Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 112 di mercoledì 6 novembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 10,10.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Giancarlo Giorgetti, Leone, Losacco, Pisicchio, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 (Doc. VIII, n. 1); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 (Doc. VIII, n. 2).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013.
  Ricordo che nella seduta di lunedì 4 novembre 2013, dopo la relazione del deputato questore, Stefano Dambruoso, si è svolta e conclusa la discussione congiunta.

(Repliche dei deputati questori – Doc. VIII, nn. 1 e 2)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato questore Paolo Fontanelli.

  PAOLO FONTANELLI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la replica che mi accingo a svolgere fa riferimento al dibattito che in quest'Aula si è tenuto due giorni fa. I colleghi intervenuti nel corso della discussione generale, lunedì, hanno infatti evidenziato un insieme di aspetti rilevanti, che costituiscono materia degli ordini del giorno che saranno a breve esaminati e valutati, a nome del Collegio, dal collega Fontana. Piuttosto, dunque, che entrare nel merito di questi ultimi, credo sia più utile ripercorrere alcuni temi di carattere generale che hanno attraversato il nostro dibattito.
  In primo luogo, mi sembra sia emersa una diffusa consapevolezza sul fatto che la discussione sul bilancio della Camera chiami in causa il tema più ampio del ruolo del Parlamento nel nostro sistema costituzionale, della sua centralità come imprescindibile presidio della sostanza democratica del Paese. È proprio l'esigenza di preservare questa centralità che richiede la massima attenzione nell'opera di Pag. 2razionalizzazione dell'uso delle risorse pubbliche disponibili, senza pregiudicare in alcun modo, al tempo stesso, la funzionalità e l'autonomia delle istituzioni. Un indirizzo, questo, emerso sostanzialmente in gran parte, per non dire in tutti gli interventi svoltisi nella discussione sulle linee generali.
  È certo che su questo tema la situazione del Paese non è facile. Vi è un crescente clima di sfiducia fra i cittadini e la politica, fra i cittadini e le istituzioni. Le cause, come sappiamo, sono molteplici e certamente la politica ha le sue colpe, ma con la generalizzazione, con la semina sistematica della sfiducia, non se ne esce, tanto più in un momento in cui la crisi – e la domanda è: lo sentiamo tutti questo ? – moltiplica un clima di rabbia, di risentimento, di rancore sociale, di chiusura, che certamente non aiuta lo sviluppo della democrazia del nostro Paese. Un clima in cui la disperazione legata alla crisi cammina insieme agli egoismi sociali. Alimentare questo clima di sfiducia è oggi irresponsabile. Non è con il rancore che si combattono le diseguaglianze, che giustamente molti hanno qui evidenziato. La lotta per l'eguaglianza è sempre stata accompagnata da un'idea di solidarietà, di equilibrio e di interesse generale.
  È un'illusione, una perversa illusione, quella di pensare che dalla sfiducia del Paese possa nascere una rigenerazione democratica. La sfiducia, in realtà, si produce e si moltiplica attraverso una indicazione, anche nel dibattito politico, di obiettivi che non hanno sbocco, che puntano ad aggravare sistematicamente le contrapposizioni.
  Credo che non sia accettabile per noi in alcun modo un giudizio, una posizione, che abbiamo risentito anche in queste ore, che indica la Camera, il Parlamento, le istituzioni come la casa dei privilegi.
  Non è accettabile, non è in nessun modo accettabile per chi ha a cuore le sorti della democrazia del nostro Paese. Se passasse questa idea, resterebbero solo macerie; altro che democrazia dei cittadini.
  È, invece, necessario lavorare per trovare una via di uscita dalla crisi e per farlo c’è bisogno di istituzioni che siano riconosciute, credibili, sostenute in questo impegno. Noi pensiamo che in questo contesto, quello pur piccolo del bilancio interno della Camera, si sia cercato di lavorare per dare un contributo, fare un piccolo passo significativo in questa direzione, recuperare un clima di fiducia, di trasparenza rispetto alla spesa delle istituzioni nei confronti dell'attenzione dei cittadini. E non si capisce perché proprio là, proprio dove si realizzano segnali concreti e positivi, come quelli del nostro bilancio, si fa di tutto per affossare questo percorso, per renderlo non significativo. Ma, forse, è proprio questo che non si vuole: mi riferisco soprattutto alla polemica innescata da alcune forze dell'opposizione in questo senso. Si vuole negare che sia oggi possibile un'azione concreta, puntuale, di riordino e di riforma a partire dal nostro bilancio. Non è per questa via che si fanno passi avanti utili e positivi.
  Ma, in questo quadro, penso di potermi riallacciare alla conclusione della relazione svolta dal collega Dambruoso, nel passaggio in cui egli ha rimarcato la convinzione che ispira l'azione quotidiana del Collegio dei questori e dell'Ufficio di presidenza. La spesa per il funzionamento della Camera, se ispirata a trasparenza, sobrietà e rigore, continua ad essere una condizione e un esempio essenziale per il funzionamento delle istituzioni e per la tenuta del sistema democratico. È per questo che, in questi mesi, abbiamo messo il massimo possibile di impegno nel cercare di concretizzare il massimo di risparmio possibile nel bilancio del 2013, anche se arrivati di fatto a metà anno; la legislatura è iniziata dopo le elezioni, quando, ormai, le impostazioni del bilancio di previsione del 2013 erano già in gran parte delineate.
  In questo contesto, certamente, abbiamo fatti i conti, facciamo i conti ogni giorno anche con una serie di rigidità, di elementi incomprimibili che nel bilancio vi sono e che hanno bisogno di più tempo per essere modificati, per essere resi più Pag. 3utili ad un'azione di più ampio risparmio. Il dibattito svoltosi ci ha dato conferma, comunque, del fatto che su questa posizione convergono i gruppi rappresentati in quest'Aula. Ringrazio in questo senso i colleghi per le parole di apprezzamento che hanno speso per l'azione del Collegio, ma, ancora di più, per l'invito unanime a proseguire con determinazione lungo il cammino intrapreso, individuandone le direttrici.
  Si è parlato molto in questi anni, ad esempio, dei costi della politica, dei privilegi, del trattamento economico dei deputati, della casta. La casta dei politici, tra l'altro, in un Paese di caste, un Paese bloccato da mille corporazioni, è l'unica casta che, di fatto, si sottopone al giudizio degli elettori. Vorrei ribadire su questo punto al riguardo che il Collegio sta lavorando intensamente sulla materia del riordino del trattamento economico dei parlamentari, anche in un rapporto di confronto e di discussione comune con i colleghi del Senato. Pensiamo sia giusto andare verso una riconsiderazione complessiva del sistema del trattamento economico.
  Crediamo che l'indirizzo che noi abbiamo dato nella relazione, sul quale intendiamo lavorare, l'indirizzo più giusto sia quello di puntare ad una più netta omogeneizzazione o avvicinamento, diciamo così, agli standard europei; standard che sono fatti di trattamento economico e di servizi. Noi è qui che pensiamo si debba lavorare molto, perché, in realtà, la nostra situazione è una realtà segnata dal fatto che, anziché sviluppare molti servizi, si è lavorato di più sulla monetizzazione dei servizi.
  Questo ha portato ad una alterazione, e spesso nella stampa si ritrovano cifre di confronto tra le competenze economiche, il trattamento economico dei nostri parlamentari rispetto ad altri Paesi come se in Italia si fosse al di sopra, esagerati. Tutto questo non è vero se mettiamo insieme il costo dei servizi; anzi, il costo dei parlamentari italiani è inferiore, se lo mettiamo insieme a quello dei servizi, rispetto a quello di altri Paesi come la Francia, la Germania o la Gran Bretagna. Non è vero che noi siamo sopra; il problema che noi abbiamo è quello, invece, di migliorare sensibilmente il livello dei servizi, degli elementi in aiuto ai parlamentari nello svolgere la loro funzione, su cui, invece, siamo più carenti rispetto ad altri Paesi. È su questo che noi indichiamo l'esigenza di un lavoro per poter fare dei significativi passi in avanti che consentano ai parlamentari e, per quanto ci riguarda, ai nostri deputati, di avere un supporto di servizi più forte e più funzionale alle responsabilità e al lavoro che debbono svolgere.
  Ecco perché ci poniamo il problema, lo abbiamo indicato nella relazione, di attuare una serie di misure che consentano di rivedere la materia, la disciplina per quanto riguarda i collaboratori dei parlamentari e un'altra serie di spese, oggi remunerate ai deputati, e che possono essere sostituite con servizi efficaci. Quindi, su questo intendiamo lavorare e, lo ripeto, intendiamo lavorarci insieme al Senato nel quadro di una progressiva collaborazione e integrazione dei servizi come abbiamo avviato, anche, su altri terreni.
  Numerosi, poi, sono stati anche gli apprezzamenti nel nostro dibattito per l'alto livello professionale e per la dedizione del personale della Camera dei deputati; a cui anch'io voglio associarmi. Credo, al riguardo, che sia giunto il tempo di affrontare il tema di un rinnovamento culturale e professionale della nostra amministrazione, a cui si è ad esempio richiamato nel suo intervento il collega Boccadutri; un rinnovamento che non può più fare a meno di nuove energie e delle capacità progettuali presenti tra le eccellenze del mondo universitario e accademico attraverso una apertura ragionata di finestre nel muro del blocco del turnover. Noi abbiamo attuato un blocco del turnover che sta riducendo fortemente il numero dei nostri dipendenti, ma al quale dovremo ben presto rimediare con la necessità di indicare alcuni nuovi concorsi che riguardano figure fondamentali per il cervello legislativo e funzionale della nostra istituzione. Tutto questo lo abbiamo Pag. 4ben presente pure in un contesto in cui dovrà proseguire un'azione complessiva di contenimento della spesa e quindi, anche, in gran parte legata alla gestione del personale.
  Quegli stessi apprezzamenti danno ragione di quanto sia difficile, però, l'opera in cui è impegnato attualmente il Comitato per gli affari del personale nel dare attuazione agli indirizzi per la contrattazione definiti nei mesi scorsi dall'Ufficio di Presidenza.
  Ricordo, tra l'altro, che è avviato un confronto sulle questioni del personale mentre nel bilancio siamo stati costretti, a rotta di collo, velocemente, a rimettere in bilancio risorse per 4 milioni e 800 mila euro che dobbiamo restituire a causa della sentenza della Corte costituzionale, la sentenza n. 116 del 2013, che in ragione dei diritti acquisiti ha bocciato la misura che prevedeva, sulle pensioni cosiddette alte o d'oro, un contributo di solidarietà del 5 per cento. La Corte costituzionale di fronte al ricorso ha bocciato tale misura, perché i diritti acquisiti non si toccano, e ci ha costretti, mentre discutevamo già della situazione del personale e dell'impatto dei costi del personale sul bilancio, a rimettere rapidamente nelle poste della nostra spesa anche quelle risorse.
  Comunque noi dobbiamo proseguire in quell'opera indicata nel Comitato degli affari del personale, un'opera che richiede di entrare, ovviamente, nel vivo di istituti e normative in cui sono implicati aspettative, diritti, senza mai perdere di vista per un momento l'eccellenza delle professionalità presenti nella nostra istituzione.
  Credo sia opportuno raccogliere in proposito l'invito formulato dal collega Giorgis, nel senso di una riflessione nuova sul tema dei diritti acquisiti, da collocare all'interno di un quadro normativo più ampio che tenga conto non solo delle situazioni presenti all'interno della Camera dei deputati, ma si allarghi alla considerazione generale del Paese; una riflessione da svolgere con la necessaria cautela, ma che credo non possa essere elusa, nel momento in cui il principio della tutela dei diritti acquisiti sta conoscendo una rivisitazione nell'ordinamento generale. Questa è la chiave seria e corretta per affrontare la questione, non ordini del giorno semplificatori.
  Quello che invece non si può fare è affrontare il tema facendo finta che non esista. Non si può pensare che tutto possa essere fatto a norme vigenti, come sembrano invece credere i colleghi del gruppo MoVimento 5 Stelle, perché la conseguenza sarebbe una sola: ingenerare contenziosi sicuramente a perdere, fonte non certo di guadagno ma piuttosto di inutili costi aggiuntivi.
  È vero, noi su questo tema dobbiamo lavorare, perché siamo ad un passaggio difficile anche nei rapporti, nella responsabilizzazione complessiva della nostra struttura, e occorre da parte di tutti fare uno sforzo di consapevolezza, mettere in campo una reale disponibilità all'impegno comune a fare dei cambiamenti.
  È giusto, quindi, partire dalla valorizzazione delle straordinarie professionalità e competenze che vi sono nella nostra istituzione. È giusto proporre un impegno ed una responsabilità condivisa sulla base di un reale coinvolgimento di tutte le energie. Condivido, e ha fatto bene il collega Di Maio, a richiamare questo punto citando un passaggio di un discorso della Presidente Nilde Iotti ad un convegno sul funzionamento della Camera, che richiamava ad un'esigenza di andare ad un coinvolgimento di tutte le nostre energie. Lo condivido, vorrei che il collega Di Maio condividesse anche forse la parte più importante di quel discorso che la Iotti fece molti anni fa, in cui la stessa, partendo dall'importanza dell'autonomia del funzionamento della Camera e della tutela dell'autonomia del lavoro dei funzionari e dei dirigenti della Camera, che considerava premessa indispensabile di un principio democratico in tempi di democrazia, diceva: al concetto di democrazia voglio anche collegare l'elemento della continuità rappresentato nella vita delle Assemblee dall'insieme di coloro che vi esplicano la loro professionalità; si parla spesso per le amministrazioni pubbliche di continuità, ma talvolta attribuendo al termine un Pag. 5contenuto negativo, di separazione, di logica burocratica e di corpo. Credo, invece – diceva la Iotti –, che esso in generale, ma soprattutto per amministrazioni come quelle parlamentari, debba acquistare nel nostro sistema democratico, retto dalla Costituzione repubblicana, un valore nuovo e diverso.
  Ecco, io vorrei, colleghi del MoVimento 5 Stelle, che un passaggio di questo genere fosse realmente un motivo di riflessione rispetto anche a posizioni che sono state prese, dette, in quest'Aula e fuori da quest'Aula in questi giorni.
  Alla luce dei temi che ho ripercorso fin qui credo sia chiara a tutti la natura e la portata dei problemi che abbiamo di fronte, in particolare – e il dibattito l'ha dimostrato – quanto sia stretta la connessione tra l'azione di contenimento della spesa e le direttrici che segnano le iniziative di riforma dell'istituzione parlamentare, tanto a livello regolamentare quanto a livello costituzionale. Una connessione che richiede di procedere con grande attenzione e determinazione. Il superamento del bicameralismo, la diminuzione dei parlamentari: lo abbiamo detto più volte. Ecco, noi vorremmo che questa riforma ci fosse subito, adesso, domani mattina, per essere ancora di più impegnati, vorrei dire obbligati, a fare i conti anche con un processo di riorganizzazione complessiva, che talvolta a fatica, nelle condizioni date, riusciamo a sviluppare come vorremmo, anche perché i margini operativi attuali sono spesso assai ristretti.
  Tuttavia, in questo contesto è importante segnalare come anche i piccoli passi di oggi che facciamo anche nel nostro bilancio stiano modificando atteggiamenti e posizioni.
  Spiace registrare in proposito come i mezzi di comunicazione dimostrino talvolta di non comprendere la durezza di un impegno di questa portata e tendano anzi a banalizzarlo o, addirittura, ad attribuirgli patenti di malafede. Il Collegio è rimasto, ad esempio, assai colpito in negativo da un articolo, pubblicato nei giorni scorsi sul sito Lavoce.info, che tenta di accreditare la versione di un bilancio della Camera costruito su trucchi contabili e che parla addirittura di comunicazione istituzionale ingannevole.
  Si tratta di un articolo che si fonda su affermazioni del tutto destituite di fondamento e di credibilità; si mettono a raffronto dati eterogenei e irriducibili, come le previsioni di competenza per l'esercizio 2013 e il dato dei pagamenti effettuati nel 2012, all'interno di previsioni differenti; si confondono l'autorizzazione alla spesa con la procedura di esecuzione della medesima; si assume che i dati relativi ai pagamenti e agli impegni siano fungibili e intercambiabili; si ignora come le partite di giro siano del tutto estranee alle spese di funzionamento della Camera, essendo poste, incassate e pagate per conto terzi. Insomma, è un articolo che dimostra diffusamente come l'estensore non abbia contezza degli strumenti concettuali basilari per leggere e commentare un bilancio di previsione come il nostro.
  Noi – credo anche come segno di trasparenza e di apertura – vorremmo invitare l'estensore di quell'articolo, rinomato e importante professore della Bocconi, a venire qua a discutere con noi: non una sfida, ma un incontro, una discussione anche pubblica in cui possiamo discutere e confrontarci per rendere più ampia la conoscenza dei dati economici di funzionamento e di gestione del bilancio di una delle principali istituzioni costituzionali del nostro Paese. È un invito che gli rivolgiamo anche da qui, che gli faremo anche a voce, perché credo che si debba iniziare a rispondere con più chiarezza e con più disponibilità anche al confronto pubblico e alla trasparenza a posizioni che vengono spesso comunicate e portate avanti dai media con l'intento, la moda o, se si vuole, l'idea di poter cavalcare un senso diffuso di sfiducia, come se questo fosse un elemento che crea una qualche audience importante nel Paese.
  Ecco, fatte queste considerazioni, non intendo entrare nel merito di ulteriori argomenti che danno ragione dell'inconsistenza di quello scritto e di molti commenti che abbiamo ascoltato sul bilancio. Mi interessa, piuttosto, sottolineare, per Pag. 6concludere, come i dati seri e veritieri siano quelli dei documenti di bilancio che vengono sottoposti all'approvazione dell'Assemblea e, attraverso di essa, alla valutazione dei cittadini e – ribadiamo – sono quei dati che ci fanno dire che quest'anno noi risparmiamo 60 milioni di euro: 50 della rinuncia, ossia del taglio della dotazione, e 10 di restituzione allo Stato per i risparmi del 2012.
  Il nostro bilancio è quello che parla di una diminuzione della spesa diffusa nelle voci essenziali: meno 9,1 sulla spesa che riguarda i compensi dei parlamentari; meno 5,79 nella spesa che riguarda il personale; meno 5,47 nella spesa di beni e servizi; meno 9,54 nei trasferimenti.
  Certo, abbiamo anche qualche voce in aumento: sui sistemi pensionistici. È vero, è un tema che dobbiamo affrontare, su cui dobbiamo riflettere, così come nel complesso della spesa dell'istituzione ci sono i margini e dobbiamo lavorare perché vi sia un'ulteriore azione forte di contenimento. Di questo siamo consapevoli, però quei documenti che sono pubblicati e su cui oggi siamo chiamati al voto, consultabili da tutti i cittadini, rappresentano senza dubbio un passo molto importante in avanti, un passo anche sulla frontiera della trasparenza, tante volte evocata nel corso dei nostri lavori.
  Noi crediamo che, attraverso questo primo passaggio, sia importante oggi valutare che si creano le condizioni per proseguire un confronto positivo.
  Come Collegio dei questori abbiamo lavorato con uno spirito di forte disponibilità e costruttività rispetto agli ordini del giorno e alle proposte che sono pervenute. Ci siamo mossi con la volontà di valutare gli elementi positivi e utili al nostro lavoro in ogni proposta. Pensiamo di proseguire anche oltre la votazione di oggi del bilancio consuntivo, perché tra poco ci ritroveremo qui a discutere del bilancio di previsione del 2014 e di quello triennale 2014-2016. Siamo consapevoli che quello sarà un passaggio ancora più impegnativo di quello di oggi, sul quale misureremo meglio anche la nostra volontà di confronto con quella – mi auguro – di tutti i gruppi e di tutta l'Aula, per fare in modo che il nostro bilancio, rifuggendo da ogni tendenza a perpetuare chiusure, opacità o facili demagogie, sia un bilancio sempre più trasparente e che va nell'interesse della nostra istituzione e dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Esame degli ordini del giorno – Doc. VIII, n. 2)

  PRESIDENTE. Ringrazio il questore Fontanelli per la sua relazione.
  Avverto che, come già precisato in occasione della riunione dell'Ufficio di Presidenza di ieri, per quanto riguarda la valutazione di ammissibilità, la Presidenza si è attenuta ai criteri che sono stati definiti nel tempo sulla base dei principi generali dell'ordinamento e alla luce del quadro regolamentare delle competenze degli organi della Camera.
  Tali criteri di ammissibilità risultano riconducibili alle seguenti esigenze: assicurarne la compatibilità con l'ordinamento interno della Camera, in termini di rispetto delle sfere di competenza e di autonomia attribuite ai vari organi, nonché di tutela della coerenza complessiva delle loro determinazioni.
  Sono pertanto da considerare inammissibili gli ordini del giorno: che siano diretti ad organi diversi dall'Ufficio di Presidenza o dal Collegio dei questori o il cui contenuto esuli dalle competenze di questi ultimi; che prevedano un impegno in contrasto con il Regolamento della Camera; che, pur vertendo su materie affidate alla competenza dell'Ufficio di Presidenza o del Collegio dei questori, siano formulati in termini puntuali e vincolanti. Tali ordini del giorno possono essere considerati ammissibili solo a condizione di una riformulazione della parte dispositiva sotto forma di invito a valutare e non come impegno.
  Altra esigenza è garantire che le decisioni dell'Assemblea non prefigurino interventi in contrasto con i principi generali Pag. 7dell'ordinamento, come individuati anche nella giurisprudenza della Corte costituzionale, o con limiti di contenuto o garanzie procedurali fissati dalla legge. Ordini del giorno siffatti, a prescindere dalla formulazione della parte dispositiva, non potrebbero in ogni caso essere attuati dall'Ufficio di Presidenza, in quanto contrastanti con l'ordinamento.
  In conclusione, alla luce dei richiamati criteri di ammissibilità, avverto che tutti gli ordini del giorno formulati in termini prescrittivi, con la formula «impegna a», sono da considerarsi inammissibili ove non riformulati sostituendo tale formula con la seguente: «invita a valutare l'opportunità». Pertanto, ove non pervengano tempestivamente segnalazioni in senso contrario da parte dei presentatori, la Presidenza riterrà accolta tale formulazione e conseguentemente ammissibili gli ordini del giorno come modificati.
  Faccio presente che, sentiti anche i deputati questori e l'Ufficio di Presidenza, sono da ritenersi inammissibili i seguenti ordini del giorno: Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/10, in materia di esclusione del Servizio per il controllo amministrativo dalla dipendenza gerarchica dal Segretario generale, in quanto in contrasto con l'articolo 67 del Regolamento della Camera, che prevede che i Servizi e gli Uffici della Camera sono diretti dal Segretario generale, che ne risponde unitariamente al Presidente (un ordine del giorno di contenuto identico, presentato in occasione dell'esame di bilancio per il 2012, è stato dichiarato inammissibile); L'Abbate n. 9/Doc. VIII, n. 2/31, in quanto prevede un obbligo di relazione che si pone in contrasto con l'articolo 10 del Regolamento della Camera, secondo cui spetta al Collegio dei questori la vigilanza sull'attività amministrativa e contabile. L'ordine del giorno peraltro muove da presupposti di fatto erronei e sollecita provvedimenti in una materia, quella dei servizi di ristorazione, che il Collegio dei questori della XVII legislatura ha già disciplinato, autorizzando lo svolgimento di una procedura di gara europea, il cui bando è stato pubblicato di recente; Pagano n. 9/Doc. VIII, n. 2/44, relativo alle modalità di numerazione degli emendamenti, in quanto attinenti all'attività legislativa, che esula dalle competenze dell'Ufficio di Presidenza o del Collegio dei deputati questori; Paolo Nicolò Romano n. 9/Doc. VIII, n. 2/46, relativo ai rapporti con le associazioni rappresentative dei collaboratori parlamentari, in quanto volto a procedimentalizzare i rapporti con enti esponenziali di soggetti privati che non possono che essere rimessi alle scelte discrezionali degli organi di indirizzo politico.
  Avverto che la Presidenza ha rivalutato il giudizio di inammissibilità espresso in sede di Ufficio di Presidenza rispetto agli ordini del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/1, n. 9/Doc. VIII, n. 2/2 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/18 e Gianluca Pini n. 9/Doc. VIII, n. 2/29, ritenendoli ammissibili nella loro nuova formulazione, che è in distribuzione.
  Con riferimento, infine, all'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/86, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, la Presidenza lo ritiene ammissibile, ove riformulato come invito a proseguire nell'attuazione degli indirizzi in tema di contrattazione, già approvati dall'Ufficio di Presidenza lo scorso 17 luglio, che, nell'escludere misure che incidano sul maturato, mirano a realizzare interventi per il raffreddamento delle dinamiche retributive. Il deputato Fraccaro accetta questa riformulazione ?

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, no, non accettiamo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Allora è inammissibile, chiaramente limitatamente a quanto esposto sopra.
  Prima di passare all'esame degli ordini del giorno, faccio presente che il deputato Nuti ha presentato una richiesta di rivedere il giudizio di inammissibilità dell'ordine del giorno Nuti n. 9/Doc. VIII, n. 2/78. L'inammissibilità si riferiva all'iniziale formulazione dell'ordine del giorno, che prefigurava un intervento di carattere determinato e singolare, riferito a una specifica Pag. 8situazione, che coinvolgeva peraltro l'esercizio di prerogative proprie del Presidente della Camera, esulando dalla natura di atto di indirizzo generale propria degli ordini del giorno. Esso interveniva, inoltre, sulle modalità di esercizio di poteri tipici del Presidente della Camera per l'individuazione, ai fini della proposta all'Ufficio di Presidenza, del titolare della carica di Segretario generale, che l'ordinamento parlamentare rimette da sempre alla sua esclusiva responsabilità. Al riguardo, faccio presente che è stata ripetutamente illustrata ai colleghi del MoVimento 5 Stelle presenti nell'Ufficio di Presidenza una possibile nuova formulazione, che avrebbe reso ammissibile il suddetto ordine del giorno. Tale nuova formulazione è stata accettata dai predetti colleghi in sede di Ufficio di Presidenza ed è stata sottoscritta successivamente dal deputato Nuti, primo firmatario dell'ordine del giorno. La nuova formulazione accettata e sottoscritta è stata quindi pubblicata nel fascicolo oggi in distribuzione. La questione può essere pertanto considerata chiusa.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,50).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame ordini del giorno – Doc. VIII, n. 2)

  DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, ovviamente sulla questione dell'ammissibilità, perché vede, Presidente, qui partiamo proprio con il piede sbagliato, in quanto ci viene detto che gli ordini del giorno che i colleghi presentano vengono vagliati in base alla compatibilità e alla coerenza con le decisioni già prese dalla Camera e dall'Amministrazione.
  Allora, qui ci viene da chiederci a che pro noi dovremmo presentare degli ordini del giorno, se quegli ordini del giorno vanno in contrasto con ciò che noi vogliamo cambiare. Allora, a questo punto, diteci che è inutile il passaggio parlamentare, diteci che è semplicemente una questione di routine e diteci che i parlamentari non hanno alcun potere di intervenire sull'organizzazione della Camera, che loro rappresentano e in relazione alla quale sono più volte sollecitati anche dai loro elettori ad intervenire per migliorarne il funzionamento e per fare in modo che questo sia più economico, più efficace e presentabile agli occhi della pubblica opinione. Ecco, noi non possiamo fare questo, non possiamo svolgere questo ruolo riformatore di proposta all'Ufficio di Presidenza, in quanto ci viene detto che, al massimo, possiamo «invitare a valutare».
  Ebbene, io, allora, mi sono calato nelle vesti del parlamentare che invita a valutare l'Ufficio di Presidenza e ho presentato una serie di ordini del giorno. Ebbene, caso vuole, che tutti gli ordini del giorno che andavano ad intervenire su specifici ambiti di organizzazione della Camera dei deputati, sono stati dichiarati prima inammissibili e poi sono stati rivisti, grazie a uno sforzo fatto dal Collegio dei questori e dall'Ufficio di Presidenza e grazie anche al suo impegno, ma ciò non fa venire meno il punto della questione. Il punto è: un parlamentare della Repubblica ha il potere di intervenire sull'organizzazione della Camera dei deputati ? La risposta è «no», non abbiamo il potere di suggerire all'Ufficio di Presidenza e al Collegio dei questori la nostra visione su come dovrebbe essere organizzata questa istituzione e su come dovrebbe, dal nostro punto di vista, funzionare.Pag. 9
   Quindi, io le chiedo: come possiamo noi, dopo questa sessione di bilancio, presentarci davanti ai nostri elettori e ai nostri cittadini che ci chiedono economicità, appropriatezza delle funzione ed efficacia ? Cosa gli diciamo ? Gli diremo che il Presidente della Camera ha applicato pedissequamente ciò che già decise il Presidente Fini e, quindi, non ci ha dato la possibilità di intervenire in alcun modo sull'organizzazione della Camera, perché questo è quello che oggi lei, con i criteri di ammissibilità che ha appena letto, ci impedisce di fare.

  PRESIDENTE. Onorevole Caparini, la Presidenza e l'Ufficio di Presidenza si sono attenuti a una prassi consolidata. Questo, infatti, è un motivo addizionale per rivedere il Regolamento e lei sa che siamo impegnati su questo fronte.
  Quindi, ci è chiara la sua obiezione, ma le devo però sottolineare che siamo tutti impegnati nel modificare il Regolamento, che è fondamentale anche per considerare la capacità di incidere dei singoli parlamentari e dei singoli deputati sul bilancio.

  RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, innanzitutto esprimo piena solidarietà al collega Caparini, le cui osservazioni sono pienamente condivisibili. Trovo singolare che lei, Presidente, faccia appello alla prassi e poi si nasconda dietro a una possibile riforma del Regolamento. Sa benissimo che le prassi sono molteplici all'interno della Camera ed è facoltà della Presidente appellarsi all'una o all'altra, ma poi la sua scelta non può essere giustificata sulla base del fatto che vedremo se modificare il Regolamento. La buona politica la vogliamo vedere qui, subito ed ora, non in futuro.
  Però, volevo andare un po’ nello specifico, relativamente all'ordine del giorno 9/Doc. VIII, n. 2/78, a prima firma Nuti, e contestare le sue affermazioni relativamente alla lettera che le è stata fatta recapitare dal collega Nuti. In realtà, questo ordine del giorno del MoVimento 5 Stelle prevedeva tre punti: innanzitutto, il reintegro del limite temporale della figura del Segretario generale; in secondo luogo, la non rinnovabilità della carica di Segretario generale; il terzo punto prevedeva l'introduzione di procedure trasparenti e comparative nella scelta sempre del Segretario generale.
  In prima istanza, nell'Ufficio di Presidenza, lei aveva dichiarato inammissibili tutti e tre i punti, affermando che andavano a limitare una prerogativa della Presidenza e non dell'Ufficio di Presidenza.
  In realtà, questa affermazione iniziale era, a mio avviso, scorretta perché, ai sensi dell'articolo 12, comma 4, del Regolamento, l'Ufficio di Presidenza nomina il Segretario generale della Camera su proposta della Presidenza. Quindi, in realtà è prerogativa dell'Ufficio di Presidenza.
  Ma, in ogni caso, noi abbiamo sottolineato in Ufficio di Presidenza come l'eliminazione del limite temporale della carica del Segretario generale sia avvenuta con una delibera dell'Ufficio di Presidenza, una delibera del 2002 che ha modificato il Regolamento dei servizi e del personale (articolo 7, comma 2). Questa nostra osservazione è stata da lei giustamente recepita, e la ringrazio per questo. Tuttavia, non è stata recepita con riferimento al secondo punto, cioè la non rinnovabilità. Ma proprio con quella delibera si era anche eliminata la non rinnovabilità. Quindi, la ratio che l'ha fatta ritornare sui suoi passi, relativamente al primo punto, non è stata applicata relativamente al secondo punto.
  Quindi, non vedo il motivo per cui non accogliere la richiesta del collega Nuti, anche perché credo che un po’ di linearità nella definizione dei principi di inammissibilità sia fondamentale, anche per capire come lavorare nel prosieguo dei lavori della Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ne abbiamo parlato a lungo e se qualcuno ha cambiato idea non Pag. 10sono certo io. Lei ha accettato la riformulazione e il deputato Nuti ha mandato anche una lettera. Di questo abbiamo parlato abbastanza in Ufficio di Presidenza. Se il gruppo ha cambiato idea ne prendiamo atto. Dunque, direi di continuare con i nostri lavori.

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa intende parlare ? Sulla stessa questione ?

  LUIGI DI MAIO. Sulla questione della...

  PRESIDENTE. Ne abbiamo già parlato.

  LUIGI DI MAIO. No, Presidente...

  PRESIDENTE. Ne abbiamo già parlato !

  LUIGI DI MAIO. ... E questo lo sta dicendo lei, che ne abbiamo già parlato...

  PRESIDENTE. Allora, continuiamo con i nostri lavori (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io voglio intervenire sui tempi... io parlo sull'ordine dei lavori, Presidente...

  PRESIDENTE. Su che cosa vuole intervenire ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Sui tempi che abbiamo a disposizione per trattare questo argomento. Vorrei farle presente che il nostro gruppo ha solamente 25 minuti per discutere un tema così delicato e sul quale, come lei sa meglio di me, anche giustamente e doverosamente, l'opinione pubblica pone una grande attenzione.
  Quindi, le chiedo di fare una valutazione sui tempi che abbiamo a disposizione, ricordandole, infine, che i principi di ammissibilità degli ordini del giorno non sono previsti dal Regolamento e, dunque, la revisione del Regolamento non vedo come possa risolvere il caso di cui lei ha parlato.

  PRESIDENTE. Allora, riguardo al tempo si può aumentare una volta esaurito. Quindi, non ci sono difficoltà da questo punto di vista.

  DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa, deputato Toninelli ?

  DANILO TONINELLI. A titolo personale, Presidente.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, in molteplici occasioni, sui richiami al Regolamento che le vengono fatti, lei risponde che la Giunta per il Regolamento ed in particolare il comitato che è stato nominato sta seguendo un percorso importante. È di fondamentale importanza che, però, io la tenga informata di una conoscenza che lei probabilmente oggi non ha, ovverosia che la strada che sta percorrendo quel comitato è una strada assolutamente peggiorativa.
  Quindi, le consiglio di evitare di continuare a richiamare i lavori che questo comitato sta eseguendo, in quanto la strada che sta prendendo questo comitato e l'articolato che ne sta uscendo è un articolato che sta creando quasi un presidenzialismo subdolo, perché sta togliendo ancora di più prerogative al Parlamento e, soprattutto, sta togliendo ancora di più prerogative e tutele delle opposizioni che, come lei ben sa, sono la tutela della democrazia parlamentare, e Pag. 11sta strozzando infinitamente ed enormemente il dibattito parlamentare in ogni sua fase.
  Di conseguenza, la invito, magari, ad interessarsi di più ai lavori che questo comitato sta eseguendo perché, le ripeto, la strada e le conclusioni a cui si sta arrivando sono esclusivamente una corsia preferenziale per i disegni di legge del Governo e nessuna tutela per questo Parlamento, che diventerebbe ancora di più una scatola vuota (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La esorto, allora, a un maggiore impegno nel comitato, visto che lei ne fa parte (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SERGIO BOCCADUTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, intervengo soltanto per capire in che modo dobbiamo procedere. Io mi aspettavo i pareri sugli ordini del giorno, perché, altrimenti, gli interventi su che cosa li facciamo ?

  PRESIDENTE. Ha ragione. Infatti, è questa adesso la tabella di marcia, quella di dare i pareri.

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, vorrei semplicemente precisare il fatto, visto che lei ha detto che qualcuno ha cambiato idea, che noi qui stiamo discutendo dell'ammissibilità. Poi, dopo, parleremo dei pareri e vi sarà tutto il dibattito, ma io penso che su questo ordine del giorno, che è l'ordine del giorno Nuti n. 9/Doc. VIII, n. 2/78 (Nuova formulazione), vi sia stata un'inammissibilità di una parte legata a motivazioni che – il mio collega Fraccaro lo ha espresso chiaramente – non sono convincenti, ma non si fondano neanche su delle prerogative che, in realtà, sono dell'Ufficio di Presidenza, invece che del Presidente della Camera, per quanto riguarda il Segretario generale.
  Quindi, e speriamo rimanga agli atti, l'ammissibilità solo parziale di questo ordine del giorno è una cosa di fronte alla quale ci avete messo. Avete detto: «o è ammissibile così o niente», ma l'inammissibilità delle altre parti non riusciamo veramente a capire per quale ragione debba essere presa in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Quello che dovevo dire su questo punto l'ho già detto e dovremmo anche andare avanti. Adesso ha chiesto di parlare l'onorevole Nuti. Mi auguro che non sia su questo punto, perché questo punto è già esaurito. Ne abbiamo ampiamente discusso in sede di Ufficio di Presidenza e anche qui, ora, in Aula.
  Prego, onorevole Nuti.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, il mio intervento è in merito alla richiesta di valutare l'ammissibilità dei punti esposti. Signor Presidente, quando, da piccolo, litigavo con i miei genitori, spesso avevo torto, però, a volte, capitava che il ragazzino di 5, 10, 15 anni, nella sua ingenuità, nella sua innocenza, mettesse in difficoltà il padre o la madre.
  Ora, cosa capitava, Presidente ? Che la madre o il padre, stizzito e non volendo entrare nel merito dell'osservazione che il bambino di 15 anni, con la sua ingenuità, faceva, rispondesse: «ho già deciso, è così, punto e basta !», e non entrasse nel merito, denotando, ovviamente, una carenza di contenuti. Perché le dico questo ?
  Perché, se il collega Fraccaro le ricorda che il Segretario generale viene nominato dall'Ufficio di Presidenza su suggerimento del Presidente e, soprattutto, le ricorda che il secondo punto, che era quello della non proroga o del non rinnovo del mandato, era stato previsto da una delibera dell'Ufficio di Presidenza, e siccome il primo punto, dopo essere stato dichiarato Pag. 12inammissibile, su osservazione dei colleghi in Ufficio di Presidenza, lei lo ha dichiarato ammissibile, perché, effettivamente, vi era stata una deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, e quindi poteva essere reso ammissibile, lo stesso identico criterio vale per il secondo punto.
  Quindi, vi è contraddizione nel non accettare questo secondo punto, Presidente. Il terzo punto, che sembrava essere bocciabile o inammissibile, perché, appunto, si tratta di una prerogativa della Presidenza, intanto non lo è, come ho già spiegato. Volevo ricordare qual è, perché, magari, a volte, sfugge: introdurre procedure trasparenti, comparative e competitive, escludendo posizioni di vantaggio maturate sul piano esclusivamente interno, relativamente alla scelta del Segretario generale della Camera.
  Ora, sarebbe anche maturo rispondere, quando i colleghi parlamentari, onorevoli di questa Repubblica, fanno delle osservazioni, non dicendo «il punto lo abbiamo risolto e lo abbiamo chiarito: male per voi che avete accettato la riformulazione nell'Ufficio di Presidenza e ora non si può più discutere», perché denota, come dire, il non voler approfondire e entrare nel merito. Se il secondo punto era stato previsto da una delibera dell'Ufficio di Presidenza e il primo punto è stato accettato proprio perché era in una delibera dell'Ufficio di Presidenza, il secondo punto va accettato conseguenzialmente, senza se e senza ma, Presidente.
  Dopo di che – e termino il mio intervento – lei potrà continuare a dire: «Il punto lo abbiamo discusso, non c’è niente da discutere, ho deciso, abbiamo deciso, ne abbiamo parlato» e così via, però questo rimarrà agli atti e soprattutto rimarrà una parola che si chiama «coscienza» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo all'articolo 66 del Regolamento, l'unico che nel Regolamento parla di ciò che abbiamo oggi all'ordine del giorno. Rubo un minuto all'Aula solo per cercare di dare un contributo a quello che è stato fino adesso questo dibattito, e cercare di arrivare a un punto. Ricordo che lei giustamente ha citato una prassi, ma purtroppo non è una prassi consolidata. È una prassi che il suo predecessore ha, in qualche modo, attivato all'interno di quest'Aula solo negli ultimi due esercizi o forse – non ricordo – addirittura solo nell'ultimo esercizio, per cercare di cassare degli ordini del giorno presentati prevalentemente dal nostro gruppo politico, che andavano pesantemente ad incidere su quelli che sono i costi degli alti funzionari di questa Camera. Nell'imbarazzo generale trovò, appunto, questa formula di innovare quelle che erano, in qualche modo, le ammissibilità e se ne uscì elegantemente – ripeto – dall'imbarazzo di dover far votare all'Aula un qualcosa che, secondo noi, dovrebbe essere solo ed esclusivamente di competenza di tutti i parlamentari, non solo dell'Ufficio di Presidenza. Quindi, come le hanno ricordato altri, al di là del fatto della modifica del Regolamento, le ricordo che è lei che, in ultima istanza, decide sulle ammissibilità o sulle non ammissibilità. Ricordando le sue parole nel discorso di insediamento, quando ha detto che avrebbe fatto di questa Camera una casa di vetro, in qualche modo, il massimo della trasparenza, il massimo del taglio degli sprechi, è inaccettabile come è apparso anche negli ultimi giorni sugli organi di stampa che ci siano stipendi che sono cinque, sei, sette volte gli stipendi dei parlamentari o due, tre, quattro volte il suo stipendio, all'interno di questa Camera. Per poterlo fare però, bisogna che quegli ordini del giorno siano ammissibili così come sono stati presentati, cioè che ci siano degli impegni a mantenere quello che viene votato da quest'Aula, non degli inviti a valutare, perché gli inviti a valutare finiscono poi sistematicamente nel cestino. Quindi, faccio appello alla sua coscienza nell'innovare nuovamente, ma nel senso civile del termine, la prassi di Pag. 13ammissibilità, perché quello che viene deciso in quest'Aula, all'interno di questa sessione, di questo sistema Camera, deve essere deciso da tutti i parlamentari in coscienza e non può avere una «tagliola» studiata da qualche funzionario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Vorrei rassicurarla, onorevole Pini, che è mio intento portare avanti l'impegno che mi sono assunta in questa Camera il giorno dell'insediamento. Solo che il metodo per farlo è passo dopo passo, è mattone su mattone, è il modo sostenibile per l'amministrazione. Questo magari non fa tanto notizia, perché è un lavoro che prende del tempo, ma è quello che stiamo cercando di fare, anche in seno al Comitato per il personale. Quindi, voglio rassicurarla che è una delle mie priorità e mi è molto chiaro che è necessario farlo. Grazie.
  Chiede ora di intervenire il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo fare tre osservazioni sull'ammissibilità di questo ordine del giorno. La prima è che considero congrua l'inammissibilità dell'Ufficio di Presidenza. Non spetta a noi valutarla, ma visto che si è aperto un dibattito che poi, al punto tre, chiarisco, considero congrua l'inammissibilità di questo ordine del giorno e considero assolutamente pertinente l'osservazione che di questa materia ci si può occupare in sede di revisione del Regolamento. Perché, se in sede di revisione del Regolamento questa Camera deciderà di fissare delle procedure per la nomina del Segretario generale, con una serie di paletti che esulano dalla discrezionalità – come oggi è previsto – del Presidente della Camera, quella è la sede per fare questo ragionamento. Noi su questo non abbiamo una posizione preconcetta, oggi. Diciamo semplicemente che questo aspetto va stabilito nella fase in cui avremo una revisione del Regolamento. La seconda questione, invece, riguarda un fatto che io considero opportuno dichiarare in questa sede. Questo ordine del giorno è inammissibile anche per un fatto a cui io darei maggiore rilevanza: non si può fare un ordine del giorno ad personam.
  È inammissibile non solo dal punto di vista regolamentare, è inammissibile anche rispetto ai lavori di quest'Aula. Credo che questo debba essere un elemento su cui si debba condurre una riflessione comune, che non riguardi solo un pezzo del Parlamento, ma che riguardi un poco la valutazione che tutti quanti noi facciamo. Dopodiché ci sono altre sedi, cioè l'Ufficio di Presidenza, dove questi ragionamenti invece possono essere portati in altra maniera, ma io credo che questo ordine del giorno, impostato così, sia un ordine del giorno sbagliato profondamente.

