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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 3 giugno 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 3 giugno 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Brescia, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Costa, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Manlio Di Stefano Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Gasbarra, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Mogherini, Nicoletti, Orlando, Pannarale, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rigoni, Andrea Romano, Rossi, Rossomando, Rughetti, Sani, Santerini, Scalfarotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Brescia, Bressa, Brunetta, Caparini, Capezzone, Casero, Castiglione, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Costa, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Manlio Di Stefano, Epifani, Ferranti, Ferrara, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Galan, Gasbarra, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Giorgia Meloni, Merlo, Meta, Migliore, Mogherini, Nicoletti, Orlando, Pannarale, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rigoni, Andrea Romano, Rossi, Rossomando, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Tofalo, Velo, Vignali, Villecco Calipari, Vitelli, Vito, Zanetti.

Annunzio di un disegno di legge.

  In data 31 maggio 2014 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo:
  «Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, recante disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo» (2426).

  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   III Commissione (Affari esteri):
  S. 1302. – «Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 10 gennaio 1989, fatto a Seoul il 3 aprile 2012» (approvato dal Senato) (2419) Parere delle Commissioni I, V e VI;
  S. 1242. – «Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n. 2) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con Allegato, fatto a Roma il 22 giugno 2011» (approvato del Senato) (2420) Parere delle Commissioni I, V, VI, VII e XIV;
  S. 1219. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Estonia sulla lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo ed il traffico illecito di droga, fatto a Tallinn l'8 settembre 2009» (approvato dal Senato) (2421) Parere delle Commissioni I, II e V.

   V Commissione (Bilancio):
  «Disposizioni di carattere finanziario finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche, nonché a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali» (2343) Parere delle Commissioni I, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), VIII, IX, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VI Commissione (Finanze):
  DE GIROLAMO e DORINA BIANCHI: «Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in materia di pagamenti delle pubbliche amministrazioni e di compensazione dei crediti, nonché disposizioni concernenti la compensazione delle cartelle esattoriali in favore delle imprese» (2318) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XI Commissione (Lavoro):
  GALAN: «Modifica all'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di requisiti di accesso al trattamento pensionistico per il personale della scuola» (2412) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, IX e XIV.

   XII Commissione (Affari sociali):
  CASATI ed altri: «Norme per valorizzare, in continuità con la legge 13 maggio 1978, n. 180, la partecipazione attiva di utenti, familiari, operatori e cittadini nei servizi di salute mentale e per promuovere equità di cure nel territorio nazionale» (2233) Parere delle Commissioni I, II, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  S. 1176. – Senatori CIAMPI ed altri: «Istituzione del “Giorno del dono”» (approvato dal Senato) (2422) Parere delle Commissioni I, V e VII.

Annunzio di una domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni.

  Con nota pervenuta il 3 giugno 2014, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Messina ha trasmesso alla Presidenza della Camera una domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del deputato Francantonio GENOVESE, nell'ambito del procedimento penale n. 7696/11 Rgnr – n. 2298/12 Rg Gip. La domanda è stata assegnata in data odierna alla competente Giunta per le autorizzazioni.

  Copia della domanda sarà stampata e distribuita (Doc. IV, n. 7).

Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
   sentenza n. 137 del 19-21 maggio 2014 (Doc. VII, n. 293), con la quale:
    dichiara che non spettava allo Stato, e per esso al Presidente del Consiglio dei ministri, attribuire, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 luglio 2012 (Individuazione delle funzioni dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici, ai sensi dell'articolo 21, comma 19 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214), poteri, compiti e funzioni all'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, in relazione al servizio idrico, nei confronti delle Province autonome di Trento e di Bolzano e, per l'effetto, annulla le lettere e) ed o) dell'articolo 3, comma 1, del predetto decreto, nella parte in cui si riferiscono anche alle Province autonome di Trento e di Bolzano:
   alla VIII Commissione (Ambiente);

   sentenza n. 138 del 19-21 maggio 2014 (Doc. VII, n. 294), con la quale:
    dichiara la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell'articolo 49, comma 3, lettera b), e comma 4, del decreto-legge n. 78 del 2010, promossa, in riferimento agli articoli 8, 9 e 16 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), al principio di leale collaborazione, nonché agli articoli 3, 117 e 118 della Costituzione, letti congiuntamente all'articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione), dalla Provincia autonoma di Bolzano:
  alla I Commissione (Affari costituzionali);

   sentenza n. 139 del 19-21 maggio 2014 (Doc. VII, n. 295), con la quale:
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1-bis, del decreto-legge 12 settembre 1983, n. 463 (Misure urgenti in materia previdenziale e sanitaria e per il contenimento della spesa pubblica, disposizioni per vari settori della pubblica amministrazione e proroga di taluni termini), convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 11 novembre 1983, n. 638, sollevata, in riferimento all'articolo 3 della Costituzione, dal tribunale ordinario di Imperia:
  alla II Commissione (Giustizia);

   sentenza n. 151 del 19-29 maggio 2014 (Doc. VII, n. 301), con la quale:
    dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale del combinato disposto dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 21 ottobre 1996, n. 536 (Misure per il contenimento della spesa farmaceutica e la rideterminazione del tetto di spesa per l'anno 1996), convertito dall'articolo 1 della legge 23 dicembre 1996, n. 648, e dell'articolo 8 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219 (Attuazione della direttiva 2001/83/CE – e successive direttive di modifica – relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano, nonché della direttiva 2003/94/CE), sollevata in riferimento agli articoli 2, 3, secondo comma, 97, primo comma, e 119, primo e quarto comma, della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per l'Emilia-Romagna, sezione seconda:
  alla XII Commissione (Affari sociali).

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
   con lettera in data 21 maggio 2014, sentenza n. 134 del 19-21 maggio 2014 (Doc. VII, n. 290), con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 27, comma 2, ultimo periodo, della legge della regione Basilicata 30 dicembre 2011, n. 26 (Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione annuale e pluriennale della regione Basilicata – Legge finanziaria 2012), nel testo sostituito dall'articolo 16 della legge della regione Basilicata 16 aprile 2013, n. 7 (Disposizioni nei vari settori di intervento della regione Basilicata);
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 29, comma 6, lettera g), della legge della regione Basilicata n. 7 del 2013, promossa, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:
  alla XI Commissione (Lavoro);

   con lettera in data 21 maggio 2014, sentenza n. 135 del 19-21 maggio 2014 (Doc. VII, n. 291), con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 666, comma 3, 678, comma 1, e 679, comma 1, codice di procedura penale, nella parte in cui non consentono che, su istanza degli interessati, il procedimento per l'applicazione delle misure di sicurezza si svolga, davanti al magistrato di sorveglianza e al tribunale di sorveglianza, nelle forme dell'udienza pubblica:
  alla II Commissione (Giustizia);

   con lettera in data 21 maggio 2014, sentenza n. 136 del 19-21 maggio 2014 (Doc. VII, n. 292), con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 3, della legge della regione Piemonte 25 giugno 2013, n. 11 (Disposizioni in materia di aree contigue alle aree protette. Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19), nella parte in cui consente la caccia nelle cosiddette aree contigue anche a cacciatori non residenti nelle aree medesime:
  alla XIII Commissione (Agricoltura);

   con lettera in data 28 maggio 2014, sentenza n. 141 del 19-28 maggio 2014 (Doc. VII, n. 296), con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 27, 34, 44, 75, 123, 124, 135, 136, 137, 138, 142, 143, 144, 145, 146, 147, 148, 149, 150, 151, 152, 153, 154, 164, 165, 166, 176, 177, 178, 179, 180, 181, 182, 183, 184, 185, 186, 187, 188, 189, 190, 191, 203, 207, 215 e 263 della legge della regione Campania 15 marzo 2011, n. 4, (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2011 e pluriennale 2011-2013 della regione Campania – Legge finanziaria regionale 2011);
    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 75 e 78, lettera a), della stessa legge regionale Campania n. 4 del 2011, promosse, in riferimento, rispettivamente, agli articoli 81, quarto comma, e 117, terzo comma, della Costituzione, nonché agli articoli 3, 38 e 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri;
    dichiara, ai sensi dell'articolo 23 delle norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale, estinto il processo relativamente alle questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 2, 26, 131, da 167 a 175, 192, da 194 a 202, 231 e 232 della medesima legge regionale Campania n. 4 del 2011, promosse dal Presidente del Consiglio dei ministri;
    dichiara cessata la materia del contendere in relazione alle questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 37, 163, 193, 204, da 209 a 212, da 217 a 219, da 221 a 230, da 238 a 241, da 243 a 245 della medesima legge regionale Campania n. 4 del 2011, nonché dell'articolo 1, commi 1, lettera c), e 2, della legge della regione Campania 27 gennaio 2012, n. 3 (Disposizioni per l'attuazione del Piano di Rientro del Settore Sanitario), promosse dal Presidente del Consiglio dei ministri:
  alla V Commissione (Bilancio);

   con lettera in data 28 maggio 2014, sentenza n. 142 del 19-28 maggio 2014 (Doc. VII, n. 297), con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 39, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 15 luglio 2011, n. 111:
  alla VI Commissione (Finanze);

   con lettera in data 28 maggio 2014, sentenza n. 143 del 19-28 maggio 2014 (Doc. VII, n. 298), con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 157, sesto comma, del codice penale, nella parte in cui prevede che i termini di cui ai precedenti commi del medesimo articolo sono raddoppiati per il reato di incendio colposo (articolo 449, in riferimento all'articolo 423 del codice penale):
  alla II Commissione (Giustizia);

   con lettera in data 28 maggio 2014, sentenza n. 144 del 19-28 maggio 2014 (Doc. VII, n. 299), con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 14, commi da 1 a 6, della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2012), nella parte in cui era destinato ad applicarsi anche ai procedimenti amministrativi che si svolgono entro l'ambito delle materie di competenza primaria e integrativa/attuativa della regione autonoma Valle d'Aosta;
    dichiara cessata la materia del contendere in ordine alle questioni di legittimità costituzionale dello stesso articolo 14, commi da 1 a 6, della legge n. 183 del 2011, promosse – in riferimento agli articoli 8, 9, 16, 87, 88 e 107 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige); agli articoli 2 e 4 del decreto legislativo 16 marzo 1992, n. 266 (Norme di attuazione dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige concernenti il rapporto tra atti legislativi statali e leggi regionali e provinciali, nonché la potestà statale di indirizzo e coordinamento); agli articoli 3, 97, 117, terzo e quarto comma, e 118 della Costituzione; nonché all'articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione) – dalla Provincia autonoma di Trento:
  alla X Commissione (Attività produttive);

   con lettera in data 28 maggio 2014, sentenza n. 145 del 19-28 maggio 2014 (Doc. VII, n. 300), con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 7-bis, commi 3 e 5, del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43 (Disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015) – convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2013, n. 71 – nella parte in cui riserva allo Stato il maggior gettito tributario derivante da tali commi riscosso nell'anno 2013 nell'ambito del territorio della Regione siciliana;
    dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 7-bis, commi 3 e 5, del decreto-legge n. 43 del 2013 – convertito, con modificazioni, dalla legge n. 71 del 2013 – promossa dalla Regione siciliana, in riferimento all'articolo 43 del regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455 (Approvazione dello statuto della Regione siciliana) – convertito in legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2 – ed al principio di leale collaborazione:
  alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 2 giugno 2014, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione della Commissione sull'Iniziativa dei cittadini europei «Uno di noi» (COM(2014) 355 final), corredata dai relativi allegati (COM(2014) 355 final – Annexes 1 to 5), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
   Raccomandazione di decisione del Consiglio che abroga la decisione 2010/290/UE sull'esistenza di un disavanzo eccessivo in Slovacchia (COM(2014) 430 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Comunicazione della Commissione – Valutazione del seguito dato dalla Polonia in risposta alla raccomandazione del Consiglio del 10 dicembre 2013 e dalla Croazia in risposta alla raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2014 intese a porre fine alla situazione di disavanzo pubblico eccessivo (COM(2014) 431 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Raccomandazione di decisione del Consiglio che abroga la decisione 2010/287/UE sull'esistenza di un disavanzo eccessivo nei Paesi Bassi (COM(2014) 433 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Raccomandazione di decisione del Consiglio che abroga la decisione 2010/407/UE sull'esistenza di un disavanzo eccessivo in Danimarca (COM(2014) 434 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Raccomandazione di decisione del Consiglio che abroga la decisione 2010/282/UE sull'esistenza di un disavanzo eccessivo in Austria (COM(2014) 435 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Raccomandazione di decisione del Consiglio che abroga la decisione 2010/284/UE sull'esistenza di un disavanzo eccessivo nella Repubblica ceca (COM(2014) 436 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dalla regione autonoma della Sardegna.

  La presidenza della regione autonoma della Sardegna, con lettera in data 27 maggio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13, il decreto del Presidente della regione di scioglimento del consiglio comunale di Villaputzu.

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

  Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 1430 – CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 7 APRILE 2014, N. 58, RECANTE MISURE URGENTI PER GARANTIRE IL REGOLARE SVOLGIMENTO DEL SERVIZIO SCOLASTICO (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 2385)

A.C. 2385 – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

PARERE CONTRARIO

sull'emendamento Centemero 1.9 e sugli articoli aggiuntivi Fedriga 1.050 e Sandra Savino 2.051, e

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n. 2.

A.C. 2385 – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sulle proposte emendative 1.83, 1.84, 1.87, 1.52, 1.88, 1.85, 1.86, 1.91, 1.89, 1.10, 1.9, 1.11, 1.12, 1.13, 1.050, 2.9, 2.50, 2.64, 2.65, 2.1, 2.74, 2.51, 2.72, 2.73, 2.53, 2.67, 2.68, 2.051, 2.050, 2.02, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative.

A.C. 2385 – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.

  1. Il decreto-legge 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
  2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO DEL GOVERNO

Articolo 1.
(Disposizioni urgenti per il corretto svolgimento dell'attività scolastica).

  1. Al fine di garantire l'esercizio della funzione dirigenziale a seguito di annullamento giurisdizionale della procedura concorsuale a posti di dirigente scolastico, di cui al decreto direttoriale del 13 luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – 4a serie speciale – n. 56 del 15 luglio 2011, il personale in servizio con contratto a tempo indeterminato con funzioni di dirigente scolastico, a seguito della procedura concorsuale annullata, continua a svolgere le proprie funzioni, in via transitoria e fino all'avvenuta rinnovazione della procedura concorsuale, nelle sedi di rispettiva assegnazione alla data di entrata in vigore del presente decreto. Sono fatti salvi gli atti adottati dal predetto personale nell'espletamento degli incarichi di cui al presente comma.
  2. Dall'attuazione del comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Articolo 2.
(Disposizioni urgenti per il regolare svolgimento dei servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole).

  1. Al fine di consentire la regolare conclusione dell'anno scolastico in ambienti in cui siano garantite le idonee condizioni igienico-sanitarie, nelle regioni ove non è ancora attiva la convenzione-quadro Consip per l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari, dal 1o aprile 2014 e comunque fino a non oltre il 31 agosto 2014, le istituzioni scolastiche ed educative provvedono all'acquisto dei servizi di pulizia ed ausiliari dai medesimi raggruppamenti e imprese che li assicurano alla data del 31 marzo 2014.
  2. Gli acquisti di cui al comma 1 avvengono nel limite di spesa di cui all'articolo 58, comma 5, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, alle condizioni tecniche previste dalla convenzione Consip e alle condizioni economiche pari all'importo del prezzo medio di aggiudicazione per ciascuna area omogenea nelle regioni in cui è attiva la convenzione Consip.

Articolo 3.
(Entrata in vigore).

  1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

A.C. 2385 – Modificazioni del Senato

MODIFICAZIONI APPORTATE DAL SENATO

  All'articolo 1:
   al comma 1, dopo le parole: «rinnovazione della procedura concorsuale» sono inserite le seguenti: «e comunque, nel caso in cui la procedura si concluda ad anno scolastico iniziato, fino al termine del medesimo anno scolastico»;
   dopo il comma 2 sono aggiunti, in fine, i seguenti:
  «2-bis. All'articolo 17, comma 1-bis, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, al secondo periodo, le parole: “che deve avvenire prima dell'indizione del nuovo corso-concorso di cui all'articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come da ultimo sostituito dal comma 1 del presente articolo” sono soppresse.
  2-ter. Entro il 31 dicembre 2014, è bandita ai sensi dell'articolo 17, comma 1, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, la prima tornata del corso-concorso nazionale per il reclutamento dei dirigenti scolastici per la copertura delle vacanze di organico delle regioni per le quali si è esaurita la graduatoria di cui al comma 1-bis del medesimo articolo 17. In sede di prima applicazione, il bando dispone che una quota dei posti, nel rispetto della normativa vigente, sia riservata ai soggetti già vincitori ovvero utilmente collocati nelle graduatorie di concorso successivamente annullate in sede giurisdizionale, ai soggetti che hanno un contenzioso pendente, che abbiano avuto una sentenza favorevole almeno nel primo grado di giudizio ovvero non abbiano avuto, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, alcuna sentenza definitiva, nel limite della suddetta riserva di posti già autorizzata per il menzionato corso-concorso, contenzioso legato ai concorsi per dirigente scolastico di cui al decreto direttoriale 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 94 del 26 novembre 2004, e al decreto del Ministro della pubblica istruzione 3 ottobre 2006, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 76 del 6 ottobre 2006, ovvero avverso la rinnovazione della procedura concorsuale ai sensi della legge 3 dicembre 2010, n. 202, nonché ai soggetti che hanno avuto la conferma degli incarichi di presidenza di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43. Lo stesso bando disciplina i titoli valutabili tra i quali l'aver svolto le funzioni di dirigente scolastico».

  All'articolo 2:
   al comma 1, le parole: «dell'anno scolastico» sono sostituite dalle seguenti: «delle attività didattiche nell'anno 2014» e le parole: «31 agosto» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre»;
   dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:
  «2-bis. Nei territori ove non è stata ancora attivata la convenzione-quadro Consip, le istituzioni scolastiche ed educative statali effettuano gli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti a sede di istituzioni scolastiche ed educative statali, da definirsi secondo le modalità di cui alla successiva delibera del CIPE, nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, acquistando il relativo servizio dai medesimi raggruppamenti e imprese che assicurano i servizi di pulizia ed altri ausiliari alla data del 30 aprile 2014, alle condizioni tecniche previste dalla convenzione Consip ed alle condizioni economiche pari all'importo del prezzo medio di aggiudicazione per ciascuna area omogenea nelle regioni in cui è attiva la convenzione.
  2-ter. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

A.C. 2385 – Proposte emendative

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE AGLI ARTICOLI DEL DECRETO-LEGGE

ART. 1.
(Disposizioni urgenti per il corretto svolgimento dell'attività scolastica).

  Sostituirlo con il seguente:
  Art. 1. – (Disposizioni urgenti per il corretto svolgimento dell'attività scolastica). – 1. Al fine di consentire agli uffici scolastici regionali di rinnovare le fasi del concorso indetto con decreto direttoriale 13 luglio 2011, in esecuzione delle statuizioni della giustizia amministrativa e allo scopo di garantire la continuità dell'esercizio della funzione dirigenziale, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca è autorizzato ad emanare, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, un decreto volto a determinare le modalità di svolgimento della suddetta procedura secondo i seguenti criteri:
   a) i candidati che hanno partecipato al concorso di cui al comma 1, che alla data di entrata in vigore del presente decreto prestano servizio con funzioni di dirigente scolastico con contratto a tempo indeterminato, sostengono una prova scritta sull'esperienza maturata nel corso del servizio. A seguito del superamento di tale prova scritta con esito positivo, sono confermati i rapporti di lavoro instaurati con i predetti dirigenti scolastici e la titolarità delle sedi alle quali sono stati assegnati alla data di entrata in vigore del presente decreto;
   b) i candidati risultati idonei nel concorso di cui al comma 1, sia quelli inseriti nell'allegato n. 1, sia quelli inseriti nell'allegato n. 2, e non ancora in servizio con funzioni di dirigente scolastico, sono chiamati a frequentare un corso di aggiornamento sulle materie inerenti la funzione di dirigente scolastico relative al periodo intercorso dalla data di pubblicazione della graduatoria e quindi sostengono una prova scritta su un argomento da loro scelto tra quelli che sono stati svolti nel medesimo corso di aggiornamento. A seguito del superamento di tale prova scritta, è confermata la posizione occupata dal candidato nella graduatoria generale finale di merito.

  2. La rinnovazione della procedura concorsuale di cui al comma 1 ha luogo mediante una nuova valutazione degli elaborati dei candidati che hanno partecipato al concorso predetto. A ciascun elaborato vengono attribuiti un giudizio ed un punteggio. La commissione giudicatrice adotta le misure idonee per garantire l'anonimato degli elaborati fino alla conclusione della procedura di valutazione.
  3. Tutti i candidati risultati idonei a seguito della valutazione di cui al comma 2 sono ammessi alla prova orale e, se superata, vengono immessi nella graduatoria in coda ai candidati di cui al comma 1, lettere a) e b).
1. 83. Fedriga, Buonanno.

  Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: Al fine di garantire l'esercizio della funzione dirigenziale.
1. 57. Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: l'esercizio della funzione dirigenziale con le seguenti: il corretto svolgimento dell'attività scolastica.
1. 60. Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: a seguito di annullamento della procedura concorsuale a posti di dirigente scolastico.
1. 63. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, primo periodo, sostituire la parola: continua con le seguenti: può continuare.
1. 61. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: in via transitoria e.
1. 75. Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sostituire le parole da: all'avvenuta rinnovazione della procedura concorsuale fino a: del medesimo anno scolastico con le seguenti: al 31 agosto 2014.

  Conseguentemente, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  
1-bis. All'articolo 17 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, dopo il comma 1-bis aggiungere il seguente:
  «1-ter. I direttori generali degli uffici scolastici regionali, per specifiche e comprovate ragioni di servizio, possono attribuire a partire dal 1o settembre 2014 per un periodo di tempo determinato, con atto scritto e motivato, alcune delle competenze comprese nelle funzioni di cui alle lettere b), d) ed e) del comma 1 a dipendenti che abbiano ricoperto la funzione di dirigenti scolastici a seguito di procedura concorsuale successivamente annullata per effetto di pronunce giurisdizionali e fino all'avvenuta rinnovazione della procedura stessa. Non si applica in ogni caso l'articolo 2103 del codice civile».
1. 84. Fedriga, Buonanno.

  Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: e comunque, fino a: anno scolastico con le seguenti: da espletarsi non oltre il 31 dicembre 2014.
1. 58. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole da: nel caso in cui fino a: anno scolastico con le seguenti: da espletarsi non oltre il 31 agosto 2015.

  Conseguentemente, al comma 2-ter, primo periodo, sostituire le parole: 31 dicembre 2014 con le seguenti: 31 agosto 2015.
1. 59. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole da: nelle sedi fino alla fine del periodo.
1. 64. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: alla data di entrata in vigore del presente decreto.
1. 65. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, primo periodo, aggiungere, in fine, le parole: sempre che per la stessa sede permangano i requisiti previsti dalla legge per mantenere la dirigenza.
1. 62. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
  1-bis. Per le finalità di cui al comma 1, nonché per prevenire eventuali contenziosi, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca è autorizzato ad emanare, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, un decreto volto a determinare le modalità di svolgimento di un'apposita procedura concorsuale secondo i seguenti criteri:
   a) i candidati che hanno partecipato al concorso di cui al comma 1 e che alla data di entrata in vigore del presente decreto svolgono le funzioni di dirigente scolastico, sostengono una prova orale sull'esperienza maturata nel corso del servizio. A seguito del superamento con esito positivo di tale prova, sono confermati i rapporti di lavoro instaurati con i predetti dirigenti scolastici e la titolarità delle sedi alle quali sono assegnati alla data di entrata in vigore del presente decreto;
   b) i candidati risultati idonei in procedure concorsuali successivamente annullate per effetto di pronunce giurisdizionali sono ammessi ad un breve corso intensivo di formazione, in esito alla frequenza positiva del quale sostengono una prova scritta su uno degli argomenti oggetto del corso, non eliminatoria rispetto alla successiva prova orale, consistente nella discussione dell'elaborato.

  1-ter. Il decreto ministeriale di cui al comma 1-bis regola altresì le modalità di attribuzione del punteggio finale e il coordinamento con gli esiti della rinnovazione delle procedure per i candidati diversi da quelli di cui alla lettera b) del comma 1-bis.
1. 87. Fedriga, Buonanno.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
  1-bis. Per le finalità di cui al comma 1 nonché per prevenire eventuali contenziosi, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca è autorizzato ad emanare un decreto volto a determinare le modalità di svolgimento di una rinnovata procedura concorsuale che tenga conto dei seguenti criteri:
   a) i candidati che hanno partecipato al concorso di cui al comma 1 e che alla data di entrata in vigore del presente decreto svolgono le funzioni di dirigente scolastico, sostengono una prova orale sull'esperienza maturata nel corso del servizio. A seguito del superamento con esito positivo di tale prova, sono confermati i rapporti di lavoro instaurati con i predetti dirigenti scolastici e la titolarità delle sedi alle quali sono assegnati alla data di entrata in vigore del presente decreto;
   b) i candidati risultati idonei in procedure concorsuali successivamente annullate per effetto di pronunce giurisdizionali sono ammessi ad un corso breve intensivo di formazione, in esito alla frequenza positiva del quale sostengono una prova scritta su uno degli argomenti oggetto del corso, non eliminatoria rispetto alla successiva prova orale, consistente nella discussione dell'elaborato.

