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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 86 di venerdì 27 settembre 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Dellai, Giancarlo Giorgetti, Pes e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 26 settembre 2013, il presidente del gruppo parlamentare Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente ha reso noto che alla deputata Mariastella Gelmini è stato affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 9,05).

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 26 settembre 2013, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura):
   S. 1014 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato) (1628) – Parere delle Commissioni I, II, III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII (ex articolo 73, comma 1-bis del Regolamento), IX, X, XI, XII e XIV».

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
  Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea per martedì 1o ottobre, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo si intendono conseguentemente adeguati.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,07).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

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(Chiarimenti e iniziative in merito all'esercizio dei poteri di indirizzo e di attuazione amministrativa per l'emergenza rifiuti nella provincia di Roma, con particolare riferimento all'ipotesi di revoca dell'attuale incarico commissariale – n. 2-00219)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Brunetta n. 2-00219, concernente chiarimenti e iniziative in merito all'esercizio dei poteri di indirizzo e di attuazione amministrativa per l'emergenza rifiuti nella provincia di Roma, con particolare riferimento all'ipotesi di revoca dell'attuale incarico commissariale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Renato Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, intendo ricordare a me stesso, ma vorrei ricordarlo a quest'Aula, la genesi ormai di questo mio ventesimo atto di sindacato ispettivo tra interrogazioni e interpellanze; ventesimo atto di sindacato ispettivo in quest'Aula.
  Il merito: l'emergenza rifiuti a Roma. Il merito specifico: la decisione dell'8 agosto da parte del Ministro Orlando, del presidente della regione Zingaretti, del commissario della provincia di Roma e del sindaco Marino di chiudere Malagrotta e di attivare la discarica, sempre all'interno del territorio romano, a Falcognana.
  Tutto questo è avvenuto in una riunione, il giorno 8 agosto, di cui abbiamo avuto notizia dalla stampa. Alla base di questa decisione – si è poi saputo – c'era una sorta di sillogismo anomalo, o come dicono in letteratura di un baroco o, ancora meglio, di un imbroglio.
  Forte dei poteri commissariali del commissario Sottile, forte di una decisione politica il Ministro Orlando avrebbe deciso con un suo decreto, non solo l'attuazione della decisione del patto per Roma di chiudere Malagrotta, ma di individuare nella località Falcognana, nella discarica attualmente di proprietà di Ecofer, la discarica di servizio, tale da acquisire i rifiuti urbani provenienti da Malagrotta.
  Tutto questo in assenza di progetto, in assenza di alcuna analisi preventiva e di alcuna analisi di impatto di questa decisione. Il sillogismo malato era il seguente: non ci sarà e non c’è alcun progetto e non essendoci alcun progetto non ci può essere alcuna negazione dello stesso da parte delle autorità via via competenti, come il Ministero per le politiche comunitarie in ragione del rispetto delle regole, delle direttive e dei regolamenti comunitari rispetto all'apertura di discariche urbane in un Paese come l'Italia; non ci sarà alcuna valutazione del Ministero dell'interno circa la trasparenza e l'opacità della proprietà della discarica in oggetto; non ci sarà alcun parere del Ministero della salute circa gli effetti o gli impatti sanitari dell'apertura di una discarica per rifiuti urbani a Roma; non ci sarà il parere del Ministero dei trasporti circa gli effetti di tipo logistico e trasportistico rispetto al transito di decine, centinaia di camion in una situazione di area come quella del territorio circostante Falcognana; non ci sarà alcun parere del Ministero dei beni culturali circa i vincoli paesaggistici rispetto all'apertura di una discarica. Non ci sarà nulla di tutto questo, cioè non ci sarà nessun diniego di autorizzazione per il semplice fatto che nessuna richiesta di autorizzazione è stata fatta, basandosi tutto sull'emergenza conseguente la chiusura di Malagrotta, sulla base dell'emergenza rifiuti e l'intervento del commissario Sottile, il quale, senza alcun progetto e senza alcuna autorizzazione non essendoci il progetto, usando i suoi poteri che, come vedremo poi, sono non bastevoli rispetto all'obiettivo, avrebbe dato il via libera al Ministro Orlando per firmare il decreto per l'apertura ai rifiuti urbani a Falcognana.
  Io l'ho chiamato sillogismo malato o baroco, ma al di là dell'eleganza linguistica questo è un imbroglio. È un imbroglio illegittimo, è un imbroglio illegale. Ed è un fatto che tutto questo sia emerso dal Pag. 3dibattito parlamentare, cioè che tutto questo non sia avvenuto all'interno di una leale collaborazione tra istituzioni per cui le istituzioni che si fossero accorte di questo imbroglio avrebbero dovuto lo stesso bloccare un procedimento di questo genere.
  Io questo ho chiesto in quest'Aula: perché il Ministro Bray non ha bloccato questo accordo dell'8 agosto dicendo: guardate, signori, se voi non mi mandate prima il progetto, se non posso verificare prima la congruenza di questo progetto con il vincolo Bondi di tipo ambientale, voi non potete andare avanti ? Perché il Ministro Bray non ha detto questo, ma semplicemente in quest'Aula ha detto: quando verrò investito della questione risponderò e risponderò che c’è un vincolo ? Perché tutti i Ministri competenti di fatto se ne sono lavati le mani, con più o meno determinazione, sulla base del fatto che non erano stati investiti della richiesta ? È proprio questo l'imbroglio; non si può procedere in questa maniera: io non faccio un progetto, determino una decisione sulla base di nessun progetto, sulla base di questo non ho la possibilità di essere bloccato, o anche approvato, da nessun'altra amministrazione e però poi, alla fine della procedura, vale a dire in questi giorni, oggi, domani, il Ministro competente firma e i camion entrano nella discarica della Falcognana e scaricano.
  Io le chiedo, signor Presidente, signor sottosegretario: è questo lo Stato di diritto ? È possibile che questa procedura sia stata denunciata solo in questa Aula dal sottoscritto e sia emersa dalle più o meno imbarazzate risposte dei ministri, dei sottosegretari che sono venuti in questa Aula a rispondere al mio sindacato ispettivo ? Non era proprio di un regime trasparente, democratico e di diritto quello di bloccare questo tipo di procedura, questo modo anomalo, illegale di andare avanti su una decisione tanto delicata ?
  Ricordiamolo, si tratta dell'emergenza rifiuti nella capitale d'Italia, a Roma. Non era il caso che le amministrazioni dovessero e potessero determinare un processo legittimo, legale, trasparente senza dover essere evocate in questa sede, da un parlamentare, con venti interrogazioni ?
  Ieri il ministro Bray, mi ha chiamato e mi ha detto in via informale che sulla base della mia ultima interrogazione ha chiesto alla sovrintendenza per il Lazio di inviare ispettori a controllare le autorizzazioni della discarica Ecofer. Gliene do atto, ma tutto questo non doveva farlo il commissario Sottile ? Non doveva, il commissario Sottile, prima di consentire di avviare il processo decisionale, accertarsi e dotarsi di tutte le autorizzazioni di tutte le amministrazioni ? Ha dovuto farlo il Ministro Bray sollecitato dal sottoscritto in Aula con un atto di sindacato ispettivo ? Dov’è il progetto del commissario Sottile ? Dove sono le autorizzazioni che il commissario Sottile doveva richiedere sulla base di quel progetto al fine di arrivare a quella decisione ? Dove sono questi atti ?
  Proprio per questa ragione, signor Presidente, io ho chiesto più volte che il commissario Sottile – che, ricordo al collega sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, è commissario della Presidenza del Consiglio – dando conto del suo comportamento debba dare le dimissioni, proprio perché ha avviato una procedura in maniera non leale dal punto di vista istituzionale; e lei sa, signor sottosegretario, che la nostra Costituzione prevede la leale collaborazione tra istituzioni.
  E veramente mi addolora il fatto che tutto questo sia emerso solo attraverso un dibattito parlamentare, solo attraverso il sindacato ispettivo e solo con la durissima richiesta – venti interrogazioni in neanche un mese – a tutti i ministri competenti di dar conto di quanto stava avvenendo.
  Faticosamente la verità è venuta fuori. Però, e lo dico con tutta la responsabilità che questo comporta, se, nonostante tutto ciò, il Ministro Orlando dovesse firmare il decreto di autorizzazione all'apertura di Falcognana, ancorché poi non utilizzato in ragione del fatto che i rifiuti derivanti dalla chiusura di Malagrotta potessero essere esportati, ma comunque se il Ministro Orlando dovesse firmare il decreto autorizzativo sulla base del nulla, sulla Pag. 4base della opacità o dell'illegalità o dell'illegittimità dell'intera procedura, io sarò costretto ad acquisire tutti gli atti del mio sindacato ispettivo, domande e risposte da parte dei ministri, e inviarli alla procura della Repubblica perché ravvisi i profili di illegittimità e di illegalità e, quindi, i profili di reato di tutte le amministrazioni che in questa vicenda, poco commendevole, si sono espresse o non espresse.
  Non mi basta la rassicurazione: tanto Falcognana non sarà utilizzata. Non ci dovrà essere mai più nessuna discarica a Roma. Si dovrà solo ed unicamente provvedere, attraverso il cosiddetto Patto per Roma, alla road map del Ministro Clini, vale a dire differenziata, vale a dire esportazione, ottimizzazione del trattamento dei rifiuti; ma nessuna discarica dovrà mai essere più aperta all'interno del perimetro urbano della città: né Falcognana né nessun altra discarica.
  Dovrà essere chiusa Malagrotta. Dovrà essere controllata la chiusura di Malagrotta. Anche questo diventa un problema rilevante: pare che non ci siano le risorse per la bonifica del post Malagrotta, perché il comune non ha ancora pagato le rispettive quote alla proprietà; per cui il rischio per Malagrotta è di essere non solo una discarica chiusa, ma una discarica chiusa e abbandonata senza le relative bonifiche previste dalla legge.
  Anche su questo rassicuro il signor sottosegretario, e le assicuro, signor Presidente, continuerà il mio sindacato ispettivo, perché il mio sindacato ispettivo non si fermerà alla rassicurazione che tanto Falcognana non verrà utilizzata. No: il mio sindacato ispettivo, visto che ho fatto una discreta esperienza anche analitica, scientifica su questi temi, continuerà per far sì che nessun altro scempio possa avvenire in questa città; a partire dalle modalità di chiusura di quel mostro di discarica che è Malagrotta.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  RENATO BRUNETTA. Modalità di chiusura che sono ancora in questo momento oscure, e che sono, queste sì, inquietanti per la vita, per la salute della nostra capitale.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giovanni Legnini, ha facoltà di rispondere.

  GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la vicenda dell'emergenza dei rifiuti a Roma è stata oggetto di molteplici atti di sindacato ispettivo, come ha ricordato il presidente Brunetta poco fa; e si richiamano quindi le risposte rese in tali sedi dai diversi rappresentanti del Governo, al solo fine di non richiamare oggi elementi informativi già noti all'onorevole interpellante e all'Assemblea.
  Come già segnalato dall'onorevole Brunetta, è in atto un contenzioso comunitario avente ad oggetto la non conformità della discarica di Malagrotta alla direttiva 1999/31/CE, in ordine a carenze nel trattamento dei rifiuti conferiti, e alla direttiva-quadro sui rifiuti, in relazione alla mancata creazione nella regione Lazio di una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento di rifiuti e di impianti per il recupero dei rifiuti urbani non differenziati.
  L'azione del Governo, negli ultimi mesi, è stata caratterizzata dalla volontà di adottare iniziative coordinate tra le autorità nazionali e locali competenti. Riguardo alla struttura commissariale richiamata dall'onorevole interpellante, può essere opportuno ribadire come il commissario agisca in funzione di struttura di servizio e supporto al tavolo tecnico composto dagli enti locali, e non si sostituisca alle decisioni spettanti a questi ultimi. Tutto questo al fine di garantire il superamento delle suddette criticità ed il rispetto di chiari impegni con la Commissione europea, in particolare per la chiusura della discarica di Malagrotta e la realizzazione di un sito alternativo conforme ai dettami comunitari.
  L'incarico del commissario delegato, dottor Sottile, precedentemente nominato Pag. 5ai sensi delle disposizioni contenute nella legge di stabilità per il 2013 con decreto ministeriale del gennaio 2013, è stato prorogato con il decreto ministeriale n. 203 del 27 giugno 2013, con l'obiettivo del superamento della suindicata criticità nella gestione dei rifiuti urbani nella provincia di Roma. La scelta di prorogare il commissariamento nella stessa persona, nasce dall'esigenza di garantire – è evidente – continuità nel lavoro condotto sino ad ora per affrontare una situazione di emergenza di non facile soluzione.
  Nel corso degli anni scorsi, sia a cura del commissario prefetto Pecoraro, che da parte del commissario dottor Sottile, si è proceduto alla valutazione di diversi siti di discarica, che tuttavia presentano – tutti – criticità sotto diversi profili.
  La proroga che il commissario, con ordinanza del 28 giugno, ha disposto circa l'autorizzazione a conferire nella discarica di Malagrotta il rifiuto trattato – 30 settembre 2013 – è stata autorizzata – quindi in via di scadenza – nelle more del completamento delle attività necessarie alla individuazione e realizzazione di una discarica alternativa.
  Il decreto ministeriale 27 giugno 2013 ha conferito al commissario, dottor Sottile, il compito di proporre un sito di discarica alternativo a Malagrotta entro il 31 luglio scorso, da individuarsi previo esame dei siti individuati nel corso degli anni dagli enti territoriali. Il percorso effettuato ha richiesto la piena condivisione degli enti locali stessi, tanto che l'elaborazione della proposta è emersa solo con il concorso attivo degli enti locali istituzionalmente competenti.
  Il suindicato decreto ministeriale 27 giugno 2013, nel prorogare il commissario Sottile, ha disposto di procrastinare, come ho detto, l'operatività di Malagrotta non oltre il 30 settembre 2013 e di individuare un nuovo sito di discarica. Lo stesso ha altresì previsto che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare approvasse la proposta del commissario dopo aver sentito il presidente della regione Lazio, il presidente della provincia di Roma e il sindaco di Roma Capitale.
  Il commissario, nella sua proposta del 29 luglio, ha motivatamente illustrato che, fatta eccezione per il sito di Falcognana, nel territorio di Roma Capitale non risultano reperibili aree idonee per la pronta realizzazione di una nuova discarica per rifiuti, tali da poter sopperire alla prossima chiusura di Malagrotta, da un lato, e all'esigenza di avere una discarica di supporto e di servizio, anche in un'ottica di riconfigurazione del sistema di smaltimento dei rifiuti nel suo complesso.
  Per tale motivo il commissario, sulla base delle indicazioni del tavolo tecnico, ha individuato una diversa soluzione, proponendo di utilizzare una discarica già autorizzata e in esercizio dal 2003 per lo smaltimento di rifiuti pericolosi e non, nel sito gestito dalla società Ecofer Ambiente Srl in via Ardeatina al Km 15,300, con una capacità volumetrica di abbancamento ancora disponibile di 1.500.000 di metri cubi circa.
  Di tale volumetria complessiva ancora disponibile, il commissario Sottile propone di utilizzare, per i rifiuti urbani trattati, una volumetria massima di 900.000 metri cubi, comunque nei limiti della capacità annua già autorizzata e comunque per non oltre 12 camion giornalieri, pari a 300 tonnellate giornaliere. Questo è un quantitativo immediato destinato a ridursi ulteriormente, ove l'utilizzo di questo sito comunque dovesse essere disposto, a partire dal 2014.
  Va poi considerato che in questi giorni l'AMA – questa è una novità importante – ha aggiudicato una gara per il trasporto dei rifiuti urbani fuori regione, sicché con l'avvio dell'esecuzione del contratto, che avverrà in via di urgenza, l'utilizzo della discarica di Falcognana sarà – se lo sarà – minimale e residuale.
Come è ben noto all'onorevole Brunetta, in data 8 agosto 2013, la proposta del commissario è stata esaminata in un incontro svoltosi presso il Ministero dell'ambiente, al quale hanno partecipato il presidente della regione, il commissario della provincia di Roma e il sindaco di Roma, esprimendosi Pag. 6tutti con parere favorevole al sito quale soluzione immediata e temporanea, nei termini già detti.
  Il parere favorevole ha fatto salvi ulteriori approfondimenti tecnici, che sono stati espletati a cura del commissario nel corso del mese di agosto 2013, al fine di verificare la compatibilità paesaggistica dell'intervento e la non necessità di una modifica sostanziale dell'autorizzazione alla discarica.
  In via anticipata e preventiva rispetto alla ordinaria fase di aggiudicazione e stipula del contratto, sono state condotte a cura del commissario Sottile e del prefetto di Roma le verifiche in ordine alla capacità della società Ecofer Ambiente di contrarre con la pubblica amministrazione e allo stato non risultano cause ostative.
  La scelta di utilizzare l'impianto di Falcognana si fonda su due presupposti: tale impianto è idoneo in quanto già autorizzato come discarica di rifiuti pericolosi, e quindi in grado di ricevere rifiuti non pericolosi, come quelli urbani trattati; la conversione da un impianto di smaltimento di fluff ad un impianto di rifiuti urbani già trattati è poco onerosa in termini di impatto ambientale.
  La regione Lazio ha fornito ampie rassicurazioni in merito alla tutela dei presidi ambientali e della salute, in quanto la discarica, essendo stata allestita anche per lo smaltimento di rifiuti pericolosi, presenta un livello di tutela ambientale superiore a quello delle discariche per rifiuti non pericolosi.
  Rispetto alla questione della movimentazione giornaliera dei camion e del possibile aumento del traffico, è stato verificato che esiste una viabilità alternativa all'Ardeatina, sulla quale vige un divieto di transito per veicoli con capacità superiore a 6,5 tonnellate e che comunque la discarica inciderà sul traffico – come ho già detto – in misura pari a 12 camion giornalieri, ossia in modo del tutto marginale rispetto al volume del traffico.
  Il fatto che si sia insediato un commissario non fa venir meno – come è noto – la funzione delle autorità di controllo sul ciclo di smaltimento di rifiuti, da quelle che presidiano la legalità dal punto di vista penale, a quelle che hanno funzioni più strettamente di tutela dell'ambiente.
  L'ambito di azione del commissario straordinario è delimitato dalle disposizioni di legge vigenti, in base alle quali gli hanno attribuito parte dei poteri previsti dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3963 del 2011 al fine di non determinare soluzioni di continuità con l'azione in corso del precedente commissario delegato all'emergenza.
  Fra tali poteri, si ricordano quelli di adottare, nelle more del completamento del sistema impiantistico regionale, i provvedimenti necessari per assicurare la prosecuzione dello smaltimento dei rifiuti nell'area interessata e quello di sostituirsi, previa diffida, nei casi di accertata inerzia dei soggetti preposti alla gestione, manutenzione o implementazione degli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti nell'area interessata, nonché quello di provvedere all'autorizzazione e alla realizzazione della gestione delle discariche per lo smaltimento dei rifiuti urbani nonché di impianti per il trattamento di rifiuto urbano differenziato e indifferenziato, nel rispetto della normativa comunitaria tecnica di settore.
  In particolare, con il menzionato articolo 41, comma 5, del decreto-legge di rilancio dell'economia, convertito dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, si è stabilito che il commissario è autorizzato a procedere con i poteri di cui all'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri anzidetta soltanto nel caso in cui tali poteri siano attribuiti in tutto o in parte con il decreto di nomina.
  Nell'esercizio dei propri poteri, il commissario è autorizzato, per effetto del richiamo legislativo fatto dalla legge di stabilità per il 2013 all'articolo 4 dell'ordinanza della Presidenza del Consiglio menzionata, a derogare alle norme ivi indicate, ove dal medesimo ritenuto indispensabile sulla base di specifica motivazione, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, della direttiva Pag. 7del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2004 e dei vincoli derivati dall'ordinamento comunitario.
  Non risulta al Governo che il commissario, nell'effettuare gli adempimenti di competenza, si sia discostato dall'osservanza di quelle procedure e dal quadro normativo appena illustrato e che non abbia interloquito con le istituzioni e con gli organi competenti. Non si ravvisano dunque, allo stato, anomalie o irregolarità nell'operato finora svolto dal commissario straordinario per l'emergenza rifiuti nella provincia di Roma, tali da richiedere – come è stato sollecitato con l'interpellanza – l'assunzione di iniziative da parte del Governo nei suoi confronti.
  Resta comunque vivo e continuo l'interesse della Presidenza del Consiglio nel seguire gli sviluppi delle procedure volte alla risoluzione della situazione di grave criticità nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani di Roma e provincia, a partire dalla prossima programmata chiusura della discarica di Malagrotta.
Il Governo è impegnato infine ad assicurare la necessaria collaborazione istituzionale a tutti gli enti coinvolti, affinché il sito di Falcognana rappresenti, solo per il tempo strettamente necessario e se necessario, una soluzione transitoria in vista dell'individuazione di una soluzione definitiva.

  PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, al di là della cortesia, di cui sento di dover dare atto al sottosegretario Legnini, io mi dichiaro assolutamente insoddisfatto per le ragioni che esporrò qui di seguito.
  Allora, non solo non è vera, signor sottosegretario, la sua ultima affermazione, secondo cui non ci siano state anomalie e irregolarità, anche perché le anomalie e le irregolarità sono emerse in quest'Aula. Tutti i Ministri evocati dalle mie interrogazioni e interpellanze hanno ribadito come non fossero stati richiesti dal commissario Sottile in termini autorizzativi prima dell'8 agosto e dopo l'8 agosto. Quindi, signor sottosegretario, la sua affermazione, purtroppo, per tabulas è falsa. Glieli cito uno per uno. Il Ministro Moavero Milanesi, in quest'Aula, con atti pubblici, ha dichiarato di non essere stato interpellato, né prima né dopo l'8 agosto, circa la conformità del processo decisionale riguardante Falcognana per quanto riguarda le direttive comunitarie.
  Il Ministero dell'interno in quest'Aula ha ribadito che non era stato in nessuna maniera richiesto circa le capacità a contrarre dal commissario Sottile per quanto riguarda gli attuali proprietari. Il Ministro Bray in quest'Aula ha dichiarato di non essere stato richiesto dal commissario Sottile circa la congruità ambientale. Il Ministro Lorenzin in quest'Aula ha ribadito di non essere stata richiesta circa l'impatto sanitario dell'apertura della discarica di Falcognana. Il Ministro De Girolamo in quest'Aula ha ribadito che non è stata richiesta circa l'impatto per quanto riguarda il settore delle attività agricole in quest'Aula e persino il Ministro Orlando, il Ministro in qualche maniera di riferimento del commissario, in quest'Aula ha dichiarato di non aver visto nessun progetto rispetto al quale dare assenso su AIA e VIA. Io parlo solo e unicamente di quest'Aula e di sindacato ispettivo che è avvenuto in quest'Aula. Tutte queste dichiarazioni di non coinvolgimento da parte del commissario Sottile sono avvenute in quest'Aula, da parte dei Ministeri e delle amministrazioni che le ho citato.
  Quindi, signor sottosegretario, non è affatto vero quello che lei ha dichiarato, vale a dire che l'attività istruttoria è avvenuta nel rispetto della richiesta delle singole autorizzazioni. Una sola simil-conferenza di servizio è avvenuta circa due settimane fa presso la Presidenza del Consiglio, presieduta dal sottosegretario Patroni Griffi, non per completare gli atti istruttori ma semplicemente per coordinare la risposta al sottoscritto, che sarebbe avvenuta il giorno dopo, e anche di questo c’è traccia per tabulas nel dibattito in questo Parlamento.Pag. 8
  Quindi, il commissario Sottile non ha provveduto alle attività istruttorie e non ha provveduto alle attività istruttorie per la semplice ragione che non c'era stato alcun progetto di espansione o di allargamento funzionale della discarica di Falcognana da rifiuti industriali, fluff, a rifiuti urbani. Ed è sbagliato – semplicistico ragionamento –, falso, che essendo autorizzata quella discarica per i rifiuti industriali pericolosi il più contenesse anche il meno, ossia visto che i rifiuti urbani sono meno pericolosi dei rifiuti industriali... Ecco, questo è assolutamente falso perché, signor sottosegretario, dai lunghi studi che ho fatto nel mese di agosto ho visto che sono due procedure completamente divergenti.
  I rifiuti industriali sono una cosa e hanno un codice autorizzativo tipicizzato in sede europea e in sede italiana, mentre – e le farò subito un esempio – i rifiuti urbani, più o meno trattati, hanno un codice autorizzativo totalmente diverso – questo è previsto dalle direttive comunitarie e dalle leggi italiane –, e ciò pone il tema di una nuova autorizzazione con conseguenti atti istruttori per la nuova autorizzazione.
  Le faccio solo un esempio che è emerso nei giorni scorsi: ENAC, aeroporto di Ciampino. Secondo la normativa specifica ENAC, conseguente alla legislazione italiana, non ci possono essere discariche di rifiuti urbani in un raggio inferiore ai 15 chilometri dall'attività aeroportuale. Ebbene, la discarica di Falcognana è a 4,3 chilometri dall'aeroporto di Ciampino. Si dirà: ma c'era già una discarica. Sì, di rifiuti industriali, fluff, e come sappiamo gli uccelli, signor sottosegretario, non amano il fluff. I gabbiani amano i rifiuti urbani e si capisce perché i coni di atterraggio e di decollo degli aeroporti non siano compatibili con discariche che normalmente attirano volatili, ma parlo delle discariche di rifiuti urbani, non dei rifiuti industriali.
  Ecco, questo è un solo esempio per dimostrarle la falsità dell'assunto secondo il quale, visto che a Falcognana c’è una discarica di rifiuti pericolosi industriali, potesse esserci tranquillamente una di rifiuti urbani.
  Ecco, questa superficialità è spaventosa, signor sottosegretario, e le leggo alcune perle del commissario Sottile. Rispondendo alla Commissione ambiente del consiglio regionale del Lazio, 18 settembre 2013, il commissario prefetto Goffredo Sottile, parlando di Falcognana, ha dichiarato: la proposta è venuta dalla regione. Prima affermazione di illegittimità. La proposta non doveva venire dalla regione, ma dalla provincia. La provincia aveva indicato alcuni siti, la regione ha indicato Falcognana, e ha aggiunto poi: «Ci ha fatto una cortesia. Mica ha fatto male – verbale del consiglio regionale del Lazio 18 settembre –, perché eravamo alla ricerca di qualcosa». Autore di questa perla è il commissario Sottile. Parole ridicole che testimoniano una confusione e un pressappochismo colpevoli.
  Lo stesso Sottile – e questa è la seconda perla – ha dichiarato che per quanto riguarda le difficoltà di circolazione non ci sono problemi: «Sulla via Ardeatina c’è un divieto per mezzi pesanti che nessuno rispetta». Dove non si può cavalcare l'assenza di regole, ci si serve dell'abitudine a non rispettarle. Ma può un commissario governativo fare affermazioni di questo tipo, ossia che non c’è nessun problema per il traffico, perché – sì – è vero che c’è un divieto, ma tanto nessuno lo rispetta e quindi non lo rispetteranno neanche i dieci o dodici camion o cinquanta ? A me il commissario Sottile ha parlato di novanta in una conversazione telefonica.
  E potrei andare avanti con queste perle ancora per ore, signor sottosegretario, il che dimostra la superficialità, l'imbroglio, l'illegittimità. Io ho chiesto più volte al commissario Sottile dove fosse il progetto di allargamento ai rifiuti solidi urbani più o meno trattati della Falcognana. Nulla mi è stato dato. Ho chiesto ai Ministri competenti se avessero avuto per via amministrativa questo progetto: nessun progetto e nessuna consegna è stata fatta per il semplice motivo che non esiste alcun progetto. Non esiste alcun documento per la trasformazione della Falcognana da discarica di rifiuti industriali pericolosi a discarica di rifiuti urbani.Pag. 9
  Per non dire l'ultima cosa, signor sottosegretario: 300 tonnellate di rifiuti a Roma da sversare a Falcognana. Dice Sottile: un quinto del fabbisogno. È falso. Le 300 tonnellate sono un ventesimo della produzione di rifiuti a Roma, che sono 6 mila tonnellate.
  Quindi, una foglia di fico oppure un inizio di sversamento, per poi arrivare, in ragione dell'emergenza rifiuti, a un diluvio di sversamenti in quel di Falcognana. Questo è inaccettabile, come inaccettabile è la minimizzazione dei 12 camion, se e quando mai saranno necessari.
  Infatti, do un'altra notizia, signor sottosegretario, signor Presidente: siamo già in emergenza rifiuti a Roma. In molte parti del territorio romano si nota già una tensione dal punto di vista della gestione del sistema rifiuti, in funzione, evidentemente, della chiusura di Malagrotta.

