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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 126 di mercoledì 27 novembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Balduzzi, Bindi, Michele Bordo, Brambilla, Caruso, Centemero, Currò, Dambruoso, Di Lello, Gianni Farina, Fico, Giampaolo Galli, Gebhard, Meta, Migliore, Nicoletti, Picchi, Pisicchio, Porta, Portas, Ravetto, Sani, Sisto, Speranza, Tabacci e Tacconi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 10,25.

  La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.

Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti, Speranza, Brunetta, Dellai, Migliore, Costa, Pisicchio e Guidesi n. 1-00201 e D'Incà ed altri n. 1-00241 concernenti iniziative in materia di federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Giancarlo Giorgetti, Speranza, Brunetta, Dellai, Migliore, Costa, Pisicchio e Guidesi n. 1-00201 (Nuova formulazione) e D'Incà ed altri n. 1-00241 (Vedi l'allegato A – Mozioni), concernenti iniziative in materia di federalismo fiscale.
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 11 novembre 2013, nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, è stata presentata la mozione D'Incà ed altri n. 1-00241, che è già iscritta all'ordine del giorno.
  Ricordo che nella giornata di ieri, contestualmente alla presentazione della nuova formulazione della mozione n. 1-00201, le mozioni Palese ed altri n. 1-00235, Causi ed altri n. 1-00236, Paglia ed altri n. 1-00237 e Zanetti ed altri n. 1-00238 sono state ritirate dai presentatori.
  Avverto, inoltre, che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi, predisposto a seguito della costituzione del Pag. 2nuovo gruppo parlamentare Nuovo Centrodestra, è stato pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 19 novembre 2013.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, darei alcune risposte ed osservazioni in contemporanea alle due mozioni, annunciando che il Governo darà parere favorevole su entrambe, ma con alcune precisazioni che è bene che vengano prese in considerazione rispetto alla discussione in atto.
  Per quanto riguarda un primo capitolo di questioni, entrambi i proponenti delle due mozioni chiedono legittimamente che il Governo si adoperi per dare piena attuazione alla legge delega sul federalismo fiscale, anche con l'adozione dei decreti legislativi, recanti le disposizioni integrative, che saranno ritenuti necessari. È assolutamente condivisibile: la linea del Governo è una linea di accentuazione del processo federale, non solo quello fiscale, e si inquadra in un ragionamento più generale di riforma delle istituzioni, alla quale ha fatto riferimento il Presidente Letta già il giorno in cui si è presentato alle Camere per il voto di fiducia. Quindi, la richiesta di accelerare il processo applicativo della legge delega sul federalismo fiscale – peraltro, ricordo che è in atto anche una discussione conclusiva su una stessa legge delega che aggiorna tutto il dibattito degli anni scorsi – è assolutamente coerente con la posizione del Governo.
  Intendo precisare a questo punto, però, che già lo scorso anno nella legge di stabilità del 2012 per il 2013 è stata data vita al Fondo di solidarietà. Nella discussione di questi mesi si è attivata una riflessione congiunta tra Parlamento e Governo sulla revisione della disciplina del Patto di stabilità e alcune norme che vanno in questa direzione sono contenute nella legge di stabilità, che ha concluso il suo iter al Senato e che tra poche ore sarà a disposizione della Camera dei deputati.
  Aggiungo anche, con riferimento alla richiesta di dare effettiva operatività alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, che la Conferenza è stata istituita e si è riunita una prima volta il 10 ottobre di quest'anno e poi, in una seconda occasione, i comuni, le regioni e le province hanno nominato i loro rappresentanti nella Conferenza e, quindi, possiamo dire che è attivata e sta cominciando a lavorare. Questo mi pare molto importante.
  Sempre dentro questo capitolo, con riferimento al passaggio di entrambe le mozioni relativo all'accelerazione del processo sui fabbisogni standard, informo che, rispetto all'analisi della spesa corrente siamo al 67 per cento, ma già, come loro sanno, sulle funzioni di polizia locale le note metodologiche e i relativi fabbisogni standard sono stati attuati il 21 dicembre 2012. Sulle funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo il 20 dicembre 2012 la Copaff ha dato i suoi riferimenti e posso dire e informare che sulle funzioni di istruzione pubblica, sulle funzioni del settore sociale, del campo della viabilità e dei trasporti e sulle funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente l'analisi è molto avanti.

  PRESIDENTE. Onorevole Baretta, la prego un attimo: colleghi, ci sono molti deputati che si stanno lamentando perché non riescono ad ascoltare l'onorevole Baretta. Magari chi vuole parlare può tranquillamente uscire se non è interessato alla discussione, ma consentite che chi vuole ascoltare possa farlo. Grazie.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Quindi, il percorso dei fabbisogni standard è un percorso che il Governo considera fondamentale per un salto di qualità e noi siamo in grado di confermarvi, come è già stato fatto in altre occasioni, che c’è un'accelerazione. Pag. 3Peraltro già nella stessa legge di stabilità si affronta questo tema per renderlo più operativo.
  A questo proposito, mi permetto di osservare e di chiedere al Parlamento, in particolare ai Presidenti di Camera e Senato, in questo caso facendo carico, se è possibile, al Presidente della Camera, della necessità urgente che anche la stessa Commissione bicamerale che è stata istituita diventi effettivamente operativa, perché, come loro sanno, quando la Copaff ha concluso l'analisi dei fabbisogni standard, affinché questi diventino operativi c’è bisogno della decisione della Commissione bicamerale sul federalismo fiscale, che risulta credo istituita, ma non ancora operativa. E siccome penso che, entro la fine dell'anno, saremo in grado di portare ulteriori dati, chiedo che su questo punto anche il Parlamento collabori con noi per accelerare questo processo.
  Per quanto riguarda le regioni benchmark relative alla sanità, è mia informazione che nella riunione di domani della Conferenza unificata la Conferenza delle regioni darà i tre nomi delle tre regioni benchmark e quindi potremo realizzare anche questo ulteriore passaggio per quanto riguarda questo aspetto importante.
  Vi è poi un ulteriore capitolo di problemi che sono stati affrontati nelle due mozioni, in una in particolare, che riguarda tutta la partita relativa alle nuove disposizioni della tassazione immobiliare, sulla quale quanto contenuto nelle mozioni è perfettamente compatibile, cioè l'accelerazione di un processo federale e l'autonomia massima ai comuni, ma credo che su questo tema tra poche ore saremo in grado di fare un confronto anche di merito politico, perché verrà messa a disposizione l'analisi...

  PRESIDENTE. Colleghi, forse non ci siamo intesi: pregherei chi non è interessato, invece di stare a chiacchierare in Aula... onorevole Verini, per esempio, ce l'ho con lei: onorevole Verini ! Onorevole Verini, ce l'ho anche con lei. Pregherei tutti coloro che non sono interessati di uscire dall'Aula e consentire di poter ascoltare il rappresentante del Governo. Potete parlare di fuori.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda quindi, dicevo, tutto il capitolo della tassazione sulla casa, condividendo il principio del massimo federalismo e della massima autonomia dei comuni nella realizzazione della nuova tassazione immobiliare, che, come sapete, al Senato ha avuto un aggiustamento, lo rinvio, accettando quanto è previsto in termini di principi generali sulle mozioni, all'analisi di merito del testo del disegno di legge di stabilità che arriverà tra poche ore.
  Per quanto riguarda, invece, il federalismo demaniale, devo dire che su questo si sono fatti e si stanno facendo passi in avanti che vanno oltre quanto qui viene auspicato. Cito, ad esempio, l'articolo 56-bis del decreto-legge n. 69 del 2013 – il «decreto del fare» per capirci – nel quale dal 1o settembre al 30 novembre di quest'anno tutti i comuni interessati che possiedono nel loro territorio edifici di proprietà del demanio possono farne domanda al demanio e al Governo centrale per averli a titolo non oneroso, a titolo gratuito, in proprietà, con la possibilità, nell'arco di un triennio, di poterli alienare – nel qual caso viene richiesto che ci sia una destinazione di quota parte allo Stato per l'abbattimento del debito – oppure di utilizzarli per scopi legati alle loro esigenze di carattere locale.
  La condizione che abbiamo posto è che, dopo il triennio, se non c’è stato né l'uno né l'altro di questi indirizzi, ritornino ovviamente alla proprietà dello Stato.
  Mi risulta che al momento sono oltre 600 i comuni che hanno fatto domanda su un plafond di 2.500 comuni interessati. Mi pare un interessante risultato, non ancora esaustivo, ma, come raccomando caldamente, spero che in questi ultimi giorni – i dati mi dicono che stanno crescendo le domande – i comuni colgano questa occasione che applica il federalismo demaniale.Pag. 4
  Su questo punto è stato sollevato dall'ANCI un tema che è allo studio del Governo e, cioè, di considerare la quota parte di destinazione dei beni immobili di proprietà dei comuni nel momento in cui li vendono – anche su quello era stato richiesto un contributo del 10 per cento per la riduzione del debito – affinché questo 10 per cento, anziché essere dato allo Stato centrale, resti ai comuni come abbattimento del debito dei comuni medesimi. Non abbiamo nessuna obiezione e potremmo anche vedere se nella legge di stabilità qui alla Camera correggiamo questo punto, alla sola condizione che sia destinato all'abbattimento del debito, perché il debito, che sia dello Stato o che sia dei comuni, sempre debito della Repubblica è. L'importante è che la destinazione di questa quota sia esattamente dedicata a questo punto.
  Per quanto riguarda la parte sul federalismo demaniale militare, come sapete c’è una nuova collaborazione positiva tra il Ministero da me rappresentato e il Ministero della difesa; il sottosegretario Gioacchino Alfano e il sottoscritto hanno firmato una lettera indirizzata a tutti i comuni d'Italia, aggiungendo alla disponibilità di acquisizione dei comuni, sempre a titolo gratuito, un elenco di circa mille edifici militari dismessi per l'uso proprio o in via di dismissione. Come loro sanno, il problema delicato che si pone in questi casi è anche la destinazione d'uso di questi edifici ed è in atto una discussione proficua con tanti comuni. Credo che anche questo secondo punto, quindi il federalismo demaniale militare, sia un passo in avanti.
  C’è un terzo capitolo, che annuncio che sarà discusso esattamente qui, perché questa è la scelta che è stata fatta ieri, ed è il federalismo marittimo, il demanio marittimo. Al Senato si è convenuto che questo tema fosse discusso alla Camera. Sappiamo che è un tema controverso, sul quale insistono opinioni molto articolate, sia tra le parti politiche, sia tra i soggetti interessati. Mi auguro che anche su questo aspetto nelle prossime ore possiamo fare dei passi in avanti.
  Per quanto riguarda la richiesta dell'introduzione di detrazioni, come avete letto sui giornali, vedrete nel testo che nella nuova disposizione sulle tasse c’è stato un intervento, cifrato in 500 milioni di euro, che è destinato ai comuni allo scopo esclusivo di introdurre le detrazioni, che nella versione originaria erano scomparse, attraverso la nuova impostazione che abbiamo dato.
  Dopo queste precisazioni, un'ultima precisazione, che riguarda in particolare la mozione Giorgetti ed altri e relativa al punto due, cioè se noi siamo in grado di garantire, ovviamente, che le risorse destinate all'IMU di competenza dello Stato vengano erogate completamente ai comuni. Come sapete, è ancora in atto una discussione sul punto relativo alla quota parte che riguarda le addizionali comunali per due ragioni, in primo luogo, per il progressivo spostamento in avanti della data dei bilanci. E io raccomando a me stesso, al Parlamento e all'ANCI che il prossimo anno, se ci siamo tutti, evitiamo questa operazione di arrivare che i bilanci preventivi si fanno a novembre, perché complica la vita per tutti, per i comuni e per il Governo stesso. Questo ha provocato un regime di incertezza, per la quale, ancora in queste ore, qualsiasi comune può adottare o variare i precedenti.
  Quindi, questo causa uno stato di incertezza che, però, pensiamo vada in qualche modo risolto nelle prossime ore con gli interventi che il Governo porrà in essere.
  Con queste precisazioni e risposte, che mi sembravano doverose, confermo il parere positivo su entrambe le mozioni presentate.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Baretta per la chiarezza con la quale ha espresso il parere Pag. 5del Governo rispetto alla nostra mozione. Sono trascorsi circa vent'anni da quando la Lega Nord ha portato nel dibattito politico i contenuti del federalismo ed oggi l'obiettivo della mozione, l'obiettivo di discutere e di calendarizzare una mozione sul federalismo era quello di farne una priorità dal punto di vista degli indirizzi politici, ma anche dal punto di vista, soprattutto, dell'attività.

  PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego, onorevole Guidesi.

  GUIDO GUIDESI. Anche perché abbiamo trovato – e oggi c’è la conferma da parte del sottosegretario – la condivisione da parte del Governo, quando il Ministro Delrio ha citato come ineludibile, come urgente il passaggio del federalismo fiscale, visto il fallimento del centralismo.
  Io non so se dovevamo arrivare a questo punto, al punto in cui la crisi economica ha provocato una crisi sociale diretta, tanto da far arrivare gli enti locali al punto di non riuscire a chiudere i bilanci in questi giorni o, comunque, di far fatica a far quadrare i conti.
  È stata trovata una condivisione su un principio che noi riteniamo estremamente fondamentale: nel momento in cui ci sarà la fine della finanza derivata e gli enti locali potranno godere della propria autonomia dal punto di vista delle entrate e della gestione, noi provocheremo fattori assolutamente positivi, tra cui la salvaguardia delle singole identità territoriali, ma soprattutto il concetto della trasparenza e della responsabilità, cioè della trasparenza nella gestione degli enti locali e di qualsiasi ente pubblico, e della responsabilità da parte degli amministratori, in contemporanea alla partecipazione diretta del controllo delle spese e dell'utilizzo dei soldi da parte dei cittadini.
  È un lavoro che in parte è già stato fatto. Infatti, noi nella nostra mozione chiediamo – come diceva il sottosegretario precedentemente – di riprendere e di dare pragmaticità ai contenuti della legge delega sul federalismo fiscale, utilizzando la Commissione bicamerale che è appena stata costituita, parallelamente alla definizione di «chi fa cosa» dal punto di vista delle autonomie locali: anche questa pensiamo sia una cosa estremamente importante ed estremamente urgente.
  La faccio breve, ma voglio assolutamente ringraziare tutti i colleghi degli altri gruppi che hanno lavorato insieme a noi alla definizione...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Guidesi. Onorevole Villarosa, onorevole Di Battista, onorevole Sibilia, gentilmente se la riunione la possiamo fare fuori, grazie. Prego, onorevole Guidesi.

  GUIDO GUIDESI. Vorrei ringraziare tutti i colleghi degli altri gruppi che hanno lavorato insieme a noi alla definizione di una mozione unitaria, mostrando la volontà di arrivare ad una, non direi sintesi, però assolutamente ad una mozione di contenuti con degli impegni ben precisi per il Governo. È stato un lavoro di tutti, con l'obiettivo di arrivare, ripeto, a contenuti ben definiti. Li ringrazio perché da parte di tutti c’è stato, insomma, quel fattore comune che è quello di dire che questa riforma è una riforma fondamentale per questo Paese.
  Se noi vogliamo far ripartire e dar chiarezza alla confusione che oggi vive – sia dal punto di vista costituzionale, che dal punto di vista della finanza locale – questo Paese, questa riforma diventa assolutamente fondamentale e prioritaria.
  Ringrazio loro, come ringrazio i capigruppo, che hanno voluto firmare la mozione che abbiamo condiviso tutti insieme. Faccio un appello: il mio appello va al MoVimento 5 Stelle, perché ho visto che, nella loro mozione, condividono un po’ gli aspetti delle premesse, ma anche i tanti impegni che noi abbiamo definito nella nostra mozione. Mi auguro e mi aspetto che anche loro votino la mozione in discussione a firma dei capigruppo, perché sono convinto di una cosa: non basta cambiare le facce di chi gestisce l'attività legislativa di questo Paese. Credo che, anche nei contenuti e nelle riforme vere, questo Paese possa cambiare (Applausi Pag. 6dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, chi, come lei, nella passata legislatura era in quest'Assemblea, può ricordare il complesso e poderoso iter e lavoro che venne portato a termine con la promanazione della legge delega sul federalismo fiscale; lavoro che venne portato a termine, se non ricordo male, quasi all'unanimità proprio in questa parte del Parlamento. Complessa ed anche incompleta ebbe ad essere, però, la successiva fase di attuazione del federalismo fiscale, attraverso l'adozione dei decreti delegati, con conseguente allontanamento del momento conclusivo della riforma stessa.
  Sono rimasti così irrisolti problemi di coordinamento normativo tra i vari decreti legislativi e tra la legislazione generale vigente e i decreti attuativi stessi. C’è, tra l'altro, una sorta di catena di Sant'Antonio con il rinvio, nei decreti già promanati, ad altri decreti per l'attuazione di quel decreto stesso; è una situazione, cioè, che «rimballa» da un decreto all'altro e che deve arrivare necessariamente a un punto di conclusione.
  Insomma, c’è stata un'interruzione del percorso attuativo, una sorta di «incompiuta» determinata anche dal ritardo dell'insediamento della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica e dal mancato insediamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, prevista proprio – lo ricordo a tutti – dalla legge n. 42 del 2009; Commissione che rappresentava l'intero Parlamento – quindi, sia Camera che Senato – e tutti i gruppi facenti parti il Parlamento, con un lavoro che fu delicatissimo, ma veramente molto, ma molto forte.
  Nel momento che stiamo vivendo, siamo oramai immersi in una crisi economica e sociale quasi senza precedenti, che impone un efficace, direi, forte e pregnante riequilibrio dei conti pubblici, che deve essere fatto perseguendo due obiettivi: quello dell'equità e quello della crescita. Una urgenza, quindi, per l'attuazione e la definizione di questa riforma, che devo dire sicuramente è una riforma epocale, si rende necessaria; si rende necessaria un'accelerazione nell'attuazione della legge delega, attraverso proprio il suo completamento entro la fine di questa legislatura. C’è un momento di urgenza legato, come dicevo prima, alla crisi: è necessario, quindi, che tutti i decreti vengano attuati in tempi utili e che siano decreti che integrino e correggano tutto quello che può essere corretto nella fase già passata.
  Quanto agli impegni che si chiedono al Governo, devo dire che si tratta di una mozione puntuale, anzi, direi puntualissima, con dei punti specifici. Si chiede l'impegno del Governo... ma, tra l'altro, c’è lo stesso Ministro Delrio che già...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole. Colleghi, onorevole Fragomeli, onorevole De Maria, onorevole Zampa, gentilmente, se riusciamo a far parlare l'onorevole Leone, grazie. Prego.

  ANTONIO LEONE. Grazie, Presidente. Dicevo, già lo stesso Ministro Delrio ne ha fatto una sorta di priorità in questa legislatura, per cui gli impegni che si chiedono non solo sono puntuali, ma anche attualissimi e sono dovuti affinché si adottino tutte le iniziative necessarie per completare principalmente proprio i sistemi perequativi regionali e comunali.
  Colleghi, stiamo vivendo un momento particolare: siamo in un momento in cui stiamo abolendo le province, abbiamo «massacrato» i comuni con tutta una serie di provvedimenti che, purtroppo, li stanno affossando e abbiamo tentato di riportare nell'alveo di alcuni poteri più limitati le regioni dopo gli scandali che sono accaduti nei vari consigli regionali; abbiamo bisogno di uno strumento che rimetta in linea, sul territorio, le esigenze effettive dei cittadini. Lo si può fare attraverso l'attuazione di un federalismo Pag. 7fiscale che è stato, non solo il frutto di un lavoro molto, ma molto, forte e proficuo, ma anche di un consenso, di una unanimità quasi totale di questo Parlamento. È questo che si chiede al Governo, è questo che ritengo si debba chiedere al Parlamento, ma principalmente che si deve dare ai cittadini italiani, evitando solo e soltanto di produrre una serie di provvedimenti che facciano chiacchiere e adottando invece provvedimenti che vadano, veramente, nel senso della praticità del momento in cui stiamo vivendo.

  PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto Marymount di Roma, sezioni A, B e C della classe V, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, noi siamo partiti, nella discussione delle mozioni – che io credo, con un buon lavoro, siamo riusciti a ricondurre ad una sintesi unitaria – da una considerazione molto semplice e cioè che i nostri enti locali, a partire dai comuni, sono oggi in grandissima difficoltà dopo anni di rigida, mi permetto anche stupida, interpretazione del Patto di stabilità, di tagli dei trasferimenti e di stop and go sulla fiscalità locale che si sono sempre tradotti in minore risorse e promesse mancate di compensazione, per non parlare dell'impatto di previsioni quali il blocco delle assunzioni, su cui adesso cercheremo di capire anche come verrà interpretato nella legge di stabilità, che rischia di rendere difficile per i comuni continuare ad erogare decentemente i servizi essenziali come i servizi assistenziali o scolastici senza dover ricorrere, forzatamente, ad un regime come quello delle esternalizzazioni che significherebbe un colpo molto forte per la qualità dei servizi e per i diritti dei lavoratori. Si aggiunga a ciò il crollo della capacità di investimento che è una parte non indifferente del crollo della domanda interna e che si traduce in minore crescita e peggioramento delle condizioni materiali di vita, di lavoro e anche di possibilità di impresa.
  Appare, quindi, evidente che sia necessario individuare degli strumenti che restituiscano agli enti locali una possibilità vera di intervento prima che si arrivi ad un collasso del welfare municipale che rappresenta, peraltro, una parte non piccola del welfare complessivo italiano. Approfondire la strada del cosiddetto federalismo fiscale può essere uno di questi strumenti e noi siamo molto interessati a discuterne, come abbiamo dimostrato anche in questi giorni, a partire dalla presa d'atto che è fallito il federalismo di parte, quale quello che è stato portato avanti in questi vent'anni, e che quindi c’è la strada per arrivare ad un federalismo di tutti.
  Noi riteniamo si debba partire da due punti cardine che possiamo riassumere in chiarezza e autonomia delle funzioni e chiarezza e autonomia delle fonti di finanziamento; due punti cardine che oggi, però, sono di fatto estranei al nostro ordinamento dopo anni di riforme spurie, scoordinate, portate avanti con tempi diversi sulla base di esigenze politiche di parte, quando invece avrebbero dovuto essere integrati in un'ottica di sistema. Pensiamo, ancora, a quanto è accaduto di recente con l'IMU che sarebbe l'acronimo di imposta municipale unica, tassa sugli immobili che in tutti i Paesi rappresenta la fonte di entrata propria delle municipalità e che in Italia è stata, prima, impostata con una robusta quota di compartecipazione con lo Stato e, poi, addirittura cancellata unilateralmente proprio nella quota di competenza esclusiva dei comuni, ovvero la prima casa. Quindi, noi oggi discutiamo e approviamo una mozione unitaria sul federalismo fiscale dopo che nelle ultime settimane è stata fatta la scelta più centralista, oltre che iniqua, che si potesse fare.

  PRESIDENTE. Mi scusi Onorevole Paglia; onorevole Galgano, onorevole Rabino, onorevole Sberna, gentilmente...

  GIOVANNI PAGLIA. Quindi, la scelta è stata di cancellare un'imposta che era gestita e incassata dai comuni per sostituirla con trasferimenti statali senza nemmeno Pag. 8garantire, peraltro, la piena copertura degli incassi previsti per il 2013. Qui non parliamo solo di quei comuni che stanno approvando il bilancio in questi giorni, ma parliamo anche di quelli che avevano già approvato i bilanci decisamente per tempo. Peraltro, poi, si rimette l'IMU, pare, sotto mentite spoglie, e cioè la TASI, scaricando ancora una volta sui comuni la responsabilità politica, l'anno prossimo, di un aggravio fiscale notevole.
  Mi permetto anche di dire che, rispetto all'appello a non chiudere i bilanci al 30 novembre fatto dal Governo, come Parlamento tenderei a non assumermene la responsabilità, almeno per la parte che compete all'opposizione: è stata una scelta del Governo e della maggioranza. Comunque, tutto questo ci dovrebbe almeno far riflettere sul punto in cui siamo arrivati e sulla necessità di riprendere il filo di un ragionamento, per portarlo a fini compiuti e condivisi senza pensare che tutto si risolva semplicemente con la rapida emanazione di decreti, che peraltro fino a ieri non avrebbero nemmeno trovato alcun deputato ad accoglierli perché non era ancora insediata la Commissione bicamerale; da giovedì dovremmo risolvere anche questo.
  Partiamo da qui, quindi, dal ripristino delle condizioni di discussione istituzionale corrette per poter valutare quali possano essere le riforme che possono portare questo Paese ad avere finalmente fonti di finanziamento certe e imputate con chiarezza per ogni livello istituzionale. Il tutto naturalmente a partire dal punto che non può essere messo in discussione, cioè che la Repubblica italiana sia una e indivisibile e soprattutto che unici e indivisibili debbano essere i diritti e le condizioni di accesso ai servizi fondamentali per tutti i cittadini che risiedono sul territorio della Repubblica. L'autonomia fiscale deve essere in altre parole interpretata come uno strumento per favorire trasparenza e responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche, rendendo più chiaro il rapporto tra livello della tassazione e qualità e quantità dei servizi resi, e non come un'arma contundente utilizzata da un pezzo del Paese contro l'altro. Questa interpretazione – mi permetto – non è stata così chiara in questi vent'anni, e io credo che anche questo abbia contribuito a fare riforme opache che hanno comportato non un recupero di efficienza ed efficacia nella gestione amministrativa e nei rapporti fra i diversi livelli istituzionali, ma invece un aumento esponenziale del fisco locale e dei costi, scaricati spesso sui cittadini con aumenti tariffari e fiscali. Noi pensiamo, tuttavia, che dalle lezioni del passato si possa imparare, e sotto questo aspetto l'accordo trovato oggi sembra di buon auspicio, nel merito e nel metodo.
  Veniamo quindi al secondo tema, ovvero la presenza di livelli istituzionali con competenze ben definite e razionali cui destinare l'autonomia impositiva di cui abbiamo parlato. Questo è il punto più complesso, però anche determinante, per non rendere astratto il dibattito. Di questo credo ci sia un'ampia consapevolezza, se è vero che è stata citata ripetutamente, almeno nella prima parte del dibattito, la Carta delle autonomie come era allora chiamata, che altro poi non sarebbe che una riforma organica del Testo unico degli enti locali. Noi abbiamo infatti attualmente una legge che regola il funzionamento dei nostri enti locali e le loro attribuzioni che è antecedente alla riforma del Titolo V, ed è evidente che, se si modifica in senso federalista la Costituzione, anche le leggi sottostanti necessitano una manutenzione, che non c’è stata. D'altronde, sappiamo che lo stesso Titolo V deve essere rivisto, se è vero che anche oltre le intenzioni di quella che fu la stretta maggioranza che l'approvò – certo non senza una relazione, ma con la fretta che determinò la riforma – è stato in questi anni non una fonte suprema di diritto, ma una fonte certa di continui conflitti di attribuzione.
  Credo quindi che il Parlamento dovrebbe uscire dall'inseguimento del fantasma delle province, che monopolizzano da anni il dibattito sui livelli istituzionali, per concentrarsi sul riordino più complessivo del regime degli enti locali, anche perché Pag. 9ormai l'abolizione delle province è un tema che prescinde completamente dal merito: non affronta il tema centrale di come razionalizzare le funzioni di programmazione di area vasta ed evita di confrontarsi con il vincolo stringente dell'efficacia e dell'inefficienza. È un tema tutto politico che produce l'inseguimento di un consenso facile, anche a costo di produrre consapevolmente dei guasti, come ci ha recentemente autorevolmente ricordato la Corte dei conti. Io inviterei quindi tutti a smetterla di produrre provvedimenti affastellati e contraddittori e a far prevalere, invece, la razionalità e la centralità del Parlamento, che ci imporrebbero quindi di mettere al lavoro la I Commissione su un disegno di riforma complessivo del TUEL che si conduca in rapporto e in stretta relazione con quello che noi faremo, invece, nella Commissione per l'attuazione del federalismo fiscale sul lato delle entrate.
  È vero che ci vuole tempo e probabilmente non basteranno poche settimane di discussione, ma è anche vero che questa maggioranza si è dato l'ardito compito di riformare la Costituzione e si è presa diciotto mesi di tempo. Quindi sembra lecito chiedere che in un tempo infinitamente più breve si possa lavorare sul piano costituzionale, su quello dell'ordinamento e su quello più fiscale per produrre invece una riforma vera, che produca realmente quel sistema delle autonomie in grado di rispondere ad una domanda che è viva nel Paese e si è manifestata in tutti questi anni. Non possiamo infatti illuderci che il federalismo passi solo attraverso i costi standard, che possono tutt'al più rappresentare un contributo alla razionalizzazione della spesa pubblica se studiati e applicati con criterio, però senza fingere ideologicamente che questo Paese abbia ovunque la stessa struttura della spesa, né che questo Governo, che è appunto quello che ha abolito l'imposta municipale unica, possa essere quello che improvvisamente, per proprio impulso, possa attivarsi con energia sui decreti delegati, anche se oggi ci è stato detto che un lavoro verrà fatto ed è già stato fatto in questo senso. Verificheremo.
  È invece il Parlamento che deve riprendere l'iniziativa, animato da uno spirito unitario di semplificare le istituzioni e il loro rapporto con i cittadini. Questo significa in parole povere stabilire quante e quali debbano essere i livelli istituzionali necessari al buon funzionamento della Repubblica, quali debbano essere le loro funzioni, avendo ben presente la necessità di evitare ogni possibile sovrapposizione o ambiguità e quali le fonti di finanziamento in un quadro di autonomia impositiva.
  Credo che questo sia un quadro di riforma su cui tutti possiamo concordare e su cui tutti potremmo lavorare con impegno e la passione dovuta a una proposta non contingente, ma finalizzata a cambiare questo Paese e renderlo più vicino a chi ci vive e a chi ci lavora.
  Oggi credo che sia stato fatto, sotto questo profilo, un buon lavoro arrivando ad una mozione unitaria di quasi tutto il Parlamento, anche io inviterei i colleghi del MoVimento 5 Stelle a riflettere sul loro voto, che rappresenta oggettivamente una sintesi positiva, indispensabile in casi come questi, che può rappresentare un buon viatico per il lavoro che dovremo fare nei prossimi mesi.
  Ora abbiamo anche, dicevo, il luogo proprio in cui fare la discussione, ovvero la Commissione bicamerale che verrà insediata a brevissimo, e quindi non resta che augurarci un lavoro proficuo e finalmente condotto nell'interesse generale del Paese, anche fuori da certi «spiriti aggressivi» di parte che finora hanno frenato anziché dare un vero impulso.
  Se siamo a questo punto credo che faremo molti passi in avanti e questo sarà fatto nell'interesse generale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Paglia, anche per la difficoltà con la quale ha dovuto svolgere l'intervento. Io torno a pregare tutti i colleghi, onorevole Bossa, onorevole Valente, gentilmente, se possiamo Pag. 10abbassare il tono tutti quanti perché non si riesce più ad ascoltare nulla. Lo sto dicendo a tutti, onorevole Bossa, lei, purtroppo, è la decima o quindicesima persona che richiamo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, anche per la cortesia di lasciarmi intervenire in dichiarazione di voto. Io devo dire che ho difficoltà a votare questa mozione, difficoltà che mi deriva dal fatto che personalmente mi sono espresso contro la delega al Governo di cui discute questa mozione già in altri periodi. Ho avuto modo di votare, nell'altro ramo del Parlamento, in modo contrario a questo tipo di delega. Ad ogni modo, non è questa la motivazione per cui non mi convince la mozione. Capisco che, nei richiami che ci sono, nel dispositivo alcuni sono legittimi, insomma: il fatto di richiamare il Governo ad accelerare rispetto agli impegni assunti con la legge dello Stato – anche se io non condividevo quella legge – lo trovo di per sé legittimo.
  Però mi pare che tutta questa discussione sia fuori dal momento storico, dal contesto politico, da quello che è accaduto nel mondo, sia assolutamente fuori. C’è una discussione fuori da queste stanze che riguarda l'esistenza stessa di alcuni enti. Si mette in discussione la valenza, l'utilità dell'esistenza di sovrastrutture istituzionali (come ad esempio le regioni), c’è una discussione che dimostra come moltiplicare i centri di spesa non significa avere più efficienza, avere più efficacia ma esattamente il contrario. C’è un momento di crisi complessiva e noi discutiamo sulla facoltà di introdurre l'IRPEF da parte di regioni e di comuni, insomma.
  Lo sapete che la struttura del nostro Paese è fatta in maniera tale che nelle 7-8 aree urbane è concentrata una parte della popolazione ma la maggior parte del prodotto interno lordo del Paese ? Che cosa volete che succeda se moltiplichiamo i centri di spesa e diamo ai comuni la possibilità di intervenire sulla stessa IRPEF ? Che cosa faranno le miriadi di comuni che non appartengono a quelle aree urbane ? Pensate veramente che rispetto a quei cittadini ci sarà una redistribuzione di ricchezza o non pensate che ci sarà, ancora una volta, un accentramento di ricchezza in quelle 6, 7, 8 aree urbane che esistono nel nostro Paese ?
  Per non parlare della compartecipazione regionale all'IVA, per quanto riguarda la sanità. Ma che cosa volete ? Stabilire veramente i costi standard senza tenere conto dei diritti standard che la Costituzione riconosce in maniera uguale su tutto il territorio italiano ?
  Per fortuna non accadrà, ma semmai si dovessero realizzare gli obiettivi così come sono descritti in questo tipo di mozione, avremmo tanti pezzi di Paese che andranno ognuno per sé e sarebbe un errore fondamentale di struttura, di prospettiva per il nostro Paese.
  Per questo motivo io rispetto a questa mozione esprimerò un voto contrario.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno. Colleghi di fronte a me !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, è quanto mai opportuno che si riprenda in mano il bandolo della matassa del federalismo fiscale, argomento che ha tenuto banco moltissimo nel 2009, nel 2010: quando purtroppo la sua centralità oggettiva è andata persino oltre, proprio perché alla fine è stato anche utilizzato per coprire il sostanziale immobilismo su tutti gli altri fronti di riforma che ha caratterizzato quel biennio – conclusosi poi nel 2011, come sappiamo, con il vero e proprio tracollo di fronte ad una crisi a lungo negata, tracollo figlio appunto della incapacità di avviare per tempo processi di riforma significativi.
  Inoltre, riprendere in mano il tema del federalismo fiscale è importante perché purtroppo, per come è stato sviluppato il tema del decentramento amministrativo in Italia negli ultimi 15 anni, quello che doveva essere un fattore di sviluppo, di Pag. 11crescita, di potenziamento dello Stato, si è tradotto invece in uno dei principali fattori di esplosione della spesa, di esplosione della pressione fiscale, e in definitiva di creazione di quei presupposti che oggi – causa anche la crisi globale che si è determinata – ci vedono soffrire, ci vedono all'angolo, ci vedono in grande difficoltà rispetto a concrete possibilità di ripartenza. Infatti, il processo di decentramento legislativo e amministrativo che è stato avviato sin dalla fine degli anni Novanta nel nostro Paese non si è tradotto affatto in un parallelo trasferimento di entrate e spesa dalla potestà e disponibilità delle amministrazioni centrali dello Stato a quelle periferiche, quali regioni ed enti locali; e quindi non si è tradotto in effetti positivi in termini di razionalizzazione e riduzione tanto della spesa quanto della pressione fiscale, bensì – sembra un paradosso ma è così – si è tradotto prima nella...

  PRESIDENTE. Mi scusi. Onorevole Zolezzi, onorevole De Rosa, gentilmente... grazie. Prego.

