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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Martedì 7 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zampa Sandra , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROSTITUZIONE MINORILE

Audizione della presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli assistenti sociali, Silvana Mordeglia.
Zampa Sandra , Presidente ... 3 
Mordeglia Silvana , presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali ... 3 
Zampa Sandra , Presidente ... 5 
Mordeglia Silvana , presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali ... 5 
Zampa Sandra , Presidente ... 6 
Ruo Maria Giovanna , presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino) ... 6 
Zampa Sandra , Presidente ... 9 
Iori Vanna (PD)  ... 10 
Battista Lorenzo  ... 10 
Zampa Sandra , Presidente ... 10 
Ruo Maria Giovanna , presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino) ... 10 
Iori Vanna (PD)  ... 11 
Ruo Maria Giovanna , presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino) ... 11 
Iori Vanna (PD)  ... 12 
Ruo Maria Giovanna , presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino) ... 12 
Zampa Sandra , Presidente ... 12 
Mordeglia Silvana , presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali ... 12 
Zampa Sandra , Presidente ... 14 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SANDRA ZAMPA

  La seduta comincia alle 14,15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione della presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli assistenti sociali, Silvana Mordeglia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile, l'audizione della presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali, Silvana Mordeglia, alla quale do immediatamente la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  SILVANA MORDEGLIA, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali. Grazie a lei, presidente, e grazie a tutti gli onorevoli membri di questa Commissione per avere voluto ascoltare il Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali, che rappresento. Porto all'attenzione della Commissione l'attività portata avanti dai colleghi assistenti sociali, in particolare quelli che sono impegnati nelle questioni che riguardano le difficoltà di famiglie e di minorenni, quelli che si occupano di marginalità e anche coloro che si occupano di devianze, in quanto la caratteristica di questo fenomeno, come è già emerso dalle audizioni che avete svolto e che ho avuto modo di leggere, è proprio quella di coinvolgere diverse aree: ciò costituisce l'elemento che rende questo argomento così complesso da trattare. Non possiamo, quindi, leggere tale fenomeno e darvi contributi utili, se prima non esaminiamo la questione nel suo complesso. Quando parliamo di prostituzione minorile ci riferiamo a un fenomeno che ha origini e profili che sono diversi tra loro. Abbiamo una prostituzione minorile che si alimenta – o origina – all'interno di famiglie fragili, con storie di vita famigliare anche molto risalenti nel tempo, che magari sono state più forti di tutti gli interventi posti in essere negli anni rispetto a queste situazioni. Parliamo, poi, di altre famiglie, che sono apparentemente rispondenti alla necessità di crescita e di accudimento di bambini e ragazzi, ma che, sotto diversi profili, sia di cura, sia connessi in modo più stringente agli aspetti di autorevolezza delle figure genitoriali, vengono meno. All'interno di queste famiglie si origina un altro tipo di prostituzione minorile, che ha caratteristiche differenti. In entrambe queste fattispecie possiamo collocare il fenomeno del selfing, cioè di tutta l'area di prostituzione minorile collegata alla Rete. C’è infine un terzo profilo, connesso a marginalità più marcate, che riguardano in particolare i minorenni non accompagnati, ma anche rom, sinti e camminanti, immigrati di aree collegate all'Unione europea o comunque ad altri Paesi dell'est europeo. Non voglio dimenticare, come spesso si fa, che quando ci troviamo in presenza di caratteristiche Pag. 4personali di minorenni con fragilità e handicap di tipo psicofisico, spesso questa debolezza viene colta e quindi avviata verso situazioni di prostituzione minorile. Il quadro nel quale ci muoviamo è questo. Non farò riferimento a dati specifici perché sia il Ministro Orlando, sia il sottosegretario Ferri hanno dato contezza della situazione da questo punto di vista; inoltre, il tempo a nostra disposizione è limitato (anzi vi chiedo di dirmi chiaramente quando ci avviamo al termine del tempo a disposizione); pertanto, anticipo quella che vuole essere, piuttosto, un'esortazione conclusiva. Anche in questo settore, come in tutti i settori che riguardano le problematiche sociali e le marginalità, non possiamo pensare di superare o limitare questo fenomeno se i decisori politici e coloro che si occupano dell'organizzazione di tutto il sistema di servizi sociali, sanitari e dell'istruzione, non si porranno in un'ottica davvero preventiva. Non basta che questo venga citato nelle leggi: ciò va realmente portato in un cambio di cornice.
  È evidente che lavorare in termini di prevenzione (abbiamo tantissimi esempi, purtroppo pochi nel nostro Paese, molti di più all'estero) significa non avere consensi – forse anche risultati – immediati, ma è l'unico sistema per superare davvero i problemi. Di ciò, poco vale che ne siamo convinti noi assistenti sociali; ci sono però tutte le ricerche, le indagini e le analisi che, da anni, lo confermano, quindi credo che questa sia una delle questioni fondamentali.
