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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 110 di lunedì 4 novembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 12,15.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di giovedì 31 ottobre 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Ascani, Berretta, Bocci, Boccia, Bonomo, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Bray, Brunetta, Carinelli, Carrozza, Casero, Castiglione, Cicchitto, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Fassina, Fedriga, Ferranti, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Letta, Lorenzin, Lupi, Manciulli, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Nesci, Orlando, Palazzotto, Pisicchio, Pistelli, Quartapelle Procopio, Realacci, Sani, Santelli, Scagliusi, Scopelliti, Tabacci, Tidei, e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Prima di passare al primo punto dell'ordine del giorno, salutiamo gli alunni e le alunne dell'Istituto comprensivo Cesare Chiominto di Cori (Latina), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Discussione delle mozioni Luigi Di Maio ed altri n. 1-00150, Labriola ed altri n. 1-00171, Migliore ed altri n. 1-00198, Rostan ed altri n. 1-00098, Picierno ed altri n. 1-00203, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00211, Formisano e Pisicchio n. 1-00228 e Russo ed altri n. 1-00229 concernenti iniziative per la bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale, con particolare riferimento alla situazione nella cosiddetta Terra dei fuochi (ore 12,23).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Luigi Di Maio ed altri n. 1-00150, Labriola ed altri n. 1-00171, Migliore ed altri n. 1-00198, Rostan ed altri n. 1-00098, Picierno ed altri n. 1-00203, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00211, Formisano e Pisicchio n. 1-00228 e Russo ed altri n. 1-00229, concernenti iniziative per la bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale, con particolare riferimento alla situazione nella cosiddetta Terra dei fuochi (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che in data odierna sono state presentate la nuova formulazione della Pag. 2mozione Antimo Cesaro ed altri n. 1-00211 e la nuova formulazione della mozione Luigi di Maio ed altri n. 1-00150. I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare la deputata Vega Colonnese, che illustrerà anche la mozione Luigi Di Maio e altri n. 1-00150 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Signor Presidente, con molto piacere noi deputati campani del MoVimento 5 Stelle abbiamo visto che vi è un interesse nazionale, finalmente, riguardante la Terra dei fuochi. La Terra dei fuochi è quella zona della Campania circoscritta da vari comuni, molto, molto popolosi. Ultimamente quando si parla della Terra dei fuochi si pensa a delle lande desertiche in cui non c’è nessuno. In realtà, tutti i provvedimenti presi, e soprattutto l'irrazionale decisione di smaltire rifiuti e di accogliere rifiuti illeciti dovuti ad un commercio illecito, appunto, di distribuzione dei rifiuti pericolosi, nascevano e si sviluppavano in territori densamente popolati. Noi apprendiamo anche che finalmente le dichiarazioni di Schiavone sono rese pubbliche.
  La terra, la regione da cui provengo, aveva bisogno di avere una certezza che questo danno, questo illecito, creato lì, fosse pubblico. Nel percorso di questi anni, circa vent'anni, che hanno riguardato grosso modo la vita di noi rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, abbiamo visto che spesso venivano considerate, accolte e analizzate le situazioni nella nostra regione come se fossero delle questioni di costume, come se fosse normale che i rifiuti illeciti dovuti a sversamenti di rifiuti fossero interrati nelle terre fertili della Campania.
  Entro nel merito dell'irrazionalità con cui sono state analizzate le questioni riguardanti la nostra regione. La nostra regione è stata amministrata in modo scellerato e di questo possiamo esserne ben consapevoli tutti, da qualsiasi parte politica. Sappiamo che i responsabili dei delitti avvenuti in Campania non sono stati condannati. Molti si avvalgono della prescrizione del reato. Abbiamo assistito nei momenti formativi della nostra vita – abbiamo un'età abbastanza giovane per avere assistito – alla beatificazione di Bertolaso, nel momento in cui parlava della gestione dei rifiuti.
  Ricordo ancora che si parlava di «termovalorizzatore». Noi eravamo quei cittadini che andavano nei consigli comunali e chiedevano la verità e dicevano di parlare di «incenerimento dei rifiuti»: incenerire un rifiuto illecito costa la morte delle persone.
  La gravità della superficialità nell'affrontare questo problema è anche dovuta al fatto che non si ha una «scientificità» della relazione tra i malati di tumore della regione Campania e le zone in cui sono avvenuti gli sversamenti di rifiuti. Noi nella mozione chiediamo l'istituzione di un registro tumori, che non deve assolutamente avere bandiera politica, perché sappiamo che le bandiere politiche hanno distrutto il territorio campano, hanno fatto sì che non si credesse nemmeno più nello Stato in quelle zone. Basta andare a vedere come si svolgono gli scrutini nel momento in cui ci sono le elezioni amministrative e regionali; basta farsi un giro nelle circoscrizioni campane per capire quanto è lontano il senso dello Stato. Ciò è dovuto anche a una corresponsabilità spesso degli amministratori e della camorra locale.
  Io nella mia vita – sempre in quegli anni formativi, quelli che ti dovrebbero far credere nello Stato, ti dovrebbero far studiare e ti dovrebbero far credere in un futuro – ho sentito parlare di imprenditori ingenui del nord, che venivano nella mia regione e, a bassissimo costo, interravano rifiuti pericolosi, costando la vita dei miei parenti, dei miei amici, delle persone perbene che ho sempre conosciuto, perché i campani non sono persone criminali per Pag. 3nascita, sono persone che si trovano in un Paese sbagliato, in cui l'abitudine ha voluto indicare queste persone come se fossero persone di «serie B», le cui vita e morte potevano essere comunque messe in secondo piano. Allora si parlava di imprenditori, si parlava dell'Impregilo come una piccola azienda che doveva trovare una soluzione a un problema campano: questo è costato la morte di molte persone.
  Ultimamente abbiamo visto personaggi famosi con dei cartelli: questa cosa mi fa piacere, perché finalmente quei cartelli avevano dei nomi. Io in quei nomi, in molti di quei cartelli ho degli amici, ho dei parenti, ho delle persone che sono morte. Allora noi, il MoVimento 5 Stelle, chiediamo, grazie all'opera di Luigi Di Maio, che gli «atti» di Schiavone non vengano messi in secondo piano, che vengano letti. Era il 1997, io avevo diciotto anni, ero lì e mi dovevo iscrivere all'università, dovevo pensare alla vita, dovevo pensare che c'era giustizia. Un po’ più grande ho assistito al processo Romiti, non poteva essere reso pubblico. Io vedevo e scrivevo le relazioni che venivano dette lì. Ho assistito al giorno in cui Bertolaso si era avvalso della facoltà di non rispondere, quando aveva devastato la regione da cui vengo. E ho assistito, nei miei lavori in Italia, a una inconsapevole richiesta da parte di miei connazionali a cui avevano fatto il lavaggio del cervello: la Campania doveva morire, era colpa mia se quegli sversamenti non avevano un nome. Ora ce lo hanno questo nome.
  Noi chiediamo a gran voce, attraverso la nostra mozione, che venga istituito in maniera pubblica, senza bandiere politiche – perché questa è un'altra cosa che viene sfruttata nella mia regione: la bandiera accanto al registro tumori – il registro tumori, che venga garantita la scientificità della causa-effetto tra i malati di tumore e le zone agricole morte, sepolte, zone come Giugliano, Acerra, Afragola, composte da persone che vivono in quei luoghi, la cui economia è stata distrutta e ci sono state delle richieste da parte di altre regioni d'Italia. Noi chiediamo che vengano messi questi nomi.
  Io voglio, esigo dalle persone di altri partiti che adesso prenderanno la parola, che dovrebbero essere il rinnovamento del loro partito, una cosa: non voglio più sentire i vecchi nomi della politica. Bassolino, De Luca, Luigi Cesaro – che adesso me lo trovo come collega – non li voglio più sentire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non voglio più avere il mio nome accanto al loro. I campani hanno bisogno di una dignità. Noi siamo italiani, siamo quelli che sono stati sfruttati fintamente da ingenui imprenditori del nord, siamo quelli a cui è stato negato il diritto di sapere come e perché i reati sono stati prescritti all'Impregilo, a Bassolino, a Romiti e a tutte le persone che erano lì, in quell'aula bunker di Poggio Reale.
  Io non voglio più avere vergogna di dire da dove vengo. Non l'ho mai avuta. E non voglio più che la gente venga a chiedere a me, cittadina qualunque, che cosa è successo perché noi ce la stiamo mettendo tutta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Labriola, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00171. Ne ha facoltà.

  VINCENZA LABRIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legislazione italiana riconosce quale siti di interesse nazionale quelle aree in cui l'inquinamento del suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente esteso e grave da costituire un serio pericolo per la salute pubblica e per l'ambiente naturale. I SIN sono in genere zone industriali dismesse, aree in cui l'attività industriale è ancora attiva, porti, ex miniere, cave, discariche non conformi alla legislazione e discariche abusive. La gravità della contaminazione in queste zone con rilevanti impatti ambientali, sanitari e socio-economici ha fatto sì che esse venissero prese in carico dello Stato con stanziamento di fondi ad hoc per la loro messa in sicurezza e bonifica. In Italia ci sono 57 SIN perimetrati dal 1998 in poi sulla base di diverse leggi, ultima delle quali il decreto legislativo n. 152 del 2006.Pag. 4
  In Italia, infatti, fino agli anni Novanta si è parlato di inquinamento facendo riferimento a singoli comparti ambientali (aria, acque sotterranee e superficiali, sedimenti, suolo), ma il concetto di sito inquinato viene introdotto per la prima volta con la definizione delle aree a elevato rischio di crisi ambientale, dichiarate tali in base alla legge 8 luglio 1986, n. 349. Nel decreto legislativo n. 22 del 1997 sulla gestione dei rifiuti, uno specifico articolo (articolo 17), che riguarda la bonifica dei siti inquinati, amplia il concetto di sito inquinato ricomprendendo, non più solo vaste aree industriali in attività, bensì anche aree industriali dismesse o da dismettere, e aree di smaltimento rifiuti.
  Con il decreto ministeriale n. 471 del 1999, relativo alle bonifiche dei siti inquinati, si ha la prima definizione di sito inquinato, e precisamente: «Sito che presenta livelli di contaminazione o alterazioni chimiche, fisiche o biologiche del suolo o del sottosuolo o delle acque superficiali o delle acque sotterranee tali da determinare un pericolo per la salute pubblica o per l'ambiente naturale o costruito. È inquinato il sito nel quale anche uno solo dei valori di concentrazione delle sostanze inquinanti nel suolo o nel sottosuolo o nelle acque sotterranee o nelle acque superficiali risulta superiore ai valori di concentrazione limite accettabili stabiliti dal presente regolamento». Pertanto, un sito è considerato inquinato quando in una delle matrici considerate viene superata la concentrazione limite individuata nella normativa.
  Infine, come detto poc'anzi, il decreto legislativo n. 152 del 2006 riporta una nuova definizione di sito inquinato, e precisamente: «Un sito nel quale i valori delle concentrazioni soglia di rischio, determinati con l'applicazione della procedura di analisi di rischio di cui all'allegato 1 alla parte quarta del presente decreto sulla base dei risultati del piano di caratterizzazione, risultano superati». Viene pertanto introdotto per la prima volta un importante concetto: un sito è definito contaminato quando esibisce un rischio igienico sanitario per l'uomo, cioè quando supera le soglie di accettabilità del rischio stesso, valutate attraverso una specifica procedura di analisi di rischio.
  La normativa sopra richiamata individua quelle condizioni che rendono un sito inquinato oggetto di interesse nazionale. In altre parole, vengono individuate le aree da inserire nel programma nazionale di bonifica come siti di bonifica di interesse nazionale, sulla base delle caratteristiche del sito inquinato, delle quantità e della pericolosità degli inquinanti presenti, dell'impatto in termini di rischio sanitario ed ecologico sull'ambiente circostante. L'inserimento di un'area tra i siti di interesse nazionale per le bonifiche avviene in base a criteri di ordine sanitario, come le evidenze di alterazioni dello stato di salute delle popolazioni residenti nell'area d'interesse, di origine ambientale, come l'estensione dell'area potenzialmente inquinata, la compromissione di tutte le matrici ambientali (suolo, acqua e aria) oppure la presenza massiva di abbancamenti di rifiuti; di ordine sociale, quale una elevata percezione del rischio stesso da parte della popolazione, per motivazioni storiche, sociali e ambientali.
  Nel periodo 2005-2007, tre rapporti dell'Istituto superiore della sanità avevano fornito indicazioni su come procedere nello studio epidemiologico dei siti inquinati, ma per molto tempo è mancata una caratterizzazione epidemiologica complessiva che potesse dare indicazioni sulle conseguenze sanitarie delle esposizioni delle popolazioni che vivono in prossimità dei SIN. Il vero studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento (il cosiddetto studio «Sentieri»), condotto e finanziato nell'ambito del programma strategico ambiente e salute del Ministero della salute, ha condotto un'analisi della mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio Pag. 5sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di siti di interesse nazionale per le bonifiche.
  Il progetto, iniziato nel 2007, è stato completato nel mese di dicembre 2010, prendendo in considerazione 44 dei 57 siti oggi compresi nel programma nazionale di bonifica...

  PRESIDENTE. Onorevole Labriola, mi scusi, non le ho suonato il tempo. Ha già esaurito il suo tempo. Per cui se può concludere o, al limite, consegnare il testo scritto, se vuole.

  VINCENZA LABRIOLA. Concludo dicendo che, alla luce di tutto ciò, chiedo al Governo impegni concreti per attuare e aumentare le risorse finanziarie pubbliche per far decollare il settore delle bonifiche. Ma per realizzare questo si deve anzitutto elaborare un piano nazionale per le bonifiche che individui gli interventi da realizzare e i tempi in cui questi devono concludersi. Nel frattempo è quanto mai urgente un piano di sorveglianza sanitaria mirata, che coinvolga il Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, della salute degli enti locali e che sia affiancato ad attività di ricerca e sistemi di monitoraggio e controllo della qualità ambientale.
  Si chiede poi di definire, in accordo con gli enti locali coinvolti, in maniera concreta, i tempi e la strategia di utilizzo degli stanziamenti previsti per la bonifica dei siti inquinati nelle aree dei poligoni di tiro...

  PRESIDENTE. Concluda.

  VINCENZA LABRIOLA. ...un minuto ...definendo, come sarà necessario, un'ulteriore implementazione delle risorse previste per restituire dignità e un nuovo sviluppo economico nelle aree interessate a livello nazionale; infine, se veramente questo Governo vuole porre la tutela della salute delle persone che vivono in queste zone al centro della propria azione, è necessario predisporre gli strumenti, anche normativi, idonei a valutare in tutti i siti di interesse nazionale per le bonifiche il contributo all'esposizione derivante del potenziale ingresso nella catena alimentare dei contaminanti riscontrati nelle varie matrici ambientali. Questo è un aspetto sottovalutato, forse non seriamente preso in considerazione, ma quello che mangiamo è quello che siamo, e se la catena alimentare non è doverosamente controllata, rischiamo di compromettere ulteriormente la nostra salute, ma soprattutto quella dei nostri figli.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zaratti, che illustrerà anche la mozione Migliore n. 1-00198, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, colleghe, colleghi, signor rappresentante del Governo, ogni volta che inizia una nuova legislatura o si forma un nuovo Governo si dice sempre che si vuole dare discontinuità a ciò che è stato fatto nel passato e guardare al futuro per cercare di costruire un nuovo inizio. Bisogna dire che una delle cose fondamentali per dare vita ad un nuovo inizio è che, quanto meno, si faccia verità su quello che è accaduto nel passato. Questo è un Paese di troppi misteri, di troppe stragi i cui autori non sono stati verificati. È il Paese di Ustica, è il Paese di via D'Amelio, è il Paese della strage di Piazza Fontana, è il Paese della strage di Brescia.
  Tra le molte cose di cui vergognarsi in questo Paese, rientra l'ecocidio della Terra dei fuochi, l'ecocidio di questa parte importante del nostro Paese che sta tra Caserta, Napoli, Frosinone e Latina; è una cosa che deve essere evidenziata e ricordata. E non è possibile che per ricostruire questa verità sia necessario – di questo ringrazio la Presidente Boldrini e l'Ufficio di Presidenza di questa Camera – desecretare gli atti di un interrogatorio fatto dalla Commissione sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti di ben sedici anni fa. Sono passati sedici anni da questa dichiarazione del pentito Schiavone e soltanto ora si è potuto leggere, i cittadini Pag. 6hanno potuto leggere, i deputati hanno potuto leggere le dichiarazioni di questo pentito relativamente ai grandi drammi che ci sono stati in quella parte del nostro territorio.
  Verrebbe da domandarsi: i fatti si conoscevano sedici anni fa. Lo conosceva il Parlamento, lo conosceva il Governo di allora, lo conosceva la magistratura. Ma in sedici anni cosa ha fatto lo Stato per risanare quella parte del nostro territorio ? Cosa ha fatto per impedire che i cittadini e le cittadine del nostro Paese continuassero ad essere avvelenati ?
  Cosa ha fatto per accertare le responsabilità, non soltanto dei clan mafiosi, ma le responsabilità di quegli industriali del Nord, che, per smaltire rifiuti tossici e pericolosi, si affidavano alle cosche mafiose ? Cosa ha fatto per accertare le responsabilità di quei moderni imprenditori europei, che scaricavano nel nostro Paese i loro veleni ? Cosa ha fatto il nostro Stato per garantire la salute dei cittadini del nostro territorio ?
  Ebbene, mi pare che questa sia una delle grandi questioni che sono sul tappeto, ma, ahimè, ci troviamo di fronte ad un Governo che, ancora adesso, sul rapporto causa-effetto tra tumori, malformazioni e la presenza di rifiuti tossici, manifesta qualche incertezza. Di qualche giorno fa sono le dichiarazioni del Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, la quale ha avuto l'ardore di asserire che una certa frequenza di patologie tumorali in Campania dipenda più dallo stile di vita non sano, a causa del fumo delle sigarette, piuttosto che dalla relazione causa-effetto con la presenza di rifiuti tossici: dichiarazione che fa un po’ il paio con quella del suo predecessore, il Ministro Renato Balduzzi, il quale dichiarava, appunto, che questo nesso non fosse dimostrabile.
  Ma, insomma, questo nesso è stato dimostrato anche scientificamente, basta leggersi le carte. Nel 2008 un'indagine dell'Istituto superiore di sanità – commissionato non dal nostro Paese, non dalla nostra regione, non dal nostro Governo (che pure sapeva, dopo le dichiarazioni Schiavone, cosa c'era sotto quel nostro territorio), ma dal contingente militare americano di stanza in provincia di Caserta – dimostrava questo nesso inequivocabile dal punto di vista scientifico, tanto che tutte le famiglie americane presenti nell'area furono trasferite altrove, così come venne vietato ai militari americani di bere l'acqua dai rubinetti.
  Quindi, si sapeva. Si sapeva bene come stavano le cose. Anche la relazione del geologo Giovanni Balestri nel 2010, fatta per conto della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Napoli, dimostrava come le falde acquifere del territorio fossero ampiamente compromesse. Ma in questo Paese per avere qualche notizia bisogna sempre attendere le dichiarazioni di qualche pentito, fermo restando che queste dichiarazioni non hanno mai un esito.
  Allora io penso che davvero noi dobbiamo cercare di dare un'inversione di tendenza da questo punto di vista. Non possiamo più sostenere la logica di questo capitalismo italiano, che ha un malinteso senso della competitività, che per mantenere i costi bassi continua a foraggiare il mercato illegale del traffico dei rifiuti e che per risparmiare continua ad utilizzare la manodopera delle cosche. E questi fatti non sono più relativi unicamente al nostro passato, ma sono purtroppo una tragica – una tragica ! – realtà odierna.
  E la politica che cosa ha fatto e che cosa fa, se il Governo nazionale e lo Stato non sono intervenuti, pur avendo coscienza e conoscenza delle questioni e dei fatti, ma anche la politica locale ? Lo dice Schiavone che venivano determinati a tavolino, dentro le stanze delle cosche, quali fossero le giunte e i sindaci che dovevano governare quei territori. Sono notizie inverosimili ? No, sono ormai storicamente provate. Ma va ricordato che quando c'era chi denunciava e ricordava questi fatti, ecco, queste persone, i movimenti, i sindacati, tutti coloro che si muovevano in questa direzione, venivano sbeffeggiati. È necessario dare, come dicevo, un'inversione di tendenza, a cominciare da che cosa ? Da una questione fondamentale.
  Noi dobbiamo mettere in campo, questo Governo deve mettere in campo, la più Pag. 7grande opera pubblica che in questo momento si può mettere in atto nel nostro Paese, che è quella del risanamento della cosiddetta Terra dei fuochi, quella di trovare le risorse necessarie per creare questa grande opera pubblica, a cominciare dal recupero delle risorse, dal sequestro dei beni dei clan mafiosi: non soltanto quelli impelagati, diciamo così, e immischiati nel ciclo dei rifiuti, ma tutti i clan mafiosi – i Bidognetti, i Fabbrocino, gli Iovine, gli Schiavone, i Mallardo –, che hanno avuto sequestri per miliardi di euro. Ecco, questo danaro deve tornare ai cittadini, questo danaro deve tornare ai cittadini della «Terra dei fuochi», perché siano quelle le prime risorse che vengono messe in campo per costruire questa grande opera pubblica.
  Una grande opera pubblica, però – lo dico al rappresentante del Governo –, che si basi sulla trasparenza degli appalti. Non possiamo pensare che chi prima ha inquinato, ha speculato e ha fatto soldi sulla vita delle persone possano essere gli stessi che adesso fanno i soldi sul risanamento. Gli appalti devono essere trasparenti e devono essere controllati pubblicamente: solo la partecipazione dei cittadini è garanzia di trasparenza degli appalti. E penso che su questo bisogna creare le regole che possono permetterci di fare un passo in avanti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FILIBERTO ZARATTI. Va, poi, fatto un censimento dei rifiuti industriali nel nostro Paese, perché bisogna sapere cosa un'industria rifiuta – tra virgolette – e come lo smaltisce. Vado a concludere. Analizzare i suoli agricoli, le acque, esaminare l'assorbimento degli inquinanti da parte delle varie tipologie di colture vegetali, tracciare seriamente i prodotti agroalimentari per ridare certezza ai consumatori; va disposta l'immediata istituzione di sistemi di sorveglianza sanitaria e di registri di mortalità, dei tumori; occorre istituire finalmente il sito di interesse nazionale «Terra dei fuochi» e definire risorse e modalità di intervento per l'attività di bonifica.
  E, poi, mi lasci dire, Presidente, un'ultima cosa. Il risanamento di questo ambiente, dell'ambiente in generale, ma di questo ambiente in modo particolare, la tutela della salute in generale e la salute di queste cittadine e di questi cittadini in questo luogo, il grande impegno che noi dobbiamo profondere in questa direzione non è soltanto il risanamento di un ambiente, non è soltanto rimettere i cittadini e le cittadine nelle condizioni di poter vivere, cosa pure fondamentale, ma segnerebbe anche, finalmente, un nuovo risanamento morale del Paese. Un Governo e uno Stato che, finalmente, si fanno carico dei problemi che ci sono e che si impegna seriamente nella direzione dell'interesse collettivo. E di un risanamento morale questo Paese ha davvero bisogno, a cominciare dalla «Terra dei fuochi», per continuare nell'intero territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rostan, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00098. Ne ha facoltà.

