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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 12 di Giovedì 9 giugno 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Guglielmo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SU «INDUSTRIA 4.0»: QUALE MODELLO APPLICARE AL TESSUTO INDUSTRIALE ITALIANO. STRUMENTI PER FAVORIRE LA DIGITALIZZAZIONE DELLE FILIERE INDUSTRIALI NAZIONALI.

Audizione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee, Sandro Gozi.
Epifani Guglielmo , Presidente ... 3 ,
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle Politiche europee ... 3 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 8 ,
Becattini Lorenzo (PD)  ... 8 ,
Basso Lorenzo (PD)  ... 9 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 10 ,
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee ... 10 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 12 ,
Tentori Veronica (PD)  ... 13 ,
Benamati Gianluca (PD)  ... 14 ,
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee ... 15 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 15 ,
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee ... 15 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GUGLIELMO EPIFANI

  La seduta comincia alle 8.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee, Sandro Gozi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su «Industria 4.0»: quale modello applicare al tessuto industriale italiano. Strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali, l'audizione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee, Sandro Gozi.
  Il Sottosegretario Gozi conosce bene il senso del lavoro che stiamo svolgendo nell'ambito della nostra indagine conoscitiva. Per di più, con il suo punto di osservazione europeo sa anche bene quello che in Paesi importanti si sta facendo sui processi di digitalizzazione del sistema manifatturiero.
  Do subito la parola all'onorevole Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee. Dopo il suo intervento, come sempre, potranno intervenire i colleghi per porre quesiti e formulare osservazioni, cui potrà rispondere il sottosegretario Gozi.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle Politiche europee. Grazie, presidente. Grazie e complimenti per questa iniziativa, che trovo molto giusta e molto tempestiva. State, ovviamente, audendo vari membri del Governo. Mi concentrerò su quella parte che riguarda l'iniziativa europea e anche sui collegamenti europei delle iniziative in corso a livello nazionale, sulle quali altri ministri si soffermeranno per ovvie ragioni di competenze e di delega.
  Il primo aspetto che bisogna sempre considerare, quando si parla di politica industriale e, nel caso specifico, di politica industriale 4.0, è il tema delle competenze dell'Unione europea, che sono limitate. Non c'è una competenza concorrente in materia di politica industriale a livello di Unione europea. L'articolo 173 dei Trattati indica chiaramente che si tratta di quelle azioni cosiddette di sostegno e di complemento alle attività e alle scelte di politica industriale che i vari Stati membri compiono. In sostanza, l'obiettivo principale assegnato all'Unione europea è quello di contribuire a realizzare le condizioni necessarie per la competitività dell'industria dell'Unione.
  Questo è bene chiarirlo, perché spiega anche perché non ci siano alcune iniziative o alcune azioni da parte dell'Unione europea che potremmo aspettarci. Bisogna innanzitutto guardare ai Trattati. Si tratta soprattutto di un sostegno e di una concertazione tra Unione europea e Stati membri. Per fare cosa? Per accelerare l'adattamento dell'industria alle trasformazioni strutturali, il che è il cuore della vostra attività e della vostra indagine, per promuovere un ambiente favorevole all'iniziativa soprattutto delle piccole e medie imprese, per promuovere un ambiente più Pag. 4favorevole alla cooperazione tra le imprese e, in particolare, le piccole imprese europee e per migliorare lo sfruttamento del potenziale industriale delle politiche di innovazione, di ricerca e di sviluppo tecnologico. Questo è l'altro punto che vi interessa soprattutto oggi.
  L'Unione europea deve contribuire, e deve farlo con iniziative di convergenza e programmi ad hoc, al sostegno alle iniziative nazionali e al raggiungimento di questi obiettivi. Ovviamente, l'articolo 173, con questi obiettivi di sostegno alle politiche industriali dei 28, va letto sempre insieme ad altri articoli e ad altre basi giuridiche, che riguardano più segnatamente le piccole e medie imprese, la ricerca, l'ambiente e lo sviluppo tecnologico. È in questo contesto che bisogna innanzitutto inquadrare il lavoro che state facendo.
  La posizione dell'Italia, sulla quale, tra l'altro, c'è anche una certa continuità da questo punto di vista tra i vari Governi che si sono succeduti, è quella di cercare di sfruttare al massimo il potenziale dei Trattati e di profilare, aumentare e rapportare al massimo le azioni di politica industriale dell'Unione europea. Questo, in particolare, puntando anche dal punto di vista dell'innovazione digitale alle piccole e medie imprese, alla tutela della proprietà intellettuale – penso a tutte le scelte che abbiamo fatto anche in tema di brevetto unitario, tra l'altro dando seguito a indirizzi e orientamenti molto precisi che sono venuti proprio da questa Camera – e alla valorizzazione della qualità dei prodotti.
  È chiaro che questi obiettivi trovano una loro rinnovata attualità nel contesto dell'economia digitale, del mercato unico digitale e, più in generale, del rafforzamento del mercato unico dei beni e dei servizi del digitale. Queste sono alcune delle grandi priorità dell'Unione europea in questo nuovo ciclo politico, in questa nuova legislatura, sulle quali l'Italia ha insistito moltissimo anche durante il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.
  Abbiamo chiaramente indicato e – devo dire – ottenuto, col sostegno anche degli altri Governi, che una delle grandi priorità e dei grandi pilastri dell'azione delle Istituzioni europee, in particolare della Commissione europea, in questo nuovo ciclo politico fosse esattamente l'Unione digitale, l'Europa digitale e, in particolare, il mercato unico digitale.
  Attorno a questi aspetti la Commissione europea si è organizzata anche a livello di struttura. C'è un vicepresidente ad hoc che si occupa dell'economia digitale e che coordina un gruppo di commissari. C'è una specifica competenza sul digitale assegnata al Commissario Oettinger, sotto la vicepresidenza del Vicepresidente Ansip. Il Vicepresidente Ansip, il Commissario Oettinger per il digitale, la Commissaria Bienkowska per il mercato unico e il primo vicepresidente della Commissione Timmermans per tutto il lavoro di semplificazione e better regulation, che, come vedremo, ha un'importanza molto rilevante nel lavoro della costruzione del mercato unico digitale, sono gli interlocutori dei Governi e, quindi, anche i vostri interlocutori in questo campo.
  La Commissione europea ha presentato – sì, con un po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia e anche ai nostri auspici, ritardo che è stato dovuto anche alla necessità di fare ampie consultazioni con tutti i cosiddetti portatori di interesse – un pacchetto relativo alla digitalizzazione dell'industria, finalizzato alla creazione di un network che leghi queste iniziative, proprio il 19 aprile.
