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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 262 di venerdì 11 luglio 2014

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,05.

  CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Balduzzi, Michele Bordo, Boschi, Brunetta, Carinelli, Casero, Dambruoso, Del Basso De Caro, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Ferranti, Fico, Fontanelli, La Russa, Leone, Pes, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Sani, Scalfarotto, Scotto, Speranza, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a coinvolgere la comunità internazionale negli interventi finalizzati a garantire corridoi e aiuti umanitari alla città di Aleppo – n. 2-00619)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Marazziti n. 2-00619, concernente iniziative volte a coinvolgere la comunità internazionale negli interventi finalizzati a garantire corridoi e aiuti umanitari alla città di Aleppo (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Marazziti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, questa interpellanza urgente parte dalla situazione terribile del conflitto siriano, in particolare pone l'accento sulla situazione assolutamente insostenibile dell'antica città di Aleppo.
  Questa interpellanza viene ascoltata e oggi ne discutiamo in un tempo di immenso rumore di guerra, mentre sale il livello di scontro nel conflitto israeliano-palestinese e mentre i grandi rumori di guerra, di odio e di intolleranza attraversano il mondo e arrivano fino a noi, con le notizie che abbiamo da Mossul, dove l'offensiva del califfato, dell'Isis, sta sconvolgendo la convivenza, la vita civile e, soprattutto, il diritto alla vita di decine e decine di migliaia di abitanti che hanno vissuto in quelle regioni per secoli, e per la prima volta, per esempio, è impossibile celebrare la messa a Mossul praticamente dagli inizi del cristianesimo.
  Ebbene, questo accade mentre stanno cambiando i confini in una parte del Pag. 2medio Oriente, in una parte del sud del Mediterraneo e mentre la comunità mondiale ha grandissime difficoltà a intervenire in maniera positiva. Il modo di intervento scelto per la Siria ha dato, in tre anni, circa 200 mila morti, 6 milioni di rifugiati interni ed esterni e situazioni insostenibili. È stato definito dal giornalista Domenico Quirico, sequestrato e che poi è stato liberato: il tempo è il regno del male. Quello che ha visto con i suoi occhi, a volte, non trova altra spiegazione.
  Ecco, su questa situazione già insostenibile noi oggi parliamo di Aleppo, perché quel rumore di guerra, quella sofferenza, impedisce alle richieste di aiuto di arrivare fino a noi. Andrea Riccardi ha lanciato un appello per Aleppo e molti deputati e senatori hanno raccolto questo appello, personalità italiane, l'Unicef, ma anche personalità internazionali. Faccio un appello per Aleppo, perché accade qualcosa di terribile, ma viene ignorato o si assiste rassegnati, dice questo appello.
  Sono due anni che si combatte ad Aleppo: nel luglio 2012, è iniziata la battaglia in una delle città più popolose della Siria, eppure i suoi 2 milioni di abitanti sono rimasti, preservando la millenaria coabitazione fra musulmani e cristiani. La città è segmentata, la maggior parte dei quartieri in mano lealista, ma anche zone controllate dai ribelli, pure arretrati dopo l'occupazione dell'estate del 2012, aggiungo io, quando si è assistito alla prima escalation del conflitto, quella che ha portato alla situazione attuale. A loro volta, i ribelli sono incalzati, da sud-ovest, dalle forze governative; la gente non può uscire dalla città accerchiata dall'opposizione, tra cui fondamentalisti intransigenti e sanguinari. Per i cristiani uscire dalla zona governativa significa rischiare la vita: lo sanno bene i due vescovi di Aleppo, Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi, sequestrati da più di un anno.
  Aleppo è la terza città cristiana del mondo arabo, dopo Il Cairo e dopo Beirut: c'erano 300 mila cristiani. La popolazione soffre, c’è morte da ogni parte. L'aviazione di Assad colpisce con missili e bidoni esplosivi le zone in mano ai ribelli; sono lettere che riceviamo, sono notizie che riceviamo: questi bombardano gli altri quartieri con mortai e razzi artigianali; si soffre la fame e la mancanza di medicinali. C’è l'orribile ricatto dell'acqua, che gruppi jihadisti tolgono alla città: è mancata l'acqua per una settimana, poi è tornata, poi riscompare. È una guerra terribile, la morte viene da ogni parte: passando per tunnel sotterranei, si fanno esplodere palazzi cosiddetti nemici.
  Come sopravvivere ? Credo che dobbiamo provare a fermare una strage che dura da due anni. Ci vuole un soprassalto di responsabilità da parte dei Governi coinvolti: sicuramente, dalla Turchia, schierata con i ribelli, alla Russia, autorevole presso Assad. Salvare Aleppo vale più di un'affermazione di parte sul campo. Si debbono predisporre – e questo è il punto – corridoi umanitari e rifornimenti per i civili. Ma come ? Si dovrebbe trattare ad oltranza per la fine nei combattimenti, cioè bisogna lavorare ad una soluzione politica, e non militare, perché sul campo la soluzione militare non sta dando vittorie, sta dando morti. Una forza di interposizione ONU sarebbe opportuna: è stato appena nominato il nuovo Rappresentante dell'ONU per la Siria, Staffan De Mistura, e sicuramente è necessaria una fase diversa. Certo, richiede tempo per essere realizzata e occorre la collaborazione da parte di Damasco. Intanto la gente di Aleppo muore.
  Allora, io credo che noi dobbiamo, oggi, ragionare su come l'Italia, su come questa nostra leadership in Europa in questo momento, su come noi possiamo favorire una soluzione politica per l'intero conflitto e, quindi, c’è il problema, forse, di una conferenza internazionale ampia con tutti i soggetti, ma dobbiamo lavorare subito su Aleppo, perché Aleppo può essere l'inizio di una speranza per credere in una soluzione politica.
  Intanto, corridoi umanitari: potremmo lavorare per costruire quello che la Croce rossa è riuscita a fare negli ultimi tempi – c’è stato un varco, c’è stata la possibilità di aiuti –, ma dobbiamo farlo in maniera strutturale. C’è stato un tempo, il tempo in Pag. 3cui Berlino era assediata, in cui Berlino era al centro della preoccupazione mondiale, si stabilirono dei ponti aerei: qui, forse, i ponti aerei sono impossibili, ma certo si può parlare con le forze in campo, si può parlare con il regime di Assad, si può creare un corridoio umanitario, perché Aleppo va salvata.

  PRESIDENTE. Il Viceministro degli affari esteri, Lapo Pistelli, ha facoltà di rispondere.

  LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il Governo, chiaramente, si associa alle parole accorate e al quadro, purtroppo fosco, che l'onorevole Marazziti ha fatto, menzionando non soltanto la situazione di Aleppo, che, poi, è il cuore della sua interpellanza, ma le considerazioni più generali sulla Siria e sulle altre guerre, sugli altri conflitti che, in questo momento, stanno imperversando nell'area, riscrivendo concretamente la carta geografica del Medio Oriente.
  In questo quadro Aleppo subisce la sorte triste di tutte le città divise dal conflitto, vittime dell'odio settario, dove le parti in causa combattono battaglie esistenziali e non riconoscono al nemico neppure gli attributi minimi di umanità. Chiaramente, come accade da molti anni, a pagare il prezzo maggiore sono soprattutto i civili, da una parte e dall'altra delle linee del fronte e di qualsiasi etnia e confessione.
  Una risposta incisiva al disastro umano e materiale di Aleppo, che simboleggia perfettamente le convulsioni attuali della Siria, può avvenire solamente avviando un percorso di riconciliazione politica per riavvicinare le principali comunità. Fossimo in condizioni di creare un Governo inclusivo questo potrebbe, dapprima, operare per arrestare le violenze, cominciando proprio da quelle aree problematiche come Aleppo e, quindi, porre le condizioni per stabilire regole del gioco condivise da tutti e capaci di legittimare reciprocamente gli attori politici.
  È chiaro che in parallelo – veniva menzionato dall'onorevole Marazziti – è indispensabile un dialogo con tutti i principali attori regionali che debbono comprendere di essere tutti esposti ad un forte rischio e le vicende recenti che, ormai, investono due Stati dai confini fragilizzati come Siria e Iraq lo stanno bene a testimoniare. Si tratta di immaginare un quadro di rassicurazioni e garanzie reciproche in chiave cooperativa e non più competitiva. Non esiste un gioco a somma zero in Siria e in Medio oriente, possono esistere soltanto soluzioni win-win. È uno scenario, però, purtroppo, molto difficile da mettere in pratica, ma è l'unico al momento concepibile per uscire da un impasse – che l'onorevole Marazziti raccontava – ed è quello che il Governo italiano intende o sta cercando di propiziare.
  Sul piano umanitario l'Italia è dall'inizio fortemente impegnata affinché l'assistenza raggiunga non soltanto Aleppo, ma tutti coloro che versano in stato di bisogno all'interno della Siria, soprattutto nelle aree assediate dal Governo, nelle città assediate del Governo. In questo senso noi abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere l'azione molto forte, peraltro, di advocacy, che è stata avviata dal Coordinatore per le emergenze delle Nazioni Unite, Valerie Amos, per la creazione del cosiddetto Gruppo di alto livello sulle sfide umanitarie della crisi siriana. Ricorderete che in questo formato abbiamo ospitato, il 3 febbraio, a Roma, la riunione del gruppo che ha avviato un percorso diplomatico che poi è culminato il 22 dello stesso mese con l'approvazione della risoluzione n. 2139 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e che era volta a consentire la distribuzione degli aiuti nelle aree assediate o di difficile accesso e ad ottenere – ovviamente precondizione necessaria – dalle parti, in primo luogo dal Governo siriano, il rispetto fondamentale del diritto umanitario internazionale. Tuttavia, va detto che i rapporti periodici del Segretario generale delle Nazioni Unite sullo stato di attuazione di questa risoluzione evidenziano una situazione che possiamo definire catastrofica sul terreno, a causa degli ostacoli molto seri che il regime siriano frappone alla consegna degli aiuti Pag. 4umanitari (soprattutto medicinali) e al lavoro delle agenzie umanitarie che sono attive nel Paese.
  Nelle more di quella che noi speriamo sia una nuova, prossima approvazione di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza che renda ancora più stringenti gli obblighi a carico del Governo siriano – il negoziato attualmente è in corso a New York – l'Italia continua a patrocinare soluzioni pragmatiche, le definirei così, volte a consentire l'afflusso dei beni umanitari non soltanto nell'area di Aleppo, ma in tutte le aree sotto conflitto, dove sarebbero – secondo le nostre stime – più di 240 mila i civili intrappolati, a fronte di quegli oltre 4 milioni e mezzo di siriani, che venivano citati prima dall'onorevole Marazziti, che sono in aree di cosiddetto difficile accesso per gli operatori umanitari. A tale scopo stiamo potenziando, in collaborazione con l'Unione europea e con l'Ufficio di coordinamento per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA) la nostra azione per realizzare operazioni transfrontaliere per l'invio di beni umanitari tramite il deposito di pronto intervento che, come sa l'onorevole Marazziti, abbiamo a Brindisi e lo facciamo, attualmente, attraverso i valichi con la Turchia che, attualmente, sono gli unici utilizzati, ma contando di aprire nuovi valichi con la Giordania e con la Regione autonoma del Kurdistan iracheno recentemente colpita dalla crisi di Mossul. Colgo l'occasione per dire che al prossimo direzionale porteremo un nuovo intervento sui fondi di emergenza proprio per la crisi che si sta verificando a Mossul, lo abbiamo sostanzialmente deliberato ieri mattina.
  Come sottolineato dalla Commissione europea, queste operazioni a beneficio delle aree controllate dalle opposizioni moderate devono proseguire, per reagire con tempestività alle richieste che ci vengono avanzate dai consigli siriani locali, con un approccio pragmatico e sulla base di un coordinamento europeo che è in atto, come lei sa, a Gaziantep sul confine turco-siriano. E proprio per garantire questo coordinamento e gestire al meglio le operazioni transfrontaliere abbiamo istituito un'antenna della cooperazione italiana a Gaziantep che intendiamo rafforzare anche insieme agli altri partner dell'Unione europea. Sul piano umanitario, la cooperazione italiana continuerà a realizzare i suoi interventi nel pieno rispetto dei principi di dell'azione umanitaria, quindi imparzialità, neutralità, indipendenza e umanità, a prescindere dall'affiliazione politica dei beneficiari. Ed è intenzione nostra, del Governo e degli altri partner europei, continuare a fare pressione congiunta su New York e in tutti gli altri fori internazionali per favorire l'accesso umanitario, ripeto, non soltanto attraverso il valico che oggi esiste ma attraverso nuovi valichi in Giordania ed in Iraq.
  Il canale umanitario, come è stato ricordato più volte dal Ministro, si affianca chiaramente a quello politico, dopo lo stallo della cosiddetta Ginevra 2, dopo Montreux, ed è finalizzato a facilitare, per quanto ci sarà possibile, il cammino scaturito da quel processo di Ginevra e a sostenere il difficile compito che proprio in questi giorni è stato assegnato al nuovo inviato speciale, Staffan de Mistura, che lei richiamava.
  La terza direttrice, che ci tengo a sottolineare, parimenti importante, è quella del disarmo. Sono state citate le modalità atroci con le quali si combatte ad Aleppo ed è nota la vicenda delle barrel bombs ma io vorrei notare almeno un'operazione di successo, quella che è avvenuta anche grazie al contributo decisivo dell'Italia, cioè il trasbordo di materiale chimico sulla nave americana Cape Ray, mettendo a disposizione il porto di Gioia Tauro; operazione conclusa con successo.
  Insomma, concludendo, onorevole Marazziti, dopo tre drammatici anni di guerra è chiaro che a nessuno sfugge la complessità e la drammaticità della situazione che oggi caratterizza questo conflitto. Il nostro compito, come lei diceva, è moltiplicare gli sforzi internazionali per una soluzione politica, e si tratta di una sfida di portata enorme che il nostro Paese affronta, come ripetuto più volte dal Ministro anche durante la sua recente missione in Libano e Giordania, anche per Pag. 5rafforzare il nostro sostegno ai rifugiati nei Paesi limitrofi. Noi ci siamo fatti carico, siamo i terzi donatori europei e gli ottavi a livello mondiale, per quanto riguarda le azioni di sostegno sullo spillover siriano in Libano, Giordania e Kurdistan, però, l'elemento finale, che appunto va al cuore dell'azione umanitaria, è dare sostegno ai rifugiati in Siria e fuori dalla Siria e continuare a cercare di arginare le tensioni sociali di queste comunità sottoposte a pressioni sempre crescenti, per evitare che il conflitto siriano, che già oggi esonda in Iraq, non destabilizzi ulteriormente l'intera regione.

  PRESIDENTE. Il deputato Marazziti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MARIO MARAZZITI. Presidente, il Viceministro Pistelli, con grande precisione, puntualità, dà conto dell'impegno italiano, che è molto alto, dell'attenzione italiana in una crisi che vede in crisi tutta la comunità internazionale. Non siamo più di fronte alla possibilità di soluzioni semplici, esistono solo soluzioni complesse e a volte sembra che le normali leve della comunità internazionale facciano fatica di fronte a quella che è un po’ una trasformazione epocale, quando si parla di cambiamento di confini tra Iraq e Siria, quando si parla di trasformazioni radicali della composizione delle popolazioni che hanno vissuto per secoli e millenni insieme, della fine della coabitazione e di livelli di scontro drammatici e disumani, oltre l'immaginazione dell'umanità.
  Io capisco che quello che di buono, ed è molto, si sta facendo è sempre insufficiente. Quando, in genere, nello svolgimento delle nostre interpellanze, l'interpellante si dichiara soddisfatto o insoddisfatto, io mi dichiaro soddisfatto della risposta del Governo, perché è precisa, seria e accurata, e insoddisfatto perché c’è un dato della realtà che chiede una forzatura, un'immaginazione politica, un'iniziativa politica che vada oltre quanto si è fatto fino adesso.
  Oppure dovremo accettare che le democrazie sono impotenti, e che stiamo passando ad una diversa fase della storia del mondo in cui sono i gruppi organizzati e le bande a stabilire e a definire le nuove regole, con grandi poteri oscuri alle spalle.
  Ecco, io credo che noi, affrontando la questione di Aleppo e della Siria oggi dobbiamo trovare la forza e le ragioni per innescare un percorso che ancora non è stato immaginato e trovato a livello ONU, a livello europeo, a livello di grandi democrazie occidentali. Registro con grande soddisfazione il fatto che l'Italia è il terzo donatore europeo e il fatto che si sta lavorando a creare nuovi varchi comunitari transfrontalieri passando dalla Giordania e da altri Paesi. Per esempio, per quello che riguarda il confine con la Turchia, vorrei che il Governo registrasse il fatto che come Comitato diritti umani abbiamo incontrato una rappresentanza dei curdi siriani, i quali chiedono un varco transfrontaliero al confine con la Turchia per aiuti umanitari, visto che anche loro hanno più di 400 mila rifugiati nella loro zona; quindi questo è un elemento nuovo che metto sul tavolo, così il Governo può intervenire in tal senso.
  Per quello che riguarda Aleppo, penso che si possano fare due cose. Uno, la Ministra Madia ha sottoscritto l'appello: credo che se il Viceministro Pistelli proponesse a tutto il Governo italiano di sottoscrivere questo appello e il Governo italiano lo proponesse agli altri Governi europei, anche dal punto di vista morale e della concentrazione del focus politico e personale, questo potrebbe avere una sua importanza e potrebbe creare un momentum favorevole. Secondo, penso che un dialogo con la Russia su questo tema e un dialogo diretto anche in qualche modo, in qualche forma con il Governo di Assad potrebbe permettere in maniera pragmatica di favorire dei varchi umanitari per raggiungere anche la zona di Aleppo.
  Ecco, io credo che comportandoci in questa maniera, e poi augurandomi che si possa trovare la possibilità per una nuova conferenza internazionale per una soluzione politica del conflitto siriano, anche andando a trovare, includendo, favorendo la presenza di soggetti della società siriana, Pag. 6dell'interno della Siria i quali siano soggetti senz'altro favorevoli ad un cambiamento in direzione democratica, ma per la fine della guerra e per una soluzione politica, cioè quella parte di società siriana che è stata esclusa finora dai negoziati, ecco, credo che in questa direzione forse potremmo anche immaginare in tempi non lontanissimi una soluzione, laddove oggi vediamo solo strage, dolore e sofferenza.

