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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Martedì 9 luglio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI NAZIONALI CON RIFERIMENTO ALL'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI MILANO 2015

Audizione del Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia, Diana Bracco.
Sani Luca , Presidente ... 3 
Bracco Diana , Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia ... 4 
Sani Luca , Presidente ... 9 
Cenni Susanna (PD)  ... 9 
Benedetti Silvia (M5S)  ... 9 
Cova Paolo (PD)  ... 10 
Russo Paolo (PdL)  ... 10 
Bordo Franco (SEL)  ... 11 
Ferrari Alan (PD)  ... 12 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 13 
Tentori Veronica (PD)  ... 13 
Catania Mario (SCPI)  ... 13 
Mongiello Colomba (PD)  ... 14 
Caon Roberto (LNA)  ... 14 
Sani Luca , Presidente ... 15 
Bracco Diana , Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia ... 15 
Sani Luca , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCA SANI

  La seduta comincia alle 11.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia, Diana Bracco.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali con riferimento all'Esposizione Universale di Milano 2015, l'audizione del Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia, Diana Bracco.
  Ringrazio la dottoressa Bracco per aver accettato l'invito della Commissione. Sono presenti anche Alberto Mina, direttore delle relazioni esterne istituzionali del Padiglione Italia; Serenella Mariani, responsabile per i rapporti istituzionali del Gruppo Bracco; Giuliano Faliva, portavoce, e Roberta Ballarini, assistente.
  Prima di dare la parola alla nostra ospite, vorrei sottolineare che questa audizione e la precedente del sottosegretario con delega all'Expo, Maurizio Martina, consentono alla Commissione di avviare l'indagine conoscitiva con una più compiuta conoscenza delle questioni essenziali che l'evento Expo implica per quanto di nostra competenza e nelle linee di azione delle istituzioni responsabili.
  Come avete visto, due giorni fa si è tenuta a Monza la cerimonia di avvio delle attività verso l'Expo 2015. Credo che anche in questa Commissione dobbiamo cogliere lo spirito delle parole che ci ha consegnato il Capo dello Stato e cioè che anche l'Expo 2015 rappresenta una occasione molto importante per il superamento della crisi. Per la Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, quelle parole assumono un particolare valore perché sottolineano come il settore agroalimentare e l'agricoltura nel suo insieme possano contribuire alla crescita e al rilancio dell'economia.
  La Commissione Agricoltura ha promosso questa indagine conoscitiva proprio per approfondire gli aspetti di sua più stretta competenza, che riguardano la valorizzazione del sistema agroalimentare italiano e del mondo rurale che caratterizza il nostro Paese, il quale rivaluta la sua biodiversità, le proprie tradizioni e si fa portatore di valori e di cultura. Inoltre, il Parlamento e, in particolare, questa Commissione stanno affrontando anche altri temi ripresi dalle passate legislature. Mi riferisco al tema degli sprechi alimentari, della sicurezza alimentare (sia come sicurezza degli alimenti sia come buoni costumi alimentari da parte dei consumatori) e specialmente dell'uso delle risorse, con particolare riferimento al consumo di suolo e al risparmio e al buon uso della risorsa idrica.
  Questi sono i temi che la Commissione sta affrontando sul piano sia di indirizzo politico sia normativo. È dunque importante avere un momento di interlocuzione fra Parlamento, Governo e governance dell'Expo Pag. 4per presentare il nostro Paese al meglio nel passaggio che ci aspetta da qui al 2015.
  Do ora la parola alla dottoressa Bracco.

