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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 37 di Mercoledì 18 gennaio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione di Wil van Gemert,
Vice Direttore di Europol.

Ravetto Laura , Presidente ... 3 
van Gemert Wil , Vice Direttore di Europol ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
van Gemert Wil , Vice Direttore di Europol ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
van Gemert Wil , Vice Direttore di Europol ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Mazzoni Riccardo  ... 8 
Arrigoni Paolo  ... 8 
Artini Massimo (Misto-AL-P)  ... 9 
van Gemert Wil , Vice Direttore di Europol ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Wil van Gemert,
Vice Direttore di Europol.

  PRESIDENTE. All'ordine del giorno abbiamo oggi l'audizione del Vice Direttore di Europol, Wil van Gemert. Come sapete, abbiamo già audito il direttore di Europol. Ringraziamo per la sua presenza il dottor van Gemert, specializzato nelle materie che stiamo discutendo, non soltanto relativamente all'indagine condotta come Comitato Schengen, ma per le materie di attualità nel nostro Paese. Chiederei quindi al Vice Direttore di fornirci una fotografia di quello che è oggi il ruolo di Europol nella lotta contro i trafficanti di migranti.
  In particolare, risulta al Comitato (agenzia ANSA del 7 gennaio 2017) che si sia recentemente conclusa un'indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, svolta sotto la supervisione di Europol e coordinata dalle procure di Berlino, Vienna e Bolzano. L'indagine ha condotto, in Italia, Austria e Germania, all'arresto di 11 persone e alla denuncia a piede libero di altri 12 soggetti, e al censimento di circa un centinaio di stranieri condotti illegalmente nel nord dell'Europa. Le chiediamo quindi se ci può riferire anche di questa operazione.
  Le chiederemmo di fornirci anche informazioni sulla proposta di rafforzamento dell'operatività dello Schengen Information System, perché il 21 dicembre 2016 la Commissione europea ha proposto una serie di misure, volte a rafforzare l'operatività dello Schengen Information System, lo strumento di condivisione delle informazioni maggiormente utilizzato alle frontiere dell'UE. I miglioramenti proposti dovrebbero aumentarne la capacità per contrastare il terrorismo e le attività criminali sovranazionali.
  Riguardo al nuovo regolamento che ha trasformato Europol in Agenzia dell'UE (l'11 maggio è stato approvato questo regolamento, il 794/2016 che modifica le competenze di Europol, trasformandola in Agenzia per la cooperazione nell'attività di contrasto), finalizzato anche a creare un potenziamento di Europol come hub per lo scambio di dati, vorremmo sapere a che punto sia lo scambio di informazioni, anche con riferimento al rafforzamento del Centro europeo antiterrorismo di Europol, all'attività svolta dall'Unità addetta alle segnalazioni su internet, la cosiddetta IRU (Internet Referral Unit), in relazione allo hate speech, quindi ai problemi della rete con il terrorismo, all'utilizzo del PNR (Passenger Name Record) da parte di Europol (c'è stato un dibattito affrontato anche dal Comitato), quindi a che punto siamo con la piattaforma per la tracciabilità dei Foreign Fighters.
  Le chiedo questo in particolare, Vice Direttore, perché in Italia ha suscitato perplessità la possibilità di circolazione recentemente avuta dal terrorista Amri all'interno dei Paesi aderenti a Schengen. Come presidente di Schengen difendo in ogni sede la libertà di circolazione all'interno dell'area Schengen, ne sono convinta, la considero un valore assoluto, però credo Pag. 4che Schengen vada attuato nella sua completezza anche nello scambio di informazioni e che, al contrario di quanto alcuni ritengono, Schengen possa aiutare nella lotta al terrorismo e anche nella tracciabilità degli spostamenti all'interno della nostra area.
  Il caso Amri ha visto il successo delle forze di polizia italiane, a cui va il nostro ringraziamento, ma nell'ambito di compiti che sono parsi effettivamente di routine, non nell'ambito di una cooperazione tra Stati nella tracciabilità dello spostamento del soggetto che aveva agito come terrorista. L'obiezione mossa dai commentatori in Italia è che Schengen serve alla libertà di circolazione dei cittadini aderenti e non dei terroristi, quindi le chiederemmo di aiutarci a capire in che modo è rafforzata la cooperazione di intelligence e se vi siano ambiti di miglioramento.