  MICHELA ROSTAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'oggetto della mozione che mi appresto ad esporre è costituito da una vicenda, purtroppo, dalle conseguenze tristemente note, particolarmente complessa ed articolata e di non facile risoluzione. In Campania e, in particolare, nell'area nord di Napoli, nelle aree dismesse e poste ai confini tra le province di Napoli e Caserta, ed ancora, nel cosiddetto triangolo della morte, posto tra le aree dei comuni di Marigliano, Acerra e Nola, da anni, si palesa e trova la sua diffusione sotto gli occhi di tutti il fenomeno dei cosiddetti roghi tossici di rifiuti e materiali inquinanti, che, attraverso queste pratiche altamente pericolose e malsane, vengono sottratti al ciclo lecito dei rifiuti.
  Tutta l'area metropolitana di Napoli, con maggiore incidenza nella zona nord, specificatamente nell'area di confine tra Acerra, Caivano, Afragola e Casalnuovo di Napoli, nonché Melito di Napoli, Giugliano in Campania, Calvizzano e Qualiano, è Pag. 8interessata da oltre due decenni da tale dilagante fenomeno, che si cristallizza nelle coscienze di tutti nell'immagine triste ed angosciante delle colonne di fumo nocivo e ceneri, che prima si innalzano verso il cielo, per poi ricadere su una più vasta zona, comprendente sia i centri urbani che i terreni, spesso, a vocazione agricola.
  Si tratta di un'area estremamente vasta e dai confini labili e compenetrati verso l'agro aversano, l'entroterra casertano e verso il vesuviano, caratterizzata dalla presenza di insediamenti industriali, già di per sé altamente inquinanti, nonché dalla presenza degli impianti di termovalorizzazione di Acerra e di tritovagliatura di Caivano. Su queste aree, insistono, inoltre, anche i più popolosi campi nomadi di tutta la Campania, come quello, ad esempio, pur autorizzato, nel territorio di Scampia, quartiere popoloso della città di Napoli, alle porte di Melito di Napoli, oltre che innumerevoli altri nel raggio di pochi chilometri. Anche da questi campi, purtroppo, in qualsiasi fascia oraria, diurna e notturna, ed a poche decine di metri dalle abitazioni dei residenti, si innalzano copiose colonne di fumo nero e ceneri che generano miasmi irrespirabili e, con ogni probabilità, cancerogeni, perfettamente visibili anche solo percorrendo il tratto di asse mediano che attraversa l'area e che collega la città di Napoli alla provincia.
  Per approfondire e conoscere questo fenomeno, il Parlamento italiano ha istituito un'apposita Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Campania. La Commissione ha depositato agli atti la propria relazione finale, approvata nella seduta della Commissione stessa del 5 febbraio 2013 e comunicata alle Presidenze di Camera e Senato il 6 febbraio 2013. In questa relazione, attraverso un paragrafo dedicato, la Commissione ha approfondito, anche grazie a molte audizioni, studi e ricerche di vario tipo, l'annosa questione di cui parlavo poc'anzi. Tante, troppe e senza dubbio numerose sono state le voci che hanno denunciato il preoccupante fenomeno dei rifiuti bruciati in strada o nelle campagne e delle gravi conseguenze in termini sanitari ed ambientali che ne possono derivare. Nella maggior parte dei casi, infatti, oggetto dei roghi, che ancora oggi mentre siamo in quest'Aula vengono appiccati, sono sostanze particolarmente tossiche e pericolose, spesso residui di lavorazioni industriali, agricole e commerciali, dalle più disparate provenienze geografiche.
  Dall'esame complessivo delle conclusioni alle quali è arrivata la Commissione si può pacificamente affermare che siamo di fronte, ormai, ad uno scempio ambientale, le cui conseguenze sono pagate in prima persona dai cittadini che vedono negare il loro diritto alla salute ed alla fruizione di un ambiente non contaminato.
  Quanto sopra si riflette a sua volta su due aspetti fondamentali, da una parte si assiste ad un generale impoverimento della qualità della vita, connesso al degrado di vaste porzioni del territorio, dall'altra, dato ancora più preoccupante, il quadro statistico fa emergere un allarmante incremento di patologie tumorali.
  Sul tema già nel 2009 è stato audito il prefetto di Napoli il quale ha posto l'accento sui problemi connessi allo smaltimento lecito e illecito dei pneumatici. In Campania, a causa di un'impiantistica assolutamente carente, circa l'80 per cento dei pneumatici viene smaltito illegalmente. Gli impianti attualmente presenti nella mia regione, infatti, non riescono a smaltire che circa il 20 per cento del totale dei pneumatici. Tali dati sono stati certificati anche dalla Guardia di finanza. Questa carenza dell'impiantistica è tra le cause principali dello smaltimento illecito dei pneumatici che nonostante l'impegno delle forze dell'ordine vengono bruciati ignobilmente in ogni campo abbandonato dell'area a nord di Napoli e del triangolo della morte, con effetti catastrofici sull'ambiente circostante. Avverso questo fenomeno, numerose sono state le iniziative assunte dalle forze dell'ordine; iniziative che tuttavia, data la vastità del territorio coinvolto e la complessità delle condotte da perseguire non sempre sono risultate efficaci e risolutive. Questo anche perché Pag. 9vi è un problema di scarsità e carenza di risorse umane e strategiche per affrontare un'emergenza che senza alcuna titubanza definisco di carattere e di interesse nazionale. Carattere ed interesse che, a mio avviso, devono motivare un intervento rapido e risoluto del Governo nazionale.
  Il fenomeno dei roghi tossici, oltre a coinvolgere esponenti delle istituzioni, della magistratura e delle forze dell'ordine, ha portato anche a fortissime manifestazioni di civismo che si sono raccolte attorno ad alcune figure della società civile diventate sicuro punto di riferimento della collettività; tra questi vi sono don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo in Caivano e il professor Antonio Marfella, oncologo dell'istituto Pascale di Napoli, i quali recentemente sono stati ricevuti dalla Commissione per le petizioni del Parlamento europeo, proprio sul tema dei roghi tossici nella terra dei fuochi.
  A loro, come alle Forze dell'ordine quotidianamente impegnate sul territorio, va il mio personale ringraziamento e quello delle comunità dell'area a nord di Napoli che, in qualità di deputato originario di Melito, mi sento di rappresentare appieno. Alcune dichiarazioni rilasciate da don Maurizio Patriciello sono particolarmente significative e danno il senso della gravità di un fenomeno dilagante e drammatico. Don Maurizio sottolinea come nella «Terra dei fuochi», specie nella stagione estiva, è possibile contare ben dieci roghi al giorno. Comprenderete, dunque, onorevoli colleghi, quale sia la dimensione di questo fenomeno e quale gravità abbia ormai raggiunto.
  Il professor Marfella, inoltre, aggiunge: Lo smaltimento illecito dei rifiuti in Campania e l'altissima frequenza di roghi tossici, risponderebbero ad una logica oltre che camorristica e delinquenziale anche imprenditoriale ed economica. In particolare, lo smaltimento illecito dei rifiuti sarebbe la faccia inquinante della medaglia dell'evasione fiscale. In altre parole, non vi sarebbe altra strada per gli imprenditori locali che producono in condizioni di evasione fiscale che quella di smaltire illegalmente i propri rifiuti industriali. Tanto per dare la dimensione di questo fenomeno è da tener presente che in Campania ogni minuto vengono prodotte tra le 6 e le 12 tonnellate di rifiuti industriali, di queste circa un terzo è prodotto in regime di evasione fiscale e quindi deve essere smaltita illegalmente se non quando è peggio bruciata.
  Comprenderete pertanto, onorevoli colleghi, quanto sia variegata la tematica dei roghi tossici e quanto complessa e rapida debba essere la costruzione di una strategia di contrasto che non può prescindere da una revisione delle azioni repressive, da un miglioramento dell'impiantistica, da un innalzamento delle percentuali di raccolta differenziata, da un rilancio delle attività di bonifica precedute da un efficace mappatura dei suoli contaminati.
  Su tale ultimo punto bene, in tal senso, ha fatto l'Ufficio di Presidenza della Camera a desegretare le dichiarazioni rese dal pentito di camorra Carmine Schiavone, in relazione ai siti utilizzati per anni dai Casalesi e non solo per lo smaltimento illecito dei rifiuti. Insieme ad altri colleghi avevamo formalizzato una mozione che impegnasse il Governo ad agire in tal senso e questo atto della Presidenza della Camera, che ha saputo interpretare la volontà parlamentare, dimostra come possa essere proficuo e collaborativo il rapporto tra le istituzioni, specie quando i bisogni ed i valori in campo sono particolarmente importanti.
  Resta tuttavia il drammatico risvolto sociale e sanitario di questa emergenza. Sempre più evidente infatti è il collegamento tra l'inquinamento e l'insalubrità dei nostri territori e l'incontrollata diffusione tra la popolazione che vive gli stessi di patologie oncologiche, malattie respiratorie e problematiche genetiche che raggiungono picchi ben più alti delle medie nazionali.
  È un tema questo che oltre a provocare nelle comunità campane un costante allarme sociale, genera costi per la collettività in termini di vite umane e spese sanitarie abnormi, probabilmente ben più Pag. 10gravi di quanto costerebbero alla collettività l'avvio di seri programmi di bonifica e presidio del territorio.
  Vi è, ad avviso di chi espone e dei colleghi firmatari della mozione, la necessità di mettere tra le priorità dell'agenda del Governo Letta il tema della cosiddetta «Terra dei fuochi», questo perché è tra i sentimenti delle nostre comunità, e perché è un'esigenza non più rimandabile. Troppe vite si sono spezzate in questi anni a causa dell'incoscienza e della spregiudicatezza di chi ha deciso di distruggere la nostra terra solo per il proprio tornaconto personale.
  È per questo, che insieme ai colleghi firmatari della mozione 1-00098, chiediamo di impegnare il Governo su cinque punti ben precisi. Primo: adottare una politica di inasprimento delle pene per i reati ambientali, da assimilarsi a tutti gli effetti, sostanziali e processuali, a quelli di stampo mafioso e/o terroristico. Passi in avanti sono stati fatti in questi giorni dal Governo, si deve però osare di più perché quanto più alto è l'allarme sociale generato da determinate condotte, tanto più forte e ferma deve essere la risposta dello Stato.
  Secondo: assumere tutte le iniziative economiche e normative che garantiscano un presidio costante e permanente delle aree della provincia di Napoli e Caserta, storicamente, tradizionalmente e notoriamente oggetto di tali attività criminali, adottando ogni metodo e strategia possibili, compreso l'uso dell'esercito e delle unità cinofile, ed in grado di contrastare il fenomeno dei roghi tossici descritto in premessa.
  Terzo: istituire quanto prima un tavolo interministeriale che si occupi delle questioni indicate in premessa, composto dai Ministeri della giustizia, dell'interno, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e delle politiche agricole, alimentari e forestali, anche al fine di assumere ogni iniziativa economica e normativa utile per assicurare, in tempi rapidi e certi, il rilancio dell'attività di bonifica dei suoli inquinati, ai fini del loro recupero e della loro riconversione.
  Quarto: riorganizzare le funzioni delle agenzie regionali per la protezione ambientale, valutando, se del caso, di assegnare al personale delle stesse anche i poteri di polizia giudiziaria, così da consentire a tali organismi di avere una maggiore efficacia d'azione.
  Quinto, ed ultimo: avviare una seria ed attenta campagna di mappatura dei territori inquinati, di informazione della cittadinanza sulla condizione degli stessi e di sensibilizzazione delle comunità locali che vivono nel territorio circa i possibili effetti dei roghi tossici e della gestione illecita dei rifiuti, attraverso il coinvolgimento delle ASL e dei medici di base operanti nella comunità della Terra dei fuochi.
  Siamo convinti del fatto che impegnare il Governo su questi cinque punti significhi rendere un servizio a tutela di oltre 1 milione di cittadini che vive nella Terra dei fuochi; significhi ridare dignità ad una popolazione che da oltre vent'anni vede pregiudicati i suoi diritti fondamentali e inalienabili, ovvero quello alla salute e quello a poter vivere in un ambiente salubre; significhi ridare dignità ad un territorio martoriato e vilipeso da una vicenda di carattere nazionale, che in chiave nazionale deve trovare soluzioni radicali e risolutive. Il mio auspicio è che su questi punti vi possa essere la massima convergenza possibile.
  Concludo citando uno straordinario uomo di scienza, Gregory Bateson, il quale già nel lontano 1972 affermava «Stiamo imparando sulla nostra pelle che l'organismo che distrugge il proprio ambiente in realtà distrugge se stesso»: un monito che tutti, proprio a partire dai membri di quest'Aula, dovremmo tenere ben scolpito nelle nostre coscienze, a tutela del presente e a presidio del futuro delle generazioni che verranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Picierno, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00203. Ne ha facoltà.

  PINA PICIERNO. Signor Presidente, colleghi, veniamo da giorni in cui le prime Pag. 11pagine dei giornali sono state occupate da notizie e commenti in merito alle dichiarazioni rese da Carmine Schiavone alla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel lontano 1997. Schiavone – lo sappiamo – aveva anticipato il contenuto di quelle dichiarazioni, che sono state desecretate durante l'ultimo Ufficio di Presidenza, già a diverse emittenti televisive.
  Tutti noi – credo – abbiamo letto quel testo riga per riga, parola per parola, con lo stato d'animo di chi di fronte all'orrore, di fronte alla devastazione che si è consumata nel territorio a cavallo tra la zona nord di Napoli e la provincia di Caserta, è in cerca di risposte, è in cerca di ragioni ed è in cerca anche, ovviamente, di responsabili.
  Ma nessuna novità è emersa da quei verbali, abbiamo il dovere di dircelo stamattina: purtroppo, di quell'orrore avevamo già pieni gli occhi, avevamo già piena la mente. Sapevamo già tutto, signora Presidente, rappresentante del Governo e colleghi; e quel tutto così insopportabile, quel tutto così ingiusto, quel tutto così devastante, ce lo aveva raccontato il lavoro instancabile della magistratura, ce lo avevano raccontato le testimonianze già note di altri pentiti. E ce l'aveva raccontato anche qualche giornalista, che per raccontare quello scempio ha messo a rischio la sua stessa vita: cito, a titolo di esempio, Roberto Saviano, cito il sul libro Gomorra, che è uscito sei anni fa e che racconta per filo e per segno l'orrore contenuto in quei verbali.
  Un orrore durato 20 anni, signora Presidente.
  Un orrore che ha il volto delle migliaia di donne, delle migliaia di uomini, delle migliaia di bambini che hanno imparato sulla loro pelle che la camorra non ammazza soltanto con le pistole, ma ammazza soprattutto con i rifiuti tossici nella terra dei fuochi. Un orrore che ha le sembianze di una terra violentata, di una terra tradita, di una terra massacrata.
  Una volta – ce lo ricorderemo – era uno dei territori più fertili d'Italia, veniva chiamata «Campania felix» la mia regione, e ha nutrito i nostri nonni e le generazioni precedenti dei nostri nonni. La provincia di Caserta, la mia provincia, era chiamata «terra di lavoro», prima di essere conosciuta come «Gomorra».
  Perciò, se questa fosse la sceneggiatura di un film – ho già avuto modo di dirlo in quest'Aula –, sarebbe la sceneggiatura di un film dell'orrore, sarebbe la storia di un mostro, di uno degli assassini più brutali e feroci che siano mai esistiti, capace di trasformare una terra meravigliosa, una terra fertile, nella più grande discarica mai conosciuta di rifiuti tossici. Sarebbe la storia di un mostro che ha creato le condizioni per la più grande mattanza di vittime innocenti mai conosciuta in tempi moderni, perché è dagli anni Ottanta – ormai lo sappiamo – che questi mostri, che si fanno chiamare camorristi, utilizzano quel territorio come la più grande discarica di rifiuti tossici.
  Tutto questo è avvenuto grazie al consenso e grazie al silenzio di imprenditori senza scrupoli e di politici corrotti, le altre due teste del mostro. Camorra, imprenditori e politici collusi: questi i tre nomi, le tre teste di questo mostro, che ha causato e continua a causare migliaia di morti ammazzati, signora Presidente; ammazzati, signor rappresentante del Governo, signor sottosegretario, anche dall'incuria dello Stato.
  Io voglio ripeterlo stamattina: avevo già portato all'attenzione di quest'Aula nella scorsa legislatura e anche nei mesi scorsi i rilievi di numerosissimi studi scientifici – ce ne sono davvero a centinaia – che documentano la correlazione ormai nota e certificata esistente tra il numero di morti, l'incremento di patologie tumorali e la presenza di rifiuti tossici. Possiamo citarne qualcuno per rinfrescarci un po’ la memoria: quello realizzato dalla procura di Santa Maria Capua Vetere nel 2006. Nel corso delle indagini sui reati ambientali legati sempre allo smaltimento di rifiuti tossici, la procura ha ordinato una ricerca sul numero di esenzioni ticket dovute a malattie tumorali, scoprendo, caro sottosegretario, che dal 1999 vi è stato un incremento del 400 per cento in più di incidenza in alcuni comuni che sono stati Pag. 12interessati da questi sversamenti illegali di veleni. Raffaele Cantone – voglio ancora citarlo in quest'Aula – ha parlato di una portata devastante dal punto di vista ambientale e per la salute dei cittadini; ha parlato di qualcosa che è impossibile da quantificare e da decifrare.
  È una storia incredibile questa, una storia sconvolgente, ma quello che la rende ancora più insopportabile, Presidente, è che tutto questo non è noto da giovedì scorso, da quando i verbali delle deposizioni rese da Carmine Schiavone alla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti sono stati desecretati. Tutto questo è noto da oltre vent'anni e in questi vent'anni nessuna azione è stata intrapresa, nessuna bonifica, nessuna iniziativa da parte dello Stato e della politica.
  Io vorrei dire che non era certo necessario attendere le dichiarazioni di un ex collaboratore di giustizia – sottolineo «ex» collaboratore di giustizia – per accorgersi o per sapere cosa era accaduto alla mia terra. Lo dico a chi si è svegliato ora, a chi grida allo scandalo dopo aver taciuto per anni, a chi si è sempre girato dall'altra parte, a chi non ha mai ascoltato le associazioni, i cittadini – fino a qualche mese fa pochissimi – che hanno sempre denunciato. Io credo che noi abbiamo il dovere di fare chiarezza rispetto alle domande dei cittadini, cittadini che sono impauriti, sconvolti, terrorizzati.
  La prima domanda a cui dobbiamo rispondere – io credo – è perché furono secretate quelle dichiarazioni. La risposta, cari colleghi, per chiunque conosca un pochino la storia criminale e anche giudiziaria della mia terra, è abbastanza scontata: erano in corso le indagini che avrebbero portato poi al processo «Spartacus», dove Carmine Schiavone era uno dei più importanti testimoni. Il processo «Spartacus» si reggeva sulle dichiarazioni di Carmine Schiavone. Imperdonabile è invece il fatto che non furono rese note dopo, a processo iniziato, quando i cittadini avevano il diritto di conoscere anche dichiarazioni su argomenti già ampiamente noti: noti, signora Presidente, perché l'operazione Adelphi, che accertò il ruolo del clan Bidognetti, attraverso Gaetano Cerci, e delle famiglie Schiavone e Iovine, oltre a quello di Cipriano Chianese, è del 1991. Dico tra parentesi, perché è bene ricordarlo, che Chianese ha continuato a lavorare per conto del commissariato di Governo fino agli anni 2000 !
  Nel 1993, di quei fatti, che erano già contenuti nell'operazione Adelphi, aveva riparlato Carmine Schiavone e, nel 1996, era arrivata la denuncia dettagliatissima di Dario De Simone, che aveva raccontato, con precisione e con particolari, il sistema societario e le modalità di partecipazione della camorra al business delle ecomafie. Noti, ancora, signora Presidente, perché Schiamone – dobbiamo ricordarlo ancora in quest'Aula – fu ascoltato durante l'udienza dibattimentale del 28 marzo del 1995, nel procedimento penale «Avolio più 19», che si era svolto presso la VII sezione penale del tribunale di Napoli e, successivamente, proprio per quelle dichiarazioni, la Criminalpol di Roma, su delega della procura napoletana, aveva provveduto a ispezioni e sopralluoghi nei siti indicati da Schiavone, gli stessi che erano contenuti nell'audizione desecretata giovedì scorso. Ma non sono stati mai trovati tracce o riscontri rispetto a rifiuti radioattivi o nucleari, come ha ribadito Cafiero De Raho, all'epoca capo della DDA a Napoli. Fatti noti, e qualche volta anche smentiti, quindi, signora Presidente, ma comunque parziali.
  Questo è quello che ci preoccupa e che ci inquieta di più. Schiavone viene arrestato nel 1993 e già allora aveva un ruolo del tutto marginale nell'organizzazione dei Casalesi. Schiavone sapeva, ma di cose accadute molto tempo prima, di cose che risalivano agli anni Ottanta, tanto che, quando gli si chiede dei politici coinvolti nel business delle ecomafie, lui risponde testualmente «tutti morti».
  Sappiamo che non è andata così, sappiamo che i politici collusi, vivi e vegeti, coinvolti in questa storia di orrori, sono tanti, sono troppi: tanti nomi, tanti volti, tante facce, fino ad arrivare agli ultimi episodi che hanno visto implicato Nicola Cosentino.Pag. 13
  Ma questo lo dicono anche altri pentiti, che aiutano a ricostruire i luoghi di questa mappa di veleni enorme, che avvolge la regione Campania e il territorio tra la provincia di Caserta, il napoletano e il basso Lazio: Vargas, Di Caterino, Vassallo. Insomma, ci sono tante tessere che compongono il puzzle di questa storia orribile, che negli anni è stata scoperta e raccontata grazie al lavoro instancabile della magistratura e delle forze dell'ordine, a cui anche oggi va il nostro ringraziamento.
  Quel che è mancata, purtroppo, è la parte che spettava alla politica, la parte che spettava ai Governi che si sono succeduti in questi anni. L'introduzione del delitto di organizzazione e di traffico illecito di rifiuti è avvenuta soltanto nel 2001 nel nostro ordinamento, così come non si è intervenuti sulla confisca ai fini di bonifica e non si è migliorato lo strumento dell'interdittiva antimafia ed è per questo che Cipriano Chianese – come ricordavo prima – continua a lavorare, nonostante tutto, fino agli anni 2000.
  E, soprattutto, cari colleghi, Presidente, non si è fatto nulla per evitare quella che è diventata la più grande mattanza di vittime innocenti mai conosciuta nella nostra epoca.
  Ministro – Ministro che non c’è –, sottosegretario, vent'anni sono tanti e sono trascorsi vent'anni dalle prime dichiarazioni di questi pentiti e vent'anni sono così tanti da avere reso certamente più onerose e più complicate le operazioni di bonifica. Ma sono anche così tanti da avere compromesso, ormai in maniera irrimediabile, la salubrità delle nostre terre. Sono così tanti che hanno addirittura corroso, ormai, i fusti nei quali erano contenuti quei materiali tossici. Questa è la verità più drammatica e più atroce che noi abbiamo di fronte.
  E allora, signor sottosegretario, signora Presidente, prima ancora che da parlamentare di quel territorio, ma come cittadina di quella terra e come figlia di quella terra – e mi sento di farlo dando anche voce ai tanti cittadini che sono impauriti, che sono sconvolti, che sono terrorizzati, che sono arrabbiati –, io le chiedo, chiedo al Governo, chiedo al Governo Letta, che io sostengo, di scrivere in maniera definitiva la parola «fine» a questo scempio. Noi dobbiamo mettere la parola «fine» a questo orrore, a tutte le incomprensibili e inaccettabili omissioni che si sono verificate in questi anni, per troppo tempo e per troppi anni. Noi dobbiamo scrivere la parola «fine» a quanto è successo in questi anni e scrivere la parola «fine» significa fare cose precise.
  Non è più il tempo delle parole prive di senso, non è più il tempo delle chiacchiere, ma è il tempo di fare cose concrete. Allora, le cose concrete che noi pensiamo di fare le abbiamo scritte, punto per punto, in questa mozione: noi crediamo che sia necessario completare l'anagrafe dei siti inquinati che devono essere bonificati; noi crediamo che si debba accertare, con il coinvolgimento dell'Ispra, i danni ambientali derivati dall'interramento illegale di questi rifiuti industriali e tossici; noi crediamo che si debba compiere al più presto l'attività istruttoria per il procedimento di costituzione di parte civile nei processi in corso per il relativo risarcimento dei danni; noi pensiamo che si debba definire e mettere a punto in maniera completa la mappatura dei siti contaminati da sostanze tossiche e da sostanze pericolose di interesse nazionale.
  Poi vi è l'esigenza di un piano di bonifiche nazionale, sottosegretario, e di reinserire l'area denominata «litorale domizio-flegreo ed agro-aversano» e tutte le aree che sono state oggetto di interramento illegale di rifiuti tossici nelle aree di interesse nazionale, perché, come lei sa, purtroppo sono state declassificate ad aree di interesse regionale.
  Noi crediamo che sia indispensabile affidare il monitoraggio delle operazioni di bonifica all'Ispra, non solo per verificare lo stato dei lavori realizzati, ma anche per consentire, attraverso un supporto scientifico e di ricerca e attraverso l'implementazione di una rete che coinvolga le autorità locali – le procure, sottosegretario, le procure competenti – perché dobbiamo evitare – lo voglio dire con chiarezza – Pag. 14che chi ha avvelenato quelle terre ora si attivi per bonificarle, perché sappiamo che bisogna scongiurare assolutamente il rischio che ci siano delle aziende, in qualche modo correlate ai Casalesi, che si attivino per realizzare le bonifiche stesse.
  E dobbiamo anche quantificare le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione di queste bonifiche. Sappiamo che le risorse necessarie sono tante, sottosegretario, e sappiamo che sono necessari tanti soldi. Noi proponiamo, in questa mozione, di utilizzare parte delle risorse che sono contenute nel Fondo unico giustizia. So che è una proposta ampiamente condivisa in quest'Aula. Lei sa, sottosegretario, che nel Fondo unico giustizia arrivano tutti i fondi che sono stati confiscati alle mafie e, quindi, è un modo anche per risarcire le nostre terre dei danni che sono stati provocati da questi delinquenti. Facciamo in modo che quei soldi, che sono stati confiscati a questi delinquenti, ritornino sulle nostre terre e ritornino per bonificare quelle stesse terre.
  Questo è quello che noi chiediamo: una serie di impegni precisi, una serie di impegni puntuali. Io mi auguro che il Governo si impegnerà a realizzare tutto questo e che il Governo accoglierà con entusiasmo queste proposte, quelle contenute nella mia mozione, ma anche quelle contenute nelle mozioni degli altri colleghi. Io spero anche che si riesca ad arrivare ad una mozione condivisa unitaria, sarebbe per davvero un bel segnale da dare alla Terra dei fuochi, da dare alla mia regione, da dare a tutti quei cittadini che ci guardano e che attendono delle risposte dalle istituzioni, perché quei cittadini per troppo tempo, per troppi anni, hanno percepito quest'Aula come lontana, come disinteressata, come lontana dai loro bisogni e dalle loro necessità. Allora, io credo che arrivare ad una mozione condivisa, ad una mozione unitaria, sarebbe un bel segnale da dare a questi cittadini. Se il Governo si impegnerà ad accoglierla io credo che noi ci incammineremo in quella strada che ci consentirà finalmente di voltare pagina. Non sarà un intervento risolutivo, signor sottosegretario, perché la strada che ci porterà a restituire la parola speranza ai cittadini campani, ai cittadini della Terra dei fuochi, è ancora una strada molto lunga. Sicuramente, però, accogliere questa mozione e il lavoro che stiamo facendo questa mattina in questa Aula, dopo troppi anni di silenzio, dopo troppi anni di disinteresse colpevole, è un passo nella giusta direzione. Quindi, io mi auguro che, insieme agli altri colleghi, riusciremo ad arrivare ad una mozione condivisa e a dare una risposta seria, giusta, concreta ai cittadini campani che ci guardano da lì e che si aspettano da noi soluzioni, e non più chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la mozione Grimoldi ed altri n. 1-00231 (vedi l'allegato A – Mozioni) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.
  È iscritto a parlare il deputato Antimo Cesaro, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00211 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  ANTIMO CESARO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, tutte le mozioni che stiamo discutendo stamani cercano di analizzare il fenomeno e soprattutto di proporre soluzioni attraverso impegni da sottoporre all'attenzione del Governo per la bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale, con particolare riferimento alla situazione, che non esito a definire drammatica, della cosiddetta Terra dei fuochi. In merito ai siti contaminati di interesse nazionale, è particolarmente significativo uno studio epidemiologico, in acronimo Sentieri, promosso e finanziato dal Ministero della salute dal 2007 al 2010. I siti attualmente censiti sono cinquantasette, di questi ben venti sono situati al Sud. Credo che già questo dato sia indicativo del fatto che non si tratta di un problema che riguarda solo il Sud. Si tratta di una vera e propria emergenza nazionale. In tutti i casi si tratta di aree in cui l'analisi della Pag. 15mortalità delle popolazioni residenti supera l'atteso nella misura del 15 per cento, e ciò per una causalità riconducibile con evidenza alle condizioni ambientali presenti e verificate. Lo studio Sentieri ha incluso nei siti di interesse nazionale, per i quali occorre predisporre urgenti piani di bonifica, aree così vaste da includere una popolazione residente di circa 9 milioni di abitanti, distribuita in 300 comuni. Di questi, circa 90 comuni sono in Campania, dall'area vesuviana fino al litorale domizio, dall'agro aversano al litorale flegreo, dall'agro nolano al territorio atellano. Gran parte di questi siti, onorevoli colleghi, sono collocati nella cosiddetta Terra dei fuochi, un triste marchio di infamia che rende a tutti icasticamente evidente lo scempio di un territorio violentato dalla combustione criminale di materiali eterogenei e potenzialmente pericolosi: vernici, solventi, manufatti che contengono amianto, scorie, fanghi e scoli di attività industriali.
  Gli incendi dolosi di questi materiali sprigionano una quantità enorme di fumi tossici, si presume – e come non presumerlo – impregnati di diossine e di nanoparticelle, che, oltre ad ammorbare l'aria, rendendola quasi irrespirabile, ricadendo al suolo, compromettono la salubrità delle colture, immettendo nella catena alimentare un'enorme quantità di inquinanti nocivi per la nostra salute.
  Chi vi parla lo fa con cognizione di causa ed esperienza diretta, poiché residente in un comune al confine tra le province di Napoli e Caserta, dunque nell'epicentro della Terra dei fuochi. Forte di questa esperienza, grido in quest'Aula tutto il dolore e il rammarico dei miei concittadini e della Campania tutta. Bisogna agire, non vi è più tempo per le discussioni accademiche e le diatribe politiche: la gente della mia terra muore.
  La Terra dei fuochi, il cui nome parrebbe evocare l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese Tolkien, è, purtroppo, una terribile realtà. Rappresenta un vasto territorio – abitato da migliaia di famiglie, persone in carne e ossa, è bene ricordarlo – in cui da anni è stato perpetrato, e ancora oggi si consuma, lo sversamento illegale e a basso costo, ma altissimo in termini di vite umane, di rifiuti industriali pericolosi e tossici, spesso dati alle fiamme da criminali senza scrupoli, per occultare le prove del delitto commesso.
  E si tratta – ha fatto bene a ricordarlo la collega Rostan – di un delitto alla seconda potenza, perché, all'evasione fiscale di fabbriche fantasma, si aggiunge lo smaltimento di rifiuti che non possono essere evidenti, che non possono comparire, e dunque vanno bruciati o intombati. Una variante particolarmente efferata e subdola dell'occultamento dei rifiuti tossici è, poi, il loro intombamento, con grave pericolo di inquinamento delle falde acquifere e delle acque sotterranee, con conseguente contaminazione dei prodotti della filiera agroalimentare, ove queste acque, come accade, siano utilizzate a scopo irriguo.
  Onorevoli colleghi, il paesaggio che si presenta al visitatore non avvezzo al particolarissimo habitat della Terra dei fuochi – ma può l'occhio umano abituarsi, assuefarsi alla bruttura ? – può delineare scenari talmente inquietanti che non è azzardato definire «apocalittici».
  Chi ritenga esagerato l'aggettivo, pensi solo per un attimo, per limitarsi a un solo esempio, al deposito di Taverna del Re, un sito del territorio giuglianese dove sono accantonate oltre sei milioni di tonnellate di ecoballe – dico sei milioni di tonnellate –, piramidi di immondizia accatastate senza che vi siano sistemi di captazione del percolato, ziqqurat della vergogna, sorte lì dove un tempo si produceva, e ancora si produce, un'eccellenza della frutticultura campana, la mela annurca.
  La Terra dei fuochi vanta un'altissima densità abitativa, una popolazione incolpevole, tristemente afflitta da una sensibile riduzione della qualità e della durata della vita media rispetto al resto d'Italia. Parliamo, infatti, di un territorio caratterizzato da un'altissima incidenza di patologie tumorali e in cui sono potenzialmente in atto mutazioni epigenetiche in grado di incidere sul genoma delle popolazioni ora Pag. 16residenti e sulle future generazioni. Di chi la responsabilità di tanto scempio ? Ancora nel 2012, secondo il Rapporto Ecomafia 2013 curato da Legambiente, il giro di affari della filiera criminale del ciclo dei rifiuti è stato stimato in 16,7 miliardi di euro: 16,7 miliardi di euro !
  Da ciò appare evidente che, nonostante i successi colti negli anni dalle direzioni distrettuali antimafia d'Italia, la criminalità organizzata, attraverso numerosi clan e lobby affaristico-criminali, risulta ancora strutturalmente presente nel ciclo della gestione dei rifiuti, e ciò in un'inquietante commistione tra criminalità organizzata, imprenditoria e malapolitica, come ha sottolineato la collega Picierno; una malapolitica da cui bisogna assolutamente emanciparsi – hanno ragione i colleghi del MoVimento 5 Stelle – voltando pagina in modo radicale, senza se e senza ma.
  Lo Stato, anche sulla spinta di numerose proteste di una popolazione esasperata, ha cercato di porre riparo alla catastrofe e di circoscrivere, mappare e arginare il fenomeno.
  Nel cosiddetto «triangolo della morte» – ma qui, ahimè, non stiamo parlando delle Bermuda –, cioè in quella vasta area di territori tra Acerra, Nola e Marigliano, tristemente nota per i picchi riscontrati di patologie cancerogene, sono sorti numerosi comitati spontanei, associazioni e movimenti civici, con l'intento di informare, contrastare gli illeciti e sensibilizzare la cittadinanza. Azioni concrete, portate avanti dalle migliori espressioni della società civile, perché possa sopravvivere almeno la speranza. E si tratta di marce a cui magari partecipano, strappandosi le vesti, molti dei nostri colleghi che oggi invece hanno lasciato quest'Aula desolatamente vuota. L'azione nella Terra dei fuochi non ha bisogno di retorica, ma di azioni concrete, di presenze fattive.
  Lo Stato, come si diceva, è chiamato a fare la sua parte. Con decreto del Ministro dell'interno del 26 novembre 2012 è stato nominato un commissario ai roghi, coadiuvato dalle prefetture di Napoli e Caserta, dalle forze di polizia, dagli enti locali, ARPAC, ASL, associazioni e comitati ambientalisti. Si è proposta la sottoscrizione di un patto per la Terra dei fuochi, con la previsione di una serie di azioni finalizzate al contrasto del fenomeno. Ecco, lo dico chiaramente: non basta ! Purtroppo le attività intraprese – pur meritorie – non possono rappresentare una risposta efficace al problema, perpetuando la pratica del ricorso a strutture di tipo commissariale che non costituiscono garanzia di un cambiamento strutturale dell'approccio al problema.
  Oltre allo studio del fenomeno, ai tavoli di concertazione, alla mobilitazione civile, occorre agire, subito, perché è una lotta contro il tempo. Basti pensare che la stima sui tempi di eventuali bonifiche avanzata dall'ex Ministro della salute Renato Balduzzi ha prospettato un arco temporale di circa cinquant'anni per la decontaminazione del territorio di cui noi parliamo. E intanto la gente muore.
  Sulla base delle dichiarazioni dei pentiti, alcuni fusti di rifiuti tossici intombati sono stati recentemente rinvenuti nelle immediate vicinanze di una ludoteca, nel territorio di Casal di Principe. Questa circostanza, per quanto casuale, rappresenta il paradigma delle contraddizioni di un territorio martoriato e pur tuttavia in cerca di riscatto: da una parte, gli sforzi per far crescere i bambini in ambienti pedagogicamente adeguati, dall'altra, una condizione igienico-sanitaria devastante, destinata a minare la loro salute lentamente e in modo subdolo e occulto.
  L'ex boss dei casalesi, ex collaboratore di giustizia a partire dal 1993, Carmine Schiavone, ha a suo tempo rivelato in audizione alla Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti nel 1997, nel lontano 1997, i luoghi in cui, a suo dire, la criminalità organizzata aveva interrato i veleni in Campania e nel basso Lazio. Ad oggi, dopo la recentissima desecretazione dei materiali depositati in sede di audizione, occorre riscontrare – occorre, sottolineo, riscontrare – le dichiarazioni a suo tempo rese con l'effettivo inquinamento dei territori, per l'avvio di un definitivo programma di bonifica. Senza avere una mappa particolareggiata dei siti, Pag. 17della vastità e della tipologia di inquinamento sarà impossibile avviare le iniziative di bonifica integrale delle aree interessate.
  In quest'ottica, non è possibile prescindere da uno stringente rapporto con gli enti locali, e in primis con i comuni che, organi territoriali di prossimità, sono costretti quotidianamente a far fronte alle emergenze. Peraltro, gli interventi destinati alla prevenzione dei roghi e dei traffici illeciti di rifiuti non saranno possibili fino a quando non si consentirà ai comuni di destinare risorse economiche adeguate per gli interventi in ambito ambientale che potranno, nel medio periodo, favorire l'uscita dall'emergenza anche attraverso politiche di gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti.
  Da tutto quanto fin qui esposto credo appaia evidente, onorevoli colleghi, che il tema ambientale è assolutamente prioritario e pregiudiziale per ogni serio progetto di sviluppo del territorio.
  Occorre dunque, con il contributo – si spera – di tutte le forze politiche, chiedere impegni concreti e immediati al Governo. Per esempio, occorre che il Governo renda operativo un tavolo interministeriale, aperto ai contributi delle associazioni e dei comitati dei cittadini, di personalità indipendenti del mondo scientifico e dei rappresentanti degli enti locali, che funga da cabina di regia degli interventi.
  Ciò anche al fine di assumere ogni iniziativa economica e normativa utile per assicurare, in tempi rapidi e certi, il varo di un programma di completa bonifica dei siti di interesse nazionale, riservando particolare attenzione e priorità ai territori campani ricompresi nella Terra dei fuochi. Per far ciò bisogna sollecitare il Governo a predisporre, già a partire dalla prossima legge di stabilità, adeguate risorse finanziarie per dare inizio concretamente ad un piano nazionale per le bonifiche, che in base a un cronoprogramma, anche pluriennale, determini la puntuale tempistica degli interventi.
  Nel contempo è necessario vigilare, attivando all'uopo le Forze di polizia e di intelligence, per scongiurare il pericolo che gli improcrastinabili interventi di bonifica non siano eventualmente affidati a ditte in alcun modo riconducibili, direttamente o indirettamente, a persone o ambienti legati alla criminalità organizzata.
  Nel frattempo è indispensabile procedere al rapido completamento della mappatura dei terreni inquinati, al fine di consentire la conversione in aree no food dei siti contaminati, non escludendo la loro destinazione ad aree produttive ad alta sostenibilità ambientale, in una prospettiva di sviluppo fondata sulla green economy.
  Non bisogna, però, abbassare la guardia. Anzi, occorre intensificare e potenziare i controlli sul territorio, in modo tale da far cessare il criminale e illecito sversamento di rifiuti tossici, adottando, da un lato, una politica di inasprimento delle pene per i reati ambientali, tendenzialmente – come ha detto la collega Rostan – da assimilarsi a quelli di stampo mafioso-camorristico...

