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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 26 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE DI PREVENZIONE ANTISISMICA E SUI MODELLI DI RICOSTRUZIONE A SEGUITO DI EVENTI SISMICI

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE).
Realacci Ermete , Presidente ... 3 ,
Buia Gabriele , vice presidente Vicario dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) ... 3 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 6 ,
Monosilio Flavio , dirigente responsabile della direzione affari economici e centro studi dell'ANCE ... 7 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 7 ,
Matarrese Salvatore (CI)  ... 7 ,
Terzoni Patrizia (M5S)  ... 7 ,
Monosilio Flavio , dirigente responsabile della direzione affari economici e centro studi dell'ANCE ... 8 ,
Terzoni Patrizia (M5S)  ... 8 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 8 ,
Buia Gabriele , vice presidente vicario dell'ANCE ... 8 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 9 ,
Terzoni Patrizia (M5S)  ... 9 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 9 ,
Buia Gabriele , vice presidente vicario dell'ANCE ... 9 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 10 ,
Buia Gabriele , vice presidente vicario dell'ANCE ... 10 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 10 

Audizione di rappresentanti di Rete Professioni Tecniche:
Realacci Ermete , Presidente ... 10 ,
Zambrano Armando , coordinatore di Rete Professioni Tecniche (RPT) e presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri ... 10 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 12 ,
Savoncelli Maurizio , consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati ... 14 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 14 ,
Savoncelli Maurizio , consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati ... 14 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 14 ,
Savoncelli Maurizio , consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 15 ,
Savoncelli Maurizio , consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati ... 15 ,
Zambrano Armando , coordinatore di Rete Professioni Tecniche (RPT) e presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 15 ,
Terzoni Patrizia (M5S)  ... 16 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16 ,
Terzoni Patrizia (M5S)  ... 16 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16 ,
Terzoni Patrizia (M5S)  ... 16 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16 ,
Iannuzzi Tino (PD)  ... 16 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 17 ,
Peduto Francesco , consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geologi ... 17 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 17 

Allegato 1: Documentazione consegnata dai rappresentanti dell'ANCE ... 18 

Allegato 2: Documentazione consegnata dai rappresentanti della Rete delle Professioni Tecniche ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia-MAIE: (SCCI-MAIE);
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche di prevenzione antisismica e sui modelli di ricostruzione a seguito di eventi sismici, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE).
  Credo abbiate già inviato del materiale. È utile che ce lo mandiate anche in formato elettronico, in maniera che lo possiamo distribuire a tutti i colleghi della Commissione.
  Do ora la parola al vice presidente Buia.