  L'ultima domanda ha una certa sensibilità e quindi ci aspettiamo un commento naturalmente nei limiti delle sue competenze. C'è un altro dibattito in Italia, alcuni giornali non solo italiani (anche il Financial Times) hanno parlato di come alcune ONG (Organizzazioni non governative) – la notizia va verificata, chiediamo a lei e a tutti gli interlocutori se sia realistico quanto è stato prospettato – da quanto rilevato da uno dei rapporti provenienti dal Nord Africa, avrebbero dato indicazioni prima della partenza dei migranti sulla direzione precisa da seguire per raggiungere le imbarcazioni.
  Queste accuse sono fondate, esiste effettivamente questo scambio di informazioni tra ONG e trafficanti di esseri umani? Questo è al vaglio di Europol o comunque lei ha dei commenti su questo?
  Cedo quindi la parola al Vice Direttore di Europol, Wil van Gemert.

  WIL VAN GEMERT, Vice Direttore di Europol. Signore e signori, onorevoli parlamentari, presidente, è un onore per me essere qui con voi oggi, rivolgermi a questo Comitato e poter dare il mio contributo alla vostra inchiesta sulla gestione dei fenomeni migratori. Come è stato detto dal nostro direttore di Europol lo scorso mese di maggio, Europol ha continuato a sostenere gli Stati membri nel loro impegno nella loro azione di contrasto alle minacce per la sicurezza che sono in evoluzione. Gli eventi più recenti confermano che migrazione e terrorismo rappresentano ancora le più impegnative minacce per la nostra sicurezza. L'Unione europea ha posto in essere una forte risposta politica, aggiornando gli strumenti esistenti e adottando una nuova normativa che consentirà agli Stati membri dell'Unione europea di affrontare meglio la situazione, soprattutto in relazione all'Unione per la sicurezza. Al riguardo, considerato che sono trascorsi alcuni mesi dall'ultimo incontro con un rappresentante di Europol, vi aggiorno sul rafforzamento delle responsabilità che sono state attribuite ad Europol e sulle attività di collaborazione con gli Stati membri nella lotta alla criminalità transfrontaliera.
  Sapete già qual è il ruolo di Europol. Vorrei fornirvi qualche cifra in generale sulle nostre attività: come sapete non disponiamo di poteri coercitivi, ma forniamo assistenza alle indagini condotte a livello nazionale. Lo facciamo concentrando il nostro lavoro su più di 500 casi ad alta priorità e creando ogni anno più di 5.000 collegamenti con indagini in corso; forniamo anche supporto diretto a indagini in corso. Per quanto riguarda le attività che sono sotto la mia responsabilità, ora operiamo da tre centri diversi, che sono il Centro europeo per la lotta alla criminalità informatica, il Centro europeo antiterrorismo, il Centro europeo per la lotta contro le forme gravi di criminalità organizzata, del quale fa parte anche il Centro europeo per la lotta ai trafficanti di migranti. Forniamo informazioni agli Stati membri ventiquattr'ore su ventiquattro e partecipiamo direttamente alle attività investigative. Per quanto riguarda le attuali tendenze del traffico di migranti, sicuramente c'è stata una veloce evoluzione del panorama criminale, in quanto si è rilevato che la criminalità organizzata ha iniziato a offrire i propri servizi per i flussi di migranti.
  L'analisi di circa 1.500 interviste a migranti ha dimostrato che più del 90 per cento di essi ha dichiarato di essere stato assistito da gruppi della criminalità organizzata, che hanno facilitato il loro viaggio Pag. 5verso l'Unione Europea. Abbiamo calcolato che le reti criminali hanno registrato soltanto nel 2015 un fatturato tra i 3 e i 6 miliardi di dollari, il che ha reso questo settore il mercato criminale in maggior crescita in Europa. Il modello economico utilizzato è quello del Crime as a service, attività criminale come servizio, che è adottato dai gruppi della criminalità organizzata che facilitano l'immigrazione illegale fornendo mezzi di trasporto, passaporti e mezzi per il trasferimento di denaro. Vengono create strutture economiche legali sotto forma, per esempio, di agenzie di viaggi. I migranti sono contattati attraverso i social media. Esiste un'infrastruttura criminale ampia e molto ben organizzata, che è attiva nella distribuzione secondaria dei migranti dai Paesi di confine al resto dell'Unione europea. Diversi attori della criminalità organizzata operano nelle varie fasi del viaggio e forniscono attività di mediazione, reclutamento, contrabbando, traffico e riciclaggio di denaro. In questo ambito esiste, quindi, una divisione del lavoro.
