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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 10 di lunedì 29 aprile 2013

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 15,05.

  GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 aprile 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente due, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della formazione del Governo e del conferimento di incarichi a Ministri.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura di alcune comunicazioni:

  GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge:
  Comunico che, in data 28 aprile 2013, il Presidente del Consiglio dei Ministri, deputato Enrico Letta, ha inviato la seguente lettera:

  «Onorevole Presidente,
  La informo che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data odierna, ha accettato le dimissioni rassegnate il 21 dicembre 2012 dal Gabinetto presieduto dal senatore professor Mario Monti, nonché le dimissioni dalle rispettive cariche rassegnate dai sottosegretari di Stato.
  Avendo io accettato l'incarico di formare il Governo conferitomi in data 24 aprile 2013, il Presidente della Repubblica mi ha nominato, con proprio decreto in data odierna, Presidente del Consiglio dei Ministri.
  Con ulteriori decreti in pari data, il Presidente della Repubblica, su mia proposta, ha nominato Ministri senza portafoglio l'avvocato Enzo Moavero Milanesi, il dottor Graziano Delrio, il professor Carlo Trigilia, l'onorevole Dario Franceschini, il senatore Gaetano Quagliariello, l'onorevole Cécile Kyenge, la senatrice Josefa Idem, l'onorevole Gianpiero D'Alia.
  Sono stati altresì nominati Ministri:
   degli Affari esteri, la dottoressa Emma Bonino;
   dell'Interno, l'onorevole Angelino Alfano;
   della Giustizia, la dottoressa Anna Maria Cancellieri;
   della Difesa, il senatore Mario Mauro;
   dell'Economia e delle finanze, il dottore Fabrizio Saccomanni;
   dello Sviluppo economico, il signor Flavio Zanonato;
   delle Politiche agricole alimentari e forestali, l'onorevole Nunzia De Girolamo;
   dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'onorevole Andrea Orlando;
   delle Infrastrutture e dei trasporti, l'onorevole Maurizio Lupi;Pag. 2
   del Lavoro e delle politiche sociali, il professor Enrico Giovannini;
   dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, l'onorevole Maria Chiara Carrozza;
   per i Beni e le attività culturali, l'onorevole Massimo Bray;
   della salute, l'onorevole Beatrice Lorenzin.

  Inoltre, il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data odierna, adottati su mia proposta e sentito il Consiglio dei Ministri, ha attribuito al Ministro dell'Interno, onorevole avvocato Angelino Alfano, le funzioni di Vicepresidente del Consiglio dei Ministri ed ha nominato il Presidente di sezione del Consiglio di Stato, Filippo Patroni Griffi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con le funzioni di Segretario del Consiglio medesimo.
  Infine, con mio decreto in pari data, sentito il Consiglio dei Ministri, ho conferito ai Ministri senza portafoglio, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, i seguenti incarichi:
   all'avvocato Enzo Moavero Milanesi gli affari europei;
   al dottor Graziano Delrio gli affari regionali e le autonomie;
   al professor Carlo Trigilia la coesione territoriale;
   all'onorevole avvocato Dario Franceschini i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo;
   al senatore professor Gaetano Quagliariello le riforme costituzionali;
   all'onorevole dottoressa Cécile Kyenge l'integrazione;
   alla senatrice Josefa Idem le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili;
   all'onorevole avvocato Gianpiero D'Alia la pubblica amministrazione e la semplificazione.
Firmato: Enrico Letta».

Annunzio delle dimissioni di un Vicepresidente della Camera.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura della comunicazione.

  GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge:
  Comunico che il Vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, in data odierna ha inviato la seguente lettera al Presidente della Camera:

  «Cara Presidente,
  Le comunico le mie dimissioni da Vicepresidente della Camera dei Deputati a seguito della mia nomina, in data 28 aprile 2013, a Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
  L'occasione mi è gradita per esprimere un sincero e sentito ringraziamento all'intera amministrazione della Camera dei Deputati della quale ho potuto apprezzare la straordinaria umanità e professionalità. Si tratta di qualità delle quali il nostro Paese deve essere fiero. Con stima, Maurizio Lupi».

  PRESIDENTE. Grazie.

Comunicazioni del Governo (ore 15,12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Comunicazioni del Governo.
  Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta dell'intervento introduttivo del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri.

  ENRICO LETTA, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli deputati, appena una settimana fa il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, pronunciava il suo discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica. A lui consentitemi di rivolgere un sincero ringraziamento per lo straordinario spirito di dedizione alla nostra comunità nazionale, con il quale ha accettato la rielezione per Pag. 3il secondo mandato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie, Fratelli d'Italia e Misto).
  Voglio inoltre ringraziare i Presidenti del Senato, Pietro Grasso, e della Camera, Laura Boldrini, per la collaborazione offerta nella fase di consultazione in questo primissimo avvio dell'esperienza di Governo.
  Quella del Presidente Napolitano è stata – lo sappiamo – una scelta eccezionale. Eccezionale perché tale è il momento che l'Italia e l'Europa si trovano a vivere oggi. Di fronte all'emergenza, il Presidente della Repubblica ci ha invitato a parlare il linguaggio della verità. Ci ha chiesto di offrire in extremis, al Paese ed al mondo, una testimonianza di volontà di servizio e senso di responsabilità. Ci ha concesso un'ultima opportunità: l'opportunità di dimostrarci degni del ruolo che la Costituzione ci riconosce come rappresentanti della nazione, degni di servire il Paese attraverso il rigore, l'esempio, le competenze, in una delle stagioni più complesse e dolorose della storia unitaria. Accogliendo il suo appello, intendo oggi rivolgermi a voi proprio con il linguaggio «sovversivo» della verità, confessandovi che avverto fortissimi in questo momento la consapevolezza dei miei limiti ed il peso della mia personale responsabilità, ma impegnandomi a fare di tutto affinché le mie spalle siano larghe e solide al punto da reggere nelle vesti di Presidente del Consiglio di un Governo che richiede qui ed oggi la fiducia del Parlamento.
  Infine, non potrei iniziare questo discorso, in un passaggio così impegnativo, senza un accenno personale ed esprimere un senso di gratitudine profonda verso chi, con generosità e senso antico della parola lealtà, mi ha sostenuto anche in questo difficile passaggio: Pierluigi Bersani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e di deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Misto).
  La prima verità è che la situazione economica dell'Italia è ancora grave. Abbiamo accumulato in passato un debito pubblico che grava come una macina sulle generazioni presenti e future e che rischia di schiacciare per sempre le prospettive economiche del Paese. Il grande sforzo di risanamento compiuto dal precedente Governo, guidato dal senatore Mario Monti, è stato premessa della crescita, in quanto la disciplina della finanza pubblica era e resta indispensabile per contenere i tassi di interesse e sventare possibili attacchi finanziari (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
  Il mantenimento degli impegni presi con il Documento di economia e finanza è necessario ad uscire quanto prima dalla procedura di disavanzo eccessivo e per recuperare margini di manovra all'interno dei vincoli europei che vogliamo rispettare. Nelle sedi europee ed internazionali l'Italia si impegnerà, poi, per individuare strategie per ravvivare la crescita, senza compromettere il processo necessario di risanamento della finanza pubblica. L'Europa è in crisi di legittimità ed efficacia, proprio quando tutti i Paesi membri e tutti i cittadini ne hanno più bisogno. L'Europa può tornare ad essere motore di sviluppo sostenibile e, quindi, di speranza e di costruzione di futuro, solo se finalmente si apre; si apre perché il destino di tutto il continente è strettamente legato. Non ci possono essere vincitori e vinti se l'Europa fallisce questa prova. Saremmo tutti perdenti: sia nel sud che nel nord del continente. È per questo che, se otterrò la vostra fiducia, immediatamente, già da domani sera e poi mercoledì e giovedì, visiterò in un unico viaggio Bruxelles, Berlino e Parigi per dare subito il segno che il nostro è un Governo europeo ed europeista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).
  La risposta dunque è una maggiore integrazione verso un'Europa federale, altrimenti il costo della «non Europa», il peso della mancata integrazione, il rischio di un'unione monetaria senza unione politica Pag. 4e unione bancaria ed economica diventeranno insostenibili, come la crisi di questi cinque anni ci ha mostrato.
  Questo Parlamento ha già dimostrato di poter trovare intese per dare all'Europa un contributo italiano innovativo: questo è avvenuto nel sostegno all'azione europea del Governo Monti ed è avvenuto nell'elaborazione di posizioni comuni, come quella elaborata dai colleghi Baretta, Brunetta e Occhiuto in vista del Consiglio europeo del giugno scorso. Da quelle premesse politiche ripartiremo. Le premesse macroeconomiche sono quelle dell'euro e della Banca centrale europea guidata da Mario Draghi.
  Di solo risanamento l'Italia muore. Dopo più di un decennio senza crescita, le politiche per la ripresa non possono più attendere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Semplicemente non c’è più tempo: tanti cittadini, troppe famiglie sono in preda alla disperazione e allo scoramento. Pensiamo alla vulnerabilità individuale che nel disagio, nel vuoto di speranze, rischia di tramutarsi in rabbia e in conflitto, come dimostra e ci ricorda lo sconcertante fatto avvenuto ieri stesso dinanzi a Palazzo Chigi. Ieri, andando a visitare in ospedale il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito gravemente insieme al carabiniere scelto Francesco Negri (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo – L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi)... Dicevo, ieri andando a visitare in ospedale il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferito gravemente insieme al carabiniere scelto Francesco Negri, sono stato impressionato dalla forza e dalla fermezza della figlia Martina: il Parlamento si stringe a lei in questo momento così doloroso (Applausi). E il Parlamento deve stringersi anche all'Arma dei carabinieri e a tutte le Forze dell'ordine, per il servizio continuo, silenzioso, encomiabile, spesso in condizioni disagiate, svolto nell'interesse della nazione in Italia e all'estero (Applausi).
  Senza crescita e senza coesione, l'Italia è perduta. Il Paese invece può farcela, ma per farcela deve ripartire e per ripartire tutti devono essere motori di questa nuova energia positiva. L'architrave dell'Esecutivo sarà l'impegno ad essere seri e credibili sul risanamento e sulla tenuta dei conti pubblici. Basta con i debiti che troppe volte il nostro Paese ha scaricato sulle spalle e la vita delle generazioni successive. Quelle nuove, di generazioni, hanno imparato sulla propria pelle e non faranno lo stesso con i propri figli.
  Ecco perché la riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo. Anzitutto, quindi, ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neoassunti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Poi, una politica fiscale della casa che limiti gli effetti recessivi in un settore strategico come quello dell'edilizia, includa incentivi per ristrutturazioni ecologiche, affitti e mutui agevolati per giovani coppie; e poi bisogna superare l'attuale sistema di tassazione della prima casa, intanto con lo stop ai pagamenti di giugno per dare il tempo al Governo e al Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del Partito Democratico). Misure ulteriori dovrebbero essere il pagamento di parte dei debiti delle amministrazioni pubbliche, l'allentamento del Patto di stabilità interno, la rinuncia all'inasprimento dell'IVA (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), l'aumento delle dotazioni del Fondo centrale di garanzie per le piccole e medie imprese e del Fondo di solidarietà per i mutui. Ma questi provvedimenti, sebbene necessari, non sono sufficienti. La crescita economica di un Paese richiede una strategia complessa che eviti dispersioni a pioggia delle poche risorse e che possa innescare meccanismi virtuosi.Pag. 5
  Per questo è necessaria una sintonia tra le azioni del Governo e quelle delle banche e delle imprese, che devono essere mirate ad una crescita di lungo periodo degli attori economici, per superare gli annosi ritardi dell'Italia in termini di crescita della produttività e della competitività.
  Il Governo deve accompagnare questa crescita e rimanere a fianco delle imprese anche e soprattutto quando queste si impegnano all'estero, nell'arena globale.
  Un importante argomento di contesto concerne la giustizia, in quanto solo con la certezza del diritto gli investimenti possono prosperare. Questo ovviamente riguarda innanzitutto l'impegno alla moralizzazione della vita pubblica, alla lotta alla corruzione che distorce regole e incentivi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). E questo riguarda la giustizia nel suo complesso: la giustizia deve essere giustizia innanzitutto per i cittadini. La ripresa ritornerà anche se i cittadini e gli imprenditori italiani e stranieri saranno convinti di potersi rimettere con fiducia ai tempi e al merito delle decisioni della giustizia italiana e tutto questo funzionerà se la smetteremo di avere una situazione carceraria intollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà) ed eccessi di condanne da parte della Corte dei diritti dell'uomo. Ricordiamoci sempre che siamo il Paese di Cesare Beccaria.
  Dobbiamo liberare le energie migliori dell'Italia e non partiamo da zero. Partiamo da due grandi risorse: prima di tutto i giovani. «Scommettete su cose grandi» ha detto proprio ieri Papa Francesco rivolto a loro e noi abbiamo gli strumenti per aiutarli. Quello generazionale non è certo solo un tema attinente al rinnovamento della classe dirigente: è una questione drammatica, che scontano sulla propria pelle milioni di giovani. Segnala bassi tassi di istruzione e di occupazione, porta con sé lo sconforto e la rabbia di chi non studia né lavora. Chiediamoci quanti bambini non nascono ogni anno in Italia per la precarietà, che limita le scelte delle famiglie giovani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). Non è solo demografia: è una ferita morale, perché non devono esistere generazioni perdute, perché solo i giovani possono ricostruire questo Paese. Le loro nuove esperienze e competenze ci raccontano un mondo che cambia, il loro mondo. Rinunciare ad investire su di loro è un suicidio economico ed è la certezza di decrescita, la più infelice. Semplificheremo e rafforzeremo l'apprendistato, che ha dato buoni risultati in Paesi vicini. Un aiuto può venire da modifiche alla legge n. 92 del 2012, quali suggerite dalla Commissione dei saggi istituita dal Presidente della Repubblica, che riducano le restrizioni al contratto a termine finché dura l'emergenza economica. Aiuteremo le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato, con defiscalizzazioni o con sostegni ai lavoratori con bassi salari, condizionati all'occupazione, in una politica generale di riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale.
  Non bastano incentivi monetari. Occorre prendersi cura dei giovani, volgendo il disagio in speranza, puntando su orientamento e stimolo all'imprenditorialità. Bisogna fare tesoro della voglia di fare dei nuovi italiani, così come bisogna valorizzare gli italiani all'estero. La nomina di Cecile Kyenge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta civica per l'Italia, Sinistra Ecologia libertà e Misto) significa una nuova concezione di confine, da barriera a speranza, da limite invalicabile a ponte tra comunità diverse. La società della conoscenza e dell'integrazione si costruisce sui banchi della scuola e nell'università. Dobbiamo ridare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori, che in tante classi volgono il disagio in speranza, Pag. 6e dobbiamo ridurre il ritardo rispetto all'Europa nelle percentuali di laureati e nella dispersione scolastica.
  In Italia, c’è una nuova questione sociale, segnata dall'aumento delle diseguaglianze: solo il 10 per cento dei giovani italiani con il padre non diplomato riesce a laurearsi, mentre sono il 40 per cento in Gran Bretagna, il 35 per cento in Francia, il 33 per cento in Spagna. Bisogna finalmente dare piena attuazione all'articolo 34 della Costituzione, per il quale i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
  L'uguaglianza più piena è destinata a durare nelle generazioni ed è oggi più che mai l'uguaglianza delle opportunità. Per rilanciare il futuro industriale del Paese, bisogna scommettere sullo spirito imprenditoriale e innovare e investire in ricerca e sviluppo. Per questo intendiamo lanciare un grande piano pluriennale per l'innovazione e la ricerca finanziato tramite project bond. La ricerca italiana può e deve rinascere nei nuovi settori di sviluppo come, ad esempio, l'agenda digitale, lo sviluppo verde, le nanotecnologie, l'aerospaziale, il biomedicale, solo per citarne alcuni. Si tratta di fare una politica industriale moderna che valorizzi i grandi attori, ma anche e soprattutto le piccole e medie imprese che sono e rimarranno il vero motore dello sviluppo del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Lega Nord e Autonomie). Oltre all'alta tecnologia bisogna investire su ambiente e energia. Le nuove tecnologie, fonti rinnovabili, efficienza energetica vanno maggiormente integrate nel contesto esistente, migliorando la selettività degli strumenti di incentivazione in un'ottica organica con visione di medio e lungo periodo. Sempre con riguardo ai settori energetici, va completato il processo di integrazione con i mercati geografici dei Paesi europei confinanti. Questo implica, per l'energia elettrica, il completamento del cosiddetto market coupling e per il gas il completo riallineamento dei nostri prezzi con quelli europei. È chiaro che episodi in questo campo come quelli dell'ILVA di Taranto non sono più tollerabili.
  Tutta l'impresa italiana per crescere ha bisogno di più semplicità, di un'alleanza tra la pubblica amministrazione e la società senza tollerare le sacche di privilegio. La burocrazia non deve opprimere la voglia creativa degli italiani ed è per questo che bisognerà rivedere l'intero sistema delle autorizzazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia), per snellire le procedure ed avere fiducia in chi ha voglia di investire, creare e offrire posti di lavoro. Non si possono più chiedere sacrifici sempre e soltanto ai soliti noti. I sacrifici sono socialmente sostenibili solo se sono ispirati ad un principio di equità. Questo significa coniugare una ferrea lotta all'evasione con un fisco amico dei cittadini senza che la parola Equitalia debba provocare dei brividi quando viene evocata. L'altra grande risorsa è l'Italia stessa, bellezza senza navigatore. La nostra tendenza all'autocommiserazione è pari solo all'ammirazione che l'Italia suscita all'estero. Molti stranieri vogliono bagnarsi nei nostri mari, visitare le nostre città, mangiare e vestire italiano. L'Italia e il made in Italy sono le migliori ricchezze. È per questo che uno dei primi atti del Governo sarà quello di nominare il commissario unico per l'Expo 2015, una grande occasione che non dobbiamo mancare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). E a questo fine nei prossimi giorni sarò a Milano a presentare il decreto e a partire per l'ultimo miglio di questo evento strategico.
  Per questo dobbiamo rilanciare il turismo e, soprattutto, attrarre investimenti. Rimuoviamo quegli ostacoli che fanno sì che l'Italia per molti non sia una scelta di vita. Questo significa puntare sulla cultura, motore e moltiplicatore dello sviluppo. Questo significa valorizzare e custodire l'ambiente, il paesaggio, l'arte, l'architettura, le eccellenze enogastronomiche, le Pag. 7infrastrutture. Questo vuol dire valorizzare il nostro grande patrimonio sportivo. La pratica dello sport significa prevenzione delle malattie, lotta contro l'obesità, formazione a stili di vita sani, lealtà e rispetto delle regole. Dobbiamo impegnarci, come ha già detto il Ministro Idem, per diffondere la pratica sportiva sin dalle scuole elementari con un piano di edilizia scolastica su tutto il territorio nazionale. L'intraprendenza dei giovani e la bellezza dei territori sono d'altra parte due risorse cruciali per il Mezzogiorno. In entrambi i casi un patrimonio dissipato, un giacimento inutilizzato di potenzialità. Dobbiamo mettere in condizione il Sud di crescere da solo annullando i divari infrastrutturali e di ordine pubblico che l'hanno frenato, puntando sulle nuove imprese, in particolare le industrie culturali e creative e sulla buona gestione dei fondi europei come quella che ha caratterizzato l'operato del Governo Monti. Dobbiamo soprattutto evitare di continuare a mettere la testa sotto la sabbia come struzzi e riconoscere che il divario tra nord e sud del Paese è non un accidente storico o una condanna, ma il prodotto di decenni di inadempienze da parte delle classi dirigenti a livello nazionale come a livello locale.
  È il risultato dell'azione della criminalità organizzata che, certo presente anche nel resto del Paese, in larghe parti del Mezzogiorno ha i connotati del controllo arrogante del territorio. E questo, nonostante lo spirito di servizio e sacrificio di tanti servitori dello Stato – magistrati ed esponenti delle forze dell'ordine innanzitutto –, che, troppo spesso, abbiamo avuto la responsabilità di lasciare soli. Anche per questo dobbiamo dare effettiva concretezza al valore della specificità della professione svolta dal personale in divisa delle Forze armate e della Polizia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).
  Ma permettetemi di soffermarmi un attimo sulla grande tragedia di questi tempi, che, d'altronde, al Sud tocca punte di desolazione e allarme sociale. È la questione che sarà la prima priorità del mio Governo: la questione del lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Solo con il lavoro si può uscire da questo incubo di impoverimento e imboccare la via di una crescita non fine a se stessa, ma volta a superare le ingiustizie e a riportare dignità e benessere.
  Senza crescita, anche gli interventi di urgenza su cui ci siamo impegnati e che qui ribadisco – rifinanziamento delle casse integrazioni in deroga, superamento del precariato anche nella pubblica amministrazione –, sarebbero insufficienti. In particolare, con i lavoratori esodati la comunità nazionale ha rotto un patto e la soluzione strutturale di questo tema è un impegno prioritario di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). Mai come oggi occorre fiducia reciproca: imprese e lavoratori devono agire insieme e superare le contrapposizioni che in passato ci hanno frenato. Sono sicuro che, come in tanti momenti critici della vita della Repubblica, i sindacati saranno protagonisti.
  E il Governo vuole aprire la strada con proposte che approfondiremo insieme: ampliare gli incentivi fiscali a chi investe in innovazione, sostenere l'aggregazione e l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, dare più credito a chi lo merita, garantire il pagamento dei debiti alle imprese, semplificare e rimuovere gli ostacoli burocratici che frenano lo spirito di impresa. Dobbiamo anche valorizzare il lavoro autonomo e le libere professioni che, in una società post industriale, rappresentano la spina dorsale della nostra economia. Ora bisogna lavorare tutti insieme per formare e dare opportunità ai giovani, innalzare la qualità, servire al meglio i clienti.
  Anche sull'occupazione femminile occorre fare molto di più. La maggiore presenza delle donne nella vita economica, sociale e politica dà già straordinari contributi alla crescita del Paese, ma siamo Pag. 8lontani dagli obiettivi europei: non siamo ancora un Paese delle pari opportunità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). La carenza di servizi scarica sulle donne compiti insostenibili, e tutto questo è aggravato, in alcuni casi, da una crescita insopportabile dei fenomeni di violenza contro le donne.
  La riforma del nostro welfare richiede azioni di ampio respiro per rilanciare il modello sociale europeo. Il welfare tradizionale, schiacciato sul maschio adulto e su pensioni e sanità, non basta più, non stimola la crescita della persona e non basta a correggere le disuguaglianze. Non occorrono isterismi, occorre un cambiamento radicale: un welfare più universalistico e meno corporativo che sostenga tutti i bisognosi, aiutandoli a rialzarsi e a riattivarsi. Per un welfare attivo, più giovane e al femminile andranno migliorati gli ammortizzatori sociali, estendendoli a chi ne è privo, a partire dai precari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). E si potranno studiare forme di reddito minimo, soprattutto, per famiglie bisognose con figli (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).
  Hanno trovato largo consenso parlamentare, nei mesi passati, le proposte su incentivi al pensionamento graduale, con part time misto a pensione, con una staffetta generazionale per la parallela assunzione di giovani. Inoltre, per evitare il formarsi di bacini estesi di lavoratori anziani di difficile ricollocazione, studieremo forme circoscritte di gradualizzazione del pensionamento, come l'accesso con tre, quattro anni di anticipo al pensionamento con una penalizzazione proporzionale.
  Dobbiamo, poi, ricordarci che l'Italia migliore è un'Italia solidale.
  È per questo che il Governo non può che valorizzare la rete di protezione dei cittadini e dei loro diritti con misure tese al miglioramento dei servizi, dai servizi sanitari a quelli del trasporto pubblico locale e pendolare, con una particolare attenzione per i disabili e i non autosufficienti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà).
  Vorrei a questo punto rendere omaggio alle donne e agli uomini che ogni giorno consentono al nostro Paese di godere di questa solidarietà, e che mantengono unito il nostro tessuto sociale: i servitori dello Stato, quelli che rischiano la vita per protegge le istituzioni, quelli che lavorano nella sanità per salvare delle vite, quelli che aiutano i nostri figli a crescere, ma anche gli operatori del volontariato, della cooperazione, del terzo settore, della galassia del 5 per mille (Applausi).
  È l'esempio che giornalmente viene dato da queste persone che fa riscoprire l'onore e il valore del servizio pubblico. Una speciale menzione merita la Protezione civile, che ha dato una straordinaria prova nei terremoti in Abruzzo e in Emilia, e che ci ricorda che abbiamo un impegno alla prevenzione con piani straordinari di manutenzione contro il dissesto idrogeologico e la lotta all'abusivismo (Applausi).
  Onorevoli deputati, vorrei che questo Governo inaugurasse una fase nuova nella vita della Repubblica, non il canto del cigno di un sistema imploso sulle sue troppe degenerazioni, ma un primo impegno per la ricostruzione della politica e del nostro modo di percepirci come comunità. La ricostruzione, però, può partire solo da un esercizio autentico, non simulato, di autocritica. La verità è che la politica ha commesso troppi errori: si è erosa giorno dopo giorno la credibilità della politica e delle istituzioni, vittime di un «presentismo», vale a dire dell'ossessione del consenso immediato che ha bloccato il Paese.
  Ancora, non abbiamo compreso quanto le legittime istanze di innovazione, partecipazione, trasparenza, sottese alla rivoluzione della rete potessero tradursi in un oggettivo miglioramento della qualità della nostra democrazia rappresentativa, anziché Pag. 9sfociare nel mito o nell'illusione della democrazia diretta. Oggi abbiamo dinanzi un'altra sfida ancora più complessa, quella dell'autorevolezza: l'autorevolezza del potere che non ha più come in passato il monopolio delle informazioni, ma deve avere il profilo e le competenze per discernere il vero dal falso nel flusso enorme di informazioni presenti nella rete; l'autorevolezza di chi non si accontenta della verosimiglianza e del sentito dire, ma sceglie sempre e solo la verità ed ha il coraggio e la pazienza di raccontarla ai cittadini, anche se dolorosa o brutale. Per cominciare, bisogna recuperare decenza, sobrietà, scrupolo, senso dell'onore e del servizio e, infine, la banalità della gestione del buon padre di famiglia. Ognuno deve fare la sua parte. A questo fine, per dare l'esempio – e dico al Parlamento una cosa che nemmeno i miei Ministri sanno ancora –, il primo atto del Governo sarà quello di eliminare con una norma d'urgenza lo stipendio dei Ministri parlamentari, che esiste da sempre in aggiunta alla loro indennità (Applausi).
  Nessuno – ripeto nessuno – può sentirsi esentato dal dovere dell'autorevolezza. Nessuno può considerarsi fino in fondo assolto dall'accusa di aver contaminato il confronto pubblico con gesti, parole, opere e omissioni. Con 11 milioni e mezzo di cittadini che hanno deciso di non votare alle elezioni dello scorso febbraio, quello dell'astensione è risultato essere il primo partito: o lo capiamo o la politica scompare.
  Non era mai accaduto prima: due milioni in più rispetto al 2008, 4 milioni in più rispetto al 2006; su questo sfondo la riduzione dei costi della politica diventa un dovere di credibilità.

  CRISTIAN IANNUZZI. Rinunciate ai rimborsi elettorali...

