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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 13 gennaio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE FORME DI RACCORDO TRA LO STATO E LE AUTONOMIE TERRITORIALI, CON PARTICOLARE RIGUARDO AL «SISTEMA DELLE CONFERENZE»

Audizione della Ministra per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi.
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 2 
Boschi Maria Elena (PD) , Ministra per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento ... 2 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 6 
Gigli Gian Luigi (DeS-CD)  ... 6 
Ribaudo Francesco (PD)  ... 6 
Dalla Zuanna Gianpiero  ... 6 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 7 
Boschi Maria Elena (PD) , Ministra per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento ... 7 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANPIERO D'ALIA

  La seduta comincia alle 8.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Ministra per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi.
  La Commissione parlamentare per le questioni regionali avvia oggi l'indagine conoscitiva sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali con particolare riguardo al «sistema delle conferenze».
  Ringrazio la Ministra Boschi per la sua disponibilità e le cedo subito la parola per lo svolgimento della relazione.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento. Grazie, presidente, buongiorno. Grazie a voi per l'opportunità di cominciare già a entrare nel vivo della fase successiva all'approvazione delle riforme costituzionali, che sappiamo ancora non è avvenuta nonostante il voto di lunedì alla Camera e la decisione di incardinamento in Commissione al Senato proprio di ieri.
  Sappiamo che ci attendono altri due passaggi parlamentari, ma comunque credo che molti dei quesiti sui quali ci interroghiamo oggi, che la Commissione ha ritenuto già di sollevare per approfondimenti, per poter dare un contributo – immagino – anche alla fase successiva di concreta attuazione delle riforme costituzionali, siano preziosi, utili e importanti. L'analisi della loro portata consente di anticipare parte del lavoro della fase di attuazione e di far maturare ulteriori convincimenti o approfondimenti sul testo delle riforme costituzionali, alla luce anche dello sviluppo e dell'evoluzione successiva del sistema nel suo insieme.
  Prima di affrontare nel merito le principali questioni poste, una premessa di carattere generale è doverosa. Come voi sapete bene, il testo iniziale presentato dal Governo nei vari passaggi parlamentari ha subìto delle modifiche significative e sostanziali, che attengono anche al Senato, alla sua composizione e alle sue funzioni. È ovvio, quindi, che il contributo che può essere fornito dagli elementi di questa audizione non ha la pretesa di fornire un'interpretazione autentica di modifiche che per lo più derivano da emendamenti parlamentari e quindi da proposte che nascono non da un'iniziativa governativa, ma da iniziative di deputati e senatori.
  Fatta questa doverosa premessa, per quanto attiene alle funzioni che si è ritenuto di disegnare per il nuovo Senato, va detto che queste, nel corso dell'esame parlamentare, hanno subìto alcune modifiche rispetto alla proposta iniziale del Governo. Certo, sono rimaste impregiudicate la natura del Senato e la scelta Pag. 3iniziale di fare del Senato stesso il soggetto di raccordo e di coordinamento tra lo Stato e le istituzioni territoriali. Quindi, pur con questa nuova configurazione del Senato e delle sue funzioni, è rimasto impregiudicato l'obiettivo di dare piena attuazione all'articolo 5 della Costituzione, garantendo un pieno e armonioso sviluppo del principio dell'autonomia nell'ambito dello Stato e del nuovo Senato.
  Ovviamente è cambiato il nome, è cambiata in parte la composizione del Senato e, in particolare, nell'ultima approvazione al Senato avvenuta a ottobre, rispetto al testo votato alla Camera che attribuiva in via principale al Senato la funzione di rappresentanza delle istituzioni territoriali, a questa funzione di rappresentanza si è aggiunta in modo esplicito – perché già comunque presente nel testo approvato nei due passaggi precedenti in quanto inerente alla natura del nuovo organo – una funzione di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della Repubblica.
  L'aver sancito in modo così netto e chiaro questa funzione del Senato rappresenta un punto di riferimento imprescindibile e insuperabile nella declinazione delle funzioni – che necessariamente dovrà effettuarsi in sede di attuazione della riforma costituzionale – di altri organismi oggi presenti, che già esercitano attività di raccordo tra Stato, enti locali e Regioni.