  PRESIDENTE. Ha concluso il tempo. Concluda, deputato.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, io concludo e vado rapidamente, però credo che un tema come questo, in un'Aula deserta – me lo lasci dire – forse qualche minuto in più...

  PRESIDENTE. Deputato, concluda e non usi il suo tempo per polemizzare con la Presidenza.

  ANTIMO CESARO. Assolutamente, Presidente. «Primum vivere» è la frase che viene tradizionalmente attribuita al filosofo inglese Thomas Hobbes, probabilmente è stata mutuata da Aristotele. Ecco, occorre il realismo politico dell'un filosofo e dell'altro per affrontare la questione oggi al nostro ordine del giorno.
  «Primum vivere», signora Presidente, onorevoli colleghi: ce lo chiedono insieme ai medici e ambientalisti e ai parroci di frontiera, insieme a maestre e professori coraggiosi e mamme vulcaniche, i bambini di Caivano e di Acerra, di Castel Volturno e di Orta di Atella, di Pianodardine ad Pag. 18Avellino e della Valle Caudina nel beneventano. Un giorno questi bambini ci chiederanno conto del nostro operato. Quel giorno, cari colleghi, dovremmo offrire loro risposte all'altezza del nostro mandato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Cesaro. Facciamo una brevissima pausa tecnica, di cinque minuti.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 13,45.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Castiello, che illustrerà anche la mozione Russo n. 1-00229, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, abbiamo presentato come gruppo PdL-Forza Italia questa mozione, firmata da tanti altri colleghi campani, per porre l'attenzione del Governo su una situazione molto grave, su un tema molto, molto grave che riguarda la regione Campania, dove esiste un territorio denominato Terra dei fuochi, un territorio molto vasto che abbraccia l'intera provincia di Caserta e di Napoli. In modo particolare, ne sono interessati i comuni di Caivano, Acerra, Afragola, Casalnuovo, Giugliano e tanti altri dove, purtroppo, negli ultimi vent'anni si è determinato un vero e proprio delitto ambientale. Un territorio divenuto ormai simbolo terribile di traffici illeciti di rifiuti industriali, pericolosi e tossici. Uno sversamento illegale che ha determinato un preoccupante fenomeno, quello dei roghi dei rifiuti. Roghi la cui combustione sprigiona una quantità enorme di fumi tossici che creano gravi conseguenze, sia per la salute dei cittadini, che per la salubrità ambientale. Un territorio già fortemente devastato da veleni e scorie industriali.
  A tal proposito, ci sono dati allarmanti, come quelli che sono stati tratti dall'ultimo dossier redatto da Legambiente che già venticinque anni fa lanciava un grido di allarme su quello che sarebbe diventato poi il fenomeno della cosiddetta Terra dei fuochi. Nel corso di questi anni sono stati migliaia i roghi di rifiuti di ogni tipo e di ogni genere. Da gennaio 2012 ad agosto 2013 i roghi di rifiuti di materiali plastici, di pneumatici fuori uso, di scarti di lavorazione industriale, nonché di altro materiale tossico sono stati ben 6 mila, 3 mila nella provincia di Napoli e circa 2 mila in quella di Caserta. I siti inquinati delle due province, secondo l'ARPAC, nel 2008, erano circa 2.001. Negli ultimi cinque anni sono sicuramente aumentati, visto che in entrambe le province sono stati effettuati – qui do numeri che fanno capire la portata del problema – 1.062 sequestri, 205 arresti per traffici e smaltimenti illegali di rifiuti, 33 inchieste per attività organizzata per traffico illecito di rifiuti.
  La condizione in cui versa la Terra dei fuochi è nitidamente fotografata dalle inchieste della magistratura, dalle operazioni continue delle forze dell'ordine, dal lavoro svolto fin dal lontano 1998 dalle Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo connesso all'attività dello smaltimento dei rifiuti, e da una ricca antologia di inchieste giornalistiche. Tutto ciò è confermato pienamente dalle considerazioni finali della relazione redatta lo scorso anno dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Una lunga indagine che, tra l'altro, mi ha visto fortemente impegnata con delle missioni che abbiamo tenuto in quei territori perché ero membro di quella Commissione e dove, attraverso le missioni che tenemmo appunto nel comune di Caivano, riuscimmo a scoprire in un bene sequestrato alla camorra una fornace che fumava ventiquattro ore su ventiquattro, un piccolo inceneritore dove arrivavano i rifiuti tossici del Nord, venivano smaltiti in quella fornace e lì bruciavano per ore ed ore. Un'indagine, dunque, come dicevo, che ha portato all'emersione di numerose ed inquietanti commistioni tra criminalità organizzata, imprenditoria e parte della politica.Pag. 19
  Il danno ambientale che si è consumato in quei territori è destinato purtroppo a produrre i suoi effetti in forma sempre più amplificata e progressiva nei prossimi anni, con un picco che, secondo quello che è stato riferito in Commissione, si avrà soltanto fra cinquant'anni. Recentemente, sono stati ritrovati rifiuti tossici interrati nella provincia di Caserta e nella provincia di Napoli che evidenziano come ci sia stato un vero e proprio patto scellerato tra le organizzazioni malavitose, in modo particolare quella che fa capo ai Casalesi, per i quali, come sappiamo, il sistema dei rifiuti costituiva una delle fonti di ricchezza più grande.
  Infatti è stato proprio un pentito di camorra, Carmine Schiavone, che nelle scorse settimane, nel corso di una serie di interviste rilasciate ad alcune emittenti televisive, ha rivelato la presenza non solo di fusti interrati nei comuni della provincia di Napoli e Caserta, ma lo stesso Schiavone ha parlato di un vero e proprio sistema illecito di rifiuti tossici proveniente dalle aziende del Nord e interrati nelle campagne campane. Una storia che purtroppo risale al 1997, anni fa, quando il pentito Schiavone fu audito dalla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
  All'epoca parve tanto deflagrante richiedere la secretazione di quelle dichiarazioni. Oggi – di questo ringraziamo la decisione assunta all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati di desegretare quelle dichiarazioni – esse ci restituiscono una verità, quella di Carmine Schiavone, una verità, purtroppo, datata sedici anni fa e detta dalla viva voce del pentito dei Casalesi. In essa torna la descrizione di anni impuniti e criminali a danno dei cittadini campani. Certo è un po’ il segreto di Pulcinella, visto che era la cronaca di un problema serio che esisteva purtroppo sotto gli occhi di tutti. Schiavone, in quelle dichiarazioni, elenca i luoghi dove finivano i rifiuti tossici dalla Germania e dall'Italia del centro-nord, portati con i camion nelle nostre discariche, raccontando poi che sopra quei veleni, che venivano poi coperti di terra, qualcuno ci allevava le bufale. Rifiuti che, secondo Schiavone, partivano da fuori la Campania, inviati da altre amministrazioni con destinazione «discariche autorizzate» e, in realtà, invece finivano per venire smaltiti nei terreni dei clan e di chi si prestava a tale scempio.
  Queste dichiarazioni hanno suscitato una forte ansia e preoccupazione, un forte sconcerto, soprattutto nelle popolazioni che vivono in quel territorio. Uno scempio, dicevamo, che è costante, che è attuale e costantemente è perpetrato dai cartelli criminali operanti sul territorio che si avvantaggiano di un business milionario favorito dalla spregiudicatezza sia di imprenditori che di industriali. Infatti, recentemente, il fenomeno si è connotato per lo sversamento di tipologie varie di rifiuti, in particolare quella prodotta dal ciclo delle costruzioni, dalle aziende che, operando nell'illegalità e non potendo quindi smaltire secondo le normative vigenti i rifiuti e gli scarti della lavorazione, abbandonano cumuli di rifiuti di tali materiali a margine di moltissime strade di campagna, creando di fatto discariche a cielo aperto con il conseguente inquinamento delle falde acquifere e dell'aria, del suolo e, quindi, con contaminazione alimentare.
  Di conseguenza sia dai roghi tossici sia da queste discariche abusive si rischia un inquinamento che interessa la catena alimentare. Questa è una delle preoccupazioni più forti che stanno vivendo i cittadini locali. Lo stato dell'arte e delle aree avvelenate soprattutto sta ormai generando un crescente e legittimo allarme sociale e sanitario che sfocia nelle comprensibili proteste quotidiane da parte di comitati civici, movimenti, associazioni, da parte di rappresentanti del mondo della Chiesa, soprattutto per il fatto che la comunità scientifica ha messo più volte in relazione l'alta incidenza di patologie, come tumori e leucemie, sui residenti di quei territori inquinati, con la permanenza degli stessi in tali territori.
  In modo particolare nel comune dove risiedo, Caivano, c’è stata un'alta incidenza di mortalità infantile dovuta a tumori e leucemie. Una psicosi, quindi, che si capisce, Pag. 20e che purtroppo sta creando una preoccupazione ancora più forte che riguarda i cibi da ingerire. Una psicosi che crea un ingente danno anche da un punto di vista economico all'agricoltura regionale che, pur esprimendo prodotti di eccellenza rinomati in tutto il mondo, vede oggi i suoi prodotti discriminati sui mercati nazionali ed esteri.
  Infatti recentemente sono stati ritrovati in alcuni terreni del comune di Caivano e ad Acerra dei fusti tossici interrati anni fa. Su quei terreni purtroppo venivano coltivati dei prodotti, cavoli, che venivano poi immessi sul mercato.
  Questo ha creato una doppia preoccupazione, sia per quanto concerne la salute dei cittadini, ma soprattutto anche per quanto riguarda i molti contadini, agricoltori di quella zona. L'agricoltura lì è una delle attività più importanti e oggi c’è un mondo agricolo che è al collasso, che è in ginocchio, per la crisi che sta colpendo soprattutto i contadini di quelle zone.
  C’è la necessità dunque – e su questo devo ringraziare anche l'azione continua e costante che è stata portata avanti dalla regione Campania, con il presidente Stefano Caldoro – di porre in essere azioni concrete e tempestive per quanto riguarda la bonifica dei siti inquinati.
  Con questa mozione noi intendiamo chiedere al Governo delle risposte concrete per quei territori e per la popolazione che vive in quei territori.
  Innanzi tutto vogliamo chiedere di predisporre un sistema straordinario di presidio e di controllo del territorio interessato per bloccare il fenomeno degli sversamenti illegali e dei roghi tossici, coinvolgendo innanzitutto – e questo è fondamentale – le Forze armate. Bisogna rafforzare meglio la presenza delle forze dell'ordine: purtroppo, pur continuamente e costantemente chiamate a sorvegliare quel territorio, da sole non bastano.
  Bisogna predisporre uno screening epidemiologico e le conseguenti misure di prevenzione e di assistenza sanitaria a favore della popolazione interessata.
  Bisogna definire un monitoraggio delle matrici ambientali, l'aria, l'acqua, il suolo, le zone inquinate, delimitando, altresì, le cosiddette aree food certificate e quelle che, invece, necessitano di misure di tutela ambientale.
  Occorre ripristinare lo status quo, che attribuiva alla responsabilità nazionale i siti da bonificare ricadenti nell'area denominata «litorale domizio flegreo e agro aversano».
  C’è bisogno di un vero e proprio «piano Marshall» di bonifiche, che, in maniera scientifica, indichi l'ordine delle priorità e l'approccio tecnico, nonché le modalità operative.
  Chiediamo di istituire una struttura centrale di gestione degli appalti per le attività di bonifica e ripristino con un sistema impermeabile alle organizzazioni criminali, sul modello di Expo 2015.
  Chiediamo, altresì, di istituire un comitato scientifico di alta sorveglianza, che coinvolga autorità accademiche di indiscusso prestigio internazionale, con il compito di coordinare gli interventi nazionali e le iniziative regionali in materia di fenomeni inquinanti.
  Chiediamo, inoltre, di utilizzare le risorse derivanti dai beni confiscati alla criminalità organizzata a seguito di processi per traffico e smaltimento illegale di rifiuti, per la bonifica dei siti inquinati in conseguenza dei medesimi traffici e smaltimenti illegali. Al proposito, ricordo che come gruppo PdL-Forza Italia campano, abbiamo presentato una legge speciale proprio per utilizzare questi proventi derivanti dai beni confiscati alla camorra, per poterli utilizzare in regione Campania e quindi per i siti da bonificare.
  Bisogna chiamare in campo fortemente le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (FERS) e del Fondo di coesione europeo e nazionale per la bonifica dei siti inquinati campani.
  Per andare incontro anche a quello che è un mondo agricolo – lo ripeto – che è in ginocchio, c’è bisogno di un sistema di tracciabilità assoluta, che coinvolga l'intera filiera agroalimentare campana e che sia funzionale anche alla promozione dei prodotti, stabilendo le aree no food, quindi perimetrare le aree inquinate, per dare Pag. 21vita a delle analisi concrete sui territori, allargarle su quei terreni e stabilire quali sono i siti o meglio le aree inquinate e quali quelle, invece, che possono essere ancora utilizzate.
  La necessità di presenza sul territorio pone anche la necessità di dare visione normativa del reato di disastro ambientale del codice penale. Non è, infatti, possibile che, in mancanza di norme forti, concrete e serie – così come ha dichiarato anche stamattina il procuratore nazionale antimafia, il dottor Roberti – negli anni Novanta chi poteva viaggiare e, quindi, poteva trasportare illegalmente i rifiuti e sversarli ovunque, alla fine poi non venisse punito se non con una semplice contravvenzione. Per cui è fondamentale la reintroduzione del reato di disastro ambientale, visto che continuano costantemente i roghi sul nostro territorio e purtroppo, se non c’è la possibilità di punire quel reato, resta del tutto impunito.
  Occorre, poi, favorire la partecipazione dei cittadini, attraverso gli enti locali, a quelle che debbono essere anche le scelte da attivare su quei territori.
  C’è, da questo punto di vista, anche la necessità fondamentale di dare vita, lo ripeto, ad un monitoraggio epidemiologico sulla popolazione. Concordo con chi proponeva il registro delle mortalità, perché, purtroppo, ci sono casi continui e costanti che, da questo punto di vista, ci fanno fortemente preoccupare.
  Nel concludere, voglio porre l'attenzione su un tema importante che ho sentito anche attraverso interventi degli altri colleghi: la necessità che tutti quanti insieme, rispetto alle mozioni presentate quest'oggi, possiamo addivenire ad una decisione comune.
  Io voglio dire che questo è anche il luogo dove va affrontato chi, in qualche modo, aveva ed ha le responsabilità: perché qui si parla di un problema che affonda le radici nel passato, venti anni fa. Io sono stata protagonista di questo problema, nel senso che l'ho vissuto molto da vicino, visto che ero consigliere regionale nel 2000 e ricordo che, già all'epoca, con il mio gruppo di appartenenza, davamo vita ad una serie di manifestazioni, interrogazioni, e denunciavamo quello che sarebbe stato, quello che, poi, di fatto, è avvenuto: l'inquinamento delle falde acquifere, il problema della diossina che si sprigionava nell'aria, soprattutto, nel comune di Acerra; ricordo i cosiddetti agnelli dalla lingua blu, e quant'altro. Tutta una serie di questioni sulle quali abbiamo posto l'attenzione e abbiamo denunciato per anni questo scempio, questa devastazione nel territorio della regione Campania.
  Purtroppo, abbiamo sempre dovuto registrare l'assenza, la latitanza di chi aveva la responsabilità all'epoca, perché chi è responsabile, poi, deve pagare, ma non sempre è così. Un Governo regionale, quello centrale, a guida centrosinistra, a guida Bassolino-De Mita, che, nel corso di quegli anni, sono stati completamente assenti o, meglio, sono stati conniventi con quel sistema; una collusione continua, che ha prodotto uno scenario oggi apocalittico, perché le responsabilità ci sono e vanno individuate; però, purtroppo, non sempre è così.
  Oggi ringraziamo il cosiddetto segreto di Pulcinella, nel senso che il pentito Schiavone parla e, quindi, ci dà delle indicazioni, ma chi vive quel territorio – e io lo vivo in continuazione, perché abito lì – si rende conto che è un problema e un fenomeno che era sotto gli occhi di tutti. Purtroppo, bisogna registrare anche – e questo è un dato che ci fa fortemente preoccupare – l'assenza delle istituzioni locali. Ho letto, qualche giorno fa, di sindaci indagati: sicuramente c’è qualche sindaco bravo, ma sicuramente c’è qualche sindaco che dinanzi a persone che, quotidianamente, sversano rifiuti lungo le strade, non fa nulla, né pulisce le strade, né si attiva per rimuovere quei rifiuti.
  Si parlava poco fa dei campi nomadi: sì, i campi nomadi, molto spesso, soprattutto quelli autorizzati, costituiscono un problema. Nel comune di Caivano, c’è un campo nomadi dove tutti i giorni, alla stessa ora, vengono bruciate tonnellate di rifiuti, tra rifiuti urbani, rifiuti tossici, ingombranti, e quant'altro. Ed è un problema Pag. 22serio, perché si sprigiona nell'aria un fumo nero. Come ieri sera, tornando a casa, lungo la strada, perché, è vero, basta uscire all'asse mediano di Afragola-Caivano, per rendersi conto di quello è: un fungo avvolto da fumo nero, aria irrespirabile, che entra nelle nostre case, che entra nei nostri polmoni e che, purtroppo, porta, poi, a quelle conseguenze negative e serie che riguardano la salute dei cittadini. Per cui è un fenomeno che, per anni, è stato, ahimè, osservato da chi aveva il compito e il ruolo, in quel momento, istituzionale forte e serio di agire e non l'ha fatto.
  Oggi, in quest'Aula, ma non solo in quest'Aula, anche nelle Commissioni, si presentano mozioni, interpellanze, interrogazioni, anche la nostra, la nostra mozione: certo, servono a porre l'attenzione del Governo, a richiamare l'attenzione del Governo, visto che – e devo anch'io ringraziarlo – c’è stato chi sul territorio, e non vestiva la veste di un politico, attraverso anche la collaborazione dei cittadini, è riuscito ad accendere i riflettori su un problema che, ripeto, abbiamo denunciato anni addietro.
  Basta andare negli archivi del consiglio regionale e vedere quante interrogazioni, anche a mia firma, o quanti incontri pubblici tenuti con prefetti e questori sono stati fatti in quel periodo; purtroppo, poi, la politica, che doveva agire, è stata completamente assente.
  C'erano, certo, le indagini della magistratura; purtroppo, sappiamo quanto tempo richiedono le indagini e quanto tempo ci vuole per arrivare poi, anche, ai colpevoli. Purtroppo, devo registrare che, rispetto allo scempio, allo scenario apocalittico registratosi nella regione Campania, con un commissariato per i rifiuti dove c'erano subcommissari che hanno determinato un grande delitto ambientale, tutto è rimasto impunito. Su questo, per la prima volta, ahimè, devo dare ragione alla collega del MoVimento 5 Stelle, perché è veramente scandaloso quello che è successo nella nostra regione. Quindi, vanno bene le mozioni, le interrogazioni, per poter portare all'attenzione del Governo questo dramma che stiamo vivendo sulla nostra pelle da moltissimi anni, però c’è bisogno di più.
  Oggi, in quest'Aula, come cittadina di quel territorio, di Afragola, di Caivano, voglio portare un grido di allarme dei cittadini, delle popolazioni che soffrono, e di me, che soffro insieme a loro. Cittadini che hanno il diritto di vivere, hanno il diritto di respirare aria salubre, hanno il diritto, o meglio, abbiamo il diritto di mangiare cibi incontaminati e, soprattutto, di essere cittadini italiani e di non leggere, come è accaduto stamattina, che c’è un famoso marchio di pomodori che fa la pubblicità con una cartina geografica dell'Italia dove c’è scritto: comprate i pomodori da noi, perché vengono dal Nord e non sono del Sud. Mi è capitato anche in un ristorante di Roma di mangiare dei pomodori e, alla mia domanda da dove provenissero, mi è stato risposto: di certo non provengono dal Sud.
  Questo è veramente vergognoso e si aggiunge al dramma legato al problema della salute dei cittadini, al dramma legato all'inquinamento e al disastro ambientale delle nostre zone, dove ci sono dappertutto rifiuti, e vi invito a vedere la situazione attuale, nonostante lo sforzo e il grande miracolo fatto dall'allora Presidente Berlusconi quando riuscì a pulire le strade di Napoli, rimuovendo quintali e quintali di immondizia, e a far partire il termovalorizzatore di Acerra. Oggi, è vero, gli impianti sono scarsi, sono pochi, ma bisogna fare di più, bisogna fare in modo di riorganizzare da questo punto di vista il sistema, ma soprattutto bisogna far partire la bonifica.
  È assurdo, ce lo ha ricordato la collega poco fa – e ha ragione –, a proposito del comune di Giugliano; si pensi che per bonificare quel comune ci vorranno circa vent'anni per la presenza di tonnellate di ecoballe. Attenzione, se non si interviene subito, anche nel resto dei comuni della provincia di Napoli, tra cui – lo ripeto – ricordo Caivano, Afragola, Casalnuovo, Acerra, si stanno formando delle discariche a cielo aperto. Perché questi cumuli di rifiuti, che vengono portati lungo le campagne Pag. 23e sulle strade, vengono ricoperti in continuazione da altri rifiuti, che sono nocivi sicuramente per l'organismo e stanno creando delle vere e proprie ecoballe, che per smaltirle poi sarà un problema. Il problema è questo: quando si chiama un sindaco per far smaltire quei rifiuti, costui va in difficoltà, perché deve fare la distinzione tra gli ingombranti e non ingombranti e quindi restano lì; per cui ci sono tante ecoballe che si stanzieranno su quei terreni e non daremo neanche più l'opportunità e la possibilità di fare la bonifica che, invece, si richiede.
  Una bonifica immediata – lo ripeto – è fondamentale per poter risanare un territorio, che da questo punto di vista – sono convinta – è, in parte, ancora sano; un territorio che voglio ancora considerare sì malato, è una città sì martoriata, ma sentirmi dire che io e i campani – quelli che ne hanno la fortuna, e parlo di fortuna perché voglio parlare in termini positivi del mio territorio – abitano nel cosiddetto triangolo della morte, mi spinge a dire che noi dobbiamo fare di più, dobbiamo necessariamente porre in essere un'azione più forte e più concreta.
  E su questo io ritengo che ci sia la necessità vitale che si intervenga con l'emanazione di un decreto urgente, al quale so – il sottosegretario dà conferma – sta lavorando il Ministero dell'ambiente, sta lavorando il Ministro Orlando, che ringrazio, ma chiedo che sia un decreto che abbia un iter veloce e che possa contenere innanzitutto gli elementi principali e fondamentali che – lo ripeto – sono tre innanzitutto. Il presidio del territorio è fondamentale: quando noi facciamo riferimento ai militari, è perché noi viviamo in quelle zone. Se c’è un presidio militare, non c’è lo sversamento, non s'appiccano incendi, non ci sono roghi; è banale, è semplice, ma è così, perché non si può pretendere oltre dalle forze dell'ordine locali e dai vigili del fuoco – che ho chiamato ieri sera tornando a casa, lo dicevo, perché c'erano due roghi enormi nei campi nomadi della zona –, che fanno tantissimo e non possono fare di più.
  Allora, c’è bisogno di un presidio militare forte, e su questo il Governo deve intervenire per poi partire sicuramente con la bonifica e dando sicurezza e tranquillità a quei tanti cittadini che, purtroppo, sono e vivono in una situazione di ansia e di preoccupazione continue. Ci chiamano, vogliono risposte concrete, aspettano risposte concrete da chi fa politica, da chi è presente nelle istituzioni.
  Io non posso sentirmi impotente rispetto a tutto ciò; mi sono sentita impotente per troppi anni quando ero consigliere regionale, perché mi limitavo, purtroppo, alla denuncia continua e costante, ma niente si muoveva. Oggi, grazie all'impegno di tutti e all'interesse di chi è in quest'Aula e che viene da quei territori, ma soprattutto perché finalmente il grido forte di allarme è arrivato anche in quest'Aula, il Governo deve attivarsi con urgenza per l'emanazione del decreto e – lo ripeto – anche per dare una risposta a quel mondo agricolo, quella filiera agricola che rappresenta la ricchezza del nostro territorio e che oggi sono fermi, sono in stallo. I prodotti campani non arrivano più sui mercati nazionali e restano fermi, causando un danno economico ingente a tutta l'agricoltura campana e quindi anche alle casse del nostro Stato.
  Allora – mi avvio alla conclusione –, io mi aspetto, ci aspettiamo che ci sia un impegno costante del Governo su questi temi e di tutti i ministri interessati, che si emani al più presto questo decreto e che finalmente le province di Caserta e di Napoli possano cominciare a respirare aria nuova in tutti i termini, perché, vedete, prima si poteva parlare di un disastro che poteva essere una bomba ad orologeria; oggi la bomba, se non ci muoviamo, ci scoppia tra le mani e le istituzioni non possono permettere tutto ciò.