  Tralascio una piccola analisi degli ambiti di esercizio professionale in quanto, come ho già premesso, rappresentano un osservatorio privilegiato. Dei circa 42.000 assistenti sociali iscritti all'Ordine, noi ne abbiamo intorno ai 10.000 che esercitano l'attività negli enti locali, quasi 6.000 nella sanità e un po’ meno di 2.000 nella giustizia, che insieme al Ministero dell'interno, dove in realtà ci sono pochi colleghi, rappresentano coloro che operano in questo settore. Mi preme sottolineare il fatto che, evidentemente, il primo riferimento rispetto alla prostituzione minorile è ai minorenni, sia bambini che adolescenti. Una delle caratteristiche della professione è che, fermi restando quelli che sono i princìpi di tutela fondamentali di coloro che sono in una fase di crescita, ci occupiamo anche delle famiglie in cui questi minorenni vivono e ci impegniamo rispetto a coloro che, per una serie di motivi, usufruiscono della prostituzione. Questo è un nostro preciso dovere sia a livello di restituzione alla società dei rei, ma anche rispetto ad interventi nell'ambito del socio-sanitario. Un'altra puntualizzazione, forse non necessaria ma che però mi preme molto, consiste nel riaffermare (non sono stata certo l'unica a dirlo in questo consesso) che, quando parliamo di prostituzione minorile, non possiamo pensare che ci sia una prostituzione minorile voluta, accettata dai minorenni: anche quando sembra che queste persone siano consenzienti e disponibili (mi riferisco in particolare a determinate aree di cui conosciamo gli esiti attraverso gli organi di informazione, ma anche ai minorenni stranieri), in realtà non possiamo non parlare di abuso, perché comunque si tratta di persone in formazione. Questi due elementi penso che vadano tenuti presenti. Un ambito che mi sembra non sia stato trattato dalle precedenti audizioni e sul quale intendo velocemente soffermarmi riguarda l'aspetto della prevenzione, perché è necessario contestualizzare lo scenario entro il quale ci muoviamo e si muovono tutti coloro che operano nel settore del contrasto alla prostituzione minorile.
  Ho una serie di dati, che sicuramente conoscerete meglio di me e che lascerò agli atti; sono dati del Censis di giugno 2015, quindi della settimana scorsa. Quando parliamo di offerta di servizi, il range è molto ampio, ossia anziani e tutte le fasce di fragilità; tuttavia, la maggior parte dei denari sono utilizzati per l'area famiglie e minorenni: nel 2007 1,6 miliardi, nel 2014 (e sono risaliti perché c'era stato il picco negativo del 2012 di 43 milioni) 297 milioni.
  Una riduzione, quindi, dell'81 per cento, a cui si aggiunge una profonda Pag. 5disparità tra le regioni del sud Italia e quelle settentrionali: la provincia autonoma di Trento, per esempio, è a 282 euro per abitante, mentre la Calabria è a quasi 26 euro (25,6). Consideriamo anche che questi passaggi dallo Stato sono per le regioni del sud Italia buona parte delle risorse utilizzate, perché gli enti locali hanno disponibilità assolutamente insufficienti, quindi la differenza è ancora più marcata. Paesi OCSE: abbiamo un 17 per cento della popolazione minorile, quindi 1.750.000 minorenni sotto la soglia di povertà; è stata appena presentata un'indagine dalla vostra Commissione, quindi non approfondisco questo aspetto, ma l'Italia è al ventitreesimo posto per quanto riguarda il benessere materiale, al venticinquesimo per l'istruzione (sappiamo quanto questo incida sulla prostituzione minorile) e al ventunesimo per condizioni abitative e ambientali. Tralascio i riferimenti al Fondo che riguarda l'infanzia e l'adolescenza. Questa complessiva riduzione degli investimenti non riguarda soltanto la diminuzione dei supporti alle famiglie fragili, ma impedisce di lavorare per promuovere il benessere prima che il disagio diventi un malessere troppo forte per essere, da un lato sopportato, dall'altro supportato.
  Sappiamo che il disagio dei minorenni, in cui si colloca anche il profilo della prostituzione minorile, non è soltanto un disagio economico, ma ci sono bisogni specifici che la famiglia e il sistema educativo non riescono a supportare. Non dimentichiamoci che in tutto questo non aiuta, come in più sedi abbiamo ricordato, la modifica del Titolo V della Costituzione. Il programma di questo Governo riguarda anche una revisione di questo aspetto, che non può che essere sollecitata. La prostituzione minorile è un fenomeno ad alta complessità economica, sociale, giuridica, educativa, ma anche culturale, in aumento non solo nel nostro Paese ma anche all'estero, legato a fattori di rischio che riguardano i minorenni e fortemente condizionato degli elementi di contesto. Si sviluppa in modo maggiore nelle situazioni di marginalità ma, comunque, riguarda in buona parte anche contesti che si definiscono agiati (per un criterio di semplificazione). Tali fenomeni, purtroppo, non sono solo fenomeni di cronaca, bensì realtà di vita di minorenni e famiglie che ci danno conto di una rappresentazione del fenomeno della prostituzione che si rivela come assolutamente parziale. È importante, rispetto a questi temi, invitare tutti ad affrontarli in modo meno sensazionalistico e meno emotivo, perché il dolore per l'ingiustizia che questi ragazzi subiscono è molto forte, quindi bisogna cercare di non evocarlo ripetutamente.
  Il fenomeno è un fattore di rischio in sé, perché spesso si associa la prostituzione minorile all'acquisizione di benefit e di status; raccontare delle storie, come è avvenuto negli ultimi tempi, non fa altro che implementare questo fenomeno, mentre sarebbe bene capire come, anche attraverso campagne medianiche, si possa superare l'etichettamento del quale attualmente gode la prostituzione minorile. È molto importante quanto è stato riportato dal rappresentante della Polizia postale; è una spaccato che assolutamente condividiamo rispetto alle nostre esperienze professionali. Un altro fattore di rischio è quello legato alla povertà e gli elementi che riguardano questo aspetto e che sono presenti sia nel documento di questa Commissione, sia in quello di recente presentato dall'Autorità garante, sulla povertà materiale ma anche educativa e relazionale; sono aspetti sui quali solo preventivamente riusciamo a intervenire, perché tutto ciò che facciamo dopo aiuta, ma non ha lo stesso effetto. Il tema educativo è assolutamente un'emergenza, tanto che il fattore di rischio più complesso...