  GABRIELE BUIA, vice presidente Vicario dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE). Presidente, la ringrazio di aver dato la possibilità all'ANCE di esprimere le nostre valutazioni riguardo alle politiche di prevenzione antisismica e i modelli di ricostruzione.
  Noi riteniamo che quello italiano sia un territorio molto fragile nella sua interezza. Le considerazioni che svilupperemo si basano sui dati forniti dal nostro centro studi, che da anni segue queste tematiche. Il 44 per cento del territorio italiano è in zona sismica 1 e 2, quindi ad alto rischio sismico, come abbiamo già detto parecchie volte. In queste zone abitano circa 22 milioni di persone, una cifra importante, molto alta. Abbiamo uno stock abitativo di 5,2 milioni di immobili, per lo più concentrato nella zona 2.
  La particolarità è che queste abitazioni hanno strutture materiche, tipologie materiche ad alta vulnerabilità, per lo più in muratura, dunque col maggior rischio di vulnerabilità sismica. Il 74 per cento di questi edifici, pari a circa 3,8 milioni di immobili, è stato costruito prima dell'entrata in vigore della prima legge sismica un po’ strutturata, che è del 1974, in situazioni completamente difformi da quelle che sono le politiche oggi previste per le costruzioni.
  L'altra analisi che abbiamo voluto fare è stata valutare quanto abbiamo speso in questi anni, dal 1944 a oggi, per eventi sismici: abbiamo speso circa 181 miliardi di euro, e ne abbiamo spesi altri 60 o poco più per eventi idrogeologici. Se dividessimo queste cifre per il numero di anni, capite bene che avremmo ormai statuito e concretizzato un fatto: ogni anno vengono destinati circa 2,5 miliardi di euro per l'intervento dopo l'evento sismico. Questa potrebbe essere già una buona linea di ipotesi per il futuro.
  Capite bene che queste risorse – 2,5 miliardi di euro solo per l'evento sismico – potrebbero essere una buona base per prevedere iniziative future. Quello che un po’ ci sconcerta è la miopia di certe regole europee: in base alle politiche ferree che l'Unione europea ci impone sulle regole di bilancio, le spese sostenute per la prevenzione sismica non possono essere escluse dal patto di stabilità. Per il sistema Italia, la Pag. 4questione deve sicuramente essere presa in seria considerazione.
  Riteniamo che il progetto Casa Italia possa rappresentare veramente una svolta. Per quello che ci è stato detto, esiste la volontà concreta di mettere dinanzi a tutto la prevenzione per tutti gli eventi calamitosi, sia sismici sia idrogeologici. A questo punto, penso che si debba per forza di cose voltare pagina. Riteniamo in maniera pragmatica che questo debba essere lo strumento per avviare un cammino continuo e strutturato volto a mettere in sicurezza il nostro patrimonio immobiliare in senso lato.
  Come ho detto, serve, però, un impegno pluriennale di investimento, che deve essere concreto. Dobbiamo sicuramente programmarlo e statuirlo. I 7,4 miliardi stanziati in totale per gli interventi di ricostruzione – proprio oggi siamo venuti a conoscenza di questi dati – rappresentano una cifra importante, che sicuramente ipotizziamo possa essere adeguata; ma bisogna pensare anche a tutto il resto del patrimonio immobiliare che abbiamo e su cui dobbiamo intervenire, sicuramente con un programma pluriennale di riduzione del rischio sismico.
  Su questi dati, su queste situazioni, abbiamo ipotizzato alcune linee di azione concrete. La prima azione che giudichiamo necessaria è la conoscenza, la consapevolezza. Cosa voglio dire? Riteniamo ormai doveroso per gli acquirenti di un'unità immobiliare e per i proprietari immobiliari conoscere il rischio sismico dell'abitazione che stanno per acquistare o che posseggono, a livello strutturale e non.
  Ipotizziamo sia necessaria una rapida definizione della classificazione sismica. So che il MIT dovrà tra poco dare indicazioni – che attendiamo – sulla classificazione sismica. Riteniamo opportuno che quanto meno si operi già ora affinché nelle compravendite vengano indicati il rischio sismico e la classificazione; dopodiché pensiamo sia necessario parlare di diagnosi sismica. In ogni caso, penso che la diagnosi sismica – peraltro prevista anche negli incentivi economici predisposti dal Governo – serva a raggiungere una maggiore conoscenza sia della situazione di rischio sia della necessità di interventi, per arrivare poi a definire una loro quantificazione.
  Per questo, riteniamo opportuno segnalare che giudichiamo necessario partire fin da ora, per le nuove costruzioni, con il fascicolo del fabbricato. Per noi sarebbe un fatto importante utilizzare già da ora, per le nuove costruzioni, questo strumento per segnalare all'acquirente il livello di rischio. Penso che sia qualcosa di cui il sistema Italia debba necessariamente disporre.
  Altra cosa che abbiamo apprezzato sono le leve fiscali previste dal Governo per incentivare la messa in sicurezza del patrimonio. La previsione del limite massimo di detrazione dell'85 per cento per interventi che dovessero riguardare interi edifici condominiali rappresenta una leva importante. Penso che questa sia una buona soluzione, da rendere strutturale per avviare il processo di messa in sicurezza del patrimonio immobiliare.
  Segnaliamo tuttavia alcuni aspetti. Anche noi abbiamo richiesto che la leva dell'incentivo fiscale fosse rafforzata trasformando le detrazioni in crediti d'imposta; al momento, per quello che ci è dato sapere del testo del disegno di legge di bilancio, il credito d'imposta è – come abbiamo chiesto – cedibile a terzi. Riteniamo, però, che la cessione a terzi, nel caso delle imprese, possa creare seri problemi. Oggi, le imprese di costruzioni non sono in grado di beneficiare del credito d'imposta. Dobbiamo segnalarvelo per onestà. È importante, ma le imprese non sono in grado di farlo oggi. Ne deriverebbe ulteriore debito, che si sommerebbe alle problematiche già insite nel settore delle costruzioni, per cui oggi non sarebbe ipotizzabile una soluzione del genere.
  Ci domandiamo anche che significato abbia, in particolare per le zone 1 e 2, a bassa redditività, concedere la detrazione fiscale a famiglie che non hanno un reddito e quindi non possono usufruire di questa possibilità. Si tenga anche conto che la cifra massima che può essere posta in detrazione in cinque anni è pari a circa 96.000 euro, se non ricordo male, che vorrebbe Pag. 5 dire circa 20.000 euro all'anno di possibile credito d'imposta. È una cifra importante, ma d'altra parte richiede che le famiglie abbiano un reddito lordo di oltre 50.000 euro. Si capisce bene che in zona sismica, nelle zone 1 e 2, a bassa redditività, questo può essere un altro problema.
  La cedibilità è importantissima, tuttavia non può essere destinata alle imprese per i motivi che ho spiegato. Non so se le banche siano comprese o escluse. Al momento non riesco a capire. Mi dicono che sono escluse, per cui non riesco a capire quale sia l'ente terzo a cui si può cedere il bonus. Questo ci lascia un po’ di dubbi. Si potrebbe ipotizzare uno sdoppiamento della detrazione, ai fini della sua cedibilità: lasciare la detrazione alle famiglie per la quota corrispondente al loro livello di reddito, consentendo di cedere il resto, una volta identificato il terzo ente che può venire in aiuto delle famiglie per tali interventi.
  Alla luce anche del cammino che sta facendo il disegno di legge sul consumo del suolo, che condividiamo totalmente, almeno nella prima stesura uscita dalla Camera, sarebbe opportuno, secondo noi, cercare di spostare questi benefìci su operazioni edilizie complesse. Alludo alla rigenerazione, vale a dire demolizioni e ricostruzioni. Se dessimo la possibilità a chi ha diritto a queste agevolazioni di cedere il credito di imposta anche in caso di operazioni di rigenerazione urbana, quindi di demolizione e ricostruzione, si darebbe una buona spinta a simili interventi, alla luce del fatto che oggi si parla, da un lato, di consumo del suolo e, dall'altro, di necessità di rigenerazione urbana, che tuttavia non abbiamo ancora ben definito nei contenuti. Consentendo agli aventi diritto di spostare il beneficio su operazioni anche complesse di rigenerazione urbana, con demolizione e ricostruzione, si potrebbe cedere la detrazione ai promotori, all'attuatore, alle imprese di costruzione, in sostanza ai soggetti che possono utilizzare tale possibilità.
  L'altra cosa che ci preme sottolineare riguarda i tempi di intervento e le priorità. Quanto alle priorità, riteniamo che, nelle zone sismiche 1 e 2, per tutti gli edifici strategici debba essere previsto l'adeguamento sismico. Ciò vuol dire che gli edifici pubblici, di interesse pubblico, devono essere adeguati. Questa per noi è una priorità assoluta. Anche su questo bisogna garantire le risorse, che devono essere destinate specificamente a tali edifici.
  Vale lo stesso discorso per gli edifici privati aperti al pubblico e per tutte le attività che prevedono l'affluenza del pubblico. Secondo noi queste tipologie di edifici devono per forza di cose rientrare tra gli interventi prioritari di adeguamento sismico, se si vuole definire un sistema Paese civilmente sostenibile.
  Riteniamo che il periodo di intervento su questi edifici debba essere molto rapido. Dobbiamo dircelo, l'edificio pubblico ha una valenza strategica in caso di sisma, per la sua necessità sociale, per cui l'intervento deve essere fatto rapidamente. Non vogliamo entrare nel merito della tempistica, perché dipenderà dagli stanziamenti – alcuni fondi sono stati già stati stanziati –, ma è chiaro che per noi è necessario un arco temporale ristretto.
  L'altro passaggio importante riguarda le modalità di intervento sugli edifici oggetto di prevenzione sismica. Sosteniamo che si deve parlare di qualità del progetto. Per noi è importantissimo. Alla diagnosi segue la qualità del progetto, che deve essere sottolineata. Poi deve esserci qualità di esecuzione, che per noi vuol dire qualità e qualificazione dell'impresa, perché con imprese e ditte improvvisate – e, ripeto, improvvisate, se si tiene conto che nel mercato privato basta iscriversi alle camere di commercio per avere un'impresa di costruzione – non si può parlare di qualità nell'esecuzione.
  Ribadiamo, quindi, che è assolutamente necessario parlare di qualità e qualificazione delle imprese. Compito dell'associazione è far crescere i nostri associati culturalmente rispetto a queste esigenze, che secondo noi devono essere sottolineate.
  Vorrei dire rapidamente che nel decreto-legge terremoto sono previste modalità attuative che condividiamo totalmente. Ci sono alcune criticità, ma nel contesto l'impianto Pag. 6 è ampiamente positivo. Parliamo di qualità e dunque chiediamo la certificazione da parte delle SOA (Società Organismi di Attestazione). Abbiamo chiesto che nelle zone del cratere sia prevista una qualificazione, in questo momento parliamo della SOA, che è la più rapida e immediatamente riscontrabile. Chiediamo, però, che ci sia una filiera decisionale corta. In tutti gli adempimenti relativi alla prevenzione sismica, occorre una filiera corta, decisionista, che consenta di intervenire rapidamente.
  Inoltre, siamo perfettamente d'accordo sul controllo della legalità. Siamo i primi a essere preoccupati. Sapete benissimo che quello che ci preoccupa del mercato privato è che non riusciamo a fare accordi tra privato e privato. Non possiamo chiedere in autonomia l'informativa antimafia, e questo ci preoccupa.
  Saremmo molto contenti se potessimo sfruttare il discorso delle white list, intese come iscrizione obbligatoria di tutti gli operatori che intervengono su certi beni, per far sì che i nostri subappaltatori o gli attuatori vengano identificati e controllati da un ente pubblico. Come le dicevo, infatti, non siamo in grado di garantire che il nostro subappaltatore sia «trasparente» e rientri in quello che la normativa prevede sulla legalità. Questo ci sta preoccupando parecchio.
  Queste sono le nostre osservazioni, in linea di principio, per non andare oltre, in modo da lasciare spazio a eventuali domande.