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo, presidente Brunetta.

  RENATO BRUNETTA. Finisco. Proprio per queste ragioni, è inaccettabile, sarà inaccettabile, qualsiasi decreto di apertura di Falcognana e di qualsiasi altra discarica a Roma conseguente alla chiusura di Malagrotta. Se questo sarà – e penso che, se sarà, sarà in queste ore – io provvederò con opportuna conferenza stampa a consegnare tutti questi atti ispettivi, opportunamente commentati, alla procura della Repubblica, perché ravvisi i rilievi di natura penale circa il comportamento delle amministrazioni interessate in questa triste vicenda, in questo pasticciaccio brutto per l'emergenza rifiuti a Roma.

(Chiarimenti in merito all'avvio della procedura di vendita all'asta della società Agricola Suvignano Srl da parte dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata – n. 2-00202)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Garavini ed altri n. 2-00202, concernente chiarimenti in merito all'avvio della procedura di vendita all'asta della società Agricola Suvignano Srl da parte dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Laura Garavini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente, intendo illustrarla. Con l'interpellanza all'ordine del giorno, insieme ai colleghi cofirmatari, intendiamo sottoporre all'attenzione del Ministero dell'interno la vicenda relativa all'azienda agricola Suvignano: una tenuta di grande valore, se si pensa che si riferisce a oltre 700 ettari di terreno, a 13 immobili, a diversi capi di bestiame, ed è collocata in un'area paesaggistica di grande valore, di grande prestigio. Infatti, si trova a soli 15 chilometri da Siena. Si tratta di una tenuta che fu sequestrata nel 1994 e che giunse a confisca definitiva nel 2007; una tenuta per la quale le amministrazioni locali, in particolare la regione Toscana, la provincia di Siena e il comune di Monteroni, hanno già presentato, sin dal 2008, un'istanza di assegnazione, aggiungendo a questa istanza un progetto estremamente articolato per l'uso sociale dell'azienda stessa. Un'istanza di assegnazione sulla quale e per la quale l'Avvocatura di Stato aveva già espresso parere favorevole, ponendo la condizione che, rispetto ad un'assegnazione gratuita, vi fosse la totale assunzione dei debiti gravanti sulla tenuta.
  Sennonché, alcune settimane fa, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, nel pieno rispetto della legge – questo mi preme sottolinearlo – ha però deliberato la messa all'asta della tenuta, partendo da una base iniziale di 22 milioni di euro. Per quanto vi sia la consapevolezza che la decisione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata sia pervenuta nel pieno rispetto della legge, perché si prevede a Pag. 10livello legislativo la vendita o la liquidazione o l'affitto, e non si prevede, invece, l'assegnazione o la destinazione, trattandosi di un'azienda, nonostante questo, noi facciamo appello al Ministero dell'interno, al Ministro, affinché si possa pervenire, invece, all'assegnazione agli enti locali che ne hanno fatto espressa richiesta.
  Tra l'altro, è nostra premura, in qualche modo, sensibilizzare il Governo anche ad un intervento che non sia soltanto puntuale, ma che, magari, possa prevedere anche una vera e propria riforma legislativa in materia, dal momento che le questioni inerenti questa tenuta non sono limitabili soltanto al caso di Suvignano, ma, tutto sommato, interessano tutta un'ampia gamma di aziende. Si tratta di aziende confiscate, che sono circa 1.700 a livello nazionale e che presentano spesso problemi analoghi, per i quali si giunge spesso al fallimento di queste aziende nella bellezza del 90 per cento dei casi.
  Dunque l'appello è che si provveda a rivedere la decisione assunta nei confronti dell'azienda della tenuta di Suvignano e ci si augura che possa esserci un intervento anche legislativo che affronti il tema, non soltanto sulla questione specifica, ma più in generale per dare una risposta a tutte le problematiche legate alle aziende confiscate.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Garavini per l'esposizione della questione che merita grande attenzione, e anche per le indicazioni di natura operativa che ha offerto perché il problema possa essere risolto.
  È già stato ricordato che con provvedimento definitivo nel 2007 è stata disposta la confisca delle quote del capitale sociale della Agricola Suvignano Srl e della Agricola Buonconvento Srl, due società che costituiscono di fatto un'unica azienda, con circa 680 ettari di superficie, composta di 18 poderi, il cui valore stimato dall'Agenzia del demanio è di circa 22 milioni di euro.
  In merito alla destinazione del bene, la regione Toscana, unitamente alla provincia di Siena e al comune di Monteroni, come già ricordato dall'onorevole Garavini, già nel 2008 ha presentato un'istanza di assegnazione dei beni immobili, che nel dicembre scorso è stata rimodulata in un più puntuale e articolato progetto per la loro utilizzazione. La regione Toscana, in particolare, sulla base di una proposta organica di valorizzazione aziendale e sociale, ha chiesto l'assegnazione gratuita dei beni facendosi integralmente carico delle posizioni debitorie dell'azienda agricola, senza oneri per lo Stato, come già ricordato.
  Tuttavia, l'Agenzia nazionale dei beni confiscati, in base ad una consolidata interpretazione della normativa vigente, ha ritenuto di non poter accogliere le richieste di assegnazione della regione, essendo necessario verificare preliminarmente la possibilità di effettuare una cessione dell'intera azienda attraverso una procedura di alienazione ad evidenza pubblica.
  In sostanza, l'attuale quadro normativo impone, con riferimento alla destinazione dei beni aziendali confiscati, di ricercare la soluzione più conveniente per l'erario, mentre non è previsto dalla legge l'immediato riutilizzo per finalità sociali di tale tipologia di beni.
  La questione sollevata, che ha determinato una grande attenzione e un grande protagonismo delle istituzioni locali e delle associazioni, merita grande considerazione e una soluzione positiva e noi siamo impegnati a ricercare le soluzioni esattamente nel senso auspicato dall'onorevole Garavini e dai cofirmatari dell'interpellanza. A questo proposito voglio ricordare che già personalmente mi sono occupato della questione in un recente incontro con il Presidente del regione Toscana nel corso del quale è stata ribadita la priorità di valorizzare l'azienda agricola a tutto vantaggio delle comunità locali ed è stata disposta anche la sospensione della procedura di cessione dell'azienda attraverso l'evidenza pubblica.Pag. 11
  Per conseguire tale condivisibile obiettivo, cioè l'utilizzazione a vantaggio delle comunità locali e salvaguardando anche il valore emblematico della confisca al fine di contrastare più efficacemente le organizzazioni criminali e mafiose, verrà valutata la possibilità di individuare ogni utile rimedio in via amministrativa, pur nella consapevolezza della necessità di procedere alla modifica dell'attuale normativa con l'obiettivo di superare la contraddizione tra la destinazione di beni immobili e di quelli aziendali prevedendo una disciplina unitaria che consenta, senza incertezze, anche agli enti territoriali di assumere un protagonismo e di avviare processi di valorizzazione delle aziende confiscate.
  Diventa quindi sempre più urgente, come ripetutamente richiesto dal direttore dell'Agenzia per i beni confiscati, prefetto Caruso, rilanciare ruolo e operatività di quest'ultima, dotandola di tutti gli strumenti necessari e riconfigurandone l'assetto organizzativo e le relazioni con le altre strutture e le altre funzioni garantite dallo Stato.
  Per concludere questo percorso siamo impegnati a rendere immediatamente operativo il risultato dell'attività prodotta dalla commissione di studi istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri su impulso del Presidente Letta e del Vicepresidente Alfano. A tal fine, già nei prossimi giorni, verrà convocato presso il Ministero dell'interno un apposito tavolo tecnico con la partecipazione dell'Agenzia per i beni confiscati, dell'associazionismo antimafia e dei soggetti impegnati nella cooperazione e nel volontariato. Il lavoro di quel tavolo tecnico verrà poi proposto alla valutazione e alla condivisione con le regioni e gli enti locali.

  PRESIDENTE. La deputata Garavini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  LAURA GARAVINI. Signor Presidente, grazie Viceministro Bubbico, non posso che esprimere grande soddisfazione per l'assunzione di impegno espressa dal Governo e non posso che sottolineare quanto una soluzione di carattere positivo rispetto al caso specifico di Suvignano non possa che incontrare grande apprezzamento. In effetti, c’è stata anche recentemente una forte mobilitazione sia da parte delle autorità locali sia da parte dell'associazionismo sia da parte della comunità, proprio per sottolineare quanto il valorizzare aziende confiscate sui territori possa essere uno strumento non soltanto per la legalità, per la democrazia ma anche un grande strumento per lo sviluppo economico di un territorio.
  Dunque non posso che esprimere apprezzamento anche per il fatto che si pensi effettivamente a una riforma legislativa. In particolare a questo riguardo mi preme sottolineare che ci si è dotati o ci si è attivati per un'iniziativa, per una proposta di legge di iniziativa popolare sotto il motto «Io riattivo il lavoro», iniziativa legislativa che può essere anche di supporto ad una modifica normativa proprio perché cerca di tenere conto anche di una delle problematiche relative alla realtà delle aziende confiscate, quella del mondo del lavoro, del numero di lavoratori spesso coinvolti nelle aziende stesse. A livello nazionale si stimano attorno agli ottantamila lavoratori, spesso vittime di aziende di natura mafiosa e, allora, credo che sia per davvero importante affinché si possa giungere a livello statale ad un segnale forte, ad un segnale che inverta la tendenza che invece si è riscontrata sino adesso secondo la quale lo Stato non riesce a dare risposte mentre invece la mafia sarebbe quella che dà offerte di lavoro.
  Dunque ritengo che le soluzioni indicate dal Viceministro Bubbico vadano, invece, esattamente nella direzione giusta, nella direzione di dimostrare che se c’è la volontà politica allora si possono predisporre anche strumenti legislativi capaci di mandare l'esatto opposto come messaggio e, cioè, laddove si investe sulla legalità, si investe appunto non solo sulla democrazia ma anche sullo sviluppo e sulla crescita e anche sulle opportunità di lavoro.

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(Rinvio dell'interpellanza urgente Zanetti n. 2-00222)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zanetti n. 2-00222, concernente problematiche relative alla disciplina riguardante il registro dei revisori legali (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti). Chiedo al deputato Zanetti se intende illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, chiedo scusa, intervengo per chiedere all'onorevole Zanetti di rinviare questa interpellanza.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Zanetti.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, prendo atto della richiesta del Viceministro. D'accordo, se è necessario un approfondimento per la risposta, naturalmente sono disponibile ad attendere, immagino, lo stretto tempo necessario. Lo prendo, peraltro, come un fatto positivo, perché evidentemente quella che, a dire il vero, sulla base del dettato normativo appare una situazione molto semplice, parliamo del registro dei revisori legali, della necessità che allo stesso sia possibile iscriversi (cosa che, ancora oggi, a causa di mancati decreti attuativi non è possibile), nonché del tema dell'equipollenza dell'esame di Stato dei commercialisti, che, sulla base del dettato normativo pare assolutamente possibile dare...

