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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 15 gennaio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE RICADUTE SUL SISTEMA AGROALIMENTARE ITALIANO DELL'ACCORDO DI PARTENARIATO TRANSATLANTICO SU COMMERCIO E INVESTIMENTI (TTIP)

Audizione dei rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Alleanza delle cooperative italiane), Coldiretti, Copagri, UeCoop e UNCI.
Sani Luca , Presidente ... 2 
Milanesi Matteo , responsabile dell'Area normativa della Fedagri ... 2 
Sani Luca , Presidente ... 3 
Fravili Enrico , Esperto per i settori produttivi della Copagri ... 3 
Moncalvo Roberto , Presidente nazionale della Coldiretti ... 4 
Lenucci Vincenzo , Direttore dell'area economica della Confagricoltura ... 6 
Pollastri Sonia , Referente tecnica della CIA ... 6 
Sani Luca , Presidente ... 7 
Zaccagnini Adriano (SEL)  ... 7 
Mongiello Colomba (PD)  ... 7 
Bordo Franco (SEL)  ... 8 
Sani Luca , Presidente ... 8 
Moncalvo Roberto , Presidente nazionale della Coldiretti ... 8 
Bucarelli Grazia , Responsabile dell'Ufficio affari internazionali di Confagricoltura ... 8 
Sani Luca , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCA SANI

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Alleanza delle cooperative italiane), Coldiretti, Copagri, UeCoop e UNCI.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle ricadute sul sistema agroalimentare italiano dell'accordo di partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP), dei rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Alleanza delle cooperative italiane), Coldiretti, Copagri, UeCoop e UNCI.
  Diamo subito inizio ai nostri lavori per la parte relativa all'indagine conoscitiva, perché, come sapete, alle 15.00 riprende l'Assemblea e abbiamo tempi molto ristretti per un'audizione importante.
  Per il momento ci hanno raggiunto Eleonora Della Noce, dell'Ufficio internazionale della CIA, Matteo Milanesi, responsabile dell'area normativa della Fedagri, ed Enrico Fravili, esperto per i settori produttivi, sempre della Copagri. Siamo in attesa degli altri ospiti.
  Saluto i nostri ospiti, il cui dettagliato elenco è in distribuzione. Ai loro interventi faranno seguito, se avremo tempo, le domande degli onorevoli colleghi.
  Do la parola agli auditi per lo svolgimento delle relazioni.

  MATTEO MILANESI, responsabile dell'Area normativa della Fedagri. Rappresento Fedagri-Confcooperative e parlo a nome dell'Agrinsieme. Innanzitutto ringrazio la Commissione per la convocazione all'audizione su questo tema importante. Mi rendo conto che il calendario ci pone dei tempi un po’ stretti. Noi, come Agrinsieme, depositeremo comunque un documento scritto riassuntivo.
  In generale, a nostro avviso, il futuro accordo tra Stati Uniti d'America e Unione europea è per noi e per le nostre produzioni agroalimentari un'opportunità.
  Considerato il momento storico di contrazione dei consumi nazionali, per noi è importante porre le basi per un'internazionalizzazione delle nostre imprese e sicuramente stipulare accordi che disciplinino gli interscambi commerciali con un mercato tanto rilevante in termini potenziali, perché ciò rappresenta un'opportunità. Ripeto: il primo approccio ci mostra opportunità per le nostre imprese.
  Naturalmente, accanto a queste opportunità, si affianca una serie di problematiche legate alla diversità dei Paesi e anche alla rilevanza di avere interessi cosiddetti difensivi. L'obiettivo, a nostro avviso, è quello di rimuovere gli ostacoli al commercio e agli investimenti che attualmente caratterizzano le relazioni tra i gruppi dei due Paesi e di concludere i negoziati nel 2015.Pag. 3
  Attualmente, le tematiche da risolvere con gli Stati Uniti d'America sono il blocco di ingresso, per esempio, degli insaccati, dovuto ai diversi criteri di tolleranza della listeria e alle relative modalità di analisi, i dazi sui prodotti lattiero-caseari e le quote di importazione previste per gli stessi prodotti negli Stati Uniti, la normativa relativa ai sistemi di classificazione della qualità che potrebbero modificare il flusso di importazioni dell'olio d'oliva e la liberalizzazione dei contingenti attualmente inseriti per l'importazione delle carni bovine in Europa, che potrebbe mettere in forte difficoltà le produzioni europee e nazionale.
