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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 18 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA IDRICA E SULLE MISURE NECESSARIE PER AFFRONTARLA

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI).
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Gargano Massimo , direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI) ... 3 
Realacci Ermete , Presidente ... 4 
Gargano Massimo , direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI) ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 6 
Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI)  ... 6 
Labriola Vincenza (FI-PdL)  ... 6 
Daga Federica (M5S)  ... 7 
Marroni Umberto (PD)  ... 7 
Kronbichler Florian (MDP)  ... 7 
Mariani Raffaella (PD)  ... 7 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Gargano Massimo , direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI) ... 8 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Gargano Massimo , direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI) ... 8 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Gargano Massimo , direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI) ... 9 
Realacci Ermete , Presidente ... 11 
Gargano Massimo , direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI) ... 11 
Realacci Ermete , Presidente ... 12 
Gargano Massimo , direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI) ... 12 
Realacci Ermete , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI) ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 13.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI).
  Salutiamo il dottor Gargano, direttore generale dell'ANBI, che si occupa del tema da tanto tempo. Si tratta, quindi, di un'audizione con una persona informata sui fatti. Dottor Gargano, lei sa qual è il tema, ossia l'emergenza idrica, lo stato dell'arte e il modo in cui fronteggiarla.
  Direttore, se lei riesce a contenere in venti minuti quello che ci vuole dire, permettiamo ai colleghi di interloquire, considerato che alle 14 iniziano i lavori dell'Assemblea, con l'informativa del Ministro Alfano sulla situazione in Venezuela.
  Avverto i colleghi che l'ANBI ha fornito documentazione sul tema, che è già in distribuzione. Ne autorizzo pertanto la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Possiamo procedere. Do la parola al dottor Massimo Gargano.

  MASSIMO GARGANO, direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI). Va benissimo. In venti minuti riesco sicuramente a tentare di non annoiare e a dire qualcosa.
  Comincio dal quadro: si parla dei soggetti destinatari delle concessioni, come dice il decreto legislativo n. 152 del 2006, per il secondo utilizzo della risorsa idrica dopo quello umano. Il quadro di cui ci occupiamo è quello della gestione integrata e difesa del suolo e della gestione dell'acqua irrigua.
  Su questo quadro incidono stagioni come quella attuale che, per l'ennesima volta, pongono tutta una serie di problematiche. Le più gravi sono sicuramente quelle legate all'economia e all'occupazione. Ci vuole poco a dire che vale 8 miliardi di euro il solo export dell'agroalimentare italiano nel primo trimestre. Il prossimo sarà l'anno del cibo italiano e della cultura italiana nel mondo. È interessante che l'iniziativa sia stata promossa dai ministri Martina e Franceschini, perché si tratta di una vicenda culturale. Ci sono 3,3 milioni di addetti, tra agricoltura e agroalimentare italiano.
  Il grido d'allarme che abbiamo lanciato anche all'assemblea dell'11 e 12 luglio scorso, tenutasi qui a Roma è che, se l'agroalimentare interessa a questo Paese in quanto agroalimentare identitario, distintivo e valido per competere, è evidente che non lo si può mettere nelle condizioni di vivere guardando il cielo, col naso all'insù. Non si può, perché poi costa molto di più.
  Secondo dati del Sole 24 Ore, 5 miliardi di euro nell'ultimo mese rappresentano il costo congiunto dei danni della siccità all'agricoltura, Pag. 4 ossia diretti, uniti ai danni alle tre città venete di Treviso, Belluno e Vicenza, nonché di Milano, perché, quando piove, si tratta di piogge che hanno ormai caratteristiche monsoniche. Esse trovano un terreno assolutamente arido e si comportano di conseguenza.
  Quest'anno il sottoscritto – rispondo di quello che dico, ovviamente – si è trovato nella condizione di dire agli agricoltori piemontesi nella zona della Baraggia che non potevano coltivare il mais, perché non c'era l'acqua. Abbiamo detto agli olivicoltori foggiani della zona di Cerignola che non potevano avere l'acqua per l'olivicoltura. Sempre nella zona della Capitanata, non si sono autorizzati impianti di coltura di pomodoro perché senza 6.000 metri cubi di acqua a ettaro non si può fare il pomodoro – è semplice –, con tutto ciò che ne deriva.
  Questo è lo scenario. Da anni sperimentiamo mancata occupazione e mancata creazione di ricchezza. Occorre domandarsi che cosa fa il Paese. È un po’ la provocazione che abbiamo messo in campo, con alcune risposte, sostanzialmente su due fronti.
  In primo luogo, senz'altro dobbiamo lavorare molto sull'innovazione nella gestione della risorsa. In Emilia-Romagna, in Veneto e, in maniera puntiforme, anche nel resto d'Italia l'abbiamo fatto tramite innovazioni che mettiamo in campo da soli con il nostro Canale Emiliano-Romagnolo e con Irriframe; e un po’ lo abbiamo fatto in Campania, grazie al sistema Irrisat, ma con tutte le difficoltà che si possono incontrare in quella regione. Queste innovazioni ci hanno consentito di certificare in un solo anno il risparmio di 500 milioni di metri cubi d'acqua. Ciò significa maggior reddito per le imprese, maggiore competitività delle produzioni e anche prezzi migliori per i consumatori.
  Tuttavia, rispetto a questo scenario si può fare molto, ma molto di più, anche in relazione ad alcuni problemi – arrivo alle soluzioni – che non si vedono. Non li vede chi ha la responsabilità di governo, non li vedono soprattutto i media e non li vedono i cittadini, che continuano ad aprire il rubinetto e pensano che l'acqua sia quella. Non li vedono neanche molti agricoltori.
  Mi riferisco al problema delle falde. Le falde si abbassano sempre di più in questo Paese. Si abbassano sempre di più e si salinizzano sempre di più. Abbiamo situazioni disastrose in Puglia. In Puglia l'intero territorio regionale è una gruviera. È una gruviera autorizzata e non autorizzata. È un po’ una terra dove ognuno fa quello che vuole. Il problema della salinizzazione è decisamente importante, ma non lo si affronta perché ci vorrebbero misure e azioni collettive, che nel rapporto con la regione abbiamo sempre fatto fatica a prendere in considerazione.
  Si sta privilegiando sempre di più la soluzione di scendere più in basso. Abbiamo zone in Puglia in cui si pesca acqua a oltre 800 metri di profondità. Immaginate i costi di sollevamento e i costi del prodotto. Quest'acqua viene poi commercializzata. Ma il pozzo non lo fa più l'imprenditore agricolo. Il pozzo lo fanno altri e l'acqua viene commercializzata.

