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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 75 di Mercoledì 18 ottobre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NELLA PROSPETTIVA DI UNA RAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEL SISTEMA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE

Audizione del presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Massimo Miani.
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 
Miani Massimo , presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ... 3 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 8 
Pagano Alessandro , Presidente ... 8 
Zanetti Enrico (SC-ALA CLP-MAIE)  ... 9 
Miani Massimo , presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ... 10 
Bignami Laura  ... 10 
Miani Massimo , presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ... 10 
Pagano Alessandro , Presidente ... 11 
Miani Massimo , presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ... 11 
Pagano Alessandro , Presidente ... 11 

(La seduta termina alle 9.25). ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIACOMO ANTONIO PORTAS

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Massimo Miani.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Massimo Miani, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Sono presenti, inoltre, il vicepresidente, Davide Di Russo, il capo ufficio stampa, Mauro Parracino, e il ricercatore della Fondazione nazionale commercialisti, Pasquale Saggese, che ringrazio per la loro presenza.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nella prospettiva di una razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria. Potenzialità e criticità del sistema nel contrasto all'evasione fiscale.
  Do la parola al presidente Miani, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  MASSIMO MIANI, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Grazie, presidente. Ringrazio lei e tutta la Commissione per l'opportunità che ci date di essere auditi su alcuni temi molto importanti per la nostra professione, ma, ancor prima, per il nostro Paese.
  Prima di entrare nel merito dei quattro punti sui quali ci avete chiesto un contributo – peraltro, abbiamo consegnato una relazione dettagliata, che poi spero avrete modo di guardare e che cercherò di sintetizzare –, vorrei inquadrare qual è la situazione, in questo momento, dello sviluppo del fisco telematico in Italia e qual è stato il contributo della professione dei commercialisti negli ultimi vent'anni.
  Partirei da alcuni dati che probabilmente vi sono noti, ma che, secondo me, inquadrano bene l'evoluzione di questi vent'anni di sviluppo di fisco telematico. Nell'anno 2000 erano stati trasmessi all'Agenzia delle Entrate 45,6 milioni di documenti, tra dichiarazioni, modelli di versamenti, modelli di registrazione del contratto di locazione e altre comunicazioni. Nel 2016 questo dato passa a 177,2 milioni, con un incremento nel periodo in osservazione – sedici anni – del 288,57 per cento. Nel 2017, vediamo un ulteriore balzo in avanti notevole: al 7 ottobre scorso, i documenti erano già 156,4 milioni, un numero che, se lo rapportiamo a base annua, ci porta sopra i 200 milioni di documenti trasmessi. In questo trend di sviluppo, di cui poi analizzeremo i risultati prodotti effettivamente, sicuramente la nostra professione ha svolto un ruolo molto importante. Pag. 4
  Come spesso dico, siamo andati un po’ fuori da quelli che erano i nostri binari, perché non vi nascondo che aver dedicato così tante risorse ed energie a questa tipologia di attività ci ha portato un po’ fuori strada rispetto al nostro reale ambito professionale. Oggi scontiamo in maniera grave questa strategia del passato, che io ritengo sbagliata, perché sicuramente ci sono stati grandi benefici per il Paese, ma non per la nostra professione. Ce ne siamo resi conto da subito, da quando ci siamo insediati, nel febbraio di quest'anno, e avevamo una professione pronta a scendere in piazza, per la prima volta nella propria storia, e a scioperare. Era stata già fatta una manifestazione di protesta nel dicembre 2016 ed erano pronti, i sindacati della nostra categoria, a proclamare uno sciopero, ma abbiamo cercato e siamo riusciti a ottenere di sospendere questa forma di protesta, perché ritenevamo, e riteniamo ancora, che queste cose debbano essere risolte con le consultazioni e con i confronti. Abbiamo cercato di farlo in questi mesi di mandato.
  È ovvio che il fatto dello spesometro abbia generato nella nostra professione veramente il caos più totale e una protesta fortissima, che si manifesta attraverso il Consiglio nazionale ed è rivolta principalmente a chi ci governa, quindi all'Agenzia delle entrate, al Ministero dell'economia e delle finanze e al sistema Paese, e devo dire che è difficile per noi cercare, in questo momento, di spiegare e di tranquillizzare i nostri colleghi su questi fatti.