  1-ter. Il decreto ministeriale di cui al comma 1-bis regola anche le modalità di attribuzione del punteggio finale e il coordinamento con gli esiti della rinnovazione delle procedure per i candidati diversi da quelli di cui alla lettera b) del comma 1-bis.
1. 52. Giancarlo Giordano, Costantino, Fratoianni.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
  1-bis. Al fine di tutelare le esigenze dell'azione amministrativa in ordine alla valorizzazione di esperienze professionali già positivamente formate ed impiegate, i soggetti che hanno partecipato a tutte le fasi di concorsi banditi a seguito del decreto del Direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 13 luglio 2011 disciplinante il concorso, per esami e titoli, per il reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e per gli istituti educativi, e che, al 28 febbraio 2014, prestano servizio con contratti di dirigente scolastico, possono sostenere una sessione speciale d'esame consistente nell'espletamento di una prova orale sull'esperienza maturata nel corso del servizio prestato. A seguito del superamento con esito positivo di tale prova, sono confermati i rapporti di lavoro instaurati con i predetti dirigenti scolastici.
  1-ter. La prova di cui al comma 1-bis deve essere ultimata entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, secondo le modalità di svolgimento che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca stabilisce con proprio decreto.
  1-quater. All'attuazione della sessione speciale di cui al comma 1-bis si provvede con le risorse strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
1. 88. Fedriga, Buonanno.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
  1-bis. Al fine di tutelare le esigenze dell'azione amministrativa in ordine alla valorizzazione di esperienze professionali dirigenziali già positivamente formate ed impiegate, i soggetti di cui al comma 1, in servizio con contratto a tempo indeterminato con funzioni di dirigente scolastico, a seguito della procedura concorsuale annullata, sostengono, in fase di rinnovazione concorsuale, unicamente una prova scritta sull'esperienza maturata nel corso del servizio prestato. A seguito del superamento con esito positivo di tale prova, sono confermati i rapporti di lavoro instaurati con i predetti dirigenti scolastici.
  1-ter. Al fine di valorizzare l'esperienza professionale dirigenziale già positivamente dimostrata ed impiegata e allo scopo di eliminare il contenzioso dinanzi al tribunale ordinario in funzione di giudice del lavoro, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca provvede altresì, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, all'emanazione di apposita procedura concorsuale riservata per titoli ed esami, da svolgersi nelle modalità indicate al comma 1-quater, cui sono ammessi quei soggetti, non già collocati in quiescenza, che alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto hanno svolto, a decorrere dall'anno scolastico 2006-2007, per almeno un triennio, la funzione di dirigente scolastico ai sensi dell'articolo 1-sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43. A seguito del superamento con esito positivo di tale procedura riservata, nel rispetto di quanto previsto dal comma 1-bis dell'articolo 17 del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, nonché del legittimo affidamento dei soggetti idonei delle procedure concorsuali a posti di dirigente scolastico, i soggetti di cui al presente comma sono collocati, in fascia aggiuntiva, in coda alle graduatorie regionali della procedura concorsuale a posti di dirigente scolastico, di cui al decreto direttoriale del 13 luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – 4a serie speciale – n. 56 del 15 luglio 2011, secondo il punteggio delle graduatorie regionali per la conferma degli incarichi dirigenziali, ove sono attualmente inseriti.
  1-quater. La prova di cui al comma 1-bis e la procedura di cui al comma 1-ter si svolgono secondo le modalità già indicate all'articolo 3 del decreto ministeriale 3 gennaio 2011, n. 2, e ultimate entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
  1-quinquies. All'attuazione delle procedure di cui ai commi 1-bis e 1-ter si provvede con le risorse strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
  1-sexies. Al secondo periodo del comma 1-bis dell'articolo 17 del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, le parole: «La validità di tali graduatorie permane fino all'assunzione di tutti i vincitori e degli idonei in esse inseriti» sono sostituite dalle seguenti: «La validità di tali graduatorie regionali permane fino all'assunzione, esclusivamente nell'ambito delle regioni in cui hanno concorso, di tutti i vincitori e degli idonei in esse inseriti».
1. 85. Fedriga, Buonanno.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:
  1-bis. Al fine di valorizzare l'esperienza professionale dirigenziale già positivamente dimostrata ed impiegata e allo scopo di eliminare il contenzioso dinanzi al tribunale ordinario in funzione di giudice del lavoro, i soggetti che hanno svolto, a decorrere dall'anno scolastico 2006-2007 e per almeno un triennio, la funzione di dirigente scolastico incaricato, secondo quanto previsto dall'articolo 1-sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, e che non siano già collocati in quiescenza alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, possono chiedere l'iscrizione con riserva in fascia aggiuntiva, in coda alle graduatorie regionali della procedura concorsuale a posti di dirigente scolastico, di cui al decreto direttoriale del 13 luglio 2011 pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale – 4a serie speciale – n. 56 del 15 luglio 2011.
  1-ter. La riserva è sciolta a seguito della positiva partecipazione ad apposita procedura concorsuale, da svolgersi su base regionale, che consta di un corso-concorso riservato per titoli ed esami, con rilascio di attestato positivo del direttore del corso. La procedura concorsuale consta della valutazione dei titoli e dell'anzianità di servizio, ai fini dell'attribuzione del punteggio finale, e di una prova scritta il cui oggetto e i cui criteri di valutazione e superamento sono da individuarsi in quanto previsto all'articolo 3 del decreto ministeriale 3 gennaio 2011, n. 2. I candidati risultati idonei a seguito del superamento della procedura di cui al presente comma sono graduati per ordine di punteggio e assunti, nelle regioni in cui prestano servizio in qualità di presidi incaricati, nel ruolo di dirigenti scolastici a partire dall'anno scolastico 2014-2015, in una percentuale pari al 20 per cento dei posti annualmente autorizzati, fino al totale esaurimento della fascia aggiuntiva.
  1-quater. Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono disciplinati le modalità di nomina delle commissioni giudicatrici e i termini per consentire l'espletamento delle procedura di cui al comma 1-bis.
  1-quinquies. All'attuazione delle procedure di cui al comma 1-ter si provvede mediante corrispondente riduzione, per le risorse finanziarie necessarie, dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 2 della legge 28 giugno 2012, n. 92, e del fondo di cui all'articolo 4, comma 82, della legge 12 novembre 2011, n. 183, mediante corrispondente riduzione lineare degli stanziamenti di parte corrente iscritti, nell'ambito delle spese rimodulabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, nel programma «Iniziative per lo sviluppo del sistema istruzione scolastica e per il diritto allo studio» della missione «Istruzione scolastica» dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, senza determinare i nuovi oneri per la finanza pubblica. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, entro il 30 giugno 2014, formula le relative proposte di rimodulazione delle riduzioni di cui al primo periodo, senza pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica di cui all'articolo 7 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
1. 86. Fedriga, Buonanno.

  Sostituire il comma 2 con il seguente:
  2. All'attuazione delle procedure di cui al presente articolo si provvede con le risorse disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
*1. 66. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Sostituire il comma 2 con il seguente:
  2. All'attuazione delle procedure di cui al presente articolo si provvede con le risorse disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
*1. 90. Fedriga, Buonanno.

  Al comma 2, sostituire le parole: del comma 1 con le seguenti: del presente articolo.
1. 67. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2.1. Le graduatorie di merito regionali dei concorsi a dirigente scolastico indetti con decreto del Direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 novembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 94 del 26 novembre 2004 e con decreto del Direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 3 ottobre 2006, per i quali non sia stata disposta una rinnovazione concorsuale, sono trasformate in graduatorie ad esaurimento. La validità di tali graduatorie è prorogata fino all'assunzione anche dei soggetti, non in quiescenza, per i quali è pendente, alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, un contenzioso giurisdizionale. Questi soggetti sono ammessi alla frequenza di un corso di formazione selettivo, con modalità stabilite con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
1. 91. Fedriga, Buonanno.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2.1. Al fine di tutelare le esigenze di economicità dell'azione amministrativa e l'affidamento dei candidati nelle situazioni di rinnovazione di fasi concorsuali in seguito ad annullamento giurisdizionale, i candidati che abbiano superato tutte le fasi previste dal bando della procedura invalidata e che siano rimasti esclusi a seguito della ripetizione della valutazione, sono inseriti in calce nelle graduatorie ad esaurimento regionali, di cui al comma 1-bis dell'articolo 17 del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, laddove, in relazione a provvedimenti giurisdizionali o di autotutela, siano preservati gli esiti della prova orale sostenuta e della prova preselettiva, qualora abbiano frequentato con successo il corso relativo al periodo di formazione e tirocinio di cui all'articolo 17 del decreto del Direttore generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 13 luglio 2011, in esito al quale devono necessariamente produrre una relazione scritta soggetta a valutazione da parte di apposita commissione nominata dall'ufficio scolastico regionale.
1. 92. Fedriga, Buonanno.

  Sopprimere i commi 2-bis e 2-ter.
1. 1. Marco Di Stefano.

  Sopprimere il comma 2-bis.

  Conseguentemente, al comma 2-ter, primo periodo, sostituire le parole: ai sensi dell'articolo con le seguenti: in deroga all'articolo.
1. 71. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Sostituire il comma 2-bis con i seguenti:
  2-bis. Il secondo periodo del comma 1-bis dell'articolo 17 del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, è sostituito dai seguenti: «La validità di dette graduatorie regionali permane fino all'assunzione, esclusivamente nell'ambito di ciascuna regione, di tutti i vincitori in esse inseriti. Il corso-concorso di cui al comma 1 del presente articolo è bandito per le regioni in cui residuino posti vacanti e disponibili».
  2-bis.1. All'articolo 1, comma 57, lettera a), della legge 24 dicembre 2012, n. 228, le parole: «150 unità» sono sostituite dalle seguenti: «250 unità».
  2-bis.2. Per l'attuazione del comma 1-ter è autorizzata la spesa di euro 827.650 euro per l'anno 2014 e di euro 1,654 milioni per l'anno 2015. Ai relativi oneri si provvede, per l'anno 2014, mediante corrispondente riduzione delle risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per il reclutamento e la formazione iniziale dei dirigenti scolastici, e per l'anno 2015 mediante corrispondente riduzione degli stanziamenti di spesa di cui alla Tabella A, Fondo speciale di parte corrente, Ministero dell'economia e delle finanze a decorrere dal 1o gennaio 2015. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio e a provvedere, nell'ipotesi di incongruità o insufficienza delle coperture finanziarie previste, all'individuazione di coperture alternative.
1. 89. Fedriga, Buonanno.

  Sopprimere il comma 2-ter.
1. 72. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Chimienti, Di Benedetto.

  Al comma 2-ter, primo periodo, sostituire le parole: 31 dicembre 2014 con le seguenti: 30 giugno 2014.
1. 69. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-ter, primo periodo, sostituire le parole: 31 dicembre 2014 con le seguenti: 31 luglio 2014.
1. 70. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-ter, sopprimere il secondo periodo.

  Conseguentemente, al terzo periodo sostituire le parole: Lo stesso bando con le seguenti: Il bando.
* 1. 2. Marco Di Stefano.

  Al comma 2-ter, sopprimere il secondo periodo.

  Conseguentemente, al terzo periodo sostituire le parole: Lo stesso bando con le seguenti: Il bando.
* 1. 8. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-ter, secondo periodo, sopprimere le parole da: ai soggetti già vincitori fino a: legge 3 dicembre 2010, n. 202, nonché.
1. 54. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-ter, secondo periodo, sopprimere le parole da: ai soggetti già vincitori fino a: in sede giurisdizionale.
1. 53. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-ter, secondo periodo, sostituire le parole da: già vincitori fino a: l'aver con le seguenti: che abbiano già.
*1. 50. Marco Di Stefano.

  Al comma 2-ter, secondo periodo, sostituire le parole da: già vincitori fino a: l'aver con le seguenti: che abbiano già.
*1. 55. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-ter, ultimo periodo, sostituire le parole: svolto le funzioni con le seguenti: avuto l'incarico.
1. 73. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-ter, aggiungere, in fine, le parole: e prevede tra i requisiti di ammissione alla procedura concorsuale che il personale docente ed educativo in servizio nelle scuole statali in possesso di laurea magistrale o titolo equiparato o laurea del precedente ordinamento, abbia prestato, anche senza la nomina in ruolo, effettivo servizio per almeno 5 anni in qualsiasi ordine di scuola statale.
1. 74. Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-ter, aggiungere, in fine, le parole: e prevede tra i requisiti di ammissione alla procedura concorsuale che il personale docente ed educativo in servizio nelle scuole statali in possesso di laurea magistrale o titolo equiparato o laurea del precedente ordinamento, abbia prestato, anche prima della nomina in ruolo, effettivo servizio per almeno 5 anni in qualsiasi ordine di scuola statale.
1. 56. Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Dopo il comma 2-ter, aggiungere i seguenti:
  2-quater. All'articolo 2 del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 luglio 2004, n. 186 sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) le parole: «entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge» sono sostituite dalle seguenti: «entro il 1o gennaio 2015»;
   b) alla fine del comma sono aggiunte le parole: «e delle attribuzioni in materia di istruzione previste dalla normativa vigente».

  2-quinquies. Al fine di garantire comunque, nelle more della revisione degli organi collegiali, la costituzione del Consiglio superiore dell'istruzione, al decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) gli articoli 1; 2, comma 7, 4, 5, 6 e 7 limitatamente alle parole: «e dei nuovi organi collegiali e locali» sono abrogati;
   b) l'articolo 2, comma 5, lettera a), è sostituito dal seguente: «a) quindici sono eletti dal personale delle istituzioni scolastiche statali. È garantita la rappresentanza di almeno una unità di personale docente per ciascun grado di istruzione, di almeno un dirigente scolastico e di almeno un rappresentante del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario».

  2-sexies. Le elezioni del Consiglio superiore dell'istruzione sono bandite entro 60 giorni dalla data di approvazione della legge di conversione del presente decreto legge.
  2-septies. Al fine di garantire la necessaria continuità degli atti amministrativi, anche in considerazione dei diversi poteri attribuiti all'istituendo Consiglio superiore dell'istruzione rispetto al previgente Consiglio nazionale della pubblica istruzione, sino all'insediamento del nuovo organo sono comunque adottabili gli atti per i quali la normativa vigente prevede il parere del predetto CNPI.
1. 10. Centemero.
(Inammissibile)

  Dopo il comma 2-ter, aggiungere il seguente:
  2-quater. Al fine di potenziare ed estendere l'esperienza dagli istituti tecnici e professionali con annesse aziende agrarie, di rafforzare l'integrazione tra dimensione pratica e teorica degli apprendimenti e l'autonomia delle istituzioni scolastiche, con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentiti il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dello sviluppo economico, sono definite le modalità di costituzione delle aziende annesse alle istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il regolamento individua altresì i requisiti prioritari per l'assegnazione, su tali istituzioni scolastiche, dei direttori dei servizi generali e amministrativi. Con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento previsto dal presente comma, sono abrogate le disposizioni vigenti con esso incompatibili, la cui ricognizione è affidata al regolamento medesimo. Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono adottate le conseguenti modifiche al decreto interministeriale 1o febbraio 2001, n. 44.
1. 9. Centemero.
(Inammissibile)

  Dopo il comma 2-ter, aggiungere il seguente:
  2-quater. Al comma 2-ter dell'articolo 14 del decreto legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14 sono aggiunti i seguenti periodi: «All'atto dell'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento da effettuarsi in relazione al triennio 2014/2015 – 2016/2017, ai sensi dell'articolo 9, comma 20, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, i predetti soggetti sono inseriti a pieno titolo nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento. I termini per l'inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento sono prorogati per i soggetti che abbiano conseguito l'abilitazione attraverso la frequenza delle Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario anche successivamente all'aggiornamento previsto per il biennio 2009/2010, nonché per i soggetti di cui all'articolo 15, comma 17 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249, come individuati all'articolo 1, comma 19 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 11 novembre 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 288 del 12 dicembre 2011, che non risultino già iscritti nelle predette graduatorie. L'eventuale riserva è sciolta al conseguimento del titolo di abilitazione attraverso la frequenza in soprannumero ai percorsi di tirocinio formativo attivo che completa tecnicamente il percorso intrapreso presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario. I soggetti di cui all'articolo 15, comma 17 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249, che risultino già iscritti nelle graduatorie ad esaurimento per l'anno scolastico 2012/2013 sciolgono la riserva all'atto del conseguimento del relativo titolo, in ciascuna delle graduatorie ove risultino presenti, anche nei casi in cui l'iscrizione sia avvenuta a seguito di contenzioso non ancora giunto alla sentenza di merito. A tale fine, i termini di presentazione delle domande di inserimento sono prorogati, per tutti i soggetti aventi titolo, al 30 giugno».
1. 11. Centemero.
(Inammissibile)

  Dopo il comma 2-ter, aggiungere il seguente:
  2-quater. Al comma 2-ter dell'articolo 14 del decreto legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14 sono aggiunti i seguenti periodi: «All'atto dell'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento da effettuarsi in relazione al triennio 2014/2015 – 2016/2017, ai sensi dell'articolo 9, comma 20 del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, i termini per l'inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento di cui all'articolo 1, commi 605, lettera c), e 607, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, sono prorogati per i soggetti che abbiano conseguito l'abilitazione attraverso la frequenza delle Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario anche successivamente all'aggiornamento previsto per il biennio 2009/2010, nonché per i soggetti di cui all'articolo 15, comma 17 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249, come individuati all'articolo 1, comma 19 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 11 novembre 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 288 del 12 dicembre 2011, che non risultino già iscritti nelle predette graduatorie. L'eventuale riserva è sciolta al conseguimento del titolo di abilitazione attraverso la frequenza in soprannumero ai percorsi di tirocinio formativo attivo che completa tecnicamente il percorso intrapreso presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario. I soggetti di cui all'articolo 15, comma 17 del decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 10 settembre 2010, n. 249, che risultino già iscritti nelle graduatorie ad esaurimento per l'anno scolastico 2012/2013 sciolgono la riserva all'atto del conseguimento del relativo titolo, in ciascuna delle graduatorie ove risultino presenti, anche nei casi in cui l'iscrizione sia avvenuta a seguito di contenzioso non ancora giunto alla sentenza di merito. A tale fine, i termini di presentazione delle domande di inserimento sono prorogati, per tutti i soggetti aventi titolo, al 30 giugno».
1. 12. Centemero.
(Inammissibile)

  Dopo il comma, 2-ter, aggiungere il seguente:
  2-quater. Il comma 1 dell'articolo 15 del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128 è sostituito dal seguente:
  «1. Per garantire continuità nell'erogazione del servizio scolastico ed educativo e conferire il maggior grado possibile di certezza nella pianificazione degli organici della scuola, in esito a una specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola, che assicuri l'invarianza finanziaria il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è autorizzato, a decorrere dall'anno scolastico 2014/2015, ad assumere a tempo indeterminato docenti a copertura di tutti i posti vacanti e disponibili nell'organico di diritto di cui alle dotazioni organiche del personale docente, individuate nei limiti di quanto previsto dal comma 7 dell'articolo 19 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, ferma restando la procedura autorizzatoria di cui all'articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449».
1. 13. Centemero.
(Inammissibile)

  Dopo il comma 2-ter, aggiungere il seguente:
  2-quater. All'articolo 2, comma 416 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, dopo le parole: «con regolamento adottato» sono aggiunte le seguenti: «entro il 1o gennaio 2015». Nelle more dell'emanazione del predetto regolamento, al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) il primo periodo, del comma 01, dell'articolo 400 è sostituito dal seguente:
  0.1. Le graduatorie relative ai concorsi per titoli ed esami hanno validità biennale a decorrere dall'anno scolastico successivo a quello di indizione e sino ad esaurimento del contingente di posti assegnato dal bando. Nel caso in cui, nell'ambito del biennio, permangano posti da assegnare, i medesimi sono coperti attraverso lo scorrimento delle graduatorie di cui all'articolo 401. Nel caso in cui, allo scadere del biennio, residuino dei vincitori, è creata una riserva di posti da assegnare, a loro destinati, detratti dal contingente previsto per la procedura concorsuale successiva.
   b) il comma 8 dell'articolo 400 è sostituito dal seguente:

  8. Le prove di esame del concorso e i relativi programmi, i criteri di ripartizione del punteggio dei titoli, la composizione, i requisiti e i criteri di costituzione delle commissioni giudicatrici sono stabiliti con uno o più decreti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
   c) il comma 1 dell'articolo 402 è sostituito dal seguente:
  1. A decorrere dal primo concorso bandito successivamente alla data del 31 dicembre 2013, possono accedere alle procedure concorsuali esclusivamente i candidati in possesso del relativo titolo di abilitazione e, per la scuola dell'infanzia e primaria, dei titoli di cui al decreto interministeriale 10 marzo 1997. Ai candidati delle procedure concorsuali bandite antecedentemente al predetto termine, inseriti a pieno titolo nelle graduatorie di merito, è attribuito il titolo di abilitazione, ove ne fossero privi.
   d) i commi 2, 3, 4, 5, 6, 7, 11, 15-bis, 17 e 20 dell'articolo 400, il comma 2 dell'articolo 402 e l'articolo 404 sono abrogati.
1. 14. Centemero.
(Inammissibile)

  Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente.
  Art. 1-bis. – (Integrazione azienda-scuola). – Al fine di potenziare ed estendere l'esperienza degli istituti tecnici e professionali con annesse aziende agrarie, di rafforzare l'integrazione tra dimensione pratica e teorica degli apprendimenti e l'autonomia delle istituzioni scolastiche, con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentiti il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dello sviluppo economico, sono definite le modalità di costituzione delle aziende annesse alle istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione, senza nuovi o ulteriori oneri per la finanza pubblica. Il regolamento individua altresì i requisiti prioritari per l'assegnazione, su tali istituzioni scolastiche, dei direttori dei servizi generali e amministrativi. Con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento previsto dal presente articolo sono abrogate le disposizioni vigenti con esso incompatibili, la cui ricognizione è affidata al regolamento medesimo. Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono adottate le conseguenti modifiche al decreto interministeriale 1o febbraio 2001, n. 44.
1. 050. Fedriga, Buonanno.
(Inammissibile)

ART. 2.
(Disposizioni urgenti per il regolare svolgimento dei servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole).

  Sopprimerlo.
2. 6. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Sostituirlo con il seguente:
  Art. 2 – 1. Al fine di consentire il regolare svolgimento delle attività didattiche in ambienti in cui siano garantite le idonee condizioni igienico sanitarie, nelle regioni in cui non è ancora attiva la convenzione-quadro Consip, per l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari nelle scuole si provvede utilizzando il personale ATA inserito in graduatoria per le stesse mansioni, secondo i criteri e le modalità di cui ai commi 2, 3, e 4 del presente articolo. Le risorse già destinate all'acquisto dei servizi esternalizzati, di cui al precedente periodo, nel limite di spesa di cui all'articolo 58, comma 5, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, saranno corrispondentemente ridotte, nei limiti di quelle utilizzate per il contingente ATA impiegato.
  2. A decorrere dal 7 giugno 2014, non possono essere esternalizzati i servizi corrispondenti alle mansioni spettanti ai collaboratori scolastici. Le convenzioni per lo svolgimento di tali servizi, in corso alla data di entrata in vigore della presente disposizione, conservano efficacia fino alla loro scadenza e non possono essere rinnovate né prorogate. Il personale utilizzato dalle stesse convenzioni stipulate ai sensi dell'articolo 10, comma 3, del decreto legislativo 1o dicembre 1997, n. 468, e successive modificazioni, vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge, e relativamente ai livelli retributivo-funzionali di cui all'articolo 16 della legge 28 febbraio 1987, n. 56, e successive modificazioni, in deroga a quanto previsto dall'articolo 45, comma 8, della legge 17 maggio 1999, n. 144, assunto anche con contratti di collaborazione, è inserito, a domanda, nell'ambito delle graduatorie provinciali del settore scolastico in virtù del servizio prestato presso le scuole, da almeno 3 anni e con modalità di inserimento da calcolarsi su metà punteggio di servizio rispetto a quello del personale ATA già inserito in graduatoria.
  3. Per l'attuazione delle misure di politiche attive del lavoro finalizzate alla definitiva stabilizzazione occupazionale, a partire dall'anno scolastico 2014-15, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, prevede un piano triennale di assunzione di personale ATA, in concomitanza con il graduale scadere delle convenzioni con le ditte esterne, per la copertura dei posti accantonati per le esternalizzazioni dei servizi corrispondenti alle mansioni spettanti al personale ATA.
4. Le risorse destinate ai servizi esternalizzati, di cui al presente articolo, saranno corrispondentemente ridotte, nei limiti di quelle utilizzate per il contingente stabilizzato, e che, ad invarianza finanziaria, non potranno superare quelle attualmente utilizzate.
2. 9. Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Sopprimere i commi 1 e 2.
2. 54. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sopprimere le parole da: Al fine di fino a: condizioni igienico-sanitarie,.
2. 63. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sostituire le parole: delle attività didattiche nell'anno 2014 con le seguenti: dell'anno scolastico.
  Conseguentemente, al medesimo comma, sostituire la parola: dicembre con la seguente: agosto.
2. 7. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sostituire la parola: regioni con la seguente: zone.
2. 57. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sostituire le parole: 31 dicembre con le seguenti: 30 giugno.
2. 55. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sostituire le parole: 31 dicembre con le seguenti: 31 luglio.
2. 56. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sopprimere le parole: che li assicurano alla data del 31 marzo 2014.
2. 60. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sostituire le parole: 31 marzo 2014 con le seguenti: 28 febbraio 2014.
2. 61. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 1, sostituire le parole: 31 marzo 2014 con le seguenti: 30 aprile 2014.
2. 62. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. Al fine di individuare entro la data del 30 giugno 2014 soluzioni gestionali e amministrative ottimali, a decorrere dall'anno scolastico 2014-2015 ulteriori acquisti di servizi di pulizia ed ausiliari volti a garantire il regolare svolgimento del servizio sono effettuati previo confronto tra le Amministrazioni dello Stato, gli enti locali e le organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori interessati ivi comprese quelle dei lavoratori della scuola.
2. 50. Fedriga, Buonanno.

  Sopprimere il comma 2.
2. 64. Marzana, Vacca, Luigi Gallo, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Sostituire il comma 2 con il seguente:
  2. Dall'attuazione del comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
2. 65 Marzana, Vacca, Luigi Gallo, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2.1. Al fine di evitare che gli appalti per le pulizie e gli altri servizi ausiliari, di cui al comma 2, riducano l'organico dei collaboratori scolastici cui contrattualmente spettano i servizi ausiliari e di pulizia, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con proprio decreto, da emanarsi entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, stabilisce una normativa che disciplina definitivamente la materia e non comporta riduzione dell'organico del personale ausiliario.
2. 1. Buonanno, Fedriga.

  Sopprimere il comma 2-bis.
*2. 2. Buonanno, Fedriga.

  Sopprimere il comma 2-bis.
*2. 8. Luigi Gallo, Marzana, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sopprimere le parole: Nei territori dove non è stata ancora attivata la convenzione quadro Consip,.
2. 74. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sopprimere la parola: ancora.
2. 75. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sostituire le parole da: le istituzioni fino alla fine del comma, con le seguenti: il MIUR dispone ispezioni per verificare a campione le condizioni igienico-sanitarie delle sedi scolastiche in quel territorio.
2. 51. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sostituire le parole da: le istituzioni fino alla fine del comma, con le seguenti: il MIUR dispone ispezioni al fine di verificare i motivi della mancata attivazione della convenzione.
2. 52. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sostituire le parole: effettuano gli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità con le seguenti: affidano i servizi funzionali al mantenimento del decoro.
* 2. 3. Matarrese.

  Al comma 2-bis, sostituire le parole: effettuano gli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità con le seguenti: affidano i servizi funzionali al mantenimento del decoro.
*2. 5. Buonanno, Fedriga.

  Al comma 2-bis, sostituire le parole: effettuano con le seguenti: possono effettuare.
2. 70. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sostituire le parole: immobili adibiti a sede di istituzioni scolastiche ed educative con le seguenti: edifici scolastici.
2. 71. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sopprimere le parole da: da definirsi fino a: CIPE.
2. 72. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sopprimere le parole da: nell'ambito fino a: legislazione vigente,.
2. 73. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sopprimere le parole da: acquistando il relativo servizio fino alla fine del comma.
2. 53. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sostituire le parole: 30 aprile con le seguenti: 28 febbraio.
2. 77. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sostituire le parole: 30 aprile con le seguenti: 31 marzo.
2. 76. Vacca, Luigi Gallo, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, sopprimere le parole da: alle condizioni tecniche previste fino alla fine del comma.
2. 67. Marzana, Vacca, Luigi Gallo, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, dopo le parole: alle condizioni tecniche aggiungere le seguenti: ed economiche.

  Conseguentemente, sopprimere le parole da: ed alle condizioni economiche fino alla fine del comma.
2. 68. Marzana, Vacca, Luigi Gallo, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Al comma 2-bis, aggiungere, in fine, le parole: in coerenza con le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di categoria.
2. 69. Marzana, Vacca, Luigi Gallo, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Dopo il comma 2-ter, aggiungere il seguente:
  2-quater. Entro il 31 agosto 2014, i raggruppamenti e le imprese di servizi di pulizia e ausiliari, che utilizzano per lo svolgimento di tali servizi il personale con le stesse convenzioni stipulate ai sensi dell'articolo 10, comma 3, del decreto legislativo 1o dicembre 1997, n. 468, e successive modificazioni, vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge, e relativamente ai livelli retributivo-funzionali di cui all'articolo 16 della legge 28 febbraio 1987, n. 56, e successive modificazioni, in deroga a quanto previsto dall'articolo 45, comma 8, della legge 17 maggio 1999, n. 144, assunto anche con contratti di collaborazione, inviano al Ministero del lavoro e delle politiche sociali l'elenco completo del personale succitato, con almeno tre anni di servizio prestato presso le istituzioni scolastiche.
2. 10. Luigi Gallo, Vacca, Marzana, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.

  Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:
  Art. 2-bis. – (Misure a favore delle istituzioni scolastiche nella regione Friuli Venezia Giulia). – 1. Al fine di garantire adeguati livelli di studio e d'istruzione della regione Friuli Venezia Giulia, in coerenza con quanto previsto dalla legge 10 marzo 2000, n. 62, è autorizzata la spesa di 800 mila euro per l'anno scolastico 2014-2015, per l'attribuzione di contributi e benefici a favore degli studenti delle scuole paritarie.
  2. Agli oneri derivanti dal precedente comma si provvede, a partire dall'anno 2014, mediante corrispondente riduzione delle dotazioni da includere nel Fondo speciale di parte corrente, in cui alla Tabella A della legge 27 dicembre 2013, n. 147, utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero dell'economia e delle finanze per il triennio 2014-2016.
2. 051. Sandra Savino.
(Inammissibile)

  Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:
  Art. 2-bis. – (Disposizioni a favore del personale della scuola). 1. All'alinea del comma 14, dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, dopo le parole: «ad applicarsi» sono inserite le seguenti: «al personale della scuola che abbia maturato i requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni,».
  2. In considerazione della procedura di ricognizione delle dichiarazioni ai fini del collocamento in quiescenza del personale della scuola che abbia maturato i requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012, attivata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel mese di ottobre 2013, il beneficio di cui al comma 1 è riconosciuto, con decorrenza dalla data del 1o settembre 2014, nel limite massimo di 4.000 soggetti e di 35 milioni di euro per l'anno 2014, di 106 milioni di euro per l'anno 2015, di 107,2 milioni di euro per l'anno 2016, di 108,4 milioni di euro per l'anno 2017 e di 72,8 milioni di euro per l'anno 2018. L'INPS prende in esame le domande di pensionamento, che possono essere inoltrate secondo modalità telematiche, in deroga alla normativa vigente, entro il 30 giugno 2014, dai lavoratori di cui al comma 1 che intendono avvalersi dei requisiti di accesso e del regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. L'INPS provvede al monitoraggio delle domande presentate, definendo un elenco delle stesse basato, ai fini di cui all'ultimo periodo del presente comma e del relativo ordine di priorità, su un criterio progressivo risultante dalla somma dell'età anagrafica e dell'anzianità contributiva vantate dai singoli richiedenti alla data del 31 dicembre 2012. Qualora dal monitoraggio risulti il raggiungimento del limite numerico delle domande di pensione determinato ai sensi del primo periodo del presente comma, l'INPS non prende in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad usufruire dei benefici previsti dalla disposizione di cui al medesimo comma 1.
  3. Per i lavoratori che accedono al beneficio di cui al comma 1, ai fini della liquidazione del trattamento di fine rapporto, comunque denominato, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 11, lettera a), numeri 1) e 2) del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, nella legge 7 agosto 2012, n. 135, che si intendono conseguentemente estese, con riferimento all'anno scolastico 2014, al personale di cui al citato comma 1.
  4. Agli oneri derivanti dall'attuazione dei commi 1 e 2, valutati in 35 milioni di euro per l'anno 2014, 106 milioni di euro per l'anno 2015, 107,2 milioni di euro per l'anno 2016, 108,4 milioni di euro per l'anno 2017 e 72,8 milioni di euro per l'anno 2018, si provvede parzialmente utilizzando i risparmi complessivamente conseguiti a valere sulle autorizzazioni di spesa relative al Fondo di cui all'articolo 1, comma 235, primo periodo, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, e successive modificazioni, come rideterminate, da ultimo, dall'articolo 2, comma 7, del decreto-legge 31 ottobre 2013, n. 126.

  Conseguentemente, al titolo, aggiungere le parole: e disposizioni a favore del personale della scuola.
2. 050. Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.
(Inammissibile)

  Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:
  Art. 2-bis. – (Disposizioni urgenti per il regolare svolgimento e per assicurare la migliore offerta formativa del servizio scolastico). – 1. Al fine di favorire il regolare svolgimento e assicurare la migliore offerta formativa del servizio scolastico, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è autorizzato, a decorrere dall'anno scolastico 2014/2015, nei limiti dell'attuale consistenza numerica dei posti in organico accantonati ai sensi dell'articolo 4, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 119 del 22 giugno 2009, nel rispetto dei programmati saldi di finanza pubblica e nell'ambito delle risorse disponibili, ad assumere a tempo indeterminato il personale con funzione di assistente amministrativo o tecnico. In relazione a quanto previsto dal presente comma, sono corrispondentemente ridotte le risorse destinate ai sensi del decreto ministeriale n. 66 del 2001 nei limiti di quelle utilizzate per il corrispondente contingente stabilizzato.
  2. I lavoratori impegnati nelle attività socialmente utili, riconducibili a funzioni di assistente amministrativo o tecnico nelle istituzioni scolastiche statali, occupati, alla data di entrata in vigore della presente legge, da almeno tre anni in attività di collaborazione coordinata e continuativa nelle istituzioni scolastiche statali ai sensi del decreto del Ministro della pubblica istruzione n. 66 del 20 aprile 2001, sono inseriti, a domanda, nelle corrispondenti graduatorie in ambito provinciale e con modalità di inserimento da calcolarsi su metà punteggio di servizio rispetto a quello del personale ATA già inserito in graduatoria.
2. 02. Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, Simone Valente, Battelli, D'Uva, Di Benedetto, Chimienti.
(Inammissibile)

A.C. 2385 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    con la Legge di stabilità 2014 al fine di consentire di risolvere i problemi occupazionali connessi alla gestione dei servizi di pulizia e ausiliari delle istituzioni scolastiche ed educative statali e degli enti locali, è stata garantita la prima proroga dei contratti per l'acquisto di servizi di pulizia e di altri servizi ausiliari in quei territori in cui non è stata attivata la convenzione CONSIP;
    il decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16 recante «disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche» con l'articolo 19 proroga nuovamente detti contratti al 31 marzo al fine di individuare le giuste soluzioni per la continuazione del servizio e la salvaguardia dei tanti posti di lavoro;
    in data 28 marzo 2014 è stato sottoscritto un accordo tra il Governo, rappresentanti delle aziende e sindacati finalizzato a salvaguardare il servizio di pulizia nelle scuole e quindi il personale impegnato;
    con il provvedimento «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2014, n. 58 recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico» si dispone che le istituzioni scolastiche ubicate nelle regioni ove non è attiva la convenzione CONSIP per l'affidamento dei servizi di pulizia ed altri servizi ausiliari, possono provvedere all'acquisto di tali servizi fino al 31 agosto dai medesimi raggruppamenti ed imprese che li assicurano fino alla data del 31 marzo;
    l'interpretazione di tale accordo, in alcuni territori sta creando disfunzioni nei servizi e serie problematiche ed incertezza per i lavoratori. Le aziende aggiudicatrici dell'appalto infatti garantiscono un numero di ore nettamente inferiore a quelle necessarie per la pulizia e i dirigenti scolastici manifestano serie difficoltà nell'organizzazione del servizio. Inoltre poco chiare sono le informazioni rispetto al prosieguo del servizio e alle modalità in cui questo si sostanzierà e come verranno realmente impegnati i lavoratori;
    malgrado questa nuova disposizione prevista nel provvedimento in discussione, senza i giusti chiarimenti e controlli, la situazione rischia di compromettere il regolare svolgimento dell'attività didattica a causa delle precarie situazioni igieniche che si stanno creando in numerosi plessi scolastici e crea di certo preoccupazione ed allarmismi tra i lavoratori interessati,

impegna il Governo

a porre in essere tutte le procedure necessarie per garantire il perfetto rispetto dell'accordo nei territori interessati, ad avviare una verifica severa dello stato dell'arte attraverso il tavolo di monitoraggio istituito nell'accordo del 28 marzo 2014, a porre in essere gli atti necessari per esplicitare in maniera chiara ed univoca il «programma di sviluppo» previsto nell'accordo citato.
9/2385/1Moscatt, Amoddio, Zappulla, Culotta, Berretta, Gullo, Paris, Piccione, Ribaudo, Raciti, Bruno Bossio.


   La Camera,
   premesso che:
    la cosiddetta «terziarizzazione/esternalizzazione» dei servizi di parte delle scuole statali risale ormai al lontano anno 2000, successivamente all'approvazione della legge n. 124 del 1999, «Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico», con esiti dubbi ormai sotto gli occhi di tutti, nonché insostenibili sia per quanto riguarda le risorse impiegate e i costi per il bilancio dello Stato, sia sotto l'aspetto occupazionale vieppiù reso precario delle lavoratrici e lavoratori delle imprese di pulizia, ma soprattutto per la qualità dell'igiene e pulizia delle scuole interessate, situazioni di disagio e emergenza più volte segnalate dalla stampa;
    le ultime convenzioni, a partire dall'anno 2014, stipulate sulla base delle «gare» CONSIP non hanno fatto altro che far deflagrare le criticità di una scelta e di una politica dei servizi giunta ormai al termine ed hanno impegnato il Parlamento e il Governo a interventi ripetuti, oltre il presente, quali:
     a) la Legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013), che all'articolo 1, comma 748, ha disposto la prosecuzione (prima proroga), dal 31 dicembre 2013 al 28 febbraio 2014, dei contratti per i servizi ATA esternalizzati stipulati dalle scuole: (costo + 34,6 milioni di euro);
     b) il cosiddetto «salvaRomater» che all'articolo 19 ha previsto un'ulteriore (seconda) proroga dal 28 febbraio 2014 al 31 marzo 2014, sempre degli stessi contratti (costo + 20 milioni di euro);
     c) l'accordo sottoscritto in data 28 marzo 2013 tra Ministero del lavoro e organizzazioni sindacali impegna il Governo a garantire un ulteriore periodo, dal 1o aprile 2014 al 30 giugno 2014, di ammortizzatori sociali in deroga per i lavoratori LSU della scuola (costo + 60 milioni di euro);
     d) sempre nello stesso accordo, e per il periodo dal 1o luglio 2014 al 30 marzo 2016, è previsto un ulteriore stanziamento per interventi nelle scuole da parte del personale esterno addetto alle pulizie (costo + 450 milioni di euro);
    anche il Governo, durante il dibattito in Senato per la conversione in legge del presente decreto-legge, ha riconosciuto onestamente le problematiche e criticità dell'attuale sistema di esternalizzazioni dei servizi nonché la necessità di ripristinare le risorse della legge n. 440 del 1997 (fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi), in parte utilizzate per rifinanziare i citati interventi di terziarizzazione,

impegna il Governo:

   a risolvere nel più breve tempo possibile – adottando le opportune iniziative, anche legislative – la politica di esternalizzazione dei servizi di pulizia delle scuole affidata cioè in appalto a ditte di pulizia in cambio dell'accantonamento, con una percentuale del 25 per cento, dei posti del personale ausiliario e a ripristinare l'organico integrale del personale collaboratore scolastico come garanzia della funzionalità del servizio scolastico salvaguardando in questo modo, ancorché gradualmente e in relazione ai contratti CONSIP in vigore dal 1o gennaio 2014, i livelli occupazionali delle lavoratrici e lavoratori delle imprese di pulizia assunti da anni con rapporto di lavoro precario e in servizio nelle scuole statali;
   a risolvere, altresì, salvaguardandone i livelli occupazionali, la situazione delle lavoratrici e lavoratori con contratti di Co.Co.Co. in servizio nelle scuole statali, sempre a seguito dell'attuazione della legge n. 124 del 1999 e le cui funzioni sono svolte e riconducibili a quelle dei profili professionali di «Assistente amministrativo» e «Assistente tecnico» di cui alla tabella «A» – Area B allegata al CCNL del comparto scuola, e la cui permanenza negli istituti scolastici sin dall'anno 2000 produce una percentuale di accantonamento del 50 per cento dei posti nei rispettivi profili professionali ATA;
   a reperire nel corso dell'attuale esercizio finanziario le risorse finanziarie necessarie da fonti «esterne» al comparto scuota per ripristinare le disponibilità 2014 del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440.
9/2385/2Giancarlo Giordano, Costantino, Fratoianni.


   La Camera,
   premesso che:
    la cosiddetta «terziarizzazione/esternalizzazione» dei servizi di parte delle scuole statali risale ormai al lontano anno 2000, successivamente all'approvazione della legge n. 124 del 1999, «Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico», con esiti dubbi ormai sotto gli occhi di tutti, nonché insostenibili sia per quanto riguarda le risorse impiegate e i costi per il bilancio dello Stato, sia sotto l'aspetto occupazionale vieppiù reso precario delle lavoratrici e lavoratori delle imprese di pulizia, ma soprattutto per la qualità dell'igiene e pulizia delle scuole interessate, situazioni di disagio e emergenza più volte segnalate dalla stampa;
    le ultime convenzioni, a partire dall'anno 2014, stipulate sulla base delle «gare» CONSIP non hanno fatto altro che far deflagrare le criticità di una scelta e di una politica dei servizi giunta ormai al termine ed hanno impegnato il Parlamento e il Governo a interventi ripetuti, oltre il presente, quali:
     a) la Legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013), che all'articolo 1, comma 748, ha disposto la prosecuzione (prima proroga), dal 31 dicembre 2013 al 28 febbraio 2014, dei contratti per i servizi ATA esternalizzati stipulati dalle scuole: (costo + 34,6 milioni di euro);
     b) il cosiddetto «salvaRomater» che all'articolo 19 ha previsto un'ulteriore (seconda) proroga dal 28 febbraio 2014 al 31 marzo 2014, sempre degli stessi contratti (costo + 20 milioni di euro);
     c) l'accordo sottoscritto in data 28 marzo 2013 tra Ministero del lavoro e organizzazioni sindacali impegna il Governo a garantire un ulteriore periodo, dal 1o aprile 2014 al 30 giugno 2014, di ammortizzatori sociali in deroga per i lavoratori LSU della scuola (costo + 60 milioni di euro);
     d) sempre nello stesso accordo, e per il periodo dal 1o luglio 2014 al 30 marzo 2016, è previsto un ulteriore stanziamento per interventi nelle scuole da parte del personale esterno addetto alle pulizie (costo + 450 milioni di euro);
    anche il Governo, durante il dibattito in Senato per la conversione in legge del presente decreto-legge, ha riconosciuto onestamente le problematiche e criticità dell'attuale sistema di esternalizzazioni dei servizi nonché la necessità di ripristinare le risorse della legge n. 440 del 1997 (fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi), in parte utilizzate per rifinanziare i citati interventi di terziarizzazione,

impegna il Governo:

   a valutare la possibilità e l'opportunità di adottare, nel rispetto dei limiti di compatibilità finanziaria, misure atte:
    a risolvere nel più breve tempo possibile – adottando le opportune iniziative, anche legislative – la politica di esternalizzazione dei servizi di pulizia delle scuole affidata cioè in appalto a ditte di pulizia in cambio dell'accantonamento, con una percentuale del 25 per cento, dei posti del personale ausiliario e a ripristinare l'organico integrale del personale collaboratore scolastico come garanzia della funzionalità del servizio scolastico salvaguardando in questo modo, ancorché gradualmente e in relazione ai contratti CONSIP in vigore dal 1o gennaio 2014, i livelli occupazionali delle lavoratrici e lavoratori delle imprese di pulizia assunti da anni con rapporto di lavoro precario e in servizio nelle scuole statali;
    a risolvere, altresì, salvaguardandone i livelli occupazionali, la situazione delle lavoratrici e lavoratori con contratti di Co.Co.Co. in servizio nelle scuole statali, sempre a seguito dell'attuazione della legge n. 124 del 1999 e le cui funzioni sono svolte e riconducibili a quelle dei profili professionali di «Assistente amministrativo» e «Assistente tecnico» di cui alla tabella «A» – Area B allegata al CCNL del comparto scuola, e la cui permanenza negli istituti scolastici sin dall'anno 2000 produce una percentuale di accantonamento del 50 per cento dei posti nei rispettivi profili professionali ATA;
   a reperire nel corso dell'attuale esercizio finanziario le risorse finanziarie necessarie da fonti «esterne» al comparto scuota per ripristinare le disponibilità 2014 del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi di cui alla legge 18 dicembre 1997, n. 440.
9/2385/2. (Testo modificato nel corso della seduta). Giancarlo Giordano, Costantino, Fratoianni.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, ha disposto il passaggio allo Stato del personale dipendente dagli Enti locali, che – all'atto dell'entrata in vigore della legge – svolgeva attività di carattere amministrativo, tecnico od ausiliario nelle scuole. Oltre a detto personale sono transitati al MIUR anche i contratti intercorrenti tra tali Enti ed i lavoratori da essi utilizzati come LSU nelle scuole in compiti di carattere amministrativo e tecnico con contratti di collaborazione coordinata e continuativa;
    a fronte dell'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 – relativo alle attività avviate per la stabilizzazione occupazionale di tutti i soggetti impegnati in progetti LSU presso le scuole – il MIUR ha assunto l'obbligo di prorogarne annualmente i relativi rapporti, alle medesime condizioni giuridiche ed economiche iniziali sino alla stabilizzazione predetta;
    a seguito di ciò, il personale interessato, pari attualmente a circa 928 unità, si trova col medesimo trattamento economico iniziale, ancora in posizione di Co.co.co, in regime di proroga e con un servizio ininterrotto prestato nella scuola da oltre dieci anni risalendo i rispettivi contratti quanto meno all'entrata in vigore della suindicata legge n. 124 del 1999;
    per compensare la relativa spesa – pari a circa 19 milioni annui – negli Istituti dove detto personale presta servizio è congelato il 50 per cento del corrispondente organico;
    tenuto conto dell'esiguo numero degli interessati e considerato che l'onere finanziario collegato alla loro stabilizzazione sarà ammortizzato dalla corrispondente riduzione delle risorse complessivamente assegnate annualmente per far fronte a tutti i servizi prestati nelle scuole dall'intero personale LSU di cui esso fa parte – l'articolato ribadisce la proroga delle relative attività ai fini della loro definitiva stabilizzazione. Inoltre, a detta stabilizzazione non conseguirà alcun incremento d'organico, atteso che la stessa sarà effettuata solo sui posti già accantonati per tali finalità. Essa, infatti – che conseguirà il fine prioritario di assicurare la prosecuzione della puntuale offerta del servizio scolastico nelle scuole coinvolte, con la stabile e definitiva regolamentazione della posizione giuridica del personale in esse operante – ponendosi come consolidamento di situazioni in atto è prevista su posto part time, atteso che l'attuale congelamento del 50 per cento del corrispondente organico in presenza di lavoratori Co.co.co già comporta che ciascuno di essi pesi sulla metà di un posto;
    inoltre, una volta disposta, implicherà il rientro di detto posto negli ordinari canali gestionali, con sicuro beneficio per l'Amministrazione e senza ulteriori oneri a carico dell'erario rispetto a quelli già sostenuti annualmente per i relativi compensi (con ciò anche scongiurando prossimi contenziosi, preannunziati nelle numerose diffide già presentate al riguardo dagli interessati);
    infine – decongestionandone l'affollamento – l'iniziativa si pone in linea con l'opportunità, condivisa anche dagli altri Dicasteri interessati, del progressivo svuotamento dell'intero bacino di lavoratori LSU, del quale anche il personale in questione costituisce parte integrante,

impegna il Governo

a dare seguito al disegno di legge 1855 depositato in data 27 ottobre 2013 «Disposizioni in materia di stabilizzazione del personale in servizio come Co.co. co. nelle scuole».
9/2385/3Ribaudo, Culotta, Ventricelli, Moscatt.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, ha disposto il passaggio allo Stato del personale dipendente dagli Enti locali, che – all'atto dell'entrata in vigore della legge – svolgeva attività di carattere amministrativo, tecnico od ausiliario nelle scuole. Oltre a detto personale sono transitati al MIUR anche i contratti intercorrenti tra tali Enti ed i lavoratori da essi utilizzati come LSU nelle scuole in compiti di carattere amministrativo e tecnico con contratti di collaborazione coordinata e continuativa;
    a fronte dell'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n. 388 – relativo alle attività avviate per la stabilizzazione occupazionale di tutti i soggetti impegnati in progetti LSU presso le scuole – il MIUR ha assunto l'obbligo di prorogarne annualmente i relativi rapporti, alle medesime condizioni giuridiche ed economiche iniziali sino alla stabilizzazione predetta;
    a seguito di ciò, il personale interessato, pari attualmente a circa 928 unità, si trova col medesimo trattamento economico iniziale, ancora in posizione di Co.co.co, in regime di proroga e con un servizio ininterrotto prestato nella scuola da oltre dieci anni risalendo i rispettivi contratti quanto meno all'entrata in vigore della suindicata legge n. 124 del 1999;
    per compensare la relativa spesa – pari a circa 19 milioni annui – negli Istituti dove detto personale presta servizio è congelato il 50 per cento del corrispondente organico;
    tenuto conto dell'esiguo numero degli interessati e considerato che l'onere finanziario collegato alla loro stabilizzazione sarà ammortizzato dalla corrispondente riduzione delle risorse complessivamente assegnate annualmente per far fronte a tutti i servizi prestati nelle scuole dall'intero personale LSU di cui esso fa parte – l'articolato ribadisce la proroga delle relative attività ai fini della loro definitiva stabilizzazione. Inoltre, a detta stabilizzazione non conseguirà alcun incremento d'organico, atteso che la stessa sarà effettuata solo sui posti già accantonati per tali finalità. Essa, infatti – che conseguirà il fine prioritario di assicurare la prosecuzione della puntuale offerta del servizio scolastico nelle scuole coinvolte, con la stabile e definitiva regolamentazione della posizione giuridica del personale in esse operante – ponendosi come consolidamento di situazioni in atto è prevista su posto part time, atteso che l'attuale congelamento del 50 per cento del corrispondente organico in presenza di lavoratori Co.co.co già comporta che ciascuno di essi pesi sulla metà di un posto;
    inoltre, una volta disposta, implicherà il rientro di detto posto negli ordinari canali gestionali, con sicuro beneficio per l'Amministrazione e senza ulteriori oneri a carico dell'erario rispetto a quelli già sostenuti annualmente per i relativi compensi (con ciò anche scongiurando prossimi contenziosi, preannunziati nelle numerose diffide già presentate al riguardo dagli interessati);
    infine – decongestionandone l'affollamento – l'iniziativa si pone in linea con l'opportunità, condivisa anche dagli altri Dicasteri interessati, del progressivo svuotamento dell'intero bacino di lavoratori LSU, del quale anche il personale in questione costituisce parte integrante,

impegna il Governo

a valutare la possibilità e l'opportunità, nel rispetto dei limiti di compatibilità finanziaria, di adottare misure atte a dare seguito al disegno di legge 1855 depositato in data 27 ottobre 2013 «Disposizioni in materia di stabilizzazione del personale in servizio come Co.co.co. nelle scuole».
9/2385/3. (Testo modificato nel corso della seduta). Ribaudo, Culotta, Ventricelli, Moscatt.


   La Camera,
   premesso che:
    occorre garantire il regolare svolgimento dei servizio scolastico 2014-2015;
    occorre quindi che il personale in servizio con contratto a tempo indeterminato con funzioni di dirigente scolastico già in servizio a seguito del concorso del 2011, malgrado la procedura concorsuale annullata, continui a svolgere le proprie funzioni in via transitoria e fino all'avvenuta rinnovazione della procedura concorsuale;
    il Ministero sta predisponendo gli atti per la rinnovazione della procedura concorsuale con l'obiettivo di assicurare alle scuole interessate già dall'inizio del prossimo anno scolastico l'assegnazione dei dirigenti scolastici vincitori;
    il Governo ha sottolineato che i tempi di rinnovazione sono legati a quelli con cui il Consiglio di Stato risponderà alle richieste avanzate dal Ministero di chiarimenti in ordine all'applicazione della sentenza n. 991 del 2014 che rischiano di non arrivare in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico,

impegna il Governo:

   a rinnovare con sollecitudine il concorso annullato;
   a valorizzare in fase di rinnovazione concorsuale le esperienze professionali dirigenziali già positivamente formate, ed impiegate dei soggetti di cui al comma 1 dell'articolo 1 prevedendo nel bando di concorso un adeguato punteggio per l'attività lavorativa svolta a livello di funzionario dirigente nel corso del servizio prestato; tale attività darà luogo, a parità di punteggio, a titolo di preferenza.
9/2385/4Di Lello, Di Gioia.


   La Camera,
   premesso che:
    occorre garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico 2014-2015;
    occorre quindi che il personale in servizio con contratto a tempo indeterminato con funzioni di dirigente scolastico già in servizio a seguito del concorso dei 2011, malgrado la procedura concorsuale annullata, continui a svolgere le proprie funzioni in via transitoria e fino all'avvenuta rinnovazione della procedura concorsuale;
    il Ministero sta predisponendo gli atti per la rinnovazione della procedura concorsuale con l'obiettivo di assicurare alle scuole interessate già dall'inizio del prossimo anno scolastico l'assegnazione dei dirigenti scolastici vincitori;
    il Governo ha sottolineato che i tempi di rinnovazione sono legati a quelli con cui il Consiglio di Stato risponderà alle richieste avanzate dal Ministero di chiarimenti in ordine all'applicazione della sentenza n. 991 del 2014 che rischiano di non arrivare in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico,

impegna il Governo:

   a collocare in fascia aggiuntiva in coda alle graduatorie regionali, di cui al decreto direttoriale del 13 luglio 2011, secondo il punteggio conseguito, i soggetti che hanno superato con esito positivo la procedura riservata per la conferma degli incarichi dirigenziali, e prestano servizio in qualità di presidi incaricati;
   a disporre la loro conferma nel ruolo di dirigenti scolastici a partire dall'anno scolastico 2014/2015, in una percentuale pari al 10 per cento dei posti annualmente autorizzati, fino al totale esaurimento della fascia aggiuntiva.
9/2385/5Di Gioia, Di Lello.


   La Camera,
   premesso che:
    il comma 2-ter dell'articolo 1 del provvedimento in esame prevede una riserva di posti a diverse categorie di soggetti che hanno partecipato ai precedenti concorsi oggetto di contenzioso;
    la Corte costituzionale «ha ripetutamente affermato che la facoltà del legislatore di introdurre deroghe al principio del concorso pubblico deve essere delimitata in modo rigoroso, potendo tali deroghe essere considerate legittime solo quando siano funzionali esse stesse al buon andamento dell'amministrazione a ove ricorrano peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico idonea a giustificarle (ex plurimis: sentenze n. 195, n. 150 e n. 100 del 2010, n. 293 del 2009);
    in tale quadro, questa Corte ha altresì escluso la legittimità di arbitrarie restrizioni alla partecipazione alle procedure selettive, chiarendo che al concorso pubblico deve riconoscersi un ambito di applicazione ampio, tale da non includere soltanto le ipotesi di assunzione di soggetti precedentemente estranei alle pubbliche amministrazioni, ma anche i casi di nuovo inquadramento di dipendenti già in servizio e quelli di trasformazione di rapporti non di ruolo, e non instaurati ab origine mediante concorso, in rapporti di ruolo (sentenze, n. 150 del 2010, n. 293 del 2009, n. 205 del 2004);
    si è sottolineato, insomma, nella giurisprudenza costituzionale, che il principio del pubblico concorso, pur non essendo incompatibile, nella logica dell'agevolazione del buon andamento della pubblica amministrazione, con la previsione per legge di condizioni di accesso intese a consentire il consolidamento di pregresse esperienze lavorative maturate nella stessa amministrazione, tuttavia non tollera, salvo circostanze del tutto eccezionali, la riserva integrale dei posti disponibili in favore di personale interno;
    è stata, in particolare, ritenuta insufficiente a giustificare la deroga la semplice circostanza che determinate categorie di dipendenti abbiano prestato attività a tempo determinato presso l'amministrazione (sentenza n. 205 del 2006), come pure la personale aspettativa degli aspiranti ad una misura di stabilizzazione (sentenza n. 81 del 2006).» ( punto 2.1 del considerato in diritto della sentenza n. 52 del 2011),

impegna il Governo

a limitare la riserva di posti prevista a non più del 50 per cento dei posti che saranno complessivamente messi a bando.
9/2385/6Marco Di Stefano.