(Intendimenti circa l'opportunità di sospendere la procedura di commissariamento dell'Istituto superiore di sanità – n. 2-00603)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Grillo n. 2-00603, concernente intendimenti circa l'opportunità di sospendere la procedura di commissariamento dell'Istituto superiore di sanità (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Giulia Grillo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, Viceministro, i sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che la Corte dei conti, alla fine del 2013, nella sua relazione ha registrato i disavanzi dell'Istituto superiore di sanità negli anni 2011, circa 26 milioni di euro, e 2012, circa 4 milioni di euro; la Corte dei conti, certificando due anni consecutivi di bilanci in rosso, come prescritto dalla legge n. 111 del 2011, ha segnalato la possibilità di procedere alla decadenza di tutti gli organi direttivi dell'Istituto superiore di sanità, suggerendo, al contempo, di fare «scelte gestionali di contenimento dei costi e di sviluppo dell'attività convenzionale, che consentano all'Istituto di far fronte anche a eventuali ulteriori limitazioni dei finanziamenti pubblici, dai quali, allo stato, resta ancora quasi totalmente dipendente». La gestione contestata riguarda il periodo 2011-2012, come abbiamo già detto, durante il quale il presidente era Enrico Garaci e alla direzione era Monica Bettoni, attualmente entrambi sostituiti.
  La Corte dei conti nella sua relazione ha invitato l'Istituto superiore di sanità a fare particolare attenzione ai saldi negativi sia di parte corrente che in conto capitale e a ridurre la mole dei residui, in particolare passivi, seppure in decremento di circa il 16 per cento rispetto al 2012, residui passivi che denotano in ogni caso una difficoltà, e questa è indubbia, nella capacità di spesa.
  Da notizie di stampa abbiamo appreso, appunto, che il Ministro oggi interpellato avrebbe avviato la procedura per il commissariamento dell'ente che è – come sapete tutti – il principale organismo di consulenza tecnico-scientifica del Ministero della salute, anzi direi l'unico organo tecnico scientifico del Ministero della salute.
  Saltiamo tutto il resto della interpellanza, che fondamentalmente riporta quanto appena detto. Ci troviamo qui oggi perché riteniamo fondamentale che il Ministero riferisca su questo commissariamento probabilmente – e mi permetta sottosegretario – avrebbe dovuto farlo a prescindere dalla nostra interpellanza vista la delicatezza della materia e visto che comunque l'Istituto superiore di sanità è l'unico organo tecnico scientifico del Ministero della salute, quindi procedere al commissariamento di un ente di vitale importanza per il Ministero della salute sicuramente è un atto, diciamo, anche unico nella storia della Repubblica – poiché non è successo altre volte – e comunque di fondamentale importanza per la sopravvivenza di questo Ministero.
  Poiché le uniche notizie che ci sono arrivate sono da dichiarazioni fatte dal Ministro alla stampa, visto che non ce le ha dichiarate in questa Aula né nella nostra Commissione affari sociali, per una questione di conoscenza e di trasparenza delle procedure di commissariamento che voi avete messo in atto, chiediamo di conoscere i dettagli di questo commissariamento.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli interpellanti, in effetti la interpellanza riferisce, nella prima parte che è stata anche presentata dall'onorevole Grillo, tutti gli elementi tecnici e giuridici alla base di questa questione che io riprendo velocemente. Occorre innanzitutto evidenziare che l'articolo 15, comma 1-bis, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n.111 del 2011 – che si occupa di liquidazione di enti dissestati e misure di razionalizzazione dell'attività dei commissari straordinari e che è alla base anche della valutazione della Corte dei conti che è stata riferita dall'onorevole Grillo – prevede il commissariamento degli enti sottoposti a vigilanza dello Stato che presentano una situazione di disavanzo di competenza per almeno due esercizi consecutivi, con relativa decadenza degli organi, ad eccezione del collegio dei revisori. Al Commissario dovrebbe competere l'approvazione del bilancio e l'adozione di tutte le misure necessarie per ristabilire l'equilibrio finanziario dell'ente.
  Questa previsione normativa – che è alla base, ripeto, anche della valutazione della Corte dei conti – non presenta, a mio parere, possibili interpretazioni discrezionali rispetto alle previsioni indicate dalla stessa norma.
  Tutto ciò valutato e premesso, come è noto anche agli onorevoli interroganti il disavanzo dell'Istituto superiore di sanità è stato rilevato dalla Corte dei conti sia negli anni 2011 e 2012, già in occasione della relazione annuale del 2013. In quella occasione la Corte dei conti ha rappresentato esplicitamente l'opportunità di procedere con la decadenza di tutti gli organi direttivi e contestualmente ha invitato l'Istituto superiore di sanità medesimo ad assumere scelte gestionali oculate e opportune per far fronte al contenimento del disavanzo, in parte motivato, secondo quella relazione, anche dalla riduzione dei finanziamenti pubblici.
  Il Ministero dell'economia e delle finanze – specificamente il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – con note protocollate il 27 gennaio 2014. n. 7523 e con un'altra nota del 6 marzo 2014, protocollo 19610, ha confermato il saldo negativo per due esercizi 2011 e 2012 evidenziando, altresì, che anche per l'esercizio 2013 l'ente presenta un disavanzo finanziario di competenza, con un bilancio in negativo, pur essendosi registrati elementi di miglioramento rispetto ai due esercizi finanziari precedenti.
  Alla luce di quanto esposto, pertanto, emerge con ogni evidenza che sussistono i presupposti e le condizioni per l'applicabilità della fattispecie dell'articolo 15, comma 1-bis, del citato decreto e che, come sopra riferito, non lascerebbe margini di iniziative diverse rispetto a quelle che ho voluto descrivere. Aggiungo che la disposizione normativa in esame prevede che il mancato adempimento costituisce danno erariale in capo alle amministrazioni vigilanti.
  Tutto ciò premesso, in presenza di una situazione che corrisponde integralmente alla previsione normativa, il Ministero della salute ha avviato la fase cosiddetta istruttoria, comunicando, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 241 del 1990, l'avvio del procedimento di commissariamento dell'ente, assegnando il termine per prenderne anche visione. Questa fase istruttoria si è conclusa già recentemente ed è pervenuta, rispetto alle richieste e alle comunicazioni, una sola nota a firma del Presidente pro tempore dell'Istituto superiore di sanità. Allo stato, i Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze stanno valutando questa documentazione per le conseguenti determinazioni da assumere.
  Accogliamo anche l'invito dell'interpellante a verificare ancora più approfonditamente a fare tutti gli accertamenti che merita una decisione di questa dimensione, ma mi pare di poter dire che questo percorso già avviato, che ho voluto descrivere, Pag. 8che si concluderà non troppo in là, dovrebbe avere decisioni che vanno nella direzione, ad oggi mi sentirei di dire, del commissariamento.
  Da ultimo, come peraltro ha già fatto il Ministro in più occasioni, anche sulla stampa, vorrei riferire che il commissariamento non dovrebbe essere soltanto l'occasione per riequilibrare i conti dell'ente, ma dovrebbe essere considerato, come scritto anche per una parte nel Patto per la salute sulla riorganizzazione degli enti del Ministero della salute, va considerata anche come un'opportunità per avviare una più ampia opera di efficientamento, di modernizzazione e di sviluppo dell'Istituto superiore di sanità, secondo i più evoluti standard che connotano i principali enti di ricerca internazionali, materia questa della riorganizzazione che, per quanto mi sarà possibile, sarà sicuramente valutata nelle sedi parlamentari, a partire dalla Commissione e anche in Aula, con tutta la cura e l'attenzione che una riorganizzazione di questa tipo sicuramente merita da parte del Parlamento.

  PRESIDENTE. La deputata Grillo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  GIULIA GRILLO. Signor Presidente, sottosegretario, noi non ci riteniamo soddisfatti della risposta perché le informazioni che ci ha dato purtroppo non aggiungono molto di più a quello che già sapevamo, inoltre mi faccia fare un accenno anche all'istituto del commissariamento che, come sapete, è stato fortemente osteggiato sempre dal MoVimento 5 Stelle, visti i risultati che i commissariamenti hanno avuto in questo Paese. Come ci insegna la giurisprudenza, storicamente le gestioni commissariali nascono per fronteggiare situazioni in qualche modo patologiche dell'organizzazione amministrativa degli enti territoriali o ausiliari dello Stato. Il commissario costituisce lo strumento attraverso il quale lo Stato centrale garantisce l'amministrazione straordinaria degli enti nel caso di impossibilità, inefficienza, temporanea mancanza degli organi ordinari. Secondo le disposizioni formulate dai testi di riferimento, legge 20 marzo 1975, n. 70, articolo 29, ultimo comma, la nomina del commissario e il contestuale scioglimento degli organi ordinari di amministrazione è provocata da violazione di obblighi legislativi o da disfunzioni gravi e persistenti nelle attività di gestione tali da impedire il perseguimento dei fini istituzionali propri dell'ente, ovvero deve trovare giustificazione da situazioni di fatto pericolosissime che portino ad un'obiettiva incapacità degli organi di gestione a svolgere attività che la norma gli attribuisce, quali la ripetuta inosservanza di direttive impartite dallo Stato, ovvero irregolarità o mancanze tali da compromettere il normale funzionamento tecnico-amministrativo dell'ente.
  Alla luce di quanto detto e richiamato, non ci sembra in questo caso – anzi, ci sembra ovvio – che non sussistano obblighi in capo al Ministro della salute per commissariare l'Istituto superiore di sanità e che la decisione del Governo, a nostro avviso, sia da ritenere nei fatti abbastanza manipolativa della questione in esame.
  Noi diciamo questo, sottosegretario, perché ci rendiamo conto che ci sono delle cose che vanno migliorate nell'Istituto superiore di sanità e nella gestione dell'Istituto superiore di sanità e se ne è reso conto anche il presidente Oleari, insediatosi proprio nel marzo 2013, che stava anche lui migliorando i conti dell'ente, tant’è che si andava verso il pareggio di bilancio. Oggi mi sarei aspettata da lei che avesse parlato anche dei conti del 2013, perché noi abbiamo parlato solamente del 2011 e del 2012, ma non abbiamo parlato dei conti del 2013. Sebbene sia vero che vi è la regola in base alla quale due disavanzi consecutivi danno la facoltà del commissariamento, quindi la possibilità o l'opportunità, visto che lei ha utilizzato la parola «opportunità», dall'opportunità all'obbligo oppure dall'opportunità alla certezza del commissariamento, mi perdoni sottosegretario, ma ce ne passa.
  Peraltro, come lei ben sa, i commissari spesso sono semplicemente persone diverse che si trovano ad agire nella medesima Pag. 9struttura che presenta i medesimi vulnus che c'erano nel momento in cui si sono insediati. È per questo che in Italia i commissariamenti non hanno mai funzionato, anche perché è vero che il commissario ha delle possibilità di agire in deroga alla normativa vigente nella gestione dei beni e dei servizi, ma di fatto, spesso e volentieri, questi commissariamenti si sono tradotti – anzi, mi faccia dire praticamente sempre – in una gestione personalistica della cosa pubblica che non ha risolto i problemi, ma ha semplicemente costituito o una pre-trasformazione in una struttura privata o in un'agenzia o in una specie di commistione di pubblico e privato oppure, di fatto, in una gestione personale dell'ente o del servizio, che di risultati concreti non ne ha portati.
  Poi, sottosegretario, mi faccia dire anche questa cosa: lei ha provato a vedere se esiste, secondo la normativa sulla trasparenza, il decreto legislativo n. 33 del 2013, un sito della pubblica amministrazione dove sono indicati tutti gli enti commissariati ? Glielo dico io: non esiste ! Ha provato a vedere se esiste una valutazione trasparente da fare visionare da qualunque cittadino sulla gestione di ogni singolo ente commissariato ? Non esiste; ha provato a vedere quanto abbiamo risparmiato, noi cittadini italiani, commissariando i vari enti ? Abbiamo commissariato il CNR, che è ancora commissariato. Allora, cosa si fa ? Il Governo commissaria ma non si dà un termine né si dà un obiettivo (sì, sull'obiettivo lei mi potrebbe dire: la riduzione del deficit di bilancio e del disavanzo di bilancio in questo caso). Ma dove è la trasparenza dell'iter ? Le sembra normale che noi dobbiamo interrogare un Ministero per una cosa così banale come un commissariamento ? Cioè, non esiste una possibilità, in un Paese che del commissariamento ha fatto la regola, di conoscere l'andamento di questi commissariamenti. Dobbiamo aspettare mirabolanti relazioni della Corte dei conti, quando le fa, o di qualunque altro ente (che poi è solo la Corte dei conti ad occuparsi di queste valutazioni). Sottosegretario, non è possibile !
  Noi siamo anche preoccupati perché l'Istituto superiore di sanità, lo ripetiamo, è un organo che, nella sua caratteristica, esiste in tutti i Paesi d'Europa: un organo tecnico-scientifico indipendente del Ministero della salute, in un Paese che ha dimostrato – e le recenti vicende le dimostrano – di avere un'agenzia del farmaco fortemente, fortemente soggetta alla pressioni da parte delle case farmaceutiche. Ma non è solo la famosa storia dell'Avastin e del Lucentis. Abbiamo fatto anche delle interrogazioni su altri casi come, per esempio, quello del vaccino per la viaria. Qui abbiamo la necessità, sottosegretario, di avere un organo tecnico-scientifico indipendente, che lavori solo ed esclusivamente con un finanziamento pubblico che garantisca di dire cosa è giusto per il Paese, indipendentemente dalle pressioni delle multinazionali del farmaco o dalla necessità di tenere un popolo in uno stato di malattia, perché così si guadagna di più e così possiamo fare i convegni dell'Unipol per poi dirci che ci dobbiamo assicurare per avere il diritto alla salute. Quindi, noi siamo preoccupati per questo.
  Sottosegretario, il MoVimento 5 Stelle è assolutamente per la semplificazione e lo abbiamo dimostrato in mille circostanze.
  Abbiamo presentato in diverse occasioni anche un emendamento soppressivo nei confronti dell'Agenzia italiana del farmaco, proprio per riportare questa funzione all'interno – sottolineo: all'interno – dell'Istituto superiore di sanità, che deve essere un ente pubblico per definizione, perché la creazione di tutti questi enti, agenzie, addirittura enti pubblici come il consorzio... ora mi viene da dire, perché ho studiato il caso Mose, che non si sa se è pubblico o è privato e nelle intercettazione si sente dire proprio dai delinquenti (chiamiamoli così perché questo sono, perché hanno commesso dei reati): ma tanto non è pubblico, quindi possiamo fare quello che vogliamo e non siamo soggetti ai controlli dell'ente pubblico. No, sottosegretario, Pag. 10questo non è possibile, ma dove dobbiamo andare in questa direzione, mi perdoni ?
  La nostra preoccupazione credo che sia una preoccupazione assolutamente motivata, perché in Italia tutto quello che succede manca di chiarezza, manca di pianificazione e noi lo stiamo vedendo. A prescindere da questa interpellanza che noi abbiamo presentato, vi chiediamo di nuovo di inviare alle Camere, Camera e Senato, alle due Camere del Parlamento, un piano di commissariamento, cioè noi vogliamo sapere esattamente cosa volete fare, nei dettagli. E guardi Presidente, viste anche le recenti nomine che ha fatto questo Ministero, l'ultima appunto quella dell'esperto sulla fecondazione assistita, che pare essere coinvolto in un procedimento penale sempre sul tema della fecondazione assistita, noi vogliamo sapere chi volete nominare come commissario. Noi vogliamo eventualmente, se proprio si deve procedere ad una nomina, che sia una persona integerrima, che sia scevra da qualunque possibile interesse personale o portatore di interessi di altri, di interessi che non siano quelli dei cittadini e della tutela della salute di questo Paese.