  I migranti sono vulnerabili e vengono sfruttati nel settore della manodopera illegale, della prostituzione e della distribuzione di droga. Abbiamo riscontrato anche che i gruppi della criminalità organizzata sono policriminali, vale a dire non si concentrano solo sulle sostanze stupefacenti ma si rivolgono anche al mercato dell'immigrazione, per il quale utilizzano le infrastrutture che hanno già realizzato: come saprete tutti, la rotta del Mediterraneo centrale è uno dei canali di viaggio più utilizzati verso l'Europa. Il nostro Centro per la lotta al traffico di migranti ha individuato circa 250 località chiave per il contrabbando, di cui 170 nell'Unione europea, 80 fuori dall'Unione europea. Tutte queste informazioni sono nel rapporto congiunto Interpol-Europol, che è a disposizione anche su internet.
  Esiste la forte preoccupazione che ci siano legami tra l'immigrazione clandestina e il fenomeno dei combattenti stranieri, e anche per noi ciò rappresenta motivo di preoccupazione. Ci stiamo concentrando su possibili legami tra organizzazioni terroristiche e trafficanti, che potrebbero basarsi sull'uso delle rotte dell'immigrazione da parte delle organizzazioni terroristiche come fonte di finanziamento attraverso le attività di trasporto dei migranti. Abbiamo registrato connessioni tra questi due settori, anche in relazione al fatto che i documenti contraffatti di cui spesso i migranti fanno uso provengono da fonti criminali. Alla luce di ciò, monitoriamo da vicino le connessioni esistenti tra terrorismo e migrazione.
  Qual è la risposta di Europol? Noi cerchiamo di svolgere un ruolo primario nel quadro della più ampia risposta europea. Ecco perché abbiamo creato il Centro europeo per la lotta al traffico di migranti, nell'ambito della nostra attività di contrasto alle forme gravi di criminalità organizzata, che si basa sui risultati già ottenuti da precedenti attività di collaborazione, anche con l'Italia, nell'ambito della Squadra operativa congiunta MARE. Dalla creazione del Centro per la lotta al traffico di migranti abbiamo rafforzato le capacità analitiche, impiegando un maggior numero di analisti per questo lavoro. Per darvi un'idea, ogni mese prepariamo più di venti analisi operative per gli Stati membri impegnati in indagini. Si registra un forte aumento del flusso di informazioni, pari a circa 1.000 messaggi al mese. Al momento forniamo assistenza per 50 casi ad alto profilo e abbiamo un data base di oltre 50.000 sospetti che ci sono stati segnalati dagli Stati membri.
  In questo modo abbiamo maggiori possibilità di fornire assistenza agli Stati membri, non soltanto dalla nostra sede centrale all'Aja, ma anche sul posto, mettendo a disposizione direttamente sul campo, negli Stati membri, parte del nostro staff per fornire assistenza analitica e investigativa. Dispieghiamo delle squadre mobili a sostegno delle indagini già in corso nei vari Stati membri. Questo è importante soprattutto in relazione agli hotspot presenti in Grecia e in Italia, i due Paesi maggiormente interessati dal flusso migratorio. Al momento stiamo operando nel quadro del Forum UE sulla Governance di Internet (IGF), insieme ad altre agenzie dell'Unione europea, a Catania e in Grecia, dove abbiamo una Pag. 6presenza permanente per assicurare un corretto flusso di informazioni. A breve lanceremo il programma dei cosiddetti «ufficiali ospiti»: si tratta di ufficiali che noi inviamo dagli Stati membri negli hotspot in Italia per fornire assistenza alle autorità italiane nei cosiddetti «controlli di sicurezza secondari», come vengono definiti da Europol.
