Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 15 novembre 2013

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 15 novembre 2013.

  Angelino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Archi, Baldelli, Baretta, Berretta, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Casero, Castiglione, Censore, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Frusone, Galan, Gebhard, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Kyenge, La Russa, Legnini, Letta, Lombardi, Lorenzin, Lupi, Antonio Martino, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Mogherini, Moretto, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Ravetto, Realacci, Sani, Santelli, Speranza, Tabacci, Tinagli, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 14 novembre 2013 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   MINARDO: «Disposizioni per la vigilanza sull'applicazione degli accordi stipulati dall'Associazione bancaria italiana in materia di erogazione di mutui» (1808);
   MINARDO: «Disposizioni concernenti la regolamentazione comunale delle aperture domenicali e festive degli esercizi commerciali» (1809);
   AIRAUDO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul progetto del sistema ferroviario ad alta velocità» (1810);
   FUCCI: «Norme recanti regime fiscale speciale in relazione ai rapporti con il territorio di Taiwan» (1811);
   GIORGIA MELONI ed altri: «Norme per la prevenzione e il contrasto del gioco d'azzardo patologico, nonché in materia di pubblicità del gioco d'azzardo, di tutela dei minori e di disciplina dell'apertura di sale da gioco» (1812).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

  La proposta di legge LEVA ed altri: «Modifiche alla legge 13 aprile 1988, n. 117, in materia di responsabilità civile dei magistrati» (1735) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Bruno Bossio.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   II Commissione (Giustizia):
  CAPARINI ed altri: «Modifiche agli articoli 565 e 586 del codice civile in materia di devoluzione dell'eredita ai comuni» (1404) Parere delle Commissioni I, V e VI.

   VII Commissione (Cultura):

  CAPARINI ed altri: «Legge quadro per lo spettacolo dal vivo» (417) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  CARRA ed altri: «Istituzione della figura professionale di educatore motorio-sportivo presso la scuola primaria» (526) Parere delle Commissioni I, V, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   X Commissione (Attività produttive):

  PRODANI ed altri: «Modifiche all'articolo 132 del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di durata della garanzia legale di conformità per i beni di consumo» (1455) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV.

   XI Commissione (Lavoro):

  SBROLLINI e SCUVERA: «Disposizioni per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili di età compresa tra cinquantadue e cinquantotto anni impiegati dai comuni» (1479) Parere delle Commissioni I e V.

   Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali):

  GEBHARD ed altri: «Disposizioni concernenti l'erogazione anticipata dell'assegno di mantenimento a tutela del minore» (60) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 14 novembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

  Il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 13 novembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione concernente l'articolo 123, comma 7, del codice della strada, come modificato dall'articolo 20 della legge 29 luglio 2010, n. 120, relativo all'attività di autoscuola.

  Questa segnalazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Comunicazioni di nomine ministeriali.

  Il Ministero dello sviluppo economico, con lettere in data 11 novembre 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 3, 5-bis e 6 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale nell'ambito del medesimo Ministero, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:

  alla IX Commissione (Trasporti) la comunicazione concernente il seguente incarico:
   al dottor Roberto Sambuco, l'incarico di capo del Dipartimento per le comunicazioni;

  alla X Commissione (Attività produttive) le comunicazioni concernenti i seguenti incarichi:
   all'ingegner Leonardo Senni, l'incarico di capo del Dipartimento per l'energia;
   al dottor Giuseppe Tripoli, l'incarico di capo del Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazoni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 4 novembre 2013, a pagina 5, seconda colonna, alla ventunesima riga, le parole: «751 final» si intendono sostituite dalle seguenti: «752 final».