  Per dare fiducia ai cittadini e per dare risposte concrete, c’è bisogno di attivarsi in maniera urgente e forte. Solo così potremo riuscire a salvare il salvabile, a fare in modo che le province di Napoli e Caserta possano essere ricordate in quest'Aula per l'eccellenza dei prodotti agricoli, della manifattura e quant'altro, ma Pag. 24non di certo per i veleni, per lo smaltimento dei rifiuti illeciti o per l'assenza delle istituzioni, che non danno risposte.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Micillo. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MICILLO. Signor Presidente, colleghi, la mozione odierna arriva al capolinea di un ciclo di atti parlamentari promossi dal nostro ingresso in Parlamento ad oggi, per far luce e al tempo stesso richiamare l'attenzione su un dramma, nemmeno tanto invisibile, rappresentato dallo sversamento illegale, permanente e continuativo di rifiuti di ogni tipo, ai quali viene dato fuoco. Questo avviene ogni giorno, ad ogni ora del giorno e della notte in un particolare territorio che mani senza scrupoli hanno notoriamente portato in tutto il mondo con il nome «Terra dei fuochi».
  Con questa espressione si indica l'area che va dal litorale domizio-flegreo, l'agro aversano-atellano, l'agro acerrano-nolano e vesuviano, fino alla città di Napoli.
  Con la nostra presenza abbiamo inteso portare in queste Aule i fiumi dei roghi che divampano in territori sfregiati dalla mano degli uomini più interessati ai soldi che alla salute umana.
  Questa è la nostra terra: qui siamo nati e qui vogliamo vivere. I roghi sono la soluzione più semplice per malfattori ed evasori, ma pure la più pericolosa e dannosa, che rimette in circolazione nell'aria i rifiuti bruciati sotto forma di letali particelle, che entrano nei polmoni e nel sangue, si depositano sulla pelle e restano nei capelli in modo nocivo e con conseguenze gravi sulla salute degli abitanti, donne e bambini, nascituri o anziani: l'inquinamento non fa distinzione, colpisce tutti.
  Per non parlare della catena alimentare, ivi compresa l'agricoltura, gli allevamenti. È la morte dello Stato, il trionfo dell'illegalità: una condanna per gli abitanti, per l'economia, la terra, l'acqua e l'aria. Dalla Terra di lavoro alla Terra dei fuochi: inquinati, bruciati, rovinati sul piano economico. Questi impegni contenuti nella mozione, fate conto che non ve li richiede il MoVimento 5 Stelle, ma 4 milioni di persone. La gente attende una risposta forte dal Parlamento in merito alla questione: non la vuole fra tre mesi, ma adesso.
  Alla compromessa situazione ambientale, alle patologie presenti, si unisce la mancanza di lavoro: quando si parla di quel territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta, che i più ormai chiamano «Terra dei fuochi», si utilizza, purtroppo, una definizione molto riduttiva nei confronti della gravissima emergenza ambientale che da decenni colpisce gli abitanti di queste terre – un comprensorio che con circa 4 milioni di persone rappresenta una delle aree più densamente popolate –, che pagano spesso con la vita l'unica colpa di essere nati in una terra tanto meravigliosa quanto preda di un mostro a tre teste – malapolitica, camorra e imprenditoria deviata – che in lunghi anni di assalti l'ha ridotta ad un ammasso di ceneri, veleni e morte, che quotidianamente minaccia una bellezza che nonostante questo si rifiuta di cedere il passo.
  Negli anni successivi, con il continuo estendersi del numero di siti interessati dalla provata contaminazione da sostanze tossiche nocive (come diossine, PCB e metalli pesanti) ritrovate nelle varie matrici ambientali, quel triangolo è andato defilandosi fino ad assumere una forma dai contorni indefiniti, che sfiorano quasi per intero il territorio campano: un territorio che, proprio in queste ore, continua a mostrare le profonde ferite inferte da lunghissimi anni di abbandono e di degrado, sul quale ha proliferato a ritmi vertiginosi quel grande business del traffico e dello smaltimento illecito di rifiuti provenienti da ogni angolo d'Italia, che proietta costantemente la Campania in testa alle graduatorie dell'ecomafia.
  Una condizione che, dopo gli ultimi tre anni, in cui questi fenomeni sono andati avanti in maniera intensiva e assolutamente incontrollata, coperti da un'opprimente coltre di silenzio e omertà, nei mesi recenti ha visto finalmente i riflettori di grandi media nazionali e internazionali: Pag. 25un dramma che più volte è stato paragonato a un vero e proprio genocidio. Ma la gente in questo territorio comincia ad essere stanca anche di questo, i morti e i vivi di queste terre non ci stanno a fare la parte dei fenomeni da baraccone. Qui la gente chiede di tornare a vivere nell'assoluta normalità la propria vita, come avviene in qualsiasi altra parte d'Italia.
  Se questa richiesta potrebbe suonare strana a qualcuno che ancora non ha avuto modo di toccare con mano il disastro e si chiederà cosa sarà mai questa Terra dei fuochi, triangolo della morte o come volete voi, basta superare il Garigliano e raggiungere il famoso litorale Domizio: un'ampia fetta del territorio campano che parte dal litorale domizio-flegreo e raggiunge le pendici del Vesuvio, una piaga sanguinante. Basta fare un giro lungo le spiagge di Castelvolturno, che ha aggredito un paesaggio che oggi presenta il conto con abitazioni che si stanno letteralmente disintegrando sotto l'azione congiunta dell'erosione e del cedimento delle fondazioni, prodotto da un fondo instabile a causa delle onde che, dopo aver divorato la spiaggia, terminano la loro corsa a ridosso delle case, scavando via la sabbia di sottofondo e riducendo in brandelli le murature.
  Ma se gli edifici e le cementificazioni rappresentano il ramo tagliato su cui si reggeva l'equilibrio costiero, garantito dalla presenza della duna e della vegetazione che proteggevano l'entroterra, l'altro aspetto altrettanto devastante per l'economia del litorale, ma purtroppo meno evidente agli occhi dei passanti, è quello collegato ai cosiddetti laghetti artificiali sparsi tra i comuni di Castel Volturno e Villa Literno, quelli di cui ha parlato un noto camorrista, le cui deposizioni, solo qualche giorno fa, siamo riusciti a desecretare dopo 17 anni trascorsi nel buio di un cassetto e di un territorio che ha pagato le conseguenze.
  Numerosi specchi d'acqua disseminati tra i campi coltivati poco oltre la fascia costiera, nati a seguito degli scavi con cui le imprese collegate ai clan camorristici reperivano materiale per confezionare il calcestruzzo, che ha dato linfa alle infrastrutture e alla mega-speculazione edilizia di stampo campano; scavi che dopo l'esaurimento della capacità di estrazione gli stessi clan hanno riutilizzato per seppellire decenni di sversamenti illeciti di rifiuti, che hanno creato una miscela micidiale di veleni che lentamente si è riversata nei campi circostanti, compromettendone seriamente la capacità e la qualità produttiva.
  Un rischio che fino a poco più di un anno fa era rimasto racchiuso in quelli che a più riprese sono stati ritenuti nient'altro che vaneggiamenti di associazioni ambientaliste impegnate sul territorio, ma che da alcuni mesi ormai si sta rivelando tutt'altro che infondato. Da circa un anno, infatti, i media stanno raccontando la triste realtà dei numerosi ritrovamenti di sostanze altamente tossiche di provenienza industriale, interrate non solo a ridosso del litorale ma anche nelle campagne di Caivano, e di numerosi siti compresi tra le province di Napoli e Caserta, la cui presenza, in seguito a diverse indagini compiute anche dall'OMS, in collaborazione con l'ISS, è stata riscontrata sia in alcune colture che tradizionalmente campeggiano in questi territori, sia nei terreni stessi su cui le coltivazioni sono realizzate, sia nelle acque di diversi pozzi presenti nelle nostre zone.
  E dire che queste verità erano scritte nero su bianco già nelle 260 pagine del cosiddetto «rapporto Balestri», la consulenza tecnica eseguita nel 2009 dal geologo Giovanni Balestri per conto della procura di Napoli sui terreni della cosiddetta «area vasta» di Giugliano, quella della RESIT, della Novambiente, di Taverna del re, quelle terre dove 70 dei nostri parlamentari lo scorso 5 luglio hanno potuto vedere e sentire cosa fosse il disastro, che volto avesse, lo hanno guardato in faccia come non mai.
  Tuttavia, l'allarme, quello forte, quello scatenato dall'eco dirompente del flusso di notizie sui ritrovamenti nei campi di Caivano dei mesi scorsi ha prodotto l'unico effetto negativo che poteva, quello di indebolire la già provata economia di un Pag. 26territorio che annovera numerose eccellenza del made in Italy nel settore agroalimentare, un mercato che con i suoi tredici marchi DOP e le nove IGP registrate dall'Unione europea, tra i quali figurano prodotti come la mozzarella di bufala, la pesca bianca napoletana, le fragole, le straordinarie mele annurche, occupa vertici anche delle graduatorie internazionali dell'economia agricola del nostro Paese. Ci si renda conto, una volta per tutte, del fatto che i prodotti di questa terra arrivano su tutte le tavole degli italiani e del mondo. Questo non lascia spazio a egoismi territoriali o a indifferenza di parte degli italiani verso questa realtà.
  Se, quindi, è nazionale il problema che spinge il consumatore a chiedere la provenienza del prodotto, la tracciabilità di certe specialità acquistate fuori dalla Campania o anche in Campania o nello stesso territorio della Terra dei fuochi, allora nazionale deve essere l'impegno nel far comprendere che non tutta la Campania è la Terra dei fuochi, che solo una parte contenuta dei terreni è rimasta vittima dell'avvelenamento e dei roghi tossici che, purtroppo, continuano ancora oggi.
  È di questa mattina la notizia che un noto marchio di pomodoro conserviero ha promosso una campagna pubblicitaria che è sintesi di un emblema di quali conseguenze psicologiche sta generando il problema della Terra del fuochi. Nelle note del manifesto si legge che detto marchio utilizza solo pomodori freschi coltivati nel cuore della pianura padana. Sulla pagina facebook l'azienda precisa: i recenti scandali di carattere etico-ambientale che coinvolgono produttori e operatori del mondo dell'industria conserviera stanno muovendo l'opinione pubblica generando disorientamento nei consumatori verso questa categoria merceologica.
  Il Consorzio Casalasco del Pomodoro e il brand Pomì sono da sempre contrari e totalmente estranei a pratiche simili, privilegiando una comunicazione chiara e diretta con il consumatore. Per questo motivo l'azienda comunicherà sui principali quotidiani nazionali e locali, ribadendo i suoi valori e la sua posizione in questa vicenda.
  Non si può – e non si deve – riversare tutto nel calderone del sospetto, sospetto che poi, a pensarci bene, cozza fortemente contro i diversi tentativi di esemplificazione, azzardati da fior di Ministri di questo e del precedente Governo che, a più riprese, hanno cercato di addurre ai cattivi stili di vita, o all'eccesso di fumo, quello delle sigarette, il drammatico stato di salute di una popolazione che, da oltre dieci anni, vede la percentuale delle persone che si ammalano di tumore, spesso in giovani e giovanissima età, crescere a ritmi vertiginosi. Più volte, in questo modo, si è cercato di girare intorno alla ricerca di quel famigerato nesso di causalità tra inquinamento da rifiuti ed effetti sulla salute, che se, da un lato, viene ignorato per la mancanza di volontà di cercarlo, dall'altro, potrebbe dare molte risposte ai tanti cittadini che, giorno dopo giorno, rifiutano l'idea che la sovrapposizione delle due gravi emergenze – ambientale e sanitaria – che affliggono questo territorio non siano solo il frutto della coincidenza. Un rifiuto che li spinge a chiedere nient'altro che l'applicazione di un principio molto semplice, come quello di massima precauzione, affinché si accerti questo collegamento e si dia, una volte per tutte, giustizia a un territorio ormai terrorizzato anche da un banale colpo di tosse. Troppi genitori vivono nell'ansia che un raffreddore di un proprio piccolo possa celare patologie ben più gravi.
  Da qui, parte lo slancio a cui è chiamata oggi la politica. Lo sforzo che la terra dei fuochi e tutta la Campania oggi ci chiede è quello di fronteggiare il deragliamento totale di un'economia che non può vedere compromessa la parte sana di una produzione agricola di eccellenza a causa di quella minata dal forte effetto dell'inquinamento, come un noto programma tv ha portato alla ribalta di recente.
  Da qui, la grande svolta di avviare sin da subito il monitoraggio dei flussi di rifiuti industriali verso la Campania attraverso Pag. 27l'attivazione del SISTRI, di predisporre misure necessarie ad arginare realmente il fenomeno degli sversamenti dei roghi che ogni giorno appestano l'aria, di effettuare un monitoraggio di tutto il territorio, individuando i suoli non idonei alla produzione del cibo, di realizzare la tutela e la messa in sicurezza dei terreni che in questo marasma riescono ancora a godere di buona salute, di mettere a punto forme di aiuto economico per chi dovesse essere costretto a non produrre più sui propri campi, di recuperare i suoli inquinati e le falde con ogni tecnica che la scienza già oggi mette a disposizione in termini di bonifica, spingere affinché si possano utilizzare i fondi confiscati alla camorra, restituendo in questo modo il maltolto al territorio e, insomma, di fare in modo che quel lembo di terra compresa tra il vulcano di Roccamonfina, il Vesuvio e i Campi flegrei che, nonostante tutto resta la più fertile area del pianeta, ritorni ad essere la Campania felix (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ragosta. Ne ha facoltà.

  MICHELE RAGOSTA. Grazie Presidente, questa mattina, abbiamo un po'in tutti gli interventi fatto la storia della vicenda dei rifiuti in Campania e, per l'ennesima volta, ognuno di noi affronta l'argomento come se non avesse, anche indirettamente, responsabilità per quello che è avvenuto in questi ultimi vent'anni nella regione Campania. Quindi, io penso che ognuno, a vario titolo e a vari livelli, abbia responsabilità e credo che dobbiamo cogliere questa occasione per dare dei segnali di svolta rispetto alle risposte che il Governo e il Parlamento intendono dare per sanare i guasti e per tutelare innanzitutto le popolazioni e la salute della gente.
  Per l'ennesima volta in questa discussione viene fuori, come dire, il fallimento di una classe dirigente, e le sanzioni che l'Europa ci ha fatto in questo anni stanno a dimostrare l'incapacità, diciamo la mancanza di cultura rispetto alle scelte industriali, rispetto al problema ambientale e in che modo andava affrontato il problema dei rifiuti non solo in Campania, ma in particolare in Campania perché è di questo che stiamo parlando. L'ARPAC regionale ha individuato 5 mila siti inquinati a vario titolo, da rifiuti o da insediamenti industriali, e quindi questo ci fa capire qual è stata la sensibilità della politica, anche del mondo del lavoro e del sindacato, che molte volte ha difeso...io mi ricordo che ai tempi di Bagnoli per difendere il posto di lavoro, come dire, accettava anche di ammalarsi, di correre rischi per la propria salute e tutta la vicenda dell'Eternit sta a dimostrarlo.
  Quindi, io credo che noi dobbiamo fare un salto di qualità, dobbiamo avere un approccio diverso e, quindi, capire che è necessario nel settore dei rifiuti aprire una nuova strada, la strada indicata dall'Europa e che più volte abbiamo disatteso, soprattutto nella regione Campania, anche se in quella regione, va detto, non tutto è perso. Ci sono esempi che hanno, come dire, seguito l'Europa. Parlo del mio comune, il comune di Salerno, dove l'assessore all'ambiente di quel comune ha portato un comune capoluogo di provincia a essere il primo comune tra i comuni capoluogo del sud per la raccolta differenziata e, quindi, ha attivato impianti di compostaggio e ha dimostrato che nei fatti anche in quella regione è possibile fare una politica differente e ridurre i rifiuti al minimo, evitare impianti come i termovalorizzatori che creano problemi all'ambiente per le emissioni del CO2 che vanno nell'atmosfera.
  Quindi, io credo che dobbiamo fare un passo in avanti. È stato già detto. L'Ufficio di Presidente, la Presidente Boldrini, ha desecretato verbali che già tante procure in questi anni avevano messo in evidenza, per i danni che aveva procurato lo smaltimento dei rifiuti in questa regione e, quindi, penso che noi dobbiamo innanzitutto dare delle risposte concrete. La nostra mozione vuole sollecitare il Governo a intervenire rompendo con il passato. La regione Campania in questo campo dal 1994 in poi è stata commissariata. Abbiamo Pag. 28visto che i commissariati hanno sprecato risorse e non sempre hanno avuto la forza di fare scelte coraggiose, di fare un'adeguata impiantistica di avanguardia. Hanno continuato con il problema di fare grandi discariche. Abbiamo evitato, negli anni del Governo Prodi, che Bertolaso aprisse una discarica in una valle, Valle della Masseria, a ridosso dell'oasi di Persano, perché non condividevamo la politica delle discariche, ma quella della raccolta differenziata e dell'obiettivo «rifiuti zero».
  Quindi, un'esperienza negativa dei commissari, che hanno creato dei carrozzoni, che hanno dato consulenze, che hanno sprecato risorse senza risolvere e ancora oggi, voglio dire, nonostante i danni, abbiamo l'esempio del comune di Napoli, che ha risolto il problema dell'emergenza mandando i rifiuti all'estero e non attivando la raccolta differenziata e non creando gli impianti di compostaggio e non attivando almeno la differenziata tra l'umido e il secco, che per una città come Napoli risolverebbe in parte un problema, il problema principale.
  E, quindi, mi auguro che nelle scelte che il Governo farà per individuare, come dire, le priorità nelle bonifiche tenga conto di sollecitare i comuni, incentivare i sindaci per la raccolta differenziata, perché dobbiamo mettere alle spalle l'esperienza negativa.
  Naturalmente la nostra preoccupazione riguarda la salute dei cittadini. Noi abbiamo assistito a vari tentativi, a partire dal 1987, con iniziative che puntavano a istituire il registro dei tumori. Per dieci anni l'osservatorio non ha prodotto niente, poi si è tentato in vari modi di arrivare ad un registro dei tumori. Chiaramente a Caserta sempre zero, non è stato mai consentito, nella provincia di Caserta non è stato mai attivato il registro dei tumori. La regione Campania dal 1987 al 2012 fa una legge per istituire un registro unico regionale, viene impugnata dal Governo Monti, perché come voi sapete la regione Campania rientra nelle regioni del rientro di spesa sanitaria e quindi il Governo Monti ha impugnato quella legge regionale nel 2012.
  Quindi la raccomandazione e la preoccupazione che vogliamo esprimere al Governo è che noi dobbiamo attivare il registro dei tumori andando in deroga al piano di rientro sanitario della regione Campania, se no parliamo di chiacchiere e non riusciamo ad avere i dati certi che ci consentono anche di fare un intervento puntuale. Quindi chiedo al Governo di tener conto di questa deroga al piano di rientro sanitario.
  Naturalmente le nostre preoccupazioni sono che le stesse aziende che hanno prodotto l'inquinamento, che hanno prodotto le ecoballe che sono state profumatamente pagate, a partire da Impregilo, non siano le stesse che metteranno le mani sui fondi, i fondi europei, con cui io credo che questo Governo debba bonificare il territorio di cui stiamo parlando, il casertano, il napoletano e altre province della regione Campania.
  Quindi io spero che ci sia una cabina di regia, che ci sia un coinvolgimento dello Stato, dei prefetti delle cinque province, che si vada all'individuazione, perché l'abbiamo detto ed è stato provato, anche in Commissione di inchiesta, che dove c’è il rifiuto e dove ci sono i soldi c’è la malavita organizzata e non dobbiamo fare delle scelte che allontanano questo pericolo e vanno ad escludere queste grosse imprese che hanno sempre avuto rapporti con la malavita organizzata. Quindi io immagino anche un intervento. Si parlava di un risanamento dei terreni inquinati anche attraverso l'agricoltura e qui dobbiamo tener conto anche di incentivi di una filiera industriale, perché se andiamo a piantare la canapa nei territori inquinati è chiaro che dobbiamo prevedere anche che ci sia qualche industria tessile che vada a trasformarla. Quindi dobbiamo dare anche risposte e trovare una forma per restituire dignità a quel territorio.
  Quindi io mi auguro – ripeto – che nel provvedimento che il Governo spero farà nei prossimi giorni tenga conto di non fare come si è fatto per il passato e, attraverso Pag. 29una cabina di regia, direttamente organizzata dal Ministero dell'ambiente, possa andare ad aprire mille cantieri di bonifica, non due o tre appetibili per le solite imprese, per i soliti gruppi finanziari e anche imprese che si sono costituite di recente, che hanno avuto un ruolo anche in posizioni importanti di Governo dei passati Governi in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Signor Presidente, ieri in treno ho letto le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone, tenute secretate per sedici anni, circa. Non nego di avere provato un disgusto profondo nell'avere la conferma non tanto di ciò che di mostruoso è stato commesso ai danni di una terra, probabilmente la più generosa del mondo, ma dell'attiva partecipazione di tutte le parti politiche ad uno dei disegni criminali più mostruosi della nostra storia, proprio come in una catena di montaggio lubrificata al punto giusto. Ecco, l'idea che mi sono fatta dei politici coinvolti a più livelli di tutti gli schieramenti che ne hanno fatto parte e che a livello nazionale anche sono stati avallati ed aiutati, è quello di figli degeneri che, a fronte di denaro necessario a soddisfare le loro depravazioni, tengono segregata la loro madre per farla violentare a turno e periodicamente dal maiale pagatore.
  Questa è l'immagine che traspare dei politici che, a tutti i livelli, sono scesi a patti con queste organizzazioni, che definire criminali è eufemistico. Fortunatamente, la mia terra ha generato anche e soprattutto persone che, nel corso di questo periodo buio, hanno lottato e lottano per il riscatto e la verità della nostra Campania, e non solo.
  Con fierezza posso dire di sedere oggi accanto a Salvatore, Vega, Luigi, Roberto, Laura e tantissimi altri. Questi sono i miei colleghi e la gente di cui vado fiera: persone con le quali ho avuto la possibilità di combattere, vivere e condividere infaticabilmente interminabili battaglie e grazie alle quali ho potuto inizialmente sperare e poi concretamente credere in un riscatto.
  Ci sono stati chiusi i cancelli in faccia. Sì, c'eravamo noi lì dietro. Sono stati creati ad arte impenetrabili siti militari, a noi preclusi. Siamo stati presi a manganellate per la sola colpa di voler sapere cosa stesse accadendo accanto a noi. Ho visto gli occhi solidali delle forze dell'ordine, di cui i politici si sono fatti vigliaccamente scudo, costrette ad allontanarci ingiustamente dalla verità.
  Ho visto con i miei occhi l'impotenza e la mortificazione di un popolo degno e pulito, trattato come topo di fogna e mortificato sotto tonnellate di rifiuti, che si è visto attribuire dai telegiornali compiacenti qualunque colpa causata da presunta inciviltà e, contemporaneamente, ci è stato chiesto, senza provare vergogna, tariffe rifiuti sempre più mostruosamente elevate, talvolta addirittura doppie rispetto alla media nazionale. Le stesse tariffe che, ricordo, qui abbiamo più volte cercato, in sede emendativa, di agganciare alla quantità e alla qualità effettiva dei rifiuti prodotti, ma le nostra proposte, si sa, non incontrano mai gli interessi dei partiti.
  Sì, purtroppo tutto questo non è stato un film dell'orrore. No, è stato il destino scritto per la mia città e per la mia terra: migliaia di anni di storia macchiati dal degrado di una classe politica ignorante e corrotta. Ma noi non ci siamo arresi: abbiamo respirato il tanfo del sistema, assai più nauseabondo dei cumuli per strada, e siamo oggi arrivati fin qui. E qui chiediamo il conto: non ci arrenderemo mai finché non ci verrà restituito tutto quello che è stato sottratto e finché non riusciremo a riscattare la dignità di tutti i cittadini violentati.
  Avere la concreta prospettiva, oggi, di non vedere più certa gente in futuro come nostri unici rappresentanti, per noi cittadini è come risvegliarsi da un incubo, liberarsi di un rapitore e sbucare da un tunnel. Questa mozione è, infatti, solo l'inizio. La gente pulita non aspetta più e noi siamo stati, siamo e saremo con loro. Pag. 30Vigileremo su ogni passo, finché, spero ancora per poco, saranno al potere gli stessi registi di questo orrido film, gente che ha secretato il nostro destino ai nostri stessi occhi, chiedendoci sacrifici e trattandoci come paria.
  Ma da oggi la parola secretazione, strumentalizzata per coprire collusioni e corruzioni, scomparirà dal vocabolario. Vigileremo affinché tutti i soldi dell'economia reale, onesta e pulita della nostra terra servano a disegnare per le nostre vite un futuro degno del nostro felice passato e, soprattutto, dei cittadini che noi oggi, qui, finalmente rappresentiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Agostino. Ne ha facoltà.

  ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il territorio della Campania, che oggi è tristemente noto come Terra dei fuochi, un tempo era terra di fertilità, non soltanto per i prodotti agricoli eccellenti che forniva, ma anche per la sua centralità rispetto a due province, quella di Napoli e quella di Caserta, ricchissime di bellezze naturali e storiche, e perciò potenzialmente ricche di prospettiva turistica.
  Questa circostanza è già da sé sufficiente per autorizzarci a parlare della Terra dei fuochi come di un'emergenza nazionale, e non locale. I danni da inquinamento subiti da quel territorio e dalla comunità che lo popola, con le previsioni drammatiche degli scienziati per la salute di centinaia di migliaia i cittadini, sono danni che ha subito l'intera collettività nazionale e sono danni – non dobbiamo dimenticarlo – provocati sì dalle organizzazioni criminali della Campania, ma con i rifiuti tossici e, addirittura, con le scorie nucleari provenienti soprattutto dal nord Italia, oltre che dalla Germania.
  Una popolazione innocente ed inconsapevole, ovvero la popolazione di quelle due province, è stata per anni esposta ai veleni disseminati sul proprio territorio. Al danno per la salute di centinaia di migliaia di cittadini è corrisposto un business stramilionario, certamente a vantaggio delle organizzazioni criminali locali, ma anche a vantaggio di tutte quelle industrie, non certo meridionali, che hanno potuto smaltire a costi di mercato nero e ricavarne quindi ricchezza.
  È questa una ragione in più per ritenere Terra dei fuochi un'emergenza nazionale che richiede perciò un sacrificio nazionale. Parlo di sacrificio, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, perché sono facilmente prevedibili le obiezioni di determinati ambienti politici territoriali di fronte ai massicci interventi e, dunque, agli impegni di spesa che servono per bonificare Terra dei fuochi. Le obiezioni saranno che questa emergenza riguarda il sud e che il sud deve sbrigarsela da solo. Le obiezioni saranno che altre sono le priorità nazionali e che non possiamo consentirci di soccorrere il sud in questa fase di drammatica congiuntura economica. Un atteggiamento del genere sarebbe intollerabile proprio per le condizioni oggettive descritte e finirebbe con il rendere ancora più gravi le tensioni sociali che si stanno sviluppando nell'area di Terra dei fuochi e nell'intera Campania.
  Credo che i motivi rapidamente illustrati siano più che sufficienti per indurre il Governo a provvedimenti certi ed immediati, provvedimenti che devono necessariamente partire da un monitoraggio veloce e massivo non solo dell'area della Terra dei fuochi, ma anche nelle aree limitrofe, provvedimenti atti a garantire una rapida e integrale attuazione dell'accordo di programma strategico per le compensazioni ambientali stipulato nel luglio 2008 tra il Ministero dell'ambiente e la regione Campania, provvedimenti che devono concretizzarsi con una rigorosa opera di bonifica finalizzata a ridare sicurezza per la salute, tranquillità sociale e prospettiva di sviluppo ad una comunità regionale già pesantemente provata dal dramma lavoro, dalla disoccupazione giovanile e dall'aumento allarmante della povertà. Lo dobbiamo, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, soprattutto alle nuove generazioni di quei territori, per far sentire Pag. 31la presenza dello Stato nella comunità locale e per testimoniare con i fatti che lo Stato vince sempre su ogni forma di anti-Stato, per riaccendere la fiducia nelle istituzioni che tanta parte dei nostri concittadini ha smarrito proprio e purtroppo perché alla politica delle buone intenzioni molto spesso non segue la politica dei fatti (Applausi).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 14,45).

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-01522, rivolta al Ministro dell'ambiente, depositata il 31 luglio 2013. Approfitto della presenza in Aula del sottosegretario. Secondo il Regolamento, per le interrogazioni a risposta scritta non devono trascorrere più di 20 giorni. Se fosse stato un cittadino a non rispettare una scadenza, sarebbe stato subito aggredito dalle istituzioni. Qui, in questa seduta, abbiamo sentito parlare di emergenze ambientali e la politica è pronta ad indignarsi e a promettere, ma il momento del fare è sempre riempito dal vuoto. Siamo cittadini che non sono semplicemente stati abbandonati dallo Stato. Se fosse stato così, probabilmente il nostro destino sarebbe stato più roseo. Siamo cittadini che sono stati calpestati dallo Stato. Sono anni che proponiamo soluzioni alternative, legalità, controlli e difesa della salute della popolazione. Riceviamo in cambio polizia e altre forze dello Stato che hanno scortato camion dell'immondizia contenenti rifiuti tossici, camion senza bolla di accompagnamento, militarizzazione di discariche e di inceneritori, censura preventiva e arresti per semplici foto fatte alle discariche e ai luoghi di morte che lo Stato ha creato.
  In Campania i cittadini sono in pericolo oggi. È quello che chiedevamo nell'interrogazione: l'intervento del Nucleo operativo ecologico in Cava Sari, quella famosa Cava Sari che è diventata un mito internazionale, perché costruita nel Parco nazionale del Vesuvio. Ora, la responsabilità lì è stata sempre di tutti: era del Governo Berlusconi, ma la cava era stata istituita dal Governo Prodi. Quindi...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  LUIGI GALLO. Concludo e chiedo, prima di passare alla cronaca con un nuovo caso di tumore anomalo nella zona e prima di un qualsiasi incidente, una risposta scritta e un intervento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, perché i cittadini altrimenti faranno da soli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza e il sottosegretario hanno preso nota di questo sollecito.
  Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16 con la discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 e del progetto di bilancio per l'anno finanziario 2013.

  La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione.Pag. 32
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 (Doc. VIII, n. 2) (ore 16,06).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame congiunto è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
  Ricordo che il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al progetto di bilancio è fissato alle ore 19 di oggi.

(Discussione congiunta – Doc. VIII, nn. 1 e 2)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.
  Ha facoltà di parlare il deputato questore Dambruoso.