  PRESIDENTE. Credo che abbiamo avuto un dibattito su questo tema, che normalmente non è consentito, proprio perché non vi siano ombre. La responsabilità sull'inammissibilità ricade sulla Presidenza e io mi assumo le mie responsabilità.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Deputata Presidente, deputato questore, deputati colleghi, io non capisco perché è stato reso inammissibile il mio ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/46. I collaboratori parlamentari svolgono una funzione essenziale ai fini del buon andamento dei lavori del Parlamento eppure la loro figura professionale non è ancora riconosciuta. Parliamo di profili con un'ottima formazione accademica e professionale che spesso sono costretti ad accettare condizioni lavorative lesive della propria dignità, e in aperto contrasto con gli articoli 3, 35 e 36 della Costituzione che stabiliscono pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge, il diritto al lavoro e ad un'equa retribuzione e qualifica professionale. E proprio nelle sedi della legalità per eccellenza, le istituzioni parlamentari. Pag. 14
  Come segno di grande rispetto per questi lavoratori il primo passo doveva essere quello di prevedere da parte dell'Ufficio di Presidenza formali e periodici incontri con i rappresentanti della categoria dei collaboratori parlamentari, in modo da discutere con loro non solo le problematiche connesse al mancato riconoscimento giuridico della loro professione, ma anche le attività e i servizi che possono essere da subito migliorati per una maggiore efficacia del loro e del nostro lavoro. Non possiamo per pregiudizi vari negare dignità professionale a centinaia di lavoratori che direttamente e indirettamente permettono alla nostra Istituzione di funzionare, come non è più tollerabile rimuovere il problema dello sfruttamento esistente all'interno delle istituzioni parlamentari. Non è retorica sostenere che senza collaboratori parlamentari, senza coloro che traducono in atti parlamentari le nostre battaglie politiche, il Parlamento italiano sarebbe dimezzato. Quindi, e concludo, chiedo di rendere ammissibile il mio ordine del giorno e chiedo all'Ufficio di Presidenza di attivarsi per avviare dei formali e periodici incontri con i rappresentanti della categoria dei collaboratori parlamentari per discutere le problematiche connesse alla loro professione e per migliorare le attività e i servizi da essi offerti alla nostra istituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ho già dato spiegazione sul motivo per cui non è ammissibile, sia in Ufficio di Presidenza che qui, quindi dichiaro chiusa questa discussione.
  Chiedo ora al deputato questore Gregorio Fontana, di riferire i pareri del Collegio stesso sugli ordini del giorno presentati.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'accingermi ad esprimere i pareri sugli ordini del giorno, considero indispensabile qualche breve considerazione.
  La prima è ringraziare i colleghi che hanno voluto formulare attraverso gli ordini del giorno proposte volte al miglioramento di questa istituzione. Voglio assicurare che il Collegio dei questori considera tale contributo estremamente importante e, al di là del giudizio sui singoli ordini del giorno, farà di tutto affinché le idee espresse con questo strumento non rimangano un semplice atto formale.
  Il senso complessivo degli ordini del giorno presentati, numerosi ma non certo un record rispetto al passato, ci conforta sulla bontà del lavoro che l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori sta svolgendo in questo senso. La razionalizzazione, il contenimento delle spese, il recupero dell'efficienza, anche attraverso la massiccia introduzione delle nuove tecnologie, e la trasparenza sono questi i contenuti, espressi già benissimo dalle relazioni dei colleghi Dambruoso e Fontanelli, che ritrovo nello spirito di questi ordini del giorno.
  La seconda considerazione di carattere più specifico riguarda il contenuto di alcuni ordini del giorno, che segnalerò specificamente di volta in volta. Sono ordini del giorno il cui dispositivo è accoglibile, ma che contengono in premessa o nella parte motiva affermazioni non condivisibili. In questi casi, che indicherò uno per uno, l'accoglimento è da intendere riferito al solo dispositivo. Il Collegio e l'Ufficio di Presidenza non hanno ritenuto di respingere ordini del giorno che contenessero indicazioni positive, anche quando siano stati formulati con intenti eccessivamente polemici o che contengano comunque affermazioni inesatte.
  Per quanto riguarda questo punto, in particolare, gli ordini del giorno presentati dal gruppo della Lega Nord nella parte motiva riconnettono all'amministrazione della Camera una spesa per il 2013 in termini di cassa pari ad euro 1.717.060.979,45. Si tratta ovviamente di un dato esposto nei documenti di bilancio oggi al nostro esame, tuttavia il Collegio dei questori intende segnalare che la somma corretta cui riferirsi per avere la misura della spesa di funzionamento della Camera nel suo complesso per l'anno in corso è il totale della spesa in termini di Pag. 15competenza, ovverosia 1.054.914.020 euro. Tale cifra non comprende, infatti, né i residui passivi provenienti dai precedenti esercizi né le somme iscritte come partite di giro che la Camera incassa e paga per conto terzi e che, dunque, non riguardano il funzionamento dell'istituzione.
  Faccio presente in linea generale che i pareri si riferiscono agli ordini del giorno ammissibili in quanto riformulati, come già indicato dalla Presidenza, sostituendo nella parte dispositiva la parola: «impegna» con le seguenti: «invita a valutare l'opportunità».
  Quindi, procediamo con i pareri. Il Collegio dei questori accoglie gli ordini del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/1 e Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/2, se riformulati come detto. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/Doc. VIII, n. 2/3 come raccomandazione. Il Collegio dei questori accoglie gli ordini del giorno Matteo Bragantini n. 9/Doc. VIII, n. 2/4, Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 e Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/6. Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/7, altrimenti esprime parere contrario. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/8. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/9 come raccomandazione. Ricordo che l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/10 è inammissibile. Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/11, Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/12, n. 9/Doc. VIII, n. 2/13, altrimenti esprime parere contrario. Il Collegio dei questori accoglie gli ordini del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/14, Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/16 e Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/17. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/18, se riformulato come detto. Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/19, altrimenti il parere è contrario. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/20, come invito a procedere a un ulteriore approfondimento sul sistema dei controlli. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/21 come raccomandazione. Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/22 e Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/23, altrimenti esprime parere contrario. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/24, se riformulato nei seguenti termini: «invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori ad approfondire il tema dell'eventuale introduzione di limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa prefigurato negli indirizzi approvati dall'Ufficio di Presidenza del 17 luglio scorso». Il Collegio dei questori accoglie gli ordini del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/25, Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/26, Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/27 e Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/28. Il Collegio dei questori accoglie gli ordini del giorno Gianluca Pini n. 9/Doc. VIII, n. 2/29 e Boccuzzi n. 9/Doc. VIII, n. 2/30, se riformulati come detto.
  Ricordo che l'ordine del giorno L'Abbate n. 9/Doc. VIII, n. 2/31 è inammissibile. Il Collegio dei questori accoglie, nelle nuove formulazioni, gli ordini del giorno Boccadutri n. 9/Doc. VIII, n. 2/32, n. 9/Doc. VIII, n. 2/33, n. 9/Doc. VIII, n. 2/34, n. 9/Doc. VIII, n. 2/35 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/36. Il Collegio dei questori accoglie, altresì, gli ordini del giorno Boccadutri n. 9/Doc. VIII, n. 2/37 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/38, quest'ultimo nella nuova formulazione. Con riferimento all'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/Doc. VIII, n. 2/39, vi è la premessa sul fatto che il Collegio dei questori non ritiene condivisibili talune considerazioni svolte nella parte motiva. Comunque, limitatamente alla parte dispositiva è accolto, se riformulato nei termini seguenti: «invita l'Ufficio di Presidenza a valutare la definizione di dotazioni organiche compatibili con l'esigenza di flessibilità nello svolgimento dell'attività dell'amministrazione della Camera dei deputati Pag. 16nel contesto dell'attuale configurazione delle funzioni costituzionali dell'organo parlamentare».
  Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/Doc. VIII, n. 2/40, mentre accoglie l'ordine del giorno Valeria Valente n. 9/Doc. VIII, n. 2/41. Il Collegio dei questori accoglie, altresì, l'ordine del giorno Costa n. 9/Doc. VIII, n. 2/42, con la nota sul fatto che su questo argomento l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori stanno già lavorando in tal senso. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Martella n. 9/Doc. VIII, n. 2/43, se riformulato nei termini seguenti: «invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori a valutare l'opportunità di prevedere la chiusura dei palazzi della Camera nelle giornate prefestive».
  Ricordo che l'ordine del giorno Pagano n. 9/Doc. VIII, n. 2/44 è inammissibile. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/Doc. VIII, n. 2/45, mentre sull'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/Doc. VIII, n. 2/47, vi è la premessa che il Collegio dei questori non ritiene condivisibili talune considerazioni svolte nella parte motiva. Comunque, il Collegio dei questori formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Il Collegio dei questori accoglie gli ordini del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/48, n. 9/Doc. VIII, n. 2/49, n. 9/Doc. VIII, n. 2/50, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/51. In particolare, su questo punto, vi è un ordine del giorno che tratta un argomento analogo, cioè l'ordine del giorno Speranza n. 9/Doc. VIII, n. 2/89, sul quale la formulazione è ritenuta condivisibile dal Collegio dei questori.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/52, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Capelli n. 9/Doc. VIII, n. 2/53. L'Ufficio di Presidenza è già intervenuto su questa materia. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Chaouki n. 9/Doc. VIII, n. 2/54, se riformulato nei termini seguenti, altrimenti contrario: sostituire «impegna» con «invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori a valutare l'opportunità di». Poi sostituire il terzo capoverso del dispositivo con il seguente: «individuare forme di pubblicità delle retribuzioni dei soggetti in questione secondo le modalità analoghe a quelle previste per i dipendenti della Camera».
  Il Collegio dei questori accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/55, mentre accoglie gli ordini del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/56 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/57. Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/58, ove riformulato nei termini seguenti: «ad approfondire il tema dell'eventuale introduzione di limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa prefigurato negli indirizzi approvati dall'Ufficio di Presidenza del 17 luglio scorso». È ovvio che vi è un'analoga riformulazione rispetto all'analogo ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/24.
  Con riferimento all'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/59, anche qui vi è la premessa del Collegio dei questori, che non ritiene condivisibili talune delle considerazioni svolte nella parte motiva dell'ordine del giorno; l'ordine del giorno nella parte dispositiva è, comunque, accolto come raccomandazione, a condizione che sia riformulato nei termini seguenti: «a predisporre quanto più tempestivamente possibile i documenti di bilancio ai fini del loro esame in Assemblea».
  Il Collegio dei questori accoglie gli ordini del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/60 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/61.
  Il Collegio dei questori invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/62: il parere di questo ordine del giorno è motivato dal fatto che la contribuzione già prevista da una Convenzione è Pag. 17appena stata rinnovata e, comunque, dal 2016 il contributo in questione è stato azzerato.
  Il Collegio dei questori accoglie gli ordini del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/63 (Nuova formulazione) e n. 9/Doc. VIII, n. 2/64.
  Con riferimento all'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/65, il Collegio dei questori non ritiene condivisibili le considerazioni svolte nella parte motiva, ma limitatamente alla parte dispositiva è accolto.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/66, se riformulato nei termini seguenti: sostituire le parole «impegna l'Ufficio di Presidenza a valutare la possibilità di» con le seguenti: «invita l'Ufficio di Presidenza, nei limiti delle compatibilità finanziarie, a valutare la possibilità di».
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/67, se riformulato nei termini seguenti: sostituire le parole «a valutare l'opportunità di» con le seguenti: «a valutare, compatibilmente con i costi e con le scadenze contrattuali in essere, l'opportunità di».
  Con riferimento all'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/68, anche qui vi è la considerazione che non si ritengono condivisibili talune considerazioni svolte nella parte motiva dell'ordine del giorno e quindi vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII, n. 2/69, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti, altrimenti il parere è contrario: «invita l'Ufficio di Presidenza a valutare le opportune forme di pubblicità delle retribuzioni relative ai soggetti di cui in premessa, secondo modalità analoghe a quelle previste per i dipendenti della Camera».
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII, n. 2/70, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti, altrimenti il parere è contrario: sostituire la parola «impegna» con la parola «invita», e sopprimendo le parole da «e limitare» fino alla fine del dispositivo.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII, n. 2/71, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: «invita l'Ufficio di Presidenza a valutare la possibilità di rideterminare la tempistica del regime speciale riconosciuto agli ex Presidenti della Camera, conteggiando tale periodo a decorrere dalla data di cessazione dal mandato».
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/72, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere le parole: «in coerenza con gli indirizzi in materia di contrattazione già approvati dall'Ufficio di Presidenza lo scorso 17 luglio».
  Il Collegio dei questori invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/73.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/74, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: «invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori per le rispettive competenze, a valutare la possibilità di procedere nel senso indicato in premessa dopo la conclusione della procedura di gara».
  Il Collegio dei questori invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/75.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/76, se riformulato nei termini seguenti, altrimenti il parere è contrario: «invita l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori, per i profili di rispettiva competenza ad approfondire le caratteristiche degli attuali sistemi di archiviazione dei precedenti in funzione della possibilità di realizzare, previa verifica di fattibilità, una vera e propria banca dati da mettere a disposizione dei deputati su Intranet».Pag. 18
  Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/77.
  Premesso che il Collegio dei questori non ritiene condivisibili talune delle considerazioni svolte nella parte motiva dell'ordine del giorno Nuti n. 9/Doc. VIII, n. 2/78 (Nuova formulazione), lo accoglie se riformulato nei termini seguenti, altrimenti il parere è contrario. La riformulazione è interamente sostitutiva di tutta la parte dispositiva ed è, quindi, la seguente: «invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori ad approfondire il tema dell'eventuale introduzione di limiti di durata per tutti gli incarichi interni nell'ambito del processo di riorganizzazione amministrativa prefigurato negli indirizzi approvati dall'Ufficio di Presidenza del 17 luglio scorso».
  Il Collegio dei questori formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/79.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/80, se riformulato nei termini seguenti, nel senso di sopprimere, nel dispositivo, le parole: «e il Collegio dei questori», poiché il Collegio dei questori non ha alcuna competenza in questa materia.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Villarosa n. 9/Doc. VIII, n. 2/81, se riformulato nei seguenti termini: «invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori a valutare l'opportunità di procedere ad una significativa riduzione della spesa a partire dal 2014».
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/82, se riformulato nei termini seguenti: «invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori a valutare l'opportunità di stipulare un'apposita convenzione con il servizio car sharing offerto dal comune di Roma, al fine di favorire la mobilità dei singoli deputati e di avviare una sperimentazione anche in altri ambiti».
  Premesso che il Collegio dei questori non ritiene condivisibili talune considerazioni svolte nella parte motiva dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/83, lo accoglie, se riformulato nei termini seguenti, sostituendo il terzo capoverso del dispositivo con il seguente: «individuare forme di pubblicità delle retribuzioni dei soggetti in questione, secondo modalità analoghe a quelle previste per i dipendenti della Camera».
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/84, nel senso che l'amministrazione già procede nella direzione prospettata.
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Cariello n. 9/Doc. VIII, n. 2/85, se riformulato nei termini seguenti, altrimenti il parere è contrario: «invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori a valutare l'opportunità di utilizzare in modo sistematico i parametri prezzo/qualità individuati da Consip Spa, compatibilmente con gli indirizzi in materia formulati dall'Ufficio di Presidenza con la deliberazione n. 208 del 2012».
  Il Collegio dei questori ricorda che il primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/86 è inammissibile. Il secondo capoverso, ammesso, è accolto con riformulazione nei seguenti termini. Sostituire le parole: «in coerenza con tale misura», con le seguenti: «in coerenza con gli indirizzi in materia di contrattazione approvati dall'Ufficio di Presidenza lo scorso 17 luglio».
  Il Collegio dei questori accoglie l'ordine del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII, n. 2/87.
  Il Collegio dei questori accetta l'ordine del giorno Rosato n. 9/Doc. VIII, n. 2/88 (Nuova formulazione) e accetta l'ordine del giorno Speranza n. 9/Doc. VIII, n. 2/89 con una sola modifica al punto 6 della parte dispositiva, nel senso di sostituire la parola «stabilizzazione» con la parola «contenimento».Pag. 19
  Il Collegio dei questori accetta l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/Doc. VIII, n. 2/90, a condizione che il punto 3 sia riformulato nei termini seguenti: «a valutare anche alla luce della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del 9 luglio 2013, n. 33, a seguito di eventuali modificazioni del Regolamento che dispongano in merito alla natura del gruppo Misto, la peculiarità e la complessità del gruppo Misto, nonché le necessità dei diversi soggetti politici che lo compongono». Con riferimento al punto 4 si precisa che l'Ufficio di Presidenza ha già proceduto in tal senso nei termini stabiliti con deliberazioni già assunte in materia nella XVII legislatura sin dall'inizio della legislatura stessa. Il capoverso potrebbe essere accolto nel presupposto che la specificità del personale dei gruppi debba essere riconosciuta in coerenza con i principi che caratterizzano la disciplina contenuta nelle deliberazioni adottate nella XVII legislatura.
  Il Collegio dei questori accetta l'ordine del giorno Meloni n. 9/Doc. VIII, n. 2/91 (Nuova formulazione).

  PRESIDENTE. La ringrazio, questore Fontana. Ricordo che l'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/15 è stato ritirato dal presentatore.

  GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  GIULIA GRILLO. A titolo personale, signora Presidente. Vorrei solo chiudere quanto detto prima in riferimento alla sua ultima affermazione che il MoVimento 5 Stelle dovrebbe impegnarsi di più nel Comitato per il Regolamento. Volevamo precisare, affinché rimanga a verbale, che il MoVimento 5 Stelle non è mai mancato ad alcuna riunione del Comitato.

  PRESIDENTE. Deputata Grillo, concluda.

  GIULIA GRILLO. Mi faccia concludere Presidente, un attimo.

  PRESIDENTE. Siamo in fase di votazione. Stiamo iniziando la votazione, la prego.
  Deputata Grillo, a che titolo chiede di parlare ? Se è a titolo personale, non esiste una dichiarazione a titolo personale, non siamo in dichiarazione di voto.

  GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare per fatto personale. Un minuto, Presidente, mi conceda 60 secondi; avrei già concluso. Volevo solo informare l'Aula sulle attività del Comitato per il Regolamento. Comitato per il Regolamento che lei ha detto avrebbe presieduto ma che non ha mai presieduto e quindi, mi faccia concludere, non sa che il MoVimento 5 Stelle ha affrontato con spirito altamente costruttivo l'attività all'interno di questo Comitato.

  PRESIDENTE. Deputata Grillo, concluda.

  GIULIA GRILLO. Mi faccia concludere. Noi stiamo tutelando il diritto delle opposizioni, opposizione che oggi è rappresentata dal MoVimento 5 Stelle e un giorno ci sarete voi e ci dovrete pure dire grazie perché abbiamo difeso anche i vostri diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/1 (Nuova formulazione) accettato dal Collegio dei questori. Onorevole Caparini, insiste per il voto ?

  DAVIDE CAPARINI. Si grazie, signora Presidente. La nostra intenzione è di intervenire su tutti gli ordini del giorno in quanto è doveroso che l'Aula sappia di cosa stiamo parlando dato che sono stati modificati e anche di molto rispetto all'intendimento dei presentatori.

  PRESIDENTE. Quindi chiede di votarlo, altrimenti non c’è dichiarazione di voto.

Pag. 20

  DAVIDE CAPARINI. Ovviamente sì. Chiedo che mi venga data la possibilità di interloquire con i colleghi. Volevo riferirmi anche all'intervento di Rosato. Qui nessuno personalizza alcunché. In questo ordine del giorno parliamo del Segretario generale della Camera ed è un ruolo della Camera. Leggete nella premessa del dispositivo il compenso che è di 478 mila euro che poi aumenta del 2,5 per cento ogni biennio.
  Quindi, è una quantità e un impegno di spesa notevole, che, come ha detto il collega Pini, arriva addirittura in questo momento a oltre tre volte quello del Presidente della Camera. Noi, in questo ordine del giorno, originariamente chiedevamo semplicemente di equiparare il tetto del compenso del Segretario generale a quello del Presidente della Camera; un'operazione di economicità, di riallineamento di quelli che sono i profili dei compensi. Ovviamente da fare in futuro, quindi senza andare a toccare il maturato, anche se – e qui mi rivolgo sempre all'intervento del collega Rosato – quando noi andiamo a intervenire sulla pensione di anzianità dell'operaio che lavora in fonderia non è un fatto personale, non si va a toccare la vita di qualcuno. È ovvio che sono la stessa identica cosa: qui stiamo parlando del compenso di un alto funzionario dello Stato, lì stiamo parlando di un povero operaio. Però, quando si tratta di prendere delle decisioni che riguardano la povera gente, coloro che non hanno diritto di espressione all'interno di quest'Aula, non ci preoccupiamo, quando invece si tratta di andare a toccare dei profili altissimi delle cariche delle istituzioni garantite dalla Costituzione, allora ci stracciamo le vesti. Beh, qui non funziona così; qui dobbiamo mettere tutti sullo stesso piano e sullo stesso piano dobbiamo affrontare i tagli che ci vengono chiesti e che sono imprescindibili. Di questo parla l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/1 (Nuova formulazione), accolto dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Cassano, Decaro, Parrini, Ferrari, Chimienti, Moretti, Duranti, Capozzolo, Civati, Gelli, Fioroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  472   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 472).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/2 (Nuova formulazione), accolto dal Collegio dei questori.
  Passiamo all'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/Doc. VIII, n. 2/3 accolto come raccomandazione. Onorevole Bragantini, insiste per la votazione ?

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, insisto per il voto perché vorrei anche spiegarlo questo ordine del giorno. È un ordine del giorno molto semplice e sono contento che i Questori lo abbiano accolto, però vorrei che fosse condiviso da tutti i colleghi.
  Come molti sanno all'ultimo piano del Palazzo abbiamo il Centro riproduzione documenti (CRD) che svolge una attività di tipografia con dei macchinari molto buoni, molto costosi e che fa anche attività per quanto riguarda la stampa di biglietti da visita, dei biglietti augurali e di molte altre attività che, a mio avviso, ormai non servono più perché con i sistemi che ci sono, moderni, per quanto riguarda gli scambi di auguri – e sono anche più personalizzabili e più efficaci – utilizziamo tantissimo ormai le e-mail e così altri sistemi informatici.Pag. 21
  Dunque, questo ordine del giorno chiede di valutare quali siano i costi di questa struttura in modo da organizzarla in maniera che sia più efficiente in funzione di quello che ci serve veramente e ancora attualmente per la stampa del materiale necessario per le attività parlamentari, sia per quanto riguarda i lavori di Commissione sia per quanto riguarda i lavori in Aula; dunque, semplicemente proprio per la stampa dei documenti che ci possono essere utili e non magari altri documenti che non ci servono più.
  Vi ricordo che fino alla legislatura scorsa, ad esempio, stampavano anche la rassegna stampa quotidiana che onestamente ormai ce l'abbiamo sui tablet e via dicendo; è un risparmio di costo sia per quanto riguarda i macchinari sia per quanto riguarda i materiali di consumo sia per quanto riguarda la semplice carta.
  Dunque io chiedo veramente a tutti i colleghi di votare favorevolmente questo ordine del giorno perché andiamo a sistemare la nostra struttura come Camera per una struttura più snella e più efficiente e più efficace.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Mi rivolgo al collega Bragantini. L'accoglimento è legato proprio al fatto che il CRD sta subendo una trasformazione in questi anni. Già negli ultimi mesi noi abbiamo dismesso i macchinari che venivano utilizzati per la rassegna stampa. Non solo, l'opportunità di questo CRD non è certo per i biglietti di auguri – anzi adesso dovremmo vedere di regolare la possibilità di stampa da parte dei singoli deputati – ma stiamo risparmiando moltissimo perché stiamo facendo fare al CRD molte pubblicazioni che venivano fatte esternamente e oggi vengono fatte all'interno. Quindi la permanenza di questa struttura è utile per evitare di spendere soldi all'esterno.

  PRESIDENTE. Onorevole Bragantini insiste per la votazione ?

  MATTEO BRAGANTINI. Sì, anche perché onestamente io non stavo dicendo di chiuderlo ma di strutturarlo in modo più efficiente ed è quello che stiamo facendo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/Doc. VIII, n.2/3, accolto come raccomandazione dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Simone Valente, Paris, Vecchio, Casellato, Piccione, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  483   
   Votanti  481   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
 481).    

  Passiamo all'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/Doc. VIII, n. 2/4 (Nuova formulazione), accolto dal Collegio dei questori.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signor Presidente, intervengo per chiarire velocemente l'esigenza segnalata, e cioè quella di ripensare e prendere in considerazione la questione della libreria della Camera, e prenderla in seria considerazione. Proprio in merito a quel lavoro di sinergia che stiamo facendo con il Senato, siamo abbastanza avanti nell'idea del fatto che Camera e Senato abbiano solo un punto di contatto con il pubblico, e in Pag. 22questo contesto siamo a buon punto per rivedere l'assetto attuale, che siamo d'accordo è abbastanza ridondante.

  PRESIDENTE. Onorevole Brigantini ?

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione perché è una visione molto concreta. Ricordiamoci ancora i Punti Camera che c'erano fino a qualche anno fa, che non servivano assolutamente a niente, perché vi era una spesa grandissima di gestione, anche di produzione di gadgetistica che onestamente, soprattutto visto un po’ il clima che c’è verso la nostra istituzione, nessuno comprava, e dunque avevamo veramente delle spese gigantesche che non servivano. Soprattutto con i sistemi anche in questo caso informatici, ormai tutti i nostri atti, i nostri bollettini sono in forma web e tali da riuscire immediatamente ad essere utilizzati. Veramente dunque accolgo la riformulazione perché stiamo andando nella strada giusta.

  PRESIDENTE. Quindi, non insiste per la votazione.

  MATTEO BRAGANTINI. No, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 (Nuova formulazione).
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, qui affrontiamo un problema che è strutturale, perché i problemi della nostra Camera, dei costi dell'inefficienza della nostra istituzione, sono strutturali, e come tali devono essere affrontati. Voi sapete che l'intero sistema degli organi costituzionali costa il 2,5 per cento del prodotto interno lordo, quindi ben un punto per cento in più di Francia, Germania e Gran Bretagna. Se noi intervenissimo con dei tagli drastici, come in alcuni casi stiamo già facendo, sulle curve stipendiali degli eletti, sulle auto blu, su tutti quelli che vengono considerati i benefit, i costi della politica nell'accezione di pubblico dominio, produrremmo comunque un risparmio di circa 1 miliardo di euro sui 15 totali che potrebbero essere recuperati se facessimo degli interventi strutturali.
  Noi siamo la Camera dei deputati: a noi spetta il compito di dare l'esempio con un approccio strutturale, e quindi sul processo che seguiamo nel meccanismo legislativo, e non solo con dei tagli lineari, come oggi, seppur meritoriamente, è stato fatto. Quindi un approccio politico per quanto riguarda la direzione che deve assumere la Camera dei deputati, per poi lasciare spazio a chi, tecnico, attuerà le linee guida dettate dalla politica.
  Ed è per questo che ho trovato, anche nella storia della nostra istituzione, un illustre antecedente, ovvero quando la Presidente Iotti incaricò nove superconsulenti della ASSCO per rivedere l'organizzazione della Camera dei deputati: alla fine – ed era il 1989 – della loro indagine, questi superconsulenti arrivarono ad una conclusione che è attualissima, e alla conclusione che chiunque trarrebbe anche oggi, ovvero che il personale, se fosse utilizzato secondo i criteri aziendali, potrebbe rendere assai meglio di come ha reso finora (questa è un'agenzia del giugno del 1989 e una pubblicazione d'epoca).
  Questo per dire che in questo ordine del giorno noi chiediamo che si prenda in considerazione un contributo esterno, nella convinzione che la Camera e l'amministrazione non sia in grado di riformare se stessa. Ma è anche logico !
  In qualsiasi processo aziendale – chi si occupa di questa materia bene lo sa – non si possono risolvere i problemi con lo stesso approccio di chi li ha generati, ma ci si rivolge ad un consulente esterno, a una visione esterna che, non condizionato dalla storia, dalla tradizione, dalle prassi, può dare un punto di vista diverso, in questo caso più efficiente ed economico.
  È per questo che noi chiediamo... so che su questo ordine del giorno c’è una richiesta di riformulazione da parte del Pag. 23Collegio dei questori e su questa richiesta di riformulazioni vorrei porre un piccolo accento.

  PRESIDENTE. Ma è già stato riformulato questo !

  DAVIDE CAPARINI. C’è una proposta di riformulazione che noi abbiamo discusso, quindi è stato chiesto di attendere il processo di riforma costituzionale. Ora, suona un po’ come una presa per i fondelli, dato che siamo in una Repubblica in cui di processi di riforma costituzionale se ne parla sempre, ma non riusciamo neanche a fare quella elettorale, figuriamoci quella costituzionale.
  Quindi l'invito che faccio al Collegio dei questori e a lei, Presidente, e all'Ufficio di Presidenza, è quello di affrontare questo tema prima che crolli la seconda Repubblica e magari anche la terza.

  PRESIDENTE. Comunque lei ha accettato la riformulazione ? Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione, ma insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 (Nuova formulazione), accolto dal Collegio dei questori. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 (Nuova formulazione), accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Paola Bragantini, Grillo, Misuraca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  480   
   Votanti  450   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato
 447    
    Hanno votato
no    3).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/6 (Nuova formulazione), accolto dal Collegio dei questori.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/7, formulato dal Collegio dei questori.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, in questo ordine del giorno trattiamo un aspetto che incide notevolmente sul bilancio della Camera, ovvero l'organizzazione di eventi, mostre, convegni, manifestazioni e quant'altro che nulla hanno a che fare con la nostra missione, ma che purtroppo pesano nella quota, nella nuova descrizione del bilancio, del 9,8 per cento dell'ammontare totale dei costi della Camera; poi queste manifestazioni sono una quota importante di questo quasi 10 per cento, quindi la nostra proposta è quella di intervenire per diminuire al minimo necessario e comunque in connessione con le nostre precipue funzioni istituzionali l'organizzazione di convegni o di eventi, quindi lasciar perdere tutto quello che riguarda le mostre. Vi ricordo anche che abbiamo una consulenza artistica per 150 mila euro ereditata dal Presidente Casini. Evitiamo anche di fare investimenti che sono già previsti nel triennale per quanto riguarda l'adattamento degli spazi in funzione delle mostre e dei convegni che andremo ad organizzare. Evitiamo anche di utilizzare quest'Aula come un auditorium, ci sono gli auditorium, noi siamo un Parlamento e dobbiamo legiferare.
  Se qualcuno ha un concerto da organizzare, vada all’auditorium di Roma, che è nuovo ed è fantastico; se ci sono delle mostre, non mancano di sicuro gli spazi espositivi in questa città; se ci sono dei convegni, la convegnistica è uno dei punti forti dell'attrattività di Roma. Quindi, la Camera dei deputati può esimersi dal provvedere, anche perché vi ricordo che i costi fissi della Camera sono di 230 milioni di euro l'anno che, suddivisi per le giornate in cui la Camera rimane aperta ed è operativa, fa la cifra di 730 mila euro al Pag. 24giorno, quindi, il costo fisso di questa struttura è di 730 mila euro al giorno. Ora, decidere di aprire il Palazzo della Camera la domenica costa quella cifra, decidere quindi di organizzare qualcosa ha già, di per sé, dei costi fissi altissimi, quindi, da qui, la nostra proposta di contenere il più possibile, per avere un immediato ritorno sulla qualità, sul risparmio e, quindi, sul bilancio della nostra istituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signora Presidente, ho capito che si voterà questo ordine del giorno, quindi, intervengo per esprimere il nostro voto contrario, perché noi, invece, riteniamo che le attività culturali, anche organizzate dalla Camera, aiutino ad avvicinare le istituzioni ai cittadini, mentre, invece – come vedo sempre da qualche parte – si pensa sempre che con la cultura non si mangia. Io penso che noi dobbiamo smettere di vedere la cultura come uno spreco e, invece, dobbiamo vederla come un'occasione, in questo caso, di aprire questa istituzione ai cittadini anche attraverso una manifestazione, che si è svolta appunto, anche la settimana scorsa, proprio in queste Aule.
  Proprio per questo, brevissimamente, ci siamo astenuti su un precedente ordine del giorno perché conteneva in sé un elemento vero, la razionalizzazione del funzionamento di questa amministrazione, ma non condividiamo il criterio aziendalistico nell’advisor e, per questo, abbiamo ritenuto di astenerci. Era per spiegarlo, visto che non sono riuscito a prendere la parola.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/7, con il parere contrario del Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ottobre, Zaccagnini, Manzi, Lotti, Mosca, Rabino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  478   
   Votanti  472   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  350).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/8 (Nuova formulazione), accettato dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/9, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/11, formulato dal Collegio dei questori.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, questo e i prossimi due ordini del giorno riguardano la contabilità e la trasparenza che noi vorremmo fosse maggiore per quanto riguarda i conti ed i bilanci della Camera.
  C’è un problema di interpretazione e di leggibilità dei dati che ci vengono forniti, in quanto si è passati da un sistema economico-patrimoniale a un sistema di analisi dei dati funzionale.
  Ora, tutto questo può essere coerente, ed è stato giustificato con il fatto che noi siamo un organismo costituzionale e che, quindi, abbiamo o dobbiamo sottintendere a dei criteri diversi per quanto riguarda la lettura dei bilanci. Rimane il fatto che c’è un'indicazione europea e, quindi, io invito anche, come dire, ad attenerci a quelle che sono le indicazioni che ci vengono da Bruxelles per quanto riguarda la leggibilità e la trasparenza dei dati di bilancio delle pubbliche amministrazioni, perché siamo un organismo costituzionale, ma siamo Pag. 25anche parte della pubblica amministrazione. Dato che questo processo di omogeneizzazione comunque e il relativo regolamento partirà dall'anno prossimo, io credo che sia, qui e oggi, il momento in cui potere attuare questa trasformazione, adeguando il nostro bilancio, la tenuta dei nostri bilanci, alle indicazioni che ci vengono dall'Europa.
  Quindi, i prossimi tre ordini del giorno, in modo diverso, comunque, dicono tutti la stessa cosa e invito i colleghi, prima di votarli, ad analizzarli.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Un secondo ! Ha chiesto di parlare il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà. Rendetevi visibili prima, però. Prego.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, mi scuso. Noi voteremo contro questo e i prossimi due ordini del giorno, perché riteniamo che, quando si parla delle istituzioni, utilizzando criteri aziendalistici nella composizione del bilancio si perde di vista, diciamo, qual è l'obiettivo. Qui non produciamo beni o servizi, ma cerchiamo di legiferare appunto lavoriamo per un altro obiettivo che è spesso impalpabile e quindi racchiudere, diciamo, i criteri di bilancio e applicare quelli aziendalistici non credo che sia la cosa la migliore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/11, non accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno... allora, mi aiutate a vedere ? Non si sbraccia nessuno, quindi tutti hanno votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  483   
   Votanti  480   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
 121    
    Hanno votato
no  359).    

  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/12 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Collegio dei questori ed insistono per la votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/12, non accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Fitto, Rossi, Moretti... Allora, ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  476   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  361).    

  Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/13 non accedono all'invito al ritiro formulato dal Collegio dei questori ed insistono per la votazione.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/13, non accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Lavagno... Caparini non riesce a votare... ecco, ce l'ha fatta. Hanno votato tutti i colleghi ? Pare di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 26
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  475   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato
 117    
    Hanno votato
no  358).    

  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/14, accolto dal Collegio dei Questori.

  DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, intervengo per dire che non chiedo di porre in votazione questo ordine del giorno, anche perché vi è un identico ordine del giorno, l'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/60, e quindi immagino che interverranno i colleghi su questo.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/14.
  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/16, accolto dal Collegio dei questori.
  Onorevole Caparini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno ?

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, questo è uno dei tanti ordini del giorno che propongono delle misure di razionalizzazione. In questo caso, affrontiamo un problema fra i tanti che ci siamo trovati ad analizzare tra le pieghe del bilancio. Abbiamo preso spunto dall'appalto sull’help desk, che ha un cospicuo costo che noi crediamo possa essere evitato, utilizzando e sfruttando competenze interne alla Camera dei deputati.
  Voi sapete che, ormai due lustri fa, si è tenuto un concorso per il ruolo di commessi a cui hanno partecipato tanti giovani che avevano dei profili professionali molto alti, molto qualificati, che oggi, se venisse fatta una razionalizzazione e una revisione delle funzioni all'interno della Camera dei deputati, potrebbero venire meglio impiegati e, soprattutto, meglio motivati.
  A quanti di voi capita di incontrare nelle sale o nei corridoi del palazzo dei commessi che fanno anticamera ? È un ruolo che, per quanto importante, aveva un senso nel passato e che oggi non lo ha più, tanto è vero che, addirittura, le organizzazioni sindacali hanno proposto delle riforme, una diminuzione dei luoghi in cui effettuare il presidio. Già di per sé il fatto che si sia ridotto il numero dei dipendenti della Camera ha ridotto il numero di coloro che fanno anticamera.
  Tutto questo per dire che, se noi facessimo un programma di riqualificazione del personale, potremmo anche supplire a delle carenze che oggi ci spingono ad appaltare dei servizi all'esterno. Abbiamo già approvato un ordine del giorno che trattava questo argomento per quanto riguarda il servizio di libreria. Anche qui, credo che si debba avere il coraggio di adeguare la nostra istituzione a quelli che sono i tempi.

  PRESIDENTE. Infatti, siamo d'accordo su questo indirizzo, onorevole Caparini. Prendo atto che insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/16.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/16, accolto dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lavagno, Di Lello, Vignaroli, Garavini, Orfini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  483   
   Votanti  480   Pag. 27
   Astenuti  3   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
 476    
    Hanno votato
no    4).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/17, accolto dal Collegio dei questori.
  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/18 (Nuova formulazione), accolto dal Collegio dei questori.
  Onorevole Caparini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno ?

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, intervengo brevemente, ma non posso esimermi. Qui tocchiamo un aspetto che è proprio inerente all'organizzazione del nostro lavoro, ovvero la gestione delle ferie che vengono maturate dal personale che anche oggi è qui con noi e sta collaborando alla buona riuscita dei nostri lavori, che in passato è stato chiamato a svolgere questo compito e per il quale è stato paventato un meccanismo di compensazione delle ferie che io trovo assolutamente ingiusto. Ovvero, se uno lavora, deve essere pagato: è un principio che credo che in ogni Paese occidentale valga e credo che, a maggior ragione, debba valere alla Camera dei deputati.
  Poi, se ci sono stati in passato degli abusi di questo sistema, magari con il recupero di ferie a fine carriera, o quant'altro, vanno colpiti gli abusi, ma il principio sacrosanto che chi lavora viene pagato, soprattutto nel momento in cui il lavoro viene richiesto con tempestività, efficacia e appropriatezza, credo che debba essere ribadito in questa Aula. È per questo che ho insistito per la riammissione di questo ordine del giorno, e chiedo anche all'Aula di prenderne coscienza, in quanto questo aspetto è anche in corso di discussione e di trattativa con i sindacati. Dopo di che è ovvio che in futuro noi dovremo puntare a non generare più delle ore di straordinario o comunque di ferie maturate. Però per il futuro. Quello che è maturato nel passato, ovviamente dovrebbe essere riconosciuto.

  PRESIDENTE. E infatti ci stiamo lavorando, come lei ha ricordato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/18 (Nuova formulazione).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/18 (Nuova formulazione).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polidori, Rossi, Paris, Colaninno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  482   
   Votanti  480   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
 478    
    Hanno votato
no    2).    

  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/19, sul quale è stato formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, intervengo in merito a questo e ai prossimi cinque ordini del giorno. Questo ordine del giorno, in particolare, tratta della singolare situazione per cui, così com’è costruita l'organizzazione della Camera, abbiamo il caso del controllore controllato. Dato che abbiamo una specificità evidente in questa istituzione, il mio obiettivo è quello di dare maggiore controllo e potere di ispezione e di verifica al Collegio dei questori, che ha un compito oneroso, rappresenta l'istituzione nei confronti dei cittadini e quindi le decisioni che poi l'Ufficio di presidenza stesso, dal punto di vista gestionale-amministrativo, prende. Quindi, io credo che sia doveroso da parte nostra, oltre che attribuirgli pesanti oneri, fornirgli Pag. 28anche gli strumenti per poter controllare e verificare la corretta applicazione, e la corretta tenuta dei conti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/19.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/19. Ricordo che il parere è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Leva, Fanucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  481   
   Votanti  479   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  357).    

  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/20.
  Prendo atto che si insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/20. Ricordo che questo ordine del giorno è stato accolto come invito a procedere ad un ulteriore approfondimento sul sistema dei controlli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pesco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  483   
   Votanti  480   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
 438    
    Hanno votato
no   42).    

  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/21.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/21, accolto come raccomandazione dal Collegio dei questori.
  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/22.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/22, su cui è stato formulato dal Collegio dei questori un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/22, non accolto dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pesco, Oliaro, Leva, Lavagno, Savino Elvira, Impegno... Savino Elvira non riesce a votare... Se un tecnico può andare... Ecco, sta arrivando. Forse la tessera è piegata... Ecco, è riuscita.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  485   
   Votanti  482   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  362).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/23.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/23, su cui è Pag. 29stato formulato dal Collegio dei questori un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/23, non accolto dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Oliaro, Businarolo, Stumpo, Formisano, Richetti... Ha votato... Stumpo anche... Hanno votato tutti ? Sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  485   
   Votanti  482   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  242   
    Hanno votato
 119    
    Hanno votato
no  363).    

  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/24.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/24, accolto dal Collegio dei questori se riformulato, altrimenti il parere è contrario.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, nell'annunciare l'accoglimento, comunque riteniamo opportuno intervenire, proprio perché è una materia delicatissima, anche se afferente ad uno di quelli che sono considerati i regolamenti minori, ovvero quello dei servizi e del personale.
  C'era appunto un'incongruenza, prima di tutto formale, cioè per la nomina era richiesta una maggioranza semplice, mentre per la revoca era richiesta una maggioranza qualificata. Quindi già apprezziamo il fatto che, seppure nella riformulazione proposta, si apra una possibilità concreta di revisione di questo meccanismo, anche perché sappiamo benissimo – e questo ce lo insegna la storia di questa istituzione – che il rapporto del Segretario generale con il Presidente è di carattere fiduciario. Quindi deve esserci un automatismo tale per cui ci debba essere una certa libertà dell'Ufficio di presidenza, del Presidente e comunque della maggioranza dei componenti dell'Ufficio di presidenza di poter procedere senza maggioranze qualificate. Quindi apprezziamo il fatto e non riteniamo comunque di dovere mettere in votazione il nostro ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/24, così come riformulato su proposta del Collegio dei questori.
  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/25 (Nuova formulazione).
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/25 (Nuova formulazione).

  DAVIDE CAPARINI. In questo caso affrontiamo una riforma che è in corso e che ha portato degli ottimi risultati, ovvero quella del Servizio Resoconti e quindi anche il lavoro prezioso degli stenografi. Nel 2007 è iniziata la digitalizzazione e ha portato addirittura ad un abbattimento dei costi di cinque volte: quindi, un ottimo risultato. Oggi il personale che, nel 2007, era previsto necessario, lo è un po’ meno, nel senso che ovviamente con l'adeguamento tecnologico e quant'altro c’è un esubero in questo settore. Quindi, noi chiediamo anche in questa ottica di spostare alcune professionalità laddove c’è necessità, ovvero nel Servizio documentazione che in questo momento soffre. Di questo si occupava l'ordine del giorno, poi è stato riformulato, però lo spirito rimane lo stesso.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 30

  GREGORIO FONTANA, Questore. Infatti, onorevole Caparini, non per niente è stato accolto, poiché anche con le nuove tecniche di riconoscimento vocale la Camera sta attivando delle misure al fine proprio di limitare, sostituendolo con la tecnologia, il numero delle persone impiegate nella resocontazione (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Quindi ciò è esattamente in linea con il suo ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/25 (Nuova formulazione).
  Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/26 (Nuova formulazione), Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/27 e Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/28 (Nuova formulazione) accolti dal Collegio dei questori.
  Passiamo all'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/Doc. VIII, n. 2/29 (Nuova formulazione),
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, anche qui, apprezzo lo sforzo dei colleghi questori che, riformulandolo, hanno permesso che questo ordine del giorno venisse reso ammissibile e poi lo hanno anche accolto. Siamo sempre sul tema di quelli che sono gli emolumenti legati alle funzioni apicali dei dipendenti della Camera dei deputati. Ci auguriamo che l'invito a valutare poi porti effettivamente a una riduzione del trattamento economico omnicomprensivo, non perché vogliamo essere punitivi nei confronti di questi funzionari ma proprio perché – come si diceva prima di iniziare il dibattito sugli ordini del giorno – l'impegno preso, da lei e da tutti, in quest'Aula di dare un segnale nei confronti della gente – quindi di chi ci manda qui a rappresentarli – di un contenimento vero della spesa e del fatto che non ci siano eccessi all'interno delle istituzioni possa, nel più breve tempo possibile, avere compimento. Chiediamo comunque il voto dell'ordine del giorno anche sul testo riformulato.

  PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Lega Nord e Autonomie ha esaurito i tempi a sua disposizione, ma la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a 10 minuti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/Doc. VIII, n. 2/29 (Nuova formulazione), con il parere favorevole del Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Famiglietti, Nicchi, Ferraresi, Marazziti, Pierdomenico Martino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  468   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
 465    
    Hanno votato
no   3).    

  Passiamo all'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/Doc. VIII, n. 2/30 (Nuova formulazione), accolto. Va bene ? Lo vuole porre in votazione ?

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, sempre con l'intento di semplificare, per il Partito Democratico vanno bene le riformulazioni proposte e non richiediamo la votazione.

  PRESIDENTE. Non richiedete la votazione, d'accordo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/Doc. VIII, n. 2/30 (Nuova formulazione).Pag. 31
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione degli ordini del giorno Boccadutri n. 9/Doc. VIII, n. 2/32 (Nuova formulazione), n. 9/Doc. VIII, n. 2/33 (Nuova formulazione), n. 9/Doc. VIII, n. 2/34 (Nuova formulazione), n. 9/Doc. VIII, n. 2/35 (Nuova formulazione) e n. 9/Doc. VIII n. 2/36 (Nuova formulazione), accolti dal Collegio dei questori nella nuova formulazione.
  Passiamo all'ordine del giorno Boccadutri n. 9/Doc. VIII, n. 2/37 (Nuova formulazione).
  Chiedo al presentatore se insista per la votazione.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, su questo, invece, chiedo il voto dell'Assemblea perché si tratta di un ordine del giorno che rende obbligatorio l'uso delle minuzie per esercitare il voto. Ovviamente, è stato possibile presentarlo perché attiene in qualche modo anche poi ai costi della Camera, in modo indiretto. Ma io lo pongo in votazione soprattutto per un senso di responsabilità politica che ciascuno di noi qui dentro ha verso i propri elettori che almeno quando voti sia presente. E, quindi, io chiedo che questo venga messo in votazione nella formula naturalmente proposta dai questori.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccadutri n. 9/Doc. VIII, n. 2/37 (Nuova formulazione).
  Dichiaro aperta la votazione. Come ? Revoco l'indizione della votazione perché il deputato Gianluca Pini ha alzato la mano un po’ in ritardo. Prego, ha facoltà di parlare.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, le chiedo scusa. Anche qui, pur rischiando di essere impopolare e assolutamente non populista come alcuni miei colleghi, io sono uno di quelli che convintamente non ha mai dato le minuzie, ma che mai in quest'Aula si è permesso di votare o di far votare per sé o per altri. La presenza in quest'Aula e il lavoro di quest'Aula secondo me prescinde da questa innovazione introdotta dal suo predecessore che, a nostro avviso, in qualche modo, potrebbe anche avere una funzione, ma deve essere legata magari alla presenza iniziale o alla presenza con scadenza temporanea, ogni mezz'ora, ogni 15 minuti.
  Sappiamo benissimo che, con l'introduzione di questo meccanismo qui, probabilmente qualche pianista è sparito, ma non è che abbiamo risolto di molto la questione pratica del funzionamento di quest'Aula. Quindi, anziché rendere obbligatoria una cosa che, a nostro avviso, non dovrebbe essere resa obbligatoria perché è una questione di morale, di etica e di buon senso, magari inviteremmo i questori nel valutare eventualmente questo ordine del giorno a provvedere ad un meccanismo diverso di certificazione della presenza effettiva dei colleghi nell'Aula e non sistematica per ogni singolo voto perché sappiamo benissimo che poi rallenta e non di poco quelli che sono i lavori dell'Aula. Quindi, trovare un punto di equilibrio. A quel punto ci troverebbe sicuramente tutti quanti d'accordo perché ci sarebbe la certezza dell'effettiva presenza dei deputati in Aula, ma ci sarebbe anche un'efficienza maggiore nei lavori dell'Aula stessa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccadutri n. 9/Doc. VIII, n. 2/37 (Nuova formulazione).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brandolin, Bargero, Petrenga...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni – Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

   (Presenti  470   
   Votanti  461   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
 424    
    Hanno votato
no   37).    

Pag. 32

  (Il deputato Francesco Saverio Romano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boccadutri n. 9/Doc. VIII, n. 2/38 (Nuova formulazione), accolto dal Collegio dei questori.
  Chiedo all'onorevole Zaccagnini se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/39, accolto dal Collegio dei Questori a condizione che sia riformulato.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione, purché intesa nel senso che la flessibilità serva a coprire picchi di lavoro... Presidente...

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, per favore ! Un attimo (Commenti del deputato Bianconi)... abbia pazienza, abbia pazienza... stiamo in votazione (Proteste del deputato Bianconi)... onorevole Bianconi la richiamo all'ordine (Proteste del deputato Bianconi)... onorevole Bianconi ! La richiamo all'ordine. Colleghi, andiamo avanti. Un po’ di rispetto per favore. Prego, deputato Zaccagnini.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Accetto la riformulazione, purché intesa nel senso che la flessibilità serva a coprire picchi di lavoro, mantenendo la specializzazione dei dipendenti della Camera, la cui professionalità non può essere mortificata pensando di costruire grandi pool di lavoratori che possono cambiare mansioni a richiesta. Le competenze andrebbero valorizzate: questa è meritocrazia. Chiedo se la riformulazione è intesa in questa maniera.

  PRESIDENTE. Deputato questore Fontana, in merito a questa riformulazione, prego.

  GREGORIO FONTANA, Questore. No, mantengo la proposta fatta in fase di illustrazione dei pareri sugli ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Dunque, onorevole Zaccagnini, se non accetta la riformulazione, il parere è contrario.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Accetto e vorrei che venga messo agli atti che la mia intenzione è questa.

  PRESIDENTE. Ma insiste per la votazione ?

  ADRIANO ZACCAGNINI. No.

  PRESIDENTE. Benissimo, allora andiamo avanti.
  Deputato Zaccagnini, accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/40, formulato dal Collegio dei Questori ?