  PRESIDENTE. Sono costretta a chiederle di concludere.

  SILVANA MORDEGLIA, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali. Assolutamente, vi lascio comunque la memoria. Andrei direttamente ad alcune ipotesi che proponiamo, cercando di non indugiare nel pessimismo, perché non è facile innescare questi processi Pag. 6di mutamento delle rappresentazioni sociali del fenomeno; si tratta di una capacità di intervento che non riguarda in via esclusiva i servizi sociali, anzi riguarda maggiormente i servizi educativi; questo è un fenomeno che va affrontato con strumenti diversi da quelli a cui siamo abituati. In primo luogo, affrontare questo fenomeno significa investire sull'accrescimento di competenze di tipo professionale, non solo in termini di formazione continua ma anche di formazione universitaria, ad esempio, con i pediatri, che più di altri possono individuare una serie di segnali, a partire dagli insegnanti, nonché con gli psicologi e gli assistenti sociali, che devono affrontare questa realtà con strumenti diversi. È importante investire anche su interventi di formazione/informazione rispetto ai minorenni e alle famiglie, individuando luoghi e modalità diversi. È molto importante riuscire a far ciò in ambito scolastico, ma occorre anche pensare a luoghi ricreativi, come le società sportive o a luoghi di lavoro, cercando di andare incontro sia ai minorenni che alle loro famiglie, anche grazie a stakeholders, che i giovani ascoltano più di quanto non ascoltino un insegnante o un educatore.
  I minorenni comprendono che facciamo sul serio nel momento in cui li coinvolgiamo davvero: non partiamo da zero, perché ci sono esperienze di collaborazione forti e significative tra Polizia postale, ambito socio-sanitario, scuola, gruppi di auto e mutuo aiuto; tuttavia, non possiamo pensare che si possa intervenire efficacemente lavorando su progetti che finiscono.
  Questo è un sistema che va messo a regime; deve essere qualcosa di interno che va avanti. Rispetto ai limiti della conoscenza e della messa a sistema dei dati sul fenomeno, abbiamo delle regole precise a livello internazionale rispetto alla Rete e anche alle caratteristiche del settore penale, però è molto importante, come richiesto dalla normativa internazionale, sistematizzare i dati a disposizione, anche attraverso i sistemi implementati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, avendo la capacità di lavorare a fianco – senza sospetto – con il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti, perché gli strumenti mediatici possano essere utilizzati al meglio. Sempre riguardo agli strumenti mediatici, mi sembra che in questa sede non sia stato fatto un riferimento al diritto all'oblio, che appare ancora più essenziale rispetto a soggetti minorenni, i quali, ancor più degli adulti, hanno diritto a non subire per sempre la presenza di tracce collegate a debolezze o difficoltà, che speriamo riguardino il loro passato. Lascio le altre questioni ad eventuali, vostre domande.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Mordeglia. Procederei ora con l'audizione del presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino), l'avvocato Maria Giovanna Ruo, cui do immediatamente la parola; porremo le nostre domande successivamente.