  PRESIDENTE. Tra cinque o dieci minuti abbiamo, infatti, l'audizione dei rappresentanti delle professioni tecniche.
  Vi ringrazio per l'elaborazione e per il documento molto approfondito di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico (vedi allegato 1), e per quanto mi riguarda anche ampiamente condivisibile, che ci avete portato.
  Come forse sapete, quel po’ di prevenzione antisismica che finora è stata contenuta nelle misure attuate nel corso degli ultimi anni è venuto fuori da questa Commissione. Anche se del tutto insufficiente, l'estensione dell’«ecobonus» – i colleghi presenti lo sanno – alla prevenzione antisismica, soltanto per le zone 1 e 2 e per le singole unità immobiliari, quindi con tutti i difetti che conosciamo, fu da noi ottenuta a fatica nella legge di stabilità – come si chiamava allora – del 2015. Sappiamo che si trattava di misure insufficienti, ma l'abbiamo fatto per quel motivo.
  Qui abbiamo di fronte vari terreni. Uno è quello delle strutture pubbliche, su cui c'è bisogno di un intervento dello Stato scadenzato nel tempo. È inutile che diciamo «subito», perché sappiamo che ciò non è compatibile con le risorse disponibili; tuttavia, sarebbe importante un intervento stabile in questa direzione. Sappiamo, infatti, che oltre il 50 per cento delle scuole è stato costruito prima dell'emanazione di norme antisismiche.
  Per quello che riguarda gli incentivi e le azioni dei privati, si tratta di capire quale sia la via più efficace. Neanche noi conosciamo il testo del disegno di legge di bilancio nei suoi particolari. Abbiamo sentito dichiarazioni e interviste del ministro Delrio, che su questo si sta impegnando molto. Sicuramente c'è una spinta verso la detrazione dell'85 per cento, che rappresenta un riferimento importante. Dobbiamo capire quali sono gli strumenti.
  Quello che ponete voi è un problema serio, vale a dire un problema di capienza del soggetto e di cedibilità. A chi? Se le imprese edilizie non sono abbastanza solide finanziariamente, bisognerà individuare in tempi rapidi strutture in grado di svolgere quest'azione finanziaria.
  Le altre osservazioni sono tutte ragionevoli. Sulle strutture private con accesso al pubblico mi sembra che ci sia un'apertura, perché si parla anche degli alberghi.
  Su un punto, invece, possiamo provare a lavorare, e lo dico anche ai colleghi presenti. Voi sostenete che la certificazione non è attualmente prevista nel credito d'imposta. No, è prevista, ma soltanto se fai i lavori. Una certificazione indipendente dai lavori non è prevista, e infatti su questo aspetto bisognerebbe fare in maniera che tra le spese per cui è ammessa la detrazione ci sia anche la certificazione. Pag. 7
  Sapete meglio di me che nel passato l'ANCE su questo aspetto è stata incerta. Adesso, non lo è più, anzi è molto netta la posizione che siete venuti ad illustrare. Sul tema c'è una fortissima resistenza da parte dei proprietari; è chiaro che si tratta di un meccanismo importante, perché fa lavorare il mercato a fin di bene. Nel momento in cui, infatti, la certificazione si diffonde, è chiaro che una persona sarà portata a comprare una casa più sicura e che consuma meno energia. Questo farà lavorare il mercato nella giusta direzione.
  Secondo me, sarebbe utile inserire, perlomeno come primo passo, la certificazione sismica tra le spese detraibili per il 50 per cento.

  FLAVIO MONOSILIO, dirigente responsabile della direzione affari economici e centro studi dell'ANCE. Nelle indiscrezioni che ho letto c'è anche questo.

  PRESIDENTE. Non l'ho vista. Vedremo.
  Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SALVATORE MATARRESE. Innanzitutto, vi ringrazio per essere qui a dare un contributo fattivo. Chi conosce i problemi sa anche come affrontare le soluzioni.
  Ai fini della definizione di un modello costruttivo che possa affrontare il terremoto, è sicuramente determinante la conoscenza, quindi il fascicolo del fabbricato. Ritengo che tutta la documentazione dei fabbricati sia già disponibile negli uffici dei Geni civili, se andiamo a vedere. Vorrei capire la vostra posizione: mettere insieme per ogni fabbricato tutta la documentazione a disposizione sarebbe un onere per i cittadini o il risultato di un efficientamento dell'amministrazione?
  Abbiamo capito – e penso che lo condividiamo – che le risorse del credito d'imposta non sono risorse, ma rappresentano un credito. Ci vuole la finanza. Il mondo delle costruzioni, il mondo dell'edilizia in generale, non ha risorse, quindi è evidente che non si può risolvere il problema con risorse private.
  Il terzo tema su cui vorrei richiamare l'attenzione è quello della governance, che voi evidenziate. Si parla molto del commissario, che dovrebbe essere una figura dirimente, che snellisce tutte le procedure. Tuttavia, voi fate riferimento ad alcuni passaggi: vorrei che fossero evidenziati, in modo da poter intervenire ai fini della loro fattibilità.
  Sempre per la creazione di un modello efficace, l'altro tema è quello della proprietà privata distribuita. Se vogliamo arrivare anche ad un discorso di prevenzione, quale intervento legislativo si suggerisce nell'esempio banale di un condominio in cui alcuni sono favorevoli ad intervenire e altri no, ma c'è l'esigenza pubblica di rendere sicuro l'edificio? È sicuramente un investimento che riguarda l'intero fabbricato. Con una proprietà diffusa evidentemente l'intervento non si può fare.
  Credo che sia necessario un intervento legislativo, per il quale il vostro suggerimento è dirimente. Se vogliamo salvare le città dal rischio sismico, dobbiamo intervenire a prescindere dal privato o da chi si oppone a un intervento, che, almeno a maggioranza, è ritenuto valido ed efficiente. Potete rispondere a queste domande eventualmente anche con un documento successivo, ma credo sia importante conoscere l'opinione dell'ANCE.

  PATRIZIA TERZONI. Innanzitutto, vi ringrazio per essere qua a esporre i vostri pareri. Onestamente, ascoltandovi e dando una lettura molto veloce al documento depositato, li trovo tutti condivisibili. Io sono, però, un po’ fissata con le informazioni e la cultura del rischio.
  Possiamo emanare tutte le norme che vogliamo, mettere a disposizione tutti i finanziamenti che vogliamo, ma se un cittadino non è a conoscenza del fatto che probabilmente vive in un posto non sicuro e che la sua casa forse non è mai stata controllata da un tecnico, per cui non sa com'è costruita, non farà mai una ristrutturazione volta al miglioramento e all'adeguamento sismico. Questo è un aspetto che manca nel vostro documento.
  Ed è anche la parte della mozione del gruppo M5S sul sisma che il Governo non Pag. 8ha accolto nel corso dell'esame, svoltosi a settembre. Noi chiediamo, appunto, di fare una divulgazione molto ampia anche in TV, sulle reti RAI, sui giornali, eventualmente inviando coupon ad esempio all'interno della bolletta elettrica, che ormai arriva a casa di tutti, proprio per diffondere la cultura del rischio. Se un cittadino è informato, sa anche quello che dovrebbe fare, e magari è più incentivato ad accedere ai finanziamenti che si sta provando ad individuare.
  Abbiamo anche proposto l'aumento delle detrazioni al 75 per cento, che – se non mi sbaglio – sarà portato all'80-85 per cento.