  PRESIDENTE. Deputato Zanetti, però, se la rinvia, si limiti ad accettare la proposta di rinvio.

  ENRICO ZANETTI. Ha ragione. Io accetto la proposta di rinvio, ma, ripeto, la accetto proprio perché la intendo come, finalmente, una presa di attenzione da parte del livello politico rispetto ad una serie di prese di posizione alquanto strane finora condotte dagli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero della giustizia. Bene, se finalmente verrà fatta chiarezza sul punto, la aspetto.

  PRESIDENTE. Pertanto lo svolgimento dell'interpellanza urgente Zanetti n. 2-00222, concernente problematiche relative alla disciplina riguardante il registro dei revisori legali, è rinviato ad altra seduta.

(Elementi ed iniziative in relazione a recenti contestazioni svoltesi ad un convegno organizzato da associazioni ecclesiali a Casale Monferrato (Alessandria) – n. 2-00225)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pagano n. 2-00225, concernente elementi ed iniziative in relazione a recenti contestazioni svoltesi ad un convegno organizzato da associazioni ecclesiali a Casale Monferrato (Alessandria) (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Alessandro Pagano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, il tema di questa interpellanza urgente è qualcosa di estremamente importante per la vita futura del nostro Paese. Siamo, infatti, di fronte ad un evento annunciato nel recentissimo dibattito che c’è stato in Aula sul tema dell'omofobia: più volte avevamo detto, in lungo e in largo, che cosa si stava preparando con questa legge. Dire oggi che eravamo facili profeti sarebbe un errore perché, in verità, non è bello vantarsi di un episodio negativo e che attiene alla vita sociale del nostro Paese. Al di là della facile retorica, ritengo cosa utile entrare nel merito di questo atto ispettivo e spiegare il significato profondo della stessa. Ciò è indispensabile per farlo comprendere Pag. 13non soltanto all'onorevole Viceministro e all'onorevole Presidente oggi presenti, ma anche a coloro che avranno modo di sentire e leggere queste parole.
  Il caso nasce domenica 22 settembre 2013 a Casale Monferrato, quando, alla presenza del sindaco di quella città, con il rappresentante della Curia vescovile e quattro associazioni organizzatrici – Giuristi per la vita, Comunione e liberazione, Alleanza cattolica e Movimento per la vita – si è svolto un convegno dal titolo «Gender, omofobia, transfobia. Verso l'abolizione dell'uomo ?».
  L'obiettivo fondamentale era quello di spiegare la legge così com’è stata approvata da questo ramo del Parlamento e, quindi, far comprendere quali fossero i rischi e i problemi legati alla stessa. La presenza di illustri giuristi in quel convegno ne era la conferma puntuale e precisa. Sennonché, nel corso della giornata, nel corso della manifestazione, sono intervenuti fatti che sono assolutamente fuori della regola di un Paese democratico, giacché il coordinamento di Torino della LGBT e il collettivo Altereva e Arcigay hanno ritenuto opportuno disturbare la manifestazione, interromperla, operare azioni di disturbo, addirittura, intervenire dentro la sala e, attraverso anche un'azione di provocazione verbale forte, hanno pensato di interrompere la manifestazione. Obiettivo raggiunto, visto che la manifestazione non ha avuto decorso. Con grande senso del dovere, coloro che stavano al tavolo della riunione hanno invitato tutti, con la massima compostezza, a uscire fuori e a non dare risposta a nessuna forma di provocazione.
  Di fronte a tanti esempi conclamati di violenza nei confronti degli omosessuali – violenze che, sicuramente, ci sono state, anche se amplificate fuor misura rispetto, invece, al reale numero che si è avuto negli ultimi anni –, si è avuto domenica 22 settembre un primo esempio di violenza nei confronti di persone, soggetti e associazioni pacifiche, che manifestavano pacificamente e che stavano operando sotto un profilo culturale, senza nessuna forma di violenza e, ovviamente, senza nessuna forma di prevaricazione. La conferma puntuale di quello che sto per dire: la violenza, non è soltanto fisica, è anche psicologica, è anche verbale. È esattamente quello che è accaduto da parte delle lobby gay rappresentate dalle sigle che ho appena citato e che hanno impedito con prevaricazione e forza una libera manifestazione.
  Le cronache de Il Fatto quotidiano confermano puntualmente questo. Il Fatto quotidiano, stranamente, signor Presidente, era presente il giorno in cui c’è stata questa azione di disturbo da parte delle lobby gay. Vedo che qualcuno in Aula si sta infastidendo... vuol dire che ho colto nel segno. Il Fatto quotidiano, presente durante la manifestazione ha avuto modo di scrivere che i relatori hanno difeso «a spada tratta la naturalità dell'unione fra un uomo e una donna». A giudizio quindi, di un giornalista, di un cronista che era andato là perché doveva osservare i fenomeni, i relatori hanno difeso la naturalità dell'unione tra un uomo e una donna.
  Quindi, siamo arrivati al paradosso che la difesa di un fatto naturale e, cioè, di un'unione tra un uomo e una donna, del matrimonio così come previsto dalla Costituzione, è diventato oggetto e pietra di scandalo da parte delle associazioni che ho appena citato.
  Sembra desumersi, quindi, che se qualcuno osa criticare l'applicazione della legge Mancino modificata di recente – legge che ancora non è tale, perché ancora deve essere approvata da un altro ramo del Parlamento –, si arriva al punto che anche la difesa della famiglia naturale può diventare qualcosa di assurdo. Quindi, la società naturale fondata sul matrimonio, così come prevede l'articolo 29 della nostra Costituzione, evidentemente, non deve essere più oggetto di rappresentazione, gli deve essere impedito.
  Il massimo disturbo si è avuto durante l'intervento del professore Mauro Ronco, che per la cronaca, lo vorrei dire, è ordinario di diritto penale all'università di Padova, già presidente dell'ordine degli avvocati di Torino, componente prestigioso del Consiglio superiore della magistratura. Pag. 14Quindi, stiamo parlando non di un uomo che andava a fare un intervento politico, ma di un giurista che doveva spiegare l'incostituzionalità di questa legge, la illiberalità di questa legge. Questo aspetto, evidentemente, ha fatto andare fuori di testa i disturbatori, al punto che a questa persona qualificatissima è stato assolutamente impedito di parlare – proprio il suo intervento è stato il momento topico del disturbo – e, quindi, da lì il fatto che ho appena spiegato, e cioè che il consesso si è sciolto.
  Siamo in presenza di un grave vulnus, sia costituzionale che sociale: si è consumato un gravissimo reato e cioè l'impossibilità di far parlare durante una pacifica manifestazione. Si è realizzato quello che noi abbiamo detto in lungo e in largo durante lo splendido dibattito che si è realizzato quel giorno in Aula quando abbiamo parlato di questa legge (dico splendido perché è stato forse l'unico caso di reale dibattito in quest'Aula dall'inizio di questa legislatura) e cioè che c’è il grave rischio che le libertà di pensiero e di opinione vengano a essere lese.
  Senza contare poi, questo è il sospetto di tutti coloro che erano presenti a quella manifestazione, che coloro che hanno fatto quella azione di disturbo, quelle che io chiamo le lobby gay, hanno cercato, con le provocazioni, anche la rissa. I mass media hanno parlato praticamente poco o niente di questo episodio: è una cosa inquietante ed è la prova concreta che siamo in presenza anche di un fenomeno di autentica illiberalità, anche sulla comunicazione.
  Io mi domando, signor Viceministro, cosa sarebbe accaduto a parti inverse se ci fosse stata una masnada di avventurieri e di personaggi negativi, perché così solo potrebbero definirsi, che fossero andati in una manifestazione organizzata da omosessuali e avessero impedito loro quella legittima manifestazione ? Sarebbe stato un fatto gravissimo che mi permetto di condannare in maniera ferma, perché qualsiasi tipo di discriminazione sessuale deve essere oggetto di condanna ! Quindi è evidente che noi siamo molto preoccupati per questa deriva assurda; se già a legge che non è tale si cominciano ad avvertire questi episodi di intolleranza e di discriminazione verso chi manifesta a favore dell'unione fra un uomo e una donna, mi chiedo e mi domando: cosa potrebbe accadere, cosa accadrà, a legge approvata ?
  Siamo, quindi, di fronte ad una vera e propria preoccupazione sociale e da qui l'interpellanza che lei ha avuto modo di studiare e di leggere, signor Viceministro. Un'interpellanza che come vede è stata firmata da oltre trenta deputati, è stata una sorta di crescendo, abbiamo raccolto le firme in pochi minuti e le assicuro che abbiamo avuto incoraggiamenti anche da altri partiti che non fanno parte, diciamo, del gruppo PdL e Lega che hanno, invece, sottoscritto questo atto di sindacato ispettivo. Come per dire: andate avanti perché è giusto che questa cosa sia discussa !
  Siamo, signor viceministro, di fronte ad un vero e proprio piano inclinato e sdrucciolevole; è chiara la tendenza di questo provvedimento; è quella di creare un vortice dove, partendo da una discriminazione, discriminazione ovviamente a parole, si vuole poi arrivare a livelli altissimi di discriminazione perché è chiaro che il giorno in cui questo provvedimento sarà approvato ci ritroveremo di fronte ad una vera e propria non parità, rispetto all'attuale situazione di parità fra la tesi del matrimonio naturale e quella del matrimonio omosessuale. Secondo le intenzioni dei proponenti, questa legge verrà utilizzata come una clava per evitare che qualcuno possa parlare e difendere l'unione naturale fra un uomo e una donna, gli unici che possono procreare. Tutto questo è nelle intenzioni dei proponenti di questo provvedimento ed è stato dichiarato. Ho avuto modo, nel corso della seduta, di fare i complimenti pubblici all'onorevole Scalfarotto per la sua onestà intellettuale, manifestata non soltanto in Aula, ma, devo dire, anche sui giornali. Sui giornali è stato detto in maniera molto chiara che la legge sull'omofobia è un passepartout per arrivare, poi, alla realizzazione di tutti gli altri Pag. 15processi della rivoluzione gender e cioè: genitore uno, genitore due, nozze gay, adozione gay.
  E come si vuole realizzare tutto questo ? Semplicemente impedendo di parlare, perché quando una persona, nel momento stesso in cui è associata, come a Casale Monferrato rischia quattro anni di galera, o nel momento stesso in cui il sottoscritto dovesse parlare e dire le stesse cose identiche che sto dicendo adesso, rischia, un anno e mezzo di galera, ditemi voi se questo è lo Stato italiano o se siamo invece in presenza di uno Stato dell'America latina – per usare schemi classici della demagogia e della letteratura di fine Novecento – oppure di un Paese dell'Estremo Oriente o del Medio Oriente, dove le dittature vigono regolarmente.
  Io penso che questo deve essere elemento di preoccupazione, per non dire di più. Ma lo impediremo, signor Presidente. Lo impediremo semplicemente con la denuncia e con la verità dei fatti, spiegando bene al Paese che cosa sta accadendo, e lo spiegheremo con quella serenità che contraddistingue chi è forte della verità, perché noi siamo i più grandi difensori delle minoranze sessuali. Siamo i più grandi difensori di coloro che ritengono che è giusto che la propria libertà venga evidenziata e portata avanti dovunque, a qualsiasi livello e per qualsiasi argomento, a maggior ragione per argomenti di tipo sessuale e per la propria coscienza. Ma se questo vale per gli omosessuali vale anche per coloro che sostengono che il diritto naturale, quello del matrimonio tra un uomo e una donna, è altrettanto meritevole di diritti.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. Mi avvio alla conclusione con la domanda diretta da fare al Governo, domanda che è stata preceduta da una lettera che, spero e penso che lei, Viceministro, ha già avuto modo di leggere, cioè la lettera aperta che i «Giuristi per la vita» hanno scritto al Ministro Alfano. Essi hanno denunziato apertamente proprio queste forme di intolleranza. La lettera è molto interessante e se non ha avuto modo di leggerla la prego di farla sua nei prossimi giorni. Ma arrivo a domande, anche a vantaggio di chi ci sta ascoltando mediaticamente.

  PRESIDENTE. È esaurito il tempo, per cui concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. Sì, signor Presidente; trenta secondi. Chiediamo quali elementi disponga il Governo in merito a quanto riportato nella mia interpellanza; quali iniziative siano state assunte dalle forze dell'ordine intervenute e quali misure siano state adottate nei confronti...

  CRISTIAN IANNUZZI. Presidente, può far rispettare il tempo ?

  PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, presiedo io.

  ALESSANDRO PAGANO. Quali misure siano state adottate nei confronti...

  CRISTIAN IANNUZZI. Presidente, il tempo !