  Ciò significa anche che noi forniamo assistenza alle indagini in corso in modi diversi, ad esempio attraverso riunioni di esperti. Di recente ne abbiamo avuta una a Roma, lo scorso 3 novembre: insieme alle autorità italiane ci siamo concentrati sui gruppi della criminalità organizzata attivi sulla rotta del Mediterraneo centrale. Questo è un esempio della nostra attività di assistenza a favore degli Stati membri. Contiamo di inviare i nostri primi ufficiali ospiti in Italia entro la fine di questo mese. Come stiamo già facendo per la Grecia, qualora vi siano sospetti sulla provenienza e sul passato di un migrante, noi abbiamo la possibilità di verificare tutte le informazioni a disposizione presso Europol.

  PRESIDENTE. Quando fate queste analisi verificate anche eventuali contatti tra le organizzazioni criminali del traffico di migranti e potenziali organizzazioni criminali sul territorio? In particolare le risultano legami con le organizzazioni criminali sul territorio italiano?

  WIL VAN GEMERT, Vice Direttore di Europol. Questo è un punto molto importante. La forza dell'approccio europeo sta nella possibilità di svolgere un controllo incrociato tra le informazioni che riguardano l'immigrazione e quelle contenute nel nostro data base sulla criminalità organizzata. Abbiamo circa 30 milioni di dati a disposizione in questo data base sulla criminalità organizzata e, come ho cercato di sottolineare, rileviamo un legame crescente tra i flussi migratori e la criminalità organizzata. Quando riceviamo informazioni dagli Stati membri, cerchiamo di individuare eventuali connessioni tra la criminalità organizzata attiva nel settore della migrazione e la criminalità che opera nel settore del traffico di stupefacenti o in altri settori. Per quanto riguarda l'Italia e la collaborazione con le autorità italiane, al momento stiamo lavorando su sette casi ad alto profilo e stiamo confrontando le informazioni che ci sono giunte dalle autorità italiane e i dati a disposizione a livello europeo.
  In merito alla migrazione, un punto importante riguarda le relazioni esterne di Europol, che al momento ha in piedi 35 accordi di cooperazione con organizzazioni internazionali e Paesi terzi. Il nuovo regolamento di Europol, citato dalla presidente, entrerà in vigore il prossimo 1° maggio e offrirà alla Commissione nuove possibilità di cooperazione con Paesi terzi. Al momento abbiamo identificato nella regione MENA (Middle East and North Africa) l'area più importante per la futura cooperazione con Europol nei settori della migrazione e del terrorismo. In questo senso riconosciamo l'importanza dell'approccio europeo sulla migrazione, che è quanto mai necessario. Per parte nostra cercheremo di dare il nostro contributo nella speranza che anche in questo ambito si registri un rafforzamento dello scambio di informazioni.
  A proposito della nostra attività di contrasto al terrorismo, risale a un anno fa la creazione del Centro Europeo di lotta al terrorismo, che si propone innanzitutto di essere il centro operativo di informazioni sul terrorismo per l'Unione europea, di fornire un sostegno diretto alle indagini in corso nei vari Stati membri, di analizzare l'utilizzo dei media da parte dei terroristi in collaborazione con il nostro Internet Referral Unit e fornire un approccio e un sostegno strategici. Si è registrato un aumento del flusso di informazioni sui combattenti stranieri: il nostro data base al momento contiene dati relativi a 38.000 persone che hanno legami con attività terroristiche; 4.000 di esse sono sospetti combattenti stranieri provenienti dall'Unione europea.
  Inoltre cerchiamo di costituire quelle che chiamiamo «squadre di collegamento congiunte» con gli Stati membri per dare un sostegno diretto allo svolgimento delle indagini utilizzando le informazioni disponibili Pag. 7 a livello europeo. Forniamo sostegno diretto alle indagini in corso, come è accaduto dopo gli attacchi di Bruxelles e di Parigi; abbiamo inviato alcuni nostri ufficiali anche a Milano e a Berlino per fornire assistenza nella conduzione di alcune indagini negli Stati membri. Effettuiamo un controllo incrociato di tutte le informazioni che riceviamo o raccogliamo noi stessi. Si tratta di un processo in via di rafforzamento e di ulteriore sviluppo; sappiamo che abbiamo ancora tanto da lavorare.