  ENRICO LETTA, Presidente del Consiglio dei Ministri. Pensate ai rimborsi elettorali: tutte le leggi introdotte dal 1994 ad oggi sono state ipocrite e fallimentari, non rimborsi ma finanziamento mascherato, per di più di ammontare decisamente troppo elevato, come la Corte dei conti ha recentemente confermato, due miliardi e mezzo di euro dal ’94 al 2012 a fronte di spese certificate di circa mezzo miliardo; è questa solo una delle conferme del fatto che il sistema va rivoluzionato. Partiamo, dunque, dal finanziamento pubblico ai partiti abolendo la legge approvata e introducendo misure di controllo e di sanzione anche sui gruppi parlamentari e regionali; occorre, poi, avviare percorsi che finalmente consegnino alla libera scelta del cittadino, con opportuni interventi sul versante fiscale, la contribuzione all'attività politica dei partiti.
  È però anche importante collegare il tema del finanziamento a quello della democrazia interna ai partiti attuando finalmente i principi sulla democrazia interna incorporati nell'articolo 49 della Costituzione (applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà), stimolando la partecipazione dei militanti e garantendo la trasparenza delle decisioni e delle procedure.
  Rivendico con forza l'importanza di un temporaneo Governo di servizio al Paese tra forze sicuramente lontane e diverse tra di loro; credo che non sia facile votare insieme da posizioni così eterogenee, ma proprio per questo credo che questa sia una scelta che meriti rispetto anche da chi non la condivide, perché non è motivata dall'interesse particolare, ma da principi più alti di coesione nazionale (applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). Questo è stato il senso del messaggio del Presidente della Repubblica alle Camere, non dobbiamo aver paura di fare il nostro dovere per l'Italia, noi dobbiamo dare il nostro contributo a ricostruire un patto di fiducia, a ritrovare il senso di una missione comune; come italiani o si vince o si perde tutti insieme (applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). Sicuramente è e deve essere un'eccezione la convergenza Pag. 10di forze politiche che si sono presentate come alternative alle elezioni, ma è eccezionale che dalle urne, anche a causa della legge elettorale, non sia uscita alcuna maggioranza; è eccezionale l'emergenza economica che il Governo dovrà affrontare; è eccezionale il fatto che sia necessario riscrivere alcune regole costituzionali. Credo, quindi, che le forze politiche che sostengono il Governo stiano dimostrando un grande senso di responsabilità e di attaccamento alle istituzioni. Vent'anni di attacchi e delegittimazioni reciproche hanno eroso ogni capitale di fiducia nei rapporti tra partiti ed opinione pubblica, che è esausta, sempre più esausta delle risse inconcludenti. Ho imparato da Nino Andreatta la fondamentale distinzione tra politica, intesa come dialettica tra le diverse fazioni, e politiche, intese come soluzioni concrete ai problemi comuni; se in questo momento ci concentriamo sulla politica, le nostre differenze ci immobilizzeranno; se invece ci concentriamo sulle politiche, allora potremmo svolgere un servizio al Paese migliorando la vita dei cittadini (applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Lega Nord e Autonomie). È per questo che intendo appellarmi alla responsabilità dei partiti e dei movimenti, perché ritengo centrale il ruolo del Parlamento, con una continua interlocuzione con le forze politiche che non sostengono il Governo e con la creazione di luoghi permanenti di codecisione, ai quali parteciperò personalmente, tra il Governo e le forze politiche che hanno deciso di sostenerlo.
  L'appello alla responsabilità e alla capacità di trovare terreni di convergenza è ancora più pressante nel nostro compito di riformare le istituzioni, anche perché auspico che per la scrittura delle regole che riguardano la vita democratica di tutti il fronte si allarghi anche alle forze che non hanno intenzione di sostenere il Governo in modo organico, ma che devono partecipare pienamente al processo costituente.
  Vedo oggi una via stretta, ma possibile, per una riforma – anche radicale – del sistema istituzionale e del sistema politico. Un imperativo deve essere chiaro a tutti noi fin dal primo momento: in questa materia negli ultimi decenni abbiamo assistito troppe volte all'avvio di percorsi riformatori che si presentavano come risolutori, che nelle intenzioni, anche sincere, di chi li proponeva promettevano di regalarci istituzioni più efficienti e capaci di decidere, oltre che maggiormente vicine ai cittadini, e che invece si sono infranti contro veti reciproci, chiusure partigiane, prese di posizione strumentali e contrapposizioni dannose nonostante, in ultimo, i reiterati richiami del Presidente della Repubblica.
  Al fine di sottrarre la discussione sulla riforma della Carta costituzionale alle fisiologiche contrapposizioni del dibattito contingente sarebbe bene che il Parlamento adottasse le sue decisioni sulla base delle proposte formulate da una Convenzione aperta anche alla partecipazione di autorevoli esperti non parlamentari e che parta dai risultati delle attività parlamentari della scorsa legislatura e dalle conclusioni del Comitato dei saggi istituito dal Presidente della Repubblica.
  La Convenzione deve poter avviare subito i propri lavori sulla base degli atti di indirizzo del Parlamento, in attesa che le procedure per una legge costituzionale possano compiersi. Dal momento che questa volta l'unico sbocco possibile su questo tema è il successo nell'approvazione delle riforme che il Paese aspetta da troppo tempo, fra diciotto mesi verificherò se il progetto sarà avviato verso un porto sicuro. Se avrò una ragionevole certezza che il processo di revisione della Costituzione potrà avere successo, allora il nostro lavoro potrà continuare. In caso contrario, se veti e incertezze dovessero minacciare di impantanare tutto per l'ennesima volta, non avrei esitazione a trarne immediatamente le conseguenze.
  La moralità della politica è quella di prendere le decisioni che i cittadini si attendono e di rispettare gli impegni presi di fronte al Paese e alle istituzioni. L'obiettivo complessivo è quello di una riforma che riavvicini i cittadini alle istituzioni Pag. 11rafforzando l'investitura popolare dell'Esecutivo e migliorando efficienza ed efficacia del processo legislativo. I principi che debbono guidarci sono quelli di una democrazia governante, la capacità degli elettori di scegliersi propri rappresentanti e di decidere alle elezioni sui Governi e le maggioranze che li sostengono.
  Dobbiamo superare il bicameralismo paritario per snellire il processo decisionale ed evitare ingorghi istituzionali come quello che abbiamo appena sperimentato, affidando ad una sola Camera il compito di conferire o revocare la fiducia al Governo. Nessuna legge elettorale, infatti, è in grado di garantire il formarsi di una maggioranza identica in due diversi rami del Parlamento. Dobbiamo, quindi, istituire una seconda Camera – il Senato delle regioni e delle autonomie – con competenze differenziate e con l'obiettivo di realizzare compiutamente l'integrazione dello Stato centrale con le autonomie, anche sulla base di una chiara ripartizione delle competenze tra livelli di Governo con il perfezionamento della riforma del Titolo V.
  Bisogna riordinare i livelli amministrativi e abolire definitivamente le province. Semplificazione e sussidiarietà debbono guidarci al fine di promuovere l'efficienza di tutti i livelli amministrativi e di ridurre i costi di funzionamento dello Stato. Questo non significa perseguire una politica di tagli indifferenziati, ma, al contrario, valorizzare comuni e regioni per rafforzare le loro responsabilità, in un'ottica di alleanza tra il Governo, i territori e le autonomie ordinarie e speciali.
  Bisogna altresì chiudere rapidamente la partita del federalismo fiscale rivedendo il rapporto fiscale tra centro e periferia, salvaguardando la centralità dei territori delle regioni e valorizzando le autonomie speciali.
  Si può anche esplorare il suggerimento del Comitato dei saggi, istituito dal Presidente della Repubblica, per l'eventuale riorganizzazione delle regioni e dei rapporti tra loro.
  Occorre poi riformare la forma di Governo, e su questo punto bisogna anche prendere in considerazione scelte coraggiose, rifiutando piccole misure cosmetiche e respingendo i pregiudizi del passato.
  La legge elettorale è naturalmente legata alla forma di Governo, ma si possono sin da ora delineare gli obiettivi fondamentali: innanzitutto dobbiamo solennemente, qui, assumere l'impegno che quella dello scorso febbraio sia l'ultima consultazione elettorale che si svolge sulla base della legge elettorale vigente (Applausi). Cambiarla serve non solamente per assicurare la formazione di maggioranze sufficientemente ampie e coese, in grado di garantire Governi stabili, ma prima ancora, per restituire legittimità al Parlamento e ai singoli parlamentari. Non possiamo più accettare l'idea di parlamentari, di fatto imposti con la stessa presentazione delle candidature, senza che i cittadini abbiano la possibilità di individuare il candidato più meritevole il giorno delle elezioni. Sono certo che le forze politiche siano in grado di trovare delle ottime soluzioni. Permettetemi di esprimere, a livello meramente personale, che certamente migliore della legge attuale sarebbe almeno il ripristino della legge elettorale precedente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Rappresentare l'intera Nazione oggi significa prima di tutto sapere ribadire che le sorti dell'Italia sono intimamente correlate a quelle dell'Unione europea, due destini che si uniscono. Nel 2012 tutti noi abbiamo vinto il premio Nobel, anche se forse non ce ne siamo pienamente accorti, l'Unione europea è stata premiata per un'alchimia politica senza precedenti: la trasformazione delle macerie di un continente di guerra in uno spazio di pace. Allora i nemici decisero di vivere insieme; dopo, insieme, abbiamo promosso la democrazia e riunificato il continente dalle ferite della «cortina di ferro», insieme abbiamo dato vita al mercato unico, insieme abbiamo concepito la cooperazione allo sviluppo, di cui siamo leader al mondo, insieme ai ragazzi partiti nel 1987 Pag. 12per il primo Erasmus abbiamo scoperto di avere nuove case e nuove famiglie e insieme, nella crisi, dobbiamo ripartire da alcune verità, perché delle verità non bisogna mai avere paura.
  In primo luogo, il Nobel è alla memoria, l'Europa non è il passato, è il viaggio nel quale ci siamo imbarcati per arrivare nel futuro; l'Europa è lo spazio politico con cui rilanciare la speranza che ha animato la nostra società nella ricostruzione del dopoguerra, è lo spazio politico con cui mettere fine a questa guerra di stereotipi, di sfiducia e di timidezza, mentre la tragedia della disoccupazione giovanile mette un'intera generazione in trincea. L'Europa esiste solo al presente e al futuro, solo se alla storia scritta dai nonni e dai padri si affiancano le azioni dei figli e dei nipoti.
  In secondo luogo, l'Europa è il nostro viaggio, la sua storia non è scritta malgrado noi, è scritta da noi; l'orizzonte è europeo, con le università che devono diplomare laureati in grado di lavorare ovunque in Europa e le imprese che devono inventare prodotti che siano competitivi a livello continentale e globale. Pensare l'Italia senza l'Europa è la vera limitazione della nostra sovranità, perché porta alla svalutazione più pericolosa, quella di noi stessi. Vivere in questo secolo vuol dire non separare le domande italiane e le risposte europee nella lotta alla disoccupazione e alla disuguaglianza, nella difesa e nella promozione di tutti i diritti e soprattutto nell'abbattimento dei muri tra il nord e il sud del continente, così come tra il nord e il sud dell'Italia.
  In terzo luogo, il porto a cui il nostro viaggio è rivolto sono gli Stati Uniti d'Europa e la nostra nave si chiama democrazia. Guardiamo con ammirazione, certo, lo sviluppo delle altre nazioni, in particolare in Asia, in Africa, ma non vogliamo sognare i sogni degli altri. Abbiamo il diritto a un sogno che si chiama Unione politica europea e abbiamo il dovere di renderlo più chiaro.
  Possiamo avere più Europa soltanto con più democrazia, con partiti europei, con l'elezione diretta del Presidente della Commissione (Applausi), con un bilancio coraggioso e concreto, come devono essere i sogni che vogliono diventare realtà.
  L'Italia vive in un mondo sempre più grande, caratterizzato dall'arrivo sulla scena di nuove potenze emergenti, che stanno modificando gli equilibri mondiali. Di fronte a giganti come Cina, India e Brasile, i singoli Stati europei non possono che sviluppare una politica comune per raggiungere la massa critica necessaria, e interagire con questi nuovi attori, e influire sui processi globali. Questo significa un rinnovato impegno per una politica estera e di difesa comuni, tese a rinnovare l'impegno per il consolidamento dell'ordine internazionale, un impegno che vede le nostre Forze armate in prima linea, con una professionalità e un'abnegazione seconde a nessuno. Lavoreremo per trovare una soluzione equa e rapida alla dolorosa vicenda dei due fucilieri di Marina trattenuti in India, che ne consenta il legittimo rientro in Italia nel più breve tempo possibile (Applausi).
  L'Italia è saldamente collocata nel campo occidentale, ma la sua posizione geopolitica, proiettata verso altre civiltà, la sua cultura abituata al dialogo, e la sua economia vocata all'esportazione possono consegnarle un ruolo di ponte tra l'Occidente e le nuove potenze emergenti. Questo è importante soprattutto nel Mediterraneo, dove il consolidamento delle Primavere arabe, la risoluzione politica della crisi in Siria e la prosecuzione del processo di pace in Medio Oriente sono le questioni più urgenti.
  Onorevoli colleghi, vado a concludere. In questi giorni ho pensato molto al personaggio biblico di Davide: come lui, con lui, siamo nella valle, in attesa di affrontare Golia, nella valle delle nostre paure, di fronte a sfide che appaiono gigantesche, anche la sfida di metterci insieme per affrontarle. Come Davide, in quella valle, dobbiamo spogliarci della spada e dell'armatura che in questi anni abbiamo indossato e che ora ci appesantirebbero. Come Davide prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nella sua sacca Pag. 13di pastore, nella bisaccia, prese in mano la fionda e si avvicinò a Golia, noi dal torrente delle idee sulle quali ci siamo confrontati, abbiamo scelto i nostri ciottoli, le nostre proposte di programma. La fionda l'abbiamo in mano insieme – Governo e Parlamento – ma, di Davide, ci servono il coraggio e la fiducia: il coraggio di mettere da parte quella prudenza politica, che spinge ad evitare il confronto con le nostre paure, a rimanere nella valle e, se proprio decidiamo di muoverci, a farlo con indosso l'armatura. No, il coraggio di affrontare la sfida, liberandoci dall'armatura, forse l'abbiamo trovato; la fiducia è quella che oggi chiediamo al Parlamento e agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Lega Nord e Autonomie e Misto. I deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia si levano in piedi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, signor Presidente del Consiglio.
  Sospendo ora la seduta, per consentire al Presidente del Consiglio di recarsi al Senato per depositare il testo delle dichiarazioni programmatiche. La seduta riprenderà attorno alle ore 16,30. Alla ripresa, avranno luogo la discussione sulle comunicazioni del Governo, la replica del Presidente del Consiglio, le dichiarazioni di voto sulla mozione di fiducia e la relativa votazione per appello nominale.
  La ripartizione dei tempi per la discussione, stabilita a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, è in distribuzione e sarà pubblicata in calce al resoconto della seduta odierna.
  Avverto che, nelle more della decisione della Giunta per il Regolamento sulla costituzione della componente PSI, la Presidenza concederà ai deputati interessati due minuti di tempo, sia per la discussione, sia per le dichiarazioni di voto.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura della comunicazione.

  GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge
   Comunico che con lettere pervenute in data 17 aprile 2013, il deputato Stefano Allasia, proclamato lo scorso 16 aprile, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega Nord e Autonomie e che i deputati Arcangelo Sannicandro e Filiberto Zaratti, proclamati anch'essi in data 16 aprile 2013, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura della comunicazione.

  GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge
   Comunico che, con lettera pervenuta in data 17 aprile 2013, il presidente del gruppo parlamentare Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente ha reso noto che sono stati nominati tesoriere il deputato Maurizio Bernardo e vicetesoriere vicario il deputato Pietro Laffranco.

Modifica nell'affidamento dei poteri attribuiti ai sensi dell'articolo 15, comma 2, del Regolamento nell'ambito dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura della comunicazione.

  GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge
   Comunico che, con lettera pervenuta in data 24 aprile 2013, il presidente del gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia ha reso noto che è stato affidato al Pag. 14deputato Domenico Rossi l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera, in sostituzione del deputato Mario Marazziti.

In morte degli onorevoli Teodoro Buontempo e Artemio Strazzi.

  PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Teodoro Buontempo, già membro della Camera dei deputati dalla XI alla XV legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  La figura dell'onorevole Buontempo sarà commemorata in una prossima seduta.
  Comunico che è deceduto l'onorevole Artemio Strazzi, già membro della Camera dei deputati nella VI legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,50.

Si riprende la discussione.

(Discussione)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo. È iscritto a parlare il deputato Cirielli, al quale ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, Signor Presidente del Consiglio, Letta, come è noto, il gruppo Fratelli d'Italia non darà la fiducia al Governo e pur tuttavia non avremo un atteggiamento pregiudiziale nei confronti della sua persona, men che meno dell'attività governativa e non soltanto perché c’è una indubbia stima del suo percorso politico e parlamentare, così come vediamo degli elementi di novità del suo Governo, molti giovani, molte donne, e anche perché, insomma, il suo discorso era largamente condivisibile, mi consenta, magari anche politicamente scontato, perché sappiamo bene quali sono i problemi di carattere nazionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 16,55)

  EDMONDO CIRIELLI. Ma noi non avremo un atteggiamento precostituitamente contrario, proprio perché crediamo nell'interesse nazionale e siamo convinti che una forza politica di centrodestra, ma patriottica come la nostra deve assumersi delle responsabilità ben precise. Sennonché, Signor Presidente le ricordo che il suo Governo è sostenuto dalla stessa maggioranza che ha sostenuto il Governo Monti. Un Governo che ha introdotto l'IMU, che ha aumentato le tasse, che ha aumentato il debito pubblico, ha provocato una recessione – caso unico nel mondo occidentale – e un record della disoccupazione, soprattutto giovanile, soprattutto meridionale e soprattutto femminile. Ha compiuto una serie di strafalcioni, come la vicenda degli esodati, una serie proprio di «prepotenze». Pensiamo alla proposta – nel momento in cui si parla di forze dell'ordine – di una previdenza punitiva per gli appartenenti alle forze dell'ordine e alle Forze armate, persone che rischiano la vita quotidianamente – come abbiamo visto, in maniera tragica, negli ultimi giorni – e poi devono essere trattati con indifferenza, se non addirittura «sopportati», dal Governo, dalle forze parlamentari.
  Sempre in tema di sicurezza, è stato riproposto un blocco totale del turnover, parzialmente ammorbidito da un intervento parlamentare. Una autentica «prepotenza» nei confronti dei volontari a Pag. 15ferma breve, molti dei quali reduci dell'Afghanistan, che avevano vinto un concorso regolarmente bandito e che poi, invece, si sono visti decurtare i posti assegnati dal concorso. Una cosa incredibile, che si è ripetuta anche ai danni di tanti giovani meridionali che hanno vinto il concorso per fare i sottufficiali delle forze dell'ordine e, anche in quel caso, successivamente alla vittoria e alle idoneità, sono stati ridotti i posti a bando.
  E poi, come non ricordare le problematiche legate agli enti locali. Sono stati «strangolati» i comuni allo scopo di risparmiare, a danno non certamente di enti poco virtuosi, ma a danno dei cittadini. Sono state non soppresse le province, ma paralizzate le province. Ma, premesso che io non condivido questa posizione, io credo che non si possono fare le cose a metà: lasciare in piedi le funzioni della provincia, in capo alla provincia e non trasferirgli i finanziamenti significa relegare alcune funzioni importantissime e, quindi, negare servizi importanti ai cittadini, pensiamo alla manutenzione delle scuole superiori, delle strade provinciali. E quindi bisogna fare chiarezza e non fare dei «falsi in bilancio», come ha fatto il Governo Monti perché, di fatto, ha bloccato i trasferimenti, ma ha lasciato in capo alle province funzioni che provocheranno un ulteriore indebitamento.
  Questo Governo, con la sua stessa maggioranza, ha svolto una politica a favore delle banche che invece hanno «strangolato» il sistema creditizio. Sono stati bloccati tutti i fondi per il Sud, i fondi FAS, così come i trasferimenti agli enti locali, equiparativi delle economie meridionali, e così come è stato bloccato il piano per il Sud.
  E come non ricordare la vicenda vergognosa, che lei stesso ha citato, dei marò, nella quale questa maggioranza, che la sostiene, è riuscita in un'impresa incredibile, non soltanto di una brutta figura internazionale, ma a violare le leggi nazionali sull'estradizione.
  Ebbene, lei ha fatto appello alla dignità ed all'interesse nazionale. Noi siamo sensibili, ma lei comprenderà che in un Paese democratico l'opposizione ha un ruolo altrettanto importante come quello della maggioranza: si assume il compito di controllare, stimolare, vigilare ma, senza pregiudizi, anche votare provvedimenti a favore della nazione. E, così, noi non avremo pregiudizi nel votare politiche a favore del lavoro, particolarmente gli incentivi alle assunzioni di cui parla.
  Ma, intanto, le comunico che il Governo Monti, come ultimo atto della sua attività, ha bloccato Invitalia, che rappresentava una delle poche opportunità per il sud, così come ha elaborato un sistema di pagamento alle pubbliche amministrazioni che, con la scusa di favorire gli enti virtuosi, discrimina i crediti degli imprenditori a seconda del debitore. Cosa importa al creditore se l'ente debitore è virtuoso o no ? Il credito è sempre credito e, guarda caso, anche questa norma punisce l'Italia meridionale.
  Saremo pronti a sostenere politiche creditizie adeguate, pronti a sostenere una riforma di Equitalia, pronti a sostenere riduzioni delle tasse, pronti a sostenere almeno l'abrogazione dell'IMU. Molte forze politiche si sono impegnate a restituirla, l'IMU. Noi ci accontenteremmo che lei riesca ad abrogare questa iniqua tassa di stampo vetero-comunista. Ovviamente saremo pronti a sostenere le politiche meridionali, ma che non devono essere un puro assistenzialismo, devono invece puntare ad infrastrutture, con soldi veri, assegnati e spesi, così come ho ricordato politiche di vantaggio fiscale e del lavoro per l'area meridionale.
  Sul versante della sicurezza, ho ascoltato con molta attenzione. Noi siamo assolutamente d'accordo con quello che lei dice. L'Italia ha un sistema di esecuzione della pena vergognoso, da veri e propri «trogloditi»: non esiste il lavoro in carcere ed il carcere non rappresenta un luogo di redenzione. Ma neanche si può pensare di risolvere questo grave problema scaricandolo sulle spalle dei cittadini onesti, pensando ad una nuova amnistia dopo l'indulto e tante altre diavolerie che hanno semplicemente ridotto il tempo della giusta pena in carcere.Pag. 16
  Così come concordiamo con lei sulla riforma della legge elettorale. È una cosa assolutamente urgentissima. Certo, le conseguenze saranno incredibili. Probabilmente anche molti dei suoi ministri non siederebbero tra i banchi di questo Parlamento, se non fosse per questa legge elettorale.
  In sostanza, noi le chiediamo di recuperare la sovranità dell'Italia perduta in questo anno. E la abbiamo perduta per un debito pubblico che ha superato i 2 mila miliardi, rispetto ai quali ci vuole una risposta adeguata, e l'abbiamo perduta per la vicenda dei marò.
  Signor Presidente, noi non saremo con i paraocchi e non avremmo pregiudizi, ma le ribadiamo che non abbiamo fiducia, per tutto quello che abbiamo detto e, quindi, non la voteremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Colletti, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente del Consiglio Letta, noi vi conosciamo, noi sappiamo chi siete ed è quindi inutile mettere delle facce nuove solo per far vedere che è in atto un cambiamento. Quando in una parete c’è la muffa la soluzione è rimuoverla, non passarci sopra una mano di vernice, perché la muffa subito dopo ritorna ancora peggio di prima. E questo siete voi: una mano di vernice su di un muro già irrimediabilmente rovinato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  Presidente Letta, questo Governo odora di democristianità, odora di intrecci di comitati d'affari, quali CL e Compagnia delle opere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Visto il Ministro dell'interno che ha scelto o che è stato obbligato a scegliere, possiamo ben dire che questo sembra il Governo della trattativa Stato-mafia, del bavaglio alla magistratura e alle opposizioni politiche (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Questo, siamo sicuri, sarà il Governo del salvacondotto giudiziario a Silvio Berlusconi.
  Presidente Letta, sappiamo anche perché Napolitano ha scelto lei: lei è l'esemplificazione della trasversalità, degli accordi alle spalle dei cittadini e, d'altra parte, lei è lo stesso che ha affermato che era meglio votare Berlusconi che il MoVimento 5 Stelle; lei è lo stesso che venerava un certo Giulio Andreotti, prescritto per concorso esterno ad associazione mafiosa; lei è anche il nipote di Gianni Letta, braccio destro di Berlusconi (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), amnistiato per finanziamento illecito dei partiti, indagato da varie procure d'Italia, tipico intreccio familistico del potere in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente Letta, la sua fondazione Vedrò riceve i finanziamenti da aziende praticamente pubbliche...

  PRESIDENTE. Deputato, si avvii a conclusione.

  ANDREA COLLETTI. ... come ENI ed ENEL, da ex monopolisti pubblici. E allora a chi risponderà: ai cittadini (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)...

  PRESIDENTE. Facciamo concludere. Deputato deve concludere !

  ANGELO CERA. Presidente ! Faccia rispettare le regole ! Ha due minuti !

  ANDREA COLLETTI. ...o alle aziende che generosamente la finanziano ?

  PRESIDENTE. Deputato sono terminati i due minuti.

  ANDREA COLLETTI. ...La preservazione degli interessi di pochi contro gli interessi della collettività. Presidente Letta, Pag. 17noi qui in Aula faremo un'opposizione durissima, ma siamo anche cittadini italiani...

  PRESIDENTE. Deputato la devo interrompere, ha finito i minuti.

  ANGELO CERA. Le regole ! Le regole devono valere per tutti, anche per il nuovo !

  BARBARA SALTAMARTINI. Presidente ! Faccia valere le regole ! Vergogna !

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Presidente non è che in Aula ognuno può dire quello che vuole: bisogna attenersi alle regole ed essere rispettosi per i colleghi che sono in quest'Aula, ad iniziare dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia). L'ultimo intervento è stato inaccettabile nei contenuti, io la prego di far rispettare il Regolamento e che ci sia una serietà, anche negli interventi svolti in questa Aula.