  Si tratta di un pacchetto ambizioso, che intende stimolare gli investimenti in una serie di partenariati strategici, che includono anche la formulazione e l'attuazione di norme comuni nei campi delle reti 5G, della cosiddetta cyber security, ossia della cybersicurezza, dell'ammodernamento dei servizi pubblici e dell'ammodernamento della pubblica amministrazione attraverso l'innovazione digitale. Questo è il primo blocco di obiettivi della Commissione europea nelle proposte del 19 aprile.
  Il secondo blocco è il cosiddetto Internet delle cose, l’Internet of Things. Si tratta di vedere quale quadro normativo sia possibile e adeguato a livello europeo per sviluppare questo, che è uno dei pilastri dell'industria Pag. 5 4.0 sulla quale state lavorando, ossia l'Internet delle cose.
  Poi c'è anche il tema della scienza e della ricerca al servizio dell'industria 4.0, ossia il sistema denominato European Open Science Cloud, proposto dalla Commissione con lo scopo di facilitare per le imprese e per la ricerca l'accesso ai big data, che potranno essere così condivisi e riutilizzati a livello europeo. Credo che questo sia un punto da approfondire e sul quale tenere alta l'attenzione.
  Un'enfasi particolare viene posta anche, come dicevo, sulla digitalizzazione e sull'ammodernamento dell'amministrazione pubblica. Esiste un Piano d'azione specifico nel pacchetto del 19 aprile della Commissione che riguarda l’e-Government, con l'istituzione di uno sportello digitale unico a livello europeo, di una rete di registri delle imprese e dei registri fallimentari. C'è anche un progetto pilota mirato all'applicazione del principio degli sportelli unici per le imprese a livello transfrontaliero. Poi c'è anche un obiettivo per accelerare la transizione agli appalti elettronici e alle firme elettroniche. Sono questi i pilastri del Piano e-Government della Commissione europea.
  Ci abbiamo lavorato molto nel Consiglio competitività. Abbiamo preso atto di questo e abbiamo dato un forte sostegno all'iniziativa della Commissione nell'ultimo Consiglio competitività del 26 maggio scorso. Siamo soddisfatti dell'accoglimento di alcune proposte che abbiamo avanzato, in particolare in riferimento agli ecosistemi digitali per l'innovazione, che sono in espansione particolare nel nostro Paese. Sono strumenti – noi li vediamo così – di rafforzamento della cooperazione cosiddetta multilivello, coinvolgente imprese, pubblica amministrazione, università e centri di competenza e di servizi. Il fatto che la Commissione abbia accolto questa priorità italiana ci sembra assolutamente andare nella buona direzione.
  Questi sono gli obiettivi principali del pacchetto del 19 aprile. Possiamo poi approfondirli, se lo riterrete necessario. L'altro aspetto su cui ritengo che possa essere di vostro interesse soffermarsi è vedere quali siano, alla luce degli obiettivi nazionali per l'industria italiana 4.0, gli strumenti europei al servizio come strumenti e obiettivi nazionali.
  Innanzitutto c'è il tema dell'infrastrutture reti. Sarà certamente il Ministro Calenda a soffermarsi su questo aspetto. È importante tenere conto che al servizio dell'obiettivo delle infrastrutture e reti digitali abbiamo un sostegno del Piano Juncker, del Fondo europeo per gli investimenti strategici di 500 milioni di euro, al netto dell'effetto leva che dovrebbe generare il Piano.
  Il Piano finanzierà oltre 44.840 PMI italiane grazie anche al ruolo della Cassa depositi e prestiti, proprio per quanto riguarda il tema della digitalizzazione. Finanzierà anche 8 progetti per la realizzazione di infrastrutture per l'innovazione, per un totale di 1,4 miliardi di euro, con una ricaduta, secondo le stime della Commissione, di quasi 5 miliardi di euro di investimenti e di 3.200 nuovi posti di lavoro.
  Queste sono le stime della Commissione, ma è giusto riferirvele come le abbiamo ricevute. Si tratta di iniziative che coprono infrastrutture, trasporti, telecomunicazioni, ma anche efficienza energetica e maggiore tutela ambientale e innovazione e industria, in particolare per quanto riguarda le bioplastiche.
  Voglio anche ricordare ai commissari che l'Italia, al momento – speriamo di mantenere questo primato, che, per una volta, è un primato positivo – è il principale utilizzatore del Piano Juncker. Abbiamo ricevuto più di 1,7 miliardi di euro, che, con l'effetto leva, dovrebbero mobilitare gli investimenti fino a 12 miliardi. Quindi, il 35 per cento del totale dei progetti europei finanziati dal Piano Juncker al momento consta di progetti italiani.
  È chiaro che gli altri Paesi cercheranno di accelerare, ma credo che questo sia importante per l'Italia, che ha fortemente voluto un nuovo strumento per gli investimenti. Noi riteniamo che il Piano Juncker non sia «la» risposta alla politica degli investimenti, ma che sia «una» prima risposta alla necessità di avere nuovi strumenti Pag. 6 di investimento a livello europeo. È importante che, avendo noi insistito moltissimo, sin dall'inizio, sin da prima del nostro semestre di presidenza, sul fatto che fosse necessario che l'Unione europea si dotasse di nuovi strumenti di investimenti, oggi ne siamo il principale utilizzatore. Dal punto di vista della credibilità e dell'influenza non fa male fare poi quello che si era detto che si sarebbe fatto.
  L'altro aspetto su cui stiamo lavorando molto è lo sviluppo di standard tecnologici legati all'interoperabilità. È riconosciuto anche dalle conclusioni dello stesso Consiglio competitività del 26 maggio scorso il lancio dell'Italia, assieme a Francia, Lussemburgo e Spagna, di un progetto di comune interesse europeo in materia di infrastrutture di calcolo ad alte prestazioni, il cosiddetto High Performance Computing, per l'elaborazione di applicazioni che consentano di usare i big data. Si tratta di un progetto pilota che l'Italia lancia con altri tre Paesi, che ha questo scopo e che avrà certamente anche un sostegno da parte del bilancio europeo.
  Per quanto riguarda l'ambiente normativo, è evidente che l'obiettivo di semplificazione, di cosiddetta better regulation, ossia «Legiferare meglio», è assolutamente fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell'industria 4.0.
  Su questo abbiamo lavorato moltissimo con la Commissione e col Parlamento europeo per arrivare a un nuovo accordo interistituzionale, «Legiferare meglio», che, ovviamente, vede la legislazione europea cosiddetta a prova di futuro, cioè una legislazione europea che non sia ad alto rischio di obsolescenza, ma che sappia adattarsi e che sappia innanzitutto favorire lo sviluppo tecnologico e non bloccarlo. In secondo luogo, occorre che tale legislazione sia capace di adattarsi alle innovazioni tecnologiche. Questo è uno degli obiettivi perseguiti nel contesto dell'accordo interistituzionale.