  Per quanto riguarda l'attività del nostro ufficio per il monitoraggio di Internet, l'Internet Referral Unit, anch'esso creato un anno fa, il suo obiettivo è quello di individuare contenuti inappropriati su internet. Una volta individuati, li segnaliamo ai provider, fornitori di servizi internet; abbiamo effettuato circa 20.000 segnalazioni ai provider, il 90 per cento delle quali si riferisce a contenuti che sono stati rimossi. I contenuti che segnaliamo riguardano non solo le piattaforme più note, come Facebook e Twitter, ma anche altre, per un totale di oltre settanta piattaforme di contenuto diverso, e il nostro obiettivo è garantire che gli stessi provider cancellino i contenuti da noi segnalati. Sul piano operativo riteniamo fondamentale avere anche una visione dettagliata dell'utilizzo dei social media da parte di organizzazioni terroristiche come ISIS. Cerchiamo di individuare le piattaforme sulle quali le organizzazioni operano, i loro profili informatici, che forniscono indicazioni sui legami con altre persone e, in collaborazione con le autorità che si occupano delle indagini finanziarie, riteniamo estremamente importante incrociare le informazioni per rispondere meglio alla minaccia terroristica. Forniamo un background tecnico agli Stati membri, informandoli su come vengono utilizzati i social media, redigiamo circa un centinaio di rapporti operativi su singole persone, su organizzazioni o su gruppi della criminalità organizzata attivi su internet, indicando l'uso che essi fanno dei profili sui social media e in questo modo forniamo un'assistenza diretta agli Stati membri.
  Per quanto riguarda i rapporti di collaborazione, sottolineo che l'Italia rappresenta un partner molto importante per Europol; abbiamo sempre avuto ottimi rapporti di collaborazione con le autorità italiane, in quanto l'Italia svolge un ruolo di primo piano nelle attività di gestione dei flussi migratori illegali. L'Italia è anche alla guida del gruppo strategico che ci ha consentito di individuare persone attive nel settore della migrazione illegale e, come ha detto la presidente, collaboriamo con l'Italia in attività concrete come l'operazione Mogadiscio, svoltasi nello scorso mese di dicembre, grazie alla quale in collaborazione con le autorità italiane abbiamo individuato un gruppo della criminalità organizzata che stava facilitando la partenza verso l'Unione europea di oltre 5.000 cittadini somali. Quindi, anche alla luce del prossimo invio di ufficiali-ospiti, vantiamo relazioni eccellenti con le autorità italiane.
  Per quanto riguarda le attività legate all'informazione, una questione importante all'attenzione del Parlamento europeo è l’«interoperabilità», cioè poter accedere a tutti i sistemi di informazione che abbiamo. La presidente ha citato il PNR, poi c'è il Sistema informativo di Schengen, il SIS. È fondamentale continuare a lavorare affinché Europol e gli Stati membri possano avere libero accesso alle informazioni. Questi sistemi sono stati creati tempo fa, quando la situazione era diversa, ma ora è necessario che le loro informazioni siano messe a disposizione degli Stati membri e di Europol. È molto importante che ciò avvenga, per rendere l'Europa più sicura. Per Europol questo significa migliorare le proprie capacità: effettuiamo controlli incrociati tra le informazioni dei nostri data base, quelli del sistema informativo di Schengen e di altri sistemi; con l'aiuto degli Stati membri speriamo di poter realizzare la cosiddetta Unità di informazione sui passeggeri, affinché nel futuro possiamo acquisire i dati del PNR e confrontarli con quelli a disposizione di Europol.
  Per rispondere alla domanda della presidente sull'Area Schengen, dopo l'introduzione del principio della libera circolazione delle persone sono state poste in essere alcune salvaguardie. Una di queste è il Sistema di informazione di Schengen, lo Pag. 8Schengen Information System, che consente agli Stati membri di verificare informazioni che in passato non erano a disposizione. Questo offre nuove possibilità agli Stati membri, anche quella di effettuare controlli efficaci ai propri confini. Ritengo fondamentale che ci sia un continuo flusso di informazioni e rafforzare l'interoperabilità serve sicuramente a migliorare i controlli delle persone che entrano nei diversi Paesi.