  DIANA BRACCO, Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia. Grazie, presidente, per averci invitato a portare all'attenzione del Parlamento quello che stiamo facendo per l'Expo. Siamo qui anche per ascoltare le vostre indicazioni, di cui faremo certamente tesoro. Nella sua introduzione, peraltro, ha già toccato molti argomenti importanti. Nel mio intervento parlerò dell'Expo 2015 e poi del padiglione Italia, di cui ho la responsabilità, essendo presidente della società e commissario del Padiglione.
  L'Expo di Milano, come giustamente sottolineato negli obiettivi dell'indagine conoscitiva promossa da questa Commissione, sarà innanzitutto una grande occasione di dibattito sui temi dello sviluppo sostenibile. L'esposizione affronterà le sfide di un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti, attraverso ampie direttrici tematiche che vanno dall'agricoltura, alla biodiversità, alla sicurezza e alla qualità alimentare; dall'innovazione della filiera agroalimentare alla cooperazione e sviluppo nell'alimentazione; dall'educazione alimentare e stili di vita al cibo e alla cultura.
  D'altronde, il futuro del genere umano e della terra si gioca attorno alla sostenibilità. Le risorse non sono infinite e dobbiamo saperle usare con accortezza. Per andare nella direzione dello sviluppo sostenibile bisogna puntare su tecnologie e metodologie all'avanguardia. Così, l'esposizione universale può alzare l'asticella della sensibilità di tutti i cittadini del pianeta. Confermiamo, dunque, che l'appuntamento globale del 2015 è un'occasione utile e irripetibile.
  Nel 2015, infatti, Milano e l'Italia saranno al centro dell'attenzione del mondo. Inoltre, ricordo che la prossima Expo, cioè quella del 2020, vede in lista per ospitarla città che non sono più del nostro continente, per cui questa del 2015 avrà una valenza anche di lascito, di legacy che andrà fino al 2025. Questo aspetto è importantissimo.
  La nostra Expo vuole porsi come pietra miliare nel dibattito planetario sui problemi dell'umanità nel Terzo millennio: acqua, cibo, risorse e sostenibilità. Oggi più che mai c’è bisogno di fare il punto su questi temi con le grandi istituzioni internazionali – come l'ONU, la UE e la FAO – con il mondo scientifico e produttivo e con i cittadini, ricercando soluzioni che innovino.
  Avendo citato la UE, voglio segnalare l'importanza della recente decisione dell'Unione europea di partecipare all'Expo con un proprio padiglione, che sarà ospitato all'interno degli spazi italiani lungo il Cardo. Tra l'altro, proprio ieri erano a Milano il commissario generale della Commissione Europea per l'Expo David Wilkinson e il suo vice. Questa è una grande opportunità per le istituzioni europee per illustrare al mondo le nuove politiche dell'agricoltura sostenibile. In particolare, la UE cita espressamente la fondamentale dimensione educativa dell'Expo, soprattutto rivolta al pubblico giovanile, in relazione a tematiche quali la cooperazione allo sviluppo, la filiera alimentare e la salubrità nel cibo. È bello che la UE trovi proprio nelle tematiche etico-scientifiche il senso della sua partecipazione. D'altronde, ieri abbiamo commentato come quello della ricerca e innovazione sia senz'altro uno dei temi unificanti dell'Unione europea.
  La passata domenica, il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio ci hanno autorevolmente ricordato l'importanza dell'Esposizione universale del 2015 come straordinaria opportunità di rilancio per l'Italia. Noi siamo convinti, fin dalla campagna di candidatura, che quello di Milano sarà il primo grande evento del dopo crisi, suggello della ripartenza e della rinascita. In questa difficile congiuntura, l'Expo fa intravvedere sue caratteristiche di eccezionale volano anticiclico di sviluppo economico e occupazionale e di occasione unica per promuovere la nostra immagine nel mondo.Pag. 5
  L'Expo inciderà sull'economia nazionale attirando flussi turistici e investimenti esteri, generando valore per le filiere locali, dando nuovo impulso all'occupazione e alla crescita economica. Cito a tale proposito un'indagine promossa recentemente dalla Camera di Commercio di Milano con la società Expo 2015, dalla quale risulta che l'indotto economico che l'evento produrrà a Milano e in Italia tra il 2012 e il 2020 sarà di 24,7 miliardi di produzione aggiuntiva, con un incremento di valore aggiunto stimato in circa 10 miliardi e con 200.000 persone occupate collegate direttamente o indirettamente.
  Inoltre, l'Expo rappresenta per l'Italia un essenziale attrattore di capitali esteri. Gli investimenti esteri, infatti, ammontano – come abbiamo stimato – a più di un miliardo di euro. Cito qualche numero. La Germania e la Svizzera hanno già stabilito per i loro padiglioni budget rispettivamente di 40 milioni e 19 milioni di euro; la Russia di circa 30 milioni; dai Paesi del Golfo ci attendiamo circa 150 milioni. Sottolineo, poi, come la credibilità del grande evento dell'Expo abbia convinto grandi partner privati internazionali a investire. Infatti, i primi investimenti dei primi partner privati dell'Expo superano i 250 milioni.
  Ora, queste risorse, che si materializzeranno nel corso del 2014 sotto forma di lavoro e di occupazione, sono veramente eccezionali in questo momento di crisi. Il rilancio del turismo è uno dei driver principali dell'Expo. Collego la voce turismo a quella della cultura, come peraltro è nell'intitolazione del relativo Ministero. Le attese sono importanti; si prevedono 20 milioni di presenze e un maggiore indotto per il settore turistico, nelle sue diverse declinazioni, naturalistiche e culturali, economiche e di svago, pari a circa 4,8 miliardi di euro.
  Non possiamo dimenticare che abbiamo un patrimonio culturale e paesaggistico straordinario e un insieme di tradizioni territoriali che nella loro variegata unicità compongono il mosaico di uno stile di vita famoso in tutto il mondo. Quindi il padiglione Italia sarà proprio la porta di ingresso in grado di offrire ai visitatori di tutto il mondo la magia di un viaggio lungo la penisola, anche grazie alle tecnologie digitali e in particolare al progetto ICT denominato «Ecosistema digitale E015», sviluppato e in corso di continua implementazione dalla Confindustria, dalla Confcommercio, dalla Camera di Commercio di Milano e da Expo 2015, con il supporto scientifico del Cefriel (Center of Excellence For Research, Innovation, Education and industrial Labs partnership) del Politecnico di Milano.
  Grazie al contributo delle regioni e dei territori che popoleranno il Cardo vogliamo far rinascere a livello globale il desiderio di visitare il bel Paese. L'obiettivo è quello di far rivivere il mitico Gran Tour del Settecento e dell'Ottocento. Il padiglione Italia sarà, però, anche una vetrina delle nostre eccellenze e un formidabile biglietto da visita per tutto il nostro sistema produttivo. Nel complesso, quindi, l'Expo dovrà tradursi in una straordinaria missione Paese. Per raggiungere questo obiettivo è essenziale che l'Italia faccia rete, assicurando un vero coordinamento nazionale, regionale e locale perché la sinergia fra tutti gli attori istituzionali sarà fondamentale per coinvolgere le best practices regionali all'interno del padiglione.
  Il tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita» è perfetto per l'Italia perché il nostro Paese è un grande laboratorio che offre una tradizione alimentare importante e di qualità e una grande ricchezza in termini di biodiversità, che ha fatto in modo che l'Italia abbia il maggior numero di prodotti a denominazione e a indicazione geografica protetta di tutta Europa. Sappiamo, peraltro, che alcuni anni fa la dieta mediterranea è stata nominata patrimonio dell'UNESCO.
  Quindi, l'Expo permetterà all'Italia di valorizzare le sua numerosissime eccellenze produttive, tecnologiche e scientifiche in questi settori legati alla filiera agroalimentare declinata in senso lato, con un alto potenziale di crescita, proprio in relazione allo sviluppo sostenibile, alle energie rinnovabili e naturalmente all'industria Pag. 6alimentare. In questo senso, il modello alimentare italiano (l’Italian lifestyle), fatto di qualità, di bellezza, di gusto, di rispetto dell'ambiente, di sostenibilità delle produzioni, di dieta equilibrata, ma anche di convivialità, quindi con un alto valore sociale, può fornire un esempio al mondo intero.
  L'Expo è, allora, un'occasione per mostrare, attraverso un percorso virtuale e interattivo, la complessità e l'importanza del settore agroalimentare, che è strategico per il nostro Paese, dalla semina dei cereali alle tecniche innovative di coltivazione e di raccolta. Inoltre, mostreremo e daremo la possibilità di assaggiare le eccellenze alimentari regionali. In questo percorso, immaginiamo di presentare tutte le innovazioni che in questi ultimi anni hanno arricchito il settore, rendendolo più efficiente e più sostenibile. In particolare, uno degli obiettivi da raggiungere con l'Expo e con il padiglione Italia è proprio restituire centralità al ruolo sociale degli attori della filiera della produzione agricola e artigianale (agricoltori, vignaioli, allevatori, ma anche ristoratori, enologi e artigiani del gusto).
  Ciascuno può essere considerato un protagonista culturale indipendente e il nostro tessuto produttivo, così fertile alle idee imprenditoriali, è forte perché nel tempo si è depositato quel saper fare che è frutto dell'esperienza diretta di più generazioni. Questa conoscenza diffusa, non sempre codificata, si riflette in un patrimonio di tradizioni artigianali uniche al mondo che sono alla base del successo del made in Italy. L'Italia è un unicum culturale dove l'agricoltura, e quindi la produzione di cibo, è parte intima e coessenziale alla vita quotidiana di città e paesi. Per questo la storia della nostra civiltà contadina è ricca di apporti culturali, dalle modifiche al paesaggio agrario introdotte dalle centuriazioni romane, ancora evidenti nelle regioni, alle azioni delle abbazie e dei monasteri che svilupparono importanti pratiche agricole e salutistiche.
  Così il padiglione Italia dovrà illustrare la straordinaria avventura che ha dato vita alla varietà alimentare italiana, nella convinzione che il racconto di questa storia lunga e di successo possa ancora insegnare anche alla società in via di sviluppo che la produzione di cibo può essere intimamente parte della cultura di un territorio.
  Ho detto che uno dei driver fondamentali dell'Expo sarà l'innovazione. Vogliamo fare del Padiglione un'occasione per valorizzare la capacità innovativa delle nostre imprese e per incoraggiare lo sviluppo di prodotti sostenibili e di tecnologie ecocompatibili. Il cibo made in Italy costituisce uno dei nostri punti di forza in tutto il mondo e la nostra industria alimentare primeggia sul piano della food safety, un vero e proprio requisito alla base di ogni scelta e strategia dell'industria alimentare italiana.
  Per citare qualche dato, l'industria alimentare italiana impegna in attività di analisi e controllo circa 60.000 addetti, il 15 per cento del totale, ed è un investimento di oltre 2 miliardi di euro all'anno. Ogni giorno 2.770.000 analisi e controlli vengono effettuati dalle circa 6.250 imprese alimentari italiane, con una media di oltre 400 analisi giornaliere ad azienda. L'industria alimentare italiana è, poi, costantemente impegnata nello sviluppo di sistemi innovativi da impiegare nelle diverse fasi della filiera per prevenire i rischi e per diagnosticare rapidamente la presenza di possibili sostanze indesiderate. La food safety è, infatti, un elemento fondamentale di tutela dell'immagine ed è un fattore determinante nella scelta dei consumatori, un valore aggiunto per i prodotti e un elemento strategico per l'internazionalizzazione del modello alimentare italiano.
  Del resto, i consumatori sono sempre più in grado di riconoscere il valore intrinseco di ciò che comprano – parlo soprattutto degli italiani e degli europei – e quindi apprezzano la scelta delle materie prime, gli aspetti tecnologici, l'attenzione rivolta al corretto utilizzo ambientale delle risorse naturali, il servizio, la logistica e il packaging, nell'ottica di un concetto di qualità globale.
  Riprendo il tema molto importante citato poc'anzi dal Presidente, ovvero la Pag. 7lotta allo spreco alimentare che dovrà essere una delle grandi sfide che l'Expo si appresta ad affrontare. Secondo recenti ricerche, nella filiera agroalimentare italiana la quantità di eccedenza è pari a 6 milioni di tonnellate all'anno nella sola Italia, cifra che rappresenta il 17,4 per cento del consumo. A oggi, gran parte di questa eccedenza diventa spreco a livello sociale perché solo una piccola parte di essa viene destinata all'alimentazione umana mediante la donazione a food bank o enti caritativi. La quantità di spreco è il 16 per cento dei consumi (5,5 milioni di tonnellate annue). Questa situazione è inaccettabile e impone a istituzioni e governi la necessità di un'attenta riflessione, al fine di spingere il sistema della produzione e distribuzione e la scelta del consumatore a modificarsi progressivamente in direzione virtuosa.
  L'Expo 2015 chiederà a tutti i Paesi partecipanti una valutazione specifica su un segmento del mondo dell'alimentare, quello dell'eccedenza, che è un tema spesso non adeguatamente considerato e che deve, invece, costituire un punto di primario interesse su cui ci sarà da sentire i diversi punti di vista. A questo riguardo, la firma della carta «Spreco zero» da parte di tanti primi cittadini di ogni parte d'Italia – recentemente si è aggiunto il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia – è un grande passo avanti sulla strada dell'educazione e della formazione, ma anche uno strumento per l'elaborazione di metodologie operative di recupero e riutilizzo e di tecnologie per migliorare le tecniche di conservazione degli alimenti, di trasporto, di imballaggio e di packaging, tutti fattori cruciali per prevenire l'eccedenza e quindi lo scarto.
  Al centro di una riflessione globale sulle risorse e sul loro impiego ragionevole vi è naturalmente l'acqua, che è una componente indispensabile a ogni forma di vita, quindi vero cibo del cibo e linfa vitale. Sin dalla candidatura e dallo sviluppo del tema di Milano 2015, l'acqua è stato considerato un elemento centrale della strategia. Del resto, non a caso, una sorta di fil rouge lega il nostro Expo con quello che si è tenuto a Saragozza, il cui tema centrale era, appunto, «Acqua risorsa di vita».
  Una corretta gestione della risorsa acqua implica una pluralità di interventi. Investimenti in infrastrutture per ridurre le perdite degli acquedotti e realizzare un sistema di impianti di depurazione efficiente, azione massiccia estensiva di sensibilizzazione della popolazione, tecniche irrigue meno dispendiose sul piano del consumo di acqua, coltivazioni meno idroesigenti, modalità innovative di raccolta o di riciclo dell'acqua per usi agricoli sono tutte soluzioni importanti a questi problemi. Sappiamo già che il tema delle coltivazioni meno idroesigenti verrà rappresentato al meglio nella nostra Expo.
  La tematica delle risorse idriche diventa ancora più pressante perché l'acqua è una risorsa limitata e il fabbisogno sul pianeta cresce. Quindi, combattere con ogni mezzo lo spreco e lo sfruttamento inadeguato e improprio di questo bene è vitale per dare accesso all'acqua alla popolazione che ancora non lo ha, per produrre gli alimenti e contrastare la desertificazione. Questo è, perciò, un tema che va completamente rivisto.
  Di recente il presidente Romano Prodi, che si era impegnato nella fase di candidatura di Milano, ha ribadito la sua proposta di fare di Milano la sede di un’Authority mondiale dell'acqua. L'istituzione renderebbe Milano e l'Italia intera la capitale mondiale della questione dell'acqua. Questa è, allora, la piattaforma teorica, ma direi anche etica, che fa da sfondo alla proposta delle vie d'acqua, che è stata sin dall'inizio una delle più forti e originali del masterplan del sito espositivo.
  Chi conosce Milano sa che le vie d'acqua partiranno dalla nuova darsena, che è in corso di sistemazione, e che sarà punto di partenza e di approdo, dopo l'anello d'acqua che si spinge da Milano nella cintura ovest della città, dei Navigli e della rete irrigua, che l'esposizione universale lascerà in eredità al territorio. L'acqua è un elemento cardine nel padiglione Italia, Pag. 8così come è stato abbozzato dal concept creativo del direttore artistico Marco Balich.
  L'acqua è, infatti, il nutrimento dell'albero della vita che sarà l'icona del padiglione Italia e la linfa vitale del vivaio, ma è anche il simbolo di trasparenza, di leggerezza e di fluidità, tutte caratteristiche che vogliamo associare al nostro padiglione. Il vivaio Italia, luogo e simbolo dello sviluppo di nuove generazioni, è connotato da cinque codici di realizzazione: l'acqua, l'energia, la trasparenza, la natura e la tecnologia. Il vivaio è uno spazio protetto di crescita, di sviluppo e di formazione. È un laboratorio di idee che aiuta i progetti a germogliare. È un punto di riferimento per i giovani talenti innovatori, capaci di rinnovare il concetto di eccellenza italiana combinando la tradizione con approcci innovativi.
  Il progetto del padiglione Italia è risultato da un concorso internazionale di progettazione che abbiamo lanciato nel dicembre 2012, al quale hanno preso parte 68 raggruppamenti di progettisti italiani e stranieri. La giuria ha svolto un lavoro molto intenso e il 19 aprile è stato proclamato il vincitore del concorso: un'aggregazione di tre studi, Nemesi & Partner di Roma, Proger di Pescara e BMS Progetti di Milano. A questo raggruppamento è stato affidato l'incarico per la progettazione definitiva esecutiva di Palazzo Italia, che è destinato a rimanere, e dei manufatti temporanei che si affacciano sul Cardo. Palazzo Italia è un elemento importante nel sito espositivo; è destinato a luogo istituzionale di rappresentanza dello Stato e del Governo italiano; sarà il punto dove arriveranno tutte le delegazioni degli Stati ospitati, quindi sarà un luogo eccezionale, un crocevia di incontri a livello sia diplomatico, sia di cooperazione, sia di internazionalizzazione per le imprese.
  Il Palazzo è contiguo al Lake Arena, che è lo spettacolare specchio d'acqua, scenario ideale per eventi e come area di accoglienza e sosta per i visitatori. L'articolazione volumetrica del progetto è basata su quattro blocchi principali organizzati intorno a un vuoto, piazza centrale; quindi c’è l'area espositiva di 2.500 metri quadri, spazi eventi da 2.000 metri quadri, spazi di rappresentanza e per uffici.
  I progettisti di Roma, Pescara e Milano che hanno vinto la gara internazionale hanno immaginato il padiglione Italia come un'agorà emozionale. Riprendendo dalla descrizione del progetto, l'immagine simbolo è quella di due mani giunte a formare un nido, cioè uno spazio raccolto ma aperto; rappresenta un ritrovato senso di comunità e di coesione nazionale, al tempo stesso di incontro con gli altri Paesi. I volumi architettonici, come se si trattasse di alberi, presentano degli appoggi a terra che simulano grandi radici. Gli stessi volumi, visti dall'interno della suggestiva piazza coperta, si ampliano verso l'alto e si liberano in chiome leggere, attraverso superfici vetrate su cui si allungano questi rami che in maniera dinamica tessono la trama di queste fronde. Da un punto di vista architettonico si presenta come un organismo energeticamente indipendente, in cui le scelte tecnologiche consentono il massimo equilibrio fra produzione e consumo dell'energia.
  Questo è il Palazzo. Poi ci sono i manufatti e gli spazi aperti che si affacciano sull'asse del Cardo. Per dare un'idea, il Cardo è un viale pavimentato largo 35 metri e lungo 325. I manufatti e gli spazi aperti ospiteranno oltre mille eventi che organizzeremo durante i sei mesi dell'esposizione, oltre a una molteplicità di attività espositive e istituzionali che vogliono proprio rappresentare la varietà e la ricchezza dell'Italia e le diverse identità riconoscibili nei territori, nei paesaggi, nei prodotti, nelle culture e nelle istituzioni locali.
  Gli edifici del Cardo, a differenza del Palazzo, sono manufatti temporanei; saranno rimossi al termine dell'evento e sono concepiti come strutture modulari che consentono una rapida costruzione e una flessibilità funzionale in vista del riuso nel post Expo. Lungo il Cardo si sistemeranno gli spazi dedicati alle regioni e alle eccellenze territoriali italiane.
  Concludendo, per il padiglione Italia abbiamo un sogno e una grande ambizione: Pag. 9affermare nel mondo l'idea di un'Italia capace di costruire il futuro. Stiamo lavorando con grande entusiasmo e siamo interessati moltissimo ai contenuti che vengono da voi. Ci siamo dati l'obiettivo di fare qualcosa di alto e di attrattivo, in sintonia con la vocazione culturale, sociale ed economica del Paese. Siamo certi che attraverso la narrazione del padiglione Italia sapremo affascinare, stupire e interessare soprattutto le nuove generazioni a cui è in primis dedicato e confidiamo che sappia restituire stima e orgoglio ai cittadini italiani, proprio cominciando dai più giovani, facendoci riscoprire il senso della nostra comunità e la nostra fiducia nel saper costruire il futuro. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Bracco per la sua relazione. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SUSANNA CENNI. Desidero ringraziare la dottoressa Bracco e gli altri partecipanti per il loro contributo. Nelle scorse settimane abbiamo già avuto l'opportunità di ascoltare il sottosegretario Martina che ha avuto modo di illustrarci gli impegni del nostro Governo con riferimento all'importantissimo appuntamento dell'Expo. Ovviamente, dalla sua puntuale relazione risulta ulteriormente chiaro quanto questa opportunità rappresenti e abbia potenzialità concrete per rilanciare, come credo, l'immagine del nostro Paese e anche quella turistica, forse un po’ appannata negli ultimi anni, a vantaggio di altre destinazioni.
  L'aspetto che forse più interessa questa Commissione riguarda le straordinarie potenzialità per il nostro sistema agroalimentare. Lei ha citato con puntualità l'industria agroalimentare italiana, le nostre eccellenze e le denominazioni di cui siamo ricchi e quant'altro. Tuttavia credo – e su questo voglio porle una domanda – che forse la ragione per la quale abbiamo ottenuto la possibilità di organizzare l'Expo sia proprio la valenza globale del tema che è stato scelto per questo appuntamento, cioè «Nutrire il pianeta». A tale proposito, vorrei chiederle qual è il livello di coinvolgimento del mondo agricolo, quindi del primario e dei produttori, nella fase di costruzione degli appuntamenti e dei padiglioni perché forse finora non è stato limpido o forse avverrà nell'organizzazione effettiva e nell'avvicinarsi a quell'obiettivo. Mi riferisco alla presenza del mondo agricolo non solo italiano perché sappiamo che a livello comunitario ci sono organizzazioni rappresentative del mondo dei produttori e così via.
  Per esempio, visto che l'obiettivo di nutrire il pianeta e anche il fallimento di alcuni Obiettivi del millennio rispetto alla possibilità di sfamare il pianeta riguardano spesso la possibilità di sostenere piccoli agricoltori, mi chiedo se è previsto qualche focus proprio su questa dimensione dell'agricoltura globale, sia nel programma sia negli incontri che sono stati pensati, oltre che nell'organizzazione logistica e fisica che lei ha puntualmente descritto.
  Da ultimo, mi sento di sottolineare molto positivamente l'attenzione che è stata posta su alcune questioni. Mi riferisco, in particolare, al tema dello spreco alimentare, a proposito del quale abbiamo elaborato una mozione che credo sarà discussa dalla Camera nelle prossime settimane, anche interfacciandosi con il professor Segrè, quindi con la bella esperienza che è nata con il Last Minute Market dell'università di Bologna che ha toccato quasi mille sindaci nel nostro Paese e che, anche per questo, rappresenta una straordinaria potenzialità.
  Credo sia altrettanto importante che ci sia un approfondimento serio sull'uso dell'acqua e del suolo. Anche su questo sapete che ci sono importanti iniziative legislative perché penso che una parte del futuro dell'alimentazione sarà legata alla capacità di mettere in campo risposte in termini di resilienza, ma anche di sostenibilità delle nostre produzioni.