  Tralasciando i discorsi di ordine più generale, preferirei in questa sede esporre maggiormente le questioni settoriali, ribadendo che comunque il documento che si depositerà dedicherà più ampio spazio alla materia.
  Iniziando dai cereali, noi riteniamo opportuno evitare nuove concessioni e, a maggior ragione, la completa liberalizzazione dell’import dagli Stati Uniti d'America.
  Un altro aspetto sensibile riguarda il riso, per il quale gli Stati Uniti d'America entrano con 38.700 tonnellate. Di conseguenza, per noi nel settore cerealicolo è importante limitare l'importazione di tale prodotto dagli Stati Uniti d'America.
  Per quanto riguarda la zootecnia e i bovini, ossia il settore carne, come ho detto precedentemente, noi siamo contrari a un aumento dei contingenti di importazione di carne bovina, o, ancora peggio, alla liberalizzazione degli stessi. Non dimentichiamo che i due blocchi hanno disposizioni da un punto di vista sanitario molto differenti, ragion per cui tendiamo a ritenere prevalente l'interesse europeo.
  Nel settore latte, invece, il mercato degli Stati Uniti d'America è sicuramente uno dei più importanti per l'esportazione di formaggi e per le DOP italiane. Per le DOP attualmente non riconosciute uno dei fari su cui il negoziato dovrebbe muoversi è quello di ottenere un riconoscimento delle Denominazioni di origine protetta europea. È un intento non facile, ma l'ambizione dovrebbe essere quella di ricalcare quanto fatto con l'accordo Unione europea-Canada.
  Per quanto riguarda il settore latte, sono auspicabili l'abbattimento dei dazi, la rimozione e l'abbassamento delle restrizioni quantitative e anche una disciplina più certa per quanto riguarda le barriere fitosanitarie, o perlomeno le barriere sanitarie. Spesso ci viene segnalato che il prodotto lattiero-caseario può rimanere in dogana diverso tempo prima dello sdoganamento a causa di lungaggini di controllo. Inoltre, in passato abbiamo avuto anche per quanto riguarda il settore formaggi problemi legati alle barriere sanitarie.
  Per quanto riguarda il settore avicolo, difficilmente in questo settore abbiamo una preoccupazione nell'importazione di prodotto. Più che altro, però, siamo orientati a difendere le produzioni europee che hanno standard qualitativi differenti e, a nostro avviso, più alti, in particolare l'utilizzo del cloro per decontaminare le carcasse agricole al termine della fase della macellazione, nonché l'utilizzo di prodotti veterinari non consentiti nell'Unione europea.
  Per quanto riguarda i suini, infine, ho già parlato in apertura del problema delle modalità di prelievo della listeria, che è molto diffusa.
  Queste sono alcune delle tematiche. Naturalmente, abbiamo un documento, che vi lasceremo e che è completo. Lascio spazio agli altri intervenuti, visti i tempi ristretti.

  PRESIDENTE. Ci hanno raggiunto anche i rappresentanti delle altre organizzazioni. Raccomanderei nei vostri interventi un po’ di brevità, perché alle 15 dobbiamo tornare in Assemblea.
  Prego.

  ENRICO FRAVILI, Esperto per i settori produttivi della Copagri. Grazie, presidente. Cercherò di essere telegrafico. Noi abbiamo già lasciato un documento in segreteria.