(Iniziative volte ad ottenere un maggiore supporto da parte dell'Unione europea nel fronteggiare l'ingente flusso di migranti sul territorio italiano – n. 2-00593)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Gigli n. 2-00593, concernente iniziative volte ad ottenere un maggiore supporto da parte dell'Unione europea nel fronteggiare l'ingente flusso di migranti sul territorio italiano (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Gigli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, io credo che la nostra epoca sia attraversata da fenomeni di cui ormai stiamo perdendo la capacità di controllo. Si tratta di fenomeni veramente epocali, di trasformazioni che un tempo si sarebbero dette bibliche e che investono aree geografiche di tutto il mondo, ma, in modo direi peculiare, aree geografiche a noi vicine. E non si tratta solo dei fenomeni legati alla globalizzazione economica ovviamente, che pure sta portando a flussi migratori enormi con popoli interi che si spostano, come è sempre stato peraltro nella storia, ma certamente in maniera più massiva, alla ricerca di migliori condizioni di vita, ma si tratta anche di situazioni di tensione e conflitto che stanno riscrivendo in qualche modo la geografia stessa di tanti Paesi e stanno riscrivendo anche la carta, per così dire, etnica, cioè la collocazione dei popoli sulla carta geografica. Bene, tutto questo, come dicevo prima, avviene in maniera peculiare, direi in maniera estremamente più vivace e sensibile paradossalmente proprio forse nell'area geografica più vecchia del mondo, che è il Mediterraneo. Mussolini diceva che l'Italia non aveva bisogno di portaerei perché era essa stessa una gigantesca portaerei lanciata nel Mediterraneo. Ora questo si è rivelato falso dal punto di vista bellico e per fortuna direi, ma certamente non è falso dal punto di vista dei flussi migratori, perché certamente questo colloca il nostro Paese al primo piano della scena di tutto ciò che sta accadendo attorno a noi nella sponda sud del Mediterraneo, in quello che a questa sponda sud arriva dall'Africa, nel Medio Oriente e in tutte – ripeto – le situazioni di tensione e di conflitto che questo enorme teatro sta attraversando. L'Italia, volente o nolente, ci sta in mezzo. Riporto molto brevemente alcuni dati freschissimi.
  L'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite ha segnalato che nei primi sei mesi dell'anno ci sarebbero stati 500 morti nel Mediterraneo. Reputo, personalmente, questa cifra notevolmente sottostimata. Un dato, però, è certo: solo nello scorso fine settimana, cioè nei giorni di sabato e domenica scorsi, l'operazione Mare Nostrum ha tratto in salvo 2.600 migranti, ai quali se ne sono aggiunti altri 800 nella sola giornata di lunedì. Secondo i dati del Ministero dell'interno, nei primi Pag. 11sei mesi dell'anno avremmo avuto 64 mila persone sbarcate sul suolo italiano. Secondo dati del Sovrano militare Ordine di Malta, questa stima andrebbe rivista al rialzo, stimando nella stessa data la bellezza di 72.683 casi.
  Ora, è significativo, a testimoniare anche la diversa composizione di questa popolazione che sempre più massicciamente sbarca sulle nostre coste, che il numero di bambini all'interno di questo flusso sia aumentato, nell'anno in corso, del 700 per cento, il che ci testimonia almeno di un fatto: forse non è più la persona che sta cercando lavoro, che sta cercando di entrare qui per trovare lavoro, che si mette in situazioni di pericolo fino al rischio della morte, ma sono famiglie intere che stanno sfuggendo, evidentemente, ad un destino più atroce che non lo stesso rischio di morte in mare; un rischio pure, come sappiamo, estremamente presente, estremamente elevato.
  Vorrei sottolineare come di questa popolazione il grosso ormai siano probabilmente persone in cerca di asilo politico o dello status di rifugiati. Peraltro, lo stesso Alto commissariato delle Nazioni Unite, il giorno 8 di questo mese, avrebbe censito in Libia la presenza di 37 mila persone richiedenti asilo o rifugiati, di cui oltre la metà sarebbero siriani, il che ci testimonia l'importanza dei conflitti, e altri 10 mila si distribuirebbero tra iracheni, somali ed eritrei.
  Si tratta di dati, peraltro, che sono abbastanza simili, nella loro composizione, a quella che è stata l'informativa svolta il 16 aprile 2014, in questa Camera, dal Ministro Alfano, quando testimoniava che gli arrivi sul suolo italiano erano ormai in gran parte composti da rifugiati provenienti da Siria, Eritrea, Sudan o altri Paesi africani teatro di guerra o di forte instabilità politica.
  Bene, può la nostra «portaerei affacciata sul Mediterraneo» essere lasciata sola a fronteggiare tutta questa pressione enorme di rifugiati ? Perché dico sola ? Non perché, teoricamente, gli altri Paesi d'Europa non c'entrino, ma perché noi siamo avviluppati nelle maglie del regolamento di Dublino, che impone, sostanzialmente, sul Paese di primo ingresso l'onere esclusivo della decisione riguardo all'asilo politico di queste persone ed obbliga il Paese di primo ingresso all'identificazione di questi soggetti, anche attraverso banche di impronte digitali, che devono essere messe a disposizione, come sappiamo, di tutti gli altri Paesi membri dell'Unione europea, per poter far sì che un'eventuale fuga o sconfinamento possano essere ricondotti al Paese di primo ingresso.
  Il senso di questa interpellanza urgente vuole proprio cogliere, ormai, l'insostenibilità di questo regolamento di Dublino, e quindi chiedere, sostanzialmente, al Governo italiano se, in occasione proprio del semestre di guida dell'Unione europea, di cui l'Italia ha l'onore e l'onere in questo periodo, non sia possibile farsi promotori di un'iniziativa forte per riscrivere il regolamento di Dublino e per fare in modo che non vi sia più l'obbligo soltanto a carico del nostro Paese di farsi carico del problema della richiesta di asilo politico.
  Anche perché quello che sta accadendo – e concludo Presidente – è qualcosa che va, da un lato, a danno della sicurezza stessa, perché molti di questi soggetti poi di fatto fuggono per sfuggire all'identificazione del primo ingresso, e coloro che invece vengono identificati si ritrovano poi in situazioni di disagio, di pericolo e magari di forzato ritorno nel Paese nel quale erano sbarcati.
  Ecco, io chiedo appunto pressantemente al Governo se non voglia farsi carico di un'iniziativa per superare il regolamento di Dublino e ricollocarlo in una nuova veste di comune responsabilità tra tutti i Paesi d'Europa.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gigli, il regolamento di Dublino infatti è già stato rivisto più volte, ma purtroppo senza grandi esiti, comunque sarà il sottosegretario Bocci a rispondere. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Pag. 12problema della gestione dei flussi migratori è uno dei principali argomenti dell'agenda del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.
  Siamo ancora fiduciosi di ricevere risposte concrete e adeguate, così come è stato sollecitato anche in occasione di questo atto di sindacato ispettivo, alle nostre richieste di compartecipazione organizzativa e finanziaria dell'Unione europea e dei singoli Paesi membri all'operazione Mare Nostrum.
  Siamo fortemente impegnati su questo punto, anche perché il prosieguo della missione sta determinando criticità non più rinviabili. Nell'ipotesi in cui l'Unione Europea continuasse a lasciare l'Italia sola in questa impegnativa e onerosa iniziativa, sosterremo ogni necessaria azione che possa consentire una strategia di uscita. In tal senso, una soluzione appropriata, già prospettata dal Ministro Alfano nel primo incontro dei Ministri degli affari interni e della giustizia dell'Unione, svoltosi a Milano lo scorso 8 luglio, è che ai nostri uomini e ai nostri mezzi subentrino quelli di Frontex.
  A proposito di Frontex, un ulteriore obiettivo sarà costituito, più in generale, dal rilancio della sua azione, quale Agenzia dell'Unione deputata insieme ad Europol, a dare risposte analitico-operative alle questioni migratorie, nell'intento di vederne rafforzato il ruolo di regia e di coordinamento delle attività svolte in materia dagli Stati membri. In proposito, assicuro che proporremo anche lo spostamento della sede di Frontex in Italia, augurandoci di raccogliere intorno a quest'idea il largo consenso degli Stati membri.
  In ogni circostanza, nel corso del semestre, richiameremo l'attenzione sul cambiamento del profilo dei migranti e la loro preminente caratterizzazione in termini politici più che economici. La loro particolare situazione legittima la richiesta di protezione internazionale e l'inserimento nel circuito dell'accoglienza dei richiedenti asilo.
  Nella nostra visione, l'approntamento di tutte le misure necessarie all'accoglienza dei richiedenti asilo spetterebbe all'Europa, come soggetto politico ed istituzionale, ma la realtà è che tale compito sembra sia stato riversato su un singolo Paese, il nostro, per il solo fatto che questi si trova a presidiare una frontiera marittima comune. In questo settore l'impegno è ora divenuto massimo.
  I centri governativi, i CARA e quelli di prima accoglienza, stanno operando ben oltre la loro capacità ricettiva e gli eccezionali afflussi di migranti stanno impegnando severamente l'intero sistema.
  Le commissioni territoriali destinate alla trattazione delle istanze di protezione internazionale sono state progressivamente incrementate. Oggi ne sono attive venti, ma intendiamo aumentarne ulteriormente il numero. Inoltre è stato programmato l'ulteriore ampliamento a 20 mila posti del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati gestito dagli enti locali.
  Come ricordato dall'onorevole interpellante, anche nel suo intervento, alcuni aspetti cruciali della governance del fenomeno dei migranti aventi titolo alla protezione internazionale ruotano intorno alle problematiche poste dal regolamento di Dublino. Sarebbe da considerare prioritaria la rivisitazione del principio del Paese di primo ingresso enunciato dal predetto regolamento, che rivela tutta la sua inadeguatezza, ove si pensi che, nella maggioranza dei casi, la volontà del migrante non è quella di concludere in Italia il suo percorso, ma di proseguire verso altri Paesi attratto dalla presenza di legami familiari o amicali, e, in definitiva, da migliori prospettive di vita.
  Consapevoli, tuttavia, della difficoltà di modificare il testo del regolamento di Dublino, metteremo ogni energia affinché sia quanto meno garantita la massima flessibilità nella sua applicazione, in modo da tener conto, ad esempio, ai fini della determinazione dello Stato competente per l'esame della domanda di asilo, dell'esigenza dei ricongiungimenti familiari e dell'interesse dei minori. Inoltre, siamo pronti a richiedere l'approfondimento di alcune interessanti idee elaborate di recente Pag. 13dalla Commissione europea, quali il mutuo riconoscimento delle decisioni di asilo, l'esame congiunto delle relative domande e la messa in comune delle strutture di accoglienza.
  Ulteriori interventi volti ad allentare la pressione sull'Italia dei migranti aventi titolo alla protezione internazionale potranno essere realizzati mediante lo sviluppo di politiche di partenariato con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori. Anche in questo campo occorrerà sommare gli sforzi nazionali con quelli europei in una logica sinergica che ne moltiplichi gli effetti positivi.
  Da parte nostra continueremo ad incentivare lo scambio informativo con i Paesi di origine e transito dei flussi e a sostenere il loro processo di autosufficienza con mirati programmi di assistenza tecnica. Spetterà a noi, nel semestre di presidenza, ospitare, nell'ambito del cosiddetto «Processo di Rabat», la quarta Conferenza tra l'Unione europea e i Paesi del Nord Africa e dell'Africa sub sahariana in cui saranno dibattuti anche i temi della cooperazione. E spetterà ancora a noi, come presidenza di turno, proseguire il negoziato con la Giordania finalizzato al partenariato di mobilità e dare attuazione agli omologhi accordi già firmati dai Ministri con Marocco e Tunisia.
  È necessario che nei Paesi da cui nascono i maggiori movimenti migratori vengano apprestati standard adeguati di assistenza, in linea con quelli europei, delle persone bisognose di protezione internazionale. Bisogna, quindi, accrescere i mezzi finanziari che alimentano tali programmi, sostenendo le proposte formulate dalla Commissione che ha già indicato la necessità di estenderli a regioni finora non direttamente coperte. Un maggiore impegno in tal senso non può prescindere naturalmente dalla disponibilità degli Stati membri a mettere a disposizione risorse finanziarie più consistenti.
  Quanto, infine, alla reazione ipotizzata dagli onorevoli interpellanti nel caso di assenza di risposte dell'Unione europea alle istanze italiane di compartecipazione, è appena il caso di rilevare che opporre agli Stati membri il rifiuto di fornire le informazioni raccolte in sede di identificazione dei migranti esporrebbe l'Italia a sicure procedure di infrazione comunitaria.

  PRESIDENTE. Il deputato Gian Luigi Gigli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, io ringrazio intanto il sottosegretario Bocci per le informazioni esaustive che ci ha fornito. Ho apprezzato particolarmente l'impegno del Governo a chiedere lo spostamento della sede di Frontex in Italia, così come la consapevolezza della prevalenza ormai del circuito dei richiedenti asilo rispetto ai migranti motivati da ragioni di natura economica. Certamente tutto quello che viene fatto è apprezzabile.
  Pertanto, fermo restando il fatto che la soluzione a questi problemi è certamente al di fuori delle nostre possibilità perché richiederebbe uno sforzo planetario per lo sviluppo e una sensibilità per la pace di cui, purtroppo, non c’è traccia, credo che ogni azione del tipo di quelle delineate (penso, appunto, ai partenariati con il Marocco e la Tunisia e quello in fieri con la Giordania che è stato richiamato, alla possibilità di corridoi umanitari e di sportelli sulle sponde di partenza di questi migranti per poter già lì chiedere asilo e chiarire qual è il Paese verso il quale intendono dirigersi e anche allo sforzo che il Governo sta mettendo in atto per garantire una qualche flessibilità, come è stato richiamato, attraverso lo strumento dei ricongiungimenti familiari o attraverso il mutuo riconoscimento delle decisioni assunte in materia appunto di asilo politico), vada bene e vada anzi benissimo.
  Così come è lodevole il fatto che ci si faccia carico di regionalizzare in qualche maniera la risposta su tutto il territorio italiano, di estendere la rete, sia dell'assistenza, che delle commissioni per la valutazione delle richieste, su tutto il territorio italiano. Questo porterà certamente una diminuita pressione sulle aree più Pag. 14esposte, in modo particolare la Sicilia appunto. Questo va senz'altro bene. Mi consenta, però, solo di dissentire sull'ultima conclusione. La conclusione è che evitare di trasmettere le informazioni sarebbe una procedura soggetta ad una valutazione di infrazione da parte dell'Europa. Probabilmente è vero, anzi sicuramente è vero. Ma io credo che senza un'adeguata e forte pressione i nostri sforzi in realtà avranno possibilità di successo molto parziale perché, diciamocela tutta, io credo che a molti Paesi d'Europa sta bene così; sta bene che noi risolviamo i problemi e caviamo le castagne dal fuoco; sta bene che noi evitiamo di far passare l'Europa come l'anticamera della morte durante l'attraversamento in mare di questi migranti; sta bene che noi ci facciamo carico di Mare Nostrum.
  Per carità, io apprezzo, come ho già detto e come ripeto, tutto quello che il Governo sta facendo da questo punto di vista, ma credo che occorra rischiare di più, credo che occorra rischiare anche la procedura di infrazione. Infatti, se è vero che noi dovremmo pagare qualcosa in termini politici e probabilmente anche economici, è altrettanto vero che, come lei stesso ha riconosciuto, gran parte di questi migranti non ha l'intenzione di recarsi in Italia, ma di chiedere asilo politico proprio, non so, in Svezia, piuttosto che in Germania, piuttosto che in altri Paesi. E di fronte ad una realtà massiccia che si determinasse in questo senso, credo che l'Italia certamente verrebbe richiamata, ma credo che tutto il resto dell'Europa sarebbe costretta a confrontarsi una volta per tutte e seriamente con un problema che le appartiene e di cui non può far finta o continuare a far finta che non esiste per non farsene carico.
  Ecco, io credo che quantomeno una voce forte, mi consenta di dire una minaccia – forse non è diplomaticamente un termine corretto, ma la sostanza è questa – di lasciar partire i carri, sarebbe l'unico strumento che permetterebbe all'Europa di reinterrogarsi e di assumersi finalmente le responsabilità che competono ad un sistema che vuole essere solidale ed integrato. Se così non è, allora dobbiamo prenderne atto anche da altri punti di vista. Io credo che l'Europa oggi voglia solo giocare al ribasso ben sapendo che la responsabilità invece le appartiene e le appartiene interamente e in solido per quanto riguarda tutti quanti i Paesi. Pertanto, come ripeto, sono soddisfatto di quello che il Governo sta facendo e mi auguro che voglia considerare anche questa cartuccia, questa pistola diciamo così, che certamente non appartiene ai canoni classici della diplomazia, ma che talvolta può fungere da deterrente per facilitare decisioni più consone al buonsenso, alla ragione, al diritto e all'umanità stessa delle relazioni tra i popoli e tra gli Stati.