  ADRIANO ZACCAGNINI. No, signor Presidente, e insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaccagnini n. 9/Doc. VIII, n. 2/40, con il parere contrario del Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  476   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  320).    

  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Valeria Valente n. 9/Doc. VIII, n. 2/41, accolto dal Collegio dei questori.Pag. 33
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Costa n. 9/Doc. VIII, n. 2/42, accolto dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Martella n. 9/Doc. VIII, n. 2/43, accolto dal Collegio dei questori, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/Doc. VIII, n. 2/45, accolto dal Collegio dei questori.
  Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/Doc. VIII, n. 2/47, formulato dal Collegio dei questori.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, tra le spese utilizzabili al fine del giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente le spese per l'esercizio del mandato ci sono le somme versate al soggetto politico quale rimborso per la fornitura di servizio o prestazione, escluse le erogazioni liberali deducibili o detraibili ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 22 dicembre 1986, il Testo unico delle imposte.
  La Camera dei deputati chiede al singolo deputato di dichiarare sotto la propria responsabilità che tali somme, versate e portate come giustificativo, non sono erogazioni liberali che godono delle suddette detrazioni fiscali.
  Ci chiediamo: chi controlla che questo non avvenga ? Quali strumenti ha l'amministrazione Camera per accertare l'infedeltà del deputato ? È noto che non pochi deputati, specialmente colleghi che non hanno collaboratori, utilizzano tali erogazioni liberali, imposte dai loro rispettivi partiti, sia come giustificativo del 50 per cento del rimborso inerente alle spese per l'esercizio del mandato che per le detrazioni fiscali previste dalla legge. Pertanto, crediamo sia opportuno eliminare tale voce dal rimborso, anche perché i servizi e le prestazioni rese dal soggetto politico all'eletto godono già degli ingenti finanziamenti pubblici ai partiti.
  Il rimborso inerente alle spese per l'esercizio del mandato deve tornare alla sua funzione originaria: rimborsare le spese di segreteria e di rappresentanza del parlamentare e non palesarsi come un finanziamento occulto e, dunque, illecito ai partiti politici.
  Chiedo per questo motivo con il mio ordine del giorno che l'Ufficio di Presidenza si attivi per eliminare dalle voci di spesa, ai fini del rimborso inerente le spese per l'esercizio del mandato, le somme versate al soggetto politico quale rimborso delle spese relative alla fornitura di servizi o prestazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, Questo è uno dei temi su cui si sta già lavorando, in ogni caso.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, anche qui, evidentemente, essendo la materia molto complessa, qualcuno deve avere interpretato male la norma – oppure l'abbiamo interpretata male noi, ma, comunque, assolutamente in buona fede –, perché a noi non risulta che queste somme, che possono essere, appunto, a giustificativo del 50 per cento di quel trattamento, possano essere portate in detrazione. A noi questa cosa non risulta, anzi, ci risulta essere espressamente vietata la possibilità di portare in detrazione, non mi ricordo in quale rigo della dichiarazione dei redditi che si fa ogni anno, questi importi. Quindi, riteniamo assolutamente inutile, se non contraddittorio addirittura, questo ordine del giorno, perché si basa proprio su presupposti sbagliati, errati, che creano confusione, e non abbiamo assolutamente bisogno di confusione all'interno di quest'Aula, soprattutto, sulla questione dei soldi. Quindi, se i colleghi del MoVimento 5 Stelle insisteranno per la votazione, è chiaro che ci sarà il nostro voto contrario, non perché la loro ratio non sia di buon senso, ma perché proprio è assolutamente non veritiero ciò che loro affermano.

Pag. 34

  PRESIDENTE. Il Questore Gregorio Fontana vuole intervenire su questo punto. Prego.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signor Presidente, volevo confermare quanto ha detto il collega Pini: se qualcuno porta in detrazione queste spese commette un illecito, quindi, sicuramente questo non è corretto. E, comunque, nella elencazione delle spese ammesse per quel che riguarda il 50 per cento, c’è un'esplicita formulazione, che prevede esclusivamente i servizi che vengono dati dai partiti. Quindi, non si tratta assolutamente di contribuzione.

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che il deputato Paolo Nicolò Romano non accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/47 formulato dal Collegio dei Questori ed insiste per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/Doc. VIII, n. 2/47, con il parere contrario del Collegio dei Questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gutgeld, Di Gioia, Ventricelli, D'Agostino, Oliaro, Vignaroli. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  481   
   Votanti  478   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  240   
    Hanno votato
 124    
    Hanno votato
no  354).    

  Passiamo all'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/48 (Nuova formulazione).

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signora Presidente, intervengo brevemente su questo ordine del giorno che, ovviamente, è accolto nella nuova formulazione, proprio perché condividiamo lo spirito di questo ordine del giorno che è assolutamente in linea con quello che stiamo facendo e che è stato illustrato proprio dalla relazione iniziale del collega Dambruoso. Noi abbiamo davanti la cessazione programmata degli immobili di palazzo Marini e l'anno scorso abbiamo cessato la locazione per quel che riguarda numerosi altri immobili; quindi, da un lato, abbiamo nel futuro la necessità di capire come poter reperire nuovi spazi o meglio organizzare le esigenze dei deputati, ma per quel che riguarda l'attualità noi abbiamo cercato di sopperire alla mancanza delle locazioni di palazzo Marini con una ricerca attenta, all'interno dei palazzi che già la Camera ha come concessione demaniale, di nuovi uffici per i deputati che non ce l'hanno più in base proprio a questa cessazione. Il lavoro che è stato fatto è stato straordinario, in particolare il lavoro del Questore Dambruoso e del Questore Fontanelli; siamo assolutamente in linea con questo ordine del giorno e penso che per il futuro queste misure porteranno ulteriori risparmi al bilancio della Camera.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/48 (Nuova formulazione), accettato dal Collegio dei questori.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/49 (Nuova formulazione), accettato dal Collegio dei questori.

  DAVIDE CAPARINI. Signora Presidente intervengo molto brevemente. Qui abbiamo un esempio di opacità nel nostro bilancio perché il finanziamento, la sovvenzione, il contributo, insomma, i soldi che vengono trasferiti per il Circolo Montecitorio Pag. 35sono ricompresi negli altri contributi. Il problema è che non trova eticamente accettabile il fatto che noi contribuiamo come istituzione al Circolo Montecitorio. So che cesserà questa pratica, meno male, credo che sia giusto che ognuno paghi di tasca propria il circolo o la palestra che desideri. Penso che i nostri stipendi ce lo consentano.

  PRESIDENTE. E infatti cesserà.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/49 (Nuova formulazione), accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gallo Luigi, Abrignani, Vignaroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  477   
   Votanti  473   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 461    
    Hanno votato
no   12).    

  L'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/50 (Nuova formulazione) è stato accettato dal Collegio dei questori, andiamo avanti, non lo poniamo in votazione.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/51, formulato dal Collegio dei questori.

  DAVIDE CAPARINI. Signora Presidente, su questo vorrei essere confortato dai Questori in quanto nella ricerca, direi spasmodica, di spazi e di servizi ai deputati in carica, bisogna fare una revisione degli spazi che sono invece attribuiti a chi è cessato. In questo ordine del giorno mi occupo degli ex Presidenti della Camera. Vorrei sapere se gli uffici e anche le dotazioni e i servizi che fino a poco tempo fa erano a loro appannaggio sono in previsione di essere eliminati per poi darne la disponibilità a chi effettivamente è in carica e quindi ne ha anche bisogno.

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Signor Presidente, intervengo su sollecitazione del collega Caparini. È evidente che qualche chiarimento deve essere dato su quello che è stato il mandato. Per il prossimo anno di bilancio abbiamo già dato. Per cui, il Presidente che ha preceduto l'attuale Presidente e anche il Presidente Bertinotti avranno il 50 per cento di dotazione in meno e una riduzione sostanziale delle stanze a disposizione, come era previsto, invece, dalla tralaticia tradizione di questo palazzo. Stiamo cercando insistentemente di dare spazio ai deputati che lavorano ancora oggi togliendo tutti gli spazi che rimanevano sostanzialmente non utilizzati.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/51 non insistono per la votazione del loro ordine del giorno.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/Doc. VIII, n. 2/52, accolto dal Collegio dei questori.
  Passiamo all'ordine del giorno Capelli n. 9/Doc. VIII, n. 2/53. Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signora Presidente, vorrei richiamare anche un attimo la sua e l'attenzione dei colleghi. Io credo che in questo momento la politica abbia bisogno anche di simboli, simboli che richiamino il prestigio e riconquistino il prestigio della politica, che richiamino il senso dell'equilibrio, la razionalizzazione. Quindi, con questo ordine del giorno si chiede che vengano abrogate le indennità di cariche aggiuntive. In un passaggio, a Pag. 36parziale giustificazione del parere dei questori, è stato detto – e riconosco, anche nella stesura dell'ordine del giorno – che qualcosa è già stata fatta. Bene, io direi di fare il passaggio definitivo. Cioè, io credo che presiedere una Commissione, svolgere un ruolo interno, sia un fatto di prestigio. È mai possibile che in quest'Aula non si possa ricoprire un ruolo per il solo prestigio che quel ruolo dà, senza necessariamente accompagnarlo con indennità aggiuntive ? Perché non diamo una risposta, anche simbolica se si vuole ? Perché è fatto anche di singoli il momento, di simboli che la politica può dare nel dire: rinuncio a qualcosa. Non sto qui a valutare l'impegno più o meno gravoso, ma esiste anche il termine servizio, servizio alle istituzioni, termine a volte abusato, come il termine: diamo qualcosa al servizio del Paese. Siamo qui a servizio del Paese. Bene, una volta tanto, anche simbolicamente – perché 2 milioni e mezzo di euro a bilancio possono essere una cifra simbolica nel suo complesso, rispetto alle problematiche del bilancio dello Stato, del Paese e dello stesso Parlamento – io invito i colleghi a trasmettere fuori da quest'Aula, con un voto favorevole all'ordine del giorno e un ripensamento da parte dei questori, a dare un messaggio, perché oggi abbiamo necessità noi della politica di dare anche messaggi che ci liberino da tanti condizionamenti, da tante critiche a cui purtroppo siamo soggetti, a volte anche ingiustamente, ma servono anche i segnali che possiamo dare.

  PRESIDENTE. Non le sarà sfuggito che tutti i colleghi con delle cariche interne si sono già ridotti le indennità del 30 per cento e che le spese di rappresentanza sono state tagliate del 50 per cento. Detto questo, insiste per la votazione dell'ordine del giorno ?

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, oltre al fatto che io non ho chiesto il suo commento, ma quello dei questori, perché io credo che qui il commento spetti all'Aula e non a lei, io chiedo la votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capelli n. 9/Doc. VIII, n. 2/53, con il parere contrario del Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giacomelli, Baruffi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  461   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato
  10    
    Hanno votato
no  451).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Chaouki n. 9/Doc. VIII, n. 2/54, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/55, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/56, accettato dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/57, accettato dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/58, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/59, accolto dal Collegio dei questori come raccomandazione, purché riformulato.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, chiedo di mettere in votazione questo Pag. 37ordine del giorno perché semplicemente, appunto, la riformulazione dei questori dice testualmente di: «invitare a predisporre i documenti di bilancio quanto più tempestivamente possibile». Ora, nel testo dell'ordine del giorno abbiamo fatto un elenco su per giù della tempistica con cui i bilanci sono arrivati all'Aula.
  Leggo così solo per conoscenza: nel 2008, il 23 e il 24 luglio; nel 2009, sempre a luglio; nel 2010, a settembre; nel 2011, ad agosto; nel 2012, a ottobre; nel 2013 siamo arrivati a novembre.
  Quindi parliamo di, come dire, progetto di bilancio, quindi bilancio che ancora non è il consuntivo. Con l'ordine del giorno noi semplicemente chiedevamo di dare un termine massimo, magari di tre mesi, non lo vogliamo fare di tre mesi ? Facciamolo di cinque, di sei, entro cui il progetto di bilancio venga in Aula, non a novembre, perché a novembre è presumibile votare un consuntivo.
  Quindi chiedo a tutta l'Aula di votare favorevolmente questo ordine del giorno dove, come dire, il termine probabilmente non è adatto, ma è «ridicolo» a novembre chiedere di presentare tempestivamente i documenti di bilancio.
  Credo che, se non vogliamo fare tre mesi possiamo accettare una riformulazione a sei mesi, quantomeno il progetto di bilancio arrivi in Aula nel primo semestre dell'annualità in corso.

  PRESIDENTE. Bene, anche se noi abbiamo iniziato a lavorare a tempo pieno con le Commissioni solo a maggio più o meno, per questo c’è stato il ritardo, immagino. Va considerato anche questo aspetto.
  Dunque, onorevole Mannino, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/59 ?

  CLAUDIA MANNINO. Non accetto la riformulazione, anche perché tra l'altro noi abbiamo iniziato a parlare di bilancio il 10 luglio, quindi, siamo arrivati a novembre. Ci eravamo posti lo scopo di metà settembre.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. In merito a quest'anno è ben chiaro il fatto che il progetto di bilancio, che stiamo esaminando ora, doveva essere approvato dalla scorsa legislatura, dallo scorso Ufficio di Presidenza e questo sfalsamento è dovuto proprio a questo, al fatto che la scorsa legislatura non è stato fatto quello che si sarebbe dovuto fare in quei tempi, per ragioni di cui non entro in questa occasione.
  Ma il problema della calendarizzazione dell'Aula è anche dovuto alla Conferenza dei presidenti di gruppo; noi abbiamo approvato il bilancio per queste ragioni a luglio ed è arrivato in Aula ora, quindi l'impegno al Collegio dei questori, nel fatto di farlo arrivare in Aula è abbastanza irricevibile da questo punto di vista, perché non è funzionalmente preposto a fare il calendario dell'Aula, onorevole Mannino.
  Quindi, le chiedo di accogliere la riformulazione che le abbiamo proposto, proprio intesa nel senso di considerare quello che è avvenuto in questi mesi; e il fatto che noi si sia a discutere il bilancio a novembre è dovuto a fatti che lei ben conosce.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, volevo chiedere: proprio per questo motivo abbiamo bisogno di un obbligo, di una data finale. Esiste già per altri provvedimenti, esistono delle date entro le quali bisogna presentarli: mi sembra quindi un ordine del giorno di buon senso, difficilmente l'Aula potrà non approvarlo ! Così la Conferenza dei presidenti di gruppo, avendo l'obbligo, ripeto, sarà obbligata a calendarizzarlo entro tempi certi. È proprio una questione di Pag. 38efficienza e buon senso anche nella valutazione del bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione ed insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/59.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/59, non accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vacca, Bianconi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  464   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  354).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/60, accettato dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/61, accettato dal Collegio dei questori.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/62, formulato dal Collegio dei questori.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, accetto l'invito al ritiro da parte dei questori, perché prendo atto del fatto che il Collegio dei questori si sta muovendo proprio in questa direzione, e che finalmente, a quanto sostenuto dal Collegio dei questori, scomparirà questo finanziamento al Circolo di Montecitorio, che ci è costato, se non sbaglio, circa 100 mila euro solo nell'ultimo anno.
  Utilizzo anche il mio intervento per ribadire che questa è un'interlocuzione tra l'Aula e i questori, non tra l'Aula e la Presidenza: noi facciamo argomentazioni politiche, e se i questori ci rispondono ci fa piacere. Non mi è sembrato un comportamento corretto avere delle risposte dalla Presidenza, mentre si stanno facendo argomentazioni di tipo politico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Che cosa fa però, lo ritira o no ?

  LUIGI DI MAIO. Lo ritiro.

  PRESIDENTE. Lo ritira ? Lo deve dire ! Benissimo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/63 (Nuova formulazione), accettato dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/64, accettato dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/65, accettato dal Collegio dei questori limitatamente al dispositivo.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/66, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, sì, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/67, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/68, formulato dal Collegio dei questori.

Pag. 39

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, preso atto del fatto che essendo un finanziamento di cui già si è usufruito per una parte dei deputati in questa legislatura, non può essere in qualche modo soppresso, chiedo al Collegio dei questori se è possibile una riformulazione nel senso di un impegno per la prossima legislatura.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Penso che non si possano prendere impegni per la prossima legislatura, quindi questo impegno non è possibile.

  PRESIDENTE. Deputato di Maio ?

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, sempre nell'ambito di un dibattito costruttivo, nel senso che eliminiamo questo tipo di finanziamento ai parlamentari per la prossima legislatura. Io questo chiedo con questo ordine del giorno, si è fatto in passato per parlamentari delle legislature successive per altri tipi di finanziamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Accetta la riformulazione o no ?

  LUIGI DI MAIO. No, c’è un invito al ritiro o parere contrario, signor Presidente, quindi o lo ritiro... i questori non intendono... ? Va bene, quindi insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, solo per rivolgere un invito al collega Fontana, che è molto più esperto di me nella materia ma sa benissimo che tante innovazioni, tante modifiche e tante risposte che sono state date a una richiesta di taglio degli sprechi all'interno di quest'Aula sono sempre state attivate attraverso queste procedure proprio a valere dalla legislatura successiva e sono avvenute attraverso questi strumenti, quindi cortesemente evitiamo anche qui di toglierci dall'imbarazzo dicendo cose non vere, perché l'impegno «a valere dalla prossima legislatura» è un impegno che quest'Aula può autonomamente prendere, così come sono stati presi impegni relativi ai trattamenti pensionistici, ai trattamenti di fine del mandato e tanti altri emolumenti. Quindi non vedo onestamente nelle sue parole una chiarezza effettiva su quello che invece potrebbe essere uno strumento attivabile (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signor Presidente, la delibera in questione riguarda solo questa legislatura, quindi significa che se la prossima legislatura verrà presa un'altra delibera ex novo, ci si porrà il problema. Quindi noi non possiamo prendere una delibera che non riguarda questa legislatura, cioè la delibera in questione che stiamo esaminando con questo ordine del giorno non è tendenzialmente riferibile al futuro, riguarda esclusivamente questa legislatura.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, un intervento a titolo personale di qualche secondo. Vorrei ricordare a quest'Aula, nello specifico al Collegio dei questori, che non soltanto quei compensi evidentemente si possono limitare a questa legislatura perché la delibera riguarda questa legislatura, quindi si può mettere assolutamente un termine come ricordato anche da altre forze politiche, ma nel merito noi sappiamo che i deputati ricevono veramente una quantità di denaro incredibile; se noi in due mesi e mezzo abbiamo restituito un milione e mezzo, Pag. 40evidentemente si possono fare ulteriori tagli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PAOLO FONTANELLI, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO FONTANELLI, Questore. Signor Presidente, solo per chiedere al collega Di Maio di ritirarlo, nel senso che credo inaccettabile il testo che c’è perché interviene, come ha riconosciuto anche lui, credo che sia ragionevole pensare che la prossima legislatura – sperando che sia più lontana, ma insomma, quand’è – che sia ragionevole pensare anche a superare questo elemento e abrogarlo.
  In un contesto in cui noi stiamo ragionando dell'idea di aumentare il livello anche di servizi, tra i quali ci sono anche quelli che riguardano la dotazione informatica, oggi ripeto, per esempio, non tutti i parlamentari sono nella stessa condizione di avere l'ufficio e avere la dotazione, ci sono molte differenze. Noi vogliamo lavorare per aumentare i servizi in modo tale che anche dal punto di vista della strumentazione informatica ci sia una condizione di migliore sostegno. Quindi penso ragionevole l'obiettivo di dire «sopprimiamo questo», ma non è la formulazione attuale. Io chiederei di ritirarlo dicendo che rimane a verbale un impegno in questo senso.
  Credo che, ragionevolmente, si possa assumere l'obiettivo di andare verso l'abrogazione di questo tipo di misura.

  LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, prendo atto dell'indirizzo espresso dal questore Fontanelli e quindi da tutto il Collegio dei questori su questa questione e della volontà di andare nella direzione di eliminare questo tipo di contributo e, quindi, ritiro l'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/Doc. VIII, n. 2/68 e resta agli atti l'atto di indirizzo dei questori, che hanno espresso in questo momento.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII, n. 2/69, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.

  EMANUELE COZZOLINO. Presidente, vorrei dire soltanto due parole: accetto la riformulazione sia dell'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/Doc. VIII, n. 2/69, sia dei seguenti ordini del giorno, sempre a mia prima firma, n. 9/Doc. VIII, n. 2/70 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/71.
  Chiedo soltanto una precisazione sull'ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/69: nelle forme di pubblicità che, eventualmente, l'Ufficio di presidenza riterrà di adottare, vorrei capire se si evincerà chiaramente che i soggetti di cui si tratta è il personale cosiddetto in decreto, nominato dai deputati che rivestono incarichi istituzionali all'interno della Camera.
  Collega Fontana, nella riformulazione, lei ha posto l'accento sull'aspetto economico, ma personalmente dico che questo aspetto è secondario e la finalità principale dell'ordine del giorno riguarda invece la volontà di rendere pubblica e trasparente la composizione del personale di segreteria dei deputati che ne hanno diritto a spese della Camera. Tutto qui.

  PRESIDENTE. Onorevole Cozzolino, quindi accetta la riformulazione dell'ordine del giorno a sua prima firma n. 9/Doc. VIII, n. 2/69 ?

  EMANUELE COZZOLINO. Sì, Presidente, ho detto che accetto la riformulazione del mio ordine del giorno e vorrei soltanto questo chiarimento da parte dei questori.

  PRESIDENTE. E insiste per la votazione (Commenti) ?

  EMANUELE COZZOLINO. No.

Pag. 41

  PRESIDENTE. Sta bene. Colleghi, si può anche fare diversamente...

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signor Presidente, il personale assunto con decreto non può essere oggetto di discriminazione rispetto agli altri dipendenti della Camera. Applicare una normativa ad hoc solo a questi collaboratori significherebbe, di fatto, discriminare una categoria di lavoratori rispetto all'altra. Noi dobbiamo adottare per questo personale le stesse garanzie di riservatezza e di privacy che garantiamo per il personale della Camera. Altrimenti, sarebbe assolutamente incomprensibile.

  PRESIDENTE. Ricordo che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII, n. 2/70 e n. 9/Doc. VIII, n. 2/71, accettati dal Collegio dei questori, purché riformulati.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/72, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, in questo caso non accetto la riformulazione dell'ordine del giorno a mia prima firma e insisto per la votazione in quanto questo ordine del giorno riguarda il problema del cumulo tra le pensioni dei dipendenti della Camera e ulteriori emolumenti e retribuzioni percepiti da altre pubbliche amministrazioni per ulteriori incarichi.
  Succede a volte che un dipendente della Camera, dopo essere entrato in quiescenza, in pensione, possa ricevere una retribuzione dalla Camera stessa e assumere altri incarichi presso altre pubbliche amministrazioni, e percepire così un altro emolumento che si somma alla pensione.
  Attualmente, come si legge nel capitolo 40 del bilancio della Camera, ci sono dodici soggetti che rivestono questa situazione giuridica e che costano alla Camera tre milioni 300 mila euro. Ebbene, l'Ufficio di presidenza si era espresso già in merito e condivideva l'indirizzo di porre una soluzione a questo problema, tuttavia la volontà era quella di attendere un provvedimento legislativo sul merito, perché più consono, e abbiamo aspettato per diversi mesi questo provvedimento.
  Ora, a parte il fatto che non è stata ancora votata alcuna legge di iniziativa parlamentare, visto che non si intravedono alcuni provvedimenti o testi normativi che trattano la materia, io ritengo che l'Aula si debba esprimere in maniera puntuale sul tema e quindi provvedere anche in mancanza di un orientamento legislativo della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/72, non accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Frusone, Oliaro... Ci siamo, tutti hanno votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  462   
   Votanti  428   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  313).    

  Passiamo all'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/73.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/73, formulato dal Collegio dei questori.

Pag. 42

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, chiedo di porlo in votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/73, non accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Polidori, Ventricelli, Oliaro, Caparini, Pellegrino, Saltamartini... Ha votato. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  460   
   Votanti  455   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  357).    

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/74, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.
  Passiamo all'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/75.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/75, formulato dal Collegio dei questori.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, colgo l'occasione semplicemente per spiegare quello che ormai è un problema che riguarda questo palazzo, cioè la questione del ristorante dei deputati e del ristorante dei dipendenti.
  Da quando è arrivato il MoVimento 5 Stelle qui c’è un consistente numero di parlamentari che utilizza la mensa dei dipendenti, in qualche modo anche congestionandola – facciamo anche un po’ di mea culpa – e allo stesso tempo c’è il ristorante dei deputati che ha un calo di utenti. Quindi, questo ordine del giorno chiede di convertire il ristorante dei deputati in mensa self-service, in modo tale da potere praticamente creare la stessa condizione e lo stesso tipo di mensa.
  L'invito al ritiro o parere contrario del Collegio dei questori per noi non è accettabile e, quindi, chiediamo di porlo in votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, in merito alla questione della mensa vorrei aggiungere, dato che ho dimenticato di farlo nel mio intervento sull'ordine del giorno, che è abbastanza assurdo che l'esternalizzazione della mensa sia stata affidata a una ditta inglese.
  Ora, l'ordine del giorno precedente non è stato accettato. Io mi auguro che questo punto, comunque, sia affrontato dal Collegio dei questori, anche per una questione di sicurezza nazionale, in quanto è abbastanza assurdo il fatto che noi, come italiani orgogliosi del made in Italy e delle nostre produzioni agroalimentari, ci riforniamo e ci cibiamo con cibo fornito da una ditta inglese, con scarsa qualità, tra l'altro, del cibo, perché conosciamo le lamentele e le criticità che sono state fatte emergere dagli stessi dipendenti della Camera, che non usufruiscono completamente del servizio della ditta e che vanno a mangiare fuori, proprio perché il cibo non è di qualità.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signor Presidente, intervengo brevemente su questo ordine del giorno. Per quanto riguarda l'ultimo intervento del deputato Zaccagnini, voglio dirle che la ditta titolare della gestione è una ditta che è subentrata a un'altra per una vicenda societaria.Pag. 43
  Comunque, il punto vero è che noi abbiamo bandito una nuova gara e al 31 dicembre scadrà questo contratto degli attuali gestori. Abbiamo bandito una gara europea secondo quanto previsto dalla legge. Per quanto riguarda la organizzazione, comprendo che alcuni deputati preferiscano andare al self-service e altri al ristorante, però io penso che, in questo senso, la stella polare che deve seguire il Collegio dei questori sia quella del risparmio.
  Con l'attuale gara si prevede un risparmio di ben due milioni di euro, e quindi penso che questo sia il dato importante. Per quel che riguarda, poi, l'organizzazione della mensa nel futuro, vedremo di cercare di venire incontro alle esigenze di taluni, per cercare di evitare congestioni al self-service e quant'altro, ma penso che il punto di riferimento importante sia quello di fare, primo, una gara europea, con tutti i crismi, e secondo, conseguire un consistente risparmio (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, io sono contento che i questori abbiano deciso di risparmiare, ma già è un «avvelenatoio». Speriamo che, almeno sulla qualità, cerchino di non risparmiare. Quando fanno il bando, che ci si possa almeno mangiare !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare, perché qualche volta me ne dimentico anch'io, che noi facciamo parte dell'Unione europea e che all'interno dell'Unione europea esistono delle regole per le quali si fanno delle gare europee, e non si possono privilegiare aziende nazionali nelle gare europee. Se il Parlamento di Londra facesse una gara europea e facesse vincere una ditta inglese invece che una ditta italiana che ha migliori requisiti, noi chiederemmo immediatamente alla Commissione europea di aprire una procedura di infrazione a carico dell'Inghilterra. Quindi, il fatto che la ditta sia britannica è totalmente ininfluente; lo è adesso e lo sarà anche nel prossimo bando di gara.

  PRESIDENTE. La ringrazio per questa puntualizzazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, in merito alla vicenda della mensa e del self-service, credo di sapere che, ovviamente, vi è una parte di contributo da parte della Camera dei deputati per la mensa dei dipendenti. Quindi, i colleghi deputati che utilizzano quella mensa e non vanno al ristorante, sostanzialmente, hanno anche un contributo da parte della Camera dei deputati. Io credo che sia sbagliato. Inviterei i colleghi che vanno al self-service a mangiare al ristorante e a pagare la quota intera, perché quelle agevolazioni sono rivolte unicamente ai dipendenti (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Signor Presidente, mi rendo conto che stiamo parlando di cibo a quest'ora e, forse, il richiamo al tema è abbastanza pertinente, però, davvero, solo per chiarezza, soprattutto perché viene da questa parte dell'Aula, che amo monitorare con attenzione, rammento che, quando tutti noi andiamo a mangiare nel ristorante ufficiale, ciascuno di noi, anche se prende il brodino, paga e lascia, fa lasciare, 15 euro per ciascuno di noi a questo palazzo, e noi neanche ce ne accorgiamo.Pag. 44
  Quindi, quando andiamo in quel ristorante, lì si pagano 15 euro, mentre nella mensa di sotto se ne pagano 9. Giusto per completezza di informazione, senza polemica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io intervengo su questo punto perché lo avevo già sottolineato qualche mese fa. Avevo fatto un intervento su cui il questore Fontana mi aveva poi anche fornito alcune valutazioni. Penso che sarebbe l'occasione di fare in modo... se posso parlare.

  PRESIDENTE. Prego, vada avanti.

  GIANLUCA BUONANNO. Visto che noi siamo i primi a dire che siamo tutti uguali, che siamo gente del popolo, che tutti dobbiamo far vedere che siamo persone normalissime, sarebbe il caso di fare in modo che la questione del ristorante venga sfruttata meglio.
  Per cui, se sotto c’è il self-service, non vedo perché non possa esserci anche sopra, e fare in modo che gli spazi, che molto spesso sono vuoti, possano invece essere pieni. E possiamo anche fare in modo che la gente che lavora al ristorante – in cui il personale è diminuito – magari invece possa essere incrementata, perché c’è anche un discorso di posti di lavoro di persone che vengono qui, che guadagnano magari 600-700 euro al mese per fare poi dei turni spezzettati che difficilmente possono portare loro un beneficio per quello che invece meriterebbero. Quindi, io sono personalmente d'accordo per fare in modo che, sia sopra che sotto, ci sia il self-service, e che in questo modo anche i dipendenti possano sfruttare al meglio quello che c’è, e i deputati possano andare fuori da questa Aula a dire che non sono privilegiati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Gentile Presidente, io credo che, dal tenore delle risposte rispetto alle richieste che stiamo avanzando, il percorso per riuscire ad affermare che non siamo all'interno di uno status di privilegio – uno status che spesso permette di «avanzare», appunto, lo status stesso invece del nostro lavoro, quasi come se questo status permettesse a noi parlamentari di evitare di lavorare – questo percorso, in cui il deputato Buonanno dice che possiamo avvicinarci al concetto di non essere dei privilegiati, sia ancora molto lungo, e le distanze siano veramente siderali in questo momento. Quindi il lavoro è veramente ancora da fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, volevo sottolineare che esiste in fisiologia un riflesso che è chiamato pavloviano, per il quale al ripetersi di alcuni tipi di stimoli i succhi gastrici si mettono in moto e attraverso, appunto, il ripetersi di questi stimoli condizionanti generano una condizione di bisogno impellente. Chiedo pertanto alla Presidenza se non intenda valutare un'interruzione, per poter assolvere, appunto, a questi bisogni fisiologici, non solo di carattere alimentare, per essere chiari, il ristorante, ma anche di altro genere.

  PRESIDENTE. Grazie, ci penseremo. Ha chiesto ora di parlare il questore Fontanelli. Ne ha facoltà.

  PAOLO FONTANELLI, Questore. Signor Presidente, penso che così com’è, ovviamente, questo ordine del giorno non è accettabile e abbiamo dato un parere contrario. Innanzitutto perché, come ricordava il collega Fontana, è in corso ormai una procedura di gara a cui dobbiamo fare riferimento.
  Io, tra l'altro, sulla questione che è stata posta, volevo dire con chiarezza che il tema della trasformazione del ristorante Pag. 45in self-service era già stato anche valutato nella passata legislatura dai questori precedenti, tema che avrebbe comportato anche un investimento di ristrutturazione, quindi una spesa importante, ma soprattutto avrebbe creato una serie di problemi dal punto di vista occupazionale con l'azienda esterna che ci lavora. La revisione e l'idea di andare alla gara, con un risparmio di circa due milioni, prevista, parte anche da quella esigenza. Quindi, l'opinione è che niente osta a dover discutere, verificata la gara, verificate le nuove condizioni, anche la possibilità, un domani, di valutare questo. Ma oggi, con procedura di gara in corso e con un progetto di riorganizzazione importante, credo che non sia in questo senso accettabile. Tanto più che dai dipendenti che lavorano per quella azienda viene costantemente presentata una forte preoccupazione perché temono di perdere il posto di lavoro. Allora, noi tutte le volte ci preoccupiamo dei posti di lavoro: dovremo preoccuparcene, senza aggravi di costi per la Camera, anche quando riguardano persone che lavorano oggi per noi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, io potrei avere un conflitto di interesse al contrario, nel senso che per me potreste chiudere sia la mensa che il ristorante: soprattutto in questo periodo non mi creerebbe alcun problema. Vorrei però dire all'onorevole Di Maio – e in questo vorrei invitarlo, se è possibile, a prendere in considerazione questa argomentazione ai fini di non porre in votazione – che noi dobbiamo guardare alle cose, possibilmente anche guardando fuori dall'Italia, infatti richiamiamo spesso il paragone con gli altri Paesi europei. Non penso che sia un argomento marginale, nel senso che capisco che simbolicamente serve dire: basta il ristorante, il privilegio e via dicendo. Però, in tutti i parlamenti, almeno europei – e penso che lo sappiate tutti – esistono i ristoranti all'interno delle istituzioni. Il problema è che a differenza di noi, questi ristoranti sono utilizzati come veicolo, anch'esso non unico, per fare in modo che anche la gente normale, attraverso l'andare al ristorante nelle istituzioni, conosca meglio le istituzioni, frequenti le istituzioni e via dicendo. Ci sono tanti ristoranti. In Germania il ristorante del Bundestag è aperto al pubblico.
  Allora, l'invito che io faccio, se c’è anche una gara – in questo senso non so se è condizionabile adesso, ma comunque è una cosa che si può vedere dopo – è non solo a tenere il ristorante della Camera, ovviamente risparmiando fin dove è possibile, ma a valorizzarlo molto di più. Infatti, certamente non sarà l'elemento essenziale, perché noi dovremmo fare molto meglio il nostro mestiere, però io ritengo utile fare in modo che ci sia un'occasione, la sera per esempio o nei giorni di festa, in cui magari si utilizzi il ristorante per fare delle visite all'interno della Camera. Potrebbe diventare una cosa che nell'immediato ci «rende» pensarla come un privilegio dei deputati, che poi ormai sappiamo non è più – e che al contempo invece può diventare un elemento che ci aiuta per far sì che vi sia una forma di avvicinamento all'istituzione.
  Dico ciò ovviamente anche in una prospettiva in cui questo potrebbe aiutarci a ridurre ancora di più quelli che possano essere i costi della Camera, sapendo peraltro – me lo ricordava giustamente l'onorevole Sereni – che quando parliamo del ristorante della Camera non parliamo di un ristorante qualunque, perché voi sapete che noi finiamo di votare all'una e mezza e quello è un ristorante che è in grado di fornire una quantità di pasti immediati, quindi con delle caratteristiche e un'organizzazione molto diverse rispetto a qualunque altro ristorante: se noi usciamo da qui ed andiamo in 140 in un ristorante non ci danno da mangiare, come è evidente.
  Quindi io suggerisco solo una riflessione dal punto di vista di quello che può essere invece in positivo l'utilizzo di un qualcosa, che non deve più rappresentare Pag. 46un privilegio – e lo è stato – per i deputati e per i parlamentari, ma invece una cosa in qualche modo positiva (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, prima di continuare, vi informo che abbiamo ancora quindici ordini del giorno. Vorrei organizzare così il nostro lavoro, se siete d'accordo, andare avanti con gli ordini del giorno, poi fare una pausa e nel pomeriggio procedere con le dichiarazioni di voto. Quindi, se siete d'accordo, andiamo avanti, facciamo questo sforzo, così che prima della pausa finiamo le votazioni.
  Vorrei veramente però riuscire ad andare veloci, perché altrimenti...

  ADRIANO ZACCAGNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. No ! Deputato Zaccagnini, lei ha già parlato su questo tema.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, intanto ricordo che i questori riaprono la discussione quando si va a discutere su un ordine del giorno, quindi eventualmente è riaperta anche per coloro che sono intervenuti prima dell'intervento dei questori.
  Poi ringrazio il collega Giachetti...

  PRESIDENTE. Sì, ma è il Governo che riapre la discussione, non il Collegio dei questori.

  ANDREA COLLETTI. È uguale.

  PRESIDENTE. Non è uguale. Non è uguale.

  ANDREA COLLETTI. Ringrazio il collega Giachetti che ci ha informato – io non lo sapevo personalmente – dell'attività culinaria degli altri parlamenti, che confligge con i numerosi scioperi della fame che fa normalmente e quindi non so come lo possa sapere.

  PRESIDENTE. Ma cosa c'entra (Commenti) ?

  ANDREA COLLETTI. Cosa c'entra lo dico io. Ma ad ogni modo, visto che il questore Fontanelli si preoccupava della sorte dei dipendenti – e noi ci teniamo molto alla sorte dei dipendenti – potremmo fare una boutade: perché non apriamo il ristorante anche per i dipendenti sotto ? Così avremmo un aumento dell'occupazione, visto che questo Governo sta aumentando la disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, io volevo far presente all'Aula qual è la situazione che è accaduta al Senato in merito proprio alla ristorazione. Al Senato, fino all'inizio della legislatura, il ristorante era stato chiuso proprio per alcune problematiche relative alla contribuzione e per il fatto che i senatori, dopo aver ripristinato prezzi più onerosi per loro stessi, avevano smesso di andare al ristorante perché era troppo caro. Con la nuova gestione dei nuovi questori il ristorante è stato aperto senza nessun onere per il Senato e mantenendo quelle qualità operative che l'onorevole Giachetti ci faceva presenti prima. Quindi, io rifletterei anche su questa situazione: senza oneri per la Camera per il medesimo servizio e con costi concordati con chi ha la gestione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/75.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/75, con il parere contrario del Collegio dei questori.Pag. 47
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mantero, Madia, Palazzotto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  440   
   Votanti  437   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
 113    
    Hanno votato
no  324).    

  Passiamo all'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/76 accolto dal Collegio dei questori se riformulato altrimenti il parere è contrario.
  Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine.

  LUIGI DI MAIO. Io intervengo su questo ordine del giorno, accogliendo anche la riformulazione, chiedo di porlo in votazione così come riformulato e vorrei spiegare anche il perché.
  È un tema importantissimo quello dei precedenti. I precedenti non sono in questo momento accessibili da tutti e questo permette in quest'Aula, che fondamentalmente si fonda sul precedente, la possibilità ad alcuni, invece che a tutti, di poter capire quali sono veramente le prassi che hanno interessato le procedure parlamentari negli ultimi anni.
  A scanso di equivoci, non vuol essere un'accusa a nessuno, ma lascia perplesso il fatto che in alcune situazioni ci vengano citati alcuni precedenti o alcune prassi che determinano delle decisioni invece che altre in determinati momenti del nostro lavoro parlamentare. È capitato l'ultima volta, per esempio, quando il MoVimento 5 Stelle ha fatto ostruzionismo sul «decreto del fare», quando si decise di mettere insieme prima tutte le dichiarazioni di voto e poi tutte le votazioni: questo fu fatto citando un precedente. Il problema principale è che io non so quali siano stati tutti i precedenti e quindi qual è la prassi consolidata.
  Per questo motivo questo ordine del giorno chiede un'accessibilità ai precedenti attraverso la pubblicazione di una banca dati da mettere a disposizione dei deputati su intranet. È chiaro che la nostra richiesta andava anche nella direzione di internet. Accolgo la riformulazione del Collegio dei questori e ringrazio per il fatto che comunque ci sia la volontà di andare in questa direzione, che credo sia una direzione di trasparenza e, quindi, di conoscenza di tutti i parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/76, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi, Galperti, Segoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  434   
   Votanti  430   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato
 424    
    Hanno votato
no    6).    

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/77 formulato dal Collegio dei questori.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, fra i tanti emolumenti assegnati agli onorevoli, uno dei più abusati è quello del rimborso spese per l'esercizio del mandato. Si tratta di 3.690 euro mensili in cui finisce spesso dentro di tutto, dalle spese per Internet ai contratti dei collaboratori, da improbabili convegni e consulenze a ricerche varie. Si tratta, in via di principio, di costi inerenti al rapporto tra eletto ed elettore, solo che, essendo la maggior parte Pag. 48gli onorevoli qui dentro stati nominati dalle segreterie di partito, non si capisce con chi debbano rapportarsi (Commenti).
  Comunque, in ogni caso, Presidente, il maggior problema del beneficio in questione è che si configura come un assegno in bianco, perché la metà dell'importo è corrisposto in maniera forfettaria. L'altro 50 per cento è assegnato a titolo di rimborso spese che devono essere attestate, ma non sono consultabili online. I cittadini dovrebbero pagarli così, sulla fiducia. Troppo comodo, a mio avviso. L'attività del parlamentare trova nella pubblicità sistematica e completa delle spese sostenute nell'ambito della propria azione politica una delle principali garanzie della correttezza delle condotte realizzate. La trasparenza è tanto più necessaria quando più si dispone liberamente delle risorse dei cittadini. E non ci vuole nulla a trovare qualche pezza d'appoggio. Lo sappiamo tutti che senza una rendicontazione cristallina tanti, troppi, onorevoli possono abusare dei soldi pubblici.
  Ti rendiconto ? Ti rendiconto, non è che le sto dando del tu, Presidente, ma «Ti rendiconto» è il nome della sezione del nostro portale dedicata alla trasparenza dei portavoce 5 Stelle. Oltre a rinunciare al finanziamento pubblico, a tagliare gli stipendi e a restituire ogni eccedenza, pubblichiamo online le nostre spese così che i cittadini possano sapere puntualmente come le paghiamo e giudicheranno loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questo perché, Presidente, ci rendiamo conto, a differenza vostra, che non sono soldi nostri. Sono risorse pubbliche che gli onorevoli devono usare per l'esercizio del mandato, appunto, non per riempirsi le tasche. Il MoVimento 5 Stelle chiede, vi chiede, chiede agli altri partiti, di prendere esempio dalla nostra trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti) e, quindi, invita l'Ufficio di presidenza e il Collegio dei questori a introdurre la sistematica e puntuale rendicontazione di tutte le spese effettuate con le risorse in oggetto, previa verifica dell'idoneità della documentazione a supporto delle spese rendicontate e la pubblicazione analitica nella pagina Internet, o Intranet, scegliete voi, istituzionale di ciascun deputato. Insomma, apriamo questi armadi pieni di scheletri. Se non ve ne siete resi conto, Halloween è passato da un pezzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

  IVAN SCALFAROTTO. Signor Presidente, la cosa che francamente non si capisce, non sono le buone intenzioni del MoVimento 5 Stelle, è semplicemente perché in quest'epoca, che è l'epoca di Internet, tutto questo non sia stato fatto subito. Ci viene fatto sapere che, da oggi, credo di aver capito, metterete le vostre spese online. Ebbene, dato che ciascuno (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Ci sono già !

  IVAN SCALFAROTTO. ... Io penso che, al di là di questo ordine del giorno che è stimabile, in questa Camera chiunque voglia fare una scelta di trasparenza può farla sin d'ora. Abbiamo tutti a disposizione la Rete.
  Io personalmente sul mio sito «ivanscalfarotto.it» metto tutte le mie spese dall'inizio di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una cosa molto semplice da fare. Io direi semplicemente che lo si può fare anche senza piegare la propria necessità di trasparenza al discredito di queste istituzioni.
  Consiglierei, per esempio, di ricordare anche che, nella scelta dei propri collaboratori, l'individuazione di parenti o affini non è una buona pratica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). E allora, se si vuole fare la trasparenza, onorevole Presidente, la si può fare contribuendo lealmente al prestigio di questa istituzione, facendo le cose in modo Pag. 49trasparente e leale, non soltanto formalmente, ma anche sostanzialmente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, ricordo all'onorevole Scalfarotto, che forse è un po’ distratto, che l'assunzione di parenti fino al quarto grado di parentela è vietato per legge. Quindi, se ha prove del contrario vada a denunciarci (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! E ricordo anche – e lo vedrete presto – che proprio da questi scranni sta per essere presentata una proposta di legge per l'assunzione dei collaboratori, che, invece, è evidentemente molto nebulosa in altri scranni, perché pare che la parte non rendicontata dell'assunzione dei collaboratori – o anche quella rendicontata – spesso e volentieri non sia esattamente quella percepita dai collaboratori stessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi presenteremo una proposta per la gestione unificata dei collaboratori da parte della Camera, che quindi sarà sicuramente più trasparente, e vi invitiamo ad andare a ripassare la legge...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MANLIO DI STEFANO. ...perché l'assunzione di parenti non è permessa dalla legge. Quindi è un'illazione questa che ha dichiarato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/77, con il parere contrario del collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione – Commenti del deputato Fedriga).

  Deputato Fedriga, per favore, siamo in votazione. Brandolin, Spessotto. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  430   
   Votanti  426   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  329).    
  (Il deputato Parrini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Deputato Fedriga, per favore...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ho ricevuto delle offese personali in Aula, Presidente.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti con gli ordini del giorno.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Nuti n. n. 9/Doc. VIII, n. 2/78 (Nuova formulazione), accolto dal Collegio dei questori, purché riformulato, altrimenti il parere è contrario. Onorevole Nuti, prego.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, non accolgo la riformulazione in quanto essa non c'entra pressocché nulla con quello che è l'intento dell'ordine del giorno: stiamo parlando del primo dei tre punti, l'unico dichiarato ammissibile.
  Mi duole, infatti, segnalare un pochettino la disinformazione che è stata fatta poc'anzi. Non si tratta – vorrei ricordare tramite la Presidenza al collega Rosato – di una norma ad personam. Semplicemente, purtroppo, il Segretario generale, piaccia o meno, è una sola persona, perché non ci sono dieci segretari generali. Quindi, se la norma riguarda il limite, da reintrodurre, che era presente prima del 2002, non è che viene fatto contro una persona, con la quale non abbiamo niente Pag. 50di personale, ma è semplicemente il ruolo, colleghi. Stiamo parlando del fatto che, che prima del 2002, il Regolamento prevedeva che il limite del mandato del Segretario generale fosse di sette anni. In una seduta del 2002 l'Ufficio di Presidenza ha levato questo limite e così abbiamo che il Segretario generale ha un mandato praticamente a vita.
  Neanche il Presidente della Repubblica ha questo mandato, perché come sapete...ormai, lo abbiamo fatto anche con il Presidente della Repubblica, ma sapete benissimo che dovrebbe essere di sette anni. Quindi, quello che stiamo cercando di fare, magari con il vostro buon cuore, se non razionalità, è di riportare questo limite a sette anni o, comunque, di reintrodurre il limite, che precedentemente c'era e che è stato tolto dall'Ufficio di Presidenza, ripeto, del 2002. Non si tratta di una norma ad personam: si tratta semplicemente del ruolo e dei limiti di potere che deve avere il Segretario generale della Camera. Solo questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/Doc. VIII, n. 2/78 (Nuova formulazione).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nuti n. 9/Doc. VIII, n. 2/78 (Nuova formulazione).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliaro, Pilozzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  427   
   Votanti  423   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato
 116    
    Hanno votato
no  307).    