  PRESIDENTE. Sto presiedendo io e non lei. Prego, concluda, onorevole Pagano.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie, signor Presidente. Il nervosismo che colgo mi fa capire che sono dalla parte della ragione. Chiediamo quali iniziative siano state assunte dalle forze dell'ordine intervenute e quali misure siano state adottate nei confronti degli autori della contestazione e poi, ultima domanda, quali iniziative di prevenzione il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi di episodi simili a fronte di iniziative pubbliche in difesa della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, soprattutto in considerazioni di un fatto, Presidente, che il 5 ottobre prossimo ci sarà una manifestazione e già Altereva ha dichiarato che andrà fisicamente a disturbare. Grazie anche per la pazienza, Presidente.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, il deputato Pagano ha parlato trenta secondi in più del tempo dovuto, che è un margine di tolleranza che si usa sempre e con tutti i deputati (Commenti del deputato Cristian Iannuzzi). Lei non ha la parola.
  Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signora Presidente, io evidentemente mi asterrò da valutazioni e da interlocuzioni con l'onorevole Pagano su questioni di natura politica, che evidentemente appartengono ad altra sfera e ad altri momenti, considerato, peraltro, che solo da qualche ora si è concluso un dibattito importante che ha impegnato questo ramo del Parlamento nella definizione di un provvedimento legislativo che non può che essere conforme all'impianto costituzionale e non può che agire nel rigoroso obiettivo di garantire il rispetto della persona e della dignità umana.
  Noi, Ministero dell'interno, ci sentiamo impegnati rispetto a quello che è accaduto il 22 settembre quando, a Casale Monferrato, in occasione di un convegno promosso dal Movimento per la vita, Comunione e liberazione e Alleanza Cattolica, con la partecipazione di centocinquanta persone circa, si sono verificati problemi, episodi che l'onorevole Pagano ha, insieme ad altri colleghi parlamentari, voluto segnalare con la sua interpellanza urgente.
  Come è già stato ricordato, infatti, l'intervento di disturbo della conferenza, attuato da manifestanti di opinione contraria a quella degli organizzatori sui delicati temi dell'identità sessuale e dell'omofobia, è stato inscenato all'esterno della sala del convegno, con distribuzione di volantini nell'antistante Piazza dello Statuto, ed è proseguito anche all'interno, in forme plateali, inducendo gli organizzatori ad interrompere i lavori del convegno.
  L'intervento delle Forze di polizia, diretto a evitare che la contestazione potesse ulteriormente degenerare con pericolo per l'incolumità pubblica, è stato disposto e attuato con la massima tempestività possibile, nonostante il fatto che l'autorità di pubblica sicurezza avesse appreso della contro-manifestazione soltanto nella stessa mattinata del 22 e, quindi, ben oltre i limiti previsti dalla legge per il formale preavviso.
  L'imprevisto ed elevato numero di dimostranti intervenuti rispetto a quello solo informalmente indicato dai contestatori ha reso, poi, necessario rinforzare il dispositivo di vigilanza con l'invio di due pattuglie della locale Compagnia dei Carabinieri.
  La contestazione, seppure accesa, non è stata connotata da violenza fisica e, al momento, non risulta che sia stata sporta denuncia all'Autorità giudiziaria in relazione ai fatti accaduti.
  La Questura di Alessandria sta procedendo, comunque, ad indagini volte all'identificazione dei dimostranti per il loro deferimento all'Autorità giudiziaria in ordine all'avvenuta violazione dell'obbligo di preavviso.
  L'episodio di Casale Monferrato deve indurre ad una riflessione seria sui valori della tolleranza e sulla necessità che la diversità anche più aperta delle opinioni non divenga motivo di contrapposizione violenta e sopraffattoria.
  L'impegno delle Forze dell'ordine è continuamente teso a garantire la libertà, a garantire l'autonomia nell'espressione del proprio pensiero da parte dei cittadini e, quindi, in una parola a garantire i diritti costituzionalmente definiti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 10,20).

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Posso garantire che verrà prestata la massima attenzione perché attraverso una vigilanza costante le regole della convivenza civile vengano in ogni circostanza rispettate e in relazione a questi episodi verrà sviluppata un'azione preventiva tesa ad intercettare ogni segnale di tensione che dovesse verificarsi, ma è evidente che tutti abbiamo una grande responsabilità nel garantire un confronto sereno e democratico anche su questioni così controverse.

Pag. 17

  PRESIDENTE. Il deputato Pagano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Viceministro, io mi dichiaro soddisfatto perché conosco la sua onestà intellettuale e la sua serietà, da qui la mia stima personale che, ovviamente, si estende a tutto il Ministero e anche al signor Ministro. Le sue parole non sono esattamente quelle che io mi aspettavo ma chiedere di più probabilmente sarebbe stato un eccesso. E allora con la serietà che io penso debba contraddistinguere i rapporti istituzionali mi ritengo soddisfatto.
  Devo però per forza di cose aggiungere qualcosa, che penso possa tornare utile a lei e alle ottime forze di polizia che avete la fortuna di dirigere, e che abbiamo come Paese la fortuna di avere, perché è una delle poche cose che veramente funzionano in questo Paese; e che hanno avuto modo di risolvere, gestendola bene, la situazione delicata che abbiamo appena raccontato.
  Devo partire nella mia replica da due elementi della sua risposta: «il rispetto della persona», che augurava ed auspicava come azione fondante non solo del suo Ministero, ma io penso di tutta l'azione di Governo e in generale del vivere civile; e una «riflessione seria su quelle che sono le conseguenze e i rischi che questa legge sta minacciando». Sono d'accordo, ciò che sta accadendo è nulla rispetto a quello che accadrà in futuro.
  Signor viceministro, le lascerò tra un po’ il documento che Altereva ha pubblicato sul suo sito e che leggo testualmente: orgogliosi di quello che hanno fatto, hanno programmato una sorta di calendario su quello che faranno nelle prossime settimane nell'ambito di manifestazioni del genere. Hanno già detto che andranno a disturbare, il giorno 5 ottobre, la manifestazione organizzata da Alleanza Cattolica, Comunione e Liberazione e Movimento per la Vita a Milano. Non solo quella, ce ne sono anche altre che evidentemente sono state identificate; ma è interessante, a proposito del «rispetto della persona» a cui lei accennava, quello che scrivono in un passaggio, a dimostrazione che queste persone non sono serene.
  Ho avuto modo, di dire nel mio dibattito, di cogliere degli aspetti positivi nella società, dove moltissimi omosessuali si sono anche complimentati con me sul fatto di avere una chiara distinzione tra il rispetto della persona omosessuale in quanto tale, che dev'essere garantita sempre e dovunque (quello che io definii nel mio intervento in Aula la persona omosessuale che vive la propria omosessualità in maniera serena, tranquilla, pacifica, sapendo di essere rispettata; rispetto a coloro che invece sono ideologizzati, e che vogliono far passare invece per forza dal collo di una bottiglia un elefante, e cioè l'innaturalità delle loro tesi tipiche di una ideologia che, come tutte le ideologie, ha gli occhiali deformati e vede quindi le cose in maniera diversa.
  Queste sono ovviamente le posizioni che noi in ogni contesto andremo, con la forza delle idee e della verità, a spiegare.
  Ma il dato che deve interessare il signor sottosegretario, e il Governo tutto in generale, è quello che dice Altereva, quando affermava: «siamo consci del fatto che il risultato della nostra azione sul palco (cioè l'interruzione dell'incontro) verrà usato come ulteriore tentativo di vittimizzazione e di mistificazione della realtà; siamo altrettanto convinti che le nostre responsabilità come singole persone che hanno a cuore la lotta contro ogni discriminazione sia di contrastare in maniera convinta questa discriminazione (con riferimento agli organizzatori) di odio mascherato da diritto di opinione».
  Ora ditemi qual è l'odio mascherato da diritto di opinione di chi si riunisce e dice che la famiglia naturale, quella tra un uomo e una donna garantita dalla Costituzione, sia qualche cosa di assurdo ? Ditemelo ! Abbiamo il dovere di spiegarcelo, e con onestà intellettuale dobbiamo spiegarlo anche a quella parte del Parlamento che sta cadendo nella trappola di una posizione ideologica !
  Abbiamo abbandonato il XX secolo, che ha creato morti, vittime e povertà, con Pag. 18ideologie come il nazismo e il comunismo. Stiamo affrontando il XXI secolo con una ideologia che è ancora peggiore, e che farà altrettanto danno se non entriamo nel merito di queste vicende, e con onestà intellettuale affrontiamo il problema, che oggi è politico, e domani forse di ordine pubblico; perché è chiaro che nell'ordine pubblico ci rientreranno coloro che saranno vittime di questa manifestazione di intolleranza al contrario da parte delle lobby gay. Oggi abbiamo il dovere oggi di denunciare con chiarezza, con forza, per rispetto alla verità, ma anche per rispetto della persona umana, quella con la «p» maiuscola e che qualcuno evidentemente non vuole rispettare.

(Chiarimenti in merito all'applicazione del cosiddetto «contributo di solidarietà» a carico delle pensioni di importo elevato – n. 2-00229)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Barbanti n. 2-00229, concernente chiarimenti in merito all'applicazione del cosiddetto «contributo di solidarietà» a carico delle pensioni di importo elevato (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Barbanti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, sarò brevissimo nell'illustrazione. L'articolo 18, comma 22-bis, del decreto-legge n. 98 del 2011, poi modificato dall'articolo 24, comma 31-bis, del decreto-legge n. 201 del 2011, ha introdotto, per le cosiddette «pensioni d'oro», un contributo di solidarietà.
  L'INPS ha applicato la trattenuta per il cosiddetto «contributo di solidarietà» ai pensionati delle gestioni previdenziali confluite nel Fondo pensioni per i lavoratori dipendenti e nel Fondo di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea.
  Tutte le pensioni sostanzialmente di importo superiore a 5 volte il trattamento minimo INPS sono state assoggettate ad una trattenuta mensile che va dallo 0,3 per cento all'1 per cento in funzione dell'anzianità posseduta al 31 dicembre 1995. Tale contributo è stato previsto per un periodo di tempo compreso tra il 1o gennaio 2012 e il 31 dicembre 2017. Tuttavia sembra che, a causa di un recupero degli arretrati dovuti per le sei mensilità trascorse nei primi sei mesi del 2012, la trattenuta è stata applicata in misura doppia da luglio sino a dicembre del 2012.
  Inoltre, dalla lettura dell'articolo 24, comma 21, della legge n. 214 del 2011, si evince che il legislatore non ha inteso assoggettare a contributo di solidarietà l'intero ammontare delle pensioni, ma solo quella parte di essa, prodotta dalla contribuzione antecedente l'armonizzazione di cui alla legge n. 335 del 1995; al contrario, secondo segnalazioni delle associazioni di categoria, sembrerebbe che il provvedimento attuato dall'INPS implichi l'applicazione del contributo di solidarietà sull'intero valore del trattamento pensionistico.
  Altresì, sempre sulla base delle segnalazioni delle associazioni di categoria, sembrerebbe che l'INPS applichi il prelievo anche sulla quota di pensione capitalizzata all'atto del pensionamento e, per tal motivo, sembrerebbe violato l'articolo 53 della Costituzione che collega il prelievo impositivo alla capacità contributiva, rappresentata dal reddito maturato nel corso dell'anno solare interessato dal prelievo stesso.
  Questa interpellanza chiede al Ministro del lavoro e delle politiche sociali se è a conoscenza delle modalità di applicazione del cosiddetto «contributo di solidarietà» e se ritiene opportuno chiarire l'interpretazione della normativa al fine di garantire una corretta applicazione della medesima da parte dell'INPS ed evitare l'emergere di profili di anticostituzionalità, evitando quindi l'emersione di qualunque contenzioso che in questo caso potrebbe generare un aggravio alle casse, ahimè già abbastanza provate, da parte dell'INPS stessa.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Carlo Dell'Aringa, ha facoltà di rispondere.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, passo ad illustrare l'interpellanza dell'onorevole Barbanti inerente il contributo di solidarietà introdotto dall'articolo 24 del decreto-legge cosiddetto «salva-Italia».
  In via preliminare è opportuno ricordare che l'articolo 24, comma 21, del decreto-legge richiamato ha istituito, a decorrere dal 1o gennaio 2012 e fino al 31 dicembre 2017, un contributo di solidarietà a carico degli iscritti e dei pensionati delle gestioni previdenziali confluite nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti e del Fondo di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea. Ciò al fine di determinare in modo equo il concorso dei soggetti obbligati al riequilibrio finanziario dei predetti Fondi.
  L'INPS, al paragrafo 12 della circolare n. 35 del 2012, ha dettato le istruzioni relative all'applicazione delle disposizioni di cui al citato comma 21 e ha chiarito che l'ammontare della misura del contributo in questione è definito dalla tabella A di cui all'allegato n. 1 del decreto-legge «salva-Italia» ed è determinato in rapporto al periodo di iscrizione antecedente all'armonizzazione conseguente alla legge 8 agosto 1995, n. 335, e alla quota di pensione calcolata in base ai parametri più favorevoli rispetto al regime dell'assicurazione generale obbligatoria.
  I soggetti tenuti al versamento del contributo sono quindi gli iscritti e i pensionati che alla data del 31 dicembre 1995 – quindi antecedentemente all'entrata in vigore della cosiddetta riforma Dini – hanno maturato un'anzianità contributiva minima di cinque anni. Ai fini della determinazione della misura del contributo vengono utilizzate soltanto le anzianità contributive maturate sino al 31 dicembre 1995.
  Sono comunque escluse dall'assoggettamento al contributo le pensioni di importo pari o inferiore a cinque volte il trattamento minimo INPS, nonché le pensioni e gli assegni di invalidità e le pensioni di inabilità. In ogni caso, il trattamento pensionistico, al netto del contributo di solidarietà, non può essere inferiore a cinque volte il trattamento minimo.
  Con riguardo alla tesi secondo cui l'INPS procederebbe all'applicazione del contributo di solidarietà sull'intero valore del trattamento pensionistico, l'INPS ha fatto presente che ai fini del calcolo del contributo rilevano, cioè sono considerati: la pensione in pagamento, risultante alla data del calcolo, senza considerare eventuali decurtazioni derivanti dall'applicazione di altre norme di legge; il rapporto tra la quota di pensione determinata sull'anzianità maturata entro il 31 dicembre 1995 e la pensione alla decorrenza originaria, prima di subire eventuali abbattimenti – questa è la quota di pensione rilevante – e la misura del contributo indicata nella Tabella A del decreto-legge «salva-Italia» in relazione all'anzianità contributiva maturata al 31 dicembre 1995.
  Faccio presente che per le pensioni a carico del «Fondo volo», l'imponibile su cui va calcolato il contributo di solidarietà è quello comprensivo della quota di pensione capitalizzata al momento del pensionamento. Pertanto, per le pensioni del «Fondo volo» rileva anche la quota mensile capitalizzata.
  In conclusione, secondo quanto affermato dall'INPS, la quota di pensione sulla quale è stata effettuata la trattenuta in argomento è quella riferita alle anzianità maturate prima del 31 dicembre 1995, come previsto dalla norma istitutiva del contributo stesso di solidarietà.