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative finalizzate alla previsione e all'applicazione di sanzioni per la violazione del divieto di coltivazione di organismi geneticamente modificati – 2-00254

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   da sabato 15 giugno 2013, a Vivaro (Pordenone), sono stati coltivati seimila metri quadrati con mais transgenico MON810, comportando contaminazione nelle produzioni convenzionali-biologiche limitrofe;
   il Governo, in seguito all'impegno sorto dall'approvazione in Parlamento di una risoluzione e di una mozione sull'avvenuta semina del mais geneticamente modificato e alle sollecitazioni provenienti sia dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome che dalla società civile, ha adottato, l'11 luglio 2013, un decreto interministeriale che ha coinvolto tre Ministeri fondamentali: il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero della salute;
   nel decreto, entrato in vigore l'11 agosto 2013, si prevede che «la coltivazione di varietà di mais MON810, provenienti da sementi geneticamente modificate è vietata nel territorio nazionale, fino all'adozione di misure comunitarie di cui all'articolo 54, comma 3 del regolamento (CE) 178/2002 del 28 gennaio 2002 e comunque non oltre diciotto mesi dalla data del presente provvedimento»;
   il decreto risulta inattuato poiché i campi in cui sono avvenute le semine di mais MON810 non sono stati bonificati, né sono state messe in sicurezza le coltivazioni convenzionali/biologiche limitrofe, determinando così un grave rischio per la tutela della biodiversità della zona;
   durante la riunione della task force per un'Italia libera da OGM, tenutasi a Pordenone il 4 ottobre 2013, i rappresentanti del Corpo forestale regionale, che sta effettuando tutte le azioni di controllo e monitoraggio sui luoghi in questione, hanno affermato che potrebbe essere in atto una presunta contaminazione dei campi limitrofi a quelli seminati con mais geneticamente modificato e che, a causa della previsioni contenute nel decreto, non hanno nessun potere per mettere in atto alcuna azione che possa bloccare tale processo;
   la regione Friuli Venezia Giulia, secondo quanto spiegato dal vicepresidente Bolzonello (con delega per le attività produttive, il commercio, la cooperazione e l'agricoltura), rilevando la sostanziale impossibilità di applicare il decreto interministeriale, in quanto risulta mancante il sistema sanzionatorio che comporta carenza di potere, il 23 settembre 2013 ha ritenuto opportuno emettere un'ordinanza di raccolta del mais MON810 molto stringente, che permette, in caso di violazione delle prescrizioni, di agire ex articolo 650 cp;
   la mancanza del sistema sanzionatorio del decreto interministeriale in questione è stata confermata dallo stesso Ministro interpellato che, davanti alla Commissione agricoltura durante la seduta del 9 ottobre 2013 in risposta ad un question time, ha affermato: «L'incompletezza del quadro giuridico, dovuta all'assoluta novità della situazione di fatto non ancora disciplinata in modo sistematico, è una lacuna con riflessi operativi che rende necessario un ulteriore intervento normativo in materia di sanzioni