Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 25 luglio 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 25 luglio 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Bressa, Brunetta, Camani, Caparini, Capezzone, Carinelli, Casero, Castiglione, Cicchitto, Costa, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Fedi, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Merlo, Mogherini, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 24 luglio 2014 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   SERENI ed altri: «Modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, in materia di erogazione dell'indennità parlamentare e della diaria in caso di sottoposizione di un membro del Parlamento a misure limitative della libertà personale nonché di disciplina delle ritenute sulla diaria nei casi di assenza dalle sedute» (2562);
   ZARDINI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 1o settembre 2011, n. 150, in materia di contenzioso riguardante la tutela del lavoro, l'igiene sui luoghi di lavoro e la prevenzione degli infortuni sul lavoro, all'articolo 1 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, in materia di compensi liquidati ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni a seguito di sentenze favorevoli all'amministrazione, e all'articolo 3 del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2002, n. 73, in materia di sanzioni per lavoro irregolare» (2563).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di una proposta di inchiesta parlamentare.

  In data 24 luglio 2014 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa dei deputati:
   BRATTI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rispetto degli articoli 3 e 5 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nelle attività giudiziarie e di polizia» (Doc. XXII, n. 35).

  Sarà stampata e distribuita.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 22 luglio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «G. Amendola» (INPGI), per l'esercizio 2013. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 173).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 22 luglio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente nazionale di previdenza e di assistenza farmacisti (ENPAF), per l'esercizio 2013. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 174).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 22 luglio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria degli Istituti fisioterapici ospitalieri (IFO), per l'esercizio 2012. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 175).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

  Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 17 luglio 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, corredata dal rapporto sull'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e dell'allocazione delle relative risorse in bilancio, di cui all'articolo 9, comma 1-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, riferita all'anno 2013 (Doc. CLXIV, n. 20).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla V Commissione (Bilancio), alla VIII Commissione (Ambiente) e alla IX Commissione (Trasporti).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Chiarimenti ed iniziative di competenza alla luce di una recente inchiesta relativa ad un traffico internazionale di virus – 2-00633.