(Intendimenti del Governo circa la possibilità di sospendere dal servizio il viceprefetto Francesco Sperti a seguito di recenti inchieste giudiziarie – n. 2-00606)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sarti n. 2-00606, concernente intendimenti del Governo circa la possibilità di sospendere dal servizio il viceprefetto Francesco Sperti a seguito di recenti inchieste giudiziarie (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Giulia Sarti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIULIA SARTI. Presidente, questa interpellanza nasce quasi per caso da una notizia trapelata in rete e diffusa nel giro di poco tempo, a fine gennaio. Il 22 gennaio, infatti, c’è stato un maxiarresto, che ha coinvolto una novantina di persone, maxiarresto molto importante, perché fa parte di un'indagine, coordinata non solo dalle direzioni distrettuali di Roma, ma anche da quelle di Napoli e Firenze, che ha fatto emergere un sistema di lavaggio del denaro della camorra ben organizzato e incardinato.
  Infatti, in questa vasta operazione sono stati sequestrati ben 250 milioni di euro di beni, che sono stati posti sotto sequestro e, tra questi, una rete di ristoranti e pizzerie Pag. 15nel cuore della nostra capitale, capitale che è risultata, infatti, lo snodo finale del riciclaggio della potente organizzazione criminale, cioè il clan Contini. In questo scenario, che emerge appunto dall'inchiesta antimafia condotta sul campo dai più pregiati investigatori della Guardia di finanza, Carabinieri, Polizia di Stato, che hanno ricostruito nel dettaglio il sistema criminale definito, negli atti dell'ordinanza di custodia cautelare, come una vera e propria holding, la «lavanderia» del denaro sporco ha fatto un vero salto di qualità, perché, come dicevamo, è penetrata nel tessuto imprenditoriali pulito non solo della Campania, ma anche del Lazio, della Toscana, finendo per inquinare il mercato, a discapito di aziende pulite, e cioè quelle che quotidianamente devono fare i conti con la crisi. Ed è proprio qui a Roma che l'organizzazione criminale del clan Contini poteva contare su una famiglia ben allacciata alla Camorra, la famiglia Righi. Dagli atti, infatti, emerge il collegamento di questi tre fratelli con i vertici del clan, come il boss Edoardo Contini.
  Perché ci interessa così tanto questa indagine ? Perché dalle carte di questa ordinanza di custodia cautelare emerge chiaramente il rapporto dei fratelli Righi con un viceprefetto: il viceprefetto Francesco Sperti, che è un funzionario del Ministero dell'interno. Nell'ordinanza si scrive, in particolare, che Sperti partecipa consapevolmente all'organizzazione criminale, condividendone i fini, in quanto legale e consigliere a disposizione dell'organizzazione stessa, con l'aggravante di aver commesso il fatto al fine e nella consapevolezza di agevolare l'associazione camorrista. È lui che, quindi, ha curato, probabilmente, anche dei rapporti legali con la famiglia Righi e c’è una intercettazione ambientale, contenuta all'interno dell'ordinanza, in cui non solo si evince che Francesco Sperti si è messo a disposizione della famiglia Righi, ma in cui Francesco Sperti si lamenta persino di essere pagato poco per i servigi che rende.
  Ecco, di questa situazione ovviamente sono trapelate notizie sulla stampa a fine gennaio e per mia curiosità sono andata a vedere, il 30 gennaio, se e quali incarichi ricopriva all'interno del Ministero dell'interno il viceprefetto Francesco Sperti. Il problema è che il 30 gennaio la pagina risultava oscurata, non ovviamente tutto il sito del Ministero, semplicemente la pagina che riportava gli incarichi ricoperti da Francesco Sperti.
  Ovviamente, poi, si è rimesso tutto a posto qualche giorno dopo, e dal sito del Ministero si può, appunto, controllare e capire benissimo che Francesco Sperti è capo ufficio staff dei rapporti con il CNIPA, quindi gestisce i rapporti con le pubbliche amministrazioni: questo significa che ha acceso a numerose banche dati, a dati sensibili, ed altro.
  La prima occasione utile per far emergere e per chiedere conto di tutto ciò è il 3 febbraio, quando Angelino Alfano, Ministro dell'interno, è presente in Commissione antimafia, ed io gli chiedo conto di questa situazione. Chiedo se è a conoscenza dei fatti, chiedo se, ovviamente, rispettando quella che è semplicemente un'ordinanza di custodia cautelare – quindi, un'indagine –, possono essere presi dei provvedimenti per capire se sussistono i presupposti per sospendere dal servizio il funzionario Francesco Sperti.
  Però, in quell'occasione, la risposta che mi viene fornita dal Ministro è che Francesco Sperti è stato assunto con concorso circa una ventina di anni fa al Ministero dell'interno e che, ovviamente, non si sa se in questi vent'anni lui abbia creato più benefici o danni, perché quando lui era stato assunto il Ministro dell'interno era all'università e io alle scuole elementari. Inoltre, il Ministro Alfano mi comunica che non ricopre incarichi specifici, che la situazione sarà tenuta sotto controllo e che, se io avessi avuto bisogno di ulteriori delucidazioni in merito, avrei potuto scrivere un'interrogazione e, in quel caso, mi sarebbero state date risposte più chiare.
  Passa del tempo, io ho un altro incontro, informale questa volta, con il Ministro Alfano, il quale, per l'ennesima volta, mi ribadisce che risponderà soltanto a fronte di un'interrogazione. Quindi, ci troviamo Pag. 16davanti una segnalazione piuttosto grave, che coinvolge una persona che dovrebbe ricoprire, e che ricopre, un incarico molto delicato all'interno di una delle istituzioni più importanti di questo Paese, coinvolta in un'indagine che appunto ha fatto scaturire un giro di soldi e un sistema di riciclaggio di denaro molto ben radicato; ad un'intercettazione ambientale, in cui si capisce il coinvolgimento e, tra l'altro, vi è pure una procura speciale, in cui il funzionario Francesco Sperti avrebbe fatto, come dicevo, da rappresentante per la famiglia Righi nell'affitto di un ramo d'azienda proprio nella nostra capitale, per un negozio in via della Mercede. Davanti a questa situazione, si continua a dire che verranno fornite informazioni e verranno presi provvedimenti solo a seguito di un'interrogazione.
  L'interrogazione viene fatta. Io scrivo un'interrogazione a risposta scritta, e la risposta non arriva. La risposta non arriva e, dunque, presento un'interpellanza urgente; l'interpellanza urgente doveva essere discussa lo scorso venerdì. Mercoledì scorso, però, gentilmente, mi chiama il Governo per chiedermi se potevo spostare di una settimana la mia interpellanza urgente, dato che non vi era alcun sottosegretario disponibile il venerdì pomeriggio o il venerdì mattina per rispondere alle interpellanze. Anche questo penso che denoti, comunque, un fatto, se non di gravità, per lo meno, di mancanza di attenzione verso determinate questioni, perché, ovviamente, si richiede anche da parte del Governo il diritto-dovere di rispondere nei tempi consoni a ciò che viene chiesto, soprattutto quando si tratta di situazioni molto delicate e, soprattutto, nei casi in cui le informazioni sono già tutte a disposizione dei Ministri competenti.
  Quello che è successo, a mio parere, è grave perché siamo al 10 luglio e, ancora, non si sono presi provvedimenti; ovviamente, a quanto posso saperne, non è stato fatto nulla e chiedo delucidazioni in merito, perché negli ultimi mesi la situazione si è aggravata ulteriormente. Infatti, il viceprefetto e funzionario Francesco Sperti non è semplicemente coinvolto in questa indagine, come abbiamo detto, molto grave, ma è persino finito in altre tre indagini da parte della procura di Paola e di Cosenza, perché Francesco Sperti dal 2008 al 2010 ha seguito la gestione commissariale del comune di Amantea, è stato commissario incaricato, appunto, di svolgere il suo ruolo presso il comune di Amantea, sciolto per infiltrazioni mafiose. Proprio nel periodo della sua gestione, insieme ad altri due commissari, sono emerse delle indagini riguardanti il sequestro del porto di Amantea e, anche, ovviamente, altri due filoni di indagini che lo coinvolgono.
  Una riguarda il fatto secondo cui il comune di Amantea incassava circa 300 mila euro l'anno, versati dai proprietari delle barche attraccate, come dicevamo, al porto che è stato sequestrato, senza però pagare alcun canone demaniale e traendo, dunque, un ingiusto profitto e un vantaggio patrimoniale a danno dell'erario. Poi, nella mattina del 1o luglio 2014, quindi proprio pochi giorni fa, le testate giornalistiche informavano che la procura di Paola avviava nuove indagini volte ad appurare la regolarità di una serie di incarichi affidati all'avvocato Nicola Gaetano da parte del comune di Amantea, proprio nel periodo in cui l'amministrazione comunale era retta dalla commissione prefettizia di cui faceva parte Sperti.
  Proprio in merito alla funzione commissariale svolta da Francesco Sperti, attraverso il fascicolo-stralcio dell'inchiesta sulle «consulenze d'oro ASP» proveniente dalla procura di Cosenza, secondo quanto riportato dalla stampa, la vicenda del comune di Amantea ruoterebbe attorno non solo agli incarichi affidati all'avvocato Gaetano, ma anche all'ambiente politico orbitante attorno all'ex sottosegretario di Forza Italia, Antonio Gentile. Infatti, nei carteggi giunti alla procura di Paola, accanto ai nomi di Sperti e Gaetano, già presumibilmente vicini a tale ambiente politico, compare il nome dell'avvocato Andrea Gentile, figlio del senatore ed ex sottosegretario. Tra i reati ipotizzati vi sarebbero truffa e falsa fatturazione, con l'aggravante associativa.Pag. 17
  La vicenda sinora descritta, quindi, è senza dubbio sintomatica della violazione dei principi di imparzialità e buon andamento dell'amministrazione, perché, ricordiamolo, noi non siamo e io non sono qui oggi, sicuramente, a chiedere che vengano presi provvedimenti perché vi è una responsabilità di tipo penale di un funzionario del Ministero dell'interno che deve essere allontanato, in quanto non sussistono, ancora, sentenze definitive e i fatti, ovviamente, devono ancora essere verificati e approvati con un dibattimento. Il punto è che qui non si tratta di accertare responsabilità penali, ma di salvaguardare l'onorabilità delle istituzioni. È possibile che non vi sia nessun soggetto senza macchia in grado di ricoprire un ruolo così importante al Ministero dell'interno come quello di capo ufficio staff dei rapporti con il CNIPA e, quindi, è possibile che Francesco Sperti, proprio perché si è creata questa fortissima ombra di dubbio nei suoi confronti, non possa essere, in qualche modo, sospeso dal servizio ? È questo che si chiede, proprio perché vogliamo semplicemente ribadire e chiedere il rispetto dei principi costituzionali dall'articolo 97 all'articolo 98 della nostra Costituzione e di tutte le leggi vigenti che riguardano la nostra pubblica amministrazione.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Presidente, con l'interpellanza all'ordine del giorno l'onorevole Sarti chiede al Governo chiarimenti in merito alla posizione del viceprefetto Francesco Sperti, coinvolto, come ha ricordato, in alcune indagini giudiziarie. Voglio premettere, innanzitutto, che tutti i procedimenti penali, di cui si fa menzione nel testo dell'interpellanza, sono attualmente in corso. Le indagini sono ancora nella fase preliminare e, dunque, coperte da segreto istruttorio.
  Venendo ora alle specifiche richieste formulate dai medesimi interpellanti, preciso quanto segue. In primo luogo, per quanto attiene alla richiesta relativa all'avvio delle procedure di cui all'articolo 4, commi 3 e 5, comma 2 del contratto collettivo nazionale dell'aprile 2008, finalizzata alla sospensione dal servizio del dottor Sperti, mi preme sottolineare che il citato contratto collettivo, al pari del contratto collettivo del 6 luglio 1995, pure menzionato dagli interpellanti, è stato stipulato per il comparto regioni-autonomie locali e, pertanto, non è applicabile al personale del comparto Ministeri, né, quindi, al personale appartenente alla carriera prefettizia, atteso il regime di diritto pubblico a quest'ultima riconosciuto dall'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. A tale personale si applica, invece, il decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957, recante il Testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato. Nel caso di specie non ricorrono, a tutt'oggi, le condizioni per procedere alla sospensione obbligatoria dal servizio di cui all'articolo 91 del predetto testo unico, posto che quest'ultima può essere, come noto, disposta solo in conseguenza di misure cautelari penali restrittive della libertà personale. In proposito, dagli atti processuali relativi ai procedimenti in cui è implicato il dottor Sperti, la cui posizione, come già accennato in premessa, risulta tuttora oggetto di valutazione da parte delle competenti autorità giudiziarie, non risulta che sia stata mai emessa alcuna misura restrittiva a suo carico.
  La vicenda processualistica del dottor Sperti è comunque attentamente seguita da questa amministrazione, anche ai fini di una possibile applicazione di ulteriori misure cautelari o disciplinari previste dal medesimo testo unico, come in particolare la sospensione cautelare facoltativa dal servizio, che, ai sensi del medesimo articolo 91 del testo unico, può essere disposta con decreto dell'amministrazione nelle ipotesi in cui l'impiegato sia sottoposto a procedimento penale, quando la natura Pag. 18del reato sia particolarmente grave. Al riguardo, la giurisprudenza del Consiglio di Stato ritiene che la sola gravità dei fatti ascritti al reo non costituisca di per sé un elemento di giudizio idoneo a giustificare l'adozione del provvedimento cautelare di sospensione dal servizio e che l'amministrazione non possa esimersi dal considerare la gravità della fattispecie di reato, anche sotto lo specifico aspetto degli eventuali riflessi che dalla permanenza in servizio del funzionario possono derivare sull'attività e sul buon andamento dell'azione amministrativa, anche in ragione della posizione ricoperta e delle funzioni effettivamente svolte, come del resto è stato ricordato dall'interpellante.
  A tale specifico riguardo, ricordo che il dottor Sperti non ricopre più da tempo l'incarico di capo dell'ufficio di staff dell'ufficio programmazione e rapporti con l'AIPA nell'ambito dell'ufficio per i sistemi informativi automatizzati del Ministero dell'interno, che sono state le ragioni che l'interpellante ha più volte ricordato come elemento di preoccupazione. Il predetto ufficio è stato, infatti, soppresso a decorrere dal 1o febbraio scorso, a seguito della revisione complessiva dei posti di funzione della carriera prefettizia a livello di amministrazione centrale, operata con decreto ministeriale dell'ottobre 2012. Per questo si spiegano anche le ragioni che l'interpellante prima ricordava quando lamentava il fatto che non trovava nel sito alcun riferimento alla fattispecie.
  Il dottor Sperti, anche tenuto conto della sua delicata situazione e nelle more di un più approfondito accertamento dei presunti fatti illeciti ad esso ascritti in sede giudiziaria, ricopre attualmente un incarico di studio, ai sensi dell'articolo 12, comma 2, del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139.
  Questa amministrazione si riserva infine di valutare, sulla base dei prossimi sviluppi delle suddette vicende giudiziarie, come sono state ricordate anche in quest'Aula, l'eventuale costituzione di parte civile nei giudizi penali a carico del dottor Sperti.

  PRESIDENTE. La deputata Sarti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, sono ovviamente molto soddisfatta del fatto che il funzionario Francesco Sperti ricopra un incarico di studio all'interno del Ministero dell'interno, meno soddisfatta del fatto che è ancora all'interno del Ministero; e tuttavia penso che i fatti siano molto evidenti e chiari per tutti. È importante ed è stato importante che questa vicenda rimanesse e restasse agli atti, dato che, come dicevamo, è una situazione di particolare gravità.
  Come al solito, finché non vi sono provvedimenti definitivi o finché, come ha ricordato il sottosegretario, non vi è almeno una misura di custodia cautelare restrittiva della libertà personale che possa in qualche modo dare delle conferme riguardo ai dubbi che si hanno nei confronti di soggetti coinvolti in questioni delicate come queste, non possono essere presi provvedimenti di tipo sospensivo con riferimento alle disposizioni vigenti nel nostro ordinamento. Tutto ciò lascia particolarmente sconcertati e sgomenti, perché come al solito siamo in un Paese in cui per riuscire a difendere l'onorabilità delle istituzioni e per riuscire ad avere un rispetto dei principi costituzionali che sono ben più importanti delle singole leggi, bisogna faticare tantissimo.
  Bisogna faticare tantissimo, purtroppo nonostante questa sia una vicenda che come dicevamo non coinvolge un viceprefetto o un funzionario solo in una semplice ordinanza, ma traccia un profilo, come avevamo detto, molto evidente di coinvolgimento con una famiglia che è l'espressione preminente nella capitale di un clan camorrista, e nonostante il funzionario Francesco Sperti sia coinvolto persino in altri tre filoni di indagini. Tutto ciò – le persone devono sapere – non basta in questo Paese per provvedere ad una sospensione dal servizio. Penso che tutto quello che si poteva fare sia stato fatto. Certe cose, come ho detto, rimarranno agli atti, e quindi non resta che dirci che ci vedremo alla resa dei conti.

