essere attuati.
  Ciò significa che c’è una consapevolezza da parte della cittadinanza del valore del rispetto dell'ambiente. Se questo è vero, oggi agli imprenditori conviene rispettare le regole ambientali perché è un modo per massimizzare i profitti. Non voglio entrare nel tema dell'economia circolare e in altri che conosciamo bene, però ormai questa politica è consolidata.
  Adesso tocca a noi fare un ulteriore salto, prendendo atto che questo è avvenuto e cercando di rendere compatibili al meglio le politiche ambientali con le politiche industriali. Nel perseguire questo obiettivo dobbiamo peraltro mostrarci flessibili in modo positivo, senza derogare alle regole che ci siamo dati ma disegnando le nuove regole in modo da tener conto che l'impresa oggi ha bisogno di noi.Pag. 8
  Quando andiamo a legiferare, dobbiamo tener conto che il nostro partner importante sono le politiche industriali, perché non siamo più gli uni contro gli altri, ma siamo uniti nel raggiungimento di un obiettivo: salvaguardare l'ambiente e fare politica industriale.
  Passando alla questione dell'Ilva, ho detto con chiarezza e ripeto che il piano ambientale non è il problema dell'Ilva: il piano ambientale è la soluzione di una buona parte dei problemi dell'Ilva e ciò non solo perché lo dice la legge, cosa che sarebbe di per sé sufficiente per dire che il piano ambientale va rispettato, ma anche perché, se pensassimo di costruire un'Ilva 2 senza tener conto delle prescrizioni ambientali che insieme abbiamo stabilito, commetteremmo un grandissimo errore non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista industriale. Andremmo infatti a costruire un'Ilva 2 che non sarebbe competitiva sui mercati.
  La grande sfida dell'Ilva oggi è riuscire a costruire la migliore azienda europea dal punto di vista ambientale e dal punto di vista produttivo. È la sfida per tutto il Paese e chiedo a tutti gli stakeholder, a tutti coloro che devono partecipare a quest'operazione, compreso il mondo industriale, uno sforzo in questo senso, perché questa è un'occasione per dare un buon esempio, una buona pratica a livello europeo di come si possa trasformare un'azienda che ha avuto verso l'ambiente un atteggiamento non corretto in un'operazione industrialmente buona, che tenga conto in maniera forte del rispetto dell'ambiente.
  Se riusciremo a fare questo, apriremo una nuova strada, perché stiamo parlando non di green economy, ma di un'acciaieria, e nella mentalità comune l'acciaieria è un'azienda che produce inquinamento. Noi invece possiamo dimostrare che è possibile fare in Italia anche quel tipo di impresa, di cui il sistema produttivo italiano ha bisogno e che risulta strategico, pur salvaguardando l'ambiente e anzi facendo un'operazione corretta dal punto di vista ambientale.
  Se riusciremo a raggiungere questo obiettivo, cambieremo la strategia industriale di questo Paese, per cui su questo sarò inflessibile, non solo perché la legge me lo impone ma perché ritengo che l'obiettivo sia strategico per questo Paese.
  Per rispondere alle altre domande, quindi, è chiaro che il piano ambientale esiste e sarà parte integrante del risanamento dell'Ilva, nessuno potrà non tenere conto delle prescrizioni contenute nel piano ambientale nella realizzazione del piano industriale della nuova Ilva. Più chiaro di così non so come dirlo; peraltro conosco bene tutti i problemi che abbiamo, so bene che noi dobbiamo trovare degli investitori che credano e ci sostengano in questa operazione.

  PRESIDENTE. Oppure, ministro, prendere i soldi sequestrati a Riva, perché l'articolo 7...