  Come stavo dicendo, la nostra professione ha contribuito molto. Lo dicono i numeri perché, nel 2016, per esempio, circa il 43 per cento di tutti i documenti trasmessi sono stati trasmessi dai commercialisti, quindi si tratta di un lavoro enorme, che vi confesso non porta assolutamente redditività nei nostri studi, anzi porta i costi che l'amministrazione finanziaria e che il Paese ha risparmiato in tutti questi anni. Riportiamo sempre nei nostri discorsi i dati OCSE che ci dicono chiaramente quanto si è ridotta la spesa del sistema pubblico per le funzioni fiscali, che, dal 2007 al 2011, è passata da 4.571 milioni a 2.270 milioni di euro, con una riduzione di più del 50 per cento. Diciamo sempre che questa riduzione del costo per il Paese, alla quale siamo felici di aver partecipato perché il nostro contributo è stato importante e siamo felici di averlo dato, ha portato, da un certo momento in poi, a un assorbimento di costi nell'ambito degli studi professionali.
  Da tempo, le imprese hanno determinato autonomamente la loro sopportazione del costo degli adempimenti fiscali e, di fatto, lo hanno forfettizzato a chi svolge le prestazioni, che, per il 50 per cento, è rappresentato da noi, quindi l'eccedenza dei costi nell'ambito degli studi per tutta la parte informatica, ma anche per tutta la parte del personale dipendente che svolge queste funzioni, è sopportata da noi, con un'attività che è chiaramente in perdita. Abbiamo fatto recentemente anche un'analisi, che abbiamo presentato alla nostra assemblea annuale, illustrando i dati che non vi ho riportato, perché non mi sembrava il caso. Quei dati mostrano chiaramente che questa è un'attività in perdita. Stiamo – ve lo dico sinceramente – definendo una strategia per il futuro, per cercare di cambiare e di ricollocare la professione in altri ambiti. Purtroppo, partiamo da una situazione molto difficile perché, in questi vent'anni, lo sviluppo dell'attività in quest'ambito ha portato a far sì che, oggi, circa l'80 per cento della professione sia incentrata principalmente su quest'ambito di attività. Nelle nostre strategie future, stiamo cercando, attraverso una programmazione diversa e attraverso l'esplorazione di attività diverse, di collocare la professione o, quantomeno una parte della professione, in altri ambiti.
  Mi sembrava opportuno darvi un quadro della situazione attuale della professione perché non vi nascondo che siamo anche preoccupati per quali potranno essere gli sviluppi futuri, se effettivamente non ci sarà un cambio radicale di rotta.
  Per quanto riguarda il punto principale di quest'audizione, che penso sia quello relativo alla comunicazione dei dati delle fatture emesse e ricevute, quindi il cosiddetto «spesometro», che ha avuto problemi tali da interessare gli organi di stampa Pag. 5per giorni e giorni, di fatto, il problema non si è ancora risolto perché, anche se si è concluso il termine, ci aspettiamo l'eliminazione delle sanzioni, dopo tutto quello che è successo, quindi per noi il problema non si è ancora risolto. Vorrei spiegarvi qual è sostanzialmente la nostra analisi. Devo dire che abbiamo avuto pochi colloqui su questo tema nella nostra interlocuzione con il MEF e con l'Agenzia delle entrate nel 2016, anche se questo è uno dei punti che ci ha parecchio infastidito perché siamo andati avanti quasi due anni a parlare di semplificazioni e a parlare di un sistema fiscale al collasso, quindi di come potevamo dare un contributo per cercare di migliorarlo. Ci siamo ritrovati alla fine del 2016, di fatto, con l'introduzione di nuovi adempimenti, in perfetta controtendenza con quello che il vecchio Consiglio nazionale, del quale comunque facevo parte, aveva discusso fino a quel momento.
  Da subito, abbiamo manifestato le nostre perplessità su quelli che potevano essere gli effetti di questo adempimento, in special modo sull'adempimento dello spesometro. Non era difficile capire che passare da un sistema a un altro potesse rappresentare un problema, com'è stato, tra l'altro, anche con problemi di formazione del personale e di investimenti dei nostri studi in termini di software perché le case di software si sono fatte pagare per la modifica di utilizzo del sistema. Non era difficile capire che introdurre un adempimento che portava a una trasmissione di 1,3 miliardi di fatture, tra quelle emesse e quelle ricevute, di tutte le imprese italiane, avrebbe probabilmente generato qualche problema e, quantomeno, un problema di intasamento di un sistema, che, peraltro, era anche nuovo. Abbiamo ottenuto che questa trasmissione venisse fatta, quantomeno nel primo anno, semestralmente e non trimestralmente, come inizialmente era stato stabilito, ma avevamo detto da subito che probabilmente c'era bisogno di più tempo e, soprattutto, che c'era bisogno di una sperimentazione per un sistema nuovo come questo.