  MARIA GIOVANNA RUO, presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino). Grazie, presidente; grazie per l’ invito, anche a nome degli avvocati di Cammino, che sono un migliaio e sono sparsi nelle nostre 48 sedi. Noi abbiamo riflettuto su questo invito come avvocati delle relazioni famigliari, quindi come fiduciari a cui le persone aprono le porte della loro intimità; non siamo istituzioni, non arriviamo in maniera intrusiva e invasiva: loro vengono da noi, spontaneamente, quindi spesso veniamo a conoscenza di fenomenologie ancora sommerse. Parlo anche dell'esperienza quali curatori e tutori di minorenni, quindi di persone che difendono costoro nelle aule di giustizia, e li curano, anche al di fuori delle aule di giustizia, venendo a conoscenza, direttamente da loro, laddove si instaura, come spesso succede, un legame fiduciario, delle loro terribili storie e di quanto queste hanno segnato le loro vite. Ci sembra, quindi, prima di tutto, di dover segnalare che ci sembrerebbe più corretto parlare non di prostituzione minorile, ma di prostituzioni minorili, al plurale, perché i fenomeni sono talmente diversificati e complessi Pag. 7che, forse, anche per individuare la specificità dei mezzi correttivi, conviene categorizzarli a seconda delle loro differenze.
  Ci sembra anche di dover dire, proprio per la nostra caratteristica professionale, che queste non possano essere riguardate soltanto nell'ambito penalistico dalla categoria di reato della prostituzione minorile, cioè dell'articolo 600-bis, ma debbano anche essere inquadrate sul piano penale con altre fattispecie di reato, quali, per esempio, la riduzione in schiavitù e la pedopornografia, soprattutto, cioè, come un fenomeno sociologico e giuridico molto più ampio, che ha a che fare con la fragilità delle relazioni familiari, con la fragilità personale e con interventi sulla responsabilità genitoriale.
  Da questi punti di vista ci sembra di dover evidenziare (alcuni aspetti sono già stati portati all'attenzione della Commissione bicamerale infanzia, quindi non ci sembra corretto ripeterli) una sottovalutazione della prostituzione maschile, perché il fenomeno viene quasi sempre riguardato sub specie, quale vendita del corpo di persone di età minore di genere femminile, mentre non è così; c’è infatti una prostituzione che riguarda l'altro genere, che solo apparentemente sembra meno diffusa; noi ci siamo chiesti e ci chiediamo ad alta voce se sembri tale perché il tabù che la copre è addirittura superiore o se sia realmente meno diffusa.
  Peraltro la prostituzione non è soltanto eterosessuale, cioè sembra che la punta di diamante sia la prostituzione femminile eterosessuale, mentre esiste la prostituzione maschile e femminile omo ed eterosessuale. Vi sono poi una serie di differenze di condizione personale di particolare vulnerabilità della vittima; sotto questo aspetto ci sembra di dover sottolineare, come indicato anche dalla dottoressa Mordeglia, la prostituzione di minorenni diversamente abili, una forma particolarmente odiosa e terribile, perché colpisce persone doppiamente vulnerabili, con una tendenza da parte dell'autore alla loro reificazione e cosificazione, quasi che l'impossibilità di reazione, per motivi legati alla condizione personale di doppia fragilità, possa legittimare la distruzione della persona e non, viceversa, esaltarne particolarmente la dignità. La prostituzione di minorenni stranieri è un'altra fenomenologia a parte per eziogenesi, per modalità di svolgimento, quindi per correttivi, riguardando in gran parte minorenni appartenenti a categorie o etnie svantaggiate che cadono vittime di organizzazioni criminali, che arrivano precocemente alla loro accoglienza o addirittura prima. Tali organizzazioni criminose sfruttano i minorenni per diverse attività quali lo spaccio e la prostituzione, ma – possiamo supporre – anche per il traffico di organi. Come stiamo dicendo da molti anni e come abbiamo ribadito nel nostro ultimo congresso, temiamo che sussista un fenomeno di rilevanza sul quale sia necessario soffermarsi. Anche in questi casi sarebbe errato considerare la prostituzione come un fenomeno di genere, circoscritto a quello femminile, come l'inchiesta della CNN di maggio ha portato in emersione. Vediamo le caratteristiche sociali di autore e vittima. Ci sono ambienti di povertà culturale ed economica; con le povertà in incremento è chiaro che ciò si verifichi maggiormente; ci sono minorenni prostituite dalle loro famiglie in cambio della spesa al garzone o al padrone del supermercato, il quale arriva, porta la spesa, mentre i genitori chiudono gli occhi, vanno nell'altra stanza e lasciano la figlia: è anche questa prostituzione, perché è mercificazione del corpo di minorenni; infine, vi è la prostituzione in senso proprio, cioè la vendita sulla strada o in luoghi protetti. Sono situazioni nelle quali l'assenza di un welfare, con interventi di sostegno e aiuto, anche economico, costituisce terreno fertile. Ciò riporta alla memoria episodi del passato; chi ha lavorato come volontario come me, ricorda le bidonville degli anni ’60 della periferia romana, dove l'attività di prostituzione di tredicenni e quattordicenni era purtroppo diffusissima. Vi sono, poi, ambienti di povertà culturale e benessere economico: questo è un fenomeno emergente. La prostituzione, utilizzando anche degli strumenti Pag. 8digitali, vede adolescenti di ambo i sessi prostituirsi per noia, talvolta senza un'obiettiva necessità (obiettiva secondo le nostre categorie valoriali, ovviamente, però c’è da chiedersi quali siano le categorie valoriali che oggi stanno diffondendosi), quasi fosse una tappa della normale trasgressività adolescenziale, quasi fosse la normalità. È quindi possibile prostituirsi via web per la ricarica di un cellulare, per un trattamento delle unghie, per l'estensione dei capelli, per un cellulare più trendy (quando per esempio i genitori lo abbiano negato perché ritengono che sia un valore anche l'educazione al consumo), oppure per imitazione di un modello genitoriale fragile quanto ad autorevolezza, se non addirittura come nel caso delle baby squillo del Parioli, che ha visto anche la collusione della mamma con la prostituzione della figlia minorenne. Questi ambienti di povertà culturale e benessere economico sono forse una fenomenologia recente in emersione.