  Molto rapidamente, anche perché – ripeto – abbiamo lasciato una breve memoria, io credo che sul discorso del TTIP sarebbe opportuno riuscire a saperne Pag. 4qualcosa di più. Un'altra questione fondamentale è cercare di capire quello che noi vogliamo, come Italia e come produttori agricoli, e soprattutto quello che non vogliamo da un accordo di questo genere.
  È ovvio che sarebbe stupido, come si dice con un'espressione un po’ pedestre, buttare il bambino con l'acqua sporca, nel senso di rifiutare tout-court un accordo di questo genere. Bisogna vedere, però, quant’è l'acqua sporca che noi buttiamo insieme al bambino.
  È ovvio che un accordo di questo genere, per noi che facciamo dei marchi a denominazione di origine della qualità, della sicurezza e di una serie di altri parametri, che sono un nostro cavallo di battaglia, sia come nazione, sia come Unione europea, vada visto con molta prudenza, anche se con una mente aperta e assolutamente laica e senza posizioni preconcette.
  Il punto, però, è un altro, ossia quali sono queste posizioni. È veramente una situazione mai vista il fatto che dietro un accordo di questo genere ci sia tutta questa segretezza, tutto questo «occultismo» – passatemi la battuta – e che non si riesca ad avere una panoramica completa, ma si parli esclusivamente di ciò che le nazioni, le organizzazioni, i produttori e i cittadini temono piuttosto che di ciò che si potrebbe fare. Questo è un fatto.
  Questo accordo, secondo me, viene gestito anche, soprattutto dall'America, in chiave di doppio confronto, sia con l'Unione europea, sia con eventuali accordi che potrebbero essere stipulati fra Stati Uniti e Cina. In buona sostanza, questo significa che, oggi come oggi, l'America, a nostro giudizio, sta tenendo in mano un equilibrio che volge lo sguardo da una parte al TTIP e dall'altra al TPP, ossia all'accordo che gli statunitensi stanno cercando di fare con i cinesi.
  Voi potrete obiettare: a noi cosa importa di questo ? Purtroppo, se uno si va a leggere con un minimo di attenzione quello che è successo proprio in fase di dichiarazioni dei maggiori responsabili del settore zootecnico e lattiero-caseario americano, capisce immediatamente dove loro potrebbero andare a parare.
  Ciò che viene temuto maggiormente dagli Stati Uniti sono i ragionamenti in materia di protezione proprio di tutti quegli ambiti e di quelle aree che a noi interessano, innanzitutto come Europa, ma soprattutto come Italia. Mi riferisco alla difesa del cosiddetto prodotto italiano, del made in Italy, alla lotta contro l’Italian sounding e a tutto quello che, a giudizio della gran parte della gente che si occupa di queste cose, comporta una perdita per noi valutabile – ma siamo nei campi delle ipotesi – intorno ai 50 miliardi di euro l'anno. Si tratta, quindi, di una situazione molto delicata.
  Non voglio entrare nell'ambito di ogni singolo settore, perché ogni singolo settore è conosciuto da questa Commissione e soprattutto dagli addetti ai lavori. Penso che questo negoziato vada affrontato mettendo in condizioni coloro che dovranno prendere le decisioni, ma soprattutto che dovranno portarle all'attenzione dei cittadini, di essere estremamente espliciti e di informare le persone.
  Una cosa – e concludo, perché, ripeto, stiamo parlando di questioni di cui ancora non abbiamo piena contezza – è sicura: un simile accordo non può non passare attraverso il vaglio delle Istituzioni, come il Parlamento europeo e il nostro Parlamento. Sarà necessario comunque riferire, rendicontare e spiegare che non si può non passare attraverso il vaglio di questi organismi democraticamente eletti. Non è pensabile.
  La ringrazio, presidente.

  ROBERTO MONCALVO, Presidente nazionale della Coldiretti. Buongiorno e grazie per la possibilità di intervenire. Innanzitutto svolgo un cappello introduttivo.