  SILVIA BENEDETTI. Anche noi ringraziamo per la presenza la dottoressa Bracco, alla quale vorremmo porre delle Pag. 10domande. Posto che la posizione del Movimento Cinque Stelle in merito all'Expo è nota, vorremmo avere dei chiarimenti in merito ad alcune questioni.
  Riguardo al consumo di suolo vorremmo sapere che cosa accadrà dei volumi che sono stati costruiti ad hoc per l'esposizione una volta che questa sarà finita e come mai non è stato usato il polo esistente della Fiera di Rho.
  Inoltre, visto il grande flusso di persone previsto nei mesi dell'Expo (circa 21 milioni, secondo delle stime) e visto che l'Expo fa della sostenibilità il suo perno, vorrei capire qual è il piano di gestione rifiuti che è stato previsto.
  Poi, visto che ci sono state delle dichiarazioni della magistratura in merito ad infiltrazioni mafiose, vorremmo sapere quali sono le misure di controllo previste. A questo proposito, nella relazione di maggio si parla di assicurare il coordinamento e l'unità di indirizzo di tutte le attività finalizzate alla prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata, quindi vorremmo sapere in che modo, data l'attività di coordinamento e l'unità di indirizzo, viene garantito il controllo e quali sono le risorse a disposizione.
  In relazione al discorso dello spreco alimentare, vorrei aggiungere che anche il Movimento Cinque Stelle ha presentato una mozione, quindi anche noi riteniamo che questo sia uno dei temi su cui lavorare e su cui insistere.