  Lo stesso vale per la necessità di migliorare le valutazioni di impatto preventivo prima che la Commissione presenti delle proposte, soprattutto riguardo alle piccole e medie imprese. Si tratta di stabilire esattamente qual è l'impatto, innanzitutto economico, sulle piccole e medie imprese della nuova legislazione europea. In merito c'è un impegno molto forte della Commissione a rafforzare quell'esercizio. È uno dei punti forti per quanto riguarda soprattutto la legislazione in materia di innovazione e ricerca e, in generale, di competitività del sistema economico e produttivo dell'Unione europea nell'accordo interistituzionale.
  L'altro aspetto, che è attualità, perché la Commissione lo presenta martedì prossimo, è il nuovo pacchetto per le professionalità, per le competenze e, ovviamente, per le competenze digitali, atto a garantire una maggiore – questo termine a me non piace molto – occupabilità, come si dice nel gergo comunitario, dei lavoratori, soprattutto attraverso la formazione a livello di innovazione tecnologica e digitale.
  C'è un pacchetto cosiddetto EU Skills Agenda, che ha certamente tra gli obiettivi la necessità di diminuire i divari nazionali in materia di digitale e anche di sostenere delle politiche di formazione, soprattutto digitale, per i lavoratori. Questo sarà inserito come indicatore nella proposta della Commissione, ma l'Italia ritiene che sia una proposta da sostenere, tra gli indicatori di valutazione delle performance dei singoli Stati membri all'interno del semestre europeo.
  Come sapete, il semestre europeo è nato soprattutto in senso macroeconomico per la valutazione delle performance macroeconomiche in termini di deficit e di debito. Questo è già stato esteso, ma vogliamo rafforzarlo ancora di più dal punto di vista della valutazione della competitività e anche delle politiche di formazione. In questa direzione va il pacchetto che la Commissione si accinge a presentare formalmente sulla EU Skills Agenda.
  È vero che l'Italia ha molto da fare. Se guardiamo alle performance degli ultimi due anni, notiamo che l'Italia è considerata uno dei Paesi che hanno cercato di colmare di più il ritardo. Il ritardo dell'Italia, però, rimane, dato che è 25a su 28 per quanto riguarda il cosiddetto Digital Economy and Society Index dal punto di vista della formazione Pag. 7 digitale. Quindi, abbiamo ancora molto lavoro da fare. Certamente il pacchetto EU Skills della Commissione va nella direzione giusta.
  Un altro aspetto, su cui immagino che il Ministro Padoan si sarà già soffermato, è il tema della fiscalità e dell'IVA in materia digitale. In merito rinvio all'audizione del collega Padoan.
  L'ultimo punto, che è comunque rilevante anche dal punto di vista della strategia industriale e che voglio ricordare, è il tema della trasparenza e della neutralità delle tecnologie, un fattore determinante per sbloccare il potenziale del mercato unico europeo.
  La direttiva cosiddetta Network and Information Security (NIS) è stata approvata dal Consiglio il 17 maggio 2016 e costituisce un'utile base di partenza per rendere più sicuri le reti e i sistemi di informazione e per rispondere alle crescenti minacce. Si tratta del primo atto legislativo. Abbiamo lavorato moltissimo – questo è un lavoro che ha fatto, in particolare, il collega Giacomelli – durante il semestre per raggiungere un accordo politico in Consiglio. Poi c'è stata la negoziazione col Parlamento e siamo arrivati il 17 maggio all'approvazione di questa direttiva.
  Concludo, presidente, lasciandovi anche un documento che credo vi possa interessare. Si tratta di un documento congiunto italo-britannico sul tema della strategia digitale. Concludo parlando della collaborazione che l'Italia ha avviato con alcuni Stati membri nel contesto del mercato unico digitale.
  Abbiamo stabilito una cooperazione molto forte con il Regno Unito. Riteniamo che, pur partendo da situazioni diverse, siamo i due Paesi che hanno dimostrato il più forte impegno politico innanzitutto per inserire l'Europa digitale come grande priorità politica e, in secondo luogo, per spingere sulla Commissione e per lavorare in maniera soddisfacente – devo dire – con la Commissione, a partire dal Vicepresidente Ansip, per la presentazione del nuovo pacchetto digitale.
  Abbiamo tenuto il primo cosiddetto Digital Business Forum a Roma tra Italia e Regno Unito. Abbiamo ascoltato e invitato le grandi esperienze di successo del digitale italiane e britanniche. Questo Forum ha dato vita a un documento, che abbiamo inviato in via ufficiale alla Commissione europea e abbiamo distribuito al Consiglio competitività, che indica quattro princìpi-guida attorno ai quali riteniamo che la strategia industriale digitale europea debba svilupparsi.
  Innanzitutto occorre un contesto imprenditoriale che sia in grado di attrarre innovazione e crescita: dobbiamo avere l'ambizione di fare dell'Europa la prima scelta per chi voglia fondare una start-up o far crescere un'impresa.
  Poi occorre un quadro normativo che, come dicevo prima, sia dinamico e aperto al cambiamento e, quindi, che sia flessibile e debba tenere conto anche del fatto che siamo in una competizione globale. Occorre, quindi, che si consideri anche quali sono le evoluzioni normative e strategiche sul digitale delle altre parti del mondo e delle altre grandi economie globali.
  È necessario poi favorire lo sviluppo di infrastrutture e competenze adeguate, per cui rimando a quello che ho detto sopra, e incentivare l'adozione di tecnologie nuove o emergenti.
  Bisogna sottolineare – questa è una delle ragioni della vostra indagine e, quindi, la mia è solamente una conferma della vostra scelta – che ormai il settore imprenditoriale non considera più il digitale come un settore di nicchia, ma come la spina dorsale per la sua catena dei valori. È chiaro che il digitale non è solo un settore dell'industria, ma è una nuova opportunità orizzontale che riguarda sia l'industria tradizionale manifatturiera, sia, ovviamente, la nuova industria digitale (startup, scaleup e via elencando). Questo è un punto politico molto rilevante, che in questa iniziativa italo-britannica abbiamo voluto indicare nero su bianco.
  Stiamo lavorando anche con il Governo svedese. Lo scorso anno abbiamo fatto un'iniziativa multilaterale che ha ottenuto l'accelerazione della presentazione del primo pacchetto digitale, in cui l'Italia e il Regno Unito sono stati poi seguiti da altri Pag. 815 Paesi. In sostanza, abbiamo indicato la necessità sul mercato unico digitale di un approccio che definirei innanzitutto «smantelliamo le barriere». Questo ci ha permesso anche – va oltre la nostra indagine, però – di ottenere un primo risultato, che è il tema della portabilità, per quanto riguarda il mercato digitale. Adesso lavoreremo con questo spirito sul tema del geo-blocking. Si tratta di temi che magari potremo approfondire in altra sede, perché vanno ben oltre l'oggetto della vostra indagine.
  Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie. Mi sembra un quadro molto interessante.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LORENZO BECATTINI. Ringrazio, soprattutto per la chiarezza, il Sottosegretario Gozi. La sua audizione si svolge fra altre due importanti audizioni. Una l'abbiamo fatta ieri con il Ministro dell'economia e delle finanze Padoan. La settimana prossima, come è stato ricordato, ci sarà il neoministro dello sviluppo economico Calenda. Anche per noi questa sarà l'occasione di avere un quadro comparato e orizzontale su questo tema rilevantissimo.
  Farò una sola domanda, che però vorrei introdurre con un breve ragionamento. Se fotografiamo oggi, al 9 giugno, la realtà del nostro Paese su questo tema, abbiamo la consapevolezza che dal punto di vista dell'Europa c'è un cantiere aperto interessante, anzi un risveglio su alcuni temi che erano fermi da tanto tempo. Valga per tutti il caso dell'energia, su cui l'Europa per molti anni è stata senza una regia. Ora mi sembra che questa consapevolezza vi sia, il che non può che portare giovamento al nostro sistema produttivo. La seconda consapevolezza è che c'è anche un cantiere del nostro Paese con il complesso delle riforme che sono state messe in campo.
  Tuttavia, se si fotografa la situazione a oggi e si guarda alla realtà del nostro apparato produttivo, dobbiamo ancora dire che ci sono quattro o cinque elementi di svantaggio competitivo rispetto al sistema europeo. Uno è quello che si spera venga colmato dalla riforma del sistema pubblico, che è un cantiere importante e aperto, ma che ancora, naturalmente, non è giunto a portare quei benefici che sarebbero interessanti.
  L'altro – si vedeva anche nella discussione che abbiamo fatto nel corso dell'audizione di ieri – è un carico fiscale ancora troppo elevato sul sistema delle imprese. Certo, sono stati fatti anche qui dei passi in avanti dal punto di vista della componente IRAP sul costo del lavoro, ma oggi aprire un'impresa nel nostro Paese è ancora un elemento che porta via tante risorse all'imprenditore.
  C'è poi una scarsa attenzione sul sistema brevettuale. Pur avendo anche in questo contesto raggiunto delle innovazioni che prima non vi erano, non brevettiamo di più rispetto ad altri sistemi.
  C'è anche un costo dell'energia ancora alto. Ieri la domanda è stata rivolta al Ministro Padoan. Alla fine abbiamo la componente della fiscalità che è rilevantissima rispetto ad altre realtà.
  Infine – questo esula dal contesto di questa Commissione, ma è un elemento che nella letteratura economica ormai emerge – abbiamo un elemento riferito anche all'invecchiamento della nostra popolazione. Si innova meglio dove ci sono più giovani, dove ci sono più nascite, e noi non le abbiamo.
  Faccio queste considerazioni per dire che a me sembra che le cose che si stanno muovendo abbiano un segno positivo. Tuttavia, vista la presenza del sottosegretario, è importante anche approfondire altre due questioni.
  In primo luogo, lei ha una visione comparata interessante di quello che succede in Europa. Quando pensiamo a industria 4.0, pensiamo che la Germania sia il Paese più avanti, perché sono già quattro anni che sta lavorando in maniera forte su questi temi. Al di là della Germania, però, e guardando un po’ anche le cose dell'Italia, vorrei capire – si impara bene anche dagli altri – quali sono, secondo lei, i sistemi europei che si stanno attrezzando meglio per essere Pag. 9pronti nei confronti di questa trasformazione dell'economia.
  La seconda questione, invece, è un problema che deriva da quello che ho detto prima. Fermo restando che i cantieri sono aperti, europei e nazionali, e tenuto conto anche delle cose che oggi ho cercato di evidenziare, abbiamo bisogno di colmare questa distanza che c'è tra la messa in campo di tutti gli strumenti e la necessità che questi strumenti arrivino al prenditore finale, nel caso specifico il nostro sistema produttivo.
  Nel caso specifico si tratta di un sistema produttivo che è ancora fatto, nella maggior parte dei casi, di piccole imprese. È come se avessimo bisogno di un traduttore in più per fare arrivare queste innovazioni alla realtà. Daremo un saldo positivo se saranno poi applicate.
  Dal suo punto di vista, che è un punto di vista molto interessante, fermo restando quello che è stato messo in campo, qual è l'elemento in più che può sbloccare questo gap e che lo può trasferire nella realtà pratica?

  LORENZO BASSO. Innanzitutto vorrei anch'io ringraziare il sottosegrtario Gozi per il suo intervento, che è stato molto chiaro e soprattutto molto nel merito delle tematiche che stiamo affrontando. Anzi, approfitto, prima di fare la domanda, per sottolineare che la Commissione, per quanto riguarda il Digital Single Market, ha fatto una serie di audizioni ed espresso un parere molto approfondito, in cui ha specificato in particolare una preoccupazione sull'utilizzo dei dati dei minori.
  Visto che abbiamo questa opportunità, segnalo, perché ritengo che siano molto importanti, le indicazioni che il pacchetto sul Digital Single Market contiene anche in relazione alla possibilità di utilizzare i dati a livello di crescita economica, salvaguardando però un principio fondamentale in particolare per la cultura europea e italiana.
  Vado subito alle domande che vorrei porre al sottosegretario. Lei ci ha fatto un quadro molto chiaro di tutte le azioni che l'Europa sta mettendo in campo. Ci ha chiarito anche, però, che la politica industriale rimane di prerogativa e di competenza soprattutto nazionale.
  In questo quadro anche la recente visita che abbiamo fatto, come Commissione, in Germania ci ha confermato che esiste un progetto molto avanzato – ne accennava prima il collega Becattini – in quel Paese sull'industria 4.0, avviato nel 2011, che ha portato a significativi passi avanti, soprattutto dal punto di vista della governance, ma anche su un progetto, che è quello della standardizzazione delle piattaforme.
  In merito c'è una preoccupazione – una preoccupazione nostra ma che è stata anche rilevata in più occasioni dagli auditi che abbiamo ascoltato – che è quella che non si costruisca una piattaforma chiusa. La Germania ha già costruito una partnership insieme alla Francia per procedere insieme in questo progetto di standardizzazione. Credo sia abbastanza palese che per l'Italia l'interesse nazionale è sicuramente quello di andare a un sistema di standardizzazione, ma a un sistema di standardizzazione aperto. Il tessuto produttivo italiano è molto legato, e deve continuare a essere molto legato, con quello tedesco, ma non soltanto con quello tedesco, essendo noi subfornitori, fornitori oppure leader di nicchie di mercato che hanno interessi e relazioni a livello non solo europeo, ma anche extraeuropeo.