per violazione di disposizioni di carattere ambientale»; e poi ancora: «Sul territorio del Friuli Venezia Giulia stanno, dunque, proseguendo tutte le azioni di controllo volte ad accertare se dalla coltivazione del mais in questione possano prodursi danni all'ambiente, ma resta da affrontare la questione di rafforzare il divieto introdotto dal decreto interministeriale del 12 luglio scorso con la previsione di uno specifico sistema sanzionatorio. A tal fine, si condivide la necessità di un nuovo intervento normativo in materia di sanzioni per violazione delle disposizioni di carattere ambientale e in tal senso è rivolta l'attività dell'Amministrazione»;
   nella medesima seduta, il Ministro interpellato ha constatato la necessità di promuovere una modifica della direttiva 2001/18/CE al fine ampliare l'autonomia degli Stati membri nel vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio –:
   preso atto che la modifica della direttiva 2001/18/CE in primis e l'attuazione della medesima sul territorio italiano potrebbero richiedere tempi assai lunghi, determinando così il prolungamento della lacuna normativa fino al periodo di semina della prossima primavera, con quali tempi e modalità si intenda promuovere un'iniziativa normativa in materia di sanzioni per violazione di disposizioni di carattere ambientale, affinché il divieto di coltivazione di organismi geneticamente modificati sia effettivo nel breve termine;
   data l'incertezza delle regioni di fronte all'attuale quadro normativo, come dimostrato dalla mancata attuazione del decreto da parte della regione Friuli Venezia Giulia, se le regioni e gli enti locali, al fine di attuare almeno la messa in sicurezza delle coltivazioni convenzionali/biologiche in caso di accertato danno ambientale da coltivazione di organismi geneticamente modificati, abbiano il potere di applicare le sanzioni previste dagli articoli 35 e 36 del decreto legislativo n. 224 del 2003 e la bonifica, il ripristino ambientale e il risarcimento ai sensi del codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006), come affermato dal Ministro interpellato nella lettera inviata alla presidente della regione Friuli Venezia Giulia Serracchiani il 9 ottobre 2013;
   a seguito del parere poco confortante dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, in cui si afferma la mancata evidenza di rischi per la salute umana o animale e per l'ambiente che legittimi la richiesta di misure di emergenza dell'Italia ex articolo 34 del regolamento (CE) n. 1829 del 2003, quali misure il Governo abbia intenzione di mettere in campo per evitare che nel nostro Paese, attraverso il precedente che si sta formando in Friuli Venezia Giulia, venga introdotta in larga scala la coltivazione di organismi geneticamente modificati a discapito della vastissima biodiversità territoriale.
(2-00254) «Zanin, Cenni, Braga, Mariani, Bratti, Cova, Terrosi, Ferrari, Venittelli, Zaccagnini, Zardini, Bargero, Zappulla, Senaldi, Nicoletti, Labriola, Ventricelli, Sbrollini, Giuditta Pini, Martelli, Marzano, Mattiello, Simoni, Vaccaro, Pastorelli, Taranto, Furnari, Valiante, Bazoli, Preziosi, Patriarca, Fiorio, Luciano Agostini, Brandolin, Dallai, Fanucci».