  Passiamo all'ordine del giorno Luigi Di Maio n 9/Doc. VIII, n. 2/79 su cui vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.
  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro, formulato dal Collegio dei Questori.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signor Presidente, vorrei solo ribadire l'invito al ritiro, ricordando al collega Di Maio che, in questa legislatura, le spese di rappresentanza che prima erano a disposizione dei titolari di carica, senza rendicontazione, sono state ridotte del 50 per cento ed è stata introdotta la rendicontazione. Quindi, su questo punto, già in questa legislatura, ci si è orientati nel senso che lei ha indicato.

  PRESIDENTE. Prego, deputato Di Maio.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, sono ben cosciente della decisione che ha preso l'Ufficio di Presidenza all'inizio della legislatura: io, infatti, ero uno dei quattro Vicepresidenti che era presente in Ufficio di Presidenza e che, tra le altre cose, avrebbe dovuto percepire, in base alle vecchie regole, circa 13 mila euro netti di spese di rappresentanza sul proprio conto corrente da utilizzare come gli pareva. Questo era anche il trattamento economico dei Vicepresidenti dalla passata legislatura ad andare indietro. È chiaro che sono state ridotte del 50 per cento ed è stato introdotto questo modulo per richiedere il rimborso delle spese di rappresentanza. Dopo sei mesi da Vicepresidente, io mi rendo sempre più conto che sono semplicemente una spesa inutile, perché ogni deputato ha le sue spese di rimborso per l'esercizio del mandato, ha la diaria. Quindi, non vedo perché dobbiamo continuare Pag. 51a far esistere spese di rappresentanza che, a mio parere, sono un ulteriore spreco e privilegio.
  Quindi, quello che chiedo – ed è per questo che non accolgo l'invito al ritiro e chiedo di porre in votazione l'ordine del giorno in oggetto – è – che è vero che l'Ufficio di Presidenza è intervenuto su questa materia –: io chiedo un ulteriore impegno perché l'Ufficio di Presidenza elimini del tutto questa voce di spesa, salvo casi eccezionali, nei quali la Presidenza autorizza il rimborso. Ma casi eccezionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/79.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia. Hanno votato tutti i colleghi ? Bombassei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  433   
   Votanti  393   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 120    
    Hanno votato
no  273).    
  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto).

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/80, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.

  LUIGI DI MAIO. Signora Presidente, accetto la riformulazione. Ovviamente è un errore mio, perché il Collegio dei questori in questo caso non ha nessuna competenza. Chiedo di porlo in votazione così come riformulato, ma vorrei semplicemente spiegare lo spirito di questo ordine del giorno. Gli Stati generali dell'amministrazione della Camera, di cui ricorrono trent'anni quest'anno, furono convocati dalla Presidente Nilde Iotti che riunì in questa Camera sia i gruppi parlamentari che i dirigenti amministrativi che i giornalisti parlamentari, i quali discussero, in quest'Aula, di quelle che dovevano essere le linee di indirizzo per il rinnovamento dell'amministrazione della Camera dei deputati. Il mio ordine del giorno va nella direzione di ripetere quest'atto e credo anche che non sia un caso che abbiamo di nuovo una donna Presidente, quindi può essere una celebrazione di questo trentennale degna di questo nome.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signora Presidente, volevo aggiungere come questo ordine del giorno si allinea a quello presentato da me e accettato con riformulazione e vorrei sottolineare come tutta la pubblica amministrazione debba sottostare all'articolo 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che richiede una pianta organica, vale a dire la determinazione di un tetto massimo di consistenza organica per ciascuna delle categorie di lavoratori presso la stessa pubblica amministrazione. Ciò non è stato effettuato per la Camera dei deputati.
  Nello specifico, inoltre, vorrei sottolineare come non è stato recepito il concetto di qualità da parte del Collegio dei questori, o meglio, forse non è stato esplicitato a dovere riguardo al bando per la mensa. I criteri di questo bando dovrebbero contenere prodotti bio e a filiera corta, nell'ambito, ovviamente, di un bando europeo come sottolineava l'onorevole Buttiglione, ma è bene che questi criteri siano trasparenti e chiari. Anche perché, per quanto riguarda il riordino e il riassetto delle modalità organizzative, è molto più facile reinternalizzare i lavoratori. Pensiamo soltanto che alcuni dei nostri centralinisti Pag. 52erano chef formati alla Camera, a spese della Camera. Ora, queste persone fanno i centralinisti e non più gli chef. Perché non possono essere spostati a fare il loro lavoro ? Inoltre, vorrei aggiungere come la discriminazione fra una mensa dei deputati e la mensa dei lavoratori non ha ragione di esistere, se vogliamo dare il buon esempio. Porto un esempio semplicissimo della Seconda guerra mondiale in cui il generale nazista Rommel si stupiva di come in Africa del nord gli italiani avessero delle mense...

  PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini, deve restare sul tema.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Mense che discriminavano gli ufficiali, i sottufficiali e i soldati semplici. Cosa che continua ad essere ancora tutt'oggi la discriminazione fra lavoratori e deputati. Quindi l'invito al Collegio dei questori è quello di unire le mense dei deputati e dei lavoratori e soprattutto di far sì che il bando abbia criteri di cibo biologico, perché questo è il criterio vero. È la qualità del cibo...

  PRESIDENTE. Bene, abbiamo capito, grazie.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/80, nel testo riformulato, accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  418   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 379    
    Hanno votato
no   39).    

  (Il deputato Marco Carra ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/Doc. VIII, n. 2/81, accolto purché riformulato, altrimenti il parere è contrario.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, potrei risentire la riformulazione ?

  PRESIDENTE. La riformulazione era stata già data. Questore Fontana, per favore, può ripetere la riformulazione ?

  GREGORIO FONTANA, Questore. Ordine del giorno Villarosa n. 9/Doc. VIII, n. 2/81: « (...) invita, per le rispettive competenze, l'Ufficio di presidenza e il Collegio dei questori a valutare l'opportunità di procedere ad una significativa riduzione della spesa a partire dal 2014». Questo nella parte dispositiva.

  PRESIDENTE. Allora, deputato Villarosa ?

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, insisto per la votazione.

  PRESIDENTE. Nella riformulazione, chiede la votazione ?

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. No.

  PRESIDENTE. Sta bene, quindi il parere è contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/Doc. VIII, n. 2/81, con il parere contrario del Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 53

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  413   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  318).    

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/82, accolto purché riformulato, altrimenti il parere è contrario.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, accolgo la riformulazione del questore. Vorrei illustrare l'ordine del giorno e chiedo sia posto in votazione così come riformulato. Esso riguarda un servizio di car sharing che potrebbe stipulare la Camera dei deputati sostituendo l'attuale autorimessa delle auto blu. Questa è una richiesta che fu fatta anche all'inizio di questa legislatura, da noi del MoVimento 5 Stelle, in Ufficio di presidenza, perché oggi la Camera spende, solo nel 2013, 675 mila euro per l'autorimessa, tenendo presente che il servizio di car sharing che è già istituito dal comune di Roma offre un servizio che per una piccola azienda costa in abbonamento annuale 254,18 euro.
  Quindi la nostra richiesta credo che in qualche modo sia stata accolta, con questa riformulazione, da parte del Collegio dei questori, ma è chiaro che noi non vogliamo – perciò faccio questa dichiarazione che resta agli atti – che si affianchi all'attuale autorimessa o tanto meno diventi un servizio da offrire a tutti i deputati, perché attualmente il servizio di auto blu serve principalmente per i membri dell'Ufficio di presidenza e le cariche che riguardano le Commissioni. Questo lo preciso per lasciarlo agli atti. Accolgo la riformulazione chiedendo che l'ordine del giorno sia posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signor Presidente, la proposta che ha fatto il Presidente Di Maio è accoglibile nei termini della riformulazione. Per quanto riguarda l'autorimessa della Camera – ed è chiaro che per quel che riguarda la pubblica amministrazione noi ci troviamo di fronte ad una situazione che molto spesso è stata oggetto anche di provvedimenti del Governo per cercare di tagliare e ridimensionare un uso smodato delle auto di servizio dei Ministeri –, è giusto ribadire in quest'Aula, e proprio in questa occasione, che alla Camera la gestione dell'autorimessa è da anni motivo di vanto. Noi dovremmo portare i Ministeri e le amministrazioni dello Stato a studiare come viene fatta da anni la gestione dell'autoparco della Camera. Noi abbiamo, su 61 aventi diritto, 10 autovetture e 20 autisti. Un Ministero, ad esempio, con le regole attuali, con 61 aventi diritto avrebbe 122 autisti e 61 autovetture.
  Questo per dire che, sicuramente si può fare di meglio, sicuramente il car sharing può essere sperimentato anche per quel che riguarda eventuali servizi dell'amministrazione, ma per quel che riguarda questo punto la Camera è sicuramente all'avanguardia nella gestione oculata di questo servizio. Tanto più che in questa legislatura i questori e l'Ufficio di Presidenza hanno preso ulteriori misure per limitare all'esclusivo uso di servizio le autovetture. Quindi io da questo punto di vista ribadisco il senso della riformulazione che, prende atto, è stata accolta dal deputato Di Maio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, innanzitutto apprezziamo lo sforzo Pag. 54che l'Ufficio di Presidenza, i questori hanno fatto per ridurre le spese relative alle «auto blu», lo apprezziamo davvero. Noi riteniamo però che si possa fare di più, semplicemente questo e in un momento storico in cui ai cittadini si chiede tantissimo, uno sforzo in più la pubblica amministrazione non solo lo può fare ma lo deve fare. Questa è la nostra posizione.
  Soprattutto non riteniamo corretto paragonare i nostri sforzi con altre pubbliche amministrazioni come i Ministeri che non sono sicuramente esempio di efficienza, ma al contrario di sprechi. Quindi, guardiamo al massimo risultato possibile e cerchiamo di lavorare per quello.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Maio n. 9/Doc. VIII, n.1-2/82, nel testo riformulato dal Collegio dei Questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Catania, Carbone, Albanella, Caparini, De Rosa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  417   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 410    
    Hanno votato
no    7).    

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mannino n. 9/Doc. VIII, n. 2/83, accettato dal Collego dei questori, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/84, accettato dal Collego dei questori.
  Onorevole Cariello, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/Doc. VIII, n. 2/85, accettato dal Collego dei questori purché riformulato ?

  FRANCESCO CARIELLO. Signora Presidente, accetto la riformulazione che contiene comunque una aggiunta, ritengo sostanziale, che merita magari un chiarimento da parte dei questori. Si fa riferimento ad una delibera del 2012, dell'Ufficio di Presidenza, la n. 208, che mi è stata recapitata.
  Qui praticamente vorrei anche spiegare all'Aula l'ordine del giorno nel quale si parla di valutare l'opportunità di utilizzare in modo sistematico i parametri prezzo/qualità della CONSIP Spa nella gestione dei servizi della Camera.
  Bene. Questa delibera n. 208 del 2012 al punto 3 ribadisce che nella gestione della facility management della Camera venga ancora attuata l'autonomia da parte dell'amministrazione in funzione dei regolamenti di amministrazione e contabilità per i contratti in essere. Ma, mi chiedo, saranno comunque gestiti in scadenza, fino alla naturale scadenza, ma poi nel rinnovo di questi contratti per la gestione dei servizi della Camera ci auspichiamo che vengano comunque tenute presenti le opportunità di utilizzare i parametri della CONSIP, comunque, per i contratti da rinnovare. Se in tal senso è da intendersi la riformulazione, la accogliamo quindi e magari la poniamo in votazione come riformulata.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GREGORIO FONTANA, Questore. Signora Presidente, è in questo senso. È chiaro che per quel che riguarda la Camera utilizzare i servizi CONSIP è sicuramente un'opportunità importante, perché si evita di fare le gare, si evita il contenzioso, si evitano tanti passaggi che a volte bloccano anche il meccanismo di gestione e affidamento dei servizi.Pag. 55
  È chiaro che noi abbiamo individuato come obiettivo prioritario rivolgersi alla CONSIP, a questo servizio. Ovviamente ci devono essere delle caratteristiche di economicità rispetto ai servizi in essere, e anche che i servizi della CONSIP, che ricordo a tutti sono standardizzati per tutti i Ministeri, per le pubbliche amministrazioni, siano confacenti alle nostre esigenze. Fatte queste premesse, noi, per quel che riguarda i contratti in scadenza, è chiaro che faremo questa verifica di volta in volta – e con un occhio ovviamente di riguardo, perché come lo ripeto, per quel che ci riguarda, è un vantaggio affidarci a CONSIP – faremo le opportune valutazioni nell'ottica di quanto detto.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Cariello n. 9/Doc. VIII, n. 2/85, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.

  FRANCESCO CARIELLO. Accolgo la riformulazione, ma chiedo che venga comunque votato dall'Aula.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cariello n. 9/Doc. VIII, n. 2/85, nel testo riformulato, accettato dal Collegio dei questori.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Leva, Gutgeld, Vignali...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  419   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato
 412    
    Hanno votato
no    7).    

  (La deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/86.
  Ricordo che questo ordine del giorno è stato dichiarato inammissibile al primo capoverso, al secondo capoverso accolto se riformulato, altrimenti il parere contrario.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fraccaro n. 9/Doc. VIII, n. 2/86, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato.

  RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, accolgo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Lo vuole mettere in votazione ?

  RICCARDO FRACCARO. No.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cozzolino n. 9/Doc. VIII, n. 2/87, accettato dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rosato n. 9/Doc. VIII, n. 2/88 (Nuova formulazione), accettato dal Collegio dei questori.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Speranza n. n. 9/Doc. VIII, n. 2/89, accettato dal Collegio dei questori con modificazione.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/Doc. VIII, n. 2/90, accettato dal Collegio dei questori, purché riformulato al punto 3 e con precisazione al punto 4.

  PINO PISICCHIO. Signor Presidente, la accolgo e non chiedo di metterlo in votazione.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Meloni Pag. 56n. 9/Doc. VIII, n. 2/91 (Nuova formulazione), accettato dal Governo, purché riformulato.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
  Adesso, come già preannunciato, sospenderemo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, e alle ore 16 con la dichiarazione di voto finale sul bilancio della Camera. I lavori proseguiranno poi con il seguito dell'esame del decreto-legge in materia di missioni internazionali.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 14,15).

  GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, onorevoli colleghi, venerdì scorso è scomparso Massimo Paolicelli, da oltre vent'anni dipendente della Camera dei deputati, assistente parlamentare per molti anni del gruppo dei Verdi, e nella scorsa legislatura prima con il PdL e poi con Futuro e Libertà.
  In questa legislatura faceva parte dell'ufficio legislativo di Sinistra Ecologia Libertà, seguendo il lavoro dei parlamentari delle Commissioni esteri e difesa. Di difesa Massimo Paolicelli si è occupato durante tutta la sua vita, o meglio, è stato protagonista del movimento degli obiettori di coscienza, delle associazioni di servizio civile e delle organizzazioni per la pace. È stato attivista della Lega obiettori di coscienza, fondatore dell'associazione Obiettori Nonviolenti e di campagne come «Venti di pace», «Sbilanciamoci» e la «Rete disarmo». Ha fatto parte della consulta nazionale per il servizio civile, è stato promotore delle campagne contro gli F-35 e di tutte le iniziative per la riduzione della spesa militare.
  Durante oltre vent'anni di lavoro parlamentare ha preparato e scritto mozioni, come quella sugli F-35, l'ultima, proposte di legge, ordini del giorno ed emendamenti sui temi della pace e del disarmo. Massimo Paolicelli era una persona esperta e competente e inoltre e soprattutto motivata, coerente e profondamente morale. È stato sempre fedele ai suoi principi, radicale nelle convinzioni e nelle pratiche, mite nei comportamenti, capace di ascolto e di dialogo. Una persona generosa, sempre disponibile, buona e gentile. Un animatore e un organizzatore del lavoro di base, un non violento a tutto tondo, per le sue convinzioni politiche ma anche per il suo temperamento e per la sua umanità. Massimo Paolicelli è stato quello che Aldo Capitini avrebbe definito un «persuaso», una persona autentica, fedele ai suoi ideali, al suo impegno quotidiano per la non violenza, la giustizia, la pace. Una vita buona, al servizio degli altri. Ciao, Massimo (Applausi).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 14,17)

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, solo per unirmi al ricordo bello e commosso che ha svolto in quest'Aula l'onorevole Marcon, seppure in un momento io credo un po’ infelice, visto che molti colleghi stanno andando via.
  Io ho conosciuto in gioventù Massimo Paolicelli, che era impegnato sul fronte dell'obiezione non violenza di coscienza, le nostre strade si sono poi incrociate qui in Parlamento, lui è stato apprezzato e serio collaboratore di diversi gruppi parlamentari. Nella diversità di opinioni e di idee, nel rispetto reciproco ho conosciuto una persona seria, leale, capace, a cui tanti, tutti quelli che lo hanno conosciuto, hanno voluto bene.
  Per questo mi unisco al ricordo affettuoso che è stato fatto dal collega Marcon e salutato da un applauso molto ampio di questa Assemblea. Mi stringo al dolore della famiglia, che ha perso un papà, una Pag. 57persona capace, anche nella vita privata, di mettere gli altri prima di se stesso. Io l'ho sentito di recente, quando la malattia lo aveva ormai consumato, ed era consapevole che mancava poco al momento dell'addio alla sua famiglia e ai suoi figli. Sono quelle persone la cui passione politica e il cui impegno dovrebbe essere d'esempio per tanti, perché chi crede in alcuni valori e li porta avanti con disinteresse, con impegno, con passione, con costanza, ricorda a tutti noi che c’è un'Italia che ha una grande passione civile. Chi crede nella diversità di opinioni, tutti qui in Italia dobbiamo guardare con grande rispetto e apprezzarlo perché sono dei buoni esempi e delle persone che dobbiamo portare tutti quanti nel cuore (Applausi).
  SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, solo per unirmi al ricordo bello e commosso che ha svolto in quest'Aula l'onorevole Marcon, seppure in un momento io credo un po’ infelice, visto che molti colleghi stanno andando via.
  Io ho conosciuto in gioventù Massimo Paolicelli, che era impegnato sul fronte dell'obiezione non violenta di coscienza le nostre strade si sono poi incrociate qui in Parlamento, dove lui è stato apprezzato e serio collaboratore di diversi gruppi parlamentari. Nella diversità di opinioni e di idee, nel rispetto reciproco ho conosciuto una persona seria, leale, capace, a cui tanti, tutti quelli che lo hanno conosciuto, hanno voluto bene.
  Per questo mi unisco al ricordo affettuoso che è stato fatto dal collega Marcon e salutato da un applauso molto ampio di questa Assemblea. Mi stringo al dolore della famiglia, che ha perso un papà, una Pag. 57persona capace, anche nella vita privata, di mettere gli altri prima di se stesso. Io l'ho sentito di recente, quando la malattia lo aveva ormai consumato, ed era consapevole che mancava poco al momento dell'addio alla sua famiglia e ai suoi figli. Sono quelle persone la cui passione politica e il cui impegno dovrebbe essere d'esempio per tanti, perché chi crede in alcuni valori e li porta avanti, nella diversità di opinioni, con disinteresse, con impegno, con passione, con costanza, ricorda a tutti noi che c’è un'Italia che ha una grande passione civile. E a quella Italia dobbiamo guardare con grande rispetto e apprezzarla perché queste persone sono dei buoni esempi che dobbiamo portare tutti quanti nel cuore (Applausi).

  PRESIDENTE. La Presidenza si associa a questo ricordo ed esprime la sua vicinanza anche alla famiglia, che è qui presente in tribuna (Applausi).

  ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, questa comunicazione deriva da una serie di SMS, messaggi e telefonate indignate che molti di noi hanno ricevuto in queste ore. Io mi sto rendendo protagonista di questo messaggio corale, di questa indignazione collettiva, che colpisce, ancora una volta, la RAI. È da un po’ di tempo che il nostro servizio pubblico si sta facendo notare per cose poco edificanti.
  L'interveto di oggi fa riferimento a La vita in diretta, il programma di RAI 1. Una mamma e la sua famiglia, la Tresoldi, sono stati invitati per raccontare la loro storia che ha fatto commuovere tutti. Il ragazzo era stato in coma per oltre dieci anni poi, tutto ad un tratto, da questo stato vegetativo è uscito e a quel punto è stato ospitato assieme ai suoi cari nella trasmissione della Perego.
  In questa occasione, è stata chiamata come esperta, o comunque come persona capace di dare un contributo, Alda D'Eusanio, la nota intrattenitrice. Non si capisce intanto per quale ragione sia stata coinvolta proprio lei, visto che la stessa non ha nessuna competenza specifica, ma questo non è neanche il punto. Il punto è tutto quello che ha avuto modo di dire la d'Eusanio in quella occasione che – ripeto – ha indignato centinaia, forse ormai migliaia di persone, visto che l’Huffington Post l'ha ripreso e l'hanno ripreso anche tante altre testate giornalistiche. Ho l'impressione che questo fatto domani diventerà un caso che non sarà confinato a poche righe e a pochi discorsi d'Aula, alla presenza di pochi colleghi.
  Pensi un po’, Presidente, quello che ha avuto modo di dire la D'Eusanio: «questa non è vita» riferendosi a Max e al calvario che lui aveva vissuto. Pensi, Presidente, che lo stesso Max Tresoldi aveva presentato al video un manifesto con sopra scritto «sono tanto felice», uno scritto di suo pugno che testimoniava la sua gioia. Una gioia infinita viso che proveniva da un uomo che era stato dieci anni in coma. Ma non è finita perché la D'Eusanio, ormai senza freni inibitori, continua a dire: «tornare in vita senza poter essere più libero e soffrire e avere quello sguardo vuoto» - indicandolo – «mi dispiace: no, questo non va bene. Rivolgo un appello pubblico a mia madre» – continua la D'Eusanio – «se dovesse accadermi quello che è accaduto a Max, non fare come sua madre...»

  PRESIDENTE. Deputato Pagano, deve concludere.

  ALESSANDRO PAGANO. Sì, Presidente, mi avvio alla conclusione, ma lei comprenderà che il tema è di una delicatezza assoluta...

  PRESIDENTE. Si, ma lei aveva due minuti e ha già sforato. Deve comunque concludere.

  ALESSANDRO PAGANO. Prendo gli ultimi secondi, glielo assicuro. Cosa ha fatto Pag. 58la madre di Max, in conclusione, signor Presidente ? Per dieci anni l'ha abbracciato il suo figliolo, l'ha baciato, l'ha lavato, l'ha girato nel letto. Lei, i suoi parenti e gli amici, tutti quelli che per dieci anni erano stati amici suoi e che lo avevano conosciuto poi nella malattia e nel dramma lo avevano accudito.
  Io penso che questo sia un fatto non solo di dignità, ma anche di rispetto della vita umana e di civiltà: i disabili, coloro che sono usciti dal coma, tutti coloro che sono ritornati in vita, tutti coloro che pensano che la vita sia sacra e cioè tutti, in questo momento sono indignati con la signora D'Eusanio ma soprattutto con la RAI.
  Ritengo – e chiudo veramente – che l'interrogazione, che presso la Commissione Vigilanza RAI il mio gruppo, ma non solo il mio gruppo, presenterà sia il minimo in assoluto rispetto al caso in questione. La RAI ha delle responsabilità gravissime e in relazione ad esse il direttore dovrà, per forza di cose, porgere le proprie scuse ufficiali (Applausi).

  ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, solo per una doverosa precisazione: qualcuno nel corso di questo dibattito ha parlato del generale nazista Erwin Rommel. Io mi pregio di essere un amico di Manfred Rommel, suo figlio, già sindaco di Colonia.
  Erwin Rommel è stato un punto di riferimento della congiura del 20 luglio contro Hitler; è stato costretto al suicidio con la minaccia dell'assassinio del figlio e della moglie. È una delle personalità più rispettate della resistenza tedesca.
  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, solo per una doverosa precisazione: qualcuno nel corso di questo dibattito ha parlato del generale nazista Erwin Rommel. Io mi pregio di essere un amico di Manfred Rommel, suo figlio, già sindaco di Stoccarda.
  Erwin Rommel è stato un punto di riferimento della congiura del 20 luglio contro Hitler; è stato costretto al suicidio con la minaccia dell'assassinio del figlio e della moglie. È una delle personalità più rispettate della resistenza tedesca.

  GIANLUCA VACCA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Presidente, sono qui a sollecitare la risposta in particolare a due interrogazioni a risposta scritta, presentate sette mesi fa al Ministero dell'ambiente: in particolare, la n. 4-00090 e la n. 4-00129, che riguardano un problema molto sentito nei nostri territori, cioè la petrolizzazione e le trivellazioni selvagge nei nostri mari e nelle nostre regioni.
  Credo che sette mesi per rispondere a un'interrogazione siano un fatto alquanto indecente.
  Quindi, sollecito la risposta e ricordo che questo è un problema, appunto, molto sentito nelle nostre regioni e nei luoghi dai quali proveniamo. Per fortuna i cittadini non aspettano una risposta della politica che spesso non viene e si auto-organizzano e per questo il 24 novembre ci sarà una grande manifestazione in Abruzzo, a Teramo, proprio per dire «no» alla svendita che i politici, insieme agli amministratori locali e nazionali, stanno facendo del nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIORGIO LAINATI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIORGIO LAINATI. Signora Presidente, volevo informare lei e i colleghi che in relazione a quanto ha testé ricordato il collega Pagano, come vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai presenterò oggi stesso un'interrogazione al presidente e al direttore generale della Rai, perché quanto è accaduto sugli schermi della televisione pubblica non può rimanere un fatto isolato ma deve essere, ovviamente, contestato, condannato e, in qualche modo, corretto da parte dei vertici del servizio pubblico.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 59

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta a due interrogazioni. La prima è la n. 4-01518 del 31 luglio 2013, che è rivolta al Presidente del Consiglio, oltre che al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministro dello sviluppo economico, in merito all'alluvione che lo scorso 16 maggio 2013 ha travolto l'est veronese. Io lo richiamo in forza del fatto che il 1o novembre, invece, è l'anniversario della prima alluvione, che era avvenuta nel 2010. Quindi, chiedo per cortesia ai Ministri interrogati di rispondere.
  La seconda riguarda, invece, il tratto autostradale da Piovene Rocchette a Besenello, in provincia di Trento. È stata depositata il 28 maggio ed è la n. 4-00615. Anche per questa interrogazione chiederei con celerità una risposta, considerato che un collega, sempre su un'altra autostrada e per problemi simili, ha già avuto la propria risposta. Sollecito, quindi, i Ministri coinvolti a rispondere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza trasmetterà questi solleciti, sia il suo sia quello del deputato Vacca.
  Come già annunciato, sospendo ora la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 con le dichiarazioni di voto finale sul bilancio della Camera.

  La seduta, sospesa alle 14,30 è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

(Iniziative di competenza per la tutela del patrimonio agricolo o a destinazione agricola rispetto al «consumo di suolo», con particolare riferimento alla realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile – n. 3-00416)

  PRESIDENTE. La deputata Benedetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00416, concernente iniziative di competenza per la tutela del patrimonio agricolo o a destinazione agricola rispetto al «consumo di suolo», con particolare riferimento alla realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, come da premessa dell'interrogazione, ricordo che la sentenza del Consiglio di Stato sul caso dell'impianto fotovoltaico di Canaro stabilisce che gli impianti fotovoltaici in area agricola possono essere realizzati anche se norme urbanistiche regionali non lo prevedono. Quindi siamo di fronte all'ennesimo caso di «schizofrenia normativa», come già visto per la gestione del mais MON 810. Infatti, a febbraio, il consiglio regionale del Veneto aveva approvato un provvedimento contro il fotovoltaico a terra in siti non idonei alla loro installazione, tra cui venivano comprese le aree agricole interessate da produzione agroalimentare di qualità, nonché le aree ad elevata utilizzazione agricola, salvo poi smentirsi rilasciando un'autorizzazione che ha portato al ricorso della federazione Coldiretti. A leggere le sue dichiarazioni, Ministro De Girolamo, il MoVimento 5 Stelle dovrebbe trovare un alleato favorevole per questa sua richiesta. Il Governo italiano ha approvato un disegno di legge che dovrebbe mirare alla difesa dei terreni agricoli e lei ha dichiarato che lo riteneva importante perché finalmente introduce il principio del contenimento e del consumo del suolo.

  PRESIDENTE. La ringrazio, ha finito il suo tempo.Pag. 60
  La Ministra delle politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, ha facoltà di rispondere.

  NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in relazione all'azione messa in campo per la tutela del suolo e soprattutto nelle aree dedicate alle attività agricole, nel rispetto del dettato costituzionale di ripartizione delle competenze in materia tra Stato e regioni, mi preme comunicare che proprio domani, alle ore 15, sarà all'esame della Conferenza unificata il disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo, che il Consiglio dei ministri, come lei bene ha ricordato, il 15 giugno scorso ha approvato in via preliminare. Nell'auspicio di un rapido e positivo esame da parte della Conferenza unificata, che consentirà l'approvazione definitiva del testo governativo e il successivo approdo qui in Parlamento, ci tengo a sottolineare che gli obiettivi principali del provvedimento sono il contenimento della cementificazione eccessiva del suolo e la valorizzazione delle aree non edificate con la promozione delle attività agricole già presenti e di quelle che potrebbero essere sviluppate in relazione alle finalità di tutela del territorio. Il disegno di legge quadro stabilisce un meccanismo di coinvolgimento decisionale diretto delle regioni e degli enti locali nella determinazione delle quote di destinazione del territorio in modo da garantire all'agricoltura l'estensione di superficie adeguata allo sviluppo ecosostenibile nel nostro Paese. Un comitato interministeriale, con rappresentanti dell'ISTAT e della Conferenza unificata, avrà il compito di controllare la superficie nazionale che viene sottratta all'agricoltura e riferirà gli esiti del monitoraggio al Parlamento e al Ministero con un rapporto annuale. Al fine di assicurare la corretta e concreta attuazione del principio del riuso del suolo, i comuni dovranno provvedere al censimento delle aree del territorio comunale già interessate da processi di edificazione, ma inutilizzati o suscettibili di rigenerazione, recupero e riqualificazione, alla costituzione e alla tenuta all'interno delle aree censite di un elenco delle aree suscettibili di prioritaria utilizzazione ai fini edificatori di legislazione urbana e di localizzazione di nuovi investimenti produttivi e infrastrutturali. Il disegno di legge quadro è finalizzato ad essere uno strumento di tutela del patrimonio agricolo anche in relazione alle problematiche e alle strategie energetiche nazionali. Le nuove disposizioni andranno dunque a rafforzare, ove approvate dal Parlamento, anche gli obiettivi di alcune norme già vigenti, come l'articolo 65 del decreto-legge n. 1 del 2012 che, escludendo l'accesso agli incentivi statali per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, costituisce già un deterrente per renderli non convenienti dal punto di vista economico. La salvaguardia del suolo e la valorizzazione della vocazione agricola e paesaggistica del nostro Paese sono quindi priorità indifferibile nella politica integrata di gestione del territorio che il Governo sta perseguendo con la definizione degli strumenti giuridici necessari alla concretizzazione degli interventi in modo programmatico e condiviso a tutti i livelli di Governo coinvolti.

  PRESIDENTE. Il deputato Gallinella, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, signor Ministro, voglio partire dalla sua ultima o penultima affermazione, relativamente al mettersi d'accordo con le regioni. Voglio ricordare che gli articoli 9 e 117 della Costituzione determinano chi è atto a tutelare il suolo, ma le amministrazioni, e quindi regione, provincia e comune, devono solo amministrare.
  Nel caso in cui – questo le consiglio di ricordarlo alla Conferenza – non dovessero amministrare bene, è lo Stato che deve intervenire, perché il territorio, il suolo, è un bene comune, e riempire di pannelli fotovoltaici o serre fotovoltaiche terreni agricoli destinati al consumo alimentare Pag. 61– perché ricordo che in Italia abbiamo 12 milioni di ettari, siamo 60 milioni e abbiamo solo 2 mila metri quadrati per uno per poter vivere, e quindi importiamo quasi il 35-40 per cento di cibo – ci fa dire stop al consumo di suolo.
  Quindi, mi auguro, proprio con forza, perché l'ha anche ribadito più volte nella sua attività di Ministro per la tutela del suolo, che, con un decreto o un atto legislativo molto forte, lei intervenga per impedire l'aumento del consumo di suolo, che sia abbandonato o che sia «pannellizzato» o quant'altro, e, soprattutto, fermi l'espansione urbana. Noi stiamo affrontando, anche in Commissione congiunta agricoltura e ambiente, queste tematiche, proprio perché riteniamo che il punto fermo sia lo stop al consumo del suolo. Ora noi saremo questo weekend proprio a far conoscere anche queste proposte di legge che stiamo studiando.
  Soprattutto, le volevo chiedere, anche con un decreto o qualcos'altro, di rivedere l'articolo 12 della normativa inserita nel decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003, per quanto riguarda la concessione della costruzione di pannelli fotovoltaici. Infatti, sono importanti, sì, le energie rinnovabili, ma facciamole sui tetti, e questa cosa vale anche per le colture energetiche, piuttosto che per le centrali eoliche su zone di pregio. Quindi, ci auguriamo che alle parole seguano anche i fatti.

(Chiarimenti in merito ai criteri di attuazione della normativa comunitaria per il settore dell'olio d'oliva – n. 3-00417)

  PRESIDENTE. Il deputato Pastorelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00417, concernente chiarimenti in merito ai criteri di attuazione della normativa comunitaria per il settore dell'olio d'oliva (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, il suo dicastero, a quanto ci risulta, sta provvedendo ad elaborare, previo coinvolgimento della Conferenza Stato-regioni, un decreto ministeriale di esecuzione del regolamento europeo n. 299 per il settore dell'olio d'oliva. A tale riguardo, parrebbe che, secondo la futura disciplina attuativa, saranno soggetti all'obbligo di tenuta di un apposito registro non solo i frantoiani e i commercianti d'olio, ma anche i piccoli produttori.
  A tale riguardo, le chiedo, quindi, se non ritenga di dover chiarire i criteri in base ai quali darà attuazione alla presente disciplina europea e se non ritenga doversi attivare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di rendere meno onerosa, per i piccoli produttori, la coltivazione e la raccolta delle olive, costituendo tale pratica un concreto strumento di presidio e salvaguardia del nostro territorio e della piccola economia locale.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, ha facoltà di rispondere.

  NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in relazione alle novità per il settore dell'olio d'oliva discendenti dal recente regolamento di esecuzione dell'Unione europea n. 299 del 2013, che introduce l'obbligo di tenuta del registro delle entrate e delle uscite per ogni tipologia di olio oggetto di commercializzazione, vi annuncio che lo schema di decreto attuativo elaborato dai miei uffici è stato trasmesso alla Conferenza Stato-regioni il mese scorso e la prossima settimana è previsto che sia discusso con gli esperti delle regioni, per poterlo presentare in Conferenza entro la fine di questo mese.
  Innanzitutto, voglio rassicurarvi che nessun obbligo di tenuta del registro è previsto per gli olivicoltori, poiché tale adempimento dovrà essere assolto dai soggetti che confezionano l'olio e lo commercializzano, e fra questi sono comprese le aziende agricole che confezionano oli di produzione propria, inclusi gli oli DOP e IGP, oppure che commercializzano l'olio sfuso.Pag. 62
  La finalità del registro è, essenzialmente, quella di fornire uno strumento di garanzia dell'origine dei prodotti commercializzati, sia confezionati che sfusi, e pertanto gli olivicoltori che non confezionano oli né li commercializzano saranno esclusi dall'obbligo di tenere detto registro. L'obbligo riguarderà i frantoi, i commercianti di olio sfuso, le raffinerie, i contoterzisti, i commercianti di sansa e sansifici, ovvero chiunque produca, detenga o commercializzi uno o più oli per scopi professionali o commerciali.
  Nel caso di produzione, lavorazione e detenzione per conto terzi, il registro sarà tenuto dal contoterzista che provvede materialmente alla produzione, lavorazione e detenzione degli oli. In modo ancora più specifico sottolineo l'esclusione dell'obbligo per gli operatori, che detengono esclusivamente oli utilizzati quali ingredienti in prodotti alimentari diversi dalle miscele di olio, miscele di olio di oliva con oli vegetali, destinazione ad usi non alimentari, destinati all'autoconsumo, preconfezionati ed etichettati. Tra l'altro, ricordo che in Italia, per la commercializzazione degli oli vergini ed extravergini, è già vigente l'obbligo del registro di carico e scarico sin dal 2009, e pertanto l'estensione di questo strumento di garanzia anche alle altre tipologie dell'olio rappresenta un positivo completamento in favore dell'intero settore, nonché per la tutela dovuta ai consumatori.
  Infine, per quanto concerne il fascicolo aziendale, sottolineo che gli olivicoltori saranno tenuti ad averlo e aggiornarlo, con l'esclusione di quanti possiedono oliveti, producendo olio esclusivamente per l'autoconsumo, e il limite di 200 chili è la soglia di quantitativo che lo conferma.

  PRESIDENTE. Il deputato Pastorelli ha facoltà di replicare.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, onorevole Ministra, la ringrazio per la risposta. La mia interrogazione è volta a rafforzare il problema degli olivicoltori in Italia. In Italia dobbiamo rilanciare l'economia e credo che i piccoli produttori in Italia siano quelli che rilanceranno la nostra economia, ma oltre l'economia, rafforzano anche il nostro territorio, il nostro paesaggio. Perché, come sappiamo tutti, la nuova PAC interviene proprio sul paesaggio, sull'ambiente e su questo noi dobbiamo essere fermi, dobbiamo portare avanti questa iniziativa e non dobbiamo distogliere il piccolo produttore dal lavorare il proprio terreno e far sì di essere obbligato a 200 litri, ma avere una rispondenza diversa, perché tanto tutto, come diceva giustamente lei, è seguito attraverso i frantoi e per il tramite di tutto un processo che avviene attraverso il suo Ministero.

(Tempi e iniziative per la definizione della legge annuale sulle micro, piccole e medie imprese – n. 3-00418)

  PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00418, concernente tempi e iniziative per la definizione della legge annuale sulle micro, piccole e medie imprese (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, molto brevemente, l'interrogazione riguarda la richiesta al Governo di dirci quali intenzioni abbia il Governo stesso riguardo alla presentazione del disegno di legge annuale sulle micro, piccole e medie imprese, che era previsto dall'articolo 18 della legge 11 novembre 2011, n. 180 «Norme per la tutela della libertà di impresa. Statuto delle imprese».
  Ricordo soltanto, per sottolineare l'importanza di questo provvedimento, che dedicare ogni anno una sessione parlamentare al tema delle micro, piccole e medie imprese ha un duplice valore. Il primo è sicuramente di ordine culturale, cioè dedicare finalmente un congruo spazio di tempo a coloro che sono la vera ossatura del nostro sistema economico; un altro, evidentemente, è di ordine pratico, perché significa poter intervenire magari su tanti aspetti che normalmente poi nei Pag. 63decreti del Governo difficilmente possono trovare accoglienza, sempre per migliorare le condizioni e creare un contesto più favorevole al nostro sistema imprenditoriale.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Vignali. Le confermo quanto riferito nella seduta del 31 luglio scorso, ribadendo l'importanza della questione, in quanto le piccole e medie imprese rappresentano l'ossatura portante della nostra economia. Nel frattempo, come sa, dopo il 31 luglio, con il cosiddetto «decreto del fare» sono state previste ulteriori misure a sostegno delle piccole e medie imprese, con l'obiettivo di semplificare il quadro fiscale, amministrativo e normativo, sostenere l'accesso al credito per le attività produttive, liberalizzare i servizi e migliorare le infrastrutture. In particolare, verrà facilitato l'accesso al Fondo centrale di garanzia, con un ampliamento della platea delle piccole e medie imprese beneficiarie e il rifinanziamento dello stesso Fondo per 50 miliardi di euro. Altri 5 miliardi sono stati stanziati per il finanziamento a tasso agevolato dell'acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature.
  I fondi saranno concessi entro il 31 dicembre 2016, fino a 2 milioni di euro per ciascuna impresa. Alle imprese miste vengono concessi benefici per l'accesso ai crediti agevolati e vengono predisposte le zone a burocrazia zero.
  Un'importante misura è quella relativa al ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, che prevede un indennizzo monetario a carico della pubblica amministrazione in ritardo nella conclusione dei procedimenti amministrativi pari a 50 euro al giorno fino a un massimo di 2.000 euro.
  Ulteriori misure ancora saranno introdotte nell'ambito della legge di stabilità – che poi il Parlamento naturalmente arricchirà – e in questa fase ho ritenuto opportuno mettere subito in atto le misure che ritengo efficaci e necessarie per il settore riservandomi di presentare il disegno di legge annuale – che è in fase ormai di predisposizione –, che lei mi sollecita, in un momento immediatamente successivo.

  PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di replicare.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Ministro, io sono ben consapevole del lavoro che sta facendo e anche delle misure contenute negli altri decreti. La ringrazio per la risposta, io le posso solo dire che noi confidiamo veramente nella presentazione di questo disegno di legge, anche perché consentirebbe un approfondimento e anche un lavoro di integrazione, di consolidamento anche da parte della Commissione competente, mentre – come lei sa – di solito gli altri decreti, essendo omnibus, vanno in altre Commissioni che magari non conoscono i singoli problemi. Poi è più difficile evidentemente lavorare, anche perché tante volte ci sono norme che bloccano l'attività di impresa che magari non sono cose eclatanti, sono cose da aggiustare con il cacciavite.
  Da questo punto di vista è più facile che le possa aggiustare una Commissione che si occupa effettivamente del sistema delle imprese, che ha un'attenzione particolare sulle piccole imprese, piuttosto che Commissioni importantissime e decisive, ma, come la Bilancio, la Finanze, la Affari costituzionali, che magari hanno molta meno dimestichezza con questo sistema. Per questo veramente la invito a fare tutto il possibile, sapendo che da noi avrà collaborazione, non certamente interdizione o problemi.

(Iniziative per il rilancio della produzione negli stabilimenti italiani della multinazionale Electrolux – n. 3-00419)

  PRESIDENTE. La deputata Floriana Casellato ha facoltà di illustrare la sua Pag. 64interrogazione n. 3-00419, concernente iniziative per il rilancio della produzione negli stabilimenti italiani della multinazionale Electrolux (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FLORIANA CASELLATO. Grazie, signor Ministro, per l'attenzione. Problema Electrolux: una multinazionale con sede in Svezia, uno dei leader mondiali del settore degli elettrodomestici e delle apparecchiature per uso professionale, ha recentemente manifestato l'intenzione di rivedere l'assetto produttivo e occupazionale. Tale revisione coinvolgerebbe i quattro stabilimenti italiani di Susegana (Treviso), di Porcia (Pordenone), di Forlì e di Solaro (Milano). L'indotto poi ovviamente viene tutto compromesso, si interrompe una filiera di tutto questo settore.
  I dirigenti dell'Electrolux hanno dichiarato alle organizzazioni sindacali che il costo orario del lavoro sarebbe di 24 euro in Italia e di circa 6 o 7 euro in Polonia: da qui il necessario trasferimento delle produzioni. L'Electrolux ha inoltre dichiarato la volontà di delocalizzare nell'Europa dell'est e ci sono appunto degli esuberi.
  La domanda – poi ci sarebbero altre precisazioni che riprenderà il collega – è questa: il Governo e il Ministro interrogato intendono convocare urgentemente le parti – tra l'altro anche quattro presidenti di regione, nonché i sindaci, oltre che le organizzazioni sindacali – per capire cosa si può fare rispetto a tutto questo comparto lavorativo inerente al settore industriale interessato ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, ringrazio per l'interrogazione l'onorevole Casellato e tutti gli altri suoi colleghi. La vicenda dell'Electrolux si inquadra in una fase di particolare difficoltà del settore produttivo italiano degli elettrodomestici, che, pur in quadro economico generale che evidenzia deboli segnali di ripresa, soffre la pressione competitiva internazionale accentuata dalla presenza di un eccesso strutturale di capacità produttiva.
  In tale contesto, il Governo, nel disegno di legge di stabilità del 2014, all'esame del Parlamento, ha ritenuto di confermare il cosiddetto bonus mobili che riconosce un'agevolazione a chi acquista elettrodomestici in occasione della ristrutturazione edilizia di fabbricati ad uso esclusivo e condominiale. La misura delle detrazioni del 50 per cento per le ristrutturazioni viene prorogata fino al 31 dicembre 2014, mentre nel 2015 scenderà al 40 per cento, per poi tornare, a partire dal 2016, al 36 per cento come previsto dall'attuale legislazione ordinaria, mantenendo sempre il tetto di 96 mila euro totali per unità abitativa.
  Riguardo alla specifica vicenda dell'Electrolux, l'amministrazione segue con attenzione l'evolversi della situazione del riassetto produttivo occupazionale degli insediamenti produttivi in Italia, e a tale scopo sono in corso costanti contatti con le istituzioni regionali e locali ove sono dislocati gli stabilimenti produttivi. Tuttavia, si deve evidenziare che allo stato non risulta emergere dai contatti avuti un quadro certo e definitivo in ordine alle decisioni strategiche assunte dalla proprietà. È evidente che da parte del Ministero proseguirà un attento monitoraggio, si attiveranno tutti i canali di dialogo e confronto con le parti interessate allo scopo di assicurare la difesa della produzione e della ricerca tecnologica quale fattore in grado di affrontare la sfida competitiva mondiale.
  A questo proposito, rispondendo alla domanda puntuale, come espressamente mi avete richiesto, sono in corso contatti con tutte le regioni interessate al fine di esaminare le problematiche e in vista – non abbiamo ancora una data, ma dovrebbe essere entro la fine del mese di novembre – della convocazione di un tavolo istituzionale.

Pag. 65

  PRESIDENTE. Il deputato Peluffo, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, colleghi deputati, signor Ministro, nel dichiararci soddisfatti per la risposta, voglio sottolineare qui quattro elementi. Il primo: abbiamo richiesto, come ha fatto prima la collega Casellato, l'attenzione del Governo sull'occupazione diretta nei quattro stabilimenti Electrolux in Italia, però, ovviamente, l'attenzione che chiediamo al Governo riguarda anche l'indotto. La seconda questione: c’è un accordo sindacale tra azienda e organizzazioni sindacali del 22 marzo scorso che prevedeva, prima la cassa integrazione e, poi, i contratti di solidarietà per ventiquattro mesi. Ecco, i lavoratori si sono già fatti carico della contrazione del mercato. E voglio anche ricordare che nessuna decisione su ulteriori esuberi può essere presa con i contratti di solidarietà in corso. Ne va della credibilità degli impegni assunti dall'azienda stessa.
  La terza questione riguarda la competitività degli stabilimenti, che attiene alla ricognizione di cui ha parlato Electrolux. Le organizzazioni sindacali hanno già affrontato questa sfida. È nella storia delle relazioni industriali in Electrolux e, quindi, è necessario che l'azienda non venga meno a questo approccio, non cada nel facile miraggio della riduzione semplicemente del costo del lavoro e punti in maniera decisa sulla competitività degli impianti. Infine, c’è una quarta questione che riguarda la domanda interna aggregata. Conosciamo tutti la drammatica contrazione in Italia. Da questo punto di vista, sembra che Electrolux non creda nella ripresa dei consumi in Italia. È necessario smentire questo approccio. Quindi, bene gli impegni del Governo come quelli che sono stati richiamati poc'anzi dal Ministro, anche in merito alla legge di stabilità. Signor Ministro, diamo un segnale, scommettiamo sulla ripresa dei consumi, chiediamo ad Electrolux di crederci e di mantenere i suoi investimenti in Italia.