  PRESIDENTE. Poi trovate l'acqua calda.

  MASSIMO GARGANO, direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI). Certo. Questo è un problema molto, molto serio. Mi riferisco all'importanza di una gestione collettiva della risorsa. Ecco perché ho fatto precedentemente riferimento al Canale Emiliano-Romagnolo e a Irriframe.
  Quest'anno abbiamo fatto anche di più. Abbiamo stretto un accordo anche con Bonifiche Ferraresi. Tutti in questa stanza conoscono Bonifiche Ferraresi. È una società per azioni, la più grande azienda che ci sia in questo Paese, con sedi in Emilia-Romagna, a Ferrara, in Toscana, nel grossetano, in Sardegna e fra poco anche in Puglia.
  Con loro abbiamo messo in piedi un meccanismo per l'innovazione – si tratta di un'azienda con una grande tensione verso l'innovazione – perché immaginavamo, e immaginiamo tuttora, di poterci lavorare bene, anche se è stato pubblicato un bando Pag. 5di cui non riusciamo a capire il contenuto. Con il progetto Agrifood, che ha impegnato i Ministeri dell'agricoltura, dell'economia e delle finanze, dell'università e della ricerca scientifica, avevamo fatto un gran lavoro, come stakeholder, proprio per lavorare sull'innovazione. Il bando è uscito, ma non è molto chiaro. Stiamo predisponendo delle Frequently Asked Questions (FAQ).
  Sull'innovazione c'è, quindi, un impegno con il nostro Canale Emiliano-Romagnolo e con Bonifiche Ferraresi. C'è una tensione costante e continua, anche con il mondo universitario. Ho citato il caso della Campania. Gli obiettivi sono chiari.
  Dopodiché, c'è un altro problema, di cui avete letto costantemente in questi ultimi giorni, di fatto quotidianamente. L'ha detto il ministro, l'ha detto chiunque sia stato intervistato e l'ho detto anch'io: di tutta l'acqua che cade sul suolo italiano recuperiamo soltanto l'11 per cento. Modificare questa quota anche di pochissimi punti percentuali sarebbe la risposta ai problemi agricoli e ai problemi di chi produce energia.
  Questo mi aiuta a introdurre l'altro elemento che concorre alla mancanza d'acqua: manca la coesione anche tra le regioni. Quest'anno trentini e veneti si sono aggrediti, come Istituzioni, perché il Trentino non dava l'acqua al Veneto; i piemontesi non la davano ai lombardi, i quali, a loro volta, non la davano agli emiliani e tutti insieme non la davano ai veneti. Si sono verificati questi casi. L'Osservatorio dell'Autorità di bacino del fiume Po di Parma è impegnato moltissimo su questo aspetto.
  Si pone quindi un ulteriore problema. Li sottopongo uno alla volta – ne manca ancora uno, ma ne parlerò al momento giusto –: il rapporto tra i diversi utilizzi e la mancata coesione tra istituzioni, che rappresenta un errore di fondo.
  Perché è un errore di fondo? Diamo per buono il dato dei 5 miliardi di euro di danni stimati da Il Sole 24 Ore e diamo per buono il dato, molto più basso, che soltanto per l'agricoltura è stato stimato dal sistema delle cooperative e dalla Coldiretti in 2 miliardi di euro. Mi riferisco ai danni della sola siccità, non ai danni per il dissesto idrogeologico. L'ANBI ha presentato, tramite i suoi Consorzi, un Piano ventennale per le opere pubbliche che richiede per l'intero periodo 20 miliardi di euro.
  I Piani li facciamo perché siamo bravi. Me lo dico da solo. Siamo sui territori. Dal punto di vista della sussidiarietà, li conosciamo in maniera molto puntuale. Riusciamo a capirne le criticità e, quindi, anche a proporre le soluzioni da adottare.
  Abbiamo presentato, quindi, un piano nazionale degli invasi da realizzare in vent'anni, ragionevolmente. I costi ammontano a 20 miliardi di euro. Sembrano tantissimi, ma non lo sono. Per l'immediato, rispetto ai danni citati abbiamo presentato 218 progetti, diffusi in tutto il Paese – manca soltanto la Valle d'Aosta – che valgono 3 miliardi e 30 milioni di euro, sostanzialmente pari ai danni di quest'anno.
  In un sistema in cui l'agroalimentare è quello che abbiamo raccontato e il solo turismo della montagna vale 24 milioni di visitatori – sono dati ufficiali del ministero, relativi allo scorso anno –, credo che la classe politica debba farsi carico di una progettualità definitiva ed esecutiva, che non può essere assolutamente realizzata con le risorse dei Consorzi di bonifica, per due ordini di problemi.
  Noi facciamo soltanto manutenzione ordinaria, anche se ormai è difficile definire cosa sia la manutenzione ordinaria. Queste sono, invece, opere pubbliche di interesse generale. Noi forniamo una progettualità definitiva ed esecutiva, che, una volta accolta, può essere realizzata rapidissimamente.
  Si badi bene che questi sono progetti diversi da quelli del piano nazionale di sviluppo rurale. Noi abbiamo ricevuto 300 milioni di euro con una misura nazionale nell'ambito della programmazione 2014-20, volta esclusivamente a migliorare l'efficienza degli impianti irrigui. Non ha lo scopo di aumentare le superfici irrigabili, né di realizzare collettori e completamenti. Ha solo ed esclusivamente lo scopo di migliorare l'efficienza. Il bando scadeva il 30 giugno scorso ed è stato prorogato al 31 agosto. Si tratta del piano irriguo. Pag. 6
  È stata fatta una scelta importante verso azioni di contrasto al dissesto idrogeologico. Ripeto che sono azioni mirate esclusivamente al contrasto al dissesto idrogeologico.
  La documentazione che ho messo a disposizione della Commissione riguarda gli invasi, anche se non si tratta di grandi invasi. Non sono le dighe del Vajont, ma sono invasi utili e fondamentali di medie dimensioni, tranne uno, di cui chiediamo a grandissima voce la realizzazione, che è la diga di Piano dei Limiti.
  Presidente, questo progetto, già finanziato dallo Stato italiano, non fu realizzato per alcuni contrasti tra l'allora presidente della regione Puglia e l'allora presidente della regione Molise. Quella diga avrebbe risolto moltissime problematiche, che invece oggi persistono, con tutta la loro intensità.
  Si tratta, quindi, di invasi, ma non di invasi enormi, anche perché questi ultimi avrebbero un forte impatto sul territorio. Parliamo di infrastrutture umane, di infrastrutture contenitrici di servizio, di infrastrutture partecipate, proprio perché leggiamo che, quando si propongono nuove infrastrutture, inizia immediatamente un contrasto con le popolazioni. Queste sono infrastrutture conosciute e apprezzate dai territori, il che rappresenta un valore aggiunto che mi piace sottolineare.
  Presidente, sono stato nei minuti concessi.