  Il mercato degli Stati Uniti è uno dei mercati fondamentali per un Paese come l'Italia e per un sistema agricolo, anche europeo, che fa dell’export una delle proprie leve competitive anche per superare le difficoltà che abbiamo sul mercato interno. Faccio riferimento, in particolare, in questo momento, al nostro Paese. Questa, pertanto, è un'opportunità e non dobbiamo vederla come qualcosa che ci fa paura. È una grande opportunità che dobbiamo cogliere, Pag. 5ma in modo robusto, cercando prima di tutto di difendere un modello di produzione di cibo che è italiano in particolare, ma europeo più in generale e che fa della qualità e della sicurezza alimentare i propri elementi distintivi.
  Con questa premessa di fondo noi dobbiamo stare attenti rispetto a una serie di punti del negoziato, per quanto riguarda la parte del cibo, che sono assolutamente non negoziabili dal nostro punto di vista.
  Il primo punto ha a che vedere con la distintività del nostro modello produttivo e con la necessaria sicurezza alimentare che i consumatori hanno il diritto di continuare ad avere. Citerò alcuni temi in modo rapido, come la carne bovina e i trattamenti agli ormoni, che negli Stati Uniti sono ancora possibili; l'uso in modo importante di alcuni antibiotici, che da noi è bandito; il tema, che è già stato ricordato, del trattamento della carne avicola con la cosiddetta «varechina», per parlare con un termine semplice e noto; il tema della carne clonata, della quale noi non possiamo permettere né l'ingresso, né tantomeno un ingresso che non sia tracciato. Altrettanto vale per il tema delle colture OGM. Sono temi sui quali noi non possiamo derogare, anche per mantenere una coerenza e soprattutto quella qualità e quella distintività di un modello economico-produttivo di cibo italiano ed europeo, che sta pagando perché distintivo e di qualità.
  Il secondo tema, nel cercare un migliore accesso al mercato americano, è quello delle barriere non tariffarie. Mi limito a citarlo per dire che è un tema che va affrontato con decisione, tenendo presente che, quando abbiamo oltre oceano 2.700 autorità, fra statali e municipali, che, con regole diverse, cercano di fatto di frenare l'ingresso delle nostre produzioni, spesso con norme tecniche che nulla hanno a che fare con la salute dei consumatori americani, questo è un tema che dobbiamo cercare di affrontare, nei limiti della possibilità. Un accordo di questa natura ci pone l'obbligo di affrontarlo con decisione.
  Il terzo tema è quello della contraffazione del made in Italy e dell’Italian sounding, un tema che va affrontato, con particolare riferimento alle indicazioni geografiche. Su questo tema mi limito a dire che dobbiamo cercare di fare qualcosa di più di quanto non sia stato realizzato con il compromesso fra l'Unione europea e il Canada.
  Se abbiamo compiuto alcuni passi avanti, li abbiamo compiuti in modo parziale. Se penso al prosciutto di Parma, al San Daniele o al prosciutto toscano, che, pur potendo entrare in quel Paese, comunque si trova in concorrenza con marchi commerciali con lo stesso nome, ma che nulla hanno a che fare col nostro Paese, considero questa una vittoria a metà. Dobbiamo cercare di ottenere qualcosa in più.
  Lo stesso vale per quei nomi generici – così sono stati considerati in Canada – come gorgonzola, asiago, fontina o feta, che evidentemente mettono in difficoltà le produzioni di qualità e a denominazione d'origine italiane od europee rispetto a quel mercato.
  L'ultimo tema che cito, che va oltre il dossier del cibo, ma è più trasversale, è un tema su cui credo che dobbiamo fare molta attenzione. Da questo punto di vista mi ha fatto piacere leggere le dichiarazioni di ieri del commissario al commercio relativamente al tema delle controversie tra investitore e Stato. Mi riferisco al tema dei cosiddetti ISDS, queste realtà che dovrebbero occuparsi di gestire le controversie fra un investitore che si ritiene danneggiato dalla normativa di un Paese e il Paese stesso. Evidentemente, realtà di questo tipo rischiano di mettere in discussione il nostro apparato normativo e la nostra possibilità di difenderci.