  Ambienti di criminalità organizzata e di riduzione in schiavitù riguardano minorenni migranti, importate dalla criminalità organizzata, tenute in schiavitù, private spesso sia dei documenti personali, sia dei legami con persone della stessa etnia e nazionalità, con famiglie tenute sotto ricatto nei Paesi di provenienza dalle stesse organizzazioni criminali; loro stesse, le bambine, sono ricattate con la minaccia di informare le loro famiglie di quello che stanno facendo in Italia, quindi con ogni possibilità di rivalsa o di ribellione bruciata in partenza. In tutti questi casi il tratto comune che ci sembra di dover sottolineare è che sono situazioni sommerse per vergogna. Quante prostituzioni minorili per noia avvengono nelle scuole, anche per bene ? Quante sono note e quante, invece, sono nascoste dagli stessi familiari, rimanendo ignote per difficoltà di rilevazione e per eterogeneità della fenomenologia?
  Non siamo stati capaci di rinvenire studi statistici, ma ci sembra che gli studi siano tutti impegnati non sul possibile e probabile, ma su ciò che è venuto in emersione sul piano del reato, dell'intervento penale e, talvolta, sul piano dell'intervento di welfare; ignoriamo, però, cosa effettivamente ci sia come fenomeno sottostante, premesso che io ritengo che solo la punta dell'iceberg venga in emersione. Il primo obiettivo è per chi può costruire una rete di rilevazione che non sia soltanto quella penalistica e quella dell'intervento giurisdizionale, anche in sede civile, che richiama il welfare, ma sia un aspetto culturale: ci sono metodologie scientifiche delle quali non sono esperta, ma facendo domande incrociate si rilevano i fenomeni anche senza un'obiettività statistica rispetto ad altre griglie. L'inasprimento delle pene può avere un limitato valore dissuasivo e, forse, è un'indicazione significativa del valore o del disvalore che una società attribuisce a certi comportamenti, ma non crediamo che l'inasprimento delle pene possa sortire effetti.
  Gli interventi più efficaci per quanto riguarda la popolazione minorenne appartenente a fasce non svantaggiate, è l'educazione capillare nelle scuole e nei centri di aggregazione, se esistono ancora, utilizzando anche il web, perché la piazza mediatica è la piazza che i nostri adolescenti frequentano regolarmente, quindi bisogna trovare il modo per intercettare gli adolescenti che vendono il proprio corpo per noia o per oggetti di consumo, per riportare senso dei valori e gerarchia. In relazione a questa prostituzione minorile, il rimedio preventivo è la sensibilizzazione ad una scala valoriale più autentica e il sostegno alla genitorialità: sono questi interventi di natura civile, non solo, quindi, interventi penali; serve, inoltre, il potenziamento di interventi pedagogici incisivi nelle scuole e nei punti di ritrovo. Per quanto concerne la prostituzione minorile indotta da povertà culturale, il depotenziamento del welfare, come già ampiamente sottolineato, porta all'incrudelirsi di fenomeni che poi necessitano di un intervento giurisdizionale. È quindi essenziale l'intervento di sostegno, riqualificazione e potenziamento; sottolineiamo come questo intervento debba essere rapidissimo, perché c’è una situazione di contagio. Quando un minorenne che ha subìto sfruttamento Pag. 9sessuale viene allontanato dalla sua famiglia ed inserito in una casa-famiglia, ripropone la vendita, perché è quella modalità di relazione all'interno della quale è stato cresciuto. Riporto il caso di un ragazzo, fratello di una sorellina venduta e per questo allontanato dalla famiglia insieme a tutte le sue sorelle; arrivato in casa famiglia, il giorno dopo ha cominciato a vendere le sorelle. È quindi necessario che l'intervento sia estremamente tempestivo e siccome, purtroppo, il depotenziamento dei sistemi di servizio alla persona porta a ritardi terribili, la possibilità di contagio di questo tipo di comportamenti è altissima: costoro sono stati allontanati dalla casa famiglia, inseriti in un'altra ed è stato attuato un intervento di riabilitazione e sostegno psicologico, seppure con mesi di ritardo; ciò è avvenuto non per colpa, ma per obiettiva impossibilità di far fronte a tutto questo. Un altro discorso meritano queste organizzazioni criminali che sfruttano i minorenni, forse anche per il coinvolgimento dell'antimafia, sia dal punto di vista delle DDA, dei dipartimenti distrettuali antimafia, sia dal punto di vista della Commissione antimafia parlamentare. Un discorso merita la mediazione penale in questo campo tra vittime ed autori di reato; sarebbe necessario rivedere la posizione della vittima, perché ci sono anche le prostituzioni minorili agite da minorenni, quelle di gruppo, che si intersecano con fenomeni di bullismo e cyberbullismo. In questi casi la mediazione penale, la comprensione del vulnus subìto dal corpo e nella dignità della vittima per opera degli autori minorenni, potrebbe costituire un momento di ricostruzione e riabilitazione.
  Non possiamo sottacere la nostra enorme preoccupazione per la situazione della giustizia minorile per il DDL 2953, all'esame della Commissione giustizia della Camera. Di fronte a questi problemi si continua a parlare di separazione e divorzio come se fossero l'unico problema crescente del nostro ordinamento, ma non è così. Di separazione e divorzio parleremo sempre meno, sia perché la gente non si sposa più, sia perché se ne parlerà sempre più nella negoziazione assistita e negli strumenti alternativi di risoluzione. Il campo privilegiato degli interventi della giustizia civile saranno sempre di più le fragilità familiari, l'area del disagio e del pregiudizio minorile; mi riferisco al fatto di continuare a immaginare una giustizia che riguarda le persone di età minori (non solo la giustizia minorile del Tribunale dei minorenni, perché anche questo ci sembra sbagliato), di trasportare il discorso quasi ci fossero due tifoserie, una del tribunale per i minorenni e una delle sezioni specializzate, mentre deve esservi un'unica tifoseria per i soggetti vulnerabili e la loro tutela. Continuare a scindere in due organismi e immaginare sezioni specializzate nelle quali la specializzazione non c’è, perché il DDL non la assicura; continuare a mettere i servizi territoriali sullo stesso piano degli esperti che dovrebbero integrare nel collegio, ovvero, peggio – il DDL è contraddittorio su questo – prevedere che gli esperti che dovrebbero individuare l'interesse del minore nei giudizi sul pregiudizio, possano essere gli ausiliari del giudice e quindi i consulenti tecnici, con la privatizzazione dei costi crescenti a carico delle famiglie, tutto ciò ci sembra un volere lasciare da soli tutti questi soggetti di età minore, che necessitano prioritariamente di tutela rispetto ad altre situazioni in grado di trovare soluzione anche al di fuori delle aule di giustizia. Quando le separazioni e i divorzi diventano fortemente conflittuali, diventano area del pregiudizio, di solito per i figli minorenni, quindi ricadono in quest'altra fattispecie, non nella prima. Questo è un grido d'allarme che abbiamo riportato anche nel documento, perché parlare di tutte queste situazioni è giusto, ma bisogna anche apprestare gli strumenti, altrimenti si va nel senso inverso.