(Chiarimenti in merito al decreto ministeriale attuativo del comma 1 dell'articolo 16 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, con particolare riferimento alle ricadute dell'attività di produzione di idrocarburi in Basilicata – n. 3-00420)

  PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00420, concernente chiarimenti in merito al decreto ministeriale attuativo del comma 1 dell'articolo 16 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, con particolare riferimento alle ricadute dell'attività di produzione di idrocarburi in Basilicata (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro, la produzione di idrocarburi della regione Basilicata copre il 10 per cento...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Rampelli. Siete pregati di lasciare ascoltare il Ministro. Prego, continui.

  FABIO RAMPELLI. Dicevo che la produzione di idrocarburi della regione Basilicata copre il 10 per cento del fabbisogno energetico nazionale. In cambio di questo sfruttamento dei suoi giacimenti petroliferi, che comporta danni all'ambiente e alla salute, oltre che una penalizzazione dell'agricoltura, erano stati previsti dei risarcimenti in termini di investimenti, in termini di opere infrastrutturali e in termini di rilancio del settore produttivo.
  Promesse mai mantenute. Ci tengo a dire, peraltro, che delle royalties pagate allo Stato dalle compagnie per l'estrazione, la Basilicata riceve appena il 7 per cento. Il cosiddetto decreto liberalizzazioni ha previsto per l'ennesima volta che a fronte di un potenziamento della capacità produttiva degli impianti di idrocarburi siti nel nostro Paese fossero previste misure compensative per le regioni che ospitano gli impianti. Ora, noi domandiamo: qualcuno si è preoccupato di sentire in merito Pag. 66le regioni, qualcuno ha verificato la compatibilità degli interventi con la sicurezza ambientale dei territori interessati ? E se qualcuno si è preoccupato di effettuare simili verifiche, possiamo conoscerne gli esiti ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, ha facoltà di rispondere.

  FLAVIO ZANONATO, Ministro dello sviluppo economico. Signora Presidente, onorevole Rampelli, il decreto ministeriale del 12 settembre 2013, adottato dal Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il dicastero che rappresento, tratta principalmente questioni di natura fiscale e tributaria, garantisce una ricaduta diretta dei benefici derivanti dalle attività di produzione di idrocarburi sui territori di insediamento degli impianti produttivi, mediante la destinazione di una quota delle relative e maggiori entrate fiscali ad un Fondo per lo sviluppo dei territori. I progetti di sviluppo infrastrutturale e occupazionale saranno individuati con il coinvolgimento dei territori interessati, dal comune alla regione, tramite accordi istituzionali tra lo Stato e le amministrazioni locali.
  In relazione ai precisi quesiti che lei mi ha posto, rappresento che quanto alla verifica della connessione funzionale tra gli interventi proposti e il finanziamento, nonché a quale organismo spetterà tale verifica, il decreto fissa i criteri generali di destinazione del Fondo. La gestione è affidata al MISE e al Ministero dell'economia e delle finanze con il coinvolgimento delle autonomie locali; la realizzazione dei singoli progetti viene demandata alle autonomie locali. Mi attendo considerevoli effetti positivi soprattutto per l'Italia meridionale, che si tradurranno anche in entrate aggiuntive per lo Stato. Una parte di tali risorse potrà essere destinata ai progetti infrastrutturali da tempo programmati, in particolare in Basilicata, sui quali il Governo manterrà gli impegni presi.
  Secondariamente, in riferimento alla verifica della compatibilità degli interventi relativamente ai rischi ambientali, sismici e sanitari, preciso che per i singoli progetti di produzione di idrocarburi considerati si applica la normativa vigente in relazione ai procedimenti autorizzativi e ai controlli; infatti, l'attività di produzione di idrocarburi è svolta sulla base di un titolo concessorio il cui rilascio è subordinato alla contestuale valutazione di tutti gli interessi coinvolti. Tutti i progetti sono autorizzati solo in seguito a valutazione di impatto ambientale positiva rilasciata, per quelli in terra ferma, dalle regioni interessate. Si evidenzia, altresì, che l'attività di produzione è sottoposta a continuo controllo e monitoraggio da parte delle autorità di sicurezza e ambientali. È priorità del Governo favorire gli investimenti programmati e incentivare ulteriori investimenti privati come fattore di crescita per l'economia sia in termini di fiscalità generale sia sotto il profilo occupazionale, peraltro nel pieno rispetto della normativa ambientale.

  PRESIDENTE. Il deputato Fabio Rampelli ha facoltà di replicare.

  FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, signor Ministro, la ringrazio davvero, anche se la risposta è deludente, nel senso che tutte le sue parole sono rivolte al futuro mentre le do questa notizia: è da qualche decennio che c’è attività estrattiva in Basilicata e fin qui, evidentemente, i governi che l'hanno preceduta, ma anche questo, perché il decreto di cui abbiamo parlato è un decreto di un anno e mezzo fa, due anni, non hanno fatto praticamente nulla, e le attività estrattive giustamente continuano; l'Italia ne ha dei benefici, ma gli abitanti della Basilicata, no. Intanto perché non c’è, evidentemente, volontà di fare degli investimenti, non c’è stata fino adesso per quello che attiene alla realizzazione delle grandi infrastrutture di cui certo non può occuparsi il sistema delle autonomie locali e non può farlo, neanche, la regione Basilicata. Andando giù in Basilicata si può constatare questa mappa del degrado infrastrutturale in modo molto tangibile, anche attraversando Pag. 67le strade, con le interruzioni, le riprese. C’è evidentemente una sorta di distrazione che è doppiamente colpevole, perché comunque la Basilicata offre alla comunità nazionale, all'Italia intera, una possibilità visto che, appunto, copre il fabbisogno attraverso le attività estrattive di petrolio per il 10 per cento del totale.
  Quindi, penso che non si possa continuare a immaginare che in futuro il Governo farà qualcosa, ma che sia indispensabile che il Governo inizi a svolgere la propria attività con grande premura, intanto tutelando l'ambiente della Basilicata, il paesaggio, le attività dell'agricoltura, così come il diritto alla salute di ogni cittadino.
  Infatti, le do quest'altra notizia che lei ha omesso, cioè che l'Istituto superiore di sanità ha segnalato in Basilicata la crescita esponenziale di diverse forme tumorali. Non l'ha fatto un cittadino qualunque, un comitato qualunque, un'associazione, un partito, lo ha fatto un ente pubblico che è evidentemente preposto a questo genere di monitoraggio. Per queste ragioni, Ministro, io le chiedo di essere maggiormente presente, anche perché la competenza in questo campo non è esclusiva del suo Dicastero; lei si deve interfacciare con altri due dicasteri, e quindi è ancora più pericoloso, cioè è ancora più probabile che magari in futuro le cose rimangano esattamente come sono. E questo sarebbe intollerabile per noi.

(Iniziative urgenti in merito all'emergenza abitativa – n. 3-00421)

  PRESIDENTE. La deputata Ileana Piazzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00421, concernente iniziative urgenti in merito all'emergenza abitativa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signora Presidente, signor Ministro, nelle ultime settimane il problema dell'emergenza abitativa è finalmente salito alla ribalta dei media. Forse, se quest'evidenza fosse stata data prima, non saremmo a questo punto. Questo punto vuol dire 430 mila famiglie impossibilitate a pagare il mutuo e 70 mila sentenze di sfratto all'anno. Una situazione di vero allarme sociale, con punte drammatiche nelle grandi città. Lei, signor Ministro, ha capito che non si può più far finta di niente e ha annunciato misure importanti, un piano casa. Verificheremo se alle intenzioni seguiranno i fatti concreti, ma lei non può non sapere che per fare un provvedimento utile e per vedere gli effetti di quelle misure occorrerà tempo, tempo che le persone, le famiglie che stanno per ritrovarsi in mezzo a una strada non hanno.
  Le chiediamo, signor Ministro, di dirci con chiarezza se intende intervenire subito con la necessaria moratoria degli sfratti, in attesa che i provvedimenti da lei annunciati diventino efficaci, soprattutto per quegli immobili di proprietà non di singoli cittadini, ma di enti pubblici o privatizzati per cui l'urgenza degli sfratti non può sussistere in alcun modo.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, io ringrazio l'onorevole Piazzoni e i deputati del gruppo di SEL, perché questo tema, questa emergenza che è stata sottoposta dalla loro interrogazione è all'attenzione non solo del Governo, ma credo sia all'attenzione di tutti. Ci siamo anche incontrati con una delegazione del vostro gruppo parlamentare, perché dobbiamo insieme trovare rapide soluzioni e risposte concrete. Ha fatto bene – la ringrazio anche della correttezza – a sottolineare che – anche se è una magra soddisfazione –, molto prima dello scoppio dell'emergenza con le manifestazioni pubbliche, il Governo aveva individuato come l'emergenza casa e un nuovo piano casa fossero uno dei pilastri fondamentali su cui sviluppare la propria politica in termini di politica abitativa e in termini di risposta al fabbisogno per le diverse classi sociali che sono presenti sul nostro territorio.Pag. 68
  Non più una proposta, ma una legge ormai, in vigore nel nostro Paese, perché è diventata legge grazie alla conversione da parte della Camera dei deputati, che aveva affrontato già i temi posti da questa emergenza, che sono: da una parte le famiglie che hanno comprato una casa e che non possono più di pagare le rate della loro prima casa perché coinvolti dalla crisi economica; e ancora di più, ed è questo il tema che dobbiamo affrontare e che voi ponete nella vostra interrogazione, le famiglie che hanno sempre pagato un affitto, sono sempre state puntuali nel loro impegno che si erano presi, ma coinvolti dalla crisi economica, avendo perso il lavoro, si trovano in una situazione drammatica non potendo più pagare l'affitto.
  Come possiamo rispondere ? Questa è la questione in termini concreti e puntuali. La prima risposta è che per la prima volta nel nostro Paese si è istituito con legge un fondo, un nuovo fondo, che è quello per la morosità incolpevole. Vuol dire intervenire su questa tipologia di persone a dare una mano, come deve essere fatto da parte di un Governo. Qualcuno userebbe come me il termine sussidiario, ma è: se stai facendo fatica, se stai affrontando e hai un problema, un'emergenza che riguarda la tua condizione innanzitutto umana e personale e hai sempre pagato e rispettato gli impegni con il tuo proprietario, devi essere aiutato. Quel fondo è previsto con una dotazione di 40 milioni di euro. Ci siamo incontrati anche con lo Stato, le regioni, le province e i comuni.
  L'annuncio che abbiamo fatto complessivamente per affrontare è che faremo un nuovo decreto-legge in prosecuzione di quegli interventi di quel «piano casa» che da una parte dia più risorse per questo fondo e inizi ad affrontare gli altri problemi, primo fra i quali è che abbiamo un patrimonio presente di privati, di case private che possono essere messe a disposizione.
  Allora, per concludere ed entrare nel merito della sua domanda più specifica, io ritengo che non si affronta un'emergenza come questa con uno strumento vecchio pensando di scaricare il problema su un anello della catena. La proroga degli sfratti non è la soluzione del problema, noi dobbiamo intervenire socialmente con risorse vere per dare una mano a chi non può pagare l'affitto, dobbiamo altrettanto incentivare e garantire il diritto alla proprietà e chiedere ai privati che rendano immediatamente, con forme di garanzia, disponibili alloggi sfitti che rispondano a questa emergenza. Questo è, oltre ad altri provvedimenti di cui discuteremo, l'intenzione del Governo e si confronterà con queste intenzioni con il Parlamento e ovviamente con gli enti locali.

  PRESIDENTE. La deputata Piazzoni ha facoltà di replicare.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Ministro, io ovviamente sono assolutamente d'accordo sul fatto che il blocco degli sfratti non risolve il problema, questo è chiarissimo, ed è vero che è uno strumento abusato nel tempo, ma abusato non certo per colpa degli inquilini; non è colpa degli inquilini se ad ogni blocco degli sfratti i Governi non hanno mai fatto seguire nulla dei provvedimenti necessari a risolvere la situazione. Ora il punto è che lei sicuramente fa bene a preoccuparsi dei proprietari di casa perché non è sui singoli che va scaricato il costo del sostegno sociale, questo ce l'abbiamo molto chiaro, ce ne preoccupiamo anche noi. Ma la stessa preoccupazione la dobbiamo avere per chi rischia di non avere più nulla, né un lavoro, né una casa, non tra un po’ di tempo ma da domani mattina.
  E sappiamo benissimo che questo problema ricadrà, in assenza del blocco degli sfratti, solo esclusivamente sui comuni che sono già sull'orlo del collasso per tantissime ragioni, tra cui ovviamente i tagli continui che arrivano agli enti locali.
  Lei ha detto di voler agire diversamente dai predecessori; io lo so che non sarà facile recuperare anni di assenza di politiche per la casa, invertire la rotta però si può fare. Io le chiedo veramente di ripensarci su questo punto specifico della sospensione della moratoria perché una sospensione temporanea degli sfratti può Pag. 69salvare delle vite, può ridare la dignità a migliaia di persone e ci darà anche a noi, al Parlamento la possibilità di ragionare insieme al Governo sulle misure giuste da prendere per evitare che si ritorni a questo punto.
  Oltre tutto non diciamo che non possono essere sospesi gli sfratti derivanti dalla dismissione degli immobili degli enti pubblici o privatizzati che siano, quelli che hanno nella loro ragione sociale il «fine sociale» e che stanno facendo speculazioni sulla pelle dei cittadini, veramente una cosa tipica italiana. Come si può consentire tutto questo ?
  E il ceto medio, signor Ministro, è quello che sta a cuore a voi moderati, quello che sta finendo sul lastrico, che è stretto ormai nella morsa tra il lavoro che continua ad essere sempre meno pagato e i prezzi, i costi dei beni primari che continuano a salire.
  Un'ultima cosa, noi siamo in una crisi devastante, è partito tutto questo ormai un po’ di tempo fa, negli Stati Uniti con la crisi dei mutui subprime; che cos'era se non una speculazione fatta sulla pelle dei più poveri sfruttando il loro bisogno abitativo ? Anche per questo, simbolicamente, ma anche dal punto di vista proprio concreto e formale, per ricostruire da questa crisi un mondo diverso noi dobbiamo partire da qui, dal bisogno, dal diritto fondamentale alla casa. Lei ha il potere di farlo, non sprechi l'occasione.

(Intendimenti del Governo in ordine alla definizione del tracciato dell'alta capacità con riguardo alla tratta «Apice-Orsara»
– n. 3-00422)

  PRESIDENTE. Il deputato Attaguile ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00422 concernente intendimenti del Governo in ordine alla definizione del tracciato dell'alta capacità con riguardo alla tratta «Apice-Orsara» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, signor Ministro, vi ringrazio per l'occasione che mi date e desidero sottoporre all'attenzione del signor Ministro la tratta Napoli-Bari che riveste un'importanza strategica nei piani di sviluppo dell'infrastruttura ferroviaria italiana e che si accompagna ad importanti interventi di riorganizzazione trasportistica e di riqualificazione delle aree attraversate.
  L'interesse del Governo su tale linea è evidente. Secondo notizie apparse sui giornali si attende la realizzazione del tratto Napoli-Cancello tra due anni e si parla dell'anno 2018 per il completamento dell'intera opera.
  Tuttavia, la delibera della Giunta della regione Campania n. 87 del 6 marzo 2012 propone, in relazione alla tratta Apice-Orsara, un tracciato diretto, in massima parte interrato, soluzione che determinerebbe l'esclusione dell'Irpinia dal tracciato dell'alta capacità, e il seguente venir meno dei presupposti per la realizzazione delle previste piattaforme logistiche.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANGELO ATTAGUILE. Concludo.
  Il 7 giugno 2012, rispondendo ad un'interrogazione parlamentare, il Ministro per i rapporti con il Parlamento pro tempore ha confermato che la regione Campania ha ufficialmente espresso l'esigenza di rivedere per la tratta Apice-Orsara il progetto in istruttoria presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Chiediamo quindi, con la nostra interrogazione, quali sono le intenzioni dell'attuale Governo in merito alla definizione del tracciato all'alta capacità.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, la ringrazio; ringrazio anche l'onorevole Attaguile per l'interrogazione che è stata posta al Governo.
  Prima di entrare nel merito della risposta alla domanda specifica che lei pone al mio Ministero, mi permetta di cogliere Pag. 70l'opportunità della sua interrogazione per ribadire con forza che il collegamento della Napoli-Bari con l'alta velocità e l'alta capacità è una priorità strategica di questo Governo, ma per tutto il Paese. Noi abbiamo dotato di una rete infrastrutturale ad alta velocità tutta la dorsale tirrenica; dobbiamo completare, e stiamo completando l'alta velocità da Torino fino a Venezia: dobbiamo collegare il Tirreno con l'Adriatico con la Napoli-Bari, dando tempi e risorse certe per l'attuazione di questa tratta.
  E quindi – ne avevamo detto già in un'altra occasione qui in Parlamento – completare l'accelerazione della dorsale adriatica, per permettere a questo punto il completamento dell'alta velocità, alta capacità per tutto l'intero Paese. Nella legge di stabilità vengono destinate le risorse proprio perché si accelerino e possano essere messi con tempi certi a punto i progetti e la cantierizzazione di quest'opera, che da troppo tempo sta aspettando di diventare operativa.
  Per quanto riguarda invece la tratta che più specificamente lei mi chiede, e quindi la tratta Apice-Orsara, richiamata appunto da lei, ricordo che il progetto preliminare è stato inviato ai competenti uffici del MIT per le procedure di rito nell'anno 2010: a tutt'oggi non si può ritenere conclusa l'istruttoria relativa, in mancanza dei pareri necessari da parte dei soggetti competenti. 2010 ad oggi ! Nel frattempo, la regione Campania, con il provvedimento della Giunta regionale n. 366 del 17 luglio 2012, ha deliberato di rettificare la delibera n. 87 del 6 marzo 2012 allegando la corretta versione dello schema di protocollo di intesa tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero per la coesione territoriale, regione Campania, Rete ferroviaria italiana, per il congiunto coordinamento ai fini della realizzazione della direttrice ferroviaria Napoli-Bari.
  Con il suddetto provvedimento, la Giunta regionale ha altresì deliberato di dare atto che, in relazione al quarto lotto Apice-Orsara, non ha espresso volontà di modificare il tracciato nel termine del 15 marzo 2012, e che pertanto il tracciato resta invariato. Dunque, superata da parte della regione Campania l'esigenza di rivedere il tracciato, è in corso l'iter approvativo sulla base del predetto progetto preliminare pervenuto ai competenti uffici del MIT nel 2010. Devo tuttavia segnalare che ad oggi, dopo la citata delibera n. 366, la Giunta regionale della Campania non si è ancora espressa sul progetto preliminare, ai fini dell'intesa sulla localizzazione urbanistica delle opere previste dal progetto. Non appena ovviamente pervenuti i prescritti pareri, il MIT porrà in essere tutte le necessarie attività per prosieguo dell'iter.

  PRESIDENTE. Il deputato Attaguile ha facoltà di replicare.

  ANGELO ATTAGUILE. La ringrazio, e sono totalmente soddisfatto.

  PRESIDENTE. È stato velocissimo, onorevole Attaguile ! Le potevo dare due secondi in più prima.

(Iniziative per l'ammodernamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica e dell'intero territorio abruzzese – n. 3-00423)

  PRESIDENTE. Il deputato Giulio Sottanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00423, concernente iniziative per l'ammodernamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica e dell'intero territorio abruzzese (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, l'interrogazione presentata è per evidenziare i disagi che i cittadini abruzzesi e molisani vivono quotidianamente per responsabilità di un'arretratezza del sistema ferroviario della dorsale adriatica che insiste nel territorio abruzzese e molisano. In passato la politica ha investito, ha ritenuto di investire per l'alta velocità risorse in altre aree del territorio e mi riferisco, così come Pag. 71diceva poc'anzi lei, all'asse Bari-Napoli-Roma, a nord avremo da dicembre l'alta velocità che partirà da Ancona, in un territorio, quello del medio Adriatico, dove purtroppo, è stato fatto, ad oggi, con gravi disagi.
  Quindi noi chiediamo quale azione lei intenda adottare per i cittadini abruzzesi e molisani che, oltre ad avere un servizio non all'altezza, addirittura hanno anche delle tariffe più alte, in quanto l'unico player è Trenitalia, che transita con lunghi percorsi nelle nostre aree.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio anche l'onorevole Sottanelli per aver posto, in continuità anche con l'interrogazione precedente, nuovamente la questione del collegamento della rete infrastrutturale ferroviaria di alta velocità e alta capacità di tutto il nostro Paese. È una sfida che dobbiamo assolutamente vincere perché si è dimostrato come questo collegamento cambia in quanto riqualifica le aree, riduce i rapporti e le distanze e permette di diventare molto più competitivi all'intero sistema Paese nei confronti non solo dell'Europa ma del resto ovviamente del mondo.
  Lei ha sottolineato un aspetto che riguarda ovviamente la dorsale adriatica, in particolare, nel collegamento per la dorsale adriatica, le aree interessate del Molise e dell'Abruzzo. Nella sua interrogazione ha posto anche una questione riguardo all'Europa e alle priorità strategiche dell'Europa. L'Europa ha deciso, con un progetto che, ricordo, è sostenuto e lanciato tra l'altro dal Governo italiano negli anni precedenti, quali sono le reti strategiche europee e di interesse europeo per collegare tutta l'Europa, su cui mettere risorse e su cui chiedere l'impegno da parte dei Paesi europei. Sono state denominate «TEN-T», in queste reti c’è una suddivisione fra «core network» e «comprehensive network». Le core network sono le principali opere, le comprehensive network sono le opere collaterali.
  Da parte del Governo l'impegno – lo avete trovato e lo trovate nella legge di stabilità – è che anche per le reti comprehensive, che sono collaterali ovviamente a quelle che l'Europa ha considerato strategiche... La dorsale adriatica non è stata considerata dall'Europa come una asse strategico per l'intera Europa, ma è strategica per il Paese, per il sistema Paese, non è pensabile realizzare e investire tutte le risorse e lasciare una parte del Paese che non sia collegata con gli investimenti che abbiamo fatto.
  Questo è il compito del Governo, di un Governo italiano che è attento anche alle esigenze del suo territorio, non a caso, come lei potrà vedere, nella legge di stabilità per la prima volta con forza viene messa come priorità strategica per le Ferrovie dello Stato anche la realizzazione e l'accelerazione della dorsale adriatica. Si trovano 350 milioni di euro per l'accelerazione del collegamento che parte da Lecce e arriva a Bologna. Questo è l'impegno che noi abbiamo e che dobbiamo insieme sostenere, perché è una sfida non per il Molise o per l'Abruzzo, o per un territorio o un altro territorio, è una sfida per l'intero Paese e questa sfida la dobbiamo vincere, mettendo risorse, impegnando gli enti locali a collaborare, impegnando le Ferrovie dello Stato a rispettare gli impegni strategici che un Governo e un Parlamento si dà riguardo allo sviluppo del Paese.

  PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di replicare.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie Presidente, è apprezzabile l'intervento e la volontà del Ministro Lupi e lo ringrazio per quello che ha detto. Quattrocento milioni sono importanti, sono spalmati in tre anni e sicuramente aiuteranno a migliorare e a velocizzare la tratta della dorsale adriatica nei territori dell'Abruzzo e del Molise, ma oggettivamente bisognerà fare di più, fare di più perché bisogna recuperare oggettivamente quella competitività Pag. 72che quei territori, purtroppo, hanno perso a livello ovviamente di economia perché ci sono anche diverse aziende nella Val di Sangro che usano il trasporto del ferro, come mezzo per trasportare le proprie merci. L'Abruzzo ed il Molise sono delle regioni dove il turismo è un'economia importante, quindi avere un servizio di qualità sull'Alta velocità è determinante.
  Ma aggiungo, caro Ministro, che noi abbiamo 200 chilometri che dividono Pescara da Roma e oggi occorrono tre ore e quarantadue minuti per fare meno di 200 chilometri, quindi, io penso che l'aeroporto d'Abruzzo di Pescara sia determinante, anche in un sistema Italia, per far sì che possa diventare il terzo aeroporto di Roma capitale. Quindi, anche a tal proposito, penso che trovare degli investimenti per migliorare e velocizzare la tratta est-ovest e, quindi, il collegamento Pescara-Roma, nel sistema Paese, sia di grande pregio.
  Quindi, io la ringrazio per il suo impegno e lavoriamo insieme per far sì che, nelle prossime leggi di stabilità, riusciamo a dirottare ulteriori fondi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) !

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 e del progetto di bilancio per l'anno finanziario 2013.

  La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Brunetta, Di Gioia, Di Lello, Formisano, Gebhard, Pisicchio, Realacci, Speranza, Tabacci e Turco sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica della composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

  PRESIDENTE. Comunico che in data 5 novembre 2013 il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza il senatore Mario Ferrara in sostituzione della senatrice Laura Bianconi, dimissionaria.

Si riprende la discussione del Doc. VIII, n. 1 e del Doc. VIII, n. 2 (ore 16,12).