  PRESIDENTE. Il deputato Barbanti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, prendo atto ovviamente di quanto riportato. Come al solito, in materia previdenziale, regna un po’ di confusione, quindi la risposta non può essere considerata esplicativa rispetto al nodo posto Pag. 20dall'interpellanza. Mi auguro che però abbia almeno sollevato l'importanza della questione e che si tenga conto e si proceda ad eventuali approfondimenti perché – come dicevo anche nell'interpellanza – è opportuno scongiurare eventuali emersioni di eventuali, a loro volta, contenziosi con profili di costituzionalità, o di interpretazione della norma.
  È necessario, soprattutto in uno Stato di diritto, soprattutto per quanto sta succedendo, non solo per l'interpretazione di questa norma, ma anche per il limbo in cui sono state lasciate altre persone che comunque vantano dei diritti acquisiti. Mi riferisco soprattutto agli esodati, alcuni dei quali hanno coperture giuridiche e non coperture economiche: mi riferisco a quelli del decreto ministeriale n. 63655. Questo in uno Stato di diritto non dovrebbe assolutamente avvenire, per cui prestiamo la massima attenzione e cerchiamo di prevenire l'eventuale emergere di altre situazioni analoghe.

(Iniziative volte a garantire l'integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap – n. 2-00224)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Coccia n. 2-00224, concernente iniziative volte a garantire l'integrazione scolastica degli alunni portatori di handicap (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Coccia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  LAURA COCCIA. La illustro, signor Presidente.
  Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, la settimana scorsa si sono registrati due episodi di grave discriminazione nei confronti di due alunni disabili. Purtroppo, non sono i primi e, se non si interviene al più presto, non saranno gli ultimi. Ci stiamo abituando a leggere di una serie di episodi sconcertanti che riguardano la discriminazione delle diversità. Tuttavia quando le discriminazioni avvengono nella scuola, ambiente deputato alla formazione dei futuri cittadini, la preoccupazione diventa più profonda.
  In questo senso la scuola dovrebbe rappresentare un punto di riferimento per le famiglie, un luogo protetto ma insieme inclusivo per i giovani disabili e non solo.
  Non è possibile che ancora oggi alcuni genitori decidano di cambiare scuola ai loro figli poiché nella loro classe è iscritto un bambino autistico, vicenda che ha visto l'intervento della Ministra, o che in un'altra scuola media di Nola un padre vada a prendere in aula suo figlio tredicenne, affetto da disabilità dalla nascita, e trovi il banco vuoto e al suo posto solo lo zaino. Dopo poco lo stesso genitore ha scoperto con sconcerto, come potrà immaginare, che suo figlio era stato confinato nella segreteria della scuola, poiché l'insegnante di sostegno aveva esaurito le sue ore. Il genitore ha allertato fortunatamente il comando dei carabinieri, che giunto sul posto ha redatto verbale e registrato la denuncia. Non vorrei essere nei panni di quel genitore che, ancora una volta, si è visto sottolineare la diversità del figlio. È già difficile per un padre e per una madre accettare un figlio con diversità, con disabilità soprattutto, e la scuola dovrebbe essere il primo luogo dove anche un genitore può sentirsi protetto, può sentirsi aiutato a comprendere che, in fondo, «disabile» è solo un aggettivo, come «straniero» e come tanti altri.
  La domanda più semplice che mi viene in mente è: perché è successo ? Cosa si sta insegnando al ragazzo e ai suoi compagni di classe ? Certamente non il senso di integrazione e di inclusione, che dovrebbero essere assi portanti della formazione di ogni ragazzo. Ma oltre ad aggirare le più ovvie norme di buon senso, si aggira anche la legge.
  La legge n. 104 del 1992, infatti, è chiarissima. Il sostegno è alla classe e non al singolo alunno. Quindi, dal momento in cui l'insegnante di sostegno ha esaurito le sue ore, lo studente con diversa abilità deve comunque rimanere in aula, perché della classe fa parte. Non è un soggetto a Pag. 21sé né, tanto meno, un ospite sgradito. A lui, come stabilito dalla legge n. 104, va garantito il pieno diritto allo studio e all'integrazione. Pertanto, la presa in carico della responsabilità educativa dell'alunno con disabilità spetta a tutto il consiglio di classe, di cui fa parte il docente per le attività di sostegno. Non a caso il decreto del Presidente della Repubblica n. 970 del 1975, con cui è stata istituita giuridicamente tale figura professionale, lo definisce un insegnante specialista, dunque fornito di formazione specifica che, insieme ai docenti curricolari e sulla base del piano educativo individualizzato, definisce le modalità di integrazione dei singoli alunni con disabilità, partecipandovi attivamente.
  Non vi è dubbio che la Ministra con il «decreto istruzione» abbia dato un primo segnale molto positivo per quel che riguarda il sostegno scolastico alla disabilità, con l'immissione in ruolo, cioè nell'organico di diritto, e garantendo una continuità didattica di cui si sentiva veramente l'esigenza, di circa 26 mila insegnanti di sostegno in tre anni.
  L'aumento della popolazione scolastica, i tagli al personale e il numero di studenti per classe hanno assestato un colpo pesantissimo a tutto il sistema scuola. La mancanza di continuità didattica e il precariato del corpo docenti, il cui ricambio fino al concorso a cattedre è stato garantito solo dal turnover, sono dei motivi che hanno portato ad un impoverimento dell'offerta formativa nei confronti degli alunni disabili. Se pensiamo che nel recente passato nel caso delle classi di concorso riguardanti il sostegno l'emorragia è stata impedita non dalla politica ma dalla magistratura, come con la sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2010, ci rendiamo bene conto di quanto dare una risposta efficace e concreta a questa questione sia diventato cruciale. Ed era necessario operare una rapida inversione di tendenza.
  Ora, auspico che questa sia la prima tappa di un percorso che dia nuovamente un senso alle politiche scolastiche per l'integrazione dell'handicap. Infatti, il MIUR in questi mesi dovrà mettere in atto anche misure di accompagnamento per favorire l'integrazione.
  Penso al finanziamento di progetti e attività per l'integrazione, a iniziative di formazione del personale docente di sostegno e curricolare, nonché del personale amministrativo, tecnico e ausiliare. Purtroppo, stiamo abituandoci a dare tutto per scontato. In un'epoca drammatica di crisi e di tagli della spesa pubblica pensiamo che sia normale non chiedere quello che è necessario, anche se spetta di diritto e ai diritti non si dovrebbe mai rinunciare.
  Ebbene, la piena integrazione e il sostegno delle disabilità non soltanto sono necessari, ma offrono anche la cifra del senso di civiltà di un Paese e delle sue capacità di essere un Paese normale. Se abdichiamo a questo compito, se la politica e le istituzioni rinunciano al loro ruolo di sostegno anche a chi ne ha più bisogno, perdono il loro senso di essere.
  Come dicevo, questi due episodi non sono che gli ennesimi di una striscia che inizia ad essere preoccupante e che testimonia che siamo lontani dal vincere la paura delle diversità. Sono passati venti anni da quando frequentavo le elementari e in quell'angolo nascosto, lontano dagli altri, dal mondo dei normali, c'ero io e osservavo gli altri. Eppure, fu proprio la scuola, arrivata alle medie, a tirarmi fuori dall'isolamento e a farmi crescere come persona, come cittadina, insieme ai miei compagni, e a darmi gli strumenti per essere qui oggi.
  A volte ho la sensazione, la certezza, che molto sia cambiato, dal termine handicappato, che viene scritto anche nella legge n. 104 del 1992, a quello di diversamente abile. Sta nascendo finalmente un approccio diverso nei confronti della disabilità, ma questi episodi ci fanno tornare indietro. Già, perché il punto è questo: noi non vogliamo essere trattati come poveri handicappati, abbiamo il diritto e il dovere di sviluppare le nostre diverse abilità.
  Le mie domande sono semplici: cosa intende fare il Governo per prevenire episodi analoghi in futuro ? Quali altre iniziative intende avviare in modo da evitare Pag. 22che si ripetano casi simili, in evidente contraddizione con la legislazione vigente e con le norme di buon senso e civiltà, che stabiliscono che ogni ragazzo ha il diritto di esprimere e sviluppare al meglio le proprie potenzialità, soprattutto nell'ambito delle esperienze scolastiche, dove l'integrazione deve essere realizzata sul duplice versante degli apprendimenti e della socializzazione ?

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Carlo Dell'Arringa, ha facoltà di rispondere.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'interpellante chiede chiarimenti su un episodio avvenuto all'interno della scuola secondaria di primo grado Ciccone di Saviano, in provincia di Napoli, che ha visto coinvolto un alunno con disabilità, che sarebbe stato allontanato dalla classe in quanto l'insegnante di sostegno aveva completato, per quel giorno, il proprio orario.
  Sull'episodio oggetto dell'interpellanza l'ufficio scolastico regionale per la Campania ha riferito quanto segue. Il dirigente dell'istituto scolastico interessato ha dichiarato che l'alunno con disabilità è rimasto in classe con il docente di base anche dopo il completamento dell'orario dell'insegnante di sostegno. Il dirigente scolastico ha aggiunto che solo nel corso dell'ultima ora di lezione, dalle ore 12,30 circa, il ragazzo ha manifestato il desiderio di allontanarsi dall'aula dove si svolgeva l'attività didattica per proprie esigenze personali e per salutare un'assistente amministrativa con la quale aveva stabilito un buon rapporto.
  Tenuto conto delle dichiarazioni del dirigente scolastico, l'ufficio scolastico regionale ha disposto accertamenti, che sono tuttora in corso. È stata disposta un'ispezione presso la scuola interessata e saranno sentiti i genitori del ragazzo. In esito ai suddetti accertamenti, i competenti uffici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca adotteranno tutti gli opportuni provvedimenti.
  Gli uffici del suddetto Ministero assicurano che la vicenda descritta viene esaminata con la massima attenzione e che eventuali responsabilità saranno fatte tempestivamente valere. Questa particolare attenzione è doverosa e coerente con il forte impegno del Ministero stesso per assicurare l'integrazione degli alunni disabili.
  È il caso di segnalare, al riguardo, che il decreto-legge n. 104 del 2013, che proprio in questi giorni è all'esame della Camera dei deputati, introduce nuove misure per assicurare la programmazione del servizio in favore degli studenti con disabilità e per migliorarne l'erogazione, prevedendo un incremento della dotazione organica dei posti di sostegno di 26.684 unità, con le conseguenti assunzioni in ruolo.
  Vanno, poi, menzionate le «Linee guida per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità», le quali, per l'aspetto che qui interessa, precisano che l'insegnante di sostegno deve collaborare con il docente di base e con il consiglio di classe affinché la formazione dell'alunno possa svolgersi anche in assenza dell'insegnante di sostegno e in modo tale da assicurare che l'intera comunità scolastica sia coinvolta nel processo di integrazione.
  Si ricorda, poi, la circolare n. 8 del 6 marzo 2013, con la quale è stata diramata una direttiva che, tra i nuovi strumenti per favorire l'integrazione, contempla la predisposizione da parte delle scuole di un piano annuale per l'inclusività, con il quale viene valutata, alla fine dell'anno scolastico, la qualità dell'integrazione, anche in collaborazione con le famiglie e con gli altri soggetti istituzionali.
  Questa è la risposta concordata con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. A questo vorrei aggiungere la mia personale adesione, partecipazione e condivisione, anche da parte del Ministero, di tutte le osservazioni di carattere generale fatte dall'interpellante, e ricordo il continuo impegno del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per interventi volti a migliorare le condizioni dei soggetti con disabilità.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Laura Coccia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  LAURA COCCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi ritengo soddisfatta, anche se mi viene una piccola osservazione dalle sue parole e, soprattutto, dal rendiconto dell'ufficio scolastico regionale. Il comportamento sarebbe stato lo stesso se a chiedere di uscire fosse stato un alunno normale ? Non penso. Quella di un alunno minorenne che chiede di uscire dall'aula non è una richiesta che può essere assecondata, perché quello è l'orario deputato a seguire le lezioni per tutti.
  La normalità passa anche attraverso queste piccole cose: se si fanno differenze, si sottolinea, ancora una volta, che vi è una piccola linea sottile che demarca, che vi sono persone a cui viene concesso qualcosa in più, e questa non è normalità.
  Per quanto riguarda il decreto-legge n. 104 del 2013, che tra poco arriverà alla Commissione cultura, la mia Commissione, può portare, per cortesia, al Ministro e a tutto il personale del Ministero il mio appoggio e il mio sostegno, perché ritengo che in questo decreto-legge vi siano tutti gli spunti di riflessione e tutti gli indirizzi per cambiare e voltare pagina alla scuola italiana. È un buon inizio: per favore, continuiamo.