  Noi non siamo contro l'evoluzione tecnologica del Paese e contro la lotta all'evasione fiscale, ma siamo per essere al fianco del Paese su questi temi. È ovvio che vogliamo avere rispetto per il lavoro che svolgiamo. Questo è un dato importante: in questi anni, soprattutto in quest'ultimo periodo, riteniamo di non aver avuto il rispetto che la nostra categoria merita per tutto quello che ha fatto nell'ambito appunto del rapporto con l'amministrazione finanziaria e con il Paese in generale. Abbiamo, quindi, sollevato questo problema e lo abbiamo fatto con forza più volte, ma l'ascolto è stato minimo, perché ci è stato più volte detto che si tratta di una cosa banale e di un semplice click, alla fine e che avevamo tutti i dati, per cui non ci sarebbero stati problemi di intasamento del sistema e via dicendo. Lo abbiamo riportato anche in un'audizione delle Commissioni riunite bilancio e finanze della Camera, che si è tenuta il 2 dicembre 2016. Lo abbiamo ribadito con forza anche in due lettere che ho scritto personalmente al Ministro Padoan e al Viceministro Casero, ma anche al Direttore Ruffini, nella fase in cui la sua nomina non era stata ancora formalizzata. Lo abbiamo, quindi, scritto e ribadito in tutti i consessi, però ci è stato più volte detto che il termine non si poteva prorogare, anche se, alla fine, abbiamo visto che, in realtà, le proroghe ci sono state per problemi effettivi, così come avevamo evidenziato. Comunque, l'ascolto su questo punto è stato limitato. È successo tutto quello che è successo, per cui non serve che ve lo riepiloghi. Sono successi fatti gravi e sono successi fatti che sono andati al di là di quello che avevamo preventivato, perché, sinceramente, si poteva preventivare il problema relativo all'intasamento del sistema, ma non potevamo preventivare – e penso che nessuno immaginasse – che un sistema pubblico potesse avere dei problemi di privacy come quelli che sono stati evidenziati. Devo dire che abbiamo sempre cercato di tenere un atteggiamento collaborativo. Ci siamo accorti da subito di questa falla del sistema, ma non siamo andati a dirlo ai giornali o a fare populismo o a dare dichiarazioni per andare sugli organi di stampa. Abbiamo preso il telefono e abbiamo segnalato questo fatto all'Agenzia Pag. 6 delle entrate, dicendo: «fate attenzione perché c'è questo problema».
  Abbiamo segnalato all'Agenzia delle entrate diverse decine di problemi che ci venivano indicati dai colleghi che operavano sul campo in questo ambito. Li abbiamo segnalati con spirito collaborativo, come sempre abbiamo fatto.
  Certo, sentire e leggere le dichiarazioni dei vertici Sogei nell'audizione che si è tenuta presso questa onorevole Commissione ci lascia veramente sgomenti. Non penso che si possa, a questo punto, addirittura pensare a una caccia alle streghe nell'ambito la nostra professione per vedere se qualcuno effettivamente è entrato per guardare gli altri. Sfido chiunque a provare che ci sia stata una manomissione di dati da parte di un professionista, che già non aveva tempo da perdere ed era abbastanza arrabbiato per i suoi problemi e che sicuramente non si è messo a modificare o a intervenire su problemi di altri. Rispondere in questo modo, quando, invece, un organo come la Sogei doveva probabilmente chiedere scusa, non solo a noi, ma al Paese in generale, per quello che era successo, veramente ci ha lasciati, come ho detto prima, sgomenti.
  Comunque, il dato che sottolineiamo in generale è il sovrannumero di dati che l'Agenzia delle Entrate e l'amministrazione finanziaria richiedono ai contribuenti. Questo va in controtendenza rispetto anche a tutte le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale e della stessa OCSE, i quali, come ben sapete, rilevano che, per ridurre i costi, sia per i contribuenti sia per l'amministrazione finanziaria, la quantità di informazioni richieste in dichiarazione deve essere ridotta al minimo. Ovviamente stiamo andando in una direzione completamente diversa rispetto a questa.