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Signor Presidente, mi alzo perché di fronte a tutti questi colleghi è giusto anche alzarsi in piedi e, quindi, vado volentieri a leggere la relazione, sia sul conto consuntivo, sia sul bilancio preventivo per il 2013. Onorevoli colleghi, a nome dell'Ufficio di presidenza il Collegio dei questori sottopone all'Assemblea il conto consuntivo relativo all'esercizio 2012 e il progetto di bilancio di previsione per il 2013, unitamente all'allegato bilancio triennale 2013-2015. I dati finanziari registrati in esito alla gestione dell'esercizio 2012 e le linee portanti della decisione di bilancio oggi all'esame dell'Aula sono ripercorsi nel dettaglio nelle relazioni scritte che corredano i documenti in distribuzione, alle quali io chiaramente rinvio per brevità. Mi limiterò in questa sede a dare conto degli aspetti dei documenti di bilancio per il triennio 2013-2015 che appaiono maggiormente qualificanti.
  Prima di passare, però, all'illustrazione del merito, credo sia opportuno evidenziare le ragioni per le quali ci troviamo oggi e solo oggi ad esaminare il bilancio di previsione per il 2013, in un periodo dell'anno certamente avanzato. Al riguardo, occorre svolgere un duplice ordine di argomenti. In primo luogo, va considerato come l'avvio della XVII legislatura, che ha preso inizio il 15 marzo 2013, sia stato connotato da una particolare complessità dal punto di vista sia istituzionale sia politico. In tale contesto la piena funzionalità dell'istituzione parlamentare nel suo rapporto dialettico con l'Esecutivo è stata sostanzialmente realizzata all'inizio del mese di maggio con la costituzione delle Commissioni permanenti. I lavori dell'Assemblea sono stati, quindi, caratterizzati, prima dell'estate e ancora oggi, da una particolare intensità, soprattutto in relazione all'esame prioritario dei provvedimenti urgenti funzionali alla stabilizzazione del contesto economico generale del Paese. Tutto ciò ha condotto a collocare l'esame del bilancio all'interno della nostra istituzione in Assemblea in questo torno di tempo.
  In secondo luogo, sul piano più specifico delle procedure di bilancio interno, il Collegio ricorda come la predisposizione dei documenti oggi all'esame dell'Aula abbia scontato una situazione peculiare. L'Ufficio di presidenza uscente non ha, infatti, approvato, secondo prassi consolidata, il conto consuntivo per il 2012 e l'aggiornamento del quadro previsionale 2013-2015 prima della conclusione della XVI legislatura. Il Collegio dei questori si è trovato, dunque, nella particolare situazione di dover definire i documenti in questione, da un lato senza potersi avvalere Pag. 33delle valutazioni politiche e gestionali formulate dai predecessori, e, dall'altro lato, dovendo registrare sul bilancio di previsione per il 2013 anche gli effetti delle misure di riduzione della spesa che gli organi di direzione politica hanno adottato sin dai primi giorni della presente legislatura.
  In altri termini, il tempo intercorso tra l'avvio della legislatura e la data odierna non è dunque decorso invano, anzi il lavoro compiuto in questi mesi consente di sottoporre all'Assemblea un bilancio di previsione più virtuoso rispetto a quello definito nel dicembre 2012, tale da consolidare e migliorare il quadro finanziario per il triennio 2013-2015 definito nella scorsa legislatura. Ricordo in breve i dati di bilancio che danno ragione di questa affermazione. Il primo elemento di rilievo riguarda la dotazione. Per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015 la medesima si riduce di circa 50 milioni di euro rispetto all'ammontare iscritto nel bilancio 2012.
  Rammento a me stesso, solo perché ritengo davvero utile esplicarlo, che la dotazione sono i soldi che questo Palazzo chiede al Tesoro perché possa utilizzarli per le varie funzioni e per le varie finalità che questo Palazzo quotidianamente ha di mira e ha come obiettivo da raggiungere. Quindi, per ogni anno ci sono 50 milioni in meno a partire dal 2012. Quest'ultima riduzione della dotazione risale al 1960. Si è dunque andati oltre il contenimento della dinamica di crescita della dotazione, avviato a partire dal 2003, e oltre l'obiettivo della cosiddetta «crescita zero», che ha consentito di mantenerne invariato l'ammontare dal 2009 al 2012. Vorrei sottolineare in proposito che nel 2013 l'ammontare della dotazione risulta inferiore di ben 35 milioni di euro rispetto a quello del 2008, anno di inizio della XVI legislatura, nella misura dunque del 3,48 per cento. A fronte dell'andamento effettivo dell'inflazione, ciò significa che, dal 2008 al 2013, le risorse a disposizione della Camera in termini reali si sono ridotte del 14,68 per cento.
  Non meno significativo si rivela l'andamento della spesa di funzionamento dell'Istituzione, che nel 2013 segna una riduzione di 32,7 milioni di euro rispetto al 2012, nella misura dunque di circa il 3 per cento. Un'ulteriore riduzione è prevista per l'esercizio 2014, mentre per il 2015 il dato rimane sostanzialmente stabile, collocandosi al di sotto del livello della spesa segnato nel 2008 (pari a 1.068,9 milioni di euro) nella misura dell'1,84 per cento. Ciò mentre nel medesimo periodo (2008-2015) la spesa dello Stato, secondo le proiezioni per il triennio 2013-2015, fa invece segnare una crescita del 10,17 per cento.
  Concorrono a questo risultato, come detto sopra, anche le misure di contenimento e di razionalizzazione della spesa adottate ad inizio legislatura dall'Ufficio di Presidenza, che hanno determinato significative riduzioni degli oneri connessi al trattamento dei deputati titolari di cariche interne, alle spese di rappresentanza, al contributo erogato in favore dei gruppi parlamentari e alle indennità di funzione spettanti al personale dipendente. A tali risparmi si sono aggiunti ulteriori tagli a seguito delle decisioni adottate nel settore delle consulenze e delle collaborazioni nonché della gestione dell'autorimessa.
  Il quadro finanziario così definito consente quindi di conseguire due rilevanti obiettivi. In primo luogo, i risparmi strutturali derivanti dai provvedimenti adottati nella presente legislatura hanno permesso all'Ufficio di Presidenza in carica di prorogare al 2016 la riduzione di quei famosi 50 milioni, di cui abbiamo parlato prima, della dotazione della Camera rispetto al suo ammontare nel 2012, decisione assunta dal precedente Ufficio di Presidenza lo scorso anno con riferimento, come detto, al periodo 2013-2015. Ciò significa che, dal 2013 al 2016, la Camera dei deputati costerà ai contribuenti 200 milioni di euro in meno, rispetto al livello della dotazione del 2012.
  Inoltre, a seguito dell'approvazione del presente progetto di bilancio, sarà possibile procedere alla restituzione al bilancio dello Stato delle risorse derivanti dai provvedimenti di risparmio deliberati nel corso dei precedenti esercizi, nella misura di 10 milioni di euro, accantonate nel conto Pag. 34residui 2012. Ciò significa che, sommando tale restituzione alla minore dotazione richiesta, nel solo 2013 la Camera dei deputati costerà al bilancio dello Stato 60 milioni in meno rispetto al 2012.
  Per il Collegio dei Questori e per l'Ufficio di Presidenza i dati finanziari sopra esposti rappresentano, allo stesso tempo, da un lato un modesto motivo di soddisfazione (senza esagerare), però, soprattutto – questo è il punto –, un incentivo vero e ulteriore a proseguire lungo la via intrapresa nel primo scorcio della legislatura. Comune e condivisa è infatti la consapevolezza dell'esistenza di ulteriori margini di razionalizzazione della spesa della nostra Istituzione.
  Occorre, ad esempio, proseguire il lavoro intrapreso in merito a due rilevanti macroaggregati, quelli cioè del trattamento economico dei deputati e della spesa per il personale dipendente.
  Per quanto riguarda la materia del trattamento economico dei deputati, è bene precisare che non si parte da zero. Le misure di contenimento assunte nel tempo hanno, dunque, fortemente inciso su questa voce: in assenza degli interventi correttivi intervenuti dal 2006, l'indennità parlamentare sarebbe stata oggi superiore di circa un terzo – un terzo – rispetto all'ammontare attuale. Nell'impegno che attende in materia gli organi di direzione politica, appare decisivo il confronto con le esperienze degli altri Parlamenti europei. Al riguardo, occorre approfondire non tanto il profilo dell'ammontare delle somme erogate ai deputati dei diversi Paesi, quanto piuttosto il trattamento complessivo loro assicurato dalle diverse normative, alla luce del fatto che, nelle esperienze straniere, si registra la prevalente attribuzione di servizi anziché di erogazioni finanziarie. Meno soldi, quindi, e più servizi per i deputati.
  Per ciò che attiene invece all'ambito del personale dipendente, si tratta di dare compiuto svolgimento alle linee guida per la contrattazione, approvate dall'Ufficio di Presidenza lo scorso luglio, che si pongono l'obiettivo di realizzare una riduzione della spesa per le retribuzioni su base annua, da conseguire attraverso una pluralità di misure, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, secondo le forme e le modalità previste dalla normativa vigente. In questa direzione si pone la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza dello scorso 9 agosto che ha ridotto le indennità di funzione attribuite al personale dipendente, determinando un minor onere per il 2013 pari a circa 600 mila euro e, a regime, a circa 1,4 milioni di euro.
  Tengo peraltro a precisare che l'impegno quotidiano degli organi di direzione politica non si limita a questi due fronti, pur particolarmente impegnativi. Ulteriori effetti di razionalizzazione della spesa si potranno infatti senz'altro conseguire perseguendo con coerenza e determinazione talune linee di indirizzo già definite dal Collegio dei Questori e dall'Ufficio di Presidenza. Penso ai risparmi che potranno essere ottenuti negli esercizi successivi al 2013 nei servizi di ristorazione gestiti da terzi; agli effetti virtuosi derivanti dal ricorso sempre più generalizzato e diffuso alle procedure di gara per l'individuazione dei contraenti; allo sviluppo del processo di dematerializzazione dei supporti all'attività parlamentare.
  Particolare impegno il Collegio sta profondendo nella materia della politica immobiliare. Al riguardo, dopo il recesso esercitato nella scorsa legislatura per il palazzo Marini 1, è in corso di approfondimento la possibilità di ricorrere – riguardo ai contratti relativi agli altri palazzi Marini per i quali la facoltà di recesso è esclusa – agli istituti previsti dalla legislazione generale in tema di recesso anticipato. Resta fermo che la Camera farà comunque applicazione della disposizione legislativa secondo cui i canoni di locazione sono ridotti, a partire dal 1o gennaio 2015, nella misura del 15 per cento di quanto attualmente corrisposto. E questo perché, per il costo della vita e per il contesto economico che stiamo vivendo, per legge, è stato stabilito che tutti i canoni di locazione, in automatico, debbano essere ridotti di almeno il 15 per cento, oltre a tutte le altre riduzioni, con una fatica tipica, che si svolge prevalentemente Pag. 35in una negoziazione di carattere giuridico, proprio con gli interlocutori e i proprietari dei palazzi per ottenere un abbattimento del costo dei canoni che siamo costretti a pagare in virtù di pregressi contratti.
  In vista delle scadenze di tali contratti, che si collocano tra l'ottobre 2016 e il febbraio 2018, il Collegio ha proceduto ad una razionalizzazione ed ottimizzazione degli spazi disponibili, anche a seguito della decisione di abolire gli alloggi di servizio assegnati ai titolari di cariche interne ed alla ristrutturazione della cosiddetta «scuola» di Vicolo Valdina. Per dirla in una maniera ancora più comprensibile, i famosi alloggi dei Presidenti, dei Vicepresidenti e dei Questori non esistono più nella disponibilità dei soggetti che precedentemente, per anni, a partire dalle origini della Repubblica, ne hanno goduto, ma sono stati rimessi a disposizione dell'uso di questo Palazzo, ed è stato possibile, in questo modo, recuperare più di cento uffici per deputati.
  La razionalizzazione ed ottimizzazione degli spazi prosegue e ciò consentirà, a breve, di recedere dal contratto di locazione dell'immobile di via Campo Marzio 69, in tal modo proseguendo la linea di cessazione delle locazioni passive già attuata nella precedente legislatura.
  Effetti virtuosi potranno, inoltre, essere conseguiti attraverso le sinergie operative già in atto con il Senato in merito a numerosi ambiti di intervento. In particolare, è stato richiesto agli uffici di procedere nella direzione di una sempre più incisiva integrazione tra le attività delle amministrazioni dei due rami del Parlamento, con particolare riferimento a taluni settori indicati dai Presidenti delle Camere e dai due Collegi dei Questori: documentazione, pubblicazioni e libreria; informatica; gare e contratti; polo bibliotecario; rapporti internazionali; bilancio e finanza pubblica.
  Si sta ponendo mano alla definizione, inoltre, di linee applicative da parte dell'amministrazione, sulle quali vi sarà il coinvolgimento degli organi di direzione politica competenti. Che cosa si è voluto dire ? Si è voluto dire che stiamo, davvero, cercando di centralizzare al massimo l'uso dei servizi che fanno vivere entrambi questi palazzi; servizi che non devono essere, così, più duplicati, proprio perché non ha più senso duplicarli. Stiamo cercando, con le tipiche fatiche del caso, ogni volta che bisogna superare tradizioni oramai incrostate e radicate, anche di ottenere, in sinergia con il Senato, lo spostamento del pagamento dell'erogazione da attribuire agli assistenti e ai collaboratori dei singoli deputati direttamente a carico dei palazzi in modo tale che nella busta paga, nell'erogazione dell'emolumento a carico dei singoli deputati, risulti una somma inferiore rispetto all'attuale. Questo comporterà, verosimilmente, una spesa maggiore per il palazzo, ma vi sarà funzionalità e, soprattutto, l'introito non più giustificabile – o comunque in termini critici oggetto di attacchi, molte volte infondati, sulla non giustificazione di quelle spese che venivano erogate in modo forfettario nell'erogazione data ai singoli deputati – non ci sarà più. Su questo stiamo seriamente lavorando con il Senato per superare questo impasse.
  Come si vede, quindi, siamo di fronte ad un impegno assai complesso, nel quale il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza intendono profondere il massimo del proprio impegno e della propria capacità progettuale. Due sono gli obiettivi generali da raggiungere nel medesimo tempo. Per un verso, assicurare la massima sobrietà e la massima efficienza nell'utilizzo delle risorse pubbliche destinate al funzionamento della Camera dei deputati. Per altro verso, garantire la piena funzionalità della nostra istituzione senza cedere di un passo, evitando in particolare di assecondare le spinte che tendono a identificare nella spesa destinata al Parlamento – quale e quanta essa sia – un paradigma di spreco, una dissipazione da cancellare e da rimuovere al più presto. Nel contesto attuale, sappiamo tutti quanto sia facile corrispondere a queste spinte, in cambio di un facile consenso presso la pubblica opinione. È parimenti chiaro, tuttavia, che questo atteggiamento è dannoso alla sostanza democratica Pag. 36del nostro Paese. Certamente più difficile e meno redditizio, in termini di consenso, è invece l'impegno volto al miglioramento quotidiano della realtà in cui si opera, un impegno che deve fare i conti con le durezze dei vincoli normativi, funzionali e logistici presenti; con il confronto, anche aspro, con tutti coloro che, a diverso titolo, concorrono al funzionamento dell'istituzione parlamentare; con i problemi dei livelli occupazionali, in un contesto in cui la relativa salvaguardia rappresenta, davvero, un'emergenza assoluta per il Paese. Tutti questi obiettivi questo Ufficio di Presidenza continua, quotidianamente, a osservare e tenere come sua priorità.
  Ma è proprio questo il tipo di impegno in cui credono sia il Collegio dei Questori, evidentemente, che l'Ufficio di Presidenza, e che ne anima l'azione; impegno saldamente ancorato alla convinzione che la spesa per il funzionamento della nostra istituzione – se ispirata a trasparenza, sobrietà e rigore – continua ad essere una condizione essenziale per il funzionamento e la tenuta complessiva del nostro sistema democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Dambruoso, la ringrazio per questa dettagliata relazione che ci dà molti spunti di dibattito.
  È iscritto a parlare il deputato Sergio Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, oggi iniziamo la discussione sul progetto di bilancio della Camera dei Deputati per l'anno 2013 e anche la discussione sul conto consuntivo per il 2012. Il nostro gruppo ritiene questo un provvedimento squisitamente e profondamente politico, nel senso più alto del suo significato. Riteniamo, infatti, che quando si discute di risorse, di risorse per la democrazia, discuterne anche in termini di bilanci significa proprio discuterne nella carne viva, discuterne appunto a partire dalle esigenze dei meccanismi reali di un'istituzione come questa e quindi al di là di facili retoriche e facili, diciamo, riduzioni, anche spesso giornalistiche, che noi dobbiamo comunque contrastare, guardando alla sostanza.
  Affrontiamo questa discussione avendo, quindi, presente l'importanza di tali questioni per il Parlamento ma anche per il Paese.
  Come è stato osservato dal Collegio dei Questori, i suddetti documenti sono stati predisposti, assumendo come riferimento i documenti di bilancio approvati dall'Ufficio di Presidenza del 21 dicembre 2012. Essi prevedono un taglio della dotazione della Camera dei Deputati di 50 milioni, taglio che risulta confermato anche per i prossimi esercizi.
  Votando peraltro a novembre il bilancio preventivo per l'anno 2013, lo annuncio già adesso e lo dico anche per inciso, il nostro voto non sarà che favorevole, appunto, anche perché si tratta di una presa d'atto di una situazione che ci troviamo oggi ad affrontare.
  Ritengo però ci sia un vizio di fondo che potremmo superare soltanto se attuiamo una rivoluzione copernicana, che riguarda noi ma anche gli altri organi istituzionali.
  Come i colleghi sicuramente avranno rilevato, le spese per il trattamento previdenziale dei deputati cessati dal mandato, così come di quello del personale di ruolo collocato a riposo, incide, nel bilancio, per il 34,68 per cento. Si tratta di spese incomprimibili perché frutto di diritti acquisiti. E si tratta di spese che nel tempo sono destinate inevitabilmente ad aumentare.
  Ciò significa che i tagli di 50 milioni di euro che andiamo a confermare con l'approvazione di questo bilancio sono tutti relativi alle spese per il funzionamento attuale dell'istituzione. Vi è, insomma, il rischio di tagli sostanzialmente lineari. Le spese per i deputati infatti hanno visto una riduzione del 9,10 per cento rispetto all'esercizio 2012, è stato ricordato anche qui nella relazione, grazie alla riduzione del 30 per cento delle indennità di ufficio spettanti ai titolari di cariche istituzionali Pag. 37interne, alla soppressione del rimborso mensile per le spese telefoniche spettante ai deputati titolari di incarico interno, nonché alla soppressione degli alloggi di servizio. Ciò soprattutto anche per la meritevole iniziativa svolta, all'inizio proprio della legislatura, dalla nostra Presidente della Camera.
  Vi è una riduzione del 5,79 per cento della spesa del personale in servizio e del 5,47 per cento per l'acquisto di beni e servizi. E diminuisce anche, di circa il 10 per cento, la spesa per i trasferimenti ai gruppi parlamentari. Sul versante delle spese in conto capitale si registra una diminuzione del 16,52 per cento rispetto all'anno precedente.
  Insomma, come detto prima, mentre noi togliamo ciò che serve a far funzionare attualmente l'istituzione, invece la spesa per i deputati cessati dal mandato e per la spesa del personale in quiescenza aumenta.
  Credo che, da questo punto di vista, ragionare così sia sbagliato. Gli stessi risparmi, forse addirittura maggiori, si potrebbero ottenere con la riorganizzazione dell'istituzione a singole voci di spesa, nonché con tagli più selettivi. È difficile, lo so, non lo faremo ovviamente con questo progetto di bilancio, ma è un auspicio per il lavoro futuro.
  Per tale motivo, a nome del mio gruppo, ho presentato degli ordini del giorno che vanno proprio in questa direzione. Innanzitutto dovremmo procedere a rivoluzionare il sistema previdenziale di questa Camera. Già in occasione di precedenti bilanci, sono stati approvati ordini del giorno in tal senso e io, appunto, li ho riproposti. È quindi necessario avviare un confronto con i rappresentati del Senato e gli altri organi costituzionali e con i sindacati finalizzato a verificare la possibilità di istituire un ente previdenziale unico nel quale fare confluire, in apposite gestioni separate, i capitoli di bilancio relativi ai versamenti contributivi e alla prestazioni previdenziali erogate al personale delle rispettive amministrazioni e, per quanto riguarda il Parlamento, ai deputati e ai senatori, espungendo in tal modo i rispettivi capitoli dai bilanci interni e consentendo così di evidenziare in modo distinto le spese effettive per l'assolvimento delle funzioni istituzionali da quelle connesse ai trattamenti previdenziali.
  Perché quando poi si fanno i confronti con gli altri Paesi, spesso queste voci non sono in quei bilanci, e quindi accade sempre che il Parlamento italiano spenda più degli altri: è ovvio che in questo modo toglieremmo, come ho detto prima, circa il 35 per cento dall'intero bilancio della Camera, soltanto con questa operazione.
  Occorre quindi ulteriormente eliminare sprechi e razionalizzare alcune spese. Ad esempio (lo dico naturalmente sapendo anche del lavoro che si sta facendo in questo momento relativamente all'indennità del personale), anche con l'eliminazione o revisione di alcuni istituti attualmente vigenti ma ormai desueti: parlo ad esempio dell'indennità di immissione dati, di maneggio valori, oppure per il servizio notturno e festivo, il congedo per le cure termali, il godimento delle ferie a fine carriera; di attuare una rimodulazione delle strutture amministrative, concentrando le risorse economiche e umane sulle attività che sono diventati principali per la Camera dei deputati; di attenuare gli squilibri esistenti tra le diverse categorie di dipendenti, anche in relazione al diverso impatto del trattamento pensionistico, oggi basato sul contributivo.
  Centrale credo sia poi il tema dell'innovazione e dell'utilizzo delle nuove tecnologie. Qui ho sentito parlare anche dell'accorpamento di alcuni Servizi con il Senato: posso condividere per alcuni; non condivido quello del Servizio informatico, perché troppo delicata è la materia. Stiamo parlando di dati sensibili, dati che afferiscono alla funzione costituzionale di questo organismo, che penso, proprio per questa garanzia, dovrebbero rimanere tutti interni, ciascuno per la sua parte, al Senato e alla Camera. Non si può trattare il Servizio informatico come la Biblioteca o il Servizio di documentazione.
  Proprio sul Servizio informatico, il capitolo di spesa 130 prevede per la gestione operativa dei servizi lo stanziamento di 4 Pag. 38milioni 440 mila euro, e per l'assistenza informatica 2 milioni 460 mila euro: una spesa davvero considerevole ! Non mi è chiaro a cosa si riferisca la prima voce; quanto invece alla seconda, ritengo che questa istituzione ha esternalizzato troppo. Potremmo svolgere gli stessi servizi abbattendo di molto la spesa – probabilmente con un investimento iniziale, ma nel tempo, appunto, abbattendo di molto la spesa – se procedessimo all'assunzione diretta, o se investissimo maggiori risorse sull'aggiornamento del personale interno. In totale, per i servizi informatici spendiamo 21 milioni di euro.
  Inoltre ritengo che dovremmo procedere rapidamente e progressivamente alla dematerializzazione dell'attività della Camera dei deputati: si stampa troppa carta in questi Palazzi ! La sottomissione degli atti alla Presidenza avviene principalmente ancora tramite carta; con lo stesso strumento avvengono le comunicazioni tra gli uffici, utilizzando continuamente il fax, uno strumento desueto ancora inspiegabilmente utilizzato all'interno della Camera.
  La spesa per la stampa potrebbe abbattersi dell'80 per cento, se solo si decidesse di investire in questo settore. Faccio un solo esempio: è stato da poco tempo rilasciata un’application per il tablet, che però non consente la presentazione dei progetti di legge e degli atti di sindacato ispettivo. Ancora, la webtv e il canale youtube sono poco usati, l'area Intranet del sito della Camera è sfruttata in modo marginale, quando dovrebbe diventare lo strumento principale di comunicazione tra gli uffici. La Banca d'Italia, ad esempio, è molto avanti su questo processo di dematerializzazione. Dovremo, penso, nel futuro immediato, lavorarci.
  Vi sono altre questioni, ritengo, che l'Ufficio di presidenza e il Collegio dei questori dovrebbero affrontare con urgenza. La documentazione che gli uffici della Camera prepara per i deputati – pur di elevato livello qualitativo, e sottolineo «qualitativo» – consiste principalmente in dossier che analizzano le singole proposte di legge in esame, con ampio riferimento alla normativa comunitaria e straniera e con sommari sulla legislazione attualmente vigente; gli altri dossier sono solitamente bollettini sintetici su eventi in campo internazionale. Avverto tuttavia anche l'esigenza di mettere noi deputati in condizione di svolgere in modo più incisivo il nostro mandato, cogliendo in modo più profondo le questioni strategiche che costituiscono il presupposto dell’iter legislativo avviato. Per tale motivo, ritengo necessaria una revisione del metodo di predisposizione dei contenuti dei dossier, recuperando magari quello che è stato anche un tempo, in modo che emergano questi profili strategici e di sistema dei provvedimenti.
  Altra questione che dovrebbe essere urgentemente risolta – ma qui naturalmente andiamo anche alla cronaca della settimana scorsa – è quella dei cosiddetti «pianisti». Quella di votare per i colleghi assenti è una pratica gravissima, che in alcuni casi ha un impatto economico, e sappiamo bene perché, che rischia di delegittimare non solo coloro che la mettono in atto, ma in generale l'istituzione nel suo complesso.
  L'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 3 luglio 2008, ha approvato il progetto di modifica dell'impianto di votazione elettronica dell'Assemblea per rafforzare la personalità del voto, installando sul terminale di voto un rilevatore biometrico di riconoscimento di punti caratteristici delle dita della mano, quelle che chiamiamo «minuzie», da utilizzare per l'abilitazione al voto della postazione stessa; molti gruppi, tra cui il nostro, si sono adeguati depositando a inizio legislatura le minuzie. Ritengo tuttavia che l'Ufficio di Presidenza debba avviare una procedura che porti al consolidarsi del sistema di abilitazione basato sulle «minuzie» come unica possibilità per attivare la postazione.
  Infine, la questione dei contratti tra deputati e collaboratori. Ritengo che, per assicurare in modo certo a questi lavoratori delle garanzie economiche e giuridiche, occorra che venga varato un regolamento che fissi i requisiti minimi del rapporto tra il deputato e il collaboratore Pag. 39parlamentare, da sottoscrivere obbligatoriamente tra i medesimi quale allegato al contratto, nel caso in cui il deputato presenti a «rimborso delle spese per l'esercizio del mandato» un contratto di collaborazione o di tipo subordinato. Cioè, io penso che da questo punto di vista dovremmo ancora lasciare la libertà al deputato di decidere per cosa utilizzare le risorse per l'esercizio del mandato ma, nel caso in cui ci sia una collaborazione, allegare quindi al contratto anche un regolamento ad hoc, predisposto dagli uffici della Camera.
  Riteniamo che l'approvazione di questo bilancio, che avverrà appunto in questa discussione, non sia un atto rituale, ma sia uno strumento dato a questa Camera, ma anche al Parlamento nel suo complesso, di inviare un messaggio importante al Paese. Con l'oculata amministrazione abbiamo la possibilità di spiegare ai cittadini che quest'Aula non è luogo di ruberie o di odiosi privilegi, ma strumento dato alla collettività per partecipare in modo democratico alla gestione della cosa pubblica. E abbiamo anche l'opportunità di dimostrare che è possibile, in Italia, avere amministrazioni pubbliche che funzionino in modo efficiente, valorizzando le professionalità interne, investendo risorse sui lavoratori, al fine di far funzionare bene i servizi. Possiamo anche dimostrare loro che il finanziamento dell'attività politica non è utilizzo improprio di denaro pubblico, ma è garanzia di indipendenza nell'esercizio del mandato e di trasparenza.
  Occorre ridurre i costi, sì, ma occorre farlo al fine di irrobustire la democrazia, non per indebolirla. Far cessare gli sprechi è un suo rafforzamento, tagliare altre risorse è un depauperamento inaccettabile. Approvare una legge che regolamenti l'attività dei lobbisti, che sono presenti appena fuori da quest'Aula, è rafforzamento, creare un sistema che permetta di partecipare all'attività politica solo ai ricchi è ucciderla. Se si indeboliscono i partiti o li si rende ricattabili, si permette a qualcuno di pensare di comprarli anche attraverso le tessere. Ritengo, ad esempio, profondamente sbagliata la compressione delle spese dei gruppi parlamentari, che rappresentano comunque solo il 3 per cento della spesa, ma il cui taglio incide troppo sulla qualità della produzione legislativa dei gruppi, sulla loro attività di sindacato ispettivo. Anche i provvedimenti assunti sul personale in delibera, che comunque deve essere tutelato giacché altamente professionalizzato, finiscono per ridurre eccessivamente la capacità dei deputati di intervenire in modo appropriato sulle singole questioni. Andrebbero invece aumentati i trasferimenti a favore dei gruppi di opposizione ad esempio, come avviene in altri Paesi, che non possono appoggiarsi sul supporto del Governo e che sono chiamati a svolgere una importante attività di controllo.
  È meritorio da questo punto di vista – ovviamente lo dico perché una cosa è il controllo, un'altra è la trasparenza, e da questo punta di vista l'Ufficio di Presidenza, con il nuovo regolamento e le delibere attuative, ha dato un impulso, perché effettivamente oggi i gruppi devono sostanzialmente seguire un binario ben preciso nella gestione del gruppo e delle risorse del gruppo, esattamente per l'attività politica; pensare di risolvere il problema semplicemente tagliando penso che non sia un buon servizio per il lavoro che dobbiamo svolgere tutti noi – il tentativo di operare una riclassificazione funzionale, per la prima volta, della spesa perché aumenta la trasparenza dell'istituzione, perché essa assicura non solo il controllo da parte degli elettori, ma anche l'autocontrollo da parte delle istituzioni, che devono quindi imparare a valutare con estrema attenzione ogni atto o provvedimento di spesa che decidono di assumere.
  In conclusione, voglio ringraziare l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori per il lavoro che hanno svolto in questi primi mesi di legislatura, a servizio di questa Camera. E devo ringraziare anche gli uffici della Camera, di tutti i servizi, perché gestire una macchina complessa come questa non è opera semplice. Sono tante le esigenze, le necessità di cui Pag. 40occorre tenere conto, altissima e quindi delicatissima è la funzione che questo Parlamento è chiamato a svolgere.
  Ritengo tuttavia che dal prossimo anno la nostra istituzione debba svolgere uno sforzo ulteriore e debba compiere quel salto qualitativo nella gestione che possa davvero farla assomigliare a un palazzo di vetro, trasparente per i cittadini e per coloro che, secondo i diversi ruoli, la vivono ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Grazie Presidente, colleghi deputati, quello che c’è stato appena esposto dal Collegio dei questori e dal collega Dambruoso è – credo – un lavoro apprezzabile, anche perché – lo ricordava il questore – diversamente da quanto accadeva, come appunto vuole la prassi consolidata, sul finale della scorsa legislatura, l'Ufficio di presidenza non aveva provveduto a definire un conto consuntivo e ad avviare sui binari giusti il progetto di bilancio per il 2013, quindi è un lavoro che ha dovuto – come capisco – cominciare da zero ed è anche per questa ragione metodologicamente apprezzabile.
  Ma credo che sia particolarmente apprezzabile anche lo sforzo che è stato fatto di instradare questo lavoro sui binari della trasparenza, della responsabilità e della razionalizzazione. Tra i dati che sono disponibili in questo lavoro, considero particolarmente apprezzabili quelli relativi alla riduzione di 50 milioni per la dotazione annuale per gli anni 2013, 2014 e 2015, così come la riduzione delle indennità di funzione per le cariche istituzionali, oppure, o anche, la rinuncia agli appartamenti di servizio ed il loro utilizzo per la messa a disposizione dei deputati di uffici, uffici che – occorre ricordarlo – si rendono necessari proprio in parallelo alla riduzione di una spesa molto significativa in prospettiva, come quella che è stata pagata in questi ultimi anni dalla Camera dei deputati per l'affitto di edifici all'interno dei quali erano previsti gli uffici per i deputati.
  Ho fatto tre esempi, tra i tanti che sono reperibili nel lavoro predisposto dal Collegio dei questori e credo che si tratti di qualcosa di più di segnali simbolici e forse anche di qualcosa di meno di una soluzione strutturale e definitiva all'emergenza dei costi della politica e, soprattutto, della percezione pubblica dei costi della politica, in cui tutti siamo stati immersi in questi ultimi anni. Tuttavia, è una via molto importante – ritengo – di un lavoro, che pure non è cominciato ieri: nella relazione, si fa riferimento anche al fatto che sono già alcuni anni che i costi della Camera sono in via di razionalizzazione, però credo che in questo caso si sia introdotto un elemento di svolta che io auspico essere un elemento di svolta strutturale nella razionalizzazione dei costi della Camera. È una via importante e anche – aggiungo – e non venga letta come una battuta, un passo concreto di riduzione della spesa pubblica, perché poi di questo si tratta: sarà poca cosa rispetto al mare magnum della spesa pubblica, tuttavia è certamente un caso specifico di spending review, sul quale sarebbe opportuno riflettere per dire i passi che ci attendono nei prossimi giorni e settimane relativamente alla legge di stabilità.
  D'altra parte, credo che sia fondamentale che la presa di coscienza dell'emergenza, nella quale il tema dei costi della politica si è svolta in questi anni e nella quale siamo tutti immersi, avvenga da parte di chi la politica è chiamata a svolgerla professionalmente ogni giorno in queste Aule ed è altrettanto fondamentale che si traduca in atti concreti, puntuali, precisi e trasparenti perché questo elemento della trasparenza è un elemento che deve essere richiamato – io credo – ad ogni passo.
  D'altra parte, non è solo la politica che costa, ma è anche il servizio che viene garantito alla politica e alla rappresentanza democratica, allo scopo di rendere il lavoro di noi tutti più efficace e più funzionale a quello che ci chiede il Paese.Pag. 41
  Io, come molti altri colleghi in quest'Aula, anche se poi non sono presenti, sono alla mia prima legislatura e non credo di peccare di piaggeria se, discutendo in realtà di bilancio della Camera, voglio testimoniare di come il lavoro di chi lavora in quest'Aula e di chi non è stato eletto in quest'Aula e, quindi, dei funzionari e di tutto il personale di questa istituzione, sia stato fondamentale, non credo soltanto per me, ma fondamentale per quelli che sono entrati in questa'Aula per la prima volta ed hanno dovuto, per quanto provenissero da lavori più o meno impegnativi, imparare da zero un lavoro estremamente impegnativo, estremamente anche rischioso in termini di visibilità pubblica.
  Ed è il mio non soltanto un ringraziamento, ma anche una testimonianza di come il lavoro di chi ci accompagna poi professionalmente in questo nostro lavoro di legislazione, sia di altissima qualità e, quindi, in qualche modo sia anche, diciamo, giustificato nel suo costo, nel suo costo in termini di tempo e in termini di retribuzione. È qualcosa che io credo la Camera dei deputati dovrebbe con maggiore efficacia, se posso permettermi, comunicare all'esterno, cioè di quanto il tema costi della politica e costi del servizio alla politica e alla rappresentanza democratica sia, appunto, giustificato dalla necessità di rendere il lavoro di noi tutti funzionale ed efficace.