   La Camera,
   in sede di esame del disegno di legge n. 1430, recante conversione in legge del decreto-legge 7 aprile 2013, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico;
   premesso che:
    l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 ha previsto il trasferimento allo Stato delle funzioni amministrative di pulizia e igiene dei locali e di vigilanza degli alunni, fino a quel momento svolte dagli enti locali e, su questa normativa sono intervenute successive disposizioni che sono rimaste in gran parte inattuate;
    con la legge n. 133 del 2008, infatti, sono state operate le prime riduzioni ai servizi esternalizzati per le pulizie degli edifici scolastici che, nel tempo, hanno visto un calo di oltre 1 terzo. Infatti dal 2011 si destinavano circa 600 milioni per le pulizie assegnate all'esterno e nel 2013 se ne sono previsti poco più di 400;
    da settembre 2013 si è avviato il processo per le assegnazioni dei servizi esternalizzati attraverso una gara europea lanciata da CONSIP, la piattaforma digitale degli acquisti della Pubblica amministrazione, procedura che aveva come obiettivo dichiarato l'ottimizzazione i servizi già resi dalle storiche ditte esterne (soprattutto al Centro Nord) o a convenzioni con cooperative di ex lavoratori socialmente utili (al Sud);
    le convenzioni che vengono stipulate – e che dovrebbero garantire qualità del servizio erogato, affidabilità e risparmio – costituiscono accordi-quadro, sulla base dei quali le imprese fornitrici (aggiudicatarie di gare indette da CONSIP) s'impegnano ad accettare (alle condizioni e ai prezzi stabiliti in gara e in base agli standard di qualità previsti nei capitolati) ordinativi di fornitura da parte delle pubbliche amministrazioni, fino al limite massimo previsto;
    da più parti emerge che, nelle regioni ove si è proceduto alla stipula della convenzione CONSIP notevoli sono state le criticità riscontrate sia sul versante occupazionale del personale delle imprese di pulizia, sia sulla qualità dei servizi di pulizia delle scuole interessate, generando pertanto una serie cospicua di problematiche sia sulla qualità dei servizi erogati, dunque sulla funzionalità delle IS, sia sul piano occupazionale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di procedere ad azioni puntuali e precise di monitoraggio dei servizi resi dalle imprese fornitrici che consentano di acquisire elementi atti a valutare l'economicità e la qualità dei servizi in ordine ai fabbisogni delle singole istituzioni scolastiche, finalizzando l'indagine anche alla possibilità di rivedere il sistema di assegnazione degli appalti basato sulla CONSIP, e più in generale su meccanismi e procedure di esternalizzazione.
9/2385/7Rocchi.


   La Camera,
   in sede di esame del decreto-legge del 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico,
   premesso che:
    l'articolo 1, comma 2-ter dispone entro il 31 dicembre 2014 un corso-concorso nazionale per il reclutamento dei dirigenti scolastici e, in sede di prima applicazione, prevede che una quota dei posti sia riservata anche ai soggetti per i quali risulta un contenzioso pendente,

impegna il Governo

a monitorare affinché la quota dei posti riservata non si applichi ai soggetti successivamente destinatari di un provvedimento di rigetto.
9/2385/8Carocci.


   La Camera,
   in sede di esame del decreto-legge del 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico,
   premesso che:
    l'articolo 1, a seguito dell'annullamento della procedura concorsuale a posti di dirigente scolastico, di cui al decreto direttoriale del 13 luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4a Serie speciale – n. 56 del 15 luglio 2011, conferma in servizio i dirigenti nominati con contratto a tempo indeterminato e ne fa salvi gli atti adottati, fino alla rinnovazione della procedura concorsuale;
    ai candidati risultati vincitori del concorso non può essere addebitata alcuna responsabilità per le cause che hanno determinato l'annullamento delle procedure di reclutamento, interamente ascrivibili ad errori procedurali compiuti dall'amministrazione;
    l'esigenza improcrastinabile di risolvere anche altre situazioni oggetto di contenzioso giudiziario che si trascinano ormai da anni, nonché di dare un'opportunità concreta di inquadramento ad analoghe fattispecie di soggetti, che già esercitano le funzioni di dirigente scolastico;
    considerato l'interesse della pubblica amministrazione che si riconosce nella valorizzazione ed ottimale impiego di risorse professionali già formate e utilmente impiegate,

impegna il Governo:

   a considerare, in sede di rinnovazione delle procedure concorsuali, oltre alle osservazioni che saranno manifestate in merito dal Consiglio di Stato su sollecitazione dell'amministrazione competente, la normativa già adottata in passato in situazioni similari; a fissare indi le quote di riserva per le diverse categorie di dirigenti scolastici citati nel decreto, in misura proporzionale alla consistenza delle categorie stesse;
   a bandire la prima tornata del nuovo corso-concorso, applicando le predette quote di riserva in ingresso e in uscita e garantendo una valutazione adeguata, fra i titoli, in favore di chi ha già svolto le funzioni di dirigente scolastico;
   a garantire che le quote di riserva e la valutazione del servizio prestato si applichino anche nel caso in cui i soggetti interessati non partecipino alle procedure di rinnovazione del concorso annullato;
   a valutare la possibilità, all'atto delle assunzioni in ruolo conseguenti alle nuove procedure concorsuali, di ridurre al minimo gli spostamenti di sede per coloro che già espletano le funzioni di dirigente scolastico, onde favorire la continuità nella guida delle autonomie scolastiche.
9/2385/9Coscia, Giuseppe Guerini, Cimbro.


   La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame nel prevedere (il comma 2-ter dell'articolo 1, introdotto al Senato) una riserva di posti valevole per il prossimo corso-concorso nazionale per dirigenti scolastici, individua le categorie beneficiarie con una formulazione, particolarmente ostica sul piano grammaticale, che appare idonea a ingenerare equivoci e dubbi interpretativi circa l'effettiva estensione soggettiva (laddove, ad esempio, fa riferimento a «soggetti ... che abbiano avuto una sentenza favorevole almeno nel primo grado di giudizio ovvero non abbiano avuto ... alcuna sentenza definitiva... contenzioso legato ai concorsi...» ovvero a un «limite della suddetta riserva di posti già autorizzata per il medesimo corso-concorso», con riferimento – che tuttavia appare incerto – alla riserva «autorizzata» dal medesimo comma in esame il quale tuttavia non la quantifica, rimettendo pertanto in toto all'amministrazione la fissazione della quota);
   il Comitato per la legislazione, nella seduta del 27 maggio 2014 – dopo aver stigmatizzato tale equivoca formulazione, suscettibile fra l'altro di ingenerare ulteriore futuro contenzioso – ha ritenuto fra l'altro, per la conformità ai parametri stabiliti dall'articolo 16-bis e 96-bis del Regolamento, sotto il profilo della chiarezza e della proprietà della formulazione, di dover includere nel proprio parere la condizione di riformulare la disposizione di cui all'articolo 1, comma 2-ter, secondo periodo, in modo che risultasse definito in termini univoci l'ambito soggettivo di applicazione della riserva di posti ivi prevista, condizione che, tuttavia, non è stata accolta,

impegna il Governo

a individuare, in fase di attuazione del decreto-legge in esame, con chiarezza, il novero dei soggetti destinatari della riserva e le relative motivazioni.
9/2385/10Taglialatela, Sannicandro, Turco, Fabbri, Giorgis, Gianluca Pini.


   La Camera,
   in sede di esame del decreto-legge del 7 aprile 2014, n. 58, recante disposizioni urgenti per il corretto svolgimento dell'attività scolastica,
   premesso che:
    l'articolo 2 del decreto-legge prevede che, al fine di consentire la regolare conclusione dell'anno scolastico in corso, nelle regioni ove non è ancora attiva la convenzione quadro CONSIP per l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari, dal 1o aprile e comunque non oltre il 31 agosto 2014, le istituzioni scolastiche ed educative provvedano all'acquisto dei servizi di pulizia dai medesimi raggruppamenti d'imprese che li assicurano alla data del 31 marzo 2014;
    la legge 3 maggio 1999, n. 124 (Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico), ha disposto che a partire dal 1o gennaio 2000 venissero trasferite allo Stato alcune competenze svolte dagli enti locali e, tra queste, quelle concernenti i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie svolte nelle scuole elementari e materne, ovvero negli istituti secondari superiori;
    a partire dall'entrata in vigore di tali disposizioni sono stati altresì trasferiti allo Stato sia i dipendenti impegnati nelle attività trasferite, sia gli oneri derivanti dai contratti (cosiddetti appalti storici) in essere, nonché i contratti relativi ai soggetti LSU, attraverso la stipula di nuovi appalti con imprese appaltatrici alle cui dipendenze sono stati trasferiti i lavoratori ex LSU;
    l'organizzazione e la strutturazione delle società di esternalizzazioni, tuttavia, non ha mai presentato i necessari caratteri di trasparenza in relazione alle varie dotazioni organiche delle singole imprese che svolgono presso le pubbliche amministrazione e, in particolare, presso le scuole elementari e materne, ovvero negli istituti secondari superiori, servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie,

impegna il Governo

ad intervenire con qualunque mezzo normativo di propria competenza, affinché sia nelle zone dove la convenzione è attiva, sia dove non sia stata attivata, l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari sia precluso, per i successivi 5 anni, alle imprese che contino tra i presidenti o i membri del consiglio di amministrazione, persone condannate, anche con sentenza non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione.
9/2385/11Luigi Gallo, Brescia, Vacca, Marzana, Simone Valente, D'Uva, Battelli, Di Benedetto, Chimienti.


   La Camera,
   in sede di esame del decreto-legge del 7 aprile 2014, n. 58, recante disposizioni urgenti per il corretto svolgimento dell'attività scolastica,
   premesso che:
    l'articolo 2 del decreto-legge prevede che, al fine di consentire la regolare conclusione dell'anno scolastico in corso, nelle regioni ove non è ancora attiva la convenzione quadro CONSIP per l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari, dal 1o aprile e comunque non oltre il 31 agosto 2014, le istituzioni scolastiche ed educative provvedano all'acquisto dei servizi di pulizia dai medesimi raggruppamenti d'imprese che li assicurano alla data del 31 marzo 2014;
    la legge 3 maggio 1999, n. 124 (Disposizioni urgenti in materia di personale scolastico), ha disposto che a partire dal 1o gennaio 2000 venissero trasferite allo Stato alcune competenze svolte dagli enti locali e, tra queste, quelle concernenti i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie svolte nelle scuole elementari e materne, ovvero negli istituti secondari superiori;
    a partire dall'entrata in vigore di tali disposizioni sono stati altresì trasferiti allo Stato sia i dipendenti impegnati nelle attività trasferite, sia gli oneri derivanti dai contratti (cosiddetti appalti storici) in essere, nonché i contratti relativi ai soggetti LSU, attraverso la stipula di nuovi appalti con imprese appaltatrici alle cui dipendenze sono stati trasferiti i lavoratori ex LSU,

impegna il Governo

ad intervenire con qualunque mezzo normativo di propria competenza, affinché sia nelle zone dove la convenzione è attiva, sia dove non sia stata attivata, l'affidamento dei servizi di pulizia e altri servizi ausiliari sia precluso, per i successivi 5 anni, alle imprese che contino tra i presidenti o i membri del consiglio di amministrazione, persone condannate, anche con sentenza non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione.
9/2385/11. (Testo modificato nel corso della seduta). Luigi Gallo, Brescia, Vacca, Marzana, Simone Valente, D'Uva, Battelli, Di Benedetto, Chimienti.


   La Camera,
   in sede di esame del decreto-legge del 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico,
   premesso che:
    almeno a far tempo dall'anno 2000 si è diffusa ed è stata vieppiù consolidata una politica di «esternalizzazione» dei servizi nella pubblica amministrazione;
    in particolare, per quanto concerne le istituzioni scolastiche, tale politica è basata sulle convenzioni stipulate con la CONSIP: una società che, sorta nel 1997, ha come azionista unico il Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) e che opera per l'appunto al servizio della pubblica amministrazione svolgendo attività di consulenza, assistenza e supporto in favore delle amministrazioni pubbliche nell'ambito dell'acquisto di beni e servizi, occupandosi nello specifico di gestione accentrata di contratti e appalti;
    le convenzioni che vengono stipulate – e che teoricamente dovrebbero garantire qualità del servizio erogato, affidabilità e risparmio – costituiscono accordi-quadro, sulla base dei quali le imprese fornitrici (aggiudicatarie di gare indette da CONSIP su singole categorie merceologiche) si impegnano ad accettare (alle condizioni e ai prezzi stabiliti in gara e in base agli standard di qualità previsti nei capitolati) ordinativi di fornitura da parte delle pubbliche amministrazioni, fino al limite massimo previsto;
   considerato che:
    al fine di garantire il regolare svolgimento delle attività didattiche per l'anno in corso, col presente provvedimento si dispone una ulteriore proroga al 31 agosto del 2014 dopo che il comma 748 dell'articolo 1 della Legge di stabilità 2014 aveva disposto la prosecuzione sino al 28 febbraio 2014 dei contratti in essere al 31 dicembre 2013, e dopo che i termini erano slittati al 31 marzo con il decreto cosiddetto «Salva Roma» (articolo 19, comma 1, decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16) affinché gli istituti scolastici, nelle regioni ove non è attiva la convenzione CONSIP, possano continuare, in via temporanea, a usufruire delle imprese che attualmente già svolgono i servizi di pulizia e/o servizi ausiliari;
   considerato tuttavia che:
    emerge che, nelle regioni ove si è proceduto alla stipula della convenzione CONSIP notevoli sono state le criticità riscontrate sia sul versante occupazionale del personale delle imprese di pulizia, sia sulla qualità dei servizi di pulizia delle scuole interessate, generando pertanto una serie cospicua di problematiche sia sotto il profilo dei costi per il bilancio dello Stato sia sulla qualità dei servizi erogati;
    la politica legata alle convenzioni CONSIP rischia di precarizzare sempre più tanto i lavoratori socialmente utili (LSU) che vengono all'uopo impiegati (essendo state decurtate le risorse a essi destinate) quanto il personale ATA giacché, a fronte dei circa 12.000 posti accantonati per le esternalizzazioni, l'organico dei collaboratori scolastici si è di fatto ridotto di 30.000 unità nel triennio 2009-2011 (per effetto della legge 6 agosto 2008, n. 133);
    è dunque palese che le scelte governative al riguardo rappresentano provvedimenti tampone destinati soltanto ad arginare le emergenze, e che non tengono conto sia dei lavoratori che da anni, precari, operano nelle scuole, i quali, con la riduzione delle risorse disponibili sono in grave difficoltà, con il rischio prevedibile dell'immancabile riduzione delle ore di lavoro e il conseguente crollo della retribuzione, con molte scuole di fatto sporche e inagibili;
    risulta pertanto evidente che tutti questi interventi sporadici non sono risolutivi del problema, e quindi che dalla esternalizzazione dei servizi non deriva alcun vantaggio economico per le casse dello Stato (o degli enti), inoltra si continua a mantenere i lavoratori coinvolti in uno stato di perenne precarietà e non è garantita la pulizia per le nostre scuole; di conseguenza vengono meno gli stessi presupposti che giustificherebbero il ricorso alle esternalizzazioni stesse,

impegna il Governo

al fine di evitare il ricorso a provvedimenti tampone e non risolutivi, i quali si limitano ad arginare il problema e rimandarne ad oltranza la soluzione, di attivarsi per risolvere definitivamente il problema delle pulizie nelle istituzioni scolastiche, abrogando progressivamente le esternalizzazioni e dando la possibilità agli ex LSU impiegati dalle ditte di pulizia di entrare nella graduatoria ATA per le stesse mansioni, anche considerando l'attuazione di un piano di assunzione, graduale in concomitanza con lo scadere di tutte le convenzioni.
9/2385/12Marzana, Luigi Gallo, Vacca, Brescia, D'Uva, Battelli, Simone Valente, Di Benedetto, Chimienti.


   La Camera,
   in sede di esame del decreto-legge del 7 aprile 2014, n.58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico,
   premesso che:
    l'articolo 1, a seguito dell'annullamento della procedura concorsuale a posti di dirigente scolastico, di cui al decreto direttoriale del 13 luglio 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4a Serie speciale – n. 56 del 15 luglio 2011, conferma in servizio i dirigenti nominati con contratto a tempo indeterminato e ne fa salvi gli atti adottati, fino alla rinnovazione della procedura concorsuale;
    ai candidati risultati vincitori, del concorso non può essere addebitata alcuna responsabilità per le cause che hanno determinato l'annullamento delle procedure di reclutamento, interamente ascrivibili ad errori procedurali compiuti dall'amministrazione;
    va considerata l'esigenza improcrastinabile di affrontare anche altre situazioni oggetto di contenzioso giudiziario che si trascinano ormai da anni,

impegna il Governo

a considerare la necessità, all'atto delle assunzioni in ruolo conseguenti alle nuove procedure concorsuali, di evitare gli spostamenti di sede per coloro che già espletano le funzioni di dirigente scolastico, onde favorire la continuità nella guida delle istituzioni scolastiche.
9/2385/13Chimienti, Luigi Gallo, Brescia, Vacca, Marzana, Simone Valente, D'Uva, Battelli, Di Benedetto.


MOZIONI CATANIA ED ALTRI N. 1-00146, FIORIO ED ALTRI N. 1-00052, GAGNARLI ED ALTRI N. 1-00088, MIGLIORE ED ALTRI N. 1-00161, FAENZI ED ALTRI N. 1-00472, CAON ED ALTRI N. 1-00475, DORINA BIANCHI N. 1-00479, RAMPELLI ED ALTRI N. 1-00481 E FIORIO, GAGNARLI, FAENZI, FRANCO BORDO, DORINA BIANCHI, CATANIA, CAON, RAMPELLI, SCHULLIAN, ZACCAGNINI, PASTORELLI ED ALTRI N. 1-00482 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A RIDURRE GLI SPRECHI ALIMENTARI

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    in Italia il fenomeno della povertà ha assunto negli ultimi anni dimensioni sempre più preoccupanti. Dall'ultimo rapporto Istat emerge che il 12,7 per cento delle famiglie, pari a 9,6 milioni di individui, versa in condizioni di povertà relativa, mentre il 6,8 per cento delle famiglie, per un totale di 4,8 milioni di individui, versa in condizioni di povertà assoluta, ovvero non è in grado di acquisire i beni e i servizi necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile;
    da sempre l'aiuto alimentare è il primo intervento che si effettua in ogni percorso di reinserimento sociale;
    in Italia non ci sono mai state politiche sociali organiche per la distribuzione di alimenti agli indigenti e storicamente il sostegno più significativo è sempre pervenuto da organizzazioni non profit che operano in modo capillare sul territorio;
    le organizzazioni non profit utilizzano, per la distribuzione di alimenti agli indigenti, prodotti donati dalle imprese e, fino al 2013, gli alimenti messi a disposizione dal Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti (Pead) dell'Unione europea. Tali alimenti costituivano la parte quantitativamente prevalente degli aiuti alimentari complessivamente distribuiti dalle organizzazioni caritative;
    il programma di aiuto alimentare agli indigenti è stato il più importante aiuto pubblico per la distribuzione di alimenti ai poveri ed ha operato, da oltre 20 anni, nell'ambito della Politica agricola comune (Pac) dell'Unione europea. Esso è stato attuato in Italia attraverso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Nel 2013 il budget a disposizione dell'Italia è stato di circa 100 milioni di euro;
    a livello operativo, in Italia, il Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti è stato gestito con successo dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) in concorso con la rete nazionale di enti caritativi presenti sul territorio nazionale. Si tratta di un programma efficiente, trasparente, incisivo e con bassissimi costi di gestione. Nel 2013 le spese amministrative e di stoccaggio hanno inciso per il 2 per cento del budget a disposizione, mentre i costi di trasporto hanno inciso per il 4,5 per cento. Negli scorsi anni il programma è arrivato a raggiungere circa 3,5 milioni di persone. I vantaggi di questo programma sono stati un elevato grado di conversione in aiuti alimentari dei fondi erogati, una diffusione capillare sul territorio, un elevato numero di persone raggiunte, un'elevata qualità degli aiuti alimentari erogati, una continuità durante tutto l'arco dell'anno (le campagne sono annuali e, quindi, vengono assicurate forniture che riescono a supportare il bisogno nell'arco dell'anno, senza inopportune pause o concentrazioni);
    a partire dal 2014, questo programma non ha avuto più luogo per l'indisponibilità di alcuni Stati membri dell'Unione europea a finanziare, attraverso la nuova Politica agricola comune, l'acquisto di generi alimentari per scopi sociali. A livello europeo è stato sostituito da un nuovo Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead). Questo nuovo fondo non sarà più inserito nella Politica agricola comune ma nel Fondo sociale europeo. Inoltre, il campo di applicazione della nuova misura prevede maggiori margini di manovra per gli Stati membri, che potrebbero decidere di non proseguire l'attuale programma con le medesime modalità;
    ove il Governo adottasse una decisione in tal senso, non dando seguito al precedente programma con le attuali modalità, si innescherebbe una situazione assai grave. Si avrebbe sicuramente un'interruzione nella distribuzione di alimenti agli indigenti, con grandi sofferenze per le persone private di sostegno. Le organizzazioni caritative vedrebbero vanificata l'opera di fondamentale raccordo tra povertà e società costruita negli anni grazie a decine di migliaia di volontari. Di conseguenza, le istituzioni locali verrebbero invase da richieste di sostegno alle quali non sarebbero in grado di rispondere, con il rischio di incorrere in crescenti tensioni sociali al momento non quantificabili, né per dimensione né per intensità;
    nella XVI legislatura, con il decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, era stato istituito il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, per integrare gli alimenti messi a disposizione dal programma europeo;
    tale fondo, che ricade negli ambiti applicativi del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, è stato rifinanziato con la legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità 2014), con una quota pari a 10 milioni di euro, decisamente insufficiente per rispondere alle necessità di aiuto,

impegna il Governo:

   ad assumere tutte le opportune iniziative per ridurre l'ammontare degli sprechi alimentari attraverso un maggior recupero di alimenti da destinare agli indigenti;
   ad assumere iniziative per incrementare il fondo previsto dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134;
   ad utilizzare i finanziamenti previsti dal Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead), per la prosecuzione, senza soluzione di continuità, del piano di distribuzione di alimenti agli indigenti, finora gestito da Agea in concorso con le organizzazioni caritative.
(1-00146)
(Nuova formulazione) «Catania, Andrea Romano, Dellai, Santerini, Schirò, Balduzzi, Binetti, Capua, Caruso, Causin, Cimmino, D'Agostino, De Mita, Fauttilli, Galgano, Librandi, Matarrese, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Molea, Monchiero, Nesi, Oliaro, Piepoli, Quintarelli, Rabino, Rossi, Sberna, Sottanelli, Vargiu, Vitelli, Antimo Cesaro».