  Mi fermo qui, sottolineando che quello che abbiamo potuto leggere in termini generali, come documentazione resa pubblica il 7 gennaio, non entra nel merito, ma non dice nulla che in questo momento ci faccia allarmare, perché le dichiarazioni scritte sono dichiarazioni generali, ma coerenti in questa fase. Occorre, quindi, stare attenti.
  A me pare di poter guardare con un minimo di ottimismo alla questione da questo punto di vista, se rimango anche alle dichiarazioni sul fronte del cibo del Pag. 6Commissario europeo Phil Hogan, che abbiamo avuto modo di incontrare, come Coldiretti, alla fine dello scorso mese di ottobre. Già all'inizio del suo incarico Hogan mi pareva avere le idee molto chiare sui temi soprattutto della qualità e della sicurezza alimentare a tutela del nostro modello produttivo e della salute dei consumatori.

  VINCENZO LENUCCI, Direttore dell'area economica della Confagricoltura. Intervengo giusto per aggiungere qualche elemento all'intervento del collega Milanesi.
  In termini generali, intanto occorre attribuire un merito al Governo per i passi avanti che sono stati compiuti dalla presidenza per questo interessante trattato, verificando anche la possibilità che la tempistica, che è un aspetto cruciale di questo negoziato, riesca a trovare gli spazi necessari e sufficienti perché entro la fine del 2015 si colga quella window of opportunity tra gli appuntamenti elettorali che potrebbe consentire di conseguire questo interessante risultato. Sarà interessante se sarà un win-win per le parti coinvolte nella trattativa.
  Dal punto di vista settoriale, accanto a tutte le altre considerazioni già svolte, sicuramente uno spazio di attenzione va riservato al settore olivicolo, per il quale abbiamo avuto problemi di esportazione in termini di standard qualitativi, discriminatori, a nostro avviso, tra olio di oliva e olio di semi, che sono applicati dagli americani per la presenza di alcuni prodotti chimici, e soprattutto al variegato dossier del settore vitivinicolo.
  Ci sono diverse barriere tariffarie e non tariffarie, difficoltà di accesso al mercato e costi che, se non sono vere e proprie tariffe, sono diretti e indiretti e che, oltre alle accise, vengono imposti al prodotto importato. Tali situazioni vanno smantellate per cercare di aprire al nostro prodotto, che, lo ricordiamo, viene dal primo Paese esportatore mondiale di vino, uno dei più interessanti mercati di sbocco per il nostro vino.
  Ci sono due aspetti particolari, vale a dire le denominazioni di origine e la tutela delle indicazioni geografiche del vino, su cui va rilanciato anche il secondo stage dell'accordo specifico sul vino con gli Stati Uniti.
  C’è poi un aspetto specifico sulla tutela del nostro export di vino biologico, che oggi viene discriminato in quanto gli standard di produzione biologica del vino in Europa non vengono pienamente riconosciuti a livello degli Stati Uniti.
  In termini generali di sicurezza alimentare, stiamo parlando chiaramente di due blocchi e di due complessi normativi sicuramente tra i più evoluti al mondo. C’è, però, ancora molto da fare in termini di armonizzazione. Evidentemente, a partire dall'ortofrutta, ma anche da altri comparti che abbiamo sentito citare prima, c’è ancora molto da allineare. Questo spesso si traduce, come abbiamo visto, in svantaggi competitivi che per noi sono inaccettabili.

  SONIA POLLASTRI, Referente tecnica della CIA. Sono la referente tecnica per UeCoop sugli accordi bilaterali. Lancio giusto un messaggio brevissimo, vista la tempistica.