  PRESIDENTE. Assolutamente sì, anche se i dati che ha citato non sono quelli contenuti nella documentazione. Ci può chiarire dopo? Alcuni dei dati forniti, che sono utili ai fini delle nostre considerazioni, non sono quelli di cui ha parlato. Vedo l'elenco delle ipotesi di invasi.
  I dati sono nelle ultime pagine? Adesso verifico.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, presidente. Grazie, direttore. Sono d'accordo con il presidente, quando sostiene che non ci dobbiamo limitare al problema contingente, ma dobbiamo definire la posizione della Commissione su una strategia di prevenzione rispetto a quanto sta accadendo oggi in Italia.
  Quanto illustrato dal direttore Gargano va nel senso della prevenzione. Quando si parla di piccoli e medi invasi a livello nazionale, si fa prevenzione. Poiché ognuno di noi tiene molto al territorio, tiene molto all'agroalimentare e cerca di portare avanti tutte le iniziative che vanno nella direzione della salvaguardia del territorio – come abbiamo fatto in questi anni –, dobbiamo far sì che le linee direttrici che questa Commissione intende definire e di cui in parte si è già occupata procedano nel senso della prevenzione.
  La prevenzione del rischio idrogeologico è un problema serio, che riguarda il nostro Paese e concerne sia la siccità, sia gli incendi. Questi ultimi sono aumentati di una percentuale talmente alta che il nostro territorio ne viene distrutto.
  Dovremo svolgere altre audizioni ed elaborare nel corso dell'attuale legislatura una proposta definitiva che costituisca un modello per il Governo. Il Governo sta già mettendo in piedi iniziative per rispondere a esigenze di intervento immediato, ma noi dobbiamo proporre una programmazione che offra al Paese un nuovo modello. Credo che l'impostazione data dal presidente, ma anche da tutti noi facenti parte della Commissione, vada in questa direzione.
  Ringrazio ancora il direttore generale, perché qui viene portato un Piano serio, ossia un'elaborazione di progetti cantierabili che possono consentire agli agricoltori e anche al territorio di preservare ciò che abbiamo.

  VINCENZA LABRIOLA. Ringrazio il direttore generale e pongo una domanda specifica sulla Puglia. Ci sono molte zone costiere in tutto il litorale che ospitano seconde case. Molte di queste zone non sono servite dall'acqua potabile, ragion per cui per il periodo estivo ognuno ha realizzato alla meglio i pozzi. Tuttavia, una volta che l'acqua non arriva più e si pone il problema della salinità di cui ha parlato il direttore Gargano, si procede con la commercializzazione Pag. 7 dell'acqua potabile a mezzo di camion.
  Ogni anno l'approvvigionamento di acqua che si è costretti a richiedere cresce sempre più anche in relazione alla siccità. A parte il problema della mancata fornitura di acqua potabile e del conseguente commercio, che non so se sia normato o se potrebbe essere normato anche con riguardo ai profili di utilizzo – da dove proviene l'acqua, per esempio, da quali pozzi? –, in che misura la commercializzazione dell'acqua influenza la situazione pugliese di cui si è parlato e che è allarmante anche con riguardo alla salificazione dell'acqua?

  FEDERICA DAGA. Grazie, direttore, per essere qui oggi a esporre la vostra proposta. Soffermandomi sulla questione degli invasi, avrei quattro domande da farle.
  L'ANBI ha contezza di cosa ci sia già in Italia a livello di invasi attivi e non attivi? Quali sono in funzione e con quale capacità idrica per ciascuno?
  Sulla questione della possibilità di spesa effettiva provo a spiegarmi un attimo. Dato che in Italia è diffusa la cattiva pratica delle opere non terminate o neppure iniziate, mi chiedo se abbiate ragionato su come fare in modo che i vostri progetti – da quello che ho capito lei, direttore Gargano, ha già, nell'ambito della lista che ci ha fornito, una serie di progetti pronti – siano cantierabili immediatamente e fattibili domani? La crisi è adesso e, quindi, probabilmente ci sarebbe bisogno di muoversi su questo fronte.
  L'ultima domanda che le faccio è se ha contezza della possibile provenienza dei fondi che state richiedendo.

  UMBERTO MARRONI. Sono d'accordo con il collega Pastorelli che sul tema dell'autosufficienza e, quindi, della possibilità di irrigare il territorio italiano per le esigenze agricole, ma ovviamente anche con riguardo al tema dell'utilizzo delle utenze domestiche, sia utile predisporre un Piano generale, tanto più che ci stiamo avvicinando all'esame del prossimo disegno di legge di bilancio, che approveremo in autunno.
  Al di là delle cifre, ritengo sia ora che si cominci con più nettezza a occuparsi della parte idrica delle utenze. Se pensiamo a Roma, stiamo ormai sfruttando il Lago di Bracciano ben oltre il livello normale di utilizzo delle acque. Probabilmente, presidente, occorrerebbe far rientrare – non parlo del caso specifico – alcuni di questi progetti tra le opere strategiche nazionali. Non lo dico per bypassare le regioni, ma per far capire che quello dell'autosufficienza idrica del Paese è un tema nazionale di portata ormai strategica.
  Penso che, come Commissione, sulla questione idrica possiamo svolgere un approfondimento importante, anche per cominciare, almeno nei collegati alla legge di bilancio, a farlo diventare un tema strategico nei prossimi anni.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signor direttore generale, mi voglio rifare al suo accenno all'egoismo delle regioni. Io, per esempio, provengo da molto in alto, da dove l'acqua ancora c'è a sufficienza, ossia dalla regione del Trentino Alto Adige. Ultimamente sempre più spesso si arriva alla bagarre con il Veneto, comprensibilmente.
  In futuro si dovrà vedere se legiferare in proposito. Al momento, se esistono, quali sono le misure a disposizione dell'autorità centrale per provvedere a una giusta distribuzione della risorsa?