  PRESIDENTE. Prendo atto del suo richiamo.
  Ha chiesto di parlare la deputata Santamartini per richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Intanto Saltamartini, sarebbe bene che lei imparasse i nomi dei deputati che sono in questa Aula. Dopodiché, Presidente, sul richiamo al Regolamento, a me dispiace constatare che è mancata l'imparzialità che spetta al ruolo che lei ricopre in questo momento, presiedendo l'Aula, anche perché, Presidente, come diceva il collega del PD, non è possibile tollerare che, in quest'Aula vengano dette alcune parole. Siamo chiamati alla responsabilità per l'Italia, innanzitutto, in quest'Aula e quello che lei ha concesso di dire all'esponente del suo partito è gravissimo; quindi io, non solo credo che dovrebbe magari leggere meglio il Regolamento e capire quali sono le cose che in quest'Aula possono o meno dirsi, ma soprattutto sarebbe importante che venissero espresse le scuse da parte di chi, in quest'Aula, non è che ha offeso il singolo, ha offeso l'istituzione; bisognerebbe imparare che, in quest'Aula, noi rappresentiamo le istituzioni innanzitutto e non la volgarità di certe affermazioni che abbiamo sentito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  È iscritta a parlare la deputata Galgano, ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signora Presidentessa, Signor Presidente del Consiglio ho il compito oggi... mi scusi, Signor Presidente. Ho il compito, oggi, di intervenire nel dibattito sulla fiducia per Scelta civica, sono lieta di avere questa occasione per dire al presidente Monti e al suo Governo che siamo grati per la fermezza e la determinazione con cui ha preso misure necessarie e dolorose (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). Voglio anche ricordare per ringraziarli che queste misure sono state votate con la fiducia per 52 volte dai partiti che appoggiavano lo scorso Governo.
  Sappiamo che non è stato facile. Ma questo ci ha consentito di raggiungere obiettivi importanti. Ne cito tre per tutti. Siamo rientrati nei Paesi che rispettano il Patto di stabilità. Possiamo pagare alle aziende in dodici mesi 40 miliardi di euro di crediti. Sta per chiudersi la procedura di infrazione aperta contro di noi a Bruxelles per lo sforamento dei conti pubblici. Il peggio della finanza pubblica è alle spalle. Adesso è ora di intervenire sul peggio che stanno affrontando le famiglie e le imprese, lavorando su ciò che ci unisce. Rispetto alla sua relazione ciò che ci unisce è: la collaborazione come metodo per la ricerca di soluzioni comuni; il Pag. 18coraggio della politica come esercizio della verità e non come ricerca del facile consenso; il forte senso dell'Europa come realtà e come sogno dentro un mondo globale sempre più interdipendente; la centralità dell'impresa e del lavoro, in particolare del lavoro dei giovani e delle donne come motore di crescita; l'impegno per le riforme istituzionali con la costituzione della convenzione per le riforme da sottoporre a seria e stringente verifica; l'accento posto sulla fiscalità a misura di famiglia e l'impegno a superare la penalizzazione attuale delle famiglie numerose; l'attenzione posta alle politiche per la casa; il sostegno alla coesione sociale e a tutte le politiche di integrazione compresa la promozione della cittadinanza per chi nasce, cresce e studia nel nostro Paese, il riconoscimento del ruolo del volontariato, nel pubblico e nel privato, ma al servizio della collettività; l'approccio alla salute non solo come cura ma anche come prevenzione e, infine, l'apprezzamento per l'importante opera delle Forze armate e di polizia e la connessa volontà di riconoscere la specificità del mondo in divisa. Come Scelta Civica le chiediamo impegno per creare occupazione non fittizia ma di qualità, ad esempio quella nella filiera digitale dove Scelta Civica si attende uno specifico punto di responsabilità e di coordinamento dei progetti dell'agenda digitale. Su questi progetti è vitale recuperare il ritardo accumulato per un modello di sviluppo che, a una compiuta politica industriale, affianchi la visione della strategicità della cultura e del turismo. L'Italia ha il patrimonio culturale più importante del mondo ed è nostro dovere costituzionale tutelarlo. È però importante e possibile coniugare tutela e sviluppo. Un esempio luminoso da seguire è la Francia che porta nell'area degradata di Lens il nuovo Louvre e che si aspetta da questo un rendimento sette volte superiore a quanto investe. Non è vero che, con la cultura non si mangia; anzi, accanto ad un deciso sforzo per colmare il divario tecnologico, riteniamo utile e produttiva la rivitalizzazione dei centri storici attraverso il rilancio delle vocazioni minori dei nostri territori. Le chiediamo impegno per un Paese che abbia il sistema dell'istruzione e della formazione e della ricerca al suo centro e che promuova la cultura del merito e del talento. Nelle economie avanzate i talenti sono uno dei fattori competitivi più importanti e vanno valorizzati anche in una stringente politica di contrasto alle disuguaglianze e alla dispersione scolastica ed universitaria. Le chiediamo un impegno per lo sviluppo della green economy, con particolare riferimento ad una politica di tutela del territorio e di rilancio dell'agroalimentare, per un Paese proiettato intensamente sul suo futuro e che, quindi, abbia delle politiche attive di sostegno alla famiglia, alla natalità e di promozione e sostegno alle donne che lavorano. In particolare, chiediamo una delega specifica per la famiglia e l'impegno a valutare l'impatto sulla famiglia di ogni nuovo provvedimento.
  Anche per la riforma delle istituzioni, secondo un principio di semplificazione e di valorizzazione delle autonomie, in un quadro di efficienza e di efficacia dell'azione della pubblica amministrazione e per continuare nella lotta all'evasione fiscale e alla corruzione. Vogliamo una seria riforma della macchina fiscale, che rimetta al centro le prerogative del Parlamento e il ruolo di cabina di regia del Governo, dopo anni di norme fiscali scritte dalle Agenzie delle entrate.
  Chiediamo infine l'impegno per assicurare ai cittadini un quadro normativo semplice, certo e stabile, in cui poter prendere delle decisioni di medio e lungo periodo. In questi due mesi difficili Scelta Civica ha lavorato con sobrietà e impegno per assicurare al Paese un Governo che coniugasse innovazione e competenza. Se l'età avanzata è sinonimo di saggezza, da un giovane Presidente del Consiglio ci aspettiamo vigore, energia e coraggio. Agiamo bene, agiamo con coraggio, agiamo veloce. Noi di Scelta Civica ci siamo fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gebhard. Ha tre minuti di tempo a disposizione, ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Signor Presidente del Consiglio, il suo Governo si presenta come un importante rinnovamento che apre ad una nuova generazione politica e nel Paese, che riconosce alle donne ciò che da tempo era il loro ruolo dovuto. È un Governo politico ed è, nell'attuale e complessa fase di crisi del sistema politico e delle istituzioni, un Governo che intende sostenere e proporre in Parlamento un percorso nuovo della politica, che sappia restituire ad essa credibilità e rappresentatività. Tali riforme costituiscono una priorità al pari di una politica sociale, economica e fiscale che, in tempi urgenti, possa consentire una svolta in grado di restituire ai cittadini, alle famiglie e alle imprese condizioni sostenibili di sviluppo, che sappiano superare le attuali difficoltà e le strutturali diseguaglianze determinate da una grave fase recessiva.
  Come autonomie speciali apprezziamo il fatto che il suo Governo intenda proporsi come interlocutore convinto della nostra realtà, delle prerogative costituzionali che regolano la nostra autonomia, della necessità di rafforzare il nostro modello di governo e le proprie competenze, una posizione programmatica che è coerente al patto per le autonomie che ha contraddistinto la nostra partecipazione alle elezioni politiche.
  Non da oggi, siamo convinti che i principi di coesione sociale e di sostegno alle istanze del territorio possano rappresentare un esempio per le scelte di indirizzo più generale o che accolgono le istanze presenti nel Paese. Per queste ragioni esprimiamo il nostro consenso alle sue dichiarazioni programmatiche ed impegniamo noi stessi, deputati della SVP e del Patt, ad un ruolo parlamentare che sia coerente, propositivo ed aperto a scelte condivise (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marguerettaz, al quale ricordo che ha quattro minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Signor Presidente, voglio innanzitutto ringraziare l'onorevole Presidente del Consiglio per aver voluto, nel corso del suo breve giro di consultazioni, incontrare i parlamentari valdostani: non sempre, nelle scorse legislature, i suoi predecessori hanno avuto questa attenzione nei confronti della nostra minoranza linguistica. Abbiamo avuto modo così di apprezzare la sua risoluta volontà di dare risposte alle urgenze del Paese, mettendo tra le priorità la ripresa economica e le riforme istituzionali. Nel contempo, Presidente Letta, le abbiamo illustrato gli interventi da mettere in campo affinché il popolo valdostano sia tutelato nella sua specificità e garantito nella sua autonomia speciale. Giustamente lei ha parlato nel suo intervento della necessità di valorizzare le autonomie speciali.
  A tal fine, per quanto riguarda la Valle d'Aosta, sarà necessaria un'inversione di tendenza rispetto al passato. Bisognerà dare finalmente corso, dopo decenni di inutili sollecitazioni, alla garanzia del principio dell'intesa tra Stato e regione per ogni modifica del nostro statuto speciale e si dovrà altresì garantire la rappresentanza della nostra minoranza linguistica in seno al Parlamento europeo così come avvenne per il Parlamento italiano. Ma per valorizzare l'autonomia valdostana non saranno sufficienti gli interventi a carattere istituzionale. Senza autonomia finanziaria le parole scritte rimarranno una scatola vuota. Scriveva il canonico Bréan, uno dei padri della nostra autonomia: «On a reconnu notre droit à l'autonomie, mais on recommence à nous infliger des mutilations». Ecco, Presidente Letta, le mutilazioni alla nostra autonomia sono venute, soprattutto con il Governo uscente, dai tagli iniqui delle varie manovre finanziarie, tagli che noi avremmo accettato se fossero stati frutto di un confronto, se avessero tenuto conto delle nostre prerogative statutarie, se avessero considerato che la Valle d'Aosta è stata una delle Pag. 20poche regioni a dare fin da subito applicazione al federalismo fiscale, se si fossero calcolate le competenze particolari a nostro carico, prime fra tutte le spese per la sanità e la scuola. Niente di tutto ciò è successo.
  Ecco perché le chiediamo, Presidente Letta, una decisa inversione di tendenza rispetto ad un recente passato, rinnovando, com’è logico che sia, la disponibilità della Valle d'Aosta ad un'equa partecipazione al risanamento della finanza pubblica. Rinegoziamo dunque le manovre, a partire dal Patto di stabilità, svincolando da subito le spese di investimento affinché, come lei ha detto nella sua relazione, il rigore non impedisca la crescita. Sblocchiamo poi le numerose norme di attuazione del nostro statuto speciale che da troppo tempo sono ferme. Diamo infine vita ad una normativa specifica per i territori di montagna che consideri una volta per tutte le difficoltà aggiuntive per le imprese, l'agricoltura, i trasporti e le famiglie.
  Su questi temi abbiamo già avuto modo di confrontarci con lei e, sulla base delle assicurazioni che lei ci ha dato e del suo intervento in Aula naturalmente, i parlamentari valdostani le accordano la fiducia, riservandosi tuttavia di verificare se a tali benauguranti premesse seguiranno cammin facendo i fatti. Buon lavoro, Presidente Letta, a lei e a tutto il Governo (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fassina, al quale ricordo che ha 15 minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Signor Presidente, il Governo da lei presieduto si insedia in una fase difficilissima per l'Italia e per l'Unione europea. I dati sono noti. È chiaro che anche il nostro tenace ottimismo non consente di vedere la luce in fondo al tunnel. E, purtroppo, non è una sfortunata coincidenza e non è neanche il ritardo ad attuare le mitiche riforme strutturali; è l'inevitabile risultato di una rotta di politica economica insostenibile. Il Governo da lei presieduto non è il Governo del cambiamento che il Partito Democratico ha cercato. È un Governo al servizio del Paese, come lei ha ricordato, e questo è un dato importante. È un Governo che deve affrontare, da un lato le emergenze economiche e sociali e, dall'altro, deve accompagnare il Parlamento nella riscrittura di alcuni articoli fondamentali della seconda parte della nostra Costituzione, oltre che della legge elettorale. Sono compiti ambiziosi, ma necessari e urgenti. Sono compiti specifici da svolgere nella consapevolezza che il Governo ha di fronte a sé e tutti noi in Parlamento abbiamo di fronte una sfida politica di portata quasi storica possiamo dire: chiudere la fase della contrapposizione distruttiva e paralizzante tra opposti schieramenti e aprire la fase di una sana dialettica tra forze politiche alternative per visioni, per valori, per interessi rappresentati e per programmi.
  Insomma, un'uscita concordata dalla cosiddetta Seconda Repubblica. Oggi l'avvio di una corretta dialettica tra forze alternative non coinvolge soltanto gli avversari del ventennio alle nostre spalle; oggi riguarda uno spazio tridimensionale costituito, non soltanto dal centrosinistra e dal centrodestra, ma anche da un partito nato a vocazione antisistema.
  E centrosinistra e centrodestra sbaglierebbero a seguire l'istinto dell'autosufficienza e la strada dell'arroccamento, strumentalmente presentato come responsabilità. Invece, è decisivo per i partiti a sostegno del Governo incalzare tutti sulle soluzioni da adottare in una trasparente e costruttiva discussione in Parlamento. E ho ascoltato punti importanti su questo nel suo intervento. Il Parlamento, a differenza di quanto è avvenuto nella scorsa legislatura, deve essere il motore dell'iniziativa legislativa, certo orientato dal Governo. La funzione del Parlamento non può essere la conversione di decreti-legge attraverso voti di fiducia.
  Caro Presidente, lei ha posto tra i punti del programma che vuole attuare, che Pag. 21vogliamo attuare – e questo, a mio avviso, è un tratto distintivo e di grandissimo rilievo culturale e politico – il concorso dell'Italia all'avanzamento dell'Unione europea. Oggi, purtroppo, l'Unione europea è avvertita, soprattutto dalle generazioni più giovani, come parte del problema e non parte della soluzione. Non è il sogno di Altiero Spinelli. Noi dobbiamo contribuire affinché l'Europa torni ad essere motore di progresso materiale e civile e di allargamento degli spazi di democrazia entro e oltre i suoi confini. In sintesi, un'Europa impegnata a ricostruire le condizioni della civiltà del lavoro nel passaggio difficilissimo del XXI secolo.
  Il fronte decisivo dell'azione del Governo è proprio l'Europa, è prioritaria l'Europa. Allora voglio essere molto chiaro: senza allentamento della morsa dell'austerità, senza interrompere l'offensiva per la svalutazione del lavoro, senza aggiustamenti simmetrici tra i Paesi cosiddetti santi e i Paesi cosiddetti peccatori, l'Eurozona è a rischio. Il rischio finanziario può tenerlo sotto controllo Mario Draghi attraverso politiche monetarie eterodosse; il rischio sociale, il rischio politico non sono controllati dalla BCE: è compito della politica ridurre gli enormi, insostenibili spread sociali e democratici. È compito della politica. Allora, dobbiamo riconoscere che la politica di austerità e di svalutazione del lavoro seguita nell'Eurozona non funziona: soffocano le imprese, soffocano i lavoratori, aumenta il debito pubblico ovunque.
  Lei ha detto giustamente «basta con i debiti». È così: basta con i debiti. Il problema è che la politica economica degli ultimi anni ha aumentato il debito pubblico, di dieci punti soltanto negli ultimi due anni alle nostre spalle. Non ha senso continuare a ripetere «abbiamo fatto il rigore, ora facciamo lo sviluppo»: finanza pubblica e economia reale sono intimamente connesse. Per il lavoro, oggi, la priorità è la politica macroeconomica, non sono le regole del mercato del lavoro; è cambiare le priorità della politica macroeconomica.
  Dunque, il Governo da lei presieduto, da noi sostenuto con lealtà e convinzione, deve correggere la rotta: più Europa, certo, ma un'altra Europa. È decisivo, allora, affinché si possano affrontare seriamente i punti impegnativi che lei ha ricordato nel suo intervento, che il Governo vada a Bruxelles a rinegoziare il percorso per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica. Come alcuni di noi dissero due anni fa – poco ascoltati, in verità, anzi, accusati di irresponsabilità – puntare al pareggio del bilancio nel 2013 era irrealistico e profondamente dannoso, non soltanto per l'economia reale, ma per la finanza pubblica. Abbiamo mandato giù l'economia reale e abbiamo mandato su il debito pubblico. E le conseguenze sul lavoro, in particolare per i più giovani, per le micro e piccole imprese, per i pensionati, sono drammatiche.
  Gli spazi di finanza pubblica oggi previsti nel Documento di economia e finanza non consentono di portare avanti gli impegni che lei ha giustamente ricordato. E non basta dire: «priorità alla crescita». La linea di austerità e di svalutazione del lavoro è stata, com’è noto, in questi anni, sempre giustificata come via della crescita. Bilanci in pareggio, più riforme strutturali, in particolare arretramento delle condizioni del lavoro, avrebbe dovuto voler dire «crescita».
  Questo è stato il mantra in Europa, questo è il mantra in Europa oggi, ma non funziona. Allora il punto è come promuovere non tanto la crescita, ma lo sviluppo sostenibile, come lei ha correttamente – a mio avviso – ricordato. Oggi si deve dare priorità alla domanda. Il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese sono la prima vera misura anticiclica, un'inversione di rotta per sostenere la domanda. Dobbiamo andare avanti. È la carenza di domanda la causa della depressione nella quale siamo imprigionati. Ovviamente non sosteniamo che il deficit sia la via ordinaria allo sviluppo, sosteniamo che qui e ora, in una fase di contrazione dei consumi delle famiglie, in una fase di caduta verticale degli investimenti delle imprese, in una fase di difficile Pag. 22accesso al credito, va abbandonato il tentativo autolesionista che ci vedrebbe inseguire un obiettivo che si allontana sempre di più.
  Come fare ? La pressione fiscale è insopportabile oggi, non c’è dubbio, ma attenzione a riferimenti disinvolti al taglio della spesa per arrivare all'irrinunciabile riduzione delle tasse. Siamo consapevoli della situazione della spesa pubblica ? A volte temo di no. Gli enti locali e le regioni sono allo stremo, inclusa la sanità, per la quale ricordo che, dal primo gennaio 2014, è previsto un aumento dei ticket per circa 2 miliardi di euro. La scuola pubblica e le università sono al collasso; le retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici del pubblico impiego sono bloccate da sette anni e in caduta in termini reali; il sistema pensionistico, ridimensionato al limite della sostenibilità sociale, è da correggere, innanzitutto per risolvere la drammatica vicenda dei cosiddetti esodati, come lei ha giustamente ricordato, e non può subire ulteriori interventi; il fondo delle politiche sociali è stato azzerato. È evidente che abbiamo enormi sacche di inefficienza, sprechi e corruzione da affrontare nelle pubbliche amministrazioni, ma per risparmiare sono necessarie operazioni di radicale riorganizzazione delle macchine amministrative. Ulteriori tagli nel quadro dato implicano effetti insopportabili sulle condizioni di vita delle persone, innanzitutto quelle in maggiore difficoltà, e non possiamo farlo. Il contrasto intelligente e mirato all'evasione fiscale, che lei ha richiamato, va a colpire quella che è la principale anomalia italiana nella classifica OCSE. Il contrasto all'evasione fiscale è la condizione necessaria per tagliare le imposte sul lavoro e sulle imprese, in primis sulle micro e piccole imprese. Ma non sono possibili miracoli immediati. Allora, per finanziare le misure urgenti per il 2013 lasciate scoperte dal Governo Monti – ne cito solo alcune: gli esodati, la cassa integrazione in deroga, l'agevolazione fiscale al 55 per cento per le ristrutturazioni edilizie ecosostenibili, il rinnovo dei contratti a termine di lavoratori e lavoratrici nei servizi pubblici essenziali, i contratti di servizio di importanti aziende pubbliche, le missioni internazionali –, per affrontare queste spese dobbiamo concordare con la Commissione europea una revisione degli obiettivi di finanza pubblica. Lo hanno fatto altri Paesi, dobbiamo farlo anche noi. Non è sostenibile un'ulteriore manovra, seppur comprensiva, nelle prossime settimane: il Paese non capirebbe e non riusciremmo a riattivare quel circuito virtuoso di fiducia di cui abbiamo drammaticamente bisogno.
  Allora credo sarebbe utile che il Governo presentasse in Parlamento, nei prossimi giorni, al più presto possibile, una nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Credo che la composizione larga e plurale della maggioranza, che può essere un handicap per tanti aspetti, per l'iniziativa europea è invece un elemento di forza. Credo anche che ben oltre i confini della maggioranza che si appresta a votare la fiducia si possano trovare le convergenze per dare forza politica alla conversione di rotta nell'Eurozona; è responsabilità di tutti noi. A proposito di interventi urgenti, lei ha fatto riferimento all'IMU nella sua presentazione. L'IMU sulla prima casa vale circa 4 miliardi di euro: sono più o meno quello che vale l'aumento di un punto di IVA.
  Gli effetti distributivi però delle due misure sono molto diversi; il 30 per cento delle famiglie italiane non paga l'IMU, e sono in generale le famiglie in maggiore difficoltà, e non avrebbe quindi alcun beneficio dall'intervento sull'IMU, ma sarebbero colpite però dall'aumento dell'IVA. I quattro miliardi di euro necessari a cancellare l'IMU, premesso che li abbiamo trovati, possiamo utilizzarli per evitare l'aumento dell'IVA ? Ne beneficerebbero l'equità e ne beneficerebbero i consumi; oppure improvvisamente abbiamo trovato, oltre ai 7-8 miliardi per affrontare quei provvedimenti urgenti lasciati scoperti dal Governo Monti che ricordavo prima, altri 8 miliardi all'anno per cancellare l'IMU e per cancellare l'aumento dell'IVA. E come li finanziamo ? Con ulteriori ticket sulla sanità ? Con ulteriori tagli alla scuola pubblica e all'università ? Pag. 23Con ulteriore deindicizzazione delle pensioni basse ? Attenzione, attenzione perché stiamo davvero vicini a un livello di rottura, allora ecco io credo, caro Presidente, che dobbiamo muoverci con determinazione lungo quella rotta che lei ha tracciato, consapevoli dei rischi e consapevoli anche della necessità di trovare ulteriori spazi se vogliamo provare a dare quelle risposte che sono necessarie alle emergenze economiche e sociali. Come ho detto è necessario cambiare rotta. Noi, il gruppo del Partito Democratico, sarà qui a sostegno leale e convinto al Governo, ma lo faremo con autonomia non per smania di protagonismo, ma per corrispondere alle domande del Paese e arrivare a risolvere quelle emergenze senza dover dare ulteriori rinvii e ritardi perché da quelle emergenze dipende la misura in cui sapremo recuperare credibilità nella politica, sapremo recuperare fiducia nelle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Airaudo. Ne ha facoltà per cinque minuti.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie Presidente. Caro Presidente Letta, per amore della verità che lei ha invocato per il suo Governo le dobbiamo un primo giudizio negativo. Lei si propone di affrontare e risolvere con la sua maggioranza problemi che sono stati generati dalla stessa compagine e non si può non pensare che bastava in molti casi non crearli (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
  Sugli esodati lei ha ragione, c’è un patto tradito con questi cittadini, ma deve essere più chiaro perché da troppo tempo questi cittadini, questi ex lavoratori, aspettano. Si devono garantire i diritti acquisiti al momento delle dimissioni e vanno modificate strutturalmente quelle leggi che oggi se non modificate, le due leggi Fornero, sono delle fabbriche di esodati, li continuano a produrre (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
  Sulla crisi, è giusto rifinanziare la CIG in deroga, lo diciamo ormai tutti. Va solo fatto. Ma oggi serve anche trovare risorse per mantenere al lavoro le italiane e gli italiani con strumenti, come i contratti di solidarietà, che anch'essi vanno rifinanziati e resi più flessibili e utili per le imprese e per i lavoratori, perché mantenere un rapporto con il lavoro è il primo momento di coesione sociale, è il primo momento in cui si rompe, s'interrompe la solitudine in cui molti italiani vivono a causa dell'incertezza provocata dalla perdita del posto di lavoro. Presso il Ministero dello sviluppo economico giacciono irrisolte ormai alcune centinaia di importanti crisi industriali che arriveranno, se non si trovano soluzioni, entro questo luglio, fra poche settimane, ai licenziamenti. Mi riferisco alla ex FIAT di Termini Imerese, all'Irisbus di Avellino, alla De Tomaso di Torino fino alla crisi della Sardegna per non parlare di molte altre lungo tutto la nostra penisola e per non dimenticare il rischio della scomparsa della siderurgia italiana da Piombino a Terni, da Terni alle vicende di Taranto più note per le ragioni drammatiche che conosciamo e il loro impatto ambientale. Vogliamo ancora dirle che il reddito minimo di cittadinanza noi lo immaginiamo, come in tutta Europa, come strumento di autonomia e di libertà delle persone non come strumento di assistenza alle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
  E i soldi si possono trovare rivedendo l'utilità delle grandi opere e tagliando quelle spese militari inutili come per gli F-35 (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
  Noi non abbiamo sentito nel suo discorso nessun accenno ad una delle ingiustizie perpetrate dall'ultimo Governo che lei si appresta a sostituire, cioè il blocco della rivalutazione delle pensioni, che spinge verso la povertà quelle nostre cittadine e cittadini che con la loro fatica e con la loro capacità hanno fatto grande l'Italia del lavoro. E quella rivalutazione è dovuta perché li stiamo spingendo nella Pag. 24povertà: anziani privi di assistenza, qualche volta ammalati e più poveri dentro la crisi.
  Lei ci ha detto che inizierà il suo mandato con un viaggio nei luoghi della decisione europea e noi ci chiediamo quali vincoli chiederà di rimuovere all'Europa, perché il suo vasto programma che ci ha illustrato trovi i miliardi necessari a non confliggere con un fiscal compact che oggi impedisce qualunque politica di crescita e del lavoro nel nostro Paese. Il lavoro da difendere e il lavoro da creare non è per noi alternativo ai diritti e alle regole nel lavoro. Basta con questa sterile contrapposizione, che non ha – come era ovvio – attratto un solo investimento, aggiunto un solo posto di lavoro come ha dimostrato la contrapposizione sull'articolo 18: non sono i diritti dei lavoratori e le regole che bloccano e mettono lacci e lacciuoli alle imprese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  GIORGIO AIRAUDO. Ho finito. E non si può immaginare che quel diritto di scelta che, nel suo discorso, vogliamo restituire con una riforma sulla legge elettorale ai cittadini non venga anche riconosciuto alle stesse cittadine e cittadini con una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro. Noi su questi temi la incalzeremo con determinazione e a viso aperto, senza alcun pregiudizio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Battista. Ne ha facoltà per due minuti.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, peccato che non sia presente il Ministro Alfano perché parliamo di giustizia. Ministro Cancellieri, mi rivolgo a lei. Siamo felici che una donna come lei possa diventare Ministro della giustizia. La supporteremo se farà battaglie per la legalità e la proteggeremo da eventuali attacchi delle mafie. Saremo con lei se toccherà gli interessi di quei gruppi di potere che hanno trasformato i cittadini in sudditi.
  Noi siamo qui per suggerirle azioni di Governo, per indicarle percorsi che non possono non prescindere dalla strada tracciata dalla Costituzione. Una Costituzione che tutela l'autonomia della magistratura, un obbligo che deve seguire alla lettera disinnescando l'assurdo conflitto con la politica che perdura da vent'anni, da quando Berlusconi – purtroppo non Cesare Beccaria – è sceso in politica per occuparsi dei suoi problemi mettendo 60 milioni di italiani in un mare di guai.
  Noi del MoVimento 5 Stelle non difendiamo i magistrati tout court (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I magistrati sono uomini, gli uomini sbagliano e gli errori sono in buona o cattiva fede, Ministro. Noi difendiamo il ruolo sacrosanto della magistratura. La sosterremo se vorrà rivedere il «piano carceri» troppe persone che hanno commesso reati di «serie B» sono in galera, mentre colletti bianchi che hanno contribuito alla crisi viaggiano sotto scorta. Questo è intollerabile, Ministro, lei lo sa benissimo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) !
  La invitiamo, quindi, ad impegnarsi in un programma di depenalizzazione dei reati a bassa pericolosità sociale e ad una politica dura nei confronti di quei criminali che falsificano i bilanci, che corrompono e che legiferano nonostante le loro condanne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il falso in bilancio va inasprito, Ministro, per favore ! Lei sa che cosa succede a chi falsifica un bilancio negli Stati Uniti, un Paese portato ad esempio da tanti che le siedono accanto. Oggi la corruzione ci costa 60 miliardi all'anno. Si immagina, Ministro, quante imprese potremmo salvare con questo denaro ?

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Concludo. Quanti cittadini disperati potremmo Pag. 25aiutare magari attivando quel reddito di cittadinanza, che è presente negli altri Paesi europei ? 60 miliardi all'anno, 15 volte il gettito IMU. Riflettiamoci tutti a cominciare da lei, Ministro.

  PRESIDENTE. Deve concludere...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ho concluso, è l'ultima parola. Se lei si batterà per l'indipendenza della magistratura, se lei stessa si dimostrerà indipendente, noi non soltanto la sosterremo, ma la chiameremo con orgoglio Ministro della giustizia. Buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà per tre minuti.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, anch'io prima di esprimere la mia considerazione di adesione e di pieno consenso al Governo che nasce, desidero rivolgere un commosso pensiero di solidarietà ai Carabinieri colpiti e, in particolare, al brigadiere Giangrande e alla sua famiglia.
  Credo che nessuno in quest'Aula possa immaginare di brandire questo doloroso evento come un argomento polemico nei confronto di fazioni o movimenti, quasi ad evocare un qualche meccanicismo tra causa ed effetto. Tuttavia, è fuor di dubbio che il linguaggio della politica oggi ha raggiunto toni grevi e intollerabili, anche a voler considerare le dialettiche più aspre. Il linguaggio rappresenta la forma stessa della politica, le parole non sono mai separate dal loro effetto. Dunque, se un insegnamento può essere tratto da questo doloroso evento, è sicuramente un monito per tutti ad abbassare i toni e ad operare per la pacificazione del Paese e per il suo buon governo.
  Il Governo Letta si presenta come la migliore espressione di un esecutivo politico a ridosso di una competizione elettorale che non ha definito i confini di una maggioranza che fosse espressione dell'autosufficienza delle coalizioni presentatesi al cospetto degli elettori. Il percorso di collaborazione necessaria tra forze politiche diverse per vocazione e profilo ideologico, tuttavia, non può rappresentare un'anomalia nel sistema che nei momenti cruciali ha saputo trovare le ragioni della convergenza e dell'unità, per affrontare contesti particolarmente difficili, come alla fine degli anni Settanta.
  Il compito di questo Governo, che ha scelto di assumere come cifra il rinnovamento generazionale e la significativa presenza di donne, sarà molto impegnativo e si snoderà, come ha detto il Presidente, attraverso due importanti direttrici: la prima è volta ad affrontare l'emergenza economica che è ormai diventata emergenza sociale; la seconda riguarda la riforma della politica...