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   il settimanale L'Espresso, nell'edizione di venerdì 4 aprile 2014, rese nota l'esistenza di un'inchiesta, definita shock, dei carabinieri dei Nas e della procura di Roma, in relazione alla vicenda del virus dell'aviaria e ad un traffico internazionale di virus;
   dall'inchiesta dei Nas sembrerebbe che virus dell'aviaria siano stati spediti dall'estero in Italia in plichi anonimi, senza alcuna autorizzazione e in violazione di tutte le norme sulla sicurezza vigenti;
   il sospetto avanzato dagli investigatori dei Nas è che ci sia stato un business delle epidemie che viene attuato attraverso una cinica strategia commerciale;
   la strategia commerciale si sarebbe basata sulla diffusione di notizie amplificate sul pericolo di diffusione e i rischi per l'uomo derivanti dall'aviaria, che avrebbero spinto le autorità sanitarie ad adottare provvedimenti d'urgenza;
   i provvedimenti di urgenza si sarebbero trasformati in un affare da centinaia di milioni di euro per le industrie farmaceutiche;
   sembrerebbe, a detta degli inquirenti, che si sia verificato anche un caso di diffusione dell'influenza tra il pollame del nord Italia direttamente legata alle attività illecite di alcuni manager;
   l'indagine ricostruisce i retroscena sullo sfruttamento dell'allarme per l'aviaria nel nostro Paese, che nel 2005 portò il Governo Berlusconi ad acquistare farmaci, per 50 milioni di euro, rimasti inutilizzati, senza alcun approfondimento e con gravissime carenze nei controlli e nell'attendibilità delle informazioni e delle fonti;
   l'inchiesta, in realtà, è stata aperta dagli investigatori americani, che hanno ottenuto le confessioni di Paolo Candoli, manager della filiale italiana di Merial, sui ceppi patogeni di aviaria spediti illegalmente a casa sua in Italia e poi venduti ad aziende statunitensi. Nel 2005 la Homeland Security Usa ha trasmesso i documenti ai carabinieri del Nas, che già si erano occupati a Bologna di un'organizzazione criminale dedita al traffico di virus ed alla produzione clandestina di vaccini;
   la nuova inchiesta dell'Arma dei carabinieri si è allargata, seguendo le intercettazioni disposte dai magistrati di Roma. Paolo Candoli nella capitale sa come muoversi: sponsorizza convegni medici organizzati da professori universitari, regala viaggi e distribuisce consulenze ben pagate (e questo gli permette di avere «corsie preferenziali» al Ministero della salute per ottenere autorizzazioni), e riesce a far cambiare parere alla commissione consultiva del farmaco veterinario per mettere in commercio i prodotti della Merial;
   tra i referenti più stretti di Paolo Candoli, da quanto si apprende dall'articolo del L'Espresso, risulta Ilaria Capua, virologa di fama internazionale, attualmente deputata del gruppo di Scelta Civica per l'Italia e vice presidente della Commissione cultura, scienze e istruzione alla Camera dei deputati;
   fino all'elezione alla Camera dei deputati, Ilaria Capua era responsabile del dipartimento di scienze biomediche comparate dell'Istituto zooprofilattico sperimentale (Izs) delle Venezie con sede a Padova. Il risultato degli accertamenti del Nas ha portato il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, a ipotizzare reati gravissimi. La Capua e alcuni funzionari dell'Istituto zooprofilattico sperimentale sono stati iscritti nel registro degli indagati per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all'abuso di ufficio e, inoltre, per il traffico illecito di virus. Stessa contestazione per tre manager della Merial. Anche il marito della Capua, ex manager della Fort Dodge Animal di Aprilia, attiva nella produzione veterinaria, è indagato;
   nell'elenco degli indagati figurano, a detta de L'Espresso, tre scienziati al vertice dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Padova; funzionari e direttori generali del Ministero della salute; alcuni componenti della commissione consultiva del farmaco veterinario; sembrerebbe coinvolta anche Rita Pasquarelli, direttore generale dell'Unione nazionale avicoltura. I fatti risalgono a sette anni fa, ma molti degli indagati lavorano ancora nello stesso istituto;
   sempre stando a quanto scritto nell'articolo de L'Espresso, sembrerebbe che alcuni dei manager al telefono si vantavano dei metodi usati per trasferire i virus clandestinamente in tutto il mondo: dalla Francia al Brasile, nascondendoli in pacchi anonimi o tra gli abiti delle valigie, «Abbiamo fatto cose turche», dicono. Secondo gli investigatori del Nas, anche la Capua e l'Istituto zooprofilattico sperimentale sono coinvolti nel traffico illegale; la scienziata sarebbe stata pagata per fornire agenti patogeni;
   sembrerebbe che in una conversazione registrata sia la stessa virologa a farne esplicito riferimento, sostenendo di aver ceduto ceppi virali in favore di un veterinario americano. Contattata da L'Espresso, Ilaria Capua ha respinto tutte le accuse: confermando di conoscere Candoli ma spiegando «di non aver mai venduto ceppi virali. Sono dipendente di un ente pubblico e non vendo nulla personalmente»;
   ancora una volta emergono gravissime lacune da parte del Ministero della salute e ancora una volta le inchieste portano ad iscrivere nel registro degli indagati, in questo caso in seguito ad una indagine dei carabinieri del Nas, funzionari del Ministero della salute, componenti della commissione consultiva del farmaco veterinario, funzionari dell'Istituto zooprofilattico sperimentale;
   in un articolo pubblicato dal quotidiano Il Tempo dell'11 luglio 2014, a pagina 5, si è appreso che la procura di Roma, in relazione all'inchiesta sui mercanti del virus dell'aviaria, ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini, l'anticamera della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di 41 persone tra funzionari del Ministero della salute, dirigenti di istituti zooprofilattici sperimentali di Padova e Teramo, manager di aziende farmaceutiche – tra questi spicca il nome della deputata Ilaria Capua, all'epoca responsabile del laboratorio di virologia del centro nazionale per l'influenza aviaria – con accuse che variano dalla ricettazione alla corruzione, dalla somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica alla tentata epidemia, dalla concussione all'abuso di ufficio;
   sull'argomento è stata già presentata l'interpellanza urgente a prima firma della deputata Lorefice n. 2-00494 dell'8 aprile 2014, svolta nella seduta dell'11 aprile 2014; in tale sede il rappresentante del Governo non ha tuttavia fornito risposta ad alcune questioni sollevate dagli interpellanti; in particolare, non è stato chiarito se risulti agli atti su quali dati scientifici il Governo pro tempore abbia proceduto all'acquisto dei farmaci rimasti inutilizzati e quali iniziative di competenza siano state assunte per contribuire a chiarire la dinamica dei fatti e le eventuali responsabilità sul piano amministrativo –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dell'avviso di chiusura delle indagini e di quali ulteriori elementi disponga al riguardo;
   se risulti agli atti sulla base di quali dati scientifici e di quali informazioni nel 2005 il Ministro della salute pro tempore decise di procedere all'acquisto di 50 milioni di euro di farmaci tanto fondamentali che sono rimasti oltretutto inutilizzati;
   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per fare piena luce sull'accaduto e sulle responsabilità, in particolare quelle delle competenti strutture ministeriali, avviando in tale contesto ogni iniziativa per il risarcimento al Servizio sanitario nazionale da parte delle aziende farmaceutiche, dato che nel 2005 furono acquistati 50 milioni di euro di farmaci a tutt'oggi mai utilizzati mediante, stante l'inchiesta dei Nas di Roma, un «business delle epidemie» attuato attraverso una cinica strategia commerciale;
   se non intenda rendere noti, anche fornendo la relativa documentazione, i dati e le informazioni in base alle quali sono state assunte le determinazioni di acquisto dei farmaci antivirali indicati in premessa, le motivazioni scientifiche e i presupposti delle predette determinazioni, i costi sostenuti derivanti dai contratti di fornitura stipulati, e loro eventuali allegati, con le ditte farmaceutiche e le obbligazioni assunte, nonché quelli derivanti dallo smaltimento dei vaccini pandemici non utilizzati e scaduti e le ragioni del mancato utilizzo dei citati farmaci.
(2-00633) «Silvia Giordano, Lorefice, Baroni, Cecconi, Dall'Osso, Di Vita, Grillo, Mantero, Baldassarre, Bechis, Benedetti, Massimiliano Bernini, Nicola Bianchi, Carinelli, Chimienti, Ciprini, Colonnese, Cominardi, Crippa, Da Villa, De Lorenzis, Della Valle, Dell'Orco, Fantinati, Fico, Gagnarli, Gallinella, Cristian Iannuzzi, L'Abbate, Liuzzi, Cozzolino, D'Ambrosio, Dieni, Fraccaro, Dadone, Lombardi, Toninelli».