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(Elementi ed iniziative in relazione al sistema di accoglienza dei migranti, anche alla luce dei recenti sbarchi avvenuti nell'area di Taranto – n. 2-00618)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Duranti n. 2-00618, concernente elementi ed iniziative in relazione al sistema di accoglienza dei migranti, anche alla luce dei recenti sbarchi avvenuti nell'area di Taranto (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Donatella Duranti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza. Buongiorno signor sottosegretario, nelle ultime settimane l'area jonica, e in particolare la città di Taranto, hanno dovuto gestire l'accoglienza di numerosi profughi. Nell'interpellanza noi riportiamo il dato di oltre 6.000 persone, ma siamo a oltre 7.000 perché nella serata di martedì sono arrivati altri 1.353 tra uomini, donne e bambini, in particolare 319 minorenni e 16 donne incinte. Persone provenienti per lo più dalla Siria, dalla Somalia, dall'Africa Sub-Sahariana, da quell'oriente del mondo che è in grande sofferenza oltreché dal sud del mondo.
  Gli arrivi, molti dei quali concentratisi peraltro in pochissimi giorni, sono ricollegati all'operazione Mare Nostrum e hanno visto la mobilitazione di istituzioni locali e volontari impegnati ad ospitare, sfamare e curare persone disperate che fuggono da guerra, miseria e povertà, con tutte le difficoltà connesse all'elevato numero di profughi e alla carenza di strutture per gestirlo.
  Non solo Taranto, ma anche alcuni comuni limitrofi, hanno offerto un'immediata risposta solidale per assicurare un'accoglienza più degna possibile – nonostante le difficoltà nelle quali si sono trovati ad operare – con particolare impegno non solo dell'amministrazione, ma soprattutto dei volontari di associazioni presenti sul luogo, in aiuto ai medici ed infermieri del 118, si sono resi disponibili colleghi in turno di riposo e volontari.
  L'emergenza cui è chiamato il territorio pugliese, non solo il territorio jonico, lungi dall'avere i caratteri dell'eccezionalità – secondo noi – pare aver assunto un carattere oramai «strutturale», cui il territorio non può continuare a far fronte, paventandosi peraltro un vero e proprio collasso del sistema di accoglienza.
  Basti pensare che sarebbero presenti molti minori non accompagnati rispetto ai quali, a causa del collasso delle strutture di accoglienza per minori, le misure previste dalla normativa in tema sono state avviate con notevole ritardo, mentre la loro custodia è stata garantita con standard molto al di sotto di quelli previsti dalla normativa vigente.
  In tale ottica appare particolarmente preoccupante l'ipotesi, che il Governo starebbe valutando, di fare del porto di Taranto l'unico hub di accoglienza, tanto più in considerazione della grave carenza di strutture che consentano un'assistenza adeguata.
  La gestione dell'arrivo e dell'accoglienza di così tanti migranti, di così tanti profughi, parrebbe, quindi, solo a carico delle istituzioni locali, nonché delle strutture del volontariato – seppur con un supporto del sistema della protezione civile regionale e del servizio sanitario regionale – che stanno mettendo in campo uno slancio solidale senza limiti; come è evidente, la situazione richiede un immediato ripensamento della strategia nazionale intrapresa, soprattutto se il fenomeno, come noi immaginiamo, dovesse prolungarsi ancora per molto tempo.
  Ferma restando la generosa disponibilità dei tarantini, e più in generale dei pugliesi, sarebbe quindi necessario individuare immediatamente, prima del collasso, altri porti hub che consentano una gestione sostenibile e distribuita degli arrivi, come anche supportare il territorio di risorse umane e finanziarie decisamente più idonee rispetto a quelle oggi disponibili.Pag. 20
  Voglio ricordare al sottosegretario che c’è un appello in questo senso anche da parte del consiglio regionale della Puglia che martedì ha svolto una seduta monotematica e ha chiesto appunto al Governo interventi immediati e ha chiesto anche di coinvolgere le regioni, in particolare in questo caso parliamo della regione Puglia, per una rivisitazione dei modelli e delle strutture di accoglienza.
  Al fine di assicurare il rispetto delle condizioni di dignità umana, vi è in particolare anche la necessità di rendere disponibili strutture in grado di ospitare un alto numero di persone e pronte all'utilizzo, quali ad esempio strutture militari usate per l'addestramento dei militari di leva, oggi in disuso; come sapete Taranto è sede della più grande stazione della marina militare e complessivamente della difesa.
  Il decreto legislativo n. 140 del 2005 recepisce la direttiva europea del 2003 su norme minime per l'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, in cui si stabilisce che i richiedenti dopo l'identificazione vengano accolti nei centri accoglienza richiedenti asilo o dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Ovviamente, con il numero alto di arrivi già nel corso della primavera 2013, le disponibilità di accoglienza sono saltate e sono stati istituiti centri di accoglienza straordinaria senza alcuna pianificazione sul territorio italiano.
  Dopo la terribile strage di ottobre 2013 e la conseguente istituzione della missione Mare Nostrum con esiti positivi, il Governo non ha provveduto ad individuare una strategia di accoglienza e distribuzione pianificata sul territorio nazionale dei richiedenti asilo, pur nella consapevolezza dell'alto numero di sbarchi che ci saremmo trovati ad affrontare così come poi è stato.
  Ancora oggi non è ancora noto un piano di distribuzione di richiedenti sul territorio nazionale, il Governo fa gravare sulle prefetture la responsabilità della collocazione dei richiedenti in sistemazioni di fortuna e assolutamente inadeguate per l'accoglienza delle persone. Quasi ovunque vengono utilizzate palestre e palazzetti sportivi dismessi, privi delle adeguate strutture igieniche e di sicurezza per gli ospiti e per gli operatori professionali e volontari.
  C’è un particolare allarme che vogliamo sottolineare, quello della situazione dei minori stranieri non accompagnati. Da mesi si assiste alla loro collocazione in strutture inidonee, con la difficoltà di collocazione in strutture come previsto dalla legislazione vigente, a causa della mancanza del finanziamento dedicato. Rimane onere del comune, dove il minore viene sbarcato, sostenere i costi dell'eventuale collocazione. Di fatto, ci troviamo con svariate centinaia di minori stranieri non accompagnati, come nel caso della città di Taranto, a seguito degli sbarchi di questi giorni e di queste settimane, fermi da mesi in attesa di inserimento. Gran parte di questi decide di allontanarsi e affrontare nuovi viaggi con il rischio concreto di essere vittima di tratta. Il Governo si sottrae di fatto al dovere di protezione dei minori. Continua a gestire la situazione senza prevedere alcun intervento strutturale a valle degli sbarchi, nonostante alcune sedi deputate ad hub come Taranto siano collocate in aree militari e non si pensa neppure appunto ad utilizzare queste aree militari che avrebbero posti disponibili già superiori ai millecinquecento. A nostro avviso il Governo non può rimanere indifferente rispetto alla necessità di interventi connessi alle operazioni di salvataggio e, più in generale, al rispetto delle convenzioni internazionali sul tema dell'accoglienza.
  Noi quindi chiediamo a lei, sottosegretario, quali siano le informazioni e gli orientamenti che sono in possesso del Ministro dell'interno circa quanto riferito da noi in premessa, in particolare, rispetto ad interventi urgenti e indispensabili, anche a seguito di quanto ha avuto luogo negli ultimi giorni nel tarantino rispetto alla gestione dei massicci arrivi di profughi, ai fini di un'accoglienza degli stessi che sia dignitosa e rispettosa dei diritti umani. Inoltre, se il Ministro sia realmente intenzionato a rendere il porto di Taranto Pag. 21un hub di accoglienza e, in caso affermativo, come ritenga di riorganizzare l'intero sistema di gestione dell'accoglienza sul territorio per renderlo adeguato alla situazione in corso e appunto per garantire non solo un'accoglienza immediata ma soprattutto garantire dignità alle persone, uomini, donne e bambini, che arrivano in stato di assoluta disperazione e che, affrontando traversate in mare che sono veramente tragiche, arrivano nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, con l'interpellanza all'ordine del giorno, che vede come prima firmataria l'onorevole Duranti, è stato posto all'attenzione del Governo come è stato ricordato nell'intervento, il problema dell'intensificazione, negli ultimi mesi, degli arrivi di immigrati, soprattutto richiedenti asilo, nell'area jonica e in particolare a Taranto. Gli onorevoli chiedono, pertanto, quali interventi urgenti il Governo intenda attuare per gestire un fenomeno che ormai ha perso la sua originaria connotazione emergenziale per assumere piuttosto un carattere strutturale.
  Com’è noto, l'operazione Mare Nostrum comporta l'impegno contestuale di numerose unità navali della Marina militare, della Guardia di finanza e della Guardia costiera. È di tutta evidenza come le navi di maggiore dislocamento possano approdare anche nei porti più lontani, garantendo contestualmente la sicurezza dei migranti e una minore pressione sulla Sicilia dove, invece, è indispensabile prevedere l'approdo di navi di piccole dimensioni, come quelle in dotazione alla Guardia di finanza ed alla Guardia costiera. In base a tali esigenze, le navi di maggiore dislocamento della Marina militare sono approdate negli ultimi mesi nei porti di Taranto, Reggio Calabria, Salerno e Brindisi, oltre che nei porti siciliani, rimasti di gran lunga l'approdo principale. Il totale dei migranti giunti presso il porto di Taranto dall'11 maggio, a seguito di otto operazioni di sbarco, ammonta complessivamente a poco più di 7 mila unità.
  Attualmente sono circa 1.400, di cui 200 minori non accompagnati, le persone sistemate presso strutture provvisoriamente allestite nel capoluogo e in altri comuni della provincia, del resto come è stato ricordato dall'interpellante.
  L'accoglienza dei migranti sbarcati è stata organizzata con il coinvolgimento delle istituzioni statali e territoriali interessate, nonché di varie organizzazioni di volontariato, come del resto avviene in ogni altra situazione, tutte coordinate dalla locale prefettura. In occasione di ogni sbarco, è stato allestito, nell'area portuale, un complesso apparato di accoglienza sanitaria e di volontariato. È stato, altresì, predisposto, d'intesa con la locale ASL, un apposito protocollo operativo sanitario.
  In prefettura è stata, inoltre, costituita una unità di crisi, per il continuo supporto all'attività di accoglienza ed assistenza e per il monitoraggio della realizzazione delle misure disposte. Particolare attenzione è stata riservata ai servizi di ordine e di sicurezza pubblica nonché a quelli di polizia giudiziaria, che hanno consentito il fermo di cinque presunti scafisti.
  La frammentazione sul territorio provinciale delle strutture provvisorie di accoglienza ha richiesto l'innalzamento dei livelli di vigilanza, attraverso piani coordinati di controllo del territorio. Un sistema di sicurezza rafforzato è stato predisposto per le strutture ospitanti i minori non accompagnati e altre categorie di persone in condizioni di particolare vulnerabilità.
  Gli onorevoli interpellanti si soffermano anche sul tema della governance del sistema di accoglienza. Informo che la gestione di tale sistema è imperniata su un forte coordinamento nazionale e un altrettanto forte coordinamento a livello regionale. La condivisione degli interventi di rispettiva competenza è avvenuta sia in sede di tavolo nazionale, operante fin dal dicembre 2013 presso il Ministero dell'interno, Pag. 22aperto alla partecipazione di rappresentanti della Conferenza delle regioni, dell'ANCI e dell'UPI, sia in sede di tavoli regionali. Tali tavoli sono diventati strumenti stabili di programmazione interistituzionale degli interventi.
  Di recente, il tavolo nazionale ha esaminato una proposta di piano operativo nazionale, elaborato congiuntamente dal Governo e dai predetti organismi rappresentativi delle istituzioni territoriali, diretto proprio a fronteggiare il flusso straordinario di stranieri. Il piano prevede, oltre al ricorso agli strumenti già utilizzati dai predetti tavoli di coordinamento, anche l'attivazione, in collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, di misure di tipo strutturale, che permettano di ricondurre a modalità ordinarie e programmabili l'accoglienza dei migranti. In tale ambito, è prevista la distinzione delle misure di accoglienza a seconda che si tratti: di soccorso, da attuare attraverso i centri di primo soccorso e accoglienza nelle regioni di sbarco o limitrofe; di prima accoglienza e qualificazione; oppure di seconda accoglienza, da realizzare attraverso lo SPRAR, che va contestualmente ampliato.
  Costituiscono, insomma, le cose che ho elencato un'inedita tipologia di struttura concepita come base logistica ampia, di primo ingresso, nella quale effettuare, tra le altre attività, l'identificazione, il fotosegnalamento, il triage sanitario, l'informazione legale del migrante e, infine, la selezione tra i migranti che hanno diritto all'asilo e quelli che non ne hanno diritto.
  In tale cornice di riferimento, il piano prevede, infine, che la redistribuzione dei migranti giunti in Italia avvenga, sempre in collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, secondo un piano condiviso di ripartizione, che riguarderà l'intero territorio nazionale. Nella seduta di ieri la conferenza unificata ha esaminato il piano, sancendo l'intesa.

  PRESIDENTE. La deputata Donatella Duranti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  DONATELLA DURANTI. Grazie signora Presidente, io dico al sottosegretario che intanto, ovviamente, lo ringrazio per la risposta. Mi ha dato, inizialmente, una serie di informazioni, che ovviamente sono già in mio possesso. Poi, appunto, ha aggiunto una serie di impegni e una serie di iniziative che il Governo e il Ministero dell'interno avrebbero intrapreso.
  Io uso il condizionale perché intanto il Governo arriva fortemente in ritardo rispetto a quello che è accaduto in queste settimane nella provincia di Taranto e sulle coste pugliesi. Arriva assolutamente in ritardo. Nel frattempo appunto più di settemila persone sono transitate al porto di Taranto e nella Puglia e le istituzioni locali, i volontari e le associazioni hanno dovuto far fronte senza alcun aiuto da parte delle istituzioni nazionali. Quelle istituzioni locali e quei volontari hanno dovuto rispondere alla richiesta di soccorso e di accoglienza senza alcun aiuto. Lo stesso vale per il coordinamento con le regioni. Probabilmente si tratta di buone intenzioni che il Governo ha, ma nei fatti nulla di tutto questo. La regione non è stata coinvolta in una effettiva programmazione e in un effettivo coordinamento, tant’è che – l'ho detto anche nell'illustrazione della mia interpellanza urgente – la regione Puglia, il consiglio regionale, all'unanimità ha chiesto invece di essere coinvolto e di poter rivedere i modelli di accoglienza e le strutture di accoglienza. Quindi, intanto io auspico che davvero si possa arrivare ad una programmazione e ad una pianificazione seria dell'accoglienza. Chiedo che si sblocchino immediatamente i fondi per il finanziamento dei programmi di protezione per i richiedenti asilo e per i rifugiati, tali appunto sono gli uomini, le donne e i bambini che sono arrivati sulle nostre coste, portando il sistema SPRAR alla sua piena operatività e trasferendo in tempi brevi in detti programmi i richiedenti asilo attualmente accolti presso strutture provvisorie. Chiedo che appunto finalmente ci sia una reale pianificazione e che si esca dall'emergenza. Il sistema di accoglienza italiano va immediatamente adeguato. Guardi, signor Pag. 23sottosegretario, io penso che si possa dire qualsiasi cosa, però non si può arrivare ad oggi a dire che si sta lavorando per pianificare e per programmare; sono mesi che sappiamo che ci saremmo ritrovati, soprattutto con l'arrivo della buona stagione, davanti ad un fenomeno così importante. Chiedo che si implementi con la massima priorità il sistema di accoglienza dei minori non accompagnati, impedendo che tali soggetti possano essere posti anche temporaneamente in centri informali di grandi dimensioni. Si tratta di una situazione davvero difficile. Io non sono soddisfatta della risposta perché credo appunto che davanti ad un arrivo così importante di profughi, di rifugiati, di richiedenti asilo sulle nostre coste, ad un fenomeno, ad una questione che da tutti è riconosciuta come strutturale e che dura da tempo, mi sembra che il Governo cominci ad attrezzarsi solo adesso. Io mi auguro che il Governo affronti davvero il tema della pianificazione e della programmazione, perché, vede sottosegretario, noi diciamo i numeri, ma dietro ogni numero c’è una persona, c’è un uomo, una donna, un bambino, ci sono storie, ci sono biografie, ci sono sofferenze e io penso che il Governo debba dare risposte urgenti e immediate e debba soprattutto uscire dall'idea e dal concetto che stiamo gestendo un'emergenza. Stiamo gestendo una questione o dovremmo gestire una questione strutturale: non possiamo fermare l'arrivo di quelle donne, di quegli uomini e di quei bambini perché dall'altra parte del Mediterraneo la situazione è sempre più drammatica. Continueranno a spingere, a spingere per arrivare da questa parte. Credo che l'Italia appunto in questa fase della sua Presidenza del semestre europeo debba chiedere di più all'Europa. Non si può fare genericamente appello all'Europa, bisogna chiedere all'Europa che cambi la normativa sull'accoglienza, la normativa sui richiedenti asilo. Bisogna chiedere all'Europa per esempio di chiudere con l'agenzia Frontex, di mettere a disposizione le risorse di Frontex per operazioni di soccorso e di monitoraggio. Bisogna chiedere all'Europa di investire in accoglienza e di investire in integrazione.
  Bisogna chiedere all'Europa di farsi carico immediatamente di corridoi umanitari, perché quelle persone, quegli uomini, quelle donne e quei bambini possano arrivare da questa parte del Mediterraneo in condizioni di sicurezza e, soprattutto, possano essere accolti come persone, con la loro dignità e con il loro carico, nonostante tutto, di grande speranza.