  PAOLO COVA. Vorrei fare più delle considerazioni che delle domande, soprattutto sui rapporti con la ricerca, la comunicazione e lo sviluppo di alcuni temi. Credo, infatti, che l'Expo sia una grande opportunità per la conoscenza fra i popoli. Mi auguro – come dico spesso in giro – che non sia un supermercato universale. Il mio auspicio è che anche il padiglione Italia non diventi un supermercato. Mi piacerebbe, quindi, capire cosa è stato messo in atto perché non sia solo un'esposizione, ma anche un'occasione di scambio, soprattutto culturale, in merito al sistema agroalimentare. In caso contrario, verremmo a perdere questa grande occasione.
  Vorrei soffermarmi anche sul tema dello spreco, che è stato accennato anche dagli altri colleghi, e in particolare sullo spreco come incapacità di portare i prodotti al consumatore. Forse questo è il tema più importante, che è legato all'Italia e a tanti altri Paesi soprattutto del Terzo mondo o dell'Africa, là dove hanno una capacità di produzione di prodotti agricoli e alimentari, ma l'incapacità di portarli poi al consumatore. In questo ho una mia preoccupazione, da italiano, perché gli agricoltori italiani rischiano di fare la fine dei produttori del Terzo mondo, cioè il prodotto viene pagato talmente poco che non riescono più a portarlo al consumatore sulla tavola.
  Questo è un tema che deve essere affrontato; tuttavia, è un ragionamento che non può essere limitato solo all'Italia, ma deve essere mondiale. Difatti, la distanza fra il prezzo pagato al produttore e quello pagato dal consumatore è enorme, cosa che sta limitando le produzioni. Siamo in insufficienza di prodotti alimentari; abbiamo le popolazioni che muoiono di fame, ma anche quelle che muoiono perché mangiano troppo e male, questione che pure andrà affrontata. In ogni caso, abbiamo del prodotto che non riesce ad arrivare al consumatore. Penso soprattutto ai prodotti proteici che non riescono a raggiungere il consumatore perché non c’è la convenienza. Questo è un tema che credo debba essere approfondito perché i produttori non possono essere marginalizzati in questa catena.
  Inoltre, lei ha accennato in precedenza alla destinazione finale del padiglione e ha detto che le parti avranno diversa destinazione. E allora, qual è la destinazione finale dei padiglioni e cosa resterà sul territorio ?