Iniziative per fronteggiare la grave epidemia fitosanitaria che ha colpito gli alberi di ulivo in Puglia – 2-00297

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
   le coltivazioni di alberi di ulivo rivestono straordinaria importanza per l'assetto ambientale e per l'economia della Puglia, in relazione alla diffusa caratterizzazione del paesaggio storico regionale, al valore inestimabile delle varietà degli esemplari presenti sul territorio e alla qualità delle produzioni olearie che ne derivano; in particolare, il patrimonio olivicolo del Salento, con i suoi quasi 10 milioni di alberi, è oggi esposto ad un rischio di un danno incalcolabile per l'economia del territorio, che comporterebbe anche il mutamento paesaggistico di un'area del nostro Paese da sempre associata alle immense distese di ulivo; è stato riscontrato nell'area ionico-salentina un fenomeno di disseccamento rapido delle piante che si manifesta con danni estesi alle chiome, imbrunimenti interni del fusto e rapida compromissione delle piante, con caratteristiche espansive che determinano una notevole preoccupazione negli operatori del settore e nelle autorità locali;
   l'osservatorio fitosanitario della regione Puglia, d'intesa con altri enti ed istituzioni scientifiche, ha effettuato un approfondito monitoraggio del fenomeno e della sua localizzazione, riscontrando attacchi parassitari alle piante, con particolare riferimento al «Rodilegno giallo» (Zeuzera pyrina) e ad un agente patogeno da quarantena denominato «Xylella fastidiosa»;
   l'agente patogeno da quarantena è stato inoltre riscontrato, nell'area, anche su piante di mandorlo, oleandro e querce, coltura arborea molto diffusa nel territorio salentino;
   nella «zona focolaio» tutte le piante di ulivo dovranno essere estirpate per evitare ulteriori contagi, si pensi che l'estensione di tale zona è di 8000 ettari e che la densità media di ulivi per ettaro nel Salento è di 80 unità, ossia, rispetto all'infezione, risultano compromessi già oltre 600 mila alberi d'ulivo;
   la «Xylella fastidiosa» è un batterio – sino ad ora non diffuso in Europa e non riscontrato su piante come gli olivi – di tipo patogeno inserito nell'elenco A1 della Eppo, l'Organizzazione intergovernativa responsabile della cooperazione europea per la salute delle piante in Europa e nella regione mediterranea, cioè inserito nella lista nera dei batteri da quarantena, necessariamente da isolare a causa della sua portata infettiva e distruttiva;
   l'agente patogeno è invece presente soprattutto in Asia e in America del Nord dove ha provocato malattie su numerose specie di piante, tra cui viti, agrumi, mandorle e caffè, rappresentando una seria minaccia per le realtà agricole sia in termini del paesaggio e dell'ecosistema che per le gravissime perdite di raccolti;
   la situazione manifestatasi in Puglia, per la sua estensione e gravità, rischia di allargarsi fuori dai confini regionali, assumendo, per la portata delle conseguenze in termini ambientali ed economici, rilievo nazionale tale da rendere necessario un intervento del Governo, anche in considerazione dell'obbligatorietà che impone la normativa comunitaria in caso di ritrovamento di agenti patogeni da quarantena;
   in passato, l'Unione europea ha contestato allo Stato italiano l'inadeguata applicazione delle misure dirette a impedire la diffusione di diversi organismi nocivi, prescritte dalla normativa europea e l'omessa notifica della presenza, o della comparsa, di organismi nocivi sul proprio territorio;
   la regione Puglia ha già avviato il protocollo tecnico-amministrativo previsto dalle normative vigenti, per quanto di competenza, investendo il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e la Commissione europea;
   per tamponare l'emergenza sono necessarie decine di milioni di euro e i quaranta esperti, inviati da Roma per censire gli ulivi oramai compromessi, hanno definito insufficienti le risorse economiche per far fronte all'epidemia dell'agente patogeno da quarantena;
   l'intero Fondo di solidarietà nazionale, pari a 18 milioni di euro, non basterebbe a fronteggiare la sola urgenza;
   si rendono, pertanto, necessarie ed urgenti sia l'adozione di misure tecniche di gestione delle colture olivicole nell'area interessata, con particolare riferimento al divieto di movimentare materiale vegetale proveniente da potature di piante infette, sia l'adozione di misure preventive sulle piante non compromesse e di trattamenti mirati accompagnati da strategie di controllo degli agenti patogeni, oltre all'immediato avvio dell'opportuna attività di ricerca;
   sono necessari interventi economici, e non solo, a sostegno di un tessuto socio-economico che subirà, nella migliore delle ipotesi, un forte rallentamento, se non addirittura un arresto, a causa del fenomeno infettivo in atto;
   il danno eco-sistemico ed economico che l'agente patogeno sta causando al territorio pugliese si rifletterà, negativamente, sul raccolto delle olive nel prossimo anno e, a cascata, su tutto l'indotto agroindustriale che da esso deriva;
   l'olio extravergine d'oliva di Puglia rappresenta una delle eccellenze alimentari più significative del territorio nazionale e consente all'Italia di poter primeggiare a livello mondiale in questo settore –:
   quali risorse finanziarie e in che tempi il Ministro interpellato intenda stanziare per gli interventi di ricerca, per l'isolamento dell'agente patogeno e per gli interventi di sostegno socio-economico ai territori colpiti dall'agente patogeno da quarantena;
   quali misure immediate si intendano adottare per affiancare le azioni già messe in campo dalla regione Puglia al fine di evitare il contagio verso il resto d'Italia o, addirittura, verso l'Europa.
(2-00297) «Pannarale, Di Salvo, Piazzoni, Airaudo, Sannicandro, Duranti, Fratoianni, Zaratti, Matarrelli, Franco Bordo, Kronbichler, Marcon, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pellegrino, Pilozzi, Placido, Ragosta, Lavagno, Ferrara, Giancarlo Giordano, Melilla, Piras, Quaranta, Ricciatti, Lacquaniti, Daniele Farina, Zan, Aiello, Boccadutri, Scotto».