  PRESIDENTE. Deputato Pisicchio, la invito a concludere.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Entrambe le direttrici devono poter poggiare su un consenso parlamentare forte; un percorso costituzionale corretto non può non prevedere un protagonismo del Parlamento nella riforma delle istituzioni e della politica.
  Vorrei dire, onorevole Presidente del Consiglio e onorevoli colleghi, abbiamo vissuto tutti quanti, parlamentari e cittadini, per due mesi come quel protagonista del film «The Terminal»: noi eravamo come in un aeroporto come fossimo in attesa di voli che non partivano mai, adesso l'aereo prende il volo, dobbiamo tutti quanti consentire la sua migliore navigazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Dadone. Ne ha facoltà, per due minuti.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Alfano. Angelino Alfano ha legato indissolubilmente il suo Pag. 26nome al «Lodo Alfano», ennesima legge ad personam, dichiarata incostituzionale dalla Consulta, pronuncia chiara e prevedibile da qualunque studente di giurisprudenza. Questo è stato l'Alfano Ministro. Anche il suo tanto sbandierato codice antimafia, invece di attaccare le mafie nel punto di maggior potere contrattuale e sociale, ovvero il controllo dell'economia, rappresenta una debacle, sottolineata da ben 66 osservazioni critiche della Commissione giustizia, ma anche dalle voci di Piero Grasso, Giancarlo Caselli e Don Luigi Ciotti, che lo ha definito un preoccupante passo indietro, con il rischio di rivedere quelle manifestazioni il cui slogan era: «la mafia dà lavoro, lo Stato no». Per non parlare del fallimento del «piano carceri». Quella fin qui appena accennata è solo la minima parte del curriculum con il quale Angelino Alfano oggi si presenta alla Camera per ottenere la fiducia.
  Ecco invece le proposte che ci saremmo aspettati da un Ministro, ad esempio del MoVimento 5 Stelle, e che ci aspettiamo: numeri identificativi sui caschi del personale incaricato di ordine pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ciò non con intento punitivo – sia chiaro –, al contrario per salvaguardare tutti gli operatori della pubblica sicurezza che sono rispettosi delle leggi e che difendono la collettività; scioglimento dei corpi speciali: abbiamo corpi speciali dedicati alla lotta alla criminalità organizzata in tutte le forze dell'ordine, Polizia, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza, tutto in spregio al disegno che costò la vita a Giovanni Falcone, quello che ha istituito la Direzione investigativa antimafia. Sciogliere questi corpi, potenziare le competenze e l'organico della DIA restituendole la dignità originaria, permetterebbe al contempo un risparmio sui costi e una razionalizzazione delle diverse indagini antimafia che troppo spesso finiscono per scontrarsi sullo stesso campo. Una nota importante al riguardo: l'originalità di questa idea non è da ascriversi in capo al MoVimento 5 Stelle, a proporla per la prima volta, accompagnata dal silenzio totale di chi di competenza, fu l'attuale Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, quando sedeva sulla poltrona del Ministero dell'interno.
  Ultima proposta: dotazione alle forze dell'ordine. Riteniamo inaccettabili le condizioni in cui in gran parte del Paese esse siano costrette ad operare, dovendo pagare con i propri stipendi il carburante per le auto di servizio e le risme di carta.

  PRESIDENTE. Deputato Dadone, la invito a concludere.

  FABIANA DADONE. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Questo è un dato di fatto e non è una leggenda metropolitana, bisogna restituire dignità alle forze dell'ordine e al loro operato, fornendo una dotazione dignitosa a chi ogni giorno lavora a costo della propria vita per difendere i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà per due minuti.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il gruppo del Partito Socialista, signor Presidente del Consiglio, le esprime gratitudine e soprattutto le darà la fiducia. In un momento delicato della vita economica e sociale del nostro Paese, credo che il suo Governo può rideterminare, nelle condizioni difficili, uno stato di pacificazione nazionale, di cui questo Paese ha bisogno.
  Sono state già dette, qui in quest'Aula, e ribadite con forza, le situazioni drammatiche che noi stiamo vivendo, situazioni di povertà, situazioni di difficoltà economiche, situazioni di disoccupazione, e il suo programma va nella direzione giusta: nella direzione di recuperare queste difficoltà, ma soprattutto nella direzione dare un indirizzo forte perché questo Paese possa uscire dalla crisi in cui oggi viviamo.
  Però, debbo sottolineare con grande forza – e mi avvio alla conclusione – che nel suo programma mancano dei punti importanti, punti che riguardano le questioni civili, punti che riguardano la laicità di questo Stato, punti che riguardano Pag. 27anche alcuni interventi sui giovani. Per esempio, credo che lei debba riprendere con forza quello che è stato fatto dal Ministro Passera per ciò che riguarda, per esempio, il venture capital e così via discorrendo. Sono problemi seri che pongono in essere quelle questioni per rilanciare una vera occupazione e per dare prospettive importanti alle giovani generazioni. È per questo, che noi ribadiamo con convinzione che saremo al suo fianco in questa traversata del deserto, ma siamo soprattutto convinti che, alla fine, riusciremo a fare in modo che questo Paese possa raggiungere obiettivi importanti (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà, per due minuti.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, signori Ministri, colleghi deputati, un pareggio di bilancio inserito in Costituzione è frutto dell'approvazione del Trattato sul Fiscal Compact. Il pareggio di bilancio è diventato, dunque, un obbligo fondamentale. Tale obbligo, però, si pone in contrasto con i doveri della Repubblica e con i diritti dei cittadini, sempre più sottoposti a tagli e tasse, che producono perdita di servizi, di lavoro, di economia e di speranza nel futuro.
  Il Fiscal Compact, oltre a determinare la cessione di un pezzo di sovranità che, per Costituzione, appartiene al popolo, comporta che le politiche economiche dei prossimi decenni siano già ipotecate. L'approvazione del Fiscal Compact e degli atti collegati, è opera vostra, signori Ministri del Partito Democratico, del Popolo della Libertà e del raggruppamento Monti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ieri, avete affidato il governo dell'Italia ai poteri forti europei, oggi siete gli attuatori del loro programma di austerità.
  Apro una parentesi: ricordo che, quando il senatore Monti si presentò alla Camera, ricevuto l'incarico di Presidente del Consiglio, proprio il suo successore, l'onorevole Enrico Letta, si mise a disposizione con un discusso bigliettino. Al di là di ogni dietrologia, quell'episodio ci pare simbolico di un'equivalenza delle parti politiche, legate a un modello sbagliato di Europa e unite dalla disponibilità a sgretolare la sovranità dei cittadini per gli interessi dei grandi capitali. Di proposito, non si è spiegato quasi niente del Fiscal Compact, del collegato Meccanismo europeo di stabilità, e del Fondo «salva-Stati» che, nella vostra coscienza, sapete essere un vero imbroglio. Tutto questo sulla base di un'idea di Europa delle lobby, delle ragionerie tecnocratiche e dei loro sostenitori politici, la quale mortifica i popoli e il progetto dell'unità politica del Vecchio Continente.
  Il MoVimento 5 Stelle invece propone di intervenire nel rapporto, in termini di sovranità nazionale, tra il Fondo «salva Stati» e il Parlamento, di agire anche rispetto all'attuazione del pareggio di bilancio, che è un'aberrazione e cancella gli studi di economia e di diritto di tutti i presenti in Aula.
  Per ultimo, bisogna modificare l'organizzazione dei gruppi bancari, strutturati a mo’ di scatole cinesi, funzionali a operazioni, ormai sempre più note, che acuiscono la crisi.

  PRESIDENTE. Deputato Nesci, deve concludere.

  DALILA NESCI. Vogliamo chiudere con le parole del professor Stefano Rodotà: In questo momento l'Europa è lontana, Bruxelles è detestata perché viene percepita dai cittadini europei come il luogo da cui arrivano i sacrifici, invece – continua Rodotà – ci sarebbe, ci può essere e ci deve essere la dimensione dei diritti che è nella vocazione storica dell'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ciprini. Ne ha facoltà, per due minuti.

  TIZIANA CIPRINI. Sincere felicitazioni per il superamento del sistema bipolare, Pag. 28grazie alla mescolanza dei due principali partiti, ricordando che il bipolarismo è, tra l'altro, un'affezione destabilizzante. Preannunciamo che non concederemo la fiducia al Governo perché trattasi di un Governo di restaurazione che non ha accolto la volontà di cambiamento e di partecipazione che proviene dai cittadini. Evidenziamo la presenza di un illustre statistico come il Ministro del lavoro, di certo abituato a suddividere la società in categorie e ad avere a che fare con i numeri. Un Ministro che, pertanto, ben si adatta a una politica che da troppo tempo sta dando i numeri. Un esempio è offerto dal balletto di numeri, mai definito, causato dalla riforma previdenziale Fornero che, nell'evidente urgenza di tradurre in normativa le imposizioni dell'Unione europea, ha sfornato drammi sociali e nuove categorie di diversamente penalizzati: esodati, salvaguardati, esuberati. Una politica che, per cedere a nuove forme di colonialismo, sta abbandonando i propri cittadini e per la quale le categorie del dramma sociale italiano sono destinate ad ampliarsi: disoccupati, inoccupati, rassegnati, suicidati, disperati, esasperati.
  Nel sottolineare che il lavoro è stato nel tempo trasformato da diritto a concessione e che la flessibilità del lavoro si è tradotta in precarietà della vita, invitiamo il Ministro a far sì che il lavoro cessi di essere una forma di ricatto e a ripensare un altro welfare, che garantisca continuità di reddito a prescindere dal lavoro. Chiediamo un reddito di cittadinanza, quelle reti di supporto dei cittadini e protezione dall'emarginazione sociale, una forma di reddito che sancisca il diritto della persona a vivere con dignità e favorisca la realizzazione di una flessibilità del lavoro scelta e non subita, dove è il singolo a volersi sperimentare contro il sistema delle raccomandazioni e dell'appartenenza a caste e casate familiari, politiche, lobbistiche e corporativistiche. Il MoVimento 5 Stelle non si mescolerà a formare una poltiglia indistinta, ma eserciterà un'attività di controllo e di collaborazione su punti condivisi e sulle buone idee, soprattutto su quelle che diano spazio e rispondano ai bisogni della collettività e al senso di comunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà per sei minuti.

  MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, finalmente oggi andiamo ad affrontare un'importante cosa per questo Parlamento, per questa legislatura. Finalmente, abbiamo un Governo. Finalmente, si comincia a discutere di programmi, di cosa serve per questo Stato, per tutti i popoli che rappresentiamo, per tutti i popoli che stanno soffrendo, per le imprese che stanno chiudendo.
  Vede, onorevole Presidente del Consiglio, noi abbiamo visto, soprattutto nella parte relativa alle riforme, molti punti programmatici del suo programma – scusatemi il gioco di parole – molto interessanti. Si parla di Senato delle regioni, si comincia a parlare della fine del bicameralismo perfetto; un po’ quello che era già stato fatto nel 2006, sperando questa volta di riuscirci e di ritornare veramente a parlare di federalismo. Finalmente, si ritorna a parlare di una riforma importantissima che si stava affrontando da tantissimi anni, ma che alla fine non abbiamo mai portato a termine. Questo veramente gli dà atto di una forza e di un coraggio molto importante. In fondo, questo Stato non ha più tempo, i nostri cittadini non hanno più tempo di aspettare la politica, i tempi della politica con la p minuscola.
  Dunque, noi saremo attenti e saremo molto promotori di queste riforme, perché ci crediamo. Noi siamo nati per cambiare questo Stato, uno Stato centralista come ha dimostrato, anche con l'ultimo Governo Monti, dove c'erano molti boiardi di Stato, che hanno semplicemente aumentato le tasse e impedito le riforme. Finalmente si ritorna a parlare di cose concrete, a parlare di economia, a parlare di esigenze dei nostri cittadini. E anche per quanto riguarda, nel suo programma, i punti in cui si parla di economia, di detassazione, dei Pag. 29giovani, dell'Irpef, dell'IVA da non aumentare, e dunque spero che si intenda di non portarla al 22 per cento, non di non aumentarla oltre il 22. Questo spero che sia chiaro, però certe volte è meglio fare una domanda stupida e ovvia che avere un'interpretazione non corretta tra le parti che si stanno parlando. Dunque, spero, che quando dite «non vogliamo aumentare l'IVA», che ciò voglia dire di tenerla al 21 per cento, non di non aumentarla oltre il 22.
  Per quanto riguarda, appunto, queste riforme importantissime, noi siamo contenti e le auspichiamo, perché sono riforme economiche che interessano i nostri cittadini. Però, vorremmo capire anche da dove arriveranno le risorse, perché sono risorse pesanti, sono risorse – abbiamo fatto un calcolo proprio spannometrico – di circa 20 miliardi, quelle di cui stiamo parlando, con quello che ha detto nel suo programma tra riduzione e non aumento dell'IVA, il discorso... A proposito dell'IMU, non ho mica capito bene, perché lei ha detto che conferma il DEF dove l'IMU viene consolidata e dopo ha detto che la prima rata dell'IMU viene posticipata.
  Ma la posizione sua è quella dell'abolizione dell'IMU sulla prima casa o meno ? Se dopo, durante la replica, può essere un po’ più chiaro, perché forse non ho capito bene io. Mi scusino i colleghi.
  Dunque, veramente il suo programma è molto importante. A nostro avviso, ha anche delle ombre, delle zone che potrebbero essere un po’ più esplicitate e noi avremo un'attenzione e un'importante funzione di stimolo. Saremo favorevoli e daremo una mano per quello che ci accomuna, per queste riforme che ci accomunano; su altre vedremo nei fatti.
  Per quanto riguarda l'Europa, noi da sempre abbiamo detto che non siamo contro l'Europa; noi siamo contro l'Europa così com’è strutturata adesso, un'Europa dei burocrati, un'Europa dove non si sa chi è che comanda, perché non è il Parlamento europeo che sta comandando; è questa Commissione, questo organismo che impedisce al popolo e dunque alla democrazia di chiarire quali sono le vere politiche per l'Unione europea, per i popoli europei. Dunque, se va avanti su questa linea, anche sull'Europa noi siamo favorevoli, perché noi siamo per l'Europa dei popoli.
  Dunque veramente noi saremo attenti e vediamo che ci sono dei punti di contatto. Anche per quanto riguarda, ad esempio, il reddito di cittadinanza, se non ho capito male, per le famiglie numerose e bisognose, si può discutere, si può parlare, è un'esigenza sociale.
  Sono stato anche molto contento che finalmente si vada a parlare e a riconoscere la valenza delle piccole e medie imprese, l'ossatura economica di questo Stato, che fino adesso invece sono state vessate, sono state non considerate, sono state viste come qualcosa di fastidioso. Si diceva: siete troppo piccoli per esistere, dovete unirvi. Finalmente ci si è accorti invece che forse la nostra ricchezza, come era quella del Giappone, consisteva proprio nell'avere tante piccole e medie imprese che avevano quella flessibilità che poteva dare una mano alla nostra economia e che ne erano l'ossatura.
  Dunque veramente noi staremo attenti; immaginiamo che ci saranno dei problemi per quanto riguarda alcune tematiche, ma vedremo i fatti. L'ultimo consiglio che voglio darle, onorevole Presidente del Consiglio, è una considerazione umana molto semplice: quando fa delle sorprese ai suoi Ministri, li avvisi prima, perché è vero che sono tutte persone competenti e con le spalle grosse, però hanno fatto una faccia un po’ strana (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle). Dunque magari se li avvisava un po’ prima era meglio e si evitavano certe figure e certe facce un po’ scure. Io la ringrazio, ringrazio l'onorevole Presidente del Consiglio e gli onorevoli colleghi. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Corda. Ne ha facoltà, per due minuti.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, al Ministro Lupi, nell'apprendere Pag. 30della sua nomina, ci siamo chiesti per quale motivo lei, deputato e giornalista, sia stato chiamato a ricoprire il ruolo di Ministro dei trasporti e delle infrastrutture. Non ci risulta che lei sia un esperto in materia, né che si sia mai occupato del settore, a parte un incarico nei lavori pubblici a Milano. Dove sono le competenze promesse dal presidente Letta ? L'unica sua posizione politicamente rilevante, onorevole Lupi, in materia di trasporti, è la sempre ribadita posizione a favore della realizzazione della TAV in Val di Susa, che lei ha definito un'opera utile per il Paese, soprattutto in un momento di difficoltà economica, in cui lo sviluppo è l'unica chiave per ripartire. Questo è dunque il suo biglietto da visita come Ministro dei trasporti: il sostegno ad un'opera che sta lacerando una comunità e che ormai viene messa in discussione da esperti di tutto il mondo. Lei vorrebbe che fosse realizzata ad ogni costo, e in effetti si tratta solo di un costo, un enorme costo umano e ambientale, uno spreco di risorse senza che ci sia alcun riscontro sulla sua reale capacità di produrre sviluppo, parola di cui tutti si riempiono la bocca, senza capire che il vero sviluppo non passa per le grandi opere come la TAV, ma ad esempio, attraverso la ristrutturazione delle linee ferroviarie destinate al traffico dei pendolari. Chi vi parla, onorevole Lupi, viene da una regione, la Sardegna, sempre più isolata, servita da pochissimi voli aerei, e dove al disastroso monopolio pubblico della Tirrenia nelle tratte marittime, si è sostituito un vergognoso monopolio privato. Certo, nel caso della Sardegna, gran parte delle responsabilità sono regionali, ma un Ministro dei trasporti competente e capace potrebbe svolgere un ruolo fondamentale per risolvere problemi strutturali come quello della continuità territoriale, specie in sede europea.
  Le auguriamo, onorevole Lupi, ma, soprattutto, ci auguriamo che lei acquisisca in fretta tutte le competenze necessarie a svolgere utilmente il suo mandato, in un ministero che ha ricadute così immediate sulla vita dei cittadini.

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.

  EMANUELA CORDA. Sto terminando. Da parte nostra non mancherà una opposizione durissima a tutte le grandi opere inutili e dannose come la TAV, ma saremo sempre pronti a mettere a disposizione le molte competenze in nostro possesso, soprattutto in tema di mobilità sostenibile (Commenti dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)...

  PRESIDENTE. Deputato, deve concludere.

  EMANUELA CORDA. ...perché è da queste che passa il vero sviluppo. Grazie per la pazienza. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. È iscritta a parlare la deputata Gelmini. Ha 15 minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente della Camera, Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, prima di ogni altra considerazione permettetemi di associarmi a coloro che mi hanno preceduto nel ribadire, in questo caso a nome personale, ma dell'intero gruppo parlamentare del Popolo della Libertà, la più sentita e convinta solidarietà alle vittime dell'aggressione di ieri (Applausi).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 18)

  MARIASTELLA GELMINI. Ai carabinieri feriti, Giuseppe Giangrande e Francesco Negri, e alle loro famiglie va tutto il nostro sostegno, così come la nostra riconoscenza. Insieme a loro, la riconoscenza si estende a tutte le forze dell'ordine impegnate quotidianamente a garantire la sicurezza e l'ordine pubblico nel nostro Paese. (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).Pag. 31
  Ebbene, dopo 60 giorni si è finalmente formato un nuovo Governo, si è finalmente superata quella impasse che stava rischiando di bloccare le istituzioni, di sacrificare l'interesse nazionale a logiche di parte e di partito. Un atteggiamento ostile e di chiusura, estremamente rischioso, che se fosse stato ancora, anche solo per poco tempo, ribadito, avrebbe causato danni irreparabili all'intero Paese.
  Onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il Governo che nasce oggi – è bene chiarirlo – è un Governo di responsabilità nazionale, rappresenta un risultato importante, che può e deve rappresentare un nuovo inizio per il nostro Paese, un'occasione storica che dobbiamo avere la capacità di cogliere fino in fondo, non avendo timori – come ci chiede il Presidente della Repubblica – di dare una testimonianza di coesione nazionale, di maturità istituzionale e di efficacia nel ricercare soluzioni condivise ai problemi del Paese.
  Passa da qui, da questo nostro sforzo, da questa fatica collettiva, la possibilità di una rinnovata fiducia nelle istituzioni e nella politica. Arriviamo infatti a questo nuovo Esecutivo dopo il completo rovesciamento dello schema di contrapposizione frontale troppo a lungo inseguito da alcuni esponenti della sinistra. Non è più il tempo di rimanere chiusi nel proprio recinto, circondati da presunte ed autoreferenziali superiorità morali. Non esiste un Paese sano ed uno malato. È venuto il momento, come è naturale in ogni democrazia matura e liberale, di riconoscere all'avversario la piena legittimità politica. Nessuno può ergersi a giudice morale, nessuno può affermare l'assurdo diritto di scegliersi l'avversario. Dobbiamo avere, invece, la forza di riconoscerci reciprocamente, di fare dell'interesse nazionale l'unico grande cemento della nostra azione, l'elemento fondante del nostro impegno politico.
  Questo è un Governo di natura politica, voluto con tenace responsabilità dal Popolo della Libertà e dal suo presidente, Silvio Berlusconi. Lo abbiamo chiesto e abbiamo lavorato affinché si giungesse a questo risultato, fin dal 25 febbraio, convinti, come eravamo e come siamo, che questa fosse e sia l'unica soluzione possibile per il rispetto della volontà popolare e del primato dell'interesse della nazione rispetto agli egoismi delle fazioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 18,05)

  MARIASTELLA GELMINI. Senza perdere la propria identità, dobbiamo comprendere che possiamo e dobbiamo, quando è necessario, camminare insieme. Questo è un Governo che deve portare anche ad una pacificazione nazionale ed è un Governo che può contare sul nostro pieno e convinto appoggio, come dimostra la presenza al suo interno nel nostro segretario politico, Angelino Alfano.
  Crediamo che sia un fatto positivo per il Paese – e che ci sia un ricambio generazionale in questo Governo – la presenza di tante donne e personalità competenti, che possono aiutare a svelenire il clima, a recuperare fiducia e speranza nelle tante potenzialità del Paese e nella capacità della politica.
  Tutti questi fattori possono contribuire a disinnescare definitivamente la demonizzazione e la contrapposizione personale ed ideologica. Oggi siamo tutti di fronte ad un nuovo inizio. Ognuno di noi ha il dovere di partecipare, perché questa deve essere la legislatura del fare, che presuppone una proficua collaborazione – come lei, Presidente, ha sottolineato – fra Governo e Parlamento. Proprio alla luce di questa consapevolezza il Popolo della Libertà in questi giorni difficili non ha mai posto veti di alcun genere, non ha seguito alcuna logica spartitoria, al contrario ha vincolato il proprio sostegno unicamente ai contenuti, ai provvedimenti da approvare, al programma.
  In definitiva, ciò che noi riteniamo inderogabile per rispondere alla crisi è migliorare le condizioni dei giovani, delle famiglie e delle imprese. Devo dire che sono molti argomenti che con soddisfazione possiamo dire di vedere in gran parte contemplati nel suo discorso.Pag. 32
  Bene la decisione di bloccare i pagamenti dell'IMU prima casa a giugno. L'abolizione dell'IMU sulla prima casa e la restituzione di quella versata nel 2012 rappresentano per noi un punto inderogabile. Avanziamo questa richiesta, che riscontra la sua attenzione, non solo per motivi economici, ma con la profonda convinzione che la casa abbia anche un forte significato simbolico. Lo Stato non può essere così invasivo, non può entrare così a fondo dentro la vita delle persone e dei cittadini: deve esistere una dimensione personale che non può e non deve essere violata.
  Condividiamo nel suo discorso anche la preoccupazione – e non potrebbe essere diversamente – e l'impegno serio, che garantiamo, per l'abbattimento del debito, per non gravare le nuove generazioni di un fardello insostenibile. Il PdL in questi ultimi mesi ha proposto diverse ipotesi, diverse soluzioni possibili. Si deve, poi, da subito abbassare la pressione fiscale, specie quella sul lavoro, come si è cominciato a fare nell'ultima legge di stabilità. Bene il riferimento anche al dovere di semplificare, attraverso il passaggio dalle autorizzazioni ex ante a quelle ex post.
  Infine, sulla scuola e sull'università non posso che condividere il richiamo all'apprendistato, unitamente al rilancio dell'istruzione tecnica e tecnica superiore, per avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro, la necessità poi di proseguire sulla strada del rafforzamento dell'orientamento scolastico per abbattere la dispersione ed aumentare il numero dei diplomati e dei laureati. Al netto poi delle polemiche, penso che il quadro normativo che ci troveremo di fronte – penso alla riforma della scuola secondaria e dell'università – rappresenti la base di partenza per valorizzare il capitale umano, che è punto centrale di qualsiasi agenda per la crescita.
  Condividiamo anche la necessità di intervenire per evitare un nuovo aumento dell'IVA. Devono essere, però anche rivisti i metodi ed il funzionamento di Equitalia. Lo Stato deve tornare al servizio dei cittadini, non può essere avvertito e percepito solo come un controllore oppressivo. In un momento così difficile per le famiglie e per le imprese, una eccessiva rigidità potrebbe produrre effetti molto negativi sulla tenuta sociale ed economica dell'Italia. È necessario, quindi, introdurre misure come l'impignorabilità della prima casa e dei mezzi di produzione per le piccole e medie imprese e la possibilità di rateizzare ulteriormente i debiti fiscali.
  La politica deve anche recuperare decisione ed efficienza, ma deve pure costare meno. Servono, quindi, come ella ci ha richiamato a fare, tagli severi e soluzioni ragionevoli. Non c’è più tempo da perdere e su questo fronte si deve agire con coraggio e senza ulteriori rinvii.
  Onorevoli colleghi, questo Governo, per la composizione e per l'ampia maggioranza di cui gode, rappresenta il miglior Governo possibile nei confronti dell'Europa. È un tema cruciale: è in Europa che si giocheranno molti dei destini del nostro Paese; è lì, in Europa, che con forza dobbiamo essere in grado di trattare, di trattare per l'Italia, per il presente e per il futuro, per un'Europa in cui il Mediterraneo non sia più considerato una periferia.
  Come lei ha osservato occorre tenere vivo e forte l'ideale di una grande Unione europea. Abbiamo bisogno di un'Europa più politica, capace di fare non solo economia politica ma, soprattutto, politica economica. Questo Governo può agire in tal senso e tanto più forte sarà in Italia tanto più forte sarà l'Italia in Europa. Questo Parlamento dovrà dimostrarsi anche all'altezza di una visione riformatrice, non solo declamata, ma concretizzata. Dobbiamo recuperare la forza della proposta, servono riforme coerenti e strutturali in campo istituzionale e interventi concreti sul funzionamento della giustizia. Su queste materie il lavoro degli esperti indicati dal Presidente della Repubblica costituisce certamente una buona base di partenza.
  Per tutti questi motivi il Popolo della Libertà sostiene il suo Governo, Presidente Letta, lo fa con convinzione: non si tratta più di tirare a campare, di soprassedere ai Pag. 33problemi, è il tempo della decisione, occorre aggredire questa crisi che toglie il fiato e fa perdere la fiducia; e ci conforta il fatto che il suo Governo non abbia come obiettivo semplicemente la realizzazione del minimo comune denominatore tra le forze diverse. Nemmeno noi ci staremo in quel caso, se l'obiettivo fosse minimale. Oggi l'Italia ha bisogno del massimo impegno ed ella, nel suo discorso, ha mostrato di voler tenere un profilo alto e all'altezza di questa sfida.
  Lavoriamo insieme, dunque, per questo grande Paese, che può e deve fare molto per crescere e migliorarsi, per corrispondere integralmente a quell'idea d'Italia che il made in Italy ha fatto crescere e fiorire nel mondo. Torneremo certo a dividerci, secondo quell'ispirazione diversa e nobile che conoscono le più belle democrazie del mondo, l'amore per la libertà e la preoccupazione per l'equità, ma dobbiamo farlo e lo faremo dopo che la macchina Italia e il suo motore saranno ripartiti. Fino ad allora una strada non breve e non senza difficoltà ci attende e dobbiamo, per la prima volta, saperla percorrere tutti insieme. Quando ci divideremo, la divisione non dovrà conoscere più le parole che ancora risuonano in questi giorni. Lavoriamo insieme, quindi, per lasciare ai nostri giovani un'Italia dalle molte e dalle diverse idee, ma da un cuore e uno spirito comuni. Auguri al Presidente del Consiglio e a tutti i Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Claudio Fava. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