(Iniziative per esentare l'Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas) e le altre associazioni di volontariato dal pedaggio autostradale – n. 2-00614)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fanucci ed altri n. 2-00614, concernente iniziative per esentare l'Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas) e le altre associazioni di volontariato dal pedaggio autostradale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Fanucci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, intendo illustrarla. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, desidero ringraziare il Governo per la sensibilità dimostrata nei confronti dell'istanza che oggi sono qui ad illustrare insieme al collega e amico Filippo Fossati. Ma, oltre a noi, anche se non sono fisicamente presenti, hanno condiviso e sottoscritto questo intervento deputati e deputate provenienti da ogni angolo dello Stivale, che con orgoglio, oggi, Filippo e io siamo qui in Aula a rappresentare.
  Il mondo del volontariato rappresenta una delle realtà più forti e solide del nostro Paese. Associazioni quali le Pubbliche Assistenze e le Misericordie, espressioni dello spirito associativo che hanno caratterizzato e reso grande l'Italia dal dopoguerra a oggi, svolgono un ruolo essenziale. Sono presenti in modo capillare in tutte le realtà territoriali del nostro Paese, nei grandi centri abitati come nelle Pag. 24più piccole realtà di provincia, fornendo un supporto essenziale nel trasporto sanitario, nella presa in carico dei pazienti e, come purtroppo abbiamo avuto modo di verificare di recente, il loro apporto è assolutamente irrinunciabile anche in occasione di gravi calamità naturali che colpiscono il nostro territorio, purtroppo ancora troppo fragile e, troppo spesso, indifeso.
  Basti pensare che l'Associazione nazionale pubbliche assistenze ricomprende circa 880 associazioni in tutta Italia e rappresenta una delle più grandi associazioni nazionali di volontariato per quanto riguarda l'ambito socio-sanitario. Grazie al lavoro instancabile di volontari e operatori, competenti e adeguatamente formati, che mi sento, qui, oggi, in dovere di ringraziare pubblicamente in questa sede formale, ufficiale, solenne, è possibile fornire una risposta immediata alle esigenze dei cittadini; ragione per cui Anpas e le Misericordie svolgono da anni un ruolo strategico fondamentale, garantendo da sole circa il 70 per cento del trasporto sanitario del nostro Paese.
  Negli anni della crisi, anche queste associazioni di volontariato hanno subito alcune difficoltà fisiologiche, ma, a maggior ragione, in un periodo così difficile, hanno rappresentato sempre un presidio fondamentale e assolutamente prioritario per la vita e per la coesione delle nostre comunità. Aumentano i disagi dei cittadini, in particolare aumentano i disagi per le fasce più deboli. Il primo e, purtroppo, a volte l'unico sostegno a molte di queste povertà è il volontariato, il terzo settore, che, con la sua presenza, rappresenta una risorsa direi fondamentale per il welfare, laddove la pubblica amministrazione non è più in grado di garantire servizi appropriati.
  Una cosa è certa, Presidente: se usciremo dalla crisi, ne usciremo diversamente rispetto a come ne siamo entrati, e il volontariato rappresenta un volano di crescita e di sviluppo di questo Paese, non solo di salvaguardia. Promuovere e sostenere il volontariato deve rappresentare un impegno solenne, come del resto chiarito anche dalle linee guida di recente emanate dal Governo, un punto di forza del nostro Premier, un punto di forza del Governo, un punto di forza del nostro Paese.
  L'obiettivo è attivare forme e modalità adeguate per un efficace consolidamento delle associazioni di volontariato. La legge quadro n. 266 del 1991 e la legge n. 328 del 2000 vanno nella giusta direzione: rapporto diretto con la pubblica amministrazione. E qui evitiamo di dilungarci su quello che l'Europa ci chiede o parrebbe chiederci, ovvero di andare, nei confronti di questo settore, con pubbliche gare, senza tenere conto dell'affidabilità, della storia, della programmazione che rappresenta oggi il mondo che l'Anpas si onora di rappresentare.
  Il lavoro e l'impegno di moltissimi giovani volontari costituiscono una ricchezza straordinaria e assolutamente irrinunciabile, che abbiamo il dovere di tutelare e di favorire con tutte le risorse a nostra disposizione.
  Un aspetto da non sottovalutare, infatti, è proprio il numero di ragazzi e ragazze, spesso proprio della mia generazione, purtroppo molti dei quali disoccupati o senza un'occupazione fissa, con la quale creare una famiglia, creare un'attività, creare anche un lavoro, che prestano il proprio servizio di volontariato con gratuità, impegno, solerzia, in attività straordinarie fondamentali per tutta la nazione. Migliaia di giovani avviano in questo modo un percorso formativo assolutamente irrinunciabile, che auspichiamo possa consentire loro una via d'accesso importante per il mondo del lavoro.
  Queste associazioni nei prossimi mesi – e qui veniamo veramente al merito e al cuore della questione – rischiano di attraversare una situazione di forte difficoltà nel portare a termine i servizi sanitari, quelli essenziali, sia di emergenza che di trasporto cosiddetto ordinario, che rappresentano il core business della loro attività. Ma core business è davvero la definizione giusta ? Noi riteniamo di no, perché il business non c’è in questi servizi: c’è passione, c’è amore e c’è dedizione.Pag. 25
  A partire dal 2 ottobre 2014, infatti, secondo una proroga stabilita soltanto negli ultimi giorni, la società Autostrade per l'Italia ha confermato la disdetta dell'accordo stipulato nel 1999 per il rilascio di telepass esenti in modo permanente, assumendo la decisione, in modo del tutto unilaterale, e stabilendo senza il dovuto confronto le nuove modalità di accesso al servizio.
  Non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo, caro Umberto – e mi permetto di definirti così – fermare i mezzi di soccorso ai caselli autostradali. Sarebbe assurdo, incomprensibile, ingiustificato ed ingiustificabile.
  Il trasporto sanitario, peraltro, negli ultimi anni sta cambiando in modo radicale e rappresenta un'esigenza sempre più marcata nelle nostre comunità. Molti presidi ospedalieri, infatti, in seguito alla razionalizzazione dei servizi ed alla riduzione dei costi, stanno chiudendo o riducendo le proprie funzioni, una decisione che di fatto comporta l'aumento della distanza tra i cittadini e i servizi ospedalieri. Dunque rende necessario un impegno ancora più grande per garantire un trasporto sanitario efficiente, efficace e davvero in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini.
  Per questo motivo, a maggior ragione, le istituzioni hanno il dovere di facilitare un così impegnativo ed importante sforzo, senza introdurre nuovi e complicati vincoli burocratici, che impedirebbero ai volontari di svolgere la loro propria attività in modo semplice ed efficace.
  La decisione di Autostrade, ovviamente, pone in grave difficoltà le organizzazioni di volontariato, quotidianamente impegnate da oltre cento anni in questo settore. Senza un intervento rapido da parte delle autorità competenti – e quindi senza un intervento del Governo – nelle prossime settimane poco meno di 3 mila telepass (poco meno di 3 mila telepass !), oggi in dotazione sulle ambulanze e sui veicoli di soccorso avanzato, saranno definitivamente disattivati. Il rischio è quello di provocare problemi e difficoltà serissime nei transiti e nell'accesso ai tratti autostradali, con particolare riferimento a quelli che non sono presenziati dal personale di Autostrade, oggi sempre più frequenti e numerosi.
  Le ripetute istanze di modifica del codice della strada che Anpas, insieme alla Confederazione nazionale delle misericordie d'Italia, ha rivolto al Governo per aggiornare una normativa che ormai appare oggettivamente obsoleta e la manifestazione di protesta «Fermi tutti», organizzata lo scorso 3 aprile a Roma, sono rimaste purtroppo in parte inascoltate. Dico «in parte» perché ringrazio il Governo per il rinvio che è riuscito ad ottenere e che ci permette oggi di guardare alla scadenza del 2 ottobre con maggiore ottimismo.
  Allo stesso modo anche la risoluzione approvata dalla IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati, a firma Tullo e Fossati del nostro partito, il Partito Democratico, il 4 giugno 2014, che impegnava e impegna oggi il Governo a definire e rendere individuabili i veicoli adibiti al soccorso e concedere loro telepass per l'esenzione del pedaggio autostradale in comodato d'uso gratuito senza aggravi burocratici ed organizzativi ai veicoli di soccorso delle associazioni di volontariato, modificando ed integrando le concessioni in essere su tutte le autostrade italiane, senza oneri per il bilancio dello Stato, non ha avuto, purtroppo, ancora il seguito sperato.
  Il Viceministro Nencini in quell'occasione dimostrò attenzione, sensibilità al tema e il proprio assenso alla risoluzione proposta, un impegno formale in una Commissione del Parlamento. L'impegno assunto comportava la concessione di telepass in comodato gratuito, sia per i transiti effettuati in soccorso d'emergenza sia anche in altri casi in cui è verificato l'utilizzo per il trasporto sanitario.
  Si fa l'esempio banale, ma facilmente comprensibile, di quando, nei casi in cui il trasporto sanitario abbia un'andata, questo trasporto dovrà avere anche un ritorno. Allora, anche in quel caso chiaramente dovrà essere attivato lo stesso servizio telepass.Pag. 26
  Ma lo vogliamo dire chiaro, forte in quest'Aula: è necessario evitare qualunque insopportabile abuso che si potrebbe verificare sfruttando in modo improprio l'esenzione dal pedaggio, magari per finalità private o non riconducibili all'attività sanitaria. Tali azioni devono essere perseguite con rigore e fermezza, senza «se» e senza «ma». Il Governo troverà in noi degli interlocutori pronti anche a concordare azioni mirate di contrasto a queste pratiche, che noi definiamo assolutamente immorali.
  La disdetta del contratto da parte di Autostrade, invece, è solo l'ultimo tassello di un vero e proprio percorso ad ostacoli, che ha contribuito a rendere sempre più complicata l'opera delle associazioni di volontariato. Si pensi alla situazione assurda in cui il peso dei mezzi di trasporto costringe tutti i volontari a conseguire la patente C, con spese ingenti e un'abilitazione molto complessa. Queste spese sono a carico dei volontari stessi, non delle associazioni: chi vuol fare del volontariato deve pagarsi le procedure per potersi conquistare la patente.
  Più in generale, le associazioni di volontariato percepiscono una grave distanza da parte delle istituzioni, che dobbiamo assolutamente colmare con atti e risposte concreti. E oggi, che non siamo in campagna elettorale, forse riusciremo ad essere credibili e forti nel soddisfare questa semplice e banale richiesta.
  Al momento, peraltro, assistiamo ad un'evidente disomogeneità di trattamento in termini di esenzione dal pedaggio tra i mezzi della Croce Rossa Italiana, Anpas e Misericordia, in seguito alla recente trasformazione della Croce Rossa Italiana, nella sua parte civile, in ente privato. Questo non è più tollerabile.
  L'interpellanza, dunque, nasce dalla necessità di fornire al mondo del terzo settore, alle associazioni che si occupano di trasporto sanitario e a tutti i volontari i dovuti chiarimenti e le dovute rassicurazioni in merito a una questione così delicata e importante. Ci auguriamo che, in seguito alla disdetta dell'accordo da parte della società Autostrade, il servizio di trasporto essenziale per il nostro Paese e per il nostro welfare non venga meno.
  Per questo motivo e per tutto quanto sopra espresso non soltanto interroghiamo il Governo, ma chiediamo un impegno al Governo in questo senso. Occorre individuare quali strumenti e quali azioni potranno essere adottati per dare modo ad Anpas e alla Confederazione delle Misericordie di garantire interventi tempestivi ed efficaci, nel pieno rispetto della sicurezza e della salute dei cittadini.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO de CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti evidenziano la circostanza che la società Autostrade per l'Italia ha dato disdetta, nei confronti delle associazioni di volontariato, tra cui l'Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) e la Confederazione delle misericordie, dell'accordo relativo alla fornitura di telepass esenti.
  Al riguardo, informo che l'esenzione dal pagamento del pedaggio autostradale ai veicoli delle associazioni di volontariato è regolata dalla circolare interpretativa del Ministero dei lavori pubblici n. 3973 del 5 agosto 1987, la quale chiarisce i contenuti dell'articolo 373, comma 2, del regolamento di esecuzione e a di attuazione del codice della strada (decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992).
  L'esenzione, in base alle indicate disposizioni, viene concessa esclusivamente quando si verificano contemporaneamente le seguenti condizioni: primo, il veicolo sia immatricolato a nome di associazioni di volontariato o di organismi similari non aventi scopo di lucro, legittimati ai sensi della legge n. 266 del 1991, la legge quadro sul volontariato; secondo, il veicolo sia adibito al soccorso, con equipaggiamento ed attrezzature che ne identifichino con evidenza tale destinazione; terzo, il veicolo sia impegnato nell'espletamento del relativo Pag. 27specifico servizio; quarto, il veicolo sia provvisto dell'apposito contrassegno previsto dal decreto ministeriale del 15 aprile 1994, emanato dall'allora Ministero dei trasporti e della navigazione di concerto con il Ministero dei lavori pubblici.
  La mancanza di una sola delle condizioni appena descritte fa decadere il diritto all'esenzione. Nella suddetta circolare, che ripercorre le tappe normative che hanno portato alla formulazione della norma di esenzione contenuta nel citato articolo 373, è inoltre testualmente specificato che l'intento del legislatore è evidente: si vuole favorire un'attività di volontariato in condizioni evidenti di emergenza e nel contempo evitare possibili situazioni di abuso che si potrebbero tradurre in un danno economico per le società che gestiscono l'autostrada. Ricordo che il predetto accordo fa parte di una serie di convenzioni, rinnovabili di anno in anno, che Autostrade per l'Italia ha stipulato tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila, con diverse associazioni di volontariato per il rilascio di telepass esenti, che consentono di transitare ai caselli, senza corrispondere il pedaggio autostradale, ai veicoli adibiti al soccorso per agevolare il transito nelle situazioni di emergenza.
  Tuttavia, Autostrade per l'Italia ha riferito che negli ultimi anni sono state riscontrate numerose irregolarità nell'uso dei suddetti telepass con transiti in esenzione non riconducibili alle evidenti condizioni di emergenza: utilizzo del telepass esente per transiti di semplice trasferimento, per convenzioni stipulate dalle associazioni con ASL e/o regioni, oppure per trasporti richiesti da privati e, nei casi più gravi, l'utilizzo su autovetture di privati. Insomma, nulla a che vedere con le condizioni previste al riguardo dal codice della strada e dalla citata circolare. Pertanto, le suddette convenzioni per il rilascio di telepass esenti non sono state rinnovate dalla società Autostrade per l'Italia. Ad ogni modo, la medesima società, che come è noto gestisce l'utilizzo di telepass su tutta la rete, con comunicato stampa del 2 aprile ultimo scorso, ha però informato che fornirà gli appositi telepass in comodato gratuito ai veicoli di soccorso delle associazioni di volontariato, le quali dovranno autocertificare i transiti avvenuti in emergenza e, quindi, esenti che saranno successivamente stornati dalla concessionaria autostradale. Per facilitare la comunicazione di queste informazioni, Autostrade per l'Italia ha predisposto un'apposita piattaforma web, alla quale le associazioni potranno accedere per certificare i transiti in esenzione.
  Nel concludere tengo ad evidenziare che con successivo comunicato del 26 giugno ultimo scorso la società Autostrade per l'Italia, al fine di agevolare una corretta e facile applicazione del nuovo modello di gestione dei transiti esenti da parte delle associazioni aderenti, ha ulteriormente prorogato, fino al 2 ottobre prossimo venturo, le convenzioni già scadute e quelle in scadenza con le associazioni di volontariato.
  Aggiungo, signor Presidente, al di là della lettura della risposta all'interpellanza urgente dei colleghi, che è evidente che si cercherà di utilizzare tutto il tempo che ci separa dal 2 ottobre per poter evidentemente rinegoziare o riconsiderare i termini stabiliti da società Autostrade per l'Italia. L'impegno, almeno da parte del Ministero, andrà sicuramente in questa direzione. Lo dico perché io stesso mi sono interessato più volte del problema incontrando anche le associazioni di volontariato.

  PRESIDENTE. Il deputato Fossati ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Fanucci n. 2-00614, di cui è cofirmatario.