  FLAVIO MONOSILIO, dirigente responsabile della direzione affari economici e centro studi dell'ANCE. All'85 per cento.

  PATRIZIA TERZONI. Esatto, però anche lì serve la stabilizzazione della misura. In teoria, hanno detto che la faranno. Io vorrei, però, capire da voi se è proprio una «baggianata» quella dell'informazione e della cultura del rischio, visto che si sono limitati a dire che sono già previste iniziative in questo senso, perché c'è la settimana «Io non rischio» della Protezione civile. Purtroppo si tratta di qualche piazza, dove si presentano sempre poche persone.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  GABRIELE BUIA, vice presidente vicario dell'ANCE. Parto dalle ultime domande.
  La cultura del rischio per noi è basilare. L'ho detto nella mia introduzione. Forse non l'ho detto bene, ma è scritto anche nel documento riportato.
  Dobbiamo cominciare a diffondere tra i proprietari e gli acquirenti di unità immobiliari maggiore conoscenza su ciò che vanno ad acquistare e sulle condizioni che assumono acquistando quell'immobile: sicuramente, quindi, conoscenza della zonizzazione sismica, consapevolezza della classificazione sismica, conoscenza del rischio e di ciò che dovranno portare a casa.
  Subito dopo c'è la diagnosi. Conoscendo il rischio, i cittadini possono decidere di intervenire, sapendo quanto può costare o quali sono grosso modo gli indirizzi.
  Apro e chiudo una parentesi. Secondo noi, come sistema Italia dovremmo avviare anche una campagna di formazione-informazione rivolta ai cittadini, sul modo di comportarsi nel corso di eventi sismici. Altri Paesi nel mondo ci insegnano, ma noi non siamo in grado di farlo. Quando arriva una scossa tellurica come quella dell'agosto scorso, è chiaro che c'è il fuggi fuggi, ma non si sa come comportarsi. La formazione parte dalla scolarizzazione, da un sistema formativo che penso l'Italia debba mettere in cantiere, ma è chiaro che la conoscenza del rischio sismico è alla base di tutto quello che possiamo fare.
  Noi abbiamo proposto di partire col fascicolo del fabbricato sicuramente per gli edifici nuovi, perché su quelli possiamo fornire indicazioni chiare e precise all'utente. Possiamo farlo, e come associazione siamo disponibili a percorrere quella strada.
  Venendo alle domande dell'onorevole Matarrese, è onere del cittadino? È sicuramente una bella domanda. Come parte associativa, partiamo e ci mettiamo in gioco per essere propositivi e per cambiare una volta per tutte modo di operare. Penso che sia doveroso. Capisco che il fascicolo del fabbricato possa rappresentare un onere, penso tuttavia che in diversi casi ci si possa arrivare senza sforzi. Quando si potrà pensare di spostare i benefìci fiscali anche sulle demolizioni e ricostruzioni, sarà molto più facile «macinare» queste necessità.
  L'altro passaggio è quello dei finanziamenti. Per quanto riguarda, per esempio, l'esperienza del terremoto dell'Emilia, lì i contributi non erano stati dati ai cittadini, ma passavano dalle banche, che sfruttavano il credito d'imposta, e ricadevano poi direttamente sulle imprese. Le imprese venivano pagate sulla base dei preventivi approvati dagli organi demandati al controllo del processo.
  Se le banche vengono escluse, non è possibile risolvere la nostra preoccupazione. Oggi – parliamoci molto chiaramente –, se vogliamo spingere davvero questa misura, dobbiamo considerare che non sono molti in Italia coloro che riescono a Pag. 9produrre redditività tale da poter usufruire del beneficio fiscale. Capite bene che le banche, che maturano utili significativi, avrebbero potuto rappresentare il canale. Vedremo, nella definizione del testo ultimo, cosa sarà possibile fare. In ogni caso, andrebbero identificati enti terzi – non dico Cassa depositi e prestiti – che possano fungere da intermediari: se si parla di credito d'imposta, ciò vuol dire utilizzo del credito su utili di bilancio. Questa è la particolarità.
  Quanto alla governance, nel decreto-legge terremoto è prevista una serie di commissioni, pari a circa sei o sette passaggi, tra cui anche una unità di missione, che è una struttura un po’ più tecnica. Apro una parentesi: quella dell'unità di missione è per noi un'esperienza importante, per cui usufruire di questa struttura va benissimo. È chiaro, però, che la filiera deve essere accorciata più possibile, deve esserci la possibilità di intervenire in maniera rapida e concreta. Più si allunga la filiera, più possono determinarsi interferenze che possono frenare gli interventi, per esempio tra i vari ministeri o con la Sovrintendenza ai beni architettonici, sia per il mercato privato sia per quello pubblico.
  Vorremmo una corsia preferenziale per queste tematiche. Quando si verifica l'evento e siamo in ritardo, il problema è che perdiamo la vita delle persone, non si tratta tanto di attuazione di un intervento pubblico. Qui parliamo della vita delle persone, e di quello che ne consegue.
  Ripeto – perché è importante – che relativamente alla possibilità di intervenire per voltare pagina anche a livello condominiale sulla «carenza» di adesione a una politica d'intervento sull'intero fabbricato, sussiste un problema per la nostra mentalità, legata alla proprietà privata e a tutto quello che ne consegue. È chiaro, però, che se qualcuno non ha la possibilità di sfruttare il credito fiscale, serve una norma in base alla quale, per interesse pubblico, si apre un canale preferenziale. Si deve intervenire, trovando il modo di sopperire alle carenze dell'unità familiare in difficoltà. Se ci fermiamo davanti a questa possibilità, non metteremo mai più in sicurezza i condomini, specialmente in certe zone delle città, e questo è un fatto preoccupante.
  Penso che il Governo debba legiferare in modo da arrivare a dire che, se approvati con una determinata maggioranza, gli interventi di prevenzione sismica, da intendersi come di interesse pubblico, sono prioritari. Bisogna trovare assetti particolari, o altrimenti – lo ripeto per l'ultima volta – consentire la cessione del credito di imposta in caso di interventi di rigenerazione urbana, demolizione e ricostruzione, che, alla luce del consumo del suolo, penso debbano essere quanto mai facilitati.

  PRESIDENTE. Fateci delle proposte. Vediamo il testo del disegno di legge di bilancio, poi su due o tre di questi punti sarebbe opportuno che avanzaste proposte. Penso, in particolar modo, al tema del finanziamento degli interventi di ricostruzione, alla questione demolizione e ricostruzione e alla partita di come riorganizzare il diritto condominiale, perché di quello stiamo parlando. Se avete proposte in campo, è utile farle.
  Al di là dell'incapienza, ci sono anche le dinamiche del condominio che...

  PATRIZIA TERZONI. Ciò vale, oltre che per i condomini, anche per i centri abitati.

  PRESIDENTE. Sì, per tutti i centri storici. Il problema è che, se chi sta a fianco a te non mette in sicurezza la casa, è inutile che ci provi tu. Ci deve essere...

  GABRIELE BUIA, vice presidente vicario dell'ANCE. Mi scusi, presidente. Se il sistema immobiliare italiano si avvierà verso un processo codificato e finanziato di prevenzione, per conseguire l'adeguamento sismico in cinquant'anni, bisognerà chiedersi in maniera concreta cosa vorrà dire arrivare al termine del periodo fissato con unità immobiliari che non hanno aderito. Di questo dobbiamo parlare seriamente. Se permettiamo che non si attui questo percorso, ricominceremo sempre da capo.