  RAFFAELLA MARIANI. Ringrazio il direttore delle informazioni fornite. Io avrei bisogno, magari non oggi, dal momento che stiamo avviando l'indagine conoscitiva, di conoscere dal nostro punto di vista quale rapporto i Consorzi di bonifica avviano con le regioni per la pianificazione delle azioni di prevenzione e anche delle misure di emergenza. Ritengo importante che possiamo conoscere anche la relazione tra le istituzioni territoriali, che sono quelle che fanno pianificazione e che gestiscono le emergenze, come è evidente anche in queste settimane.
  Inoltre, se fosse possibile, vorrei sapere qual è la parte dedicata alla questione nei Piani di investimento dei Consorzi di bonifica, naturalmente in relazione alle risorse Pag. 8 date. I Consorzi di bonifica – lo ricordo a me stessa, ma anche a tutti – sono enti che hanno una capacità impositiva. Fanno pagare tasse per le quali i cittadini si ribellano, ma abbiamo sempre detto che è una cosa positiva laddove poi si possono fare investimenti sia per la prevenzione, sia per la messa in sicurezza, come state facendo in alcune regioni.
  Siamo in grado di distinguere, regione per regione, più o meno, non Consorzio di bonifica per Consorzio di bonifica, se la situazione è omogenea per quanto riguarda la quota di investimento relativa alla prevenzione e alla definizione di Piani quali quelli che lei ha citato? E che parte delle risorse di cui dispongono i Consorzi, fatta salva la manutenzione e tutto quello che riguarda le loro competenze ordinarie per l'agricoltura, va in quella direzione, ossia nella direzione degli investimenti per il risparmio della risorsa e per l'oculatezza della gestione?
  I cittadini hanno anche un po’ l'impressione che in agricoltura si sprechi molta acqua. Ogni settore sostiene che è l'altro che la spreca, ma, in definitiva, dobbiamo forse far crescere anche una maggior consapevolezza in tutti coloro che utilizzano la risorsa sul fatto che si deve utilizzarla in maniera più corretta e anche più oculata.
  In questo senso volevo capire se i Consorzi, almeno in alcune regioni, hanno già avviato un percorso in questa direzione, se hanno già fatto investimenti o se noi dobbiamo trovare le risorse a livello centrale.
  Si tratta della medesima entità di risorse che cerchiamo anche per la messa in sicurezza. A me spaventa sempre l'articolo sul giornale che parla di 5 miliardi o di 20 miliardi di euro, perché sono le stesse cifre che l'altro anno ci venivano «sparate» per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Tra 20 per quell'intervento e 100 per l'altro, quando arriviamo all'esame del disegno di legge di bilancio, diventa molto complicato stabilire le priorità su questioni così importanti.
  Vi chiedo se c'è già un'ipotesi di intervento, anche con le sole risorse già a disposizione, e quale può essere l'indicazione per un impegno pluriennale.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Mariani. Aggiungo qualche domanda. Come avrà capito il direttore Gargano, magari ci risentiremo, perché noi ci siamo presi alcuni mesi per realizzare un lavoro ben fatto. Ovviamente, i Consorzi di bonifica sono interlocutori importanti da questo punto di vista.
  Anch'io ho qualche questione da porre. La prima è di carattere pratico. Ho esaminato sommariamente i dati – mi riferisco anche ai dati presentati a latere – e mi sembra di capire che, per quanto riguarda la Lombardia, sia il Lago di Garda quello di gran lunga più inguaiato, più sotto stress.

  MASSIMO GARGANO, direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI). Sì.

  PRESIDENTE. Ho visto che per la Toscana non si fa riferimento alla situazione del Bilancino, che mi risultava essere anche quella una situazione...

  MASSIMO GARGANO, direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI). Non è così critica.