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012 e Progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto – Doc. VIII, nn. 1 e 2)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul conto consuntivo che, per prassi, avranno luogo congiuntamente a quelle sul progetto di bilancio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, io dico che apprezzo sinceramente lo sforzo che ha fatto l'Ufficio di Presidenza, Pag. 73anche congiuntamente ai deputati questori, nella redazione di un bilancio anche, da un certo punto di vista, più trasparente. Voglio sottolineare questa innovazione della riclassificazione funzionale della spesa – che non è un dettaglio – che serve e che rende più leggibile il bilancio non soltanto ai cittadini – naturalmente e ovviamente questa è la cosa più importante – ma anche, io penso, a tutti i deputati, che possono leggere il bilancio, perché spesso i bilanci sono una questione, appunto, vista come astratta e troppo tecnica, mentre invece poi hanno una valenza sostanziale e, in particolare, per noi hanno una valenza che riguarda proprio il funzionamento stesso di questa istituzione.
  Li ringrazio anche per il lavoro che hanno fatto sugli ordini del giorno, un lavoro spesso anche non facile. Ce ne siamo resi conto, anche perché spesso si scontra con una cultura di come possono funzionare le cose rispetto a un bilancio e, in particolar modo, rispetto anche a eventuali impegni relativamente a legislature successive che difficilmente, diciamo, possiamo prendere, anche perché successivamente non possono essere vincolanti ovviamente.
  Ringrazio anche gli uffici del personale che si sono occupati in questo senso, ma colgo anche l'occasione per ringraziare tutto il personale della Camera, che in silenzio svolge un lavoro secondo me importantissimo per mantenere alto il livello qualitativo di questa istituzione, nel momento in cui spesso ormai – troppo spesso – viene, attraverso articoli di giornale o attraverso varie trasmissioni, ridotto, appunto, a una «macchietta».
  Noi vorremmo recuperare da questo punto di vista – e lo stiamo credo facendo anche con l'approvazione di questo bilancio, in particolar modo con il progetto di bilancio 2013 – e dovremmo riappropriarci anche della capacità, poi, di avere degli strumenti per raccontare fuori quello che facciamo qui e io penso che da questo punto di vista il lavoro che facciamo qui sia fondamentale e importante. Poi ciascuno rimane naturalmente nel rispetto delle proprie posizioni politiche, ma io penso che ridurre tutto a un problema di costi non faccia bene alla democrazia. Poi entrerò nel dettaglio di alcune questioni, ma lo dico perché spesso ridurre a una questione di costi fa guadagnare forse qualche voto in più ma rischia di fare perdere dignità non soltanto al lavoro che facciamo qui dentro, ma all'istituzione intesa come, appunto, istituzione democratica e di presidio della democrazia nel nostro Paese e come funziona questa macchina incide direttamente sulla democrazia.
  Cedere quindi anche culturalmente ad alcune obiezioni semplicistiche di tagli se potrebbe appunto far guadagnare qualche voto, poi creerebbe un danno, forse irreversibile. Io credo che invece lo spirito con cui ciò è stato affrontato sia stato uno spirito costruttivo, sia stato uno spirito di provare davvero a costruire una partecipazione nella costruzione di questo bilancio, anche nella consapevolezza che questo bilancio veniva raccolto dall'Ufficio di Presidenza e dai Questori come un bilancio di fatto per gran parte – ovviamente parlo del progetto di bilancio – già avviato a una sua determinazione, e questo mi fa ben sperare invece rispetto al futuro.
  Voglio sinceramente ringraziare la Presidente della Camera, onorevole Laura Boldrini, perché tra i primi suoi atti c’è stato proprio un intervento di riduzione non soltanto di indennità, ma anche di alcuni istituti che esistevano da tempo e che nessuno aveva mai avuto il coraggio di toccare e che effettivamente, come si è visto, non hanno inciso per nulla invece in questo caso sul buon funzionamento della Camera e forse l'hanno anche riavvicinata ai cittadini. Non era assolutamente scontato che ciò avvenisse e lo ha fatto anche con tenace impegno, senza per questo mortificare la dignità dei titolari di cariche. Io vorrei ricordarlo: chi in questa istituzione ricopre un incarico ha anche delle responsabilità e per questo, ad esempio, noi abbiamo votato contro un ordine del giorno che voleva mettere sostanzialmente tutti i parlamentari, da questo punto di vista, sullo stesso piano, perché Pag. 74non ci crediamo. Da questo punto di vista infatti bisogna saper distinguere le responsabilità e anche i carichi di lavoro e di impegno. Però, la nostra Presidente l'ha fatto con un lavoro di partecipazione e di condivisione e per questo mi permetto, anche a nome del mio gruppo, di onorarci del fatto che sia stata eletta nelle liste del nostro gruppo.
  Noi oggi affrontiamo, quindi, una discussione probabilmente forse anche in modo più sereno di quanto ci saremmo potuti attendere, ma dovremmo avere la forza anche di dire le cose come stanno, anche all'esterno. Qui sono state citate delle cifre, anche durante la discussione sulle linee generali, secondo le quali sostanzialmente i costi dei parlamentari sarebbero i più alti d'Europa e del mondo. Mi permetto soltanto di sottolineare che invece non è così, perché se andiamo a vedere quello che è – sono state citate delle cifre – noi sostanzialmente siamo sotto la spesa della Germania, della Francia, della Gran Bretagna e del Parlamento europeo. Il costo complessivo per ciascun deputato è inferiore, infatti, a quello di quei Paesi. Il problema è che, come è stato anche rilevato nella relazione dei Questori, in quei Paesi vengono dati molti più servizi, che quindi poi immediatamente non vengono colti nella percezione pubblica. Basta raccontare che in Germania, nel Bundestag, ogni parlamentare ha diritto ad un appartamento di cinquanta metri quadrati nella città di Berlino, oppure quanto viene dato per il personale per ogni deputato: nel Parlamento europeo, oltre 21 mila euro; in Gran Bretagna, oltre 14 mila euro; in Germania, oltre 15 mila, quasi 16 mila; in Francia, 10 mila euro. Sono risorse pubbliche che appesantiscono ovviamente i bilanci di quei Parlamenti, ma che poi ovviamente fanno crescere anche il costo complessivo di ciascun deputato.
  Questo lo dico perché, se affronteremo in futuro una discussione anche sulla rimodulazione dei servizi, dovremo farlo in modo libero, sapendo bene che, in qualche caso, quindi, proprio perché i servizi servono a migliorare il funzionamento di questa Camera, vi potrebbero essere anche delle rimodulazioni di questi costi.
  E lo dico, quindi, anche a chi fa della battaglia dei costi una battaglia di tipo esclusivamente elettorale. Come sapete – già lo dissi nell'intervento di lunedì – voteremo a favore del conto consuntivo per il 2012, perché non possiamo che prendere atto di un bilancio chiuso, sostanzialmente, al 31 dicembre 2012, in una legislatura nella quale neanche vi eravamo come gruppo, ma, proprio per questo, nella continuità, esprimeremo un voto a favore, anche sul progetto di bilancio per il 2013, sottolineando soltanto ancora, proprio per la questione relativa al lavoro della Camera, che bisogna evitare i tagli lineari.
  Infatti, da questo punto di vista, crediamo che, invece, vada tutto svolto attraverso un'attività di riforma. Noi crediamo che il Collegio dei questori, insieme alla nostra Presidente, abbiano attivato e stiano facendo – qui riprendo anche quello che è stato detto oggi dalla nostra Presidente, durante i lavori sugli ordini del giorno – un lavoro importante sulla riforma dell'amministrazione della Camera, che, però, deve avere i suoi tempi.
  Non è una cosa che si può fare dall'oggi al domani, perché deve essere un percorso vero di discussione, affinché i cambiamenti non mortifichino l'istituzione, ma, anzi, siano veramente efficaci, e quindi dando nuova luce e nuovo lustro a questa istituzione. Io penso che siamo sulla buona strada e per questo annuncio, quindi, il voto a favore del nostro gruppo su entrambi i documenti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, abbiamo avuto modo, nel corso della discussione, di sottolineare come noi dobbiamo fungere da esempio, in quanto gli organi costituzionali e il corpo diplomatico del nostro Paese costano molto di più Pag. 75rispetto ad altri Paesi. Abbiamo fatto la comparazione con Stati e nazioni che hanno grandezze paragonabili alla nostra: abbiamo parlato della Germania, della Gran Bretagna, della Francia, che spendono molto di meno, e, equiparando il nostro sistema di gestione della cosa pubblica al loro, potremmo risparmiare qualcosa come 15 miliardi di euro. Abbiamo anche visto che di questi 15 miliardi solo 1 lo potremmo recuperare incidendo sugli emolumenti, sulle auto blu, su tutti quegli aspetti che balzano immediatamente all'occhio dell'opinione pubblica e che vengono percepiti come ingiusti, ma che, poi, non sono, purtroppo, risolutivi della questione.
  Abbiamo visto che, per incidere nel corpo molle della pubblica amministrazione per realizzare effettivamente una riforma che duri nel tempo e che produca degli effetti, è necessario intervenire sull'organizzazione, e quindi abbiamo fatto appello alla politica, la politica con la «p» maiuscola, quella che ha un atteggiamento muscolare nei confronti dei centri di costo, quella politica che assume la responsabilità delle proprie decisioni e che ristruttura i processi decisionali, quelli produttivi. Insomma, quella che ottiene migliore qualità a un minor costo.
  Quindi, noi dobbiamo definire i nostri obiettivi istituzionali e qui abbiamo fatto una disamina e sono stati anche approvati importanti ordini del giorno – ringrazio il Collegio dei questori per l'attenzione che ha dimostrato – proprio per rivedere quelle che sono le funzioni di questa Assemblea. Quindi, noi abbiamo il dovere di legiferare, non siamo un auditorium, non siamo una sala convegnistica, non organizziamo mostre. Queste sono cose che dobbiamo far fare ad altri, perché, se fatte qui, abbiamo verificato che costano molto, molto di più.
  Quindi, una cosa è essere aperti ai cittadini, una cosa è dare la possibilità a chi è «azionista di riferimento» di questa istituzione di potere interagire, partecipare, verificare, toccare con mano la qualità del lavoro svolto, ben altra cosa è quella di sostituirsi e di reinventarsi ruoli che non sono proprio i nostri e che, però, costano, costano tanto. Abbiamo verificato che si potrebbe ipotizzare un costo giornaliero di questa istituzione di 730 mila euro, al netto del costo dei dipendenti. Quindi potete immaginare quanto potremmo risparmiare da una oculata gestione degli spazi della Camera.
  Abbiamo parlato di consulenze e invitato a un ulteriore sforzo nel taglio di queste consulenze, nell'evitare l'esternalizzazione dei servizi, laddove abbiamo verificato esserci del personale qualificato. Non più tardi di due lustri fa, è stato fatto un bando a cui hanno partecipato tanti giovani preparati che oggi potrebbero essere indirizzati ad altri ruoli all'interno alla Camera, potrebbero essere formati, e potrebbero abbandonare quel ruolo che appartiene al passato, di anticamera, che dà anche un'immagine vecchia di questa istituzione, oltre che inefficiente, per dirottarli su ruoli importanti. Abbiamo visto la difficoltà che abbiamo, per esempio, per quanto riguarda il comparto documentaristico che è uno dei fiori all'occhiello di questa Camera. Abbiamo preso esempio anche da ciò che è stato fatto, dall'immenso sforzo che è stato fatto dal 2007 ad oggi, nel processo di digitalizzazione di tutto quello che è il racconto di ciò che avviene all'interno della Camera, quindi dal servizio stenografico a tutti i resoconti, che ha diminuito, e di molto, i suoi costi e aumentato, e di molto, la sua qualità.
  Quindi, questa è la strada che noi dobbiamo seguire. È inevitabile che questa strada porti a delle scelte drastiche, porti a delle scelte che noi dobbiamo essere in grado di affrontare e di assumere come politici, che di fronte ai cittadini, a cui chiediamo degli sforzi ben superiori a quelli che noi stiamo oggi adottando, si assumono le proprie responsabilità. Tra le nostre responsabilità c’è anche quella di prendere atto del fatto che la politica deve dare l'indirizzo, ma non possiamo chiedere all'amministrazione di riformare se stessa, perché la storia di questa Camera, e anche di altre istituzioni, lo testimonia: non è possibile risolvere i problemi con le stesse persone che li hanno generati. Pag. 76Quindi, noi – di questo sono estremamente lieto – della Lega Nord siamo orgogliosi di aver fatto passare il principio per cui ci possa essere un ricorso ad un advisor esterno, che individui quali siano i migliori processi per dare un migliore servizio ai cittadini. Questo è un punto nodale. Abbiamo fatto riferimento anche a un'esperienza del passato, una precedente illustre Presidenza, ovvero quella di Nilde Iotti, che nel 1989 aveva proprio utilizzato nove esperti, gratuitamente, che avevano fatto una analisi della situazione e dell'organizzazione della Camera e avevano anche già prefigurato alcune soluzioni. È disarmante quanto l'analisi di allora sia attuale. Questo non vuol dire che non siano state fatte delle cose da allora fino ad oggi. Anzi, è stato fatto molto. Il lavoro che è stato svolto dal Collegio dei questori nella passata legislatura e in questa legislatura è notevole, e non ha eguali in nessun'altra di quelle istituzioni che sono paragonabili alla Camera dei deputati.
  È vero, possiamo essere d'esempio in tanti aspetti, ma è altrettanto vero che, proprio perché noi siamo d'esempio, abbiamo maggiori responsabilità e, quindi, ci viene chiesto di operare quei tagli e di migliorare ulteriormente la funzionalità dei servizi e la qualità.
  Certo, l'obiettivo primario del mio gruppo sarebbe, oltre che diminuire i costi dell'Assemblea, anche quello di dimezzare il numero dei parlamentari. Ci abbiamo provato più volte e credo che quella sarebbe effettivamente la misura drastica, ma risolutiva di tanti problemi, di tanta inefficienza e, soprattutto, una notevole diminuzione dei costi. Su questo non c’è assolutamente ombra di dubbio.
  Quindi, abbiamo portato all'attenzione dell'Assemblea tanti aspetti, incentrando la nostra azione proprio su misure che possono essere attuate immediatamente e, quindi, portare immediati ricavi, perché il nostro obiettivo non è quello di recuperare delle marginalità, come una visione manageriale potrebbe portare a pensare, ovvero dei tagli lineari, ma è quello di ottenere dei risparmi strutturali, di abbassare gradualmente del 5, 10, 15, 20 per cento il costo della Camera: stiamo parlando di un miliardo di euro.
  Quindi, sono obiettivi ambiziosi in cui noi crediamo perché sappiamo essere possibili. Sappiamo che sono possibili anche perché oggi c’è la volontà – almeno quello che percepiamo noi – di molte forze politiche all'interno di quest'Aula, c’è la capacità, ci sono le competenze per poterlo fare. Allora, abbiamo oggi definito il percorso da seguire, questa strada l'abbiamo imboccata, ora non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo rimboccarci le maniche e portare a casa al più presto i risultati che noi tutti speriamo e soprattutto che il Paese ci chiede di ottenere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Non essendo presente si intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Camera dei deputati, come noto, è organo costituzionale dotato di autonomia finanziaria e contabile. Di conseguenza, potendosi avvalere di una dotazione annua prevista dal bilancio dello Stato, la Camera procede alla predisposizione e all'approvazione del proprio bilancio. È infatti previsto dall'articolo 66 del Regolamento che tali documenti, predisposti dai deputati questori e successivamente deliberati dall'Ufficio di presidenza, vengano discussi e votati in Aula. L'Assemblea è stata perciò chiamata oggi a discutere e votare in merito.
  Il conto consuntivo per l'anno finanziario 2012, deliberato dall'Ufficio di presidenza in data 6 agosto 2013, si riferisce ed espone i risultati di una gestione svoltasi completamente nella precedente legislatura. Diversamente dalla prassi consolidata, il conto consuntivo non è stato approvato dagli organi di direzione politica uscenti. Provvediamo allora oggi, anche perché l'approvazione dei risultati relativi Pag. 77al passato anno finanziario sono prodromici all'approvazione del bilancio di previsione del 2013, che deve ricomprendere i risultati della gestione passata.
  Il previsionale 2013, con allegato il bilancio pluriennale per gli anni 2013-2015, ha avuto anch'esso un percorso in salita: l'Ufficio di presidenza della XVI legislatura avrebbe dovuto deliberare all'inizio dell'anno finanziario, non solo il consuntivo 2012, ma anche l'aggiornamento del quadro previsionale 2013-2015, dando la possibilità agli organi di direzione politica della successiva legislatura di procedere ad un aggiornamento degli stessi atti sulla base delle considerazioni dei predecessori. Ciò non è avvenuto, ponendo il Collegio dei deputati questori nella condizione di dover esporre ex novo all'Ufficio di presidenza i documenti contabili e finanziari relativi sia al 2012 che al 2013.
  Si è trattato di regolarizzare una situazione piuttosto complessa e ritengo, perciò, che tutti i deputati vogliano associarsi alla nota del plauso che intendo rivolgere al Collegio dei questori per il lavoro svolto. Senza voler entrare nel dettaglio delle singole voci di bilancio, vorrei proporre alcune considerazioni di ordine generale. La prima, fondamentale, è che sia i dati del consuntivo 2012, che quelli del previsionale 2013, si muovono nella chiara direzione del contenimento delle spese e della loro razionalizzazione. L'aggiornamento del quadro finanziario, l'andamento della gestione 2013 e gli effetti dei provvedimenti adottati ad inizio legislatura consentono di ottenere risparmi tali da permettere, non solo la restituzione al bilancio dello Stato di 10 milioni di euro, ma anche la riduzione di 50 milioni di euro della dotazione della Camera anche nel 2016, confermando e prorogando nel tempo la decisione assunta dal Governo Monti che, nel 2012, e per la prima volta nella storia, ridusse l'importo destinato al funzionamento della Camera.
  Sempre su questo tema è certamente da sottolineare il fatto che la dotazione relativa al 2013 risulta inferiore di 35 milioni di euro a quella relativa al 2008, anno di inizio della XVI legislatura, con una riduzione percentuale del 3,5 per cento. Se consideriamo, però, che in questo periodo il tasso di inflazione è stato dell'11,2 per cento, otteniamo in termini reali una riduzione delle risorse destinate alla Camera del 14,7 per cento. In altre parole e per rendere più chiaro ed esplicito il concetto, per assegnare nel 2013 la stessa dotazione in termini reali del 2008, l'importo previsto nel bilancio 2013 avrebbe dovuto essere di 1.087 milioni di euro rispetto agli attualmente previsti 943, con un incremento di ben 144,5 milioni di euro. Anche sul fronte delle spese di funzionamento, il trend risulta essere in costante ribasso. Siamo passati da un importo complessivo di 1.097 milioni di euro nel 2010 a 1.055 nel 2013 e 1.049 milioni di euro previsti nel 2014. La spesa indicata per il 2015 è sostanzialmente allineata a quella relativa all'esercizio precedente rimanendo comunque in termini assoluti inferiore a quella registrata nel 2008 che era pari a 1.069 milioni di euro, dato ancora più apprezzabile se si considera che nello stesso periodo la spesa statale fa segnare un incremento superiore al 10 per cento.
  Fra le spese di funzionamento particolare attenzione meritano la riduzione, sia in valore assoluto che in percentuale sulla spesa totale dell'istituzione, delle spese per i deputati in carica e per i gruppi parlamentari. Nel periodo 2008-2015, le prime si riducono di 20,7 milioni di euro e le seconde diminuiscono di 1,9 milioni di euro, pari al 5,6 per cento. In particolare, nel 2013, le spese per i deputati segnano una riduzione del 9,1 per cento rispetto all'esercizio precedente grazie anche alle misure deliberate dall'Ufficio di presidenza nell'aprile 2013. Gli stanziamenti a favore dei gruppi registrano, poi, una diminuzione di oltre 3 milioni di euro. Il costo del personale di servizio si riduce, nel periodo 2008-2015, di 10,5 milioni di euro, pari al 3,87 per cento, con una diminuzione prevista per il 2013 rispetto al 2012 del 5,79 per cento, sia in relazione ad interventi di razionalizzazione della spesa effettuati nel 2012, che per il blocco Pag. 78del turnover grazie a cui viene riconfermato il trend di diminuzione del personale in servizio.
  Per quel che riguarda le spese per beni e servizi, il dato previsionale relativo al 2015 risulta diminuito di 25,2 milioni di euro rispetto al consuntivo 2008, con una riduzione percentuale di quasi il 15 per cento. Il 2013 poi segna una riduzione delle spese del 5,5 per cento rispetto all'esercizio precedente. Oltre a tutto quanto sopra descritto, molteplici sono state le delibere normative adottate dal Collegio dei questori finalizzate a conseguire risparmi in svariati settori, rendendo così effettive le raccomandazioni di contenimento della spesa definite nel corso del 2012, in modo da addivenire ad una riduzione della spesa corrente totale di quasi il 3 per cento.
  La lunga serie di dati economici e contabili che vi ho elencato è stata probabilmente un po’ noiosa da ascoltare, ma attraverso questi dati ritengo di aver dimostrato con i fatti e numeri alla mano quanto sostenevo in apertura del mio intervento.
  Il bilancio consuntivo 2012, il progetto di bilancio 2013 e le previsioni relative al prossimo biennio si muovono nella giusta direzione del contenimento delle spese e della loro razionalizzazione per piccoli, ma costanti e continui passi, dando seguito e ampliamento agli interventi correttivi iniziati nel 2006 ed implementati e resi più rigorosi ed incisivi dall'azione del Governo Monti. Interventi significativi sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo che, però, hanno avuto il grande pregio di non recare pregiudizio allo svolgimento dell'azione parlamentare e alle funzioni di supporto, limitandosi a rimodulare e ridefinire contenuti e forme. La democrazia ha un costo e dobbiamo esserne consapevoli, ma questo costo deve essere accettabile e sostenibile per i contribuenti. L'alternativa sarebbe infatti una democrazia in vendita al miglior offerente.
  Discorso diverso sono invece gli sprechi, i privilegi, le clientele che tutta la classe politica deve impegnarsi ad eliminare, in primo luogo per dare risposte convincenti ad una primaria ed irrinunciabile esigenza di giustizia distributiva. Occorre dare motivazioni credibili e ragionevoli di ciò che si spende, di come lo si spende e del perché lo si spende. Occorre farlo prima che l'onda dilagante dell'antipolitica sommerga e travolga tutto, togliendo spazio alle motivazioni plausibili. La Camera con questo bilancio lo sta facendo. Certo c’è ancora molto da fare, siamo tutti perfettamente consapevoli che esistono ancora importanti margini di riduzione e razionalizzazione delle spese e che occorre proseguire con forza, convinzione e concretezza il cammino intrapreso, ma il percorso è iniziato e noi di Scelta Civica tracceremo la linea. Da questo punto di vista non possiamo che apprezzare le recenti decisioni del Collegio dei questori che, tramite il deputato questore Stefano Dambruoso, ha recentemente annunciato la decisione di non voler procedere al rinnovo dei contratti di locazione di quattro immobili di pregio nel centro di Roma, sede di 122 postazioni che avrebbero pesato sulle tasche dei contribuenti per 600 milioni di euro, procedendo, invece, a recuperare spazi all'interno delle proprietà della Camera grazie ad una seria azione di razionalizzazione dell'uso degli spazi.
  Sulla base delle considerazioni espresse, Scelta Civica esprimerà un voto favorevole all'approvazione del bilancio consuntivo 2012 e del previsionale 2013 della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese.
  Mi scusi, onorevole Palese, ma per la verità aveva chiesto di parlare il deputato Di Gioia che avevamo fatto slittare perché impegnato in una Commissione bicamerale. Siccome è presente, diamo subito la parola al deputato Di Gioia. Prego, ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, la ringrazio per la sua gentilezza che mi ha dato l'opportunità di slittare e quindi, Pag. 79di conseguenza, di potere intervenire sul voto al bilancio della Camera. Vorrei iniziare, ringraziando il Collegio dei questori che ci ha presentato con puntualità e con chiarezza sia il bilancio consuntivo del 2012 che il bilancio preventivo del 2013. Devo dire che hanno assunto una linea di comportamento estremamente chiara nella trasparenza, nella continuazione di un processo che è quello, appunto, di ridurre le spese di gestione della Camera dei deputati. Infatti, la riduzione di 50 milioni di euro per ciò che riguarda la dotazione è un atto significativo, ma sicuramente non è l'unico per il semplice fatto che è inserita all'interno di questo provvedimento di bilancio della Camera una serie di interventi di riduzione che vanno, appunto, dalla riduzione per ciò che riguarda le indennità suppletive dei parlamentari che hanno cariche istituzionali all'interno di questo Parlamento alla riduzione di oltre il 5 per cento dei dipendenti della Camera e di oltre il 10 per cento per ciò che riguarda le indennità dei parlamentari in quanto tali.
  Credo, oltretutto, che vi sia la necessità di chiarire alcune questioni. A me pare, infatti, che, al di là delle questioni importanti che vengono sottolineate e che riguardano appunto la trasparenza e la riduzione dei costi della stessa Camera, molte volte riusciamo a fare demagogia con grande semplicità e con grande capacità.
  Sono profondamente convinto che noi viviamo in un momento particolare della vita economica e sociale del nostro Paese ed è, quindi, giusto che la Camera si dia un comportamento di estrema trasparenza e anche di sobrietà. Credo, tuttavia, che sia ingiusto rincorrere continuamente quelle che possono essere le condizioni di difficoltà e di chiacchiericcio che provengono sistematicamente dall'esterno, facendo capire che oggettivamente, in questo Parlamento, non si lavora, non si determinano condizioni. Vi sono delle difficoltà oggettive che riguardano i dipendenti e anche gli stessi deputati, che sono rappresentati all'interno di questa Camera.
  Basti pensare, per esempio, a ciò che riguarda la riduzione dei trasferimenti ai vari gruppi che compongono questo Parlamento. Credo che sia ingiusto, soprattutto per coloro i quali hanno un numero di deputati inferiore – e mi riferisco, per esempio, al gruppo Misto – che vi sia stato un taglio talmente forte da determinare una condizione di non agibilità politica dello stesso gruppo. Credo che sia dovere dell'Ufficio di Presidenza e dello stesso Collegio dei questori rivedere anche questo tipo di ripartizione, perché ritengo che abbiamo tutti il dovere di potere esprimere e rappresentare all'intero di quest'Aula una serie di iniziative, appunto parlamentari, che ci consentono di poter esprimere i nostri punti di vista e le nostre possibilità di intervento.
  Alle stesso modo, credo anche – e mi avvio alla conclusione, confermando il voto positivo del gruppo socialista – che sia ingiusto nei riguardi dei lavoratori della Camera essere additati sistematicamente. Vi è, in questa Camera, da parte di questi lavoratori, grande professionalità, grande disponibilità nel servizio, grande condizione perché si possano determinare sempre maggiori possibilità di intervento, e quindi di partecipazione, al fine di dare supporto ai parlamentari nelle varie Commissioni. Quindi – lo ripeto – è ingiusto che i dipendenti della Camera vengano ad essere sistematicamente additati.
  Ecco perché ritengo che sia opportuno eliminare tanta demagogia e tanto populismo. Non credo, infatti, che tutto ciò giovi a questa Camera. Invito, ovviamente, il Presidente della Camera a fare in modo che si difendano le istituzioni parlamentari, perché credo che il grave danno che si possa fare, nel momento in cui si lascia spazio a populismo e demagogia, è quello di distruggere un'istituzione importante come questa. Alla luce di tali considerazioni, riconfermo il voto positivo del gruppo socialista al bilancio consuntivo e preventivo della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-PSI-PLI).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione svolta dal Collegio dei Questori sul conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno 2012 e sul progetto di bilancio per l'anno 2013, evidenzia una serie di scelte sulla strada della sobrietà, del rigore, del contenimento dei costi, dell'efficienza, che noi per primi chiediamo alla politica e, quindi, a noi stessi. Quello che stiamo per votare, colleghi, non è un semplice atto contabile, è un passaggio importante per recuperare il rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini, che negli anni si è andato sempre più incrinando per colpa della cattiva politica, da un lato, dei cattivi maestri dell'antipolitica, dall'altro.
  È proprio per sanare questa ferita alla democrazia che, dal 1994, Forza Italia e il Popolo della Libertà lavorano sotto la guida di Silvio Berlusconi per cambiare a fondo la politica e le istituzioni della nostra Nazione. Il Parlamento, onorevoli colleghi, spende per funzionare il denaro dei contribuenti, È un costo della democrazia al quale non possiamo ovviamente rinunciare.
  Si tratta di una garanzia di libertà, pluralismo, sovranità popolare. Ma proprio perché a tutti noi in quest'Aula sta a cuore la democrazia, stanno a cuore gli strumenti e i luoghi attraverso i quali la sovranità popolare si esercita – il Parlamento è il primo di essi – proprio per queste ragioni abbiamo il dovere di essere credibili, di essere pronti non solo ad annunciare sacrifici, ma a compiere scelte concrete di sobrietà e di contenimento dei costi. Il denaro dei cittadini è sacro, a maggior ragione per noi, che siamo come membri del Parlamento i rappresentanti della sovranità popolare. La storia del parlamentarismo è la storia del trasferimento della sovranità al popolo attraverso il controllo della spesa. Sarebbe davvero paradossale se fosse proprio la nostra spesa, la spesa di funzionamento del Parlamento, a sfuggire a tale controllo. Abbiamo al contrario il dovere di un supplemento di trasparenza e di rigore, anche rispetto ad altre amministrazioni dello Stato. Questo non significa affatto essere punitivi o voler umiliare il ruolo del parlamentare. Questa funzione di rappresentanza, colleghi, dev'essere esercitata con dignità e libertà, e questo significa anche che i parlamentari debbono essere retribuiti in modo da poter svolgere il loro lavoro senza dipendere da aiuti esterni comunque interessati e condizionanti; ma significa soprattutto che la spesa per il funzionamento del Parlamento dev'essere funzionale, efficiente, rigorosa. Soprattutto, deve tradursi in un effettivo beneficio per la qualità del lavoro dei parlamentari, e quindi per i cittadini che qui sono rappresentati. Non possiamo permetterci, colleghi – e questo è ben recepito nel bilancio che ci viene proposto –, di seguire criteri di spesa storica, di assecondare abitudini consolidate, di non sfruttare l'innovazione in tutti gli strumenti che essa ci offre per ridurre i costi e migliorare le prestazioni. Il Parlamento non è un'azienda, ovviamente, ma da questo punto di vista ha la possibilità, e quindi il dovere, di applicare lo stesso rigore che la migliore azienda impiegherebbe nella razionalizzazione delle procedure, nel contenimento delle spese, nell'incremento dell'efficienza.
  L'autodichia, che è una garanzia irrinunciabile della libertà del Parlamento, non significa affatto esenzione dalla responsabilità, significa al contrario una responsabilità ancora più grande. Il Parlamento, che è il luogo nel quale vengono approvate politiche di rigore, di contenimento della spesa, di sacrifici per i cittadini per superare la più difficile crisi economica mondiale del dopoguerra, non può che essere all'avanguardia, fra le istituzioni dello Stato, nell'applicare a se stesso la riduzione dei costi che chiede alle altre amministrazioni pubbliche.
  Per questo considero i dati sulla riduzione dei costi, nella misura del 3 per cento annuo, contenuti nella proposta di bilancio al nostro esame: se questo fosse l'andamento della spesa pubblica in Italia Pag. 81nel suo complesso, se anche soltanto, al netto degli incomprimibili interessi sul debito, le amministrazioni dello Stato operassero la stessa riduzione dei costi senza perdere in efficienza, allora non soltanto il lacerante dibattito su nuove forme di tassazione non avrebbe ragione d'esistere, ma al contrario potremmo ragionare su riduzioni della pressione fiscale, avremmo le risorse per quel taglio serio del cuneo fiscale che le aziende e i lavoratori ci chiedono disperatamente, per non perdere i residui margini di competitività sul mercato globale.
  Ho parlato, onorevoli colleghi, di contenimento dei costi senza perdere in efficienza, perché questa è la strada possibile, che è stata seguita e che dobbiamo continuare a seguire. Questo si traduce, per esempio, nel progressivo abbandono, già deliberato, dei costosissimi e sottoutilizzati spazi di palazzo Marini, ma anche nell'individuazione, all'interno delle strutture esistenti, di un numero crescente di uffici e di postazioni di lavoro a disposizione dei deputati. Il punto d'arrivo ideale è offrire ai membri di questo Parlamento un numero adeguato di postazioni di lavoro a rotazione, non per esigenze di rappresentanza, ma per l'effettiva funzionalità del nostro lavoro. Allo stesso risultato, contenimento dei costi e incremento di funzionalità, si giunge attraverso un'azione che il Collegio dei questori ha compiuto, rompendo tradizioni consolidate: il deciso passaggio a supporti immateriali consentito dalla tecnologia informatica, che ha reso superflua l'enorme mole di documentazione cartacea prodotta per molto tempo dal Parlamento, ed ha reso al tempo stesso più ampia la documentazione a disposizione del singolo deputato, e più semplice la sua consultazione.
  Questa è la strada che la Camera deve seguire, per quando riguarda l'attività di rendicontazione, di documentazione, di convocazione degli organi: lo strumento cartaceo deve diventare un'eccezione, disponibile attraverso la stampa di volta in volta dei documenti necessari.
  Onorevoli colleghi, vengo ora ad un tema oggetto di frequenti polemiche giornalistiche in questi mesi: la questione delle retribuzioni e delle condizioni contrattuali del nostro personale dipendente.
  Su questo tema chiarezza e trasparenza sono essenziali perché tutti siano in grado di conoscere i dati, e nessuno sia messo in condizione di contrabbandare cifre inattendibili. La questione va affrontata.
  Tutti noi conosciamo il personale della Camera, abbiamo imparato sedendo in questo Parlamento ad apprezzarne la professionalità, la lealtà, lo spirito di sacrificio, la disponibilità. Senza l'apporto prezioso di ciascuno di loro, dal Segretario generale fino agli assistenti parlamentari, l'attività parlamentare sarebbe impossibile.
  Ed è quindi con la consapevolezza che la loro professionalità non va in nessun modo mortificata, che affronto anche questo aspetto. Ma non credo di mortificare la professionalità del nostro personale dipendente dicendo che anche in quest'ambito possiamo recuperare efficienza, rendere più produttivo il lavoro, eliminare qualche sacca residua di malfunzionamento, esaltando così il lavoro, le capacità, l'impegno attraverso una gestione più meritocratica. Mi pare ci siamo avviati su questa strada, ed anche questa è una strada da proseguire.
  Vi è un ultimo aspetto, onorevoli colleghi, sul quale credo sia doveroso soffermare per un momento la nostra attenzione: il bicameralismo perfetto, previsto dalla nostra Costituzione, ha portato alla totale duplicazione di strutture e di costi, fra questo e l'altro ramo del Parlamento. Molti pensano, ed io sono fra questi, che tale assetto costituzionale sia obsoleto e che la riforma costituzionale che tutti invochiamo deve comportare certamente il superamento. Ma è del tutto evidente che a Costituzione vigente il bicameralismo perfetto non può essere messo in discussione, neppure surrettiziamente.
  Questo non significa tuttavia che non si possa ragionare sull'introduzione consensuale fra i due rami del Parlamento di criteri di omogeneità di scelte, come si è già fatto in parte per esempio per quanto riguarda i percorsi di carriera del personale. Pag. 82E non significa neppure che non si possa ragionare su economie di scala, attraverso la fusione di servizi – citerò solo a titolo d'esempio il servizio studi – che svolgono una funzione tecnica di supporto che potrebbe essere anche più efficiente se omogenea fra Senato della Repubblica e Camera dei Deputati.
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero concludendo ringraziare il Collegio dei Questori e l'intero Ufficio di Presidenza per l'eccellente lavoro svolto in questi mesi, dal principio della legislatura ad oggi, per assicurare, in condizioni non facili, il contenimento dei costi, il decoro della struttura e l'efficienza del nostro lavoro, un lavoro assai importante e che deve certamente continuare, un lavoro anche per impedire in questo Paese che si possa passare dal dettato costituzionale che il nostro Paese è una Repubblica, costituita e fondata sul lavoro, a una Repubblica che è costituita e fondata sugli scontrini.
  Credo che l'approvazione di questo bilancio sia la dimostrazione concreta del fatto che sobrietà, rispetto per i cittadini, impegno per recuperare credibilità alla politica non siano soltanto parole o slogan per le trasmissioni televisive. Quando diventano atti concreti, come oggi, è giusto sottolinearlo, perché così si da prestigio al Parlamento, e così facendo si rende la democrazia più forte e più stabile (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Signor Presidente, «Sono saliti sul nostro palazzo» così esordiva un collega del PDL quando alcuni deputati del MoVimento 5 Stelle salirono sul tetto di questo palazzo per manifestare e dire che la Costituzione è di tutti e che i partiti la stavano violando o meglio drogando, e nel frattempo il collega Fraccaro ricordava a tutti che questo palazzo è dei cittadini.
  Qualche settimana dopo i telegiornali riportano tutti la stessa notizia: ridotto di 50 milioni il costo della Camera senza inficiare la qualità dei lavori; come se la discussione e la votazione di un emendamento ogni 20 secondi in Commissione cultura documentata dal MoVimento 5 Stelle con un video non fosse mai avvenuta. In effetti per i telegiornali del Paese con un'informazione per lo più, non tutta, penosa la notizia non è mai esistita.
  Però io cittadino, ignaro che alla Camera la qualità dei lavori sia assente o che venga usata solo per farsi belli con le dichiarazioni di facciata, da casa ascolto che la Camera ha ridotto di 50 milioni il suo costo e dovrei essere felice ma un dubbio, e forse qualcuno in più, mi pervade: come mai la Camera emana una legge di iniziativa parlamentare, in media una all'anno ? Come mai sento spesso dire «il legislatore non ha scritto bene la legge» come se il legislatore fosse un extraterrestre e non uno di questi Parlamentari pagati per fare leggi di qualità ?
  E così mi pongo un'ipotetica risposta: ma non è che la qualità era già così bassa che non può ulteriormente diminuire ? Ed il tutto nonostante le tante brave persone, competenti e volenterose, che operano in questo palazzo che è la Camera, e che purtroppo vengono spesso depotenziate.
  Poi questa mattina sento per caso, da Internet, che il MoVimento 5 Stelle chiede alcuni limiti di tempo e di spesa per il mandato del Segretario generale, e che tutto quello che è stato proposto in merito viene dichiarato inammissibile, ovvero non si può discutere, o bocciato. Avrebbe fatto risparmiare subito circa 200 mila euro l'anno. Sento parlare di norma ad personam da chi governa con il re delle norme ad personam, da chi qualche giorno fa, tramite un suo senatore, Sposetti del PD, ha introdotto una norma ad personam nel decreto-legge cosiddetto della pubblica amministrazione, e mi viene da sorridere, Presidente. Ancor di più sorrido se penso che il Segretario generale alla Camera è uno solo: quindi, quale norma ad personam ? Di chi si dovrebbe parlare, volendosi riferire al Segretario generale ? A qualche operaio cassaintegrato ?Pag. 83
  E allora riferiamoci ad un operaio cassaintegrato, ad un disoccupato, ad un imprenditore in difficoltà, ad un giovane in cerca di lavoro: ciascuno di essi, pur riconoscendo l'importanza e le responsabilità di un ruolo come quello del Segretario generale, cosa dovrebbe pensare quando nel suo Paese c’è chi può per un tempo illimitato prendere 500 o 600 mila euro lordi l'anno mentre lui è in difficoltà ad andare avanti ?
  Nella casa della buona politica accade questo, Presidente. Ma è una casa che si sta costruendo mattone dopo mattone, ci viene detto. Peccato che nel frattempo, mentre questa casa viene costruita, le fondamenta siano di sabbia, e che fuori ci siano persone che hanno difficoltà a pagare l'affitto o il mutuo della propria, di casa. Peccato che mentre la casa dei privilegi viene sistemata, i pilastri costituiti dai valori, onestà, moralità, etica e credibilità, siano crollati. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo qui per ripristinarli, per ridare questo palazzo ai cittadini onesti. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, colleghi, in questo momento sono il capogruppo di un gruppo parlamentare di cui vado veramente fiero. Non ho lavorato tanto a questo provvedimento: ho dato pochissimo, perché preso da mille altri provvedimenti; ma ho visto quattro leoni agguerriti e affamati di equità, giustizia ed efficienza. Quattro grillini; che poi mi dovreste spiegare perché «grillini». C’è una sorta di superbia e mancanza di rispetto in tutto ciò. Voi non vi chiamiamo «berlusconini», voi non vi chiamiamo «lettini» o «epifanini»; ma questo non è importante.
  Dicevo, quattro ragazzi hanno spulciato cercando quei famosi sprechi di cui molti qui dentro ne hanno fatto una bandiera in qualche talk show: appuntamenti nei quali vi ho sentito parlare spesso di spese folli e di tagli obbligati per quegli sprechi. Ebbene, i nostri hanno presentato ordini del giorno che porteranno la Camera a risparmiare oltre 150 milioni di euro, ovvero un 15 per cento circa del bilancio della Camera. Queste fanno parte di quelle spese inutili che portano un palazzo come questo a costare circa un miliardo di euro l'anno.
  Sapete cosa ci possiamo fare con un miliardo ? Potremmo non far pagare l'IMU sulla prima casa alle fasce più deboli. Avremmo potuto far slittare l'aumento dell'IVA. Avremmo dato un reddito di dignità ad oltre 120 mila persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con un solo palazzo avremmo evitato a tutte queste persone di andare a cercare da mangiare nei cassonetti della spazzatura.
  Ieri sera mentre, tornavo a casa, una scena solita, che ormai purtroppo capita spesso nel nostro Paese: un signore mi chiedeva un piatto di pasta per strada. Non voleva i soldi, voleva un piatto di pasta. Infatti mi ha detto: ti aspetto qui, non voglio i soldi; se mi porti un piatto di pasta mi fai contento. Ebbene, io queste scene non le voglio più vedere: perché è obbligo di chi amministra questo Paese, e non riesce a risolvere queste problematiche, stringere la cinghia per primo. Il buon padre di famiglia è il primo a stringere la cinghia, e poi fa la stessa cosa coi figli; ma il primo è lui, i primi dovremmo essere noi.
  I nostri ordini del giorno non sono politici, sono di buonsenso. Vi elenco alcuni dei risultati: si parte inizialmente da piccoli ma importantissimi passi, come quello di prevedere erogatori d'acqua, introdurre materiali riciclati, la possibilità dell'obbligo di discutere il bilancio della Camera a inizio anno, entro i primi tre mesi, e non a fine anno. Discutere regolarmente il bilancio di previsione con non meno di sei mesi di ritardo denota una prassi patologica da parte dell'amministrazione, avallata dai vertici politici, cui incombe il governo della Camera, che spoglia Pag. 84questa Assemblea di ogni possibilità di condizionamento delle scelte di governo e gestione dell'amministrazione.
  Poi abbiamo chiesto anche tagli di buonsenso, come l'introduzione di un limite temporale – se ci ascoltano i segretari – per il Segretario generale della Camera, di buonsenso perché è così per tutte le posizioni apicali della pubblica amministrazione, di buonsenso perché la legge è uguale per tutti.
  Chiediamo di risparmiare carta, ormai esiste Camera DOC, e non mi dite che non sapete usare le nuove tecnologie perché siamo nel 2013 e noi obblighiamo i dipendenti pubblici a fare dei corsi di formazione per utilizzare i nuovi sistemi operativi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dobbiamo crescere ed obbligarci all'aggiornamento anche noi. Un paio di mesi fa vi siete offesi quando vi abbiamo detto che siamo anche noi dei dipendenti dei cittadini, io oggi ve lo ripeto e vi dico: anche noi dobbiamo essere superefficienti.
  Infine abbiamo chiesto anche cose molto importanti, che fanno risparmiare importi importanti: che ci facciamo con un ristorante di lusso a prezzi modici all'interno di questo palazzo ? Convertire il ristorante per i deputati, sito al piano Aula, in una mensa self-service, in modo da alleviare il carico di utenza della mensa sottostante – eventualmente anche selezionando le categoria di soggetti che possono accedervi – è una misura di buonsenso, niente di più. Abbiamo richiesto l'obbligo di utilizzare in modo sistematico e tassativo i parametri prezzo/qualità individuati da Consip Spa, l'abbiamo creata noi la Consip, 100 per cento del Ministero delle finanze, utilizziamola cortesemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Sul Capitolo 40 del bilancio preventivo della Camera dei deputati per l'esercizio finanziario 2013, relativo alle pensioni, ricordiamo che le pensioni che avete traslato di un paio d'anni – non voi, la Fornero, siamo d'accordo, ma c'eravate anche voi – gravano tra l'altro di circa 3 milioni e 300 mila euro, ma per trattamenti pensionistici corrisposti a dodici dipendenti in pensione che, oltre ad essere in pensione, percepiscono redditi da lavoro dipendente. La legge parla in maniera differente, ma noi stiamo a guardare.
  Considerare l'azzeramento della contribuzione per il Circolo Montecitorio dal 2014, lo vogliamo eliminare ? Abbiamo ridotto l'erogazione per il Circolo Montecitorio, eliminiamolo subito, altri 50 mila euro di risparmio. Utilizzare il meraviglioso servizio di car sharing al posto delle auto blu, guidiamola una macchina, non c’è bisogno dell'autista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Buona parte dei nostri ordini del giorno sono stati accolti, ma la maggior parte – purtroppo – è stata riformulata, per questo esprimeremo voto contrario sia sul consuntivo che sul previsionale. Alcuni dei più importanti però non sono stati approvati, però principalmente, questori, anche se vi liberate il banco, visto che sto parlando con voi, sarebbe anche di buona educazione, perché mentre parlo con i questori mi farebbe piacere essere ascoltato. Presidente, pure lei, anche perché ho la necessità, proprio da voi questori, in particolare dal questore Fontanelli, di un chiarimento. In questi anni molti dipendenti della Camera ormai sono andati in pensione e non c’è più ricorso al turnover, e vi è al momento una struttura sottoorganico. Ho bisogno di un chiarimento, questore Fontanelli, mi è sembrato di evincere dalle sue parole all'inizio una prospettiva che mi preoccupa molto, lei ha detto: credo che al riguardo sia giunto il tempo di affrontare il tema di un rinnovamento culturale e professionale della nostra amministrazione – mi corregga nel caso – un rinnovamento che non può più fare a meno di nuove energie e delle capacità progettuali presenti fra le eccellenze del mondo universitario e accademico, attraverso un'apertura ragionata di finestre nel muro del blocco del turnover.
  Io spero veramente che tali affermazioni non nascondano una possibile intenzione di superare il blocco del turnover, derogando l'insuperabile principio costituzionale dell'articolo 97, comma 4, secondo Pag. 85il quale agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Internalizzare personale esterno determina uno spoil system mascherato, con il rischio di una deriva weimariana dallo Stato di diritto allo Stato discrezionale. Se fosse così, sappiate che difenderemo il principio costituzionale con tutte le nostre forze.
  Tutti noi dobbiamo assolutamente risparmiare ancora molto di più; siamo all'inizio; dobbiamo prendere decisioni importanti e decisioni che riguardano anche i nostri stipendi. Dimostriamo che non c’è conflitto di interesse, tocchiamo i diretti interessati, cioè noi.
  Voglio finire questo intervento con due frasi di Paolo Borsellino. Mi piace ricordarlo quando diceva: «I partiti dovrebbero non solo essere onesti, ma anche apparire onesti», ma soprattutto mi riempiva di orgoglio – proprio lui – sentirlo dichiarare che ogni fine mese si faceva un esame di coscienza per capire se quello stipendio se l'era meritato. Borsellino si faceva l'esame di coscienza; ce lo vogliamo fare pure noi questo esame di coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mauri Ne ha facoltà.

  MATTEO MAURI. Signora Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a dare una risposta concreta a una domanda che l'opinione pubblica rivolge con forza, non solamente a noi, ma alla politica tutta. Discutere del bilancio – guardate – non significa parlare solo di numeri; significa parlare dell'idea che abbiamo del rapporto tra istituzioni e cittadini, di un rapporto che deve essere sempre equilibrato, e non solo perché siamo in un momento di crisi; significa parlare con i fatti dell'idea che abbiamo della democrazia, quella con la «d» maiuscola; significa raccontare del rispetto che abbiamo per l'alto ruolo che siamo stati chiamati temporaneamente a ricoprire nell'interesse di tutti.
  Ma oggi la nostra responsabilità è doppia: da un lato, dobbiamo dare un segnale tangibile ai cittadini che stiamo lavorando seriamente per garantire trasparenza, sobrietà e rigore, ma, dall'altro, dobbiamo farlo assicurando contemporaneamente massima efficacia, qualità e funzionalità. Anche questo è un nostro dovere primario nei confronti dei cittadini, anche questo è quello che si aspettano da noi.
  Ringraziandovi per l'attenzione che mi darete dopo questo mio appello, continuo. Questi due fattori, la sobrietà e l'efficacia, il costare il meno possibile e il funzionare il meglio possibile si possono incontrare in un solo concetto, quello dell'efficienza. Questo perché il metro per misurare l'efficacia è solo quello del raggiungimento dell'obiettivo, che si potrebbe in teoria anche realizzare però con un grande spreco di risorse. Al contrario, la sobrietà da sola può invece far risparmiare, di per sé, ma può anche portare a pessimi risultati. Fare efficienza significa, invece, raggiungere lo scopo e farlo con l'impegno minimo delle risorse necessarie: questo è il nostro dovere, questo è quello che tutti ci chiedono, questo dobbiamo riuscire a fare e su questo verremo misurati.
  Lo dico perché – guardate – è uno sport – anche dall'ultimo intervento che ho sentito è chiaro – molto diffuso quello di criticare in modo demagogico e di demolire, per conquistare forse qualche consenso. Attenzione perché questa è una cosa pericolosa. La democrazia ha un costo: deve essere quello giusto – l'ho detto prima – ma ha un costo, come tutto, altrimenti non può funzionare.
  E permettetemi su questo di fare forse un riferimento un po’ leggero, perché mi viene in mente un bel video musicale di qualche anno fa in cui il protagonista si toglieva progressivamente di dosso tutto per attirare l'attenzione, per farsi guardare: prima i vestiti e poi, in un vortice di esibizionismo che assomiglia molto ad alcune cose che ho sentito, per aumentare proprio quell'attenzione attorno a sé si strappava prima la pelle e poi tutti i muscoli, uno a uno, fino a rimanere uno scheletro che improvvisamente, guarda Pag. 86caso, non interessava più a nessuno. Attenzione a non far fare alle nostre istituzioni quella fine lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  E, allora, tornando al bilancio consuntivo e a quello preventivo chiediamoci: rispondono a questa esigenza di efficienza ? Vanno nella giusta direzione ? Hanno imboccato la strada della virtù ? I dati parlano chiaro e ci dicono che la dotazione della Camera si riduce rispetto al 2012 di 50 milioni di euro per gli anni 2013, 2014 e 2015. Ci dicono che all'inizio di questa legislatura si sono fatte scelte non scontate di contenimento della spesa, che ci permetteranno risparmi strutturali che estenderanno la riduzione dei 50 milioni di euro anche al 2016. La riduzione delle indennità dei titolari di cariche interne, la riduzione delle spese di rappresentanza, di quelle delle consulenze, delle collaborazioni, gli altri risparmi, tutto questo ci permetterà di risparmiare 200 milioni di euro dei contribuenti nei prossimi anni e di restituire al bilancio dello Stato anche 10 milioni in più, arrivando così a un risparmio di 60 milioni solo quest'anno. Questo è indubbiamente un bel risultato e ottenuto in poco tempo !
  La razionalizzazione degli spazi della Camera, disseminati per il centro di Roma, il recesso di affitti costosi, la riduzione dei canoni di altri palazzi, la decisione di abolire gli alloggi di servizio del Presidente, dei Vicepresidenti e dei Questori, sono tutte scelte giuste che ci devono fare sentire orgogliosi del lavoro che stiamo facendo, altro che ! E non dimentichiamo che già negli scorsi anni qualcosa di concreto si è fatto. Senza il blocco del turn-over la situazione dei dipendenti sarebbe stata oggi probabilmente fuori controllo; senza gli interventi correttivi dal 2006 l'indennità dei parlamentari oggi sarebbe stata maggiore di un terzo, per esempio. E fatemi dire una cosa sui compensi. Qualcuno nel dibattito ha sostenuto che si starebbe perdendo tempo su questo e che l'aver messo in luce la necessità di fare una comparazione ragionata con gli altri Paesi europei sia solo un modo per rimandare la decisione. Beh, lasciatemelo dire: non è così ! L'Ufficio di presidenza e i questori stanno lavorando seriamente su questo e hanno messo già in evidenza che i modelli sono tra loro molto diversi. Per esempio, se la voce del servizio dei collaboratori viene computata a carico del deputato o, al contrario, del Parlamento questo incide, e anche di molto. E come questo ci sono tanti altri esempi.
  Ma, allora, decidiamo insieme una cosa. Teniamo come riferimento i principali Parlamenti d'Europa ? D'accordo. Allora, vengano riparametrati tenendo conto delle diverse caratteristiche e, alla fine, esca una cifra. Noi diciamo una cosa chiara: non un euro sopra quella cifra, in modo che su questo non ci siano più spazi per polemiche pubbliche e rendite di posizione che contribuiscono solo a delegittimare la politica e chi la fa, con un danno evidente di tutti.
  Dicevamo dei collaboratori. Ho sentito parole pesanti nel dibattito, anche oggi con l'onorevole Di Stefano. Ho sentito parlare di contratti da fame in rapporto alle ore lavorate, di accordi non rispettati confidando nel fatto che magari un giovane non si sarebbe azzardato a fare causa o, addirittura, di rapporti di lavoro in nero. Bisogna dire una parola chiara e netta su questo: non è accettabile che ci siano sacche di illegalità, di mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, di violazione della dignità delle persone. Non è accettabile e non possiamo accettarlo, a maggior ragione, noi qui. Se è vero, chi sa parli; chi sa denunci pubblicamente i fatti; chi sa non si tiri indietro. Se su questo è possibile usare anche da noi il modello che in altri Paesi si fa, cioè quello di un rapporto economico diretto tra Camera e collaboratori, beh, allora poche parole: si faccia e basta.
  Qualcuno penserà: non è certo con i risparmi previsti in questi bilanci consuntivi e di previsione che salveremo l'Italia dalla crisi. Beh, non sarà così, ma la dimostrazione che c’è una classe politica attenta e in sintonia con i bisogni degli italiani è il segnale giusto che serve se si Pag. 87vuole essere autorevoli nelle scelte, complicate e a volte dolorose, che siamo chiamati a compiere.
  Facciamo in modo che il termine «casta» non venga più associato istintivamente alla politica; è nell'interesse di tutti. Poi, guardate, possiamo starne certi, si è capito anche oggi, ci sarà sempre qualcuno per cui tutto quello che si fa non sarà mai abbastanza, qualcuno che farà sempre più uno per il gusto della polemica. Ma mi piacerebbe che anche qui dentro, anche tra di noi, ci si riconosca senza pregiudizi quando si va nella direzione giusta.
  Se la questione è che si può sempre migliorare, ci troviamo d'accordo e siamo qui anche per questo. Anche nel dibattito di oggi tante idee sono uscite, comprese alcune nuove, e io penso che siano tutte da tenere in considerazione. Dobbiamo sapere però che, proprio per aumentare l'efficienza, non basta lavorare sui bilanci di Camera e Senato. Lo dobbiamo fare, lo dobbiamo fare al meglio, ma non può essere solo questo. Non possiamo limitarci a far funzionare meglio quello che c’è, dobbiamo innovare, dobbiamo produrre meglio in tempi più rapidi. È una necessità assoluta. Il prodotto del Parlamento sono le leggi che facciamo e, per farle meglio e prima, dobbiamo finalmente superare un bicameralismo perfetto, anacronistico e inefficiente che ci limita. Sarà banale, ma fare le riforme costituzionali significa in questo caso anche risparmiare, oltre che fare meglio, e noi coerentemente siamo tra quelli che stanno provando a farlo. Ma soprattutto – fatemelo dire in conclusione – dobbiamo essere orgogliosi e consapevoli del compito che ci è stato affidato. Quest'Aula, questi luoghi, sono quelli in cui si è deciso cosa sarebbe stato questo Paese e dove si deciderà il suo futuro. Questo è il luogo delle idee, delle parole, dei fatti, questo è il luogo della democrazia, è lo strumento attraverso cui la democrazia prende forma e sostanza; è lo strumento con cui la sovranità popolare si esercita. È il luogo dei cittadini.

  PRESIDENTE. Deputato Mauri, la prego di concludere.

  MATTEO MAURI. Se amiamo veramente la democrazia, dobbiamo difendere questa istituzione. Non dobbiamo svilire il suo e il nostro ruolo e dobbiamo lavorare insieme per farla funzionare al meglio e in modo moderno. Anche così possiamo riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Allora – e concludo – se la domanda è: questi bilanci sono un importante passo avanti ? La risposta è sì. Se la domanda è: si deve fare ancora di più e meglio ? La risposta è sì, certamente. Ma se la domanda è: siamo sulla strada giusta e possiamo andare davanti agli italiani a testa alta ? La risposta è sì. Il nostro voto, signora Presidente, è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul conto consuntivo e sul progetto di bilancio.
  Ha chiesto di parlare il questore Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO, Questore. Signor Presidente, siamo giunti al termine di questo percorso di analisi e valutazione attenta del bilancio che abbiamo presentato sia in termini di consuntivo per l'approvazione sia prospettando quali sono i nostri orientamenti per quello del 2014, che andremo ad iniziare da qui ad un mese. Tutto il Collegio dei questori sente davvero di dover ovviamente ringraziare né in modo interessato né in modo particolarmente strumentale per il lavoro fatto dalla Camera dei deputati e da tutto lo staff che quotidianamente segue il lavoro che con fatica stiamo portando avanti. È un lavoro che gradualmente sta portando davvero a risultati inimmaginabili soltanto sino all'ultima gestione. Quindi, davvero grazie e volevo che condividessimo, per chi lo ritiene evidentemente, un'ottimistica previsione davvero di cambiamento sostanziale nell'approccio con la gestione del denaro pubblico che questo Palazzo annualmente si trova a gestire. Grazie, ancora.

  PRESIDENTE. La Presidenza si associa al ringraziamento anche in particolar Pag. 88modo per il lavoro di tutto l'Ufficio di presidenza – del Collegio dei questori in primo luogo – e della struttura dell'amministrazione.

(Votazioni – Doc. VIII, nn. 1 e 2)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 1, Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2012.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Ottobre, Piepoli, Chimienti, Fitzgerald Nissoli, Duranti, Lenzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  448   
   Votanti  444   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 363    
    Hanno votato
no   81).    

  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. VIII, n. 2, Progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Lavagno, Vacca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  449   
   Votanti  445   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 363    
    Hanno votato
no   82).    

  Sospendiamo a questo punto la seduta per un quarto d'ora, al fine di consentire la riunione del Comitato dei diciotto sul disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali.
  Ricordo che la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata al piano Aula. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 17,30, è ripresa alle 18.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (A.C. 1670-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1670-A: Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze Armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione.
  Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi nella discussione sulle linee generali.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1670-A)

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuditta Pini. Non essendo in Pag. 89Aula, si intende che vi abbia rinunciato. È iscritto a parlare l'onorevole Marazziti. Allora, colleghi, quelli che tra di loro sono al Comitato dei diciotto nel frattempo li chiamiamo. Procediamo con gli altri, poi quando arriveranno li faremo parlare. È iscritto a parlare l'onorevole Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, ho ascoltato in occasione della festa delle Forze Armate e dell'Unità d'Italia...

  PRESIDENTE. Onorevole Piras, mi perdoni, un secondo solo. Colleghi, possiamo per favore liberare l'emiciclo ? Onorevole Pini, colleghi, onorevole Lotti. Colleghi, se liberiamo l'emiciclo permettiamo all'onorevole Piras di parlare.
  Nel frattempo, anche per darne comunicazione all'Aula, alla Presidenza risulta che vi sia un'intesa tra i gruppi per cui non dovrebbero aver luogo votazioni nel pomeriggio di oggi. Quindi, invito i colleghi che vogliono rimanere in Aula, se vogliono, a rimanere, però anche a farlo in silenzio per permettere ai colleghi che stanno intervenendo di farlo senza essere disturbati. Giacché non ci saranno votazioni, nessuno è obbligato a rimanere in Aula. Prego, collega Piras.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, ho ascoltato, in occasione della festa delle Forze Armate e dell'Unità d'Italia, le parole del nostro Ministro della difesa rivolte ai nostri militari in missione all'estero. Parole così gonfie di retorica patriottica, grondanti del più vibrante orgoglio nazionale, di enfasi militarista, a declamare i mirabolanti risultati ottenuti sul campo: migliaia di chilometri di strade costruite, centinaia di scuole e di ospedali realizzati in quell'Afghanistan che pareva descritto come un Paese ormai avviato verso uno sviluppo sicuro di pace, benessere e normalizzazione.
  Personalmente ho trovato quelle parole assolutamente fuori luogo, lontane da quella necessaria sobrietà che dovrebbe essere la caratteristica saliente nella relazione con una vicenda complessa come quella afgana, costata migliaia di vite umane in un contesto decisamente lontano da ogni prospettiva di stabilizzazione e pacificazione, rispetto alla quale non siamo in grado – e non si è voluto nemmeno questa volta – di fare un bilancio compiuto degli obiettivi raggiunti e di quelli da raggiungere.
  Dice il Ministro Mauro che quelle regioni sono più sicure adesso, che lo sono anche grazie al nostro contributo militare e al sacrificio umano di decine di nostri soldati. Presidente, io...

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Lei ha ragione. Colleghi, colleghi, per favore. Abbiamo già precisato che non vi saranno votazioni, quindi nessuno è obbligato a rimanere in Aula. Colleghi, onorevole Allasia, colleghi. Nessuno è obbligato a rimanere in Aula se non è interessato alla discussione generale. La discussione generale procederà fino alle ore 20, senza votazioni. Chi rimane in Aula faccia la cortesia di mantenere un contegno e di prestare silenzio per permettere ai colleghi di intervenire. Prego, onorevole Piras.   PRESIDENTE. Lei ha ragione. Colleghi, colleghi, per favore. Abbiamo già precisato che non vi saranno votazioni, quindi nessuno è obbligato a rimanere in Aula. Colleghi, onorevole Allasia, colleghi. Nessuno è obbligato a rimanere in Aula se non è interessato alla discussione generale. La discussione generale procederà fino alle ore 20, senza votazioni. Chi rimane in Aula faccia la cortesia di mantenere un contegno e di restare in silenzio per permettere ai colleghi di intervenire. Prego, onorevole Piras.

  MICHELE PIRAS. Grazie di nuovo. Mi chiedo allora per quale ragione anche in giorni come questi, nei quali l'approssimarsi del 4 novembre ha riacceso i riflettori sul nostro contingente in Afghanistan, abbiamo visto l'attenzione e la paura negli occhi dei nostri soldati, appostati sulla linea del fronte, asserragliati nelle postazioni fortificate in attesa dell'ennesimo assalto dell'insorgenza talebana.
  Mi chiedo come si coniughi il concetto di sicurezza e rinascita civile con la tragedia dei 3 mila soldati morti, dei 54 italiani uccisi, della strage delle 70 mila persone, popolazione civile inerme ed incolpevole, lasciate sul terreno dalla barbarie di quella che non si può chiamare in maniera diversa se non guerra. Perché potete chiamarla e l'avete chiamata nelle maniere più svariate e fantasiose quella missione, ma resta, più banalmente, una missione di guerra nella quale il ruolo Pag. 90italiano si spiega solamente in relazione ad interessi ed obiettivi che nulla hanno a che vedere con i bisogni e, forse, anche i sogni della popolazione civile afgana, che nulla hanno a che fare con una dimensione umanitaria. Non fu così al principio, non è così adesso. Si chiama guerra, onorevoli colleghi, non c’è ipocrita coloritura alternativa né ruffiana aggettivazione che possa cambiare il senso profondo di ciò che facciamo in Afghanistan. E non c’è guerra che possa portare pace, non c’è missione militare che possa produrre risultati duraturi sul terreno civile, sociale e culturale...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se riusciamo ad abbassare questo brusio.

