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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Mercoledì 8 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROBLEMATICHE CONCERNENTI L'ATTUAZIONE DEGLI STATUTI DELLE REGIONI AD AUTONOMIA SPECIALE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RUOLO DELLE COMMISSIONI PARITETICHE PREVISTE DAGLI STATUTI MEDESIMI

Audizione della Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 3 
Serracchiani Debora , Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ... 3 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 5 
Ribaudo Francesco (PD)  ... 5 
Kronbichler Florian (SEL)  ... 5 
Dalla Zuanna Gianpiero  ... 5 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 5 
Serracchiani Debora , Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ... 5 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 7

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANPIERO D'ALIA

  La seduta comincia alle 8.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione della Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle problematiche concernenti l'attuazione degli statuti delle regioni ad autonomia speciale, con particolare riferimento al ruolo delle Commissioni paritetiche previste dagli statuti medesimi, l'audizione della Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.
  La Presidente Serracchiani è accompagnata da Massimo Crociani, dell'Ufficio di Gabinetto della sede di Roma, e da Roberto Urizio dell'Ufficio stampa.
  Ringraziando gli intervenuti per la disponibilità dimostrata, do la parola alla Presidente Serracchiani per lo svolgimento della relazione.

  DEBORA SERRACCHIANI, Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Grazie, presidente. Credo che l'indagine conoscitiva abbia a oggetto i rapporti tra la regione a statuto speciale e la propria Commissione paritetica, anche nel suo funzionamento.
  La premessa di rito, che credo ormai sia nota ai membri della Commissione, è che stiamo parlando naturalmente di specialità che sono molto diverse: nella loro nascita, nella loro attuazione e nelle conseguenze ed applicazioni della specialità stessa.
  La Regione Friuli Venezia Giulia è una regione che è riuscita, seppure è arrivata sostanzialmente tra le ultime, a utilizzare la propria specialità al meglio, anche nei rapporti con la propria Commissione paritetica. Infatti, se mi chiedete come funziona, io non me ne lamento, anzi credo che sia stato uno strumento assolutamente ben utilizzato, quanto mai utile e che molto spesso è riuscito a sciogliere dei nodi che potevano essere sorti tra Governo e regione, soprattutto nell'interpretazione della riforma del Titolo V, dal 2001 in poi, in particolare per quanto riguarda la potestà concorrente.
  La Commissione paritetica della regione Friuli Venezia Giulia agisce sulla base di una sorta di prassi ormai consolidata, per cui c’è anche uno stretto rapporto con il Consiglio regionale. In particolare, i membri di nomina del Consiglio regionale hanno un costante rapporto di comunicazione, anche solo consultiva, con il Consiglio regionale, da cui ricevono le linee di indirizzo, che vengono date appunto al momento della costituzione della Commissione paritetica e poi rinnovate di anno in anno, anche in base a quelli che sono gli impegni della Commissione paritetica stessa. Noi non solo utilizziamo la Commissione, ma abbiamo ottenuto anche dei buoni risultati in questi anni per quanto riguarda le norme di attuazione.Pag. 4
  Cos’è «che non va» ? Il fatto che, pur essendo prevista una serie di norme di attuazione che avrebbero dovuto specificare la natura anche di alcune norme dello statuto speciale, in realtà queste norme di attuazione non sono mai state approvate e non sono mai andate nella fase concreta di attuazione. Questo è forse il limite più grande, perché molte delle cose che in qualche modo sarebbero consentite a questo tipo di specialità oggettivamente in questo momento non sono praticamente utilizzabili, semplicemente perché mancano le norme di attuazione.
  In questo senso, devo dire che il lavoro fatto negli anni ha comunque permesso di portare a compimento una parte delle norme di attuazione. Anche recentemente il Governo ha approvato le norme legate alla cosiddetta fiscalità di vantaggio; norme interessanti, ma ora ovviamente bisogna lavorare anche per dare loro del contenuto, però stiamo andando anche qui nella direzione giusta.
  La Commissione paritetica ha per lo più funzioni consultive, per cui in qualche modo viene attivata sia nella fase precedente a eventuali problematiche sia, in alcuni casi, nella fase «patologica», intendendo i momenti di crisi nei rapporti tra Stato e regione. Però il funzionamento è assolutamente proattivo.
  Posso aggiungere che condivido i criteri con cui viene scelta la Commissione paritetica, perché rappresentativa sia dal lato regione sia dalla parte ministeriale. Credo oggettivamente, però, che il funzionamento dipenda molto anche dall'iniziativa legislativa regionale: laddove la Commissione paritetica funziona poco è anche perché spesso non ha uno stimolo da parte della regione rispetto ad alcune iniziative legislative.