  PRESIDENTE. Non è così critica? Ah, è meno critica rispetto alle altre.
  Fin dall'inizio lei ha fatto riferimento alla questione dell'innovazione e al fatto che, per le condizioni date, si è stati costretti, in alcune aree del Piemonte, a chiedere di non coltivare il mais. So che alcune regioni – penso alla regione Emilia – hanno avviato da tempo azioni per favorire forme di irrigazione a minor consumo d'acqua: ma c'è una generalizzazione di questo fenomeno? Sappiamo tutti che fra l'irrigazione a scorrimento, l'irrigazione a pioggia e l'irrigazione a goccia passa una differenza molto grande.
  Anche rispetto alle colture – lo dico conoscendo la sensibilità del direttore Gargano, che si è occupato molto di olio –, sappiamo che gli ulivi non consumano tanta acqua, ma anche loro hanno bisogno di un po’ d'acqua. Il mais consuma tanta acqua. Pag. 9Un ragionamento con le organizzazioni agricole per orientare verso produzioni più connaturate alla nostra tradizione viene fatto o non viene fatto?
  Passo alle ultime due questioni. La prima è proprio una mia curiosità. Il tema della desalinizzazione non è stato mai posto in alcune aree del Paese? Adesso ci sono impianti anche da fonti rinnovabili che possono permettere di desalinizzare l'acqua del mare. Può essere una soluzione.
  Quanto al piano invasi, su cui è importante la questione posta dalla collega Mariani rispetto alla reperibilità delle risorse, chiedo se esso possa essere realizzato sostanzialmente a valere sulle tariffe. Se si dice che ci vogliono 20 miliardi di euro per fare un piano di invasi, dubito che li riusciremo a recuperare. Nel fare questo piano di invasi si tiene conto dell'insieme delle questioni aperte?
  Per esempio, c'è il problema – affrontabile naturalmente – del deflusso minimo vitale per alcuni corsi d'acqua. C'è il problema di evitare l'inaridimento. Lo dice uno che, a suo tempo, aveva delle perplessità sul Bilancino e che si è dovuto ricredere, perché, se non fosse stato fatto il Bilancino, sarebbe un disastro per la Toscana: una progettualità che tenga conto dell'insieme delle domande che il ciclo dell'acqua pone è contenuta nella proposta che ci avete presentato o no?
  Si può stimolare la cattura di qualche punto percentuale in più dell'acqua piovana, ma ricordiamo che il resto dell'acqua piovana non va sprecato. Il resto dell'acqua piovana in ogni caso finisce in cicli vitali. Qualche volta fa danni, perché trova un territorio non ben organizzato e non ben manutenuto, ma comunque finisce dentro cicli vitali. C'è un ragionamento progettuale di questo tipo dietro le proposte che ci vengono portate?
  Do la parola al direttore Gargano per la replica.