  MICHELE PIRAS. La violenza genera violenza e la guerra genera altra guerra. Non ci può essere pace duratura né sicurezza per i popoli senza una strategia e un intervento civile capace di rimuovere all'origine ed in maniera tendenzialmente strutturale le ragioni profonde dei conflitti regionali. Tanto meno può esistere pace armata in una terra da sempre sconquassata dai conflitti tribali e dallo sguardo oppressivo ed interessato di potenze straniere che mai hanno costruito la pace e sempre hanno peggiorato la situazione sul terreno.
  Siete degli irresponsabili, ci ha detto qualcuno in Commissione. Vi assumereste la responsabilità di lasciare l'Afghanistan in mano a un regime violento, oscurantista, ostile ai diritti civili come quello talebano. Ecco, forse non è questa intrinsecamente e banalmente l'ammissione e l'autodenuncia di un fallimento ? Se i talebani sono ancora lì, accovacciati sul confine fra Pakistan e Afghanistan, pronti e capaci di riprendere in mano il potere politico e militare, si può dire che non solo ci troviamo di fronte all'assenza di una strategia di intervento civile, ma che anche sul piano militare il nodo non è sciolto e che ormai quello scenario di guerra si è trasformato in un pantano nel quale né le Nazioni Unite né il comando militare sanno come venir fuori.
  Quindi noi saremmo degli irresponsabili a chiedere il ritiro immediato. Invece la NATO, che nel vertice di Lisbona del novembre 2010, ha deciso il ritiro entro il 2014, non lo sarebbe. E ci chiediamo cosa cambierebbe in un anno sul terreno. E non lo sarebbe nemmeno l'ex Ministro Di Paola quando ha annunciato il medesimo proposito per il contingente italiano. Strana teoria per davvero. Lo voglio dire anche a beneficio dei miei colleghi del MoVimento 5 Stelle con cui abbiamo condiviso una parte di questa battaglia in Commissione. La concessione, eventuale, ipotetica, di una riduzione del 10 per cento del contingente afgano non è un successo, ma una cosa che era già nei piani, persino in misura superiore, del generale Di Paola.
  E segnalo sommessamente che, secondo l'Ufficio dell'ONU per le droghe e il crimine, si stima che in Afghanistan il fenomeno della corruzione abbia toccato nel 2012 i 3,9 miliardi di dollari, con un incremento del 40 per cento rispetto al 2009. Quindi, siamo in zona ammissione. E si stima che le terre coltivate ad oppio siano 154 mila ettari, con incremento del 18 per cento rispetto al 2010. Secondo il rapporto 2012 di Amnesty International, le autorità giudiziarie, la polizia e l'esercito nazionale afgano hanno commesso una serie infinita di violazioni dei diritti umani – e sono quelli che addestriamo noi –, detenzioni ed arresti arbitrari, ricorso sistematico alla tortura, privazione dei più elementari diritti alla salute. Ecco, la dimostrazione che siamo ben lontani da una pacificazione e democratizzazione del Paese è che gli attacchi aerei e i raid notturni lanciati sistematicamente da NATO e da ISAF non sono in grado di produrre alcun apprezzabile progresso sul terreno civile e del rispetto dei diritti umani. Un pantano, per l'appunto. E un pantano rischia di diventare anche la Libia, della quale, spenti i riflettori della guerra civile contro la dittatura, non si sente quasi più parlare.
  L'Occidente ed anche i nostri Governi hanno nutrito e foraggiato, a fasi alterne, dittature ed insorgenze, ribellioni e presunte Pag. 91rivoluzioni, a seconda dell'interesse del momento. Abbiamo tutti, credo, qui dentro, in mente l'immagine della tenda romana di Mu'ammar Gheddafi, le sue amazzoni, gli onori di Stato resi dal Governo Berlusconi all'amico libico con il quale si facevano gli affari e si concordavano le strategie di intervento più disumane per bloccare l'immigrazione verso l'Europa, incuranti, noi campioni dei diritti umani e delle missioni umanitarie, dei lager nei quali venivano rinchiusi migranti e profughi, preoccupati esclusivamente di segnare e difendere le nostre frontiere, non si sa bene da quale invasione, con quell'idea di Europa militarizzata, rinchiusa e ripiegata su se stessa, incurante del dramma umano di chi fugge dall'oppressione, dalla povertà e dalla fame. Dietro la maschera intrisa di pietismo e di ipocrisia c’è in traslucenza un cinismo devastante che sacrifica i diritti umani sull'altare di una presunta sicurezza, che trasforma una crisi umanitaria in un problema di ordine pubblico, generando le condizioni ideali per le tragedie che in anni di respingimenti si sono moltiplicate in quell'immenso cimitero che chiamiamo Mediterraneo.
  Come sempre, ci interessa che tutto cambi affinché nulla cambi in quei Paesi, così ci accomodiamo rapidamente sul regime entrante, inviamo i nostri militari a fare non si sa bene cosa e i nostri poliziotti e finanzieri ad assicurarci che nessuno fugga e magari venga minacciosamente ad insediare i nostri confini ed a sollecitare le nostre ancestrali paure.
  Ci avete accusato da più parti e ripetutamente di essere ideologici, di avere un approccio che non tiene conto della realtà delle cose. La vostra, invece, non è forse ideologia ? Sì, anche la vostra è ideologia e lo è nel senso deteriore del termine poiché le reali intenzioni che muovono la logica dell'interventismo militare sono sistematicamente omesse ed oscurate; una proiezione ideale e valoriale su realtà assolutamente differenti dalla rappresentazione che si dà, orientata a legittimare ciò che è estraneo ai sentimenti sociali vivi ed anche, al disposto della nostra Costituzione repubblicana. Noi saremmo ideologici e anche buonisti se ragioniamo di migranti, di accoglienza, dello straordinario ed urgente bisogno di una nuova politica sull'immigrazione. Altri, invece, sarebbero pragmatici e realisti se ci propongono di rafforzare militarmente il controllo delle frontiere, di potenziare una politica dei respingimenti già condannata dalla Corte europea per i diritti umani. Trovo tutto ciò davvero singolare.
  Il combinato disposto, colleghi, di Active Endeavour Mare Nostrum e Frontex è la manifestazione più brutale della resa all'incapacità ed all'assenza di volontà di mettere in campo una differente politica estera e una diversa relazione fra i popoli, centrata sullo scambio pacifico, sulla cooperazione economica, sulla costruzione di luoghi stabili della relazione culturale e dell'integrazione. Noi, semplicemente, non pensiamo che gli interventi militari siano l'unico strumento di politica estera possibile di fronte ai conflitti e alle crisi internazionali; non pensiamo sia questo il ruolo dell'Italia, né quello dell'Europa. Per questa ragione abbiamo chiesto di spostare una parte delle ingenti risorse impiegate nelle missioni militari verso la cooperazione civile e per la promozione dei corpi civili di pace.
  La maggioranza ha deciso di respingere tutti quegli emendamenti, a conferma che la scelta compiuta fra l'opzione militare e quella civile è assolutamente chiara e inequivocabile. Quindi, non si capisce proprio quale dovrebbe essere la trattativa, il terreno della mediazione che faciliti e acceleri l'iter di conversione di questo decreto, a meno che una parte delle opposizioni non decida di assumere un atteggiamento di doppiezza mercantile: urlo più forte in Aula così poi tratto a riflettori spenti, così potrò dire che ho portato a casa un risultato, un pezzo di emendamento, un microaggiustamento che, tuttavia, non incrina la sostanza di ciò che stiamo votando. Eppure, dal 1948 ad oggi sono 64 le missioni ONU che hanno portato nei diversi scenari non solo militari, ma personale civile e di polizia.Pag. 92
  Si chiama peacekeeping e si tratta di uno strumento di natura complessa e multidimensionale, capace di mettere a sistema una molteplicità di azioni, come la bonifica dei territori minati, il rimpatrio dei rifugiati, il disarmo, la smobilitazione dei combattenti, il ripristino delle infrastrutture, la ricostruzione e il riavvio dell'attività economica e civile. La verità è che l'idea che avete, e con essa l'ideologia che muove questo Governo, è tutt'altra.
  In primo luogo, l'articolo 48 del decreto-legge cosiddetto «del fare» attribuisce al nostro Ministro della difesa la competenza in materia di supporto logistico ed amministrativo nel commercio d'armi con l'estero, per conto della nostra industria nazionale. In secondo luogo, Finmeccanica si muove in maniera determinata nel senso della dismissione del settore civile per investire tutto sullo sviluppo e la produzione di sistemi d'arma, nuova frontiera della massimizzazione del profitto in un settore nel quale davvero non c’è crisi di mercato. In terzo luogo, la discussione intorno ai decreti discendenti dalla legge n. 244 del 2012, di riforma dello strumento militare, dichiara, infine, in maniera chiara ed evidente, che il programma di acquisto dei cacciabombardieri F35 non è una scelta dovuta al caso, ma la coerente conseguenza di una riorganizzazione della Difesa verso un assetto sempre più aggressivo, orientato a un protagonismo internazionale del Paese che non ci piace e sul quale non ci convinceranno né gli slogan né gli spot pubblicitari.
  Il cerchio si chiude, onorevoli colleghi, le tessere del mosaico hanno preso il loro posto e hanno generato un'immagine chiara e nitida della strada intrapresa e del New Deal nazionale. Chi ama la pace, arma la pace. Per questo motivo, sarebbe giusto acquistare nuovi blindati, cacciabombardieri, elicotteri da combattimento, navi militari, alla faccia della spending review che è stata imposta alla spesa sociale e previdenziale del Paese.
  In Italia si spende una cifra di poco inferiore ai 30 miliardi di euro per il sistema della difesa e per gli investimenti in nuovi sistemi d'arma. Anche questa è ideologia. Si spendono 7 miliardi di euro per le Fregate classe FREMM – ed è il Capo di Stato Maggiore della Difesa Binelli Mantelli a dirci che 7 miliardi di euro non sono sufficienti – e 12 miliardi di euro per il programma di acquisto dei cacciabombardieri F35. Si tratta di 28 miliardi di euro stimati di spesa, se si sommano i bilanci del Ministero della difesa e la quota parte destinata dal Ministero dello sviluppo economico agli investimenti in sistemi d'arma. Se aggiungiamo il costo complessivo delle missioni e delle ulteriori acquisizioni di sistemi d'arma operate anche in questi mesi, scopriamo una cifra enorme. Si tratta di una massa enorme di risorse finanziarie che collide con le difficoltà che si manifestano sistematicamente quando si parla di esodati, di copertura degli ammortizzatori sociali, di borse di studio, di investimenti per il lavoro e lo sviluppo, solo per citare alcune delle voci dell'emergenza sociale di questo Paese.
  Non è forse ideologica, quindi, nel senso marxiano del termine, l'operazione che ha portato il 27 settembre alla firma del contratto per l'acquisto del settimo lotto del programma F35, in barba alla mozione approvata dalla maggioranza solamente qualche settimana prima e che vietava nuove acquisizioni senza il parere del Parlamento ? E non è forse umiliante scoprirlo da un documento dello Stato Maggiore della Difesa americana invece che dal nostro Ministro della difesa ? E non è forse imbarazzante, per il Parlamento e per i parlamentari della maggioranza, scoprire che la loro mozione, tanto sudata nella mediazione interna, è diventata carta straccia in ossequio ad accordi già presi e che nulla può fermare, nemmeno la ragionevolezza, e non certo la condizione sociale drammatica nella quale vive il Paese ? Ci è stato spiegato che quella mozione produce un impegno differito, cioè assume valore una volta onorati gli impegni contrattuali di acquisto assunti due anni prima. Insomma, un atto pubblico della massima istituzione della Repubblica viene subordinato ad un istituto Pag. 93di diritto privato. La volontà del Parlamento è prevaricata dagli accordi con Lockheed Martin: così è, se vi pare.
  Irresponsabili ci è stato detto, ed irresponsabili siete voi invece, vi diciamo oggi, dal momento che avete voluto persino impedire che si potesse dare un giudizio diversificato, puntuale, missione per missione, sul decreto-legge che stiamo discutendo. Il Governo e la maggioranza hanno scelto di non spacchettare questo decreto-legge e personalmente non ho ancora capito il perché. E non ci rassicura, non ci convince che la promessa dello spacchettamento arrivi per il prossimo decreto-legge.
  Ad esempio, noi pensiamo che fra la missione afgana e quella in Libano corra una grande differenza, di approccio, di obiettivo, e persino nei risultati concreti finora prodotti sul campo e nelle relazioni con gli attori regionali. Si è prodotto, invece, l'ennesimo decreto-legge omnibus con dentro di tutto di più, e noi ci rifiutiamo di cadere ancora in questa trappola e di stare dentro questa logica.
  In conclusione, noi pensiamo che questo decreto-legge missioni, l'approccio e l'atteggiamento tenuto dal Ministro e dalla maggioranza disveli più di ogni denuncia urlata il quadro nel quale ci stiamo muovendo, la logica che governa questi provvedimenti e l'ideologia, per l'appunto, dei poteri forti di questo Paese. Noi, con le nostre forze, poche o molte che siano, perché non è la cifra elettorale che fa la differenza delle idee, pensando di parlare alle orecchie delle coscienze di una fetta più ampia del Paese, scegliamo la strada giusta, quella dell'opposizione ferma, ciò che voi chiamerete ostruzionismo e che noi invece chiamiamo interposizione pacifica, un'interposizione politica, non mercantile, che esprime il più netto e radicale dissenso sul piano culturale nei confronti di una politica estera e di un nuovo modello di difesa sbagliato, inutile agli interessi del Paese, ai bisogni dei popoli, alla necessità della pace (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

Sull'ordine dei lavori (ore 18,20).

  PRESIDENTE. Mi informano che prima della sospensione era giunta la richiesta di intervento sull'ordine dei lavori dell'onorevole Argentin. Prego, onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sarò brevissima, non voglio togliere tempo all'Aula e la ringrazio per la sua disponibilità. Ho la necessità di portare a conoscenza, però, dell'Aula, un fatto increscioso e molto grave che sta succedendo, cioè una serie di denunce nei miei confronti di tipo minatorio e assolutamente diffamatorio. Ciò sta avvenendo ad opera di uno dei comitati di malati di SLA, che continuano a trovare in me il nemico Governo che non affronta le questioni e non dà le soluzioni.
  Io devo dire che, a parte l'aver presentato la mia denuncia dal punto di vista giuridico, cioè essere andata dai carabinieri e aver denunciato questo fatto, trovo che ci sia assolutamente uno strano comportamento da parte di molti colleghi, ed esattamente da parte di un gruppo, che tende a sollevare la questione dell'handicap come priorità, quando invece bisognerebbe ricordarsi che viviamo in un Paese in cui le priorità sono tantissime e si fa tutto per tutti, ma non è possibile che ci si esenti dal ricordare che la disperazione non è solo in un blocco, ma la disperazione può essere in tantissimi settori e in tantissime patologie, anche oltre l'handicap, come per quanto riguarda, ad esempio, le carceri, la tossicodipendenza e tante altre cose. Siccome io, stando su una sedia a ruote, vengo identificata con l'handicap, questa cosa è sconveniente, ed essendo donna, ed essendo nel PD, probabilmente, tutto si riversa, in questo momento, contro questa mia figura.
  Ci tengo quindi a dirle ciò, Presidente, e ad essere sostenuta da questo Parlamento, perché io ieri mi sono permessa di dirgli – visto che loro, questo gruppo di malati di SLA, ha già dichiarato che il 20 novembre verrà e si toglierà i respiratori Pag. 94davanti al Parlamento – che non devono continuare a far spettacolo, visto che c’è un tavolo che il Governo gli ha già organizzato per risolvere moltissime questioni.
  Ma se all'interno della mia stessa Commissione un membro di un gruppo politico si permette di dire che il mio modo di agire relativamente alla SLA è dovuto soltanto al fatto che c’è stato un morto, e che prima di allora non me ne ero mai interessata, credo che decisamente posso dire che c’è un atteggiamento assolutamente deplorevole in questo senso. Credo che da parte mia ci sia sempre stata la volontà di rispettare i diritti di tutte le persone, soprattutto delle persone disabili, compresi i malati di SLA, ma io non sono per i privilegi di alcuni rispetto a tutti gli altri.
  Quindi credo che sia necessario, Presidente, e spero nel suo conforto e nel suo sostegno, che ci si rimetta a guardare con serenità e con più trasparenza alle tante inadempienze rispetto alle patologie e soprattutto rispetto al fatto che questo Governo dovrebbe fare più attenzione al bilancio sulla non autosufficienza e non soltanto su chi urla di più in queste strade (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Si riprende la discussione (ore 18,25).

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1670-A)

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

  GIUDITTA PINI. Signor Presidente, reintervengo sul decreto-legge missioni. Ci troviamo a discutere quello che nelle precedenti legislature costituiva l'argomento centrale dell'attività parlamentare della Commissione Difesa. Questa volta, per più di una ragione che cercherò ora di elencare, la situazione è un po’ diversa. Il primo elemento di diversità è riconducibile ai termini di proroga delle missioni militari che in questo decreto-legge, del 10 ottobre 2013, è indicata in soli tre mesi e cioè fino al 31 dicembre di quest'anno. Possiamo quindi convenire che la vigenza delle norme contenute nel decreto-legge e di quelle che stiamo introducendo sotto forma di emendamenti coincida, più o meno, con la vigenza stessa del decreto-legge. Le ragioni di una proroga così breve penso siano da ricercare soprattutto nella difficoltà di indicare le necessarie risorse finanziarie per la copertura in un orizzonte temporale che andasse oltre la fine dell'anno. Non è casuale che la legge di stabilità presentata al Senato, così come è stata licenziata da Palazzo Chigi, preveda un finanziamento per il prossimo decreto-legge di proroga per un periodo di sei mesi. Infatti, nelle precedente legislature sono stati emanati numerosi decreti-legge che hanno di volta in volta autorizzato la partecipazione italiana a missioni militari fuori area o prorogato quelle già in atto. L'ampiezza temporale di questa autorizzazione è stata mediamente semestrale.
  Il nostro gruppo, il gruppo del Partito Democratico, non si è mai limitato ad un giudizio sommario sulle numerose missioni in atto, ma ha sempre motivato la sua posizione, che è stata favorevole o contraria sulla base di un giudizio di merito espresso in relazione alle condizioni in cui si realizzava il nostro intervento militare e all'autorevolezza del soggetto giuridico internazionale che lo deliberava. Tanto è vero che non ci siamo molto entusiasmati, per usare un eufemismo, nei confronti della «coalizione dei volenterosi» mentre non ci siamo tirati indietro di fronte all'obbligo di assumersi, tra le responsabilità che derivavano dalla nostra collocazione sullo scenario internazionale, anche quella dell'uso della forza militare per fermare i conflitti in corso, tentare di stabilizzare situazioni di gravi rischi, e intervenire come forza di interposizione tra schieramenti ostili. In qualche occasione siamo stati anche in grado, mi riferisco in particolare all'intervento in Libano e alla costituzione della missione UNIFIL, di promuovere l'iniziativa e i deliberati internazionali che legittimavano l'intervento internazionale.Pag. 95
  La discussione che si è svolta e si è sviluppata nelle Commissioni esteri e difesa nella fase di conversione di questo decreto-legge, non è stata facile per alcuni aspetti – almeno a mio modesto modo di vedere – ed è stata anche condotta al di fuori di quel minimo di realismo politico che dovrebbe sempre essere la base che giustifica questo tipo di scelte. Si deve certamente prevedere una exit strategy una volta che si decide di partecipare ad una missione militare internazionale e sarebbe meglio prevederla nel momento in cui si decide di partecipare alla stessa, ma non ci si può neanche limitare ad abbandonare teatri o scenari che ci vedono protagonisti, dal giorno alla notte. È anche vero però che il decreto-legge missioni non deve diventare lo strumento principale per la politica estera di un Paese così importante come l'Italia, e su questo credo che ci possa e ci potrà essere una convergenza forte di tutto il Parlamento anche nei confronti del Governo per modificare anche questo tipo di atteggiamento che a volte emerge.
  All'interno di questo decreto vi è anche una parte importante che riguarda la cooperazione internazionale. Rispetto ai primi nove mesi coperti dal decreto-legge precedente, e mi riferisco a quello che ha coperto fino a ottobre, cresce l'incidenza delle risorse per la cooperazione sul totale della disponibilità autorizzata, dal 3,7 all'8,9 per cento. L'aumento deriva anche dalle missioni di cooperazione che il nostro Paese ha iniziato nei confronti di due nuovi importanti Stati che purtroppo si trovano in situazione di necessità, come sono il Mali e la Siria. L'aumento delle risorse in percentuale rispetto al totale nei confronti della cooperazione ci lascia soddisfatti.
  È tuttavia evidente che è arrivato il momento nel quale il Governo dovrà definire il nuovo modello sulla cooperazione internazionale che, per le sue peculiarità e per la sua importanza, non può essere sempre e comunque affiancato solo al decreto-legge sulle missioni internazionali.
  All'interno di questo decreto-legge vi è anche un altro punto molto importante: mi riferisco al comma 25 dell'articolo 1. In questo comma si prevedeva un riconoscimento finanziario alle associazioni combattentistiche italiane, che sono una serie di associazioni, di cui forse quella che conoscete meglio è sicuramente l'ANPI. Il Partito Democratico ha presentato un emendamento in Commissione, in cui si prevedeva di portare da 674 mila euro a 1 milione il contributo specifico in favore delle associazioni combattentistiche. Si tratta in totale, come dicevo prima, di una quindicina di associazioni volute, portate avanti dai nostri concittadini che hanno provato sulla propria pelle l'esperienza della guerra, e sostenute oggi anche attraverso questo modesto contributo pubblico nella loro attività associativa, per dare continuità alla loro esperienza, seminandola nella memoria e nella coscienza delle generazioni che, per loro fortuna, non hanno dovuto misurarsi con quelle tragedie. Questo emendamento è stato votato all'unanimità dalle due Commissioni riunite difesa ed esteri. Però, per una manovra contabile intercorsa tra quel voto e la discussione di questa sera, quello stesso emendamento è risultato oggi pomeriggio privo di copertura finanziaria, in quanto quei 326 mila euro mancanti per costituire il milione erano stati dirottati verso altre spese. C’è stato a questo punto un fitto dibattito in Commissione, nel Comitato dei nove, che è durato fino a pochi minuti fa. L'emendamento a questo punto è stato riformulato e fatto proprio dal Comitato dei nove e dalla Commissione all'unanimità, che ha finalmente trovato la copertura.
  Concludo su questo, nel senso che credo che, sia per il Governo ma per tutto il Parlamento, forse questo episodio che è successo oggi non sia stato esattamente edificante, almeno per me, che è la prima volta che ho l'onore di fare parte di un così importante comitato ristretto; però, vedere che, dopo gli impegni che aveva preso anche il Governo Monti e poi anche il nostro Governo in Commissione, sono stati a un certo punto «fatti sparire» questi soldi, che poi sono ricomparsi solo quando si è capito di aver fatto una gaffePag. 96colossale – visto che stiamo parlando di ciechi di guerra, mutilati, invalidi, dei nostri nonni e delle nostre nonne, che hanno combattuto all'interno della guerra di liberazione e della resistenza – credo che sarà importante il dibattito in Aula, e sarà importante anche cercare di mantenere l'impegno che è stato preso questa sera in Commissione, e finalmente riportare lo stanziamento da 624 mila a 1 milione di euro anche per queste associazioni.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi deputati, il provvedimento di stanziamento relativo alle missioni italiane internazionali è, come sappiamo, diventato un passaggio importante della nostra politica estera; e, anche se in forma piuttosto irrituale, della diplomazia umanitaria e della cooperazione internazionale dell'Italia.
  È anche un'occasione, nello scorrere i Paesi in cui sono impegnate le nostre forze in azioni di pace, o di peacekeeping, per ripercorrere purtroppo i fallimenti del mondo dopo la guerra fredda, il fallimento della dottrina della guerra preventiva, la banalità sbagliata dell'idea di esportazione semplificata della democrazia, e anche, in tempi più recenti, la superficialità con cui si è guardato a quanto andava accadendo, il processo iniziale di grande transizione nella riva sud del Mediterraneo.
  È anche un'occasione particolare per guardare... Presidente, se i colleghi potessero...

  PRESIDENTE. Sì, quello se ne occupa... Colleghi, per favore ! Cortesemente. Prego, onorevole.

  MARIO MARAZZITI. È anche una grande occasione per ripercorrere la quantità di cose straordinarie che fanno le nostre Forze armate a livello internazionale. Sicuramente il provvedimento di rifinanziamento delle missioni italiane internazionali è lo strumento più opportuno – in questo scorcio dell'anno – per un'azione che però in tempi ordinari deve diventare un'azione puramente di cooperazione internazionale per questa parte di diplomazia umanitaria.
  L'impegno finanziario per la cooperazione internazionale, occorre ricordarcelo, è ancora troppo modesto, anche se un'inversione di tendenza si è registrata, dopo molti anni di declino, con il Governo Monti, se non dimentichiamo come in sede di approvazione del disegno di legge sul pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, quando accadde un taglio dell'ultimo minuto per coperture mancanti, di nuovo tagliando la cooperazione internazionale, ma ricordo che in quel momento la nostra protesta immediata e quella dei colleghi di SEL ha portato all'impegno formale del Governo – qui il Viceministro Pistelli era presente allora ed è presente adesso – al ripristino delle somme impegnate in sede di legge di stabilità.
  Noi non dimentichiamo quell'impegno, che deve essere accompagnato da un rifinanziamento reale dell'investimento in cooperazione internazionale, e dall'ormai urgente e non rinviabile esame del progetto di legge sulla cooperazione, indispensabile per una nuova fase di rilevanza internazionale del nostro Paese.
  Io credo che mentre noi andiamo ad approvare, io penso che sia opportuno approvare questo decreto missioni come è stato migliorato e come è in corso di miglioramento nel lavoro delle Commissioni, salvo assolutamente condividere le osservazioni della collega che mi ha preceduto, salvo il fatto che il Parlamento e il Governo devono avere un colpo di immaginazione anche per ripristinare quanto era stato approvato in maniera unitaria dalle Commissioni esteri e difesa a proposito delle associazioni dei veterani, delle vittime di guerra, a questo punto con il decreto missioni io credo che possiamo però anche ragionare su come passare dal discorso della guerra preventiva a quello della pace preventiva.
  Questo tradizionale appuntamento è anche un'occasione per un riesame della Pag. 97politica estera italiana, oggi è un atto dovuto per non lasciare senza copertura il lavoro straordinario dei nostri contingenti all'estero, che qualificano l'Italia come uno dei Paesi...collega Fioroni, un attimo, più basso...È un atto dovuto per non lasciare senza coperture il lavoro straordinario dei nostri contingenti all'estero, che qualificano l'Italia come uno dei Paesi al mondo più impegnati nelle azioni militari di peacekeeping e di society-rebuilding delle Nazioni unite.
  In questi anni si è affermato un modello italiano di successo.

  PRESIDENTE. Onorevole Marazziti, mi perdoni. Colleghi, per favore, se riusciamo a rendere quest'Aula un luogo dove si può intervenire anziché un luogo dove bisogna urlare per farsi sentire è meglio.

  MARIO MARAZZITI. Grazie Presidente. In questi anni si è affermato un modello italiano di successo nel panorama internazionale, a partire già dalla missione in Libano degli anni Ottanta, che unisce le relazioni civili e militari, le operazioni integrate e quelle di supporto alla pace. Proprio perché siamo di fronte alla principale linea di impegno in politica estera del nostro Paese, sottolineiamo la necessità di una legge quadro sulle missioni che coniughi certezze, percorsi condivisi nella catena decisionale tra Governo e Parlamento ed eviti di dover procedere sulla base dell'urgenza su un terreno scivoloso come quello delle emergenze per definizione, come le molte crisi internazionali di nuova generazione in cui ci muoviamo.

  PRESIDENTE. Colleghi ! Collega Distaso, onorevole Fucci, cortesemente ! Siccome non ci sono votazioni, se non siete interessati, ci sono molti luoghi della Camera dove si può discutere.
  Prego, onorevole Marazziti.

  MARIO MARAZZITI. Le missioni di pace italiane, che comportano risvolti complessi di sicurezza, di rischio e di intervento militare in zone di grande difficoltà, dall'Afghanistan alla Libia, dalla Somalia, ai Balcani, ed oggi anche in Asia e in altri scenari, impongono di porci in maniera nuova la domanda su cosa siano diventate oggi le crisi internazionali perché ci vuole anche immaginazione di pace. La guerra, purtroppo, è sempre un fallimento e io credo che dobbiamo aiutare l'Europa e il nostro mondo occidentale anche a riconquistare l'idea che la guerra non è la via ordinaria per la soluzione dei conflitti.
  Lo scenario di guerra fredda e di post guerra fredda, lo scenario successivo all'attentato alle torri gemelle e l’escalation del terrorismo internazionale di marca jihadista sono radicalmente mutati. Crisi e sicurezza globale sono essi stessi concetti radicalmente mutati.
  Cambiano gli equilibri geo-politici mondiali perché flussi migratori imponenti, crisi statuali e di istituzioni democratiche, povertà crescenti in alcune aree del mondo, disuguaglianze, violazione dei diritti fondamentali, errori storici nell'interpretazione del ruolo di difensori o esportatori della democrazia, modernizzazione, e soprattutto, per quello che ci riguarda più da vicino, l'inizio di un cambiamento epocale nel mondo arabo-islamico e mediterraneo, fanno sì che le nuove missioni internazionali si collocano in un panorama fluido, di «nuovo disordine mondiale».
  Per questo, lo strumento delle missioni internazionali, ancorché improprio per taluni aspetti, rappresenta oggi un importante strumento per un approccio globale, capace anche di considerare, oltre l'emergenza, la necessità di ricostruire pezzi di Stato, governare, e di alleviare in maniera significativa i rischi di vita e insicurezza di intere popolazioni civili e di costruire pezzi di società civile in tempi rapidi, per favorire l'uscita dalle crisi.
  Quanto vado dicendo appare chiaro se guardiamo agli scenari preoccupanti della Libia, dove assistiamo a una dissoluzione dei pochi pezzi esistenti di capacità statuale e che, da sola, costituisce uno dei problemi dell'aumentata circolazione di armi verso altri Paesi dell'area e del rischio Pag. 98di escalation di violenza anche in altri Paesi della riva sud del Mediterraneo, dal Sahel al Mali.
  Ma è in Somalia che vediamo che l'Italia può avere un ruolo rilevante – e lo sta avendo – proprio nella ricostruzione statuale e nel sostegno alla ricerca di soluzioni federali dopo 22 anni di polverizzazione dello Stato e di invivibilità.
  Oggi l'Italia, come potenza di media grandezza, ha la capacità e la possibilità di esercitare un ruolo positivo nella transizione mediterranea, nel sostenere la via di una soluzione politica inclusiva anche delle opposizioni democratiche, della società civile e delle comunità religiose plurali in Siria, perché proprio le modalità con le quali partecipa alle missioni internazionali multilaterali, il ruolo esercitato bene da anni in Libano e la capacità di intervento dal Kosovo all'Afghanistan ne fanno un soggetto credibile ed efficace.
  Per questo, mentre approviamo il sostegno necessario allo svolgimento delle missioni italiane internazionali per gli ultimi tre mesi del 2013, sottolineiamo la necessità di aumentare la capacità di impegno per la costruzione di capacità autonome, nelle diverse situazioni, di controllo e gestione della sicurezza. Come in Kosovo, con il lavoro di addestramento di forze di polizia e di riabilitazione del sistema giudiziario su basi multietniche, come prevenzione di futuri conflitti. Come in Somalia e nel Corno d'Africa, per il rafforzamento anche della capacità di contrasto alla pirateria, con il programma EUCAP Nestor e per la ricostruzione di pezzi di Stato somalo, EUTM Somalia.
  È da qui che discende anche la possibilità di accompagnare questo Paese nella ricostruzione di un sistema giuridico e legale. O penso alla necessità di rafforzare la capacità della polizia di frontiera libica, in cui l'Italia è impegnata, come una via di prevenzione all’escalation anche di conflitti nell'area, oltre che ad una maggiore sicurezza interna, e non per prevenire che, chi legittimamente desidera fuggire dalle guerre, non trovi questa possibilità.
  Penso all'ospedale pediatrico e al centro di accoglienza per donne vedove, alle scuole, ai pozzi realizzati dall'Italia in Afghanistan, nella zona di Herat e alla necessità di garantire che questo continui e in buone mani nel piano di riduzione e di uscita del contingente dall'Afghanistan.
  Vorrei concludere, però, ricordando, ancora una volta, la necessità di mettere mano alla legge sulla cooperazione, canale ordinario e non straordinario come questo decreto, per esercitare un ruolo positivo adeguato alle capacità del nostro Paese, e la necessità di una legge-quadro sulle missioni militari internazionali dell'Italia.
  È attraverso l'approvazione di questi strumenti ordinari e attraverso l'approvazione di dispositivi non di emergenza, ma ordinari appunto, per ridurre il traffico umano e le morti nel Mediterraneo come la decisione, che auspico intanto dell'Italia e poi ci auguriamo europea, di ammettere la richiesta di protezione internazionale e di asilo nei consolati e nelle ambasciate italiani ed europee, a cominciare dai Paesi di transito, dall'altra parte del Mediterraneo, al fine di non rendere più necessario il viaggio della morte, perché si crei un canale di immigrazione regolare dei profughi e il viaggio non sia più necessario. È così che l'Italia può esercitare stabilmente un positivo ruolo di politica estera e di stabilizzazione di tutta l'area mediterranea.
  È con queste priorità e con questa visione che condividiamo le scelte del Governo e la proposta di rifinanziamento delle missioni internazionali. Lo diciamo anche ringraziando chi rischia la vita e dicendo che siamo ancora vicini, per quello che possiamo, alle famiglie di chi ha perso la vita. Non intervenire sugli altri terreni rischierebbe di indebolire tutta l'azione italiana. Per questo mi auguro vi si porrà subito mano.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carlo Galli. Ne ha facoltà.