Pag. 10

  PRESIDENTE. Questo è sicuramente vero. Io penso che, se le certificazioni fossero serie, si creerebbe un differenziale di valore. Parlo di certificazioni, perché penso almeno a due aspetti combinati: la partita dell'antisismico e la partita energetica. Tra una casa costruita bene, infatti, e una costruita male, passa una bolletta da 1.500-2.000 euro all'anno. Le due cose assieme determinano un tale differenziale nel valore della casa che, alla fine, il mercato lavora a fin di bene.
  Quando devi affittare o comprare, preferisci fare un intervento per ottenere di più o ti orienti verso il bene che vale di più. Il problema è capire ciò e mettere in moto le regole.

  GABRIELE BUIA, vice presidente vicario dell'ANCE. Certo. È importante.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Rete Professioni Tecniche.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche di prevenzione antisismica e sui modelli di ricostruzione a seguito di eventi sismici, l'audizione di rappresentanti di Rete Professioni Tecniche.
  Avete già inviato un documento comune, che ci è stato consegnato anche in formato elettronico, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico (vedi allegato 2).
  Vi pregherei di essere contenuti, perché alle 16.10 dobbiamo essere in Aula per le votazioni. Potreste illustrare i punti principali, per consentirci di avanzare osservazioni. L'aiuto che vi chiediamo riguarda anche le modalità per provare a lavorare assieme per il futuro.
  Do la parola al presidente Zambrano.

  ARMANDO ZAMBRANO, coordinatore di Rete Professioni Tecniche (RPT) e presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri. Vi ringraziamo per l'invito. Non è la prima volta. C'è sempre stata una forma di collaborazione con questa Commissione e devo dire anche che le nostre proposte sono state spesso – parlo della Rete delle Professioni Tecniche, che qui viene rappresentata – considerate. Anche per questo vi ringraziamo.
  Sono presenti – oltre a me – il presidente dei geometri, il presidente dei geologi, l'architetto Baricchi per gli architetti, il perito industriale Molinari, in rappresentanza dei periti, e i miei collaboratori del centro studi.
  Fatta questa rapida presentazione, ricordo che abbiamo presentato il documento che il presidente ha in questo momento tra le mani anche in occasione dell'incontro a Casa Italia con il Presidente del Consiglio, il 6 settembre scorso. Pur non avendo già pronto il documento subito dopo il terremoto, disponevamo – a partire dal 2012 – di una serie di lavori preparatori.
  Il presidente sa, perché è venuto anche a qualche nostro convegno, che abbiamo sempre parlato di prevenzione del rischio sismico, idrogeologico, vulcanico, chimico. Per noi, è un leitmotiv che cerchiamo di portare avanti in occasione, purtroppo, di ogni terremoto. Speriamo che questa sia la volta buona per avviare un piano di prevenzione dalle basi solide, che non venga abbandonato alle prime difficoltà e che consenta di mettere in sicurezza dal punto di vista sismico l'intero patrimonio pubblico e privato di questo Paese nell'arco di un tempo lungo, pari a quindici, vent'anni.
  Entro subito nel merito per rubarvi il minor tempo possibile, poi i colleghi potranno fare precisazioni o integrare quello che sto per dirvi.
  Il documento parte dal presupposto di avanzare proposte concrete, accettabili e calate nella realtà di questo Paese anche dal punto di vista economico, non solamente dal punto di vista tecnico e degli aspetti di vulnerabilità e di pericolosità.
  Ci siamo posti l'obiettivo di utilizzare le somme che questo Paese spende ogni anno per riparare i danni del terremoto, una cifra che si aggira sui 3-3,5 miliardi – le voci più attendibili parlano di 140 miliardi nell'arco degli ultimi quarant'anni – per Pag. 11cominciare a mettere in sicurezza le parti più a rischio del Paese.
  Cito un esempio per dare una misura della nostra idea. Sappiamo che tra quattro o cinque anni ci sarà un altro terremoto, sappiamo che probabilmente avverrà sulla dorsale appenninica, il che vuol dire tutto e niente – certamente, non conosciamo il posto –; se impiegassimo le cifre che oggi spendiamo per riparare i danni provocati, in quattro o cinque anni sarebbero 14-15 miliardi di euro, potremmo tranquillamente mettere in sicurezza tutte le abitazioni a rischio di quest'ampia zona, che però non è quella più densamente popolata del Paese. Quest'idea potrebbe essere perseguita.
  Come bisogna intervenire? Ovviamente, è necessaria una conoscenza approfondita delle situazioni non soltanto di vulnerabilità, ma anche di pericolosità degli edifici e delle zone sulle quali insistono. Per fare questo, la nostra idea è di partire su larghissima scala con una verifica speditiva, con schede specifiche di predizione del danno possibile in relazione al terremoto atteso, utilizzando un po’ alla rovescia le schede che compiliamo ormai da tanti terremoti: – adesso si chiamano AEDES – e che servono per definire se un fabbricato è agibile dopo il terremoto. Potremmo pensare a qualcosa di analogo per effettuare in maniera piuttosto veloce, dal punto di vista della conoscenza della situazione e della successiva proposta di intervento, una verifica sulla vulnerabilità degli edifici.
  Andrebbero, quindi, effettuate l'analisi speditiva e una verifica sulla pericolosità con un'indagine di microzonazione, che andrebbe vista come una delle priorità assolute. Credo che metà del territorio nazionale, poco meno, abbia già avuto questa verifica, che serve a determinare gli effetti di sito. A parità di condizioni strutturali, ci possono essere effetti che aumentano o riducono il rischio sismico in funzione dell'accelerazione o meno dell'onda sismica. Questo è un altro passaggio importante.
  Incrociando i dati sulla vulnerabilità e sulla pericolosità, di larga massima, ma abbastanza attendibili – come professioni tecniche abbiamo ormai acquisito conoscenze molto sviluppate su questo tema, anche grazie a corsi fatti d'intesa con la Protezione civile –, potremmo avere in pochi mesi, ed è questa l'idea, un panorama delle situazioni a maggiore rischio su cui intervenire con un'analisi di vulnerabilità più accurata, cui far seguire un progetto di intervento per l'adeguamento e il miglioramento della messa in sicurezza degli edifici.
  Passiamo ora a un campo un po’ più delicato. Perché questo avvenga, infatti, occorre semplificare e modificare parte della normazione tecnica, che spesso impedisce o rende difficoltosi proprio gli interventi in zona sismica. Ho citato più volte la proposta, che il presidente ricorderà – ne parlai anche in Commissione, in occasione dell'esame del cosiddetto Sblocca Italia –, di modificare il testo unico dell'edilizia per consentire di intervenire nei fabbricati a proprietà diffusa: oggi è praticamente impossibile ipotizzare che si abbiano i soldi, si faccia un progetto, lo si approvi in assemblea di condominio, si mandino via le persone e si faccia l'intervento, poi si aspetti la conclusione dei lavori, sperando che tutto vada bene. Dopo due anni, se non c'è un contenzioso con l'impresa, si rientra nelle case. Benissimo. Questa è un'ipotesi molto poco realizzabile.
  Avevamo proposto, allora, in occasione dello Sblocca Italia – e la proposta è anche all'interno del documento attuale –, una modifica normativa al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, al testo unico dell'edilizia, che ci consenta di intervenire sul fabbricato in modo molto poco tecnico, a macchia di leopardo. In occasione, però, di ogni intervento di ristrutturazione della singola unità immobiliare, nell'arco di un periodo di tempo anche lungo e senza mandar via le persone, si garantirebbe un livello di sicurezza accettabile. È un primo aspetto, vale a dire quello delle modifiche normative.
  Il secondo aspetto importante è quello della classificazione sismica. Bisogna cominciare a far capire l'interesse a intervenire sui fabbricati, non come avviene adesso, con un adeguamento non certificato dal punto di vista della garanzia della sicurezza, Pag. 12 ma individuando vari livelli di sicurezza, come si fa per i certificati per la prestazione energetica. Queste certificazioni possono così essere spese o utilizzate nelle compravendite. Anche questa è una nostra vecchia proposta, vale a dire l'obbligatorietà dei certificati di sicurezza in occasione delle compravendite. L'utilizzo della classificazione sismica farebbe in modo che il concetto di sicurezza diventi un patrimonio culturale di questo Paese, quindi un valore nella vendita.
  Conosciamo le difficoltà e i problemi che questo può comportare in un mercato edilizio in crisi, ma mettendola in positivo, si stimolano gli interventi, si stimola l'economia e si danno anche sicurezze. Alla fine, penso che, superato un gap iniziale, questo sia un valore aggiunto per l'economia complessiva del Paese.
  Poi si deve andare verso il fascicolo del fabbricato, un elemento che abbiamo collocato non in secondo piano, ma in un tempo successivo. A mano a mano, nell'arco di dieci o quindici anni, tutto il Paese dovrà, infatti, essere oggetto di interventi, spendendo più o meno la stessa cifra, che si traduce in un risparmio. Sappiamo che spendere in prevenzione vuol dire risparmiare otto volte quello che spendiamo dopo il terremoto. Dunque, in un arco di tempo molto lungo possiamo pensare di mettere in sicurezza tutto il Paese.
  Altri aspetti importanti contenuti nel documento sono quelli fiscali: vi è la necessità che lo Stato trovi il modo di intervenire nel caso degli incapienti, di quei soggetti che non hanno interesse alla detrazione o perché non hanno reddito o perché non se ne fanno nulla del credito d'imposta.
  C'è bisogno di andare verso un'assicurazione. Al riguardo il documento contiene alcune proposte. C'è bisogno di fare cultura e informazione, che sono altri aspetti importanti. E le professioni tecniche sono disponibili a fare informazione nelle scuole, mettendo a disposizione le proprie strutture, il proprio mondo professionale. Noi siamo 650.000 professionisti iscritti agli albi della rete, quindi è un mondo del quale possiamo garantire anche le competenze e la capacità di formazione all'esterno, ma anche all'interno della nostra categoria.
  Questi sono tutti gli aspetti che abbiamo proposto, ivi compreso un modello di fascicolo del fabbricato su cui stiamo lavorando.
  Devo dire che su questa nostra proposta abbiamo avuto il consenso di soggetti importanti del panorama scientifico e tecnico di questo Paese, che vi stanno lavorando. È una proposta che risale al 6 settembre e alla quale abbiamo continuato a lavorare. Il 3 novembre avremo una riunione definitiva, non solo con i nove ordini e collegi della rete delle professioni tecniche, ma anche con altri soggetti, tra i quali l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA); la conferenza dei presidi delle facoltà di ingegneria, unica ad aver lavorato a una normativa tecnica sul fascicolo del fabbricato, che potrebbe essere recuperata; con Scienze (la conferenza nazionale dei presidenti e dei direttori delle strutture universitarie di scienze e tecnologie); l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
  È un ampio panorama di soggetti che sta lavorando con noi, proprio perché riteniamo che mettere a sistema le questioni e trovare condivisione sulle proposte possa fornire a voi che dovete decidere un documento sul quale sia stato raggiunto il massimo consenso possibile, dal punto di vista non soltanto tecnico, ma anche scientifico. Va precisato che le professioni – e faccio una digressione – dopo la riforma stanno diventando anche soggetti scientifici. Con la formazione permanente obbligatoria dopo la laurea, infatti, stiamo diventando molto più attenti anche agli aspetti di formazione post lauream. Stiamo organizzando scuole di formazione o individuando soggetti particolari che possano fare formazione.
  Credo di aver già rubato troppo tempo. Chiedo agli amici e colleghi se ritengono...