  È ovvio che, nel momento in cui la Costituzione attribuisce al Senato in modo chiaro come funzione fondamentale, connaturata alla struttura dell'organo, proprio quella di raccordo, sarà il Senato in futuro (almeno nella nostra idea di Costituzione del nuovo assetto) a doverla esercitare in modo principale e sostanzialmente esclusivo con forza e con centralità.
  Ciò pone il tema della rappresentanza all'interno del Senato dei vari soggetti rappresentativi delle Regioni, da considerare in particolare sotto il profilo della responsabilità di questi soggetti rispetto all'istituzione territoriale che andranno a rappresentare in Senato.
  Il tema è stato posto più volte in maniera puntuale con riguardo alla figura del presidente della Regione, quindi del presidente della giunta. Voi sapete bene che nel testo iniziale del Governo la presenza dei presidenti di Regione era prevista di diritto, quindi era una presenza obbligata. Nel corso dell'esame parlamentare si è scelto di modificare questa composizione e di lasciare libertà di scelta, al momento dell'individuazione dei componenti del Senato, sulla presenza o meno dei presidenti di Regione, che quindi non è più necessitata.
  Al tempo stesso è cambiato anche lo schema di rappresentanza delle istituzioni territoriali, perché, nel momento in cui abbiamo scelto nei passaggi parlamentari di attribuire una rappresentanza non più paritaria in termini di numero di senatori alle singole Regioni, ma differenziata sulla base della popolazione delle diverse Regioni, anche il peso che queste potranno rappresentare sarà differente nell'ambito del Senato.
  La scelta di poter prevedere in modo più stringente la presenza dei presidenti di Regione potrebbe forse essere affrontata nel momento in cui discuteremo la legge elettorale per il nuovo Senato. Questa è una valutazione che non compete esclusivamente al Governo, perché probabilmente ci saranno iniziative parlamentari rispetto alla legge elettorale del nuovo Senato e dovrà esserci necessariamente un confronto e quindi una scelta del Parlamento sulla legge elettorale del Senato.
  La presenza dei presidenti di Regione però non è esclusa; anzi, nelle intenzioni del Governo non può che essere auspicata, visto che era proprio l'ipotesi di partenza, proprio perché riteniamo che possano al meglio rappresentare un ruolo di vero coordinamento e di assunzione di responsabilità rispetto alla Regione che rappresentano.
  Questo però (è bene chiarire) più da un punto di vista politico che da un punto di vista strettamente istituzionale o di assetto costituzionale, perché sia i presidenti di Regione che gli altri componenti del Consiglio regionale che dovranno essere eletti per il Senato saranno legittimati sulla base della stessa elezione per il Senato, e quindi non solo e non tanto per la loro figura Pag. 4istituzionale nell'ambito del Consiglio regionale. Pertanto, quando rappresenteranno la Regione, lo faranno sulla base della elezione in Senato, quindi il fatto che il membro del Senato sia presidente di Regione o consigliere regionale non ne altera la responsabilità o la rappresentanza in Senato nell'esercizio di quella funzione e di quel ruolo.
  Il tema di come si coordinerà quindi il Senato, di come sarà svolta la funzione di raccordo tra lo Stato e gli enti che lo costituiscono e di quale sarà il destino dell'attuale conferenza Stato-Regioni, oltre che di altri organismi che oggi possono svolgere funzioni analoghe, sarà dipendente e conseguenziale non soltanto dalla declinazione concreta che il nuovo articolo 55 della Costituzione dovrà avere nel definire e disegnare le funzioni del Senato nel pieno esercizio del suo ruolo – soprattutto secondo le scelte che saranno effettuate da Regolamento del Senato e dal Regolamento della Camera, che necessariamente dovranno essere coordinati e armonizzati – ma anche, a mio avviso, dalla composizione che emergerà dalla legge elettorale che verrà scelta per il Senato.
  A valle si potrà valutare il ruolo della Conferenza Stato-Regioni. Peraltro il Governo ha accolto anche richieste di iniziativa parlamentare, presenti in ordini del giorno presentati nel corso del primo esame svolto dalla Camera dei deputati, di una revisione complessiva del sistema delle Conferenze alla luce della riforma; tale sistema, nella scelta del Governo, poi condivisa anche dal Parlamento, non è stato costituzionalizzato; la questione sarà quindi oggetto di una scelta da effettuare a livello di legislazione ordinaria, in un secondo momento, ferma restando la scelta attuale a Costituzione vigente.