  ENRICO ZANETTI. Si è tradotto, dicevamo, paradossalmente prima nella stratificazione di una crescente disponibilità di spesa delle amministrazioni periferiche su quella già elevata delle amministrazioni centrali, e successivamente nella speculare stratificazione di una crescente potestà impositiva delle amministrazioni periferiche su quella già elevata delle amministrazioni centrali. Stratificazione da una parte, stratificazione dall'altra, con effetti negativi di esplosione tanto della spesa complessiva quanto della pressione fiscale complessivamente esercitata dai diversi livelli di Governo statali e territoriali sui cittadini e sulle imprese; ai quali poco interessa il gioco dello scaricabarile tra «è colpa del Governo centrale», «è colpa della regione», «è colpa dell'ente locale»: la pressione fiscale complessiva è quella che loro guardano.
  Tre sono le principali ragioni di questo vero e proprio autogol, che tanto danno ha recato al Paese, contribuendo in misura determinante all'esplosione della spesa che si è registrata in particolar modo negli anni dal 2001 al 2006, ed alla conseguente esplosione della pressione fiscale dal 2006 in avanti, in un disperato tentativo di riequilibrio che però paradossalmente ha creato i presupposti per una crescente contrazione della capacità economica del Paese. Queste difficoltà naturalmente sono poi esplose di fronte alla crisi e nella seconda metà del 2011.
  Dicevamo, tre principali ragioni. Una prima ragione va individuata in una infelice, a dir poco, ripartizione delle competenze legislative tra Stato e regioni, ed in particolar modo nella enumerazione eccessivamente ampia delle materie di competenza concorrente, il cui radicale sfoltimento si palesa come uno dei presupposti imprescindibili per consentire che processi di decentramento si traducano realmente in avvicinamenti dei livelli di Governo ai cittadini, con possibili ricadute positive in termini di razionalizzazione e riduzione della spesa e della pressione fiscale su di essi esercitata; invece che in duplicazione di costi burocratici, e quindi stratificazioni di nuova spesa su spesa, e conseguente stratificazione di tasse su tasse quando il riequilibrio dei conti diviene condizione imprescindibile e non più rinviabile.
  Una seconda ragione trova in parte le proprie premesse nella prima e va individuata nel fatto che le riforme degli anni Novanta – la Bassanini – e del 2001 – quella sul titolo V – hanno sensibilmente decentrato la spesa ma non hanno fatto altrettanto in termini di decentramento del personale pubblico e delle risorse finanziarie.
  Una terza ragione, infine, che a sua volta trova in parte le proprie premesse nella seconda, perché poi purtroppo è tutta una questione a cascata, l'una sull'altra, va individuata nella persistente asimmetria quantitativa tra volumi di spesa sviluppati dai singoli livelli di Governo statale e territoriale e potestà impositiva da essi direttamente esercitata sul cittadino, con quel che ne consegue in termini di opacità per quest'ultimo delle Pag. 12dinamiche finanziarie interne al bilancio dello Stato e sostanziale deresponsabilizzazione dei decisori politici per le scelte di competenza di ciascuno. Teniamo conto che ancora oggi il 40 per cento delle entrate di regioni ed enti locali è rappresentato da trasferimenti invece che da entrate proprie.
  Anche il grande affannarsi che c’è in questi giorni attorno alla presunta riforma della fiscalità locale sugli immobili, lascia completamente in piedi queste problematiche e noi continuiamo a muoverci in un contesto in cui i trasferimenti tra gli enti giocano un ruolo centrale, addirittura vengono usati come strumento di battaglia interna tra i livelli di Governo. I comuni, quando possono, aumentano le aliquote sperando in questo modo di costringere lo Stato a dovergli dare trasferimenti maggiori nell'istante in cui rinuncia al prelievo prima casa, lo Stato a sua volta in altre occasioni taglia ai comuni, cercando di trovare lì le risorse per una riduzione della spesa senza dover sacrificare in proprio direttamente e in questo gioco un po’ a fregarsi a vicenda si pretende viceversa che i cittadini siano contribuenti integerrimi sia nei confronti di un livello di Governo che nei confronti dell'altro. È evidente che le istituzioni per prime, in questo gioco a chi riesce a lasciare il cerino meglio in mano all'altra, contribuiscono in modo determinante a creare i presupposti di tutto tranne che quello di una piena fedeltà fiscale.
  Ora, il completamento del processo del federalismo fiscale è importante perché soprattutto nella parte legata non tanto alla potestà impositiva data ai comuni ma in quella legata ai costi standard e quindi al passaggio rispetto ai criteri di spesa storica, è effettivamente una possibile risposta al problema che da anni si trascina circa una spesa troppo elevata che, anche quando viene affrontata, viene...

  PRESIDENTE. Scusi un attimo. Onorevole Piccoli Nardelli, grazie.

  ENRICO ZANETTI. ... viene poi affrontata con criteri di tagli lineari spesso forieri di creare più problemi che non di dare soluzioni.
  Siamo quindi assolutamente convinti dell'opportunità, come la mozione che anche il nostro gruppo ha firmato prevede, di rimettere quanto prima al centro dell'agenda politica il monitoraggio e la ricognizione dello stato dell'arte sull'attuazione della legge-delega sul federalismo fiscale e il completamento nei tempi previsti anche per gli interventi correttivi che, ricordo, vedono avvicinarsi il termine ultimo perché parliamo di novembre 2014, quindi il tempo stringe, per il completamento degli interventi ancora non effettuati, proprio perché in questo modo si potrà auspicabilmente ritrasformare il dibattito sul federalismo e sul decentramento in un fattore effettivamente di crescita e rafforzamento per le istituzioni del Paese e per il suo bilancio, una volta tanto senza chiedere sacrifici ai cittadini, invertendo quel trend paradossale, ma che nei numeri è palesemente dimostrato, che richiamavo prima, cioè un federalismo e un decentramento amministrativo che diventa invece modo per spendere ancora di più e per tassare ancora di più.
  Un altro punto...

  PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

  ENRICO ZANETTI. ... che vi è – vado a concludere – tra gli impegni della mozione, che ci convince molto come Scelta Civica, è quello legato al potenziamento e alla costruzione di una vera e propria anagrafe della spesa, che consenta, finalmente, di governare realmente i processi di spesa, che consenta di conoscere in tempo reale, grazie a procedure telematiche e a obblighi di comunicazione in capo alle singole amministrazioni – vado a concludere, Presidente –, quelle che sono le dinamiche di spesa, anche perché questo è uno strumento di governo fondamentale per poter avere un domani un Patto di stabilità interno meno rigido e oppressivo. Quindi, annuncio il voto favorevole del gruppo Scelta Civica alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Pag. 13

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, la situazione economica e sociale del nostro Paese ha imposto e ci impone sempre più la necessità di dover riequilibrare i conti dello Stato, e quindi, conseguentemente, di effettuare sacrifici, nel senso che gli impegni che abbiamo assunto dobbiamo comunque mantenerli. È del tutto evidente che, negli anni passati e con le manovre che abbiamo sostenuto, si è comunque inciso sempre e in modo determinante sui tagli che si sono verificati nei riguardi degli enti locali e delle regioni.
  Tutto ciò ha determinato e sta determinando, ovviamente, delle situazioni di difficoltà, soprattutto per ciò che riguarda i ceti più deboli della nostra società, mettendo in difficoltà gli stessi enti locali a poter, addirittura, sotto certi aspetti, chiudere i loro bilanci. Quindi, vi è la necessità urgente di poter dare piena attuazione alla delega per ciò che riguarda il federalismo fiscale.
  Noi riteniamo, come socialisti, che questo debba essere un atto che si deve rapidamente sviluppare, come riteniamo – lo voglio sottolineare con grande determinazione – che si debba rapidamente insediare anche la Commissione per il federalismo fiscale. È chiaro che vi debba essere un federalismo solidale, per il semplice motivo che vi sono condizioni, in alcune realtà locali, in cui vi possono essere delle difficoltà, e quindi la necessità che il federalismo fiscale, collegato a un federalismo solidale, possa costruire una condizione di omogeneità all'interno del nostro Paese.
  Ecco perché noi, come socialisti, voteremo pienamente convinti la mozione firmata dal nostro capogruppo del gruppo Misto, l'onorevole Pisicchio, e da altri, perché siamo convinti che prima si attua la delega del federalismo fiscale e prima diamo risposte ai tanti bisogni delle realtà locali. Soprattutto, vi sarà un momento di verifica...

  PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

  LELLO DI GIOIA. ... un momento di verifica – mi avvio alle conclusioni – per ciò che riguarda la responsabilità degli amministratori, cioè verificare che, anche in questo Paese, vi sia la possibilità di fare in modo che i cittadini possano controllare le spese degli amministratori, e chi sbaglia, ovviamente, non verrà ad essere più riconfermato.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Incà, non è che lei mi aiuta un attimo ? La ringrazio.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando, con le manovre correttive sui conti pubblici di fine 2011 e inizio 2012, il Paese venne chiamato a grandi sacrifici e l'Italia fece la sua parte a favore di una maggiore sostenibilità del proprio bilancio e di una messa in sicurezza dei conti pubblici, in molti avevano dato per morto il federalismo fiscale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,20)

  ROCCO PALESE. Mancata attuazione dei decreti attuativi approvati, lungaggini burocratiche, i forti tagli imposti dall'aggravarsi della situazione economica, la stessa imposta municipale unica, IMU sperimentale, attualmente IUC, introdotta nella manovra finanziaria di emergenza, che si discosta, per aspetti essenziali, dall'imposta delineata nella legge n. 42 del 2009 e dal decreto legislativo n. 23 del 2011, parevano aver condotto la riforma su un binario morto.
  La riforma del federalismo fiscale, approvata nella scorsa legislatura dopo lungo e approfondito dibattito e che ha dato attuazione all'articolo 119 della Costituzione, rimasto congelato per quasi un decennio, poggia sulla volontà di dare un nuovo assetto ai rapporti economico-finanziari tra lo Stato e le autonomie territoriali, incentrandolo sul superamento del sistema di finanza derivata e sulla attribuzione di una maggiore autonomia di Pag. 14entrata e di spesa agli enti decentrati, sempre nel rispetto dei principi di solidarietà, riequilibrio territoriale e coesione sociale. A tale scopo veniva puntualmente individuata la struttura fondamentale delle entrate di regioni ed enti locali, definiti i principi che dovevano regolare l'assegnazione di risorse perequative agli enti dotati di minore capacità di autofinanziamento e venivano delineati gli strumenti attraverso cui garantire il coordinamento tra i diversi livelli di governo in materia di finanza pubblica.
  Nell'ambito delle spese si sono individuate quelle che investono i diritti fondamentali di cittadinanza (sanità, assistenza e istruzione) e quelle inerenti le funzioni fondamentali degli enti locali, per le quali si prevede l'integrale copertura dei fabbisogni finanziari e per le quali lo Stato definisce i livelli essenziali delle prestazioni da doversi garantire su tutto il territorio nazionale, associando a ciascuna di esse i fabbisogni standard, cioè il costo giusto delle attività di regioni, province, comuni, misurato in base alla dimensione e alle caratteristiche di popolazione e territorio. Per il finanziamento delle altre funzioni o tipologie di spesa decentrate era stato individuato un modello di perequazione delle capacità fiscali che tiene conto dei livelli di ricchezza differenziati dei territori.
  Con la legge n. 42 del 2009 si fa strada un altro principio cardine dell'idea di federalismo fiscale, cioè quello per cui per il normale esercizio delle funzioni loro attribuite, regioni ed enti locali dovranno far leva principalmente sulle risorse derivanti dai tributi e dalle entrate proprie, dalle compartecipazioni al gettito dei tributi erariali e dal fondo perequativo. A fronte di una maggiore autonomia impositiva di regioni ed enti locali, lo Stato si impegna ad una riduzione della pressione fiscale corrispondente, in modo tale che il processo riformatore non si risolva in un aumento del carico dei tributi gravanti sui cittadini e le imprese e quindi della pressione fiscale complessiva.
  Venivano inoltre previsti meccanismi di premialità dei comportamenti virtuosi ed efficienti in termini di equilibrio di bilancio, qualità dei servizi, contenuto livello della pressione fiscale e sanzioni per chi non rispetta gli obiettivi di finanza pubblica.
  La legge n. 42 del 2009, e ognuno dei decreti legislativi attuativi, cambia in profondità l'assetto delle pubbliche amministrazioni regionali e locali con conseguenze indirette anche su quelle statali. L'attuazione del federalismo fiscale deve quindi risultare compatibile con gli impegni assunti con il Patto di stabilità e crescita europeo.
  Sulla lentezza nell'applicazione di taluni aspetti fondamentali per la costruzione del nuovo assetto hanno inciso, da un lato, l'oggettiva complessità tecnica delle tematiche e degli interessi da regolare, dall'altro, un assetto normativo che ha subito svariate modificazioni dovute anche a ripensamenti del legislatore.
  Non da ultimo, come si diceva poc'anzi, è innegabile che una battuta di arresto al processo attuativo del federalismo fiscale sia stata inferta dall'aggravarsi della situazione economica e sociale che ha imposto drastici interventi di riequilibrio dei conti pubblici; in particolare, la riduzione delle risorse riconosciute a regioni ed enti locali e i nuovi vincoli loro imposti hanno condotto a forti riduzioni di spesa, soprattutto di investimento, ma anche a un aumento della pressione fiscale, in un quadro di progressiva ricentralizzazione della finanza pubblica.
  È tuttavia ormai diffusa la consapevolezza che un federalismo fiscale correttamente attuato costituisce di per sé un imponente processo di razionalizzazione della spesa e di una parte importante del sistema fiscale. Pertanto, come sottolineato dagli illustri componenti del gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali, la riforma non va lasciata nel limbo, ma ripresa e rilanciata, a nostro avviso, anche accelerata, e utilizzata come uno degli strumenti per il rilancio del Paese.
  Il Governo, avendo fatta propria questa impostazione, deve quindi proseguire nella strada di attuazione del federalismo fiscale, attuando, migliorando tutte quelle Pag. 15parti della riforma che portano a rafforzare la responsabilità delle autonomie territoriali nella gestione dei propri bilanci e ad una ripartizione delle risorse pubbliche fra tutti i livelli di governo ispirata a criteri di equità e di efficienza. In quest'ottica vanno letti gli interventi contenuti nel «decreto del fare», in tema di ripresa del federalismo demaniale. Ricordiamo che fino al 30 novembre gli enti locali interessati agli immobili dismessi dallo Stato potranno farne richiesta all'Agenzia del demanio.
  Per quanto riguarda il passaggio dal modello irrazionale della spesa storica ai fabbisogni standard, questo può essere considerato la vera spending review del comparto degli enti territoriali.
  I fabbisogni standard agiscono su grandi funzioni di spesa, stabilendo qual è quella necessaria a garantire un determinato tipo di servizio in date condizioni. Sono uno dei capisaldi del sistema disegnato dalla legge n. 42 del 2009, in quanto indispensabili per la determinazione della differenza tra fabbisogno-costo standard e risorse fiscali dell'ente; perequazione integrale del fabbisogno scoperto per quanto concerne i livelli essenziali delle prestazioni; perequazione parziale per le altre funzioni.
  In silenzio, in questi anni, la Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale ha proseguito nell'impegnativo lavoro di determinare i fabbisogni standard di comuni e province, un lavoro complesso che ancora non è stato ultimato.
  Entro l'anno, come rimarcato anche recentemente sempre da questa Commissione, anche la definizione degli ultimi rapporti in ordine alle funzioni mancanti arriverà a compimento e si potrà a quel punto passare alla fase applicativa.
  Si tratta, quindi, non solo di approvare tutti gli atti amministrativi mancanti per garantire l'operatività del sistema del federalismo fiscale, ma di provvedere, ove necessario, ad introdurre elementi integrativi e correttivi, anche in considerazione del fatto che nel frattempo si sono inserite modifiche normative e che nel frattempo sono in via di definizione anche le funzioni di enti intermedi come le province. È ancora in discussione la cosiddetta Carta delle autonomie locali, senza considerare il processo di riforma costituzionale avviato con il disegno di legge sull'istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali. È evidente che di tutto ciò occorre tenere conto anche al fine di definire non solamente le prerogative funzionali, ma anche l'autonomia finanziaria di regioni e comuni.
  Altro capitolo è quello relativo al controllo della finanza degli enti territoriali, imposto anche ai fini del rispetto dei vincoli di finanza pubblica derivanti dall'ordinamento comunitario. Le regole del Patto di stabilità necessitano di aggiustamenti, su cui ormai esiste un consenso diffuso, un'opera di contestualizzazione necessaria quantomeno al fine di evitare che gli effetti matematici dei calcoli deprimano ulteriormente l'azione delle amministrazioni.
  In quest'ottica va ricompresa l'esigenza, sottolineata dagli enti territoriali, di rivedere i meccanismi di premialità. In un contesto di modernizzazione, efficienza e trasparenza va inoltre collocato il completamento del sistema di armonizzazione dei bilanci e della contabilità di regioni ed enti locali, anche tenendo conto delle modifiche normative intervenute.
  La responsabilità e l'autonomia dei governi locali e regionali in campo fiscale, che sono tra i principi ispiratori della legge delega, risulteranno utili anche per attivare il circuito di controllo dei cittadini sulle prestazioni delle amministrazioni e per renderle di conseguenza più efficienti e più capaci anche di ridurre la spesa e gli sprechi.
  Il dibattito di questi giorni mostra una diffusa condivisione di un tema riconosciuto come centrale e di cui si chiede una significativa accelerazione del processo attuativo. Come si è sottolineato, i principi del federalismo fiscale con le opportune correzioni e adeguamenti alle mutate condizioni sono pienamente compatibili con l'obiettivo di rendere più efficiente e virtuosa la spesa pubblica. Occorre definire Pag. 16un quadro normativo certo e stabile nei rapporti finanziari tra i diversi livelli di Governo, atteso che i ripetuti interventi legislativi, anche a breve distanza di tempo, hanno determinato situazioni di precarietà ed incertezza.
  La ridefinizione dei rapporti finanziari tra lo Stato e gli enti territoriali rappresenta un'opportunità per migliorare l'azione della pubblica amministrazione e rinnovare le sue relazioni con i cittadini. Il cammino, quindi, avviato con la legge n. 42 del 2009 va in questa direzione e gli ostacoli che in questi anni ne hanno rallentato la piena attuazione sono superabili con il coinvolgimento del Parlamento e degli enti territoriali.
  Auspicando il pieno impegno del Governo nell'attuazione del compito che il Parlamento gli affida, annunciamo il nostro voto favorevole alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, gentili colleghi, negli ultimi quindici anni questo Parlamento ha cercato forme di ristrutturazione dell'ordinamento territoriale dello Stato, in particolar modo in materia di federalismo fiscale e relazioni tra diversi livelli di governo.
  Questo processo inizia nel 2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione, voluta da un Governo di centrosinistra, e confermata dal referendum il 7 ottobre 2001. La legge di revisione rovescia l'ordine di preminenza nella formazione delle leggi disposto dall'articolo 117. Con l'attuazione dell'articolo 119 dovrebbe essere superato il sistema di finanza regionale e locale, ancora improntato su meccanismi di trasferimento e in cui le risorse finanziarie di regioni ed enti locali derivano in misura significativa dalla riscossione e redistribuzione dei tributi da parte dello Stato centrale.
  Tra i punti fondamentali abbiamo il federalismo legislativo, il federalismo amministrativo ed il federalismo fiscale.
  Per la Corte costituzionale, l'emanazione di discipline autonome da parte degli enti territoriali relative all'istituzione di nuovi tributi richiede il preventivo intervento del legislatore statale, per la determinazione dei relativi principi fondamentali. Per questo motivo la riforma resta inattuata.
  Vediamo ora la riforma costituzionale del 2005 del Governo Berlusconi, rigettata dal referendum nel giugno 2006. Questa introduce delle modifiche sostanziali alla precedente legislazione. Alcune competenze tornano statali, ad esempio le grandi reti strategiche di trasporto e di navigazione di interesse nazionale, le relative norme di sicurezza e la produzione strategica al trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia, mentre passano alla competenza esclusiva delle regioni alcune materie, prima incluse nella legislazione concorrente, e si reintroduce l'interesse nazionale come limite della legislazione regionale.
  Infine, passiamo alla riforma della legge 5 maggio 2009, n. 42, recante delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, tanto voluta dalla Lega Nord. Questa stabilisce la struttura fondamentale delle entrate di regioni ed enti locali, definisce i principi per regolare l'assegnazione di risorse perequative agli enti dotati di minore capacità e di autofinanziamento e predispone gli strumenti attraverso cui sarà garantito il coordinamento tra i diversi livelli di governo in materia di finanza pubblica. Inoltre, delega il Governo ad adottare i decreti legislativi per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, al fine di assicurare, attraverso la definizione dei principi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario e la definizione della perequazione, l'autonomia finanziaria di comuni, province, città metropolitane e regioni. Prevede, inoltre, l'istituzione di una Commissione Pag. 17parlamentare, una Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, una Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica e un Comitato di rappresentanza delle autonomie territoriali.
  Il percorso per l'attuazione del federalismo fiscale è, però, ancora lungo, in quanto la legge stessa prevede un regime transitorio di cinque anni dall'approvazione della legge delega. Il federalismo fiscale entrerà, infatti, a regime solo dopo l'approvazione dei decreti delegati da parte del Governo, ad oggi emanati solo in parte.
  Per questo motivo risulta molto strana la presenza di queste mozioni dei partiti di maggioranza e di quelli, come la Lega, che della maggioranza del Governo Berlusconi hanno fatto parte. Siete stati maggioranza e opposizione degli ultimi vent'anni, ma di cosa stiamo parlando ? Potevate portare a compimento il federalismo fiscale quando e come volevate.
  Presidente, se abbiamo intenzione di parlare di federalismo fiscale, quello vero, che la gente realmente percepisce come modifica migliorativa della vita quotidiana, tutti questi partiti hanno fatto poco o niente. Dopo l'enunciazione dei principi, il Governo di cui faceva parte la Lega ha continuato a rinviare l'emanazione conclusiva dei decreti attuativi.
  Per questo motivo noi voteremo la nostra mozione, che contiene pochi impegni per questo Governo a favore del federalismo fiscale, poche richieste, perché abbiamo di fronte un Governo così debole e con una maggioranza così variegata che nemmeno Ole Kirk Christiansen, fondatore della Lego – sì, quella dei mattoncini –, sarebbe riuscito ad assemblare.
  Ma non ci vogliamo fermare a questo e vi chiediamo di avere il coraggio di votare la nostra mozione, perché contiene un impegno molto interessante: l'accelerazione dei tempi per conseguire l'intesa con le regioni...

  PRESIDENTE. Colleghi, se si può abbassare un po’ il tono della voce.

  FEDERICO D'INCÀ. ... sull'individuazione e applicazione dei costi standard nel settore sanitario, il famoso «costo della siringa», di cui tutti parlano nei comodi salotti televisivi. A tutti diciamo di inserire alla Camera le disposizioni normative nel disegno di legge di stabilità 2014 per l'applicazione dei costi standard già a decorrere dall'anno 2014. Sì, avete capito bene: già dal prossimo anno applichiamo il famoso «costo standard della siringa», così forse per una volta nella vita dimostrerete di non essere solo «chiacchiere e televisione» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misiani. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, sono passati quattro anni e mezzo dall'approvazione della legge n. 42 sul federalismo fiscale e, a quattro anni e mezzo di distanza, il bilancio che possiamo trarre dell'attuazione di quella riforma è, purtroppo, molto deludente.
  La legge n. 42 doveva avviare, nelle intenzioni dei promotori, una vera e propria rivoluzione: la rivoluzione dell'autonomia e della responsabilità. Il Partito Democratico, il gruppo che rappresento, dall'opposizione, allora, aveva contribuito con spirito costruttivo alla definizione e al varo di questa riforma.
  Quattro anni e mezzo dopo, questa riforma, purtroppo, è una delle grandi incompiute del nostro Paese, l'ennesima grande riforma rimasta in mezzo al guado, in un Paese che oggettivamente è ostico per i riformisti.
  Dal 2009 ad oggi sono stati approvati nove decreti delegati; ad oggi mancano all'appello, però, settanta atti amministrativi cruciali per concretizzare parti essenziali della riforma.
  E infatti sono ferme o vanno molto lentamente architravi come i fabbisogni standard e i livelli essenziali delle prestazioni; Pag. 18non è stato attuato il patto di convergenza previsto dall'articolo 18 della legge n. 42 e la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, insediata con due anni e mezzo di ritardo per merito dell'attuale Governo, si è riunita due volte, ma deve ancora svolgere il ruolo cruciale che le è stato assegnato dalla citata legge n. 42. L'elenco potrebbe continuare a lungo.
  Se guardassimo poi alla condizione attuale della finanza territoriale, il giudizio dovrebbe essere ancora più severo. Il federalismo fiscale puntava al superamento della finanza derivata e ad una maggiore autonomia di entrata e di spesa degli enti decentrati, aveva l'obiettivo di tutelare, in questo quadro di maggiore autonomia, le spese connesse ai diritti fondamentali di cittadinanza ed alle funzioni fondamentali degli enti locali.
  In realtà, dal 2010 ad oggi, manovra dopo manovra, i tagli ai trasferimenti e un Patto di stabilità sempre più soffocante hanno portato oltre il livello di guardia le difficoltà degli enti locali e hanno stravolto parti cruciali di questa riforma della legge n. 42 e dei decreti attuativi.
  Dal 2009 al 2012, di conseguenza, le amministrazioni locali hanno tagliato gli investimenti del 25 per cento e aumentato la pressione fiscale del 17 per cento. I cittadini e le imprese hanno avuto dappertutto meno opere pubbliche, hanno avuto, in molti casi, meno servizi, compresi i servizi sociali, e hanno avuto ovunque più tasse dagli enti locali. Nel 2013 moltissimi comuni hanno approvato i bilanci di previsione con enorme ritardo rispetto agli obblighi normali di legge, ad esercizio quasi concluso. Guardate, non era mai successo nella storia di questo Paese.
  È una situazione insostenibile e per superarla noi dobbiamo far uscire dal guado questa riforma, dobbiamo far uscire dalle secche il federalismo fiscale, partendo da una convinzione però: depurate dalla retorica, dalla propaganda, dalle aspettative miracolistiche che ascoltavamo nel 2009, le ragioni di fondo di questa riforma rimangono valide.
  E allora la mozione unitaria a prima firma Giorgetti non è un fatto strano, come ho ascoltato in questa discussione...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce.

  ANTONIO MISIANI. Rappresenta la volontà di forze politiche di maggioranza e di forze politiche che si collocano all'opposizione di collaborare assieme per rilanciare una riforma che è uno dei cardini delle regole del gioco di questo Paese, è uno dei cardini di una possibile ripresa del percorso delle riforme istituzionali.
  E allora, per far ripartire il federalismo fiscale, dobbiamo attuare pienamente i costi standard in sanità, dobbiamo attuare i fabbisogni standard degli obiettivi di servizio per i comuni, c’è il tema, ancora aperto, dei livelli essenziali delle prestazioni nei settori regionali che ne sono privi, dobbiamo andare avanti sul tema dei sistemi perequativi regionali e comunali e anche del federalismo demaniale.
  Ho ascoltato le parole del sottosegretario Baretta. Va riconosciuto a questo Governo di avere riavviato il processo in molti di questi ambiti, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. E la Conferenza permanente che questo Governo ha insediato, finalmente, deve diventare realmente il perno di quel processo di codecisione della finanza pubblica che era nell'ispirazione della legge n. 42. E poi naturalmente – ma questo è un impegno che rivolgiamo a noi stessi e al Parlamento – si pone il tema della Commissione bicamerale e di un suo rapido insediamento e di un rapido inizio del lavoro.
  Noi dobbiamo rivedere l'impianto di alcuni punti cruciali della finanza territoriale partendo dalla finanza comunale, che è la prima emergenza nel nostro Paese. Ora il decreto «Calderoli 2», che non è stato mai approvato dalla Commissione bicamerale, aveva già prefigurato l'introduzione di una service tax per i comuni. Il disegno di legge di stabilità introduce la nuova imposta comunale unica, divisa in due componenti, diretta Pag. 19a finanziare la gestione dei rifiuti, da una parte, e i servizi indivisibili, dall'altra. Noi ci avviamo a discutere la legge di stabilità alla Camera dei deputati. L'obiettivo che pone il Partito Democratico nel disegno di questa imposta è la garanzia di una reale autonomia ai comuni e di risorse certe ai nostri municipi, che hanno vissuto un quadro di enorme incertezza nell'ultimo biennio.
  Ci poniamo poi l'obiettivo di un'imposta che complessivamente pesi meno sui contribuenti di quella che era la sommatoria tra la vecchia IMU sulla prima casa e la vecchia tariffa rifiuti.
  C’è il tema, che dovremo affrontare nella ripresa del federalismo fiscale, del Patto interno di stabilità. Il Governo ha opportunamente previsto un alleggerimento di un miliardo di euro per l'anno venturo nella legge di stabilità. La sfida che, però, dobbiamo porci è più ambiziosa. Il tema è ridisegnare il Patto di stabilità, anche alla luce della legge attuativa del pareggio di bilancio. Il tema è rendere meno «stupido» il Patto di stabilità, renderlo più funzionale al ciclo degli investimenti degli enti locali, anche raccogliendo le proposte che da anni sono state avanzate dal sistema delle autonomie, a partire dall'introduzione di una golden rule, di una regola aurea per i comuni nell'attuazione del Patto di stabilità.
  Poniamo nella mozione il tema delle addizionali IRPEF regionali e comunali, da coordinare evitando di complicare la vita ai contribuenti.
  L'elenco delle cose da fare è veramente molto lungo, ma vorrei soffermarmi, nella parte conclusiva del mio intervento, su un punto politico di fondo. Infatti, signor Presidente, dal 2010 al 2013 l'Italia ha attuato un intervento di riequilibrio dei conti pubblici senza precedenti. Questa «cura da cavallo», una larga parte di questa cura da cavallo...

  PRESIDENTE. Mi scusi. Colleghi, vi chiedo di abbassare un po’ il tono della voce per rispetto del collega che sta parlando. È possibile ?

  ANTONIO MISIANI. ... ha investito la finanza territoriale bloccando l'attuazione del federalismo fiscale e impedendo, soprattutto, agli enti locali di rispondere efficacemente alla crisi. Questa fase difficilissima, se Dio vuole, si va chiudendo. L'Italia è uscita dalla procedura per disavanzo eccessivo. Dall'anno in corso arriverà vicina al pareggio di bilancio strutturale e stiamo superando, con tutti i condizionali d'obbligo, ma stiamo superando la peggiore recessione del dopoguerra.
  Presidente, dagli enti territoriali sale una forte domanda di discontinuità, perché in questi anni le politiche di austerità hanno messo in ginocchio i comuni, le province e le regioni; hanno impedito agli enti territoriali di rispondere ai cittadini che venivano dai sindaci a chiedere aiuto e sostegno perché avevano magari perso il lavoro o erano in cassa integrazione; ha impedito a comuni e province di rilanciare quegli investimenti pubblici che avrebbero aiutato l'economia e che avrebbero mitigato gli effetti della recessione. Serve discontinuità. La relazione dei saggi nominati dal Presidente Napolitano ha evidenziato la necessità di riprendere il federalismo fiscale come componente essenziale delle politiche per il rilancio del Paese. È una riflessione che condividiamo e chiediamo al Governo di assumere impegni precisi in questo senso.
  Presidente – e ho veramente concluso –, nel 1900 Gaetano Salvemini, un grande meridionalista e un grande federalista, sosteneva che il federalismo è utile moralmente a tutta l'Italia. È passato più di un secolo, ma io sono convinto che queste parole, le parole di Salvemini, siano tuttora valide e attuali. A più di un secolo di distanza da quelle parole, noi abbiamo un compito, questo Parlamento ha un compito: portare a compimento questa riforma, la riforma federalista, rendendola realmente utile per l'Italia e per tutti gli italiani. E sono questi i motivi che ci porteranno a votare a favore della mozione Giorgetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 20

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, prendo la parola brevissimamente perché il Presidente della Camera e il Presidente del Senato mi hanno nominato presidente della Commissione bicamerale sul federalismo fiscale la settimana scorsa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e volevo dire all'Aula che domani pomeriggio comincerà il lavoro di questa Commissione.
  Le mozioni al nostro esame sono due, perché il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha voluto presentarne una autonomamente non condividendo in qualche modo una mozione che ha avuto la firma di tutti i capigruppo, tranne appunto quello del MoVimento 5 Stelle. In particolare, a questo gruppo io mi vorrei rivolgere per dire che la votazione di oggi in qualche modo è un indirizzo...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi invito di nuovo ad abbassare il tono della voce.

  GIANCARLO GIORGETTI. ... di lavoro, che naturalmente poi sarà definito nell'ufficio di presidenza della Commissione stessa, per approfondire dei temi che oggi vengono affrontati, anche dai media, spesso in termini retorici, in un senso o nell'altro.
  Sarà la sede per approfondire, capire e anche, in qualche modo, dare proposte e soluzioni. Per questo motivo, ovviamente, io ringrazio tutti i colleghi che hanno lavorato alla definizione della mozione unitaria di tutti i gruppi e rivolgo un ultimo appello, al gruppo MoVimento 5 Stelle, a valutare e in qualche modo dare ulteriore forza a questa esigenza di approfondimento che servirà a tutti per conoscere e poi, ovviamente, per decidere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giorgetti, Speranza, Brunetta, Dellai, Migliore, Costa, Pisicchio e Guidesi (Nuova formulazione) n. 1-00201, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Frusone, Cassano, Lotti, Binetti, Nesci, Gnecchi, Capodicasa, Baldassarre, Ginato, Palazzotto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  476   
   Votanti  389   
   Astenuti   87   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato  388    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Piccione e Placido hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Incà ed altri n. 1-00241, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Crippa, Luigi Gallo, Di Salvo, Verini, Vitelli, Borghi, Paris, Capelli, Luigi Gallo ancora non riesce a votare... vediamo se c’è bisogno dell'intervento dei tecnici, ancora Crippa e Malisani, Gallo ha Pag. 21votato, Piccoli Nardelli, Piccione sta votando... sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  477   
   Votanti  467   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato  462    
    Hanno votato no  5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Adesso dovremmo passare alla trattazione del decreto-legge in tema di missioni internazionali. È giunta alla Presidenza, in via informale, la richiesta di una breve sospensione per riunire il Comitato dei diciotto. Vedo, intanto che il Comitato dei diciotto sta prendendo posto, e chiedo ai relatori Manciulli o Rossi se c’è bisogno di una sospensione. Prego, relatore Maciulli.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Signor Presidente, in effetti, chiederei una breve sospensione per riunire il Comitato dei diciotto immediatamente.

  PRESIDENTE. Dieci minuti, un quarto d'ora va bene ? Sospendo, dunque, la seduta per quindici minuti. La seduta riprenderà alle 12,05...

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, siamo d'accordo con la sospensione, auspichiamo, però, che questa sospensione sia produttiva dal punto di vista politico e dal punto di vista del miglioramento di questo decreto, altrimenti rischia di essere un'ennesima «melina» rispetto ad un provvedimento che ha avuto un percorso parlamentare un po’ spezzettato.

  PRESIDENTE. Sospendo, dunque, la seduta, che riprenderà alle ore 12,05.

  La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 12,10.

Rinvio in Commissione del disegno di legge di conversione n. 1670-A.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Domenico Rossi, in qualità di Relatore per la IV Commissione.
  Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI, Relatore per la maggioranza per la IV Commissione. Signor Presidente, sentito il Comitato dei diciotto, che si è espresso favorevolmente all'unanimità, chiedo di poter rinviare il decreto-legge all'esame in Commissione, tenuto conto che, nel corso dell'esame in Commissione e di quello in Assemblea, sono intervenute delle riformulazioni o delle richieste che sono state accolte e che, evidentemente, necessitano di essere trascritte in un testo ufficiale base che accolga tutte queste osservazioni. In particolare, mi riferisco, per quanto riguarda le osservazioni relative alla Commissione bilancio, ad una richiesta accolta di incrementare i fondi relativi alle associazioni; mi riferisco ad una richiesta accolta sempre favorevolmente con riformulazione di inserire nella missione per la Libia, oltre al personale militare, anche personale civile e mi riferisco alla possibilità di avere una rendicontazione dettagliata delle singole missioni al fine di mettere il Parlamento nelle migliori condizioni di poter giudicare, specialmente in previsione del provvedimento del 2014. A questo, aggiungo che ci sono stati anche due emendamenti, sempre in Commissione, relativi a dare una maggiore pubblicizzazione e trasparenza sulle missioni.
  In relazione a questi cinque punti che sono stati esposti, chiedo il rinvio in Commissione per elaborare un testo che ac-Pag. 22colga tutte queste osservazioni e ovviamente lo sottopongo al voto dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Sulla richiesta di rinvio in Commissione del disegno di legge n. 1670-A, recante la conversione del decreto-legge in materia di proroga delle missioni internazionali, nei termini rappresentati dal relatore per la maggioranza della Commissione Difesa, chiedo quale sia l'orientamento del relatore di minoranza, ai sensi dell'articolo 86, comma 7 del Regolamento.
  Chiedo quindi un'opinione sul rinvio in Commissione del decreto-legge al relatore di minoranza, Gianluca Pini.

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Sono favorevole, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Quindi, sulla richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento, nei termini rappresentati dal relatore, darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento.
  Nessuno chiedendo di parlare contro o a favore, passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, con il procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge n. 1670-A, recante la conversione del decreto-legge in materia di proroga delle missioni internazionali, nei termini rappresentati dal relatore per la maggioranza della Commissione difesa.
  (È approvata).

  La Camera approva per 450 voti di differenza.
  Sospendo quindi la seduta che riprenderà alle ore 15, dopo la Conferenza dei Presidenti di gruppo.

  La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli affari europei e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

(Iniziative in sede di Unione europea in ordine al rapporto tra l'utilizzo dei fondi strutturali 2014-2020 e i vincoli del Patto di stabilità interno – n. 3-00474)

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00474, concernente iniziative in sede di Unione europea in ordine al rapporto tra l'utilizzo dei fondi strutturali 2014-2020 e i vincoli del Patto di stabilità interno, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è noto che c’è stato lo stanziamento, da parte del bilancio dell'Unione europea, di 107 miliardi di euro per le politiche di coesione nel settennato 2014-2020: cifre di tutto rispetto realmente in grado di condizionare in maniera positiva e effettiva lo sviluppo di un Paese, se ben sfruttate. Vale la pena quindi soffermarsi per capirne di più rispetto a un problema anche questo noto. I soggetti attuatori del programma, che sono le regioni, i comuni, le province e altri soggetti attuatori, ma in particolare le regioni, che sono responsabili poi dell'attuazione del programma, denunciano già sul programma in corso, 2007-2013, un grave problema: da un lato, l'Europa dà la possibilità di avere queste risorse e dà anche tempi per poterle spendere, dall'altro, però, ci vincola al Patto di stabilità interno, che non consente ai soggetti attuatori, le regioni, di poterle spendere. Quali iniziative il Governo italiano ha assunto o intende assumere per risolvere questo problema ?