  MASSIMO GARGANO, direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI). Tento di rispondere. Laddove non lo dovessi fare, non è per scelta. Ci ritorno. Comincio dal presidente, perché è il presidente. Saremo tutti d'accordo. Ho preso nota di tutte le domande.
  Un mese fa la presidente della regione Umbria si è espressa in occasione dell'inaugurazione di una grande vasca di espansione realizzata dal Consorzio di bonifica di Orvieto – dico di Orvieto per dare l'idea, ma si chiama «della Val di Paglia» – che metteva in sicurezza i cittadini, forniva l'acqua all'agricoltura e metteva in sicurezza l'autostrada e l'intero sistema industriale alla base di Orvieto. Si tratta di un'opera realizzata in tre anni e mezzo, con uno stanziamento di 12 milioni di euro, di cui ne sono stati usati meno di 10.
  Non soltanto di fronte a tutti coloro che hanno assistito al taglio del nastro, ma anche nel corso di un giro che si è dovuto fare col pullman, perché si tratta di una grande opera, la presidente ha espresso pubblicamente le sue scuse, perché era stata una delle prime a sostenere che quell'opera non si sarebbe dovuta realizzare perché non serviva. Era stata la prima a dire questo e poi si era resa conto – la faccio molto breve, ovviamente, altrimenti «mangio» il tempo – che quell'opera era un contenitore di risposte, perché rispondeva agli industriali, agli agricoltori e ai cittadini. Rispondeva a una questione di fluenza.
  Parlando di «fluenza» rispondo a qualcuno, visto che da più parti è stato sollevato il caso del riso. Mettere l'acqua nel Po, ma anche nel Tevere o nel Liri-Garigliano, e farla correre a mare è una delle cose che non dobbiamo più fare. Dovunque rallentiamo la velocità dell'acqua e la sua fluenza verso il mare facciamo un servizio al Paese per la salinizzazione. Facciamo un servizio al Paese perché abbiamo a disposizione quell'acqua quando serve per l'ambiente. I lombardi spingono moltissimo, perché hanno una parte della loro regione che è un buco, una gruviera. È piena di cave, che loro mettono a disposizione. Le norme non ci aiutano in questo senso.
  C'è sempre un disegno generale molto, molto puntuale. C'è un disegno complessivo che rispetto a queste infrastrutture guarda veramente un po’ oltre. Pag. 10
  Il rapporto con le organizzazioni professionali è costante e continuo. Oggi nel modenese, dove si produce mais per la Pezzata Rossa... anzi, per la Rossa – non Pezzata, scusate, altrimenti qualche emiliano si offende –, il cui latte viene pagato più di quello che va a finire nel parmigiano reggiano, si irriga con la manichetta. C'è proprio il tubicino. Il pomodoro, che ho citato, in Puglia ormai è tutto irrigato con la manichetta. Va tutto a goccia. Non esistono altri sistemi. Non c'è aspersione.
  È indubbio, però che ci siano aree dove la manichetta non c'è e dove si deve irrigare, fermi anche la nostra e personale distanza da tutto ciò che è organismo transgenico e il rapporto con le colture che non ci piacciono. Gli OGM non ci piacciono perché dovremmo vendere parmigiano OGM e riso OGM, che sarebbero di qualità inferiore dal punto di vista non soltanto della sicurezza alimentare, ma soprattutto del valore commerciale. A volte, però, si è costretti a produrre mais e a irrigare per aspersione perché non c'è la possibilità di fare diversamente per alcuni territori. Dipende anche dal terreno.
  L'attenzione c'è, quindi, ed è massima. Il rapporto è fortissimo e il disegno è generale. Spero, presidente, di aver risposto a un po’ di domande. Noi abbiamo tutto l'interesse a occuparcene, tant'è vero che con alcune regioni un po’ più attente lavoriamo per favorire l'introduzione di misure ad hoc nei programmi di sviluppo rurale – in Emilia su questo fronte ci aiutano spesso – che sono utilizzate proprio dal Canale Emiliano-Romagnolo, che rappresenta una centrale di ricerca.
  Chiudo con la Puglia. La Puglia è una regione che – e lo dico con profondo rispetto istituzionale – ha tutti i Consorzi, tranne quelli di Foggia, commissariati ormai da quindici anni. Ogni assessore all'agricoltura ha fatto un'unica cosa: cambiare il commissario. Ogni nuovo commissario – lo dico con grande serenità – ha cambiato il pool di avvocati che fanno le cause. Soprattutto l'utente non è mai stato messo in condizione di pagare l'acqua.