  Abbiamo visto che anche nel dibattito scientifico-accademico di questi giorni una parte della dottrina ritiene importante mantenere un ruolo delle conferenze, evidenziando anche elementi di carattere comparativo con altri Paesi che hanno un forte regionalismo, un sistema federale e comunque una presenza molto significativa delle istituzioni territoriali, in particolare guardando a modelli come quello spagnolo, inglese, austriaco, tedesco, ma anche a modelli più lontani da noi di carattere anglosassone.
  In questi ordinamenti ci sono organismi di raccordo e condivisione tra lo Stato e le istituzioni territoriali, la cui attività spesso ha ad oggetto non singoli atti normativi, non singoli elementi settoriali e micro-settoriali, ma un confronto di politiche ampie, molto generali, che riguardano tutto lo Stato e che vedono come rappresentanti dello Stato non necessariamente i vertici politici, i ministri rappresentanti del Governo, ma anche gli alti dirigenti di quelle amministrazioni coinvolte nelle discussioni dei singoli quesiti, mai micro-settoriali.
  In altre esperienze fortemente regionaliste e federali come quella tedesca spesso ci sono organismi che effettuano un raccordo non solo verticale tra lo Stato e le istituzioni territoriali, ma anche orizzontale tra le stesse istituzioni, paragonabile alla conferenza dei presidenti che nel nostro Paese ha un'organizzazione autonoma da parte delle Regioni stesse, ma non ha un confronto diretto con noi.
  Il tema del futuro della Conferenza Stato-Regioni si incrocia con l'interlocuzione con il Governo, perché l'articolo 64 della Costituzione prevede che il Governo sia presente anche nel nuovo Senato ai lavori in Parlamento, in Commissione, in Aula; ciò comporta che ci possa essere un'interlocuzione con l'esecutivo, che esso soprattutto debba rispondere, ove richiesto, anche nel nuovo Senato, non solo alla Camera dei deputati. Quindi l'interlocuzione tra Governo e il nuovo Senato è prescritta, stabilita, garantita.
  Il nuovo Senato avrà funzioni più ampie rispetto a quelle di cui abbiamo parlato fino a questo momento, e sarà particolarmente interessante vedere come verrà declinata in modo nuovo una funzione molto più forte di raccordo con l'Unione europea in fase sia ascendente che discendente – quindi con un contributo importante del Senato al processo di formazione degli atti normativi – sia una Pag. 5funzione del tutto nuova, che è quella di valutazione dell'impatto delle politiche europee sui territori.
  Anche per la funzione di raccordo occorre rilevare che, in gran parte, la sua implementazione sarà rimessa alla fonte regolamentare. In questa sede si provvederà alla declinazione concreta della funzione, ma sicuramente tale attuazione riuscirà a evidenziare, sancire, valorizzare un ruolo che il nostro Senato in Italia già sta svolgendo, perché l'apporto che il Senato fornisce in fase di pareri e quindi di contributo alla normativa europea nella cosiddetta fase ascendente già oggi è molto forte. Basti pensare che, nel 2014, in tutta Europa, il nostro Senato è stato secondo soltanto al Parlamento portoghese per il contributo dato al percorso di formazione della normativa europea.
  Con la riforma costituzionale, il ruolo del Senato è ulteriormente rafforzato dall'attribuzione della funzione di verifica dell'impatto delle politiche europee sui territori, funzione che completa l'intervento nella fase ascendente e consente di valutare gli effetti del processo decisionale europeo anche a valle del suo svolgimento. Tale competenza chiamerà auspicabilmente in causa (questo almeno è il disegno che si trova dietro a questa previsione) in modo molto forte anche le Regioni, che non potranno essere deresponsabilizzate dal percorso di utilizzo, e quindi di buona gestione, delle risorse europee dato che esse stesse dovranno renderne conto, anche ai fini di un'eventuale valutazione dell'attività svolta in ogni Regione da parte delle relative istituzioni nell'ambito del Senato.