(Elementi ed iniziative in relazione alla situazione di Alitalia – n. 2-00227)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Boccadutri n. 2-00227, concernente elementi ed iniziative in relazione alla situazione di Alitalia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Sergio Boccadutri se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Immagino che abbia intenzione di illustrarla, prego.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, egregio sottosegretario, colleghe deputate e colleghi deputati, questa settimana, – lo leggiamo su tutti i giornali – si sta tenendo l'epilogo finale di una delle più oscure e intricate vicende industriali degli ultimi vent'anni: la svendita di Alitalia-linee aeree italiane Spa, come si chiamava una volta, prima posseduta dal Ministero del tesoro e poi passata, appunto, alla Compagnia aerea italiana Spa, operazione nella quale – dirò meglio più avanti – sono stati sperperati diversi miliardi a danno dei contribuenti, sono stati bruciati migliaia di posti di lavoro e di garanzie, sono state favorite cordate di imprenditori amici e per nulla coraggiosi, regalando loro molte occasioni di guadagno di molti milioni di euro.
  Vorrei ricordare insieme a voi i passaggi principali della cessione, perché credo che sia impossibile capire quello che si sta verificando in queste ore – ore, appunto – se non teniamo bene a mente ciò che è accaduto negli scorsi anni.
  Partiamo da un primo evidente dato, quello che nel 2007 già vi era un potenziale compratore, ovvero Air France, che è lo stesso potenziale compratore di oggi: paradossale. Nel frattempo vi è stato un esborso di denaro pubblico calcolato tra sei e otto miliardi, considerati anche gli interventi a tutela dell'occupazione, nonché la trasformazione della nostra compagnia di bandiera in un piccolo vettore regionale di fatto.
  Già il 15 marzo 2008 Alitalia-linee aeree italiane Spa, infatti, aveva accettato l'offerta vincolante di Air France, che prevedeva lo scambio sul 100 per cento delle azioni Alitalia con una permuta di 160 azioni Alitalia per ogni azione Air France, e un'offerta pubblica di acquisto sul 100 per cento delle obbligazioni convertibili di Alitalia. Il valore dell'operazione si aggirava intorno a 1,7 miliardi di euro. L'offerta venne ritirata appena il mese dopo. In quelle settimane si fece ricadere la responsabilità sui sindacati, sostenendo che avessero rifiutato il piano di ristrutturazione imposto da Air France. In verità, non fu così. La vicenda Alitalia – come è noto – fu uno dei temi centrali della campagna elettorale delle elezioni politiche Pag. 24del 2008. Silvio Berlusconi, capo della coalizione che poi avrebbe vinto, insisteva sull'esigenza di salvaguardare l'italianità della compagnia contro il pericolo derivante dall'invasore francese.
  I fatti successivi sono noti. Il 10 maggio Berlusconi otteneva dal Governo Prodi un prestito-ponte di 300 milioni di euro ad Alitalia, da restituire entro il 31 dicembre dello stesso anno, prestito che ovviamente non è stato mai più restituito. Il nuovo Governo appena insediato affidava a Corrado Passera ed Intesa Sanpaolo il ruolo di advisor per avviare una veloce privatizzazione della compagnia di bandiera. È in questo contesto che sembra maturare il cosiddetto «piano Fenice» che prevedeva la costituzione di una new company in cui far confluire tutti i beni produttivi dell'azienda, chiedendo l'amministrazione straordinaria per la bad company, cui sarebbero rimasti tutti i debiti, un piano secondo il quale i lavoratori non sarebbero transitati alla nuova compagnia insieme ai beni produttivi. E fu proprio così che andarono le cose. Venne attuata una cessione di ramo d'azienda anomala, che ha visto transitare solo i beni produttivi e il reddito, violando ogni principio codicistico di diritto del lavoro.
  Con il decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, si piegarono la legge e i diritti dei lavoratori alle esigenze contingenti del presente, rendendo possibile un'operazione che altrimenti sarebbe stata vietata, garantendo peraltro, con l'articolo 3 di quel decreto, l'impunità per ogni atto compiuto dagli amministratori in danno alla società: un'amnistia per gli attori della svendita, posta a carico dei cittadini italiani, in spregio ad ogni principio di responsabilità. In seguito all'entrata in vigore di quel decreto, lo stesso giorno il consiglio di amministrazione di Alitalia ammetteva lo stato di insolvenza e si affrettava a chiedere l'amministrazione straordinaria, concessa appena il giorno successivo dal tribunale, nominando un commissario straordinario, Augusto Fantozzi.
  Nel 2008 lo stato di insolvenza fu poi dichiarato, pochi giorni dopo il decreto, dal tribunale di Roma che nella sentenza, tuttavia, avrebbe preso atto dell'impossibilità di salvare l'azienda per l'abbandono da parte dell'Esecutivo dell'intenzione di perseguire il salvataggio della compagnia mediante la cessione del controllo a terzi. Contemporaneamente nasceva su iniziativa di Intesa Sanpaolo la CAI – Compagnia aerea italiana Srl che poi si sarebbe trasformata in Spa – lasciando i debiti alla bad company e acquisendo, lei, gli asset produttivi.
  La nuova compagnia aerea, guidata dall'imprenditore Roberto Colaninno, vedeva in origine nella compagine sociale alcuni imprenditori che operano nell'ambito delle commesse degli appalti pubblici tra cui lo stesso Colaninno, tramite IMMSI, il gruppo Benetton tramite Atlantia, il gruppo Aponte, il gruppo Riva, il gruppo Fratini tramite Fingen, il gruppo Ligresti tramite Fondiaria SAI, Equinox, Clessidra, il gruppo Toto e il gruppo Fossati tramite Findim, il gruppo Marcegaglia, Bellavista Caltagirone, tramite Acqua Marcia, il gruppo Gavio tramite Argo; Davide Maccagnani tramite Macca; Tronchetti Provera e Intesa Sanpaolo.
  Solo nel 2009, pagando una quota di appena 322 milioni di euro, sarebbe entrata Air France-KLM acquistando una quota del 25 per cento delle azioni, superiore a quella detenuta da ogni altro azionista, peraltro in assenza di patti parasociali e più che doppia di quella del socio di grandezza immediatamente inferiore.
  Una compagine azionaria bizzarra composta in origine da imprenditori che nulla avevano a che fare con il trasporto aereo con l'esclusione di Carlo Toto, anche se pare che alcuni di essi abbiano una certa frequentazione delle aule dei tribunali: una quota importante detenuta dal gruppo Riva, che di recente ha dichiarato di voler chiudere sette stabilimenti oggetto del sequestro preventivo da parte del GIP di Taranto nell'ambito dell'inchiesta dell'ILVA; dall'altro, il gruppo Ligresti, rappresentato in CdA da Gioacchino e Paolo Ligresti, attualmente latitante in Svizzera e Pag. 25che dunque presumo non abbia potuto prendere parte al CdA di CAI che si è svolto ieri.
  Per tracciare un bilancio dell'operazione ciò che si è verificato è stata una sostanziale socializzazione delle perdite a carico dell'erario e dei contribuenti, con uno spropositato arricchimento dei gruppi industriali e finanziari. A farne le spese sono stati i lavoratori di Alitalia, che hanno visto la compressione dei loro diritti, nonché molti anni di cassa integrazione, mobilità e disoccupazione, con circa 7.600 posti cancellati; i cittadini italiani, che hanno subito un esorbitante aumento delle tariffe in una situazione di monopolio di fatto; il Paese nel suo complesso, che ha visto ridurre le proprie capacità e mobilità delle persone e delle merci. Probabilmente nel pieno della crisi il turismo resta un prezioso settore economico.
  L'avventura dei «capitani coraggiosi» iniziata nel 2008 con la benedizione del Governo Berlusconi ha avuto un decorso noto. Dopo avere sborsato circa 100 milioni per comprare degli asset produttivi, probabilmente stimati in difetto che valevano circa dieci volte tanto, l'ex compagnia di bandiera ha vivacchiato sinora senza uno straccio di piano industriale: ritardi, bagagli smarriti, contrazione delle rotte e vendita di alcuni slot sul Londra-Heathrow.
  L'interesse della cordata degli imprenditori amici sembra essere stato dettato negli ultimi cinque anni dalla necessità di sbarazzarsi quanto prima del fardello di Alitalia, vendendola al miglior offerente incuranti della necessità dello sviluppo del Paese e dei rapporti con la clientela. Le disavventure occorse tra i frequent flyers in questi mesi sono assolutamente indicative del modo in cui la new company tratta i passeggeri.
  Alitalia, dopo aver posto un limite temporale alle possibilità di riscattare le miglia accumulate nel programma di fidelizzazione 2008-2012, ha reso nei fatti impossibile l'utilizzo delle stesse: contattando i call center infatti i biglietti premio risultavano sempre esauriti. A ciò si aggiunga che le soluzioni alternative proposte di traslazione risultavano fortemente dannose, poiché venivano decurtate della metà e in questo caso sono abbattute molte perdite attraverso questo giochino dei frequent flyers. Tagli, procedure tortuose per spendere le miglia, piani industriali che è arduo definire tali.
  Proprio al fine del giugno 2013 una conferenza stampa Alitalia-CAI ha comunicato l'approvazione del nuovo piano industriale per il triennio 2013-2016. Questo documento è inaccessibile all'opinione pubblica e a questo Parlamento. Traccerebbe, a detta degli estensori, la road map per l'uscita dalla crisi della ex compagnia di bandiera; in particolare, in esso si parlerebbe della necessità di trasformare la controllata Air One in una compagnia low cost concorrente di Ryanair, della trasformazione di Roma Fiumicino in un hub della compagnia, della necessità di rilanciare nuove tratte intercontinentali.
  Tuttavia, pare che nulla sia stato detto a proposito della necessità di sviluppare nuove rotte verso il Sud-est asiatico, della possibilità di rivoluzionare il timing di Fiumicino, rendendo le rotte intercontinentali appetibili a passeggeri provenienti dal resto dell'Europa e, last but not least, nulla – ripeto: nulla – si diceva del ruolo di Air France.
  Delle due l'una: o il CdA di Alitalia di cui fa parte Air France, che ne controlla il 25 per cento, è schizofrenico, e ora sta valutando di vendere a un socio partner in SkyTeam attraverso cui si realizza la maggior parte dei collegamenti intercontinentali, ignorato nel piano industriale approvato a giugno, oppure semplicemente il piano industriale di giugno non è tale, ma è solo uno specchietto messo lì come una tessera del complesso di relazioni che porterà all'acquisizione di Alitalia da parte di Air France.
  D'altra parte la stessa scelta di Gabriele del Torchio come amministratore delegato è indicativa. L'ultima grande operazione che ha fatto è stata la vendita di Ducati ai tedeschi di Audi.
  Arriviamo ai nostri giorni. Ieri si è svolto il CdA di Alitalia-CAI che ha approvato la relazione sui conti del primo Pag. 26semestre 2013, certificando una perdita di 294 milioni di euro, nonostante sia noto che i soci italiani siano restii a nuovi esborsi e che la compagnia abbia necessità di una liquidità di almeno 400 milioni di euro per poter scongiurare il fallimento.
  Il Consiglio di amministrazione ha convocato un'assemblea straordinaria dei soci per il 14 ottobre, per procedere ad una ricapitalizzazione di almeno 100 milioni. Altri 300 dovrebbero arrivare dalle banche. Senza di essi non ci sono i soldi nemmeno per pagare gli stipendi. La liquidità, sempre secondo i dati della compagnia, ammonta ad appena 128 milioni di euro. Alitalia ha già perso, infatti, 946 milioni di euro e ha accumulato debiti per oltre un miliardo.
  Veniamo ad Air France. Pare che il 23 settembre il Consiglio di amministrazione di Air France abbia deciso di acquisire il controllo della ex compagnia di bandiera, che avrebbe trasformato «nei progetti francesi» in un vettore regional. In particolare, sembrerebbe che Air France voglia aumentare la partecipazione in Alitalia, rimanendo tuttavia sotto la soglia del 50 per cento, con una spesa di appena 100 milioni di euro, a patto di avere totale autonomia nella detenzione delle rotte e degli organici, con grande giubilo dei nostri capitani coraggiosi, che sarebbero interessati esclusivamente a cedere le proprie quote azionarie quanto prima, scadendo il 28 ottobre il lock up che ha vincolato per cinque anni i soci entrati nella compagnia del 2008.
  Si preannuncia un piano di lacrime e sangue ? I bene informati parlano di una riduzione del 14 per cento della forza lavoro e del 21 per cento della flotta, con il licenziamento di circa 2100 unità, senza calcolare l'indotto. Solo a Fiumicino si stima un passaggio da 18 milioni a 13 milioni di passeggeri, con il Leonardo da Vinci trasformato in un hub regionale che porta passeggeri a Parigi, come già successo a Bruxelles quando fallì Sabena.