  PRESIDENTE. Molte grazie, avvocato Ruo. Prima di cedere la parola ai colleghi, vorrei rivolgerle una domanda. Lei ha giustamente richiamato l'attenzione sulla scarsa utilità dell'aggravio delle pene, però non ha fatto alcun cenno alla questione del patteggiamento, che pare essere ormai Pag. 10normalmente utilizzato nei casi di condanna per prostituzione; oggettivamente è vero che il giudice può decidere se concederlo, però il condannato ha il diritto di chiederlo. Mi domando, invece, se in caso di prostituzione minorile, visto che il numero dei casi sta aumentando, non si debba correggere qualcosa in queste normative.

  VANNA IORI. Nei due interventi mi ha colpito questo sforzo di innovazione, di cui probabilmente la politica, da troppo tempo, non è più capace. Ritengo che questa sia davvero una grande sfida; ci siamo troppo adagiati a cercare di corrispondere alle normative e di valorizzare l'accreditamento, ma l'accreditamento è staticità, non fa fare passi avanti, perché si basa sull'assimilazione a un modello già previsto e preconfezionato. Le leggi n. 328 del 2000 e n. 285 del 1997 sono leggi meravigliose, ma superate. I vostri due interventi hanno in comune questo; mi piacerebbe sentire delle proposte concrete, anche come buone pratiche di innovazione, perché credo che sia giunto il momento di inventare un nuovo welfare soprattutto per i minori. Si parla di costruire reti di rilevazione nuove, non solo penalistiche, di utilizzare anche il web, ma qui non c’è alcuna disposizione o sostegno alla genitorialità; la strada da imboccare è questa, ma è tutta da inventare. Il DDL 2953 richiede sicuramente un approfondimento ad hoc e quindi rivolgo una richiesta formale alla Commissione per l'infanzia perché ci sia un approfondimento con il Ministro Orlando e con i responsabili della giustizia, con l'onorevole Ermini e i nostri parlamentari che seguono in prima persona questo processo, perché è un tema che va assolutamente ripreso.
  Trovo preoccupante soprattutto la prospettiva di una eliminazione o sottovalutazione della giustizia minorile e del tribunale della famiglia, che non può essere accorpato al Tribunale ordinario: lo dichiaro qui in modo molto esplicito. Credo che su questo sia necessario un pronunciamento anche da parte della Commissione bicamerale.

  LORENZO BATTISTA. Alla dottoressa Mordeglia, che aveva fatto un riferimento ad esempi all'estero da cui trarre ispirazione per migliorare il nostro ordinamento e la gestione di questo fenomeno, volevo chiedere se abbia qualche ulteriore dettaglio da fornirci sul Paese che può fungere da modello e qualche esempio concreto. Noi abbiamo da poco licenziato al Senato il testo su La buona scuola, che avrebbe potuto essere l'occasione per inserirsi sull'argomento, posto che emerge come, più che un'azione giudiziaria dopo, dovremmo realizzare – come legislatori – un intervento di prevenzione; quindi sarebbe stato opportuno inserirsi in quel contesto ma, purtroppo, non c’è stata l'occasione; si spera che questa possibilità non venga meno nei prossimi provvedimenti. Alla dottoressa Ruo, che evidenziava l'importanza fondamentale della rapidità dell'intervento, vorrei chiedere di contestualizzare meglio questa rapidità, ossia cosa intenda, cosa manchi attualmente nella nostra legislazione o se si ravvisi l'impossibilità tecnica di intervenire in tempi rapidi, come lei auspica. Grazie.

  PRESIDENTE. Lascio quindi la parola alla presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino), Maria Giovanna Ruo, per la replica.

  MARIA GIOVANNA RUO, presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino). Cerco di rispondere sinteticamente e – spero – esaurientemente alle domande. Per quanto concerne la rapidità: cosa intendo ? Certamente c’è un vuoto legislativo; noi siamo in questa materia con pochissime norme, assolutamente insufficienti a garantire nelle situazioni di disagio e di pregiudizio la celerità dell'intervento. Manca tutta quella che noi chiamiamo in gergo «l'esecuzione in sede civile», per cui il minorenne viene allontanato dalla famiglia e inserito nella casa-famiglia; viene quindi dato mandato ai servizi territoriali di preparare un progetto per il giudice ma, fra questa fase e quella del progetto, c’è un Pag. 11vuoto normativo nell'individuazione delle modalità con le quali questo progetto deve essere fatto, un vuoto sui quali tempi, su chi vigila.
  Queste sono le condanne della Corte europea dei diritti dell'uomo all'Italia; abbiamo subìto molte condanne proprio su questo passaggio, cioè tra provvedimento astrattamente immaginato nell'interesse del minore e attuazione, che avviene in tempi talmente lenti per mancanza di normativa da vanificare lo stesso provvedimento. Prima di tutto, quindi, vi è un aspetto normativo; ci sarebbero da rivedere anche tutti i primi articoli della legge n. 184 del 1983, cioè quelli sull'affidamento, perché, all'epoca, sono stati sicuramente una frontiera; oggi, però, sappiamo che non hanno funzionato e non funzionano. In secondo luogo, proprio per questo problema di vuoto esecutivo, l'attivazione dei diversi servizi alle persone avviene frazionatamente, per cui c’è l'allontanamento, il collocamento in casa famiglia, laddove poi la psicologa della famiglia segnala – perché l'educatrice glielo racconta – che il ragazzo ha venduto la sorellina; allora c’è la richiesta di intervento psicopedagogico all'ASL, ma prima che l'ASL si attivi, ci vogliono altre settimane e, nel frattempo, il contagio si è diffuso. Questo dipende innanzitutto da un vuoto normativo di disegno della legge n. 184 del 1983, che ha giustamente immaginato che ad un minorenne temporaneamente privo di una famiglia dovesse esserne data una sostitutiva. Non parliamo, poi, dei casi in cui queste situazioni trovano collocamenti in una famiglia di affidatari, quindi, della solitudine degli affidatari in queste vicende; di solito queste situazioni trovano collocamento in casa-famiglia, quindi, quantomeno, con una struttura interna di accoglienza che è capace di recepire le problematiche. Vuoto normativo, quindi, progressiva obsolescenza della normativa vigente, anche rispetto alle fragilità emergenti nella società contemporanea, e tagli al welfare. Abbiamo recentemente fatto un comunicato di sostegno (sembra strano che un'associazione di avvocati faccia un comunicato di sostegno) a quanto emerso nel recente congresso degli assistenti sociali, perché ne va della democrazia se il welfare continua a essere depauperato: ne va degli articoli 2 e 3 della Costituzione. Se lo Stato non interviene a sostegno per dare pari opportunità, soprattutto alle persone di età minore e comunque alle persone svantaggiate o più fragili, è la stessa architettura democratica che viene inficiata; ecco quindi i tagli progressivi al welfare, la mancanza di un'architettura normativa adeguata a stabilire qual è il compito dei servizi alla persona nell'ambito dei procedimenti civili di sostegno alla genitorialità, ovvero quelli all'interno dei quali si allontanano i minorenni (ancor di più quando sono privi di famiglie). È un problema molto complesso, che merita di essere sviscerato con molta attenzione, altrimenti si continuano a ripetere slogan e la banalizzazione in slogan è la peggiore nemica della realtà di questi fenomeni, che poi colpiscono il capitale più prezioso di cui disponiamo.