  PAOLO RUSSO. Innanzitutto esprimo un apprezzamento per la relazione approfondita ed esauriente, che indica una profondità anche dal punto di vista dell'approccio a una questione così centrale nella Pag. 11politica del nostro Paese. Abbiamo apprezzato anche i suggerimenti e le indicazioni che sono stati offerti alla nostra valutazione sulle questioni di carattere organizzativo e logistico, archidesign e luoghi per eventi. Abbiamo, insomma, la consapevolezza di essere in buone mani.
  Tuttavia, per noi si pone un problema: qual è il modello di agricoltura che vogliamo esporre in questa vetrina ? In altre parole, è una vetrina nella quale andrà un prodotto finito, quello che sta sul mercato, o è la vetrina attraverso la quale riusciamo a rappresentare quella capacità evocativa di quel medesimo prodotto, legato a un luogo e alla sua storia, alle tradizioni e all'intrinseca capacità di fare un'agricoltura che è unica nel panorama mondiale ? In questa complessa organizzazione riusciamo a esprimere un concetto che non è solo nutrire, ma provare a nutrire bene per provare a vivere meglio ?
  Vorrei, inoltre, sapere qual è il coinvolgimento dell'agricoltura vera, quella dei campi, e delle regioni. Vorrei capire quanto le regioni e gli enti locali abbiano davvero a cuore l'agricoltura sul piano concreto e in che misura stanno intervenendo per aiutare questo processo. In questa dinamica, avrei anche piacere di comprendere quali sono le differenze di partecipazione al processo non soltanto da parte degli enti locali e delle regioni, ma anche dei prodotti del nord e del sud. Insomma, vorrei capire se riusciamo a rappresentare un modello di nazione o se, viceversa, qualche volta rischia di trasparire un modello di efficientismo meneghino, estraneo alla dinamica complessiva del nostro Paese, fatta di migliaia di prodotti di un'agricoltura che ha una cornice unica, ma pure tante diversità.
  L'agricoltura del nostro Paese è unica soprattutto per il valore aggiunto che rappresenta per ettaro. Infatti, ha il più alto valore aggiunto per ettaro nel mondo. Dietro questo valore aggiunto c’è la tradizione, la conoscenza, la vivacità e l'intelligenza delle nostre imprese, la voglia di investire e di continuare a investire, ma c’è anche la scienza e l'accademia.
  Vengo, allora, alla domanda finale, che non vuole essere provocatoria. Sarà l'Expo degli chef griffati o del prodotto, quindi della scienza che sta dietro quel prodotto; dietro quella vetrina ci sarà lo chef di turno con paillettes e lustrini o quel prodotto straordinario ed evocativo di una tradizione importante, capace di fare PIL, ovvero reddito, e di indicare una prospettiva non soltanto di carattere economico in senso stretto, ma anche di modello di sviluppo del nostro Paese ? È evidente che sono domande che non dobbiamo rivolgere solo lei, ma anche un po’ a noi. Tuttavia, lei può aiutarci a rispondere.
  Ci aiuti anche a capire qual è il modello di sistema che – ne siamo certi – state utilizzando per prevenire e rendere impermeabile il sistema alle infiltrazioni mafiose. Dico questo non soltanto perché sono convinto che sia già in atto, ma perché se funziona – come mi auguro – credo possa essere un modello da implementare anche per molte altre attività, ovviamente su scala.

  FRANCO BORDO. Vorrei sapere con quali metodi e criteri si intende coinvolgere i produttori agricoli – immagino, infatti, che si dovrà arrivare a una selezione – e le industrie di trasformazione italiana. Le chiedo, inoltre, di aggiungere qualche dettaglio sul coinvolgimento del mondo dell'università e della scuola, quindi della formazione.
  Infine, come si intende coinvolgere il Parlamento, dando per scontato l'apporto del Governo, in quella che possiamo definire l'agenda politica dei focus che il padiglione Italia intende mettere al centro del dibattito e del confronto nazionale e internazionale ? In questo momento penso, per esempio, alla questione della contraffazione dei prodotti, della difesa e tutela del made in Italy oppure al tema, che questo Parlamento sta affrontando, degli OGM e della biodiversità. Insomma, potremmo citare tanti altri argomenti. Questo, però, è delegato esclusivamente a un ruolo del Governo o anche del Parlamento, come auspico ?