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Condivido quello che dice il presidente, dando per scontato che tutti gli strumenti previsti dalla legge fanno parte dell'ordinamento giuridico e quindi delle possibilità che abbiamo davanti.
  Con riferimento al target europeo, che è un altro elemento che fa parte del quadro generale delle nuove politiche industriali, ricordo che, all'interno dell'Unione europea, noi abbiamo assunto una posizione virtuosa in quanto facciamo parte di quei Paesi che con più forza chiedono il raggiungimento del target della riduzione del 40 per cento di emissioni di CO2 entro il 2030.
  Uno degli obiettivi di questo Governo è quello di arrivare alla fine della nostra guida del semestre europeo avendo raggiunto un accordo fra tutti i Paesi europei su questo target. Vorremmo raggiungere questo obiettivo prima della fine del semestre europeo, perché crediamo che sia importante arrivare alla Conferenza di Lima, prevista per fine dicembre, dimostrando agli altri Paesi che l'Europa su questo punto è determinata.
  Il fatto che adesso anche altri Paesi si stiano muovendo in questo senso rafforza Pag. 9il mio convincimento rispetto al fatto che questo obiettivo è diventato ancora più importante. Lo metteremo al centro dei due Consigli europei sui temi dell'ambiente che si terranno a luglio e a ottobre per arrivare, se gli altri Paesi ci daranno questa disponibilità, a un accordo globale.
  Quell'accordo prevede una riduzione del 40 per cento delle emissioni di CO2 suddivisa come target fra i vari Stati (stiamo discutendo a livello europeo i criteri per la suddivisione del 40 per cento in incontri bilaterali con il Presidente della Commissione) e un target di raggiungimento dell'efficienza energetica pari al 27 per cento. Non è ancora chiaro, ma lo stabiliremo nei prossimi mesi, se questo secondo target verrà ripartito come target nazionale o meno.
  Se come Europa riteniamo che questo sia l'obiettivo principale dei Presidenti dei Paesi europei in questi sei mesi, dobbiamo aiutare questo processo con aiuti di tipo economico e contabile. Credo quindi che sarà indispensabile che l'Unione europea prenda atto di come per molti, se non per tutti i Paesi il raggiungimento di questo target ha un impatto, sulle strutture industriali.
  Ritengo quindi necessario un aiuto finanziario e un aiuto in termini di deroghe al Patto di stabilità per supportare gli Stati nel raggiungimento di questi obiettivi entro il 2030. Tutto ciò presuppone che l'Europa creda che questo sia l'obiettivo primario, perché, se così non fosse, non sarà facile chiedere sacrifici ai Paesi in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo. La nostra impostazione sarà quindi quella di puntare al raggiungimento dell'obiettivo fissato dai target, mettendolo al centro delle priorità del semestre europeo e con l'adozione di politiche economiche di bilancio a sostegno del raggiungimento di questi target.
  Per quanto riguarda il collegato alla legge di stabilità, ancora non posso dirlo con certezza ma penso che venerdì prossimo arriveremo all'approvazione del provvedimento su ambiente e agricoltura. Questo non incide se non in misura residuale sul collegato ambientale. Abbiamo ritenuto di inserire nel decreto-legge alcuni temi urgenti, però sono convinto che il collegato ambientale debba continuare rapidamente la sua corsa per essere approvato nel più breve tempo possibile.
  Il decreto-legge riguarderà una serie di temi che oggi sono nel collegato ambientale, ma il collegato contiene una serie di altri temi prioritari e indispensabili, per cui auspico che il Parlamento con il collegato ambientale mantenga i tempi previsti per arrivare a una sua approvazione in tempi rapidi.
  Vorrei fare un discorso generale sui temi delle esternalità negative e degli sgravi fiscali, che oltretutto, come ricordava il presidente, sono contenuti nel collegato ambientale e quindi costituiscono un tema importante che resta nel collegato ambientale. Credo che su questi temi si debba procedere con ordine. Uno dei problemi che abbiamo avuto in questo Paese è che spesso, soprattutto in materia fiscale siamo intervenuti in maniera disordinata e frammentaria, inserendo misure fiscali in ogni provvedimento.
  Questo fa sì che venga meno l'unicità del sistema fiscale e che il sistema fiscale sia diventato disordinato. Un sistema fiscale disordinato è un sistema fiscale che grava in maniera burocratica su cittadini, famiglie e aziende, quindi noi dobbiamo mettere ordine nel sistema fiscale e lo stesso discorso vale anche per il settore ambientale.
  Non a caso, l'articolo 5 della delega fiscale, che è quello di riordino di tutto il sistema fiscale italiano, obbliga il Governo ad effettuare, entro 180 giorni, la rivisitazione di tutta la materia fiscale relativa all'ambiente. Credo che l'attuazione della delega fiscale costituirà quindi l'occasione per mettere ordine in tutti gli sgravi fiscali o gli appesantimenti fiscali in tale ambito.
  Ritengo, viceversa, che, intervenendo in maniera spot in ogni provvedimento, rischiamo di creare più confusione del beneficio che vorremmo ottenere con la norma che proponiamo. Andiamo quindi avanti con il collegato fiscale, ma credo che ci debba essere un momento in cui fare ordine nella fiscalità dal punto di Pag. 10vista ambientale, inserendo in quella norma anche le norme oggi sparse in vari provvedimenti.