  VANNA IORI. Quando parliamo di tagli al welfare, però, tengo sempre a precisare un fatto: più che spendere poco, spendiamo male. Noi siamo al quinto posto in Europa nella spesa per il welfare, però siamo al primo posto nella spesa per gli anziani e al diciottesimo nella spesa per i minori: questo è il problema. Nello spendere male c’è la differenza tra regione e regione, ma noi abbiamo decine di possibilità di accesso al welfare; è possibile riuscire a mettere insieme più risorse attraverso più canali ed è quindi necessario riconsiderare la persona ed i suoi bisogni. Faccio l'esempio classico del sostegno all'accompagnamento agli anziani: quanti sono gli anziani nel nostro Paese che non avrebbero economicamente bisogno di questo assegno, eppure lo ricevono regolarmente?

  MARIA GIOVANNA RUO, presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino). Certamente in questo sono condizionata dalla mia professione, ma credo che il riordino Pag. 12normativo e giuridico, anche sul piano di una cabina di regia, sia essenziale, perché certamente c’è uno spreco di risorse. Mi permetto, poi, di ricordare l'articolo 117 della Costituzione per quanto riguarda i livelli essenziali, perché i livelli essenziali nei servizi alla persona sono importanti, laddove impongono sul piano non quantitativo bensì qualitativo gli obiettivi da centrare. Certamente c’è il bisogno di un riordino complessivo normativo, di un riordino anche dei centri di impulso, quindi l'architettura normativa va rivisitata quasi in ogni sua parte, dalla cabina di regia alle articolazioni che spesso duplicano alcuni aspetti e ne lasciano insoluti altri: è tutto un mondo che va rivisitato con urgenza.

  VANNA IORI. Ci manca una cultura dei servizi, perché spendiamo il 90 per cento in benefit monetari, quindi la cultura dei servizi non riguarda che il 10 per cento della spesa del welfare!

  MARIA GIOVANNA RUO, presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni (Cammino). Vorrei anche dirle, onorevole, che anche per quanto riguarda i benefit monetari, come tutore di minori, ho trovato enormi difficoltà anche per ottenere semplicemente il sussidio per l'acquisto dei libri per una ragazza, la quale, dopo due anni di lontananza dalla scuola, aveva espresso la volontà di tornarvi. Non sono ancora riuscita ad avere il sussidio per acquistare i libri e le assicuro che non sono certo sprovvista di strumenti tecnici per chiederlo nella maniera giusta; però non ci sono ancora riuscita; l'anno è finito e la ragazza dovrà sostenere gli esami a settembre; il frazionamento della giurisdizione fa sì che vieni nominato tutore dal Tribunale per i minorenni, però, poi, devi giurare dal giudice tutelare, giuramento che serve per aprire un conto corrente per la minorenne; in questo lasso di tempo, però, si perdono mesi. Questa è la necessità dell'unità della giurisdizione; cito un esempio altrimenti sembra sempre di parlare per massimi sistemi: queste vicende, invece, sono storie di carne e sangue; c’è giustizia negata, c’è possibilità di formazione negata, quindi è necessaria una rivisitazione normativa complessiva. Per quanto concerne il patteggiamento, è una domanda complessa, perché escludere questo tipo di reati dal patteggiamento non sarebbe giusto, anche perché, veramente, non crediamo nell'inasprimento delle pene, quanto piuttosto, molto di più, nell'efficacia delle pene o della loro applicazione, come in questo caso. Certamente ci dovrebbe essere una maggiore attenzione nella concessione delle stesse quando si tratta di reati di questo genere, mentre notiamo, in questa e in altre aree, accanto a situazioni di grandissima attenzione alla tutela, con procure che si sono dotate di uffici dedicati alla tutela delle persone vulnerabili, anche una tendenza che vorrei chiamare con orrore «deflattiva» di concessioni di patteggiamento, ovvero di archiviazione (non in questi, ma in altri reati che comunque riguardano soggetti vulnerabili all'interno delle relazioni familiari). Questo preoccupa perché, pur non credendo che lo strumento penalistico sia quello da privilegiare, tuttavia non utilizzarlo con l'adeguata severità, che il disvalore sociale che alcuni comportamenti delittuosi richiederebbe, ci sembra un avvalorare comportamenti di questo genere.