   La Camera,
   premesso che:
    lo spreco alimentare ha assunto una dimensione tale da essere considerato un problema su scala mondiale; i dati più gravi riguardano gli Stati Uniti, ma anche l'Europa ed il nostro Paese registrano una dimensione molto grave;
    numerosi rapporti di carattere internazionale riferiscono che metà del cibo prodotto nel mondo non arriva mai ad essere consumato e, quindi, lo spreco alimentare rappresenta uno scandaloso paradosso dei nostri tempi: mentre, come ricorda la Fao, il numero di persone denutrite sulla terra sfiora il miliardo, la quantità di cibo sprecato nei Paesi industrializzati ammonta a 222 milioni di tonnellate, più o meno pari alla produzione alimentare disponibile nell'Africa subsahariana (230 milioni di tonnellate);
    gli sprechi alimentari gravano, inoltre, sul clima, sulle risorse idriche, sul suolo e sulla biodiversità. La decomposizione dei rifiuti alimentari produce metano, gas ed effetti serra; ogni chilogrammo di cibo prodotto comporta oltre 4,5 chilogrammi di anidride carbonica equivalente;
    il grave fenomeno degli sprechi alimentari rende evidente la profonda distorsione derivante da un modello di sviluppo sbagliato fondato sull'eccessivo consumo di risorse non rigenerabili. C’è, quindi, una relazione profonda tra la crisi che si sta vivendo ed un modello di consumo massificato, standardizzato, veloce e quantitativo piuttosto che qualitativo, sul quale occorre intervenire per evitare di continuare a produrre diseguaglianza, che è tanto più grave quando si tratta di accesso al cibo e ad una sana e buona alimentazione;
    istituzioni e letteratura specializzata definiscono gli sprechi alimentari in modi diversi; tuttavia, non esiste una definizione univoca di sprechi alimentari né a livello istituzionale, né tanto meno nella letteratura scientifica specializzata. In uno studio condotto dallo Swedish institute for food and biotechnology (SIK), commissionato dalla Fao, è stata proposta la distinzione tra food loss e food waste. I food loss sono «le perdite alimentari che si riscontrano durante le fasi di produzione agricola, post-raccolto e trasformazione degli alimenti», mentre i food waste sono «gli sprechi di cibo che si verificano nell'ultima parte della catena alimentare (distribuzione, vendita e consumo finale)»: i primi dipendono da limiti logistici e infrastrutturali, i secondi da fattori comportamentali;
    la definizione di «spreco alimentare» varia a seconda dei Paesi. In Europa non esiste ancora un'unica definizione, ma, a partire dal 2011, in seno alla Commissione europea (agricoltura e sviluppo rurale), lo si è considerato come «l'insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinabili al consumo umano –, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati ad essere eliminati e smaltiti, producendo effetti negativi dal punto di vista ambientale, costi economici e mancati guadagni per le imprese»;
    come già detto, lo spreco alimentare riguarda tutti i passaggi che portano gli alimenti dal campo alla tavola. Nei Paesi in via di sviluppo si localizza a monte della filiera agroalimentare, e in quelli sviluppati si localizza a valle della filiera;
    uno studio del 2011 della Commissione europea sullo spreco di cibo indica che gli sprechi a livello domestico sono i più rilevanti: corrispondono al 42 per cento del totale (25 per cento della spesa alimentare per peso) e ammontano a circa 76 chilogrammi pro capite/anno (di cui il 60 per cento potrebbe essere evitato); sono piuttosto consistenti anche la parte relativa ai processi di trasformazione degli alimenti (39 per cento) e in quella riguardante i servizi di ristorazione e catering (14 per cento). Sono più contenuti, invece, gli sprechi a livello distributivo (8 chilogrammi pro capite/anno) anche se, in alcuni casi, la distribuzione è indirettamente responsabile di una parte degli sprechi che avvengono più all'inizio o più a valle della filiera alimentare; secondo il suddetto studio della Commissione europea, che indica come media i 180 chilogrammi pro capite di cibo sprecato, la situazione nell'Unione europea passa dai 579 chilogrammi pro capite dell'Olanda ai 44 chilogrammi pro capite della Grecia, con l'Italia a 149 chilogrammi pro capite, valore sopra la media mondiale, indicata dalla Fao in 95-115 chilogrammi pro capite;
    il rapporto della Fao «Food Wastage footprint: Impact on Natural Resource» del settembre 2013 stima in 750 miliardi di dollari l'anno i costi economici diretti dello spreco alimentare, che ammonta a circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a circa un terzo (il 33 per cento) della produzione totale di cibo destinato al consumo umano. Per produrre il cibo che viene sprecato sono utilizzati 250 chilometri cubi di acqua e 1,4 miliardi di ettari di terreno e immessi in atmosfera all'anno 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra; circa il 54 per cento dello spreco avviene durante la fase di produzione, lavorazione post-raccolto e stoccaggio, mentre il 46 per cento occorre nelle fasi di lavorazione, distribuzione e consumo;
    in Italia i dati raccolti hanno evidenziato come solo la frutta e gli ortaggi gettati via nei punti vendita abbiano comportato il consumo di più di 73 milioni di metri cubi d'acqua (water footprint) in un anno, l'utilizzo di risorse ambientali pari a quasi 400 metri cubi equivalenti (ecological footprint) e l'emissione in atmosfera di più di 8 milioni di chilogrammi di anidride carbonica equivalente (carbon footprint);
    secondo alcune prime stime dell'Osservatorio sullo spreco alimentare, Waste Watchers, in Italia, nel 2011 lo spreco di cibo a livello domestico è costato a famiglia poco meno di 1.600 euro all'anno; in generale «Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo», (Segrè e Falasconi 2011) ha quantificato in 20 milioni di tonnellate lo spreco alimentare lungo tutta la filiera nazionale; più di recente, esperti del settore hanno chiarito che «in Italia se le perdite della filiera alimentare (agricola, trasformazione e distribuzione) valgono 0,2 punti del Pil, lo spreco domestico rappresenta mezzo punto del Pil, ossia tra 8 e 9 miliardi di euro»;
    secondo la Società italiana di nutrizione umana (Sinu), la disponibilità calorica giornaliera per ogni italiano è di circa 3700 chilocalorie, ossia oltre una volta e mezzo il fabbisogno energetico quotidiano, per cui il surplus di 1700 chilocalorie che ne deriva o provoca sovralimentazione o viene sprecato;
    nei Paesi sviluppati, ma talvolta anche in quelli in via di sviluppo, sono rilevanti le motivazioni di carattere regolamentare ed economico che sono alla base dello spreco. C’è decisamente ancora molto da fare per comprendere le cause delle perdite nella parte iniziale della filiera. Nelle fasi di prima trasformazione del prodotto agricolo e dei semilavorati, le cause che determinano gli sprechi sono individuabili principalmente in malfunzionamenti tecnici e inefficienze nei processi produttivi: normalmente si parla di «scarti di produzione»;
    nella distribuzione e vendita (sia essa all'ingrosso che al dettaglio) gli sprechi dipendono da molteplici cause, tra cui ordinazioni inappropriate e previsioni errate della domanda;
    gli sprechi domestici nascono: dalla difficoltà del consumatore di interpretare correttamente l'etichettatura degli alimenti; perché vengono preparate porzioni troppo abbondanti (tanto nei ristoranti quanto a casa); a causa degli errori commessi in fase di pianificazione degli acquisti (spesso indotti da offerte promozionali); quando gli alimenti non vengono conservati in modo adeguato;
    in particolare, nella filiera ortofrutticola, sugli sprechi incide la possibilità di ritirare parte della produzione per evitare il crollo dei prezzi. Il prodotto ritirato, infatti, è destinato solo in parte alla distribuzione gratuita (alle fasce deboli della popolazione, a scuole e a istituti di pena), mentre per la maggior parte è destinato alla distillazione alcolica (36 per cento), al compostaggio e biodegradazione (55 per cento) e all'alimentazione animale (4 per cento). Questi impieghi sono da considerarsi come sprechi, in quanto implicano la destinazione del prodotto a un uso differente dall'alimentazione umana per cui era stato coltivato;
    nell'industria agroalimentare lo spreco medio ammonta al 2,6 per cento del totale, pari a circa 1,9 milioni di tonnellate di cibo (escludendo l'industria delle bevande). I prodotti scartati sono tendenzialmente gestiti come rifiuti o utilizzati per la produzione di mangimi e non destinati, invece, alla ridistribuzione alle fasce deboli della popolazione. La maggior parte degli sprechi di cibo è riscontrabile nell'industria lattiero-casearia e nella lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi;
    per quanto riguarda la fase della distribuzione, l'attività di ricerca condotta dall'Osservatorio sullo spreco alimentare, Waste Watchers, offre stime sulla quantità di cibo «gettato via» da parte dei mercati all'ingrosso (centri alimentari e mercati ortofrutticoli) e della moderna distribuzione. Al riguardo, emerge che nel 2009 in Italia sono state sprecate 263.645 tonnellate di prodotti alimentari (per un totale di 900 milioni di euro), il 40 per cento delle quali è costituito da prodotti ortofrutticoli;
    un discorso a parte merita lo spreco alimentare nella ristorazione collettiva che, in massima parte, deriva da un'errata impostazione dei menù, da grammature scorrette e da capitolati di gara spesso mal impostati; soprattutto nella ristorazione ospedaliera, le organizzazioni di settore rilevano che le inefficienze previste all'interno dei capitolati degli appalti fanno registrare sprechi nel vassoio che si aggirano intorno al 20-25 per cento, con picchi del 40 per cento in alcune strutture ospedaliere;
    alcune ricerche dell'Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione evidenziano, inoltre, come nella ristorazione scolastica si possono osservare le seguenti percentuali di spreco (ciò che resta sul piatto): 15-17 per cento primi piatti; 20-25 per cento carne; 35-40 per cento ortofrutta;
    infine, per quel che riguarda la ristorazione aziendale, gli sprechi derivano dal cosiddetto fine linea, i cibi che, da bando, devono essere comunque garantiti a fine turno in quantità corrispondente a quella iniziale;
    per ridurre il tema degli sprechi della ristorazione collettiva occorrerebbe intervenire a monte, rivisitando le modalità che portano alla predisposizione dei bandi per evitare che siano inseriti prodotti di grande richiamo ma che poi non vengono mangiati, rivedendo le grammature all'interno dei capitolati, non per limitare il cibo, ma per ponderarlo in base alle caratteristiche dell'utente, lavorando sul triangolo «cibo-famiglia-scuola», prevedendo percorsi di educazione alimentare nelle scuole rivolti non solo a bambini ma, soprattutto, a insegnanti e genitori;
    il 19 gennaio 2012, il Parlamento europeo ha approvato in seduta plenaria la risoluzione su come «evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l'efficienza della catena alimentare nell'Unione europea», in cui definisce lo «spreco alimentare» e si pone l'obiettivo di ridurre del 50 per cento gli sprechi alimentari entro il 2015 e di dedicare il 2014 come anno europeo contro lo spreco alimentare, attraverso una strategia per migliorare l'efficienza della catena alimentare degli Stati membri;
    per raggiungere gli obiettivi della sopradetta risoluzione sono state coinvolte le autonomie locali in progetti contro lo spreco e, in particolare, sono stati organizzati eventi per favorire la massima adesione dei sindaci al progetto «Carta per una rete di amministrazioni a spreco zero», per ridurre progressivamente gli sprechi attraverso il controllo e la prevenzione di tutte le attività pubbliche e private, che implichino la gestione di cibo, acqua, energia, rifiuti, mobilità e comunicazione;
    la Commissione europea, nella comunicazione «Partecipazione dell'UE all'Expo 2015 di Milano» «Nutrire il pianeta: Energia per la vita» del 3 maggio 2013 ha ribadito che «La sicurezza alimentare è diventata negli ultimi quindici anni un elemento centrale delle politiche dell'UE in questo settore e costituisce la base di un vero e proprio modello per il resto del mondo; l'approccio al cibo nell'UE è allo stesso tempo un prerequisito per salvaguardare la salute di cittadini e consumatori e la pietra miliare su cui si basa la reputazione e il successo dell'industria alimentare europea in tutto il mondo. La sostenibilità assume un'importanza sempre più decisiva per i cittadini europei e a livello mondiale, giacché è sempre più importante utilizzare le risorse in modo più razionale, al fine di garantire la prosperità alle generazioni future e di limitare l'impatto sull'ambiente, preservando le risorse naturali già limitate. Considerando tutto ciò, la partecipazione dell'UE dovrebbe avere anche un fine educativo, non solo sensibilizzando i visitatori, ma anche prospettando loro approcci concreti nel settore dell'alimentazione e della sostenibilità, in modo da permettere ai cittadini di cambiare in positivo i propri stili di vita riducendo, ad esempio, lo spreco di cibo e adottando scelte alimentari più sane»;
    a livello nazionale, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha già avviato, nei mesi scorsi, una strategia nazionale e ha adottato, il 7 ottobre 2013, il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, che affronta in modo organico il problema degli sprechi alimentari in Italia, in sintonia con quanto indicato dalla Commissione europea nella tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse. In tale contesto, è stato istituito il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (Pinpas) ed è stata proclamata, il 5 febbraio 2014, la prima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare in Italia; il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intende raggiungere entro il 2020 una riduzione del 5 per cento, dei rifiuti per unità di prodotto interno lordo, dei rifiuti urbani, del 10 per cento di quelli pericolosi e del 5 per cento di quelli speciali;
    l'Expo 2015, il cui tema è appunto «Nutrire il Pianeta. Energia per la vita», rappresenta un'opportunità per affrontare il tema degli sprechi alimentari e per studiare soluzioni innovative a livello globale in considerazione della prevista partecipazione di oltre 140 Paesi all'evento; in quest'occasione si potrebbe arrivare alla definizione di una piattaforma di idee in grado di stimolare nuove azioni per ridurre lo spreco alimentare;
    in tale contesto va senza dubbio evidenziato il ruolo dell'educazione come parte integrante della soluzione globale, soprattutto in relazione ai bambini a cui bisogna trasmettere il valore del cibo in quanto risorsa, per influenzarne i futuri comportamenti; allo stesso modo è importante educare la gente a riutilizzare e riciclare il cibo invece di gettarlo via, tanto a livello domestico che a livello di ristorazione collettiva, come in ospedali, mense e ristoranti,

impegna il Governo:

   ad affrontare, con urgenza, il problema dello spreco alimentare lungo tutta la catena dell'approvvigionamento e del consumo, definendo orientamenti e sostenendo strategie per migliorare l'efficienza della catena agroalimentare e promuovendo il confronto con tutte le organizzazioni e le categorie coinvolte, tenendo conto delle iniziative già presenti a livello nazionale;
   a sostenere l'affermazione di modelli agricoli sostenibili e la trasformazione e il riutilizzo alimentare delle eccedenze alimentari nazionali (ad esempio, in zuppe, succhi di frutta, marmellate, gelati e altro) e la loro distribuzione a enti di aiuto alimentare;
   ad incoraggiare l'adozione di misure atte a ridurre gli sprechi alimentari come, ad esempio, l'etichettatura con doppia scadenza (commerciale e di consumo), o le vendite scontate di prodotti in scadenza o danneggiati, e ad incentivare modalità di packaging differenziato tra prodotti freschi e non;
   a prevedere, in sede di aggiudicazione di appalti pubblici, norme di vantaggio per le imprese che adottano misure per ridurre gli sprechi alimentari anche mediante il ricorso ad approvvigionamenti in ambito locale e territoriale che salvaguardino la qualità e la tracciabilità dei prodotti, garantendo inoltre una programmazione adeguata ai consumi effettivi;
   a promuovere presso tutti gli enti pubblici azioni per evitare lo spreco alla fonte mediante nuove modalità di impostazione dei capitolati di gara nella ristorazione collettiva, che favoriscano le elaborazioni di menù su scala regionale, anziché a livello di singola struttura e, laddove non necessario, ad esempio nelle strutture ospedaliere, che prevedano una rotazione dei menù stagionale e non settimanale, evitando inoltre che vengano inseriti nel capitolato prodotti di grande richiamo ma che poi non vengono mangiati e prevedendo le giuste grammature, ponderate in base alle caratteristiche dell'utente;
   a favorire e a promuovere accordi con le maggiori catene distributive e le industrie alimentari nazionali e straniere, al fine di ridurre gli sprechi alimentari, intervenendo sul packaging (con l'obiettivo di ridurre del 10 per cento l'impatto in termini di emissioni di anidride carbonica), sui comportamenti di consumo domestico (con l'obiettivo di ridurre gli sprechi domestici di alimenti e bevande) e sugli sprechi lungo l'intera filiera distributiva (con l'obiettivo di ridurre lo spreco di prodotti e cibo);
   a realizzare iniziative e campagne informative sui prodotti freschi per indicare ai clienti il modo migliore di conservare più a lungo gli alimenti a casa, così da ridurre lo spreco alimentare;
   a sostenere, per quanto di competenza, i progetti dei comuni, delle province e delle regioni volti a consolidare metodi di lavoro che permettano di attivare in maniera progressiva il sistema di donazioni/ritiri, tenendo sotto controllo gli aspetti nutrizionali, igienico-sanitari, logistici e fiscali;
   ad incentivare e a promuovere modelli logistico-organizzativi che permettano di recuperare in totale sicurezza tutte le tipologie di prodotti, inclusi quelli che rientrano nelle categorie dei «freschi» e «freschissimi»;
   a promuovere progetti educativi e di sensibilizzazione, nelle scuole di tutti i livelli e gradi, sulle quantità di cibo sprecato nelle mense e nelle caffetterie delle scuole per consentire l'adozione di diete equilibrate, apprezzando il legame tra agricoltura, alimentazione, ambiente e salute e valorizzando anche competenze ed esperienze degli operatori della ristorazione collettiva;
   ad attivare un coordinamento tra i Ministeri competenti in materia – quali il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero della salute e il Ministero dello sviluppo economico – e la Conferenza Stato-regioni per la riduzione degli sprechi con l'obiettivo di: monitorare e analizzare la dimensione del fenomeno nel nostro Paese; sostenere le azioni per l'utilizzo di alimenti non consumati nella rete del commercio e della ristorazione; minimizzare tutte le perdite e le inefficienze della filiera agroalimentare, favorendo la relazione diretta tra produttori e consumatori e coinvolgendo tutti i soggetti interessati con l'obiettivo di rendere più eco-efficienti la logistica, il trasporto, la gestione delle scorte e gli imballaggi;
   ad adoperarsi in sede comunitaria al fine di sostenere il 2014, quale «anno europeo della lotta allo spreco alimentare», come percorso avviato dall'Italia per sensibilizzare i cittadini e richiamare l'attenzione delle istituzioni su questo importante tema al fine di ridurre lo spreco alimentare.
(1-00052)
(Nuova formulazione) «Fiorio, Cenni, Oliverio, Luciano Agostini, Antezza, Anzaldi, Carra, Cova, Covello, Dal Moro, Ferrari, Marrocu, Mongiello, Palma, Sani, Taricco, Tentori, Terrosi, Valiante, Venittelli, Zanin, Speranza, Martella, Narduolo, Quartapelle Procopio».


   La Camera,
   premesso che:
    tra gli squilibri più evidenti che caratterizzano la società quello alimentare è senz'altro il più grave ed assume i connotati di un vero e proprio paradosso: a fronte di oltre un miliardo di persone che soffrono per la mancanza di cibo, un numero equivalente si ammala per cause connesse ad eccessiva alimentazione, quali sovrappeso, diabete e malattie cardiovascolari;
    dati recenti evidenziano che solo il 10 per cento delle morti per fame è provocato da guerre e carestie, il resto è causato da malnutrizione cronica dovuta ad una complessità di elementi che vanno dai meccanismi del sistema economico globale fino agli effetti dei cambiamenti climatici;
    tra i dati registrati, quello riferito all'entità dello spreco alimentare mondiale è indubbiamente il più allarmante. Secondo i risultati dello Global food losses and food waste (perdita e spreco di cibo a livello mondiale), commissionato dalla Fao all'Istituto svedese per il cibo e la biotecnologia (SIK), nonostante la crisi, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo viene sprecato ogni anno; lo spreco annuale dei Paesi ricchi, pari a circa 222 milioni di tonnellate, è pari all'intera produzione alimentare netta dell'area subsahariana e impone una riflessione non solo in considerazione dell'impatto economico ed ambientale, ma anche e soprattutto per la portata etica e sociale dei suoi effetti;
    una della questioni più rilevanti è lo squilibrio nella produzione e nella destinazione di cereali: nel mondo sono presenti circa tre miliardi di animali da allevamento e un terzo dell'intera produzione alimentare globale è riservata alla nutrizione zootecnica;
    una quota crescente di terreni agricoli è destinata alla produzione di biocarburanti e negli Stati Uniti addirittura il 45 per cento del consumo annuale di mais è destinato alla produzione di etanolo per carburanti, in competizione con le colture da cibo non solo per la destinazione del prodotto, ma anche per l'uso del terreno e dell'acqua usata per l'irrigazione;
    le cause di perdite e sprechi alimentari sono molteplici e si differenziano a seconda delle varie fasi della filiera agroalimentare; da un lato, il problema riguarda la filiera produttiva che non calcola picchi di produzione, conservazione e ottimizzazione, dall'altro, investe le abitudini alimentari dei Paesi industrializzati determinando un trend preciso di spreco, di poco rispetto per il cibo, per l'agricoltura e per i Paesi in via di sviluppo che soffrono per la fame, la denutrizione e la cattiva alimentazione;
    mentre nei Paesi in via di sviluppo le perdite più significative si concentrano nella prima fase della filiera, per limiti logistici e strutturali, nei Paesi industrializzati gli sprechi si concentrano sul consumo domestico e la ristorazione, principalmente per cause comportamentali;
    le perdite alimentari che si verificano nella fase di coltivazione e raccolto, nei Paesi in via di sviluppo, sono soprattutto il risultato di un'agricoltura poco efficiente, competenze tecniche limitate, pratiche arretrate e dotazioni infrastrutturali inadeguate, mentre nei Paesi a più alto reddito le motivazioni delle perdite in questa fase sono legate più al mancato rispetto di standard qualitativi ed estetici;
    le perdite che si verificano nella fase di trasformazione agricola ed industriale sono dovute soprattutto ad inefficienze dei processi produttivi che provocano danneggiamenti agli alimenti che per questo vengono scartati;
    le perdite nella fase di distribuzione e vendita sono soprattutto dovute ad un'errata previsione della domanda, ai limiti della tecnologia impiegata per la conservazione dei prodotti, agli standard di vendita che determinano l'esclusione di prodotti non conformi, alle strategie di marketing come il «3x2», che determinano sia una maggiore vendita dei prodotti, ma anche lo spostamento dello spreco alimentare al consumo finale;
    gli sprechi nella fase finale di consumo domestico e ristorazione sono dovuti, soprattutto, all'errata pianificazione degli acquisti, all'inadeguata conservazione del cibo, all'errata interpretazione delle etichette di scadenza degli alimenti e alla scarsa consapevolezza dell'impatto economico ed ambientale degli sprechi alimentari;
    per stimare l'impatto ambientale di un alimento andrebbe considerato il suo intero ciclo di vita, dalle emissioni di gas serra generate dai processi, all'utilizzo di risorse idriche; in base a questo si valuta che il cibo sprecato che incide maggiormente sull'ambiente è rappresentato dai prodotti di origine animale, principalmente latte e carne;
    le stime indicano che, a livello europeo, la quantità di cibo sprecato ogni anno ammonta a 89 milioni di tonnellate, 180 chilogrammi pro capite, il 42 per cento nell'uso domestico, il 39 per cento della fase di produzione, il 14 per cento nella fase di ristorazione, il 5 per cento nella fase di vendita all'ingrosso ed al dettaglio;
    secondo lo studio della Commissione europea, che indica come media i 180 chilogrammi pro capite di cibo sprecato, la situazione nell'Unione europea passa dai 579 chilogrammi pro capite dell'Olanda ai 44 chilogrammi pro capite della Grecia, con l'Italia a 149 chilogrammi pro capite – valore sopra la media mondiale indicata dalla Fao in 95-115 chilogrammi pro capite;
    nel nostro Paese, nonostante gli effetti della crisi economica ed il calo dei consumi alimentari, la Coldiretti stima che annualmente si spreca cibo per circa 37 miliardi di euro, sufficienti a nutrire 44 milioni di persone, quindi circa il 3 per cento del prodotto interno lordo finirebbe nella spazzatura;
    sulla base dei dati rilevati dall'Istat, la percentuale della produzione agricola rimasta nei campi ammonta al 3,25 per cento del totale, la percentuale più alta della produzione non raccolta è quella relativa ai cereali, mentre nella filiera ortofrutticola solo in parte il prodotto ritirato viene destinato alla distribuzione gratuita e alle fasce deboli della popolazione, in quanto in gran parte viene destinato alla distillazione alcolica, al compostaggio e all'alimentazione animale, impieghi da considerarsi sprechi in quanto non destinati al consumo umano per cui erano stati coltivati;
    nell'industria agroalimentare i prodotti scartati sono gestiti come rifiuti o utilizzati per la produzione di mangimi; maggiori sprechi sono quelli dell'industria lattiero-casearia e della lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi;
    tra i prodotti alimentari che maggiormente vengono sprecati in Italia, rientra il pane. Secondo una recente inchiesta pubblicata dal quotidiano la Repubblica, sarebbero circa 13 mila i quintali di pane buttati ogni giorno, quasi il 25 per cento del pane prodotto destinato alla grande distribuzione. Il pane invenduto, secondo quanto disposto dalla normativa nazionale, deve essere smaltito come rifiuto e per poter essere donato alle popolazioni svantaggiate è necessario che le reti per la distribuzione agli istituti caritativi lo prelevino dai distributori prima che sia reso. Le reti italiane Caritas o laiche, da questo punto di vista, non risultano organizzate e spesso acquistano il pane per il proprio fabbisogno;
    a livello del consumatore finale, i dati indicano che ogni famiglia italiana spreca in media una quantità di cibo del valore di 454 euro l'anno, soprattutto di prodotti freschi (35 per cento), con il 19 per cento di pane e il 16 per cento di frutta e verdura;
    secondo i dati dell'Osservatorio sullo spreco alimentare, Waste Watchers, per produrre tutto il cibo che si spreca «si butta» fino a 1,226 milioni di metri cubi di acqua, pari all'acqua consumata ogni anno da 19 milioni di italiani e circa 24,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari a circa il 20 per cento delle emissioni di gas serra del settore dei trasporti. Inoltre, si getta via anche il 36 per cento dell'azoto da fertilizzanti, utilizzati inutilmente con tutti gli effetti e i costi ambientali che ne conseguono;
    nel gennaio 2012 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per adottare misure urgenti per dimezzare, entro il 2025, gli sprechi alimentari nell'Unione europea e per migliorare l'accesso al cibo per i cittadini più vulnerabili, e, considerando che gli alimenti sono sprecati lungo tutta la catena – produttori, trasformatori, distributori, ristoratori e consumatori – ha chiesto l'attuazione di una strategia coordinata, che combini misure a livello europeo e nazionale per migliorare l'efficienza, comparto per comparto, dell'approvvigionamento alimentare e contrastare con urgenza lo spreco di cibo;
    il 7 ottobre 2013, proprio al fine di poter raggiungere gli obiettivi della sopraddetta risoluzione, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha adottato il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, all'interno del quale è stato inserito il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (Pinpas). Il primo passo per la realizzazione del Piano è stata l'istituzione della prima giornata contro lo spreco alimentare;
    l'obiettivo, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è raggiungere, entro il 2020, una riduzione del 5 per cento dei rifiuti per unità di prodotto interno lordo dei rifiuti urbani, del 10 per cento di quelli pericolosi e del 5 per cento di quelli speciali,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di:
    a) aggiornare il Parlamento, entro la fine del 2014, «Anno europeo della lotta allo spreco alimentare», circa il percorso avviato per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (Pinpas), al fine di ridurre lo spreco alimentare in Italia;
    b) promuovere, anche in collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado, programmi e corsi di educazione alimentare, di economia ed ecologia domestica, per rendere il consumatore consapevole degli sprechi di cibo, acqua ed energia e dei loro impatti ambientali ed economico-sociali, anche al fine di dimostrare come rendere più sostenibile l'acquisto, la conservazione, la preparazione e lo smaltimento finale degli alimenti e, allo stesso tempo, incentivare, per quanto di propria competenza, iniziative finalizzate alla corretta comunicazione da parte della grande e piccola distribuzione nazionale delle modalità di conservazione dei cibi acquistati;
    c) assumere iniziative per rivedere le regole che disciplinano gli appalti pubblici per i servizi di ristorazione e di ospitalità alberghiera, in modo da privilegiare le imprese che promuovono azioni concrete per la riduzione a monte degli sprechi, prevedendo e accordando la preferenza ad alimenti italiani e stagionali, e che pongono particolare attenzione alla grammatura, al contenuto calorico e alla rotazione del menù;
    d) promuovere il potenziamento delle reti caritative nazionali al fine di poter recuperare il pane ogni giorno invenduto dalla grande distribuzione per destinarlo alle popolazioni svantaggiate accolte nei centri caritativi nella penisola;
    e) promuovere iniziative volte a contenere lo spreco alimentare nei luoghi di ristorazione, anche prevedendo la possibilità di asporto per il cibo non consumato;
    f) sostenere tutte le iniziative, sia pubbliche che private, finalizzate al recupero di alimenti rimasti invenduti e scartati lungo l'intera filiera agroalimentare per ridistribuirli gratuitamente alle categorie di cittadini meno abbienti;
    g) assumere iniziative per prevedere una diversa articolazione delle informazioni contenute nelle etichette dei prodotti alimentari, integrando la data prevista per la scadenza commerciale con una relativa al termine utile per il consumo dell'alimento.
(1-00088)
(Ulteriore nuova formulazione) «Gagnarli, L'Abbate, Massimiliano Bernini, Benedetti, Gallinella, Parentela, Zaccagnini, Baldassarre, Lupo, Barbanti, Pesco, Zolezzi».