Pag. 12

  ALAN FERRARI. Ringrazio la dottoressa Bracco della sua illustrazione e di essere qui con noi a vivere un ulteriore appuntamento di condivisione di questo importantissimo progetto per il nostro Paese. Anche per la qualità e il merito delle parole espresse nell'introduzione, devo rilevare che le due audizioni – questa e quella con il sottosegretario Martina – e in forma più solenne l'evento di Monza sono in grado di dare a tutto il Paese la sensazione che su questo grande evento si stia cambiando passo. Ed è esattamente con questo spirito che deve ulteriormente cambiare passo il coinvolgimento di tutte le istituzioni, affinché l'Italia sia più vicina non solo rispetto all'evento, ma anche al semestre europeo che sarà a nostra conduzione. Non a caso, sarà un semestre che evocherà la guida mondiale dell'Italia su questo tema che ci candidiamo a ospitare a Milano.
  Sotto questo aspetto, vorrei fare un paio di precisazioni e una domanda finale.
  Credo che l'Italia con questo evento si giochi una responsabilità verso il mondo è un'opportunità di dare una risposta a un bisogno verso se stessa. Semplificando molto, verso il mondo vedo due responsabilità. La prima riguarda una modalità che non comprenda arroganza né scientifica né mondana, bensì un atteggiamento di grande equilibrio e di grande sobrietà, con il quale trasferire al mondo una nostra idea di cosa significa nutrire il pianeta, il cibo e soprattutto una cultura del cibo che ha radici molto profonde nella storia del nostro Paese, facendone uno dei più importanti del mondo. Bisogna, però, avere l'attenzione di non avere la presunzione di insegnare al mondo, in una logica che è di grande multiculturalità, che deve essere estremamente visibile anche nell'impianto, nelle scelte architettoniche e negli eventi che si terranno all'Expo. Insomma, occorre avere un atteggiamento di grande condivisione a partire dalla forza della consapevolezza del nostro patrimonio.
  L'altra responsabilità verso il mondo, che è anche un'opportunità, è quella che questo evento si svolga nel massimo rigore e non contenga alcuna macchia. Mi riferisco, ovviamente, ai rischi non solo evocati, ma già parzialmente vissuti negli anni passati, che hanno anche fatto sì che questo evento iniziasse con il piede quasi sbagliato. È ovvio che l'Italia deve uscire da questo evento senza che la sua gestione sia in qualche modo attaccabile perché sarebbe, tra l'altro, molto semplice associare questo attacco all'idea (che, purtroppo, ci siamo conquistati nel mondo) di essere un Paese molto affascinante, ma poco rigoroso nel momento in cui si tratta di gestire un evento internazionale di questa portata.
  La responsabilità verso se stessa, che è anche un'opportunità, riguarda – richiamando alcune sue parole introduttive – il fatto che l'Italia sta combattendo contro una sua cultura che la porta fuori da quest'ultimo ventennio con pochissima convinzione rispetto a un uso diverso del suolo e rispetto a una via reale, concreta ed economicamente vantaggiosa di sviluppo sostenibile. In sostanza, in Italia è ancora difficile capire che cosa vuol dire fondare un proprio progetto di sviluppo sulla valorizzazione del turismo, sia naturalistico sia culturale, e del patrimonio, sia verde sia artistico. Insomma, siamo ancora a questo snodo. Difatti, quello del consumo del suolo è un tema di combattimento e non è per nulla percepito come un reale vettore di sviluppo del Paese.
  Allora, credo che guardare all'Expo con questa domanda in testa – cioè come l'Expo può diventare il paradigma di una possibile via di sviluppo alternativo a quella che abbiamo conosciuto e che ha consumato moltissimo negli ultimi vent'anni – sia non tanto per il mondo, ma per noi stessi un'opportunità. D'altronde, avremmo anche i modi e i numeri per dimostrarlo, essendo estremamente significativo l'indotto che si crea.
  Chiudo con la domanda. Rispetto a quanto ci ha raccontato e a ciò che sta emergendo dal dibattito, quindi rispetto a una sorta di cronoprogramma che si intende rispettare per arrivare preparati nel modo in cui vogliamo a questo evento, quali sono le criticità più rilevanti ? Le Pag. 13chiedo questo anche uscendo dal ruolo di membro di questa Commissione, immaginando che tutto il Paese, nelle sue diverse funzioni, debba partecipare a questo evento aiutandosi a risolvere le criticità.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Andrò direttamente alla domanda, senza tergiversare troppo. Dato che si parlerà di agricoltura italiana, quindi di specialità e tipicità italiche, vorrei chiedere se in occasione dell'Expo si contesteranno le politiche dell'agroindustria, degli OGM, delle monoculture e delle sementi ibride che, alla fine, sono quelle che affamano i quattro quinti del pianeta.

  VERONICA TENTORI. Ringrazio la dottoressa Bracco per la presenza e per l'illustrazione e vengo subito a tre veloci domande e riflessioni.
  La prima riguarda il post Expo perché ritengo sia importante aprire una riflessione su questo tema per capire come fare in modo che le ricadute di questo importante evento non si esauriscano con il 2015, ma si conservino positive a lungo termine, dal punto di vista sia delle strutture – come veniva ricordato in precedenza – e quindi del sito dell'Expo, sia delle infrastrutture che andranno interessare il territorio circostante, quindi in termini di effetti sull'economia e sul turismo dei territori, anche in relazione all'attenzione per il tema del cibo, dell'industria e della filiera agroalimentare.
  La seconda riflessione si aggancia al discorso, già toccato in precedenza, del coinvolgimento degli imprenditori agricoli, del mondo dell'istruzione e dell'università. A questo aggiungo l'opportunità di prevedere uno spazio anche per coinvolgere i movimenti contadini e la società civile, soprattutto per quanto riguarda la trattazione di temi come la sovranità alimentare, la biodiversità, l'accesso al cibo, l'utilizzo delle risorse naturali, il consumo consapevole e gli Obiettivi del millennio, impegni che l'ONU intende raggiungere nel 2015.
  L'ultima riflessione è sulle ricadute che questo evento avrà sui territori circostanti, che saranno direttamente coinvolti dai flussi di visitatori che interverranno all'Expo. A questo proposito, le chiedo come si intende intervenire per coordinare i territori dal punto di vista delle strutture e delle infrastrutture, ma anche dell'offerta che essi andranno a proporre, per fare in modo che sia garantito un sistema efficiente di servizi e di attività che permetta di valorizzare le singole realtà e quindi di dare un valore aggiunto a questa importante opportunità che è l'Expo 2015.

  MARIO CATANIA. La relazione della dottoressa Bracco ci dà conferma di un lavoro che continua con impegno, competenza e puntualità. Non so se c’è un cambio di passo, come ha detto un collega, ma so che c’è un lavoro che non nasce da oggi, che ha attraversato tutto il 2012 e che è anche il frutto delle scelte fatte, ormai molto tempo fa, dal precedente Governo, confermando l'opzione dell'Expo mentre in un momento economicamente difficile se ne abbandonavano altre, come quella all'epoca ipotizzata delle Olimpiadi a Roma.
  C’è, quindi, un lavoro ben impostato, che continua, con una squadra che ci dà la percezione di essere sul pezzo. Non aggiungo nulla a diverse considerazioni fatte dai colleghi in merito all'importanza di un'assoluta trasparenza nei lavori e nelle procedure. Attendo, invece, un riscontro anche per quanto riguarda il coinvolgimento del mondo agricolo italiano nell'Expo 2015.
  Mi limito, infine, a tornare su un tema che mi è particolarmente caro e su cui la dottoressa Bracco e il suo team possono forse dare risposte in misura minore che non su altre questioni. Mi riferisco all'aspetto, già toccato da qualche collega, dello spessore politico-culturale dell'evento, su cui è fondamentale che il sistema delle istituzioni – il Governo in primis, ma anche il Parlamento – abbiano la capacità di produrre quei contenuti, quelle indicazioni e quegli stimoli per dare effettivamente corpo al tema dell'Expo, Pag. 14«Nutrire il pianeta», che richiede un grande confronto politico-culturale su questioni di fondo.
  Se fossimo assenti su questo versante, perderemmo un'occasione e lasceremmo il palcoscenico soltanto alla Commissione europea o magari a organismi delle Nazioni Unite, che saranno comunque presenti, su tematiche che sono fondamentali. Questo è un onere che possiamo – ripeto – solo parzialmente accollare alla dottoressa Bracco e al suo team perché sono il Governo in primis e il Parlamento con esso che devono essere capace di produrre quei contenuti in termini di dibattito politico-culturale che dovrebbero animare l'Expo.