  Mi soffermo anche su quello che è stato rilevato recentemente dalla Corte dei conti nella sua relazione sull'utilizzo dell'Archivio dei rapporti finanziari ai fini dell'attività di controllo fiscale, da cui emerge che «a distanza di due anni dalle modifiche introdotte con la legge di stabilità del 2015 e di oltre cinque anni dall'obbligo di elaborare liste selettive, nessun contribuente è stato selezionato, attraverso lo strumento dell'Archivio dei rapporti finanziari, quale soggetto a maggior rischio di evasione né è stata ancora avviata la fase sperimentale, quindi ci sono concreti dubbi che la norma sia stata completamente disattesa dall'Agenzia delle entrate» e che «deve, altresì, prendersi atto che il Ministero dell'economia e delle finanze, pur titolare di poteri d'indirizzo e vigilanza, non è intervenuto attraverso specifiche indicazioni affinché l'Agenzia provvedesse, prima, a elaborare le liste selettive e, poi, a effettuare analisi del rischio evasione, nonché a riferire al Parlamento, come dovuto per espressa previsione normativa». Da questa relazione della Corte dei conti emerge con evidenza la realtà dell'Anagrafe tributaria già oggi sovradimensionata rispetto all'effettiva capacità dell'Agenzia delle entrate di utilizzare proficuamente i dati derivanti dagli obblighi comunicativi posti a carico di contribuenti e intermediari per finalità di contrasto all'evasione, il che lascia intendere che, anziché richiedere l'invio di nuovi e sempre più numerosi dati ai contribuenti, sia oggi necessario concentrarsi su quelli che magari sono già presenti presso l'Anagrafe tributaria e utilizzarli.
  Sul punto specifico dello spesometro, abbiamo anche formulato delle proposte. In primis, chiediamo di ritornare allo spesometro così com'era disciplinato nella normativa precedente, quindi con una periodicità annuale e una forma semplificata e con la facoltà di aggregare i dati per singoli clienti e fornitori. Il tema dello spesometro si unisce naturalmente al tema della fatturazione elettronica, per la quale vedremo successivamente quello che il Governo vorrà fare e se vorrà rendere obbligatoria anche la fatturazione B2B. Penso che questo tema sia oggetto di valutazione del Governo in tempi brevi, da quello che ci risulta; però, in questo momento, in assenza di una decisione definitiva sulla fatturazione elettronica, chiediamo di ripristinare lo spesometro precedente, prendendo atto del fallimento dell'esperienza che abbiamo vissuto in questi mesi.
  Se così non dovesse essere, comunque chiediamo che l'adempimento sia annuale. Pag. 7Ieri abbiamo avuto modo di apprezzare, in qualche maniera, gli sforzi del nuovo direttore dell'Agenzia delle entrate, che, come ho sottolineato anche tutte le volte che ho commentato questo fatto sulla stampa, si è un po’ trovato travolto da questa cosa e non mi sento di addebitargli particolari responsabilità, considerato che non era presente al momento dell'introduzione della norma e ha dovuto gestire una cosa, le cui responsabilità non sono sue. Il direttore dell'Agenzia sta cercando effettivamente, a nostro modo di vedere, di dare un contributo, nel senso anche che noi auspichiamo e, ieri, ha dichiarato appunto che ci vorrebbe una semplificazione dei dati e un minor numero di dati da comunicare, in una comunicazione non più trimestrale, come dovrebbe essere nel prossimo anno, ma semestrale, come quest'anno. Riteniamo che non abbia senso una comunicazione semestrale nel momento in cui la trasmissione delle fatture serve a incrociare i dati tra le fatture emesse e quelle ricevute. Nel semestre, ci sono sicuramente degli sfasamenti e questo comporterà ancora complicazioni e confusione di richiesta di dati e di informazioni, nel caso in cui, semplicemente, un contribuente abbia emesso una fattura nel primo semestre, che è stata registrata da chi l'ha ricevuta nel semestre successivo. Per noi, l'adempimento può tranquillamente tornare a periodicità annuale: o ritorniamo completamente – e questo è un nostro auspicio – al sistema precedente oppure, se vogliamo mantenere questo sistema più complesso, quantomeno diamogli una periodicità annuale.
  Ci sono, nella nostra proposta, un po’ di semplificazioni, che secondo noi sono assolutamente ragionevoli, quali, per esempio, la facoltà di non comunicare i dati delle fatture ricevute per imponibile non superiore a 300 euro oppure la facoltà di aggregare la comunicazione dei dati delle fatture per imponibile non superiore a 300 euro, escludendo i produttori agricoli con un volume d'affari non superiore a 6 mila euro e qualche altra cosa.