   La Camera,
   premesso che:
    in Europa e in Nord America si stima che i consumatori buttino via tra i 95-115 chilogrammi pro capite di cibo l'anno, mentre nel Sud-Est asiatico e nell'Africa subsahariana il dato è di 6-11 chilogrammi pro capite;
    lo spreco alimentare ha assunto, e sta sempre più assumendo, una dimensione di portata mondiale, tant’è che metà del cibo prodotto nel mondo non arriva mai ad essere consumato. Il problema dello spreco alimentare è da ritenersi connesso alle politiche economiche e di marketing che, negli ultimi vent'anni, hanno prodotto fattori e azioni comportamentali altamente distorsivi della realtà fattuale e delle conseguenze effettuali che da tali modus comportandi e vivendi ne sono conseguite. Le politiche di marketing delle multinazionali e le normative sulla brevettazione dei prodotti agroalimentari hanno contribuito a generare comportamenti sociali tendenti a produrre sempre più «spreco» e «scarto» alimentare. La cultura del «riciclo» e del «riutilizzo» alimentare fatica non poco ad affermarsi rispetto al suo contrario. La sproporzione della produzione alimentare, senza che ciò abbia nel corso degli ultimi quattro lustri consentito di ridurre drasticamente il numero delle persone che nel mondo non hanno accesso alla nutrizione, ha, al contrario, polarizzato, ulteriormente, le fasce sociali del pianeta. Questa paradossale ipertrofia produttiva ha sull'ambiente impatti devastanti e, se non fermata per tempo, irreversibili. Nell'immaginario collettivo dei Paesi cosiddetti «ricchi» l'educazione alimentare, erroneamente, si traduce in «performanti» diete, o nuovi «costumi alimentari», che si rivelano dannosi per l'organismo umano con ricadute sulla spesa sanitaria che diventa crescente a fronte di nuove patologie connesse all'alimentazione. Il tema della «scarsità delle risorse naturali», che deve essere centrale nell'agenda politica di questo millennio, è vissuto, il più delle volte, come un mero esercizio percettivo. I dati sullo spreco di cibo nei Paesi industrializzati ammontano a 222 milioni di tonnellate, ossia il corrispettivo della produzione alimentare disponibile nell'Africa subsahariana che è di 230 milioni di tonnellate;
    a contribuire, ulteriormente, alla «cultura dello scarto alimentare» a valle, e nella produzione delle eccedenze a monte, è il disallineamento tra la domanda e l'offerta e la non conformità del prodotto agli standard di mercato: calibratura della frutta, aspetto della verdura che non deve presentare macchie o quant'altro possa far percepire all'acquirente la non salubrità del prodotto e le pratiche commerciali che incoraggiano i consumatori a comprare più cibo di quello di cui hanno effettivamente bisogno;
    un altro motivo dello spreco alimentare è da imputare alle etichette che indicano la data di scadenza. Sarebbe corretto porre in etichetta la doppia scadenza: il termine minimo di conservazione, che si riferisce alle caratteristiche qualitative del prodotto, «preferibilmente entro» (data di scadenza commerciale del prodotto) e la data di scadenza vera e propria, «da consumarsi entro», (relativa alla salubrità del prodotto alimentare), al fine di evitare confusione sulla commestibilità del cibo. Inoltre, gli imballaggi per alimenti dovrebbero essere offerti anche in confezioni monodose e progettate per la migliore conservazione possibile. Da ultimo, i cibi prossimi alla scadenza e i packaging danneggiati dei prodotti alimentari dovrebbero essere venduti a prezzi scontati, al fine di renderli economicamente più accessibili alle persone bisognose;
    il 19 gennaio 2012 il Parlamento europeo ha approvato, in seduta plenaria, una risoluzione su: «Come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l'efficienza della catena alimentare nell'Unione europea», la quale si pone come obiettivo principale la riduzione degli sprechi alimentari del 50 per cento entro il 2025 e di dedicare il 2014 quale anno europeo contro lo spreco alimentare, attraverso una strategia per migliorare l'efficienza della catena alimentare degli Stati membri;
    dalla relazione (2011/2175(INI) preparatoria della risoluzione, si evince che, secondo uno studio della Commissione europea, la produzione annuale di rifiuti alimentari nei 27 Stati membri ammonterebbe a circa 90 milioni di tonnellate, ossia 179 chilogrammi pro capite, senza contare gli sprechi a livello di produzione agricola o le catture di pesce rigettate in mare, considerando che entro il 2020 il totale dei rifiuti alimentari aumenterà fino a circa 126 milioni di tonnellate, ovvero il 40 per cento in più dello stock attuale;
    da recenti studi è emerso che, per produrre un chilogrammo di cibo, si immettono in atmosfera in media 4,5 chilogrammi di anidride carbonica, che in Europa si producono 170 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente/anno, ripartiti tra industria agroalimentare (59 milioni di tonnellate), consumo domestico (78 milioni di tonnellate) e prodotti non raccolti nei campi (34 milioni di tonnellate). Si pensi, ad esempio, che in Inghilterra il 30 per cento della produzione orticola non viene raccolta (corrisponde allo spreco di 550 milioni di metri cubi di acqua), percentuale che in Italia si attesta al 3,2 per cento;
    la concentrazione in atmosfera di anidride carbonica, a gennaio 2013, ha raggiunto il record di 395 parti per milione, avviando la temperatura globale – si consideri che il 2012 è stato il nono anno consecutivo più caldo dal 1880 – verso un aumento superiore di due gradi di media, con gravi danni irreversibili all'ambiente, all'agricoltura e, di conseguenza, all'alimentazione;
    la Fao stima che, a livello mondiale, la quantità di cibo che finisce tra i rifiuti ammonta a 1,3 miliardi di tonnellate e che 925 milioni di persone nel mondo sono a rischio di denutrizione e la popolazione mondiale ipernutrita è pari a quella sottonutrita e denutrita: questi dati allontanano, oggettivamente, il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, incluso quello di dimezzare la fame e la povertà entro il 2015;
    sempre secondo dati della Fao, il previsto aumento da 7 miliardi a 9 miliardi della popolazione mondiale richiederà un incremento minimo del 70 per cento della produzione alimentare entro il 2050;
    Oliver De Schutter, relatore speciale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per il «diritto al cibo», nonché docente universitario di diritto all'Università Cattolica di Lovain-La Neuf (Belgio), nel marzo del 2012 ha presentato al Consiglio per i diritti umani, in conformità alla risoluzione 13/14, la sua relazione che analizza i nessi di causalità tra salute, malnutrizione e spreco alimentare. Relativamente al nesso che esiste tra salute e malnutrizione, il rapporto mette in evidenza che: «(...) l'urbanizzazione, “supermercatizzazione” e la diffusione globale degli stili di vita moderni hanno scosso le tradizioni alimentari. Il problema è di “sistema” e trova le sue cause nel commercio globale, nei cibi troppo elaborati, nelle politiche agricole attuali, nelle tecnologie con brevetto proprietario, nell'elaborare diete “disastrose” dei Paesi sviluppati e in quelli dalle economie emergenti (come il Messico, ad esempio). Il risultato è il disastro per la salute pubblica: 2,8 milioni di persone muoiono prima dei 60 anni a causa di malattie non trasmissibili, diabete e obesità collegate alla dieta, (saranno 5,1 milioni nel 2030, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità) a cui aggiungere le ripercussioni economiche sulla spesa sanitaria pubblica (...)» E, inoltre, il, relatore ha denunciato, in termini generali, la sproporzione che esiste tra gli investimenti pubblicitari nel food, 8,5 miliardi di dollari negli Stati Uniti nel 2010, e i modesti budget per l'educazione alimentare pubblica, che nello stesso anno sono stati pari a 44 milioni di dollari per il programma federale «Nutrition Physical Activity and Obesity». Nel rapporto si evidenzia come la pubblicità di cibi «spazzatura» (junk food), rivolta ai bambini e non solo, contribuisce all'eccessivo consumo di snack nell'alimentazione quotidiana che ha snaturato la cultura del rispetto e della conservazione del cibo, che è stata falsata dalle multinazionali nella composizione dei valori nutrizionali come, per esempio, nell'alterazione del contenuto dei grassi, degli zuccheri e del sale, al fine di rendere il cibo «appetitoso» e maggiormente prossimo al consumo immediato e meno prossimo alla sua conservazione perché facilmente deteriorabile. Sempre secondo il rapporto il «cibo perso» nei Paesi in via di sviluppo – dove la carenza di infrastrutture e regole stringenti per la conservazione incide fino al 50 per cento sul deterioramento degli alimenti – comincia ad assumere dimensioni quasi vicine a quelle dei Paesi industrializzati;
    nell'Unione europea, oltre 79 milioni di persone vivono ancora al di sotto della soglia di povertà, mentre 18 milioni di persone dipendono dagli aiuti alimentari. Al contempo, le percentuali degli sprechi alimentari sono così ripartite: il 42 per cento dalle famiglie, il 39 per cento dai produttori, il 5 per cento dai rivenditori e il restante 14 per cento dal settore della ristorazione;
    secondo i dati dell'indagine realizzata nel 2012 dalla Fondazione per la sussidiarietà e dal Politecnico di Milano, in collaborazione con Nielsen Italia, lo spreco alimentare in Italia ammonta a 6 milioni di tonnellate, pari a un valore di 12,3 miliardi di euro (6,9 miliardi direttamente dai consumatori). Il cibo sprecato in Italia è di 108 chilogrammi pro capite, 450 euro a famiglia composta da un nucleo di 2,5 persone (famiglia media), 42 chilogrammi a persona di avanzi alimentari non riutilizzati ancora commestibili buttati da ogni italiano in un anno, 35 per cento la percentuale di prodotti freschi sprecati, 250 chilogrammi la quantità di cibo buttato dai 600 ipermercati italiani, 16 per cento la percentuale dello spreco che finisce direttamente nelle discariche per la cattiva gestione del frigorifero famigliare, mentre la parte di cibo recuperato e donato alle food bank e agli enti caritativi rappresenta poco più del 6 per cento del totale;
    sempre secondo l'indagine summenzionata emerge che quasi un miliardo di euro di cibo viene recuperato e l'obiettivo è quello di portare sulla tavola degli indigenti altri 6 miliardi di euro di cibo;
    infatti, non sempre i prodotti ritirati dagli scaffali che sono prossimi alla scadenza finiscono nella pattumiera. Il merito è da attribuire alle onlus come il Banco Alimentare, rete antispreco con oltre 1400 volontari. Obiettivo analogo a quello di Last Minute Market, spin-off dell'università di Bologna che unitamente a SWG ha creato un «Osservatorio sullo spreco alimentare», il cui nome è Waste Watchers (sentinelle dello spreco). Secondo le prime stime fatte da Waste Watchers, in Italia lo spreco alimentare rappresenta l'1,9 per cento del prodotto interno lordo (circa 18,5 miliardi riferiti al 2011) così ripartito: lo 0,23 per cento si colloca nella filiera di produzione (agricoltura), trasformazione (industria alimentare), distribuzione (grande e piccola) e ristorazione (collettiva), il restante valore percentuale, lo 0,96 per cento del prodotto interno lordo, è rappresentato dal livello domestico. La quantità di cibo sprecato potrebbe essere ridotta del 60 per cento con un'educazione più attenta ai consumi alimentari;
    Last Minute Market ha realizzato un documento denominato «Carta per una rete di amministrazioni a spreco zero», il quale viene continuamente arricchito e aggiornato grazie all'implementazione delle conoscenze, allo scambio delle buone pratiche fra amministrazioni e, di conseguenza, all'adozione di nuovi strumenti di analisi e di indirizzo che il documento propone;
    il documento «Carta per una rete di amministrazioni a spreco zero» è stato sottoscritto da oltre 700 sindaci europei e detta un decalogo comportamentale alimentare con cui poter avviare processi razionali al fine di ridurre drasticamente gli sprechi e le perdite alimentari;
    la legge n. 155 del 2003, detta anche legge del «buon samaritano», disciplina il recupero e la distribuzione di alimenti cotti e freschi da parte di organizzazioni non profit a fini sociali. Il principio finalistico della legge è quello di incentivare il riutilizzo di cibo ancora commestibile proveniente dai produttori o dalla grande distribuzione – non più vendibile per difetto di packaging o perché vicino alla scadenza – ma anche dalle mense aziendali e scolastiche. Unico vincolo della legge è l'attenzione da prestare al trasporto e al corretto stato di conservazione degli alimenti, equiparando, di fatto, gli enti non profit ai consumatori finali. Infatti, il recupero del cibo deve avvenire mantenendo «la catena del freddo». Grazie alla legge del «buon samaritano» è stato possibile avviare progetti di raccolta viveri, come il progetto «Siticibo» che in nove anni ha consentito di salvare dal cestino dei rifiuti 2,5 milioni di porzioni distribuendole nelle mense cittadine degli enti e delle organizzazioni caritative;
    la lotta allo spreco alimentare nei Paesi industrializzati è stato avviato alla fine degli anni Sessanta a Phoenix (Arizona, Stati Uniti), grazie a John Van Hengel, attraverso la distribuzione ai bisognosi di cibo non venduto e destinato alla distruzione. Questo strumento di «perequazione alimentare» ha assunto il nome di food bank, banco alimentare, che si è diffuso in Europa negli anni Ottanta e in Italia nasce nel 1989. Basato sul concetto di «dono e condivisione», il banco alimentare si estrinseca nella raccolta delle eccedenze di produzione alimentare agricola e industriale, specificatamente riso, olio d'oliva, pasta e latte. In Italia la raccolta delle eccedenze viene effettuata dal 1995 dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), la quale ridistribuisce le eccedenze agli enti caritativi iscritti nel relativo albo istituito presso l'ente medesimo;
    il maggiore fornitore della rete che fa capo ai banchi alimentari d'Europa è stata l'Unione europea, attraverso il Programma europeo d'aiuto agli indigenti, Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti (Pead), nato nel 1987 all'interno della Politica agricola comune (Pac). Il programma d'aiuto è stato concepito come misura per evitare che le eccedenze della produzione agricola europea fossero distrutte. Oggi, queste eccedenze, grazie alle numerose revisioni della Politica agricola comune e al miglioramento delle pratiche tecniche di conservazione, si sono sempre più ridotte, portando l'Unione europea ad acquistare direttamente sul mercato le derrate da donare ai poveri che, in Europa, rappresentano 18 milioni di persone;
    il 14 novembre 2011, il Consiglio dei ministri dell'agricoltura dei 27 Stati membri riuniti a Bruxelles ha sbloccato i piani di assistenza, Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti (Pead), per gli anni 2012 e 2013 che prevedono lo stanziamento di 500 milioni di euro l'anno; all'Italia per l'anno 2013 sono stati assegnati 98 milioni di euro;
    il 31 dicembre 2013 si è concluso il Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti (Pead);
    la Commissione europea ha proposto che, nel Quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea per il periodo 2014-2020, il programma d'aiuti alimentare debba essere coperto non più con i fondi della politica agricola, ma con quelli della coesione sociale, Fondo sociale europeo, prevedendo 2,5 miliardi di euro per i sette anni della nuova programmazione finanziaria comunitaria. Alcuni Paesi europei hanno sostenuto che il programma dovesse rientrare nell'ambito delle politiche sociali, di competenza quindi dei singoli Paesi, e non più con la cabina di regia dell'Unione europea, con il rischio di scatenare una guerra tra poveri;
    il 12 giugno 2013 il Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha votato a favore della nuova proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo al finanziamento del nuovo Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead), che andrà a sostituire il programma di distribuzione delle derrate alimentari Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti (Pead). Il di aiuti europei agli indigenti sarà costituito da una base obbligatoria di finanziamento di 2,5 miliardi di euro e gli Stati membri possono decidere di aumentare le proprie allocazioni di un ulteriore miliardo di euro su base volontaria;
    il Consiglio europeo del 27-28 giugno 2013 ha sollecitato la necessità di adottare in tempi rapidi tutti i dossier strettamente correlati al Quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea e, pertanto, tutte le istituzioni hanno insistito per un rapido accordo anche sul «Fondo indigenti», affinché lo stesso diventi operativo tra la fine del 2013 e gli inizi del 2014;
    l'articolo 58 del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, ha istituito il «Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti», gestito dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), con lo scopo di raccogliere le derrate alimentari, a titolo di erogazioni liberali, dagli operatori della filiera agroalimentare e da organismi agricoli o imprese di trasformazione dell'Unione europea, al fine di far fronte alle eccedenze alimentari e consentire, conseguentemente, la redistribuzione sul territorio nazionale al fine di ridurre lo spreco alimentare;
    a fronte dei dati preoccupanti, relativi allo spreco alimentare in Europa, la Commissione europea ha deciso di avviare, recentemente, una «consultazione pubblica sul cibo» che si è conclusa il 1o ottobre 2013. L'obiettivo della Commissione europea è quello di individuare azioni efficaci per ridurre lo spreco alimentare e, in generale, di come assicurare che il sistema utilizzi le risorse in modo efficiente, secondo il principio della scarsità delle risorse. I risultati della consultazione costituiranno la base per una «Comunicazione sul cibo sostenibile»,

impegna il Governo:

   a promuovere, in sede comunitaria e nazionale, modelli di agricoltura sostenibile al fine di ridurre, drasticamente, a monte e a valle della filiera alimentare, gli sprechi che si producono a causa dei requisiti di qualità imposti dalla legislazione europea e nazionale, concernenti l'aspetto e la calibratura degli ortofrutticoli freschi che, nel tempo, si sono rivelati tra le principali cause di produzione di inutili scarti alimentari, nonché di cibo sprecato, e, susseguentemente, adottare opportune iniziative normative di settore con cui spiegare ai consumatori il valore nutritivo di prodotti agricoli che presentano forme o calibri imperfetti;
   ad agire, congiuntamente con gli altri partner europei in materia d'investimenti relativi alla promozione di programmi comunitari finanziati dall'Unione europea, al fine di introdurre specifiche iniziative «faro» sull'educazione alimentare, sull'ecologia domestica e di filiera;
   a farsi promotore in ambito europeo dell'istituzione della comunità della conoscenza e dell'innovazione per l'alimentazione;
   a far sì che, in occasione dell'Esposizione universale «Expo Milano 2015», titolata «Nutrire il Pianeta, energia per la vita», venga adottato un «Piano tra Nazioni», incentrato sulla prevenzione dello spreco di cibo e sull'educazione alimentare, con cui, da un lato, fronteggiare lo spreco e, dall'altro, impedire che diete «dannose» per la salute distorcano le reali esigenze nutrizionali dell'organismo umano;
   ad adoperarsi nel semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea per far proclamare l'anno 2015 «anno contro lo spreco alimentare», con lo scopo di stimolare l'opinione pubblica ad assumere comportamenti maggiormente responsabili rispetto alla fruibilità sostenibile degli agroalimenti;
   ad introdurre, sin dal prossimo ciclo scolastico della scuola dell'obbligo, programmi di studio di «educazione alimentare e gestione ecosostenibile delle risorse naturali» che abbiano, quale punto di partenza, gli effetti negativi che lo spreco alimentare produce, facendo sì che tali programmi di studio tendano a strutturare, nell'immaginario delle future generazioni, un approccio meno utilitaristico e maggiormente eco-responsabile delle risorse naturali viste nella loro complessità sistemica;
   a valutare eventuali modifiche alle regole che disciplinano gli appalti pubblici per i servizi di ristorazione e di ospitalità alberghiera, in modo da privilegiare, in sede di aggiudicazione a parità di altre condizioni, quelle imprese che garantiscono la ridistribuzione gratuita di cibo eccedente a cittadini indigenti, attraverso enti non profit;
   ad introdurre modifiche normative sulla commercializzazione e la vendita dei prodotti agroalimentari, partendo dall'introduzione della doppia scadenza che indichi le caratteristiche qualitative del prodotto, «preferibilmente entro» (data di scadenza commerciale), e la data di scadenza vera e propria, «da consumarsi entro», relativa alla salubrità del prodotto alimentare, al fine di non generare confusione per il consumatore finale;
   ad introdurre in campo agricolo e agroenergetico misure normative volte alla valorizzazione degli alimenti non più commestibili, ma utili nella produzione di energia rinnovabile e di concimi organici;
   ad elaborare un testo unico di riordino della materia – alla luce di quanto esposto nel presente atto di indirizzo – che, ad oggi, appare regolata in modo non organico sia dalla legge n. 155 del 2003, sia dall'articolo 58 del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, che ha istituito il «Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti» e, conseguentemente, a istituire un osservatorio nazionale sullo spreco alimentare, d'intesa con il sistema delle regioni e delle province autonome, al fine di conoscere in maniera più organica gli effetti delle esternalità negative sull'economia, sul sistema sanitario e sul sistema sociale che lo spreco alimentare genera;
   a tenere in debita considerazione, anche legislativa, quanto previsto dal documento «Carta per una rete di amministrazioni a spreco zero»;
   a valutare l'inserimento obbligatorio, a carico delle imprese che fanno pubblicità a prodotti destinati al consumo umano, nelle comunicazioni pubblicitarie, del messaggio «lo spreco alimentare è un problema per la salute e l'ambiente. Mangia sano e quanto basta. Per maggiori informazioni consulta un esperto medico», o altro messaggio equivalente.
(1-00161)
(Ulteriore nuova formulazione) «Migliore, Franco Bordo, Palazzotto, Zan, Zaratti, Pellegrino».


   La Camera,
   premesso che:
    il complesso fenomeno dello spreco alimentare, la cui definizione univoca attualmente non è disponibile, rappresenta uno dei principali paradossi globali dell'epoca recente e, contemporaneamente, una sfida sempre più importante nell'attuale contesto di crisi economica globale e di nuovi problemi di povertà alimentare anche nei Paesi avanzati;
    numerose analisi effettuate da organizzazioni internazionali, come ad esempio la Fao, e specifici studi sull'articolata problematica hanno constatato come, nonostante la popolazione a livello mondiale sia pari a 7 miliardi, il cibo prodotto risulta essere per 12 miliardi di persone, ma ciononostante 842 milioni di individui soffrono la fame, ovvero una persona su otto;
    le molteplici cause, che derivano dalle perdite che si determinano sia a monte della filiera agroalimentare, principalmente in fase di semina, coltivazione, raccolta, trattamento, conservazione e prima trasformazione agricola, che durante la trasformazione industriale, distribuzione e consumo finale, a cui si aggiungono molto spesso le date di scadenza troppo ravvicinate indicate sulle etichette dei prodotti agroalimentari, inducono i Governi mondiali e le istituzioni internazionali ad un ripensamento delle politiche di sviluppo adottate e dei modelli di riorganizzazione su scala planetaria, per favorire nuove forme di solidarietà, di crescita economica e di redistribuzione delle risorse;
    una differenziazione delle dinamiche che caratterizzano lo spreco alimentare tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo risulta necessaria al fine di comprendere con maggiore efficacia il medesimo fenomeno socioeconomico su scala mondiale; se, infatti, l'arretratezza delle pratiche e delle tecniche agricole, che caratterizza la prima parte della filiera agroalimentare, o la mancanza di adeguate infrastrutture per il trasporto e l'immagazzinamento, rappresentano le principali cause di perdite e sprechi alimentari nei Paesi in via di sviluppo, in quelli industrializzati la quota maggiore degli sprechi avviene nelle fasi finali della filiera agroalimentare, ovvero il consumo domestico e la ristorazione in particolare;
    uno studio recente della Commissione europea ha rilevato che, nonostante circa 79 milioni di cittadini comunitari vivano al di sotto della soglia di povertà e 16 milioni di essi dipendano dagli aiuti alimentari, la quantità di cibo che viene sperperata annualmente ammonta a circa 89 milioni di tonnellate, pari a 180 chilogrammi pro capite;
    i numeri dello spreco alimentare nel nostro Paese, secondo i dati forniti dall'Osservatorio sullo spreco alimentare, Waste Watchers, e dall'Università di Bologna, sul rapporto 2013, resi noti nel mese di ottobre 2013, risultano di estrema gravità, in considerazione che ogni famiglia italiana spreca in media circa 200 grammi di cibo alla settimana, pari a circa 18,5 miliardi di euro (dati del 2011), ovvero l'1,19 per cento del prodotto interno lordo; il medesimo organismo di ricerca ha inoltre, rilevato ed evidenziato come sia lo spreco domestico ad incidere in modo considerevole sulla quota annuale del cibo sprecato, aggiungendo inoltre che, ove si praticassero differenti metodi, il risparmio complessivo possibile ammonterebbe a circa 8,7 miliardi di euro;
    secondo i monitoraggi effettuati dalla società di ricerca Last Minute Market si evidenzia, inoltre, che in un anno si potrebbero recuperare in Italia 1,2 milioni di tonnellate di derrate che rimangono sui campi, oltre 2 milioni di tonnellate di cibo dall'industria agro-alimentare e più di 300 mila tonnellate dalla distribuzione;
    i suindicati dati relativi a sprechi e perdite alimentari hanno determinato, nel corso degli ultimi anni, ed in particolare nell'attuale fase di profonda crisi economica tutt'altro che superata per il nostro Paese, evidenti impatti negativi ambientali ed economici e la loro esistenza solleva questioni che suscitano importanti interrogativi, dal punto di vista sociale, mostrando fra l'altro la scarsa consapevolezza dell'entità degli sprechi che ognuno produce, sia a livello nazionale che internazionale, se si valuta che dal rapporto della Fao emerge che un terzo della produzione agroalimentare mondiale si perda proprio negli sprechi;
    nell'ambito delle strategie volte a contrastare il grave fenomeno, la legislazione italiana, attraverso l'articolo 58 della legge n. 153 del 2012, ha previsto l'istituzione del fondo per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti nel territorio della Repubblica italiana, gestito dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) stabilendo, inoltre, che gli aiuti alimentari siano distribuiti agli indigenti mediante organizzazioni caritatevoli, conformemente alle modalità previste dal regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio del 22 ottobre 2007;
    il modello di distribuzione, individuato dal Governo, è quello contenuto nel programma di aiuti agli indigenti finanziato dall'Unione europea, in base al regolamento (UE) n. 807/2010 (recante modalità d'esecuzione delle forniture di derrate alimentari provenienti dalle scorte d'intervento a favore degli indigenti nell'Unione europea);
    il predetto fondo, rifinanziato con 10 milioni di euro individuati dall'articolo 1, comma 224, della legge di stabilità per l'anno 2014 (legge n. 147 del 2013), si è rivelato complessivamente insufficiente nel gestire le attuali gravissime esigenze provenienti da una fascia di popolazione rilevante, che si trova in evidenti difficoltà;
    nell'ambito della Politica agricola comune dell'Unione europea, il Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti è risultato uno strumento di sostegno pubblico rilevante ed apprezzato, nonostante le dimensioni complessive e le pratiche utilizzate evidenzino come la risoluzione del fenomeno permanga in maniera estremamente grave a livello sociale ed economico;
    occorre tuttavia rilevare che l'operatività del sopraddetto programma, che è stato gestito dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), unitamente alla rete nazionale di enti e associazioni caritative presenti sul territorio nazionale, a partire dal 2014, sia stata tuttavia sospesa, in quanto per il medesimo strumento d'intervento non sono state più attribuite le necessarie risorse a causa della decisione di alcuni Stati membri dell'Unione europea di finanziare, attraverso la nuova Politica agricola comune, l'acquisto di generi alimentari per scopi sociali;
    a livello europeo, l'indicato programma è stato sostituito da un nuovo Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead), che tuttavia non sarà più inserito all'interno della Politica agricola comune, ma nel Fondo sociale europeo;
    la sfera d'intervento della nuova misura prevede maggiori margini decisionali per gli Stati membri, i quali ciononostante potrebbero decidere di non proseguire l'attuale programma con le medesime modalità, determinando possibili effetti negativi e penalizzanti, connessi al ridimensionamento o addirittura all'interruzione nella distribuzione di alimenti agli indigenti, per gli organismi istituzionali nazionali e locali ed un conseguente rischio d'incremento di tensioni sociali;
    le iniziative legislative avviate a livello nazionale e comunitario, volte a rivedere le norme relative alle scadenze riportate sulle etichette dei prodotti alimentari, per ridurre drasticamente lo spreco di cibo entro il 2025, nonché a promuovere nuove campagne di sensibilizzazione, per informare il pubblico su come evitare lo spreco alimentare, in considerazione dell'esiguità dei metodi utilizzati e della superficiale distinzione tra eccedenza e spreco e tra spreco e scarti, sebbene importanti e condivisibili, appaiono tuttavia non sufficienti ad invertire una tendenza del fenomeno, la cui impostazione errata, tuttora esistente, necessita di adeguate politiche e strategie di contrasto, attraverso una revisione di modelli e metodi utilizzati, per acquisire idonee informazioni anche nei confronti dei Paesi progrediti,

impegna il Governo:

   ad assumere in tempi rapidi iniziative di natura finanziaria, volte ad integrare il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, istituito presso l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, di cui all'articolo 58 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, e rifinanziato dal comma 224 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n.147 legge di stabilità per il 2014;
   ad intervenire in sede comunitaria al fine di modificare il regolamento (UE) n. 223/2014, relativo al Fondo di aiuti europei agli indigenti, affinché le risorse previste rientrino all'interno della Politica agricola comune, consentendo il proseguimento dell'erogazione da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura in concorso con le organizzazioni caritative;
   a prevedere adeguate campagne educative, anche per il prossimo anno scolastico 2014-2015 (corrispondente al V anno di attuazione del programma «Frutta nelle scuole»), ad integrazione delle misure di accompagnamento previste, nonché campagne informative in occasione dell'esposizione universale Expo 2015, volte ad offrire suggerimenti su come ridurre gli sprechi alimentari;
   a sviluppare accordi di filiera tra agricoltori, produttori e distributori, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di partenariato, per una programmazione più corretta dell'offerta alimentare;
   a prevedere programmi volti a definire politiche di investimento prima nel campo della riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari e successivamente in quello del recupero;
   ad assumere iniziative per prevedere un sistema di premialità fiscale per le filiere che si occupano del recupero, della raccolta e della distribuzione, anche con sistemi di logistica dedicati, delle produzioni agroalimentari e della riduzione degli sprechi;
   a promuovere in sede europea un piano di armonizzazione fra gli Stati membri, finalizzato alla raccolta di dati statistici sul fenomeno degli sprechi alimentari, nonché a stabilire un significato univoco per i termini «food loss», ovvero le perdite che si determinano a monte della filiera agroalimentare, principalmente in fase di semina, coltivazione e raccolta, e «food waste», ovvero gli sprechi che avvengono durante la trasformazione industriale, la distribuzione e il consumo finale;
   per evitare gli sprechi, ad avviare iniziative di recupero degli alimenti non ancora entrati nel ciclo dei rifiuti, attraverso la distribuzione ad individui svantaggiati, l'impiego come mangime o, come ultima alternativa, la produzione di bioenergia.
(1-00472) «Faenzi, Catanoso, Fabrizio Di Stefano, Riccardo Gallo, Russo, Palese, Mottola».