Pag. 23

  PRESIDENTE. Il Ministro per gli affari europei, Enzo Moavero Milanesi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro per gli affari europei. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole deputato per la domanda che dà modo di intervenire su un punto molto importante per lo sviluppo del nostro Paese.
  Come è noto, i fondi strutturali europei sono diretti precisamente a consentire lo sviluppo di regioni meno favorite dell'Unione europea e importanti risorse sono destinate a questo obiettivo per quanto riguarda il nostro Paese. Fra le iniziative adottate dal Governo in questo settore, proprio per ottenere una capacità di spesa adeguata ad assicurarci l'assorbimento di questi fondi, soprattutto per quanto riguarda la componente di cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali, ricordo il lungo negoziato, che poi è sfociato nelle conclusioni del Consiglio europeo di dicembre 2012 e marzo 2013, per ottenere un margine di flessibilità al di sotto del 3 per cento – livello di deficit annuale in cui si trova il nostro Paese certificato dalla chiusura della procedura per disavanzo eccessivo – per effettuare spesa per investimenti pubblici produttivi. Tale è considerata, alla luce anche di una comunicazione della Commissione europea, la spesa di cofinanziamento per buona parte dei fondi strutturali.
  Noi siamo quindi su questa linea di indirizzo, anche di maggiore flessibilità, ottenuto in sede europea per potere procedere all'utilizzo di questi fondi. La legge di stabilità è, tra l'altro, una condizione importante a tal fine, perché la Commissione europea, nell'esprimere il suo parere sulla legge di stabilità dei diversi Stati membri, ha rilevato nei confronti del nostro l'importanza di garantire una sostenibilità della discesa sotto il 3 per cento del deficit annuale e di una tendenziale riduzione del debito pubblico. Quindi, questa è la seconda iniziativa: la tenuta di questi parametri attraverso la legge di stabilità. Ricordo ancora che, per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi strutturali europei, il Governo si propone di procedere in particolare su due linee fondamentali di azione. La prima: operare su selezionati obiettivi e azioni su cui concentrare le risorse, come, ad esempio, quelle legate alla strategia Europa 2020, il rafforzamento del sistema imprenditoriale, in particolare nell'Italia meridionale, facilitandone la capacità innovativa, la valorizzazione del capitale umano, interventi di inclusione sociale e di valorizzazione delle risorse naturali e culturali. La seconda linea di azione riguarda il monitoraggio attento di come i fondi strutturali sono utilizzati; a questo fine gioverà molto l'inizio dell'attività dell'Agenzia per la coesione territoriale che è stata creata allo scopo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di replicare.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, sostanzialmente c’è un impegno abbastanza generico da parte del Governo in riferimento alle iniziative da assumere. Peraltro, l'Europa ha anche aggravato le eventuali sanzioni qualora dovessimo malauguratamente superare di nuovo il 3 per cento rispetto al rapporto deficit/PIL, e addirittura ci sarebbe la sospensione. Quindi, c’è grande attenzione e mi auguro comunque che, rispetto alla qualità della spesa – su questo aspetto sono d'accordo con il Ministro – l'Agenzia possa dare un contributo serio.

(Elementi ed iniziative in ordine alla realizzazione del prolungamento della pista dell'aeroporto «Gino Lisa» di Foggia – n. 3-00475)

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00475 concernente elementi ed iniziative in ordine alla realizzazione del prolungamento della pista dell'aeroporto «Gino Lisa» di Foggia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Ministro, si sono bloccati di nuovo Pag. 24i fondi per la realizzazione e l'allungamento della pista dell'aeroporto «Gino Lisa». Noi crediamo che sia un dato estremamente negativo perché, ci risulta da agenzie di stampa, che questo è stato bloccato per il semplice motivo che ci sarebbe la concorrenza per ciò che riguarda la questione delle direttive comunitarie.
  Ci risulta, invece, da alcune indagini che sono state sviluppate che vi è stato sempre un parere favorevole per ciò che riguarda gli interventi di investimento per gli aeroporti di Bari, Foggia e Brindisi. Non capiamo il perché oggi sia bloccata la realizzazione di questa pista.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, rispondo al question time presentato dal deputato Di Gioia. In data 28 luglio 2011 è stato sottoscritto un protocollo di intesa istituzionale nel quale era previsto uno stanziamento di 14 milioni di euro per il prolungamento della pista dell'aeroporto di Foggia.
  Successivamente, in data 24 maggio 2012, il Ministero dello sviluppo economico, su sollecitazione della Commissione europea, aveva richiesto all'autorità di gestione dei programmi operativi di procedere ad uno screening dei progetti in questo inseriti suscettibili di contenere aiuti di Stato. In data 27 maggio 2013, la regione Puglia, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno sottoscritto l'accordo di programma quadro trasporti, il quale ha ad oggetto, tra l'altro, proprio la realizzazione dei lavori di prolungamento della pista di volo dell'aeroporto di Foggia, per un importo di 14 milioni di euro a valere su risorse di cui alla delibera CIPE n. 62 del 2011.
  Il suddetto accordo prevedeva l'obbligo per i soggetti attuatori di presentare il progetto entro il 30 settembre 2013 e di sottoscrivere il relativo impegno giuridicamente vincolante entro il 31 dicembre 2013.
  A seguito della presentazione del progetto definitivo di cui sopra, approvato dall'ENAC, lo scorso 3 ottobre Aeroporti di Puglia S.p.a. ha inviato il bando di gara per la realizzazione delle opere in questione con scadenza 20 novembre 2013. Come riferisce ENAC, risulta che, in data 12 novembre 2013, la regione Puglia ha rappresentato ad Aeroporti di Puglia S.p.a. la necessità che la società stessa predisponesse la documentazione necessaria all'inoltro della notifica di aiuto di Stato ai sensi degli articoli 107 e 108 della TFUE, rammentando che lo Stato membro non può dare esecuzione alle misure progettate prima che tale procedura di notifica abbia condotto ad una decisione finale.
  In considerazione dell'obbligo, appunto stabilito all'articolo 108 sopra citato, Aeroporti di Puglia S.p.a. il 14 novembre del 2013 ha sospeso la procedura di gara fino a diversa determinazione e comunque fino all'ottenimento dell'autorizzazione da parte della Commissione europea e della regione Puglia in merito alla compatibilità con la normativa sugli aiuti di Stato.
  Assicuro l'onorevole Di Gioia che seguiremo, con la dovuta attenzione, gli ulteriori sviluppi della vicenda al fine di assicurare la realizzazione dell'intervento in questione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di replicare per due minuti.

  LELLO DI GIOIA. Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta però a noi sembra strano per il semplice motivo che, in tempi non lontani e mi riferisco esattamente al 2007-2011, vi sono state delle dichiarazioni da parte della Commissione europea dove non si prevedevano, appunto, aiuti di Stato. Come mai, ci chiediamo, oggi si realizza una considerazione di questa natura ? Io credo che sia dovere di questo Governo, soprattutto da parte sua, di verificare meglio quelle che sono le situazioni che si sono verificate per bloccare la realizzazione di questa pista che è importante per lo sviluppo di quell'area, Pag. 25per la crescita complessiva della Capitanata e del sistema Puglia in quanto tale.
  Noi non crediamo che ci sia questo vincolo: crediamo, invece, che ci siano altre questioni che debbono essere verificate e di cui ha la responsabilità sicuramente la regione Puglia, che si deve far carico di risolvere un problema che riguarda, appunto, lo svincolo e la possibilità di realizzare il prolungamento della pista dell'aeroporto «Gino Lisa» di Foggia. Infatti, questa realtà è stata depredata negli anni passati e oggi ha il diritto di essere ripagata per i danni che sono stati compiuti nei riguardi della Capitanata.

(Iniziative per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture in Sardegna, in particolare in considerazione dei recenti eventi alluvionali – n. 3-00476)

  PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00476, concernente iniziative per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture in Sardegna, in particolare in considerazione dei recenti eventi alluvionali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, onorevole Ministro, siamo qui a chiederle che intenzioni ha il Governo per la ricostruzione in Sardegna e per la pronta ricostruzione delle infrastrutture. Sono state dette tante parole in questi giorni, sono state viste tante immagini, scattate tante fotografie di quel disastro immane che ha prodotto 16 morti e, attualmente, ancora due dispersi. Non ho altre parole da aggiungere, se non dire che i restanti secondi del tempo a mia disposizione li passerò in silenzio nel ricordo di quella tragedia perché non venga dimenticata con lo spegnersi delle telecamere.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Piras, ma anche poi gli altri colleghi, Costa e Rampelli, che hanno voluto sottoporre all'attenzione – saranno oggetto di question time successivi – le azioni concrete, concretissime, come ha sottolineato l'onorevole Piras nell'illustrazione della domanda posta nell'interrogazione, che il Governo sta mettendo in essere per far uscire questo Paese non solo dall'emergenza, ma per risanare immediatamente, per quanto riguarda ovviamente il mio Ministero, i danni, i gravissimi danni provocati alle infrastrutture, in particolare alla rete stradale e a quella ferroviaria. Io stesso mi sono recato venerdì scorso in Sardegna, ad Olbia, per effettuare un incontro con il presidente della regione, con il commissario, con i sindaci dei comuni interessati, sia della provincia di Olbia sia della provincia di Nuoro.
  È intenzione ovviamente del Governo – facendo seguire alle parole i fatti – intervenire immediatamente e rapidamente nella direzione chiesta dall'onorevole Piras. In particolare, partiamo dall'evidenziare la questione delle risorse: oltre allo stanziamento di 20 milioni per il pronto intervento, approvato nel Consiglio dei ministri il 19 novembre, il Governo ha condiviso ovviamente – e devo dire che tutti i gruppi parlamentari li hanno condivisi – gli emendamenti presentati, e approvati a questo riguardo, dai relatori del disegno di legge di stabilità al Senato. Gli emendamenti approvati sono sintetizzabili, nel disegno di legge di stabilità che arriverà alla Camera dei deputati, in pratica, in quattro punti.
  Il primo: il commissario delegato per l'emergenza entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di stabilità predispone un piano di interventi urgenti per la messa in sicurezza e il ripristino del territorio interessato dagli eventi alluvionali; un piano supportato finanziariamente per un importo, ulteriore ai 20 messi a disposizione, di 27,6 milioni di euro per il 2014 sulla contabilità speciale per il dissesto.
  Secondo: le spese effettuate a valere sulle risorse assegnate alla regione Sardegna dalla delibera n. 8 del 20 gennaio 2012, e relative ad interventi di competenza Pag. 26del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non sono assoggettate, per l'anno 2014, ai vincoli del Patto di stabilità per un importo di 25,85 milioni di euro.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Terzo, e vado velocissimo perché tanto proseguirò nella risposta anche agli altri colleghi: per il ripristino della viabilità interrotta o danneggiata il commissario delegato per l'emergenza può avvalersi di ANAS, che provvede in via di anticipazione sulle risorse autorizzate dal programma, di cui all'articolo 18 del «decreto-legge del fare». L'anticipazione potrebbe aggirarsi, in questa prima fase, intorno ai 30-50 milioni di euro.

  PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, signor Ministro, lei comprende che ciò che è accaduto in Sardegna non è un fatto ordinario; tutti, credo, comprendano la straordinarietà di quello che è accaduto. Io mi permetto di dirle – per dire che sono assolutamente insoddisfatto di quello che ho ascoltato e che mi aspettavo molto di più – che 26 milioni sono una goccia nel mare, che vi sono danni per centinaia di milioni, che la stima andrà fatta accuratamente in reti viarie per quanto riguarda la ferrovia che in questo momento è interrotta, per quanto riguarda le dighe che hanno tracimato, per quanto riguarda le opere di prevenzione.
  Dire che ci sono 26,6 milioni per l'anno prossimo, di cui 25 milioni sottratti al Patto di stabilità, è una goccia nel mare. Io credo che vada fatta qualcosa di più, che vada fatto uno sforzo riguardo tutto il territorio nazionale e riguardo, in questo momento, anche alla mia terra. Consentite ai comuni di spendere ciò che hanno nelle casse e sottraetelo al Patto di stabilità; aumentate presto le risorse perché i danni sono ingenti e non solo va sottratto all'opera di ricostruzione e al Patto di stabilità ma vanno sottratte le opere per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico, vanno levati i lacci burocratici che impediscono alle opere di procedere. Lì ci sono dighe che non vengono collaudate e che hanno trent'anni di vita in questa situazione. Su questo bisogna intanto prioritariamente agire, e fermate quello scempio che il governo regionale ha chiamato «piano paesaggistico dei sardi» e cercate di intervenire perché la regione Sardegna interrompa quello stupro del territorio che si è fatto quando appena nel 2011 sono stati dichiarati agibili ed abitabili persino gli scantinati. Abbiamo contato sedici morti, contiamo ancora due dispersi. Che non succeda mai più (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

(Problematiche riguardanti la recente decisione del Governo in merito al passaggio delle «grandi navi» a Venezia – n. 3-00477)

  PRESIDENTE. L'onorevole Causin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00477, concernente problematiche riguardanti la recente decisione del Governo in merito al passaggio delle «grandi navi» a Venezia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, lo stop del Governo alle grandi navi nel porto di Venezia rischia di avere delle pesanti ripercussioni sull'economia della città. Se, da una parte, si è data una risposta parziale ad un problema ambientale e sicuramente di salvaguardia culturale della città di Venezia legato al gigantismo delle grandi navi, dall'altra, invece si configura una drastica riduzione dei fatturati del comparto della crocieristica, che oggi conta circa 4 mila addetti.
  Per tale ragione, chiedo al signor Ministro se non ritenga opportuna la convocazione di un tavolo tecnico con gli operatori economici del settore interessati, Pag. 27soprattutto in vista dell'ordinanza che la Capitaneria di porto dovrà presentare per la messa in opera di quanto stabilito dal Governo.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione a risposta immediata del deputato Causin. La questione delle grandi navi è all'attenzione del Governo sin dall'inizio del suo insediamento; le grandi navi che entrano appunto nel porto di Venezia attraversando il canale della Giudecca è da tempo all'attenzione di tutti i Ministeri coinvolti. Sappiamo che c’è un decreto-legge, Passera-Clini, convertito in legge, che prevedeva che, appunto, dal canale della Giudecca non sarebbero più potute passare le grandi navi. A fronte di questo decreto, di questa previsione di legge, che è legge in vigore, si demandava all'autorità portuale e all'autorità marittima di individuare le soluzioni perché questo potesse avvenire. Quindi, il primo punto di riferimento che l'azione del Governo, ma anche l'azione di tutti gli enti locali deve avere, è quanto previsto dalla legge. La legge prevede che dal canale della Giudecca non possano più passare le grandi navi.
  Il secondo punto di riferimento che ha guidato l'azione del Governo è stato quello legato a quello che lei ha sottolineato e che ovviamente il Governo condivide: l'industria crocieristica e l'industria turistica che passa attraverso la crocieristica, in particolare le grandi navi, sono una risorsa non solo per il territorio di Venezia ma per tutto, ovviamente, il nostro sistema industriale italiano.
  L'opportunità di permettere, anche attraverso l'industria crocieristica, di poter vedere e di poter visitare un capolavoro dell'umanità, credo sia un dovere, sia per quanto riguarda la possibilità di poterlo visitare, sia per quanto riguarda anche l'indotto positivo che questo genera sul territorio.
  A questo punto, in questi mesi, sia nel confronto con le istituzioni, sia nel confronto con i soggetti coinvolti, in particolare con l'industria crocieristica e con i diversi colleghi dei Ministeri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per i beni e le attività culturali abbiamo cercato di individuare le soluzioni, in modo – lo dico con molta chiarezza – che non si allungasse il tempo di attuazione di quella legge e di quelle previsioni, ma ci si assumesse tutti la responsabilità di trovare le soluzioni ovviamente alternative, che potessero attuare quella legge, tenendo presenti i due pilastri che le ho illustrato.
  La decisione a cui siamo pervenuti, dopo mesi di lavoro, è esattamente quella di prevedere una soluzione transitoria, concordando con l'industria crocieristica che, nel novembre 2014, le navi sopra le 95 mila tonnellate non passino più dal canale della Giudecca e di prevedere finalmente la possibilità di realizzare un canale alternativo per permettere che questo accada.
  Ovviamente – e concludo – c’è la massima disponibilità, come chiesto anche dal deputato interrogante – di coinvolgere in questo processo tutti i soggetti interessati perché si attuino le decisioni, ma si tenga anche vivo e presente l'interesse del Paese, di Venezia e degli operatori.

  PRESIDENTE. L'onorevole Causin ha facoltà di replicare.

  ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, signor Ministro, mi devo dichiarare parzialmente soddisfatto perché io credo che non basti l'attenzione agli operatori economici, ma bisogna trovare una modalità formale per mettere attorno a un tavolo gli operatori economici istituzionali e anche privati, che subiranno, già nel 2013, un calo di fatturato del 20 per cento con le normative che entreranno in vigore e poi, nel 2014, addirittura un calo del 60 per cento.
  Io credo che qualcuno debba spiegare ad un settore importante, che oggi conta quasi 4.500 addetti, tra diretto e indiretto, Pag. 28quale potrà essere l'alternativa dal punto di vista occupazionale e dal punto di vista dello sviluppo economico.
  Questo, mi sento di dirlo perché purtroppo, come sempre, a Venezia, sono state sentite ed è stata data priorità a quell'ambito della città del Veneto e anche dell'Italia che ha una visione esclusivamente ambientalista. Credo che invece ci sia un aspetto di tipo economico, senza nulla togliere al tema della salvaguardia della città, che vada assolutamente tenuto in considerazione. Sono stati fatti investimenti per decine di milioni di euro nella crocieristica, è un turismo di elevatissima qualità, i turisti delle crociere vengono a Venezia e spendono, non mangiano il panino e non dormono in sacco a pelo, ma fanno turismo di altissima qualità, e io credo che smantellare questo tipo di economia per la nostra città e per il nostro sistema economico del Veneto sia un atto assolutamente grave e che gli operatori economici vadano messi seduti ad un tavolo e vada spiegato loro cosa fare quando i loro fatturati caleranno del 60 per cento.

(Chiarimenti in merito allo stato di avanzamento della progettazione e dell'approvazione delle opere di prolungamento delle metropolitane milanesi, M2 Cologno Nord-Vimercate e M3 San Donato-Paullo est – n. 3-00478)

  PRESIDENTE. L'onorevole Grimoldi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00478, concernente chiarimenti in merito allo stato di avanzamento della progettazione e dell'approvazione delle opere di prolungamento delle metropolitane milanesi, M2 Cologno Nord-Vimercate e M3 San Donato-Paullo est (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, volevamo sapere lo stato dell'iter dei prolungamenti delle metropolitane milanesi, la M2 e la M3, in particolare il prolungamento che va da Cologno Nord alla città di Vimercate, in Brianza, e il prolungamento della M3, da San Donato Milanese a Paullo.
  Nella seduta del 13 maggio 2010, il Comitato interministeriale ha approvato i nuovi progetti preliminari di entrambe le opere, purtroppo però la Corte dei conti, nella seduta del 9 dicembre 2010, ha ricusato nuovamente queste delibere del CIPE per mancanza della copertura finanziaria, cioè i giudici dicono che mancano i soldi.
  Le due opere sono fondamentali, sono importantissime per il trasporto della Lombardia, nell'area più congestionata e inquinata d'Europa, che ha carenza di infrastrutture e che necessita degli investimenti per la mobilità per essere al passo con il resto d'Europa.
  Quali sono gli intendimenti del Governo ?

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, innanzitutto mi preme sottolineare, cogliendo l'occasione dell'interrogazione presentata dall'onorevole Grimoldi, quanto il Governo condivida la necessità assoluta di realizzare tutte le opere strategiche infrastrutturali previste per il buon svolgimento di Expo 2015, sia nel dialogo concreto ed operativo con il commissario straordinario di Expo, dottor Sala, sia nel lavoro, coordinato ottimamente dal tavolo Lombardia, del presidente della regione Lombardia, Maroni. Il segnale di questo il Parlamento ha potuto vederlo e verificarlo anche rispetto alle risorse ulteriori che sono state messe a disposizione nei sette mesi di Governo, partendo dal cosiddetto decreto-legge del fare. In questo contesto rispondo puntualmente alle richieste dell'onorevole Grimoldi riguardo alle linee metropolitane M2 e M3.
  In particolare, per quanto riguarda la linea metropolitana M2, l'atto integrativo al protocollo di intesa del 31 luglio 2007, sottoscritto in data 5 novembre 2007 tra il Pag. 29Ministero e così via – perché è inutile perdersi in queste cose – a fronte di un costo totale dell'opera di 533 milioni di euro, prevedeva l'assegnazione di 6 milioni di euro per la progettazione definitiva dell'infrastruttura da parte dello Stato e la ripartizione del finanziamento dell'opera sarebbe stata successivamente definita.
  A seguito del tavolo Lombardia Expo 2015 del 25 maggio 2009 è stata determinata la nuova rimodulazione degli impegni finanziari a carico del Governo per 316 milioni e a carico degli enti locali per 211 milioni. Si è lavorato ulteriormente e il valore del progetto fu portato da 533 milioni a 476 milioni, 60 per cento a carico dello Stato e 40 per cento a carico degli enti locali. La copertura finanziaria della progettazione definitiva delle infrastrutture è assicurata da un finanziamento pari a 6 milioni di euro a valere sui fondi stanziati dall'articolo 7 del decreto-legge n. 159 del 1o ottobre 2007.
  Il 13 maggio 2010 il CIPE approvava il progetto preliminare dell'opera, ma la Corte dei conti, con una delibera del dicembre 2010 ha ricusato il visto per mancanza di copertura finanziaria. Allo stato si attende che il comune di Milano dia nuovamente impulso al procedimento presentando un nuovo progetto oppure l'aggiornamento di quello attuale, come abbiamo chiesto ripetutamente al comune di Milano.
  Per quanto riguarda invece la M3, evidenzio che il costo complessivo dell'opera, dell'approvazione della linea, è pari a 798 milioni di euro, di cui 319 milioni a carico dello Stato e 478 milioni a carico degli enti locali. Anche in questo caso l'assenza di copertura globale dell'intervento ha fatto sì che la Corte dei conti non registrasse la relativa delibera CIPE. Allo stato attuale per la serie di motivazioni che ho appena espresso è concreta la possibilità che gli interventi relativi alla realizzazione delle tratte metropolitane M2 e M3 non potranno essere completate per le scadenze temporali dell'Expo 2015, ma resta l'impegno fermo del Governo di individuare le misure necessarie al superamento delle criticità evidenziate.

  PRESIDENTE. L'onorevole Grimoldi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, prendiamo atto che quindi per ora non si faranno questi due prolungamenti delle linee metropolitane che sono aspettati da anni. Vede, io le rispondo in questo modo. Oggi su tutti i giornali ci sono le dichiarazioni del sindaco di Milano Pisapia che dice testualmente: i milanesi pagheranno la nuova rata dell'IMU superiore a quella dell'anno scorso; e in più Fassino, presidente dell'ANCI – della sua maggioranza sia il sindaco di Milano che il sindaco di Torino – dice: non possiamo tacere questa situazione dove sostanzialmente vengono aumentate ulteriormente le tasse. Perché le dico questo ? Perché lei sa benissimo – se non lo sa glielo dico – che la metropolitana più importante del Paese, la linea 1 di Milano, la linea rossa, è stata costruita negli anni Sessanta e sa, signor Ministro, chi l'ha pagata quella metropolitana ? L'ha pagata esclusivamente quella che allora si chiamava municipalità di Milano e che oggi si chiama comune di Milano. Qual è la differenza con gli anni Sessanta ? Non era ancora stata fatta la legge Visentini e cioè i cittadini pagavano le tasse al proprio comune e il proprio comune aveva le risorse per investire sul proprio territorio, ed il comune di Milano da solo si costruiva una linea della metropolitana.
  Oggi i nostri comuni non hanno i soldi per gli asili, non hanno i soldi per ristrutturare le scuole, non hanno i soldi per asfaltare i marciapiedi, figuriamoci per costruire le metropolitane e devono venire a Roma a chiedere sempre i soldi con il cappello in mano, soldi che vengono pagati dai loro cittadini allo Stato centrale.
  Non è possibile dover aspettare venticinque anni per avere dei prolungamenti di metropolitane, che tra l'altro hanno dei costi abbastanza ridotti, perché rispetto alle grandi opere infrastrutturali di questo Paese hanno dei costi limitati, soprattutto nella realtà che, in un modo o nell'altro, numeri alla mano, tiene in piedi tutta la baracca per numero di tasse pagate. Non è possibile non dare risposte alla viabilità Pag. 30e risposte ambientali a chi le aspetta da tutti questi anni e, tra l'altro, ha anche il difetto di pagare le tasse.

(Iniziative di competenza in relazione alla situazione del Viceministro De Luca – n. 3-00479)

  PRESIDENTE. L'onorevole Dell'Orco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00479, concernente iniziative di competenza in relazione alla situazione del Viceministro De Luca (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MICHELE DELL'ORCO. Signor Presidente, Vincenzo De Luca è sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti del Governo Letta e contemporaneamente sindaco di Salerno, nonché in attesa di ricevere le deleghe operative come Viceministro. In tali vesti, non solo è in condizione di incompatibilità, perché per legge non si possono ricoprire due incarichi di questo tipo, ma è anche in palese conflitto di interessi. Infatti, per la realizzazione di numerose opere pubbliche, il sindaco De Luca è indagato in vari procedimenti penali. Il più recente è il caso Crescent, condominio privato realizzato su suolo pubblico, un'imponente colata di cemento a ridosso del mare, per il quale il 20 novembre scorso avrebbe ricevuto un avviso di garanzia per abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e lottizzazione abusiva.
  Per questi motivi chiediamo al Ministro Lupi di revocare la delega al Viceministro e di portare immediatamente, subito, in Consiglio dei ministri la questione di revoca dall'incarico di sottosegretario.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Dell'Orco.

  MICHELE DELL'ORCO. De Luca è fuori legge e deve andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Dell'Orco, faccio rilevare che fin dall'inizio del mio mandato governativo ho avvertito la necessità di acquisire preliminarmente dall'onorevole De Luca la dichiaratoria di cessazione dalla carica di sindaco della città di Salerno. Tale esigenza, del resto, è risultata ancora più avvertita sia in ragione della necessità di corrispondere alle vigenti previsioni di legge che, all'articolo 2, comma 1, lettera a), della legge 20 luglio 2004, n. 215, dispongono che il titolare di cariche di Governo nello svolgimento del proprio incarico non può ricoprire cariche o uffici pubblici di amministratore di enti locali, comprendendosi in tale ultima categoria anche la carica di sindaco, sia sotto il diverso profilo dell'opportunità di risolvere situazioni, anche solo di potenziale conflitto di interessi, rispetto alle tematiche di natura amministrativa connesse al territorio della città di Salerno.
  Inoltre, nel ripercorrere il quadro giuridico di riferimento che disciplina il regime delle incompatibilità per i titolari di cariche di Governo, ho manifestato la non condivisibilità della ricostruzione operata dal Viceministro in ordine alla circostanza che la nomina a membro del Governo non è da ritenersi impedita dalla funzione di sindaco, come si evincerebbe dal fatto, a detta di quest'ultimo, di aver prestato giuramento nelle mani del Presidente del Consiglio e confermato per accettazione l'atto di nomina. Sul punto è stato operato e manifestato al Viceministro un puntuale richiamo.
  Aggiungo di aver sempre evidenziato come l'attivazione delle procedure di decadenza da parte dell'onorevole De Luca in seno al consiglio comunale di Salerno non appaia idonea a sanare la situazione di incompatibilità riguardante l'esponente del Governo, risolvibile piuttosto optando in maniera molto semplice per una delle due cariche attualmente ricoperte.
  Faccio rilevare infine che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato in forza del disposto del citato articolo 6 del decreto legislativo n. 39 del 2013 ha deliberato, Pag. 31con provvedimento n. 24527, l'avvio del procedimento, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 215 del 2004 e del regolamento in materia di risoluzione di conflitto di interessi, nei confronti del dottor Vincenzo De Luca, per violazione dell'articolo 2, comma 1, lettera a) della legge n. 215 del 2004 e dell'articolo 13, comma 3, del decreto-legge n. 138 del 2011 e relativa legge di conversione, con riferimento alla carica di sindaco del comune di Salerno. La conclusione di detto procedimento è fissata per il 30 novembre 2013.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Silvia Giordano, che ha testé sottoscritto l'interrogazione.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, gentile Ministro, il termine del 30 novembre è stato dato grazie all'Antitrust e non grazie al Governo. Oggi le abbiamo posto una domanda chiara e cristallina che la obbliga ad una risposta nei confronti di quei cittadini onesti, stanchi di essere considerati solo dei pinguini. Questo atteggiamento di impunità, che anche nel suo partito emerge con forza, è la prima ragione della totale sfiducia dei cittadini nella politica. Un comportamento che sarebbe già grave da parte di un politico trasparente e onorabile, figuriamoci poi da uno come Vincenzo De Luca che ha tradito la fiducia degli elettori non informati, depredando la città in cui sono nata e che amo profondamente, la mia Salerno.
  Infatti, proprio in questi giorni, dopo anni di battaglie civili, saltano all'attenzione della procura della Repubblica le malefatte del sindaco, giunto ormai al suo quarto mandato: ben venti anni di «delucrazia». Durante i primi due mandati ha operato, apparentemente, nell'interesse pubblico, ma gli ultimi due sono stati di sicuro devastanti: ereditiamo una città selvaggiamente cementificata e strangolata da un deficit di oltre 300 milioni di euro.
  Vincenzo De Luca agisce da uomo solo al comando, pensando esclusivamente al proprio tornaconto, catapultando i salernitani in una perenne campagna elettorale a loro spese, fatta di slogan e attacchi volgari e diffamatori.
  Ma chi è che continua a trarre beneficio da questa condizione di imbarazzante illegalità ? Prima, certamente, Bersani, oggi Renzi. Anche l'antimafia sta indagando sui tesseramenti del PD di Salerno. Le faccio, quindi, una domanda semplice: questo Governo vuole assumersi finalmente le proprie responsabilità o, come al solito, delega tutto alla magistratura ? E la sua risposta è paradossale, perché ci ha dato ragione, ma non c’è una conclusione, e questo è assurdo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

(Misure per migliorare l'efficienza e la qualità del servizio di trasporto pubblico locale – n. 3-00480)

  PRESIDENTE. L'onorevole Michele Mognato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Tullo ed altri n. 3-00480, concernente misure per migliorare l'efficienza e la qualità del servizio di trasporto pubblico locale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  MICHELE MOGNATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, i fatti di Genova, con lo sciopero dei lavoratori dell'azienda di trasporto, rilevano ancora una volta che il trasporto pubblico locale in tutto il Paese è una vera emergenza. Lei stesso, Ministro, lo aveva messo in evidenza nell'audizione in Commissione trasporti.
  Questa emergenza provoca ricadute pesanti per la mobilità di persone, studenti, lavoratori e anziani, per gli oltre 100 mila addetti e per la situazione gravissima di tante aziende. La Commissione trasporti sta svolgendo un'indagine conoscitiva; più volte gli enti locali hanno chiesto di non andare ulteriormente e hanno denunciato il taglio delle risorse.
  Per questi e altri motivi c’è l'esigenza di potenziare il trasporto pubblico, elemento essenziale per la qualità della vita dei cittadini. Chiediamo, quindi, quali sono le risorse per il trasporto pubblico che sono disponibili per il prossimo triennio. C’è Pag. 32bisogno di certezze per attivare così tutti quei processi volti a definire un sistema di trasporto efficiente e che garantisca la mobilità per le persone.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti perché ripropongono all'attenzione del confronto, qui nell'Aula della Camera dei deputati, una questione che, come correttamente è già stato detto, ha già visto il confronto nelle Commissioni competenti.
  La questione del trasporto pubblico locale, del trasporto regionale, sin dall'inizio dell'attività di Governo, è stata posta come una delle sfide prioritarie per rilanciare il sistema dei trasporti nel nostro Paese. Proprio mentre realizziamo le grandi infrastrutture di alta velocità in tutto il nostro territorio, dobbiamo vincere la sfida di offrire trasporti regionali e locali che siano efficienti ed efficaci e tali da utilizzare al meglio le risorse messe a disposizione.
  Come è noto, il trasporto regionale e quello pubblico locale sono materia concorrente con lo Stato e, in particolare, vedono una competenza diretta da parte delle regioni e degli enti locali. Per quanto riguarda le due questioni poste dagli interroganti, sulla prima – quante sono le risorse messe a disposizione del trasporto regionale e del trasporto pubblico locale –, nella legge di stabilità sono stati confermati i 4,925 miliardi di euro del Fondo unico per il trasporto regionale, ma sono state, proprio per la strategicità che riveste questo settore, incrementate queste risorse per la prima volta dopo anni, con lo stanziamento di 500 milioni di euro (200 milioni di euro per il rinnovamento del parco rotabile su ferro e 300 milioni di euro per il rinnovamento del parco rotabile su gomma), proprio individuando che il tema del rinnovamento del parco rotabile, sia su gomma che su ferro, è il primo livello della qualità di un servizio che può essere offerto.
  Contemporaneamente, però, sono state poste nel confronto tra lo Stato e le regioni, tra il Governo e le regioni alcune questioni che possano permettere di rendere efficiente ed efficace l'uso di queste risorse. La prima è l'introduzione – come detto dal Governo alla Conferenza Stato, regioni, province e comuni straordinaria che è stata convocata la settimana scorsa –, entro la fine di dicembre, del principio, e non solo il principio, ma l'attuazione dei costi standard. Quelle risorse devono iniziare non ad essere ripartite per costi storici, ma attraverso costi standard e le effettive esigenze.
  Il secondo criterio, che è poi il tema che anche voi avete posto, è quello – e concludo – che si inizi nelle regioni a fare sistemi integrati di gestione tra ferro e gomma, tra le diverse aziende municipali che sono presenti nel territorio e sul territorio, concentrando ovviamente la prima risposta sui grandi nodi urbani, dove si devono concentrare le risorse, dove si devono investire le risorse, sia sul trasporto dei pendolari che arrivano nei grandi nodi urbani, sia sul trasporto pubblico locale gestito dalle aziende comunali.
  Penso e spero di aver dato un quadro dell'azione del Governo e ascolto la risposta.

  PRESIDENTE. L'onorevole Tullo ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MARIO TULLO. Signor Presidente, signor Ministro, ovviamente prendiamo atto con soddisfazione delle cose che però già conoscevamo: lo sforzo di un'inversione di tendenza in legge di stabilità. Abbiamo sollevato la questione, tra l'altro utilizzando il question time, che già alcuni mesi fa avevamo utilizzato.
  Il collega Mognato ha parlato dell'indagine conoscitiva che stiamo concludendo. Il nostro è un sistema di TPL nostro frammentato aziendalmente, abbiamo delle aziende troppo piccole rispetto agli altri Paesi europei. È vero che è materia di spesa concorrente, ma è anche vero che ai tagli al TPL si sono aggiunti tagli al sistema degli enti locali. Pag. 33Quindi cogliamo positivamente la sensibilità e la comprensione che il Ministro sicuramente ha, ma credo che lo sforzo del Parlamento tutto, dinanzi anche alla vicenda drammatica di uno sciopero, anche nelle modalità che non abbiamo condiviso, che si è tenuto nella città di Genova, ci fa pensare che il TPL e le aziende di TPL siano tutte o quasi tutte in una situazione di drammatico equilibrio di bilancio.
  C’è bisogno, da parte di questo Governo, del Parlamento nel suo insieme, di affrontare le questioni in maniera non più emergenziale, ma in maniera strutturale. I dati che emergono ci dicono del fabbisogno di nuovi autobus che comportino un minore impatto ambientale e anche risparmi per quanto riguarda la gestione e la manutenzione: si parla di 35 mila mezzi. Siccome un mezzo costa 200 mila euro, facciamo presto il calcolo di quanto servirebbe. Ma soprattutto – e finisco, Presidente – vi è anche un tema: di ripensare, forse – questo Ministro pensiamo che lei lo abbia ben chiaro – anche alla frammentazione normativa che si è determinata in questi anni, tra quando è stata pensata la legge di riforma Burlando e quanto si è attuato, quanto si sta attuando. Pertanto accompagniamo non solo le aziende con quel confronto che c’è alla Conferenza Stato-regioni, ma anche ripensiamo se non sia il caso di qualche norma che costringa all'accorpamento di aziende.