  Anche se la questione non è stata puntualmente richiamata nell'oggetto dei quesiti posti, la nuova competenza del Senato in tema di valutazione della pubblica amministrazione e delle politiche pubbliche in generale, a mio avviso, è collegata sia alla possibilità dello Stato di sostituirsi alle Regioni e quindi di esercitare la clausola di supremazia, sia alla possibilità di dare piena attuazione al cosiddetto regionalismo differenziato, istituto che nella riforma è stato ulteriormente valorizzato e accentuato.
  Nell'attuazione concreta della riforma, la valutazione dell'attività della pubblica amministrazione e la valutazione delle politiche pubbliche costituiscono infatti il presupposto per verificare come valorizzare le singole Regioni, e quindi dare piena attuazione al regionalismo differenziato; ciò può contribuire alla valutazione sull'opportunità o meno di un intervento più forte dello Stato in alcuni casi, eventualmente esercitando la clausola di supremazia.
  Ovviamente ci si è interrogati in modo molto corretto anche sulla trasparenza che tutto questo nuovo procedimento e queste nuove funzioni esercitate dal Senato possono garantire. A mio avviso la pubblicità e la trasparenza dei lavori parlamentari, e quindi anche del Senato, che è sancita dall'articolo 64, può essere un elemento di garanzia di maggior trasparenza rispetto a quella che oggi caratterizza i lavori della conferenza Stato-Regioni, rispetto ai quali la dottrina ha rilevato l'opacità del processo decisionale, in quanto caratterizzato da forme di trasparenza meno forti rispetto a quelle che possono assicurare i lavori parlamentari. Anche da questo punto di vista, sicuramente, si può quindi evidenziare un elemento di maggiore valorizzazione.
  Rispetto ai quesiti posti mi pare di aver esaurito l'oggetto principale dell'interlocuzione di questa mattina. Ritengo che sia ormai patrimonio condiviso che tutto il lavoro che dovremo fare rispetto all'attuazione concreta delle riforme costituzionali richieda a tutti noi lo sforzo di uscire da uno schema interpretativo che abbiamo maturato nel corso di questi anni sulla base dell'attuale assetto. In altre parole, occorre spingersi in modo più innovativo e coraggioso verso nuovi percorsi che dovremo disegnare insieme.
  In essi dovremo raccogliere le sfide dell'innovazione, della novità della prima applicazione e quindi anche di tutta la complessità che ciò comporta, dovendo immaginare un nuovo sistema e costruirlo, Pag. 6insieme, passo dopo passo, alla luce di un lavoro articolato che dovrà essere armonizzato tra regolamenti e revisione complessiva della legislazione ordinaria, quando le riforme costituzionali entreranno in vigore. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra Boschi per la relazione. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIAN LUIGI GIGLI. Mi scuso del ritardo. Ho ascoltato solo l'ultima parte, però mi ha particolarmente interessato, perché la Ministro Boschi stava parlando della conferenza Stato-Regioni, delle prospettive che si troverà di fronte e della necessaria ridefinizione di un ruolo per questa conferenza e mi ha colpito quanto stava dicendo riguardo alla possibilità di una sorta di suo declassamento a struttura nella quale sono i funzionari, anche se di alto livello, a intervenire, più che i ministri, perché si tratta di trovare il modo in cui alcune leggi e vicende si declinano dal punto di vista amministrativo.
  Questo era il senso di un ordine del giorno di maggioranza che, come la Ministro Boschi ricorda, in prima lettura alla Camera facemmo approvare, ordine del giorno condiviso da tutte le forze di maggioranza, con il quale il Governo si impegnava a ricondurre alle sole questioni di ordine amministrativo la competenza della conferenza Stato-Regioni.
  Approfitto dell'occasione per chiedere se questa sia ancora la linea e in che modo il Governo voglia dare seguito all'impegno assunto.

  FRANCESCO RIBAUDO. Ringrazio la ministra per l'esposizione. Dalla sua relazione emergono alcune questioni che restano aperte, noi, almeno per la parte che mi riguarda, la sinistra, avevamo pensato a un Senato che rappresentasse le autonomie, mentre adesso il Senato, per via del percorso legislativo che ha fatto, diventerà una struttura diversa, anche perché la funzione non secondaria che riguarda il rapporto con le istituzioni europee va oltre la questione degli enti locali.