  Che cosa succede poi? Succede che, se non pago l'acqua e non pago le attività, i soldi non entrano. Se non entrano, si carica il bilancio regionale, ma il bilancio regionale non può pagare l'acqua per il privato, come è giusto che sia. La tematica assume veramente contorni grotteschi.
  Rispondo a chi parlava dei rapporti con le regioni. Noi abbiamo tre tipi di rapporti. Stipulammo l'intesa Stato-regioni nel 2008 con il ministro dell'agricoltura De Castro e l'ex pubblico ministero e allora ministro dei lavori pubblici Di Pietro. Stipulammo l'intesa Stato-regioni, votata all'unanimità da tutti. Questa intesa Stato-regioni ha messo in efficienza il sistema, consentendo il riconoscimento di alcuni aspetti: l'autogoverno, il potere impositivo, ma soprattutto la tensione naturale al contenimento di numeri e costi.
  L'abbiamo fatto dappertutto, fino al Lazio. Poi non è stato possibile, a partire dalla Campania al Molise, alla Puglia, alla Basilicata... Nel Nord l'abbiamo fatto ovunque, fino al Lazio. Nel Lazio si sta procedendo. Non l'abbiamo fatto in Campania, in Puglia e in Basilicata, dove si inizia ad assumere qualche iniziativa.
  Si arriva poi alla Sicilia, dove siamo in presenza di 27 anni di commissariamento. Non aggiungo altro. Ogni presidente che arriva assume altre 500 persone. Vengono assunte come cinquantuniste e poi diventano centuniste. Viene dato loro un incarico sbagliato. Loro avviano il contenzioso, lo vincono e vengono assunte. Nessuno paga. Paga sempre la regione.
  Adesso hanno approvato una legge per cui la regione non fa più i trasferimenti. Questo ha generato una nuova situazione. Ma non sono solo i Consorzi. Riguarda i Consorzi, i trasporti, la sicurezza, la scuola, la sanità. Lo dico per esperienza personale. Ogni sei mesi tutto il popolo dei dipendenti dei Consorzi di bonifica va a Palazzo dei Normanni. Fanno una manifestazione che dura due o tre giorni, e vengono pagati – è quello che accade anche a Bari; è la stessa identica cosa – per i Consorzi commissariati. La Capitanata ha un bilancio a zero, costantemente positivo. Il Gargano ha un bilancio a zero. In Sicilia accade quello e, quindi, tutti i problemi sono legati. Pag. 11
  Passo alla questione degli invasi e dei completamenti. Poi parlerò delle risorse, di cui si chiedeva, nel rapporto con le regioni. Sono due temi intimamente legati.
  Anche il tema delle dighe riflette questa questione. Il sistema degli invasi attualmente esistenti presenta un problema tecnico: gli interramenti. Il fiume o il torrente porta limo. Se lo togliessimo – tecnicamente, lo toglieremmo con grande facilità, senza grandi spese –, quel limo per lo Stato italiano sarebbe un rifiuto speciale. Non basterebbero tre leggi di bilancio del Paese per smaltirlo, ammesso che si sappia dove portarlo.
  Quindi, che succede? Le dighe sono sempre meno capienti. La diga di Occhito, con un volume di 180 milioni di metri cubi, credo che abbia in pancia qualche milione di tonnellate di limo. D'altronde, non si può fare diversamente.
  Gli invasi sono attivi esattamente come è attivo il Paese. Ci sono dighe in Sicilia e nel sud della Sardegna che ogni anno dobbiamo aprire e sversare l'acqua a mare. La questione, però, non è risolvibile con un finanziamento, perché si tratta di problemi che stanno nelle aule dei tribunali. L'altro giorno la Cassazione, dopo 16 anni, ha dato ragione al Consorzio di bonifica dello Ionio catanzarese nei confronti dell'Astaldi. Si tratta di un contenzioso pesantissimo. C'è la diga e tutto, ma manca il collegamento. C'è l'agricoltura che chiede l'acqua e non la può avere, e l'acqua che viene sversata in mare per un contenzioso durato 16 anni.
  Spero di averle risposto. Le opere da completare ci sono e sono soprattutto nel Sud del Paese. Sono a Caserta e nel Sud del Paese. Dove ci sono problemi, ci sono opere da completare.
  Vengo alle risorse. Nel documento che ho distribuito ho indicato in maniera puntuale da dove prendiamo le risorse.
  Sui rapporti con le regioni, onorevole Mariani, mi pare di averle risposto. Abbiamo avuto problemi seri anche con le Marche. Ricordo un conflitto fortissimo con la regione Marche, finito con i Consorzi di bonifica nelle aule dei tribunali. Quest'anno le piazzole per tutte le casette realizzate dalle regione Marche sono state fatte dai Consorzi di bonifica. Se non le avessimo fatte noi, non ci sarebbero state le piazzole e l'impresa non avrebbe potuto mettere le casette. Li abbiamo fatti anche risparmiare. Siamo stati lì, e abbiamo assistito a scene non tanto simpatiche.