  PRESIDENTE. Semmai porremo delle questioni e risponderete, perché tra dieci minuti, un quarto d'ora, dobbiamo andare in Aula.
  Il documento è assolutamente puntuale. Ringrazio il presidente Zambrano. Proviamo a «sfruttarvi». Partiamo dal concetto Pag. 13 che la lunghezza d'onda è affine. Ci siamo incrociati tante volte. Come sapete – lo ricordavo anche nella precedente audizione –, se c'è un minimo accenno, benché insufficiente, alla prevenzione antisismica nelle norme nazionali, esso è figlio dell'azione di questa Commissione. Fu un emendamento condiviso da tutti che portò all'estensione dell’«ecobonus» agli interventi anti sismici nelle zone 1 e 2, anche se sappiamo che è limitato a quelle zone e alla singola unità immobiliare.
  Ho trovato molto interessante il riferimento – cercavo di figurarmelo, ma non ci riuscivo bene – alla possibilità di agire in tempi differenti sugli edifici condominiali. Ho registrato la proposta, cercavo di figurarmi l'intervento.
  La partita non sarà semplice. È anche un problema di carattere degli italiani, parliamoci chiaro. Dopo il terremoto sappiamo tutti cosa fare, poi pensiamo sempre che il terremoto arriverà agli altri e non a noi. Oltretutto, purtroppo non è così semplice traslare quei 3,5 miliardi di euro all'anno, che servono per ricostruire le case di coloro che il terremoto lo hanno vissuto. Non possiamo, a un certo punto, fermarci e investirli in altro.
  Dobbiamo capire bene i meccanismi. Mi sembrano molto intelligenti, molto interessanti alcune delle proposte che avanzate, come la questione della verifica speditiva, la centralità del fascicolo di fabbricato... I nomi valgono quello che valgono, perché è importante anche definire il contenuto del fascicolo di fabbricato. Sicuramente il tema si intreccia anche con l'informatizzazione della pubblica amministrazione. Dobbiamo capire non solo che cos'è, ma anche come lo costruiamo. Probabilmente, se avessimo una griglia e cominciassimo a metterci tutte le informazioni che ci sono, lo costruiremmo.
  Un punto chiave, che vale anche per l'antropologia degli italiani – al di là dell'informazione generale dei cittadini, alla quale a ragione la collega Terzoni tiene molto – è il fatto che il singolo, la famiglia, l'impresa, e così via, conoscano il pericolo che corrono. Scusate se sono un po’ secco nell'esposizione. Quindi, è importante la verifica statica estesa. Voi lo sapete benissimo, non nascondiamoci dietro un dito: a me ha fatto piacere che, nell'ultimo periodo, l'ANCE sia tornata indietro rispetto a posizioni storicamente «tiepide» sulle certificazioni di fabbricati ed edifici. Rimane, da questo punto di vista, una resistenza molto forte da parte dei proprietari di case, che va rimossa. Io penso che quello sia il meccanismo che fa lavorare il mercato nella giusta direzione.
  Come dicevo anche prima, infatti, sono sicuro che, quando si compra o affitta una casa, tra due beni, ci si indirizzerà verso quello più sicuro e che consuma meno energia – le certificazioni si incrociano tra loro –, tenendo conto che per l'energia si spendono 1.500-2.000 euro all'anno di bolletta e il rischio sismico in tante zone deve essere portato in chiaro. La gente, però, non è che non sappia di vivere in aree con certe caratteristiche. Questo è un punto chiave.
  Qui, innanzitutto, vi chiediamo una mano. Ancora non conosciamo con certezza il contenuto del disegno di legge di bilancio, perché non disponiamo del testo. Vanno bene i meccanismi di ottimizzazione delle misure: è chiaro che una parte di investimento tocca al settore pubblico e deve per questo essere fissato in un tanto all'anno. Scuole e ospedali, infatti, vanno messi in sicurezza dal pubblico; quindi, in quel caso c'è bisogno di un investimento dell'insieme delle istituzioni, che abbia una continuità nel tempo.
  Per l'enorme patrimonio privato, invece, dobbiamo capire quali sono i meccanismi incentivanti. Vorremmo provare ad inserire – perlomeno, così penso io, così pensa il collega Iannuzzi, credo che sarà una scelta condivisa – la certificazione statica tra le spese detraibili al 50 per cento.
  Adesso, come sapete, se si fanno i lavori, si può scaricare anche il costo della certificazione, ma se non si fanno i lavori, ciò non è consentito. Invece andrebbe previsto, almeno in caso di compravendita. Ci sono posti che sono avanti. Milano ha stabilito, se non sbaglio, che gli edifici sopra i cinquant'anni devono dotarsi di una certificazione. Il problema – non lo devo spiegare Pag. 14a voi – vale per il rischio sismico, ma anche per altri rischi, come nel caso di Roma, dove ogni tanto abbiamo casi di palazzi che crollano. Milano ha stabilito che per quelli sopra i cinquant'anni, non so con quale deadline, è necessaria la certificazione.
  Vorremmo provare a porre in detrazione – è chiaro che questo è anche un assist formidabile al mondo delle professioni – la verifica statica dei fabbricati. Voi, però, ci dovete aiutare a scrivere la disposizione. La certificazione andrebbe inserita tra gli interventi per cui è prevista la detrazione al 50 per cento, in cui c'è tutto, ma non c'è questo. Ci sono i sanitari, i garage, i mobili, tutto, ma non l’intelligence, la comprensione del luogo in cui vivi, che è la premessa per metterti in movimento.
  Condivido tutte le cose dette dal presidente Zambrano e non entro nel merito. Tenete conto che abbiamo avuto un'audizione interessante – non ricordo se c'era qualcuno dei presenti – con una delegazione cilena: in Cile la responsabilizzazione dei professionisti nell'azione di prevenzione è formidabile. Loro sono colpiti, come sapete, da un maggior numero di terremoti di noi, anche se sono terremoti un po’ meno aggressivi, o meglio sono più forti, ma... sì, ma meglio gestibili entro certi limiti.
  Lì, però, per esempio un punto chiave su cui hanno agito molto è stato proprio questo, vale a dire certificazione dell'edificio e responsabilità del professionista nell'indicare il margine di rischio. Vorremmo aprire questa finestra. Non è facile capire come scrivere la disposizione, anche perché non c'è una codificazione del certificato di fabbricato.
  Il ministero dovrà intervenire con chiarimenti, perché la detrazione dell'85 per cento è subordinata all'entità di miglioramento della classe di rischio. Già quello può aiutare, ma se ci date una mano, ci proviamo.