  In questo senso in una prima fase come Commissione avevamo pensato che, se il Senato dovesse diventare il Senato delle autonomie locali, non avrebbe senso tenere la conferenza Stato-Regioni, però giustamente questo potrà essere valutato non appena avremo la legge elettorale del Senato. Vedremo quali rappresentanze avremo elette nelle Regioni e in base a quelle si potrà valutare questa vicenda della conferenza Stato-regioni e della conferenza delle autonomie.
  Rimane aperta, complicata e ibrida questa posizione, questo iter legislativo, quindi avremo non un Senato che rappresenterà le autonomie locali, ma un Senato che svolgerà una funzione molto più importante ed elevata. Questa è l'unica perplessità che ci rimane, vedremo cosa succederà con la legge elettorale, che sarà decisiva per capire che rappresentanza daremo.
  Per quanto mi riguarda nell'elezione delle rappresentanze regionali la mancanza del presidente della Regione è un problema e bisognerebbe prevedere ope legis, e se vogliamo dare rappresentanza all'autonomie locali dovremmo prevedere anche l'elezione diretta di questi rappresentanti. Mi pare che la legge elettorale poi ce lo dirà.

  GIANPIERO DALLA ZUANNA. Ringrazio il ministro per la sua relazione e anch'io vorrei dire una parola sulla futura legge elettorale. Sono molto perplesso sull'ipotesi di dare un forte peso alle preferenze all'interno di una legge elettorale per il Senato, perché è normale che una persona, se viene eletta grazie a tante preferenze, tenda a rappresentare chi le ha dato il voto più che l'insieme del Consiglio e dell'istituzione che dovrebbe rappresentare.
  Detto questo, mi chiedo se questa idea di portare i presidenti delle Regioni non possa essere allargata, perché si potrebbe pensare di portare anche quello che lo aveva sfidato per diventare presidente, in modo che, dovendo essere una rappresentanza di tipo proporzionale, anche lui sia rappresentato all'interno, o altri meccanismi Pag. 7di questo genere che evidenzino il fatto che le persone che vengono a Roma vengono a rappresentare le istituzioni.
  Nella mia regione i collegi sono su base provinciale, quindi uno verrebbe qui a rappresentare la sua provincia più che la Regione, quindi cerchiamo di fare molta attenzione perché questo passaggio è assolutamente cruciale e si riverbererà su tutto ciò che il Senato riuscirà a fare nel suo futuro.

  PRESIDENTE. Grazie. Non ci sono altri interventi, quindi lascio la parola alla Ministra Boschi per la replica.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e per i rapporti con il Parlamento. Sì, ricordo bene l'ordine del giorno che abbiamo accolto (tra l'altro uno dei firmatari era l'onorevole Gigli); non so se era già arrivato nella fase in cui brevemente nella relazione ho ricordato proprio l'accoglimento da parte del Governo di quegli ordini del giorno nell'esame alla Camera.
  Dal mio punto di vista, il superamento dell'attuale assetto della Conferenza Stato-Regioni è necessitato dal nuovo ruolo che va a esercitare il Senato. Tale superamento è necessitato, dato che il Senato contribuirà in modo fattivo al processo decisionale nell'ambito del procedimento legislativo nazionale: sia alle leggi per cui è previsto ancora il bicameralismo perfetto – che sono comunque un numero ridotto, ma ci sono – sia alle altre leggi su cui la Camera dei deputati ha la responsabilità della scelta definitiva, in quanto il Senato ha sempre la possibilità di intervenire per proporre modifiche, sia, infine, anche con il suo potere di iniziativa legislativa autonoma. Nel momento in cui il Senato svolgerà una funzione così importante nel procedimento legislativo, tutta la fase di consultazione, che oggi è svolta in sede di conferenza, troverà una sede diversa di svolgimento.
  È ovvio che per quanto riguarda gli atti amministrativi, e quindi un livello diverso di intervento, si può invece immaginare che la Conferenza possa continuare a svolgere un ruolo e a dare un contributo. Anche quello che diceva l'onorevole Ribaudo ha un suo peso, perché se immaginiamo un Senato in cui sarà possibile avere una presenza di tutti i presidenti di Regione, a mio avviso questo Senato potrà avere un maggior peso istituzionale e politico nelle scelte. Questa almeno era la considerazione che ci aveva spinto nella proposta iniziale a prevedere di diritto la presenza dei presidenti di Regione.