(Misure a favore della Sardegna, colpita dai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento alla riprogrammazione degli interventi per un migliore assetto di tutte le infrastrutture – n. 3-00481)

  PRESIDENTE. L'onorevole Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Costa n. 3-00481, concernente misure a favore della Sardegna, colpita dai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento alla riprogrammazione degli interventi per un migliore assetto di tutte le infrastrutture (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor Ministro, la gravità e l'eccezionalità dell'evento alluvionale che ha colpito la Sardegna ha causato la morte di 16 persone, tra cui 4 bambini, migliaia di evacuazioni e danni ad abitazioni, coltivazioni e reti di comunicazione, che ci pongono davanti a numerosissime criticità. È in relazione alle sue prerogative che le chiediamo gli interventi previsti, in particolare nell'assetto di tutte le infrastrutture sia idriche che territoriali destinate alla salvaguardia delle condizioni idrogeologiche.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Dorina Bianchi. L'interrogazione posta segue quella posta dall'onorevole Piras e l'occasione è per proseguire la risposta che avevo iniziato a dare, non senza chiarire, perché su questi temi il problema non sono le polemiche, ma sono le effettive risorse che si mettono a disposizione, le effettive azioni concrete che si fanno e i tempi con cui si realizzano queste azioni.
  Primo: non ci sono 26 milioni a disposizione della regione Sardegna, sarebbe un insulto all'emergenza che si è creata. La legge di stabilità, oltre ai 20 milioni, ha stanziato, immediatamente disponibili per cassa, 150 milioni di euro. A questi si aggiungono – e lo dico anche con responsabilità e anche per l'azione compiuta dal Governo – i fondi stanziati per la prima volta in una logica totalmente diversa dal decreto «del fare», per la prima volta nella ripartizione delle risorse a disposizione delle infrastrutture non solo sulle grandi opere, ma finalmente anche sulle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria di ponti e viadotti, sia per quanto riguarda le strade e sia per quanto riguarda le ferrovie.
  Se oggi siamo in grado di intervenire in tre/quattro mesi, in maniera anche diversa dal solito, perché noi sappiamo, come abbiamo visto venerdì scorso, che le strade Pag. 34e le infrastrutture coinvolte non sono principalmente le strade statali, ma sono le strade provinciali, che non sono di competenza dell'ANAS, e in maniera eccezionale abbiamo dato la possibilità all'ANAS, proprio per rispondere all'emergenza concreta che si è posta, di intervenire sulle strade provinciali, se siamo appunto in grado di intervenire con risorse a disposizione è perché preventivamente avevamo stanziato su questi temi, quelli della manutenzione delle ferrovie e quelli della manutenzione delle strade, dei ponti e dei viadotti, risorse che oggi possono essere attivate, oltre a quelle stanziate in via eccezionale. Non è un merito, è semplicemente finalmente un'idea che dobbiamo tutti insieme prevenire, dobbiamo tutti insieme mettere la sicurezza delle nostre strade, delle nostre ferrovie e del nostro territorio come priorità dell'azione del Governo. Insieme, non contrapponendola agli investimenti nelle grandi opere, nella riqualificazione e nella ristrutturazione delle reti.
  Per quanto riguarda – e concludo – anche l'aspetto degli schemi idrici, su questo abbiamo discusso con il presidente della regione. È un tema che rientra nelle intese generali quadro tra regione e Governo. Le risorse possono essere attivate dalla legge obiettivo. Abbiamo dato la disponibilità venerdì scorso al presidente della regione di procedere immediatamente ad un'integrazione o una modifica delle intese generali quadro per poter attivare dalla legge obiettivo le risorse necessarie per gli interventi sul tema appunto degli schemi idrici e delle dighe.

  PRESIDENTE. L'onorevole Dorina Bianchi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor Ministro, grazie, prendiamo atto con soddisfazione dello sforzo che è stato fatto anche nella legge di stabilità, sia per la quantità delle risorse, sia per i tempi che noi speriamo immediati e, soprattutto, perché lei ha espresso la volontà di privilegiare la logica della prevenzione rispetto alle gestioni delle emergenze. Credo che questo sia un messaggio importante da dare, non soltanto alla Sardegna, ma anche a tutte quelle regioni italiane che ogni anno subiscono lo stesso smottamento, delle eccezionalità come quella che quest'anno è avvenuta in Sardegna.

(Iniziative per assicurare un'adeguata dotazione infrastrutturale della Sardegna, anche in considerazione dei recenti eventi alluvionali – n. 3-00482)

  PRESIDENTE. L'onorevole Maietta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli n. 3-00482, concernente iniziative per assicurare un'adeguata dotazione infrastrutturale della Sardegna, anche in considerazione dei recenti eventi alluvionali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), che ha testè sottoscritto, per un minuto.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, signor Ministro, l'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito il nostro Paese la settimana scorsa ha interessato, come abbiamo visto, in particolar modo la Sardegna. I comuni interessati dal disastro sono sessanta e si sta attendendo una stima precisa dei danni riscontrati, a seguito della quale dovranno essere integrati i fondi già stanziati per la prima emergenza. Con l'alluvione sono state seriamente danneggiate, quando non completamente distrutte, anche infrastrutture presenti sul territorio, quali principalmente strade, ponti e tratte ferroviarie, e questo proprio in una regione come la Sardegna nella quale, a causa della carenza infrastrutturale, si registravano già notevoli difficoltà. Una buona dotazione infrastrutturale riveste un ruolo strategicamente basilare per lo sviluppo dell'economia locale, imperniata sul binomio infrastrutture-competitività.
  Chiediamo quali iniziative il Governo intenda assumere nella gestione della fase emergenziale e nella fase successiva ad essa, in particolare per garantire alla Sardegna Pag. 35un'adeguata dotazione infrastrutturale, anche al fine del rilancio dell'economia dei suoi territori.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, completo, quindi, la risposta, anche rispondendo all'interrogazione posta dai colleghi parlamentari del gruppo Futuro e Libertà. Abbiamo detto e abbiamo ribadito che non solo c’è bisogno e c’è stato bisogno...

  PRESIDENTE. È Fratelli d'Italia, onorevole Ministro, il gruppo.

  MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ha ragione. Chiedo scusa. Fratelli d'Italia. Comunque, non siamo intervenuti solo riguardo alla questione emergenziale per risanare le infrastrutture viarie della regione Sardegna, in particolare quelle delle province di Nuoro e di Olbia, dando poteri straordinari ad ANAS per intervenire anche sulle strutture che non sono di sua competenza.
  Abbiamo dato la disponibilità al presidente della regione Sardegna di attingere ai fondi della legge obiettivo mediante una modifica, come ho detto prima, dell'intesa generale quadro prevista dalla legge obiettivo per intervenire sugli schemi idrici e sul tema delle dighe. Siamo anche intervenuti perché, venerdì, i sindaci, in particolare alcuni sindaci della provincia di Nuoro e della provincia di Olbia, mi hanno sottolineato in questo lungo incontro che uno dei temi più importanti è quello dell'immediato ripristino dei collegamenti, anche ferroviari, da parte di RFI e Trenitalia.
  Quindi, il tema delle infrastrutture ferroviarie è l'ulteriore elemento su cui il Governo è intervenuto. Abbiamo convocato immediatamente l'amministratore delegato di Ferrovie, il dottor Moretti, e, essendoci, come ho detto prima, risorse stanziate per la manutenzione delle reti ferroviarie, abbiamo posto la priorità assoluta di portare, nei tempi più brevi, al ripristino del collegamento ferroviario nei comuni che sono stati colpiti dall'alluvione. L'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato ha garantito che entro venti giorni da venerdì si sarebbe proceduto immediatamente al ripristino e all'intervento della manutenzione straordinaria delle reti interrotte.
  Più in generale, è evidente che la sfida che, come sistema Paese, abbiamo davanti è di non rispondere alle emergenze ma, prendendo atto della imprevedibilità anche dei fenomeni – è chiaro che quello che è accaduto è una cosa di una violenza incredibile – lo Stato e il Governo devono assolutamente impegnarsi nella prevenzione e nella manutenzione straordinaria del territorio, nella manutenzione straordinaria delle strade, dei ponti, dei viadotti e nella realizzazione di infrastrutture che per tutta Italia – non solo per una parte d'Italia, quindi per la Sardegna inclusa – devono diventare infrastrutture che permettano il collegamento efficiente ed efficace tra i diversi comuni e costituire anche un'ulteriore sfida affinché la competitività di un intero sistema produttivo possa essere aiutata e supportata.

  PRESIDENTE. L'onorevole Maietta ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Ministro, la ringrazio, intanto le perdoniamo il lapsus per questa volta.
  Non siamo soddisfatti. A nostro giudizio, lo Stato non è stato molto tempestivo in quella fase e ha persino trovato il coraggio, attraverso alcuni esponenti, di polemizzare con la regione Sardegna. Infatti alcuni hanno attribuito quanto accaduto ai piani paesaggistici che, in alcuni casi, non sono stati neanche approvati.
  Inoltre non siamo soddisfatti se mettiamo in relazione quanto oggi ascoltato in Aula con quanto dichiarato dal prefetto e capo della Protezione civile, il prefetto Gabrielli il quale, da un canto, denuncia una sorta di gap culturale da parte dei cittadini della Sardegna che non sono stati Pag. 36in grado o non sono in grado di recepire quelli che sono stati gli allarmi posti in essere dai sindaci e noi ci domandiamo chi, se non il Governo debba aiutare il territorio e i cittadini a essere sensibilizzati su queste problematiche.
  Un altro aspetto è che il prefetto Gabrielli ha evidenziato che comunque esistono problemi strutturali nella regione Sardegna e che, qualora si dovesse pensare di porre fine a tutte queste deficienze strutturali, così come è strutturata l'Italia dovrebbero passare anni, perché ci sono problemi di progettazione e ci sono problemi di impegni di spesa. Però suggerisce che un problema potrebbe essere quantomeno non risolto, ma attenuato qualora si ponesse in essere una sorta di pianificazione elementare che limitasse le criticità, ossia che si individuassero quelle che sono le zone che presentano delle criticità in maniera tale che si possa intervenire in maniera preventiva.

  PRESIDENTE. Onorevole Maietta, concluda.

  PASQUALE MAIETTA. Concludo. Fratelli d'Italia esprime comunque la sua amicizia al popolo sardo e si mette a disposizione per «marcare» il Governo affinché non perda altro tempo.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

  La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonifazi, Caparini, Cimbro, Costa, Formisano, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, Leone, Moretto, Sisto, Speranza, Tabacci e Villarosa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea della discussione di una mozione e di una domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni (ore 16,13).

  PRESIDENTE. A seguito di quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, propongo di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna, a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, l'esame della mozione concernente iniziative urgenti in relazione ai tragici eventi alluvionali in Sardegna e, a partire dalle ore 19, la discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni e di conversazioni nei confronti di Nicola Cosentino, deputato all'epoca dei fatti.
  Ricordo che, a norma dell'articolo 27, comma 2, del Regolamento, per deliberare su materie non iscritte all'ordine del giorno è necessaria una votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi e la maggioranza dei tre quarti dei votanti.
  Su tale proposta darò la parola, ove ne sia fatta richiesta, ad un deputato contro e ad uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno, ai sensi dell'articolo 41, comma 1 del Regolamento.
  Se nessuno chiede di parlare, passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inserire all'ordine del giorno della seduta odierna l'esame degli argomenti sopra indicati.Pag. 37
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci sono colleghi che stanno prendendo posto. Pastorino, Bargero. I colleghi stanno salendo per votare. Prego, siamo in votazione. Affrettiamoci, che siamo in votazione.
  Iannuzzi, Borghi. Ci siamo ? Affrettiamoci, per favore. Velo, Stumpo, Mura, Gallinella, Lattuca, Sibilia. Era l'ultimo ? No. Non togliamo ai colleghi la possibilità di votare: quando si affrettano, quando corrono, hanno buona motivazione.
  Petitti, D'Agostino, Brugnerotto, Bonomo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  360   
   Maggioranza dei tre quarti
   dei votanti  270   
    Hanno votato
 360).    

  (I deputati Palma e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Discussione della mozione Scanu, Cicu, Vargiu, Migliore, Costa, Capelli, Di Gioia ed altri n. 1-00262 concernente iniziative urgenti in relazione ai tragici eventi alluvionali in Sardegna (ore 16,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Scanu, Cicu, Vargiu, Migliore, Costa, Capelli, Di Gioia ed altri n. 1-00262 concernente iniziative urgenti in relazione ai tragici eventi alluvionali in Sardegna. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
  È iscritto a parlare il deputato Francesco Sanna, che illustrerà anche la mozione n. 1-00262, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, il 18 novembre, come voi sapete, come il Paese sa, un evento meteorologico di particolare intensità – particolare nel senso che sarebbe considerato dai meteorologi come uno di quelli che avvengono ogni centinaia di anni – si è trasformato in una violenta alluvione che si è abbattuta sulla Sardegna con precipitazioni a carattere torrenziale su tutta la Sardegna e, quindi, nella provincia di Olbia-Tempio, in particolare, che ha subito il danno più feroce, anche in termini di perdita di vite umane, nella provincia di Nuoro, ma anche, in successione molto rapida, nelle province di Oristano, di Cagliari, del Medio Campidano e dell'Ogliastra. Sono circa sessanta i comuni complessivamente colpiti; in dodici ore sono stati registrati, per la prima volta nell'isola, con una rilevazione scientifica, 450 millimetri di precipitazioni e il valore medio annuo è pari a circa mille millimetri; quindi, in dodici ore si sono verificate le precipitazioni che, normalmente, avvengono in sei mesi. Sono state registrate, quindi, ondate di piena dei torrenti e dei fiumi del nord della Sardegna, allagamenti, rotture di argini, collasso complessivo del sistema idrogeologico e idraulico, e queste ondate di piena hanno travolto i bacini idrografici del Flumendosa, del Fluminimanno, del Cedrino e di Posada; a fianco di questi invasi ci sono paesi, città, comuni. Le vittime accertate sono sedici, quattro i bambini...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po’ di silenzio...

  FRANCESCO SANNA. Non si preoccupi, signora Presidente, riesco ad andare, comunque, avanti, chi vuole ascoltare, può farlo...

Pag. 38

  PRESIDENTE. Dato il tema non mi sembra molto riguardoso.

  FRANCESCO SANNA. Ma lei deve tener conto che ci si sono anche degli eventi storici in questo Paese, a quest'ora, che evidentemente sono più interessanti dell'alluvione in Sardegna, per un pezzo del Parlamento.

  PRESIDENTE. In ogni caso stiamo parlando di un evento che merita rispetto.

  FRANCESCO SANNA. Mi lasci continuare anche se altri hanno la testa in Piazza Grazioli.

  PRESIDENTE. Prego.