  FILIPPO FOSSATI. Signor Presidente, direi che è una soddisfazione assai parziale e spiego i motivi, naturalmente dando atto al sottosegretario dell'impegno personale e dell'impegno del Governo a sollecitare Autostrade per l'Italia a risolvere in via definitiva il problema. Non è questo il punto. Il punto è che noi sappiamo della proposta della società Autostrade per l'Italia e ci sembra una proposta Pag. 28positiva. Costituire una piattaforma informatica per monitorare gli accessi ai percorsi autostradali è il modo anche per evitare o perlomeno contrastare quegli abusi a cui il sottosegretario ha fatto riferimento nell'intervento.
  Io però questo argomento degli abusi tenderei una volta per tutte a lasciarlo un po’ da parte. La responsabilità penale è una responsabilità personale, in quei casi c’è una truffa ai danni dello Stato. È bene che, dato che i percorsi autostradali sono i più monitorati del mondo, noi tutti siamo seguiti da centinaia di telecamere e sensori, è molto facile andare a individuare chi ha compiuto l'abuso e chi ha compiuto l'abuso lo pagherà, e l'associazione, poi, si potrà rivalere sulla persona. Quindi è altra cosa rispetto al fatto del per colpirne uno, disdico il telepass a tutti, che è un atteggiamento assolutamente inqualificabile da parte della società Autostrade. Questa vicenda la conosciamo ormai da diversi mesi, io vedo, osservo che stiamo ottenendo un risultato, che è quello di rinviare i termini della scelta di Autostrade, ma ancora questa scelta è tutta in campo, nel senso che ancora siamo di fronte alla determinazione di disdire. Quindi abbiamo ottenuto qualcosa, ma abbiamo ottenuto poco e non siamo entrati nel cuore del problema.
  Vorrei, signor sottosegretario, accendere il riflettore su quello che è il problema, perché il problema è l'interpretazione della parola «soccorso». Su questo c’è stato un dibattito negli ultimi anni – non siamo più nel 1986 e anche nel 1986 probabilmente il tema, in un rapporto positivo e tranquillo con Autostrade non si poneva – ed è un tema che è stato poi dibattuto anche con ricorsi e con richieste di interpretazioni in sede giurisdizionale in Italia e in Europa. L'ultima espressione che io conosca di parere è quella della Corte di giustizia europea, poi recepita dal Consiglio di Stato, che dice: «i servizi pubblici di soccorso comprendono sia i servizi di trasporto medico d'urgenza, sia i servizi di trasporto sanitario qualificato». Questo è il punto.
  La società Autostrade ritiene di dover esentare soltanto i servizi di urgenza, quindi quando c’è il trauma, il danno, l'incidente stradale o qualcosa di assimilabile a questo. Non ritiene di dover esentare i servizi di trasporto sanitario qualificato: quindi il dializzato, quindi, come giustamente diceva Fanucci, in seguito al diverso assetto del Sistema sanitario nazionale, il paziente che esce dalla fase acuta in ospedale ma ancora non è stabilizzato e, quindi, non è in grado di provvedere con mezzi normali al ritorno a casa o al trasferimento in altra struttura sanitaria meno intensa. Si contano a migliaia tutti i giorni questi tipi di trasporto e la velocità e la sicurezza nei tempi e nelle modalità di trasporto sono caratteristiche imprescindibili di questo tipo di trasporti che hanno bisogno di un'assistenza di tipo sanitario.
  Che facciamo ? Pensiamo di mettere a carico delle associazioni di volontariato i costi, che spesso sono costi che incidono tantissimo nel conto complessivo, perché noi abbiamo intere zone di questo Paese in cui l'autostrada è praticamente obbligatoria per arrivare dal punto «a» al punto «b» e, in trasporti che vanno sulle decine di euro, il costo del pedaggio rischia di essere un'aggiunta del 50, del 70 per cento, si arriva qualche volta a raddoppiare il costo della prestazione.
  Ecco, noi dobbiamo dare – questo è il punto, quindi – una parola chiara, il Governo deve dire una parola chiara, di concerto con il Ministero della salute, sentiti operatori e anche sentita la società Autostrade, su questo punto. Non si può lasciare aperto un contenzioso che provoca tutti i giorni danni e incertezze verso il volontariato e i cittadini.
  Sarebbe anche il caso di affrontare gli altri temi che riguardano il codice della strada relativi al trasporto sanitario. Fanucci faceva riferimento alla questione della patente «C», ma ricordo anche la possibilità, per esempio, dei familiari di salire sul mezzo di trasporto, che oggi, stranamente, il codice della strada vieta – in altri Paesi non è così – e per il quale basterebbe dotarsi di una regolamentazione Pag. 29sulle caratteristiche del mezzo, che spesso è già pronto; il tema della patente di servizio, perché il comportamento di chi sta alla guida di un'ambulanza deve essere valutato in funzione del servizio che sta svolgendo e non deve ricadere sulla sua vita privata, diciamo così, e, poi, è anche un motivo di controllo più forte sulla qualità del servizio stesso; la questione della definizione di mezzi plurimi: oggi siamo al paradosso per cui per il trasporto sangue, il trasporto organi e il trasporto delle persone si prevedono dei mezzi totalmente diversi e autonomi, anche quando un mezzo attrezzato potrebbe svolgere le diverse funzioni in modo efficace. Questo significa mettere in carico alle associazioni di volontariato la spesa di acquisto di due, tre, quattro mezzi, quando ne basterebbe uno, oltre che vedersi spesso fermati e, quindi, sottostare, poi, ai mille problemi burocratici che nascono dalla pretesa inosservanza di questa norma.
  Insomma, c’è un pacchetto di questioni che, per pigrizia, non si è affrontato, che andrebbero affrontate tutte insieme e che renderebbero più facile la vita a chi dona il tempo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,25)

  FILIPPO FOSSATI. Ora, naturalmente, c’è un'alternativa, e l'alternativa è la professionalizzazione e il passaggio di queste prestazioni all'imprenditorialità for business: se decidiamo questo, allora non c’è esenzione che tenga e non c’è un rapporto con le politiche pubbliche.
  Penso che non sarebbe giusto buttar via un patrimonio umano e civile, su cui Fanucci si è soffermato in modo assolutamente efficace, ma, soprattutto, in questi tempi di crisi, sarebbe immensamente più oneroso per lo Stato e immensamente più disagevole e più oneroso per i cittadini. Io suggerirei ad Autostrade che sarebbe molto più oneroso anche per Autostrade stessa, perché, se il mondo funzionasse come funziona in altri Paesi, svolgere un servizio di sicurezza e di urgenza-emergenza sulle autostrade ad Autostrade costerebbe un sacco di soldi. Quindi, ci sono mille motivi per arrivare ad una definizione complessiva e chiederei che il Governo si facesse parte attiva per risolvere il problema, oltre che per rinviarlo, evitando danni.

(Iniziative volte a garantire l'operatività della carta per l'inclusione attiva, con particolare riferimento al contrasto della povertà nel Mezzogiorno – n. 2-00609)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Burtone n. 2-00609, concernente iniziative volte a garantire l'operatività della carta per l'inclusione attiva, con particolare riferimento al contrasto della povertà nel Mezzogiorno (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Burtone se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, voglio illustrarla e, poi, replicare. Ho presentato, insieme ad altri colleghi, questa interpellanza urgente perché vogliamo sollecitare il Governo ad avviare il programma di lotta alla povertà, al disagio grave che è presente nel nostro Paese per rispondere, quindi, attraverso un'attività di presenza che operi per evitare l'emarginazione con uno strumento, tra l'altro, che è presente nella legge di stabilità.
  Abbiamo presentato questa interpellanza perché riteniamo che la crisi di questi anni stia veramente cambiando il volto sociale della nostra comunità e, in particolare, del Mezzogiorno. Io, signor sottosegretario, riprendo alcuni dati: l'OCSE ci dice che, tra il 2012 e il 2013, il 15 per cento degli adulti in Italia vive in famiglie che non percepiscono un reddito da lavoro. Nel 2007 la stessa percentuale era, invece, del 12,4 per cento. Il nostro Paese è il quartultimo dell'area OCSE per tasso di occupazione, con il 55,5 per cento; Pag. 30peggio di noi, la Spagna con il 54,3 per cento, la Turchia con il 49,7 per cento e la Grecia con il 49,2 per cento.
  Questo è un ritratto del nostro Paese molto preoccupante, che diventa ancora più grave se non è presente un'iniziativa legislativa da parte del Governo per dare risposta e protezione a coloro i quali hanno problemi di natura lavorativa. Infatti, meno di quattro disoccupati su dieci ricevono un sussidio a seguito della perdita del posto di lavoro per le difficoltà che trovano di occupazione.
  Questa situazione diventa ancora più grave nel Mezzogiorno, perché circa 5 milioni, ormai, di italiani vivono in povertà assoluta, la metà proprio nel Mezzogiorno, e la povertà è superiore alla media nazionale tra le famiglie che hanno due o più anziani e se il livello di istruzione della persona di riferimento è basso. Inoltre, registriamo, nel nostro Paese, anche la crisi dello strumento degli ammortizzatori sociali in deroga, che sta portando settori della nostra comunità verso lo scivolamento nella povertà; c’è tanta gente che dovrebbe percepire questa indennità, che non ha possibilità di ricollocazione e che, per alcune lentezze burocratiche, non riceve queste risorse. Siamo ancora in attesa, signor sottosegretario, dei 400 milioni di euro per il 2014 e c’è uno strano e inaccettabile palleggiamento tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero del lavoro, con un senso di irresponsabilità complessiva anche da parte della burocrazia.
  La crisi economica è chiara nel nostro Paese; io ho voluto mettere in evidenza alcuni dati, non c’è dubbio, però, che ci troviamo di fronte ad uno stato preoccupante per il numero notevole di poveri e la responsabilità politica, chiaramente, deve portare a delle iniziative. Sappiamo che non si deve insistere soltanto su una linea assistenzialistica e che il Paese deve essere rilanciato, però, di fronte a questi dati, a questa situazione assai grave, il senso di responsabilità deve portare a fare qualcosa, specie se ci sono gli strumenti per operare.
  La legge di stabilità per l'anno in corso ha previsto delle risorse, sono risorse che vanno oltre la sperimentazione che era stata avviata per superare la condizione di povertà, per determinare un inserimento sociale e anche lavorativo. I soggetti attuatori sono gli enti locali che devono prendere in carico, per un percorso di reinserimento, questi soggetti; c’è la copertura finanziaria, perché parliamo di 50 milioni di euro per le dodici città oltre i 250 mila abitanti che hanno già avviato questa esperienza, ci sono altri 140 milioni di euro per i comuni del Mezzogiorno e 40 milioni di euro ulteriori per avviare la sperimentazione anche nel centro-nord, perché io sono un uomo del Mezzogiorno e so quanto grave sia la condizione del Mezzogiorno, però il Paese ha una condizione di crisi complessiva e la povertà, purtroppo, è aumentata anche in aree industriali. Già siamo però a luglio 2014 e non si vede nulla, anzi, lo ripeto, si aggiungono problemi su problemi, se si tiene conto della vicenda degli ammortizzatori sociali in deroga.
  Quindi, questa nostra interpellanza urgente ha il significato di sapere che cosa il Governo ha fatto, quali sono i tempi che ha messo in campo per attuare alcune politiche, che certo non risolveranno il problema drammatico che vive la nostra comunità per lo scivolamento verso fasce di povertà, però non c’è dubbio che sarebbero un segnale, un segno vero di attenzione e di nuove politiche di protezione sociale, soprattutto nelle aree più in difficoltà, come quella del Mezzogiorno.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO de CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con questa interpellanza l'onorevole Burtone chiede di conoscere quali iniziative il Governo intenda adottare per rendere operativo lo strumento dell'inclusione attiva e se sia già previsto un cronoprogramma per l'intero Mezzogiorno che riguardi le amministrazioni Pag. 31che sono in grado di dare avvio alla sperimentazione di tale strumento di contrasto alla povertà.
  Preliminarmente faccio presente che, sulla base della sperimentazione della nuova social card, già avviata nelle dodici città italiane di maggiori dimensioni, ai sensi dell'articolo 60 del decreto-legge n. 5 del 2012, è stato possibile raccogliere significativi elementi di valutazione in ordine alla reale funzionalità del nuovo strumento e alle procedure di selezione dei beneficiari. Infatti, eccezion fatta per la città di Roma, in cui le procedure di selezione sono state avviate soltanto nel 2014, nelle altre undici città finora si è provveduto all'approvazione di graduatorie provvisorie sulla base delle risultanze e delle verifiche compiute dall'INPS e dalle medesime amministrazioni comunali. Sulla base di tali graduatorie è stata quindi avviata l'erogazione del contributo in favore di quei beneficiari collocatisi in posizione utili (circa 2.800 famiglie), che hanno pertanto ricevuto i primi benefici a decorrere dal secondo bimestre 2014.
  Faccio presente che la gran parte dei comuni coinvolti ha già approvato e pubblicato anche le graduatorie definitive, mentre i restanti comuni, ad eccezione di Roma, definiranno le procedure entro la fine di questo mese ed in modo da poter subito dopo avviare le relative erogazioni.
  Per quanto concerne l'estensione della sperimentazione alla generalità dei comuni del Mezzogiorno, è parso dunque opportuno attendere la chiusura delle operazioni di selezione avviate nelle dodici città coinvolte nella sperimentazione stessa, al fine di trarne i dovuti elementi di valutazione. Al riguardo, faccio presente che nella fase di sperimentazione è emersa la necessità di effettuare controlli ex ante, stante l'impossibilità di procedere sulla base delle mere dichiarazioni sostitutive rese dai cittadini. È stato riscontrato, infatti, un elevato numero di domande mendaci o prive dei necessari requisiti in una misura pari ad oltre il 50 per cento, su oltre 17.500 richieste, con punte dell'80 per cento in alcune città d'Italia. A tal proposito, le criticità di natura gestionale derivanti dalla necessità di raccordare le verifiche dell'INPS con quelle dei comuni, anche in vista delle possibili istanze di riesame, hanno evidenziato l'imprescindibilità delle operazioni di verifica al fine di assicurare la sostenibilità della misura.
  Occorre infatti considerare che tali procedure di verifica si sono rese oltremodo necessarie per identificare con precisione la platea dei beneficiari, tenuto conto della necessità di garantire l'erogazione del beneficio per 12 mesi, pur in presenza di risorse limitate. Proprio sulla base di tali motivazioni, il Ministero che rappresento oggi ha avviato un'attenta riflessione al fine di individuare modalità attraverso le quali operare, con la dovuta massima celerità, la selezione degli aventi diritto e la successiva erogazione del beneficio, e poter così efficacemente estendere la misura ai territori del Mezzogiorno fino ad oggi non coperti.

  PRESIDENTE. Il deputato Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, purtroppo, amaramente, debbo dire che non sono per nulla soddisfatto della risposta del sottosegretario. Grande rispetto per il sottosegretario qui presente, però non ha la delega del Ministro del lavoro, lo rappresenta.
  A me pare che ci sia stata una disattenzione da parte del Ministero di fronte ad un'interpellanza urgente. Ci sono tanti sottosegretari: capisco che hanno tanti impegni, sono in frontiera, ci sono questioni anche importanti che debbono affrontare, ma noi abbiamo posto un'interpellanza urgente. Signor Presidente, voglio qui contestare l'assenza del sottosegretario e dire che anche nel merito non posso esprimere soddisfazione.
  Avrei voluto dire: apprezzo l'azione del Governo, che per ora è fermo, non ha ancora operato. Ha evidenziato che ci sono stati, sì, alcuni limiti, alcuni problemi, c’è anche un atto di accusa rispetto alla presentazione di alcune domande mendaci: è giusto che vengano perseguite, Pag. 32però non c’è dubbio che parliamo di uno strumento necessario; tra l'altro, uno strumento che è ricollegato al reddito minimo di inserimento, quindi le amministrazioni comunali hanno già sperimentato sul campo come dovevano operare per fare alcune verifiche, ed evitare quello che purtroppo qui il sottosegretario ha evidenziato. Comunque questi ritardi, signor sottosegretario, mi permetta – lo dico a lei, che rappresenta il Governo –, sono assolutamente inaccettabili, a fronte della crisi grave che mi sono permesso di indicare, conosciuta da noi tutti.
  Credo che tutti noi siamo consapevoli del fatto che nel Mezzogiorno questa gravità è superiore. Lei è un uomo del sud, sa che i dati che si rilevano nel centro-nord al sud in negativo diventano il doppio: anzi, la disoccupazione è triplicata rispetto alla percentuale di disoccupazione presente al nord. È necessaria una svolta, lo sappiamo, in termini produttivi; anche se qui esprimo un altro dato negativo: proprio in questo momento, a Gela, è in corso un consiglio comunale per denunciare il disimpegno dell'ENI in un territorio che nel passato ha dato tanto a questo ente, e che ha ricevuto, perché c’è una larga platea di lavoratori che hanno lavorato e lavorano in quell'azienda, e non è assolutamente comprensibile che si aggravi la condizione di difficoltà in quel territorio.
  Ho detto questo aprendo e chiudendo una parentesi, perché sappiamo che il rilancio del Paese passa per l'attività produttiva: nessuno vuole adagiarsi nell'assistenzialismo, o nel peggior assistenzialismo, quello che prevede anche dei falsi poveri. Però, attraverso noi crediamo che questo rilancio passi con strumenti importanti, la valorizzazione della classe dirigente dei nostri comuni, delle regioni, l'utilizzo pieno delle risorse europee; ma c’è un passaggio, che è quello attuale, la quotidianità, la drammaticità in cui vivono alcune famiglie. Visto che il Governo, il Parlamento hanno deliberato nella legge di stabilità, non si capisce perché il Governo non operi con celerità, non avvii tutta una serie di iniziative per rispondere a quella che è un'esigenza vera.
  Noi non abbiamo dati falsificati: ho riferito dei dati, e li ho riferiti con uno stato di amarezza, perché parlare delle difficoltà dei nostri territori non fa certamente piacere. Aggiungo: noi speriamo nell'azione del Governo ! È un Governo che sosteniamo, sappiamo che sta operando in tanti settori. Non trascuri però la difficoltà e il disagio sociale in cui vivono tanti cittadini, larga fascia della popolazione, soprattutto nel Mezzogiorno. Ci sono gli strumenti, ci sono le risorse, quindi si operi con celerità; e lo dico per lo strumento a cui facevo riferimento, ma anche per la vicenda, anche quella drammatica, dei disoccupati in deroga: questa indennità non viene ricevuta, non si capisce questo palleggiamento tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero del lavoro.
  Io spero, mi auguro, che il sottosegretario, che ripeto è un uomo del sud, abbia anche questo compito di sollecitare un altro ramo del Governo perché attui appieno le politiche per dare risposta a coloro che perdono il lavoro e a coloro che si trovano in grave stato di disagio sociale.