  Questi negoziati sono un esercizio di proporzioni storiche, che, oltre ad avere un impatto sull'economia dell'Europa e dell'Italia, presentano evidenti implicazioni geopolitiche, come è già emerso, con ripercussioni sulla crescita del settore agroalimentare. Tale settore dal 2012, per quanto riguarda in generale l'Unione europea, sta registrando un saldo attivo nei confronti degli Stati Uniti. L'Italia è tra i primi cinque Paesi a esportare verso il mercato statunitense. Pertanto, il tema merita un'attenzione.
  Tuttavia, quest'attenzione non deve far tralasciare tutte le problematiche che riguardano le due filosofie e i due approcci che hanno le due sponde dell'Atlantico su questioni che toccano da vicino gli interessi delle imprese agricole e cooperative che io qui rappresento, ma soprattutto dei cittadini consumatori, tra cui quelle già enumerati sulla sicurezza alimentare, ossia gli OGM e la clonazione, questioni che sono già emerse nei numerosi interventi.
  Vorrei soffermarmi su un capitolo che penso sia molto importante e che riguarda non solo l'accesso al mercato in termini di barriere, ma anche le misure non tariffarie Pag. 7che, con standard e requisiti differenti, impediscono di fatto i flussi commerciali. Tali misure sono anche meno visibili rispetto ai dazi doganali, che comunque, sebbene differenziati, sono già piuttosto bassi nel commercio tra i due blocchi.
  Questo partenariato può certamente aprire nuovi spazi e interessanti opportunità per le nostre imprese affrontando su queste problematiche e soprattutto facendo perno sui capisaldi del nostro sistema produttivo, ossia la qualità e la distintività.

  PRESIDENTE. Abbiamo pochi minuti, ragion per cui darei prioritariamente la parola a un rappresentante per Gruppo. Poi vediamo se c’è spazio per altri flash.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Credo che l'apertura a nuovi mercati sia certamente sempre un'opportunità, ma penso che nell'era della globalizzazione sia importante porre regole certe e chiare. Diversamente, ci ritroviamo in una deregolamentazione senza tutele.
  Per questo motivo, anche se voi l'avete già approfondito, vorrei rimarcare come nel CEDA, ossia nell'accordo con il Canada, per esempio sulla questione del prosciutto, ci sia già una simulazione di ciò che potrebbe avvenire da noi. Potrebbe avvenire che ci ritroviamo il prosciutto cotto e crudo importato, che però abbatte i costi in maniera pesantissima per le nostre piccole produzioni, per le nostre produzioni tipiche. Potremmo ritrovarci magari un prosciutto a 5 euro al chilo, o cose del genere. Il consumatore che cosa farà, chi sceglierà ? Difficilmente sceglierà ancora le produzioni italiane, in un momento di crisi.
  A parte questo, proprio per fornire una simulazione di quello che già c’è, ossia l'accordo CEDA, io credo che ci troviamo di fronte alla scelta fra un modello di sviluppo agricolo e un altro. Questo aspetto è piuttosto chiaro. Far diventare l'Italia un Paese che importa materie prime, le trasforma, appone loro il marchio made in e le riesporta non ci conviene. Ci conviene nel breve periodo, forse in un decennio, ma poi sarebbe finito. Parliamo di un bagaglio inestimabile.
  In tutto questo io chiedo alle associazioni di approfondire settore per settore. Il mio Gruppo prenderà le note che voi avete lasciato per iscritto e valuterà anche la questione dei consumatori, che è importantissima e centrale e che alcune associazioni agricole hanno chiara.
  Riporto un dato e concludo, signor presidente. Negli Stati Uniti ogni anno muoiono, per le conseguenze della somministrazione di cibo contaminato, 3.000 persone su circa 316 milioni di abitanti. In Europa ne muoiono 93 su circa 504 milioni. Se anche solo un decimo della popolazione europea consumasse cibo americano, i decessi per le conseguenze della somministrazione di cibo contaminato in Europa passerebbero da 93 a 670, con un incremento del 720 per cento. Se si adottasse poi, addirittura, la normativa americana, i decessi in Europa per le conseguenze della somministrazione di cibo contaminato passerebbero da 93 a 4.778, con un incremento del 5.137 per cento.