  CARLO GALLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è un disegno di legge di conversione del decreto 10 ottobre 2013, n. 114, che presenta sicuramente alcuni limiti. È lo strumento del decreto e non, Pag. 99invece, una legge-quadro sulle missioni e nemmeno una legge di riforma della cooperazione che stiamo trattando. Stiamo trattando un provvedimento la cui vigenza è già in corso ed è di breve durata e, tuttavia, questo provvedimento suscita riflessioni e dibattiti di quella che si chiamava ed è alta politica. Non c’è nulla di male né nulla di strano in questo. La proiezione internazionale di un Paese – e questo decreto è precisamente questo – è sempre il momento in cui la riflessione sulla politica si fa più importante.
  Certamente, da questo documento e da questo decreto emergono esigenze che la presenza italiana nella parte di mondo che ci compete venga ripensata in modo più organico e in modo più comprensivo. A questa esigenza intendo dedicare brevissime riflessioni. Prima di tutto vorrei sottolineare come la contrapposizione fra la missione militare e la cooperazione civile, la diplomazia umanitaria e gli aspetti più propriamente militari della nostra proiezione internazionale sia una contrapposizione e una separazione sostanzialmente astratta, ideologica appunto. È ideologica perché non tiene conto della realtà effettuale del mondo di oggi, delle modificazioni che il sistema delle relazioni internazionali ha subito, a partire dalla fine della guerra fredda.
  Quella contrapposizione tra il militare e la cooperazione assomiglia a quella che alla metà della seconda parte dell'Ottocento si istituiva in quest'Aula tra la politica del piede di casa, come si diceva allora, e la politica di prestigio. Sono cioè delle contrapposizioni che hanno senso soltanto a partire dalla politica interna di un Paese per la lotta assolutamente legittima, lotta politica, ma che in realtà non hanno riscontro effettuale, in quanto noi non possiamo sceglierci l'ambiente internazionale nel quale ci troviamo a vivere, e con quell'ambiente, ci piaccia o no, dobbiamo in ogni modo confrontarci. L'equilibrio fra l'elemento militare della missione e l'elemento della cooperazione umanitaria è un equilibrio instabile. È un insieme inscindibile quello fra missione e cooperazione che va valutato nel contesto specifico, materiale e normativo, nel quale ci troviamo ad agire. Questo è il primo punto fondamentale.
  Il secondo punto: questo contesto è quello che si definisce comunemente un arco di crisi, che nasce dalla fine dei blocchi, dalla fine della netta separazione tra pace e guerra, dall'instaurarsi nella scena internazionale di una sorta di situazione intermedia, di zona grigia, fluida, nella quale esiste in realtà soltanto l'elemento della crisi come normalità paradossale delle relazioni internazionali. Ora questa normalità della crisi, ci piaccia o no, è precisamente ciò con cui ci si deve confrontare e la relativa stabilizzazione delle aree di crisi non può non essere l'obiettivo politico strategico di una media potenza come l'Italia, dalla vocazione assolutamente pacifica e, tuttavia, altrettanto naturalmente necessitata ad essere responsabile prima di tutto verso se stessa e verso lo stesso ideale di pace che ne informa l'azione internazionale.
  Senza alcuna fobia securitaria non si può non far presente che dalla Tunisia alla Libia, dall'Egitto alla Siria, dalla Somalia al Corno d'Africa, fino all'Afghanistan, per non parlare della pirateria che infesta quella sorta di Mediterraneo allargato che è l'Oceano indiano, molte e imprevedibili sono le linee di frattura che attraversano, dividono e uniscono in alleanze sempre mutevoli i poteri ufficiali e informali di questa grande area. E l'Italia in questo contesto ha una responsabilità per il fatto stesso di esservi collocata. La sicurezza nazionale, al di là – ripeto – di ogni ideologia securitaria, non può essere dimenticata nella valutazione dei costi dell'intervento, che sarà un intervento mescolato di elemento militare e di elemento umanitario, esattamente come è mescolata la crisi che ci troviamo ad affrontare. Nella valutazione dell'intervento – dicevo – bisognerà tenere conto anche di quelli che sarebbero i costi del non intervento.
  Il terzo punto è questo. Naturalmente gli interventi molteplici dei quali questo nostro decreto, che andiamo a convertire, parla sono tutti legittimati dal diritto internazionale. Non vi sono in questo contesto Pag. 100forme di unilateralismo. Ci muoviamo all'interno di un quadro NATO e di un quadro ONU. Non c’è evidentemente nessun intento imperialistico, nessun intento bellicista e ci si muove altresì nel pieno rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, ovvero nel ripudio della guerra come aggressione e minaccia alla libertà dei popoli e come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, ovverosia nella disattivazione del diritto sovrano dello ius ad bellum. Tuttavia ci si muove pur sempre all'interno di quanto previsto nella seconda parte di quell'articolo, cioè la nostra adesione a organizzazioni che limitano la sovranità per promuovere la pace. Ora l'unilateralismo che fu di altre e recenti epoche politiche in questo Paese non ci connota più. Semmai ciò che manca – e che mi meraviglia non sia ancora stato sottolineato – è l'assenza assolutamente fragorosa di una dimensione europea della politica di sicurezza collettiva.
  Del resto è proprio sulla politica internazionale, sulla proiezione internazionale delle realtà statali che si misurano le persistenti nostalgie della sovranità.
  In conclusione, nella geopolitica mediterranea e mediorientale, che è ipercomplessa, l'Italia ha una sua parte da giocare. Con questo decreto, pur con i limiti che ho richiamato all'inizio, questa parte è in qualche modo sostenuta con decoro e dignità in qualche idea che andrà sviluppata in forme più organiche per l'avvenire. Certamente la soluzione delle crisi nelle quali ci troviamo immersi non può essere una soluzione a breve, e tuttavia questa mancanza di una soluzione a breve non può far sì che chiudiamo gli occhi davanti alla complessità e ai rischi dell'arco di crisi nel quale l'Italia è collocata. La politica internazionale si occupa di noi anche se noi a volte vogliamo non occuparci di lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, ci troviamo di fronte a un decreto che non condividiamo perché ancora una volta si ragiona sulle missioni e sulla cooperazione con uno spezzettamento di mesi in mesi che certamente non fa bene, non fa bene a un Paese che ha una tradizione legata alla politica estera, che ha una tradizione legata alla cooperazione, che ha una tradizione riconosciuta in tutto il mondo. Io personalmente sono e sono stato un attivista in cooperazione internazionale, e questo all'Italia viene sempre riconosciuto, e credo che oggi si viva ancora con il bel ricordo di quello che era l'Italia, probabilmente, in termini di cooperazione. Perché oggi non siamo più in grado, non siamo più in grado di raggiungere quei livelli di capacità di aiuto e di logica negli interventi che facciamo, che un tempo invece si raggiungevano.
  Questo è un decreto che copre – e lo fa già in ritardo – un periodo di tre mesi, perché l'anno scorso, nell'ultimo rifinanziamento non si erano trovati i soldi e quindi si era fatto un finanziamento per nove mesi di missioni, e con questo decreto andiamo a coprire i mesi che vanno da ottobre a dicembre. Copriamo tre mesi, e lo stiamo facendo a novembre. Di conseguenza, lo facciamo già in ritardo, e questo ritardo – noi lo abbiamo anche denunciato già in Aula – ci ha anche esposto in passato perché tecnicamente per un mese e mezzo i nostri uomini, i nostri contingenti, in giro per il mondo sono rimasti scoperti dal punto di vista economico e quindi anche degli accordi internazionali.
  Questa incapacità di pianificazione, sappiamo che chiaramente non è da attribuirsi nello specifico alle scelte politiche relative alla cooperazione nelle missioni, però è sicuramente da attribuirsi a quella che è ormai la prassi italiana, ovvero al fatto che qualunque decreto passi da questo Parlamento sia sempre in mano alle Finanze, quindi al MEF, e non invece al MAE, come dovrebbe essere in questo caso, e al Ministero della difesa.
  Siamo sempre a rincorrere, sostanzialmente. Siamo sempre a rincorrere perché Pag. 101il nostro Paese chiaramente, per accordi che ormai hanno decine di anni, è vincolato a degli accordi internazionali, e quindi negli scenari in cui siamo impegnati dobbiamo rispettare dei rapporti di forze che nel corso degli anni abbiamo accettato/ci sono stati imposti. Come sempre, inseguiamo i Paesi più forti di noi, dai quali possiamo trarre vantaggio. Mi riferisco, ad esempio, agli Stati Uniti d'America, mi riferisco agli accordi che con questi Paesi abbiamo fatto anche in modo abbastanza acritico in passato, perché se avessimo ragionato un po’ di più probabilmente prima di fare questi accordi, ci saremmo resi conto che in alcuni scenari internazionali l'Italia non sarebbe dovuta mai intervenire, oppure probabilmente sarebbe dovuta intervenire in un'altra forma.
  Io ricordo ancora che quasi tutte le guerre che l'Italia ha combattuto con l'idea della missione di pace sono sempre state capitanate dalle stesse «scellerate» coalizioni e spesso non hanno avuto un fondamento che ci portava realmente ad andare in quelle terre. Io penso ad esempio all'Iraq e ancora oggi mi ricordo le famose provette di Colin Powell, che poi furono ampiamente dimostrate essere false, e penso all'Afghanistan, in particolare, e penso all'Afghanistan in questo decreto, perché, nonostante questo sia un decreto sulle missioni e sulla cooperazione (gli articoli 1, 2, 3 e 4 parlano di missioni e gli articoli 5, 6 e 7 di cooperazione internazionale), soltanto il 2 per cento viene destinato alla cooperazione e il 98 per cento alle missioni e di questo 98 per cento il 40 per cento, ovvero 266 milioni di euro, viene destinato, per soli tre mesi, all'Afghanistan.
  Se pensiamo a quello che stiamo facendo in Afghanistan da dodici anni – da dodici anni – ci rendiamo conto, oltre al fatto che è la guerra più lunga del Novecento sostanzialmente, che c’è una grande differenza se parliamo di Afghanistan e se parliamo, per esempio, della missione in Libano. Questo ci dovrebbe far riflettere su una cosa in particolare – e mi riaggancio a quello che ho detto all'inizio –, che quando non si ha contezza e polso di quello che si va a fare in una missione, non se ne ha il controllo e se non se ne ha il controllo, si sa dove si inizia e non si sa né quanto si spende, né quanti uomini riportiamo nelle bare, né dove si va a finire.
  Dopo dodici anni un solo dato abbiamo in mano, che è quello che troppe vite abbiamo perso – sia noi, ma soprattutto i civili in Afghanistan, perché i militari sono vittime dei Governi che li mandano lì, ma i civili sono vittime innocenti di queste guerre – e troppi soldi abbiamo speso. Con quello che in Afghanistan è stato speso in questi dodici anni potremmo fare mille calcoli su quante piccole e medie imprese avremmo salvato in Italia, su quante persone avremmo potuto coprire con un reddito di cittadinanza, su quanto avremmo potuto risollevare questo Paese, che ogni anno è sempre più destinato al declino.
  Io mi chiedo se le coalizioni che sponsorizziamo in queste guerre si ricorderanno di noi quando saremmo destinati al fallimento. Mi chiedo se arriva alla NATO il ricordo delle persone che si suicidano in Italia perché non riescono a portare avanti l'impresa e si suicidano per la vergogna di dover licenziare i propri dipendenti. Mi chiedo se queste persone alla NATO si ricorderanno di noi quando finiremo probabilmente come, se non peggio, della Grecia. Io non credo, non credo che si ricorderanno di noi, perché questa è la storia dell'Europa, di un'Europa che è creata sulla finanza e non sulla comunione, sui popoli. Quindi, non riesco a vedere nulla di buono, onestamente, nella nostra pedissequa razionalità nell'inseguire un sogno di coalizioni basate sulla finanza, sulla guerra e sulla speculazione che le due cose insieme procurano.
  Penso all'Afghanistan e poi penso, ad esempio, al Libano, dove invece siamo riusciti ad avere una governance delle operazioni, ed è riconosciuta a livello internazionale come una delle migliori attività che il Paese abbia condotto all'estero. Pag. 102Ci viene riconosciuta e per questo veniamo rispettati in ambito internazionale.
  Sull'Afghanistan, in particolare, noi abbiamo fatto una richiesta, che tutt'ora stiamo cercando di portare avanti con la forza che il nostro gruppo ha in Parlamento, che è quella di riportare, entro il 31 dicembre, 250 uomini a casa: 250 uomini sono una quota che sicuramente non ci basta, perché si parla del 10 per cento del contingente attualmente dispiegato in Afghanistan, ma è una quota che ci permette di ragionare su una visione politica che noi abbiamo, perché – come abbiamo detto diverse volte – il nostro sogno – che finché non saremo al Governo sarà un sogno ma poi diventerà realtà – è quello di ritrattare tutti quegli accordi che ci vincolano a una gestione «scellerata» degli accordi internazionali, iniziare a ragionare da Paese autonomo e, con questo ragionamento autonomo, poter decidere dove andare e dove non andare.
  Se fosse per il MoVimento 5 Stelle noi in Afghanistan non ci saremmo oggi, perché può avere un senso ragionare di aiuto internazionale in una zona di crisi sul momento, ma dopo dodici anni dovreste aver aperto gli occhi e capito che lì non dovremmo starci. E, quindi, riportare a casa 250 uomini entro questo dicembre è un segnale importante perché si dice che noi dobbiamo avviare un processo che non è quello urlato in televisione da quattro politicanti da strapazzo che dicono che rientreremo nel 2014 e poi programmano fino al 2017. Sto parlando di Letta, che ancora una volta racconta barzellette in televisione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché il fatto che si cambi una missione dal nome ISAF ad un altro nome, va bene per chi non si informa o per chi è cieco, ma per chi va a leggere un attimino le carte, le spese e quello che l'Italia andrà a fare si rende conto che è l'ennesima barzelletta.
  E, allora, riguardo a 250 uomini, sentivo poco fa il collega Piras, di SEL, dire che è una presa in giro perché anche se otterremo questo emendamento, saranno 250 uomini che dovevano già tornare a prescindere. Allora, lo invito ad andare a leggere l'emendamento che abbiamo depositato perché parla di ulteriori 250 uomini. Ulteriori 250 uomini. Capisco la frustrazione nel non ottenere nulla, ma noi ci stiamo provando e ci riusciremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Siamo arrivati, in questo Paese, ad un ridicolo così profondo che io quando sono andato oggi, per tre volte, al Comitato dei diciotto, mi sono vergognato di quello che il nostro Paese sta producendo perché, come diceva la collega del PD, dopo aver approvato un emendamento che stanziava ulteriori 234 mila euro all'ANPI e ad altre associazioni combattentistiche, siamo arrivati a toglierli di nuovo, perché la Commissione bilancio li ha tagliati. Come dicevo prima, siamo vincolati dall'articolo 81 della Costituzione introdotto dai Governi precedenti in cui il MoVimento 5 Stelle non c'era. E siamo arrivati a dire di togliere i soldi alle associazioni ex combattentistiche piuttosto che all'Afghanistan, ad esempio, che per me è una follia. Per farlo abbiamo riconvocato un altro Comitato dei diciotto che ha trovato i soldi nientepopòdimenoche su un fondo istituito nel 2004 destinato allo sgravio della pressione fiscale per le aziende italiane dove c'erano 300 mila euro. Li abbiamo recuperati da lì e messi di nuovo sull'ANPI. Abbiamo votato favorevolmente perché chiaramente quello era un emendamento che avevamo anche noi condiviso, di dare i soldi all'ANPI. Ma ci chiediamo: un Paese che ha una sua dignità, o dovrebbe quanto meno averla, deve andare a prendere i soldi dallo sgravio fiscale per darli all'ANPI o deve andare a togliere i soldi all'Afghanistan, dove da dodici anni creiamo, o meglio partecipiamo a una situazione folle e darli al Paese per salvare un po’ di risorse, per salvare un po’ di piccole e medie imprese e in questo caso l'ANPI ?
  Io credo che dovremmo riflettere su questo e capire che stiamo andando nella direzione sbagliata. Io ogni tanto parlo con i miei colleghi della Commissione bilancio e li vedo disperati, disperati perché si Pag. 103continua a prendere soldi una volta dalle famiglie vittime di mafia, una volta dall'ANPI, una volta dai disabili, una volta dalle pensioni. Io mi chiedo: ma quando inizieremo a togliere i soldi da dove davvero dobbiamo toglierli ? Dagli sprechi, dalle pensioni d'oro, dalle guerre. Quando inizieremo a farlo ? Quando inizieremo a farlo probabilmente, probabilmente questo Parlamento inizierà a prendere la strada giusta, ma siamo molto lontani e siamo molto lontani perché da vent'anni questa strada è battuta da chi probabilmente ha interesse che i soldi non si prendano da dove è giusto prenderli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Come dicevo, destiniamo il 2 per cento in cooperazione e il 98 in missioni. Tra queste missioni, a me ha fatto molto riflettere trovare alcune cose come lo IAI. Ne abbiamo parlato per tanto tempo oggi anche durante i Comitati dei diciotto. Lo IAI è l'Iniziativa adriatico ionica che dovrebbe occuparsi di fare un po’ da intermediario in quell'area. Abbiamo ogni anno finanziato questa iniziativa con cifre nettamente inferiori a quelle di quest'anno, che si assestano intorno al milione 150 mila euro e l'abbiamo finanziata per nulla. Vorrei chiedere di smentirmi quando dico per nulla, perché l'ultimo rapporto disponibile di questa fondazione è del 2011.
  Ora, probabilmente, questa fondazione ha tutti i migliori propositi, solo che, magari, quando ero cittadino fuori dicevo: vabbè qualcuno li conoscerà; oggi che sono dentro, mi chiedo: se non lo so io che sono un parlamentare, chi lo sa cosa fa questa fondazione ? Non è dato sapersi, perché l'ultimo rapporto è del 2011; siccome noi siamo persone di buona fede e l'ultimo rapporto è del 2011 allora pensiamo: va bene, diamogli un altro milione 150 mila euro così magari quattro paginette ce le mandano. Questo è il ragionamento probabilmente perché, se finanziamo con un milione 150 mila euro una associazione che non ci fornisce neanche un rapporto, vuol dire che, evidentemente, questi rapporti sono redatti in pergamena d'oro perché il prossimo che ci aspettiamo nel 2013 dovrebbe contenere qualcosa. Rassicurandomi, il Governo mi diceva che lo IAI è centrale nel semestre europeo di conduzione italiana e, quindi, preventivamente, lo finanziamo. Io ribadisco: un milione 150 mila euro sono quasi cinque volte quello che abbiamo tolto all'ANPI dove ci sono persone che hanno combattuto per questo Paese. Però loro lo hanno già fatto, lo IAI deve ancora farlo e quindi forse dovremmo un attimo cambiare la nostra visione delle cose.
  Abbiamo proposto e ottenuto, e ci mancherebbe altro, un emendamento sull’empowerment femminile; cioè, laddove si opera in cooperazione, dirottiamo i soldi in progetti che coinvolgono le donne. Questo lo abbiamo fatto per la nostra conoscenza del settore perché chiunque abbia lavorato in cooperazione, specialmente in Africa, ad esempio, sa quanto sia importante il ruolo delle donne che sono le uniche che riescono realmente a gestire le attività, mi viene in mente il microcredito, ma comunque tutte le attività che riguardano, ad esempio, un villaggio. E apprezziamo che ciò sia stato accolto senza tanta polemica.
  Poi abbiamo chiesto una cosa che secondo me è fondamentale ovvero l'utilizzo di civili nelle nostre missioni in Libia. Lo abbiamo chiesto perché, secondo i folli accordi italo-libici, lo ripeto, i folli accordi italo-libici, noi andiamo ad addestrare uomini in Libia, andiamo ad alimentare la gestione del flusso migratorio – per alimentare intendo, ovviamente, la gestione, non il flusso migratorio – e per farlo ignoriamo che in quelle terre – e i rapporti sono svariati ormai – i migranti vengano gestiti in dei lager, vengano abbandonati nel deserto, vengono lasciati morire. Questo facciamo come se niente fosse, con nonchalance. Allora, abbiamo detto: ma sarà forse il caso di utilizzare le ONG, di utilizzare i civili in queste terre che probabilmente sono molto più vicini ai bisogni piuttosto che all'opportunità politica o militare ? Quindi, abbiamo chiesto di inserire l'utilizzo di civili nelle missioni in Libia.
  Abbiamo fatto un'altra richiesta, secondo me molto importante, e grazie a Pag. 104questa nostra richiesta per la prima volta si è inserita nel decreto missioni, dove non c'era, la gestione della catena di comando del caso dei marò perché, e mi piace ricordarlo, il caso marò si è originato da una vulnus di un decreto-legge del 2011 dove l'allora Ministro della difesa La Russa introdusse un comma che permetteva l'utilizzo di militari su navi private, ma dimenticava semplicemente di gestire la catena di comando di questi militari. Di conseguenza si è creato quel fraintendimento non da poco che vede tutt'oggi sotto processo in India due nostri militari, due nostri marò. Abbiamo chiesto che quel comma inserito nel 2011 venisse rimosso e abbiamo chiesto, anche, che si proponesse subito un disegno della gestione della catena di comando che permettesse che nessun «caso marò» abbia nuovamente origine. Noi crediamo semplicemente che sia giusto ovviamente pensare alla questione della pirateria, ci mancherebbe altro, ma o lo si fa con le idee chiare, e questa è un'altra colpa dei passati governi, o non lo si fa perché se lo si fa senza le idee chiare si condannano i nostri uomini a delle situazioni a dir poco spiacevoli se non rischiose per la loro vita.
  Questo è quello che è successo con i marò e che noi, da opposizione, stiamo cercando di gestire al meglio.
  In questo decreto-legge vi è anche una parte di articolo, un comma, che parla di Gibuti. Gibuti, per chi non lo sapesse, è un'area considerata strategica perché, a quanto ci è dato sapere, tutti i Governi, tutti gli Stati, forse quelli più «fighi» di noi, hanno una base lì e noi non ce l'avevamo ancora. Quindi, come facciamo senza una base a Gibuti ? Andiamo a fare questa base a Gibuti ! Abbiamo, quindi, costruito un hub che, a quanto pare – e dico a quanto pare non a caso, perché da questo Parlamento non è mai passata la discussione su Gibuti –, servirà a gestire il flusso anche delle navi. Tra l'altro, Gibuti non ha un diretto affaccio, quindi non ha un controllo diretto del flusso in mare. L’hub che abbiamo costruito andrà a gestire quell'area e porterà alla presenza di un contingente italiano di circa 300 uomini in quella zona, dove tutti gli altri già ce l'avevano. Possiamo stare qui ore a discutere se c'era davvero necessità di avere un contingente e una piccola base, come è stata definita, a Gibuti, perché nel merito magari mi potreste anche convincere. Il problema che mi pongo è: ma chi l'ha deciso ? In questo Parlamento, infatti, non è mai stata discussa la decisione di costruire questa base e, quando abbiamo fatto notare questo, ci è stato detto che questo è un decreto-legge che rifinanzia per tre mesi, e che la base è già stata costruita e che ora dobbiamo soltanto finanziarla. Quindi o siamo alla pazzia, oppure dobbiamo chiudere questo Parlamento e pensare che il Ministero, il Governo, abbia l'autorità esclusiva di fare ciò che vuole e forse, se siamo bravi, il Governo verrà qui a raccontare cosa ha già fatto e non cosa vuole fare. Quindi, stiamo chiedendo quantomeno trasparenza su Gibuti, perché in un comma di una disposizione del decreto-legge si parla di fornire mezzi, che ci è stato detto essere di seconda mano, ma comunque si tratta di mezzi pagati dal nostro Paese. Abbiamo chiesto di sapere cosa sta succedendo da quelle parti e di essere noi ad autorizzare queste spese, perché comunque di spese si tratta.
  Noi abbiamo una visione del mondo che probabilmente non tutti condividono, perché, come sempre, ci si accusa di essere i sognatori, ci viene detto che non siamo realisti, che siamo dentro delle strutture sopranazionali, la Nato, l'ONU, tutto quello che volete. Io ho 32 anni, sono già vecchio per il nostro gruppo parlamentare, e mi chiedo: abbiamo o non abbiamo il diritto, da giovani, di sognare ? Abbiamo o non abbiamo il diritto di vedere un pianeta migliore ? Abbiamo o non abbiamo il diritto di pensare all'Italia come ad un Paese che, prima di pensare a cosa può ottenere da una missione in termini economici e in termini di sfruttamento territoriale, possa pensare a cosa vogliamo portare di beneficio al popolo che vive nel territorio in cui andiamo o a quello italiano ? Possiamo pensare questo o siamo soltanto dei sognatori ? Credo che abbiamo Pag. 105il dovere di pensarlo, non soltanto il diritto, e credo che, se questo nostro diritto e dovere si scontra con delle strutture sovranazionali, allora sarà il caso di andare a discutere con queste strutture sovranazionali, perché in queste strutture sovranazionali siamo entrati nel dopoguerra, quando nessuno di noi era già nato, per un disastro che non abbiamo creato e che stiamo tuttora piangendo, e che quindi dobbiamo rispettare, ma che dobbiamo avere il diritto di ridiscutere. Questo è quello che noi sogniamo.
  Sogniamo un Paese che si occupi di cooperazione al 98 per 100 e di missioni al 2 per cento, ossia l'opposto di ciò che fa questo decreto-legge. Crediamo, infatti, che la cooperazione non sia soltanto un dovere etico, sociale o un diritto di chi la riceve, ma sia soprattutto un modo per far sì che ogni Paese stia bene senza aver bisogno di qualcun altro. La cooperazione crea sviluppo, si parla di cooperazione allo sviluppo e non si parla più di assistenzialismo. Quando si parla di cooperazione allo sviluppo, si parla di sviluppo dei Paesi in cui si va, non di sviluppo di chi va in quei Paesi, perché questo è oggi quello che facciamo. Non mi stupisco del fatto che ci sia soltanto il 2 per cento in cooperazione, non mi stupisco, perché questa visione non c’è, non c’è una visione del mondo orientata al fine di creare benessere.
  Ma la politica estera italiana oggi è fatta dalle multinazionali; è fatta dall'ENI, è fatta dall'ENEL, è fatta da Scaroni. E io mi chiedo se queste multinazionali abbiano bene in mente cosa sia lo sviluppo, e non parlo del loro conto in banca, ma parlo dello sviluppo dei popoli. Mi chiedo se quando andiamo in quelle terre a fare un'estrazione in una miniera pensiamo se magari potremmo impiegare gente del posto per fare queste estrazioni e magari potremmo anche lasciare lì un sistema, una struttura, un indotto che porti lavoro e porti benessere, perché poi siamo tutti bravi, siamo tutti carichi a fomentarci quando davanti ad altri 300 morti nel mare Mediterraneo ci chiediamo: cosa possiamo fare ? Ma cosa mai potremmo fare ? Ad esempio, non andare a rovinargli la vita nella loro terra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); ad esempio, portare benessere nella loro terra, e per fare questo serve una sola cosa: cooperazione; perché come siamo stati bravi per 500 anni a distruggere le loro terre, prima con il colonialismo e poi con il neocolonialismo finanziario e industriale, allora dobbiamo essere altrettanto bravi, per impegno sia economico che di nazione, a riportargli il benessere che gli abbiamo tolto. Per riportargli il benessere che gli abbiamo tolto dobbiamo creare indotto lavorativo autonomo, indipendente da noi; e questo non c’è in questo decreto-legge, perché un 2 per cento è una cifra ridicola. Si parla di 23 milioni di euro.
  L'Italia avrebbe dovuto investire, secondo gli accordi europei, che siamo bravissimi a rispettare quando si parla di tagliare sui diritti dei cittadini, ma mai quando si parla di creare qualcosa di buono, uno 0,7 per cento in cooperazione. L'Italia è allo 0,13 per cento, e con questi 23 milioni di euro non andremo molto distanti da questa cifra. Noi abbiamo anche firmato una lettera inviata a questo Governo affinché impegni già da questa prossima legge di stabilità un aumento del 10 per cento in cooperazione ogni anno. Allora io mi chiedo: se non iniziamo noi, il Parlamento più giovane di sempre, probabilmente, a pensare un mondo diverso, se non iniziamo noi a impegnarci per far sì che questo 2 per cento diventi un giorno il 98 che dicevo prima e quindi si possa arrivare a quello 0,7 per cento, ma quando cambieremo mai questo mondo ? Quando lo cambieremo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Perché se oggi abbiamo questo 98 per cento, dipende dal fatto che la visione è sempre stata la stessa, è sempre stata quella di trovare opportunità fuori dai nostri confini e non trovare mai, invece, la voglia di migliorare qualcosa.
  Ribadisco: o lo cambiamo noi questo pianeta, partendo dalla nostra nazione, o non lo cambierà nessuno per noi. Quindi, smettiamola di stupirci se i flussi migratori sono tutti verso altre sponde che non sono quelle africane o sudamericane, perché Pag. 106anche lì c’è una bella devastazione. O la smettiamo di stupirci perché capiamo che è colpa nostra e dobbiamo fare qualcosa, o continueremo a parlarne all'infinito in questo Parlamento. Io credo che al di fuori dell'ipocrisia anche voi siate stanchi di continuare a parlare di queste tragedie e abbiate voglia davvero di cambiare qualcosa, ma non avete il coraggio di andare contro le strutture sovranazionali che voi stessi avete creato e generato, perché nel fiscal compact, nel 3 per cento, in tutte queste strutture ci avete portato voi, e oggi avete paura di ridiscuterle.
  Ora dico, questo è un decreto-legge a tre mesi, e a dicembre ci troveremo qui a riparlare di finanziamento alle missioni e alla cooperazione, e già sappiamo che non sarà un decreto annuale ma sarà di nuovo di pochi mesi, perché i soldi non ci sono. Iniziamo da questo trimestrale con una piccola speranza, accendiamo una candela e facciamo sì che al prossimo decreto si possa invertire la tendenza davvero su ciò che vogliamo. Quando inizieremo finalmente a parlare di legge quadro sulla cooperazione e sulle missioni, che poi è il nostro obiettivo, forse saremo arrivati a un livello di maturità tale da capire che la gestione di missioni e cooperazione non deve essere una gestione congiunta; saremo arrivati ad una maturità tale da capire che in cooperazione un Paese sano deve investire, e non in guerre. La visione del mondo che abbiamo è questa; è una visione credo largamente condivisa e probabilmente è largamente condivisibile da chi non fa parte del nostro gruppo, magari da chi vuole davvero vedere le cose in un altro modo.
  Allora in questa battaglia che stiamo facendo oggi in Parlamento, e che faremo domani, e che faremo per tutti i giorni che avremo a disposizione, perché siamo giovani e forti, provate a cambiare un attimo la vostra visione e sponsorizzateci e andate a parlare con il Governo che sostenete e andate a raccontargli che il MoVimento 5 Stelle è incazzato nero e che non uscirà da qui finché non ottiene quello che vuole e andate a raccontargli che le nostre richieste non sono richieste per avere il marchio, il bollino politico su qualcosa di vinto, ma sono richieste per cambiare il Paese in meglio. Andategli a raccontare queste cose – visto che siete la maggioranza, e se il Governo non ascolta la maggioranza chi dovrebbe mai ascoltare ? – e andategli a chiedere, quando vi diranno che i soldi non bastano per la cooperazione, com’è che bastano allora per l'Afghanistan, e forse inizieremo ad avere un mondo migliore insieme. Io non ho questa grande speranza onestamente verso di voi, ve lo dico con sincerità, ma forse oggi volete stupirmi. Iniziate a farlo, noi saremo qui per tanto tempo ancora in questi prossimi giorni, quindi avremo tempo di parlarne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Donatella Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, io credo che la discussione che abbiamo iniziato ieri e che continueremo nei prossimi giorni sul decreto-legge di rifinanziamento delle missioni, dovrebbe anche, diciamo così, metterci tutti nella condizione di cominciare a riflettere un po’ di più, e forse, io dico, per la prima volta, sulla natura delle missioni, delle operazioni internazionali e sulla loro legittimità.
  Io non entro nel merito delle singole missioni contenute nel provvedimento di cui discutiamo. Ribadisco la posizione del gruppo di Sel richiamando gli interventi esaustivi, da questo punto di vista, dei deputati del gruppo Scotto e Piras, quindi almeno in questa prima parte del mio intervento non voglio entrare nel merito delle singole missioni. Abbiamo discusso in Commissione, abbiamo provato nelle Commissioni congiunte a rappresentare un punto di vista, un punto di vista che è il nostro qui in questo Parlamento, ma che è anche di tante e di tanti che sono fuori da qui, e che forse da questo Parlamento si aspettano qualcosa di nuovo e di diverso. Però, diciamo così, non abbiamo più tante speranze, non siamo ottimisti anche Pag. 107rispetto alla conclusione di questa discussione e alla conclusione poi delle votazioni in questa Aula.
  Noi crediamo che questo decreto-legge, il decreto-legge unico per il rifinanziamento delle missioni internazionali, sia inaccettabile, perché ancora una volta si impedisce al Parlamento di entrare nel merito; esso consente unicamente la possibilità di esprimersi rispetto all'autorizzazione al rifinanziamento di missioni già decise, decise peraltro alcune di queste da tanti anni, eludendo però necessità e diritto-dovere dei singoli gruppi e dei singoli deputati di discutere il tema delicatissimo, secondo noi, che ad esso sottende, cioè il tema della politica estera, della politica di difesa, della politica di sicurezza del nostro Paese, il ruolo che l'Italia deve avere nel Mediterraneo, il ruolo dell'Italia all'interno degli organismi internazionali ed europei, il rapporto del nostro Paese con gli Stati Uniti d'America. Intendo cioè sottolineare che prima di decidere se e in che termini rifinanziare missioni e operazioni internazionali, il Parlamento dovrebbe esprimersi sulla scelta di partecipare o meno ad esse e sugli strumenti da utilizzare rispetto al nuovo quadro globale che abbiamo tutti davanti e allo scenario di crisi e di minacce che da esso derivano.
  Su questo voglio dire una cosa: siamo stati considerati più volte delle specie di «anime belle», incapaci di rendersi conto che c’è un quadro globale cambiato negli ultimi anni, che ci sono minacce e pericoli. Bè noi li vediamo, li vediamo tutti.
  Noi pensiamo che si tratta di riconsiderare gli elementi di politica della difesa e della sicurezza italiana proprio in un quadro globale cambiato, in cui vengono rappresentate minacce di diverso tipo, che, ci viene ricordato in ogni occasione, ce lo ha ricordato spesso il Ministro Mauro, richiedono anche l'uso di strumenti militari, cioè l'impostazione e l'enfatizzazione dell'aspetto militare delle missioni, che per noi è inaccettabile, ma è soprattutto sbagliata.
  Da questo punto di vista allora, voglio ricordare che ci sono organismi internazionali che evidenziano i pericoli derivanti dal nuovo quadro globale, e sono la NATO e l'Unione europea. E parlano di pericoli derivanti dalla proliferazione nucleare, dal terrorismo e dai cambiamenti climatici. La NATO e l'Unione europea confermano che non esistono nel Mediterraneo minacce di tipo militare, perché i principali Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, o sono Paesi alleati della NATO e dell'Unione europea, oppure comunque non sono in grado di mettere in atto minacce di tipo militare, perché non ne hanno i mezzi.
  E allora, il tema è: che tipo di risposta va data alle nuove minacce e ai nuovi pericoli ? Noi pensiamo che servono, per esempio per rispondere alla minaccia della proliferazione nucleare, politiche di rafforzamento di disarmo e di non proliferazione nucleare. Pensiamo che per rispondere alle nuove minacce del terrorismo dobbiamo rafforzare gli strumenti di intelligence, strumenti di intelligence concordati e trasparenti, che dobbiamo mettere in atto azioni ed atti nuovi, importanti, di diplomazia e di cooperazione, che dobbiamo rispondere ai drammi che derivano dai cambiamenti climatici con la riconversione ecologica dell'economia. Pensiamo cioè che dobbiamo capovolgere lo schema utilizzato in questi anni, e dobbiamo cioè definire una volta per tutte chi si assume la responsabilità di valutare i rischi, di decidere l'opportunità di intervenire, di definire gli obiettivi da raggiungere in quali tempi e in quali strumenti, appunto chi discute del nuovo quadro globale che abbiamo davanti, chi discute delle minacce e dei pericoli, e che assume la responsabilità della risposta che dobbiamo dare alle nuove minacce e ai nuovi pericoli.
  Per queste ragioni abbiamo più volte insistito, e continuiamo ad insistere, affinché il Parlamento approvi al più presto una legge-quadro sulle missioni e le operazioni internazionali. Lasciatemi allora dire, colleghe e colleghi: apprezzo che molti di voi, molti di voi colleghe e colleghi della maggioranza, in particolare, abbiano ripreso questo punto; ma, vi chiedo: perché ancora non è stata approvata una legge-quadro sulle missioni internazionali, Pag. 108visto che le proposte sono depositate da almeno due legislature, e chi oggi è in maggioranza lo era anche nel Governo Berlusconi prima e in quello Monti dopo ?
  Penso che ci sia stata la volontà politica precisa di non arrivare ad un testo che definisca la natura e lo svolgimento delle missioni, che definisca strumenti di controllo in capo al Parlamento che consentano il monitoraggio, la conoscenza delle regole di ingaggio, la valutazione del loro andamento. Così come penso che non si possa più eludere la questione, dopo oltre un decennio, di fare un bilancio serio e trasparente dei risultati del nostro impegno internazionale. Anche qui, a questo scopo vi avevamo chiesto un'indagine conoscitiva che permettesse appunto di avere contezza di quello che è accaduto nei teatri di guerra dove siamo impegnati: qualità e quantità degli assetti militari, per dirla con un termine caro ai vertici delle Forze armate; risultati ottenuti in termini di soluzione dei conflitti. Vi avevamo chiesto cioè di discutere, prima di arrivare al rifinanziamento delle missioni internazionali, che cosa è accaduto in quei teatri. E anche questo ci è stato impedito.
  Ci siamo dovuti accontentare di relazioni: una sola relazione del Ministro Bonino e del Ministro Mauro, che ci ha dato informazioni che – lo dico senza voler fare eccessivamente polemica – avremmo potuto trovare sugli organi di stampa; non esattamente sugli organi di stampa italiani, ma li avremmo potuti trovare.
  Anzi spesso le informazioni di cui abbiamo bisogno le troviamo sui siti Internet oppure sui quotidiani di altri Paesi.
  Allora, dicevo, la natura delle missioni e delle operazioni internazionali, la loro legittimità. Anche qui io credo che sia il Parlamento che si debba finalmente confrontare su cosa sono le missioni, a che cosa servono, perché decidiamo di mandare le nostre Forze armate in teatri di guerra oppure nei Paesi dove ci sono conflitti aperti, dove le popolazioni vivono in condizioni di miseria e di povertà e di guerra civile.
  Noi ci dobbiamo interrogare sulla natura delle missioni, lo deve far fare il Parlamento e lo deve fare esattamente a partire da termini che io ho sentito utilizzare tra ieri e oggi più volte in quest'Aula, ci dobbiamo interrogare finalmente su cosa sono le azioni di peacekeeping, ci dobbiamo interrogare su cosa sono le azioni di peacemaking, di peace enforcement. Ho sentito utilizzare questi termini in maniera confusa ed erronea, allora, la natura delle missioni non è uguale, non tutte le missioni sono uguali, ci sono le missioni di peacekeeping, cioè di mantenimento della pace, sotto l'egida dell'ONU e sono missioni che appunto consentono interventi per mantenere uno stato di pace in un Paese in difficoltà.
  Ci sono le missioni di peacemaking, cioè quelle missioni che tendono ad aiutare, e di peacebuilding, quelle missioni che tendono ad aiutare la costruzione della pace. Poi ci sono le missioni di peace enforcement, e guardate le missioni di peace enforcement sono le missioni che prevedono l'uso della forza, non solo l'uso della forza, la minaccia dell'uso della forza e che prevedono, appunto, di poter utilizzare strumenti di guerra.
  Allora noi siamo stati impegnati spesso, molto spesso, il nostro Paese è stato impegnato spesso in missioni di questo tipo, sia in Afghanistan che in Iraq. Io lo dico davvero sommessamente, noi stiamo discutendo dell'ennesima proroga delle missioni internazionali a pochi giorni dal 12 novembre. Il 12 novembre prossimo saranno dieci anni che soldati, militari e civili del nostro Paese hanno perso la vita a Nassiriya, in Iraq (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), e noi dovremmo, appunto, anche a partire dall'esperienza che abbiamo fatto in questi anni, rimettere a tema la natura delle missioni internazionali e rimettere a tema la loro legittimità. Guardate, la legittimità delle missioni non può che derivare dal loro ancoraggio all'articolo 11 della nostra Costituzione, è stato detto che prevede anche...

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  PRESIDENTE. Prego i tecnici, se riescono a riattivare, prego.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, però la limitazione della sovranità è prevista dall'articolo 11 non con strumenti di guerra o di morte. Ora davvero io capisco tutto, ma l'idea di voler forzare a tal punto il senso della seconda parte dell'articolo 11 mi sembra un esercizio davvero inaccettabile, da rimandare indietro a chi utilizza questo tipo di operazioni e di esercizi. Poi le missioni internazionali devono trovare il loro ancoraggio nella Carta delle Nazioni Unite, appunto la Carta delle Nazioni Unite che vieta la guerra, l'uso della forza e la minaccia stessa della forza.
  Allora io credo che in questi anni noi abbiamo con grande leggerezza utilizzato anche, forse più per convincere prima noi stessi, termini che non solo sono sbagliati ma che sono appunto in contraddizione con le operazioni che poi ci siamo trovati ad affrontare negli scenari di guerra. Io credo che noi dobbiamo – lo dico così – rimettere a tema la natura delle missioni e la loro legittimità, anche a partire dall'idea di modello di difesa che noi abbiamo.
  Allora, noi abbiamo sentito spesso, quando abbiamo interrogato il Ministro Mauro e quando abbiamo discusso in Commissione, che è necessario acquisire nuovi sistemi d'arma perché l'Italia deve poter affrontare e deve poter essere all'altezza degli impegni internazionali che assume all'interno di organismi quali la NATO e l'Unione europea. È, quindi, una corsa agli armamenti – è stato detto prima nell'intervento del collega Piras – una corsa agli armamenti legata appunto allo svolgimento delle missioni internazionali, ma non solo, a una sorta di cambiamento di sistema nel nostro sistema, una sostituzione del welfare State con il warfare State, cioè una sorta di cambiamento del sistema di protezione sociale in un sistema in cui gli armamenti e gli strumenti di guerra diventano l'unico vero investimento economico di questo Paese e in cui, quindi, le risorse vengono distolte e cancellate dai sistemi di protezione sociale e vengono invece dirottate verso il sistema di warfare State.
  Allora, noi crediamo che dobbiamo mettere a tema questo. Io ho letto su un'agenzia di stampa che oggi è stato convocato il Consiglio supremo delle Forze armate, il Consiglio supremo di difesa; dico anche qui, senza voler essere eccessivamente polemica, che noto una strana tempestività nella convocazione del Consiglio supremo di difesa. È la seconda volta; la prima volta è successo quando discutevamo le mozioni sugli F-35 e, adesso, mentre discutiamo in Parlamento delle missioni internazionali, il Consiglio supremo di difesa ci dice che sono stati esaminati gli scenari di crisi, che è stato esaminato l'andamento delle missioni internazionali e che, quindi, il quadro generale della situazione internazionale invita il Parlamento ad avere massimo impegno e realismo perché, non solo si proceda speditamente alla revisione dello strumento militare e, quindi, si aggiunga un nuovo tassello al modello di difesa, ma si proceda anche speditamente all'approvazione del decreto sulle missioni internazionali.
  Allora, il punto è esattamente questo: quale modello di difesa abbiamo costruito in questi anni ? Quanto il nostro Paese ha potuto, in una discussione pubblica larga, confrontarsi sui temi della difesa, dell'impegno internazionale, delle minacce e del ruolo che l'Italia deve avere nel Mediterraneo e negli organismi internazionali ? Guardate, c’è stata la rincorsa a dimostrare autorevolezza da parte del nostro Paese, però negli anni, via, via, il nostro Paese ha perso sempre più autorevolezza all'interno di quegli organismi internazionali. Siamo sempre quelli che arrivano per ultimi, che dicono «signor sì», che non sono in grado di essere protagonisti e che non sono in grado neppure di suggerire una politica estera di difesa e di sicurezza, europea prima ed internazionale dopo, diversa da quella che è stata messa in campo in questi anni e che non ha dato risultati; anche qui è stato ricordato.
  Allora, io penso che noi ci dovremmo interrogare intanto su questo: gli impegni Pag. 110militari, l'utilizzo delle missioni internazionali e delle Forze armate che cosa hanno prodotto in questo ultimo decennio ? Hanno prodotto maggiore sicurezza per i popoli del Medio Oriente del Mediterraneo ? Qual è la percezione che quei popoli hanno di noi ? Ci considerano loro amici, oppure ci hanno messo nella lista dei loro nemici e dei loro avversari ? Le operazioni militari, oltre che le missioni internazionali, scusate: le operazioni internazionali, oltre che le missioni internazionali, hanno prodotto un qualche risultato rispetto alla lotta contro il terrorismo, oppure, ancora oggi, il terrorismo e la guerra si alimentano tra di loro, in una spirale perversa ? La povertà è diminuita, è stata eliminata ? Le disuguaglianze, le discriminazioni, le malattie, l'ignoranza sono diminuite in questi ultimi decenni, o sono aumentate ? Le guerre sono diminuite nel loro numero e nella loro intensità ?
  Insomma, la strategia americana e della NATO ha prodotto risultati in termini di stabilizzazione e di pace ? Noi pensiamo di no. Pensiamo che queste siano le domande che ci dobbiamo fare, ma noi abbiamo una risposta. Pensiamo di no perché quello che accade in Afghanistan è sotto gli occhi di tutti, quello che accade in Libia è sotto gli occhi di tutti, quello che accade, appunto, nei Paesi dove il terrorismo e la guerra si alimentano a vicenda è sotto gli occhi di tutti. La disperazione di masse sempre più crescenti, che spingono per venire da questa parte del Mediterraneo, dice che gli interventi della NATO e degli Stati Uniti d'America non sono serviti a stabilizzare la pace nel mondo.
  Allora, dobbiamo cambiare registro, ma per farlo bisogna avere una nuova consapevolezza. Bisogna avere la consapevolezza che dobbiamo ricominciare, dobbiamo ricominciare intanto – lo dicevo prima – aprendo una grande discussione pubblica nel nostro Paese, provando ad ascoltare quelli che sono gli attori di un approccio diverso alle questioni della disuguaglianza, della povertà e della guerra. Dobbiamo ricominciare perché ne va del destino di migliaia di uomini e di donne. Allora, è possibile che questo Parlamento si interroghi sul ruolo che dobbiamo avere come Paese nel Mediterraneo. È possibile che ricominciamo a dire che nel Mediterraneo noi vogliamo essere attori veri di cooperazione allo sviluppo e di cooperazione civile, che vogliamo ricominciare a parlare di interposizione pacifica nei conflitti, che vogliamo provare a cambiare – io lo dico così – le politiche di difesa e di sicurezza finora utilizzate che non hanno dato risultati, i risultati che noi speravamo. E allora forse varrebbe la pena di provare a cambiare, ma per provare a cambiare bisogna rimettere in discussione un'impostazione che è tutta dentro questo decreto, l'impostazione che chiama il Parlamento ad esprimersi nel giro di pochissime ore con l'idea, appunto, del prendere o lasciare e, soprattutto, con l'idea che chi non è d'accordo e chi ha deciso di votare contro perché non è d'accordo sull'impostazione, perché non è d'accordo rispetto ai risultati, perché non è d'accordo sullo spreco enorme di risorse finanziarie che non hanno portato a risultati positivi, di rappresentare, insomma, tutti quelli che non sono d'accordo come coloro i quali non hanno a cuore la sorte dei militari italiani all'estero e che non hanno a cuore l'autorevolezza del Paese.
  Noi pensiamo, invece, che sia diverso, che si tratti di un'altra cosa. Noi vogliamo restituire al nostro Paese un ruolo importante. L'Italia può avere un ruolo importante se finalmente sarà capace di dire una parola chiara rispetto, appunto, a quello che sta accadendo nel mondo e se finalmente sarà capace di dare una sua interpretazione al quadro globale, mutato che ci troviamo di fronte e, quindi, a quel quadro globale mutato e a quelle minacce e a quei pericoli che voi utilizzate per prorogare missioni e operazioni internazionali l'Italia dovrebbe cominciare a rispondere, invece, mettendo in campo strumenti che sono antichi, ma che avete dimenticato, questo sì, dentro un furore che è stato il furore di questi ultimi anni, un furore che ha determinato anche, diciamo così, neologismi, che ha modificato Pag. 111il senso delle parole e dei termini e che ha coniato la guerra preventiva, la guerra umanitaria e la guerra infinita.
  Noi pensiamo, appunto, che la Carta costituzionale dell'ONU – e concludo, Presidente – alla quale le nostre missioni dovrebbero ancorarsi è una Carta che non solo non prevede l'uso della guerra ma che, appunto, ripudia termini come «guerra umanitaria», «guerra preventiva» e «guerra infinita» che, invece, portano solo alla distruzione dell'umanità e non faranno di noi un popolo migliore soltanto perché abbiamo risposto alla nuova strategia degli Stati Uniti d'America e alla nuova strategia della NATO in questi lunghi, lunghissimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che l'elezione dei componenti della Commissione di vigilanza della Cassa depositi e prestiti avrà luogo giovedì 21 novembre, a partire dalle ore 13, anziché, come originariamente previsto, giovedì 14 novembre.
  Si è altresì convenuto che la discussione generale sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 13 – istituzione di una Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro avrà luogo nella seduta di martedì 19 novembre, al termine delle votazioni, anziché, come precedentemente stabilito, lunedì 18 novembre.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,50).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Taricco. Ne ha facoltà.

  MINO TARICCO. Signor Presidente, il mio intervento intende sottolineare questo: nei mesi scorsi avevamo presentato una proposta di mozione che aveva l'obiettivo di richiamare l'attenzione del Governo sul fatto che nella Commissione intergovernativa che ci sarà il 20 novembre con la Francia, insieme alle altre infrastrutture, fosse posta al centro dell'attenzione anche la linea ferroviaria Torino-Nizza, linea che più volte ha rischiato di essere pesantemente penalizzata perché è da rivedere un accordo che risale al 1970. In carenza della revisione di questo accordo, il rischio è che la manutenzione ordinaria che dovrebbe essere fatta su questa linea non venga fatta, come è successo in questi anni, e che, per mettere in sicurezza il trasporto, il gestore della linea rischi di ridurre la velocità e ridurre i servizi e, quindi, in qualche misura mandare a morte questo tipo di linea, che invece è fondamentale e strategica sia per i collegamenti del sud del Piemonte sia per tutte le ricadute turistiche che ha questa linea.
  Ora, dato che ad oggi questa mozione non è stata calendarizzata, ho pensato fosse importante richiamare l'attenzione del Governo su questo tema, proprio perché il 20 novembre ci sarà la Conferenza intergovernativa; è importante che questo tema sia posto all'attenzione. Ne approfitto anche per richiamare che sullo stesso territorio dovrebbe essere in partenza la realizzazione di un'opera, il raddoppio del tunnel del Tenda, opera che ha visto già tutti gli accordi del 2007 tra Italia e Francia, che ha visto tutto un iter di autorizzazione sia ambientale che territoriale dal 2008 al 2012. Nel 2012 è stata appaltata sia la progettazione che la realizzazione dell'opera, ma ad oggi non è stato sostanzialmente avviato nulla, nonostante tutte le informazioni portassero a dire che nel 2013 doveva partire la realizzazione dell'opera. Ora mi permetto anche qui di sottolineare al Governo italiano che nella Conferenza intergovernativa del 20 novembre, visto che saranno a rapporto sia il Governo italiano che quello francese, questo tipo di realizzazione venga messo all'ordine del giorno, perché Pag. 112è importante che questa opera così importante, che ha tutte le carte in regola per partire, possa partire velocemente per non isolare una porzione così importante di territorio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   MIRKO BUSTO. Signor presidente, mi collego all'attualità. È una notizia di oggi: il gruppo di esperti sul cambiamento climatico afferma che andiamo incontro a preoccupanti e crescenti scarsità dei raccolti, carestie, estinzione di piante ed animali, dovute alla crescente ed esponenziale concentrazione di CO2 in atmosfera. Allo stesso tempo, da un po’ di tempo e da alcuni studi, la FAO avvisa che entro il 2050 ci sarà un raddoppio del fabbisogno di cibo, venendosi a creare una vera e propria emergenza alimentare. Mai come ora l'uomo ha avuto bisogno di ridurre il catastrofico impatto ambientale, economico e sanitario che hanno le sue scelte quotidiane. Gli stessi scienziati oggi implorano i Governi e le industrie di tornare ad un rispettoso contatto con l'ambiente partendo dalle scelte alimentari.
  Se la popolazione mondiale diminuisse il proprio consumo di carne, avremmo una enorme riduzione del fabbisogno di cibo. Gli animali da allevamento non sono infatti delle macchine da proteine così efficienti come vorremmo. È un dato di fatto che consumano risorse molto maggiori di quante essi ne producano. Le consumano perché semplicemente sono esseri viventi.
  Nessuno si chiede come sia possibile che nel 2013 ci siano ancora popoli con gravi problemi di denutrizione, quando in America il 70 per cento dei cereali prodotti diventa mangime per allevamenti intensivi ? Gli studi sull'impronta idrica ed ecologica degli alimenti confermano la necessità di diminuire il consumo di carne e di aumentare il consumo di frutta, verdure, legumi. Avremmo un miglioramento della salute, come conferma la stessa Organizzazione mondiale della sanità, un netto risparmio nell'ambito sanitario, riusciremmo a sfamare molte più persone rispetto agli allevamenti, peraltro inquinando molto meno.
  Di qui la necessità di creare sul nostro territorio nuovi progetti come i frutteti urbani, già sperimentati con successo nella poco fertile Londra. Questo progetto è interessante. È un progetto di mappatura online degli alberi da frutto che crescono nelle aree verdi della città. Ciascuno può inviare la propria segnalazione o approfittare di quelle mandate da altri.
  MIRKO BUSTO. Signor presidente, mi collego all'attualità. È una notizia di oggi: il gruppo di esperti sul cambiamento climatico afferma che andiamo incontro a preoccupanti e crescenti scarsità dei raccolti, carestie, estinzione di piante ed animali, dovute alla crescente ed esponenziale concentrazione di CO2 in atmosfera. Allo stesso tempo, da un po’ di tempo e da alcuni studi, la FAO avvisa che entro il 2050 ci sarà un raddoppio del fabbisogno di cibo, venendosi a creare una vera e propria emergenza alimentare. Mai come ora l'uomo ha avuto bisogno di ridurre il catastrofico impatto ambientale, economico e sanitario che hanno le sue scelte quotidiane. Gli stessi scienziati oggi implorano i Governi e le industrie di tornare ad un rispettoso contatto con l'ambiente partendo dalle scelte alimentari.
  Se la popolazione mondiale diminuisse il proprio consumo di carne, avremmo una enorme riduzione del fabbisogno di cibo.

Intervento aggiunto con Errata Corrige, aggiornamento al

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, se ha vinto il concorso da stenografo può stare lì, altrimenti... .

Intervento aggiunto con Errata Corrige, aggiornamento al

  MIRKO BUSTO. Vuole sempre la scena ... Gli animali da allevamento non sono infatti delle macchine da proteine così efficienti come vorremmo. È un dato di fatto che consumano risorse molto maggiori di quante essi ne producano. Le consumano perché semplicemente sono esseri viventi.
  Nessuno si chiede come sia possibile che nel 2013 ci siano ancora popoli con gravi problemi di denutrizione, quando in America il 70 per cento dei cereali prodotti diventa mangime per allevamenti intensivi ? Gli studi sull'impronta idrica ed ecologica degli alimenti confermano la necessità di diminuire il consumo di carne e di aumentare il consumo di frutta, verdure, legumi. Avremmo un miglioramento della salute, come conferma la stessa Organizzazione mondiale della sanità, un netto risparmio nell'ambito sanitario, riusciremmo a sfamare molte più persone rispetto agli allevamenti, peraltro inquinando molto meno.
  Di qui la necessità di creare sul nostro territorio nuovi progetti come i frutteti urbani, già sperimentati con successo nella poco fertile Londra. Questo progetto è interessante. È un progetto di mappatura online degli alberi da frutto che crescono nelle aree verdi della città. Ciascuno può inviare la propria segnalazione o approfittare di quelle mandate da altri.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MIRKO BUSTO. La ricchezza è nella condivisione e nel rispetto di ogni forma di vita. Condividendo quell'albero con la comunità aumenterà la probabilità che tra qualche anno ci si possa nutrire del frutto nato dal seme gettato da altri.
  Questo è un assaggio di sovranità alimentare, perché chi controlla il cibo controlla il mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta della Ministra degli affari esteri a una interrogazione circa la scomparsa di un giornalista militante del Partito Radicale, Antonio Russo, avvenuta tredici anni fa, a 25 chilometri da Tbilisi, in Georgia. Questo giornalista aveva denunciato in modo coraggioso i crimini commessi dall'esercito russo di Putin nei confronti delle popolazioni civili cecene, in particolare, violenze e violazioni sistematiche dei diritti umani nei confronti di bambini e donne. Questo giornalista è stato massacrato, torturato, ritrovato sul ciglio di una strada con il corpo martoriato, evidentemente da chi non voleva che si scoprisse quello che questo giornalista aveva investigato. Il suo appartamento fu devastato, computer e materiali di lavoro scomparsi, e le prove che questo giornalista aveva acquisito sulle violenze dei russi nei confronti del popolo ceceno furono trafugate, e fu anche patetico il tentativo delle autorità russe di Pag. 113derubricare questo omicidio a incidente automobilistico o addirittura ad una aggressione di balordi a scopo di furto.
  A distanza di tredici anni noi non sappiamo ancora qual è la verità, la conclusione delle indagini sulla morte di questo giornalista. La Ministra degli affari esteri, Emma Bonino, si è qualificata negli anni per le sue attività a difesa dei diritti umani e risulta strano che ancora non trovi il tempo di rispondere a questa nostra interrogazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, approfitto anche della opportunità che è qui in Aula il Viceministro Baretta, se gentilmente mi ascolta. Le ruberò semplicemente un secondo. Viceministro, sono qui !

  PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, si rivolga alla Presidenza.

  LELLO DI GIOIA. Presidente, ho detto «approfitto dell'opportunità».

  PRESIDENTE. Questa è una opportunità, ma si rivolga alla Presidenza.

  LELLO DI GIOIA. La ringrazio. Ogni sera continuerò – e continuerò per tutte le sere –, a fine della discussione dell'Aula, a sottolineare quello che sta accadendo. Sono esattamente otto mesi che il MEF non risponde ad una mia interrogazione, e cioè una interrogazione in cui abbiamo chiesto chiarimenti perché Finmeccanica ha aumentato arbitrariamente il consiglio di vigilanza da tre a cinque membri, nominando un membro che ha venti incarichi pubblici. Venti incarichi pubblici !
  È una vergogna nel momento in cui si discute di riduzione della spesa, di riduzione dei costi che ci sono nella politica, mentre non si guardano i costi che ci sono in alcune società. Non riusciamo a capire perché, dopo sette mesi, ancora oggi non abbiamo questa risposta. Evidentemente si vuole nascondere qualcosa, o evidentemente questo signore che è stato nominato ha tali poteri che gli garantiscono anche l'immunità attraverso la non risposta a un'interrogazione. E tutte le sere sarò qui a ripetere questa questione fino a quando non vi è un diritto di risposta e un minimo sussulto di dignità da parte del Ministero e della Presidenza della Camera.

  PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, la Presidenza trasmetterà al Governo il sollecito della sua interrogazione, e lo fa ogniqualvolta avviene un sollecito.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, oggi la politica sarda sta vivendo una pagina a dir poco vergognosa, che offende le istituzioni e offende ancor più i cittadini che a questa rappresentanza politica hanno dato fiducia.
  È notizia di oggi l'arresto di due consiglieri regionali, accusati di avere utilizzato soldi pubblici per spese private. L'arresto dimostra che, secondo i magistrati, vi siano evidentemente rischi concreti che i due indagati possano darsi alla fuga, addirittura, o tentino di inquinare le prove o magari reiterino il reato: una vergogna per loro e per tutte le istituzioni regionali, anche nazionali aggiungerei.
  Ma non è uno scandalo che riguarda solo questi due onorevoli oggi arrestati. Decine di consiglieri ed ex consiglieri di destra e di sinistra sono indagati con la stessa accusa, compresa la neocandidata alla carica di governatore per il centro-sinistra – e questo è veramente assurdo –, accusati di aver utilizzato i nostri soldi per le loro vacanze, per i loro gioielli, cure di bellezza e tanto altro ancora, mentre i sardi precipitano nella povertà e nella disperazione.
  Con quale spirito andranno a votare i cittadini sardi alle imminenti elezioni regionali se questi sono i candidati ? Con quale faccia tosta destra e sinistra potranno presentarsi agli elettori promettendogli che risaneranno la regione ? Loro, che sono accusati di averne depredato le risorse ? L'impudenza con cui la casta Pag. 114continua a rubare non è più un problema penale e neanche politico, è ormai un problema culturale. Viviamo in una società che vede le istituzioni come luoghi da occupare per trarne vantaggi personali.
  Il MoVimento 5 Stelle considera le istituzioni e chi temporaneamente le gestisce un mero strumento al servizio della collettività, e vado a concludere. Dove amministriamo lo stiamo dimostrando e io dico che sono orgogliosa di far parte di questo gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, solo per stigmatizzare un problema. Il 1o e il 2 novembre, i santi e i morti, Trenitalia ha mandato giù, verso il Sud, verso Lecce, i suoi carri bestiame, perché verso giù vanno carri bestiame. E noi parlamentari che, tra le altre cose, stavamo lì in piedi, abbiamo potuto contare che i carri bestiame erano il doppio, erano strapieni, colmi di persone in piedi, come sardine, insaccati nei corridoi. Stiamo andando verso l'Immacolata, verso Natale. Mi chiedo: se dovesse succedere qualcosa – facciamo tanto di corna – come ne uscirà fuori il supermanager di Trenitalia ? Vogliamo, per cortesia, far capire a questo signore che i ricavi si possono fare anche usando la prudenza e non mettendo a rischio la pellaccia di chi viaggia per ritornare a salutare i propri cari nei cimiteri e ritornare nelle proprie famiglie ?
  La cosa che chiedo alla Presidenza è di ricordare l'Immacolata e soprattutto le festività di Natale. Che nessuno domani mattina possa piangere qualora dovesse succedere qualcosa – e insisto, facendo le corna o le dovute scaramanzie – dovendo poi ricorrere al «se ci fossimo mossi prima». Per cui, la cosa che chiedo è che quanto meno mettessero per questo periodo dei treni in più perché prendono più paganti, perché stanno in piedi anche gli abbonati, sta in piedi anche chi paga i biglietti e questo per un servizio pubblico non è assolutamente un fatto edificante.

  PRESIDENTE. Onorevole Cera, io la ringrazio per il suo intervento. La Presidenza ha ben chiare le festività incluse nel calendario, però è di tutta evidenza che non è compito della Presidenza occuparsi della questione nel senso specifico. Purtuttavia, io la invito a valutare anche l'opportunità di presentare al riguardo atti di sindacato ispettivo che, invece, possono questi essere oggetto dell'attenzione del Governo.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Narduolo. Ne ha facoltà.

  GIULIA NARDUOLO. Signor Presidente, solo per sollecitare la risposta all'interrogazione che ho presentato il 23 luglio, la numero 4-01366, sottoscritta anche da altri colleghi del Partito Democratico, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, riguardante l'autostrada A31, Valdastico sud, il tratto Vicenza-Rovigo, in particolare sullo stato dei lavori e dei controlli in fase di costruzione, visti anche gli avvisi di garanzia che sono stati emanati per traffico illegale di rifiuti e falso ideologico, sia ai titolari delle ditte che gestivano i lavori e i progetti, sia all'attuale presidente della A4 Holding, Attilio Schneck, già presidente della provincia di Vicenza.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 7 novembre 2013, alle 9:

  Seguito della discussione del disegno di legge (per il seguito della discussione sulle linee generali e il seguito dell'esame):
   Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative Pag. 115delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (C. 1670-A).
  – Relatori: Manciulli (per la III Commissione) e Rossi (per la IV Commissione), per la maggioranza; Gianluca Pini, di minoranza.

  La seduta termina alle 20,05.

Pag. 116

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. VIII, n. 1 e 2 – odg 1 n.f. 474 472 2 237 472 58 Appr.
2 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/3 483 481 2 241 481 58 Appr.
3 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/5 n.f. 480 450 30 226 447 3 58 Appr.
4 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/7 478 472 6 237 122 350 59 Resp.
5 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/11 483 480 3 241 121 359 58 Resp.
6 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/12 479 476 3 239 115 361 58 Resp.
7 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/13 479 475 4 238 117 358 58 Resp.
8 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/16 483 480 3 241 476 4 58 Appr.
9 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/18 n.f. 482 480 2 241 478 2 58 Appr.
10 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/19 481 479 2 240 122 357 58 Resp.
11 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/20 483 480 3 241 438 42 58 Appr.
12 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/22 485 482 3 242 120 362 58 Resp.
13 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/23 485 482 3 242 119 363 58 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/29 n.f. 472 468 4 235 465 3 58 Appr.
15 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/37 n.f. 470 461 9 231 424 37 58 Appr.
16 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/40 479 476 3 239 156 320 57 Resp.
17 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/47 481 478 3 240 124 354 57 Resp.
18 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/49 n.f. 477 473 4 237 461 12 57 Appr.
19 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/53 467 461 6 231 10 451 57 Resp.
20 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/59 470 464 6 233 110 354 57 Resp.
21 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/72 462 428 34 215 115 313 57 Resp.
22 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/73 460 455 5 228 98 357 57 Resp.
23 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/75 440 437 3 219 113 324 57 Resp.
24 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/76 rif. 434 430 4 216 424 6 57 Appr.
25 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/77 430 426 4 214 97 329 58 Resp.
26 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/78 427 423 4 212 116 307 58 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 33)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/79 433 393 40 197 120 273 58 Resp.
28 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/80 rif. 422 418 4 210 379 39 58 Appr.
29 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/81 418 413 5 207 95 318 58 Resp.
30 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/82 rif. 422 417 5 209 410 7 58 Appr.
31 Nom. odg 9/doc. VIII 1-2/85 rif. 423 419 4 210 412 7 57 Appr.
32 Nom. Doc. VIII, n. 1 448 444 4 223 363 81 60 Appr.
33 Nom. Doc. VIII, n. 2 449 445 4 223 363 82 60 Appr.