  Ho voluto concentrarmi principalmente su questo punto, ma, adesso, sugli altri magari accelero, anche perché potete leggere la nostra relazione in seguito. Per concludere su questo punto, l'ho già detto, ma lo ribadisco: è assolutamente necessario che ci sia la totale disapplicazione delle sanzioni. Penso che questa sia una cosa dovuta in un Paese civile, dopo tutto quello che è successo, quindi lo chiediamo. La nostra sensazione è stata quella di essere utilizzati per questa sperimentazione. Il fatto di essere stati utilizzati senza averlo concordato con noi e, in più, di ritenerci responsabili se, a causa di un sistema che non ha funzionato, cosa che non dipende sicuramente da noi, non abbiamo adempiuto regolarmente all'obbligo ci sembra veramente un paradosso non accettabile.
  Per quanto riguarda la fatturazione elettronica, come ho già accennato, capiamo perfettamente l'evoluzione del sistema fiscale, per cui la fatturazione elettronica probabilmente è lo strumento vero che porterà una semplificazione del sistema fiscale. Ce ne rendiamo perfettamente conto, pur consapevoli del fatto che, attraverso la fatturazione elettronica, la nostra professione perderà una fetta significativa di lavoro e dovrà ricollocarsi, cercando di svolgere funzioni diverse, ma non facciamo una politica corporativa di difesa delle nostre funzioni, a tutti i costi. Capiamo che questa è la strada e cerchiamo di applicarla nel migliore dei modi. Il migliore dei modi probabilmente è sempre il metodo opzionale, perché le imprese non sono ancora pronte per svolgere quest'adempimento ed emettere fatturazione elettronica. Sapete bene che il nostro Paese è composto per il 95 per cento dei casi da piccole imprese. Provate a immaginare la piccola impresa che deve emettere la fatturazione elettronica e non è minimamente strutturata. Voi dite «potrebbe appoggiarsi ai commercialisti» e noi stiamo cercando, in qualche maniera, di organizzarci in tal senso e di prevedere delle attività che siano di qualità, per noi, per la funzione che svolgiamo e per il contributo alla lotta all'evasione. Stiamo discutendo con il MEF e con l'Agenzia delle entrate su quello che potrebbe essere un nostro ruolo di certificatori di dati, cosa che già facciamo in ambito fiscale e penso Pag. 8con risultati anche soddisfacenti, come ci è stato confermato anche dall'Agenzia delle entrate. Il nostro ruolo potrebbe essere quello di certificare i dati che vanno nelle dichiarazioni e di certificare magari anche dei dati finanziari che in questo momento non sono toccati dal tema della fatturazione elettronica, ma che potrebbero essere un altro elemento significativo, anche magari nel rapporto stesso con gli istituti bancari. Stiamo, quindi, ragionando in questi termini.
  In sintesi, come ho detto, riteniamo che questo sia sicuramente lo strumento del fisco del futuro e raccomandiamo che non ci sia, neanche qui, la frenesia di acquisire gettito, che deve essere comunque confrontato con i costi dallo stesso generati, di cui abbiamo appena parlato. Potete immaginare quanti costi ha generato questo spesometro: mi pare che la previsione di entrate sia 1,3 miliardi di euro, ma probabilmente i costi generati rischiano di superare anche le previsioni del gettito. Probabilmente, se non c'è frenesia e si ragiona confrontandosi con noi, l'introduzione di quest'adempimento, che potrebbe rimanere opzionale per un po’ di anni e, poi, magari diventare obbligatorio, potrebbe effettivamente dare dei risultati importanti.
  Per gli altri temi, ci sono le nostre considerazioni e le nostre proposte sul 730 precompilato e sull'indice di affidabilità in due pagine della relazione, per cui le potete leggere. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Miani. Prima di salutarvi per un impegno inderogabile, vorrei riconoscere a questa Commissione, in maniera ufficiale, la collaborazione che è stata data dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili nell'applicazione di nuove norme e di nuove leggi, come la fatturazione elettronica e il 730 precompilato. Non sempre, in Italia, gli ordini sono così collaborativi. Per essere molto chiaro, posso dirvi che non abbiamo visto gli scioperi dei commercialisti, quando hanno collaborato con noi per un'applicazione di una norma molto importante sul 730 precompilato. Davvero ringrazio il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
  Prima di passare la presidenza al vicepresidente Pagano per un mio impegno, mi preme dire una cosa che rimanga agli atti. Sulla fatturazione elettronica B2B, giochiamo una parte importante, nel senso che, a mio avviso – lo dirò per quello che può contare nel ruolo di presidente – l'adempimento deve essere volontario, almeno per i primi tre anni, perché, come diceva giustamente il presidente Miani, ci sono aziende, in Italia, talmente piccole e orientate verso il lavoro e la produzione e non tanto sull'applicazione di norme, che il contrario può essere davvero controproducente.