  CLAUDIO FAVA. Signora Presidente della Camera, Signor Presidente del Consiglio, lei ci ha opportunamente sfidato al linguaggio della verità che è una risorsa sovversiva, ma necessaria anche quando è dolorosa, ed è una sfida che accettiamo volentieri perché attraverso la verità dei gesti e le parole noi vorremmo proporle un'opposizione costruttiva, cioè un'opposizione che non avrà imbarazzo, disagio a sostenerla in tutti i provvedimenti che noi riterremmo di poter condividere. E mai come in questo tempo la verità delle parole è importante, le parole pronunciate in quest'Aula sono destinate a lasciare segni indelebili sulla vita, sullo spirito degli italiani.
  Lei ha parlato di sobrietà, che è una parola preziosa, ma va indirizzata con sapienza, soprattutto in un'Italia drammaticamente diseguale, in cui la forbice tra chi ha troppo e chi non ha affatto si sta allargando in modo preoccupante. Sobrietà è parola che invoca trasparenza e moralità, certo, ma anche il coraggio di gesti istituzionali chiari e netti, a cui la politica ci ha disabituato. Allora, mi permetterà, Signor Presidente del Consiglio, di proporle una priorità e di offrirle un suggerimento. La priorità non è l'evocazione di una lotta alla corruzione, ma una vera, buona legge sulla corruzione nei primi cento giorni del suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). L'Italia paga un pedaggio che aggiunge quasi 70 miliardi l'anno alle tasche dei corrotti e dei corruttori: è il costo più alto fra tutti i Paesi europei.
  Noi questi 70 miliardi vorremmo poterli restituire agli italiani, anche perché la corruzione non è solo un costo politico: è una «rapina sociale» che rende culturalmente subalterno questo Paese, mortifica i meriti e le regole, istituzionalizza la spregiudicatezza e la furbizia, e questo è il prezzo più alto che siamo chiamati a pagare perché rende la politica e le sue istituzioni luoghi di reticenza, spesso di impunità e li allontana dal Paese reale.
  Ci permettiamo di suggerirle due iniziative che noi proporremo a questa Camera e che chiediamo al Governo di sostenere: una legge che estenda la confisca dei beni ai patrimoni frutto dell'accumulazione illegale legata alla corruzione. Mi piace ricordarlo alla vigilia di un giorno che è nella memoria di tutti noi, perché trentuno anni fa, il 30 aprile, veniva ucciso Pio La Torre, che fu l'artefice (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Scelta Civica per Pag. 34l'Italia), di una legge preziosa per la dignità di questo Parlamento e delle istituzioni politiche.
  Abbiamo proposto e insisteremo per la modifica dell'articolo 416-ter del codice penale per punire penalmente il voto di scambio politico-mafioso anche quando quello scambio non sia stato pagato con denaro, ma con favori, utilità, privilegi perché è l'unica via per restituire piena limpidezza e assoluta autonomia alla funzione della politica, altrimenti la lotta alla corruzione resta soltanto un titolo e non una scelta di campo.
  Infine un suggerimento, signor Presidente del Consiglio, un'occasione per dimostrare quale sia lo spirito autentico del suo Esecutivo, cioè sospendere la partecipazione dell'Italia al programma di costruzione dei cacciabombardieri F-35 (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). E su questo punto mi permetta di essere chiaro. Non si tratta solo di risparmiare su una spesa che noi riteniamo folle: quasi 20 miliardi di euro, 190 milioni di dollari per ciascuno dei novanta F-35 che sono stati richiesti dall'Italia. Si tratta anche di ristabilire la vigenza dell'articolo 11 della Carta costituzionale: o accettiamo che questo articolo sia stato rimosso per desuetudine dalla Costituzione, oppure consideriamo che il ripudio della guerra porti con sé il ripudio di tutti gli strumenti bellici immaginati e progettati soltanto per portare guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).
  E le chiediamo, signor Presidente, di impegnarsi per un'attenta ridefinizione del nostro modello di difesa e per destinare le somme così risparmiate, che sono significative, a rendere meno diseguale e meno sofferente questo Paese.
  Signor Presidente, abbiamo ascoltato nel suo discorso proposte non condivisibili, ma anche alcune buone intenzioni. Perché non restino solo titoli serviranno scelte concludenti e coerenti e anche il coraggio di dire alcuni «no», soprattutto a quanti – e non saranno pochi in questi mesi – le chiederanno di continuare a celebrare il passato. Glielo chiediamo pur non votandole la fiducia e glielo chiediamo perché crediamo che glielo chieda l'intero Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bindi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

  ROSY BINDI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signore Ministre e signori Ministri, colleghe e colleghi, non le mancherà la nostra fiducia, Presidente, che vogliamo annunciarle insieme a sinceri auguri di buon lavoro per questo Governo, che giustamente ha definito al servizio del Paese perché davvero sia così e lo sia dentro quel programma, giustamente ambizioso, che ci ha presentato. Vogliamo anche accompagnare la nostra fiducia con la forza che noi riteniamo debba avere nel viaggio che l'attende in Europa, perché quell'Europa politica che ha rappresentato e che rappresenta il sogno di tutti noi, sul quale abbiamo costruito la nostra politica, si possa davvero realizzare attraverso quei passi che oggi l'Europa deve fare, anche in controtendenza con i passi che ha seguito fin qui. Giustamente ci ha detto che l'Italia di solo rigore e di solo risanamento muore. Noi crediamo che l'Europa morirà di solo risanamento e di solo rigore. E sarà da questo cambio di rotta in Europa che noi potremo trarre beneficio per il nostro Paese.
  Quindi, la nostra fiducia vuole essere innanzitutto la forza delle sue parole e della sua presenza in Europa in questi giorni.
  Non posso non ricordare però quello che è accaduto ieri, quella coincidenza così tragica e inquietante, tra il momento del giuramento del suo Governo e il ferimento e gli spari a Palazzo Chigi. Troppe coincidenze per dare una spiegazione e ricercare una spiegazione solo nelle fragilità di una persona. Quella fragilità affonda in fragilità sociali, politiche, istituzionali che il nostro Paese sta vivendo in questo momento. È per questo motivo che Pag. 35ho apprezzato molto quella parte del suo discorso nella quale ci ha richiamato tutti a restituire alla politica quella dignità e quell'autorevolezza di cui ha bisogno per risanare e sanare questa frattura profonda che si è creata nel nostro Paese. «Volevo colpire i politici»: io credo che queste parole non possano non accompagnarci perché, mentre esprimiamo la solidarietà alle forze dell'ordine, sentiamo la gravità di questa situazione.
  Ed è per questo, Presidente, che io voglio riprendere un altro passaggio del suo discorso: la differenza tra politica e politiche. Io su questo Governo, come lei sa, sull'operazione politica che lo sostiene, ho dei dubbi, che continuerò e che manterrò, ed è con questi dubbi che accompagnerò il sostegno al suo Governo, leale e fattivo, come tutto il gruppo del Partito Democratico farà. Infatti, non abbiamo bisogno di legittimazione reciproca: ce l'ha data, in periodi diversi, l'elettorato italiano. Io non vorrei che questo fosse un Governo di chiamata a corresponsabilità per il passato. Non ci staremmo, perché queste sono e restano diverse. Chiamiamoci ad una corresponsabilità per il futuro, questo sì, per il presente e per il futuro. Ma questo richiede che ci concentriamo sulle politiche senza perdere l'orizzonte della nostra politica, non solo alla quale ci vorremmo sentire restituiti alla fine di questo periodo, ma che vogliamo praticare da oggi e della quale non possiamo sentirci espropriati. Infatti, è dalla legittima differenza della nostra visione politica che può nascere l'incontro vero e la risposta vera ai problemi nel nostro Paese. Porto un esempio, Presidente: io ho capito che verrà sospesa una rata dell'IMU, in attesa di ristrutturare questa tassa. L'Italia lo attende. Io penso per esempio che ad alcuni di noi non sia giusto che sospendano la rata della prima casa, per il reddito che abbiamo, a giugno, anche perché ho sentito una data certa, ma non ho sentito una data certa per la soluzione del problema degli esodati.
  Sarà la differenza della nostra politica che ci porterà all'incontro delle politiche.
  Ho apprezzato molto il nuovo welfare, ma forse bisogna capire che qui in Italia, in questo momento, non c’è più neanche un sistema sanitario pubblico sicuro, nel suo finanziamento e, come lei giustamente ha messo in evidenza, c’è un sistema pensionistico che ha molte falle che vanno coperte. Dico questo perché non vorrei che diminuzione della pressione fiscale e diminuzione della spesa pubblica significassero di fatto abbassamento delle tutele e dei riconoscimenti effettivi ai cittadini italiani. Questo non ci porterebbe né alla crescita né alla coesione. È per questo motivo – e termino Presidente e la ringrazio per il minuto in più che mi ha dato – che noi riteniamo anche che questo Governo davvero non possa fare uso dei voti di fiducia o dei decreti, perché sarà solo dal dibattito parlamentare che politica e politiche potranno incontrarsi per il bene del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ruocco. Ne ha facoltà, per due minuti.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, l'articolo 32 della Costituzione sancisce la tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo. Sarà proprio ispirandosi a questo principio che molti dei politici che finora si sono occupati di salute hanno di fatto peggiorato le condizioni di malati e medici. Da questo momento però tutto cambia. Per fortuna ci troviamo davanti una persona consapevole della materia come l'onorevole Lorenzin.
  Ricercando tra le pillole di saggezza da lei pronunciate, brilla l'esternazione fatta quale candidata governatrice pro tempore quando rassicurò sul fatto che il comparto della salute nella regione Lazio si stava riprendendo alla grande. La popolazione del Lazio saprebbe replicare. E non finisce qui, recentemente ha affermato: un buon governatore deve togliere la politica dalle scelte scientifiche e sanitarie. Ci domandiamo quale altro contributo, se non politico, possa dare da Ministro. Dal suo Pag. 36cursus honorum, infatti, sembra di cogliere una certa povertà curriculare cristallizzata all'esperienza liceale non troppo in linea con quanto garantito dal Premier Letta che ha sbandierato che avrebbe dato il bastone del comando a persone esperte che conoscessero perfettamente il funzionamento dei ministeri, che fossero già patentate. Speriamo almeno in un foglio rosa.
  Le inchieste sulle spese relative alla sanità ricordano che, per rientrare dai costi, si tagliano posti letto e assistenza, mentre si dovrebbe provvedere innanzitutto a eliminare sprechi e privilegi perché la sanità è divenuta luogo di spartizione di incarichi grazie a una gestione di stampo affaristico in cui convivono, scongelati ed amalgamati nella stessa brodaglia, imprenditori farmaceutici, lobbisti e politici, anche contigui al partito di cui lei fa parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Giova ricordare che la spesa per i farmaci rimborsati dal sistema sanitario ammonta a 20 miliardi l'anno, altro che gettito IRAP ! Qualora comunque sia in difficoltà sappia che siamo a disposizione, collaboreremo per le nostre competenze, ma senza mescolarci. Ancora una volta noi cittadini potremmo stupirvi quanto a curriculum e buonsenso. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Costantino. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

  CELESTE COSTANTINO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, anch'io voglio esprimere una sincera vicinanza a Giuseppe Giangrande e voglio rivolgere un pensiero particolare a sua figlia Martina che si è ritrovata all'improvviso ad affrontare una situazione così drammatica. Un gesto che non ha alcuna giustificazione, neanche innanzi ad una condizione di solitudine personale o di disperazione sociale. Con la stessa forza e consapevolezza con cui condanniamo questo gesto, oggi dobbiamo essere capaci di farci carico della complessità e del quadro esasperato in cui versa il nostro Paese. Troppa retorica abbiamo ascoltato negli ultimi anni, soprattutto nei confronti dei cosiddetti soggetti deboli, e troppa poca azione invece c’è stata nel modificare realmente le condizioni di vita delle persone, tutte, dagli anziani ai bambini, dai giovani agli adulti.
  Dentro questo quadro di insieme non vi è alcun dubbio che le donne siano ancora oggi, in una maniera trasversale, a tutte le età e a tutte le categorie sociali, i soggetti più colpiti dalla crisi e le meno tutelate dalla politica. La disoccupazione femminile e l'aumento vertiginoso dell'inattività, cioè di coloro che non studiano e non cercano lavoro, rappresentano dei passi indietro colpevoli nei confronti di un percorso importante che le donne di questo Paese avevano iniziato a compiere. Ha ragione, Presidente Letta, non siamo ancora un Paese delle pari opportunità. La precarietà, la spada di Damocle delle dimissioni in bianco, legge abrogata dal Governo Berlusconi e diluita dal Governo Monti, l'innalzamento dell'età pensionabile, il welfare inesistente già basterebbero ad aprire una fase politica che mettesse al centro una nuova azione di Governo. Ma oggi c’è qualcosa in più, qualcosa che esiste da tanto, troppo tempo e che però l'Italia solo adesso ha imparato a pronunciare: è la parola «femminicidio». 124 donne uccise nel 2012, una ogni tre giorni. Finalmente l'opinione pubblica, la società, prende atto di questo problema e la politica più di altri soggetti dovrebbe essere capace di dare dei segnali forti nella direzione delle donne. E, invece, le tratta come dei resti, come delle rimanenze.
  Signor Presidente, le chiedo un atto concreto: accanto alla diminuzione dei costi della politica, si faccia subito la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne (Applausi). Noi pensiamo che le pari opportunità non debbano essere associate allo sport o alle politiche giovanili, ma debbano essere la lente con cui osservare tutti i provvedimenti di questo Governo, dall'economia al lavoro, dall'istruzione alla sanità.Pag. 37
  Le premesse di questo Governo non sono quelle che avremmo voluto: considerare innovativo il risultato di sette donne su ventuno Ministri ci dice quanto siamo lontani dalla parità di genere presente in altri Paesi d'Europa, quanto ritardo esista nella cultura politica italiana. Anche questo è il segno di un Governo europeo ed europeista, signor Presidente, come lo è il reddito minimo garantito, una misura non solo per le famiglie bisognose: siamo soggetti vivi e con dei bisogni, anche se non diventiamo madri. Nessuno merita di vivere in una condizione di povertà.
  Concludo, signor Presidente, dicendole che, con sobrietà – espressione abusata, ma giusta nel suo significato originario –, faremo un'opposizione costruttiva. Non ci sarà mai una presa di posizione pregiudiziale al lavoro di questo Governo. Ma non faremo sconti, soprattutto, in tema di diritti e di cultura politica. Signor Presidente, lei invitava ognuno di noi a fare la propria parte: ci può contare, noi lo faremo senz'altro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà, per due minuti.

  ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, colleghi, rivolgo il mio discorso in particolare al Ministro dell'ambiente, Orlando. Le politiche finora portate avanti dal suo gruppo sono state orientate, a nostro parere, in direzione contraria alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica: vedi l'incenerimento dei rifiuti, la proliferazione degli impianti a biogas e biomasse senza alcun piano energetico, i progetti di enormi stoccaggi di gas e rigassificatori, le trivellazioni, la cementificazione incontrollata.
  All'inizio di questa legislatura, abbiamo iniziato per primi, nonostante l'inesperienza, a contrastare le principali storture delle recenti attività del Ministero dell'ambiente, ottenendo, fra le altre cose, la sospensione temporanea della semina del mais OGM. Stiamo portando avanti lo studio del decreto ministeriale n. 22 in merito alla combustione dei rifiuti nei cementifici con grave rischio di incremento dell'inquinamento e dei danni alla salute per i lavoratori e per la popolazione esposta: i danni da polveri sottili e da interferenti endocrini sono ormai acclarati. Auspichiamo di bloccare insieme al nuovo Ministro dell'ambiente l'avvio di questa pratica.
  Auspichiamo che il nuovo Ministro, che proviene da La Spezia, una delle realtà critiche italiane sul versante ambientale, si impegni ben oltre le linee guida dei partiti che compongono questo Governo sul versante ambientale: l'amianto, che ha mietuto centinaia di vittime nella sua terra e in tutta Italia va finalmente rimosso e inertizzato. È compito del Ministro rivedere, insieme ai colleghi di altri dicasteri, la Strategia energetica nazionale: questa sì va smacchiata con grande attenzione. Va urgentemente costruito un percorso di bonifica dei siti di interesse nazionale. Restiamo a disposizione per costruttivi confronti su questi temi.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALBERTO ZOLEZZI. Concludo, traendo spunto dal motto dell'Associazione «Medici per l'ambiente»: un medico è due volte responsabile dell'ambiente, come uomo e come professionista. Il politico lo è tre volte, in quanto ha il potere di intervenire sulle leggi che lo salvaguardano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà, per due minuti.

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, signori Ministri, uno degli argomenti che negli ultimi anni ha impegnato maggiormente il dibattito politico è senza dubbio quello relativo all'istruzione, alla cultura e alla ricerca scientifica. Non può essere messa in discussione l'importanza centrale che queste tematiche occupano all'interno di un consorzio civile.Pag. 38
  Il progresso di una nazione sotto il profilo culturale significa soprattutto progresso dal punto di vista sociale, e un popolo più coeso socialmente e più avanzato culturalmente possiede gli strumenti necessari per svincolarsi dall'impasse, anche economico, nel quale si trova. È proprio dalla cultura, quindi, anche dall'istruzione e dalla ricerca scientifica, che un Paese deve ripartire per gettare le fondamenta della futura società. Un Governo che possiede la necessaria lungimiranza politica non può che partire dall'educazione sociale, culturale e civile delle future generazioni, dalla valorizzazione delle eccellenze nel campo della ricerca scientifica, da una più efficace tutela dell'inestimabile patrimonio artistico materiale e immateriale che un Paese come il nostro vanta.
  La scellerata affermazione «con la cultura non si mangia», già ricordata da una collega, è figlia di una concezione politica miope e sterilmente «mercatista» che deve essere definitivamente accantonata. I precedenti Governi, allineandosi a tale insensata politica, hanno ben pensato di operare tagli indiscriminati a questi vitali settori, determinando un impoverimento del tessuto sociale italiano, che ha avuto e continua ad avere pesantissime ricadute, anche soprattutto economiche. A voi, signori Ministri, rivolgiamo dunque il nostro preoccupato ma fermo appello, affinché inauguriate un nuova stagione politica tesa alla progettazione di una nuova società fondata sui valori della cultura, dell'istruzione e della ricerca scientifica, valori che hanno sempre rappresentato un'eccellenza italiana e che oggi insensatamente vengono umiliati e mortificati. Ci auguriamo, quindi, che quanto affermato possa davvero rappresentare il terreno su cui confrontarci, nella comune convinzione che maggiori risorse riservate ai settori della cultura, dell'istruzione e della ricerca scientifica rappresentino il fondamentale nutrimento per la nostra società. Il ripristino delle risorse sottratte a tali settori è dunque uno dei primi e imprescindibili provvedimenti che un Governo responsabile e lungimirante dovrà adottare per dare un concreto segnale di un reale cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tofalo. Ne ha facoltà, per due minuti.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, gentili colleghi e colleghe, oggi condividiamo le paure dei cittadini in strada che pretendono risposte immediate per combattere un momento di così grave crisi sociale, economica e morale. Oggi dobbiamo fare i conti con una nuova ondata di violenza che passa da una crescita esponenziale della microcriminalità nelle nostre città e culmina in gesti di estrema pericolosità. Come rispondiamo noi ? Come affrontiamo queste tensioni ? Come aiutiamo la nostra comunità ? Semplice, teniamo bloccate le Commissioni, utilizzando l'unica di esse ad oggi realmente operativa come valvola di sfogo per urgenze di palazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Siamo anche capaci di perdere tempo per la costituzione di gruppi parlamentari di soli nove elementi, come Fratelli d'Italia, che hanno prima elemosinato favori istituzionali in nome della democrazia per poi dichiarare subito dopo di essere opposizione al padrone che li ha fatti eleggere. SEL, dopo aver consentito al PD di prendere la maggioranza ed aver bypassato lo sbarramento, oggi diventa opposizione, e spero non giochi un partita ambigua che va dalle parole forti di un leader alla ricerca del cambiamento – spero reale – all'opposizione comoda in linea con il progetto di restaurazione in atto nelle istituzioni. Poi c’è la Lega, che, senza provare alcuna vergogna, si reinvesta, vantando una nuova ed immacolata verginità, dichiarandosi opposizione dello stesso piazzista che la tiene in vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Presidente Letta, non trasformiamo questa legislatura transitoria in una guerra santa fatta di alchimie politiche e giochi di Pag. 39prestigio, dedichiamoci immediatamente al nostro ruolo supremo: legiferare. Ci aspettiamo che, in ossequio alla legge, le nomine al Copasir e alla Commissione di vigilanza RAI siano attribuite all'unica vera opposizione, quella del MoVimento 5 Stelle, e non a forze politiche di opposizione last minute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Spero che queste richieste non rimangano inevase e siano soltanto il punto di partenza per operare, pur nelle nostre diversità, in un contesto politico che garantisca la legalità e la trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare a titolo personale la deputata Locatelli. Ne ha facoltà, per un minuto.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, caro Presidente del Consiglio, confermando il voto di fiducia della componente socialista nel gruppo Misto, voglio dirle con schiettezza che questo non è esattamente il Governo che avrei voluto.
  Mi riferisco al numero di uomini e di donne che ne fanno parte; ho sperato nella parità numerica, che non c’è. Le competenze femminili invece ci sono e sono tutte di valore, e ne sono felice. Le do atto che il suo è il Governo con il maggior numero di donne della storia italiana, ma non è storia gloriosa quanto a presenza femminile nelle istituzioni, al contrario, ma certamente questo è un buon passo nella direzione giusta ma è una direzione, ho il senso della realtà ma non rinuncio alla speranza paritaria. Riconosco anche che lei ha rispettato il livello di massa critica necessaria, pari ad un terzo, perché la voce di una parte, in questo caso le donne, sia sentita ed è un insegnamento questo che ho ricevuto dalla norvegese Gro Brundtland, la prima donna Premier in Europa, che a tutte noi donne dell'Europa del sud diceva: «Si, ci vogliono le quote, ma se andate sotto la soglia critica di un terzo la vostra voce sarà troppo flebile e quindi non ascoltata». Concludendo le chiedo un duplice impegno: le chiedo di convergere verso la parità nelle nomine che completeranno il suo Governo, il secondo impegno invece mi viene dalla mia esperienza di presidente dell'Internazionale delle donne...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. ... che ha seguito la composizione dei Governi che nei cambiamenti, mentre erano in funzione, diminuivano sempre il numero delle donne. Le chiedo di aumentarlo questo numero se ci sarà un cambiamento, non di diminuirlo e chiedo al Ministro delle pari opportunità di vigilare in questo senso. Grazie.

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Governo. Comunico che è stata presentata dai deputati Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio, Formisano, Merlo, Alfreider e Di Lello la mozione di fiducia n. 1-00028 (Vedi l'allegato A – Mozione).
  Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta della replica del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei Ministri.