  Ciò posto, per descrivere quello che è il mondo oggi, di fronte alla riforma costituzionale del Senato e del Titolo V va da sé, a mio avviso, che anche questi strumenti debbano essere in qualche modo riadattati e possano anche essere utilizzati ancora una volta come strumenti migliorativi della specialità, nel mio caso del Friuli Venezia Giulia.
  Questo significa che al momento attuale la riforma del Titolo V non si applica alle regioni a statuto speciale, ma, posto che i rapporti verranno disciplinati – come già sono, ma questo viene previsto in modo rafforzato – con il regime pattizio, molto probabilmente dobbiamo – e questo deve riguardare tutte e cinque le specialità – trovare il modo per declinare qual è la natura, la forma e il metodo per arrivare alla definizione del regime pattizio.
  In questo senso, devo dire che è iniziato un lavoro sotto la guida del Sottosegretario Bressa, che ha convocato tutte le regioni a statuto speciale per iniziare a ragionare con noi su due fronti: da un lato, la declinazione della natura, forma e metodo del cosiddetto «regime pattizio» e, dall'altro, la riforma della disciplina delle norme di attuazione, per renderle più flessibili, più utilizzabili, e se volete anche più utili, rispetto ai rapporti Stato-regione.
  Credo onestamente che sia un'ottima occasione. Questa opportunità è stata colta positivamente dalle regioni e dalle province autonome. Mi auguro che alla fine di questo lavoro si possa anche apportare il nostro pezzo di riforma, non solo del Titolo V e della Costituzione, ma anche dei rapporti tra le regioni a statuto speciale e il Governo, al fine di non far sì che la specialità venga interpretata anche ora come una sorta di appiattimento, in base alla logica che tutto quello che accade in giro per l'Italia «non mi riguarda».
  Non può essere questo, evidentemente, il modo con cui si interpreta la specialità, né è probabilmente opportuno per chi è regione a statuto speciale. Viceversa, la specialità può essere lo strumento per declinare in modo ancora più efficace e in alcuni casi ancora più convinto la possibilità di intervenire su alcune materie, rendendosi indispensabili per lo Stato.
  Io interpreto la specialità in questo modo, come responsabilità e buona amministrazione che diventa quindi indispensabile per il Governo. Noi gestiamo in Pag. 5modo autonomo e totalmente a carico del bilancio regionale la sanità del Friuli Venezia Giulia: stiamo parlando di circa 2 miliardi e 300 milioni di euro. Se non lo faccio io lo deve fare il Governo. Vuol dire che bisogna aumentare di 2 miliardi 300 milioni, a spanne, il fondo nazionale, al quale noi non accediamo. Se, però, quello strumento della specialità viene utilizzato bene, se il servizio sanitario regionale viene utilizzato bene e, di conseguenza, è utile non soltanto per i cittadini ma anche per il bilancio dello Stato, credo che la specialità abbia fatto fino in fondo il proprio mestiere.
  Bisogna anche un po’ capirsi su quello che si intende come interpretazione della specialità, declinandola anche rispetto a quello che, in questo momento, è a mio avviso il termine «specialità».
  Sono a disposizione per rispondere a eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCESCO RIBAUDO. In tutte le audizioni è venuto fuori, da parte di tutti i presidenti delle regioni, che il problema più concreto che si pone nell'attuazione dello statuto, riguarda la funzionalità delle Commissioni paritetiche. Il presidente Serracchiani afferma che da lei funziona meglio. Del resto, so che rispetto alle altre regioni voi avete attuato di più le delibere della Commissione paritetica.
  È emerso un problema serio, per cui, se dobbiamo andare avanti con questa procedura pattizia e con la Commissione paritetica, dobbiamo stabilire metodi e termini anche più stringenti rispetto alle delibere e alle iniziative che si assumono.
  Non so se voi avete un regolamento particolare, ma certamente avete avuto un rapporto particolare con lo Stato, dal momento che vi ascoltano di più. Noi abbiamo regioni che sono molto indietro, la Sicilia in particolare, laddove tantissime questioni sono rimaste in aria.
  Penso che, da questo punto di vista, nella fase di attuazione del Titolo V, questo regime, che riguarda soprattutto le Commissioni paritetiche, debba essere rivisto e organizzato meglio.
  Voglio chiedere alla Presidente Serracchiani – ma mi pare che abbia già risposto nella relazione – se a suo parere sia il caso di modificare la composizione della Commissione paritetica e, visto che si tratta di Commissioni tutto sommato tecniche, se sia necessario inglobare anche componenti politiche, al fine di dare la spinta in avanti rispetto alle scelte che si fanno.

  FLORIAN KRONBICHLER. Signora Presidente, lei ha parlato di questo buon rapporto soprattutto dei rappresentanti regionali della Commissione paritetica con il Consiglio regionale. Questo rapporto stretto e organico, così almeno ho capito, si basa solo sulla prassi o è istituzionalizzato ?

  GIANPIERO DALLA ZUANNA. Presidente Serracchiani, mi permetto di andare un pochino fuori tema, approfittando dell'occasione di averla in audizione.
  A proposito della norma che abbiamo approvato ieri al Senato sul cambiamento dello statuto con riferimento alle province, vorrei capire se, secondo lei, questo modello che abbiamo permesso per il Friuli Venezia Giulia può essere esteso anche al resto dell'Italia.

  PRESIDENTE. Do la parola alla Presidente Serracchiani per la replica.