  MAURIZIO SAVONCELLI, consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati. Già in questo documento abbiamo ipotizzato un metodo.
  Il punto fondamentale è la tipicità del patrimonio edilizio esistente nel nostro Paese, che risale a decine e decine di anni fa. La normativa antisismica è entrata in vigore nel 1974, per cui per la stragrande maggioranza del patrimonio immobiliare esistente non si è tenuto in considerazione il problema.
  L'ipotesi che abbiamo fatto, proposta anche nel documento, è quella di iniziare a definire il grado di vulnerabilità sismica del fabbricato per poter far entrare nella coscienza del cittadino proprietario il rischio che corre nel proprio immobile. E come abbiamo pensato di poterlo declinare?

  PRESIDENTE. Si tratta della verifica speditiva?

  MAURIZIO SAVONCELLI, consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati. La verifica speditiva potrebbe portare ad una declinazione puntuale della vulnerabilità; ma qui il ministero ci dovrà fornire gli elementi, altrimenti la legge di bilancio avrà una lacuna e noi non sapremo come fare il passaggio di classe. Quest'elemento deve essere visivo, immediatamente apprezzabile. Abbiamo ipotizzato di inserire il grado di vulnerabilità sismica nella banca dati catastale, in modo che per ogni immobile, per ogni unità immobiliare, per tutti i 60 milioni di unità immobiliari sia indicato, oltre che via, numero civico, foglio e via dicendo, anche il grado di vulnerabilità sismica. Il cittadino sarà così pienamente cosciente della situazione.
  Poi da qualche parte bisogna iniziare. Noi abbiamo formulato l'ipotesi di iniziare con quest'operazione, con questa campagna. Giustamente, il presidente fa notare che quelle risorse vanno dedicate alla ricostruzione. Tuttavia, come facciamo in tempo di pace in collaborazione con il dipartimento della protezione civile, preparandoci, formandoci e facendo esperienza...

  PRESIDENTE. Sfondate una porta aperta... però quando in sede di esame di Pag. 15legge di bilancio siamo di fronte a pensionati, esodati...

  MAURIZIO SAVONCELLI, consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati. Non c'è dubbio, ma anziché porre 4 miliardi per la ricostruzione dopo il terremoto delle Marche, oggi magari rendiamo disponibili 500.000 euro, anno dopo anno, per costruire un percorso, ovviamente a lunghissima scadenza; partendo, però, da dove? Dalle zone ad alto rischio sismico e dai fabbricati che hanno un grado elevato di vulnerabilità sismica.
  Questo è un modo, perché da qualche parte bisogna iniziare. Lo abbiamo detto anche al Presidente del Consiglio, da qualche parte bisogna iniziare. Bisogna partire dalle priorità, ma soprattutto quest'elemento deve attirare l'attenzione del proprietario, facendo emergere un aspetto oggi sconosciuto ai più. La maggioranza dei cittadini italiani, una volta che ha comprato o costruito casa, non ci pensa più e non si preoccupa delle caratteristiche del proprio immobile.
  Inserendo questo dato così chiaramente visibile, che emerge in ogni trasferimento immobiliare, in ogni contratto di affitto... Oggi anche i contratti di locazione necessitano della certificazione energetica. Se necessitano della certificazione energetica per una serie di motivi, ovviamente condivisibili, a maggior ragione anche quella sismica, che riguarda la sicurezza di un immobile, deve entrare nel ragionamento. Nel documento troverà proprio quest'ipotesi.

  PRESIDENTE. Scusate se sono volgare, ma chi pensate che la paghi? Immaginate una campagna di prevenzione dello Stato?