  COLOMBA MONGIELLO. Aggiungo poco rispetto al collega Catania che mi ha preceduto. Ovviamente, siamo tutti d'accordo nell'aver compreso che con l'Expo portiamo l'Italia, quindi il nostro made in Italy, nel mondo. Sono convinta, anche dall'intervento della dottoressa e del sottosegretario Martina, che abbiamo ascoltato in audizione in precedenza, che siamo sempre allo stesso punto di partenza, che forse dovremmo focalizzare meglio.
  Qual è la mission dell'Expo ? Come ha detto il collega Catania, quale profilo culturale vogliamo dare a questo evento ? Siamo l'Italia del buon cibo, dell'agricoltura variegata, della tradizione che si sposa con l'innovazione; abbiamo tanto da raccontare attraverso l'Expo, per esempio la nostra biodiversità – come diceva la collega Cenni – i modelli produttivi, suolo, paesaggio, turismo, sviluppo sostenibile. Tutti questi temi entreranno in questa vetrina che poniamo all'attenzione del mondo ?
  Ho letto delle dichiarazioni di qualche esponente delle istituzioni locali, ma non farei errori. Con l'Expo ci mettiamo – per esprimermi in maniera molto semplice – la maglietta della nazionale. Dobbiamo stare attenti alla diversificazione territoriale perché tutti dobbiamo concorrere, perché in gioco c’è l'Italia.
  Un'altra questione che è venuta fuori riguarda la food safety, il buon cibo e il cibo non contraffatto. Anche su questo ho letto alcune considerazioni a seguito della presentazione a Monza. Su questo aspetto focalizzerei molto l'attenzione perché quando si parla di made in Italy parliamo di ciò che sappiamo fare, coltivare, trasformare e vendere. Questo è ciò che mettiamo in mostra, non solo che gli altri utilizzino il nostro saper fare.
  Mi ha fatto molto piacere che si sia affrontata la questione dell'acqua. Questi – ripeto – sono i grossi temi che dobbiamo mostrare all'Expo (acqua, suolo, paesaggio, turismo e quant'altro). Ritengo che su questo ci possiamo anche giocare la partita di una ridefinizione di ciò che l'Italia vuole presentare in questa fiera internazionale, che non è solo una grande fiera di tantissimi soggetti, ma qualcosa di molto più grande, come ci avete raccontato attraverso la logistica, l'organizzazione, i diversi cluster e così via.
  Noi, però, forse dobbiamo dare un'anima all'Expo, cosa su cui focalizzerei l'attenzione. Credo, pertanto, che la sollecitazione del collega Catania sia molto pertinente. Si tratta, infatti, di stabilire come il Parlamento italiano possa contribuire, anche attraverso alcune questioni preminenti, a riempire di contenuti l'Expo.

  ROBERTO CAON. Non aggiungo molto perché i colleghi hanno già fatto diverse domande. Farei, tuttavia, una raccomandazione. L'evento che si sta mettendo in moto è di grandissime dimensioni; sicuramente è un grande lavoro. Veniamo fuori da qualche complicazione, ma speriamo che questo sia il passo giusto. Raccomanderei, però, che questo evento fosse pubblicizzato al massimo a livello internazionale. Abbiamo, infatti, bisogno di far sì, tramite le nostre istituzioni e tutti i sistemi disponibili, che diventi un evento più partecipato possibile. Sicuramente, saranno disponibili a tal fine 20 milioni, ma tutti sarebbero d'accordo se ne fossero stanziati 25, pur di migliorare il lavoro di marketing.
  Faccio questa raccomandazione perché, girando il mondo, vedo che di questo Expo non se ne parla tantissimo. È, quindi, un Pag. 15discorso di marketing di cui, dottoressa, dovrà farsi carico. Spero, però, che anche in questa Commissione, in collegamento con vari consolati, ambasciate e così via, si faccia quell'opera di convincimento e di pubblicità di cui abbiamo bisogno per questo grande evento.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, darei la parola alla dottoressa Bracco per le risposte e le considerazioni che vorrà fornire alla Commissione.
  Le faccio presente, dottoressa, che un'eventuale integrazione alla sua relazione e alle risposte che vorrà dare potranno essere fornite anche per iscritto. Saranno, tra l'altro, graditissime perché siamo nell'ambito di un'indagine conoscitiva, quindi il materiale che può essere di contributo ulteriore al nostro lavoro è molto apprezzato.
  Do quindi la parola alla dottoressa Bracco.