  PRESIDENTE. Secondo lei, quindi, che cosa è accaduto nel caso di Amri?

  WIL VAN GEMERT, Vice Direttore di Europol. Era necessario identificare il colpevole dei fatti che erano accaduti e a un certo punto si è appurato che si trattava di Amri. Tuttavia, all'inizio non è stato possibile arrivare all'identificazione della persona, perché c'erano all'interno del sistema diverse identità registrate. Questo non deve essere possibile: non si può essere all'interno del Sistema con più di una identità. Quindi c'è senz'altro spazio per un miglioramento. Di sicuro il vantaggio del Sistema Informativo di Schengen è che tutti gli Stati membri possono controllare le informazioni contenute al suo interno. Occorre ancora potenziare l'interoperabilità, vale a dire il passaggio di informazioni tra i vari sistemi, ma anche il loro uso corretto.
  Per quanto riguarda la domanda sulla migrazione e su possibili collusioni delle ONG, so che i media hanno riferito notizie del genere. Come ho detto, i gruppi della criminalità organizzata puntano ad aumentare la propria influenza e per far ciò utilizzano tutte le persone possibili, ma non so se lo abbiano fatto anche con le ONG. Non posso fare commenti su indagini ancora in corso, ma è sottile la differenza tra l'assistenza fornita alle persone e il possibile uso che di esse possono fare i gruppi della criminalità organizzata. Sarebbe quindi ipotizzabile che abbiano tentato di operare attraverso alcune ONG, ma non dispongo di informazioni concrete al riguardo.
  In conclusione, la crisi migratoria e la minaccia terroristica rappresentano un fenomeno molto complesso, che deve essere affrontato da diverse prospettive. Come ho già detto, è importante l'interoperabilità, che deve essere migliorata; tutti i sistemi devono essere interconnessi e tutte le informazioni devono essere disponibili a livello europeo. Bisogna sicuramente aumentare il flusso di informazioni verso il livello europeo, e occorre un rafforzamento delle attività di cooperazione tra le forze di polizia coinvolte in attività di indagine. È importante anche tener conto del ruolo della comunità dell’intelligence, per cui occorre rafforzare i rapporti di collaborazione tra le agenzie di polizia e la comunità di intelligence a livello europeo. Si stanno compiendo i primi passi in questa direzione, ma occorrerà rafforzare questo punto nel futuro.
  Ringrazio la Camera dei deputati per avermi invitato e rimango a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Il primo intervento è del senatore Mazzoni di AL-A.

  RICCARDO MAZZONI. Grazie, direttore, mi ha colpito l'affermazione molto tranchant con cui ha esordito dicendo che migrazione e terrorismo sono le principali minacce alla nostra sicurezza. È opinione diffusa che immigrazione e terrorismo siano fenomeni che vanno tenuti rigorosamente separati, quindi le chiedo se secondo lei diminuire i flussi migratori significhi diminuire anche il rischio di infiltrazioni terroristiche. Avete prove che Daesh si stia finanziando anche attraverso i flussi migratori?
  Volevo conoscere inoltre il quadro dei minori stranieri non accompagnati che arrivano in Europa. Dalle ultime statistiche risulta che ne scompare uno ogni due minuti e che nel 2015 il numero degli arrivi è raddoppiato. Anche dal punto di vista della futura integrazione che rischi comporta e cosa si può fare per diminuirli?

  PAOLO ARRIGONI. Buongiorno, direttore, anch'io volevo fare la stessa domanda posta dal collega Mazzoni perché, oltre a quanto detto in esordio, ovvero che immigrazione Pag. 9 e terrorismo rappresentano le maggiori minacce per la nostra sicurezza, durante il suo intervento ha detto che state verificando eventuali legami tra rotte dei clandestini e terrorismo. Le pongo quindi una domanda secca: il terrorismo sfrutta il traffico dei clandestini o, come si vuole dire nelle ultime ore in Italia, dei sedicenti profughi, per il finanziamento dell'organizzazione terroristica o anche per infiltrare soggetti appartenenti al terrorismo nelle rotte?
  Lei ha detto che queste organizzazioni criminali erogano servizi garantendo passaporti falsi, trasporto e trasferimento di denaro. Lei ritiene che i servizi di money transfer in Italia presentino palesi criticità in ordine a una mancanza di tracciabilità del denaro trasferito?