  Proprio ieri incontrando l'omologo francese, il Ministro Lupi ha dichiarato di non essere contrario alla cessione ad Air France, se vengono salvaguardati i livelli occupazionali e vi è impegno a mantenere le rotte. Curioso, in effetti, che tale dichiarazione provenga proprio da colui che fa parte dello stesso partito che appena cinque anni fa gridava allo scippo da parte di Air France e chiamava a raccolta i capitani coraggiosi a difesa dell'italianità.
  Mi preoccupano anche le dichiarazioni del Ministro Zanonato, che pare propendere ad una «direzione ponte» e che ha di recente sostenuto che considera possibile e legittimo un intervento della CDP, la nostra Cassa depositi e prestiti, per finanziare le imprese che hanno un valore strategico nazionale. E se la CDP intervenisse a finanziare Alitalia-CAI, si tratterebbe dell'ennesimo impiego di denaro pubblico in favore di un'impresa privata che è già costata ai contribuenti, abbiamo detto, tra i sei e gli otto miliardi di euro, soprattutto se si considera che proprio ieri, su Il Sole 24 Ore, lo stesso Ministro si è detto scettico e profondamente turbato dal possibile coinvolgimento dei francesi.
  Nel frattempo, nel Consiglio di amministrazione di ieri, i rappresentanti di Air France hanno votato contro l'aumento di capitale. L'impressione dei commentatori è che Air France voglia aspettare il fallimento del piano industriale per riuscire a comprare la compagnia per pochi spiccioli.
  Su tutte queste questioni vorremmo sapere cosa intenda fare il Governo. Il trasporto aereo rappresenta uno degli elementi principali necessari per rilanciare il Paese in ambito europeo e mondiale. L'Italia non può permettersi di avere una compagnia regionale mal gestita e continuamente in perdita che la releghi a un ruolo marginale rispetto a tutti gli altri Stati.
  In particolare, chiediamo al Governo di riferire sulla trattativa tra Alitalia e Air France, su cui è informato, dato che proprio ieri il Ministro Lupi ha incontrato il suo omologo francese, anche alla luce della ricostruzione delle vicende che ho appena fatto e che hanno portato alla dismissione di Alitalia del 2008. Allo stesso modo, chiediamo quali provvedimenti urgenti intenda assumere il Governo per Pag. 27evitare che Alitalia-Compagnia aerea italiana Spa fallisca, con danno enorme per i lavoratori e i cittadini, o venga trasformata in un vettore regionale con grave nocumento per il sistema economico italiano.
  Chiediamo, infine, se il Governo sia a conoscenza dell'esatta somma che la Compagnia aerea italiana Spa ha versato effettivamente per l'acquisizione degli asset produttivi di Alitalia-Compagnia aerea italiana; fonti giornalistiche parlano di 100 milioni versati a fronte di un prezzo di 1052 milioni di euro e un valore di stima di 1,8 miliardi di euro.
  Credo – e concludo – che gli italiani abbiano già pagato abbastanza per le vicende di Alitalia in termini di esborso dell'erario, di disservizi, di diminuzione dei livelli occupazionali e di compressione di diritti. Attendiamo da lei, sottosegretario, una risposta seria e non rituale che ci faccia sperare in un cambio di passo, nel tentativo di rimediare, anche se parzialmente, ai disastri fatti in passato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Carlo Dell'Aringa, ha facoltà di rispondere.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, leggo una risposta breve e concisa, concordata naturalmente con il Ministero dello sviluppo economico. In via preliminare, si segnala che l'interpellanza in questione è stata delegata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero dello sviluppo economico e che la gestione delle società del comparto di aviazione esula dalle competenze del suddetto Ministero, e nello specifico della crisi Alitalia si è occupata, anche nel passato, esclusivamente della parte soggetta a commissariamento.
  Pertanto, per la parte di competenza, si fa presente che la vendita a CAI ha previsto un corrispettivo di euro 1.052 milioni in linea con la perizia Leonardo, che attribuiva al perimetro di beni oggetto di vendita un valore di euro 1.051 milioni.
  Sulla base delle informazioni fornite dai commissari, tale corrispettivo risulta pagato, quanto ad euro 625,9 milioni mediante accollo dei debiti ipotecari, ed il residuo di 426,1 milioni, in parte è stato pagato mediante accolli non ipotecari e compensazioni dare/avere tra le parti ed in parte (euro 259,4 milioni) con un saldo in contanti.
  Al riguardo, così come già manifestato dal Ministro dello sviluppo economico, occorre evitare assolutamente che Alitalia sia preda di acquirenti che possano avere interessi strategici diversi da quelli del nostro Paese. L'Italia vuole restare uno dei grandi hub europei del trasporto intercontinentale: per questo sarebbe necessario tutelare l'azienda in quanto tale e non trasformarla in un'ancella di un'altra società che opera a breve distanza.
  Il Governo sta lavorando, quindi, ad una «soluzione ponte» con il coinvolgimento di alcune banche. L'azienda deve essere difesa finanziariamente, perché possa attuare tutto il piano di ristrutturazione del management e tornare a guardare a possibili alleanze, ma da una posizione di forza.
  Per quanto concerne il possibile intervento della Cassa depositi e prestiti il competente Ministero dell'economia e delle finanze ha rappresentato che: «Cassa depositi e prestiti è una società per azioni a controllo pubblico, che investe fondi di terzi privati, verso i quali ha l'obbligo di rimborso, prevalentemente costituiti da risparmio postale, con la finalità di sostenere lo sviluppo del Paese. Cassa depositi e prestiti può assumere per legge e statuto partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale a condizioni che le stesse risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività».
  Questa è la nota; anche questa sulla Cassa depositi e prestiti è solo una puntualizzazione del ruolo di questo istituto. Da parte mia, con riferimento alla lunga e articolata interpellanza, che è un'analisi anche di tutto quello che è successo in passato, voglio sottolineare quanto in questa Pag. 28nota è indicato come obiettivi, che mi sembrano obiettivi quanto mai apprezzabili. Sul modo di realizzare gli obiettivi in questa fase, in cui il problema è all'attenzione dell'opinione pubblica e del Governo, e su quali strumenti attivare, la partita è in corso.
  In questo momento, il Governo non è in grado di anticipare quelle che saranno le misure più adatte per raggiungere gli obiettivi che sono stati illustrati: non essere preda di acquirenti che possono avere interessi strategici diversi dal nostro; il nostro Paese deve restare uno dei grandi hub europei del trasporto internazionale; per questo sarebbe necessario tutelare l'azienda, e così via. Questi sono gli obiettivi, e per gli strumenti è in corso la predisposizione di un piano che possa raggiungere queste finalità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Boccadutri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  SERGIO BOCCADUTRI. Gentile Presidente, egregio sottosegretario, colleghe deputate e colleghi deputati, non posso essere soddisfatto della risposta ma, per ammissione dello stesso sottosegretario, è una risposta, appunto, parziale.
  Mi permetto soltanto, con il massimo rispetto che si deve al sottosegretario qui presente, di sottolineare che appare strano che né la Presidenza del Consiglio né il Ministero dello sviluppo economico abbiano ritenuto di rispondere a questa interpellanza.
  La verità è che il Governo su Alitalia non ha una posizione, ne ha almeno due: quella del Ministro Lupi che vuole accompagnarsi ai francesi e quella del Ministro Zanonato che vorrebbe rilanciarne l'italianità. Uno strano scambio di ruoli se si pensa a cosa pensavano i protagonisti della vicenda del 2007, e il Presidente del Consiglio tace quando si sta parlando di almeno duemila famiglie.
  Vorrei, su due punti, e in conclusione, dire una cosa: Banca Leonardo è una banca che nella sua compagine societaria vede la partecipazione di tanti di quei «capitani coraggiosi» che poi acquisirono Alitalia. Il conflitto di interesse è un vecchio vizio di questo Paese e non sta da una parte sola.
  Mi permetto di dare una valutazione politica sull'altro punto della risposta: si sta ammettendo di fatto che verranno utilizzate delle risorse della CDP, perché non posso che leggere così la precisazione sullo strumento e su che cosa è la CDP, ovviamente.
  Ribadisco, signor Presidente, sottosegretario, colleghe deputate e colleghi deputati, che non è possibile comprendere quello che si sta verificando oggi, se non si fa piena luce su quello che è successo nell'ultimo quinquennio. Per questo motivo ho depositato già da tempo una richiesta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sul caso Alitalia. Colleghi, questa Camera dei deputati si deve assumere la responsabilità di indagare su cosa è successo; non è possibile che circa otto miliardi di euro siano stati bruciati nella totale indifferenza di quest'Aula. Ci sono soggetti che si sono arricchiti enormemente e famiglie che sono state ridotte sul lastrico e altre che rischiano di esserne ridotte ulteriormente.
  Ci sono ancora troppi punti che sono oscuri. Oltre a quelli che ho citato, illustrando l'interpellanza, vi è tutta la vicenda relativa all'acquisizione di Air One di Carlo Toto; secondo le indiscrezioni del Corriere della Sera, infatti, nel 2009 sarebbero stati ceduti 39 aerei per un valore di 670 milioni di euro a garanzia di un debito bancario di 500 milioni di euro per il finanziamento degli stessi, oggi ridottisi a 330 milioni di euro. Ma pare che Alitalia paghi un canone di 60 milioni di euro all'anno alla AP Fleet per il leasing di quattordici Airbus. Pare dunque che la drammatica situazione debitoria di Alitalia dipenda proprio dai crediti vantati dalla vecchia Air One. Un intreccio, quello tra Alitalia e Air One che non è stato ancora chiarito e sul quale è necessario fare luce.
  Oltre a tutto questo, oltre allo sperpero di risorse pubbliche, alla compressione dei livelli occupazionali, oltre a tutto questo, si è smantellato, questo lo voglio ribadire, il Pag. 29sistema del trasporto aereo nel nostro Paese che dovrebbe invece costituire il volano della nostra economia ! È giunta l'ora che ci assumiamo le nostre responsabilità e guardiamo alla nostra storia più recente con occhi limpidi; per questo serve la Commissione d'inchiesta.
  Si dice che non vi è un rischio per Alitalia di diventare un vettore regionale; forse il Governo non si è accorto che già è così. Da Roma a New York nella stagione invernale partono due voli di Alitalia al giorno; da Parigi ne partono sette, da Francoforte cinque, da Londra quindici.
  Non vi è un collegamento diretto di Alitalia verso la Cina, verso l'India, verso Hong-Kong, verso quei Paesi dove il sistema economico cresce. Nel nuovo piano di Alitalia si parla di introdurre un nuovo collegamento diretto per San Francisco, bellissima città dove andare a farsi le vacanze tra le colline, ma sicuramente non paragonabile a Shanghai e a Pechino.
  Insomma, se posso permettermi, io ritengo che questa vicenda, come per altri versi la vicenda Telecom – e concludo – ci dà la cifra esatta del capitalismo italiano: attaccato alle prebende pubbliche, incapace di sviluppare piani industriali che producano reddito e lavoro, abituato a guadagnare accollando i costi ai contribuenti con operazioni spericolate o in casi limite ricorrendo addirittura alla frode fiscale. La verità è che non solo la politica necessita di una riforma radicale, ma anche il nostro tessuto economico, investendo su chi ha capacità di innovare, inventare e soprattutto produrre beni e reddito. Per difendere l'italianità non servono «capitani coraggiosi» pronti a buttarsi giù da una compagnia aerea che sono incapaci di gestire, ma servono idee, uomini e donne che sappiano fare il loro lavoro di imprenditori.
  In ogni caso, vigileremo sugli eventi delle prossime settimane affinché non si realizzi l'ennesima svendita, ma si trovi la soluzione per rilanciare la compagnia, innanzitutto dal punto di vista industriale, unico vero strumento per garantire i livelli occupazionali, ribadendo a questa Camera dei deputati la necessità di procedere subito all'istituzione di una Commissione di inchiesta che faccia luce sulle oscure vicende degli scorsi anni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 30 settembre 2013, alle 15,30:

  Discussione congiunta dei disegni di legge:
   S. 888 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 (Approvato dal Senato) (C. 1572).
   S. 889 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (Approvato dal Senato) (C. 1573).
  — Relatore: Rughetti.

  La seduta termina alle 11,20.

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