  In questo senso vorrei chiedere se siamo in grado anche nel prossimo vertice italo-tedesco, che si terrà a Maranello il 31 agosto 2016 e che è già stato annunciato dalla Presidenza del Consiglio, di inserirci all'interno di quel tavolo. Questo non per contrastare un lavoro sicuramente utile per la crescita della digitalizzazione e dell'industria in Europa, ma per poterci entrare, anche in questo caso, con la nostra proposta e con la salvaguardia dei nostri interessi nazionali, che consistono nel mantenere una standardizzazione aperta.
  La seconda domanda riguarda quello che lei ci ha preannunciato e su cui noi stiamo lavorando, che è il tema delle competenze digitali. Credo che sarebbe molto utile, quando sarà possibile, visto che verrà presentato la prossima settimana, far arrivare ufficialmente alla Commissione, per Pag. 10inserirlo all'interno dei lavori di quest'indagine conoscitiva, il nuovo pacchetto di documenti per le competenze digitali. Questo è uno dei temi che abbiamo individuato e che stiamo individuando come fondamentali non soltanto per raccogliere l'opportunità di questa nuova evoluzione industriale e per rilanciare il nostro tessuto industriale, ma anche per rafforzare quello che può essere il livello di transizione.
  Non possiamo negare che, se le opportunità di rilancio, e anche di ritorno, della manifattura e di crescita di alcuni nostri settori sono sicuramente agevolate da questa nuova rivoluzione digitale, c'è però una preoccupazione, per quanto riguarda il «transitorio», su quella che potrà essere la difficoltà, in alcuni settori lavorativi, per alcuni ruoli lavorativi di vivere e di riuscire a riqualificarsi in maniera tale da poter rimanere all'interno del ciclo del lavoro. Questo tema delle competenze digitali ci è particolarmente caro.
  L'ultimo passaggio che vorrei affrontare è quello che riguarda le infrastrutture di reti. In questo caso abbiamo realmente un gap rispetto ad altri Paesi. C'è una preoccupazione – volevo segnalarla anche a lei, come abbiamo fatto anche con altri membri del Governo – per quanto riguarda l'infrastrutturazione, sia per la banda ultralarga, sia per il 5G, di cui anche lei ci ha parlato.
  In particolare, per la banda ultralarga il Piano del Governo è molto ambizioso e molto forte. C'è una preoccupazione perché, ovviamente, proprio per le norme europee, è un Piano che si rivolge soprattutto alle aree a cosiddetto fallimento di mercato. Noi abbiamo, però, grandi aree industriali che non sono totalmente a fallimento di mercato, ma in cui non esiste attualmente una reale volontà da parte delle grandi aziende di telecomunicazioni di investire per quanto riguarda la fibra ottica. Rischiamo così, paradossalmente, di avere delle aree a fallimento di mercato, in cui vi è comunque una bassa concentrazione imprenditoriale, cablate con alti risultati e di avere delle aree fortemente industriali – penso ai distretti – che hanno, invece, una bassa capacità.
  L'attenzione che vorremmo mettere e contemporaneamente chiedere riguarda come poter riuscire a mantenere questo Piano, rafforzando però la digitalizzazione soprattutto di quelli che un tempo erano i distretti industriali, che speriamo possano essere anche riconvertiti nei digital innovation hub che l'Europa sta lanciando. Si tratta, in quei casi, di avere delle realtà in cui le filiere delle piccole e medie imprese possano trovare infrastrutture in grado di rendere competitive le reti di imprese, una delle realtà più importanti che possiamo mettere in questo momento a beneficio di questa nuova rivoluzione.

  PRESIDENTE. Do la parola al Sottosegretario Gozi per la replica.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee. Grazie, presidente. Intanto credo che possa essere utile anche lasciarvi quest'altro documento, che riguarda le priorità, l'organizzazione e il coordinamento italiano, come Governo, rispetto al mercato unico digitale.
  Ne approfitto perché credo che proprio in questa Commissione i rappresentanti – mi pare – di Confindustria lamentassero il fatto che non ci fosse un membro del Governo responsabile in materia digitale. Per natura non può essere così. Sarebbe sbagliato. È evidente che la strategia digitale ha bisogno di un coordinamento stretto, in un gioco di squadra. Potenzialmente la maggior parte dei membri del Governo è interessata dall'innovazione digitale.
  Noi ci riuniamo ogni mese con il Comitato interministeriale per gli affari europei. Ovviamente, il mercato unico digitale è sempre trattato. Abbiamo creato, però, anche un tavolo di coordinamento specifico ad hoc, presieduto per il MiSE dal Sottosegretario Giacomelli e, come coordinamento per la Presidenza del Consiglio, dal sottoscritto, cui ovviamente partecipano tutte le amministrazioni, ma in cui in particolare hanno un ruolo molto attivo, oltre al MiSE e al Dipartimento per le politiche europee, anche il MiBACT, ossia beni culturali, Pag. 11 il diritto d'autore, il Ministero della giustizia e il Ministero dell'economia e finanze.
  Riteniamo che questo sia il modo giusto per affrontare un tema che non si può pensare di gestire affidando una competenza a un membro del Governo, ma assicurandosi uno stretto ed efficace coordinamento, soprattutto per avere sempre una posizione unitaria dell'Italia che tenga conto dei vari interessi e delle varie posizioni in campo.
  Sapete bene che in alcuni negoziati gli interessi dei vari portatori di interesse e anche le posizioni delle varie amministrazioni hanno bisogno di un coordinamento e anche di un negoziato previo per arrivare a una posizione chiara, netta e forte dell'Italia. Questo vale sia per quanto riguarda la cosiddetta fase ascendente, cioè il momento in cui si preparano le posizioni dell'Italia, prima ovviamente che le decisioni vengano prese, sia per quanto riguarda la fase discendente di attuazione e di recepimento delle direttive.
  Mi sembrava che fosse importante chiarire questo aspetto. Il digitale è una grande priorità di questo Governo, che viene gestita nella maniera che ci sembra più giusta, ossia attraverso una collegialità e uno stretto coordinamento, soprattutto prima che le strategie a Bruxelles vengano elaborate. Ad arrivare dopo si fanno sempre correzioni al margine, ad arrivare prima si può influenzare nel merito l'agenda.
  I temi che avete sollevato sono certamente centrali. La riforma del sistema pubblico, cioè il tema dell’e-Government, è chiave e farà parte, per quanto riguarda l'Italia – questo è compito, in particolare, della collega Ministra Madia – dell'attuazione della riforma della pubblica amministrazione, in cui c'è una forte componente anche di innovazione digitale.