  PRESIDENTE. L'onorevole Carrescia conferma?

  MASSIMO GARGANO, direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI). Ve lo posso quantificare, con i numeri e con i risparmi.
  Quanto agli egoismi regionali, sull'innovazione non siamo pronti e non ne parliamo, ma l'anno prossimo presenteremo un grande progetto sulla ricarica degli acquiferi che vale per il Trentino, il Friuli e il Veneto in modo particolare, in considerazione della natura dei terreni.
  Anche voi, onorevole Kronbichler, buttate l'acqua. Buttate l'acqua perché, quando ce n'è troppa, da qualche parte va mandata. Siamo quasi pronti con il progetto sulla ricarica degli acquiferi, perché è un progetto che su quelle terre si può fare. Si tratta di prendere l'acqua e rimetterla nella falda. Proprio perché il vostro è un terreno ghiaioso e molto permeabile, questo è un progetto che non costa affatto. Semplicemente ha bisogno di autorizzazioni.
  Onorevole Marroni, il problema di Bracciano, che è molto serio, può essere affrontato come propone Biagio Minnucci, ossia denunciando ACEA alla procura della Repubblica. È un approccio possibile. È un approccio che dà una risposta in vent'anni. In vent'anni, però, il lago è finito. Oggettivamente, il lago non ci sarà più.
  Il problema può essere affrontato con un piano degli invasi, che nel Lazio esiste. Su quel tema si può ragionare – come facciamo in tante regioni – con gli enti gestori del Servizio idrico integrato, che possono avere due atteggiamenti. Quello dell'Acquedotto pugliese è l'atteggiamento mai gradito, un atteggiamento molto violento e molto autoreferenziale, ma possiamo avere atteggiamenti come quelli di Romagna Acque e di Hera, che sono molto più costruttivi. Pag. 12
  Nel Lazio abbiamo questo grande problema: da una parte c'è ACEA, con cui si ragiona, dall'altra parte, nel sud del Lazio, c'è Acqualatina, con cui è meglio non incontrarsi nemmeno.

  PRESIDENTE. È un problema. Penso anche per i cittadini.

  MASSIMO GARGANO, direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari (ANBI). Certo, per tutti. Quando c'è un problema con gli enti gestori del Servizio idrico integrato, qualcosa non va bene.
  Onorevole Pastorelli, chiudo con lei, che era stato il primo. I cambiamenti climatici sono strutturati, ormai. Un anno ci regalano le frane e le alluvioni, un anno ci regalano la siccità e in un anno come questo tutti e due i fenomeni, anche se si verificano in parti diverse del Paese. Noi abbiamo questa opportunità: abbiamo progetti definitivi ed esecutivi. Credo che siano un patrimonio del Paese. E non sto vendendo una merce. È chiaro che non sta poi a noi fare la scelta. La scelta la fanno, quando si approvano le leggi di bilancio, le sedi opportune a ciò deputate.
  È ovvio che è tutto un sistema di prevenzione, ma anche di grande trasparenza, perché su queste opere andiamo ad applicare le regole e si fa una gara d'appalto, con tutti gli impegni che sappiamo rispettare rispetto all'ANAC. Quando si opera in emergenza, il primo che alza il telefono ha vinto, e questo è un problema.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.10.

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