  Dicevo del tema della trasparenza. Anche qui credo che siano stati fatti dei passi in avanti da parte di questa istituzione nel comunicare all'esterno il modo in cui si è ridotto e razionalizzato il costo dell'istituzione. Qualcosa di più naturalmente dovrà essere fatto nei prossimi anni, ma anche qui è fondamentale che si sappia all'esterno di quest'Aula, in cui troppo spesso abbiamo la percezione di essere, in qualche modo, assediati o incalzati da non so se definirli rappresentanti dell'opinione pubblica, però certamente cittadini (chiamiamoli così, perché ora è d'uopo chiamarli in questo modo). Dunque, proprio nel mentre abbiamo la percezione di essere assediati, è fondamentale dare all'esterno un messaggio di trasparenza e di comunicazione sempre più efficace e sempre più responsabile.
  D'altra parte, è una banalità ma la ripeto lo stesso: alla democrazia non c’è alternativa o, meglio, l'alternativa alla democrazia si chiama dittatura o mancanza di democrazia. E se alla democrazia non c’è un'alternativa che noi possiamo considerare praticabile, dobbiamo ricordare che la democrazia è fatta di delega, di rappresentanza, di competenze, ma anche di tempo e di risorse, di risorse anche economiche. E per difendere la nostra democrazia non ci possiamo, naturalmente, arroccare nella difesa di quanto esisteva e che, ormai, non esiste più, di quanto esisteva un tempo. Non lo possiamo fare non soltanto perché il nostro è un Paese sconquassato dalla crisi economica e dalla sofferenza sociale della gran parte, appunto, dei nostri concittadini, ma non lo possiamo fare perché se lo facessimo renderemmo un cattivo servizio alla democrazia e renderemmo la democrazia sempre più attaccabile. Quindi, la difesa della democrazia passa anche attraverso la razionalizzazione delle risorse economiche che sono necessarie al suo buon funzionamento.
  Ed è anche e soprattutto per questo motivo che io credo che il lavoro, appunto, dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei Questori, vada apprezzato e vada incoraggiato anche nel suo proseguire nei prossimi mesi nel prosieguo della legislatura, perché sarà ancora più fondamentale che questa istituzione possa, diciamo, andare a testa non alta ma di più, di fronte ad un'opinione pubblica che inevitabilmente e giustamente chiede sempre di più, a chi siede in quest'Aula e a chi lavora in questa istituzione, in termini di trasparenza, responsabilità ed efficacia del suo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, colleghi deputati, deputati Questori, arriviamo Pag. 42a questo dibattito sul bilancio interno della Camera dei deputati, il primo al quale il gruppo del MoVimento 5 Stelle partecipa, a quasi otto mesi dall'inizio della legislatura. Il nostro primo obiettivo, come rappresentanti del MoVimento 5 Stelle all'interno dell'Ufficio di Presidenza, è stato colpire quelli che per noi sono i privilegi che creano quel divario tra i cittadini e i loro rappresentanti.
  Abbiamo, quindi, sin dal primo giorno richiesto una serie di provvedimenti tanto semplici quanto incisivi: l'eliminazione delle indennità di funzione dei membri dell'Ufficio di Presidenza, un ridimensionamento delle indennità parlamentari, una rivisitazione delle norme concernenti i vitalizi parlamentari, una limitazione massiccia delle cosiddette «auto blu», per non parlare dell'eliminazione degli appartamenti e così via.
  Purtroppo, come era prevedibile, le nostre richieste sono state accolte solo in parte dagli altri colleghi dell'Ufficio di Presidenza. È a questo punto che noi del MoVimento 5 Stelle, al di là di quello che si decide qui per quanto riguarda il trattamento economico dei parlamentari, abbiamo deciso di procedere con i cosiddetti «restitution day», un'altra storia che riguarda un altro momento di questo dibattito parlamentare, ma che è pertinente con un argomento che in questi anni ha sempre giustificato i privilegi: il fatto che non si decidesse di abolire alcuni privilegi legittimava ad avere i privilegi e a fare mantenere i privilegi anche a coloro che erano contrari.
  Signor Presidente, ho sin dall'inizio avuto modo di apprezzare la professionalità, la dedizione e l'impegno che questa amministrazione riesce ad esprimere nel supporto all'attività parlamentare. Non ne ho mai fatto mistero anche in occasioni di dibattito pubblico: si tratta di una amministrazione che rappresenta sicuramente un'eccellenza e dalla quale c’è tanto da imparare ogni giorno. Tuttavia, molti sono gli aspetti che possono essere migliorati e mi riferisco, in particolare all'efficienza di questa macchina. A questo proposito, credo che occorra una premessa. È nostra ferma convinzione che il Parlamento rappresenti l'architrave del nostro ordinamento costituzionale e che la centralità del Parlamento stesso, che stiamo cercando di difendere dal revisionismo costituzionale al centro dell'indirizzo politico di questa maggioranza di Governo, non possa che essere garantita da una amministrazione terza ed eccellente. La necessaria e ineludibile razionalizzazione dell'efficienza di questa macchina amministrativa, pertanto, non può assolutamente intaccare la qualità e il livello delle prestazioni offerte a sostegno dell'attività parlamentare.
  Tuttavia, siamo altrettanto convinti del fatto che si possa procedere ad una riorganizzazione a 360 gradi che consenta di risparmiare – in un momento di così grossa crisi per tutto il Paese – senza intaccare la funzionalità dell'amministrazione stessa. Proprio per questo, riteniamo indispensabile procedere con una riorganizzazione amministrativa, che parta da una più efficiente riallocazione delle risorse umane impiegate, ma che soprattutto riguardi una revisione razionale degli appalti e degli incarichi di consulenza in essere valutando i costi in rapporto ai servizi offerti.
  Signor Presidente, quest'anno ricorre il trentennale di una meritoria iniziativa portata avanti dalla Presidente Nilde Iotti. In quest'Aula nei giorni del 2 e 3 luglio 1984 si è svolta una conferenza per riflettere sulle prospettive di riforma e ammodernamento dell'amministrazione della Camera dei deputati. Ai lavori di quell'assise, parteciparono i principali attori di questo ramo del Parlamento: membri dell'Ufficio di Presidenza, gruppi parlamentari, singoli deputati, responsabili dei vertici amministrativi, singoli dipendenti, rappresentati delle organizzazioni sindacali, giornalisti parlamentari. Nel concludere i lavori di tale conferenza, la Presidente Iotti individuò «una volontà comune di trovare criteri di organizzazione e di funzionamento degli apparati parlamentari capaci di assicurare le migliori condizioni di lavoro per i singoli e la più alta efficienza della struttura».Pag. 43
  Noi riteniamo – e preannuncio la presentazione di uno specifico ordine del giorno in tal senso – che in occasione del trentennale sia il caso di pensare ad una iniziativa di questo tipo per avviare una riflessione profonda che coinvolga tutti gli attori dell'amministrazione e individuare i corretti assetti organizzativi e amministrativi necessari a garantire la massima funzionalità dell'amministrazione in vista delle nuove sfide e prospettive che quotidianamente affronta il parlamentarismo, nella maniera più partecipata possibile.
  È chiaro come una riorganizzazione amministrativa – sempre più indispensabile alla luce del perdurare del cosiddetto «blocco totale del turn over» che ha portato ad una riduzione del personale del 25 per cento negli ultimi dieci anni – non possa assolutamente prescindere da una riflessione di questo tipo che coinvolga lo spettro più ampio possibile degli attori di questa Camera e che ascolti anche i dipendenti e i loro rappresentanti.
  Gli ordini del giorno che abbiamo presentato insieme agli altri colleghi del gruppo possono essere organizzati in tre macro-aree, che saranno descritte più compiutamente dai colleghi Fraccaro e Mannino che parleranno dopo di me: razionalizzazione amministrativa, provvedimenti anticasta, pacchetto verde per la sostenibilità ambientale della Camera dei deputati.
  In particolare, vorrei soffermarmi su alcuni aspetti del nostro intervento. Per quanto riguarda le cosiddette auto blu, noi abbiamo preparato un ordine del giorno con una soluzione rivoluzionaria: chiediamo cioè che la Camera dei deputati stipuli un'apposita convenzione con il servizio di car sharing offerto dal comune di Roma al fine di diminuire l'attuale parco auto, i costi dei servizi di noleggio semplice e di noleggio con conducente. Si pensi che il costo annuale di abbonamento a tale servizio per una grande azienda ammonta a 254,18 euro. Si pensi, al contempo – questo anche per i cittadini che seguono la seduta – che nel programma settoriale dell'autorimessa per l'anno 2013, approvato dal Collegio dei Questori della XVI legislatura nel dicembre 2012, impegna un totale di 675 mila euro per l'anno 2013 e che, nello specifico, per il solo noleggio sono previsti 480 mila euro (330 mila euro per noleggi semplici e 150 mila euro per noleggio automezzi con conducente).
  Noi crediamo che con l'attuazione della nostra proposta si produca un abbattimento radicale dei costi per quanto riguarda le cosiddette «auto blu», a maggior ragione se nell'ultimo decreto sulla pubblica amministrazione è previsto un limite di spesa alle auto di servizio, di riduzione del 50 per cento rispetto all'ultimo esercizio di bilancio. Quindi, è il caso di mettere in carreggiata anche la Camera dei deputati.
  Un aspetto sul quale vorremmo assolutamente impegnare il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza è quello relativo ai contratti. Noi riteniamo che la Camera dei deputati si debba avvalere il più possibile, se non completamente, delle tipologie contrattuali in uso alla Consip, con particolare riferimento al rispetto dei parametri prezzo/qualità. Sappiamo che qualcosa è stato già fatto in questo senso, ma crediamo che sia necessario andare fino in fondo, sempre in quella logica di totale trasparenza, che è il principio cardine di tutta la nostra attività politica.
  Un altro ordine del giorno, che riteniamo di fondamentale importanza, è quello relativo al cosiddetto DURC, il documento unico di regolarità contributiva. Preannuncio la presentazione di un ordine del giorno che impegna il Collegio dei Questori e l'Ufficio di Presidenza a fare in modo che venga acquisito direttamente d'ufficio il DURC presso gli enti interessati e di provvedere, in caso di irregolarità, a trattenere i pagamenti all'impresa per l'importo corrispondente all'inadempienza contributiva o assicurativa e di pagare con questi fondi gli enti previdenziali o assicurativi al posto dell'appaltatore inadempiente. A noi risulta che la Camera abbia in qualche modo recepito la normativa esterna in materia, ma abbiamo avuto notizia che non tutte le ditte appaltanti sono in una posizione di regolarità contributiva. Pag. 44Riteniamo assolutamente indispensabile che in un'amministrazione come questa sia accertata con grandissimo scrupolo la regolarità in questo campo.
  Noi crediamo che il legislatore debba dare l'esempio: non è possibile che noi approviamo delle leggi che poi debbono rispettare gli altri, mentre noi qui facciamo come vogliamo. Troppo spesso fino ad oggi è stato così. Questo è il primo elemento che crea quel deleterio scollamento tra Palazzo e Paese reale. I colleghi iscritti a parlare dopo di me oggi, e poi anche mercoledì, parleranno, per esempio, della situazione dei collaboratori parlamentari. Come è mai possibile che qui dentro facciamo un gran parlare contro il precariato, il lavoro nero, e poi, se andiamo a vedere, una parte di noi, fosse anche minoritaria, intrattiene ancora rapporti di lavoro in nero con i collaboratori ? Noi non possiamo pensare che il consenso popolare sia una sorta di lavacro mediante il quale i rappresentanti del popolo sono dei cittadini più eguali degli altri, proprio come i maiali ne «La fattoria degli animali», il romanzo di George Orwell (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo dire che vi sono alcune considerazioni da fare sulla relazione e sui testi. Gli obiettivi ai quale tutti abbiamo dichiarato – e lo abbiamo fatto anche in campagna elettorale – di tendere erano obiettivi finalizzati alla sobrietà, al rigore, al contenimento dei costi, all'efficienza. Infatti, il bilancio non è semplicemente un atto contabile, ma è un elemento fondamentale per avere, mantenere e recuperare – perché dobbiamo usare questo termine, recuperare – un rapporto di fiducia tra le istituzioni ed i cittadini; un rapporto di fiducia che negli anni si è incrinato, un rapporto di fiducia che consiste, soprattutto, nell'utilizzo delle istituzioni, e soprattutto dei soldi delle istituzioni, come se fossero soldi propri e con la diligenza del buon padre di famiglia.
  Farlo soprattutto per il rispetto dei contribuenti, contribuenti che certamente devono essere attenti e soprattutto devono essere messi in condizione di conoscere quelli che sono i passaggi e quelli che sono i meccanismi dell'istituto parlamentare. A noi sta a cuore la democrazia, stanno a cuore gli strumenti e i luoghi attraverso i quali la sovranità popolare si esercita, e il Parlamento è il primo di essi.
  Proprio per queste ragioni abbiamo il dovere di essere credibili, di essere pronti non solo ad annunciare sacrifici, ma anche a compiere scelte concrete di sobrietà e di contenimento dei costi. Non possiamo permetterci – e mi pare che questo sia stato un criterio posto in essere da chi ha redatto i documenti contabili – di seguire i criteri di spesa storica, perché troppo spesso nell'amministrazione pubblica ci si fonda e ci si basa su questi meccanismi. Dobbiamo evitare di seguire quelle che sono delle prassi, quelle che sono le consuetudini. Bisogna avere il coraggio di cambiare binario, e mi pare che questo documento sia contraddistinto soprattutto dalla volontà di un cambio di tendenza rispetto al passato. E considero significativa la riduzione dei costi, una riduzione dei costi che, se fosse applicata a tutte le amministrazioni dello Stato, molto probabilmente riuscirebbe a consentire di imprimere delle fortissime dosi di risparmio ai conti pubblici. Mi chiedo e chiedo a tutti voi – perché secondo me l'obbligo di trasparenza deve esserci per tutti – se gli altri organi costituzionali abbiano fatto altrettanto. Mi chiedo, ad esempio, se la Corte costituzionale abbia fatto altrettanto, e si ponga in questa dinamica.
  Ho parlato di contenimento dei costi senza perdere in efficienza, perché la nostra istituzione non può permettersi, pur nel contenimento dei costi, di perdere quello che è un approccio di efficienza, di dinamismo e, soprattutto, di garanzia di procedure che siano assolutamente rigorose.
  Allo stesso risultato, che è quello del contenimento dei costi, si giunge attraverso una scelta fondamentale, che è quella di rompere – lo abbiamo detto – Pag. 45delle tradizioni consolidate. Ad esempio, il deciso passaggio a supporti immateriali, che è stato consentito dalla tecnologia informatica e ha reso al tempo stesso più ampia la documentazione a disposizione del singolo deputato e più semplice la sua consultazione. È questa la strada che si deve seguire, anche attraverso dei meccanismi e delle abitudini diverse.
  Per quanto riguarda il rapporto con il personale dipendente, abbiamo visto che molto spesso i giornali danno molto spazio a quelli che sono gli stipendi, a quelli che sono i dati, a quelle che sono le cifre. Talvolta viene usata demagogia, talvolta vengono spacciati per veri dei dati che non hanno fondamento. Ecco, attraverso la trasparenza tutto questo deve essere risolto. Bisogna dare atto – lo dico da parlamentare che da un po’ di anni frequenta questi banchi – che il personale della Camera è caratterizzato da una grande professionalità, da uno spirito di sacrificio, da una lealtà, e senza l'apporto di ciascuno di loro, dal Segretario generale agli assistenti parlamentari, l'attività parlamentare sarebbe impossibile. Quindi è fondamentale che la dignità del Parlamento tutto venga garantita. E pur garantendo certamente questa dignità, non mortificando alcuna professionalità, è necessario fare in modo – e questo lo ha ricordato anche il collega che mi ha preceduto – che si raggiunga un meccanismo di produttività massima, che si eliminino eventuali sacche di malfunzionamento e che si esalti il lavoro e soprattutto il merito, attraverso anche dei meccanismi di riforma e dei meccanismi che possono consentire di affrontare tutti gli impegni e tutte le incombenze che ci sono, anche alla luce di quelle riduzioni di personale che sono state imposte dalle norme.
  Poi, un altro aspetto importantissimo: il bicameralismo perfetto, previsto dalla nostra Costituzione, ha portato a quella che è stata una duplicazione di strutture, di costi tra la Camera ed il Senato. Sotto questo profilo dobbiamo osservare che non c’è una collaborazione tale da evitare una duplicazione di quelli che sono talvolta degli adempimenti. Pensiamo, per esempio, ai meccanismi per quello che riguarda gli uffici studi: attività che sono duplicabili, che sono molto probabilmente analoghe, svolte tanto alla Camera quanto al Senato, molto probabilmente potrebbero essere razionalizzate e coordinate.
  Bisogna ringraziare in questo caso il Collegio dei questori e l'Ufficio di presidenza per il lavoro che è stato svolto. Immagino che non sia semplice avvicinarsi, approcciarsi a dei dati, a dei numeri e farlo cercando di dare un'inversione di tendenza. Quindi, questo bilancio è, in termini numerici, chiaramente al netto di miglioramenti ulteriori che potranno esserci, un segnale importante per i cittadini, un segnale di sobrietà, un segnale oggettivo e numerico che ci sono dei passaggi che sono stati svolti e sono stati svolti in modo silenzioso, in modo non demagogico e in modo soprattutto trasparente.
  Apprezzo anche le modalità con cui si è svolto fino ad ora questo dibattito, perché è facile in molte circostanze approcciarsi a questi momenti in modo demagogico, cercare di fare notizia, cercare di accaparrarsi il titolo dei giornali. Ebbene, tanto il Collegio dei questori, l'Ufficio di presidenza e la Presidente si sono approcciati in termini precisi e puntuali nel loro lavoro importante di razionalizzazione, quanto – mi pare – il Parlamento stia cercando con proposte concrete – l'intervento che mi ha preceduto del Vicepresidente Di Maio lo dimostra –, che potranno essere dibattute e approfondite (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, colleghi, il mantenimento della struttura pubblica nel nostro Paese costa il 2,5 per cento del prodotto interno lordo, quindi un punto in più di Germania, Francia e Gran Bretagna. Se noi equiparassimo il costo della nostra spesa pubblica ai quei Paesi, che hanno dimensioni paragonabili al nostro, risparmieremmo qualcosa come 15 miliardi di euro ogni anno.Pag. 46
  Il nostro obiettivo, quindi, è quello di un contenimento della spesa, perché questo è quello che ci chiede la congiuntura economica e questo è quello che ci chiede anche un impegno etico e morale nei confronti del Paese, perché oggi chi più ha ricevuto più è chiamato a restituire, a dare per la crescita del Paese.
  Quindi, dobbiamo affrontare la ristrutturazione della Camera dei deputati – perché di questo io voglio parlare – da un punto di vista diverso da quello che è stato fatto fino ad ora. Meritoriamente lo stesso questore ha ben sottolineato quanto è stato fatto in passato, nella conclusione della scorsa legislatura e all'inizio di questa: 60 milioni di euro risparmiati sono una cifra significativa, non vi è ombra di dubbio; corrispondono a un impegno, anche preso da lei, Presidente, il giorno del suo insediamento, come corrispondono all'impegno di tante forze politiche oggi presenti in Aula.
  Però sono stati fatti ancora secondo una vecchia logica, ovvero quella dei tagli lineari, ovvero quella dettata da una spending review per cui intervengo sui centri di costo e cerco di ottenere quello che è il miglior costo per un determinato servizio, per una determinata prestazione. Questo è quello che si è impegnato a fare il Collegio dei questori e quello che si è impegnato a fare l'Ufficio di presidenza. Ed è una parte importante, perché va a intervenire sugli stipendi che a furor di popolo vengono individuati come la causa o una delle principali cause dei maggiori oneri dei costi della politica italiana. Però, sappiamo benissimo che, nel caso noi riuscissimo – e questo è un impegno – ad intervenire proprio sugli stipendi, a intervenire sulle auto blu, a intervenire sui privilegi, che sono odiosi quanto è improcrastinabile eliminarli, noi interverremmo solo su una piccola, piccolissima parte di quei 15 miliardi di euro. Infatti, le stime sono intorno ad un miliardo di euro massimo di risparmio. E il resto ? E tutto il resto ? Tutto il resto è nell'organizzazione della funzione pubblica del Paese, è nella sbagliata allocazione delle risorse o nella non necessaria allocazione delle risorse, a cui non corrisponde poi un servizio utile al funzionamento del Paese.
  Ed è in questo quadro che noi dobbiamo inserire il nostro lavoro, perché noi siamo un simbolo, nel bene e, oggi, nel male. E, quindi, a questa istanza dobbiamo dare una risposta. Dobbiamo essere i primi a mettere in discussione noi stessi, la funzionalità della Camera, il sistema produttivo in base alla missione che ci siamo dati. Quindi, non è un approccio tecnico, non è un approccio tecnocratico, è un approccio politico. Il nostro compito da politici è quello di arrivare a ridefinire il ruolo del Parlamento. Non l'abbiamo fatto con le riforme, ahimè, ahinoi, ma lo possiamo fare all'interno di questo sistema costituzionale, facendo in modo che la Camera risponda alle sue funzioni nel miglior modo possibile. Come farlo ? Sicuramente chiedendosi perché alcuni ruoli, alcune funzioni esistono ancora. Sono necessarie ? Non sono necessarie ? Questo è un punto fondamentale. È la domanda che noi ci dobbiamo porre. È il primo quesito. Non è solo quello di tagliare. Io faccio l'esempio del taglio delle indennità. Noi abbiamo ridotto di una percentuale l'indennità, giustamente anche in crescendo: chi aveva un'indennità maggiore, ha subito anche un taglio maggiore. Ma l'indennità di per sé ha una funzione premiale e corrisponde ad un criterio meritocratico. Ora, se all'interno della Camera dei deputati un terzo percepisce l'indennità (indennità, non so, come maneggio dei valori, inserimento dati, che sono retaggio del passato), capite bene che lo strumento stesso viene svilito.
  E, allora, la domanda che noi ci dobbiamo porre è: quel ruolo o quella funzione sono ancora necessari ? Nei nostri ordini del giorno poniamo una serie di interrogativi. È ancora necessario avere un Punto Camera nell'epoca in cui siamo multimediali ? Il Punto Camera dovrebbe essere all'interno delle case di ognuno o negli uffici allorquando uno si connette ad Internet e può in tempo reale rendersi conto di ciò che accade qui, senza dover spendere dei soldi affittando spazi e pagando Pag. 47dipendenti per tenerli aperti. Questo è un piccolissimo esempio di tante cose che possono essere razionalizzate. Abbiamo portato avanti all'interno dell'Ufficio di presidenza una battaglia per quanto riguarda uno dei recenti bandi che è stato fatto, un appalto per la gestione del nostro servizio bibliotecario, importantissimo.
  Ma è possibile che noi dobbiamo assumere nuove persone per svolgere delle funzioni all'interno della Camera che consta di quasi millecinquecento dipendenti ? È mai possibile che, facendo una riorganizzazione dei ruoli e delle funzioni, non sia possibile trovare ventiquattro persone che possono svolgere quelle mansioni e, quindi, non costare altro denaro alla Camera dei deputati e, quindi, ai cittadini ? Io sono convinto che sia possibile. C’è un problema di riorganizzazione.
  C’è un problema di allocazione delle risorse. C’è un problema che è frutto di un retaggio del passato, di compiti e mansioni che vengono stratificate. Molte persone qui stanno facendo, compresi gli stenografi che vedo qua altamente professionali, qualificati ma sviliti nel ruolo, perché è cambiato il mondo.
  Allora il punto fondamentale che noi poniamo all'interno degli ordini del giorno, che in alcuni casi abbiamo discusso in Ufficio di presidenza è proprio questo: la necessità di ridiscutere il ruolo, le funzioni, le piante organiche. Le faccio un altro esempio su cui abbiamo dibattuto in Ufficio di presidenza. Trovo inconcepibile che spendiamo, investiamo quasi il dieci per cento del nostro bilancio del 2012 – c’è un ordine del giorno in proposito – nell'organizzazione, tra le altre cose, di eventi. Noi abbiamo organizzato oltre 250 eventi che nulla hanno a che fare con la missione della Camera dei deputati, che è quella di legiferare. Noi non siamo un centro congressi, non siamo un auditorium, non siamo una esposizione permanente in cui fare delle mostre, eppure, sul bilancio, trovo investimenti anche cospicui per adeguare gli spazi in funzione di mostre, di eventi, di cose che non hanno nulla a che fare con la nostra precipua missione che è quella di essere al servizio del popolo italiano per fare delle leggi, per normare, non per organizzare eventi con dei costi che ovviamente, per forza di cose, non sono neanche lontanamente paragonabili o equiparabili a coloro che lo fanno per statuto. Questa e altre questioni devono essere affrontate, non posso venire procrastinate.
  E da qui la nostra proposta, che troverete all'interno degli ordini del giorno, che nasce da una constatazione, da un dato di fatto: noi potremmo solo continuare a fare tagli lineari e a creare anche situazioni di grande ingiustizia anche nei rapporti con i dipendenti, come in ultimo – sono rimasto allibito – quando per il recupero delle ore lavorate sono stati proposti meccanismi che sono assolutamente assurdi, che gridano davvero vendetta. Infatti nel mondo da cui provengo, se uno lavora viene pagato, punto. Non è che gli si dice: tu lavori e poi vediamo come ti pagheremo. E quindi tutti i recuperi che sono stati fatti, dettati da una cattiva organizzazione, non possono poi ricadere sui dipendenti che si sono resi disponibili e che, ogni qual volta gli è stato chiesto di prestare servizio, erano qua. E no, non funziona così ! Le colpe devono ricadere su chi ha male organizzato i servizi e, quindi, ha creato questa necessità.
  Allora il punto su cui voglio incentrare l'attenzione è proprio quello che l'amministrazione stessa – e questo è un dato di fatto, è frutto di esperienza, frutto di decenni di esperienza repubblicana –, l'amministrazione non può riformare se stessa. Ma è un dato che arriva anche dal mondo dell'economia. In un'azienda il proprietario, quando deve cambiare i meccanismi produttivi, deve aggiornare, deve riqualificare, non lo fa lui stesso ma incarica qualcun altro, ma perché ? Perché è ovvio che chi sta dentro i problemi, non può avere gli strumenti per risolvere i problemi che ha generato.
  Serve uno sguardo diverso, uno sguardo professionale e anche distaccato, non coinvolto emotivamente o non coinvolto dal punto di vista anche economico. È per questo che io ho proposto all'Ufficio di presidenza – e qui discuteremo mercoledì Pag. 48– di incaricare un advisor, perché faccia l'esame di quali sono le funzioni in base alle nostre indicazioni, alle indicazioni della politica, perché è la politica che deve decidere cosa si fa qui dentro; ma una volta che ha deciso, la politica fa un passo indietro e si affida a chi ha le competenze e le capacità per indicare dove bisogna tagliare, come bisogna organizzare, cosa bisogna fare per diminuire i costi e aumentare l'efficienza, l'efficacia, l'appropriatezza dei nostri servizi. Questo è quello che noi dobbiamo fare.
  Badate bene, non è un'idea che nasce dal nulla, perché, cercando nell'ampia documentazione riferita alla Camera dei deputati, ho trovato che, nel 1989, la Presidente Iotti – quindi, passiamo da una Presidente donna autorevole, che si è seduta su quello scranno per tantissimo tempo a un'altra Presidente, spero, altrettanto autorevole – incaricò, tramite l'Ufficio di presidenza, nove esperti, che erano della Asco, che prestarono gratuitamente i loro servizi, per puro spirito patrio, quindi, senza alcun onere per l'amministrazione. Ho trovato anche l'agenzia di allora, giugno del 1989, in cui viene fatto uno stralcio dell'articolo di Epoca, uno stralcio di questa relazione, che, poi, spero che i Questori, seppur datata, magari, riescano a recuperare, anche solo per vedere la differenza nell'analisi tra problemi di ieri e problemi di oggi.
  Devo dire che dallo stralcio dell'articolo di Epoca e dall'agenzia Ansa, le differenze paiono minime. Cito una parte: i super consulenti hanno stabilito le linee di tendenza, ovvero, la prima è che il personale di Montecitorio, funzionari, impiegati e commessi, nel suo insieme, è di ottima qualità, professionisti seri, preparati, corretti, che potrebbero benissimo figurare in qualunque azienda privata. Qui vedete che c’è una continuità di fatto con il passato. La seconda linea di tendenza che emerge dall'indagine è che la macchina amministrativa, così com’è congegnata, risente di disfunzioni accumulate nel tempo, di sovrapposizione di ruoli e di competenze fra i diversi uffici e servizi, ma i super esperti – conclude Epoca – mettono soprattutto l'accento su un dato: il personale, se fosse utilizzato secondo criteri aziendali, potrebbe rendere assai meglio di come ha reso finora. Urgono rimedi.
  Siamo nel 1989. Ora, abbiamo fatto passare invano questi anni: non ci sarebbe stata la crisi della politica, se la politica fosse stata in grado di riformare se stessa, questo è un dato di fatto. Io parto dal presupposto che qui siamo tutte persone in buonafede, siamo tutte persone che vogliono realmente migliorare le cose, vogliono ottenere un risultato, ovvero quello di costare di meno al Paese e di essere i più efficaci, i più efficienti possibile. Quindi, partendo da questo assunto, è un dato di fatto che non possiamo, come abbiamo già visto in passato, com’è stato fatto dall'ultima riforma, riformare se stessi, perché i risultati sono quelli che vediamo: i costi sono quelli che vediamo. Noi abbiamo presentato 34 ordini del giorno: a un certo punto mi sono fermato, perché, veramente, mi sono messo le mani nei capelli e ho detto: se continuo, poi, mi sostituisco al ruolo del Collegio dei questori, e non è assolutamente mia intenzione né è quella del mio gruppo. Ma la Lega Nord pretende che, in questo momento di gravissima difficoltà economica del Paese, si attuino quelle riforme interne che sono possibili a Costituzione e a norme vigenti.
  Non possiamo, ancora, temporeggiare; apprezziamo tutto quello che è stato fatto; i tagli che sono stati operati vanno bene, vanno benissimo, sono l'inizio, ora bisogna passare alla fase strutturale, dobbiamo riorganizzarci, dobbiamo capire perché servono dieci persone lì, perché quel dipartimento è necessario, perché quell'ufficio deve restare aperto, perché quella persona percepisce quello stipendio; dobbiamo farlo, ma non lo possiamo fare noi, non lo posso chiedere a lei, Presidente, non lo posso chiedere ai Questori, non lo posso chiedere al Segretario generale o al Vicesegretario generale perché non è un compito loro, il loro compito è quello di dare la loro visione ma poi serve una sintesi e serve un giudizio che è un giudizio professionale e inappellabile, altrimenti Pag. 49ci troveremmo qui, il giorno dopo, ognuno a discutere per la sua parte delle sue istanze in base alle sue sensibilità, ma qui deve prevalere una sola sensibilità che è quella dei cittadini che ne hanno piene le tasche di avere un Parlamento che è inefficiente e che costa di più degli altri parlamenti. Noi dobbiamo dare una risposta a questo problema; noi dobbiamo essere in grado di dare una risposta.
  L'antipolitica non è una invenzione, l'antipolitica è semplicemente un sentire un disgusto rispetto ad una situazione che sembra non mutare, poi per quanti sforzi voi facciate, per quanti sforzi noi facciamo, è ovvio che se ti presenti con un bilancio da oltre un miliardo di euro dicendo: ho tagliato 60 milioni di euro, e poi la percezione nella mente dei cittadini, oggi in gravissima difficoltà, è quella che nulla cambia, è evidente che la risposta è inadeguata. Quindi, qui non si tratta di inseguire l'antipolitica, lungi da me, si tratta di rispondere a un'esigenza che è fondamentale, è basilare, è palmare, è evidente. Allora, se vogliamo trasformare questa sessione di bilancio in una routine per cui usciamo con un tot per cento, l'1, il 2, il 3 per cento di risparmio sui costi dell'anno precedente, siamo sulla strada buona, abbiamo impostato un certo tipo di lavoro, vorrà dire che bocceremo tanti dei nostri ordini del giorno, se invece vogliamo cogliere questa occasione e rispondere effettivamente alle esigenze di buon funzionamento di questa istituzione, dell'istituzione che noi rappresentiamo, allora dobbiamo prendere un'altra decisione ovvero quella di aggredire i centri di costo in modo strutturale e riorganizzare la Camera in modo organico, efficiente, in modo professionale.
  Quindi, domani ci sarà un Ufficio di Presidenza, immagino che verranno esaminati alcuni degli ordini del giorno, almeno mi sembra sia questo l'intento; noi li abbiamo presentati con lo spirito di essere collaborativi, come già avevo avuto modo di anticipare nei precedenti incontri. Ci auguriamo, mi auguro che le sue parole, Presidente, al momento dell'insediamento, me le sono anche tenute, secondo le quali sul tema della casta è facile e popolare suonare la gran cassa della propaganda, più difficile e più serio è produrre veri cambiamenti, vengano seguite; io concordo, assolutamente. Però l'impegno di fare di Montecitorio una casa della buona politica passa dall'avere il coraggio di attuare quelle riforme che in passato non sono state fatte e lei ha un precedente illustre che la invito a cogliere e a far suo, perché quella era la strada buona e la strada giusta da proseguire.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Adriano Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signora Presidente, anch'io mi accodo a parte degli interventi precedenti, relativi all'importantissima e stringente esigenza del rilancio delle Camere su criteri di efficienza e di produttività massima, questo ci sta cuore, come ci sta a cuore la democrazia stessa. Innanzitutto vorrei partire da un ringraziamento al personale, personale qualificatissimo che è necessario, a questo punto, è chiaro, valorizzare maggiormente.
  Ho presentato due ordini del giorno in particolare, uno riguarda la predisposizione di una pianta organica. Ora, questa non è soltanto un'indicazione, ma è un obbligo per tutta la pubblica amministrazione; è obbligatoria l'adozione ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001, la determinazione di un tetto massimo di consistenza organica per ciascuna delle categorie di lavoratori impiegati presso la stessa pubblica amministrazione. È chiaro quindi come la progettazione, l'efficientamento e la riallocazione non è soltanto un'indicazione in questo caso ma è rispettare in qualche maniera la legge stessa che lo prevede per tutta la pubblica amministrazione.
  Potremmo prendere esempio anche da altri Parlamenti all'estero, lo stesso modello del Parlamento europeo potrebbe darci un'indicazione per la stessa razionalizzazione dei lavori perché non si tratta soltanto di efficientare e ridurre le spese, ma si tratta veramente di fare in modo che Pag. 50questo luogo produca le leggi e abbia un alto grado di produttività.
  Lei, Presidente, credo che potrebbe in qualche maniera agevolare questo passaggio e in particolare l'esempio che porto è il seguente: nella prima settimana si potrebbe lavorare esclusivamente in Commissione, nella seconda in Aula, nella terza sul territorio e nella quarta si potrebbe decidere se farci lavorare in Aula o in Commissione. Questo creerebbe sicuramente un efficientamento e una focalizzazione sui problemi per settimane in maniera da farci lavorare in modo veramente più efficiente e mirato come nel Parlamento europeo.
  L'altro ordine del giorno, dato che ho poco tempo cercherò di sintetizzare, riguarda in particolare il tema di cui mi occupo: l'agricoltura, il cibo. L'esternalizzazione del servizio di ristorazione, aggiudicato dalla società Onama, in seguito acquisita dal gruppo inglese Compass Group, ha determinato varie lamentele e rilievi critici da parte degli utenti, tant’è che molti preferiscono non usufruirne, tanti dipendenti non vanno alla mensa proprio perché hanno anche lamentato vari mal di pancia.

  PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Le chiedo ancora un minuto Presidente. A seguito di ciò, l'ingente spreco di qualificate risorse lavorative formate anche a spese della Camera stessa, pensiamo a degli chef che fanno i centralinisti al momento alla Camera; quindi l'obiettivo di risparmio di 4 milioni che prevedeva l'esternalizzazione non è stato mai realmente documentato se effettivamente raggiunto e quindi nell'ordine del giorno si chiede una ricognizione dei risparmi conseguiti e una relazione sul sito della Camera e se per caso vi fosse stato il fallimento di questa operazione di esternalizzazione sotto il profilo dei risparmi attesi, intraprendere nelle forme e nei tempi compatibili una operazione di reinternalizzazione per assicurare una effettiva...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ADRIANO ZACCAGNINI. ... realizzazione dei principi di risparmio e l'eliminazione degli sprechi alimentari in questo caso – chilometro zero e stagionalità – perché è assurdo che i lavoratori della Camera non possano usufruire di cibo sano e genuino anche per una questione di sicurezza nazionale.

  PRESIDENTE. Come lei sa, siamo in fase di revisione del Regolamento, dunque ci è chiaro il problema e ci stiamo lavorando e spero e confido nella collaborazione dei gruppi.
  Ha chiesto di intervenire il deputato Riccardo Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, colleghi deputati, deputati questori, parliamo di bilancio della Camera: tema molto, molto interessante perché non esiste oggi miglior esempio del distacco che si è venuto a creare tra il mondo della partitocrazia e la società reale. Il bilancio della Camera è l'esempio perfetto del mondo clientelare, feudale ed elitario che avete creato. Per dare un'idea lo paragonerei ad una sorta di resoconto di viaggio nell'El Dorado. Sapete no, la mitica città dell'oro, il luogo leggendario situato al di là del Paese reale, dove i desideri dei fortunati abitanti vengono sempre appagati grazie alla smisurata quantità di ricchezze e di benefici.
  E non credo che sia un'esagerazione, visto che la dotazione di Montecitorio ammonta a circa 1 miliardo di euro ogni anno. E poiché i costi di esercizio in esame sono, per definizione, finalizzati a consentire il funzionamento dell'istituzione e lo svolgimento dell'attività parlamentare, ciò significa che annualmente i cittadini spendono 1 milione e mezzo di euro per ogni deputato. Valiamo tanto oro quanto pesiamo, letteralmente. Anzi, siamo onesti: valete tanto oro quanto pesate, perché in realtà noi, dopo due mesi e mezzo di legislatura, di esercizio, abbiamo restituito più di 1 milione e 600 mila euro ai cittadini.Pag. 51
  Dovremmo chiamarla «Domus Aurea» più che Camera dei Deputati. Una dimora da mille e una notte dove si spendono, per fare solo alcuni esempi: 8 milioni di euro tra servizi di sicurezza, ufficio stampa, guardaroba e cerimoniale; 5 milioni di euro spesi ogni anno per la riproduzione cartacea di documenti interni (una minaccia alla deforestazione dell'Amazzonia, direi); 970 mila euro solo per il facchinaggio, 450 mila euro per l'abbigliamento del personale di servizio, 300 mila euro per la formazione linguistica degli onorevoli; senza considerare poi le migliaia di euro per le spese di viaggio degli ex parlamentari.
  Alla Camera vigono da sempre leggi che sfidano apertamente la Costituzione, che si fanno beffa dei principi di uguaglianza e giustizia sociale. Parliamo ad esempio della retribuzione dei parlamentari, ovvero di coloro che in questi anni hanno imposto sacrifici insostenibili agli altri cittadini. Indennità, diaria, rimborsi, spese di rappresentanza, convenzioni, servizi gratuiti, vitalizi e chi più ne ha più ne metta: 250 milioni di euro all'anno tra stipendi e pensioni dei deputati, un vero e proprio salasso che nessuno, in quest'Aula, è oggi in grado di giustificare. Basterebbe ridurre gli emolumenti a 5 mila euro lordi, e vincolarli al reddito medio degli italiani: meno guadagnano i cittadini, meno guadagnano gli onorevoli e viceversa, così da creare un circolo virtuoso e avvicinare le istituzioni alla società.
  Come MoVimento 5 Stelle, appena entrati in Parlamento abbiamo proposto alcune misure che definirei «del buon esempio»: dimezzamento dell'indennità parlamentare ed eliminazione di ogni altro benefit come diaria e spese di viaggio, da sostituirsi con rimborsi certificati e pubblicati on line, e cancellazione delle ulteriori indennità e dei fondi di rappresentanza connessi alle cariche d'ufficio. Praticando anche solo questi tagli – che naturalmente i portavoce del MoVimento 5 Stelle hanno già applicato – si sarebbero potuti risparmiare 42 milioni di euro ogni anno, destinandoli ad un fondo per il microcredito alle piccole e medie imprese. Ovviamente i deputati dei partiti si sono rifiutati di fare la propria parte, con la scusa, a mio avviso bieca, di voler approfondire la questione attraverso uno studio dei parametri europei: studio svanito, com'era ovvio, in quel porto delle nebbie che avvolge eternamente il Collegio dei questori. Eppure, cari questori, carissimi deputati, è semplicissimo eliminare certi privilegi: basta rinunciarvi, come abbiamo fatto noi.
  Nel favoloso mondo di Montecitorio gli eccezionali sperperi di denaro pubblico non hanno più limite: pensiamo ad esempio ai 12 milioni di euro spesi ogni anno per la gestione dei servizi informatici, l'acquisto e la manutenzione di hardware e software: 12 milioni, neanche fossimo al CERN di Ginevra ! Per non parlare delle consulenze: 550 mila euro elargiti a destra e a manca che inevitabilmente alimentano il sistema clientelare e l'affiliazione ai partiti. Oppure le erogazioni al circolo di Montecitorio e all'Unione interparlamentare: al Circolo di Montecitorio 360 mila euro l'anno !
  Una delle spese più vergognose però a mio avviso è quella per l'affitto dei vari palazzi Marini: nonostante il principesco stock di immobili a disposizione dei deputati, sono stati stipulati – e se non ricordo male sotto la Presidenza Violante – contratti per più di 23 milioni di euro all'anno con la società Milano 90.
  Contratti unici al mondo, innovativi visto che non prevedono alcuna clausola di recesso. Ora, Violante è, assieme al Ministro Quagliariello, il giurista che sta guidando l’iter delle riforme costituzionali, i famosi saggi, talmente saggio da approvare un contratto di affitto con Milano 90 milionario senza clausola di recesso, che oggi ci dobbiamo, o meglio vi dovete voi cittadini, sobbarcare ancora per molti anni, senza possibilità di recedervi. Tra l'altro Milano 90 non era ancora proprietaria dei palazzi Marini al momento della stipulazione dei contratti, lo è divenuta dopo. Questo è il tipico modo di fare impresa da parte della sinistra italiana. È stato necessario che alla Camera entrassero i cittadini del MoVimento 5 Stelle per Pag. 52cominciare a far luce su questo scandalo. Cosa poi ne faranno i partiti di tutto questo spazio resta un altro mistero, visto che da febbraio non è stata ancora approvata nessuna legge di iniziativa parlamentare.
  Un capitolo a parte merita l'organizzazione delle risorse interne. Il costo del personale in servizio è di 270 milioni di euro l'anno, quello in quiescenza di 220 milioni. Praticamente metà del budget se ne va per il personale, cifre a mio avviso da capogiro: dopo 25 anni di servizio, un assistente, arriva a prendere 111 mila euro lorde; un segretario, 133 mila euro lorde annue; un documentarista arriva a 193 mila euro; un consigliere, 290 mila euro. In realtà, sono anche cifre non realistiche perché sono previste varie indennità, e non sono nemmeno definite poiché sono previsti aumenti automatici della retribuzione ogni due anni, fino alla pensione, del 2,5 per cento. Non c’è pari fuori da questo palazzo. Il vicesegretario generale, solo per fare un ulteriore esempio, percepisce come stipendio di partenza più di 304 mila euro lordi annui, il segretario generale più di 406 mila euro lordi annui. Ad esempio, l'attuale segretario generale, nominato nel 1999 sempre da quel famoso Violante, ad oggi percepisce uno stipendio che si aggira intorno ai 550-600 mila euro, la cifra esatta non ci è data sapere.
  Ma la responsabilità di tutto questo, cari concittadini, Presidente, non è dei dipendenti, ma solo ed esclusivamente della classe politica che distribuisce privilegi a chi la circonda per giustificare e proteggere i propri. Abbiamo proposto di intervenire sul tema lungo 4 direttrici: trasparenza, tetto massimo agli stipendi, temporaneità degli incarichi e meritocrazia. Quanto al primo punto (trasparenza), il decreto legislativo n. 33 del 2013 prevede che le pubbliche amministrazioni devono rendere noto il curriculum vitae e la retribuzione nominativa di tutti i dirigenti, ma ovviamente Montecitorio fa eccezione. Alla mia personale richiesta di applicare anche qui dentro la stessa normativa che voi, voi maggioranza, avete voluto per il mondo lì fuori, tutti – PD, Sel, Scelta Civica, Fratelli d'Italia, tranne, devo ammetterlo, il Popolo della Libertà – avete votato contrario. Avete paura delle stesse vostre leggi. Abbiamo anche chiesto di rendere le retribuzioni del personale più in linea con quelle del pubblico impiego, introducendo anche per la Camera un tetto massimo retributivo, che è quello del Primo Presidente della Corte di cassazione, applicandolo a tutti gli stipendi e alle pensioni dei dipendenti. Ovviamente questa proposta, come le altre, non è stata recepita: non si possono toccare i diritti acquisiti, o diritti quesiti. Se solo usaste queste argomentazioni quando dovete decidere delle sorti del popolo italiano, quelli che dovremmo difendere e proteggere. Non c'e’ tutela dei diritti quesiti per l'imprenditore che dopo aver aperto un'attività si vede aumentare le tasse e fallisce, non c'e’ tutela dei diritti acquisiti per gli esodati, non c'e’ tutela dei diritti quesiti per l'anziano che rovista nei cassonetti perché ha una pensione da fame. Per loro non c’è tutela dei diritti quesiti.
  In conclusione, abbiamo proposto di ridurre l'enorme spesa annua della Camera eliminando sprechi e privilegi, di garantire la massima trasparenza e accessibilità alle retribuzioni e al trattamento giuridico dei dipendenti pubblici e ottenere un sistema snello ed efficiente, basato sul merito, ma non ci avete ascoltato.
  Nonostante i taglietti di facciata, Montecitorio resta il reame dello sfarzo e degli sprechi, riservato alla casta dei politici per diritto dinastico e immune dalle conseguenze delle rovinose condizioni economiche e sociali d'Italia. Una zona quasi extraterritoriale dove lo sperpero incontrollato delle risorse si affianca alla concessione di privilegi e immunità che non hanno eguali nel resto del pianeta. È ignobile affamare i cittadini per far vivere quattro gatti nel lusso più sfrenato.
  Di questo siete responsabili di fronte al Paese. Avete perso il senso del pudore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.

Pag. 53

  ANDREA GIORGIS. Presidente, onorevoli colleghi, Collegio dei questori, ho ascoltato con attenzione la relazione che avete presentato in quest'Aula e l'impegno nel procedere verso una razionalizzazione della spesa e una riduzione dei costi complessivi. Mi sembra che si tratti di un primo passo, un primo passo apprezzabile, un primo passo al quale ne devono seguire degli altri. Ho apprezzato la determinazione con la quale avete inteso affrontare il problema, per esempio, degli immobili: è un capitolo questo delicato, un capitolo molto difficile, e, con molta determinazione, mi sembra che abbiate posto le condizioni per rivedere un capitolo di spesa che ha dei margini di riconsiderazione.
   Lo stesso vale per quanto riguarda la riduzione di alcune spese che, pur non incidendo in maniera particolarmente rilevante sul bilancio complessivo, tuttavia rappresentano un segnale verso quell'attenzione alla particolare difficoltà in cui versa il nostro Paese. Penso a quelle che sono state considerate riduzioni relative al trattamento dei deputati titolari di cariche interne, alle spese di rappresentanza, al contributo erogato in favore dei gruppi parlamentari e alle indennità di funzione spettanti al personale. Penso, inoltre, a quelle riduzioni che attengono sia ai parlamentari, sia ai dipendenti e che segnano un'inversione rilevante di tendenza. È previsto che nei bilanci anche a venire, 2012, 2013, 2014, ci sia una riduzione del complessivo stanziamento, che ci sia una riduzione della spesa relativa sia al personale, sia ai deputati. Ci sono poi alcune voci che hanno a che vedere, di nuovo, con la razionalizzazione dei costi, con la razionalizzazione della spesa – è stato ricordato anche nei precedenti interventi – con il tema della digitalizzazione, con il tema della riduzione del cartaceo e dei benefici che ciò potrebbe determinare, non solo sul funzionamento della Camera, ma sulla stessa spesa. Dicevo all'inizio che è una direzione che deve essere condotta e ulteriormente rafforzata, è però una direzione alla quale io credo debba accompagnarsi anche una riflessione su un capitolo che è stato – e viene troppo spesso – considerato non discutibile, non affrontabile per ragioni di carattere giuridico, si dice. È il tema che ricordava prima l'onorevole Fraccaro, è il tema che veniva ripreso nei successivi interventi, cioè il tema dei diritti quesiti e, in particolare, nell'ambito del tema dei diritti quesiti, dei trattamenti previdenziali per i deputati cessati dalla carica o per i trattamenti stipendiali che si radicano su normative e su una contrattazione che, a sua volta, presenta un fondamento legislativo.
  Ora, io credo che varrebbe la pena un supplemento di riflessione e, in particolare, varrebbe la pena un supplemento di riflessione volto a considerare se davvero ci si trovi di fronte a degli insormontabili ostacoli giuridici e se davvero non sia possibile riconsiderare alcuni trattamenti che riguardano figure come quella dei deputati oramai cessati dal mandato, i quali naturalmente si può immaginare che vantino un'aspettativa legittima nei confronti di una normativa vigente nel momento in cui hanno adempiuto al proprio mandato.
  Però, questo principio giuridico conosce e sta conoscendo, nel nostro ordinamento, numerose deroghe. Il principio, cioè, dei diritti quesiti è un principio, come dire, controverso ed è un principio sul quale si stanno aprendo delle crepe. Laddove non ci siano davvero diritti fondamentali, forse il tema del diritto acquisito è un tema che non è più così, diciamo, insuperabile e così, come dire, graniticamente e definitivamente non suscettibile di riconsiderazione.
  Dico questo perché è una questione di carattere generale e non attiene solo al bilancio della Camera, ma attiene al nostro Paese. Noi viviamo in un momento di particolare difficoltà, nel quale il tema dell'uguaglianza è il tema dal quale occorre partire per ogni tipo di politica che voglia razionalizzare la spesa ed efficientare la pubblica amministrazione, in tutte le sue diverse articolazioni. Allora, il tema della disuguaglianza è un tema che noi dobbiamo avere il coraggio di affrontare, sia in termini sincronici sia in termini Pag. 54diacronici. C’è bisogno di affrontarlo non soltanto guardando a quelle che sono le disparità nell'immediato, nel presente, che si consumano all'interno della pubblica amministrazione e al di fuori della pubblica amministrazione, ma noi dobbiamo trovare il coraggio di affrontare il tema della disuguaglianza anche guardando al passato e, quindi, affrontandolo sulla base di una, diciamo, rinnovata capacità di distinzione tra ciò che davvero deve considerarsi acquisito e ciò che, invece, in un momento di particolare crisi economica, è ragionevole considerare condizionato all'andamento complessivo dei conti pubblici.
  Credo che questo sia, diciamo, il tema sul quale sarebbe bene che, a partire dal prossimo bilancio, anche la Camera riflettesse, perché la Camera non vive, naturalmente, al di fuori di un contesto generale. Quello che sto ponendo è un tema che non riguarda solo il bilancio della Camera, ma senza dubbio sul bilancio della Camera potrebbe avere rilevanti conseguenze.
  Concludo con un'ultima considerazione. Credo che sia difficile immaginare una razionalizzazione della spesa e, quindi, un ulteriore efficientamento della capacità della nostra istituzione parlamentare senza che si giunga a una significativa riorganizzazione dei lavori parlamentari. Da questo punto di vista, la Presidente mi sembra sia molto determinata nel fare sì che si determinino le condizioni politiche perché i diversi gruppi di maggioranza e di opposizione convengano sulla necessità di arrivare, in tempi brevissimi, a una modifica dei regolamenti parlamentari, tale da rendere la nostra istituzione meglio capace di corrispondere a quel compito che la Costituzione le assegna e che la democrazia innanzitutto le chiede. E, allora, c’è una strettissima relazione tra riorganizzazione dell'attività parlamentare, efficientamento dei lavori parlamentari e riduzione dei costi ed efficientamento della macchina amministrativa. Non è possibile, io credo, affrontare il tema dei costi e della riduzione degli sprechi senza contemporaneamente prendere di petto l'organizzazione complessiva del procedimento legislativo e l'organizzazione complessiva dell'attività della nostra Camera.
  Concludo con un'ultimissima annotazione, che potrà sembrare un po’ retorica, ma io credo che dobbiamo invece considerare la ragione di tutto questo sforzo, lo sforzo di razionalizzazione della spesa, lo sforzo di riduzione delle diseguaglianze, lo sforzo di riorganizzazione dell'attività legislativa, che è quello di fare in modo che la nostra democrazia funzioni meglio e che di conseguenza sia possibile, proprio attraverso un miglior funzionamento della istituzione parlamentare e della democrazia rappresentativa, riannodare quel rapporto di fiducia che è necessario riannodare con i cittadini, non solo perché in questo modo la nostra azione potrà essere più condivisa, e di conseguenza i cittadini potranno in qualche misura sentire di prendere parte al processo decisionale, ma perché, senza un'istituzione parlamentare forte, senza un'istituzione parlamentare riconosciuta, io credo che sia molto difficile realizzare quelle politiche di crescita, di sviluppo economico e di redistribuzione che sono necessarie e sono particolarmente urgenti in questo momento per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, colleghi deputati, oggi sono finalmente arrivati in quest'Aula il conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 ed il progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013. Ebbene, oggi è il 4 novembre e, a meno di sessanta giorni dalla fine dell'annualità, siamo chiamati in quest'Aula a votare, o meglio a ratificare, un progetto di bilancio che di progettuale, dobbiamo dire, ha ben poco. Nominalmente i due documenti in discussione si differenziano per essere uno un conto consuntivo e l'altro un bilancio previsionale, il primo rivolto al passato, il secondo rivolto al futuro. L'amore per la verità, o Pag. 55almeno un sussulto di dignità, dovrebbe spingere questa amministrazione a rettificare la dizione di progetto di bilancio 2013 in primo conto consuntivo 2013, così risparmieremmo la dissociazione tra la forma del documento su cui ci esprimeremo e la sostanza di quel che questa Presidenza ci chiama a fare. È infatti evidente che ogni nostra iniziativa, anche nel caso in cui venisse accolta come orientamento maggioritario dall'Assemblea, avrebbe effetti minimi sul 2013. La tempistica con cui i deputati si trovano a dover deliberare su un bilancio di previsione, su una annualità, il 2013, di cui dieci dodicesimi sono già passati, denota la considerazione sostanzialmente notarile che di questa Assemblea hanno gli uffici, i Questori e la Presidenza. Quel che lamentiamo in ordine alla tempistica di discussione – seppure non nella dimensione abnorme odierna – ha origini lontane. Basti pensare che nell'ultima legislatura il bilancio di previsione non è mai stato portato in Aula a meno di sei mesi dall'annualità cui esso era riferito. Discutere regolarmente il bilancio con questo ritardo denota una prassi patologica da parte dell'amministrazione, avallata dai vertici politici cui incombe il governo della Camera, che spoglia l'Assemblea di ogni possibilità di condizionamento delle scelte di governo e gestione operate dall'amministrazione.
  Contro questa prassi, come deputati del MoVimento 5 Stelle ci siamo battuti e continueremo a batterci in tal senso, sperando di incontrare il consenso di tutte le forze politiche. Proponiamo all'Assemblea, con un ordine del giorno ad hoc, di individuare un termine perentorio, non oltre il primo trimestre di ciascun anno, entro il quale l'Ufficio di Presidenza sia tenuto a trasmettere all'Aula i documenti di bilancio. In merito, come membri dell'Ufficio di Presidenza, abbiamo iniziato a parlare di bilancio il 30 luglio di quest'anno. Fin da subito ci siamo attivati per avere chiarimenti e supplementi istruttori in merito a varie voci del capitolato. L'amministrazione ha corrisposto parzialmente alle nostre richieste e per alcune di esse abbiamo dovuto procedere a solleciti, anche interessando la stampa per sbloccare alcuni dossier.
  In qualità di componente dell'Ufficio di Presidenza, ho cercato di chiedere conto di quanto si fa per rispettare le politiche comunitarie e nazionali in materia di acquisti verdi, e in particolare dei criteri ambientali minimi che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con cadenza periodica, stabilisce e che le pubbliche amministrazioni sono tenute a rispettare, quando acquistano beni e servizi e affidano appalti per le forniture necessarie al funzionamento dei loro uffici.
  Abbiamo chiesto all'amministrazione di fornirci informazioni in merito all'acquisto di beni e servizi rispetto ai quali l'aggiornamento del Piano d'azione per la sostenibilità ambientale ha fissato come obiettivo che almeno il 50 per cento degli acquisti e degli appalti della pubblica amministrazione debba essere considerato «verde», ovvero integralmente rispettosi dei criteri ambientali minimi prestabiliti, oltre che avallati dalle tabelle Consip in termini di rapporto qualità/prezzo.
  È stata data una risposta alle nostre domande e sollecitazioni, ampia, ma non pienamente soddisfacente. Solo per fare qualche esempio: il consumo delle bottiglie di plastica per la somministrazione dell'acqua sembrerebbe essere diminuito sensibilmente nei primi mesi del 2013, ma, probabilmente, per effetto dello scioglimento anticipato della XVI legislatura e l'avvio particolarmente lento di quella in corso.
  Per conformarci ai criteri ambientali minimi stabiliti in materia di ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari, che non prevedono l'utilizzo di acqua e bevande confezionate se non per specifiche e documentate esigenze logistiche e igienico-sanitarie, deve essere adottato un piano di azione ad hoc, ed è quello che chiediamo con un apposito ordine del giorno.
  Altro argomento è costituito dalle risme in carta, fornitura che dai documenti risulta essere solo per l'1,3 per cento prodotta Pag. 56con fibre di cellulosa riciclata. In base ai criteri ambientali minimi aggiornati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 2013, la carta prodotta con fibre di cellulosa riciclata dovrebbe essere il 30 per cento della fornitura e tra gli stessi criteri ambientali é stato stabilito che devono essere escluse forniture di prodotti realizzati con cloro gassoso.
  Su quest'ultima questione, l'amministrazione ci ha risposto dicendo che l'obbligo di esclusione di questo tipo di prodotti è stato previsto dall'aggiornamento dei criteri ambientali minimi del 2013, mentre il contratto di fornitura in essere è stato stipulato poco prima. Non riteniamo soddisfacenti queste risposte.
  Riteniamo che questa Camera non debba o non dovrebbe essere soltanto una casa di vetro, ma anche una casa «verde», una casa che acquista beni e servizi e che si dota dell'energia necessaria al suo funzionamento nel rispetto delle più avanzate tecnologie e delle indicazioni della Commissione europea. Per questo, non chiediamo solo delle puntuali correzioni dell'azione di questa amministrazione per quel che riguarda, come detto, l'acquisto della carta o l'uso delle bottiglie, ma anche l'obbligo di imballaggi e stoviglie biodegradabili e compostabili.
  Con un apposito ordine del giorno chiederemo che tutti i bandi per l'acquisizione dei beni e dei servizi che sono soggetti alla disciplina degli acquisti verdi prevedano una clausola contrattuale in base alla quale la fornitura debba essere obbligatoriamente adeguata in base ai criteri ambientali minimi che il Ministero periodicamente aggiorna alla luce delle evoluzioni delle tecnologie e delle sollecitazioni provenienti dalla Commissione europea.
  Come detto, questa non deve essere solo una casa di vetro, ma una casa verde, luogo d'esempio per i cittadini e per le altre istituzioni. Ricercare una nuova sensibilità per le tematiche connesse al consumo delle risorse è un nostro dovere. Questa Camera deve essere la prova empirica della possibilità di congiungere i risparmi di spesa all'eccellenza amministrativa e ambientale.
  Noi siamo certi che ci sia la possibilità di realizzare tutto questo e ve lo chiediamo con diversi ordini del giorno: è nelle vostre possibilità farlo, ogni qual volta voteremo gli ordini del giorno che abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Si è così conclusa la discussione congiunta. Il seguito del dibattito, a partire dalla replica dei deputati questori, avrà luogo nella seduta di mercoledì 6 novembre 2013.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 5 novembre 2013, alle 9,30:

  1. – Svolgimento di interrogazioni.

  (ore 12 e p.m.)

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Luigi Di Maio ed altri n. 1-00150, Labriola ed altri n. 1-00171, Migliore ed altri n. 1-00198, Rostan ed altri n. 1-00098, Picierno ed altri n. 1-00203, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00211, Formisano e Pisicchio n. 1-00228, Russo ed altri n. 1-00229 e Grimoldi ed altri n. 1-00231 concernenti iniziative per la bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale, con particolare riferimento alla situazione nella cosiddetta Terra dei fuochi.

  3. – Dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 327.

  4. – Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di conversazioni e comunicazioni nei confronti di Francesco Proietti Cosimi (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 4-A).
  – Relatore: Rossi.

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  (ore 17,30)

  5. – Informativa urgente del Ministro della Giustizia sulla vicenda di Giulia Maria Ligresti.

  6. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
   Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (C. 1670).

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI RICHIEDE L'URGENZA

GIACOMELLI ed altri: Disciplina organica del diritto di asilo, dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria, nonché disposizioni di attuazione delle direttive 2003/9/CE, 2005/85/CE e 2011/95/UE (327).

  La seduta termina alle 18,05.

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