  L'ultima domanda riguarda la rotta dei Balcani. La UE lo scorso anno ha siglato un accordo con la Turchia per interrompere la rotta dei Balcani, ma dirigenti del Ministero dell'interno ci hanno rivelato che la rotta dei Balcani non è assolutamente interrotta, bensì è operativa con particolare riferimento a afgani e pachistani, tanto che in Italia abbiamo dati inconfutabili perché le richieste di asilo, soprattutto di pachistani, superano enormemente i dati degli sbarchi, quindi alcuni pachistani entrano via terra attraverso la Slovenia e l'Austria. Siete a conoscenza di questo fenomeno, l'avete verificato, quali sono le cause, c'è un'inefficacia dei controlli in ordine all'attuazione di questo accordo tra UE e Turchia?

  MASSIMO ARTINI. Grazie, direttore, io le volevo fare un appunto sull'ultima parte del suo intervento sulla collaborazione tra l’intelligence e le forze di polizia. Da varie parti è nata l'esigenza di creare, per rendere più efficiente questo rapporto, gruppi di Paesi con caratteristiche paritetiche a livello di intelligence. Il problema infatti è che spesso le agenzie di intelligence e di informazioni per la sicurezza nei vari Paesi possono non avere lo stesso livello di qualità o di capacità. Lei ritiene che questa possa essere implementata? Penso a un gruppo di Paesi ristretto, che possa fare linee guida, direttive, normative specifiche per facilitare questo scambio di informazioni che, dovendo mantenere, come credo sia giusto, una libertà di circolazione, deve essere controbilanciata da un'attività di intelligence molto capace, efficiente ed efficace. Grazie.

  WIL VAN GEMERT, Vice Direttore di Europol. Sulla domanda relativa alla riduzione dei flussi migratori, quello che ho cercato di spiegare è che la minaccia proviene da migrazione, terrorismo e criminalità organizzata. Dopo i fatti di Parigi c'è stata la prova che ISIS aveva utilizzato i flussi migratori, ma si tratta di casi numericamente molto limitati. Non sono sicuro che riducendo i flussi migratori si riducano i rischi. È importante sottolineare la necessità che all'arrivo dei migranti nell'UE ci sia l'identificazione di coloro che potrebbero essere membri dell'ISIS.
  Per quanto riguarda le prove che ISIS utilizzi i flussi migratori per finanziare le proprie attività, so che ci sono notizie su questo, ma è difficile stabilire la veridicità di queste notizie, perché questo accade in Paesi come la Libia, dove per la polizia è impossibile operare. Dal punto di vista professionale riteniamo che esista il rischio che i flussi siano usati come fonte per il finanziamento di attività terroristiche.
  Europol ha più volte ammonito in merito ai rischi corsi dai minori non accompagnati. Ciò non significa che tutti i minori che non risultano visibili alle autorità di polizia siano nelle mani dei gruppi della criminalità organizzata. In ogni caso riteniamo che vi siano rischi per loro, in quanto i minori rappresentano sicuramente un gruppo a rischio e sono soggetti allo sfruttamento da parte dei gruppi della criminalità organizzata per abusi sessuali, come manodopera illegale o per attività di borseggio. Quindi è importante tenere sotto controllo la situazione di questo gruppo, che è il più vulnerabile nel quadro dei flussi migratori.
  Nello scorso mese di dicembre abbiamo pubblicato un rapporto sul modus operandi di ISIS ed è a disposizione, pubblicato su internet. Sicuramente è chiara l'intenzione di ISIS di reclutare ovunque possibili sostenitori e contattarli allo scopo di radicalizzarli. Pag. 10 ISIS punta a utilizzare anche i migranti, quelli di loro che sono più delusi o che si trovano in difficoltà, per trasformarli in soldati o comunque per infiltrare propri membri all'interno dei gruppi di migranti. Ogni episodio, ogni incidente relativo ai migranti ha un impatto sull'opinione pubblica e ogni evento può essere utilizzato da ISIS per destabilizzare i sistemi democratici dei Paesi europei, cercare di guadagnare sostegno attraverso internet e favorire anche l'organizzazione di attacchi come quelli verificatisi negli ultimi 6-7 mesi.