  COLOMBA MONGIELLO. È ovvio che questo sia un accordo importante, un accordo commerciale in cui noi, anche alla luce del fatto che avevamo la presidenza del semestre europeo, abbiamo cercato di puntualizzare in maniera molto efficace anche il fatto che, per quanto riguarda il made in Italy, la distintività è un valore e non un problema.
  Noi dobbiamo stare molto attenti e abbiamo dimostrato tale attenzione non solo con le audizioni tenute qui in Commissione, ma anche con un atto approvato in Assemblea in cui abbiamo distinto diverse posizioni che l'Italia sta portando avanti a livello europeo.
  Questa è un'opportunità nella quale noi dobbiamo non solo far sentire la differenza e soprattutto quello che è il nostro made in Italy, ma anche mostrare efficacemente che noi facciamo un'agricoltura di qualità, sulla quale abbiamo investito parecchio e sulla quale i nostri agricoltori Pag. 8hanno anche un know-how superiore a quello di altri Paesi europei.
  Parliamo di due economie europee profondamente diverse. In questo caso, però, io penso che, incidendo e lavorando, anche con l'aiuto delle organizzazioni agricole, possiamo non ricommettere gli errori del passato – penso all'accordo UE-Marocco, che ha fortemente penalizzato soprattutto l'agricoltura meridionale del nostro Paese – ma incidere su alcuni elementi, vale a dire indicazioni geografiche, distintività e agricoltura di qualità. Quelli sono i temi di successo che noi dobbiamo assolutamente scrivere e far comprendere in questo trattato commerciale.

  FRANCO BORDO. Trattandosi di un'audizione in sede di indagine conoscitiva, desidero sapere se, come organizzazioni, voi mantenete un rapporto costante di interlocuzione con il Governo sulla materia e con quali rappresentanti del Governo.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  ROBERTO MONCALVO, Presidente nazionale della Coldiretti. Ci sono contatti continui con il Governo, in particolare con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ma anche, più in generale, con il Governo.
  Anche a livello europeo, nell'ambito del Comitato delle organizzazioni professionali agricole (COPA) e del Comitato per il dialogo sociale settoriale in agricoltura (COGECA), riusciamo a fare una sintesi che sta cercando di limare le divergenze che esistono, per esempio, fra l'agricoltura mediterranea e l'agricoltura del Nord Europa, proprio in virtù di un modello di qualità e di sicurezza alimentare, che comunque anche nell'agricoltura del Centro-Nord Europa è maggiore e più sentito, per fortuna, rispetto a quanto possa essere sentito, invece, oltreoceano.
  Ci sono, quindi, questi due livelli, sia nazionale, sia europeo, di confronto.

  GRAZIA BUCARELLI, Responsabile dell'Ufficio affari internazionali di Confagricoltura. Aggiungo a quanto già detto dal presidente della Coldiretti che noi confermiamo che il Governo ci sta tenendo informati e ci sta chiedendo anche aggiornamenti. Mi riferisco non solo al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ma ancor di più, mi permetterei di dire, al Ministero dello sviluppo economico, con il Viceministro Calenda.
  Ambedue i Ministeri sono molto attenti a queste argomentazioni e anche molto sensibili alle istanze che vengono portate alla loro attenzione dalle imprese agricole, che a volte non coincidono. L'orecchio è veramente attento, così come l'operatività dei nostri Ministri.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio e mi scuso per i tempi molto ristretti. Se avete, come sempre, integrazioni rispetto anche alle questioni che ci avete illustrato e alle riflessioni che formulavano i colleghi, vi pregherei di inviarcele, per consentirci di completare al meglio la nostra indagine.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.