  La ringrazio per la relazione. Purtroppo, mi devo assentare, per cui passo la Presidenza al collega Pagano. Grazie.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ALESSANDRO PAGANO

  PRESIDENTE. Nel continuare l'opera del presidente Portas, quindi nel presiedere questa seduta, prima di passare la parola ai colleghi, devo anch'io associarmi ai complimenti che il presidente Portas ha avuto modo di fare, per conto non solo della Commissione, anche perché penso che si tratti di un fatto generalizzato nel Paese, ma anche per conto del Parlamento: il ruolo dei commercialisti, mai come in questo momento storico, è ritenuto indispensabile e fondamentale dagli uomini di buona volontà. Il fatto che alcuni rami dell'amministrazione non vi abbiano adeguatamente valorizzato, nonostante l'opera di supplenza che voi svolgete costantemente, da anni, nei confronti dello Stato, personalmente ci dispiace e non smetteremo mai di denunciare, in ogni sede e, a maggior ragione, in queste sedi istituzionali, che questa professione si è impoverita a vantaggio di un lavoro nei confronti dello Stato, senza avere nemmeno un minimo riconoscimento morale. È giusto che queste cose si dicano e vengano denunciate.
  Vorrei porre due domande per rompere il ghiaccio, con riferimento allo spesometro. Pag. 9 Devo dire che i suggerimenti che avete dato rispondono esattamente alla domanda che volevo porgere: che cosa fare per migliorare questa situazione imbarazzante che si è venuta a creare? I suggerimenti sono puntuali e precisi e la vostra relazione è addirittura ancora più analitica rispetto alla relazione sintetica che ha fatto il presidente Miani. A pagina 15, li avete elencati tutti.
  Devo sottolineare ed evidenziare in particolare che la disapplicazione delle sanzioni è un fatto assolutamente indispensabile e che ci batteremo perché questa proposta di buonsenso venga portata avanti nelle sedi giuste. Come sapete, questo è un momento pubblico, quindi il mio già diventa, a tutti gli effetti, un annuncio.
  Nel ringraziare in anticipo per la risposta alla mia domanda, do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Prego, onorevole Zanetti.

  ENRICO ZANETTI. Grazie, presidente. Più che porgere delle domande, visto che le proposte sviluppate nella relazione scritta sono molto puntuali, vorrei fare considerazioni sulle quali naturalmente mi interessa ascoltare l'opinione del presidente Miani.
  Sul tema fatturazione elettronica viene evidenziata l'opportunità di mantenere un impianto non obbligatorio, ma legato a una facoltatività con incentivi. Sappiamo che non è questo l'intendimento verso il quale sta andando il Governo e chiaramente avremo conferme a breve, ma sappiamo che, con ogni probabilità, ci dovremo confrontare, invece, con un impianto obbligatorio, con una decorrenza – quantomeno su quest'aspetto c'è stato un minimo di buonsenso – dal 2019.
  Penso che quello che è successo in queste settimane e mesi debba imporre a questa Commissione, nei mesi che restano per questa legislatura, anche perché, poi, toccherà alla legislatura prossima, di essere non soltanto passiva in attesa degli eventi, ma estremamente proattiva durante l'ultima parte del 2017 e all'inizio del 2018, affinché non ci si ritrovi in una condizione analoga relativamente a questo nuovo adempimento, ma mille volte peggiore. È chiaro che, nell'istante in cui i problemi tecnici, anche solo similari a quelli che si sono verificati sullo spesometro, che è attività di pura rendicontazione postuma, si verificassero sulla piattaforma legata alla fatturazione elettronica, che è connessa all'operatività indiretta delle imprese che devono fatturare, capite bene che saremmo corresponsabili di un vero e proprio blocco del sistema produttivo. Oggettivamente le premesse non sono buone ed è inutile che ce la raccontiamo, per cui introdurre in questa fase la fatturazione elettronica obbligatoria è qualcosa che deve destare forte preoccupazione e deve essere chiara la responsabilità che ci si assume nell'istante in cui si decida per una determinazione del genere.