  Dal punto di vista del sistema brevettuale la scelta che abbiamo compiuto è quella di aver aderito, come Italia, alla cooperazione rafforzata sul brevetto unitario europeo. È stata una scelta politica che questo Governo ha fatto. Ha fatto discutere, ma riteniamo di avere fatto la scelta giusta, perché abbiamo offerto una possibilità più semplice e meno costosa alle piccole e medie imprese soprattutto di ottenere una tutela delle loro idee e della loro proprietà intellettuale immediata e valida in tutto il mercato unico in tutta l'Unione europea.
  Da poco il Consiglio dei ministri ha presentato il disegno di legge di ratifica. Pertanto, è auspicabile un lavoro rapido del Parlamento su questo provvedimento. Certamente da questo punto di vista abbiamo uno strumento in più per quanto riguarda le piccole e medie imprese per sensibilizzarle ancora di più dal punto di vista della tutela brevettuale delle loro creazioni e delle loro attività.
  È vero che l'Italia è un po’ a macchia di leopardo dal punto di vista dei brevetti. Ci sono delle realtà molto avanzate anche dal punto di vista quantitativo sui brevetti registrati (penso a Lombardia ed Emilia-Romagna) e ci sono altre regioni in cui le imprese sono meno sensibili al tema del brevetto. Questo, però, è un tema di competitività fondamentale, sul quale dobbiamo certamente insistere. Credo che la scelta di aderire al brevetto unitario europeo aiuterà da questo punto di vista.
  Da chi abbiamo qualcosa da imparare? Credo che ci sia sempre da imparare e sempre da proporre delle buone prassi. Se devo parlare di e-Government, l'Estonia è un modello assoluto. L'Estonia ha una digitalizzazione pressoché completa della pubblica amministrazione. Il cittadino ha documenti in tempi rapidissimi, di qualche minuto, veramente solo con un click. Se vi interessa approfondire una buona prassi di e-Government, credo che l'Estonia sia certamente il Paese numero uno in Europa.
  Dal punto di vista delle startup e degli skill, ossia delle competenze, credo che Regno Unito e Svezia siano realtà molto avanzate. Non è un caso che abbiamo scelto di stabilire un partenariato e un'alleanza forte sul mercato unico digitale proprio con Londra e Stoccolma. Anche da questo punto di vista vi inviterei a vedere, dal punto di vista proprio delle strategie, sia di competenze digitali, sia di sviluppo delle startup, quali sono le strategie britanniche e le strategie svedesi. Pag. 12
  Certamente chi ha inventato l'industria 4.0 è la Germania, ma su questo aspetto avete già approfondito. Avete fatto anche, se non erro, una missione in Germania e, quindi, avete molte più informazioni di quante ne possa avere io.
  Quali sono i punti su cui insistere in Italia? Sono tanti, ma sono innanzitutto il tema delle infrastrutture, che lei ha giustamente sottolineato, e il tema delle competenze. Dal punto di vista delle infrastrutture abbiamo dei divari da colmare. Dal punto di vista delle competenze c'è un grosso lavoro da fare. Di questo fanno parte anche la riforma Buona scuola e il tema della formazione professionale.
  La programmazione che è stata fatta dell'utilizzo dei fondi strutturali nel periodo 2014-2020 insiste molto sul tema delle competenze digitali e anche sul tema dell'innovazione digitale come strumento di buona amministrazione, sul tema delle smart city, soprattutto per quanto riguarda piccole e medie imprese, energia e sistema dei trasporti. Sono questi i temi fondamentali sui quali l'innovazione digitale e anche l'industria digitale possono apportare un contributo decisivo. Quelle sono le priorità per l'Italia, perché quelli sono i settori in cui dobbiamo colmare di più il divario rispetto alle migliori realtà europee.
  Certamente avere un'IVA più omogenea in tema digitale sarebbe un passo in avanti molto importante. Sapete, però, che, mentre nel mercato unico abbiamo una bellissima maggioranza qualificata, che ci permette di superare, da ultime, le resistenze di un grande Paese, con una grande cultura, al di là delle Alpi, sul tema della portabilità e sulla tassazione abbiamo, invece, l'unanimità. Pertanto, anche un piccolo Paese nel quadro dell'Europa renana può bloccare la volontà di altri 27. Certamente da questo punto di vista le difficoltà sono, per definizione, maggiori.
  L'altro aspetto importante, secondo me strategico per l'Italia, è proprio il tema dei digital innovation hub, o – così li definiremmo in italiano – dei distretti digitali. Certamente questo è un altro punto su cui insistere moltissimo.
  L'ultimo tema – siamo d'accordo, l'abbiamo già detto – riguarda la posizione italiana. Credo che sia anche nel documento che vi ho lasciato. Presidente, le fornisco la versione estesa. Quella che ha è la versione in slide del documento esteso. Riguarda la posizione italiana che abbiamo qualche mese fa inviato a Bruxelles ed è il frutto di quel lavoro di coordinamento di cui vi parlavo.
  Certamente le piattaforme devono rimanere aperte, per noi. Il tema delle piattaforme è fondamentale, così come è fondamentale, secondo me, e tocca in parte anche il tema dell'industria 4.0, il tema dell'economia collaborativa, della sharing economy.
  C'è una forte apertura da parte nostra. Ho avuto occasione per l'Italia di dirlo chiaramente al Vicepresidente Katainen al Consiglio competitività informale di Amsterdam. Secondo noi, è necessario porre, però, un minimo di certezza giuridica. Siamo nell'incertezza giuridica assoluta. Questo minimo di certezza giuridica sarebbe necessario porlo a livello europeo, perché è evidente che è il livello europeo quello minimo in cui legiferare e indicare quelle normative minime che possano, da una parte, sviluppare questo settore, questa economia, e, dall'altra, fornire delle certezze agli operatori e agli utenti, ai consumatori.
  Questo è un tema, però, su cui vedo che altri Paesi sono più cauti ed è, secondo me, uno dei grandi temi del mercato unico digitale e anche in parte dell'industria digitale su cui dobbiamo lavorare.
  Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Sottosegretario, prima di salutarla, le chiedo qualcosa su questo punto, che avrei sollevato anche se lei non ne avesse parlato. Parzialmente è anche un tema che ci riguarda direttamente.
  Abbiamo di fronte a noi questo problema della sharing economy, in tutti i suoi aspetti. Stiamo cominciando a ragionare su un piccolo segmento, che comunque è significativo dei problemi attinenti al settore, e che riguarda l’home restaurant. È solo un aspetto del problema. Pag. 13
  Nei giorni scorsi la Commissione ha detto che non si possono mettere barriere, parlando di Uber e dintorni. La verità, però, è che abbiamo di fronte a noi un settore che si sta ampliando, il che è reso possibile dalla connessione e dalla velocità digitale, cosa che prima non era possibile, e che attraversa ormai tanti campi. Si parla del trasporto per quanto riguarda Uber, ma ci sono tutta l'offerta turistica, le piattaforme digitali, con il problema fiscale, e via elencando. Abbiamo tutto il problema Airbnb, home restaurant, bed & breakfast e chissà quanti se ne aggiungeranno domani. È stata presentata la proposta di legge C. 3564, attualmente in discussione presso le Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive, la cui prima firmataria, l'onorevole Veronica Tentori, è presente oggi in Commissione.