  FRANCESCO SANNA. Ottocentosettantuno sono state le persone evacuate; e sono state soprattutto nella provincia di Olbia-Tempio le necessità di evacuazione, di spostamento di persone, con gravi conseguenze sulle abitazioni, sulle colture agricole e oltre 10 mila le utenze elettriche che sono state distaccate. Ma con un intervento molto capace di gestione della fase importante dell'emergenza, dobbiamo dire che queste evenienze sono state assorbite nei primi quattro, cinque giorni successivi all'evento catastrofico.
  I danni hanno colpito tutti i settori imprenditoriali, come quelli della zootecnia e dell'agricoltura, perché l'alluvione ha colpito i campi, ha travolto le stalle, gli ovili, i magazzini, le cantine, le serre, i fabbricati rurali, ma anche interi quartieri vocati all'impresa industriale e artigianale.
  Inquadrare in termini generali questo problema, come è compito del Parlamento italiano, comporta riconoscere che il nostro Paese, come ci racconta l'ultimo rapporto di Legambiente, ha all'incirca nell'82 per cento dei comuni (sono più di 6.600 in valore assoluto) zone ad elevato rischio idrogeologico, e in questi comuni vivono quasi 6 milioni di italiani, all'incirca il 10 per cento della popolazione nazionale. Vi è in questi comuni un patrimonio storico e culturale inestimabile, vi sono localizzati 1.200.000 edifici, decine di migliaia di industrie, produzioni agricole selezionate, allevamenti – come in Sardegna – di particolare pregio.
  Cresme ed ANCE ci dicono, secondo dati elaborati da Protezione civile e CNR, che negli ultimi cinquant'anni frane, terremoti ed alluvioni hanno provocato danni per oltre 240 miliardi di euro, mentre si calcola che un euro speso in prevenzione determina un risparmio anche di 100 euro in riparazione dei danni. Quindi, stiamo parlando di un rapporto enorme di uno a cento.
  La Camera dei deputati, non più tardi di qualche mese fa, a giugno, ha approvato delle mozioni e delle risoluzioni le quali, in ricordo della tragedia del Vajont, hanno significato precisamente un indirizzo del Parlamento al Governo circa la necessità di riprendere con forza i temi della pianificazione territoriale come strumento di prevenzione e di contrasto del rischio idrogeologico, e insieme le politiche di sostegno della residenza nelle comunità montane e nelle campagne come elemento fondamentale di un'azione che freni l'abbandono del territorio e quindi il degrado del territorio stesso. Il Governo in quell'occasione si è impegnato ad adottare iniziative normative, per quanto di propria competenza, che puntino a modificare il quadro normativo vigente, che è abbastanza disperso e che bisogna invece concentrare, per mettere insieme la gestione integrata dell'acqua, il governo delle risorse idriche e tutti i piani di gestione dei distretti idrografici e dei relativi programmi di azione, al fine di raggiungere gli obiettivi che l'Unione europea ci dà ormai da circa 15 anni.
  Allora, questa incentivazione delle politiche, che va insieme alle politiche di riduzione delle emissioni di gas serra, va, di fronte alla evidente mutazione climatica che il nostro Paese registra, aggiornata completamente.
  E va coniugata con tutta una serie di iniziative che prevedano un sistema di incentivi fiscali, simili a quelli per le ristrutturazioni e gli adeguamenti energetici, o anche un regime di IVA agevolata che riguardi la sicurezza del territorio, Pag. 39quello che possono fare, quindi, non solo gli enti pubblici ma i privati, i padroni dei terreni e delle case, delle infrastrutture e degli edifici perché si possa contrastare «nella manutenzione del sistema territoriale e nella costruzione delle case» e ridurre il rischio derivante da eventi che non saranno più eccezionali – cioè una volta ogni 200 o 300 anni – ma saranno ripetitivi perché l'Oceano si è spostato, per così dire, nel Mediterraneo e noi siamo in mezzo al Mediterraneo.
  Per finire, noi osserviamo che c’è da rinsaldare con grande forza, in ossequio a un principio direi non formale di leale collaborazione, la relazione tra il Dipartimento della protezione civile, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le regioni, in questo caso stiamo parlando della regione Sardegna: la regione Sardegna insieme a tutti gli enti territoriali e le autonomie locali, le associazioni imprenditoriali, perché adesso si tratta di fare una ricognizione oggettiva, non espansiva, ma oggettiva di quello che è successo, cercare di capire quali sono gli interventi più urgenti nella fase di, ormai, superamento dell'emergenza, di ricostruzione e trovare insieme la più rapida definizione di alcune disposizioni che servano a rendere un evento di questo tipo indennizzabile, recuperabile; e la ricostruzione, non un fatto di parecchi anni, come è capitato in altri contesti, ma di tempi rapidissimi, probabilmente e possibilmente riducendo il danno da qui nella fase invernale e primaverile e riportandolo, diciamo, a una piccola cicatrice sul territorio prima della stagione estiva. Altri colleghi interverranno per raccontare quali possono essere gli interventi di ricostruzione, del ripristino, diciamo, più essenziali.
  Sugli strumenti io ritengo che bisogna coinvolgere immediatamente, una volta censiti, i soggetti destinatari – le imprese – di possibili contributi per rimettere insieme le scorte delle imprese che sono state colpite, le loro strutture produttive, in modo tale che vi sia una immediata ripresa dell'economia locale.
  Per aiutarla, questa ripresa, la mozione propone di sospendere il pagamento dei tributi e dei contributi previdenziali e assistenziali e i premi per l'assistenza obbligatoria dei lavoratori e delle imprese. Si tratta di istituti già sperimentati in altri territori italiani per altri eventi calamitosi.
  Bisogna anche, sempre per aiutare lo sforzo economico della ricostruzione, che prima che arrivino i soldi pubblici si facciano usare quelli privati, e chiediamo che il pagamento degli adempimenti tributari sia quindi disposto e differito a dopo la fase dell'emergenza, quindi che ci sia una sospensione dei termini e una rateizzazione dell'obbligo tributario senza applicazione di sanzioni e interessi. Quindi una disposizione generalizzata e non valutata caso per caso, cosa che porterebbe ad anni di intervento di istruttoria.
  Intervenire con un protocollo di intesa: Associazione Bancaria Italiana e la BEI. A livello nazionale la BEI sta ragionando su una linea di credito alle autonomie locali e alle imprese sul rischio idrogeologico. Potrebbe essere questa la prima sperimentazione di utilizzazione di provvista finanziaria a costo basso e, direi, anche sterilizzando per la finalità pubblica l'impatto, da una parte, sul Patto di stabilità degli enti pubblici e dall'altra però sugli spread che il sistema bancario normalmente applica ad operazioni che lo vedono comunque impegnato nell'ambito di finanziamento di attività anche a finalità pubblica.
  Altre iniziative di difesa del suolo e di contrasto dell'erosione e della impermeabilizzazione del suolo possono essere soddisfatte e raggiunte attribuendo a singoli cittadini, a imprese, aziende agricole e ai lavoratori autonomi, dei contributi che in qualche modo siano commisurati al risarcimento del danno, diretto o indiretto, pari al costo sostenuto per interventi di riduzione del rischio idrogeologico.
  Quindi si tratta non solo di riparare un danno registrato, ma anche di prevenire quello imminente, nella logica, che ho richiamato prima, di un rapporto da 1 a 100 tra quello che si spende per investire nella prevenzione, e quello che si spende per ricostruire dopo. Tutto questo ha Pag. 40bisogno di un intervento del Governo, perché è il tempo in cui appare urgente una rinegoziazione complessiva con l'Unione europea delle spese di investimento che attengono al ripristino certamente dei danni, e quelli sottoposti a ordinanza di protezione civile sono già fuori dal patto di stabilità; ma anche nella logica di prevenzione del rischio e di riduzione del danno futuro, tutti gli interventi che sono collegati alla sistemazione dell'ambito idrogeologico dei territori più a rischio del nostro Paese.
  Per fare questo immaginiamo che ci possa essere, oltre i 100 milioni stanziati nella lettura del Senato della legge di stabilità, una attenzione che nella maturazione dei tempi, nelle prossime due settimane, anche la Camera può mettere nel licenziamento della legge di stabilità. Quindi un'iniziativa che riguardi la Sardegna, ma che sia messa in un contesto complessivo di accelerazione della spesa, di mobilitazione di fondi pubblici e privati: in modo tale che non siamo in una prossima seduta della Camera a raccontarci nuovamente di eventi come questi, in cui c'entra la furia della natura, ma c'entra anche quello che l'uomo non fa, se non capisce le condizioni climatiche mutate nel nostro Paese. Auspichiamo che il Governo accolga con favore le proposte contenute nella mozione, e chiediamo il voto il più ampio possibile favorevole da parte della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata la mozione Nicola Bianchi ed altri n. 1-00263, che vertendo su materia analoga alla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione (vedi Allegato A – Mozioni).
  È iscritto a parlare il deputato Nicola Bianchi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00263. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Signora Presidente, Governo, gentili colleghi, il giorno 18 novembre 2013 il ciclone Cleopatra ha inferto alla regione Sardegna ingenti danni e devastazioni causando la morte di 16 persone, il ferimento di una quarantina di uomini e facendo registrare circa 2.700 sfollati. Quasi 500 chilometri di viabilità provinciale sono stati coinvolti in crolli, frane, ostruzioni e allagamento; la rete idrica ed elettrica è stata danneggiata, e il sistema fognario è stato intasato a causa dell'ingorgo di raccolta delle acque. Colleghi, permettetemi una piccola cosa che vorrei veramente dire: questa per la Sardegna è stata una tragedia disarmante; però il popolo sardo ha saputo reagire con grande orgoglio, e questo mi dà la forza di dire di essere veramente orgoglioso di essere sardo (Applausi). Perché da ogni paese – dico da ogni paese – si è mossa una solidarietà forte che ha fatto sentire vicini tutti i paesi danneggiati, si è subito attivata una solidarietà dai paesi limitrofi e non, portando beni di prima necessità, coperte, materiale di qualsiasi tipo che potesse servire a sopperire alle prime esigenze.
  L'eccezionalità dell'evento naturale comunque non può mettere in secondo piano l'evidente aggressione al territorio di cui è stata oggetto la Sardegna, come il resto del territorio italiano negli ultimi decenni.
  L'effetto congiunto di un'incontrollata espansione edilizia, di una progressiva impermeabilizzazione del suolo, di piani regolatori, varianti urbanistiche e piani di fabbricazione spesso privi dei necessari requisiti di corretto equilibrio territoriale, delle devastanti scelte di sanatorie edilizie che hanno legittimato costruzioni e manufatti in zone a rischio, unite dalla scarsa cultura alla prevenzione, alla messa in sicurezza del suolo hanno determinato le premesse per la catastrofe come quella avvenuta appunto in Sardegna negli scorsi giorni.
  L'espansione urbanistica di Olbia è stata inarrestabile, solo nel decennio 1997-2007, secondo Il Sole 24 Ore, sono sorti dal nulla ventitre quartieri e diciassette piani di risanamento, con evidente scarsa attenzione ai potenziali rischi che ne sarebbero appunto derivati.Pag. 41
  I dati sul rischio idrogeologico nel nostro Paese sono allarmanti e da soli sarebbero sufficienti a determinare un'inversione di rotta delle scelte strategiche che riguardano il territorio; il nostro Paese ha bisogno di investire risorse prevalentemente sulla prevenzione del rischio idrogeologico e sulla messa in sicurezza del territorio, utilizzando a tal fine i faraonici investimenti destinati a grandi opere che portano nuovo cemento e scegliendo finalmente di indicare come obiettivo quello di fermare il consumo del suolo. Questo è un Paese che va avanti senza una programmazione, che va avanti appunto per emergenze, e noi vogliamo dire basta a questo modo di operare, vogliamo sensibilizzare il Governo affinché si prenda carico di portare avanti una programmazione seria per non trovarci sempre a piangere sui morti che queste catastrofi ogni volta portano dietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Proprio nella giornata di oggi il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, durante l'audizione in Commissione ambiente della Camera dei deputati ha dichiarato che la politica deve agire e mettere a disposizione risorse per il dissesto idrogeologico. Non servono più chiacchiere, bisogna agire. Allo stato attuale le risorse per la difesa del suolo sono ridotte al lumicino e al termine di una parabola discendente iniziata a seguito della tragedia del Sarno, quando si era deciso – e anche in quel caso fu necessario il sacrificio di decine di vite umane per rendersi conto della gravità del problema – di investire, finalmente, nella prevenzione. Purtroppo però negli anni si è registrata una progressiva quanto inesorabile riduzione delle disponibilità e la legge di bilancio per il 2014 fotografa lo stanziamento di appena 30 milioni per interventi per la tutela del rischio idrogeologico e relative misure di salvaguardia, a cui si aggiungono le risorse che il disegno di legge di stabilità intende sbloccare.
  Noi con questa mozione vogliamo impegnare il Governo, ma lo vogliamo impegnare seriamente, citando date, citando importi e mettendo dei paletti seri che servono ai cittadini per uscire da questa immane disgrazia. Non vogliamo che se ne parli adesso ma vogliamo che il problema venga risolto alla radice. Quindi chiediamo l'impegno del Governo a stimare con esattezza l'ammontare dei danni e a provvedere allo stanziamento di adeguate risorse finanziarie al fine di garantire il superamento della situazione emergenziale; ad attivarsi immediatamente per accedere ai finanziamenti del Fondo di solidarietà per le grandi calamità dell'Unione europea, evitando di far scadere i termini presso la Commissione europea, al fine di richiedere una contribuzione straordinaria per affrontare i terribili danni prodotti dall'alluvione che ha colpito la regione Sardegna; ad assumere urgenti iniziative, finalizzate allo stanziamento delle risorse necessarie per affrontare l'emergenza alluvionale che ha colpito le province di Olbia-Tempio e di Nuoro, evitando di aggravare la già presente situazione di carico fiscale dei cittadini, nonché per realizzare il ripristino infrastrutturale e idrogeologico delle aree danneggiate; ad assumere iniziative finalizzate ad escludere il Patto di stabilità interno, relativo agli anni 2014 e 2015, per le risorse provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente e di conto capitale sostenute dalle province, dai comuni, nonché le risorse proprie di tali enti impegnati, per far fronte all'emergenza alluvionale e alle conseguenti opere di ripristino; a provvedere al fermo della riscossione o, quanto meno, alle azioni coattive di Equitalia nelle zone colpite dal naufragio per gli anni 2014 e 2015; ad adottare iniziative per sospendere il termine di pagamento e gli adempimenti tributari in scadenza tra il 18 novembre 2013 e il 30 giugno 2014 per i contribuenti residenti nelle aree gravemente colpite, nonché la sospensione del pagamento delle rate di adempimenti contrattuali, compresi mutui e prestiti, per l'anno 2014; a concedere indennizzi alle attività produttive danneggiate dagli eventi calamitosi per il ripristino delle scorte andate distrutte o per il ristoro di danni derivanti dalla perdita di beni immobili strumentali all'esercizio dell'attività; a prevedere nell'utilizzo Pag. 42delle risorse che verranno individuate, meccanismi che favoriscono la delocalizzazione in aree sicure degli edifici – sto concludendo – costruiti nelle zone colpite dall'alluvione ed evidentemente a rischio idrogeologico; a predisporre un programma di prevenzione ambientale, di medio e lungo termine, per rendere il territorio nazionale idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte entità ed avviare un serio programma nazionale di ripristino e messa in sicurezza del territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, purtroppo, la tragedia che ha avuto luogo il 18 novembre del 2013 ci impone, e impone al Governo e a questo Parlamento, di ritornare sull'argomento.
  Noi, che proponiamo insieme ad altri colleghi e ad altre parti politiche, la mozione e che la sosteniamo, riteniamo che debbano esserci provvedimenti urgentissimi da parte del Governo nei confronti di Olbia, nei confronti di tutto il territorio interessato della Sardegna perché è una delle poche cose che, dopo la tragedia, dopo i sedici morti e dopo i danni, possono essere veramente fatte e con tempestività anche da parte del Governo.
  Sono stati ricordati sia nelle mozioni, sia nella discussione sulle linee generali, i vari motivi del perché, in maniera sempre più frequente nel nostro Paese – e purtroppo non solo nel nostro Paese – assistiamo a eventi di dissesto idrogeologico per la mancata prevenzione rispetto al suolo, a interventi spesso di natura preventiva per l'uso improprio da parte del territorio, per eventi meteorologici sempre meno caratterizzati con specifica attinenza a quelli mediterranei, ma sempre purtroppo più con caratteristiche tropicali.
  Però, ritengo che debba esserci un intervento molto celere da parte del Governo, oltre a quelli che ci sono stati e oltre a quelli relativi agli interventi, veramente da lodare, di solidarietà da parte di tutti. Ciò anche perché bisogna tenere presente che, purtroppo, l'inverno incombe e io mi auguro di non assistere, così come nel passato, quando ci furono tragedie uguali, terremoti e quantaltro, a tutta questa povera gente che viene colpita, perché durante il periodo invernale c’è anche l'aggravante dei mancati interventi per queste situazioni.
  Ai rappresentanti del Governo raccomandiamo, senza se e senza ma, il vero ostacolo. Non solo c’è un problema di risorse, ma il vero ostacolo sono le procedure. C’è anche qui la situazione burocratica che va affrontata. Occorre per forza che il Governo proponga e il Parlamento legiferi, rispetto alle situazioni straordinarie, norme straordinarie di intervento. Non possiamo veramente pensare di affrontare questi eventi e queste emergenze con le procedure ordinarie.
  Questo è il primo obbligo che il Governo ha e questa è la prima cosa che il Parlamento è chiamato a dare, al di là dei contenuti della mozione, perché siamo veramente stanchi, come Paese, di assistere a interventi che riguardano stanziamenti, che riguardano questo ma dopo due, tre o quattro anni ancora stiamo all'inizio, più o meno, dei lavori.
  In che modo ? Le mozioni individuano tanti interventi, però io sintetizzo. Ci sono i Fondi ordinari: il Governo ha fatto già qualche cosa. Arriverà la legge di stabilità e vedremo, come Parlamento e come Camera, di cercare di implementare le risorse che già sono state stanziate. Ma, soprattutto con i fondi comunitari io vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi: sui fondi comunitari e sul programma 2007-2014 poco fa abbiamo ascoltato, in audizione, per l'ennesima volta i funzionari del Dipartimento della coesione, dove ci sono risorse non utilizzate. Ma perché mai su questo programma non chiediamo immediatamente l'intervento da parte dell'Unione europea che ci autorizzi a una riprogrammazione immediata di ingenti risorse ? Ricordo che fino alla fine dell'anno noi dobbiamo certificare la spesa sui fondi strutturali di 25 miliardi di euro. Pag. 43Non di un euro, ma 25 miliardi ! E non vorrei che non ci fosse un'iniziativa seria, immediata, che ci faccia andare in Europa con la schiena dritta. Il Governo deve andare e deve richiedere subito l'autorizzazione per potere utilizzare queste risorse, perché se non accadesse sarebbe veramente un delitto in piena regola.
  Per la parte del «giorno dopo» preventiva, cioè quella del risanamento del suolo, quella di altri interventi, non c’è dubbio che il programma 2014-2020 offre di nuovo la possibilità – e qui in maniera programmata e, diciamo, con una tempistica più ragionevole – di dare un segnale vero alla regione Sardegna e a quelle genti. E poi è stato anche ricordato il Fondo di solidarietà, con stanziamenti straordinari. Io penso che anche questa strada, questa procedura e questo binario di finanziamento vadano perseguiti in un contesto in cui è fondamentale e indispensabile che sia la regione sia i comuni, che sono interessati come soggetti attuatori di questi interventi straordinari, abbiano immediatamente, da parte del Governo, la possibilità di uscire, per queste spese e per questi interventi, fuori dai vincoli dal Patto di stabilità interno, perché non vorremmo assistere di nuovo all'ennesima beffa che si stanziano i soldi, trovati con tanti sforzi, e poi non si possono spendere per questo problema.
  Non c’è dubbio che il Governo possa da subito provvedere – e se non l'ha già fatto provveda immediatamente – alla sospensione dei tributi fiscali, alla sospensione degli oneri previdenziali e anche intervenire su quello che può essere un forte segnale relativo ai mutui, attraverso una convenzione che può essere ripristinata, come è stato già fatto in queste tragedie in altre occasioni, con l'ABI e con le banche per la possibilità relativa ai mutui. Aggiungo che ciò è anche molto importante soprattutto per il ripristino della parte produttiva delle aziende, sia agricole, sia commerciali, sia industriali. E anche qui il Governo può fare molto e anche in sede di disegno di legge di stabilità, che dovremo cercare di esaminare a giorni, dopo la versione che è stata approvata questa mattina in via definitiva da parte del Senato.
  Vi è cioè la possibilità di un fondo di garanzia per poter consentire l'utilizzo di mutui con tassi agevolati per la ricostruzione di queste aziende per la parte privata, che è esclusa cioè dai fondi comunitari. Non c’è dubbio che questo è un altro binario che può essere intrapreso con la Banca europea degli investimenti.
  Io credo che il Governo farà tesoro di quanto inserito nelle mozioni e delle indicazioni che perverranno dal Parlamento e che non debba minimamente esitare – lo ribadisco alla conclusione di questo mio intervento – soprattutto nella possibilità di intervenire attraverso procedure di accelerazione straordinaria di utilizzo delle risorse, che dovranno essere reperite per la ricostruzione nel contesto di questi territori, che hanno subito una tragedia e un grave danno (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Signor Presidente, voterò a favore di questa prima mozione presentata, anche se non mi voglio limitare a questo, perché, come tutti voi sapete, le mozioni sono un atto di indirizzo e agli atti di indirizzo devono seguire atti legislativi. Per questa ragione, rivolgendomi al Presidente della Camera, mi permetto di sottolineare che è già giacente da una settimana una proposta di legge che appunto prevede che tutti gli interventi richiamati in questa mozione debbano tradursi in legge dello Stato. Credo che il Governo bene farebbe ad accelerare la presentazione di un proprio decreto per andare oltre l'intendimento, considerato che tutti noi sappiamo che l'urgenza su questo tema è il fattore principale, su tre questioni fondamentali: il risarcimento, la ricostruzione e l'intervento immediato sul piano della prevenzione. Il problema sostanziale da aggirare è quello delle risorse: da un conteggio su larga scala il dato è di un miliardo di euro minimo necessario per intervenire su questi tre fattori. Il primo è Pag. 44quello del risarcimento danni: danni alle imprese agricole, artigianali e commerciali, i danni subiti dalle famiglie, i pagamenti di mutui che sono pure in scadenza con interventi che devono essere in questo caso rapidi, per evitare che il danno sia ancora maggiore e che queste aziende possano di fatto fallire anche in seguito a questo danno così rilevante.
  C’è da prendere però in considerazione in maniera molto puntuale quello che è successo sulla catena di comando. Penso che la mozione richiami, nell'ultimo punto, un dato sul quale io personalmente penso che debbano essere introdotte delle modifiche. Non basta che ci sia un atto di fatto commissariale dello Stato verso la regione, ma occorre che la linea di comando possa essere definita anche rispetto alle responsabilità che in questi giorni stanno emergendo in maniera molto chiara, a partire dall'esigenza di attivare una cosiddetta sussidiarietà orizzontale, perché non è pensabile che tantissimi cittadini non sapessero dell'emergenza che si stava verificando. Stamani con il prefetto Gabrielli ho accennato soltanto alle convenzioni che in molti Paesi europei vengono attivate, per esempio con le compagnie di telecomunicazioni. Sarebbe bastato un sms in quelle quindici ore drammatiche per evitare che molte vittime appunto tali fossero.
  Ed è anche evidente che bisogna mettere nero su bianco interventi puntuali sul piano delle procedure. Bisogna dire con chiarezza che servono perizie giurate, perché quella procedura che è stata seguita per i terremoti deve essere seguita ugualmente per questo caso, ma affidando a coloro che fanno le perizie giurate anche la responsabilità amministrativa del provvedimento di liquidazione, per non fare giacere sulle pubbliche amministrazioni pratiche innumerevoli, che poi non trovano la soddisfazione in quei tempi necessari per salvare questo tipo di intervento.
  Quindi, è evidente che di fronte a questa esigenza servono delle risorse finanziarie importanti. Ne discuteremo comunque venerdì nel corso delle interpellanze urgenti. Credo che il Governo debba comunque tradurre queste indicazioni in una proposta di legge compiuta, che il Parlamento deve approvare nel più breve tempo possibile (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Michele Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, in questi giorni che hanno seguito la tragedia del 18 novembre ho scelto, forse perché ritenevo più utile così, di vedere con i miei occhi, di provare a navigare in quel mare interno che si è creato in Sardegna, di provare a constatare di persona che cosa era successo nella mia terra.
  In questi giorni ho incontrato sindaci, ho incontrato volontari, ho incontrato persone colpite da un'immane tragedia e vorrei che quest'Aula sapesse che quella tragedia ha un aspetto multiforme, vorrei che questo Governo tenesse conto di tutto ciò che è successo, fin nei minimi particolari e non si fermasse solamente alle foto più celebri; sarebbe molto importante per la mia terra, sarebbe molto importante per una terra che già ha accusato in questi anni un contraccolpo violentissimo dai processi di deindustrializzazione e dalla crisi economica globale, altissimi tassi di disoccupazione e di cassa integrazione, a cui ora si aggiunge la catastrofe. In una sorta di humour nero, si potrebbe dire che piove sempre sul bagnato. Quella terra era già violentemente colpita. Oggi, in diverse maniere, oltre 50 centri sono stati colpiti nella loro dimensione urbana e nella loro dimensione rurale, sono stati colpiti nelle economie locali, spesso fiorenti. Mi riferisco, ad esempio, a un centro come Oliena, che nella parte urbana non ha subito conseguenze dell'alluvione, ma nella parte delle campagne ha subito una devastazione tale per cui là dove c'erano le vigne del Nepente oggi ci sono le carpe, ci sono i pesci, perché dalla tracimazione della diga di Cumbidanovu a Orgosolo l'acqua è scesa portandosi via ponti e tutto quello che trovava sul suo percorso, fino a devastare campagne, ovili, intere greggi ed anche interi pezzi di cultura di pregio. Pag. 45Altrettanto ci viene riferito a Terralba, altrettanto è successo ad Uras, altrettanto è successo a Torpè, altrettanto è successo a Onanì, altrettanto è successo a Bitti, altrettanto è successo ad Olbia. È un'immane tragedia rispetto alla quale, con riferimento alla risposta che oggi ho ricevuto in question time dal Ministro Lupi, per quota parte investito della responsabilità della ricostruzione per quanto riguarda le infrastrutture, io credo che ipotizzare quella «manciata» di milioni per la ricostruzione significhi oggi non sapere che cosa è successo nella mia terra, non avere il conto preciso di quello che è successo nella mia terra. Io, da questo punto di vista, non voglio fare una polemica, però chiedo serietà e chiedo che si sospenda il giudizio, che si mettano risorse chiamandole d'emergenza o come primo intervento, ma che non si concluda qui l'azione e il recupero di risorse rivolte alla Sardegna. Vi sono interi paesi che ancora in questi momenti, a distanza di una settimana dall'inondazione, dall'alluvione, rimangono isolati. Vi sono ancora persone disperse, che a distanza di una settimana è difficile, anche con il massimo della speranza, ipotizzare che siano ancora in vita, perché l'inverno è già arrivato – non lo stiamo aspettando –, perché le temperature sono scese, perché sta iniziando a nevicare anche da noi.
  In queste ore vi sono cittadini che si rivolgono ai loro sindaci – quei sindaci troppo spesso lasciati da soli in questo Paese a fronteggiare ogni emergenza, senza una lira da poter investire per rispondere alle responsabilità amplissime alle quali sono chiamati – per chiedere la restituzione delle foto dei cari di famiglia. Questo significa che quell'evento che ha precipitato nella disperazione chi già versava in una condizione al di sotto della soglia di povertà, ha ormai varcato la sfera psicologica. Le persone sono alla disperazione, probabilmente non riescono più a cogliere il reale dall'irreale, perché chiedere a un sindaco che mi restituisca le foto di famiglia significa che la pressione psicologica di quell'evento è diventata tale che necessita anche, come alcuni comuni hanno scelto di fare – mi riferivano ad esempio a Torpé –, un sostegno psicologico, un sostegno di specialisti volontari, e non solo volontari, per sorreggere il peso che si è scaricato sulle famiglie.
  Ci sono famiglie di cassaintegrati, disoccupati che oggi non hanno più nulla, non hanno un frigorifero, non hanno una televisione, non hanno più una macchina, non hanno più mobilio, non hanno più probabilmente neanche una casa, perché ci sono paesi nei quali ci sono fino a 50 case a rischio, in centri abitati di 3 mila abitanti. C’è un paese, che si chiama Onanì, che ha 400 abitanti – non dimentichiamoci anche quei 400 abitanti – che è isolato. Attenzione, che questa cosa nella scarsità di risorse non diventi di nuovo la guerra tra i poveri, oppure la guerra di chi ha più risonanza mediatica. E attenzione, che quando si spengono le telecamere non succeda quello che è successo sempre in questo Paese quando ci sono state le tragedie naturali e, quindi, i morti dimenticati, le tragedie dimenticate, le infrastrutture dimenticate, le condizioni disperate delle persone che vengono piano piano rimosse dalla nostra memoria.
  C’è da fare di più rispetto a quello che ho visto fare in questo momento dal Governo e mi auguro che si possa fare di più anche attraverso lo stimolo e l'impegno che segnano gli atti come quelli che ci apprestiamo a votare. Ma non basta dire che ci sono 26,6 milioni di euro – come oggi ho sentito dal Ministro Lupi – per la ricostruzione delle infrastrutture nel 2014, per 25 milioni sottratte al Patto di stabilità. Il Patto di stabilità va rimosso da sulle casse dei comuni. Un comune come Olbia ha 55 milioni di euro in cassa che non può spendere perché colpevolmente sono stati bloccati dal Patto di stabilità e che potrebbe immediatamente utilizzare per le opere di ricostruzione e anche per dare sollievo a quelle famiglie disperate. Comuni come Oliena ne hanno 7 di milioni, ci sono nuclei di 3 mila – 2 mila abitanti che hanno ormai un milione – 2 milioni di euro in cassa: consentiamo a quei comuni di spendere quelle risorse.Pag. 46
  Secondo, tutte le opere di ricostruzione vanno prontamente ed efficacemente effettuate. Quei ponti, quelle strade, quelle dighe che hanno tracimato vanno messe in sicurezza e ricostruite per dare almeno una parvenza di normalità a quella terra sconquassata dall'alluvione del 18 novembre. Le opere di ricostruzione, di prevenzione, di mitigazione del rischio idrogeologico vanno sottratte al Patto di stabilità, perché ci consentirebbero in futuro di risparmiare, ci consentirebbero di mitigare l'impatto di cicloni come quelli che si sono abbattuti sulla Sardegna e, negli anni passati, non solo sulla Sardegna, ma anche e ancora sulla Sardegna.
  E vanno snellite le procedure burocratiche per la mitigazione del rischio e la prevenzione del rischio idrogeologico, perché non è pensabile che ci siano dighe come quella di Maccheronis che non sono ancora completate, perché non è pensabile che in una città come Bosa, che pure non è stata colpita dall'alluvione, ci sia una diga a monte del fiume Temo – in una città che spesso ha sofferto di esondazioni di quel corso d'acqua –, che non è completata dopo quarant'anni.
  In che Paese viviamo ? Viviamo in un Paese di questo tipo. Da questo punto di vista, tutti noi solidali, tutti noi in lutto nazionale per quello che è successo in Sardegna rischiamo di diventare ipocriti se non c’è un'inversione di tendenza. Oggi la Sardegna, quello che è successo in Sardegna deve poter parlare a tutto il territorio nazionale di quello che succede in tutto il territorio nazionale, affinché lo sappiamo e affinché ce lo diciamo e perché non solo nelle riviste specialistiche, ma anche nei nostri interventi, nelle nostre mozioni, nei nostri ordini del giorno, nelle nostre risoluzioni, nel nostro dibattimento d'Aula la questione della messa in sicurezza del territorio torna costantemente e poi scompare fino all'ennesima tragedia successiva.
  La mia terra è stata violata da decenni di speculazione edilizia, è stata violata dall'ingordigia del profitto, è stata violentata dalla mano umana. Lì sta la responsabilità e lì sta il punto da cui ripartire per invertire la tendenza. Non è possibile che a Olbia ci siano 16 quartieri che nell'era magnifica di Forza Italia sono andati in condono e la maggior parte di quei quartieri sono gli stessi quartieri che sono stati alluvionati in questi giorni e che hanno visto morire le persone.
  Non è possibile che nel 2011, a tre anni di distanza dalla nefasta alluvione che colpì Capoterra, nella provincia di Cagliari, e che causò morti, il consiglio regionale della Sardegna, nel silenzio generale dell'opinione pubblica nazionale, abbia deciso di promuovere – così sta scritto in quel piano casa – l'abitabilità dei seminterrati, che sono i luoghi dove sono morti a Uras questa volta, dove sono morti quella volta a Capoterra, dove sono morti a Olbia. Non è possibile che noi abbiamo avuto per cinque anni – e questo è un atto di condanna che va detto anche in quest'Aula – nella legislazione regionale in Sardegna, cinque anni di accanimento sulla pianificazione paesistica regionale, perché l'unico obiettivo di questa legislatura era, secondo qualcuno, rimettere in moto l'edilizia e quindi vai di piani casa 1, di piani casa 2, di piani casa 3, di proroga di piani casa, di edificazione dei sottani.
  Questo è successo in questi anni. E tutto è finito in una proposta di modifica del piano paesistico regionale che si chiamerebbe piano paesistico dei sardi e che prevede che vengano rimossi i vincoli idrogeologici dai letti dei fiumi prosciugati, cioè Terralba, cioè Capoterra, cioè Uras, cioè Olbia. È giunta l'ora che, insomma, si facciano i conti anche con questo, e che finalmente – questo è, se volete e mi perdonerete, un urlo di dolore, ma è una richiesta forte per tutto il territorio nazionale – guardiate quei morti: ricordateveli, prendetevi le fotografie e nella legislazione immediata ci sia un intervento di inversione. Si prenda in mano il nostro territorio, si veda quanto è fragile il nostro territorio e quanto sono fragili le vite umane che abitano in quel territorio e si dia un nuovo corso.
  Questa è la rinascita del Paese e probabilmente potrebbe essere anche la rinascita della mia terra. Potrebbe essere una nuova stagione economica, un new deal, Pag. 47completamente diversa rispetto a quella che è stata negli ultimi dieci anni, sicuramente che guarda ad un futuro, sicuramente che rimette in moto l'economia. Da questo punto di vista, io credo che in questo Parlamento non ci dovrebbe essere uno sul terreno dell'opposizione, ma tutti d'accordo a costruire qualche cos'altro, ad impedire che in futuro ci siano i lutti che purtroppo abbiamo visto anche in questi giorni nella mia terra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signora Presidente, il tema del dissesto idrogeologico deve essere affrontato con serietà. L'improvvisazione e l'atteggiamento di arroganza tipico di chi prova a diventare d'un tratto esperto in materia, in grado di decidere sulla vita di migliaia di persone e sul futuro di intere comunità, sono parte importante della causa del problema. Per questo ho deciso di prendere in prestito le parole di chi parla di dissesto idrogeologico con cognizione di causa e soprattutto di chi si adopera da una vita per la difesa del proprio territorio.
  In questi giorni si è levata, per l'ennesima volta, la voce degli inascoltati, di coloro che vengono interpellati ed hanno voce solo quando c’è da piangere morti o disastri e che ritornano nel silenzio appena spenti i riflettori e che hanno l'ingrato compito di dire: «Noi l'avevamo detto». Sto parlando dei geologi e, in particolare, dell'ordine dei geologi sardi, che in questo caso stanno ripetendo le stesse cose ascoltate nei mesi scorsi e negli anni passati dai geologi toscani, marchigiani, calabresi, campani, liguri, siciliani.
  A proposito, apro qui una piccola parentesi: vi siete già dimenticati di Messina ? Perché il problema oggi è della Sardegna e siamo qui a discuterne, ma non dimentichiamoci che alcune settimane fa è toccato alle Marche, con due morti, ancor più recentemente in Calabria, ma c’è anche la Liguria, la Puglia, la Toscana. Sembra quasi un bollettino di guerra.
  Il ruolo del geologo è in continua evoluzione, ha ricordato Boneddu, divenuto sempre più importante anche in una regione come quella sarda, dove 306 comuni, l'81 per cento del totale, possiede una porzione del proprio territorio ad elevato rischio idrogeologico. Un dato, questo, che ci ricorda che l'attuazione di scrupolose politiche di difesa del suolo e delle opere di mitigazione deve divenire prioritaria e supportata da risorse economiche certe, su cui basare un'adeguata pianificazione e programmazione.
  «In una fase di profonda crisi – aggiunge Boneddu – se gli interventi di prevenzione e monitoraggio sul territorio prevalessero su quelli d'emergenza, si genererebbe un enorme volano per la ripresa economica, oltre che una valida politica di riconversione del nostro tessuto industriale. Non dimentichiamoci che talvolta i fenomeni di dissesto sono conseguenza, o comunque vengono intensificati, dalla mancata manutenzione dei corsi d'acqua, delle cunette stradali, dall'assenza di monitoraggio dello stato delle opere di difesa del suolo già realizzate sui versanti o più semplicemente dalla verifica di ispezione dei canali tombati all'interno dell'edificato». Queste parole risalgono al 1o ottobre 2013 e a leggerle oggi fanno venire i brividi.
  Proprio per questo la Commissione ambiente aveva chiesto all'unanimità lo stanziamento di 500 milioni di euro per la prevenzione e la sicurezza del territorio. Nel 2008 lo stesso Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva valutato in 40 miliardi di euro i fondi necessari a mettere in sicurezza paesi e città. In quindici anni ne sono stati spesi 4,25. Ovvero 300 milioni di euro all'anno: troppo poco. E come se non bastasse, i finanziamenti a questo scopo sono stati ridotti ancora, a un decimo: 30 milioni per il 2014. Poi siamo di nuovo qui, per chiedere i finanziamenti, perchè i 26 milioni di euro già stanziati solo per la regione Sardegna non bastano. Il governo deve fare molto di più.
  Ma veniamo alle parole pronunciate subito dopo l'evento da Antonello Frau, Pag. 48vicepresidente dell'ordine dei geologi della Sardegna: «I tragici eventi che stiamo vivendo obbligheranno tutti a confrontarsi per una più consapevole manutenzione e gestione del territorio sulla scorta di quelle che sono le sue sensibilità e vulnerabilità. Solo in questo modo metteremo in sicurezza le nostre popolazioni dal rischio del ripetersi di nuove tragedie. Lo abbiamo ripetuto innumerevoli volte: i fenomeni di dissesto idrogeologico sono la naturale conseguenza, o vengono intensificati, dalla mancata manutenzione dei corsi d'acqua e delle reti di smaltimento delle acque piovane lungo le strade, dall'assenza di monitoraggio dello stato delle opere di difesa del suolo già realizzate e in generale dal mancato presidio e verifica delle condizioni di stabilità dei versanti e di ispezione dei canali tombati all'interno dell'edificato. È fondamentale prendere coscienza della reale situazione dei luoghi, valutare la compatibilità dell'edificato con la pericolosità idrogeologica e potenziare le attività di protezione civile, calando queste ultime in maniera efficace e pratica sul territorio al fine di tutelare e difendere al meglio l'incolumità delle persone. La difesa delle vite umane è prioritaria a prescindere dai contesti in cui queste si trovano e rispetto a qualsiasi sistema vincolistico o di infrastrutturazione presente in maniera più o meno adeguata sul territorio».
  Il geologo Fausto Pani ha affermato: «L'attenzione è sempre per i morti e non per i vivi che anche questa volta non saranno aiutati a gestire il territorio per volontà, disattenzione o semplice speculazione». «Passata l'emergenza – sostiene Pani – si continuerà a costruire dove non si dovrebbe e soprattutto a dimenticare che l'acqua riesce sempre a ritrovare il suo vecchio percorso, anche se coperto dal cemento, come è successo a Olbia». È per questo che nella mozione abbiamo previsto la possibilità di utilizzare questi finanziamenti per ricostruire gli edifici distrutti in aree sicure. È evidente che le zone colpite dall'alluvione sono a rischio idrogeologico, quindi ricostruire lì sarebbe un ennesimo errore. «Ancora una volta – riprende Pani – si ripetono gli stessi errori. A furia di espanderci e ridurre i corsi d'acqua ci si fa del male. E non tutto, purtroppo, è recuperabile. Bisognerebbe abbattere interi quartieri e lottizzazioni. Mentre in Olanda si allargano gli argini per dare respiro, qui si tappa tutto». Il caso da manuale resta comunque quello di Olbia, spiega il geologo: «Il vecchio nucleo, il centro storico, non ha subito i terribili danni delle periferie. Perché prima si costruiva con cognizione, rispettando anche i piccoli torrenti. Ora non più». Pani segnala che i tagli colpiscono anche gli studi e addirittura uno strumento ritenuto indispensabile come il piano d'assetto idrogeologico. La regione ha di recente tagliato ben un milione e mezzo di euro tra il silenzio generale. L'isola, da nord a sud, è devastata, non solo le città, ma pure le campagne. La Gallura è quella più colpita, ma ovunque ci sono frane, smottamenti e paesi isolati. E se per Olbia le ragioni si trovano nel disordine urbanistico e nell'espansione forzata, per il resto il discorso è diverso. Il territorio è dimenticato – spiega Pani – dai privati e dall'amministrazione pubblica. Manca la manutenzione ordinaria da parte di contadini e pastori, anche per via del continuo spopolamento, e i piccoli comuni hanno difficoltà a gestire i piani di protezione civile.
  Alcuni non hanno nemmeno questo piano, non sanno dove le persone si devono riunire in caso di estrema emergenza, come questa. Da qui il panico».
  Riprendiamo anche le parole di Alessandro Trigila, ricercatore dell'ISPRA ed esperto di frane e dissesto idrogeologico: «Lo si ripete ad ogni emergenza: bisogna ridurre la cementificazione, fermare quegli otto metri quadri al secondo di terra che vengono rimpiazzati, anche in questo istante, dall'asfalto. Parole che però restano nel vuoto: le costruzioni aumentano e al posto di frenarsi su boschi o pianure le alluvioni si abbattono su strade, palazzi, capannoni. Nel 1956 era urbanizzato il 2,8 per cento del territorio. Oggi è il 7 per cento: più di due volte tanto. Consumare il suolo a questa velocità significa aumentare l'esposizione delle persone alle conseguenze Pag. 49dei fenomeni naturali. Nel 1961 l'Italia aveva 50 milioni di abitanti, nel 2011 sono diventati 57. Il 12 per cento in più. Nello stesso periodo però le case sono passate da 14 a 27 milioni. Con un aumento di circa il 100 per cento”.
  Ogni anno, nel mese di novembre e poi nei giorni a cavallo tra l'inverno e la primavera riascoltiamo queste parole. Le abbiamo ascoltate talmente tante volte che ormai probabilmente stanno perdendo significato. Oggi abbiamo la possibilità di iniziare ad ascoltare parole nuove e soprattutto non vuote. Parole che parlano di manutenzione, prevenzione, investimenti. Il MoVimento 5 Stelle sin dal primo giorno seguente l'insediamento, ha posto il tema del dissesto idrogeologico in cima alle sue priorità presentando interrogazioni e mozioni e proposte di legge, quindi oggi siamo assolutamente pronti a fare la nostra parte e vigileremo affinché gli impegni che vengono presi oggi in questa sede siano finalmente rispettati.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ancora uno volta siamo qui chiamati a registrare una grave calamità che colpisce la Sardegna con un dissesto idrogeologico che ha aggiunto alla fragilità del territorio di quella regione, che è comune a tante regioni del nostro Paese, un evento climatico di eccezionale intensità se consideriamo che in sole dodici ore è caduta una quantità d'acqua che in Sardegna si registra in un anno. Un evento eccezionale, ma una fragilità del territorio che accomuna, come dicevo prima, tante regioni italiane, compresa la regione Puglia: abbiamo registrato morti a Ginosa, nelle Marche e soprattutto in Sardegna. Il dissesto idrogeologico è ormai una consuetudine nel nostro Paese. L'abbiamo discusso in questo Parlamento e ce ne assumiamo la responsabilità e con molta responsabilità affrontiamo ancora una volta questo evento tragico. Abbiamo portato in Parlamento ben tre mozioni, l'ultima quella del Vajont, sul quale è stata approvata una risoluzione in Commissione, nella quale abbiamo ribadito quei concetti che ancora una volta non sono stati applicati in Sardegna come in molte parti d'Italia.
  Il territorio va mantenuto, vanno fatti interventi programmati e regolari con delle risorse perché si prevengano questi che sono danni per la collettività che possono esser ben risparmiati con investimenti che portano lavoro e occupazione sui territori in un rapporto stabilito in uno a cento.
  Ancora una volta registriamo la nostra incapacità di porre rimedio a questa situazione, ma abbiamo la ferma e decisa volontà di venire incontro alla regione Sardegna, dove tutti noi abbiamo una responsabilità alla quale dobbiamo far fronte e, quindi, nella mozione chiediamo che il Governo, con il Dipartimento della protezione civile e con la regione, individui rapidamente gli interventi di ripristino del territorio, di ripristino delle condizioni di normalità per l'economia, per i cittadini, per le abitazioni e per le residenze.
  Abbiamo un obbligo morale verso questa gente alla quale non siamo stati capaci di dare risposte concrete, soprattutto preventive e, quindi, è giusto che vengano esentati dal pagamento dei tributi che questo Stato non ha meritato perché non è riuscito a prevenire questa grave situazione; che vengano dati dei finanziamenti affinché vengano ripristinate le aziende zootecniche che sono una delle principali risorse di quella regione e le aziende industriali perché si ricominci a lavorare e si ricominci a rimettere in ordine questo Paese così dissestato.
  Le risorse devono essere trovate, le risorse – lo si diceva prima – lo sappiamo benissimo che per paradosso nel nostro Paese abbiamo molti fondi comunitari non spesi del 2007 e del 2013 e quei fondi sono le risorse necessarie e ordinarie per prevenire sui territori le situazioni gravi alle quali siamo chiamati costantemente a porre rimedio. Ma ci vogliono anche delle risorse ordinarie che questo Stato deve dedicare, quindi, a partire dal prossimo Pag. 50disegno di legge di stabilità nel quale registriamo, malgrado quello che è stato chiesto nella mozione Vajont, non 500 milioni ma neanche forse 100 milioni.
  Davvero molto poco se si pensa che il precedente Governo aveva stimato interventi certi con una spesa di 1,2 miliardi all'anno per arrivare, in maniera pragmatica e costante, ad intervenire sul territorio e ad evitare dissesti e situazioni così drammatiche.
  C’è anche da considerare che il Governo sta mettendo in piedi un piano nazionale di interventi che impegna 40 miliardi, ma una considerazione non può essere omessa: la difficoltà di spesa, di competenze e di governance, presenti nel nostro Paese ogni qual volta si vuole intervenire per prevenire, per investire, per migliorare la condizione dei nostri cittadini. È una governance estremamente frammentata per cui anche le risorse che andiamo a rendere disponibili per sopperire a queste situazioni non vengono spese che dopo anni. Abbiamo tutti sotto gli occhi gli accordi di programma che le regioni hanno sottoscritto nel 2010, per quanto riguarda la mia regione – che è la regione Puglia – 190 miliardi: mediamente nel nostro territorio ne è stato speso il 10 per cento. E questa è una colpa grave, perché spendere il 10 per cento delle risorse dedicate a questi interventi, a questi programmi, significa che questo Stato non ha la capacità di investire nell'interesse dei propri cittadini e quindi noi riteniamo che si debba intervenire sulla governance, sulle competenze, sulla sovrapposizione di competenze che molto spesso rende inefficace l'intervento dello Stato. Immaginate che gli interventi sui territori devono essere individuati dalle regioni, valutati con la Direzione generale del Ministero e d'intesa con le Autorità di bacino e con i Dipartimenti della protezione civile e se vogliamo aggiungere qualche altro ente, come spesso capita, capiamo quante interferenze ci siano perché 1 euro da questo Parlamento arrivi a diventare 1 euro per evitare tragedie alle quali noi, costantemente, siamo chiamati a far fronte, anche con un certo senso di vergogna, perché i cittadini a noi chiedono risoluzione di problemi e non sovrapposizione di sovrastrutture e di controlli alla spesa spesso inutili che la rendono, di fatto inefficace.
  Quindi, semplifichiamo nell'interesse dei cittadini quello che serve per prevenire questi disastri, interveniamo sui territori, interveniamo in maniera strutturata con i piani di assetto idrogeologico che devono essere approvati in tutte le regioni in maniera efficace, che devono essere capaci di individuare gli interventi effettivi da realizzare e portiamo al ministero una cabina di regia che sia capace di dire quelle che sono le priorità e quelli che devono essere gli interventi immediati perché noi non stiamo qui a piangere i morti per situazioni che sono prevedibili, che hanno anche dalla loro parte una carenza degli enti locali nelle manutenzioni minime sui territori. Carenze nella manutenzione dei corsi d'acqua, carenze nella manutenzione delle dighe, carenze in tutte quelle attività ordinarie che uno Stato civile dovrebbe assicurare.
  Quando arrivano queste quantità d'acqua enormi non ne sussiste capacità di smaltimento, non solo per la cementificazione eccessiva, ma soprattutto perché molto spesso i canali e i corsi d'acqua non sono oggetto di alcuna manutenzione perché affidati a consorzi o ad enti locali che spesso sono in situazioni disastrate dal punto di vista economico. E quindi se vogliamo portare risorse in Sardegna, come nelle tante regioni che hanno questa problematica – si parlava delle Marche, si parlava della Puglia – che si deroghi al patto di stabilità perché è davvero incredibile riuscire a portare le risorse e scoprire poi che gli enti locali non le possono utilizzare nell'interesse dei cittadini anche per risolvere problemi reali.
  Quello che abbiamo creato in Sardegna è un problema reale che pone tutti noi davanti a un problema di coscienza: se effettivamente abbiamo fatto molto o se si poteva fare di più. È paradossale che si facciano tre mozioni su questo tema nel giro di tre mesi, a partire da luglio, e ancora oggi stiamo dicendo le stesse cose Pag. 51senza avere degli interventi concreti. Quindi mi auguro che dalla legge di stabilità possano essere aumentate le risorse necessarie e si individui davvero un percorso rapido per portare quelle risorse sui territori perché i cittadini ci chiedono questo, al di là degli impegni e degli interventi politici che molto spesso sono finalizzati al consenso più che a risolvere i problemi veri. La gente piange insieme a noi in queste catastrofi che ci vedono solo spettatori e mai protagonisti di una soluzione reale. Grazie.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Samuele Segoni, ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Signora Presidente, allora, questo tragico evento della Sardegna è stato generato da tre principali cause. Innanzitutto siamo di fronte ad un evento meteo eccezionale, questo è stato ribadito più volte ma questo non deve assolutamente essere una scusa, perché ci troviamo davanti ad una situazione in cui gli eventi straordinari sono diventati, purtroppo, ordinari. Ci troviamo, sempre più spesso, a fronteggiare eventi di questo tipo e allora la chiave è quella di prepararsi a fronteggiare meglio gli eventi futuri.
  Inoltre, l'altra concausa è lo stato in cui versa il nostro territorio, in tutto lo Stivale, diciamo così: abbiamo un ambiente completamente devastato, un territorio cementificato, impermeabilizzato. Questa cosa è certificata per stessa ammissione dei sindaci.
  Inoltre, un'altra concausa di questi accadimenti è la mancanza di una cultura del rischio in Italia, questo sia nei cittadini che, anche, molto spesso, negli amministratori, perché è soltanto quando manca una cultura del rischio che si permette, per esempio, di costruire nei letti dei fiumi o, per esempio, non si adempie agli obblighi di legge che impongono di avere dei piani di emergenza. Ogni comune dovrebbe avere dei piani di emergenza, ma così non è; i piani di emergenza oltre che esistere, poi, dovrebbero anche essere comunicati – e la popolazione dovrebbe essere addestrata – e ovviamente devono essere validi e devono avere un fondamento, non devono essere, soltanto, dei pezzi di carta.
  Quindi, elencate queste tre concause, il mio appello è che abbiamo visto il grande cuore del popolo sardo, la grande energia, la grande passione che ha messo nel fronteggiare questa tragedia e questa emergenza; siamo ovviamente con loro, però il mio augurio è che questo cuore, questa passione e queste energie vengano trasferiti dall'emergenza anche ad una fase di prevenzione e di comprensione di questi fenomeni. Questa è la chiave della mozione che abbiamo presentato noi: questo spostamento dall'emergenza anche alla prevenzione.
  Proprio in questi minuti stiamo trattando con le altre forze politiche e con il Governo per fondere insieme le nostre mozioni e arrivare ad una mozione condivisa; i punti che abbiamo proposto come dirimenti, per quanto ci riguarda, sono anche alcuni punti che, appunto, spostano l'impegno non solo nell'emergenza ma anche nella prevenzione. Infatti, vorrei sottolineare quello che succede quando il Governo trova soltanto 30 milioni di euro per interventi di prevenzione in tutta Italia, come è avvenuto quest'anno. Succede che, poi, occorre stanziarne 25 milioni soltanto per la Sardegna e ci troviamo in una situazione in cui i sardi sostengono che non sono abbastanza, perché i danni ammontano a molto di più, e ci troviamo, anche, di fronte alla situazione che ci sono altre regioni che chiedono lo stesso trattamento, perché ricordiamoci che adesso stiamo parlando della Sardegna ma ci sono anche altre regioni, la Calabria, la Puglia e la Campania che recentemente hanno subito eventi molto simili. Quindi, siamo tutti Sardegna e il mio appello è che oggi dobbiamo doverosamente pensare all'emergenza della Sardegna, però, da domani stesso, dobbiamo pensare alla prevenzione in tutta Italia e se il Governo e anche noi del Parlamento non ci adopereremo in questa direzione saremo tutti corresponsabili delle prossime vittime (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signora Presidente, questa mozione, e la discussione generale su queste mozioni, cerca di farsi spazio in un confronto impari tra un manipolo di parlamentari che cercano di tenere alta l'attenzione su un dramma del paese, e il gossip che sta caratterizzando, anche in queste ore, e sta concludendo, un ventennio della politica italiana. Cerchiamo di sgomitare, cerchiamo di far sentire la voce di questo Parlamento per il dramma che ha colpito la Sardegna, ma, come ha detto il collega poco fa, siamo «tutti Sardegna». Allora proprio su questo io non vorrei addentrarmi nella lista della spesa, nell'elenco dei danni, nella sofferenza della gente che è nota a tutti, così come non vorrei addentrarmi su cosa sappiamo si dovrebbe fare perché questo non si ripeta. Altrettanto, non voglio addentrarmi, in questi pochi minuti, su di chi siano state le responsabilità; altre istituzioni si stanno occupando, anche in queste ore, dell'accertamento delle responsabilità e soltanto dopo saremo chiamati, magari, a discutere anche di questo. Vorrei, invece, sottolineare, appunto, la disattenzione di alcune parti politiche su questo dramma della Sardegna.
  Ci sono dei banchi vuoti perché si è preferito non parlare del dramma della nostra isola, che compete – ripeto –,... anche a livello mediatico, con il gossip quotidiano, che sta arrancando, che sta coinvolgendo, purtroppo, la mente di tanti italiani e distraendo anche tante parti politiche da ciò che potrebbero fare per migliorare la condizione di tutti e non solo quella di qualcuno. Sarà uno scontro impari, ho detto, ma siamo tutti sorretti da quella grande gara di solidarietà che la Sardegna ha richiamato intorno a se stessa. Mi permetta, Presidente, di citare solo due fatti di questa grande solidarietà, non volendo dimenticare nessuno: gli operai dell'Alcoa, altro dramma della Sardegna, si sono presentati ad Olbia per dare una mano, per mettersi a disposizione – dicono loro – di chi sta peggio di loro; o ancora la solidarietà della comunità filippina, che da Cagliari, nonostante il dramma che stanno vivendo in quelle terre i loro concittadini, si mettono a disposizione della Sardegna per dare una mano.
  Io penso che tra tante gare di solidarietà la Sardegna stia raccogliendo la grande solidarietà che ha sempre espresso nei confronti di chiunque potesse avere bisogno dei suoi uomini, delle sue donne, dei suoi mezzi, della sua attenzione. Però ho paura e temo soprattutto, al di là di queste grandi attenzioni della gente, della grande solidarietà umana, lo scemare delle attenzioni dello Stato, e l'esempio è oggi in quest'Aula, in cui una parte dello Stato, una parte io presumo anche nel Governo, sia oggi a seguire attenta, anche magari attraverso i mezzi televisivi, la discussione che accentra l'attenzione su una persona e non riusciamo a carpire la loro attenzione per il dramma di tanti, quel dramma che, sì, è già stato detto e ripetuto nei momenti caldi, ha fatto delle vittime, ma quest'Aula ha il dovere non di parlare solo a se stessa, ha il dovere anche di parlare ai nostri concittadini, ha il dovere di parlare all'Italia. Quindi, questo scontro tra questo manipolo di parlamentari che cerca di catturare l'attenzione delle istituzioni è uno scontro tra Davide e Golia. Certo, immagino l'attenzione che non riusciamo ad accentrare su di noi in questo momento, o meglio, più che su di noi, sulle nostre persone, sulla Sardegna. Noi, Davide contro Golia, con Golia rappresentato da alcuni che oggi si battono con la forza delle parole sulle piazze e in altre Aule istituzionali per tutelare, ripeto, l'interesse solo di qualcuno.
  Allora questa mozione cosa propone ? Propone di non inventare...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, avrei finito, però, se mi consente, come l'altra volta i colleghi del gruppo della Volkspartei mi cederebbero il loro il tempo. Non abuserò, se lei consente posso continuare.

  PRESIDENTE. Va bene. Prego.

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  ROBERTO CAPELLI. Grazie, e ringrazio per l'ennesima volta i colleghi del gruppo della Volkspartei. Dicevo che questa mozione non intende inventare niente di nuovo. Perché non intende inventare niente di nuovo ? Abbiamo riportato l'attenzione, in questa mozione, su ciò che è già in vigore nel nostro Paese, precisamente con quanto introdotto con la finanziaria del 2012: il catastrofico terremoto dell'Emilia Romagna ci ha indotto, ha indotto questo Parlamento a intervenire tempestivamente, e allora basterebbe pochissimo perché gli effetti di quella norma presente nella finanziaria 2012 venissero allargati al caso Sardegna, in questo momento. Perciò non abbiamo da inventare nuove proposte. Certo, dovremmo inserire una particolarità, quella dell'allargamento del Patto di stabilità.
  Vede, ma proprio a causa del Patto di stabilità quei comuni, come già ricordato, che hanno nelle loro casse disponibilità finanziarie ma sono stretti dai vincoli del Patto di stabilità e non possono metterle a disposizione, chiedono di poter intervenire immediatamente, anche e non solo sull'emergenza ma anche per evitare che questa emergenza si ripeta nell'immediato.
  Vede Presidente, Governo, siamo in inverno, le previsioni non sono delle più tranquille e serene, bisogna intervenire subito per rimediare ai danni che si sono avuti ma bisogna intervenire subito anche perché questo non si ripeta e bene ha fatto, perdonatemi, quel piccolo comune del Gennargentu, il comune di Fonni, che proprio oggi ha deciso, il consiglio comunale, di andare oltre il Patto di stabilità e consumare, impegnare i loro 456 mila euro di risparmi per intervenire immediatamente per mettere in sicurezza il paese da eventi che potrebbero verificarsi nell'immediato. Loro «subiranno» ed avranno anche quello che può essere per certi versi un fatto positivo, la neve per gli impianti sciistici di quel territorio ma che oggi fa paura, fa paura anche quello.
  Quindi che cosa chiediamo, che cosa chiede la mozione ? Chiede di utilizzare ciò che già c’è nella disponibilità del Governo e dello Stato e, nella legge di stabilità, una piccola norma potrebbe aprire ad una soluzione immediata. Semplificare e velocizzare la spesa si diceva, d'accordo, vogliamo assolutamente che si trovino le condizioni per velocizzare la spesa ma non vogliamo gli Anemone di «maddaleniana» memoria; vogliamo una spesa trasparente, immediata, vogliamo soprattutto che emergano, si, le responsabilità, ma che emerga l'intervento immediato dello Stato e che lo Stato da qui a qualche giorno non dimentichi che deve essere ancora nostro, dei sardi, punto di riferimento.