Elementi circa l'utilizzo del Fondo unico giustizia ed iniziative volte ad incrementare la quota di risorse destinata al Ministero della giustizia – 2-00268

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   la legge di stabilità per il 2014 prevede, per il settore della giustizia, tagli di risorse come, ad esempio, la riduzione del già esiguo compenso degli avvocati che prestano il gratuito patrocinio e che colpirà i cittadini meno abbienti, i quali vedranno irrimediabilmente ridursi la qualità della difesa tecnica che spesso rimane l'unica difesa della quale possono beneficiare, ed aumenti dei costi di accesso alla giustizia, quale l'aumento a 27 euro per i diritti di notifica, oggi a 8 euro;
   le predette misure, che si sommano alla cronica carenza di organico, dagli uffici giudiziari agli istituti penitenziari, di fatto, costringeranno i più poveri a rinunciare preventivamente all'esercizio dei propri diritti, venendosi a creare un grave vulnus per la democrazia del nostro Paese;
   per restituire forza, dignità ed efficienza al sistema giudiziario servono non solo riforme, ma soprattutto risorse da reperire sia eliminando sacche di spesa pubblica improduttiva, sia riversando nel settore della giustizia la gran parte delle risorse del Fondo unico giustizia, anziché solo un terzo, come invece oggi previsto;
   la Commissione giustizia della Camera dei deputati, nel parere reso il 9 luglio 2013 sul cosiddetto «decreto-legge del fare», ha posto una condizione volta a portare da un terzo alla metà le risorse del fondo unico da destinare alla giustizia, in quanto appare incomprensibile la ragione per la quale un settore fortemente in crisi, anche per la carenza di risorse, non debba essere il beneficiario principale di quelle stesse risorse che il medesimo settore produce;
   per quel che riguarda le risorse del Fondo unico giustizia, si ricorda che dal rendiconto generale dello Stato 2012 risulta che il totale delle risorse versate all'entrata nel 2013 (cap. 2414) è stato pari a 162,8 milioni di euro. Di questi: 72,3 milioni di euro derivanti da sequestri; 57,2 milioni di euro derivanti da confische; 33,3 milioni di euro da altre risorse; mentre nel medesimo capitolo del rendiconto 2011 si erano registrate entrate addirittura per oltre 400 milioni di euro (di cui 343 milioni di euro derivanti da sequestri; 29,7 milioni da confische e 31,8 milioni da altre risorse);
   lo stato di grave crisi del settore della giustizia richiede immediati e non più rinviabili investimenti in mezzi, strumenti e personale, quando invece vi è un'oggettiva penuria di risorse disponibili, per cui sarebbe necessario, e non solo opportuno, che il Governo adotti tutte le iniziative di sua competenza per incrementare sensibilmente (non meno del cinquanta per cento) la quota del Fondo unico giustizia da destinare al settore della giustizia –:
   quali siano gli interventi effettuati nell'ultimo triennio con le risorse del Fondo unico giustizia versate al Ministero della giustizia e se il Ministro interpellato sia favorevole ad un'eventuale iniziativa normativa volta a portare al cinquanta per cento le risorse del Fondo unico giustizia da attribuire al Ministero della giustizia.
(2-00268) «Leva, Ferranti, Verini, De Maria».


Iniziative volte a definire una normativa organica e condivisa in materia di diritto d'autore sul web e a rivedere le competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in tale ambito – 2-00285