  ENRICO LETTA, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, colleghi, intanto un apprezzamento e un ringraziamento per il dibattito che si è qui svolto; un dibattito profondo, approfondito che ha toccato tanti temi. Il Governo, tutti i Ministri qui presenti hanno non soltanto preso nota, ma ovviamente saranno disposti e disponibili all'interlocuzione.
  Parto proprio dall'ultimo intervento, quello della collega Locatelli, che ha toccato la questione delle donne in particolare; lo voglio legare all'altro intervento, Pag. 40quello della collega Costantino, che ha toccato con grande passione una questione che ci vede tutti impegnati e che deve vederci tutti impegnati. Credo che l'impegno che abbiamo messo e che il Governo qui rappresentato con, appunto, un numero di presenze femminili che è inferiore a quello che io stesso avrei voluto, ma che rappresenta credo un punto importante, un segnale molto significativo al nostro Paese, un Paese nel quale, rispetto a questi temi, la capacità di andare verso dei risultati che siano superiori a quelli ai quali siamo abituati, deve essere una capacità che io spero, anche, vicende come queste e la discussione che oggi stesso qui si è svolta possano aiutare, e aiutare significativamente. La discussione si è concentrata molto sulla questione della centralità del Parlamento, sono stati in tanti ad aver toccato questo tema e di questo non possiamo che esserne grati. Perché ? Perché la caratteristica principale di questo Governo è proprio questa, quella cioè di tentare di creare un rapporto tra Governo e Parlamento che sia di riconciliazione dopo almeno un decennio nel quale Governi e Parlamento hanno vissuto un rapporto, diciamo così, di fatica, di fatica a riconoscere il fatto che questo è il luogo centrale della sovranità del nostro Paese e credo che questo tema, il tema di come il Governo riesca a funzionare in un rapporto positivo con il Parlamento sia il tema che io ho voluto porre con proposte concrete e funzionali.
  Quindi, sono in questo a rilanciare rispetto alle cose che ho sentito. La collega Gelmini ne ha parlato approfonditamente. Per quanto ci riguarda, la necessità di fare insieme, sulle questioni di natura costituzionale che riguardano tutti i gruppi politici e ovviamente sulle questioni che riguardano le scelte che i partiti e i gruppi parlamentari della maggioranza che sostengono il Governo dovranno fare insieme al Governo, è un punto sicuramente fondamentale.
  In questo senso, confesso che sono rimasto – per quello che può servire e per quello che può interessare – colpito e un po’ dispiaciuto nel vedere che non è stato ripreso alcun riferimento da parte mia al tema della «Convenzione costituente» o della «Convenzione per le riforme costituzionali» da parte di qualcuno dei partiti che non formerà la maggioranza di Governo.
  Lo ribadisco lo stesso, ne parlerò domani al Senato, anche se non c’è stato alcun riferimento di questo genere, perché continuo ad essere fermamente convinto di quello «scongelatevi» di cui ci siamo detti l'altro giorno. Perché se non c’è una capacità attorno a questi temi che riguardano tutti... E le riforme costituzionali sono l'unico modo con il quale questo Parlamento tornerà ad essere amato dagli italiani. Se non c’è la capacità di fare delle riforme costituzionali che siano effettivamente consegnate al popolo italiano e alla pubblica opinione italiana nell'arco di un tempo certo... E queste riforme costituzionali dobbiamo farle insieme. Se c’è una cosa che ho imparato e abbiamo – credo – tutti imparato in questi anni è quanto siano state sbagliate tutte le riforme costituzionali fatte in questi ultimi 13 anni a maggioranza semplice. Sono state un errore profondissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia).
  Sono state fatte a maggioranza semplice da una parte e sono state fatte a maggioranza semplice dall'altra. Non ce n’è una di queste che abbia avuto alla fine un esito positivo. Non è un caso, invece, che oggi siamo qui a cercare di imporre ad ognuno di noi l'obbligo di una riforma costituzionale largamente condivisa per la quale, quindi, c’è bisogno di un impegno di tutti, per il quale occorre una predisposizione, e io spero che questo dibattito parlamentare faccia nascere questa predisposizione.
  Questo vale ovviamente anche per la legge elettorale. Il collega Cirielli ne ha parlato nel primo intervento, ma la questione è tornata in tanti discorsi che ho ascoltato durante la discussione. È chiaro a tutti che cambiare la legge elettorale dentro questa discussione condivisa sul Pag. 41nuovo assetto del bicameralismo, sulla riduzione del numero dei parlamentari, insomma su tutte le cose che necessitano di una revisione della Costituzione, la possibilità del nostro Paese di far sì che questa legislatura diventi una legislatura che faccia entrare l'Italia nella Terza Repubblica e non sia l'ultima ancora lunga agonia della Seconda, io penso che tutto questo rappresenti l'impegno che abbiamo tutti insieme.
  Se siamo qui noi al servizio del Paese e tutti insieme al servizio delle istituzioni è perché crediamo che la Seconda Repubblica sia finita e non vogliamo un'agonia che allunghi la vita della Seconda Repubblica. Crediamo che dobbiamo entrare nella Terza Repubblica del nostro Paese e per questo c’è bisogno di un cambio di Costituzione.
  Si è parlato di tante altre cose che hanno a che fare con il tema sul quale ho centrato forse la maggior parte del mio intervento, l'Europa. Ho ascoltato con attenzione gli interventi del collega Fassina e della collega Bindi, in particolare, su questo tema, e poi tutti gli altri interventi che ho ascoltato. Penso che abbiamo tutti chiaro e con grande forza l'idea che il destino nostro può essere il destino che vogliamo soltanto se le scelte che l'Europa farà saranno scelte diverse da quelle che ha fatto fino ad ora.
  Faccio parte di una generazione che si è innamorata dell'Europa in particolare quando ha visto quei due grandi statisti che sono stati Mitterand e Kohl mano nella mano nel cimitero di Verdun, guardando quella fila di croci che riguardavano i tanti loro connazionali tedeschi e francesi che erano morti tutti per conquistare un chilometro di territorio, quello stesso territorio che oggi è senza confine e lo si passa tranquillamente da una parte all'altra.
  Questa generazione di grandi statisti europei ci ha fatto capire com'era importante l'Europa per superare la peggiore guerra che sia mai avvenuta nel mondo e che è avvenuta proprio sui nostri confini, tra di noi. Il dirci «mai più guerre tra noi» è stato credo il più grande messaggio di pace, di prosperità e di speranza, ma noi sappiamo che oggi questo messaggio, per il futuro dell'Europa, non basta più. Sappiamo che questo messaggio è un messaggio forte, importante e vero, ma è un messaggio che non basta più: l'Europa oggi deve trovare la chiave per dire ai cittadini di ogni Paese europeo che il futuro di noi cittadini europei non è un futuro nel quale pian piano dobbiamo abituarci a vedere calare i livelli di benessere ai quali siamo abituati, noi dobbiamo spingere perché ci sia un'Europa e un'Unione europea che riescano a far correre le opportunità dei tanti cittadini europei che vogliono creare, che vogliono studiare, che vogliono fare, e solo questo può dare all'Europa un futuro. Ecco perché l'attenzione alla questione europea è così importante ed ecco perché non possiamo staccare le due questioni: sono intimamente connesse alle questioni anche economiche e industriali.
  Ho ascoltato il collega Airaudo prima citare molto opportunamente il tema delle politiche industriali, tema che ho voluto mettere al centro delle mie riflessioni, delle nostre riflessioni e della nostra azione di Governo, perché sicuramente rappresenta una delle questioni essenziali. Cosa vogliamo che sia il futuro economico dell'Italia ? Vogliamo che sia ancora il futuro di un Paese che crea o vogliamo che sia il futuro di un Paese che abbandona quella vena creatrice che è stata fondamentale nel suo passato ? Io credo profondamente al futuro industriale dell'Italia, ci ho sempre creduto e ci credo ancora di più oggi, dipende ovviamente dalle politiche che riusciremo a mettere in campo. Non credo a una logica per la quale il mercato aggiusta le politiche industriali; le politiche industriali hanno bisogno di azione, hanno bisogno di scelte, hanno bisogno di scelte legate ai territori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà), hanno bisogno soprattutto di un ambiente che sia favorevole.
  Quante volte ascoltiamo investitori, imprenditori che dall'estero dicono: non Pag. 42vengo a investire in Italia perché percepisco che lo Stato di diritto in Italia non funziona, perché se devo avere soddisfazione per un diritto non so dove andare, perché finisce che è chi ha torto che minaccia di portarti in tribunale e non chi ha ragione, per come sono messi i tempi della giustizia nel nostro Paese. O su questo tema siamo in grado invece di creare quel clima... E riprendo le parole del collega Fava sulla corruzione, sarà uno dei grandi temi sui quali lavoreremo. Non è possibile che il nostro Paese su questi temi sia un Paese che dà l'idea di una labilità del diritto. Quindi anche sui temi che lui ha toccato sicuramente il confronto ci sarà e sarà un confronto forte e importante.
  La collega Di Benedetto prima ha giustamente e provocatoriamente detto che non è vero che con la cultura non si mangia, citando una frase che su questo era stata detta. Ora voglio toccare questo tema, il tema dell'istruzione, il tema della ricerca, il tema della cultura per l'appunto. Il nostro Governo su questo tema cercherà di mettercela tutta sapendo che è difficile, per le condizioni date, sapendo che le difficoltà – le conosciamo tutte – sono le difficoltà legate naturalmente alle risorse di bilancio, ma sapendo anche che questo è il cuore. Quando si dice «l'Italia deve fare l'Italia» mi viene da dire che è proprio lì il cuore della questione, noi dobbiamo tornare ad essere centrali proprio su questo tema e questo ovviamente comporta delle scelte molto concrete. I Ministri che si occupano di questi temi sono persone che conoscono queste materie, persone sulle quali faccio pieno affidamento perché immediatamente si mettano all'opera, e su questo immediatamente voglio citare un altro punto della riflessione per poi andare a concludere.
  Sono passati cinque giorni da quando il Presidente della Repubblica mi ha telefonato per chiedermi di tentare di fare questo servizio al Paese, come ho detto e ho citato.
  Sono passate all'incirca quarantotto ore da quando, insieme al Presidente della Repubblica, ho chiamato alcuni – praticamente tutti – i Ministri che adesso sono qui in quest'Aula. Noi ci siamo trovati in tempo reale buttati dentro questa avventura di servizio al Paese, rispetto alla quale oggi siamo qui a chiedervi la fiducia e abbiamo detto con grande chiarezza che questo servizio al Paese lo vogliamo compiere con il massimo impegno e – riprendo le parole della collega Galgano – con vigore, energia e coraggio. Ciò è proprio quello che ci metteremo, ma sapendo che siamo qui e che ovviamente avremo bisogno del tempo necessario che accorceremo al massimo, al massimo possibile, per essere in grado – naturalmente da subito – di essere i più operativi possibile sulle cose.
  Ma ripeto qui una cosa alla quale tengo molto: come ho detto che l'obiettivo che ci diamo è quello di verificare, a un certo punto del percorso, se il tema del cambio della Costituzione – riprendo le parole di Bragantini di prima, parole che ho apprezzato su questi punti – fra diciotto mesi sarà un tema ragionevolmente al termine positivo del suo percorso, vuol dire che questo Governo sarà servito a far sì che il dialogo tra le forze politiche porti un risultato, a questo punto, definitivo rispetto ad una vicenda con riguardo alla quale abbiamo alle spalle una storia ormai di quarant'anni di inconcludenza. Se così non sarà stato, ne tireremo le conseguenze e tirare le conseguenze credo che sia chiaro a tutti cosa voglia dire.
  Voglio anche aggiungere che questo è un Governo di servizio al Paese e – così come dissi, mercoledì della settimana scorsa, quando il Presidente della Repubblica mi chiese di tentare di formare un Governo, che non avrei formato un Governo a tutti i costi – voglio anche dire qui un'altra cosa: non ho intenzione di sopravvivere e di vivacchiare a tutti i costi. Vorrei che questa vicenda diventasse una vicenda che ha un senso, se riesce effettivamente con una maggioranza così larga a trasformare in positivo e a uscire dalla Seconda Repubblica e dalle contrapposizioni della Seconda Repubblica, che ci hanno visto ognuno schierato. Io sono stato uno tra quelli e – devo dire francamente Pag. 43– non posso rinnegare quello che ho fatto e quello che ho detto, ma condivido tante delle parole che sono state dette fin qui.
  Abbiamo la responsabilità di un Paese che oggi chiede a tutti noi scelte concrete rispetto alle difficoltà che abbiamo davanti. Questa concretezza oggi credo che rappresenti il tema principale del nostro impegno. Questo è un tema che riguarda noi, ma secondo me riguarda tutti: riguarda coloro che voteranno per questo Governo e riguarda coloro che non voteranno per questo Governo. In questo senso, spero che i contenuti di questo dibattito e il tono di quasi tutti gli interventi di questo dibattito, ci consentano di dire che comincia oggi una navigazione che ci porterà effettivamente a cambiare le istituzioni del nostro Paese e a dare quei segnali di speranza che sono importanti. L'impegno che ci metteremo è esattamente questo: faremo le cose che è possibile fare dentro questa situazione, nelle compatibilità che ho citato prima, stando attenti ovviamente al criterio del buon padre di famiglia, che ho citato precedentemente. Il buon padre di famiglia non fa mai debiti, il buon padre di famiglia è sempre in grado di stare attento al bilancio di casa perché questo è l'elemento essenziale per poter fare le cose per bene.
  Questo è il senso del nostro impegno e questo è il senso dell'attenzione che daremo al Parlamento, non soltanto oggi, perché dovete darci la fiducia, ma anche in seguito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie e Misto).

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sulla mozione di fiducia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Merlo, a cui ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

  RICARDO ANTONIO MERLO. Signor Presidente, il momento di particolare difficoltà che attraversa oggi l'Italia, ci impegna in una politica responsabile e audace, finalizzata a dare risposte alle problematiche urgenti e a realizzare quelle riforme capaci di mettere in moto un cambiamento reale del Paese.
  Per superare la crisi è necessario che ogni componente politica e sociale dia il proprio contributo, ed è esattamente ciò che il nostro movimento farà, con l'atteggiamento costruttivo ed unitario auspicato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e accogliendo anche l'invito allo spirito di collaborazione di un italiano all'estero, Papa Jorge Mario Bergoglio. Dunque, dobbiamo lavorare uniti – superando quell'assurdo tabù che non accetta un Governo politico sostenuto da forze politiche diverse – con lo scopo di salvaguardare gli interessi del nostro Paese. Rispetto alla formazione del nuovo Governo, va il nostro compiacimento per l'istituzione del Ministero dell'integrazione, molto caro a noi stessi che siamo figli di quelli che hanno sperimentato sulla propria pelle il dramma di vivere l'esperienza quotidiana del processo di integrazione in terra straniera.
  Detto ciò, secondo noi questa squadra autorevole di Ministri sarebbe completa se ci fosse anche il Ministro degli italiani nel mondo, non solo come espressione del riconoscimento storico all'emigrazione, ma anche come strumento di una politica che punti sul made in Italy, sul turismo di ritorno e che colga tutte le opportunità economiche e commerciali che le nuove generazioni di italiani all'estero rappresentano.
  Restiamo, quindi, attenti a che sia assicurata la tutela dell'interesse degli italiani che si trovano oltre confine, al fine di raggiungere gli obiettivi di crescita ed equità, di interesse comune. Per tutte queste ragioni concludo il mio intervento esprimendo, a nome del Movimento Associativo italiani all'estero, il nostro voto favorevole alla fiducia al Governo da lei presieduto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento Associativo italiani all'estero).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà per due minuti.

  MARCO DI LELLO. Onorevoli colleghi, avevamo immaginato questa occasione come il varo dell'alternativa di Governo. Voteremo, invece, il Governo senza alternative. La delegazione socialista voterà la fiducia a lei a al suo Governo, di cui pure non è parte, in omaggio a quel senso di responsabilità che prima al Presidente Napolitano e poi a lei avevamo garantito. Nel sottolineare il particolare apprezzamento sulle politiche da lei annunciate nel suo primo intervento, all'esito del dibattito le consegnerò le tre proposte di legge che i parlamentari socialisti hanno già depositato in materia di incentivi all'occupazione di giovani e donne, di estensione delle tutele in materia di ferie, malattie e congedi parentali ai lavoratori precari e quelle in materia di attuazione dell'articolo 49 della Costituzione.
  Balza agli occhi, onorevole Presidente del Consiglio, l'assenza di ogni riferimento ai diritti civili, alla tutela delle coppie di fatto, al testamento biologico, al divorzio breve, al riconoscimento dello ius soli. La presenza, nel suo Governo, di Emma Bonino è senz'altro una garanzia, ma siano lei e l'intero Governo ad assumere un impegno in questa direzione, lasciando da parte guerre di religione e pregiudizi, riconoscendo i diritti a chi non ne ha, diritti già riconosciuti in gran parte in quell'Europa che lei ha individuato come stella polare del percorso del suo Governo, un percorso che mi auguro ella vorrà condividere innanzitutto con i socialisti europei, per cambiare l'Europa dei numeri in Europa delle persone.
  Mi sia, infine, consentito in quest'Aula formulare i migliori auguri a quei Ministri espressione della nuova generazione. La loro riuscita potrà convincere l'opinione pubblica che anche in Italia si può essere bravi e capaci anche prima dei sessant'anni.
  Il Governo senza alternative, per definizione non può fallire. Serve anche per ridare speranza ad un'Italia che ha perso la fiducia, quella fiducia che i deputati e la deputata socialista, non le faranno mancare in quest'Aula per il bene dell'Italia (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà per tre minuti.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, credo che il Parlamento abbia piena consapevolezza della svolta che si è compiuta il 22 aprile, con il giuramento del Presidente Napolitano e il suo discorso al Paese.
  Un discorso destinato a pesare sul futuro della Repubblica, improntato sul riscatto dell'etica civile, testimoniato con rigore, e su una interpretazione del suo ruolo, che è parso proiettato in una fase evolutiva della Repubblica parlamentare. Il suo Governo, onorevole Letta, è il risultato di quel profilo e di quella sfida rivolta al Parlamento con l'invito a forze diverse a considerare l'eccezionalità della fase civile, economica e politica del Paese, inducendole ad una fattiva collaborazione. Se non lo farete, ne trarrò le conseguenze, ci ha detto il Presidente Napolitano. Il monito del Presidente della Repubblica è stato così esplicito da non poter essere frainteso. Questo Parlamento non poteva non adeguarsi. Mi auguro che la sua «conversione» sia sincera, però l'intervento che ho sentito oggi della collega Gelmini mi ha per molti aspetti confortato.
  Ora però l'azione del suo Governo è quella che deve creare nel concreto le condizioni positive per colmare il solco pericoloso che si è aperto tra la politica e il Paese, una strada impervia, ma senza alternative. Il suo Governo, onorevole Letta, per essere al servizio del Paese e non essere accusato di servire la cattiva politica, deve essere capace di testimoniare qualità ed efficacia dell'azione di Governo e di esprimere una grande autorevolezza.
  Ho apprezzato molto l'orientamento ad affrontare la crisi dei partiti attuando finalmente l'articolo 49 della Costituzione. Togliere il rimborso delle spese elettorali e Pag. 45favorire il sostegno dei privati al finanziamento dei partiti con meccanismi di favore fiscale: abbiamo depositato in questo senso, come Centro Democratico, una proposta adeguata ad andare nella direzione giusta. Si può cominciare concretamente da qui e poi affrontare una riforma costituzionale profonda, utilizzando una convenzione parlamentare aperta. In questo senso, il mio apprezzamento è pieno.
  Ho concordato con la netta affermazione dell'intreccio positivo tra il destino dell'Europa e quello dell'Italia. Va ribadita in Europa l'insostenibilità di un rigore fine a se stesso. Vanno rinegoziati il Patto di stabilità e lo scorporo dal deficit degli investimenti pubblici e di quelli privati sostenuti da bonus fiscali. La difesa dell'euro presuppone il pieno controllo della leva monetaria. I Paesi con cui dobbiamo confrontarci, dagli USA al Giappone, alla Cina, usano la politica monetaria come strumento di politica economica. Diversamente, la moneta diventa indifendibile e solleva reazioni rancorose e ciò sarebbe un pericoloso punto di rottura.
  Da noi serve la presa di coscienza che la questione sociale è segnata da profonde disuguaglianze. Si è rotto l’«ascensore sociale» che era un punto di forza che, dagli anni Cinquanta in poi, ha consentito al Paese di crescere. È necessaria una profonda riforma fiscale, costruita su una lettura corretta della distribuzione della ricchezza. Anche il nodo dell'IMU va ricondotto all'interno di una piena utilizzazione dell'ISEE, l'indicatore della ricchezza delle famiglie, per introdurre sostegni ed esenzioni nell'accesso ai servizi sociali e per orientare il fisco nella sua dimensione riequilibratrice. Per tutte queste ragioni, noi siamo molto favorevoli al suo Governo e le auguriamo buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà per tre minuti.

  DANIEL ALFREIDER. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, i deputati del Südtiroler Volkspartei (SVP) e del Partito autonomista Trentino Tirolese (PATT), voteranno la fiducia al suo Governo, un Governo politico che riteniamo ricco di competenze, con una forte componente femminile e che presenta un rinnovamento vero. Il patto per il rafforzamento delle autonomie, che è stato alla base delle intese che hanno qualificato la partecipazione delle minoranze linguistiche alle elezioni politiche, si sottrae a logiche di parte e pregiudiziali, e ha come obiettivo una rinnovata prospettiva di convivenza e di integrazione, che richiede importanti scelte di Governo. La fiducia al suo Governo corrisponde all'opinione positiva che ha lei oggi, come Presidente del Consiglio, della storia culturale e politica del nostro territorio e dell'autonomia speciale, che corrisponde al riconoscimento di un modello di governo che ha saputo coniugare assunzione sempre maggiore di competenze, in risposta alla priorità di governo del territorio, e, in termini di risorse, adesione alle scelte generali di risanamento del Paese, quali principi fondanti di una seria politica di coesione.
  Fra le priorità istituzionali e di governo, il rafforzamento delle autonomie speciali, in risposta a pregiudiziali contenziosi aperti nel corso di questi anni nei loro confronti, è la prospettiva che siamo chiamati a sostenere e che nel suo Governo, riteniamo, e come lei ha ribadito nel corso delle consultazioni, ha un interlocutore consapevole.
  In Parlamento il nostro ruolo sarà propositivo e fermo nell'individuazione, sia in Parlamento sia nel rapporto con il suo Governo, di intese condivise in ordine alle riforme costituzionali indispensabili e urgenti, le quali restituiscano credibilità e piena rappresentatività al sistema politico, che affrontino con tempi certi la riforma della legge elettorale, che individuino in una politica economica di crescita e, sul piano fiscale, di sostegno ai redditi e al lavoro, l'azione riformatrice di cui il Governo con le sue dichiarazioni programmatiche si fa garante e non è, e non può essere, rivolta esclusivamente ai tempi immediati, ma deve restituire al Paese, alle Pag. 46nuove generazioni, riforme che sappiano incidere negli anni e diano, in prospettiva, condizioni meno diseguali e arretrate sotto il profilo sociale e soprattutto economico. Buon lavoro. (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà per dieci minuti.

  GIORGIA MELONI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, nei minuti di cui dispongo spiegherò le ragioni che non consentono a Fratelli d'Italia di votare la fiducia al Governo presieduto dall'onorevole Enrico Letta. Per onestà intellettuale, ma anche per amicizia, devo manifestare la mia sincera considerazione per il Premier incaricato, una persona che ho conosciuto e della quale ho imparato da apprezzare la disponibilità, l'intelligenza, la competenza, così come stessa considerazione ho per tanti di coloro che oggi siedono tra i banchi del Governo, con qualcuno di loro ho anche, insomma, fatto un pezzo di strada insieme. Eppure sono profonde le ragioni che non ci consentono di aderire a questo percorso. Prima fra tutte: noi non crediamo nell'utopia che chi ha letto la Città del Sole potrebbe definire campanelliana, del governo delle larghe intese in una Nazione nella quale i partiti politici non riescono neanche ad affrontare serenamente un dibattito televisivo, nella quale la criminalizzazione dell'avversario è e resta un elemento dominante, nella quale non si è mai riusciti a far convergere i poli neanche sui principi fondanti la nostra comunità nazionale, le ragioni stesse che ci tengono insieme.
  Allora noi temiamo che un Governo che ha la presunzione di mettere insieme il giorno e la notte non possa dare all'Italia le risposte coraggiose delle quali l'Italia ha bisogno, e che finisca per limitarsi a provvedimenti tampone, figli di un eterno compromesso al ribasso che, non modificando nel profondo un sistema non più in grado di dare risposte alle emergenze di questo tempo, finisca per rimandare i problemi, aggravandoli.
  Il nostro, vedete, non è un pregiudizio. Il nostro è un post-giudizio. Perché l'abbiamo già bevuta la favola del Governo delle larghe intese: si chiamava Governo Monti. Ed era sostenuto dalla stessa identica maggioranza che adesso sostiene il Governo Letta. Esattamente come alla base di quella fusione a freddo c'era lo stesso, identico richiamo alla responsabilità che sentiamo oggi. Ma io mi chiedo, e vi chiedo, se sia stato davvero così responsabile dare vita al Governo Monti o se non sia stato, invece, più responsabile chi ha osteggiato dall'inizio quel percorso, perché sapeva che sarebbero stati gli italiani a pagarne l'inevitabile fallimento.
  Allora, vedete, ci sono molti elementi di continuità con l'esperienza di Monti. Penso alla scelta di voler mantenere in alcuni dicasteri chiave, come l'economia e il lavoro, alcuni tecnici, a dimostrazione che la politica non vuole affrontare, insieme e in maniera definitiva, alcuni nodi che sono tra i più complessi, quando si mettono insieme maggioranze così variegate. E non dirò che cosa penso della scelta di mantenere alla guida del Ministero dell'economia e delle finanze un esponente del mondo delle banche, per non essere tacciata di populismo, esattamente come farò finta di non notare che ormai in Italia per ricoprire determinati incarichi pare si debba per forza partecipare alle riunioni di Bilderberg. Al limite dateci il numero di telefono, in modo che possiamo chiamare per essere invitati anche noi, così magari un giorno avremo qualche possibilità. Dirò invece che la vacuità del discorso, del programma esposto dal Presidente Letta sembra confermare le nostre tesi.
  Vede, Presidente Letta, un politico di lungo corso, più vicino a lei che a me, e che non pensavo che un giorno avrei citato, Donat-Cattin, diceva che, se senti un discorso su cui nessuno può dirsi contrario e che si può fare in ogni tempo e in ogni luogo, o hai davanti Gesù o ti stanno prendendo in giro. Ecco, è un po’ l'impressione che abbiamo avuto. Infatti, Pag. 47sulla maggior parte delle emergenze che lei cita, non ci dà le risposte e chiede, di fatto, una fiducia in bianco.
  Noi sappiamo che esiste l'emergenza della giustizia in Italia. Come intendete affrontarla con una maggioranza che sul tema della giustizia la pensa in maniera diametralmente opposta ?
  E sugli elementi che lei cita e sulle risposte che lei dà c’è un «leggerissimo» problema di copertura economica, che io le devo segnalare. Insomma, facendo un rapido calcolo, questi provvedimenti costano diversi punti di PIL. Però lei non ci parla di quali siano le coperture economiche che intende utilizzare. O pensa di poter pagare l'IMU, la cassa in deroga e tutto quello che abbiamo sentito, con l'indennità dei poveri ministri ? No, evidentemente. Quindi il problema è che lei viene in quest'Aula e, lungi da quella verità alla quale ci richiama come cosa da raccontare agli italiani, mette tutti i problemi sotto al tappeto e li rimanda, perché nell'intervento di oggi le serve di mettere insieme un po’ tutto. Noi non possiamo dare una fiducia in bianco, perché lei sta chiedendo una fiducia in bianco.
  C’è un altro elemento che non ci consente di votare questo Governo, Presidente Letta. Lei ha parlato di seconda Repubblica e del bisogno di entrare nella terza. È anche il mio auspicio, ma quello che mi sembra è che noi, invece di entrare nella terza, stiamo tornando nella prima. La scelta di formare il Governo, escludendo tanto la destra del PdL quanto la sinistra del PD, tradisce questa vocazione centrista, che toglie respiro alla grande politica e che la riduce a mera gestione del potere.
  Io non voglio tornare nella prima Repubblica, io lo sento come un problema. Ho letto oggi un'intervista di Paolo Cirino Pomicino trionfante, che dice: torna la prima Repubblica, ministri tutti formati all'ombra della balena bianca. Francamente mi interrogo e mi interrogo anche per quelli che oggi sono costretti a votare questo Governo – e me ne dispiace – e che fino a ieri giuravano che non sarebbero morti democristiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
  
Io vorrei andare veramente nella terza Repubblica e non vorrei tornare nella prima Repubblica, perché senza un confronto schietto e trasparente al cospetto del popolo italiano, non si va da nessuna parte. Così noi oggi buttiamo a mare l'unica vera conquista degli ultimi vent'anni, che è stato il bipolarismo, il confronto tra visioni del mondo distinte, la cultura dell'alternanza tra maggioranza e opposizione che ci faceva assomigliare così tanto alle più avanzate democrazie occidentali. Noi vogliamo un'altra stagione.
  Allora, questi sono i motivi che non ci consentono di votare questo Governo. Ma non vuol dire che non faremo il nostro lavoro per il bene della nazione, perché noi non sopportiamo quell'odioso costume nazionale di brigare perché il Governo in carica fallisca per poi lucrare elettoralmente sul suo fallimento. Questo significa, Presidente Letta, che faremo il nostro lavoro: valuteremo con serietà, con lucidità e con onestà i provvedimenti che lei porterà al cospetto di quest'Aula e, se saranno buoni provvedimenti, noi non avremo problemi a votarli e a difenderli al cospetto dell'Italia.
  Chiediamo a lei e alla sua maggioranza la stessa lucidità sulle proposte che Fratelli d'Italia intende portare all'attenzione di questo Parlamento, sul tema della pressione fiscale e sull'introduzione in Costituzione di un tetto alle tasse, sul tema delle famiglie e del sostegno alla maternità e alla natalità – in una nazione nella quale si garantisce il diritto di abortire, ma non si garantisce il diritto di mettere al mondo un bambino – sul tema di uno Stato equo, capace di aiutare la povera gente in difficoltà, che riveda i poteri di Equitalia e che introduca norme semplici come l'impignorabilità della prima casa, sulla lotta a privilegi ingiustificabili, che non si possono giustificare con i diritti acquisiti come quello vergognoso delle pensioni d'oro. Sul tema delle riforme costituzionali siamo disponibili anche sulla vicenda della Convenzione – lei lo ha chiesto e su questo le rispondo volentieri – sul tema del rapporto con le banche e su tante altre questioni.Pag. 48
  Penso al tema dei costi della politica. La nostra proposta è di adeguare gli stipendi dei parlamentari e dei burocrati di Stato all'andamento dei principali fattori macroeconomici. Facciamo come accade nelle aziende: se le cose vanno bene si distribuiscono i dividendi, se vanno male non si distribuisce niente.
  Su tutto questo noi siamo disponibili, ma non faremo sconti se invece dovessimo avere la conferma che l'unico collante di questa maggioranza è la paura di misurarsi con il consenso degli italiani e, in qualche maniera, difendere il proprio posto e se dovessimo trovare lei, presidente Letta – so che le piace il personaggio – un po’ come Dylan Dog, ad incollare i pezzi di un galeone che non finirà mai.
  Infatti l'Italia non ha tempo da perdere e, se così sarà, ad avvantaggiarsi di questo Governo sarà solo chi vuole alimentare il caos, perché sa che solamente alimentando il caos può tenere in piedi un progetto politico evanescente, che si nutre della rabbia della povera gente e di tutti quelli che ogni giorno smettono di credere nella democrazia e nella politica. Penso che su questo abbiamo tutti da imparare dalle parole di Martina Giangrande.
  Quando questo dovesse avvenire noi saremo opposizione, saremo opposizione civile, ma durissima, e chiederemo ancora una volta, come facciamo da tanto tempo, una legge elettorale degna, fatta nell'interesse di chi vota e non nell'interesse dei partiti che la scrivono, che possa garantire Governi certi e parlamentari scelti, sulla base della quale tornare immediatamente a votare.
  Ve lo chiediamo sinceramente, con il sorriso sulle labbra: non governate a tutti costi, abbiate il coraggio di fare un passo indietro quando doveste avere la conferma che questa esperienza fa male al popolo italiano, non ammainate la bandiera dei vostri ideali per alzare quella, meno nobile, del «tengo famiglia», perché c’è un modo solo, e concludo e vi ringrazio, per entrare nella Terza Repubblica e scrivere una stagione nuova in questo tempo, ed è dimostrare che una volta tanto, davvero, in questo palazzo tutti sappiamo mettere i sogni e i bisogni del popolo italiano prima delle nostre carriere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