  PRESIDENTE. Onorevole Capelli, lei sa che però la regola non concede di cedere il tempo tra una componente e l'altra dunque non la prendiamo come una deroga né come un precedente.
  È iscritto a parlare il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, le chiedo quanti minuti ho al netto dei dieci minuti rispetto alla dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Lei ha nove minuti.

  WALTER RIZZETTO. Durerà meno il mio intervento. Io chiedo scusa per questa mia intromissione ai deputati sardi che ho ascoltato con molta attenzione rispetto a questo dibattito, anche nei passaggi che, per quanto mi riguarda, sono stati tra i più emozionanti da parte di tutti i deputati sardi, qui fatti nell'Aula della Camera dei deputati.
  Ho deciso di intervenire dopo che ho ascoltato, oltre che le parole giuste, oneste dei miei colleghi deputati della Commissione ambiente, il mio collega deputato Bianchi, e ho deciso di intervenire quando il deputato Bianchi ha parlato di solidarietà rispetto al popolo sardo.
  Ricordo i dati: 16 morti, 2.700 sfollati, paesi isolati, aziende con degli allevamenti che sono stati completamente distrutti. Io vorrei, Presidente, che in questo caso il Parlamento dedicasse una settimana di discussione su queste cose e non su altro; Pag. 54vorrei che il Parlamento iniziasse a parlare in maniera fattiva e propedeutica rispetto al dissesto idrogeologico che tutti i giorni noi viviamo in Italia perché non saranno gli ultimi morti questi che abbiamo visto in Sardegna.
  Ricordiamo la tragedia di Sarno, ricordiamo la tragedia della Valtellina. Io vorrei che il Parlamento e che i deputati colleghi, al posto ogni tanto di sedersi in questa Aula andassero dal popolo sardo, si tirassero su le maniche e si sporcassero le mani nel fango per cercare di aiutare questa povera gente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vorrei, Presidente, quindi che si parlasse più a lungo del dissesto e della crisi idrogeologica e del rischio idrogeologico a cui i cittadini quotidianamente sono soggetti.
  Purtroppo però, come al solito, ci sono le infiltrazioni mafiose, ci sono degli operatori che non fanno bene il proprio mestiere; ci sono dei tecnici di comuni che permettono di costruire delle strade su dei letti dei fiumi, e quindi cosa dobbiamo aspettarci ? Dovremo aspettarci ancora dei morti, non soltanto in Sardegna ma in ogni parte d'Italia.
  Ci sono però i soldi: ci sono i soldi in Friuli-Venezia Giulia per la terza corsia, arriveranno 130 milioni. Ci sono i soldi per il Progetto Mose a Venezia. C'era addirittura l'idea della svendita delle spiagge in Italia; ma non c’è una parola rispetto al dissesto idrogeologico ! Questo è uno scandalo, questo è una vergogna ! Noi tutti saremo responsabili rispetto ai prossimi morti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Stavo conferendo con un deputato mio collega pochi giorni fa, che mi ha detto: però attenzione, che di fronte a catastrofi di questo tipo, ad un qualcosa di ambientale così forte, che cosa si può fare ? Bene, io dico che 20-25 centimetri di pioggia caduti in qualche ora hanno fatto 16 morti in Sardegna; molto probabilmente in qualche altra zona d'Italia non avrebbero toccato neanche una casa, e quindi è inutile dirci ancora queste bugie e queste cose. Da qualche parte si è costruito abbastanza bene, da qualche altra parte si è costruito da schifo, con lo Stato che è rimasto silente rispetto a tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Oltre che complice rispetto a tutto questo, perché se iniziamo a parlare di tangenti non la finiamo più.
  È molto dura per me, è molto triste vedere che in Italia ci sono dei soldi, ci sono dei comuni (e qualcuno prima l'ha citato) che hanno un Patto di stabilità, e hanno un bilancio attivo rispetto al Patto di stabilità, e che non possono spendere i propri soldi, i soldi dei cittadini per mettere a posto i propri comuni. Questa è una cosa inaccettabile ! I sindaci devono ribellarsi, le amministrazioni devono ribellarsi rispetto al Patto di stabilità, e che dopo venisse l'Europa a chiederci i soldi per la procedura di infrazione: venissero a chiederceli ! Quando noi con questi soldi cerchiamo di tutelare le vite dei cittadini !
  Ricordo tra l'altro che mentre c’è un processo giusto, in questo caso al Senato, un passaggio giusto al Senato, e mentre tutti noi siamo attaccati ai nostri tablet per capire che cosa succede al Senato, ricordo che il Patto di stabilità il Governo Prodi l'aveva portato alla media dei tre anni di bilancio precedente; il Governo Berlusconi l'ha portato ad un anno rispetto alla media degli anni precedenti ! E quindi è altresì chiaro che se un'amministrazione comunale deve mettere a posto una strada poiché dissestata, e questa strada non si mette a posto in un anno, dovrebbero sforare il Patto di stabilità.
  In quest'Aula, Presidente, drammaticamente semivuota anche da questa parte dell'emiciclo, preferirei che i deputati portassero il lutto al braccio non per il senatore Berlusconi che oggi decadrà, ma preferirei che i deputati portassero il lutto al braccio per i morti in Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e per i morti di tutti i dissesti idrogeologici, di tutte le slavine, di tutto quanto è successo in questo Paese ! Non per Berlusconi il lutto al braccio, ma per un padre, che è morto abbracciando il figlio di tre anni !Pag. 55
  Se in questo caso una parte dell'emiciclo ha annunciato che coloro che voteranno in una certa maniera faranno i conti con la propria coscienza ed i propri figli, io questa cosa non la accetto ! I vestiti a lutto vanno portati per altre cose, non per quanto sta accadendo dall'altra parte !
  Concludo dicendo che noi tutti non faremo i conti rispetto ad una papabile ed una probabile decadenza, ma faremo i conti e ci metteremo la mano sulla coscienza sui prossimi disastri che noi, non discutendo in maniera approfondita in quest'Aula, avalleremo in questo disgraziato Paese entro il quale viviamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Scanu, Cicu, Vargiu, Migliore, Costa, Capelli, Di Gioia ed altri n. 1-00262, che è stata sottoscritta anche dai deputati Giorgia Meloni, Totaro, Nastri, Rampelli e Cirielli.

  GIAN PIERO SCANU. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. A che titolo ?

  GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori, se lei me lo permette, per informare lei e l'Assemblea del fatto che sono in corso – in verità ritenevo che si fossero già concluse – delle attività di unificazione delle varie proposte di mozione che dovrebbe comprendere anche quella presentata dal MoVimento 5 Stelle. Per cui, se la sua cortesia potesse permetterlo, sarebbe meglio, dato il valore politico che questa mozione riveste, sospendere magari per qualche minuto in maniera tale che nel frattempo il Governo possa elaborare il proprio parere.

  PRESIDENTE. Direi allora di fare una breve sospensione e di rimandare gli interventi a dopo la sospensione. Onorevole Cera ? Aggiunge la sua firma ? D'accordo.

  PAOLO GRIMOLDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, solo per dire che tutti i parlamentari del gruppo della Lega Nord vorrebbero aggiungere la propria firma alla mozione Scanu e mi riservo dopo, nel corso delle dichiarazioni di voto, di intervenire.

  PRESIDENTE. Sospendiamo per dieci minuti la seduta.

  La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18,10.

  PRESIDENTE. Avverto che, contestualmente alla presentazione di una ulteriore nuova formulazione della mozione Scanu, Cicu, Vargiu, Migliore, Costa, Grimoldi, Giorgia Meloni, Capelli, Di Gioia ed altri n. 1-00262, è stata ritirata la mozione Nicola Bianchi ed altri n. 1-00263, i cui firmatari hanno sottoscritto la mozione n. 1-00262.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire ora il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulla mozione Scanu, Nicola Bianchi, Cicu, Vargiu, Migliore, Costa, Grimoldi, Meloni, Capelli, Di Gioia ed altri n. 1-00262.
  Prego, sottosegretario Cirillo.

  MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo non può che esprimere parere favorevole, completo e totale alla mozione unificata. Il tema è, quanto mai, all'attenzione anche del Ministero di cui faccio parte come sottosegretario.
  Vi invito a leggere poi quanto è stato stanziato all'interno del maxiemendamento al disegno di legge di stabilità e questa potrebbe essere anche un'occasione buona per apportare i dovuti correttivi. Pertanto, il parere, lo ripeto, è favorevole.

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(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie Presidente, noi, come gruppo socialista, voteremo a favore della mozione unificata, però vorrei sottolineare – se mi è consentito – che, nel dibattito generale che si è svolto in quest'Aula qualche ora fa, si è discusso in modo chiaro e inequivocabile di quello che oggi è il sistema debole del nostro territorio nazionale e, quindi, si è accentuato il problema su quello che riguarda il dissesto idrogeologico del nostro Paese.
  Io credo però che abbiamo la necessità sicuramente di discutere di questo, di fare in modo che vi siano più fondi per la prevenzione e, quindi, per il riassetto idrogeologico del territorio, ma abbiamo anche la necessità di discutere della Sardegna, non soltanto come evento che è accaduto a cui dobbiamo dare risposta sicuramente con interventi immediati per superare l'emergenza, per fare in modo che coloro i quali hanno costruito in zone in cui non potevano costruire vengano ad essere perseguiti dalla legge, ma dobbiamo anche guardare ai danni che sono stati realizzati lì, in quella stupenda isola, da aziende pubbliche e da aziende private, che hanno depredato quel territorio e che poi l'hanno abbandonato. Basta guardare la zona di Porto Torres; basta guardare i problemi del Sulcis, con i lavoratori dell'Alcoa, che sono ancora lì.
  In buona sostanza, io credo che il Governo si debba impegnare con determinazione e con forza su quelle che sono le questioni dell'immediato, che sono riportate all'interno della mozione, ma debba guardare anche al futuro, debba dare risposta a quelle che sono le questioni dell'infrastrutturazione di quell'area, alle questioni dell'industrializzazione di quell'area, alla questione dei trasporti, alla continuità territoriale. Serve, in buona sostanza, un piano organico, forte, che ridia speranza, che ridia certezza a quella popolazione e a quei tanti giovani, che oggi non vedono più speranza e non credono nell'istituzione del nostro Paese.
  Ecco perché io credo che bisogna intervenire rapidamente.
  Bisogna fare in modo che vi siano gli interventi di sospensione dei contributi, interventi che riguardano appunto – e qui chiedo al Governo di intervenire rapidamente – le cartelle di Equitalia, sia quelle in essere, sia i procedimenti in corso che debbono essere sospesi.
  Abbiamo in buona sostanza – e concludo, signora Presidente – necessità di un intervento immediato. Abbiamo il dovere di tutelare i più deboli del nostro Paese e i più deboli in questo momento sono la gente sarda, a cui dobbiamo dare delle risposte serie rispetto ai bisogni che hanno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, noi innanzitutto ci felicitiamo perché quando abbiamo richiesto al Governo di decretare il lutto nazionale siamo stati ascoltati. Annuncio che ovviamente siamo favorevoli a questa mozione che abbiamo sottoscritto, come gruppo, nella sua interezza.
  Noi vorremmo fare qualche nota su quella che è la situazione e del perché poi avvengono catastrofi di questo tipo perché, purtroppo, ormai nella storia del nostro Paese non c’è quasi autunno in cui non avvengano sciagure come quella che ha colpito la Sardegna in questi giorni.
  Ricordo già la prima, almeno per quello che mi riguarda personalmente, cioè quella avvenuta ad Alessandria a metà degli anni Novanta e i disastri che ha comportato, fino ad arrivare poi a quella in Veneto di poco tempo fa. Noi vorremmo dire che uno dei problemi è l'antropizzazione del nostro territorio, cioè il fatto che si continui a costruire. Ci sono motivazioni diverse ma ce n’è una, secondo la Lega Nord, che è fondamentale cambiare e, Pag. 57cioè, quella che, dopo la riforma del Governo Prodi degli anni Novanta, ha permesso agli enti locali – e nella fattispecie ai comuni – di finanziare le spese correnti con gli oneri di urbanizzazione. Questo vuole dire che, a prescindere dal colore politico delle giunte e delle amministrazioni comunali, si ha la tendenza di finanziare la municipalità, a fronte anche dei continui tagli che lo Stato centrale fa nei confronti dei comuni, di finanziare la gestione con gli oneri di urbanizzazione, «mangiandosi» il territorio e senza pensare, poi, a infrastrutture – penso alle vasche di laminazione, ai canali di scolo e quant'altro -adeguate a fronte di un territorio, che possa assorbire le acque, sempre più esiguo.
  Questo, collegato ai cambiamenti climatici, ha portato, evidentemente, a questo genere di sciagure. Quindi, serve ripensare il meccanismo di finanziamento degli enti locali. Noi crediamo che il sistema della finanza derivata ormai di derivato, cioè di trasferito poi ai comuni, abbia veramente ben poco. Bisogna trovare il modo con cui i comuni si possano finanziare in modo autonomo, senza essere obbligati, costretti, spinti e sollecitati a continuare a costruire e a erodere territorio, continuando a vedere colate di cemento che favoriscono questi fenomeni.
  Poi, c’è il problema della costruzioni abusive. È noto che specialmente in certe aree del nostro Paese il fenomeno dell'abuso edilizio è un qualcosa di endemico, che ha caratteristiche veramente preoccupanti in termini di quantità. Noi crediamo che qualsiasi Governo e qualsiasi Parlamento debbano finalmente dire con forza che il tempo delle sanatorie edilizie è finito. Non possiamo continuare a permettere che, a fronte di abusi edilizi in certe aree del Paese, si permettano sempre poi di ottenere deroghe, permessi o, comunque, sanatorie che legittimano queste situazioni. Ci sono aree del Paese che rispettano le regole, ci sono cittadini che si sobbarcano il mutuo per 20 o 25 anni per comprare una casa. Dunque, non è più tollerabile oggi che ci siano ancora aree del Paese in cui si fanno costruzioni abusive, in barba alle istituzioni, ai controlli e a ogni forma di rispetto e tutela del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Questo non solo per motivi ambientali, ma anche per motivi sociali, perché ovviamente queste costruzioni poi vengono realizzate in posti dove non andrebbero costruite e sono a rischio sotto molti punti di vista, primo tra tutti quello idrogeologico, per non parlare poi dei terremoti e quant'altro. Quindi, anche su questo serve fermezza e serve avere le idee chiare. Il tempo del buonismo e delle sanatorie, dei condoni edilizi, deve essere finito per sempre. Non si può più concedere che chi fa il furbo poi alla fine riceva invece dei vantaggi perché lo Stato si piega a questi cittadini che hanno fatto i furbi.
  Poi c’è un altro punto che a noi sta a cuore, che è contenuto nella mozione Scanu, che è quello del permettere agli enti locali colpiti dall'alluvione di poter uscire dai termini del Patto di stabilità. Questa per la Lega è una battaglia fondamentale, ma lo è anche per i comuni che non sono stati colpiti dall'alluvione. Infatti, vedete, se i comuni sono virtuosi e se i comuni i soldi in cassa ce li hanno, dovrebbero avere il diritto di cercare anche di prevenire questo genere di fenomeni, quindi di poter adeguare le strutture, di poter fare prevenzione. Penso a sistemare gli argini dei fiumi o dei torrenti, sino alla prevenzione in termini di sicurezza più allargata con il coinvolgimento della Protezione civile e quant'altro.
  Il problema è che i comuni oggi non hanno i soldi per asfaltare i marciapiedi o per ristrutturare gli asili o le scuole, quindi figuriamoci se hanno i fondi per poter fare prevenzione su questo genere di fenomeni, che purtroppo nessuno sa quando possono capitare. Quindi, occorre ripensare la situazione e i paletti messi dal Patto di stabilità per permettere almeno ai comuni che hanno soldi in cassa di poterli spendere per questo genere di evenienze e per la sicurezza di tutti quanti. Quando poi questi fatti succedono siamo qui a commemorare avvenimenti tristi e purtroppo, come in questo caso, quello della Pag. 58Sardegna, anche diversi morti. Noi dobbiamo invece cercare tutti quanti con uno sforzo di mettere in campo tutti gli strumenti per prevenire questo genere di cose, e sicuramente poter derogare al Patto di stabilità va in questa direzione.
  Poi mi permetto una piccola nota. Tutte le volte, a fronte di queste osservazioni – anche quando sentivo oggi al question time i colleghi di SEL che chiedevano giustamente quanti soldi il Governo sta dando alla Sardegna per far fronte a questo genere di emergenza e quando si parla di emergenza e di intervenire immediatamente a far fronte alle infrastrutture che sono andate distrutte, alla ricostruzione oppure alla deroga al Patto di stabilità oppure alla questione di lasciare agli enti locali i soldi invece che farli finanziare con gli oneri di urbanizzazione - il problema sono sempre i soldi.
  Noi crediamo che – e lo dico con una piccola nota polemica – se nella manovra di stabilità votata ieri dal Senato nottetempo si è trovato, ancora una volta, più di quello che era già stato stanziato – altri 110 milioni di euro per i lavoratori socialmente utili della Calabria – tutti sappiamo che continuare come abbiamo fatto per sessant'anni a finanziare statalismo e assistenzialismo oggi, con la crisi, ancor prima che sbagliato è immorale verso i cassintegrati e verso i disoccupati, che oggi veramente sono in seria difficoltà.
  Ecco io mi chiedo perché non riusciamo mai invece a destinare le risorse per fare prevenzione e per tagliare veramente gli sprechi e gli sperperi di questo Paese, che sono poi gli stessi che raccontiamo in quest'Aula con personaggi diversi da troppe decine d'anni e sui quali, per un motivo o per l'altro, non si riesce mai ad intervenire. Questa volta perché sembra che ci siano cinque parlamentari del Nuovo Centrodestra che sono calabresi e, quindi, hanno chiesto al Governo di intervenire. Per un motivo o per l'altro si riesce sempre a finanziare, attraverso i meccanismi parlamentari, le cose che comunque sono il problema più tipico del nostro Paese, cioè l'assistenzialismo e lo statalismo e, spesso e volentieri, il clientelismo e non, purtroppo, a finanziare invece la previsione di questi eventi o a dare ai nostri enti locali i soldi per poter far fronte a queste catastrofi. E poi vi è anche il problema che, quando poi le catastrofi succedono, non sono mai abbastanza i soldi per le emergenze, come oggi denunciava anche il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Michele Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Signor Presidente, non ho grandi cose da aggiungere rispetto a quanto detto in sede di discussione sulle linee generali su queste mozioni. Devo dire che mi sento orgoglioso oggi di appartenere a un Parlamento che è riuscito ad elaborare una mozione unitaria sulla mia terra e gli impegni che ne conseguono per il Governo. Penso che sia un fatto positivo che si sia ragionato nel complesso del Patto di stabilità e – insisto – penso che questa sia la via che vada seguita per tutto il territorio nazionale, perché tutto il territorio nazionale ha un problema enorme di dissesto idrogeologico, di violazione del territorio, di abusivismo edilizio, di speculazione edilizia, ed è tutto il territorio nazionale che dovrebbe essere investito da un grande piano di messa in sicurezza del territorio.
  Questo lo dico anche perché, rispetto alla polemica spicciola, sistematica, ogni volta che si tratta anche di un'emergenza, sul fatto che ci sarebbe una parte del Paese dove queste cose avvengono e altre parti del Paese dove non avvengono, la storia ci è testimone sul fatto che quanto è avvenuto il 18 novembre in Sardegna non avviene solo in Sardegna, non avviene solo in Calabria, non avviene solamente in Campania. È tutto il nostro territorio che è stato piegato a una antropizzazione sbagliata ed in Sardegna il tema non è solamente l'antropizzazione sbagliata, ma anche la scarsa antropizzazione del territorio. Anche per questa ragione, una norma che schiaccia gli investimenti, come Pag. 59il Patto di stabilità, è una norma sbagliata, perché non tiene conto delle specificità di questo territorio, non tiene conto dei territori spopolati che non hanno, diciamo, l'opera anche individuale di cura e manutenzione del territorio. Questo accade anche in Sardegna e questa è anche una delle ragioni per cui quell'evento meteorologico cosiddetto eccezionale, che pure sta diventando la norma in questo Paese a causa dei mutamenti climatici, ha prodotto un danno superiore a quello che avrebbe prodotto in un'altra condizione.
  Noi abbiamo bisogno di mettere in campo una politica di questo tipo, che potrebbe far rinascere il nostro Paese, che potrebbe dare tanti posti di lavoro, che potrebbe evitare tante morti, tanti danni e tanti dispersi. Abbiamo bisogno di ricostruire un'armonia fra le esistenze, le vite, gli insediamenti urbani degli uomini e delle donne, con la natura. Mi è stato detto, infatti, in questi giorni – e io lo trovo assolutamente giusto e lo vorrei lasciare a verbale – che i vincoli idrogeologici, prima di metterli qualsiasi norma, li detta la natura, ed è capitato in questi giorni di notare con drammatica evidenza il fatto che gli antichi, che pure non avevano la nostra consapevolezza, non avevano la nostra scienza e la nostra conoscenza, costruivano in posti che non sono stati per nulla toccati dall'alluvione di questi giorni. Ed è accaduta anche in passato la medesima cosa: i centri storici della mia Sardegna, quando piove oltre la norma, solitamente non vengono toccati. Chiediamoci perché, e chiediamoci perché, allora, servirebbe un passo di discontinuità rispetto a quello che è stato in questi anni: servirebbe un passo di discontinuità rispetto al prevalere degli interessi del profitto sulla sicurezza delle persone, servirebbe un passo di discontinuità rispetto agli interessi dell'edilizia sugli interessi delle persone, perché abbiamo un patrimonio edilizio talmente ampio che basterebbe recuperare quello, per dare sfogo al bisogno abitativo che pure è grandissimo in questo Paese.
  Ci sono paesi nella mia regione che hanno 3 mila abitanti e hanno case per 9 mila abitanti, ci sono paesi nella mia regione che hanno 10 mila abitanti e case per 20 mila abitanti: questo è il segno, è la testimonianza più concreta di quello che è stato fatto in questi anni. Per cui è incomprensibile che ci siano alcune parti della politica – e sono purtroppo, nostro malgrado, trasversali – che pensano che, invece, bisogna continuare a costruire, che pensano che, invece, i vincoli esistenti vadano rimossi, che pensano, invece, di favorire nuove costruzioni dove oggi non si può costruire. Ed è quello che è successo in questi anni in Sardegna, perché, checché se ne dica, la mia regione ci ha provato a fare la guerra contro l'abusivismo. Lo fece negli anni Ottanta, quando ancora in tutto il territorio nazionale probabilmente si parlava e si ragionava d'altro. E abbiamo una legge urbanistica, che è un orgoglio per la mia regione, che è stata sistematicamente violata. Questo io non credo che sia un problema genetico del mio popolo, credo che sia un problema che allude alla prevalenza del mercato di quegli interessi sugli interessi e sui bisogni delle persone e anche sulla loro sicurezza.
  Noi infatti abbiamo un piano paesistico regionale che tutto il popolo sardo dovrebbe difendere e che chiederò anche che questo Parlamento nazionale e questo Governo nazionale difendano dagli attacchi che in questi giorni tentano di metterlo in discussione per riproporre un modello di sviluppo che è precisamente quello che ha causato il 18 novembre sedici morti e due dispersi.
  Sono orgoglioso oggi, spero di esserlo anche domani. Spero che, se di larghe intese ancora si dovrà parlare in questo Paese, ci possa essere una larga intesa su una nuova idea di sviluppo, più armonica con l'ambiente e più rispettosa della sicurezza delle persone e che metta finalmente in sicurezza il nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pierpaolo Vargiu. Ne ha facoltà.

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  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, colleghi, non vorrei unire la mia voce a quella dei deputati sardi che, giustamente, in questo momento piangono il disastro che c’è in Sardegna. Non la vorrei unire perché mi sembrerebbe di continuare a ripetere uno schema che in quest'Aula tante altre volte si è già sentito e tante altre volte si è sentito in aule diverse da questa, quelle dei consigli regionali, dove vengono pianti i disastri di volta in volta diversi di diverse regioni italiane.
  Questa volta piangiamo la Sardegna, io vi do tre dati perché vi aiutino a capire cos’è la Sardegna, cos'era la Sardegna prima dell'alluvione: la seconda regione italiana per residuo fiscale negativo; una regione italiana che ha gli Invalsi peggiori di tutte le altre regioni italiane – non di quelle del nord, delle altre con cui si mette a confronto nel meridione –; una regione in cui il 76 per cento del prodotto interno lordo deriva in modo diretto o indiretto da trasferimenti statali. Questa è la Sardegna, è una Sardegna di disastro economico, di disastro sociale, alla quale oggi si aggiunge il disastro dell'alluvione.
  Bene, le immagini le avete viste. Io chiedo a questo Parlamento soltanto una cosa e cioè che non ci sia il rischio che l'alluvione in Sardegna non sia finita e che all'alluvione dell'acqua si aggiunga ora l'alluvione delle buone parole e l'alluvione delle buone intenzioni. Non ne abbiamo bisogno.
  Io credo che sia giusto che si parli di piani di dissesto idrogeologico, che si parli di risparmio di territorio, che si parli di prevenzione. Credo che sia giusto che i magistrati si attivino per cercare le responsabilità di quello che è successo in Sardegna, se responsabilità ci sono. Credo che sia giusto che la Protezione civile si organizzi meglio e via dicendo, possibilmente non aumentando il numero degli sms con cui alluviona i cellulari dei sindaci, dei poveri disgraziati dei sindaci delle amministrazioni locali, credo di tutta Italia.
  Io credo che la risposta – e termino – che in questo momento i sardi si attendono – i sardi che hanno subito lutti, i sardi che hanno perso le proprie attività di impresa, i sardi che hanno avuto la distruzione della loro casa o della loro scuola o del centro sociale di riferimento – sia soltanto quella a una domanda: lo Stato c’è o non c’è ?
  E gli italiani del continente, i famosi fratelli italiani del continente, oggi sono vicini agli italiani di Sardegna, sì o no ? Perché se lo Stato c’è e se gli italiani del continente sono vicini agli italiani di Sardegna beh, guardate, leggetevi – il Governo si legga e Parlamento si legga – il testo della mozione, nel senso che una serie di indicazioni concrete su cose da fare subito, che servono subito in Sardegna per alleviare il disastro di popolazioni che sono state toccate nei lutti familiari e nelle proprie cose, nei propri possessi più intimi, all'interno della mozione c’è scritto tutto. Se lo Stato c’è e vuole battere un colpo lo faccia, al di là delle parole e al di là della retorica di cui i sardi in questo momento non hanno bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cicu. Ne ha facoltà.

  SALVATORE CICU. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ho visto in questi giorni negli occhi la disperazione di chi ha provato cosa significa sentir calpestare il proprio progetto di vita, negli occhi la disperazione, la sofferenza e il dolore per la perdita di familiari, per la perdita di amici, per la perdita di concittadini. Ho visto strade spazzate via, ponti demoliti, argini annullati, dighe sopraffatte da questa catastrofe e ho visto anche un Parlamento che ha reagito oggi con un'iniziativa straordinariamente importante, che consente, Presidente, onorevoli colleghi, di far sentire a questo nostro popolo non una vicinanza sterile e vuota, ma far superare quel pericolo che si corre di solito quando accadono questi eventi, e cioè quello che dopo qualche tempo, dopo qualche settimana, arriva l'oblio e chi ha sofferto, chi Pag. 61ha ricevuto il dolore e chi si trova ad affrontare concretamente i problemi su questo nostro territorio non abbia alcuna possibilità di sperare che possa ottenere risposte.
  E allora, io credo che, accanto a tutti quegli elementi che sono stati citati e che io condivido – e cioè quello della necessità di un assetto idrogeologico, di un controllo, di una garanzia, della possibilità di una cultura che prevalga rispetto alla speculazione dei territori, di amministrazioni che si succedono, di regioni che si succedono, di Governi che si succedono, attraverso un sistema che non ha avuto la sensibilità, non ha dedicato un'attenzione particolare, non ha coniugato cultura dell'ambiente a cultura dello sviluppo, a cultura del sostegno allo sviluppo, alla possibilità che ci sia cioè un legame, una sinergia che guardi con attenzione a quello che i territori poi possono e devono avere come possibilità di prospettiva – io credo che questa solidarietà, colleghi, il popolo sardo comunque l'abbia sentita, una solidarietà della nazione italiana, una solidarietà degli stessi sardi per i sardi, una solidarietà che ci consente oggi di poter chiedere un impegno al Governo, che però deve essere tradotto con un termine: immediatezza, rappresentanti del Governo, perché l'aspetto che più noi consideriamo centrale ed importante è quello che ci sia una risposta immediata.
  Il Ministro Lupi è venuto in Sardegna e ha dichiarato che in tre o quattro mesi i ponti, le strade, gli argini dei fiumi e delle dighe verranno ripristinati. Vogliamo anche però considerare che quegli sfollati, che i nostri allevatori, che le nostre imprese agricole, che le nostre piccole e medie imprese che tanto già hanno sofferto e soffrivano prima di questo cataclisma ricevano immediatamente un sostegno concreto perché possano andare avanti, perché possano essere sospese quelle cartelle inique di Equitalia, perché possano essere sospesi quei tributi già ingiusti e gravosi che certamente il nostro popolo e le nostre imprese non meritavano, che cioè ci sia una risposta, così com’è stato detto dal collega Vargiu, una risposta dello Stato, che ci deve essere e che possa concretamente ridefinire una programmazione.
  Abbiamo la possibilità di utilizzare l'Europa, utilizziamola, con il 2007-2013, per una riprogrammazione, e utilizziamola per il 2014-2020, per ottenere, però, un altro aspetto, collega Scanu. Noi di solito guardiamo all'Europa e guardiamo all'Europa perché ci arrivano dei fondi e dei finanziamenti, ma generalmente questi fondi e finanziamenti vengono decisi su come essere destinati dalla stessa Europa o dal Governo italiano. Io credo che il governo della Sardegna, il governo del popolo sardo debba poter decidere su come investire questi fondi, su quali sono le priorità e su come destinarli, perché sennò ancora una volta verranno programmati e riprogrammati per essere poi verificati e destinati al pagamento del personale piuttosto che di altre situazioni che nulla hanno a che fare con il sostegno allo sviluppo e al progetto della Sardegna.
  E, allora, in conclusione, signor Presidente, io credo che questa mozione assuma un significato centrale e importante anche per la sua formulazione, una formulazione che ha trovato l'unità del Parlamento.
  Io non voglio rispondere a quelle riflessioni che considero legittime che avvengano in un libero Parlamento, ma io credo che da parte del gruppo di Forza Italia ci sia, non solo la vicinanza, ma soprattutto una disponibilità concreta a sostenere tutto quello che in questo Parlamento verrà discusso e approvato a favore della Sardegna. Ma, nello stesso tempo, noi chiediamo anche il rispetto per la dignità e l'orgoglio che manifestiamo con la nostra storia e soprattutto per un leader che noi consideriamo centrale per la vita della nostra storia. Quindi, non abbiatevene a male, ma noi respingiamo in maniera vergognosa lo sciacallaggio che in quest'Aula si fa rispetto ad una libera e pacifica manifestazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), che non può avere nessun riscontro con quello che oggi deve vedere un'Aula dove c’è Pag. 62unità in nome e nella prevalenza dell'interesse di un Paese e di una Nazione, non certamente delle cose che vogliono continuamente dividere. Infatti, noi non vogliamo citare come vi siete espressi per paragonare i terroristi ai soldati che vanno nei teatri a difendere la bandiera e l'interesse di questa nazione. Noi non vogliamo cercare divisioni, non attacchiamo leader che stanno beatamente fuori dai contesti in cui c’è il confronto e si godono e vivono situazioni che danno loro la possibilità di lucrare.
  E, allora, io credo, così come ho detto anche nel mio precedente discorso, che i valori dell'unità non possono e non debbono essere dispersi da beghe che non hanno nulla a che fare con la dignità e la storia che ciascuno di noi rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, gentili colleghi, devo dire che condivido molte delle parole che sono state proferite oggi in quest'Aula e condivido anche lo spirito di unità che si respira in quest'Aula. Sono felice di questo, perché questo va a vantaggio della mia terra, la Sardegna, una terra della quale vado orgogliosa, una terra che amo e che penso meriti il rispetto da parte di tutti. La terra, perché la terra vive, la terra respira. Vorrei dire un'altra cosa. Qualche altro collega ha parlato di speculazioni. Io penso che la vera speculazione oggi sia stata messa in atto dal collega Cicu con le sue ultime considerazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché le sue affermazioni non hanno alcuna attinenza con il discorso in oggetto. E trovo assolutamente scandaloso che si abbini un discorso di quel genere al malessere che la nostra terra, che il popolo sardo sta vivendo. Lo trovo assolutamente indecente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tutto questo mentre fuori da queste stanze dorate si mette in scena l'ennesima buffonata contro la dignità di questo Paese per salvare una persona che ormai non ha più niente a che fare con queste istituzioni democratiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Comunque, siccome voglio parlare della mia terra e non mi interessa speculare su queste vicende, che trovo ormai sorpassate – fanno parte della storia – vorrei dimenticarle e vorrei che le dimenticassimo tutti oggi e che non si parlasse più della vergogna alla quale abbiamo dovuto assistere in questi anni. Per fortuna, oggi è stata messa la parola fine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Adesso voglio parlare della Sardegna, perché io oggi sono qui per questo, solo per questo. È difficile parlare della propria terra quando questa terra è profondamente ferita. Sembra paradossale che un'isola così ricca di bellezza, con un patrimonio storico, ambientale e paesaggistico di valore inestimabile sia oggi costretta a lanciare un grido d'allarme così potente e tragico da far sobbalzare una nazione intera. Il popolo sardo sta combattendo da tempo contro una crisi economica e strutturale che sembra non avere mai fine. A tutta questa sofferenza si aggiunge oggi l'effetto devastante della catastrofe ambientale che, tuttavia, non rappresenta purtroppo una novità. È noto a tutti che alluvioni come quella di due settimane fa si siano ripetute con una certa regolarità ogni quattro o cinque anni. Come possiamo dimenticare l'ultima tragica alluvione abbattutasi sulla Sardegna nell'ottobre del 2008 ? Da allora sono trascorsi appena cinque anni ed ecco palesarsi una nuova catastrofe ambientale, con la sua terribile scia di morte e distruzione. Innanzi a questa ennesima tragedia occorre fermarsi e fare una seria riflessione. Ogni qual volta il maltempo fa morti e disastri si parla subito di piogge eccezionali, così come ha ricordato anche il collega Piras, eventi imprevedibili, come si è affrettato a ripetere qualche politico in Pag. 63visita a Olbia, con l'evidente obiettivo di assolvere tutti perché contro l'eccezionalità e l'imprevedibilità non possono esserci rimedi, non può esserci prevenzione. Ma purtroppo non è così. Gli eventi alluvionali degli ultimi anni non avrebbero fatto tutti quei disastri se la gestione del territorio non fosse stata dissennata. Lo Stato in questi decenni, con i Governi che si sono succeduti, non è stato capace di investire sulla messa in sicurezza del territorio ma, al contrario, ha avallato l'operato, in taluni casi, varando sanatorie, dei responsabili degli abusi edilizi, anche di quelli che esponevano i cittadini a rischi evidenti.
  La regione Sardegna ha atteso decenni prima di dotarsi di piani di assetto idrogeologico e anche oggi tenta di bypassare i divieti con mille deroghe ai piani paesaggistici. Questo non lo dico per speculare, ma perché è importante ricordare e ribadire gli errori per migliorare in futuro.
  Olbia è cresciuta in una piana alluvionale, in una palude, nella quale si può rischiare la vita anche per piogge relativamente moderate. Difficilmente alcuni quartieri potranno essere messi in sicurezza, anche perché sono stati edificati sotto il segno dell'abusivismo e lasciati crescere senza controllo, per poi essere sanati. Non stupisce che oggi vi siano cittadini che chiedono risarcimento dei danni a quei comuni che rilasciarono loro le concessioni in sanatoria. A quei cittadini vanno date immediate risposte e ai morti non si deve il solo rispetto, come ricordava il collega Cicu, ma anzitutto verità.
  Oggi abbiamo dovuto condividere la mozione in discussione per dare un segnale forte al Paese e siamo lieti che alcune indicazioni a nostro avviso imprescindibili siano state recepite e inserite nella stessa. Dalla prevenzione agli sgravi fiscali per gli alluvionati ad una maggior cura del territorio fino alla più concreta programmazione per combattere il fenomeno del dissesto idrogeologico, causato in gran parte dall'antropizzazione selvaggia in zone ad alto rischio.
  Pur denunciando una pessima gestione del territorio nei decenni passati e un disamore nei confronti della nostra meravigliosa terra da parte delle istituzioni a livello nazionale e locale, vogliamo contribuire a costruire un cambiamento culturale che parta dalla valorizzazione e dal rispetto del nostro grande patrimonio ambientale. Vogliamo recuperare il senso della collettività e della civiltà indirizzando la politica verso un percorso più virtuoso che non consenta più a nessuno di speculare sulla pelle dei cittadini, sacrificando la nostra preziosa madre terra al dio denaro. Quel che l'uomo sottrae alla terra la natura se lo riprende sempre. Ecco perché da queste tragedie bisognerebbe trarre insegnamento, per non sbagliare più in futuro. Tutti insieme ce la possiamo fare. Basta volerlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scanu. Ne ha facoltà.