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   la vigente normativa in materia di protezione del diritto d'autore fatica a conciliarsi con le nuove realtà determinate dallo sviluppo tecnologico e dalla diffusione delle moderne forme di fruizione dei contenuti multimediali;
   tale argomento è contenuto anche nell'ambito della direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 maggio 2001 sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione;
   la citata direttiva, infatti, al considerando n. 31, recita esplicitamente che: «Deve essere garantito un giusto equilibrio tra i diritti e gli interessi delle varie categorie di titolari nonché tra quelli dei vari titolari e quelli degli utenti dei materiali protetti. Le eccezioni e limitazioni alla protezione esistenti nelle legislazioni degli Stati membri devono essere riesaminate alla luce del nuovo ambiente elettronico. Le differenze esistenti nelle eccezioni e limitazioni relative a determinati atti hanno effetti negativi diretti sul funzionamento del mercato interno nel settore del diritto d'autore e dei diritti connessi. Tali differenze potrebbero facilmente accentuarsi con l'ulteriore sviluppo dell'utilizzazione economica transfrontaliera di opere e delle attività transfrontaliere. Onde garantire il corretto funzionamento del mercato interno, tali eccezioni e limitazioni dovrebbero essere definite in modo più uniforme. Il grado di armonizzazione di dette eccezioni dovrebbe dipendere dal loro impatto sul corretto funzionamento del mercato interno»;
   in seguito all'adozione di tale direttiva, il 16 luglio 2008 la Commissione europea ha pubblicato il Green Paper on Copyright in the Knowledge Economy, un documento che prende in esame le criticità emerse nell'implementazione del sistema delle eccezioni al diritto d'autore previsto dalla direttiva 2001/29/CE e si conclude con un invito a presentare commenti entro il 30 novembre 2008, invito rivolto a tutti gli interessati alla materia, al fine di promuovere un dibattito sui migliori mezzi per assicurare la diffusione on-line delle conoscenze per la ricerca, la scienza e l'istruzione. Punto di riferimento dell'indagine è la comunicazione della Commissione europea: A single market for 21st Century Europe del 20 novembre 2007, dove veniva evidenziata la necessità di promuovere una quinta libertà del mercato interno, ossia la libera circolazione della conoscenza e dell'innovazione;
   il 25 luglio 2013, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, attualmente priva di un suo componente a seguito delle dimissioni del professore Maurizio Decina, ha pubblicato una bozza di regolamento sulla tutela del diritto d'autore in rete;
   si tratta dello «Schema di regolamento in materia di tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica e procedure attuative ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70» di cui alla delibera n. 452/13/CONS;
   detto schema di regolamento, ad avviso degli interpellanti, pone un primo problema relativo alla legittimazione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a normare tale materia;
   il citato decreto legislativo n. 70 del 2003, attuativo della direttiva e-commerce europea (2000/31/CE), non si occupa infatti di diritto d'autore, bensì della tutela dell'affidabilità delle transazioni a distanza e in tale ottica esenta alcuni prestatori di servizi in rete da responsabilità per gli illeciti commessi dagli utenti tramite i loro servizi;
   la direttiva e il pedissequo decreto legislativo, però, non regolamentano alcun tipo di inibitoria, lasciando eventualmente tale possibilità ai singoli Stati membri. L'Italia, attuando le direttive europee Infosoc 2001/29/CE e Ipred 2004/48/CE, ha optato per la giurisdizionalizzazione di tali procedure (quindi riservandone la competenza alla magistratura, anche in via d'urgenza) senza prevedere in alcun modo un intervento di una qualsivoglia autorità amministrativa;
   con tutta evidenza tale situazione non è immutabile, ma una modifica può venire solo attraverso l'approvazione di norme di rango primario emanate dal Parlamento o dal Governo e non, invece, a mezzo di quella che agli interpellanti appare un'autoassegnazione di una competenza in materia sulla base di una normativa secondaria dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
   in ogni caso lo schema di regolamento è stato posto in consultazione per due mesi, ovverosia dal 25 luglio al 25 settembre 2013, periodo balneare che sembra scelto apposta per limitare al massimo gli interventi. In ogni caso, detto regolamento dovrebbe entrare in vigore il 3 febbraio 2014;