  Con riguardo alla questione relativa alle perforazioni petrolifere, desidero essere molto chiaro: nella prima audizione in questa Commissione ho dichiarato di avere molto rispetto del ruolo Parlamento, che rappresenta il potere legislativo, e al quale spetta quindi il compito di legiferare, mentre al potere esecutivo spetta il compito di applicare le norme vigenti.
  Sulle perforazioni prendo quindi atto che c’è una normativa fra le più stringenti e cautelative d'Europa, forse quella più stringente e cautelativa in Europa. Vi posso dire che applicherò con severità quella norma, non mi viene neanche in mente di derogarvi, e nell'ambito dei poteri dell'Esecutivo di applicare una norma con maggiore o minore rigore, applicherò con la massima severità la norma sulle trivellazioni a terra e a mare e affronterò i problemi europei che ne conseguiranno.
  Non a caso domani vedrò l'ambasciatore croato per cominciare ad affrontare il problema delle trivellazioni a mare e il conflitto di interessi che abbiamo in quello specchio di mare per quanto riguarda le trivellazioni. Se poi il Parlamento ritiene che le trivellazioni in Italia non vadano fatte, dovrà approvare una legge che lo stabilisca, sulla quale Governo e Parlamento si confronteranno, dopodiché il Governo applicherà la nuova norma vigente.
  Non potete chiedere al Governo di non applicare una norma vigente, perché quello diventerebbe un problema per il Paese, in quanto significherebbe disattendere le aspettative che legittimamente gli investitori italiani e stranieri si sono creati sulla base della normativa vigente e non sulla possibile interpretazione della normativa stessa.
  Se quindi la normativa sulle trivellazioni a mare prevede una Valutazione di impatto ambientale (VIA), io farò una valutazione di impatto ambientale con la massima responsabilità. Se la VIA è positiva, non posso oppormi, perché in quel caso il mio compito si conclude. Se si tratta di una trivellazione che prevede una struttura a mare, oltre alla VIA abbiamo anche l'AIA, e le farò entrambe con il massimo rigore. Se quelle due valutazioni che dal punto di vista scientifico spettano al mio Ministero sono positive, io non posso bloccare l'opera di trivellazione, perché opererei in contrasto con la legge.
  Passo quindi al tema delle bonifiche, che viene affrontato in parte anche nel decreto-legge mantenendo, per quanto riguarda le piccole bonifiche, un controllo forte da parte del Ministero, però attuando delle semplificazioni. Ritengo infatti che oggi noi dobbiamo anche semplificare il sistema pur mantenendo, desidero precisarlo in maniera forte, tutti i controlli che giustamente il Ministero deve continuare a fare in campo ambientale.
  Ritengo che le bonifiche debbano essere prevenute, cioè reputo che il problema delle crisi aziendali vada affrontato non solo al fine di salvare posti di lavoro ma anche tenendo conto del fatto che, una volta chiusa un'azienda, ci resta quell'area dismessa per anni e abbiamo degli effetti negativi sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista dell'impatto sociale sui territori interessati. Ognuno di noi sa cosa significhi tenere per molto tempo un'area dismessa in un territorio dal punto di vista sociale ed economico.
  Dobbiamo fare quindi il massimo sforzo, ancor di più di quello che abbiamo fatto finora, perché i siti industriali dismessi non ci siano, ma possano continuare a insistervi le aziende che finora hanno svolto la loro attività. In certi casi sarà possibile, in altri no, però ci dobbiamo concentrare anche su quella fase e non solo sulla fase delle bonifiche.
  Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, come ho già avuto modo di dire noi dobbiamo intervenire innanzitutto, in maniera forte, sull'emergenza, e sotto questo aspetto dobbiamo semplificare il sistema per spendere immediatamente le risorse già disponibili nelle contabilità speciali dei commissari; in secondo luogo, dobbiamo agire con misure di prevenzione, perché ciò significa prima di tutto Pag. 11risparmiare vite umane e inoltre, in base agli studi fatti, costa otto volte meno che agire in emergenza.
  Dovremmo mettere al centro del prossimo programma di coesione europeo proprio il dissesto idrogeologico. Credo che quello dei fondi di coesione per il periodo 2014-2020 sia un momento importante per mettere al centro delle politiche italiane il problema del dissesto idrogeologico.
  Se riusciremo ad assicurare risorse importanti per poter intervenire sul dissesto idrogeologico, riusciremo a portare avanti un piano di bonifica nazionale che non risolverà i problemi dell'Italia, perché l'Italia è morfologicamente esposta ai problemi idrogeologici, però con una buona prevenzione potremo ridurre il loro impatto negativo. Chiedo scusa se non ho risposto a tutte le questioni poste.

  PRESIDENTE. No, le questioni poste erano queste, ci sono ovviamente delle cose che dovremo chiarire in corso d'opera in merito sia ai provvedimenti in corso, sia alle vicende sollevate, riguardo, ad esempio, all'Ilva.
  Sulle energie rinnovabili il Ministro si è già espresso in altre occasioni: sul target della riduzione del 40 per cento di emissioni di CO2 abbiamo capito che non c’è ancora una posizione ufficiale del Governo, ma c’è un dibattito in sede europea in cui l'Italia assumerà una posizione avanzata.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Ministro Galletti (vedi allegato).
  Nel ringraziare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.

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ALLEGATO

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