  Attorno a tutto questo qual è il punto? Si immagina che, almeno per impostare una regolamentazione soft all'inizio – siamo di fronte a un processo che sta crescendo e che non si può lasciar stare così; si deve in qualche modo provare a porgli delle regole soft – avremmo bisogno della cornice europea. Per la stessa definizione la forma piattaforma digitale che viene regolamentata solo in un Paese diventa un nonsense. Con la legge Macron qualcosa si è fatto in Francia. Non sto parlando del merito. Sto parlando solo dell'opportunità.
  La questione che la inviterei a valutare, anche nei suoi rapporti nelle sedi europee, è se attorno a questo fosse possibile fare qualche avanzamento. Altrimenti, guardi come siamo messi. Noi pensiamo che qualcosa vada fatta, perché non si può lasciare senza regole un'espansione di settori che riguardano milioni e milioni di persone (cittadini, utenti, indirettamente lavoratori), con concorrenza leale o sleale e tutti i problemi che sappiamo. Dobbiamo in qualche modo provare ad intervenire.
  Nel momento in cui ci mettiamo mano e ogni Paese è per conto suo, creiamo un arcipelago di situazioni differenziate in Europa, quando invece, così come stiamo facendo nel mercato dell'energia e nel mercato digitale, questo profilo dell'attività economica è figlio di quella stessa questione. Non è altro. Senza quella possibilità digitale non avremmo questi fenomeni.
  Da questo punto di vista vorrei sollecitarla su due questioni in particolare. Una è riflettere come si possa sollecitare in Europa almeno l'apertura di un confronto, per provare a mettersi di fronte a questo tema e affrontarlo, in questa fase.
  L'altra è capire come ci si coordina nell'ambito del Governo italiano. Proprio per le ragioni che lei diceva, se c'è un coordinamento digitale, questo in qualche modo riguarda anche il MiSE, il turismo, i trasporti, in sostanza quattro o cinque ministeri, con il bisogno anche di un minimo di coordinamento.
  Le segnalo questo perché credo che sarà un tema che continuerà a essere centrale. Non è attinente strettamente all'oggetto dell'indagine conoscitiva in corso, ma approfitto della sua presenza per segnalarle che abbiamo la necessità di avere un quadro più di orientamento, sia come sistema Paese, sia come sistema europeo.

  VERONICA TENTORI. Visto che è emerso il tema della sharing economy, vorrei semplicemente aggiungere un ulteriore tassello a tutto ciò che lei, presidente, ha già detto e che, ovviamente, condivido al cento per cento.
  Recentemente la Commissione europea ha emesso delle comunicazioni riguardo la sharing economy. Sono previsti cinque punti abbastanza semplici, ma che lasciano intendere che ci sia una volontà di affrontare il tema e che di lasciare ai singoli Stati membri il compito intervenire, ma senza ostacolare questo fenomeno. Peraltro, è un fenomeno in costante evoluzione, ragion per cui è anche complicato per noi immaginare una regolamentazione idonea, in questa situazione di cambiamento in itinere del fenomeno.
  Ho avuto l'impressione – chiedo magari conferma a lei, che immagino avrà informazioni più dettagliate – che la Commissione volesse non introdurre delle nuove norme specifiche sul tema sharing economy, ma declinare le direttive già in vigore nell'ordinamento comunitario anche in funzione della sharing economy, chiarendo Pag. 14 i punti che oggi sono fonte di incertezza normativa.
  Mi chiedo quindi– me lo sto domandando anche in questi giorni – se questa cosa sia possibile, ossia se le direttive già esistenti possano adattarsi anche a questo tipo di nuova forma di mercato digitale che è la sharing economy, in cui vi è la presenza anche di un nuovo tipo di utente, che non è solo l'utente che fruisce del servizio.
  Non abbiamo solo il gestore della piattaforma che fornisce il servizio e non abbiamo solo l'utente che fruisce del servizio, ma abbiamo anche una nuova figura, ossia l'utente-operatore o provider. Ognuno lo chiama in un modo diverso, anche prosumer. Ho sentito varie declinazioni della figura dell'utente-operatore. In italiano l'abbiamo chiamato così.
  Mi domando come questa figura si possa inserire nel quadro a cui siamo abituati a pensare. Non ho ancora trovato il modo di applicarla. Questa mi è sembrata la direzione che la Commissione voleva tracciare. Noi ci stiamo cominciando a lavorare. È vero che questo argomento esula un po’ dai temi dell'audizione odierna, ma un dialogo su questo tema penso sia importante cominciare a instaurarlo.

  GIANLUCA BENAMATI. Vorrei intervenire anche io proprio su questo tema. Mi sono trattenuto dal porre una domanda di questo genere – non è usuale per me – perché sarei voluto intervenire su questo argomento. Ringrazio il presidente di averlo fatto dopo che abbiamo chiuso l'audizione, perché credo che industria 4.0 – lo sapete tutti – sia un argomento estremamente importante.
  Il tema dell'accoppiamento della digitalizzazione all'industria è un tema certamente rilevante, ma è una parte della questione. La questione, come diceva il sottosegretario bene prima, non è nemmeno più quella dell'industria digitale. È la digitalizzazione della società nella quale stiamo vivendo, una società completamente globalizzata, che non solo porta modifiche all'interno degli strumenti classici che abbiamo di operatività, dalle pubbliche amministrazioni – complimenti a quella estone – alle modalità tradizionali di produrre beni di consumo, come industria 4.0, ma introduce anche, come diceva prima la collega Tentori molto giustamente, nuove figure, che sono un misto di utenti e produttori.
  Questa è l'economia della condivisione. La stessa persona è utente e produttore, consumatore e produttore. Talune figure di servizi e taluni servizi forniti sul mercato possono non essere più forniti da operatori tradizionali, ma da persone che fanno per parte del loro tempo, a seconda delle loro possibilità, un'attività in questo settore.
  È chiaro che questa nuova situazione sconvolge anche, e qui ha ragione il presidente, i limiti tradizionali che abbiamo di definizione interna, per esempio di governo (i trasporti, il commercio). La digitalizzazione, le piattaforme e l'interconnessione globale costruiscono un mercato di 7 miliardi di potenziali clienti e altrettanti di potenziali fornitori. Ciò stravolge anche i settori tradizionali. Come abbiamo visto per industria 4.0, ci sono nuovi paradigmi della produzione che, per esempio, fanno riaumentare la produttività in Paesi che si ritenevano maturi e ormai saturi e che, invece, hanno un reshoring anche della produzione di beni durevoli e di consumo.