   al riguardo, diversi enti internazionali come Article 19 – l'associazione internazionale che si occupa di promozione e tutela della libertà di informazione in tutto il mondo – hanno espresso numerose critiche sul citato schema del nuovo regolamento sul diritto d'autore on-line che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si appresta a varare. In particolare, secondo il rapporto di Article 19 recentemente pubblicato, molte delle previsioni contenute nel nuovo regolamento non sarebbero compatibili con gli standard internazionali in materia di tutela della libertà di informazione e, soprattutto, violerebbero taluni diritti fondamentali dell'uomo, cristallizzati nella Convenzione internazionale sui diritti civili e politici dell'ONU e nella la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
   analoghe preoccupazioni sono espresse nel rapporto Freedom on the Net 2003 appena pubblicato dall'associazione Freedom House, che ha monitorato negli ultimi anni lo stato di salute della libertà in rete e che analizza l'andamento di controlli, censure e repressione su internet in 60 Paesi fra il maggio e l'aprile 2013, citando espressamente il predetto schema di regolamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni come possibile strumento di censura;
   la legislazione vigente, infatti, attribuisce all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni alcune circoscritte competenze in materia di tutela del diritto d'autore e, in particolare, quelle previste dall'articolo 182-bis della legge 22 aprile 1941, n. 633, introdotto dalla legge 18 agosto 2000, n. 248, e successivamente più volte modificato ed integrato;
   ciononostante, l'allegato «A» alla menzionata delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 452/13/CONS recante lo schema di regolamento in materia di tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica e procedure attuative ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, ipotizza, all'interno di tale documento, tra le altre cose, nuove modalità di contrasto alla pirateria che lascerebbero alla discrezionalità dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni la decisione in merito all'inibizione del sito web «i cui server siano localizzati al di fuori dei confini nazionali»;
   la tutela costituzionale che garantisce la libertà di comunicazione e di manifestazione del pensiero impone, ad avviso degli interpellanti, quanto meno una riflessione sull'opportunità e la legittimità di affidare ad un ente amministrativo, per quanto nella forma di un'autorità indipendente, e non all'autorità giudiziaria una tale prerogativa, in particolare modo in un momento in cui viene quotidianamente messa in discussione l'indipendenza e la trasparenza delle procedure di nomina all'interno dell'autorità;
   si considera necessario ed urgente che il Parlamento o il Governo realizzino quanto prima una organica riforma della materia del diritto di autore su web, che tenga conto delle esigenze poste dal progresso e della necessità di non contrastare il naturale percorso di evoluzione dei costumi degli utenti, senza che tale prerogativa venga, di fatto, esercitata da un'autorità amministrativa indipendente. Non a caso, giacciono presso entrambi i rami del Parlamento alcune proposte di legge che, a vario titolo, mirano a modificare la normativa del diritto d'autore sul web;
   va oltretutto considerato che il modo di affrontare una questione così delicata, quale quella della disciplina del diritto d'autore sul web, che inciderà in maniera profonda sulla società, costituisce per certi versi già un'anomalia rispetto alle altre democrazie occidentali;
   alla luce dell'interesse che l'opinione pubblica ha dimostrato di nutrire nei confronti della questione illustrata dalla presente interpellanza, sarebbe opportuno avviare un ampio confronto in sede parlamentare rispetto al quale il Governo potrebbe contribuire, per quanto di sua competenza, alla rapida revisione della disciplina del diritto d'autore sul web, tenendo in considerazione la necessaria affermazione dei diritti fondamenti e della tutela dei cittadini utenti sul web e i diritti degli autori ed editori –:
   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di pervenire alla definizione di una normativa organica sul diritto d'autore sul web, che sia il più possibile condivisa;
   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere a fronte dell'imminente entrata in vigore del citato schema di regolamento in materia di tutela del diritto di autore sulle reti di comunicazione elettronica e procedure attuative ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2013, n. 70, considerati i rilievi di numerose associazioni di categoria che hanno manifestato l'esigenza che tale delibera non entri in vigore in maniera che gli interpellanti ritengono assolutamente non condivisibile e legittima;
   se il Governo non intenda adottare immediate iniziative normative tese a limitare le attuali competenze conferite dalla legge all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in materia di diritto di autore, nel senso di escludere espressamente che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni possa varare, di fatto, una vera e propria riforma del diritto di autore sul web.
(2-00285) «Migliore, Boccadutri».