  Credo che sia giusto sottolineare con forza un passaggio della relazione del presidente dei commercialisti, cioè il richiamo allo studio fatto dalla Corte dei conti e diramato lo scorso luglio, dal quale sono state mosse alcune osservazioni critiche, sia nei confronti dell'Agenzia delle entrate, che, in questo caso, va associata nella sua opera alla Sogei, sia nei confronti dello stesso MEF, relativamente al fatto che, a distanza ormai di cinque anni, ancora non c'è una minima – minima – operatività con riguardo all'utilizzo dei numerosi dati inseriti nell'anagrafe dei conti correnti. Ancora una volta, tale circostanza, dimostra come, prima di continuare a fare nuove richieste di dati, bisognerebbe cominciare a mettere a profitto, dal punto di vista dello Stato, quindi della lotta all'evasione, i già copiosi dati che si hanno a disposizione e che sono talmente copiosi che non ci si prende nemmeno la briga di usarli. Credo che questo sia un tema che la nostra Commissione deve porre di nuovo e con maggiore forza rispetto a come abbiamo fatto recentemente, anche per questioni di garbo nei confronti di vertici, sia dell'Agenzia delle entrate sia di Sogei, che sono appena stati rinnovati, ma le istituzioni continuano la loro opera pluriennale. Dobbiamo porli con forza e bisogna capire innanzitutto perché non si utilizzano dati così significativi per lo Stato, dai quali veramente Pag. 10potrebbe arrivare un input molto forte nell'azione di contrasto all'evasione e perché, parallelamente, se ne chiedano di nuovi, con tutti i problemi tecnici che abbiamo visto.
  Credo che questi siano temi che dobbiamo porre con molta forza, alla luce di quello che abbiamo ascoltato oggi da parte dei dottori commercialisti, anche richiamando i vertici dell'Agenzia delle entrate e di Sogei a breve, dopo che avranno avuto magari un ulteriore mese di tempo per ambientarsi nei loro ruoli e nei loro nuovi incarichi, e stringere sulle domande. Infatti, ancora non ho capito perché, a distanza di cinque anni, non vengano utilizzati, neanche minimamente, i dati relativi all'anagrafe dei conti correnti, dati che possono essere molto più efficaci nell'azione di contrasto delle varie fatture e controfatture e possono essere acquisiti senza mettere in campo adempimenti onerosi per le piccole imprese e per i professionisti. Questo è un tema secondo me fortissimo, com'è emerso anche dalla relazione del presidente dei commercialisti, che ringrazio di averlo fatto. Credo che dobbiamo farcene assolutamente carico, come Commissione parlamentare di vigilanza sull'Anagrafe tributaria.

  MASSIMO MIANI, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Si tratta di cose che abbiamo evidenziato anche noi. Sul tema della fatturazione elettronica, come ho detto, ma anche come ha detto l'onorevole Zanetti, bisogna essere pronti a fare questo passo, che non può essere un passo azzardato, logicamente. Ecco perché diciamo «cerchiamo di rimanere sul regime opzionale». Magari noi possiamo anche contribuire a spingere le imprese ad andare in quella direzione, ma solo con quelle che sono pronte. Dobbiamo metterci a disposizione per questo. Dobbiamo rivalutare bene tutte le premialità di chi va in quella direzione perché, effettivamente, una volta che il contribuente si mette a nudo completamente, trasmettendo in tempo reale tutto il suo sistema di fatture, bisogna comunque effettivamente dargli una serie di incentivi e portare una semplificazione di questo sistema. Riteniamo che dobbiamo rimanere sul regime opzionale, magari studiando insieme quali possano essere premialità e quale possa essere il nostro ruolo. Vi ripeto che quel ruolo per noi rappresenta ovviamente anche il modo di sostituire – probabilmente – il lavoro che perderemo, ma rappresenta anche quello che può essere, ancora una volta, il contributo che la professione può dare per aiutare il sistema a crescere. Nel momento in cui ci si sentirà pronti per rendere obbligatoria l'introduzione della fatturazione elettronica B2B, probabilmente lo si potrà fare, ma non penso che siamo pronti, anche perché l'esperienza recente dice che probabilmente c'è ancora molto da fare.

  LAURA BIGNAMI. La ringrazio perché le risposte alle domande che volevo porre sono già nella dettagliata relazione. Vorrei chiederle una previsione orientativa. Voi trasmettete il 43 per cento dei dati, ma pensa che questa percentuale, nel futuro, diminuirà, aumenterà o rimarrà costante, come quantità massiva di dati?