  Se poi in Parlamento dovessero emergere scelte differenti e quindi si valutasse diversamente l'opportunità di rappresentanza delle Regioni nell'ambito del nuovo Senato, questo potrà comportare la necessità di avere un ruolo di confronto tra i presidenti delle Regioni e l'esecutivo, ecco perché dovremo vedere quale sarà l'assetto definitivo.
  Ciò richiama le due domande successive sulla legge elettorale. Ribadisco che sarebbe prematuro in questa fase che il Governo presentasse la propria proposta sulla legge elettorale che dovrà essere discussa in Parlamento e che probabilmente potrebbe essere d'iniziativa parlamentare. Sarà possibile discuterne in Parlamento, dopo l'entrata in vigore della riforma costituzionale, quindi dopo la sua approvazione all'esito dell'intero procedimento previsto dall'articolo 138 della Costituzione.
  La definizione della legge elettorale per il Senato non sarà semplice, perché essa dovrà tenere conto dell'esigenza di armonizzazione con le leggi regionali in base alle quali si eleggono i Consigli regionali. Esse, per quanto debbano rispettare i criteri individuati a livello statale, presentano significative differenze tali da comportare uno sforzo aggiuntivo nell'individuare la disciplina elettorale per il Senato, perché dovremo tener conto anche delle diverse scelte effettuate dai sistemi elettorali regionali.
  Se non ricordo male, alcune leggi regionali, ma non tutte, ad esempio, prevedono espressamente l'ingresso di diritto del miglior perdente. Questo è uno dei temi su cui dovremo fare un ragionamento alla luce del quadro complessivo. È importante Pag. 8essere consapevoli del fatto che le scelte che saranno effettuate a livello nazionale, ai fini dell'elezione del Senato, costituiranno poi un indirizzo e un limite alle scelte regionali in merito ai propri sistemi elettorali.
  Le stesse considerazioni valgono per il tema delle preferenze, perché oggi la maggior parte delle leggi regionali prevede il sistema delle preferenze; altre Regioni come la Toscana, la nostra Regione, prevedono un sistema misto: quindi dovremo tener conto anche di questa differenziazione o della possibile differenziazione futura, cioè delle scelte effettuate dalle Regioni nella loro autonomia.
  È ovvio che la scelta se valorizzare o non valorizzare le preferenze deve essere l'oggetto di una discussione, che affronteremo in Parlamento quando discuteremo insieme la legge elettorale. Se la scelta definitiva delle Camere in merito alla composizione del Senato fosse stata quella della proposta iniziale del Governo, il tema delle preferenze sarebbe stato assorbito dal fatto che i Consigli regionali avrebbero scelto i rappresentanti in Senato, secondo un percorso di rappresentanza istituzionale, che avrebbe portato a rappresentare l'intera Regione (non sulla base della provincia, né della scelta dei cittadini).
  Avendo maturato il Parlamento, nelle varie fasi di esame, una valutazione diversa, che ha portato a valorizzare la scelta dei cittadini e quindi il loro contributo all'individuazione dei componenti del Senato, i Consigli regionali saranno molto più vincolati all'indicazione che verrà dai cittadini direttamente sui soggetti che dovranno andare svolgere il mandato in Senato. In conclusione, il lavoro che ci aspetta in Parlamento per la legge elettorale del Senato sarà abbastanza complesso da definire e articolare concretamente, perché sarà una legge elettorale sicuramente difficile da costruire anche da un punto di vista giuridico, ma sicuramente realizzabile, praticabile e fattibile.
  È bene che cominciamo quindi a interrogarci già da adesso sulle diverse soluzioni e possibilità che matureranno in Parlamento.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra Boschi per la relazione e per averci dato la possibilità di iniziare questa indagine conoscitiva che ha lo scopo di dare un contributo all'attuazione della nuova riforma costituzionale, soprattutto per la parte che riguarda i rapporti fra Stato e autonomie territoriali. Proseguiremo giovedì 21, sempre alle ore 8 con l'audizione del Ministro Alfano.
  Ringrazio ancora la Ministra Boschi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.35.