  DEBORA SERRACCHIANI, Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Voglio precisare che i buoni rapporti non nascono con il mio insediamento. Buoni rapporti ci sono stati da sempre, in qualche modo, perché è stata data probabilmente giusta centralità alla Commissione paritetica, individuandola come uno strumento istituzionale che si pone a metà tra Giunta regionale, Consiglio regionale, e tutti e tre questi organismi nei confronti del Governo. Questo non significa che ha funzionato così ovunque, evidentemente, o sempre. Ci sono stati dei momenti storici anche di Pag. 6alti e bassi rispetto alla nostra Commissione paritetica.
  Regolamentare lo strumento pattizio adesso – poiché c’è l'occasione e c’è probabilmente anche la necessità, viste le modifiche costituzionali a cui andiamo incontro – credo non solo che sia opportuno, ma potrebbe aiutare quelle regioni a statuto speciale nelle quali oggettivamente il lavoro della Commissione paritetica è andato un po’ a rilento. Anche perché, finora in qualche modo noi ci siamo mossi attraverso clausole di salvaguardia.
  Se la guardiamo dal punto di vista di un approccio positivo e non negativo – cioè non in difesa, ma «all'attacco» – più che pensare a clausole di salvaguardia che proteggano la specialità ogni qual volta c’è un ragionamento da fare con il Governo, forse guardarla positivamente dal punto di vista del regime pattizio è molto più costruttivo, molto più utile e probabilmente anche più opportuno, proprio perché la regione esercita attivamente la propria specialità e quindi ha bisogno di avere oggettivamente un rapporto costante di sistema con il Governo.
  Come ho già detto all'inizio, sono assolutamente convinta che il lavoro che sta facendo il Sottosegretario Bressa vada nella direzione giusta e debba essere anche appoggiato.
  Alla domanda dell'onorevole Kronbichler rispondo che questo rapporto in parte è prassi e in parte è regolamentare. Il regolamento del Consiglio regionale prevede l'audizione dei membri regionali della Commissione, così come prevede che il Consiglio regionale dia le linee di indirizzo. Dopodiché si è innestata, negli anni, la buona prassi di ascoltare i membri del lato regionale quando vi sono delle decisioni fondamentali o delle iniziative che vengono intraprese dalla Commissione paritetica. Tutti i testi che la Commissione paritetica tratta vengono per prassi visionati prima dalla Giunta regionale.
  Quindi, c’è questa capacità di lavorare insieme che si è rivelata estremamente utile. In questo momento, ad esempio, stiamo trattando la disciplina dei controlli della Corte dei conti, che sta cambiando sui livelli regionali. In qualche modo il Friuli Venezia Giulia, anche utilizzando le proprie norme di attuazione, aveva già adattato tale disciplina a quello che viene chiesto adesso: noi abbiamo un controllo in più che adesso la Corte dei conti sta cercando di estendere a tutte le regioni ordinarie e speciali.
  La discussione adesso – per farla breve – è se tenere due controlli oppure regolamentare in modo diverso e più snello i rapporti con la Corte dei conti. Si tratta anche di temi oggettivamente di grande interesse, che travalicano le questioni puramente di natura speciale.
  Quello di ieri è stato un passaggio molto importante, di cui ringrazio i senatori, perché penso che sia stata colta l'iniziativa che c’è dietro quella proposta. Noi abbiamo chiesto di eliminare il termine «province» dallo statuto della regione Friuli Venezia Giulia. Questo significa che arriviamo al superamento delle province con questo coordinamento: da una parte, chiediamo al Parlamento di darci la possibilità, ovviamente attraverso lo strumento rinforzato della legge di natura costituzionale, di eliminare il termine «province» dallo statuto e, nel frattempo, a livello regionale abbiamo approvato una legge di riforma degli enti territoriali che già prevede il superamento delle province, con la riassegnazione delle competenze alla regione e ai comuni, che sono chiamati a mettersi insieme nelle cosiddette «unioni territoriali» in modo da esercitare insieme servizi, funzioni e competenze. Con legge regionale abbiamo declinato le unioni territoriali e ne abbiamo individuate diciotto. Devo dire che i comuni non sono contenti, nel senso che quanto sto raccontando oggettivamente sta creando qualche subbuglio.
  Alla fine praticamente avremo due istituzioni regionali: la regione e i comuni in forma associata. Quella legge regionale di riforma degli enti territoriali è una sorta di legge Delrio, che in questo momento ha permesso alla regione Friuli Venezia Giulia di essere l'unica regione in Italia che dal primo luglio gestisce come regione i centri per l'impiego e i dipendenti delle Pag. 7province sono già passati alla regione. Applicando quella legge regionale abbiamo fatto i piani di subentro, d'accordo con le province, e abbiamo quindi acquisito personale e competenze dei centri per l'impiego. Piano piano faremo così con tutte le competenze: strade provinciali, edilizia scolastica eccetera.
  Alla fine del percorso costituzionale, che ieri è arrivato a un buon punto, noi siamo già materialmente pronti a eliminare il termine «province» dallo statuto. Spero non ci ripensiate voi e non torniate indietro, perché a quel punto saremmo l'unica strana regione senza le province.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Presidente Serracchiani per la sua relazione e dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 8.30.