  MASSIMO MIANI, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Speriamo che diminuiscano i dati, ma non penso che la nostra partecipazione alla trasmissione di questi dati diminuirà. Come ho detto prima, stiamo cercando di ricollocare la professione in ambiti diversi. Non penso che un professionista abbia studiato tanto per nulla. Lo dico perché il nostro è un percorso impegnativo: c'è il percorso scolastico e universitario e poi ci sono il tirocinio, gli esami di Stato ed altro. Dobbiamo anche attenerci all'impostazione del sistema ordinistico, quindi c'è la vigilanza da parte degli ordini e da parte del Ministero della giustizia e ci sono gli obblighi deontologici, gli obblighi informativi e così via. Non penso che tutto questo sia stato fatto per svolgere funzioni di intermediari, come purtroppo oggi la gran parte della categoria sta facendo, e per stare davanti al computer ore a vedere se il sistema riparte o non riparte o si blocca. Non penso che sia questa la nostra ambizione, quindi stiamo cercando di collocarci in una dimensione diversa, in ambiti di attività differenti. Pag. 11
  Probabilmente rimarremo i principali interlocutori dell'amministrazione finanziaria perché siamo competenti nelle materie fiscali, però speriamo di farlo con un contributo di maggiore qualità rispetto a quello che ci è stato richiesto in questi anni.

  PRESIDENTE. Le faccio un'altra domanda. È interessante l'analisi sociologica che arriva dal presidente Miani e che suona anche come un'interessante minaccia nei confronti dello Stato, al di là della giusta ambizione che deve avere ogni singolo professionista.
  Sugli indici di affidabilità fiscale sintetici, ritengo di interpretare il pensiero di amplissime fasce della popolazione nel dire che i precedenti studi di settore portavano dietro un errore genetico, cioè il pregiudizio che il contribuente fosse un evasore. Questa è la filosofia su cui è stato impostato lo studio di settore e nessuno potrà mai smontare, anche perché, nei confronti, saremmo sempre in grado di dimostrarlo.
  Oggi arrivano gli studi di affidabilità fiscale sintetici, che sono undici e su cui c'è la speranza che ci sia un miglioramento, o, almeno, questo è l'auspicio. Noi siamo ancora nella fase dell'auspicio, ma vorrei sapere se lei già coglie dai segnali positivi in tal senso oppure se nulla è cambiato, non solo rispetto alla filosofia cui ho prima accennato – lei deve essere più diplomatico di me –, ma anche con riferimento all'aspetto tecnico; vorrei sapere se c'è un'impostazione per migliorare il rapporto fisco-contribuente.

  MASSIMO MIANI, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. È un po’ presto per fare una valutazione di questo tipo. Abbiamo avuto qualche incontro per conoscere questo nuovo strumento e, come probabilmente abbiamo anche scritto, non abbiamo ancora elementi sufficienti per esprimere una valutazione. Diciamo e sottolineiamo, con forza, che la cosa importante è che effettivamente venga mantenuto quello che dovrebbe essere l'obiettivo di questi strumenti di carattere premiale e non che questo istituto torni a essere, invece, uno strumento accertativo. Penso che questo sia il punto centrale.
  Durante la presentazione del dottor Vieri Ceriani, che è venuto in Consiglio nazionale a illustrarci, con i suoi collaboratori, questo sistema, ci era anche piaciuta la parte introduttiva in cui praticamente si faceva vedere come si può muovere l'amministrazione, dopo tanti anni di dati richiesti ai contribuenti. Per gli studi di settore abbiamo compilato una marea di dati che non so come, alla fine, siano stati in alcuni casi utilizzati, anche perché è vero che quei dati servivano per lo studio, ma, a volte, erano ridondanti. Il dottor Ceriani ci ha fatto vedere come questo nuovo sistema in qualche maniera riporti indietro al contribuente le analisi dei dati prodotti. Ci è sembrato veramente interessante poter vedere gli andamenti dei settori e com'è posizionata la propria azienda. Insomma, il dottor Ceriani ci ha fatto vedere delle cose interessanti. Quello potrebbe essere uno strumento effettivamente interessante, ma non dobbiamo alla fine, come sempre, in qualche maniera traviati dalle esigenze di gettito e dal dover incassare per forza, utilizzarlo in maniera distorta rispetto agli obiettivi che ci si è dati.

  PRESIDENTE. La ringrazio anche per questa risposta e soprattutto per le ultime parole, che rappresentano, secondo me, il giusto viatico su cui impostare un buon rapporto con la pubblica amministrazione nel settore fiscale. Ringrazio il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Massimo Miani, e coloro che lo hanno accompagnato, il vicepresidente, Davide Di Russo, il capo dell'ufficio stampa, Mauro Parracino e il ricercatore della Fondazione nazionale dei commercialisti, Pasquale Saggese.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.