  Per quanto riguarda gli aspetti finanziari delle attività della criminalità organizzata, il punto di vista di Europol è che è fondamentale investire nelle indagini di tipo finanziario. Nelle prime ore successive agli attacchi di Parigi, le prime notizie pubblicate contenevano informazioni finanziarie su uno degli autori degli attacchi terroristici. Ecco perché cerchiamo sempre di ottenere informazioni da money transfer, non tanto per stabilire la quantità di denaro che una persona ha a disposizione, ma per avere un quadro chiaro della rete di legami con eventuali altri sospetti. Ecco perché sarebbe importante pensare anche per l'Europa a un meccanismo analogo al Programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi che esiste negli Stati Uniti. Da un punto di vista professionale, ritengo questo un punto molto importante.
  Per quanto riguarda la domanda sulla rotta dei Balcani e l'accordo con la Turchia, sicuramente dopo la conclusione dell'accordo si è registrato un calo nell'afflusso di migranti almeno verso la Grecia, dove si è passati da diverse migliaia di migranti al giorno a poche centinaia al mese. È chiaro però che la criminalità organizzata cerca e cercherà di trovare nuove strade e nuovi modi per poter operare. Non c'è stata lungo la rotta dei Balcani un'interruzione totale del flusso, ma sicuramente una riduzione di questo soprattutto dalla parte del continente più vicina alla rotta balcanica, quindi non appare strano che afgani e pachistani cerchino ancora di raggiungere l'Unione europea. Guardando la situazione da un punto di vista globale posso dire che l'accordo è servito comunque a ridurre notevolmente il flusso migratorio. Ritengo che l'attività delle forze di polizia non possa da sola risolvere il problema dell'immigrazione clandestina; le forze di polizia possono dare un contributo, attaccare le organizzazioni criminali, ma poi occorre una soluzione a tutto tondo proveniente anche da altri settori.
  Per quanto riguarda la collaborazione con i servizi di intelligence, sappiamo che all'interno dei vari Stati membri ci sono forme di collaborazione tra le forze di polizia e i servizi di intelligence, i cosiddetti «centri di fusione». Europol rappresenta a livello europeo il punto di raccordo per la collaborazione tra tutte le forze di polizia. Considero opportuno che ci siano centri di fusione anche tra i servizi di intelligence dei vari Paesi; tali servizi dovrebbero lavorare insieme anche a livello europeo ed è vero che le sensibilità in merito all'importanza dell’intelligence variano da Paese a Paese. Quello che è importante però è che a un certo punto si crei un raccordo tra le informazioni a disposizione delle forze di polizie e quelle a disposizione dei servizi di intelligence. Per quanto sappiamo, esistono numerose informazioni sulla provenienza e sul passato dei terroristi: nel caso di Bruxelles e di Parigi 8 su 10 dei terroristi arrestati avevano legami con la criminalità organizzata, quindi è opportuno raccogliere le informazioni e metterle a disposizione. Esistono differenze tra forze di polizia e servizi di intelligence, ma se creiamo centri di collaborazione a livello multinazionale, si possono sviluppare forme di collaborazione tra i due fronti nel pieno rispetto delle diverse competenze e responsabilità. L'ultima buona notizia è che anche i Capi di Stato dei Paesi membri hanno detto che verranno compiuti i primi passi per rafforzare i rapporti di collaborazione con le forze di intelligence, anche utilizzando il Centro antiterrorismo di Europol.

  PRESIDENTE. Colleghi, voglio ringraziare anche il dottor Edoardo Boggio Marzet, funzionario dell'Unità relazioni esterne istituzionali di Europol, che accompagna il Pag. 11dottor van Gemert, e l'interprete della Camera dei deputati.
  Vi ricordo che il 15 febbraio avremo il Ministro Minniti e comunico che l'Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia, Jill Morris, a seguito della sua audizione svolta il 16 novembre 2016, ha trasmesso al Comitato un documento contenente i dati statistici relativi all'asilo ed ai rimpatri nel Regno Unito nel periodo di riferimento giugno 2015-giugno 2016. Tale documento è pubblicato in allegato al resoconto della seduta citata.
  Nel ringraziare il nostro ospite, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.