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Comunicati stampa

08/09/2017
15a CONFERENZA DEI PRESIDENTI DELLE CAMERE BASSE DEI PAESI G7 - Intervento di apertura della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini nella sessione speciale: la cooperazione internazionale per la prevenzione e il contrasto del terrorismo.
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Cari colleghi,

il terrorismo di matrice islamica costituisce oggi una minaccia diffusa che può colpire ovunque, come dimostrano i recenti terribili attentati. E' una minaccia che sembra farsi tanto più pericolosa oggi, quando il cosiddetto Stato Islamico è in grave difficoltà nei territori che hanno visto il suo primo radicamento, in Siria ed in Iraq.

Siamo di fronte ad una strategia guidata da un network di natura globale che delega l'esecuzione degli attacchi a cellule locali. Perciò nessuno dei nostri paesi si può chiamare fuori in questo sforzo.

L'attacco dei terroristi è di natura politica, perché attraverso il terrore vogliono condizionare le nostre democrazie. Vogliono anche fare in modo, probabilmente, che noi si rimetta in discussione i principi fondamentali dello stato di diritto.

Per questo invece noi dobbiamo riaffermare i valori di libertà e pacifica convivenza su cui si basano le nostre Costituzioni.

Noi possiamo vincere questa battaglia solo se accetteremo di collaborare di più, in modo più stringente, abbassando le 'gelosie' che ancora oggi esistono riguardo alle informazioni.

Occorre sviluppare, in seno all'Unione europea ma anche a livello internazionale, una maggiore cooperazione giudiziaria e di polizia.

Occorre migliorare le attività investigative e di intelligence comuni.

Occorre isolare e bloccare i canali di finanziamento dei terroristi. "Chi li paga?", questa è la domanda. E sulle risposte dobbiamo agire concretamente.

Bisogna che ai terroristi non continuino ad arrivare costantemente le armi. Anche su questo dobbiamo interrogarci, se non vogliamo essere ipocriti.

E poi bisogna fare di più per contrastare la radicalizzazione . Contrastarla significa molte cose.

In primo luogo dobbiamo occuparci della lotta al terrorismo sul web.

Molti giovani si radicalizzano più sulla rete che in moschea. Ore e ore sulla rete, che sta diventando il terreno su cui questa aberrante pratica della jihad digitale non ha limiti. Ha moduli orizzontali molto diversi da quelli verticistici che caratterizzavano le vecchie cellule terroriste. Nel mio paese, ma anche in altri, abbiamo vissuto il tempo di un terrorismo organizzato in forma di piramide. Qui il rapporto invece è orizzontale, e per questo è molto più facile per loro reclutare adepti ed è molto più difficile per noi riuscire a contrastarli.

Allora credo che sia venuto il tempo di collaborare di più per porre le piattaforme digitali di fronte alle loro responsabilità. Perché se è vero che la jihad digitale è lo strumento principale di reclutamento dei terrorismo, le piattaforme digitali non possono continuare a chiamarsi fuori, a dire di essere delle semplici 'autostrade' sulle quali passano i messaggi di odio, i messaggi terroristici. Questo non è più accettabile.

Dobbiamo sviluppare dunque nuovi strumenti, eventualmente di natura normativa, per far sì che le piattaforme digitali blocchino, rimuovano immediatamente i messaggi del terrore che sono volti a radicalizzare i giovani, a fare proselitismo, così come a istigare all'odio. Perché le immagini che vengono fatte vedere sono spesso immagini di dolore: bambini in Siria e in Iraq vittime di bombardamenti, e tutto viene usato a scopo di propaganda terroristica.

Una propaganda terrorista che si deve contrastare anche sul piano della narrazione. Noi abbiamo bisogno di una contronarrazione più credibile agli occhi di questi giovani.

Come farlo? Vi cito solo alcune esperienze che abbiamo messo in atto qui alla Camera. Coinvolgere le comunità islamiche, che devono essere pienamente responsabilizzate. Ho ricevuto in diverse occasioni i rappresentanti delle comunità islamiche per ascoltare le loro strategie contro l'odio, per capire come loro intendono isolare i violenti. Responsabilizzarle è determinante, anche perché a loro volta esse diventano oggetto di altro odio e di altre discriminazioni.

E poi dobbiamo occuparci dei giovani e di chi sta vicino a loro. Qui alla Camera abbiamo organizzato una iniziativa intitolata "Donne contro Daesh", in collaborazione con l'Intergruppo parlamentare per le donne, i diritti e le pari opportunità. All'incontro hanno partecipato le madri di due giovani - un europeo e un canadese - che hanno perso la vita in Siria dopo essere stati reclutati per combattere nella jihad con Daesh. Queste donne oggi si sono unite in una alleanza contro il terrorismo che si impadronisce dei loro figli, dei nostri giovani, e la fa a volte senza che le famiglie possano intervenire in tempo utile. Questi parenti possono essere una risorsa a disposizione della comunità.

E' indispensabile anche lo scambio delle migliori pratiche per combattere sul campo la minaccia terrorista. Sono molto interessata a sapere come nei vostri paesi i Parlamenti stanno mettendo in atto delle reazioni concrete. Il mio paese ha deciso di adottare nei confronti dei sospetti terroristi alcune delle strategie sperimentate con successo contro le organizzazioni criminali mafiose, centralizzando il coordinamento delle indagini presso un'unica procura nazionale.

Altri provvedimenti hanno riguardato la possibilità di effettuare intercettazioni mirate nei confronti di persone oggetto di fenomeni di radicalizzazione e di adesione all'estremismo violento.

Credo che su questi temi potrebbe essere molto utile avviare regolari contatti fra i membri dei nostri parlamenti che seguono più da vicino la materia, in modo da rendere possibile uno scambio di esperienze in proposito.

A queste iniziative vanno affiancate strategie di più ampia portata. Nel luglio di quest'anno, la Camera dei deputati ha approvato una proposta di legge - non ancora approvata al Senato, mi auguro che ci sia il tempo per farlo - che prevede un piano nazionale per prevenire i fenomeni di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista e per favorire la deradicalizzazione e il recupero in termini di integrazione sociale, culturale e lavorativa dei giovani coinvolti.

Le democrazie devono combattere la cultura dell'odio in tutte le sue forme.

Per questo ho preso molto seriamente l'invito del Consiglio d'Europa e voluto istituire qui alla Camera dei deputati una Commissione mista di deputati ed esperti incaricata punto di presentare un rapporto sull'odio nelle sue diverse espressioni, che si sta insinuando a tutti i livelli nelle nostre società. Ho voluto intitolare la Commissione a Jo Cox, la deputata britannica barbaramente assassinata proprio a causa dell'odio politico. La Commissione ha presentato nel luglio scorso un importante rapporto sulla "piramide dell'odio", che metterò a vostra disposizione: parla di come si sviluppino i fenomeni di odio, e delle misure da mettere in atto, a livello sia nazionale che sovranazionale, per contrastarli.

Cari colleghi, ho voluto mettere sul piatto questi temi. Ascolterò con interesse le vostre valutazioni.

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