  PRESIDENTE. Grazie. Lascio la parola alla presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali, Silvana Mordeglia.

  SILVANA MORDEGLIA, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali. Gli spunti sono tanti e spero di non dimenticarmene troppi. Innanzitutto la questione fondamentale e cogente della riorganizzazione della giustizia. Abbiamo scritto parecchio in modo congiunto e, meno di un anno fa – a fine luglio o inizio agosto dell'anno scorso – Pag. 13come Consiglio nazionale siamo riusciti a mettere insieme i magistrati sia degli adulti che dei minorenni, il Consiglio nazionale forense e tutte le associazioni dell'avvocatura proprio sulle questioni ricordate dall'avvocato Ruo: il punto di vista è sempre quello di una giustizia adultocentrica, da cui però dobbiamo uscire.
  Sono veri gli elementi riguardanti le separazioni e quanto esse incidono su problematiche più vaste rispetto a tutte le questioni che riguardano le famiglie, i minorenni e le tutele. Chiamiamole pure come vogliamo, però non possiamo pensare che i magistrati che vanno ad occuparsi delle questioni delle famiglie, dei minorenni e delle tutele, si occupino anche di altro: inevitabilmente, l'altro impedirà una specializzazione reale. Magari integreremo su questi aspetti la memoria, che a questo punto vi rimanderemo. Non ho citato la questione di genere perché, operando con minorenni, l'ho data per scontata; certo, non è un fenomeno solo femminile, ma coinvolge i generi in forme molto simili, ma a volte anche molto diverse. Per quanto riguarda la questione relativa al crederci, sollevata dall'onorevole Zampa: se non riusciamo ad effettuare un cambio di cornice, saremo sempre costretti in queste situazioni, però, proprio per questo, onorevole, chiediamo a lei e a tutta la Commissione, davvero, del coraggio. Dal punto di vista di chi – permettetemi – sta dall'altra parte, ma in realtà è a anche al fianco di tali soggetti, è davvero necessario attuare delle scelte coraggiose. Lei citava gli aspetti che riguardano la previdenza; il nostro sistema complessivo di tutela è collegato a questi livelli statali di previdenza, che senza volere causano delle disparità, ma anche delle inefficienze che generano inefficacia. È evidente che i sistemi previdenziali tenuti separati dagli aspetti collegati al welfare determinano differenziazioni che causano disparità. Per rivedere tutto questo sistema occorrono riforme di ampio respiro. Un esempio concreto e scontato, anche se adesso non ricordo l'indice statistico perché all'ultimo momento l'abbiamo tolto dalla memoria, riguarda gli investimenti fatti in Olanda nella formazione inerente alla sfera sessuale dei minorenni nelle diverse scuole. Nel tempo è emerso con evidenza come questa abbia fatto sì che tutti i reati collegati, quindi anche le questioni legate alla prostituzione, avessero un andamento inversamente proporzionale a quello che sta accadendo in Italia, quindi questo serve. Nelle scuole se ne parla da decenni e mi viene anche da sorridere perché sono argomenti che venivano già trattati quand'ero giovane io, tuttavia, se ne parla ma non ci sono comunque aree dedicate con i modi e i mezzi migliori. È molto importante ed efficace in questi ambiti (lo facciamo come assistenti sociali nelle realtà di esercizio professionale, ma anche come Consiglio nazionale) lavorare insieme con le realtà del terzo settore e con le associazioni. Abbiamo in piedi alcuni progetti con Terres des Hommes, dedicati alle questioni della prostituzione e del cyberbullismo, che generano strumenti efficaci, perché quando si tratta con organizzazioni che hanno contatti in tutto il mondo diventa anche più semplice utilizzare nuovi strumenti. Mi sembra sia stato ricordato in audizione da un membro della Commissione il progetto di Terres des Hommes relativo alla prostituzione in Rete, assolutamente efficace, il cui esito è stato presentato l'anno scorso alla Presidenza del Consiglio dei ministri. In questo progetto si utilizza proprio la rete per far venire alla luce tutti gli aspetti di adescamento, i quali hanno numeri davvero impressionanti e rispetto a cui ciò che emerge è davvero poco; il numero di approcci giornalieri a questa identità, inventata a fini di prestazioni di tipo sessuale, è veramente inimmaginabile anche per noi che lavoriamo su tali questioni. Lei citava La buona scuola, che significa anche università e quindi formazione delle professioni, ma anche una scuola che abbia il coraggio di prendere in mano aspetti che, tradizionalmente, nel nostro Paese sono lasciati alle famiglie o al gruppo dei pari, Pag. 14che sono poi i luoghi e le persone che generano un'aberrazione quale quella della prostituzione; la responsabilità dell'educazione sessuale o della conoscenza di ciò che provoca l'operare in rete, quindi, non può essere demandata ad altri, ce la dobbiamo assumere. Per quanto riguarda i reati di cyberbullismo che riguardano specificamente la sfera della sessualità, spesso i minorenni non si rendono neanche conto di commettere reati, quindi dobbiamo intervenire su questi aspetti.

  PRESIDENTE. Ringrazio molto le nostre ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15,30.

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