  GIAN PIERO SCANU. Signora Presidente io voglio credere che alla radice della sua decisione di essere presente qui stasera ci sia stata la volontà di sottolineare, con la sua autorevole presenza, l'importanza dell'argomento in discussione. E l'importanza dell'argomento in discussione è stata resa, in qualche modo, solenne dal voto unanime che questa Camera ha espresso affinché potesse essere incardinato nella giornata odierna questo passaggio così delicato e discusso. Ma vi è di più, signora Presidente e cari colleghi, stiamo per votare una mozione unitaria, stiamo cioè per adottare un provvedimento, un atto di indirizzo, un forte, importante atto di indirizzo, con il voto favorevole di tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Ed allora io vorrei molto brevemente, spero con sufficiente chiarezza, enucleare almeno alcuni passaggi che possono costituire il denominatore comune di questa decisione.
  Cari colleghi, noi stasera stiamo votando per onorare il nostro ruolo nella nostra storia personale, anche in memoria di sedici persone che sono morte, per onorare il dramma di migliaia di persone Pag. 64che non hanno più la loro casa, ma non per farci carico di persone abusive. Mettiamo le cose in chiaro, signora Presidente e signori colleghi, chi ha voluto, chi ha pensato, chi ha sostenuto questa mozione non l'ha pensata, voluta e sostenuta per ristorare persone abusive. Erano e rimarranno nella nostra memoria dei galantuomini coloro che sono stati travolti dal fango, sono dei galantuomini coloro che sono in questo momento senza casa e se vi dovessero essere delle persone, fra coloro che sono state travolte dal fango, che abbiano violato in qualche modo le leggi urbanistiche, non spetta a quest'Aula giudicarle con supponenza e con un atteggiamento che vorrebbe in qualche modo unificarle in un giudizio che non meritano. Se il popolo sardo, come voi avete detto, è un popolo fiero, orgoglioso e dignitoso vorrei che questa caratteristica risuonasse chiara anche in questa sede.
  Stiamo cercando semplicemente, e non è poco questo avverbio, di fare la nostra parte per creare condizioni future di civiltà, per fare in modo che le persone che non hanno casa nei sessanta comuni della Sardegna, possano tornare nelle loro case, perché le centinaia di attività artigianali e commerciali, pastorali, opifici, possano essere riattivate in quella che è la regione con il più alto tasso di disoccupazione. E i nostri esercizi utili, i nostri esercizi importanti intorno a quella che dovrebbe essere l'etica della cittadinanza, affrontiamoli con maggiore delicatezza perché, al di là delle nostre intenzioni, rischiamo, non volendolo, di graffiare in qualche modo, non solo l'onorabilità delle persone che ci sono e di quelle che non ci sono più, ma anche la loro stessa dignità. Attenzione ! Con la dignità non si scherza e nessuno è autorizzato a potersene servire come se fosse un'arma contundente.
  Abbiamo parlato della sacralità della vita, signora Presidente, e abbiamo sottolineato ciò che è al limite della sacralità, perché la terra, questa nostra casa temporanea, questo mondo che noi chiamiamo terra, per noi ha un significato metafisico che si avvicina molto alla sacralità; abbiamo la piena consapevolezza, signora Presidente, di non essere, oggi, noi contemporanei, i padroni anche per il futuro; non tocca e non spetta a noi decidere che cosa dovrà essere, per le future generazioni, questa nostra terra. Ecco perché è la politica che deve dare risposte; il parere favorevole che è stato espresso dal Governo non è un orpello, non è un adempimento, non è un cartellino timbrato, è un impegno e noi pretendiamo, fin da questo momento, che insieme alle altre cose che fanno parte del programma di Governo ci siano anche queste ! Noi misureremo l'affidabilità, la credibilità, la possibilità di continuare a navigare di questo Governo, non soltanto dai discorsi di macroeconomia, che opportunamente vengono fatti, ma da come verrà garantita l'ordinarietà delle famiglie, dei lavoratori e dei disoccupati. Su queste cose noi misureremo anche la nostra lealtà al Governo.
  Dunque, signor Presidente, il cappello che desideriamo mettere a questa nostra mozione è un cappello che vorremmo potesse diventare totalmente condiviso. Se certe vergogne si verificano è perché noi ancora non siamo il Paese delle regole; è perché le regole sembrano essere, così, un'opzione, le regole sembrano essere un'eventualità ed è per questo che, o con la responsabilità di pochi, o con la connivenza di molti, con la cecità voluta di molti, con l'indifferenza voluta di molti, questo Paese cresce, si fa per dire, all'insegna della mancanza delle regole. Poi, al momento del redde rationem, anziché puntare l'indice accusatorio nei confronti di coloro che hanno lucrato politicamente, seminando il Paese di mancanza di regole, lo si punta nei confronti della povera gente che rivendica, se non altro, il diritto alla sopravvivenza. Utilizziamo questo passaggio così triste, così tragico che interpella ciascuno di noi, e di ciascuno di noi, la propria coscienza, per fare in modo che il dibattito sull'amore, sulla tutela e sul rispetto di questa nostra casa che noi chiamiamo terra, non venga svolto soltanto quando dobbiamo piangere i nostri morti, ma quando, finalmente, ci occupiamo anche Pag. 65di coloro che ci sono e che verranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

  DORINA BIANCHI. Signora Presidente, mi scuso per non essere stata presente quando era il mio turno, ma c'era una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato e, quindi, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signora Presidente, non ruberò neanche un secondo in più di quello che mi è consentito. Vorrei solo dire che la convergenza di tutte le forze politiche su questa mozione è sicuramente un lato positivo, al di là di qualche frase e di qualche nota stonata. Mi verrebbe da dire che, per la seconda volta, potrebbe ripartire l'unità d'Italia dalla Sardegna, così come successe la prima volta, ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto della mozione: la premessa e il cappello al dispositivo: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
  Bene, credo che su questo bisognerà lavorare. Forse se la nave «Cavour» fosse approdata al porto di Olbia avrebbe fatto miglior figura e dato una migliore immagine di se stessa, invece di navigare per i porti del Mediterraneo, così come...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO CAPELLI. ...forse pensare a un F-35 che poteva essere destinato alla costruzione...

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scanu, Nicola Bianchi, Cicu, Vargiu, Migliore, Costa, Grimoldi, Giorgia Meloni, Capelli, Di Gioia ed altri n. 1-00262 (Ulteriore nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Calabria, Dambruoso, Causin, Giorgis, Verini, Galperti, Pellegrino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni – Applausi).

   (Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
 441).    

  (Il deputato Ottobre ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Nicola Cosentino, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 2-A) (ore 19).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Nicola Cosentino, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 2-A).
  Lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta dell'Assemblea del 20 novembre 2013.Pag. 66
  La Giunta propone di concedere l'autorizzazione richiesta.
  Faccio presente che al termine della seduta vi sono delle riunioni dei gruppi, sicché, per quanto possibile, segnalo l'esigenza di una particolare stringatezza.

(Discussione – Doc. IV, n. 2-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di parlare la relatrice, Sofia Amodio.

  SOFIA AMODDIO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni riferisce alla Camera sulla richiesta di autorizzazione all'utilizzo di conversazioni nei confronti di Nicola Casentino, deputato all'epoca dei fatti.
  Nell'ambito di un procedimento penale che vedeva coinvolti alcuni indagati, diversi dai parlamentari, la procura della Repubblica di Roma, nel 2010, sottopone ad intercettazione alcune utenze telefoniche, ripeto, diverse da soggetti parlamentari. Nei colloqui tra gli indagati si inserivano occasionalmente i parlamentari Verdini, Dell'Utri e Cosentino. Per la posizione dei parlamentari il giudice delle indagini preliminari, il 17 aprile 2013, inviava richiesta sia alla Camera dei deputati sia al Senato per chiedere l'autorizzazione per l'utilizzo delle conversazioni intercettate. La Giunta per le autorizzazioni ha dedicato a questo caso diverse sedute ed ha acquisito anche le note difensive dell'onorevole Cosentino.
  Per quanto riguarda la competenza, nella seduta del 3 ottobre, la Giunta ha restituito gli atti inerenti la posizione di Marcello Dell'Utri, perché senatore al momento in cui le conversazioni vennero intercettate, mentre ha affermato la propria competenza riguardo al deputato onorevole Cosentino in quanto membro della Camera dei deputati al momento in cui le conversazioni sono state intercettate.
  Per quanto riguarda la posizione dell'onorevole Verdini, la Giunta ha interpretato le norme di cui alla legge n. 140 del 2003 pacificamente, attribuendo la competenza al Senato in quanto è l'organo collegiale al quale il parlamentare Verdini appartiene al momento in cui è pervenuta la richiesta dell'autorità giudiziaria.
  Allora, vorrei riassumere brevemente alcuni passaggi dell'inchiesta giudiziaria riportati nell'ordinanza. Il giudice per le indagini preliminari scrive nell'ordinanza di trasmissione che secondo l'accusa i parlamentari avrebbero, unitamente ad altri imputati comuni, costituito e organizzato una associazione a delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti quali: il delitto di corruzione, abuso d'ufficio, illecito finanziamento, diffamazione e violenza privata.
  È bene specificare che la Giunta e la Camera non sono tenuti a valutare la fondatezza delle accuse, compito che spetta unicamente all'organo giurisdizionale, ma sono chiamati a valutare solamente se concedere o meno l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni.
  Onorevoli colleghi, si tratta di ben 92 intercettazioni, che vanno dal 24 settembre 2009 al 14 febbraio 2010, relative, appunto, lo sottolineo, a conversazioni dell'onorevole Cosentino con altri imputati comuni captati sulle utenze di questi ultimi e captati casualmente. Questo è un punto fondamentale dell'oggetto della discussione della Giunta.
  Sebbene l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari accomuni tutte e tre le condotte dei tre parlamentari, io devo segnalare subito che per l'onorevole Cosentino il pubblico ministero non ha richiesto il rinvio a giudizio per l'associazione a delinquere, ma ha richiesto il rinvio a giudizio solo ed esclusivamente per il delitto di diffamazione e per il delitto di violenza privata. Pertanto la sua posizione si differenzia da quella degli altri imputati. Che cosa è accaduto ? Nel mese di ottobre 2010 si profila per Cosentino la possibilità della sua candidatura alla Presidenza della regione Campania, ma il 9 novembre 2010, per un'altra inchiesta, viene richiesta per l'onorevole Cosentino l'emissione di un provvedimento di custodia cautelare. Secondo la ricostruzione Pag. 67della pubblica accusa, dopo l'esito sfavorevole del ricorso in Cassazione presentato da Cosentino, altri imputati si sarebbero adoperati affinché si trovasse una possibile alternativa alla Presidenza della regione campana.
  Si legge nell'ordinanza, quindi, che dalla metà di febbraio 2010 gli imputati, con il concorso dell'onorevole Cosentino, cominciano ad intentare una campagna diffamatoria contro l'onorevole Caldoro, anch'egli candidato alla presidenza della regione. Il piano diffamatorio si caratterizzava il 9 febbraio, allorquando su un blog della regione campana veniva pubblicato un articolo dal chiaro contenuto diffamatorio nei confronti dell'onorevole Caldoro. Onorevoli, l'ordinanza cita diversi colloqui che la pubblica accusa ritiene particolarmente significativi: a partire da una conversazione del 18 gennaio 2010, in cui l'onorevole Cosentino cita luoghi e alberghi che dopo verranno richiamati nel blog diffamatorio.
  Entriamo nel vivo della questione, in ordine alla casualità o meno delle intercettazioni. È indispensabile chiarire che nel caso che ci occupa il soggetto intercettato non era l'onorevole Cosentino, ma, come ho già detto all'inizio, costui viene captato casualmente durante il colloquio con altri soggetti indagati.
  In ossequio ad una sentenza della Corte costituzionale, la n. 390 del 2007, per accertare se si tratti di conversazioni fortuite, occorre verificare non già la titolarità della disponibilità delle utenze captate, ma la direzione dell'atto di indagine: cioè se l'atto di indagine è rivolto in concreto ad accedere alla sfera delle comunicazioni del parlamentare, allora l'intercettazione non autorizzata preventivamente dalla Camera è illegittima, a prescindere dal fatto che le utenze sottoposte a controllo appartengono a terzi; se invece l'indagine non è indirizzata verso il parlamentare ma verso soggetti terzi, allora non occorre la preventiva autorizzazione della Camera, in quanto le conversazioni che riguardano il parlamentare sono state captate in modo occasionale.
  Il giudice ha motivato, nell'ordinanza del 26 luglio 2012, che si trattava di intercettazioni casuali e fortuite. Infatti, al momento dell'emissione dei decreti che autorizzavano il controllo delle utenze telefoniche, risultava semplicemente che Cosentino era interessato per la sua vicenda processuale in Cassazione, nonché era interessato alla candidatura della presidenza della regione campana: entrambi questi comportamenti erano assolutamente leciti, quindi non poteva mai sorgere il sospetto che Cosentino potesse commettere reati. Il giudice quindi motiva, sulla vicenda Cosentino, che il PM viene a conoscenza – le date in questo sono molto importanti – dell'atteggiamento, del comportamento processuale di Cosentino solo dopo avere ricevuto l'informativa dei carabinieri redatta il 18 giugno 2010, nella quale vengono riportate le trascrizioni delle conversazioni del parlamentare, e dalle quali appare ipotizzarsi solo da quel momento il suo ruolo nella vicenda diffamatoria e nella commissione del reato associativo. Tanto è vero che il PIM scrive il nome di Cosentino nel registro notizie di reato soltanto il 12 luglio 2010.
  Oltre ad esaminare gli elementi addotti dall'autorità giudiziaria, la Giunta ha esaminato le valutazioni opposte contenute nella memoria difensiva avanzata dall'onorevole Cosentino. La difesa di Cosentino ha sostenuto che era prevedibile, a partire dal 25 gennaio 2010, che il parlamentare si introducesse nella sfera delle comunicazioni degli altri indagati; e quindi la prevedibilità che Cosentino potesse inserirsi in questi colloqui dimostrerebbe, ad avviso della difesa di Cosentino, che le indagini erano dirette verso di lui: circostanza che avrebbe imposto all'organo inquirente di attivarsi e di chiedere l'autorizzazione alla Camera, e quindi alla Giunta, prima di intercettare. Nella memoria si ritiene che il momento in cui l'accusa verrebbe a conoscenza degli indizi su Cosentino dev'essere agganciato all'informativa della Polizia del 23 gennaio 2010, o quanto meno all'informativa del 28 gennaio 2010.
  Sto per terminare, Presidente.Pag. 68
  Il relatore originariamente designato, onorevole Costa, ritiene che dal 28 gennaio 2010 le successive captazioni non sono più da ritenersi fortuite ma mirate ad intercettare l'onorevole Cosentino, e pertanto, quantomeno per le intercettazioni successive al 28 gennaio 2010, occorreva l'autorizzazione preventiva della Camera. Di conseguenza il relatore precedente ha chiesto di non concedere l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni captate dopo il 28 gennaio 2010. Ripeto, il giudice chiede l'autorizzazione fino a febbraio. In particolare, l'onorevole Costa ha sottolineato che le conversazioni intercettate da settembre 2009 a gennaio 2010 avvenivano nell'ambito di un filone investigativo che era concentrato su due accertamenti: l'attività di interferenza sulla Corte di cassazione per un sollecito esame del ricorso avverso l'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Cosentino e l'azione di supporto della sua candidatura alla presidenza della regione.
  Onorevoli colleghi, la Giunta ha però respinto questa tesi perché dalla lettura delle informative del mese di gennaio è confermato solamente l'interesse legittimo dell'onorevole Cosentino al sollecito esito del ricorso in Cassazione da lui proposto, quindi l'interesse alla rapida definizione di un processo di impugnazione costituisce un comportamento del tutto lecito avallato anche dalla ratio delle norme costituzionali sul giusto processo.
  Quindi, sulla base di una valutazione ex ante, l'aver continuato dal gennaio 2010 ad intercettare le utenze di altri soggetti indagati non palesa affatto l'intento di intercettare indirettamente l'onorevole Cosentino ma di valutare semplicemente profili illeciti che attengono ad altre posizioni processuali. Infatti era perfettamente lecito e comprensibile il coinvolgimento di Cosentino nelle vicende legate all'individuazione del candidato del suo partito, nonché all'azione di supporto alla propria designazione e non c'era alcun motivo di prefigurare un'ipotesi accusatoria in quel momento, a gennaio, verso Cosentino di associazione a delinquere, né «commissione» di Cosentino insieme ad altri imputati.
  La Giunta inoltre ha ritenuto di concedere l'autorizzazione alle intercettazioni sia perché l'autorità giudiziaria ha adempiuto il compito di dare un'adeguata motivazione, sia perché manca qualsiasi intento persecutorio e strumentale nella richiesta. Appare quindi plausibile che l'emersione di un concreto coinvolgimento dell'onorevole Cosentino nella vicenda diffamatoria ai danni del presidente Caldoro sia avvenuta solo dopo che il PM ha acquisito le trascrizioni del febbraio 2010 e ciò accadeva, come ho già detto, con la trasmissione presso l'ufficio del PM dell'informativa del 18 giugno 2010, e non prima.
  Quindi, concludo, la Giunta ha valutato la necessità e la rilevanza delle intercettazioni, nel senso che sono pertinenti al giudizio, ha ritenuto che fossero casuali e fortuite indipendentemente dalla loro forza processuale che non spetta né alla Giunta né alla Camera ma al giudice, e non ha rinvenuto alcun intento persecutorio nei confronti dell'onorevole Cosentino. Non condividendone i presupposti, nella seduta del 7 novembre 2013 la Giunta ha respinto la proposta dell'onorevole, allora, Costa di concedere solo parzialmente l'autorizzazione alle intercettazioni e, previo affidamento dell'incarico ad altro relatore, ha quindi approvato a maggioranza di concedere l'utilizzo, senza alcuna limitazione, delle intercettazioni di Nicola Cosentino, utilizzo che chiediamo oggi alla Camera.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Signor Presidente, oggi dobbiamo decidere se autorizzare o meno l'utilizzo di intercettazioni tra diversi soggetti, tra cui Verdini, Dell'Utri e Cosentino. Sì, quel Nicola Cosentino, noto ai più come «Nick l'Americano», già accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, reimpiego di capitali illeciti, corruzione, diffamazione e violenza privata.
  Sa, Presidente, il destino è strano. Sa dov'era seduto Cosentino nella passata legislatura ? Era seduto proprio qui, proprio Pag. 69in questo banco da cui io adesso le sto parlando, proprio in questo banco si è rifugiato quando è stato raggiunto dalla richiesta di arresto, proprio in questo banco si è rifiutato.
  Da questo banco, ha votato per autonegarsi l'arresto.
  Io ho visto il video di quel giorno, ho visto il video di quel giorno e ho riconosciuto nelle persone che, per prime, sono andate a congratularsi con lui per il negato arresto, molte persone, che tuttora siedono in questo Parlamento, tuttora siedono in questo Parlamento e sono andate a congratularsi con lui per il mancato arresto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io provo schifo e ho provato schifo a vedere quel video: quelle persone hanno disonorato questo Parlamento quel giorno e hanno disonorato tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Oggi, ci troviamo a valutare la richiesta del giudice di usare le intercettazioni tra Cosentino, Verdini, Dell'Utri e altri imputati nel processo alla cosiddetta P3, un gruppo di potere occulto, definito così dai PM. Gli imputati sono accusati «di aver costituito, organizzato e diretto un'associazione per delinquere finalizzata a corruzione, abuso d'ufficio, illecito finanziamento, diffamazione e violenza privata». Secondo i PM, infatti, gli imputati sono coinvolti in diversi reati e sono accusati di avere avvicinato giudici della Corte costituzionale per influenzare la sentenza sul lodo Alfano, di aver tentato di influenzare la decisione della Corte di cassazione sull'arresto di Cosentino stesso, di essere intervenuti presso la Corte d'appello di Milano per evitare l'esclusione dall'elezione delle liste per la Lombardia di Formigoni, di avere favorito la nomina a presidente della Corte d'appello di Milano del PM Alfonso Marra, di aver commesso illeciti nella gestione degli appalti per degli impianti eolici in Sardegna e, infine, di aver messo in atto una campagna di diffamazione ai danni di Stefano Caldoro, al fine di favorire la candidatura di Cosentino stesso.
  Le intercettazioni di cui oggi dobbiamo autorizzare l'utilizzo nel processo riguardano proprio quest'ultimo capo, il tentativo diffamatorio nei confronti di Caldoro. L'autorizzazione delle Camere è molto importante, perché c’è in corso un processo, che coinvolge venti imputati: per diciassette imputati comuni il processo sta andando avanti, per i tre imputati illustri, per l'appunto Verdini, Dell'Utri e Cosentino il processo è fermo, in attesa dell'autorizzazione delle Camere.
   Secondo l'articolo 6 della legge n. 140 del 2013, le Camere devono valutare la casualità e la rilevanza delle intercettazioni. Durante le scorse settimane, abbiamo analizzato la documentazione inviata alle Camere dal tribunale e appare evidente che le intercettazioni sono casuali: il cellulare e l'obiettivo delle intercettazioni stesse non è, infatti, il parlamentare, ma altri soggetti non parlamentari e, solo dopo l'esame delle trascrizioni delle conversazioni, cioè in seguito all'informativa del giugno del 2010, si può supporre un ruolo del parlamentare nella vicenda della diffamazione.
  Per quanto riguarda invece il secondo punto, la rilevanza, il già citato articolo 6 della legge n. 140 esclude solo le intercettazioni palesemente irrilevanti, la cui successiva ostentazione rischierebbe di tradursi in gratuito sacrificio della riservatezza delle comunicazioni. Questo dice, e direi che non è proprio questo il caso.
  Quindi, dall'analisi della documentazione pervenuta, si può dire che le intercettazioni in oggetto rispondono ai requisiti di casualità e rilevanza e sono, per questo, pienamente utilizzabili dalle autorità competenti a decidere nel merito, che ricordiamo sono i tribunali, e non quest'Aula, quegli stessi tribunali grazie ai quali, oggi possiamo dire ex senatore Berlusconi, finalmente ex senatore Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sappiamo che in questo periodo in particolare il tema delle intercettazioni è un tema caldo. Qualcuno ha definito «insopportabile» la loro pubblicazione, ma cos’è più insopportabile: il fatto che queste Pag. 70conversazioni siano diventate pubbliche, o è più insopportabile il fatto che c’è chi ride sui morti de L'Aquila, chi ride sui morti di Taranto, chi organizza riunioni occulte e intrattiene rapporti con la camorra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Per cui, non lamentatevi se queste intercettazioni sono venute a galla, ma piuttosto piantatela di avere rapporti con malavitosi indagati e condannati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Signor Presidente, non ruberò, diciamo, due volte il tempo su questa vicenda e, quindi, dico fin d'ora che Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore della relazione, ovvero dell'opinione che si è formata maggioritariamente nella Giunta per le autorizzazioni.
  La storia di questa vicenda è stata, credo, tracciata compiutamente dalla relatrice e la conclusione a cui si giunge, cioè che non c’è elusione o almeno non abbiamo ritenuto esservi elusione della legge n. 140 del 2003, è, quindi, diciamo largamente condivisa.
  Devo dire che non totalmente infondate erano le valutazioni del precedente relatore, dell'onorevole Costa. Non totalmente infondate, ma neanche sufficientemente fondate o, almeno, non in tale misura da negare l'utilizzo delle intercettazioni. Ma, io dico una cosa di carattere generale: bisogna avere contezza sempre di qual è il ruolo della Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati, anche perché non c’è cosa peggiore che fare pensare agli italiani che vi sia un qualche meccanismo di giudizio di merito, di giudizio sulle persone o che si stia perseguitando qualcuno, perché in questo caso così non è.
  Devo dire che un certo accanimento dei colleghi 5 Stelle mi risulta strano, in quanto poche settimane fa un caso analogo, che coinvolgeva l'onorevole Formisano, ha trovato un giudizio diverso e il giudizio andava, invece, a favore di quel Borriello, alias Nicola Cosentino, di cui si sono lette oggi tutte le disgrazie in quest'Aula. Allora, io credo che ci voglia un peso, una misura e una capacità di giudizio a cui il Parlamento non può mai venire meno, perché il Parlamento ha costituzionalmente funzioni e poteri diversi da altri poteri dello Stato e principalmente dalla magistratura, chiamata a fare il suo mestiere, in questo come in altri casi.
  Dunque, noi voteremo favorevolmente al parere del relatore e su questo non conserviamo il dubbio che altri colleghi probabilmente hanno. Non vi è stata materia elusiva, dicevo, e non è sufficientemente fondato questo dubbio. Certamente altre volte questo sospetto si è anche dimostrato reale e, quindi, credo che questa discussione tra la politica e la magistratura, tra il potere legislativo e il potere giudiziario, abbia, comunque, un senso e avevano un senso le leggi, a partire dalla legge n. 140 del 2003 e dalla Costituzione, che ne regolano il rapporto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. A questo punto dichiaro chiusa la discussione.
  Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Sofia Amoddio.

  SOFIA AMODDIO, Relatore. Signor Presidente, non ritengo di dovere replicare, in quanto ho già espresso tutto nella mia relazione. Poi, c’è anche la relazione agli atti, che è molto più esaustiva, e a cui tutti i deputati possono attingere.

(Dichiarazioni di voto – Doc. IV, n. 2-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Paolo Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, cercherò di ristabilire brevemente le regole che in qualche maniera Pag. 71l'intervento che mi ha preceduto ha cercato di ripristinare, perché è evidente che allorquando ci si occupa di problemi tecnici bisogna rispettare quello che è il percorso normativo e soprattutto costituzionale, che consente di accedere a determinate conclusioni e che va rispettato secondo parametri molto chiari e molto netti.
  Innanzitutto, diciamoci subito che non si può essere di fronte ad una colpa d'autore. Che cosa voglio dire ? Che qui ci si occupa soltanto dell'applicabilità degli articoli 4 e 6, e non ha nessun rilievo – nessun rilievo – per la Camera dei deputati l'anamnesi etica, personale, familiare, di ambiente del soggetto interessato.
  Perché se noi volessimo scambiare per un solo attimo il nostro giudizio con un giudizio etico o con un giudizio personale o anamnestico per il passato, presente o futuro, noi andremmo a travolgere il contenuto delle norme.
  Nella relazione che è a nostra disposizione si legge, ma è una tautologia evidente, una banalità, che la Giunta, e quindi la Camera, non si occupa di un giudizio di responsabilità, cioè non c’è nessuna parentela tra quello che noi dobbiamo giudicare e l'eventuale ipotetica responsabilità del soggetto indagato o imputato. Noi dobbiamo soltanto chiederci: quelle intercettazioni, di cui si chiede l'utilizzabilità, sono casuali o sono delle intercettazioni mirate ? In altri termini, secondo quello che la Corte costituzionale in due straordinarie sentenze di garanzia ha sancito, cioè il mutamento della direzione delle indagini, dopo che io ho percepito due o tre intercettazioni del parlamentare e continuo ad intercettarlo, quelle successive sono casuali o diventano mirate ? La risposta è evidente: è ovvio che diventano mirate, perché se io ho percepito che vi sono dei contatti frequenti fra certi soggetti e continuo a intercettare è ovvio che il risultato non sarà che un mutamento della direzione dell'indagine con consapevolezza. E la Corte costituzionale è chiarissima, cioè ribadisce che gli elementi devono essere oggettivi, cioè le indagini devono avere in sé la chiarezza del mutamento di direzione.
  Qui – parliamoci chiaro – c’è una comunicazione di indagini, una notizia di reato, quello che si chiamava una volta un rapporto, del 25 gennaio 2010, in cui chiarissimamente si indica che vi è uno spostamento delle indagini verso Nicola Cosentino, che si potrà chiamare anche Giovanni De Rossi, in questa sede è assolutamente irrilevante. Infatti, se noi cominciamo a giudicare sulle intercettazioni sulla scorta delle persone, noi tradiamo il mandato parlamentare. Questo deve essere chiaro a tutti.
  È evidente, Presidente, che se di fronte a questa certezza, che a gennaio del 2010 vi è stata una comunicazione di notizia di reato in cui Nicola Cosentino è chiaramente individuato, il nostro compito può dirsi esaurito. Siamo di fronte a intercettazioni telefoniche e qui dobbiamo stare attenti. Noi dobbiamo – ha ragione il collega di SEL – prendere il principio e applicarlo indipendentemente dal contesto in cui viene applicato.
  Io vi chiedo: se vi fosse un vostro parlamentare, Presidente, un parlamentare di qualsiasi gruppo che subisse un trattamento in base al quale, dopo alcune intercettazioni, si continui a intercettarlo e si pretenda di utilizzare queste intercettazioni, quale sarebbe la nostra risposta corale, indipendentemente dal posto che noi occupiamo in questo emiciclo ?
  E dico, Presidente, che qui c’è un altro dato: questo imputato, di cui in questo momento non faccio neanche il nome perché è irrilevante, risponde di reati per cui astrattamente – correggetemi – non è neanche possibile intercettare. Risponde di diffamazione e di tentata violenza privata, per cui il paradosso è che le intercettazioni partite originariamente per un certo reato per il parlamentare diventano reati che non avrebbero mai consentito le intercettazioni. Ma secondo voi questo è un Paese in cui si può davvero sostenere, sulla scorta di un'analisi delle persone, che noi dobbiamo rendere utilizzabili queste intercettazioni (Applausi dei deputati del Pag. 72gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ? A me non interessa chi sia Nicola Cosentino, sono indifferente, a me interessa che, in nome di un qualsiasi imputato, non si travolgano i principi della Costituzione e della legge.
  Io credo che questo non debba essere consentito a nessuno. Noi dobbiamo ragionare sulle sentenze della Corte costituzionale. A me non piace l'utilizzo delle leggi contra personam e chi ha orecchie per intendere intenda. Non è possibile modificare degli assetti così chiari e così netti – questa volta addirittura con due sentenze contigue della Corte costituzionale – per sostenere in quest'Aula che, poiché si tratta di Nicola Cosentino, bisogna essere di bocca larga, bisogna essere giustizialisti – posso usare questo termine – cioè applicare le regole perché si tratta di un determinato soggetto.
  Questo lo trovo un principio inaccettabile, inaccettabile, e mi meraviglia che la Giunta per le autorizzazioni abbia sacramentato un principio di questo genere, quando, nella scorsa legislatura, anche d'intesa con gli amici del Partito Democratico, abbiamo difeso non le appartenenze, ma abbiamo difeso le istituzioni. Io chiedo che la Camera, indipendentemente dal nome, indipendentemente dal soggetto, si liberi dei principi etici, moralistici, politici, dell'antipolitica, delle appartenenze, ma giudichi secondo i principi per cui fino al 25 gennaio 2010 quelle intercettazioni – proposta Costa – erano certamente casuali, ma dopo il gennaio 2010 quelle intercettazioni, se vogliamo difendere non Cosentino, ma il Parlamento e i parlamentari e le prerogative e la Corte costituzionale, devono essere ritenute non utilizzabili. Un diverso avviso consacrerebbe un principio pericolosissimo che certamente potrebbe essere invocato per ulteriori abusi interpretativi di cui credo che questo Parlamento non abbia bisogno.
  Io credo pertanto, Presidente, che sulla scorta di questi principi non si possa che concludere per la non utilizzabilità delle intercettazioni successivamente al gennaio 2010, conformemente alla proposta dell'originario relatore, Enrico Costa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno. Ne ha facoltà.

  FRANCO BRUNO. Signor Presidente, io credo che se dovessi soffermarmi – io non conosco il deputato in questione, appartengo ad un'altra parte politica e non ho avuto la ventura di conoscerlo – sui resoconti di stampa, su quello che ho raccolto, così, in maniera molto superficiale, direi che fa bene, chi ha questa responsabilità, ad appurare fino alla fine tutti i comportamenti di cui si parla quando si ha a che fare con questo deputato. Tuttavia non è questa la discussione. Qui la discussione è sull'utilizzo di uno strumento di investigazione come le intercettazioni. Il problema non è neanche capire se l'utenza posta sotto intercettazione fosse quella del deputato o meno; il problema è capire se in questo caso è stata utilizzata una tecnica investigativa, purtroppo ahimè nota del nostro Paese, che si chiama «intercettazione a strascico»: intercetto, poi il reato lo trovo. Lo dico a Farina, lo dico a tanti colleghi che pure hanno sollevato delle questioni: il punto è proprio questo, ed è molto semplice fare i garantisti quando di fronte si ha una persona rispetto alla quale, nella nostra coscienza, siamo convinti si tratti di una persona innocente; è molto più complicato difendere i propri principi quando c’è la convinzione contraria. E siccome io, in questo caso, ho come il sospetto che lo strumento di investigazione non sia stato utilizzato nel modo previsto dalla norma, nel modo previsto dalla legge, credo che ogni deputato debba rispondere – io lo farò – alla propria coscienza. Per quanto mi riguarda, la richiesta di utilizzare questo tipo di intercettazioni in quell'indagine non è una richiesta che approverò (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Pag. 73

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ho ascoltato con molto interesse l'intervento del collega Sisto e devo dire che alcune sue considerazioni sono giuste, giustissime. Devo però premettere un fatto: mi sarebbe piaciuto ascoltare queste considerazioni non solo oggi, ma magari anche nella scorsa legislatura, quando quest'Aula votava dei dinieghi assurdi, votava dei dinieghi a richieste provenienti dall'autorità giudiziaria che voleva utilizzare intercettazioni o altro, immotivatamente, solo per difendere il proprio orticello, solo per difendere i propri amichetti. E quest'Aula ha votato di tutto. Non serve neanche che io ricordi cosa ha votato quest'Aula nelle scorse legislature. Quindi mi sembra alquanto strano che il collega Sisto abbia fatto questo intervento in questo caso specifico e non negli altri casi in precedenza, e in modo un po’ anche forse ipocrita.
  Vorrei però parlare anche della legge in questione. Noi purtroppo abbiamo assistito in questi anni a un abuso delle prerogative parlamentari, a uno sfruttamento delle prerogative parlamentari a proprio uso e consumo, e quindi dovremmo – e questo esula ovviamente dal voto in questione – andare davvero a normare forse nuovamente la legge, perché noi politici – in questo caso noi politici, mi ci metto anche io e ci mettiamo anche noi del MoVimento 5 Stelle – ne abbiamo abusato.
  E allora ci dovremmo rendere conto anche di dove stiamo andando con questo abuso della norma, che un tempo forse poteva avere un valore, ma forse ora come ora non lo ha più.
  Inoltre, ricordo che anche le intercettazioni stesse, innanzitutto, potrebbero essere utilizzate, volendo, a difesa, in caso l'imputato, l'indagato sia interessato alla questione specifica. Io non voglio entrare nel merito del contenuto delle intercettazioni, non è mio interesse entrare nel merito, però un uso ne potrebbe fare anche la stessa difesa.
  Però, oltre ad annunciare ovviamente il voto favorevole, vorrei anche fare un inciso in riferimento a ciò che ha detto il collega, Presidente, su cosa avremmo fatto noi se fosse capitato ad uno di noi. Vede, Presidente, se uno di noi avesse avuto amicizie di questo genere, intercettazioni di questo genere, dichiarazioni di questo genere, noi lo avremmo immediatamente cacciato a calci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. IV, n. 2-A)

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti di Nicola Cosentino, deputato all'epoca dei fatti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nardi, Piepoli, Gribaudo, Frusone, Capelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  420   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 372    
    Hanno votato
no   48).    

  (Il deputato L'Abbate ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 74

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,40).

  ELEONORA BECHIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Signor Presidente, apprendo dagli organi di stampa che in Piazza Risorgimento, a Torino è stato dato fuoco ai giacigli dei barboni, che sono costretti a dormire al ghiaccio nelle lunghe e fredde notti torinesi.
  In Italia l'esistenza dei senzatetto viene scoperta ogni anno in questo periodo, quando, con i primi freddi, arrivano anche le notizie dei primi decessi. Vi svelo una verità millenaria: dopo l'autunno, arriva l'inverno e d'inverno fa freddo. La vera emergenza è la completa mancanza di volontà politica di affrontare la vita quotidiana, che oggi prevede periodi di difficoltà in cui la gente sta perdendo tutto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 19,42)

  ELEONORA BECHIS. I senzatetto...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di lasciare l'Aula possibilmente in silenzio e di abbassare il tono della voce.