  DIANA BRACCO, Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia. Grazie, presidente. Prima di passare alle domande a cui posso rispondere subito, riservandomi di fare delle integrazioni successive perché i vostri spunti sono così ricchi e «sfidanti» che sarà bene che ci ragioni su e poi vi dia la risposta, vorrei ricordare quanto è successo negli ultimissimi giorni.
  Quando il Presidente del Consiglio Letta è venuto a Milano, il primo atto del suo Governo – con l'assenso delle istituzioni, sia della regione sia del comune, e l'apprezzamento della società Expo che sentiva il bisogno di un più forte coordinamento – è stato la modifica della governance, con l'istituzione del Commissario unico, che è il dottor Giuseppe Sala, già amministratore delegato dell'Expo SpA e oggi, appunto, anche commissario unico, che si avvale di subcommissari su diversi temi.
  Uno di questi è quello delle infrastrutture. Prima qualcuno mi ha chiesto quali sono i maggiori punti di rischio. Ebbene, senza dubbio una criticità riguarda i tempi di realizzazione delle infrastrutture, ma con un commissario ad hoc sulle infrastrutture di accesso al sito e un commissario sul sito si è rafforzato l'organo di governo.
  La settimana successiva abbiamo avuto un incontro con le regioni, di cui probabilmente vi avrà ha raccontato il sottosegretario Martina, che lo ha organizzato. Le regioni hanno avuto una presentazione ricca, per cui adesso ci sarà un comitato di coordinamento a quattro perché ci saranno i rappresentanti della Regione, del Governo, di Expo e del padiglione Italia. Sono i quattro soggetti che lavoreranno per avere una rappresentazione «unitaria», nel senso di avere un fil rouge di una certa congruenza, anche se poi ogni regione ha le sue caratteristiche che vorrà mettere in mostra.
  Non ultime, nelle caratteristiche da mettere in mostra vi è anche il tessuto industriale delle singole regioni, che è un aspetto molto importante. In particolare, si punta sul tessuto delle imprese e delle università, con il concetto delle start-up. Mi collego, così, alla domanda sull'efficacia del collegamento con ricerca e innovazione.
  Ancora, abbiamo avuto un incontro con la COEM, che è la Commissione di coordinamento tra Presidenza del Consiglio e ministeri. Questa sarà, secondo me, la cinghia di trasmissione anche verso il Parlamento perché lì sono presenti tutti i ministri, specialmente quelli interessati al tema, che – come è stato detto prima – è multifattoriale. C’è la questione della salute e della sicurezza, quella delle politiche agricole, dello sviluppo economico, della cultura e turismo e dell'internazionalizzazione.
  Personalmente, mi sono sentita molto confortata dal lancio che ha fatto il Presidente del Consiglio Letta, che ha proposto di stilare un'agenda 2015, chiarendo chi fa cosa, dividendo le responsabilità in modo che non ci siano sovrapposizioni, ma sinergie. Poi, sulla base di questo, in agosto il Governo ci convocherà nuovamente per quello che sarà un ulteriore punto di grande importanza.
  Tornando indietro al dottor Sala e alla sua struttura, che ha la responsabilità dei Pag. 16lavori, in essa c’è parte della risposta alla tematica della trasparenza perché proprio in quell'ambito è stata alzata l'attenzione sull'esecuzione delle opere e sui suoi protagonisti. Inoltre, c’è un altissimo interesse sia della prefettura sia del comune e di tutte le istituzioni, nonché degli organi di informazione e della magistratura, per cui il tema è davvero sotto la lente di ingrandimento. Su questo, farò poi un'integrazione più precisa dopo aver parlato con il dottor Sala.
  Un altro tema su cui mi sento di rispondere è quello della destinazione dell'area dell'Expo per il post Expo. Come ho detto, il padiglione Italia è senz'altro il manufatto che resta. Anche per questo e perché siamo il Paese ospitante, che deve lasciare un segno, è stato indetto un concorso internazionale di architettura e sarà innovativo e avveniristico (anche se poi i tempi sono talmente veloci da un punto di vista tecnologico che quello che oggi sembra molto in là fra due anni lo sarà molto di meno). Comunque, il padiglione Italia dovrebbe avere una destinazione che va nella direzione della ricerca e innovazione. Potrebbe essere, quindi, destinato a questi temi e albergare delle start-up implementate con la camera di commercio, per cui potrebbe essere molto in sintonia con la tematica dell'Expo.
  Del resto, l'altro giorno il Governo ha parlato di post Expo e tutti hanno cominciato a dire che bisognerà discuterne. Ci saranno, quindi, dei dibattiti tra Governo, istituzioni e così via, tenendo presente che comunque è prevista una grande superficie destinata a parco, per cui verrà sicuramente riqualificata un'area che era abbandonata e che invece verrà resa al territorio infrastrutturata, con aree verdi e forse con manufatti destinati, come ho detto, a temi che sono senz'altro quelli di una città moderna.
  Riguardo alla domanda sul perché non si è scelta la Fiera di Rho, rispondo che questa lavora tutto l'anno e non avrebbe potuto sospendere le sue attività per il tempo necessario a ospitare l'eventuale Expo, a parte il fatto che c’è la tradizione della costruzione di manufatti dei singoli Paesi. Tuttavia, il collegamento con la Fiera di Rho c’è e non è escluso che sia utilizzato un padiglione della Fiera.
  Comunque, teniamo presente che in quei sei mesi in cui l'Expo sarà aperta cercheremo di fare il link fra la visita all'Expo e a tutti gli eventi fieristici, culturali e ludici che l'Italia ha in calendario in quel periodo, come tutti gli anni. Penso, per esempio, a Vinitaly, alla Biennale o ai teatri d'opera, che verranno messi in rete su un circuito d'opera che dovrà durare sei mesi.
  Quando diciamo che vogliamo mettere in rete tutta l'Italia intendiamo dire che vogliamo fare il link fra eventi esistenti e l'Expo, esortando i visitatori a seguire i nostri percorsi suggeriti. In questo rientra il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ma anche quello delle politiche agricole, nella definizione di percorsi interessanti, arricchendo l'offerta turistica italiana, peraltro basata soprattutto su città che sono pietre miliari del turismo mondiale, tenendo, però, presenti percorsi minori, cioè meno noti e da scoprire.
  Qualcuno ha parlato della difficoltà della catena logistica che si riverbera sull'insufficiente arrivo dei prodotti al consumatore finale ed è stata fatta una duplice osservazione. Da un lato, vi è la tematica del prezzo che probabilmente è molto valida per l'Italia; dall'altro vi è, però, la questione della logistica che si riferisce a Paesi in via di sviluppo. Proprio sul discorso del packaging e della logistica porteremo nel padiglione Italia un'esperienza che abbiamo fatto come Fondazione Milano per Expo, che si occupa di assistenza alla tematica Expo, attraverso un progetto con il Togo, in particolare a favore delle giovani donne, forti della convinzione che attraverso le donne, e specialmente le ragazze, passi il cambiamento anche sociale. Siamo riusciti a mettere in piedi un'attività che sta funzionando, la quale parte dalla coltivazione e arriva alla distribuzione del pomodoro conservato, cioè al packaging e alla distribuzione nel territorio, il che sembra molto facile, ma è stato un lavoro fortemente innovativo, basato sulla formazione delle Pag. 17giovani e sulla volontà di imprese italiane che ci hanno dato i macchinari e il know how. Insomma, abbiamo fatto un esperimento che ha la bella riprova che funziona. Peraltro, è un progetto mutuabile che metteremo in evidenza nel padiglione Italia, anche forse in ottica «Women and Expo», che è un altro dei grandi temi che vorremmo portare, allargandoci al piano internazionale. Infatti, è chiaro che questo tema dell'Expo è molto vicino al genere femminile. Anche il discorso dello spreco con le donne ha una particolare connessione, quindi vogliamo mettere in evidenza anche questa lettura.
  Riguardo alla questione Expo degli chef o della scienza del prodotto, credo che si debba fare l'uno e l'altro. Ritengo che l'Expo sia una specie di agorà, cosa che vale anche per i concetti alla base dell'agricoltura, per le tecniche di implementazione delle rese, per la coltivazione in assenza d'acqua e in climi aridi. Insomma, tutte queste tematiche verranno rappresentate nell'Expo, probabilmente nei Paesi «forti». Per esempio, ho sentito che Israele ha già presentato un suo progetto bellissimo ed estremamente innovativo, con un bosco verticale, in assenza d'acqua. Pertanto, ciascuno ha le sue caratteristiche di Paese che presenta al mondo. Peraltro, noi italiani siamo bravissimi nella desalinizzazione, quindi le nostre imprese che fanno questo tipo di tecnologia saranno messe in evidenza.
  Comunque, è un'agorà nel senso che siamo aperti alle teorie e lasciamo che queste siano presentate. Quando parliamo dei mille eventi nei circa 180 giorni, intendiamo moltissimi workshop ed eventi di tipo scientifico e culturale. Infatti, si incontreranno le culture del mondo e speriamo che venga fuori, in armonia con la posizione italiana che verrà espressa a livello politico, una linea guida per il mondo stesso.
  Abbiamo parlato del coinvolgimento della scuola, rispetto al quale stiamo lavorando in maniera molto efficace. Con l'avvio dell'anno scolastico, a settembre, lanceremo dei programmi, ai quali stiamo lavorando insieme al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sulla tema dell'educazione alimentare fin da bambini. Dopodiché organizzeremo degli eventi con le scuole, le quali spero che porteranno i ragazzi all'Expo. Fra l'altro, l'Expo sarà ricca di spazi per i ragazzi perché c’è il «Children park», curato dalla città di Reggio Emilia. Anche nell'area del padiglione italiano, abbiamo degli spazi per i ragazzi e per lo sport.
  Inoltre, organizziamo dei percorsi su territori da scoprire limitrofi e non. Con questo intendiamo anche dire che i territori (soprattutto quelli abbastanza vicini) saranno fortemente coinvolti nella ricettività dei visitatori che vengono all'Expo perché Milano non ha la ricettività per le 120.000 persone al giorno previste e noi siamo molto interessati a spostare questi ospiti nei territori vicini per soggiorni. Non solo, cerchiamo anche di fare dei percorsi che leghino le città d'arte, fino alla Sicilia, i teatri e così via, con la visita all'Expo in modo da arricchire il territorio italiano di questi flussi di visitatori.
  Una seconda criticità è quella dei visti. Il problema, però, è all'attenzione del Governo, che cercherà di fare in modo che siano più agevoli. Per esempio, noi parliamo di un milione di cinesi, ma questi devono arrivare con i visti e fino a oggi non ce la farebbero.
  Abbiamo citato le altre criticità, come anche le ricadute. C’è, poi, il tema importante della collaborazione con gli agricoltori. Sotto questo aspetto, abbiamo un protocollo con la Confagricoltura ed è in corso quello con la Coldiretti, con la quale dobbiamo vederci la settimana prossima. Dopodiché incrementeremo questi protocolli di contenuti e di attività, cioè cercheremo di coinvolgere tutti, come anche la società civile e i volontari. Difatti, sul sito dell'Expo c’è proprio un padiglione, la cascina Triulza, che è destinata alle Organizzazioni non governative alle organizzazioni dei volontari.
  La mia assistente ha fatto un resoconto delle domande. Se il presidente crede, mi riserverei di rileggerle. Peraltro, forse sarà opportuno tornare perché è un discorso in progress.

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  PRESIDENTE. Ringrazio di nuovo la dottoressa Bracco e colgo la sua disponibilità perché, come dicevamo, siamo nell'ambito di un'indagine conoscitiva e quindi anche il nostro lavoro sarà in progress, con lo scopo di dare un contributo, anche da parte del Parlamento, al miglior successo di questo evento. Rinnovo, quindi, i nostri ringraziamenti alla dottoressa, nella convinzione che avremo occasione di interloquire anche nei passaggi futuri.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.15.