   La Camera,
   premesso che:
    secondo il rapporto della Fao Global food losses and food waste del 2011 (perdita e spreco di cibo a livello mondiale), un terzo del cibo prodotto in tutto il mondo viene sprecato; ogni anno nei Paesi ricchi viene persa una quantità di cibo equivalente a quella prodotta nell'Africa subsahariana (222 milioni di tonnellate contro 230); negli Stati Uniti il 30 per cento del cibo prodotto ogni anno viene gettato via; l'ammontare di cibo che va perduto o sprecato ogni anno è equivalente a più di metà dell'intera produzione annuale mondiale di cereali (2,3 miliardi di tonnellate nel 2009/2010). In Europa e in Nord America lo spreco pro capite è calcolato intorno ai 100 chilogrammi all'anno, mentre in Africa subsahariana e nel sud-est asiatico ammonta a circa 10 chilogrammi l'anno;
    in Italia, lo spreco alimentare annuo ammonta a 6,5 milioni di tonnellate, pari a 108 chilogrammi pro capite, una cifra inferiore rispetto alla media europea, ma pur sempre preoccupante;
    il problema dello spreco alimentare è molto serio e non riguarda solo il nostro Paese ma anche una fetta importante dell'intero pianeta. Con l'aumento dei consumi cresce anche la quantità di cibo che viene quotidianamente sprecato;
    molti dei prodotti alimentari destinati alle mense scolastiche non sono ottenuti dalle materie prime originarie dei territori in cui sono consumati, né sono riferibili alle tradizioni alimentari dei territori medesimi;
    le attuali politiche di approvvigionamento di prodotti alimentari destinati alla refezione scolastica tendono, nel loro complesso, a contribuire al processo di progressivo indebolimento della componente agricola all'interno delle filiere agroalimentari e a generare costi a carico dell'acquirente finale che, nel caso specifico, è, in primo luogo, identificabile nel contribuente o, in ogni caso, nei soggetti che si fanno materialmente carico di sopportare gli oneri relativi al consumo di pasti nelle mense scolastiche;
    il consumo di prodotti alimentari di qualità (denominazione di origine protetta, indicazione geografica protetta, attestazioni di specificità e prodotti biologici) e, più, in genere, di prodotti tipici e di territorio, è riconosciuto come funzionale al mantenimento di un buono stato di salute ed è, pertanto, particolarmente indicato per i bambini, ai fini, di una corretta educazione alimentare, volta anche a limitare la diffusione di stati patologici, quali l'obesità che, con crescente e preoccupante frequenza, interessa le fasce di età più giovani della popolazione;
    il consumo di prodotti tipici e di qualità concorre, altresì, al mantenimento di forme di agricoltura ancorate al territorio e, quindi, anche alla tutela ed allo sviluppo dei valori economici, sociali e culturali che sono propri dei territori di cui gli stessi prodotti sono espressione;
    le regioni e province possono garantire un'alimentazione sana, varia e completa, dalle carni ai formaggi, dal riso agli ortaggi, dalle uova alla frutta. Assicurare una dieta equilibrata e corretta educa i bambini a mangiare secondo la stagionalità e la territorialità dei prodotti e sostiene le filiere locali tenendo sempre presente però le necessità di salute, di religione o esigenze particolari;
    adottare nelle scuole una dieta alimentare somministrando ai bambini prodotti provenienti sia dal territorio della provincia che della regione in cui è situata la scuola, nonché prodotti italiani, lasciando comunque uno spazio nei menù ai prodotti provenienti anche dall'Unione europea o da altre parti del mondo, significa educare i giovani ad una sana e corretta alimentazione, facendogli anche comprendere l'importanza della problematica dello spreco alimentare e, inoltre, promuove le specificità del territorio;
    così si rilancerebbe la filiera locale di produzione che significa, prima di tutto, prodotti sempre freschi e genuini, con dei costi molto contenuti e con un'attenzione anche all'ambiente;
    essendo prodotti provenienti dal territorio, si ridurrebbero al minimo le emissioni di anidride carbonica derivati dal trasporto e, altresì, si incentiverebbe anche la conoscenza dei prodotti tipici locali all'interno delle scuole, prodotti apprezzati e invidiati in tutto il mondo;
    complice la crisi economica, oggi appena il 36 per cento degli italiani dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti riservandosi di valutare personalmente la qualità dei prodotti scaduti prima di buttarli. Solo il 54 per cento degli italiani controlla quotidianamente il frigorifero e il 65 per cento controlla almeno una volta al mese la dispensa;
    con la crisi si registra, peraltro, un'inversione di tendenza e quasi tre italiani su quattro (73 per cento) hanno tagliato gli sprechi a tavola nel 2013, anche per effetto della necessità di risparmiare e di ottimizzare la spesa dallo scaffale alla tavola;
    la tendenza al contenimento degli sprechi è forse l'unico aspetto positivo della crisi in una situazione in cui ogni persona in Italia ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l'anno;
    l'Unione europea si sta apprestando a rivedere le norme sulle etichette di scadenza dei prodotti alimentari per far sparire le scritte «da consumarsi preferibilmente entro» dalle confezioni di prodotti di pasta, riso, tè, caffè e formaggi duri, quindi estendere ai prodotti secchi la lista dei prodotti per i quali attualmente non è prevista una scadenza, come sale e aceto;
    questa modifica era all'ordine del giorno della riunione del 19 maggio 2014 del Consiglio Agricoltura e Pesca, dove i Ministri hanno affrontato le proposte delle delegazioni di Olanda e Svezia, sostenute da Austria, Germania, Danimarca e Lussemburgo, che intendevano in questo modo richiamare l'attenzione sul problema degli sprechi alimentari in Europa;
    la giustificazione di questa proposta era incentrata sul fatto che spesso i cibi vengono buttati via ancora integri a causa dell'insicurezza nei consumatori perché portati a confondere, e quindi allarmati dalle possibili conseguenze sulla salute, la data di scadenza vera e propria – «da consumarsi entro» – con i termini minimi di conservazione (tmc) – «da consumarsi preferibilmente entro» – che è stato introdotto a garanzia dei consumatori;
    la data di scadenza indica il termine entro il quale il prodotto deve essere consumato ed anche oltre il quale un alimento non può più essere posto in commercio ed è prevista per tutti i generi deperibili come latte, yogurt, ricotta, uova, pasta fresca ed altri. Il termine minimo di conservazione, invece, indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Tanto più ci si allontana dalla data di superamento del termine minimo di conservazione, tanto più vengono a mancare le caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali, di un alimento;
    il Commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori, Tonio Borg, al termine dei lavori del Consiglio europeo, ha dichiarato che verso la metà di giugno 2014 presenterà insieme al collega all'ambiente, Janez Potocnik, una comunicazione sull'alimentazione sostenibile dove si parlerà anche della data limite di consumo di alcuni alimenti. La comunicazione, che non è una proposta legislativa, sarà discussa sotto il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea e, quindi, sarà proprio l'Italia che potrà dare un primo orientamento al dibattito in attesa di una proposta;
    le nuove forme di spreco alimentare non riguardano solo i cibi ma anche l'utilizzo non corretto di prodotti destinati all'alimentazione umana e animale, come l'uso del mais o dei foraggi nei digestori per produrre energia,

impegna il Governo:

   ad adottare, al fine di ridurre gli sprechi alimentari, tutte le iniziative necessarie affinché, anche attraverso il potenziamento degli strumenti normativi esistenti, l'approvvigionamento di prodotti alimentari destinati ai servizi di mensa scolastica provenga dal territorio, dalla provincia, dalla regione e dall'Italia, da reperire, principalmente, attraverso modalità finalizzate a favorire l'avvicinamento tra la fase produttiva agricola e quella di consumo;
   a rendere partecipe il Parlamento su quale sarà la posizione del Governo, durante il semestre di presidenza europeo, circa le modifiche proposte che sono state illustrate in sede di Consiglio Agricoltura e Pesca del mese di maggio 2014 in merito alle norme sulle etichette di scadenza dei prodotti alimentari.
(1-00475) «Caon, Giancarlo Giorgetti, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».


   La Camera,
   premesso che:
    la Fao ritiene che agricoltura, allevamento e pesca producano una volta e mezzo la quantità di cibo necessaria a sfamare gli abitanti della terra con una dieta adeguata e nutriente. Nel corso degli ultimi 50 anni, metodi sempre più efficaci di produzione agricola hanno notevolmente aumentato la resa dei terreni, l'efficienza degli allevamenti e, complessivamente, la produzione alimentare;
    questa enorme disponibilità, le modalità con cui le industrie alimentari si approvvigionano, lavorano e presentano ai consumatori gli alimenti, hanno favorito nel mondo occidentale una percezione errata sul valore del cibo e sull'enorme lavoro che c’è dietro ogni prodotto commestibile. D'altro canto, l'agricoltura, la pesca e la zootecnia industriali non hanno come principale obiettivo quello di rispondere alle esigenze delle comunità locali, bensì lo scopo di realizzare il maggior profitto possibile vendendo i prodotti sui mercati più redditizi;
    il dato che l'alimentazione influisca per una percentuale inferiore al 20 per cento sui bilanci delle famiglie occidentali genera nei consumatori la sensazione che si tratti di un bene sempre accessibile e di valore relativo; ben diversa è la situazione nei Paesi non caratterizzati dall'economia di mercato, quali ad esempio i Paesi dell'altra sponda del Mediterraneo, dove l'alimentazione influisce per circa il 60 per cento sui bilanci delle famiglie;
    sul mercato internazionale, inoltre, i principali beni alimentari sono trattati come commodity, termine con cui si definiscono i beni per i quali c’è una domanda scarsamente comprimibile, offerti senza differenze qualitative sul mercato e che sono fungibili: come il petrolio, il gas o l'oro e anche il grano, il mais, la soia, il riso, lo zucchero e il caffè. Le commodity, inoltre, possono costituire un'attività sottostante per vari tipi di strumenti finanziari derivati, in particolare per i futures (che sono scommesse sul prezzo futuro dei beni) e, quindi, sono oggetto di speculazione; da tempo taluni Stati dell'Unione europea chiedono di escludere i beni alimentari dal mercato dei derivati, per gli effetti moltiplicativi sui prezzi in caso di diminuzione dei raccolti;
    i numerosi dati diffusi sullo spreco alimentare nel nostro Paese sono sovente sovrastimati e scontano un'impostazione ideologica volta quasi a colpevolizzare i cittadini (gli sprechi di tutta la filiera, ad esempio, sono imputati pro capite); peraltro, molte delle soluzioni redistributive avanzate non tengono sufficientemente conto dei costi di recupero e redistribuzione dei cosiddetti sprechi di cibo: solo una quota di quel che avanza può essere recuperata senza costi superiori ai benefici;
    correttamente gli esperti in materia (in particolare quanti studiano tali problematiche presso il Politecnico di Milano) distinguono tra «eccedenza» e «spreco alimentare»: l'eccedenza è la quantità di cibo prodotto, perfettamente commestibile e che, per vari motivi, non arriva al consumatore attraverso i canali di distribuzione tradizionali. Dunque, è un «di più» rispetto alla domanda di consumo. Il punto è far sì che questa eccedenza venga recuperata a scopo alimentare, cioè donata a chi ne ha bisogno e non gettata in discarica o utilizzata come fonte energetica;
    ciò premesso, la ricerca del Politecnico di Milano (primavera 2012), realizzata dopo avere intervistato 10 esperti, analizzato 124 studi sul problema e consultato un panel di 6.000 nuclei familiari e alcune food bank impegnate nella raccolta delle eccedenze alimentari, ha stimato, con riferimento a tutta la filiera alimentare, che ogni anno in Italia vengono prodotti 6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari: 2,5 milioni da parte dei consumatori, 2,3 milioni dai produttori primari (gli agricoltori e allevatori) e il resto nella fase di trasformazione (0,18 milioni), distribuzione (0,77 milioni) e ristorazione (0,2 milioni);
    valutando quanto valgono in percentuale queste eccedenze, rispetto alla quantità totale di cibo gestita in ogni stadio della filiera, si scopre così che le eccedenze generate nei campi sono il 2,9 per cento della produzione agricola totale, mentre quelle generate nella fase di distribuzione rappresentano il 2,5 per cento di tutte le merci mobilitate. Nelle aziende di trasformazione le eccedenze sono pari allo 0,4 per cento, mentre sono maggiori gli impatti nella ristorazione (6,3 per cento) e tra i consumatori (8 per cento);
    altro elemento contraddittorio e preoccupante è lo sperpero di tali beni, se si considera che ogni anno vengono sprecate ben 5,5 milioni di tonnellate di cibo per un valore di 12,3 miliardi di euro e solo mezzo milione di tonnellate di quanto prodotto in più viene recuperato a scopo alimentare e donato a fini solidaristici;
    ripercorrendo i vari stadi della filiera, il dato più virtuoso è di nuovo quello della trasformazione, che recupera il 55 per cento delle sue eccedenze. Seguono la produzione primaria, che recupera il 12 per cento, la ristorazione (9 per cento) e la distribuzione (8 per cento). I consumatori invece sprecano praticamente il 100 per cento delle loro eccedenze, per un valore di circa 5,7 miliardi di euro l'anno. Si tratta, inoltre, di un notevole impatto ambientale se si considera che una sola tonnellata di rifiuti alimentari genera fino a 4,2 tonnellate di anidride carbonica. Finiscono nella spazzatura il 19 per cento del pane, il 4 per cento della pasta, il 39 per cento dei prodotti freschi (latticini, uova, carne e preparati) e il 17 per cento di frutta e verdura;
    il rapporto del Politecnico è riferito a dati del 2011, ma queste valutazioni sono in linea di massima confermate dal Rapporto 2013 di Knowledge for Expo e Waste Watchers, da cui emerge che gli italiani sprecano, nel modo al quale si è accennato, ogni settimana dai 4,81 ai 13 euro per famiglia, per un totale di 8,7 miliardi di euro di spesa. Lo spreco domestico è valutato attorno all'8 per cento dei costi sostenuti;
    più elevati sono i valori calcolati (aprile 2014) dalla Confederazione italiana agricoltori, secondo la quale ogni famiglia italiana in un anno spende mediamente 515 euro in alimenti che poi non consumerà, sprecando circa il 10 per cento della spesa mensile; si tratta di oltre 4.000 tonnellate di cibo acquistate dai consumatori e buttate in discarica ogni giorno, pari a 6 milioni di tonnellate in un anno;
    ciò avviene nonostante gli italiani siano tra i più virtuosi nell'ambito dell'Unione europea: in Gran Bretagna ogni anno vanno persi 6,7 milioni di tonnellate di alimenti per un valore di 10 miliardi di sterline. In Svezia ogni famiglia getta nella spazzatura il 25 per cento del cibo comprato, mentre in Cina tale valore si attesta al 16 per cento. Si è, comunque, ben distanti dal dato clamoroso degli Stati Uniti, che nel complesso non utilizzano il 40 per cento della spesa alimentare; enormi risorse sono utilizzate per la produzione di cibo non consumato negli Usa: il 30 per cento di fertilizzante, il 31 per cento delle terre coltivate, il 25 per cento del consumo totale di acqua dolce e il 2 per cento del consumo totale di energia;
    dalle valutazioni effettuate nel 2011 dalla Commissione europea (Consumer Empowerment in the EU – SEC(2011) 469), i rifiuti alimentari nei 27 Stati membri ammonterebbero a circa 89 milioni di tonnellate, che aumenteranno, sempre secondo attendibili stime, a 126 milioni di tonnellate nel 2020 (ossia 179 chilogrammi pro capite l'anno, di cui 108 in Italia) che potrebbero aumentare fino a 238: questo senza contare gli sprechi a livello di produzione agricola o ittica (le catture di pesce rigettate in mare);
    sulla base di questi dati, il 19 gennaio 2012 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione (2011/2175(INI)) sullo spreco di alimenti nella quale si cerca di individuare le strategie per migliorare l'efficienza della catena alimentare nell'Unione europea al fine di ridurre gli sprechi alimentari del 50 per cento entro il 2025, anche in considerazione del fatto che nell'Unione europea 79 milioni di persone (il 15 per cento) vivono ancora al di sotto della soglia di povertà (cioè con un reddito inferiore al 60 per cento del reddito medio del Paese di residenza) e che, di questi, circa 16 milioni hanno ricevuto aiuti alimentari attraverso enti di beneficenza;
    la risoluzione del Parlamento europeo rileva che lo spreco alimentare ha origine per diversi motivi: la sovra-produzione, l'errata individuazione del target del prodotto (forma o dimensioni inadatte), il deterioramento del prodotto o dell'imballaggio, le norme di commercializzazione (problemi di aspetto o imballaggio difettoso), oppure l'inadeguatezza della gestione delle scorte e delle strategie di marketing; infine, l'errata valutazione negli acquisti da parte dei consumatori;
    quanto alle soluzioni, la risoluzione del Parlamento europeo insiste sulla necessità di adottare una strategia coordinata al fine di evitare gli sprechi alimentari e di migliorare l'efficienza della catena agroalimentare: a) promuovendo relazioni dirette fra i produttori e i consumatori; b) accorciando la catena dell'approvvigionamento alimentare; c) invitando tutti gli attori coinvolti a proseguire sulla strada della condivisione delle responsabilità; d) potenziando il coordinamento per migliorare ulteriormente la logistica, il trasporto, la gestione delle scorte e gli imballaggi;
    invita, pertanto, la Commissione europea ad introdurre misure atte a ridurre gli sprechi alimentari a monte, come, ad esempio, l'etichettatura con doppia scadenza (commerciale e di consumo) e le vendite scontate di prodotti in scadenza o danneggiati;
    nel mese di aprile del 2014, la Spagna ha deciso di abolire la data di scadenza su alcuni prodotti, conservando solo la data più appropriata per il consumo. Inoltre, i rivenditori non saranno più obbligati a ritirare la merce dagli scaffali da uno a tre giorni prima della data di scadenza: un fatto che potrebbe davvero contribuire in modo significativo a ridurre lo spreco, soprattutto se i supermercati offriranno gli alimenti vicini alla scadenza a prezzi vantaggiosi; analogamente diversi Stati membri (in prima fila ci sono Olanda e Svezia) starebbero spingendo per ampliare l'elenco dei prodotti alimentari il cui termine minimo di conservazione non deve essere specificato in base al diritto comunitario. In concreto: la dicitura «da consumarsi preferibilmente entro» potrebbe presto sparire dalle confezioni di pasta, riso, tè, caffè e formaggio duro. Già oggi non è obbligatoria per prodotti quali zucchero, sale o aceto;
    quanto al sostegno agli indigenti, va ricordato il Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti (Pead), nato nel 1987 nell'ambito della Politica agricola comune (Pac), al fine di consentire che le eccedenze della produzione agricola europea potessero essere utilizzate anziché distrutte. Nel 2013 l'Italia ha ricevuto da questo programma circa 98 milioni di euro; con riferimento alla programmazione pluriennale dell'Unione europea per il periodo 2014-2020, si prevede che il Programma europeo di aiuto alimentare agli indigenti sia coperto con i fondi del Fondo sociale europeo, prevedendo 2,5 miliardi di euro per i sette anni della nuova programmazione finanziaria comunitaria;
    l'articolo 58 del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, ha istituito il Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti, gestito dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), con lo scopo di raccogliere le derrate alimentari eccedenti, che gli operatori della filiera o le imprese di trasformazione volontariamente donano a titolo liberale o come eccedenza di produzione; il fondo provvede alla redistribuzione agli indigenti sul territorio nazionale mediante organizzazioni caritatevoli. L'articolo 1, comma 224, della legge di stabilità per l'anno 2014, ha rifinanziato il fondo con 10 milioni di euro;
    il nostro Paese sta allestendo Expo 2015, un evento di eccezionale importanza e una straordinaria occasione per il rilancio economico e turistico dell'Italia intera; il tema della manifestazione «Nutrire il Pianeta. Energia per la vita» riguarda, tra l'altro, le risorse alimentari del pianeta e la loro distribuzione ottimale,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per aumentare la dotazione del Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, di cui all'articolo 58 del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012;
   ad adottare periodiche campagne al fine di sensibilizzare i consumatori circa la riduzione dei rifiuti alimentari e le migliori tecniche di conservazione dei cibi in casa ed a favorire le donazioni dirette di derrate alimentari da distribuire agli indigenti o alle organizzazione dedicate a questo scopo (banchi alimentari), oltre che al fine di coinvolgere le scuole di ogni livello e grado, allo scopo di evitare gli sprechi di cibo all'interno di mense e caffetterie e per favorire l'adozione di diete sane ed equilibrate;
   a riconsiderare lo scarto alimentare come rifiuto, differenziando invece la raccolta per categorie di prodotti e, in tale ambito, a consentire, mediante modifica delle norme vigenti, il ritiro diretto del pane prodotto in eccedenza dai forni da parte delle organizzazioni caritatevoli, al fine della distribuzione gratuita;
   ad istituire un programma nazionale di ricerca per identificare la quantità e le cause strutturali delle eccedenze degli sprechi di alimenti, al fine di individuare, a livello nazionale, gli obiettivi e i metodi di riduzione;
   a valutare, in seno all'evento di Expo 2015, la possibilità di affrontare in sede internazionale il problema dello spreco alimentare, definendo orientamenti e strategie globali per migliorare l'efficienza della catena agroalimentare;
   ad avviare un processo di standardizzazione delle etichette sui prodotti alimentari al fine di aiutare i consumatori circa la scelta e l'uso dei prodotti, favorendo, così, la riduzione degli sprechi e ad assumere iniziative per apportare modifiche alle normative sulla commercializzazione e la vendita dei prodotti agroalimentari, introducendo una doppia scadenza, oltre alla data di produzione, con le indicazioni anche organolettiche del prodotto (con la dicitura «preferibilmente entro» – data di scadenza commerciale), essendo comunque indispensabile e necessario indicare la data di scadenza vera e propria, con la dicitura «da consumarsi entro», posto che essa è relativa alla salubrità del prodotto alimentare;
   ad assumere iniziative normative che, in relazione al processo di aggiudicazione di appalti pubblici, conferiscano dei vantaggi alle imprese che concretamente si adoperano per combattere gli sprechi alimentari, favorendo l'utilizzo di prodotti locali e la tutela della qualità dei prodotti medesimi;
   a tutelare e sostenere modelli di organizzazione in grado di recuperare la totalità delle tipologie di prodotti, che possano essere incluse nelle categorie «freschi» e «freschissimi»;
   ad assumere iniziative dirette ad adottare misure anche fiscali volte a favorire lo sviluppo della filiera corta alimentare;
   ad impegnarsi in sede comunitaria al fine di intraprendere un'azione congiunta, volta ad impedire speculazioni finanziarie sulle commodity alimentari, quali grano, mais, soia, riso e zucchero.
(1-00479) «Dorina Bianchi».


   La Camera,
   premesso che:
    la crisi economica che negli ultimi anni si è abbattuta sull'Italia ha colpito maggiormente le fasce sociali più deboli e ha determinato il passaggio alla povertà di numerose persone che prima si trovavano in una fascia di reddito anche medio bassa;
    secondo l'indagine biennale di Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie italiane tra il 2010 e il 2012 il reddito familiare medio in termini nominali è diminuito del 7,3 per cento e la ricchezza media del 6,9 per cento, mentre la povertà è salita dal 14 per cento del 2010 al 16 per cento del 2012;
    gli indici esaminati dall'Istat nei dati sulla povertà in Italia, pubblicati nel mese di dicembre 2013, dimostrano come, rispetto al 2011, nel 2012 è risultata fortemente in crescita la quota di persone che vivono in famiglie severamente deprivate, che passa dall'11,2 al 14,5 per cento, all'interno della quale si registra l'aumento dal 12,4 al 16,8 per cento delle persone che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni;
    in modo particolarmente grave la povertà delle famiglie colpisce i bambini, un milione dei quali, secondo i dati di Save the children, in Italia vivrebbero in una condizione di povertà assoluta, mentre sarebbero circa due milioni e mezzo i bambini e gli adolescenti che, come esemplificato nell'Atlante dell'infanzia pubblicato dall'associazione, soprattutto nelle regioni del Sud, vivono in condizioni di deprivazione materiale;
    l'aiuto alimentare è il primo intervento concreto di sostegno che lo Stato deve garantire alle famiglie che vivono in condizioni di povertà, anche e soprattutto con riferimento ai bambini, che subiscono più pesantemente degli adulti i fenomeni di malnutrizione che ne possono derivare;
    in questo ambito sul nostro territorio nazionale svolge una funzione fondamentale il Banco alimentare, che grazie alle donazioni di centinaia di soggetti della filiera agroalimentare recupera eccedenze alimentari e le ridistribuisce gratuitamente ad associazioni ed enti caritativi, assicurando anche una diversificazione di prodotti che consente di garantire il più possibile un equilibrio nutrizionale a beneficio di quanti usufruiscono di un aiuto alimentare;
    la rete del Banco alimentare recupera i prodotti alimentari attraverso quattro principali fonti di approvvigionamento che donano le proprie eccedenze: l'Unione europea, l'industria alimentare, la grande distribuzione organizzata, la ristorazione collettiva;
    nel 2013 la fondazione Banco alimentare ha raccolto quasi 63.000 tonnellate di cibo, due terzi dei quali sono di provenienza dall'Unione europea, il resto devoluto dall'industria agroalimentare, recuperato dagli scarti della grande distribuzione e dei grossisti, ai quali si aggiungono oltre novemila tonnellate di donazioni personali, scatolette e confezioni raccolte durante la Giornata della colletta alimentare, le donazioni dei privati e i piatti pronti recuperati dalla ristorazione organizzata;
    in questo ambito assume un'importanza fondamentale la questione degli sprechi alimentari, rispetto alla quale, tuttavia, seppure si sono registrati forti miglioramenti, continuano a persistere molteplici criticità sotto il profilo organizzativo per le organizzazioni che si occupano di recuperare e redistribuire il cibo altrimenti destinato alla spazzatura;
    secondo le stime di alcuni ricercatori del Politecnico di Milano sarebbero addirittura sei milioni di tonnellate, per un valore pari a quasi tredici miliardi di euro, le eccedenze alimentari prodotte lungo tutta la filiera e irrimediabilmente perdute nei cassonetti, nei termovalorizzatori, nelle discariche, quasi la metà delle quali proviene da alimenti scaduti e buttati nelle cucine italiane;
    il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, ha previsto l'istituzione presso l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura del «Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti» per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione mediante organizzazioni caritatevoli di derrate alimentari alle persone indigenti nel territorio della Repubblica italiana, cui gli operatori della filiera agroalimentare possono destinare derrate alimentari, a titolo di erogazioni liberali, secondo modalità stabilite dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura;
    con la legge di stabilità per il 2014 il fondo è stato rifinanziato, per il solo 2014, con dieci milioni di euro, una somma che appare a dir poco esigua a fronte delle esigenze registrate sul territorio nazionale;
    nel frattempo, è cambiato anche lo scenario internazionale nella lotta agli sprechi alimentari e nei programmi di aiuti alimentari in favore dei singoli Paesi;
    dal 1o gennaio 2014, infatti, sono cessati gli aiuti alimentari europei previsti dal Programme Européen d'aide alimentaire aux plus démunis (PEAD) ed è entrato in vigore il nuovo programma Fund for European aid to the most deprived (FEAD), che però ha dotazioni finanziarie più ridotte e richiede l'intervento integrativo degli Stati membri;
    per l'anno 2014 il FEAD ha assegnato all'Italia settanta milioni di euro (trenta in meno rispetto al programma precedente), ma il Governo italiano non ha ancora provveduto a stanziare la quota necessaria per mantenere lo stesso livello di prestazioni, bloccando, di fatto, anche l'utilizzo della quota europea;
    di conseguenza, gli approvvigionamenti scarseggiano e in certe regioni, quali, ad esempio, la Calabria, si sta venendo a determinare una situazione critica, che ha spinto il Banco alimentare, per la prima volta nella sua venticinquennale storia, ad una seconda colletta alimentare, organizzata per il 14 giugno 2014 in tutti i supermercati italiani;
    il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dato il via all'elaborazione di un Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (Pinpas) nell'ambito del piano nazionale di prevenzione dei rifiuti, che si dovrà concentrare in primo luogo sulla definizione di misure volte a ridurre la quantità di prodotti alimentari destinati al consumo che finiscono tra i rifiuti, anche attraverso una campagna di sensibilizzazione nazionale contro lo spreco alimentare in ambito domestico,

impegna il Governo:

   ad assumere tutte le iniziative necessarie a potenziare il sistema di aiuti alimentari in favore delle persone indigenti in Italia, incrementando i volumi e le tipologie di derrate alimentari, adottando strumenti efficaci al fine di combattere il fenomeno degli sprechi alimentari e sostenendo le iniziative di singoli e di associazioni realizzate allo stesso fine;
   a promuovere iniziative di sensibilizzazione sul tema degli sprechi alimentari, al fine di diffondere una maggiore consapevolezza sia negli adulti che nei bambini;
   a completare e dare piena attuazione al Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare;
   ad assumere iniziative per potenziare le dotazioni finanziarie del Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, affinché attraverso di esso si possa concretamente agire a livello nazionale a sostegno delle famiglie che versino in stato di necessità;
   ad assumere iniziative per disporre tempestivamente lo stanziamento della quota integrativa del Fund for European aid to the most deprived, al fine di rendere immediatamente fruibile l'intera somma giacente sul fondo destinata all'Italia;
   ad attivarsi in sede internazionale affinché la quota stanziata per l'Italia dal FEAD sia adeguatamente incrementata, in considerazione del forte impatto sui redditi determinato in Italia dalla crisi economica internazionale.
(1-00481) «Rampelli, Giorgia Meloni, Cirielli, Corsaro, La Russa, Maietta, Nastri, Taglialatela, Totaro».