(Elementi in merito all'erronea assegnazione del codice unico di progetto in relazione alla realizzazione del tunnel geognostico de La Maddalena a Chiomonte, nell'ambito dei lavori per la nuova linea ad alta velocità Torino-Lione – n. 2-00617)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Dadone n. 2-00617, concernente elementi in merito all'erronea assegnazione del codice unico di progetto in relazione alla realizzazione del tunnel geognostico de La Maddalena a Chiomonte, nell'ambito dei lavori per la nuova linea ad alta velocità Torino-Lione (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Dadone se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FABIANA DADONE. Presidente, l'evoluzione della normativa delle risorse tecniche Pag. 33in materia di appalti pubblici ha portato, dal 2010, a garantire la regolarità e a promuovere delle verifiche sulla regolarità di questo settore. Tra queste normative, la legge n. 3 del 2003, che sancisce l'obbligatorietà del codice unico di progetto per ciascun progetto di investimento pubblico. Che cos’è questo codice unico di progetto (CUP) ? È una sorta di codice fiscale del progetto, una stringa alfanumerica di 15 caratteri che il CIPE assegna ad ogni progetto per tutta la durata del proprio percorso; tramite questo CUP è possibile, chiaramente per le forze dell'ordine e l'autorità giudiziaria, avere qualsiasi informazione, dati e aggiornamenti, e monitoraggio dei lavori.
  Quindi, è facilissimo per chiunque intuire l'importanza di questo codice. Per riprendere le parole di Giovanni Falcone, «seguire il denaro per trovare la mafia», è molto, molto a tema in questo periodo, soprattutto dopo gli scandali del Mose e dell'Expo. Parafrasando, si potrebbe dire: tentiamo di seguire il denaro per riuscire ad arrivare a trovare anche la corruzione, magari anche in quella zona grigia che è quella più complessa da riuscire a stanare.
  Seguire il denaro apparentemente è una regola semplicissima, perlomeno dovrebbe esserlo, ma la realtà non è così perché ci sono voluti quasi più di vent'anni perché la politica, da quello che disse Giovanni Falcone, potesse arrivare a fare una legge in merito, in particolare la legge n. 136 del 2010, che attua il Piano straordinario antimafie, nel quale, all'articolo 3, comma 5, si specifica: «Ai fini della tracciabilità dei flussi finanziari, gli strumenti di pagamento devono riportare, in relazione a ciascuna transazione posta in essere dalla stazione appaltante e dagli altri soggetti (...), il codice unico di progetto». Dalla medesima legge si indica chiaramente che: «Il prefetto può, altresì, desumere il tentativo di infiltrazione mafiosa (...) dall'accertamento delle violazioni degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari». Quindi, il cerchio si chiude, la situazione è abbastanza chiara su come si arriva dalla stringa alfanumerica, ossia da questo CUP, ai flussi finanziari. Il flusso, grazie a questo codice, riceve un nome e un cognome, quindi una identità ben precisa.
  Perché ho fatto tutta questa premessa, Presidente ? Perché nel corso della audizione in Commissione antimafia ho avuto modo di porre questa stessa domanda al Ministro della giustizia e mi pareva che la materia fosse particolarmente ostica, per cui meritava una premessa dovuta, ed ora vado alla illustrazione dell'interpellanza.
  Che cos’è successo nel caso di specie ? Il CIPE, con delibera n. 86 del 2010, assegnò un codice unico di progetto al cunicolo di Chiomonte, quello del TAV Torino-Lione, sbagliato. Perché sbagliato ? Perché era quello già assegnato ad un'altra opera, in particolare l'alta velocità Milano-Verona. Grazie alla segnalazione della comunità montana Val di Susa, per tramite del proprio avvocato Bongiovanni, sono state fatte diverse segnalazioni: le prime due nel 2010, la terza nel 2011, sia alla Autorità di vigilanza dei contratti pubblici che alla Direzione nazionale antimafia. Che cosa chiedeva l'avvocato, a nome della comunità montana ? Chiedeva che fossero fatti gli opportuni accertamenti su questo codice errato, ma anche delle verifiche sulle eventuali conseguenze, sugli effetti che un codice errato poteva avere, sulle procedure di tracciabilità dei flussi a partire dal 2010. Ovviamente, per sfortuna anzi, non ha ricevuto alcun riscontro.
  Così, il 14 settembre del 2012, invia una nuova comunicazione, sempre alla AVCP, ma questa volta anche al prefetto di Torino, al comando regionale della Guardia di finanza, al Ministero dell'interno e al Dipartimento interministeriale per la programmazione economica. A questo punto, dopo un mese circa dalla segnalazione, il Consiglio dei ministri, in data 9 ottobre 2012, emana un comunicato ufficiale con cui corregge il codice assegnato al tunnel geognostico de La Maddalena e quindi si assegna quello che sarà il CUP corretto.
  Però, ripercorrendo le carte, come si riesce a ricostruire la situazione ? Dalla prima segnalazione la Direzione nazionale antimafia di Roma ha inoltrato la denuncia alla Direzione distrettuale antimafia di Pag. 34Torino e da qui si è aperto un procedimento penale, il 410/12 K. Successivamente – ormai era già il 2012 –, veniva delegata la Digos di Torino per i due accertamenti, quelli che abbiamo già detto prima, la verifica dell'erroneità del CUP e le verifiche sulle problematiche circa la tracciabilità dei flussi finanziari. La Digos, a febbraio 2013, delegava la Guardia di finanza di Torino che, a seguito delle verifiche, ha preso atto chiaramente della correzione avvenuta sei mesi prima da parte del Consiglio dei ministri; quindi a marzo si chiede l'archiviazione e il GIP la concede da lì a poco. Il problema è che in questi due anni, quindi da novembre 2010 fino a ottobre 2012, l'LTF, che è la società costituita per la realizzazione del TAV Torino-Lione, potenzialmente avrebbe potuto gestire il proprio denaro, i propri flussi, senza alcun controllo e questo desta, ad opinione mia ma anche di moltissime altre persone, notevoli preoccupazioni. Per cui vorrei sapere se il Governo sia a conoscenza di questo spiacevolissimo errore e se non ritenga di dover procedere a delle verifiche su queste transazioni.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO de CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza presentata dalla signoria vostra, onorevole Dadone ed altri, si fa presente quanto segue.
  Ai fini della tracciabilità dei flussi finanziari, il Codice unico di progetto, previsto dall'articolo 11 della legge n. 3 del 2003, da indicare obbligatoriamente negli strumenti di pagamento, secondo quanto previsto dalla legge n. 136 del 2010, deve essere quello richiesto dal soggetto responsabile del progetto, secondo quanto previsto dalla delibera Cipe n. 143 del 2002 e successive modifiche. Nel caso specifico, il Codice unico di progetto, C11J05000030001 – è molto lungo –, relativo all'intervento «Collegamento ferroviario alta velocità/alta capacità Torino-Lione, sezione internazionale tratta da St. Jean Maurienne a Borgone: realizzazione di un tunnel di 52 chilometri, progetto in legge obiettivo», è stato richiesto dalla società Lione – Torino Ferroviaria, quale soggetto responsabile, in aderenza a quanto previsto dalla predetta delibera del Cipe.
  In tutti gli strumenti di pagamento utilizzati nella filiera dei fornitori di questa opera, va utilizzato il suddetto Codice unico di progetto, richiesto, come accennato, dal soggetto responsabile del progetto medesimo. La delibera Cipe n. 86 del 2010 riportava in origine per l'intervento «Nuovo collegamento internazionale Torino – Lione, cunicolo esplorativo de La Maddalena, approvazione progetto definitivo e finanziamento», per mero errore materiale, l'indicazione del CUP J41C07000000001, CUP che è invece relativo all'intervento «Linea alta velocità/alta capacità Milano – Verona, territorio multiprovinciale – realizzazione della tratta Treviglio – Brescia».
  Nella Gazzetta Ufficiale del 9 ottobre 2012 è stato pubblicato l'avviso della Presidenza del Consiglio dei ministri che indicava il CUP corretto da inserire nella delibera CIPE n. 86 del 2010. Il protocollo d'intesa, ai fini della prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata tra prefettura di Torino, società in accomandita Lione – Torino Ferroviaria e le organizzazioni sindacali, che prevede la tracciabilità, ai sensi della legge n. 136 del 2010 e successive modifiche e integrazioni, è pubblicato sul sito del Ministero dell'interno, nell'area dedicata al Comitato di coordinamento alta sorveglianza delle grandi opere.
  Non sussiste una evidente infrazione della normativa vigente, in riferimento all'errata indicazione iniziale nella delibera Cipe n. 86 del 2010 del CUP dell'opera, dal momento che nel sistema informatico del Codice unico di progetto lo stesso è corretto fin dalla data della richiesta da parte della Lione – Torino Ferroviaria nel 20 dicembre 2005, antecedente quindi alla data della delibera. Una Pag. 35eventuale infrazione andrebbe verificata ed eventualmente sanzionata dai soggetti che garantiscono le funzioni di polizia giudiziaria e di ordine e sicurezza pubblica, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 136 del 2010.
  Proprio per facilitare le indagini di polizia giudiziaria, con riferimento alle grandi opere, il decreto-legge n. 90 del 2014, in corso di conversione in legge, prevede, su proposta dei Ministeri della giustizia e dell'interno, all'articolo 36, l'estensione del sistema di monitoraggio delle grandi opere, voluto e promosso dal CIPE ai fini antimafia, a tutte le opere appartenenti al programma delle infrastrutture strategiche, di cui fa parte anche l'opera in questione. In tal modo si potrà passare dal sistema di tracciabilità dei flussi finanziari, previsto, appunto, dalla legge n. 136 del 2010, molto oneroso per gli investigatori, presupponendo la valutazione di un gran numero di documenti cartacei, ad un sistema informatico già contenente tutti i dati necessari per i controlli.

  PRESIDENTE. La deputata Fabiana Dadone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente, no, purtroppo non posso dirmi affatto soddisfatta, però ringrazio comunque il sottosegretario per essere venuto a rispondere all'interpellanza urgente, anche perché mi è capitato già di presentarne tre e di averle dovute trasformare in interrogazioni scritte perché il Governo aveva costantemente dei problemi. Per cui, sicuramente grazie, però non posso dirmi soddisfatta di questa risposta. Perché ? Perché ritengo leso, come minimo, il diritto del cittadino e soprattutto di quelle comunità locali che stanno lottando tanto. Ritengo leso il diritto a conoscere come vengano spesi i soldi pubblici e, soprattutto, se siano oggetto di infiltrazione da parte delle mafie.
  Non posso ritenermi soddisfatta perché, sebbene mi dolga, devo citare una massima di un politico che personalmente non stimo affatto, ma la cui lunga esperienza politica evidentemente lo ha portato a sviluppare un concetto di questo genere, che è Andreotti: «A pensare male delle persone si fa peccato, ma spesso ci si indovina». Ecco perché a pensare male di questo buco della durata di due anni sull'LTF forse commetto un peccato, ma credo, perlomeno fino a questo momento, di avere parzialmente indovinato. Perché ? Perché al tempo della vigenza del CUP errato una delle società appaltatrici della LTF era la Italcoge Spa. La Italcoge è un'impresa che, a seguito di indagini, è risultata avere rapporti con soggetti appartenenti a segmenti della ’ndrangheta radicatasi in Piemonte.
  Quindi, si è scoperta tutta questa serie di intrecci con la famiglia Iaria, affiliata alla ’ndrangheta in Piemonte, e non da ultimo c’è stata l'ordinanza di custodia cautelare che ha portato a venti arresti pochissimi giorni fa. Ho avuto occasione – ma sicuramente anche voi – di leggere degli stralci dai giornali. Si apprende chiaramente la presenza, all'interno del cantiere, di una società, la Toro srl, il cui legale rappresentante è stato arrestato, che era presente nel cantiere nel 2011 – questa società chiaramente è legata alla ’ndrangheta –, guarda caso proprio il periodo tra il 2010 e il 2012, e il tutto sotto gli occhi del questore di Torino e del prefetto di Torino di allora.
  Ho avuto occasione di leggere questi stralci di ordinanza, come vi dicevo prima, e dunque li condividerei con voi, anche se li avrete sicuramente visti. Il 18 ottobre 2011, l'appartenente ad una di queste ditte dice all'altro: «’Sti quattro assi» – riferiti agli autisti che dovrebbero entrare nel cantiere – «non hanno i permessi. Riesci tu a fargli avere un permessino a ’sti quattro ?» E l'altro gli risponde: «Sì, sì, lo faccio fare io attraverso la prefettura. Gli dico che dobbiamo asfaltare, che è urgente, che dobbiamo per forza passare di lì» – e qui il tono lascia tutto intendere. Il 20 ottobre 2011 – sempre lo stesso soggetto, parlando con la sorella, dice: «Ma, guarda, tutto a posto è un'altra cosa. Pag. 36Lo facciamo andare. O guarda, guardate un attimo voi che potete su RAI 3 della zona di Torino, che oggi hanno inquadrato i macchinari “– riferiti ai loro macchinari che erano entrati nel cantiere di Chiomonte –” lì a Chiomonte, lì lì a La Maddalena, della TAV “– peraltro neanche con l'articolo giusto, quindi figuriamoci –” e ci siamo asfaltati». Cioè si sono nascosti per non farsi beccare dalle telecamere della RAI. E si va avanti poi ancora in discorsi sui lavori di asfaltatura effettuati nel sito di Chiomonte per conto dell'LTF dovuti alla mancata presentazione del POS e al mancato pagamento di alcuni bollettini. Infatti, gli accertamenti hanno poi evidenziato che questa ditta non aveva registrato contratti di subappalto con alcuno degli attori dei lavori in Chiomonte.
  Quindi, con tutta la buona fede che uno ci può mettere, francamente trovo difficile credere che tutta la situazione sia cristallina. Io spero che sia così, infatti invito il Governo a fare questi controlli e invito tutto il Governo a darmi questo schiaffo morale, che attendo veramente di ricevere, e a dimostrare che sto facendo veramente un grosso, grosso peccato a pensare male, perché in questo momento, francamente, penso male.
  Nel decreto-legge n. 90 del 2014 c’è la previsione, all'articolo 36, dell'estensione del controllo dei flussi, e in effetti ho presentato un emendamento nell'ambito di questo pacchetto anticorruzione, che sono certa a questo punto il Governo mi passerà, proprio relativo al cantiere di Chiomonte, perché, vista la situazione, Presidente, non si poteva non fare. Quindi, magari si dovrebbe dare anche questo potere a Cantone mentre gestisce la task force sull'Expo, quello di poter controllare, anche parzialmente, chiaramente non caricandolo troppo di lavoro, la parte della sezione transfrontaliera del cantiere che arriva fino a Bussoleno, che – lo ricordiamo – fino ad oggi non vede garantito il diritto italiano, quindi la normativa antimafia, fino alla sezione transfrontaliera.
  Con questo ho concluso e spero di ricevere questa lezione dal Governo, perché a parere mio la TAV rischia di diventare un ricettacolo di criminalità organizzata; ma spero di essere smentita e spero che invece non siano i cittadini a pagarne le conseguenze, come sempre.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data 10 luglio, il presidente della Commissione affari esteri ha chiesto che l'inizio dell'esame in Aula del disegno di legge n. 2498, recante disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, già previsto a partire da lunedì 14 luglio, sia differito a mercoledì 16 luglio, al fine di acquisire sul testo del provvedimento il parere delle Commissioni competenti in sede consultiva. L'esame del provvedimento avrà pertanto luogo a partire dalla seduta di mercoledì 16 luglio.
  Avverto inoltre che, con lettera trasmessa in data 10 luglio, il presidente del gruppo del Partito Democratico ha chiesto il differimento ad altra data dell'esame della mozione n. 1-00357, concernente iniziative per la promozione dell'occupazione femminile, già prevista a partire da lunedì 14 luglio. L'esame di tale mozione non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 14 luglio 2014, alle 14:

  1. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00309, Santerini ed altri n. 1-00512 e Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00326 in materia di adozioni internazionali.

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  2. – Discussione sulle linee generali delle mozioni La Russa ed altri n. 1-00441, Caruso ed altri n. 1-00534 e Piras ed altri n. 1-00536 in materia di progressioni di carriera e automatismi retributivi per il personale del comparto difesa-sicurezza e soccorso pubblico.

  3. – Discussione sulle linee generali del testo unificato dei progetti di legge:
   GARAVINI ed altri; NICCHI ed altri; CARFAGNA e BERGAMINI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; GEBHARD ed altri: Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli (C. 360-1943-2044-2123-2407-A).
  – Relatore: Marzano.

  4. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   S. 1143 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Niger in materia di sicurezza, fatto a Niamey il 9 febbraio 2010 (Approvato dal Senato) (C. 2272).
  – Relatore: Quartapelle Procopio.

  5. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   DISTASO ed altri: Istituzione del «Premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno» e disposizioni per il potenziamento della biblioteca e dell'archivio storico della Fondazione Di Vagno, per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921 (C. 1092-A).
  – Relatore: Di Lello.

  La seduta termina alle 12,05.

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