  MAURIZIO SAVONCELLI, consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geometri e dei geometri laureati. Stiamo facendo proprio in queste settimane, in questi mesi, in collaborazione con il dipartimento di protezione civile l'azione di verifica dell'agibilità sismica dei fabbricati. Ci sono tutti i giorni 80 squadre di tecnici sul territorio. Ci sono attualmente 60.000 richieste di sopralluoghi, e noi ne abbiamo fatte 27.000.
  Potrebbe essere – come giustamente dice lei, presidente – che lo Stato, magari in una campagna di prevenzione – il termine che deve vincere è «prevenzione» –, emulando quello che facciamo nel post-sisma volontariamente, si faccia carico di un'operazione da svolgere con i professionisti, che in questo periodo storico stanno svolgendo il ruolo sussidiario che tutti conoscete. Noi autocertifichiamo, svolgendo l'azione che lo Stato non riesce più a fare.
  Questo Stato spesso ha fallito forse perché è stato basato su un sistema autorizzativo, mentre se la consapevolezza passa in modo sussidiario al cittadino per il tramite dei professionisti, forse arriviamo a un risultato migliore. Questa potrebbe essere un'ipotesi. Lo Stato si fa carico...

  ARMANDO ZAMBRANO, coordinatore di Rete Professioni Tecniche (RPT) e presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri. Noi partiamo, appunto, dai 3,5 miliardi di euro che già si spendono ogni anno. Il ragionamento è di utilizzarli per mettere in moto un processo positivo.

  PRESIDENTE. Lei sfonda con i presenti una porta aperta. Io ho usato questi dati mille volte. Scusate se ve lo dico, ma il problema – esattamente come nel caso della guerra che abbiamo dovuto combattere per estendere l’«ecobonus» agli interventi antisismici nelle zone 1 e 2 – è che quando arriva la stretta del disegno di legge, di stabilità prima, di bilancio adesso, purtroppo c'è la competizione tra i mondi, e occorre considerare la cultura media degli italiani, – lo ripeto – diciamo sempre le cose giuste dopo il terremoto, ma poi non costruiamo.
  Ora, le condizioni sono favorevoli, anche perché l'edilizia ha cambiato segno. Quella attuale è in gran parte – noi abbiamo dato una mano difendendo ed estendendo l’«ecobonus» – un'edilizia di recupero, di riqualificazione e così via, pertanto ci sono le condizioni per cui questa sia un'azione anticiclica, con alleanze economiche. Pag. 16
  Il fatto che l'ANCE passi dall'essere contraria all'essere favorevole al fascicolo di fabbricato è anche la manifestazione di un altro mondo dal punto di vista tecnologico, produttivo, di domanda di mercato e così via, ma non è semplice. Abbiamo ancora emendamenti sul terremoto di Messina, quando esaminiamo il disegno di legge di bilancio, e non sto ironizzando. Ci arrivano emendamenti sul terremoto di Messina, scusa collega Terzoni.
  Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PATRIZIA TERZONI. A parte tutto quello che è stato già detto e che è stato già ricordato dal presidente Realacci, noi del Movimento 5 Stelle abbiamo un tema fisso, che è quello dell'informazione e della cultura del rischio. Se il cittadino è ben formato, spende mille euro per una certificazione, senza sentirlo come un obbligo, perché sa che se lo fa forse quella casa non gli crollerà addosso. Secondo noi, ribadisco, informazione e cultura del rischio sono alla base di tutto.
  E servono anche ad indurre il cittadino ad utilizzare subito l'eventuale finanziamento da parte dello Stato. Se si pensa che alla propria casa non possa succedere niente, lo Stato può mettere a disposizione tutti i soldi che vuole, ma il cittadino non percepirà l'importanza della questione. La percepisce, ad esempio, con l'efficienza energetica, perché se ne rende conto dalla bolletta e perché c'è stata un'informazione generale sul tema, ormai sulla bocca di tutti. Questo è un punto.
  Per quanto riguarda il fascicolo del fabbricato, io punterei molto di più sulla digitalizzazione dell'amministrazione e dei dati a disposizione del settore pubblico. Relativamente al fascicolo del fabbricato, in Cile la responsabilità della classificazione viene data al progettista: ma siccome noi abbiamo case costruite ormai da anni, anche prima del 1974 – epoca dell'entrata in vigore della normativa antisismica –, io dubito che un professionista si prenderebbe la responsabilità per una casa che non ha progettato, non ha costruito e di cui non sa quali siano le fondamenta.
  Si potrebbe fare per un edificio nuovo, di cui si ha totalmente contezza di quello che è stato fatto o che non è stato fatto. Si potrebbe fare in via sperimentale nelle zone terremotate. Penso che l'80 per cento delle case sarà abbattuto e completamente ricostruito: in quel caso, si potrebbe fare una sperimentazione – perché no? – per vedere se funziona. Mettere tutto a carico del cittadino adesso è un po’ difficile, perché viene visto come un onere in più in un periodo economicamente svantaggioso.
  C'è la possibilità, però – se non mi sbaglio, nelle mozioni sul sisma del 24 agosto 2016 tale misura era indicata – di detrarre anche le spese sostenute per la certificazione...

  PRESIDENTE. Soltanto se fai i lavori. Se ti fai fare una certificazione statica finalizzata ad un intervento, la spesa rientra nel budget e viene detratta.

  PATRIZIA TERZONI. E si può detrarre....

  PRESIDENTE. Quello che, invece, dovremmo cercare di fare – non è risolutivo ma aiuta, soprattutto se lo incrociamo con l'acquisto o l'affitto –, è rendere la certificazione indipendente, cioè permettere di detrarre l'onorario del professionista che rilascia la certificazione statica anche se non vengono svolti i lavori.

  PATRIZIA TERZONI. Secondo noi, è fondamentale. Al momento, la detrazione si opera sul carico d'imposta del contribuente; purtroppo c'è chi non può accedere alle detrazioni, perché è disoccupato, o ha un reddito molto basso. Si è chiesto di intervenire in questi casi, sennò rimaniamo sempre punto e a capo.

  PRESIDENTE. Dobbiamo scappare.

  TINO IANNUZZI. Si potrebbe intervenire sull'attuale disciplina dell'articolo 16-bis del testo unico delle imposte sul reddito n. 917 del 1986 che prevede, per quanto riguarda l'adozione di misure antisismiche, anche la redazione della documentazione obbligatoria atta a comprovare la sicurezza Pag. 17statica del patrimonio edilizio. Al momento, come diceva il presidente, la certificazione statica è correlata ai lavori. Andrebbe prevista la detrazione del 65 percento per le spese sostenute per la certificazione statica, indipendentemente dalla realizzazione dell'intervento.

  PRESIDENTE. Così si apre anche un mercato per i professionisti.

  FRANCESCO PEDUTO, consigliere RPT e presidente del Consiglio nazionale dei geologi. Senza alcun dubbio. Utilizzo dieci secondi per dire che il fascicolo del fabbricato non è uno strumento che arricchisce i professionisti, è uno strumento che va proprio in direzione della conoscenza, della consapevolezza e della cultura.
  Anche questo è uno strumento che si può pianificare nel tempo, stabilendo i modi. D'altronde, il presidente Zambrano lo ha detto: già prima del terremoto, come rete, ci eravamo attivati per avviare la sperimentazione e avevamo preso accordi con il sindaco di L'Aquila. Sperimenteremo, quindi, a L'Aquila.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.

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ALLEGATO 2

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