  GIANCARLO GIORGETTI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, lei sa che noi abbiamo assecondato il percorso di rielezione del Presidente della Repubblica per arrivare a un Governo e il Governo non poteva che essere come questo. E sappiamo, come ha detto lei, che si tratta di una eccezione per una circostanza eccezionale. Sappiamo che la gente vuole un Governo, un Governo per dare delle risposte e noi a priori non possiamo metterci contro Ministri nuovi prima ancora di averli messi alla prova. E quindi non abbiamo pregiudizi, vogliamo giudicare i programmi e i fatti e con questo approccio siamo stati ad ascoltare i programmi in attesa che arrivino i fatti.
  Lei ha premesso che avrebbe usato un linguaggio di verità e anch'io vorrei dirle, con un linguaggio di verità, che sui tre temi che lei ha affrontato – le emergenze economiche e sociali, le riforme e l'Europa – in realtà ha avuto l'attenzione di evitare accuratamente tutte le questioni divisive, che avrebbero potuto in qualche modo dividere la maggioranza che si raccoglie attorno a questo Governo, ivi inclusa la questione dello ius soli, che provvidenzialmente ha dimenticato nel suo intervento.
  Ha fatto un elenco di questioni emergenziali, un discorso che potrei definire ecumenico, che però è un discorso da libro dei sogni. Con tutta franchezza, lo sappiamo tutti che in questo Paese abbiamo il problema della disoccupazione, in particolare giovanile, il problema del precariato, le tasse troppo alte che dovranno essere ridotte, il problema del credito, in particolare per le piccole e medie imprese, il problema della giustizia, giustizia certa, equa, giusta, il problema dei giovani, dei giovani che non studiano e non lavorano, il problema del Sud (lei si è dimenticato Pag. 49del Nord, però al Nord forse ci pensiamo noi, ma ha ricordato il Sud), che deve ripartire perché altrimenti se non riparte il Sud non c’è prospettiva di sviluppo per tutti. Ha speso tante buone intenzioni, ma in tutte queste buone intenzioni francamente io faccio fatica a trovare le politiche, nell'accezione che lei ha ricordato nel suo intervento, cioè delle politiche concrete che siano risolutive di questi problemi.
  Talvolta queste intenzioni mi sono sembrate talmente onerose da essere impraticabili; in altri casi contraddittorie nei termini, e lo voglio ricordare agli amici del Popolo della Libertà, francamente dire che si conferma l'impianto del DEF e poi si dice, subito dopo, che sostanzialmente l'imposta sulla casa non verrà pagata a giugno, ma probabilmente, immagino io, sarà pagata entro dicembre, è dire qualcosa che, in qualche modo, rischia di prendere in giro la gente e il popolo, che si aspetta appunto franchezza e un linguaggio di verità.
  E quindi sulla base di questo e se fosse per questo la Lega Nord dovrebbe negarle la fiducia. Certo, in questo intervento, su questa parte, ci sono anche passaggi interessanti che abbiamo notato e vogliamo sottolineare: quando lei ha ricordato l'importanza decisiva e strategica dell'Expo per l'Italia, non soltanto per Milano, e ha preannunciato in qualche modo la visita a Milano, oserei dire quasi una coerente prosecuzione del tour delle capitali europee che la vedrà impegnato a Berlino, Parigi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e che – vorrei sottolineare – sia la parte più importante e significativa di questa prima. Perché tutto quello che lei ha detto, il libro dei sogni che ha elencato e che in tante parti si può condividere, appartiene appunto alla logica dei sogni se l'amica Merkel in qualche modo non apre i cordoni della borsa o, meglio, concede una qualche forma di deroga che permetta di trovare una valvola di sfogo sul bilancio e sulle coperture che, come lei sa e noi sappiamo, sono altamente incerte.
  Ma abbiamo ascoltato anche con attenzione – e, devo dire, apprezzato – la fase nuova che lei ha richiamato sulla politica e sulle istituzioni. Non è la prima volta che questi appelli vengono fatti. Lei ha ricordato che nel corso della storia recente della Repubblica diverse modifiche costituzionali sono state approvate a maggioranza, alcune poi sono state ratificate, altre – ahimè – non sono state ratificate dal popolo italiano. Dico ahimè perché tante delle questioni che lei ha richiamato erano contenute in quella riforma costituzionale che prendeva il nome di devolution, ma che, in realtà, tutti sappiamo bene non conteneva soltanto questioni relative al federalismo, che avevamo approvato ma che, disgraziatamente, la politica avvelenata – lei ha fatto citazione di quegli anni – e contrapposizioni ideologiche senza valutarla nel merito hanno portato in qualche modo alla cassazione. Se fosse stata approvata quella riforma costituzionale tanti dei problemi che sono stati citati oggi per quanto riguarda la questione istituzionale non si porrebbero.
  Noi abbiamo apprezzato finalmente su questa parte un piglio deciso, ultimativo e chiaro. Si parte da subito con la Convenzione, si dà tempo diciotto mesi e, se questi diciotto mesi non saranno produttivi, si va tutti a casa. È qualcosa che noi valutiamo favorevolmente perché, in questo percorso, lei, in modo per così dire timoroso, sempre per la logica di non offendere nessuno, ha fatto cenno al federalismo fiscale, ha fatto cenno al Senato federale, ha fatto cenno, anche implicitamente, all'opportunità che forse le regioni come sono state immaginate per lo Stato unitario italiano non hanno più alcun senso quando si pensi e si immagina l'Europa di cui poi ha parlato nel terzo intervento successivo. Visto nella nuova Europa che noi immaginiamo e sogniamo, probabilmente quelle dimensioni sono non dico antistoriche ma anti-logica economica, anti-logica sociale, nuove aggregazioni si renderanno necessarie e noi riteniamo che su questa strada di modernità ci si debba incamminare.Pag. 50
  Nella terza fase ha affrontato il tema dell'Europa, e devo dire un minimo di autocritica ce la saremmo aspettata, perché noi siamo sempre stati non tanto euroscettici, ma quanto, in qualche modo, eurocritici. Quell'Europa che è stata costruita in questi anni, è un'Europa che non ci piaceva e non ci piace e i risultati che ha prodotto sono risultati che oggi critichiamo e che quasi unanimemente critichiamo in quest'Aula. Un'Europa antidemocratica, contro i popoli, bancocentrica. Finalmente, associata all'Europa, abbiamo sentito parlare di crisi di legittimità, di democrazia, di popolo che deve intervenire e magari anche eleggere direttamente il Presidente degli Stati Uniti d'Europa. Sono parole che in qualche modo a noi piacciono, che superano un concetto di Europa che noi abbiamo combattuto tutti questi anni, in quest'Aula, spesso in modo solitario.
  Certo per noi sarebbe più comodo stare all'opposizione, e vorrei dire che noi non abbiamo chiesto poltrone e vorrei dire chiaramente a tutti quanti che alla Lega non interessano le poltrone del Copasir e della Vigilanza Rai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Le prenda pure qualcun altro, perché su queste polemiche credo che si debba anche fare anche un percorso di maturazione. Abbiamo deciso di astenerci, signor Presidente del Consiglio. Non è una fuga di responsabilità e non è una fuga dalla realtà.
  La Lega Nord è una forza politica che governa il Nord, dove si produce il 38 per cento del PIL e dove si paga il 46 per cento delle tasse allo Stato italiano. Questa è la realtà e questa è nostra responsabilità e non oso nemmeno pensare – non oso nemmeno pensare – ad un Governo che governi contro il Nord, che non sappia interloquire con il Nord o, peggio, induca il Nord a schierarsi contro il Governo. Ci interessa invece essere protagonisti, questo sì, della stagione di riforme che lei intende avviare con la Convenzione, da subito e per diciotto mesi, lo ribadisco; parole e termini concreti, chiari, che meritano, questi sì, un'apertura di credito, che ovviamente è a termine – i termini li ha descritti esattamente lei – ed è revocabile. Non remeremo a favore, ma non remeremo neanche contro. Cercheremo di azionare il timone affinché si vada nella giusta direzione perché, come certamente lei saprà, Davide dopo un po’, anche lui, perse la strada (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà, per 10 minuti.

  GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, signore e signori Ministri, colleghe e colleghi, a nome del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà vorrei innanzitutto rivolgere un pensiero affettuoso e riconoscente a Giuseppe Giangrande e Francesco Negri. Per noi il sacrificio nell'adempimento del proprio dovere è un sacrificio importante, che ci porta ad esprimere tutta la solidarietà nei confronti dell'Arma e della famiglia di queste due persone, di questi due carabinieri, che quotidianamente incontriamo all'uscita di questo palazzo e che rappresentano per noi e per tutta l'Italia un tema importante, quello della sicurezza e del valore delle istituzioni. Ritengo che sia un atto dovuto, soprattutto in un momento come questo, un momento che noi abbiamo scelto di vivere con la sincerità che lei ci ha richiamato. Lo abbiamo fatto innanzitutto facendole gli auguri di buon lavoro, perché riteniamo che sia un compito impegnativo e difficile ed abbiamo anche apprezzato la sua idea del confronto politico, figlia – devo dirlo – di una cultura politica che non è la mia, ma che è stata una delle culture costituenti fondamentali della nostra Repubblica, qualcosa che è molto diverso dalle urla che ho sentito, agitando la clava del «lasciateli lavorare». Noi non siamo per avere un regime unanimistico, né per santificare le esperienze di Governo che non ci convincono. Pensiamo anzi che la libera dialettica e il confronto in Parlamento e nel Paese tra opzioni differenti sia il sale e l'importanza della democrazia.Pag. 51
  Per questo motivo, noi abbiamo preso molto sul serio il suo discorso ed abbiamo detto, tra di noi ed anche con i nostri interventi, che è un discorso ambizioso e che con questa ambizione noi volevamo misurarci, anche perché noi siamo molto distanti da una cultura oppositiva che predica il «tanto peggio tanto meglio». Per noi questo Governo – e su questo non siamo d'accordo – non era l'unico possibile: sono state sprecate delle occasioni, sono state perdute delle occasioni. Mi rivolgo anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: si sono perdute occasioni e spero che non si continuino a perdere, mancando quella sfida importante che è il confronto, anche tra forze di opposizione, nel riconoscimento reciproco che esiste un contributo effettivo alla vita democratica del Paese se sapremo innanzitutto parlarci. Ma è stato perso anche perché all'interno del Partito Democratico qualcuno ha lavorato perché non vedesse la luce il Governo di cambiamento. E noi siamo qui a ricordare probabilmente innanzitutto cosa avrebbe fatto un Governo di cambiamento.
  Infatti, noi non ci arrendiamo alle compatibilità, al senso del realismo e del già dato. Abbiamo lavorato non per noi, ma per milioni e milioni di cittadine e cittadini perché ci fosse in questo Paese una svolta e di questa svolta noi ci sentiamo ancora debitori nei confronti di tanta parte del Paese. Molti hanno pensato: ora tocca a noi. Non a noi forza politica. Ora tocca a noi, quelli che hanno pagato di più la crisi, a vedere riconosciuti i propri diritti, a non essere compressi dentro la morsa, che non è tanto difficile da immaginare da che parte venga stretta, di coloro i quali, invece, in questo momento appaiono come i vincitori tattici di questa vicenda ultima, il PdL, che è rientrato al centro di questo Governo, ripeto, anche per responsabilità diverse che sono all'interno di quest'Aula e che in questo momento, secondo me, sono lontani da quelli che potrebbero essere i veri interessi della responsabilità del Paese. Ed è per questo che non ci fidiamo, signor Presidente del Consiglio.
  Nel suo discorso non c'erano soggetti in carne ed ossa, non c'erano quegli studenti che hanno attraversato le piazze del nostro Paese quando hanno detto, in tutte le lingue e con tutta la fantasia di cui erano possessori, che erano terrorizzati e indignati per quello che si stava facendo con le riforme della Gelmini e di Tremonti (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Non c'erano quei soggetti che hanno organizzato – alcuni li conoscete anche voi, anche quelli che siedono da questo lato – i banchetti per raccogliere le firme per definire qual è il concetto di bene pubblico e di bene comune (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle), quelli dell'acqua, 27 milioni di persone.
  Noi sulle privatizzazioni faremo un'opposizione durissima perché il prezzo di questa crisi deve essere pagato da quelli che l'hanno prodotta. Io conosco la sua competenza e mi meraviglio – devo dire la verità, visto che ha fatto un discorso molto ampio – che lei non abbia citato i principali responsabili della condizione nella quale ci troviamo. Non ha citato il mondo della finanza, non l'ha citato neanche incidentalmente nel momento in cui parlava dell'Europa, avendo io ben chiaro che cosa è significato, anche per un piccolo Paese come Cipro, la famelicità di queste nuove caste che si sono impadronite del bene pubblico attraverso la speculazione finanziaria.
  E non c'erano tante donne e tanti di quelli che hanno chiesto la libertà di informazione. Facciamo irrompere – lo dico a tutto il Parlamento – quelle persone che hanno lavorato perché volevano dire la propria e volevano essere loro i primi protagonisti. Facciamo irromperle qui dentro con un gesto di rispetto, diamo una corsia preferenziale anche alle leggi di iniziativa popolare (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle). Valgono quanto le nostre, valgono quanto quelle che nel corso di questi anni sono state tante volte sepolte.Pag. 52
  Noi siamo in una condizione eccezionale, è vero, soprattutto sono in una condizione di eccezionale sofferenza le persone che perdono il lavoro. Le parole e le cose, le parole e le cose. Se c’è ad un certo punto un problema e una questione sulla casa, ricordiamoci tutti che il 90 per cento degli sfratti avviene per morosità incolpevole, cioè per quelle persone che perdono il lavoro e lo sanno soprattutto i sindaci che sono anche qui seduti nel suo Governo e credo che daranno un contributo in questo senso a riconnettere pure con un certo sentimento che attraversa il nostro Paese. E, allora, noi dobbiamo fissare degli obiettivi, non solo stigmatizzare quello che è accaduto nel corso di questi anni – niente investimenti su cultura e formazione – ma stare sugli obiettivi e non pensare che con i contratti precari si possa continuare ad affrontare questa crisi. È tempo di dare certezze.
  E poi le posso dire una cosa ? Io non ce la faccio più a stare dalla parte di quelli che dicono: non è arrivato il tuo momento. Si sente sempre dire che non è la priorità – è vero o no ? Lo dico ai leghisti – come quando Cécile Kyenge ha detto che c’è bisogno della legge che dia la cittadinanza ai figli degli immigrati. Non è la priorità, non è mai il turno di queste persone (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Scelta Civica per l'Italia), non è mai il turno di una parola che è stata omessa in questa discussione, delle persone omosessuali. Non è mai il turno loro a vedere riconosciuti i loro diritti, a vedere riconosciuti i diritti di chi è a fine vita. Non è mai il turno di questi.
  Eppure siamo 630, ci sono 21 Ministri, ci sono le persone che potrebbero lavorare: lei fa bene, deve intervenire su tutte le cose urgenti – gli esodati, i cassintegrati –, ma a un certo punto, dica anche che è arrivato il turno di quelli che l'hanno sempre aspettato, e che non lo stanno aspettando da 20 giorni o da 60 giorni, ma lo stanno aspettando da tutta la vita.
  E poi mi lasci concludere su una questione: a me interesserebbe parlare anche delle questioni internazionali, ma le dico solo che, invece, vorrei concludere su una questione. C’è un peccato originale – lei ha fatto riferimento all'Antico Testamento –, nel ventennio berlusconiano: si chiama conflitto di interessi. Non è una vicenda che riguarda una singola persona, riguarda un coacervo di interessi. E io chiederò a ciascuno di voi di votarlo il conflitto di interessi, perché il conflitto di interessi ha inquinato profondamente la vita politica e sociale di questo Paese. E noi lo riproporremo come prima iniziativa di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GENNARO MIGLIORE. Ed è per questo – e concludo – che l'importantissima Convenzione per le riforme, io sono d'accordo, si deve fare: ma lei si immagina, come è uscito oggi sui giornali, se questa commissione possa essere affidata a Silvio Berlusconi ? Ma invece di litigare sulle poltrone, visto che ci saranno anche persone esterne, perché non l'affidiamo a un uomo che è stato protagonista anche di questa discussione, cioè a Rodotà (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) ? Perché non l'affidiamo a lui la Convenzione ? Diamola, io non ci rinuncio ! Non voglio che la Convenzione sia nelle mani di un politico che ha fatto parte di questo Parlamento per attaccare le istituzioni repubblicane ! Diamola a chi ha rappresentato il meglio in questo Paese ! Diamola al cambiamento (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle) ! E noi per questo, signor Presidente del Consiglio...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GENNARO MIGLIORE. ... ci faremo interpreti di un'opposizione leale: perché, per quanto siano larghe le vostre intese, non riusciranno a contenere tutte le domande di cambiamento che abbiamo incontrato Pag. 53noi (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signora Presidente della Camera, colleghe e colleghi, Scelta Civica esprime un voto di fiducia, una fiducia convinta e consapevole sulla sua persona, signor Presidente del Consiglio, sul suo Governo e sull'intesa di responsabilità; quell'intesa di responsabilità qui evocata, non molti giorni fa, dal Presidente Napolitano con un discorso alto e nobile, e da noi perseguita fin dall'inizio, anche quando, fino a pochi giorni fa, Partito Democratico e PdL sembravano orientati, dentro e fuori di quest'Aula, ad una prova muscolare che avrebbe danneggiato il nostro Paese. Alla fine, è prevalsa la responsabilità, quella stessa responsabilità che aveva fatto nascere, nel novembre 2011, il Governo presieduto dal senatore Monti, al quale noi rivolgiamo un grazie sincero per il lavoro svolto ed anche per la sensibilità con la quale ha accompagnato la nascita di questo Governo.
  Qualcuno dice che con questo Governo si sospende la politica. Noi pensiamo che sia vero semmai il contrario: è piuttosto l'inizio del ritorno della politica, dopo una stagione di slogan, di semplificazioni, di banalizzazioni, di scontri pregiudiziali, con la spada della quale parlava lei. Tutte cose che hanno segnato – illusioni e delusioni –, in sostanza, le inconcludenze di questi ultimi vent'anni.
  In questo senso, noi pensiamo che questo Governo possa essere proprio il vero Governo del cambiamento. Andrea Riccardi ha parlato di «pacificazione nazionale»: ha ragione. E questo non vuol dire affatto che diventiamo tutti uguali: vuol dire, invece, condividere un percorso di comune responsabilità per poter ripartire, poi, su basi nuove, più coesive, più moderne, più utili al nostro Paese, anche nella fisiologica dialettica fra schieramenti concorrenti.
  Perché certamente un ciclo è finito e un altro non è ancora maturato, ma il Paese non può aspettare. C’è bisogno dunque di ricostruirlo, questo Paese; una ricostruzione – termine degasperiano – sul piano morale, civile, economico ed istituzionale. La strada è in salita, lo sappiamo, lo sa anche lei, signor Presidente del Consiglio. Come dopo i trattati di pace, c’è tutta un'economia di guerra che si sente spiazzata; ebbene, così anche nella politica: quando i nemici diventano un po’ meno nemici e semmai si percepiscono come degli avversari con i quali condividere un tratto di strada, allora in quel momento le truppe d'assalto mediatico e politico temono per il loro ruolo. La strada è dunque in salita, ma la strada è quella giusta, non solo per l'evidenza chiarissima dei rapporti dentro questo Parlamento – questione ovvia e infine banale –, ma non è solo per questo. È la strada giusta perché la situazione del nostro Paese è drammatica e ad essa corrisponde un'inadeguatezza intrinseca, non solo dunque numerica, ma anche politica e di reale rappresentanza sociale delle coalizioni che si sono presentate agli elettori e, direi, ancora di più, un'inadeguatezza intrinseca della politica, come dimostrano la presenza crescente di movimenti alternativi ai partiti e la lontananza di tanta parte dell'opinione pubblica.
  Vengono forse alla mente, per alcuni aspetti, gli anni Settanta, quelli che spinsero allora Aldo Moro ad interrogarsi profondamente sulla capacità della politica di capire e di essere in sintonia con i cambiamenti profondi della società. Allora la via era stretta, ma lo è in fondo anche oggi. Evitare che la politica si isoli blindandosi contro la parte più esigente o anche più arrabbiata della società – certamente sì –, ma anche evitare che la politica tradisca la propria funzione di guida e si adagi rassegnata in quella più comoda, ma inutile, di puro megafono dei disagi e della rabbia. Per quanto ci riguarda, questo Governo che oggi prende l'avvio nasce e vorremmo che nascesse anche con questa ambizione e con questa vocazione. Come ha già detto il nostro Pag. 54vicecapogruppo onorevole Galgano, noi abbiamo trovato la sua relazione, signor Presidente, seria e di alto profilo. Ne abbiamo apprezzato soprattutto il senso dello Stato e delle istruzioni, il senso della politica, i valori profondi di socialità e la proiezione europea. Noi esprimiamo la fiducia che su queste basi il suo Governo non sarà l'inciucio dei conservatorismi, ma piuttosto rafforzerà coraggiosamente le volontà riformatrici presenti nei partiti che lo sostengono.
  Signor Presidente, noi tutti attendiamo dal suo e nostro Governo azioni concrete per le famiglie, per le imprese, per le comunità locali. Abbiamo sentito nella sua relazione e nella sua replica impegni importanti e condivisibili. La esortiamo dunque a continuare su questa strada e a concentrare su questi obiettivi l'azione del Governo, perché l'unica vera operazione simpatia capace di reggere oltre lo spazio di uno spot è il recupero graduale e costante di credibilità e di autorevolezza. È la capacità di suscitare di nuovo speranza, speranza vera, concreta, di fronte ai problemi concreti degli italiani. E noi siamo certi che lei, il Governo e tutti noi saremo in grado di farlo. Ecco perché per noi votare a favore della fiducia al suo Governo si traduce anche in un appello che vogliamo rivolgere e tutti insieme dobbiamo rivolgere a tutti gli italiani, un appello a tutte le energie e a tutti i talenti, a tutte le persone, a tutte le formazioni sociali, a tutti i territori e alle loro istituzioni autonomistiche, l'appello a stare insieme, a tenere duro nonostante le difficoltà, ad avere fiducia, fiducia nel futuro, nel Paese, nella politica, nei valori che tengono insieme una comunità.
  Sappiamo che la nave del nostro Paese è stata messa in sicurezza con coraggio, con fatica dal Governo precedente, ma sappiamo anche che naviga ancora in acque molto pericolose e tuttavia l'equipaggio sembra aver ritrovato la rotta, sembra aver forse deciso di piantarla di mettere a soqquadro la plancia di comando con le proprie risse senza limiti mentre la nave va verso gli scogli. Dobbiamo dunque dire forte e chiaro che tra la cattiva politica e l'antipolitica non c’è, non è vero che c’è un desolante nulla, c’è invece la buona politica, quella che sa dove andare, che sa prendere con coraggio le decisioni, che sa prendere per mano i cittadini, sa condurli oltre le nebbie di questo nostro tempo difficile. Su questa strada, signor Presidente, noi saremo esigenti ma anche leali e solidali. Nei primi 18 mesi che prudentemente lei ha indicato e, per quanto ci riguarda, auspicabilmente ben oltre questa scadenza, grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà per dieci minuti.