  Per esempio, in questo senso operano anche delle opportunità sconosciute. Si pensi al turismo, non alle catene alberghiere, ma ai piccoli alberghi italiani che oggi sono nei paesi più in difficoltà del nostro Paese ma sono su un mercato globale. Matera, capitale della cultura, su Booking.com ha avuto successo, perché gli alberghi di quell'area hanno avuto un successo notevole.
  C'è questo aspetto da considerare, ma c'è anche il tema vero di un nuovo comportamento che ha nella figura del produttore-consumatore la necessità di un minimo di regole, perché questo progresso non si ferma. Abbiamo una discussione in atto anche all'interno di questa Commissione, perché c'è chi pensa che non legiferare su questo sia un po’ come far assopire il fenomeno. È come fermare i treni con le mani o prendere il mare con i cucchiaini. Dobbiamo scegliere se vogliamo accompagnare questi fenomeni, questi cambiamenti Pag. 15epocali, con delle regole a tutela dei cittadini, dei consumatori, degli individui e della società o no.
  Quello che dice la collega Veronica Tentori è il punto vero. Possiamo anche trovare delle soluzioni. C'è stata una discussione, mi pare, a San Francisco. C'è stato un referendum e c'è stata una discussione in altri Paesi. Lasciamo perdere Uber nello specifico. C'è una discussione nel mondo su questi temi. Ci si chiede se si debbano determinare dei livelli in cui queste attività sono svolte solo a livello di attività hobbistiche – non trovo un termine più appropriato in questo momento – ossia parte di una passione e dei livelli al di là dei quali queste diventano attività vere e proprie, che fanno concorrenza alle altre.
  Ci sono temi di protezione dei cittadini che fruiscono di queste realtà, perché io salgo nella macchina di qualcuno, vado a mangiare a casa di qualcuno, dormo a casa di qualcun altro. C'è un problema, immenso come una casa, di risorse. La fiscalità di queste attività non può che essere dettata da regole sovranazionali. Arrivare al «si paga dove si produce il reddito» partendo dal «si paga dove si ha la sede» è qualcosa di importantissimo per la nostra società del futuro. Il nostro welfare ha bisogno di quelle risorse. Non si può lavorare qui, produrre tasse qui e poi pagarle alle Cayman.
  Si tratta di questioni che hanno bisogno di avere una cornice europea, sottosegretario. Noi possiamo andare avanti, anzi stiamo andando avanti. Anche i Gruppi di opposizione su questo aspetto hanno chiesto di poter iniziare l'esame in commissione di provvedimenti che aprono doverosamente a una riflessione profonda. Tuttavia, poiché abbiamo l'ambizione di essere un grande mercato unico di 500 milioni di cittadini, che è il più grande – anzi il più ricco; il più grande no – mercato mondiale, forse, a questo punto, qualche linea-guida (non so se declinando quelle già esistenti e modificandole, ma comunque facendo una riflessione) sarebbe importante che ci fosse.
  Diversamente rischiamo davvero di rialzare delle barriere attraverso gli Stati dell'Unione che effettivamente in tanti altri campi doverosamente ci sforziamo con fatica – non so nemmeno se a volte con tante probabilità di successo – di abbattere. Questo è un punto che sentiamo fortissimo nell'ambito dei dibattiti proprio sulle attività produttive che avvengono in questa Commissione.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee. Presidente, sono assolutamente d'accordo coi vostri interventi, tanto che – ripeto – in gennaio al Consiglio informale competitività, in presenza del Vicepresidente Katainen, quando abbiamo dibattuto di sharing economy, ho indicato la necessità proprio di andare nel senso da voi auspicato. Si tratta, cioè, di stabilire e di lavorare su un quadro di regole minimo a livello europeo, perché è l'unico modo per fornire delle risposte a quelli che giustamente voi definite utenti-produttori (è la definizione giusta), ma anche su un quadro di certezza giuridica che offra la possibilità di sviluppo del settore. In sua assenza poi si va al contenzioso. Guardate il caso Uber e il contenzioso che c'è in tutti i Paesi, con soluzioni diverse da Paese a Paese.

  PRESIDENTE. Più tardi si interviene, peggio è.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee. Esattamente. È evidente che andiamo verso un'incertezza giuridica, che non è sostenibile per raggiungere gli obiettivi che voi auspicate e che noi condividiamo. Sono assolutamente d'accordo.
  Mi sembra che, con la prudenza del caso – le posizioni sono un po’ differenziate da Paese a Paese – questa sia la direzione verso la quale la Commissione europea e il Vicepresidente Katainen vogliono andare, ed è la direzione che noi sosteniamo. È la direzione di cui abbiamo discusso ad Amsterdam, per rispondere alla sua domanda. È evidente che bisogna innanzitutto avere un quadro molto chiaro di tutte le pratiche esistenti a livello europeo. Pag. 16 Una delle proposte che abbiamo fatto in gennaio era quella di raccogliere e di avere un quadro unitario europeo su tutte le pratiche esistenti.
  La seconda è vedere se le normative esistenti possano, attraverso la nuova interpretazione, essere adeguate a rispondere alle nuove esigenze della sharing economy.
  Il terzo punto è introdurre nuove norme, laddove ci si renda conto che le norme esistenti non sono adeguate a rispondere a una necessità di regolamentare, di facilitare lo sviluppo e di dare una sicurezza agli utenti necessaria per quanto riguarda questa economia collaborativa.
  Questo è l'approccio che abbiamo proposto, ed è l'approccio su cui mi sembra che voglia lavorare la Commissione europea. È certamente l'obiettivo da perseguire. In Europa c'è sempre qualche Re Canuto che pensa di fermare il digitale con i blocchi nazionali. In realtà, bisogna sfatare il mito. Il Re Canuto voleva semplicemente dimostrare che qualsiasi essere vivente è debole di fronte a Dio. Non che il digitale sia Dio, ma rimanere fermi e cercare di fermare la marea digitale con le barriere nazionali e con i contenziosi al TAR, o gli equivalenti del TAR, non credo sia una grande soluzione strategica anche per raggiungere gli obiettivi che voi volevate raggiungere.
  Conosco il vostro disegno di legge. Lo conoscono anche al Comitato delle regioni, in cui sono stati molto soddisfatti di vedersi anche citati nel parere. Al Comitato delle regioni in luglio parlerò anche della vostra iniziativa, perché ci sembra che vada nella direzione giusta ed è indicata come una delle buone iniziative e delle buone prassi legislative a livello europeo.
  Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Ringraziando il Sottosegretario Gozi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.55.