   La Camera,
   premesso che:
    il fenomeno dello spreco alimentare a livello mondiale ha assunto, da alcuni anni, una dimensione tale da essere considerato non più tollerabile, specialmente di fronte alle gravissime difficoltà di approvvigionamento di cibo di intere aree del pianeta;
    come ricorda la Fao, il numero di persone denutrite sulla Terra sfiora il miliardo, mentre la quantità di cibo sprecato nei Paesi industrializzati ammonta a 222 milioni di tonnellate, più o meno pari alla produzione alimentare disponibile nell'Africa subsahariana (230 milioni di tonnellate);
    i dati più gravi dello spreco alimentare riguardano gli Stati Uniti, ma anche l'Europa e l'Italia registrano una dimensione molto grave, aggravata, proprio in Italia, da un parallelo e paradossale incremento del fenomeno della povertà; molteplici sono le cause del fenomeno;
    è in corso una profonda distorsione nella produzione e allocazione del cibo, in particolare dei cereali, derivante da un modello di sviluppo sbagliato fondato sull'eccessivo consumo di risorse non rigenerabili;
    le politiche di marketing delle multinazionali e le normative sulla brevettazione dei prodotti agro alimentari, hanno contribuito a generare comportamenti sociali tendenti a produrre sempre più «spreco» e «scarto» alimentare e, di conseguenza, la cultura del «riciclo» e del «riutilizzo» alimentare faticano non poco ad affermarsi rispetto al suo contrario;
    esiste una relazione profonda tra la crisi che si sta vivendo ed un modello di consumo massificato e quantitativo ma non qualitativo, che richiede un intervento che eviti di perpetuare diseguaglianze, tanto più gravi trattandosi di accesso al cibo e ad una sana e buona alimentazione;
    viceversa, nell'immaginario collettivo dei Paesi cosiddetti «ricchi» l'educazione alimentare, erroneamente, si traduce in «performanti» diete, o nuovi «costumi alimentari», che si rivelano dannosi per l'organismo umano con ricadute sulla spesa sanitaria che diventa crescente a fronte di nuove patologie connesse all'alimentazione;
    si verifica il paradosso, riferito da numerosi rapporti di carattere internazionale, per il quale metà del cibo prodotto nel mondo non arriva mai ad essere consumato;
    si verifica perdita di cibo, nei Paesi in via di sviluppo, a monte, a causa di limiti logistici e strutturali, e, nei Paesi industrializzati, a valle, a causa di comportamenti errati nel consumo domestico e nella ristorazione collettiva;
    lo spreco alimentare grava, inoltre, sul clima, sulle risorse idriche, sul suolo e sulla bio diversità. La decomposizione dei rifiuti alimentari produce metano, gas ed effetti serra e ogni chilogrammo di cibo prodotto comporta oltre 4,5 chilogrammi di anidride carbonica equivalente;
    istituzioni e letteratura specializzata definiscono lo spreco alimentare in modi diversi; tuttavia, non esiste una definizione univoca di spreco alimentare né a livello istituzionale, né tanto meno nella letteratura scientifica specializzata. È stata proposta però, in uno studio commissionato dalla Fao, la distinzione tra food loss, perdite alimentari che si riscontrano durante le fasi di produzione agricola, post-raccolto e trasformazione degli alimenti, e food waste, lo spreco di cibo che si verifica nell'ultima parte della catena alimentare (distribuzione, vendita e consumo finale);
    per la definizione di spreco alimentare non esiste ancora in Europa un'unica definizione, ma, a partire dal 2011, in seno alla Commissione europea (agricoltura e sviluppo rurale), lo si è considerato come «l'insieme dei prodotti scartati dalla catena agro alimentare, che – per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili, e quindi potenzialmente destinabili al consumo umano –, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati ad essere eliminati e smaltiti, producendo effetti negativi dal punto di vista ambientale, costi economici e mancati guadagni per le imprese»;
    purtroppo, il tema della «scarsità delle risorse naturali», che deve essere centrale nell'agenda politica di questo millennio, è vissuto, il più delle volte, come un mero esercizio percettivo;
    uno studio del 2011 della Commissione europea sullo spreco di cibo indica che esso, a livello domestico, è il più rilevante: corrisponde al 42 per cento del totale (25 per cento della spesa alimentare per peso) e ammonta a circa 76 chilogrammi pro capite all'anno (di cui il 60 per cento potrebbe essere evitato); è piuttosto consistente anche la parte relativa ai processi di trasformazione degli alimenti (39 per cento) e in quella riguardante i servizi di ristorazione e catering (14 per cento). Più contenuto, invece, lo spreco a livello distributivo (8 chilogrammi pro capite all'anno) anche se, in alcuni casi, la distribuzione è indirettamente responsabile di una parte dello spreco che avviene più all'inizio o più a valle della filiera alimentare; secondo il suddetto studio della Commissione europea, che indica come media i 180 chilogrammi pro capite di cibo sprecato, la situazione nell'Unione europea passa dai 579 chilogrammi pro capite dell'Olanda ai 44 chilogrammi pro capite della Grecia, con l'Italia a 149 chilogrammi pro capite, valore sopra la media mondiale, indicata dalla Fao in 95-115 chilogrammi pro capite;
    il rapporto della Fao Food Wastage footprint: Impact on Natural Resource, del settembre 2013, stima in 750 miliardi di dollari l'anno i costi economici diretti dello spreco alimentare, che ammonta a circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a circa un terzo (il 33 per cento) della produzione totale di cibo destinato al consumo umano. Per produrre il cibo che viene sprecato sono utilizzati 250 chilometri cubi di acqua e 1,4 miliardi di ettari di terreno e immessi in atmosfera all'anno 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra; circa il 54 per cento dello spreco avviene durante la fase di produzione, lavorazione post-raccolto e stoccaggio, mentre il 46 per cento occorre nelle fasi di lavorazione, distribuzione e consumo;
    in Italia i dati raccolti hanno evidenziato come solo la frutta e gli ortaggi gettati via nei punti vendita abbiano comportato il consumo di più di 73 milioni di metri cubi d'acqua (water footprint) in un anno, l'utilizzo di risorse ambientali pari a quasi 400 metri cubi equivalenti (ecological footprint) e l'emissione in atmosfera di più di 8 milioni di chilogrammi di anidride carbonica equivalente (carbon footprint);
    secondo alcune prime stime dell'Osservatorio sullo spreco alimentare, Waste Watchers, in Italia, nel 2011 lo spreco di cibo a livello domestico è costato a famiglia poco meno di 1.600 euro all'anno; Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo, (Segrè e Falasconi 2011) ha quantificato in 20 milioni di tonnellate lo spreco alimentare lungo tutta la filiera nazionale; più di recente, esperti del settore hanno chiarito che «in Italia se le perdite della filiera alimentare (agricola, trasformazione e distribuzione) valgono 0,2 punti del Pil, lo spreco alimentare domestico rappresenta mezzo punto del Pil, ossia tra 8 e 9 miliardi di euro»;
    secondo la Società italiana di nutrizione umana (Sinu), la disponibilità calorica giornaliera per ogni italiano è di circa 3.700 chilocalorie, ossia oltre una volta e mezzo il fabbisogno energetico quotidiano, per cui il surplus di 1.700 chilocalorie che ne deriva o provoca sovralimentazione o viene sprecato;
    nei Paesi sviluppati, ma talvolta anche in quelli in via di sviluppo, sono rilevanti le motivazioni di carattere regolamentare ed economico che sono alla base dello spreco alimentare. C’è decisamente ancora molto da fare per comprendere le cause delle perdite nella parte iniziale della filiera. Nelle fasi di prima trasformazione del prodotto agricolo e dei semilavorati, le cause che determinano gli sprechi sono individuabili principalmente in malfunzionamenti tecnici e inefficienze nei processi produttivi: normalmente si parla di «scarti di produzione»;
    nella distribuzione e vendita (sia essa all'ingrosso che al dettaglio) lo spreco dipende da molteplici cause, tra cui ordinazioni inappropriate e previsioni errate della domanda;
    in particolare, nella filiera ortofrutticola, sugli sprechi incide la possibilità di ritirare parte della produzione per evitare il crollo dei prezzi. Il prodotto ritirato, infatti, è destinato solo in parte alla distribuzione gratuita (alle fasce deboli della popolazione, a scuole e a istituti di pena), mentre per la maggior parte è destinato alla distillazione alcolica (36 per cento), al compostaggio e biodegradazione (55 per cento) e all'alimentazione animale (4 per cento). Questi impieghi sono da considerarsi come spreco, in quanto implicano la destinazione del prodotto a un uso differente dall'alimentazione umana per cui era stato coltivato;
    nell'industria agro alimentare lo spreco medio ammonta al 2,6 per cento del totale, pari a circa 1,9 milioni di tonnellate di cibo (escludendo l'industria delle bevande). I prodotti scartati sono tendenzialmente gestiti come rifiuti o utilizzati per la produzione di mangimi e non destinati, invece, alla ridistribuzione alle fasce deboli della popolazione. La maggior parte dello spreco alimentare è riscontrabile nell'industria lattiero-casearia e nella lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi;
    per quanto riguarda la fase della distribuzione, l'attività di ricerca condotta dall'Osservatorio sullo spreco alimentare, Waste Watchers, offre stime sulla quantità di cibo «gettato via» da parte dei mercati all'ingrosso (centri alimentari e mercati ortofrutticoli) e della moderna distribuzione. Al riguardo, emerge che nel 2009 in Italia sono state sprecate 263.645 tonnellate di prodotti alimentari (per un totale di 900 milioni di euro), il 40 per cento delle quali è costituito da prodotti ortofrutticoli;
    un discorso a parte merita lo spreco alimentare nella ristorazione collettiva che, in massima parte, deriva da un'errata impostazione dei menù, da grammature scorrette e da capitolati di gara spesso mal impostati; soprattutto nella ristorazione ospedaliera, le organizzazioni di settore rilevano che le inefficienze previste all'interno dei capitolati degli appalti fanno registrare sprechi nel vassoio che si aggirano intorno al 20-25 per cento, con picchi del 40 per cento in alcune strutture ospedaliere;
    alcune ricerche dell'Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione evidenziano, inoltre, come nella ristorazione scolastica si possono osservare le seguenti percentuali di spreco (ciò che resta sul piatto): 15-17 per cento primi piatti; 20-25 per cento carne; 35-40 per cento ortofrutta;
    infine, per quel che riguarda la ristorazione aziendale, lo spreco alimentare deriva dal cosiddetto fine linea, i cibi che, da bando, devono essere comunque garantiti a fine turno in quantità corrispondente a quella iniziale;
    per ridurre il tema dello spreco della ristorazione collettiva occorrerebbe intervenire a monte, rivisitando le modalità che portano alla predisposizione dei bandi per evitare che siano inseriti prodotti di grande richiamo ma che poi non vengono mangiati, rivedendo le grammature all'interno dei capitolati, non per limitare il cibo, ma per ponderarlo in base alle caratteristiche dell'utente, lavorando sul «triangolo» cibo-famiglia-scuola, prevedendo percorsi di educazione alimentare nelle scuole rivolti non solo a bambini ma, soprattutto, a insegnanti e genitori;
    lo spreco domestico nasce: dalla difficoltà del consumatore di interpretare correttamente l'etichettatura degli alimenti, il cui contenuto potrebbe essere incrementato con l'adozione di maggiori informazioni come quella di porre in etichetta la doppia scadenza: il termine minimo di conservazione, che si riferisce alle caratteristiche qualitative del prodotto, «preferibilmente entro», (data di scadenza commerciale del prodotto) e la data di scadenza vera e propria, «da consumarsi entro», (relativa alla salubrità del prodotto alimentare) al fine di evitare confusione sulla commestibilità del cibo; dalla preparazione di porzioni troppo abbondanti (tanto nei ristoranti quanto a casa); a causa degli errori commessi in fase di pianificazione degli acquisti (spesso indotti da offerte promozionali); quando gli alimenti non vengono conservati in modo adeguato;
    il 19 gennaio 2012, il Parlamento europeo ha approvato in seduta plenaria la risoluzione su come «evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l'efficienza della catena alimentare nell'Unione europea», in cui definisce lo «spreco alimentare» e si pone l'obiettivo di ridurre del 50 per cento gli sprechi alimentari entro il 2015 e di dedicare il 2014 come anno europeo contro lo spreco alimentare, attraverso una strategia per migliorare l'efficienza della catena alimentare degli Stati membri;
    per raggiungere gli obiettivi della sopradetta risoluzione sono state coinvolte le autonomie locali in progetti contro lo spreco e, in particolare, sono stati organizzati eventi per favorire la massima adesione dei sindaci al progetto Carta per una rete di amministrazioni a spreco zero, per ridurre progressivamente gli sprechi attraverso il controllo e la prevenzione di tutte le attività pubbliche e private, che implichino la gestione di cibo, acqua, energia, rifiuti, mobilità e comunicazione;
    a livello nazionale, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha già avviato, nei mesi scorsi, una strategia nazionale e ha adottato, il 7 ottobre 2013, il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, che affronta in modo organico il problema degli sprechi alimentari in Italia, in sintonia con quanto indicato dalla Commissione europea nella tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse. In tale contesto, è stato istituito il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (PINPAS) ed è stata proclamata, il 5 febbraio 2014, la prima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare in Italia; il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intende raggiungere entro il 2020 una riduzione del 5 per cento, dei rifiuti per unità di prodotto interno lordo, dei rifiuti urbani, del 10 per cento di quelli pericolosi e del 5 per cento di quelli speciali;
    l'Expo 2015, il cui tema è appunto «Nutrire il Pianeta. Energia per la vita», rappresenta un'opportunità per affrontare il tema degli sprechi alimentari e per studiare soluzioni innovative a livello globale in considerazione della prevista partecipazione di oltre 140 Paesi all'evento; in quest'occasione si potrebbe arrivare alla definizione di una piattaforma di idee in grado di stimolare nuove azioni per ridurre lo spreco alimentare;
    la Commissione europea, nella comunicazione Partecipazione dell'Unione europea all'Expo 2015 di Milano – Nutrire il pianeta: Energia per la vita del 3 maggio 2013 ha ribadito che: «La sicurezza alimentare è diventata negli ultimi quindici anni un elemento centrale delle politiche dell'Unione europea in questo settore e costituisce la base di un vero e proprio modello per il resto del mondo; l'approccio al cibo nell'Unione europea è allo stesso tempo un prerequisito per salvaguardare la salute di cittadini e consumatori e la pietra miliare su cui si basa la reputazione e il successo dell'industria alimentare europea in tutto il mondo. La sostenibilità assume un'importanza sempre più decisiva per i cittadini europei e a livello mondiale, giacché è sempre più importante utilizzare le risorse in modo più razionale, al fine di garantire la prosperità alle generazioni future e di limitare l'impatto sull'ambiente, preservando le risorse naturali già limitate. Considerando tutto ciò, la partecipazione dell'Unione europea dovrebbe avere anche un fine educativo, non solo sensibilizzando i visitatori, ma anche prospettando loro approcci concreti nel settore dell’ alimentazione e della sostenibilità, in modo da permettere ai cittadini di cambiare in positivo i propri stili di vita riducendo, ad esempio, lo spreco di cibo e adottando scelte alimentari più sane»;
    in tale contesto va senza dubbio evidenziato il ruolo dell'educazione alla responsabilità come parte integrante della soluzione globale, soprattutto in relazione ai bambini a cui bisogna trasmettere il valore del cibo in quanto risorsa, per influenzarne i futuri comportamenti; allo stesso modo è importante educare la gente a riutilizzare e riciclare il cibo invece di gettarlo via, tanto a livello domestico che a livello di ristorazione collettiva, come in ospedali, mense e ristoranti,

impegna il Governo:

   ad affrontare, con urgenza, il problema dello spreco alimentare lungo tutta la catena dell’ approvvigionamento e del consumo, sostenendo strategie per migliorare l'efficienza della catena agro alimentare e promuovendo il confronto con tutte le organizzazioni e le categorie coinvolte, tenendo conto delle iniziative già presenti a livello nazionale;
   a promuovere, in. sede europea e nazionale, l'affermazione di modelli agricoli sostenibili e la trasformazione e il riutilizzo delle eccedenze alimentari;
   a incoraggiare l'adozione di misure atte a ridurre gli sprechi alimentari che si producono anche a causa dei requisiti imposti dalla legislazione europea e nazionale e ad incentivare modalità di packaging differenziato tra prodotti freschi e non;
   a promuovere accordi con le maggiori catene distributive e le industrie alimentari nazionali e straniere, al fine di ridurre gli sprechi alimentari, realizzando, altresì iniziative e campagne informative sui prodotti freschi per indicare ai clienti il modo migliore di conservare più a lungo gli alimenti a casa, così da ridurre lo spreco alimentare;
   ad utilizzare i finanziamenti previsti dal Fondo per gli aiuti europei agli indigenti (FEAD) per la prosecuzione, senza soluzione di continuità, del programma di distribuzione di alimenti agli indigenti finora svolto da AGEA in concorso con le organizzazioni caritative;
   ad attivare un coordinamento tra i Ministeri competenti in materia e la Conferenza Stato regioni per la riduzione degli sprechi con l'obiettivo di:
    a. monitorare e analizzare la dimensione del fenomeno nel nostro Paese;
    b. sostenere le azioni per l'utilizzo di alimenti non consumati nella rete del commercio e della ristorazione;
    c. minimizzare le perdite e le inefficienze della filiera agro alimentare, favorendo la relazione diretta tra produttori e consumatori e coinvolgendo tutti i soggetti interessati con l'obiettivo di rendere più eco-efficienti la logistica, il trasporto, la gestione delle scorte e gli imballaggi;
   ad adoperarsi in sede europea al fine di sostenere il 2015, quale «anno europeo della lotta allo spreco alimentare», con lo scopo di stimolare l'opinione pubblica ad assumere comportamenti maggiormente responsabili rispetto alla fruibilità sostenibile degli agro alimenti e ad aggiornare il Parlamento, entro la fine del 2014, circa il percorso avviato per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PINPAS al fine di ridurre lo spreco alimentare in Italia;
   a farsi promotore in ambito europeo, in particolare nel semestre di Presidenza italiana, dell'Unione europea, dell'istituzione della comunità della conoscenza e dell'innovazione per l'alimentazione incentrata sulla prevenzione dello spreco di cibo e sull'educazione alimentare, stimolando l'opinione pubblica ad assumere comportamenti maggiormente responsabili rispetto alla fruibilità sostenibile degli agroalimenti;
   a rendere partecipe il Parlamento su quale sarà la posizione del Governo, durante il semestre di presidenza europeo, circa le modifiche proposte che sono state illustrate in sede di Consiglio Agricoltura e Pesca del mese di maggio 2014 in merito alle norme sulle etichette di scadenza dei prodotti alimentari;
   ad adottare iniziative volte a rafforzare, con un'idonea normativa di attuazione delle vigenti disposizioni, i principi secondo i quali, in sede di aggiudicazione degli appalti pubblici e privati, i criteri premiali devono essere rivolti ad evitare lo spreco alla fonte, mediante modalità di impostazione di capitolati di gara nella ristorazione collettiva che favoriscano, tra l'altro:
    a) le elaborazioni di menù su scala regionale;
    b) la ridistribuzione gratuita, per esigenze sociali, a favore dei cittadini meno abbienti;
    c) il ricorso ad approvvigionamenti in ambito locale che salvaguardi la qualità e la tracciabilità dei prodotti, da reperire principalmente attraverso modalità finalizzate a favorire ravvicinamento tra la fase produttiva agricola e quella di consumo;
   promuovere, sin dal prossimo anno scolastico della scuola dell'obbligo, nel rispetto dell'autonomia scolastica e dei limiti di finanza pubblica, iniziative di «educazione alimentare e gestione ecosostenibile delle risorse naturali» che abbiano, quale punto di partenza, gli effetti negativi che lo spreco alimentare produce, facendo si che tali programmi di studio tendano a strutturare, nell'immaginario delle future generazioni, un approccio meno utilitaristico e maggiormente eco-responsabile delle risorse naturali viste nella loro complessità sistemica. Ciò, al fine di dimostrare come rendere più sostenibile l'acquisto, la conservazione, la preparazione e lo smaltimento finale degli alimenti; a promuovere altresì campagne informative in occasione dell'esposizione universale Expo 2015, mediante l'adozione di un «Piano tra Nazioni», finalizzato a prevenire gli sprechi;
   ad assumere tutte le opportune iniziative per ridurre l'ammontare degli sprechi alimentari attraverso un maggior recupero di alimenti da destinare agli indigenti;
   a valutare la possibilità di assumere iniziative anche di carattere economico per incrementare la dotazione finanziaria del Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, previsto dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134;
   a intervenire per proseguire, l'attività del Tavolo permanente di coordinamento istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di cui al decreto ministeriale n. 18476 del 17 dicembre 2012;
   a elaborare un testo unico di riordino della materia della distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti che, ad oggi, appare regolata in modo non organico e, conseguentemente, a istituire un osservatorio nazionale sullo spreco alimentare, d'intesa con il sistema delle regioni e delle province autonome, al fine di conoscere in maniera più organica gli effetti delle esternalità negative sull'economia, sul sistema sanitario e sul sistema sociale che lo spreco alimentare genera;
   a promuovere in sede europea un piano di armonizzazione fra gli Stati membri, finalizzato alla raccolta di dati statistici sul fenomeno degli sprechi alimentari, nonché a stabilire un significato univoco per i termini «food loss», ovvero le perdite che si determinano a monte della filiera agroalimentare, principalmente in fase di semina, coltivazione e raccolta, e «food waste», ovvero gli sprechi che avvengono durante la trasformazione industriale, la distribuzione e il consumo finale, agendo congiuntamente con gli altri partner europei in materia d'investimenti relativi alla promozione di programmi comunitari finanziati dall'Unione europea, al fine di introdurre specifiche iniziative «faro» sull'educazione alimentare, sull'ecologia domestica e di filiera;
   a introdurre misure normative volte alla valorizzazione degli alimenti non più commestibili nell'ottica del riciclo della materia;
   a impegnarsi in sede europea al fine di intraprendere un'azione congiunta, volta ad impedire speculazioni finanziarie sulle commodity alimentari, quali grano, mais, soia, riso e zucchero.
(1-00482) «Fiorio, Gagnarli, Faenzi, Franco Bordo, Dorina Bianchi, Catania, Caon, Rampelli, Schullian, Zaccagnini, Pastorelli, Luciano Agostini, Allasia, Antezza, Anzaldi, Attaguile, Baldassarre, Balduzzi, Barbanti, Benedetti, Massimiliano Bernini, Binetti, Borghesi, Bossi, Buonanno, Matteo Bragantini, Busin, Caparini, Capua, Carra, Caruso, Catanoso, Causin, Cenni, Antimo Cesaro, Cimmino, Cirielli, Corsaro, Cova, Covello, D'Agostino, Dal Moro, De Mita, Dellai, Fabrizio Di Stefano, Fauttilli, Fedriga, Ferrari, Galgano, Gallinella, Riccardo Gallo, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, La Russa, L'Abbate, Librandi, Lupo, Maietta, Marazziti, Marcolin, Marrocu, Martella, Matarrese, Mazziotti Di Celso, Giorgia Meloni, Migliore, Molea, Molteni, Monchiero, Mongiello, Mottola, Narduolo, Nastri, Nesi, Oliaro, Oliverio, Palazzotto, Palese, Palma, Parentela, Pellegrino, Pesco, Piepoli, Gianluca Pini, Prataviera, Quartapelle Procopio, Quintarelli, Rabino, Andrea Romano, Rondini, Rossi, Russo, Sani, Santerini, Sberna, Schirò, Sottanelli, Speranza, Taglialatela, Taricco, Tentori, Terrosi, Totaro, Valiante, Vargiu, Venittelli, Vitelli, Zan, Zanin, Zaratti, Zolezzi».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).


Risoluzione

   L'Assemblea,
   premesso che:
    il tema degli sprechi alimentari e delle possibili misure da adottare in ordine a tale problematica sono di pressante attualità nell'odierno dibattito politico;
    come riportato da molte mozioni aventi, ad oggetto tale questione, i rapporti elaborati dalle organizzazioni internazionali sono pressoché unanimi nel segnalare le gravissime ricadute, economiche e sociali, derivanti dallo spreco alimentare;
    la stessa FAO nel settembre 2013 ha stimato in 750 miliardi di dollari l'anno i costi economici direttamente collegati al mancato utilizzo delle risorse alimentari prodotte a livello globale;
    con riferimento all'Italia i dati raccolti nel 2011 dall'Osservatorio sullo spreco alimentare, «Waste Watchers» indicano che lo spreco di cibo a livello domestico è costato a famiglia poco meno di 1.600 euro all'anno, ovvero, secondo altre stime concordanti, mezzo punto del Pil, ossia tra 8 e 9 miliardi di euro;
    l'origine di questo fenomeno risiede in una molteplicità di fattori (non solo di ordine economico, ma anche culturale); dai malfunzionamenti tecnici nei processi produttivi; (cosiddetti «scarti di produzione») alla difficoltà del consumatore di pianificare correttamente o propri acquisti alimentari, dalla previsione di grammature scorrette (ad esempio nei capitolati dei bandi di gara per mense ospedaliere eccetera) al ritiro di parte delle derrate alimentari (specie nel settore ortofrutticolo) al fine di stabilizzarne i relativi prezzi; nel settore agroalimentare, dunque, si registrano gli sprechi maggiori, i quali ammontano al 2,6 per cento del totale prodotto, pari a circa 1,9 milioni di tonnellate di cibo;
    il problema degli sprechi alimentari, date le sue dimensioni globali, sta interessando le stesse istituzioni europee, in primis il Parlamento europeo il quale ha approvato una risoluzione volta a stimolare l'adozione – da parte dei competenti organi europei – di strategie per migliorare l'efficienza della catena alimentare nell'Unione europea, fissando, quale obbiettivo da raggiungere, la riduzione del 50 per cento gli sprechi alimentari entro il 2015 nello spazio europeo;
    attualmente l'Italia è ben lontana dal raggiungere tale traguardo, posto i prodotti ritirati dal commercio sono destinati solo in parte alla distribuzione gratuita alle fasce deboli della popolazione, alle scuole o agli istituti di pena; la maggior parte di tali derrate alimentari è, infatti, destinato alla distillazione alcolica (36 per cento), al compostaggio e biodegradazione (55 per cento) e all'alimentazione animale (4 per cento);
    la legge n. 155 del 2003 rappresenta in Italia un primo, timido, tentativo di invertire le tendenze sopra descritte, incoraggiando le donazioni di cibo pronto e non consumato che, altrimenti, verrebbe «scartato» e facilitando le attività delle organizzazioni che distribuiscono pasti e generi alimentari agli indigenti in modo gratuito;
    si tratta di una normativa, alla luce delle cifre allarmanti che quest'Aula ben conosce, deve essere implementata attraverso una serie di interventi che ne estendano l'applicabilità ad ulteriori fattispecie; tali misure sono necessarie poiché in grado di incidere profondamente (e positivamente) non solo sul tessuto sociale nazionale, ma sulla stessa sostenibilità dei nostri modelli produttivi;
   occorre, dunque, estendere l'applicazione della legge n. 155 del 2003 a soggetti ulteriori rispetto alle sole associazioni ONLUS, prevedendo la possibilità che ad essere equiparati al «consumatore finale» siano anche gli Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (IPAB), le alle Aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP), dalle associazioni riconosciute alle fondazioni private;
    occorre, poi, incentivare gli stessi produttori e distributori di prodotti a donare a tali soggetti (tutti con finalità no profit) gli alimenti freschi e/o cucinati non consumati e ritirati, prevedendo la possibilità di detrarre dalla quota variabile della Tares, calcolata sulla base dei rifiuti prodotti/stimati, il quantitativo relativo ai prodotti alimentari che vengono donati,

impegna il Governo:

   ad assumere idonee iniziative, anche dì tipo legislativo, volte a contrastare il fenomeno degli sprechi alimentari, incentivando il recupero e la destinazione di tali beni alle fasce sociali più deboli;
   ad implementare la normativa vigente in tema di donazione di derrate alimentari ritirate dal commercio, estendendo l'applicazione medesima anche a soggetti diversi dalle Associazioni ONLUS e prevedendo sgravi e benefici fiscali per quelle attività commerciali che collaborino con tali soggetti mediante la donazione degli alimenti ritirati dal commercio, sebbene commestibili;
   ad adottare politiche, che, contrastando il suddetto fenomeno degli sprechi alimentari, possano portare ad una significativa riorganizzazione della produzione agroalimentare, specie sotto il profilo quantitativo.
(6-00074) «Pastorelli, Di Lello, Locatelli».