Iniziative finalizzate a rendere più funzionale ed efficiente il trasporto ferroviario nelle regioni Toscana ed Umbria, con particolare riferimento alle tratte interessate dal pendolarismo – 2-00299

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   è notizia di questi giorni che Trenitalia spa, in vista della rimodulazione e riorganizzazione dell'offerta e degli orari ferroviari, avrebbe intenzione di cancellare, poiché non più sostenibile «a mercato», una grossa fetta dell'offerta di trasporto ferroviario di collegamento da e per la regione Toscana;
   si tratterebbe, in particolare, di 12 treni intercity in tutta la regione, con rilevante incidenza sulla tratta Firenze-Arezzo, uno dei percorsi che presenta già oggi molte criticità, con pendolari letteralmente ammassati sulle vetture e che si trovano ad affrontare tragitti, spesso molto lunghi, in condizioni non certo agevoli;
   l'offerta dei trasporti pubblici in Toscana, come del resto in tutta Italia, è spesso insufficiente a coprire il fabbisogno dei cittadini e per questo il taglio ipotizzato da Trenitalia e denunciato dallo stesso assessore ai trasporti della regione, Vincenzo Ceccarelli, appare inopportuno, quanto controproducente;
   il trasporto regionale ed interregionale su ferro che collega la Toscana con piccole e grandi città italiane, a prescindere da quello dedicato all'alta velocità, dovrebbe essere, a detta degli interpellanti, garantito ai cittadini che ne usufruiscono ogni giorno per lavoro o studio;
   appare inopportuno, agli occhi degli interpellanti, puntare tutta la riorganizzazione e gli investimenti sui treni ad alta velocità che, pur essendo fondamentali per il collegamento su ferro in tutta la nazione, non sono certo quelli fruiti maggiormente e quotidianamente dai pendolari. Tali treni dovrebbero affiancare la rete regionale ed interregionale che andrebbe potenziata e valorizzata, anche al fine di rilanciare la mobilità sostenibile in Italia;
   la situazione della Toscana non è certo l'unica; i ritardi, le soppressioni e i disservizi costringono ogni giorno milioni di italiani a spostarsi in tutta Italia in condizioni vergognose e al limite della decenza; un caso emblematico è l'intercity 531 Perugia-Roma che da anni registra ormai un ritardo «a regime» di almeno 20 minuti, sempre imputabile a guasti tecnici dovuti alle difficoltà di controllo del blocco delle porte, segno questo di un materiale vetusto, non correttamente mantenuto e non più utilizzabile, che tuttavia, migliorato nell'aspetto estetico, continua ad essere impiegato e classificato come categoria intercity;
   è evidente che il rinnovo del parco macchine dei treni destinati al trasporto dei pendolari sia stato sacrificato per privilegiare scelte aziendali volte a potenziare lo sviluppo dell'alta velocità, motivo di vanto peraltro di una gestione manageriale che risulta fallimentare sotto tutti i punti di vista e che, tuttavia, non sembra essere destinata ad alcun tipo di alternanza –:
   se non si ritenga urgente avviare, per quanto di competenza, un'opportuna valutazione dell'impatto che la cancellazione degli intercity avrebbe sul pendolarismo della regione Toscana;
   se non si intendano verificare le cause del giornaliero disservizio registrato dall'intercity 531 Perugia-Roma, e, per quanto di competenza, le responsabilità dei ritardi, posto che non si tratta di ritardi dovuti ad eventi eccezionali;
   se non si intenda predisporre urgentemente, anche in collaborazione con le regioni Umbria e Toscana, un piano di risanamento del trasporto dei pendolari, assicurando oltre al «normale» funzionamento del materiale, la copertura, con un adeguato numero di treni, dei territori fortemente interessati al pendolarismo;
   se non si ritenga necessaria una profonda revisione del modello strategico infrastrutturale del Paese che, al momento attuale, con il programma delle opere pubbliche della «legge obiettivo», destina prioritariamente ingenti risorse alla realizzazione di opere di dubbia utilità e di enorme impatto ambientale, a scapito degli interventi necessari per rendere più funzionale ed efficiente il sistema di trasporto ferroviario locale e il trasporto pubblico urbano, la cui inefficienza induce, di fatto, l'utilizzo di forme di mobilità privata, con un più elevato impatto ambientale e sanitario e con conseguenti enormi problemi di congestione delle aree urbane.
(2-00299) «Gagnarli, Gallinella, Artini, Segoni, Baldassarre, Ciprini, Bonafede, Lupo, Benedetti, L'Abbate, Massimiliano Bernini, Parentela, Nicola Bianchi, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Liuzzi, Dell'Orco, Catalano, De Lorenzis, Corda, Rizzo, Frusone, Tofalo, Paolo Bernini, Busto, Daga, Mannino, Terzoni, De Rosa, Zolezzi, Barbanti».