  RENATO BRUNETTA. Signora Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, signore e signori ministri, colleghi. Il Governo, signor Presidente del Consiglio, per il quale lei chiede la fiducia, nel suo programma, e al di là del suo programma, contiene qualcosa di scritto e qualcosa di non scritto. Di scritto c’è la fine delle politiche economiche recessive fino ad oggi adottate in Italia e in Europa, un punto che possiamo sintetizzare in porre fine all'austerità dopo aver fatto i compiti a casa. Di non scritto c’è qualcosa di essenziale che è stato il fondamento morale dello stesso costituirsi del suo Governo, si chiama, e sono d'accordo con il collega Dellai, «pacificazione nazionale»; oggi questa parlava deve essere nostra, deve essere la forza di questo Governo, del suo Governo, del nostro Governo. Si chiama pacificazione nazionale ed è il presupposto di una rinnovata coesione nazionale, strumento indispensabile per mobilitare tutte quelle energie che sono fondamentali per il superamento della crisi, per ritrovare il senso più profondo della nostra Costituzione, quella Carta che consentì nel pieno della guerra fredda di guardare oltre il drammatico conflitto internazionale e preservare nel segno della democrazia l'unità nazionale, ma soprattutto perché solo dalla pacificazione può derivare la spinta al superamento Pag. 55di una crisi che in Italia è addirittura peggiore di quella del ’29. Non dobbiamo aver paura, dobbiamo mettere al bando le politiche del rigore cieco i cui esiti non solo non hanno risolto, ma hanno aggravato la stessa crisi, come risulta ormai evidente dalle critiche che si susseguono sia a livello internazionale sia dai nostri principali alleati, dalla Francia e dalla Spagna; in questo senso, un segnale immediato per i cittadini è l'abolizione dell'IMU, che è diventata il simbolo delle politiche recessive fino ad oggi adottate e la cui eliminazione può e deve diventare il simbolo del nuovo corso della politica economica in Italia. In questo senso la revisione dei poteri di Equitalia e la riforma del fisco, la detassazione delle nuove assunzioni, il passaggio dall'attuale occhiuta e borbonica burocrazia delle autorizzazioni preventive ai controlli ex post, la riforma della giustizia, la riforma del finanziamento pubblico dei partiti, che sono solo alcuni dei contenuti degli otto punti del Popolo della Libertà, costituiscono elementi di pacificazione nel rapporto tra cittadini e Stato. Sono atti di ricucitura civile, atti di pace verso le nostre famiglie, verso il nostro popolo, atti simbolici che aprono una pagina nuova, ricreano fiducia, consentono un nuovo inizio.
  Lei, onorevole Presidente del Consiglio, oggi è il portavoce di una necessità che uomini e forze politiche di buona volontà hanno saputo cogliere come inderogabile. Per questo hanno aderito ad un invito implicito nel momento stesso dell'elezione del Capo dello Stato ed espresso poi a chiare lettere proprio dal Presidente Napolitano in quest'Aula: pacificazione nazionale, non semplicemente come fine di conflitti nefasti, ma come inizio di una costruzione positiva.
  Nel momento in cui le forze politiche che hanno fatto proposte alternative agli italiani si uniscono in un patto di Governo e di maggioranza, bisogna tenere la fronte alta e dire perché, spiegare perché, altro che inciucio ! Grande coalizione vuol dire che sull'orgoglio di partito ha prevalso il principio di lealtà insieme all'amore per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Questo stesso amore e questo stesso realismo, che ci hanno guidato nella delineazione del programma, ora ci impongono di dire un chiaro e fiducioso «sì» ad un Governo guidato da una personalità dello schieramento avverso. E questa scelta non è esito di fatalismo rassegnato, ma consapevolezza e adesione a ciò che viene prima dei programmi e li motiva. Si tratta del bene preziosissimo della concordia nazionale, del valore impagabile della pacificazione.
  Guardiamoci intorno: gli spari che ieri qui vicino sono stati esplosi contro i Carabinieri e i cittadini inermi, cui ci stringiamo con affetto, sono l'attentato di uno squilibrato, di un disperato. Non c’è disegno, ne siamo sicuri, ma la follia criminale cresce nel clima di guerra civile e di odio in cui da troppo tempo siamo immersi: imbarbarimento della nostra vita sociale e civile. Non si poteva più aspettare per fare questo Governo. Dinnanzi alla guerra estrema che ci viene dall'aggressione speculativa internazionale ed alle pretese egemoniche di Paesi cui non importa nulla della nostra sorte un rinvio, un nuovo rinvio, un lavarsi le mani dalle responsabilità sarebbe stata una resa. A chi ci urla: «Arrendetevi», rispondiamo: «Noi non ci arrendiamo, non ci arrenderemo mai (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !».
  Questo Governo sin da questa giornata ha perciò un significato che va oltre le nostre persone, più importante del suo nome, onorevole Presidente Letta e dei nomi – tutti degnissimi – che compongono la sua squadra. Il suo Governo, signor Presidente del Consiglio dei ministri, propone, deve proporre la pacificazione non solo al Parlamento, ma all'Italia intera. La pacificazione anche per chi non ha voluto votare il 24 febbraio, perché deluso e furibondo contro i partiti, anche per chi giudica con disprezzo l'evoluzione successiva degli eventi e persino questo rito della fiducia.Pag. 56
  Pacificazione anche per chi non si sente rappresentato perché attraverso gli atti e le riforme, che insieme siamo chiamati a realizzare, possa non sentirsi più escluso, ma partecipe. Senza questa pace è inutile essere qui, non serve alcun programma. Senza questa pace sarà impossibile per il nostro Paese risollevarsi e farsi valere sul piano europeo e internazionale condannandoci al soffocamento sotto le nostre macerie morali ed economiche. Occorre una pacificazione anzitutto politica, visto che siamo qui a titolo della politica.
  Bisogna finirla con la demonizzazione dell'avversario trasformato in nemico. Occorre pacificazione giudiziaria. C’è una parte della magistratura politicizzata. È una porzione piccola, ma ben strumentata e strategicamente collocata, sostenuta da un forte circuito finanziario ed editoriale. Questa fazione ha alimentato una battaglia atroce e squallida, una battuta di caccia di frodo giudiziario, dove l'avversario politico è stato inseguito con qualsiasi arma. Questa minaccia è ancora attuale e con intelligenti e rapide riforme va restituito lo spirito della Costituzione che vuole equilibrio e collaborazione tra istituzioni, ordini e poteri dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Pacificazione tra politica e antipolitica: questo Governo deve essere una risposta all'antipolitica, la conseguenza di una delegittimazione reciproca tra le forze politiche e l'ovvio discredito della politica in sé dinanzi ad emergenze che mordono le carni dalla gente. Contro l'antipolitica non è tempo di polemiche teoriche, ma di risposte pratiche. Se riusciremo a garantire riforme e sviluppo, l'antipolitica si scioglierà in partecipazione critica. Occorre una partecipazione tra Stato e cittadini. La litigiosità al vertice delle istituzioni è fonte di delegittimazione dello Stato.
  Questo odio verso lo Stato è dovuto alla crescita senza fine di tasse e imposte, senza un corrispettivo di servizi. Pacificazione con i giovani, signor Presidente del Consiglio; lei ha il compito – e noi con lei – di far sì che lo Stato e il sistema Italia facciano pace con i giovani, che non devono essere il terminale di sperimentazioni selvagge nel mercato del lavoro. Ogni lavoro ha dignità, e va salvaguardato un percorso che sia instradato in criteri dove raccomandazioni e nepotismi siano banditi, restando solo il merito, e con il merito la dignità, i diritti, la produttività e la remunerazione.
  Pacificazione che deve rappresentare la fine dell'orrido razzismo; esso riguarda sia il colore della pelle – e saluto la Ministra che è venuta da lontano – sia la religione, la condizione sessuale ma anche le idee delle persone. Ci serve una pacificazione fra i fatti e le parole, un linguaggio che rispetti la durezza dello scontro tra idee diverse, ma che non straripi nell'evocazione della guerra civile.
  Voglio ripeterlo qui con forza: con gli attuali vincoli europei di sola austerità, che mortificano la grande speranza europea e mostrano l'Unione europea nelle vesti di un nemico arcigno, non c’è crescita e non c’è sviluppo. Con questo livello di pressione fiscale non c’è crescita e non c’è sviluppo, queste sono le priorità italiane, questo è il vero cambiamento che serve al Paese.
  Ora, Presidente Letta, noi le garantiamo il nostro sostegno, ma con la stessa forza, con lealtà e con chiarezza, guardando negli occhi lei e parlando al Paese con il linguaggio della verità, noi le diciamo che valuteremo minuto per minuto l'operato del suo Governo.
  Per queste ragioni ho l'onore di annunciare la fiducia del gruppo che ho l'onore di presiedere, il Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputati Nuti. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, colleghi deputati, l'Esecutivo presentato oggi, chiede a questo Parlamento la fiducia, una parola che indica approvazione, Pag. 57fondata su una valutazione positiva dei fatti.
  Dopo quanto esposto negli interventi del MoVimento 5 Stelle e soprattutto dopo i disastrosi risultati di questa classe politica, alla quale voi appartenete da numerosi anni, come si può dare fiducia a questo Esecutivo ? Negli ultimi decenni si è ammessa da più parti la mancanza di credibilità di questa classe politica che ora chiede la fiducia per l'ennesima volta, come se questa squadra di Governo venisse dalla luna, come se non fosse responsabile, o quantomeno corresponsabile, di quanto finora avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Secondo noi tutto quello che oggi si prospetta agli italiani nasce da quella famosa frase: lo sa lui e lo sa l'onorevole Gianni Letta, pronunciata da Luciano Violante durante un discorso alla Camera nel quale affermava di aver garantito dal 1994 le televisioni di Silvio Berlusconi e di conseguenza tutti i suoi interessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Da allora tutti noi ci siamo posti le seguenti domande: perché mai non si è fatta una seria legge anticorruzione ? Perché mai non si è votato nella Giunta per le elezioni l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi ? Perché costantemente aumentavano i rimborsi elettorali arrivando a cifre da capogiro senza che nessuno si opponesse, e il tutto in completo disprezzo del referendum del 1993 che aboliva definitivamente il finanziamento pubblico ai partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché mai i manager delle grandi aziende pubbliche sono appartenuti sempre alle aree di riferimento di questi due partiti e hanno sempre lavorato con stipendi d'oro, liquidazioni astronomiche e in cambio ci hanno lasciato aziende distrutte e svendute, in barba alla fatica dei nostri genitori e dei nostri nonni ? Perché non è stata mai, e dico mai, discussa alcuna legge di iniziativa popolare in Parlamento ? Perché nel silenzio generale molto spesso l'esito dei referendum non viene rispettato ? Perché mai la TAV, il ponte sullo Stretto di Messina, la Gronda, tutte opere economicamente e ambientalmente insostenibili, hanno l'appoggio di questi due partiti ? Abbiamo troppe domande e molti indizi, e tantissimi fatti che ormai sono un'evidenza.
  Un accordo forte, di sistema, tra i due più grandi attori della politica italiana tiene sotto scacco il Paese e i cittadini tutti. Ecco spiegati vent'anni di opportunità perdute per la nostra terra, per i suoi abitanti, per la nostra crescita culturale e di comunità. Ci sono tantissime persone, troppe in questo Paese, che la notte non sanno dove dormire, che hanno paura del domani, dei debiti. Ci sono persone che piangono per la disperazione e non siamo certo noi i responsabili di queste tragedie che, probabilmente, anche qualcuno di noi ha vissuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Siamo convinti che non basta avere – come è stato detto – un Governo anagraficamente giovane, né un Governo con numerose presenze femminili: ciò che serve all'Italia è portare avanti un'idea innovativa e il requisito minimo per poterlo fare è avere persone disinteressate dall'alta e comprovata moralità e onestà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci teniamo a ribadire che non siamo l'emergenza democratica di questo Paese. Noi siamo la conseguenza della finta democrazia di questo Paese. Da oggi, le emergenze si dovranno chiamare, prima di tutto, conseguenze, perché le conseguenze prevedono della responsabilità da individuare. A proposito di responsabilità, vogliamo dire a tutti voi, e agli italiani e non che ci stanno ascoltando, che voteremo favorevolmente quei provvedimenti che riterremmo utili per il bene comune, quelli di reale cambiamento. Per il resto, faremo un'opposizione seria, costruttiva e propositiva.
  Il nostro non è un «no» a priori, ma un «no» frutto di conoscenza e di informazione, un «no» di chi non vuole accontentarsi del meno peggio, di chi non può e non vuole chiudere gli occhi davanti a questo inciucio, di chi non vuole cedere allo squallido compromesso che chiede Pag. 58voti in cambio di posti di lavoro, di concessioni e di permessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il nostro «no» alla richiesta di fiducia è un «no» informato, figlio di tanti scandali, come le discariche di Chiaiano, Malagrotta, Bellolampo e quella sul fiume Pescara, gli ecomostri Residence Roma e di Realmonte, le migliaia di morti sul lavoro che piangiamo ogni anno e che, dopo un apparente interesse da parte delle istituzioni, sono tornate nel silenzio generale senza subire alcun significativo calo, gli scandali sanitari dell'ospedale San Raffaele, Santa Rita, della sanitopoli d'Abruzzo e della clinica Santa Teresa, gli scandali finanziari Parmalat, Monte dei Paschi di Siena e Antonveneta, i morti uccisi in decenni di guerra dalla ’ndrangheta, dalla camorra e da Cosa Nostra, i morti a causa di tumore, in nome della crescita, dall'ILVA al petrolchimico di Gela, a tante altre zone d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà) e, non per ultimo, alle bombe di Capaci, Via d'Amelio, Roma, Firenze e Milano. Questo è solo un breve elenco, potenzialmente infinito.
  Per tutti questi motivi, il voto del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle non può che essere contrario alla fiducia da voi richiesta. La fiducia è qualcosa che si conquista nella vita, dimostrando di meritarla giorno per giorno, è qualcosa che resiste anche a singoli errori, ma che non può persistere dopo che queste forze politiche che voi rappresentate hanno dimostrato di non voler cambiare, ma solo di far finta di cambiare (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Speranza. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

  ROBERTO SPERANZA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio Enrico Letta, ci sono passaggi nella storia di un Paese in cui bisogna avere il coraggio e la forza di mettere, prima di tutto, l'interesse nazionale. Io penso che noi siamo proprio ad uno di questi passaggi: un passaggio decisivo e importante caratterizzato, prima di tutto, da una crisi economica senza precedenti, la più grande e la più decisiva, per intensità e profondità, dalla seconda guerra mondiale.
  A questa crisi economica si aggiunge una crisi di rappresentanza democratica che ha portato ad un quadro politico instabile e ad un forte rischio di ingovernabilità, anche per una legge elettorale ingiusta, direi disastrosa, che è una delle prime cose che dobbiamo immediatamente cambiare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Il PD farà la sua parte, la farà fino in fondo nell'interesse del Paese. E se c’è una cosa che ci ha portato avanti in queste settimane con coerenza, è proprio aver sempre agito nell'interesse del Paese. Il Governo del cambiamento, di cui abbiamo parlato, non era una modalità tattica o banale. Serviva per interpretare le inquietudini profonde dei nostri cittadini. Lo abbiamo fatto, io credo, con generosità e con il disinteresse personale del nostro leader, a cui va tutta la gratitudine, Pier Luigi Bersani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Altri potevano stare sulla strada del cambiamento, altri potevano non essere contro. Mi viene in mente don Milani: «A che serve avere le mani pulite se poi si tengono in tasca» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Noi le mani non le terremo mai in tasca. Non le terremo in tasca perché c’è da salvare il Paese e non ci rassegniamo a parlare con tutti, non ci rassegniamo a sciogliere quel ghiaccio, a far cadere quel «noi e voi» perché qui tutti rappresentiamo il Paese. E abbiamo un faro, il nostro Presidente Giorgio Napolitano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia e di deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), a cui ancora una volta Pag. 59va il nostro più sentito ringraziamento per l'autorevolezza e il prestigio che dà alle nostre istituzioni.
  Allora eccoci qui, con umiltà e con coraggio, eccoci per cambiare le cose. E per noi cambiamento significa, ad esempio, vincere quella battaglia in Europa, rompere un ciclo di austerità che sta producendo disastri sociali e sta rischiando di distruggere il sogno europeo. Mi fa piacere che anche dal centrodestra, finalmente, si sia arrivati a questo. E penso che nelle grandi famiglie europee, noi con Hollande, voi con la Merkel, su questo dobbiamo fare un passo avanti. Ancora, per noi cambiamento significa ripartire dai più deboli, dagli indifesi, dagli ultimi, da chi oggi rischia di non farcela più. E per questo il rifinanziamento della cassa in deroga, la questione degli esodati e la stessa questione fiscale, non può non partire da chi ha di meno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ancora, cambiamento per noi significa rimettere al centro il lavoro, il lavoro come elemento fondante della nostra cittadinanza. E, ancora, ridare fiducia alle nostre piccole e medie imprese, una riserva straordinaria di intelligenze e di passioni che, però, chiedono aiuto e che rischiano di non farcela in questo passaggio drammatico. E, ancora, cambiamento per noi è rimettere al centro la nostra scuola, il primo presidio della democrazia e dell'uguaglianza in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà), la prima leva per uno sviluppo possibile insieme a tutto il sistema della conoscenza, della cultura, dell'università, della ricerca. E, ancora, cambiamento è immaginare e costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile, in cui la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali siano patrimonio indivisibile dell'intera comunità. E, ancora, cambiamento per noi significa avere il coraggio di unire l'Italia e di dire che sud e nord si tengono insieme e mai sono una contro l'altra. Ed è per questo che la crescita del Mezzogiorno è la prima chiave per la ripresa di tutto il Paese.
  Guardi, Presidente, è sul dorso ruvido dei fatti che noi vogliamo costruire questa nuova stagione. Il cambiamento è questa sfida, la sfida più importante, quella che sta sotto tutte queste questioni di merito, il tentativo arduo, difficile, ma il più profondo e il più vero, di riconnettere i cittadini alla politica, di ridire che prima di tutto viene il bene pubblico e l'interesse generale. Ai cittadini non interessa la formula di questo Governo. Ai cittadini interessa la capacità di risolvere le questioni concrete delle loro vite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Quindi avanti, avanti con questa risposta eccezionale in un tempo eccezionale.
  Avanti con umiltà e con coraggio. Noi non cambiamo la nostra identità, noi non cambiamo la nostra visione, noi siamo e restiamo alternativi al centrodestra, noi siamo orgogliosamente dentro le grandi famiglie mondiali ed europee del progressismo, democratiche e socialiste; noi pensiamo però che in questo passaggio ci sia un fortissimo bisogno di mettere avanti l'idea dell'Italia e il suo interesse generale. Ed è per questo che sosterremo con grande forza questo Governo e che insistiamo perché prenda piede e nasca la Convenzione di cui lei ha parlato.
  La Convenzione è un luogo giusto, è un luogo per una nuova relazione tra tutte le forze politiche, ma è il luogo di riforme non più rinviabili, è il luogo del superamento del bicameralismo perfetto, è il luogo della Camera delle autonomie, è il luogo della riduzione del numero dei parlamentari. Io penso che su questo noi dobbiamo sapere insieme investire, evitando anche alcune sortite sinceramente improvvisate che ci lasciano alcune perplessità.
  Io penso – e concludo Presidente – che serva un lavoro molto faticoso, un lavoro lungo di confronto, di ascolto, di comprensione di cosa sta avvenendo nel profondo della società italiana, una società mai così frammentata, mai così divisa e mai così distante dalla politica. Sarà un lavoro lungo e duro, che dal nostro punto di vista serve per preparare il domani; sì, un lavoro oggi per preparare un domani, un Pag. 60domani in cui si supererà questa eccezionalità e un domani in cui un'Italia migliore potrà finalmente arrivare. A questo proposito trovo illuminanti le parole di Aldo Moro, del presidente Moro, nel suo ultimo intervento fatto al gruppo della Democrazia Cristiana prima del voto per un Governo sostenuto anche dal Partito Comunista. Si tratta dell'ultimo intervento di Aldo Moro. Asseriva il presidente: se fosse possibile dire saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma cari amici questo non è possibile; si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà.
  Il Partito Democratico, la più grande comunità di donne e di uomini di questo Paese, la più grande forza parlamentare di questo Paese, con questo spirito, farà fino in fondo la propria parte e per questo annuncio il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Misto – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Picchi. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la ringrazio di aver ricordato la valorizzazione degli italiani all'estero. Ricordiamoci che 150 mila giovani sono costretti ogni anno ad emigrare perché questo Paese non offre loro né opportunità né lavoro. È giunto il tempo di ricordarci anche di loro, di mettere mano a questo problema e di risolverlo. È giusto sicuramente pensare agli immigrati che vengono in questo Paese, ma è anche giusto ricordarsi degli italiani che sono all'estero, che possono essere motore di sviluppo e di crescita per questo Paese e per far sì che i nostri italiani all'estero non siano stranieri in patria e stranieri fuori, ma siano sempre e solo italiani (Applausi di deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attaguile. Ha un minuto. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Presidente del Consiglio, colleghi, come deputato del Movimento per le autonomie, aderente al gruppo della Lega Nord e Autonomie, voglio, in parziale dissenso con il mio gruppo, dichiarare il mio voto di fiducia favorevole al suo Governo, che vede anche come vicepremier un altro giovane. Si tratta di un voto condizionato dai comportamenti che questo Governo deciderà di tenere nei confronti dei diritti delle autonomie regionali in generale. Immaginiamo un'Italia federale nella quale le autonomie delle singole regioni siano rispettate pienamente e nella quale, sulla base di un'etica della responsabilità, ogni regione sappia lavorare per la propria collettività, superando ogni spreco e ogni assistenzialismo. Immagino un'Italia nella quale il Mezzogiorno si trasformi in una grande opportunità di sviluppo, la locomotiva di testa di un'Italia che, superando le sterili e dannose politiche recessive sappia investire nelle sue risorse umane e ambientali per la ripresa di una crescita economica. Per questa Italia delle autonomie, che sta a proprio agio in una Europa delle regioni, occorre il massimo di armonia e di unità dell'intero sistema politico.

  PRESIDENTE. Prego, dovrebbe concludere.

  ANGELO ATTAGUILE. Sintetizzo. Per questo, a nome del Movimento per le autonomie diamo credito alle sue dichiarazioni programmatiche, e salutiamo un Governo di unità nazionale che dia pari opportunità alle diverse zone del Paese, che rimetta il nostro Paese sui binari di una normale democrazia, che costituisca sempre confronto tra le diverse posizioni, e non scontri violenti tra nemici (Applausi).

Pag. 61

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bueno. Ha un minuto. Ne ha facoltà.

  RENATA BUENO. Presidente Laura Boldrini, Presidente del Consiglio Enrico Letta, vorrei dichiarare il mio voto favorevole alla fiducia in nome del Sudamerica, come eletta insieme ai miei colleghi Fabio Porta, Ricardo Merlo e Mario Borghese. E, piuttosto, come la prima italo-brasiliana (Applausi) ad essere presente in questo Parlamento, vorrei parlare non soltanto a nome degli italiani che sono in Brasile ma di tutta la nazione brasiliana, perché lì siamo in più di 30 milioni di oriundi e, soprattutto, nell'ultimo anno abbiamo ricevuto più di 80 mila italiani che cercano lavoro, tra i giovani, tra le aziende che vengono ad investire. Quindi, voglio lasciare questo voto di fiducia al Governo, facendo anche i complimenti ai Ministri, soprattutto alle donne, come la nostra Cécile Kyenge, Anna Maria Cancellieri e anche Emma Bonino, che hanno un curriculum intelligentemente competente, in grado di rappresentare bene le donne. E soprattutto lasciare un gran saluto ai colleghi onorevoli, facendogli l'augurio che riusciamo insieme a costruire la nuova storia della nostra grande Italia (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Argentin. Ha un minuto. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, Presidente del Consiglio, sono molto contenta di trovarmi lei davanti e volevo ringraziarla a nome di tutti quei cittadini che non hanno voce per parlare e che io qui rappresento, perlomeno per immagine, del grande lavoro e del fatto di averli ricordati nel suo discorso iniziale. Mi permetta in questo minuto di proporle di non «sanitarizzare» più, però, il mondo della disabilità. Elimini questa prima barriera culturale (Applausi). Faccia del disagio dei cittadini come gli altri e per farlo – mi permetta, glielo dico con grande umiltà, ma con determinazione – renda i cittadini disabili, che hanno uno status di vita diversa, ma non necessariamente possibilità diverse, li consideri dentro il Ministero delle pari opportunità, perché siamo stanchi di essere assistiti, di vederci intorno camici bianchi, quando la nostra è una vita ed uno status di diversità, ma non è certo una patologia cronica che ci limita la vita (Applausi).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio, Formisano, Merlo, Alfreider e Di Lello n. 1-00028.
  Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio).

  La chiama comincerà dal deputato Capozzolo.
  Avverto che la Presidenza ha accolto alcune motivate richieste di anticipazione del turno di voto di deputati.
  Invito, quindi, il deputato segretario a procedere alla chiama.
  (Segue la chiama).

  Scusate, dovete però lasciar libero, perché ci sono dei deputati che non sono riusciti a passare. Grazie.
  (Segue la chiama).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio, Formisano, Merlo, Alfreider e Di Lello n. 1-00028:

   Presenti  623   
   Votanti  606   
   Astenuti   17   
   Maggioranza  304   
    Hanno risposto  453    
    Hanno risposto no   153    

Pag. 62

  (La Camera approva – Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia – Vedi votazioni).

  Hanno risposto sì:

  Abrignani Ignazio
  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Albanella Luisella
  Alfano Angelino
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Angelucci Antonio
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Archi Bruno
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Attaguile Angelo
  Baldelli Simone
  Balduzzi Renato
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bergamini Deborah
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Biffoni Matteo
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonafè Simona
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghese Mario
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brambilla Michela Vittoria
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bray Massimo
  Bressa Gianclaudio
  Brunetta Renato
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabria Annagrazia
  Calabrò Raffaele
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capezzone Daniele
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carfagna Maria Rosaria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra MarcoPag. 63
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castiello Giuseppina
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Catanoso Genoese Francesco detto
  Basilio Catanoso
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Centemero Elena
  Cera Angelo
  Cesa Lorenzo
  Cesaro Antimo
  Cesaro Luigi
  Chaouki Khalid
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Cicchitto Fabrizio
  Cicu Salvatore
  Cimbro Eleonora
  Cimmino Luciano
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crimi Rocco
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alessandro Luca
  D'Alia Giampiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  Decaro Antonio
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Faenzi Monica
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitto Raffaele
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontana Gregorio
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fucci Benedetto Francesco
  Gadda Maria Chiara
  Galan Giancarlo
  Galati Giuseppe
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Gallo Riccardo
  Galperti Guido
  Gandolfi PaoloPag. 64
  Garavini Laura
  Garnero Santanchè Daniela
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasbarra Enrico
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gelmini Mariastella
  Genovese Francantonio
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgetti Alberto
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Kyenge Cecile
  Laffranco Pietro
  Laforgia Francesco
  Lainati Giorgio
  La Marca Francesca
  Latronico Cosimo
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Leonori Marta
  Letta Enrico
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Longo Piero
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Marti Roberto
  Martinelli Marco
  Martino Antonio
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Matarrese Salvatore
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Merlo Ricardo Antonio
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Milanato Lorena
  Minardo Antonino
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca DorePag. 65
  Mogherini Federica
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretti Alessandra
  Moretto Sara
  Mosca Alessia Maria
  Moscatt Antonino
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardella Dario
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Nissoli Fucsia
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palese Rocco
  Palma Giovanna
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Paolucci Massimo
  Paris Valentina
  Parisi Massimo
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Pastorino Luca
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petitti Emma
  Petrenga Giovanna
  Petrini Paolo
  Picchi Guglielmo
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Picierno Pina
  Piepoli Gaetano
  Pili Mauro
  Pini Giuditta
  Pisicchio Pino
  Piso Vincenzo
  Pistelli Lapo
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Polidori Catia
  Pollastrini Barbara
  Polverini Renata
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Prestigiacomo Stefania
  Preziosi Ernesto
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Rampi Roberto
  Ravetto Laura
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romano Andrea
  Romano Francesco Saverio
  Romele Giuseppe
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotondi Gianfranco
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santelli Jole
  Santerini Milena
  Sarro Carlo
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Sberna Mario
  Sbrollini DanielaPag. 66
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Planeta Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Simoni Elisa
  Sisto Francesco Paolo
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Squeri Luca
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Vaccaro Guglielmo
  Valente Valeria
  Valentini Valentino
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Vella Paolo
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Vitelli Paolo
  Vito Elio
  Zampa Sandra
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Agostinelli Donatella
  Aiello Ferdinando
  Airaudo Giorgio
  Alberti Dino
  Artini Massimo
  Baldassarre Marco
  Barbanti Sebastiano
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Boccadutri Sergio
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Bossi Umberto
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Businarolo Francesca
  Busto Mirko
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Catalano Ivan
  Cecconi Andrea
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Cirielli Edmondo
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crippa Davide
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni FedericaPag. 67
  Di Maio Luigi
  D'Incà Federico
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Manlio
  Di Vita Giulia
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fava Claudio
  Ferrara Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Fraccaro Riccardo
  Fratoianni Nicola
  Frusone Luca
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Grande Marta
  Grillo Giulia
  Iannuzzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Labriola Vincenza
  Lacquaniti Luigi
  La Russa Ignazio
  Lavagno Fabio
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Maietta Pasquale
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcon Giulio
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Generoso
  Meloni Giorgia
  Micillo Salvatore
  Migliore Gennaro
  Mucci Mara
  Nardi Martina
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nuti Riccardo
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Pilozzi Nazzareno
  Pinna Paola
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Ragosta Michele
  Rampelli Fabio
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Paolo Nicolò
  Rostellato Gessica
  Ruocco Carla
  Sannicandro Arcangelo
  Sarti Giulia
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Tacconi Alessio
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Vallascas Andrea
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Zaccagnini Adriano
  Zan Alessandro
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:

  Allasia Stefano
  Borghesi Stefano
  Bragantini MatteoPag. 68
  Buonanno Gianluca
  Busin Filippo
  Caon Roberto
  Caparini Davide
  Fava Giovanni
  Fedriga Massimiliano
  Giorgetti Giancarlo
  Grimoldi Paolo
  Invernizzi Cristian
  Marcolin Marco
  Molteni Nicola
  Pini Gianluca
  Prataviera Emanuele
  Rondini Marco

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 21,40)

Sull'ordine dei lavori.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, in questa giornata in cui abbiamo ricordato – l'ha fatto il Presidente Letta – i due carabinieri che sono stati feriti, Giuseppe Giangrande e Francesco Negri, a cui rinnovo a nome mio personale, ma anche dei colleghi, le nostre parole di vicinanza, di amicizia e di solidarietà, a loro e alle loro famiglie, volevo anche ricordare Tiziano Della Ratta, un carabiniere che il giorno prima è morto durante il suo servizio (Applausi) nel corso di una brutale rapina. Penso che sia doveroso – ma l'Aula lo ha già fatto – tributare un applauso a lui, che lascia una moglie e un figlio piccolo, e al suo collega, Domenico Trombetta, un maresciallo che è rimasto ferito. Credo che sia giusto che, in questi momenti in cui l'Arma – come le forze di polizia – ha subito una forte pressione con dei fenomeni che avvengono in questi paesi, che sono fenomeni diversi e che vanno guardati con grande attenzione (domani avremo l'informativa del Ministro Alfano), ci sia una vicinanza seria e concreta a queste persone che lavorano al nostro servizio con le parole in quest'Aula, ma anche con fatti che penso che questo Governo debba assumere riguardo il turnover, che riguardano le scelte sulle loro retribuzioni, che riguardano la vicinanza concreta e, soprattutto, una parola di vera vicinanza e solidarietà alle famiglie di queste persone (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rosato. Ovviamente il consenso e l'applauso da parte dell'Aula sposano le sue considerazioni, alle quali si unisce anche la Presidenza.

Sui lavori della Camera (ore 21,42).

  PRESIDENTE. Ricordo che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 26 aprile scorso, è stato stabilito che la discussione del Documento di economia e finanza 2013, già prevista per lunedì 29 aprile, avrà luogo lunedì 6 maggio alle ore 15 e il seguito dell'esame, con votazioni, martedì 7 maggio, con seduta antimeridiana e pomeridiana.
  Nella stessa giornata di martedì, avrà inizio l'esame del decreto-legge sui pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, che proseguirà nei giorni successivi.

Convocazione delle Commissioni permanenti per la loro costituzione e annunzio della convocazione della Giunta delle elezioni e della Giunta per le autorizzazioni.

  PRESIDENTE. Avverto, che nella giornata di martedì 7 maggio le Commissioni permanenti, la Giunta delle elezioni e la Giunta per le autorizzazioni saranno convocate per procedere alla loro costituzione. In particolare, le Giunte sono convocate Pag. 69alle ore 13,30, le Commissioni dalla I alla VII alle ore 14,30 e le Commissioni dalla VIII alla XIV alle ore 15,30.

Annunzio di una informativa urgente del Governo.

  PRESIDENTE. Avverto, infine, che domani avrà luogo un'informativa urgente del Governo sulla vicenda del ferimento di due carabinieri dinanzi a Palazzo Chigi in data 28 aprile.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 30 aprile 2013, alle 15,30:

  Informativa urgente del Governo sulla vicenda del ferimento di due carabinieri dinanzi a Palazzo Chigi in data 28 aprile.

  La seduta termina alle 21,45.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI DISCUSSIONE SULLE COMUNICAZIONI DEL GOVERNO

Organizzazione dei tempi di discussione sulle comunicazioni del Governo

Tempo complessivo per la discussione: 2 ore.

Interventi a titolo personale 10 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 50 minuti
Partito Democratico 20 minuti
MoVimento 5 Stelle 20 minuti
Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
15 minuti
Scelta civica per l'Italia 10 minuti
Sinistra Ecologia Libertà 15 minuti
 Lega Nord e Autonomie 10 minuti
Fratelli d'Italia 10 minuti
 Misto: 10 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  Minoranze linguistiche 3 minuti
  Partito Socialista Italiano 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero
2 minuti
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Tempo complessivo per le dichiarazioni di voto e votazione: 3 ore.

Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 10 minuti (10 minuti per gruppo)
Partito Democratico  
MoVimento 5 Stelle  
Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
 
Scelta civica per l'Italia  
Sinistra Ecologia Libertà  
Lega Nord e Autonomie  
Fratelli d'Italia  
Misto: 10 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  Minoranze linguistiche 3 minuti
  Partito Socialista Italiano 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani
  all'estero
2 minuti