  ELEONORA BECHIS. I senzatetto chiedono poco: la residenza, che gli viene legalmente negata dai comuni che dovrebbero dargliela; delle strutture, dove potersi lavare ed espletare decorosamente i propri bisogni; un posto sicuro e caldo dove passare la notte. E, invece, trovano le amministrazioni indifferenti, che invece di fornire aiuto pongono ulteriori ostacoli, impedendo l'utilizzo...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  ELEONORA BECHIS. ... degli unici ripari disponibili, seppure improvvisati, e dei vigliacchi che danno fuoco ai loro giacigli di fortuna. Trovano la morte perché nel 2013 si muore ancora per il freddo. E lo Stato cosa fa ? Dov’è nel momento del bisogno ?
  La buona notizia è che i cittadini onesti e gli stessi clochard, senza tetto, senza fissa dimora, comunemente chiamati barboni, si stanno organizzando, dando fondo...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ELEONORA BECHIS. ...agli ultimi centesimi che hanno in tasca per far sopravvivere al freddo dell'inverno più persone possibile, con l'unico strumento salvavita d'emergenza: il sacco a pelo. Mi auguro che molti cittadini seguano tale esempio, perché lo Stato è fatto di cittadini e i cittadini in una comunità si aiutano a vicenda, perché nessuno deve rimanere indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MAGDA CULOTTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAGDA CULOTTA. Signor Presidente, nuove minacce di morte sono state recapitate, per mezzo di una lettera, alla moglie del sindacalista Vincenzo...

  PRESIDENTE. Mi Scusi: colleghi, io vi chiedo un po’ di rispetto per chi sta parlando. Si può anche lasciare l'aula se non si è più interessati a stare in silenzio qui, grazie.

  MAGDA CULOTTA. Grazie Presidente. Nuove minacce di morte sono state recapitate, per mezzo di una lettera, alla moglie del sindacalista Vincenzo Liarda, di Polizzi Generosa, in provincia di Palermo, da anni impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata. Il tutto pare sia legato all'impegno profuso dal sindacalista nel riportare il feudo confiscato di Verbumcaudo nelle condizioni di essere utilizzato ai fini sociali.
  In questo momento è in corso, alla prefettura di Palermo, un incontro volto a Pag. 75dare un'accelerazione alla costituzione del consorzio «Sviluppo e legalità» delle Madonie, proprio per la gestione di Verbumcaudo. È in momenti come questi che lo Stato e le istituzioni tutte devono far sentire forte la loro vicinanza a persone come Vincenzo, nella consapevolezza che non si può arretrare di un solo passo nella battaglia per la legalità e nella speranza che le Forze dell'ordine riescano, nel più breve tempo possibile, a fare chiarezza sulle infiltrazioni mafiose che minano la serenità della famiglia Liarda e la stabilità del territorio in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  LILIANA VENTRICELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LILIANA VENTRICELLI. Signor Presidente, colleghi, il rapporto 2013 sulle ecomafie redatto da Legambiente evidenza come la mia regione, la Puglia, negli ultimi dieci anni sia stata interessata da circa il 20 per cento delle inchieste condotte in tutta Italia contro le organizzazioni dedite al traffico illecito di rifiuti. Un dato impressionante per una terra che proprio alle straordinarie risorse naturali deve gli eccellenti risultati nei settori del turismo e delle produzioni agricole, un dato che però conferma vicende giudiziarie balzate agli onori della cronaca negli ultimi anni e che interessano aree vaste del territorio pugliese, come il caso della discarica Martucci, nel sud-est barese o come il caso del procedimento penale ribattezzato «Murgia avvelenata», vicenda che ha accertato, nei primi anni del 2000, lo sversamento di rifiuti industriali nel territorio dei comuni di Altamura e Gravina, nel bel mezzo del Parco Nazionale dell'Alta Murgia.
  A questi si aggiunge una notizia di cronaca più recente, emersa appena ieri dalle pagine dei più importanti quotidiani locali e che rappresenta una ferita ancora aperta per un'area che comprende i comuni di Altamura, Grumo Appula, Palo del Colle, Binetto, Bitetto e Bitonto. Stando alle dichiarazioni rilasciate già nel 1996 da un imprenditore pentito, per anni su un terreno di proprietà dell'opera Pia Santissimo Sacramento, nei pressi di Bitetto, si sono realizzati sversamenti illeciti di rifiuti speciali. Ancora due anni fa, nel 2011, le analisi del terreno a soli 50 centimetri di profondità portavano alla luce frammenti di pneumatici, materiali plastici e rifiuti di varia natura. Tuttavia su quei terreni è stata consentita la piantumazione di frutteti, i cui prodotti finiscono direttamente sulle nostre tavole.
  Se è vero, com’è vero, che è nostro dovere combattere il fenomeno delle ecomafie e debellarlo, per liberare la nostra meravigliosa terra dai veleni e dal ricatto delle organizzazioni criminali, allora c’è bisogno di determinazione e chiarezza.
  Mi aspetto che le istituzioni diano un segnale forte ed inequivocabile in questa vicenda, accertando le eventuali responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare e di chi avrebbe potuto prendere provvedimenti in tal senso.
  Da parte nostra ci sarà il continuo sollecito affinché tale vicenda non rimanga insabbiata come è accaduto per tanti, troppi anni. I cittadini pretendono da noi rappresentanti una risposta chiara e puntuale su quello che è accaduto, perché non è più accettabile ammalarsi e morire per la follia criminale di qualcuno.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  LILIANA VENTRICELLI. Ho concluso.

  MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIO TULLO. Signor Presidente, colleghi, nella serata di ieri si è spento a Genova nella sua casa Raimondo Ricci. Raimondo Ricci è stata una figura storica, una grande personalità dell'antifascismo, della Resistenza, della sinistra e della democrazia italiana. L'8 settembre 1943 è in servizio alla capitaneria di porto di Imperia, praticamente a casa, ma lui non va a casa, sceglie una strada diversa, una strada più lunga, sceglie la strada dei Pag. 76monti, sceglie la Resistenza. La sua sarà una breve stagione partigiana, perché viene arrestato. Dopo le carceri di Imperia, Savona, Marassi, incarcerato, picchiato, torturato, sarà poi a Fossoli e poi a Mauthausen, dove sarà liberato il 5 maggio 1945. Ha da poco compiuto 24 anni. È un amministratore, un uomo di partito, un dirigente politico, ma è anche un grande avvocato penalista. È lui che assisterà nel 1960 i sindacalisti, i giovani delle magliette a strisce, scesi in piazza De Ferrari per difendere la democrazia. Una vita spesa contro la violenza e la barbarie, quella di Ricci. Dinanzi all'inquietante irruenza del terrorismo, Raimondo è stato una delle figure politiche che ha contribuito a costruire quel fronte tra istituzioni e movimento operaio, che ha contribuito a dare continuità allo Stato democratico.
  È stato deputato dal 1976 per tre legislature, membro della Commissione di inchiesta sulla P2, è stato presidente per lungo tempo dell'Istituto storico della Resistenza e fino al 16 aprile del 2011 presidente nazionale dell'ANPI. È stato uomo del Partito Comunista, poi del PDS, dei DS e, infine, ha aderito al Partito Democratico. Io credo che ci abbia lasciato, per me un amico, una figura che, attraverso le sue parole e i suoi scritti, ha trasmesso il valore della Resistenza e della democrazia. Mi rivolgo a lei, Presidente, essendo stato Raimondo Ricci anche tre volte deputato, perché la Presidenza della Camera trovi il modo migliore per ricordarlo anche più solennemente di quanto non abbia fatto io questa sera (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio. La sua richiesta sarà sicuramente trasmessa alla Presidenza.

  ROBERTO FICO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Signor Presidente, mi scrive Maurizio Simi per gli interventi di fine seduta: «Non sarebbe possibile aprire una discussione in Parlamento sul tema delle pensioni destinate a chi ha superato i cinquant'anni, ha iniziato a lavorare in giovanissima età e che adesso si ritrova senza un lavoro ? Si potrebbe proporre il ripristino della quota 96 senza minimo di età e dare la possibilità di includere nell'anzianità i contributi della gestione separata. Con queste due opzioni si darebbe la possibilità a molte persone di uscire da una situazione drammatica, come quella che sto vivendo personalmente, non potendo percepire stipendio o pensione. Sono un ex lavoratore per così dire precoce, cioè che ha iniziato a lavorare molto molto presto, di 56 anni con 36 anni di contributi più 2 di gestione separata. Con grandi sacrifici sto pagando i versamenti volontari in attesa di una risposta del Governo. Quando arriverà ? Grazie. Maurizio Simi». E noi del MoVimento ce ne occuperemo il prima possibile.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, solo per sollecitare la risposta alla mia interrogazione, che è la n. 4-01719, del 5 settembre 2013, che era rivolta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, relativa alla proliferazione degli impianti a biogas, all'utilizzo di materie prime come il mais per il funzionamento degli impianti, al trattamento del digestato che rimane dopo la digestione e sugli effetti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini. Sollecito la risposta a questa mia interrogazione.

  SILVIA CHIMIENTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, intervengo per rivolgere un accorato appello al regista Carlo Mazzacurati, fresco vincitore del premio alla carriera «Gran Torino» che gli è stato appena assegnato al «Torino Film Festival». Chiediamo a gran voce che Mazzacurati restituisca il premio, seguendo l'esempio dei suoi due Pag. 77illustri predecessori, Ken Loach ed Ettore Scola, che l'anno scorso l'hanno rifiutato per solidarietà nei confronti dei lavoratori licenziati della REAR, la cooperativa presieduta dal vicepresidente della Commissione cultura della regione Piemonte, Mauro Laus che da tredici anni gestisce in appalto i servizi al Museo nazionale del cinema, con paghe palesemente illegittime. I fatti descrivono una storia surreale e terribile, una lunga sequenza di ricatti, intimidazioni e ritorsioni.
  Dopo un'autoriduzione del salario del 10 per cento proposta unilateralmente dalla dirigenza REAR per crisi aziendale, in dieci mesi sono stati licenziati cinque lavoratori dissidenti. Nei due processi giunti a conclusione, il tribunale di Torino ha dichiarato i licenziamenti sproporzionati e illegittimi, le sanzioni irrogate ai lavoratori, lesive della manifestazione del pensiero costituzionalmente garantito.
  Peraltro, il contratto utilizzato da REAR, l'UNCI, in tutti questi anni, è stato dichiarato incostituzionale nella sua parte economica da vari tribunali per palese violazione dell'articolo 36 della Costituzione.
  Lo scorso anno il grande Ken Loach, contattato personalmente da Federico Altieri, uno dei lavoratori licenziati, ha deciso di rifiutare il suo premio dopo aver preso coscienza delle paghe incostituzionali e dopo aver atteso per quattro mesi la riassunzione dei lavoratori licenziati, mentre Ettore Scola lo ha «congelato» per gli stessi motivi nella stanza del sindaco Fassino, affermando di voler tornare nel 2013 per verificare le condizioni dei lavoratori licenziati.
  Ebbene, la situazione, ad oggi, non è ancora cambiata, tranne per la clamorosa, ma taciuta, condanna in solido al Museo del Cinema e alla REAR, il 2 aprile scorso, con riguardo ai differenziali salariali nelle buste paga. Una condanna che getta un'ombra inquietante sul Museo del Cinema diretto da Alberto Barbera e ospitato alla Mole Antonelliana, uno dei simboli dell'unità nazionale.
  Mazzacurati, definito durante la cerimonia dal direttore Paolo Virzì «sempre dalla parte dei perdenti e degli ultimi» dimostri il suo reale attaccamento ai lavoratori e compia dunque un gesto coraggioso.
  Il MoVimento 5 Stelle si è già schierato al Senato al fianco dei lavoratori REAR licenziati, e anche alla Camera metterà in atto una serie di iniziative, proponendo interpellanze al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e vigilando sugli esiti della prossima gara d'appalto.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  SILVIA CHIMIENTI. Nel frattempo vogliamo dire a Federico e agli altri lavoratori licenziati di non mollare e che il loro immenso coraggio troverà finalmente voce anche nelle sedi istituzionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, utilizzo questo spazio per porre delle domande. Non capisco per quale ragione un Trattato che deve essere ratificato dal Parlamento abbia avuto la precedenza su tanti altri argomenti che il Parlamento pure è chiamato in qualche modo ad affrontare. Vorrei capire per quali ragioni la maggioranza e questo Governo non soltanto inondano il Parlamento con un fiume di decreti ogni settimana, ma in qualche modo sconvolgono anche il calendario prestabilito, cercando in qualche modo, forse aiutati anche dalla nube mediatica che è oggi ovviamente concentrata su altri argomenti, di infilare, perché così in qualche modo era stato suggerito, la discussione di questa ratifica dell'Accordo sul gasdotto TAG con votazione senza alcuna preparazione di questi atti con tempi appropriati.
  È evidente in qualche modo che l'unica spiegazione per questo comportamento è che, dietro questo Accordo, si manifestano interessi di proporzioni enormi. Queste osservazioni ovviamente verranno ribadite Pag. 78in Aula domani, perché verrà affrontata la discussione sulle linee generali. Chiedo però a tutti parlamentari, in quanto rappresentanti di tutti i cittadini che li hanno votati, di domandarsi il motivo per cui il Parlamento sconvolge il proprio calendario per mettere in atto la ratifica di un Accordo che non presenta alcuna penale; che questo Accordo appunto venga votato e discusso con dei tempi sicuramente più idonei e più congrui al lavoro di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Infatti, dopo il suo intervento avrei letto l'ordine del giorno e avrei dato comunicazione del calendario, nel quale è inserito anche il punto su cui lei ha sollevato perplessità e, quindi, in ogni caso si prende atto di questa dichiarazione, ma il calendario è stato composto secondo le norme regolamentari che permettono la formazione del calendario.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di dicembre 2013 e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di dicembre 2013:

  Lunedì 2 dicembre (antimeridiana, sino all'inizio delle votazioni)
  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1542 ed abbinate – Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (deliberata l'urgenza) (ove il testo della Commissione non rechi oneri).
  Discussione sulle linee generali delle mozioni Fratoianni n. 1-00190 e Zampa ed altri n. 1-00156 concernenti iniziative in ordine alla disciplina dell'ingresso, del soggiorno e dell'allontanamento dei cittadini stranieri, con particolare riferimento alla problematica dei centri di identificazione ed espulsione.

  Lunedì 2 (pomeridiana a partire dalle ore 16) (con votazioni)
  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1670 – Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (da inviare al Senato - scadenza 9 dicembre 2013).

  Martedì 3 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 4 e giovedì 5 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
  Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 1670 – Conversione in legge del decreto-legge 10 ottobre 2013, n. 114, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione (da inviare al Senato - scadenza 9 dicembre 2013).

  Seguito dell'esame dei disegni di legge:
   n. 1542 ed abbinate – Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (deliberata l'urgenza) (ove il testo della Commissione non rechi oneri).
   n. 1710 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto ’Trans Adriatic Pipeline’, fatto ad Atene il 13 febbraio 2013 (Approvato dal Senato).

Pag. 79

  Seguito dell'esame delle mozioni previste nella settimana precedente e non concluse (Morassut ed altri n. 1-00011, Lombardi ed altri n. 1-00092, Piazzoni ed altri n. 1-00149, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00246, Fedriga ed altri n. 1-00252 e Costa ed altri n. 1-00261 concernenti iniziative in merito alla dismissione immobiliare degli enti previdenziali e Sorial ed altri n. 1-00194, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255, Di Salvo ed altri n. 1-00256, Tinagli ed altri n. 1-00257, Gnecchi ed altri n. 1-00258, Fedriga ed altri n. 1-00259 e Pizzolante ed altri n. 1-00260 concernenti iniziative volte all'introduzione di un prelievo straordinario sui redditi da pensione superiori ad un determinato importo).
  Seguito dell'esame delle mozioni Fratoianni ed altri n. 1-00190 e Zampa ed altri n. 1-00156 concernenti iniziative in ordine alla disciplina dell'ingresso, del soggiorno e dell'allontanamento dei cittadini stranieri, con particolare riferimento alla problematica dei centri di identificazione ed espulsione.

  Giovedì 5 dicembre, a partire dalle ore 13,30 circa, avrà luogo la votazione per schede per l'elezione dei componenti effettivi e supplenti della Commissione di vigilanza della Cassa depositi e prestiti.

  Venerdì 6 dicembre (ore 9)
  Interpellanze urgenti

  Lunedì 9 dicembre (antimeridiana, fino all'inizio delle votazioni)
  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 631 ed abbinate – Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali.
  Discussione sulle linee generali della mozione Rondini ed altri 1-00227 sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari.

  Lunedì 9 (pomeridiana), martedì 10 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 11 dicembre (antimeridiana) (con votazioni)
  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 631 ed abbinate – Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali.
  Seguito dell'esame della mozione Rondini ed altri 1-00227 sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari.

  Mercoledì 11 dicembre, alle ore 11,30, avrà luogo l'informativa del Presidente del Consiglio dei Ministri sul Semestre di Presidenza italiano dell'Unione europea.

  Nel corso della settimana potrà aver luogo il seguito dell'esame degli argomenti previsti e non conclusi.

  Nel corso della settimana potrebbe avere altresì luogo la seconda deliberazione sul disegno di legge costituzionale n. 1359-B – Istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera dei deputati e Approvato in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, dal Senato);

  Venerdì 13 dicembre (ore 9)
  Interpellanze urgenti

  Martedì 17 dicembre (antimeridiana, con eventuale prosecuzione pomeridiana)
  Discussione generale congiunta dei disegni di legge S. 1120 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) e S. 1121 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (ove trasmessi dal Senato).

  Martedì 17 dicembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni non prima delle ore 15)
  Esame degli articoli del disegno di legge S. 1121 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (ove trasmesso dal Senato).

Pag. 80

  Mercoledì 18, giovedì 19 e venerdì 20 dicembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione nei giorni successivi) (con votazioni)
  Votazione degli articoli e votazione finale del disegno di legge S. 1120 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) (ove trasmesso dal Senato).
  Votazione dell'eventuale nota di variazioni al disegno di legge S. 1121 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (ove trasmesso dal Senato).
  Votazione finale del disegno di legge S. 1121 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (ove trasmesso dal Senato).
  Esame del disegno di legge S 1149 – Conversione in legge del decreto-legge 31 ottobre 2013, n. 126, recante misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali ed interventi localizzati nel territorio (ove trasmesso dal Senato – scadenza 30 dicembre 2013).
  Esame della proposta di legge n. 342 e abbinata – Introduzione del titolo VI-bis del libro II del codice penale, in materia di delitti contro l'ambiente.
  Esame della proposta di legge n. 1547 ed abbinate – Istituzione di un contributo di solidarietà per l'equità intergenerazionale sui trattamenti pensionistici di importo elevato (ove concluso dalla Commissione).

  Eventuale seguito di argomenti previsti nelle settimane precedenti e non conclusi.
  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo mercoledì 4 e mercoledì 11 dicembre (dalle ore 15). Non avrà luogo mercoledì 18 dicembre, in concomitanza con l'esame in Assemblea dei documenti di bilancio.
  Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (tra le ore 9 e le ore 11). Lo svolgimento di interpellanze urgenti il venerdì, alle ore 9, avrà luogo nella prima e nella seconda settimana di dicembre, nella terza settimana solo compatibilmente con lo svolgimento dei lavori della sessione di bilancio.
  Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Per quanto riguarda la discussione della proposta di legge n. 631 ed abbinate, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalla Commissione di merito.

  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Per richiami al Regolamento (ore 20).

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente. Le volevo ricordare e vorrei che si facesse carico di verificare che in base all'articolo 119, comma 4 del Regolamento, durante una sessione di bilancio ci sono dei provvedimenti che non possono arrivare in Aula e altri che possono arrivare in Aula, e quest'ultimo è il caso della ratifica dei trattati internazionali o di ricezione o attuazione di atti normativi delle Comunità europee quando dalla mancata tempestiva approvazione dei medesimi possa derivare responsabilità dello Stato italiano per inadempimento di obblighi internazionali o comunitari. Siccome Pag. 81oggi il Ministro Franceschini durante la Conferenza dei capigruppo non era tanto sicuro, ha comunicato che ci avrebbe fornito i dati secondo i quali allo Stato italiano potevano derivare responsabilità per un inadempimento del genere, le chiederei, prima che arrivi in Aula un provvedimento non previsto dal Regolamento che effettivamente il Ministro Franceschini ci fornisca questi dati. La ringrazio.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Villarosa. Ovviamente la sua richiesta sarà trasmessa alla Presidenza.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, credo che il collega Villarosa faccia bene a tornare su questo articolo che è stato oggetto della riflessione in Conferenza dei presidenti di gruppo, però io volevo ricordare che il Governo non aveva dei dubbi rispetto alla necessità di portare questo provvedimento in questa fase, ricordando proprio che ci sono degli adempimenti internazionali che sono la fattispecie prevista dal comma 4 dell'articolo 119 e dicendo che aveva la disponibilità a comunicare anche gli effetti di una eventuale mancata approvazione all'Aula.
  Quindi, credo che le motivazioni del gruppo del MoVimento 5 Stelle siano ragionevoli, nel senso che vogliono capire, ma il Governo in quella sede ha dato la sua massima disponibilità a fornirle, dichiarando che però c'erano tutte le motivazioni per mettere all'ordine del giorno quel provvedimento. Di fatto, la Presidenza si è correttamente così comportata, come da lei letto nel programma del mese.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo, visto che gli interventi di fine seduta li abbiamo terminati ?

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, se me lo permette vorrei intervenire a titolo personale, se no rimanderò.

  PRESIDENTE. Dobbiamo rimandare, credo sia la cosa migliore, poiché ho già letto il calendario e stiamo chiudendo la seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 28 novembre 2013, alle 10:

  Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
   S. 884 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013 (Approvato dal Senato) (C. 1710).
  – Relatori: Amendola, per la maggioranza; Sibilia, di minoranza.

  La seduta termina alle 20,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO DORINA BIANCHI SULLA MOZIONE SCANU, NICOLA BIANCHI, CICU, VARGIU, MIGLIORE, COSTA, GRIMOLDI, GIORGIA MELONI, CAPELLI, DI GIOIA ED ALTRI N. 1-00262

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, il 18 novembre 2013 è stata una giornata drammatica non solo per la Sardegna ma per tutto il paese. Una violenta ed eccezionale alluvione ha colpito il territorio e il popolo sardo, provocando 16 morti, di cui 4 bambini, e ingenti danni e disagi alla viabilità, alle infrastrutture, all'economia.Pag. 82
  In appena 12 ore sono caduti 450 millimetri di pioggia, cioè quanto di norma avviene nell'arco di sei mesi.
  Precipitazioni a forte carattere torrenziale, molto intense, si sono abbattute principalmente nella parte orientale dell'Isola, in particolare nelle province di OlbiaTempio e Nuoro. Proprio l'area di Olbia-Tempio è quella che, purtroppo, ha fatto registrare un alto numero di vittime, 13. Ma più in generale, il pesante bilancio conta anche 2 dispersi e 871 persone evacuate.
  Gravissime quindi le conseguenze a causa delle esondazioni, degli allagamenti, la rottura degli argini e di un generale default del sistema idrogeologico e idraulico.
  La gravità di quanto accaduto ha fatto subito emergere, anzi il riemergere considerato che si trascina da anni e anni, il problema del rischio idrogeologico del nostro paese.
  Abbiamo assistito al solito rimpallo di responsabilità, e ai soliti buoni propositi che – a tratti – hanno rasentato la demagogia.
  Certo è che, prima di qualsivoglia intervento o misura che si vorrà adottare, sarebbe opportuna una seria riflessione da parte di tutti. È necessaria la presa d'atto che va cambiato l'approccio alla soluzione dei problemi. Va cambiato l'approccio culturale e mentale. Non possiamo svegliarci, accorgerci e indignarci delle problematiche e delle emergenze che investono i cittadini e il nostro territorio solo quando ormai irreversibili.
  Dobbiamo convincerci che non è più rinviabile una seria prevenzione e pianificazione del rischio idrogeologico del nostro Paese.
  Una convizione e un cambiamento culturale che deve riguardare tutti i livelli. Non soltanto attraverso una maggiore sensibilità del Governo, del Parlamento e degli amministratori locali, ma anche ad esempio da parte delle imprese edilizie, degli addetti ai lavori. Occorre un'etica nei comportamenti, che deve condurre all'applicazione delle regole, all'effettiva attuazione dei controlli, quindi al conseguente rispetto del territorio.
  Per la parte di nostra competenza, in qualità di parlamentare, ribadisco che la lotta al dissesto idrogeologico debba essere tra le priorità della nostra azione. Un impegno che cercheremo di tradurre con misure concrete già con il passaggio alla Camera della legge di stabilità. Il Ministro Orlando si è fatto carico di questa problematica, ma è ora di passare dalle parole ai fatti.
  Lo stanziamento previsto di 30 milioni di euro è irrisorio a fronte della richiesta, formulata in Commissione Ambiente, con cui chiedevamo al Governo di impegnare 500 milioni.
  A maggiori risorse va necessariamente affiancata una rivisitazione del Patto di Stabilità per i Comuni. Gli amministratori devono avere la possibilità di investire nella difesa del suolo le risorse che hanno a disposizione, ma che sono vincolate dal Patto.
  Anche a livello gestionale, dobbiamo fare in modo che le cosiddette tasse ecologiche siano effettivamente investite per la prevenzione e la salvaguardia del territorio.
  Bene la dichiarazione dello stato di emergenza per la Sardegna, e ci auguriamo che lo stesso venga fatto per la regione Calabria, e bene lo stanziamento del Governo di 20 milioni affinché la Sardegna superi questa fase.
  Per quanto riguarda specificatamente la regione Sardegna, è assolutamente necessario che il Governo si adoperi, ed in fretta, affinché su questo territorio siano ripristinate le condizioni di agibilità delle abitazioni danneggiate dall'alluvione. Non è concepibile che chi sia stato costretto a lasciare la propria casa, continui per tanto, troppo tempo a restare senza la possibilità di vivere in un ambiente sicuro.
  Occorre consentire alla Sardegna di riattivarsi dal punto di vista produttiva, dell'economia reale legata alle risorse del territorio, del lavoro dei cittadini. I settori agricoli, zootecnici e non da ultimo turistici devono essere messi in condizione di riattivarsi il più presto possibile, in modo Pag. 83da non deprimere l'economia dell'isola e non minacciare i posti occupazionali dei cittadini sardi.
  È per questo motivo che il Governo deve impegnarsi affinché con concessioni di contributi, la Sardegna sia messa in condizione di riparare le abitazioni danneggiate, ripristinare l'operatività produttiva di impianti e stabilimenti turistici, allo scopo di alleviare il più possibile i danni riportati nei campi dell'agricoltura, dell'allevamento di bestiame del turismo e del commercio in generale.
  Il Governo deve impegnarsi affinché colori i quali saranno destinatari di contributi siano titolari di reddito d'impresa, di reddito da lavoro autonomo ed esercenti di attività commerciali, agricole e di allevamento, al fine di permettere una rapida opera di riparazione e ripristino di tutto ciò sia necessario per lo svolgimento delle professioni ed attività in genere che consentono alla regione Sardegna di produrre reddito, di creare crescita e benessere economico.
  Un lavoro, questo, che il Governo deve effettuare sulla base di dati provenienti da scrupolose perizie che certifichino i danni effettivamente subiti, sia a livello abitativo che professionale, nonché il nesso che lega la riduzione del reddito percepito con la inevitabile cessione di attività.
  Tutto fin qui rappresentato, sebbene essenziale per consentire un inizio di ripresa di vita normale della popolazione sarda, non basta per garantire alla gente di questa regione di sopravvivere ai disastri prodotti dall'alluvione.
  È d'obbligo per il Governo, direi, provvedere alla sospensione dei pagamenti di tasse, contributi previdenziali ed assistenziali, nonché dei premi per l'assicurazione obbligatoria per tali soggetti, trasformando tali pagamenti, alla fine della sospensione, in versamenti rateali, senza produzione di interessi o penalità.
  Anche le banche devono e possono venire incontro alle popolazioni colpite, agevolando concessioni di denaro per la ricostruzione di case, imprese ed il riavvio di attività lavorative: in pratica, dobbiamo evitare che alle conseguenze della crisi economica che ha colpito il nostro Paese, se ne aggiungano altre che indeboliscano ulteriormente la capacità produttiva delle nostre regioni, in questo caso specifico la Sardegna.
  Ma, aggiungo, il Governo non deve pensare solo a riparare i danni causati da un evento climatico sicuramente eccezionale: esso deve fare in modo di prevenirne degli altri in futuro, mettendo in sicurezza il territorio con azioni ed iniziative di risanamento idrogeologico.
  Occorre, oltre che risarcire il popolo sardo dei danni subiti, anche incentivare la messa in sicurezza del loro territorio, in modo da ridurre i casi di erosione ed impermeabilizzazione del suolo, con contributi che ripaghino i vari operatori dei lavori effettuati per raggiungere tale scopo.
  In Italia, non solo in Sardegna, è ora che si dia avvio ad una seria operazione di risanamento idraulico, idrogeologico e prevenzione di eventi alluvionali, anche alla luce di cambiamenti climatici che sempre più spesso sono causa di disastri come quello sardo.
  Per questi motivi c’è la necessità di chiedere all'Unione Europea di allentare le rigide regole del patto di stabilità valide per comuni e regioni, allo scopo di consentire ai predetti enti locali di procedere ai lavori di messa in sicurezza del territorio di loro competenza.
  Una parte dei fondi strutturali per il 2014 deve essere destinata a programmi ambientali per lavori da effettuare in aree a rischio idrogeologico, a rischio erosione ed anche sismico.
  È compito del Governo, o almeno deve esserlo, controllare assiduamente che non si proceda a costruire case o edifici destinati a vari scopi in zone a rischio, che non tutelino la vita dei cittadini ma che anzi la mettano in pericolo qualora si verifichino eventi di portata eccezionale come l'alluvione della Sardegna.
  In conclusione, ma non certo in ordine di importanza, occorre un serio coordinamento tra le informative prodotte dalla Protezione Civile riguardanti il verificarsi di eventi potenzialmente disastrosi e le Pag. 84amministrazioni locali che poi devono poter fornire tutta l'assistenza necessaria alla popolazione interessata.
  Questo, e tutto ciò fin qui delineato, deve valere per la Sardegna ma anche per l'intero nostro territorio, in modo da poter garantire la sicurezza dell'intera cittadinanza ed evitare di contare vittime e danni causati da eventi naturali sempre più violenti ed imprevedibili.
  Dichiaro il voto favorevole del gruppo.
  Grazie.

Pag. 85

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00262

Mozione n. 1-00262 – Iniziative urgenti in relazione ai tragici eventi alluvionali in Sardegna

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Nuovo Centrodestra 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 19 minuti
 Fratelli d'Italia 17 minuti
 Misto: 18 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 86

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl n. 1710 – Ratifica Trans Adriatic Pipeline

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:
• discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti 10 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti 5 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 49 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti 3 ore e 31 minuti
 Partito Democratico 32 minuti 45 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 43 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 30 minuti 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 30 minuti 17 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti 23 minuti
 Nuovo Centrodestra 30 minuti 15 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti 18 minuti
 Fratelli d'Italia 30 minuti 15 minuti
 Misto: 30 minuti 16 minuti
  Centro Democratico 8 minuti 4 minuti
  Minoranze linguistiche 8 minuti 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti 4 minuti
Pag. 87

Mozione n. 1-00011 e abb. – dismissione del patrimonio immobiliare

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Nuovo Centrodestra 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 19 minuti
 Fratelli d'Italia 17 minuti
 Misto: 18 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 19 novembre 2013.

Pag. 88

Mozione n. 1-00194 e abb. - prelievo straordinario sui redditi da pensione superiori ad un determinato importo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Nuovo Centrodestra 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 19 minuti
 Fratelli d'Italia 17 minuti
 Misto: 18 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 25 novembre 2013.

Pag. 89

Ddl n. 1542 e abb. – Città metropolitane, Province, unioni e fusioni di Comuni

Tempo complessivo: 17 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore;
• seguito dell'esame: 10 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 25 minuti
Governo 20 minuti 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 7 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 25 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 3 minuti 6 ore e 5 minuti
 Partito Democratico 39 minuti 1 ora e 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 41 minuti 1 ora e 14 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 34 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti 30 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 34 minuti 40 minuti
 Nuovo Centrodestra 31 minuti 26 minuti
 Lega Nord e Autonomie 32 minuti 32 minuti
 Fratelli d'Italia 31 minuti 26 minuti
 Misto: 32 minuti 26 minuti
  Centro Democratico 9 minuti 7 minuti
  Minoranze linguistiche 9 minuti 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti 6 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti 6 minuti
Pag. 90

Mozione n. 1-00190 – Iniziative per migliorare la situazione dei CIE e dei CARA

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Nuovo Centrodestra 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 19 minuti
 Fratelli d'Italia 17 minuti
 Misto: 18 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Mozione n. 1-00227 – Etichettatura dei prodotti agroalimentari

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 37 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Nuovo Centrodestra 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 19 minuti
 Fratelli d'Italia 17 minuti
 Misto: 18 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Ddl S. 1120 - Legge di stabilità 2014 e Ddl S. 1121 - Bilancio di previsione dello Stato

Discussione generale congiunta: 8 ore.

Relatori 25 minuti (complessivamente)
Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 18 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 42 minuti
 Partito Democratico 53 minuti
 MoVimento 5 Stelle 53 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 35 minuti
 Scelta civica per l'Italia 33 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 38 minuti
 Nuovo Centrodestra 32 minuti
 Lega Nord e Autonomie 34 minuti
 Fratelli d'Italia 32 minuti
 Misto: 32 minuti
  Centro Democratico 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
7 minuti
Pag. 92

Ddl S. 1121 - Bilancio di previsione dello Stato

Seguito dell'esame: 6 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 46 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 24 minuti
 Partito Democratico 41 minuti
 MoVimento 5 Stelle 41 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 17 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 22 minuti
 Nuovo Centrodestra 25 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti
 Fratelli d'Italia 15 minuti
 Misto: 16 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
3 minuti
Pag. 93

Ddl S. 1120 - Legge di stabilità 2014

Seguito dell'esame: 14 ore.

Relatori 50 minuti (complessivamente)
Governo 50 minuti
Richiami al Regolamento 20 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 53 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 7 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 41 minuti
 MoVimento 5 Stelle 1 ora e 39 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 45 minuti
 Scelta civica per l'Italia 40 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 54 minuti
 Nuovo Centrodestra 35 minuti
 Lega Nord e Autonomie 42 minuti
 Fratelli d'Italia 35 minuti
 Misto: 36 minuti
  Centro Democratico 10 minuti
  Minoranze Linguistiche 10 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 8 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
8 minuti
Pag. 94

Nota di variazioni

Tempo complessivo: 3 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 23 minuti (con il limite massimo di 16 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 42 minuti
 Partito Democratico 22 minuti
 MoVimento 5 Stelle 21 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 9 minuti
 Scelta civica per l'Italia 8 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 11 minuti
 Nuovo Centrodestra 7 minuti
 Lega Nord e Autonomie 9 minuti
 Fratelli d'Italia 7 minuti
 Misto: 8 minuti
  Centro Democratico 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero - Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
Pag. 95

Pdl n. 342 e abb. – Reati ambientali

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore;
• seguito dell'esame: 7 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 9 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 1 minuto 4 ore e 44 minuti
 Partito Democratico 46 minuti 1 ora e 19 minuti
 MoVimento 5 Stelle 36 minuti 40 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 33 minuti 31 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti 27 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 32 minuti 25 minuti
 Nuovo Centrodestra 31 minuti 23 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti 21 minuti
 Fratelli d'Italia 30 minuti 18 minuti
 Misto: 30 minuti 20 minuti
  Centro Democratico 8 minuti 6 minuti
  Minoranze linguistiche 8 minuti 6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti 4 minuti
Pag. 96

Pdl n. 1253 e abb. – Trattamenti pensionistici di importo elevato

Tempo complessivo: 13 ore, di cui:
• discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 35 minuti 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 31 minuti 36 minuti
 Forza Italia - Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 31 minuti 28 minuti
 Scelta civica per l'Italia 31 minuti 24 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 23 minuti
 Nuovo Centrodestra 30 minuti 21 minuti
 Lega Nord e Autonomie 30 minuti 19 minuti
 Fratelli d'Italia 30 minuti 17 minuti
 Misto: 30 minuti 18 minuti
  Centro Democratico 8 minuti 5 minuti
  Minoranze linguistiche 8 minuti 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti 4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. G. Giorgetti e a 1-201 n.f. 476 389 87 195 388 1 74 Appr.
2 Nom. Moz. D'Inca’ e a 1-241 477 467 10 234 462 5 74 Appr.
3 Nom. Inserimento punti all'odg 360 360 270 360 85 Appr.
4 Nom. Moz. Scanu e altri n. 1-262 u.n.f. 441 441 221 441 74 Appr.
5 Nom. Doc. IV, n. 2-A 422 420 2 211 372 48 71 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.