Iniziative per l'attuazione del Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, degli studenti e delle famiglie – 2-00605.

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   l'articolo 7 (commi 29 e 31) del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012, introduceva le pagelle e i registri on-line, considerandoli come obbligatori a partire dal 2012/2013;
   il comma 27 del citato provvedimento normativo però afferma che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca predispone entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge un Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie;
   a ciò è poi seguita la nota ministeriale prot. AOODPPR Reg. Uff. n. 1682/U del 2012 che, in sostanza, prorogava l'applicazione della considerata normativa rendendo, dunque, con riferimento al registro elettronico, ad oggi facoltativo il suo utilizzo;

  il termine, come indicato dal decreto-legge n. 95 del 2012, non è da considerarsi perentorio, ma ordinatorio, dunque nessun obbligo sussiste per le scuole di dotarsi di registri elettronici, fino a quando non verrà realizzato il Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
   tale piano dovrà essere approvato dal Garante per la protezione dei dati personali che così scrive nella sua guida intitolata «La privacy a scuola. Dai tablet alla pagella elettronica. Le regole da ricordare»: «Iscrizione e registri on line, pagella elettronica. In attesa di poter esprimere il previsto parere sui provvedimenti attuativi del Ministero dell'istruzione riguardo all'iscrizione on line degli studenti, all'adozione dei registri on line e alla consultazione della pagella via web, il garante auspica l'adozione di adeguate misure di sicurezza a protezione dei dati»;
   da ciò si deduce che sia in tema di registri on-line che di pagelle on-line tutte le scuole che hanno deciso di provvedere a tale dotazione devono richiedere il parere consultivo del Garante per la protezione dei dati personali per venire a conoscenza se la normativa in tema di privacy sia stata rispettata o meno, in caso contrario si rischiano diffide e sanzioni da parte della stessa autorità con ovvi rischi di danni erariali –:
   quali iniziative intenda assumere al fine di procedere con il Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie sopra esposto, considerando inoltre le difficoltà economiche che i vari istituti scolastici incontrano per il processo di informatizzazione.
(2-00605) «Molea, Antimo Cesaro».


Iniziative di competenza volte a garantire il trasferimento alle scuole paritarie di tutte le risorse stanziate – 2-00627.

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la legge n. 62 del 2000 ha stabilito che «il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali», definite come «le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali che, a partire dalla scuola per l'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione e sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie» e, «svolgendo un servizio pubblico, accolgono chiunque, accettandone il progetto educativo, richieda di iscriversi, compresi gli alunni e gli studenti con handicap»;
   il sistema paritario è fondamentale in particolare per assicurare il raggiungimento dell'obiettivo considerato prioritario dall'ordinamento «dell'espansione dell'offerta formativa e conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita», in linea con la strategia per la crescita «Europa 2020», che prevede di raggiungere la scolarizzazione del 95 per cento dei bambini fra i 4 ed i 6 anni, un traguardo semplicemente impossibile senza l'apporto delle scuole paritarie dell'infanzia;
   a livello nazionale, le scuole paritarie rappresentano il 24 per cento delle scuole italiane ed accolgono il 10 per cento della popolazione scolastica; in particolare, scuole dell'infanzia – che accolgono bambini per i quali non c’è posto nelle strutture statali – ospitano circa il 40 per cento dei bambini (642.040 nell'anno scolastico 2012/2013), con punte dal 55 al 68 per cento in alcune regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto);
   le scuole paritarie, incluse quelle comunali, ricevono complessivamente dallo Stato appena l'1 per cento delle risorse stanziate per il sistema nazionale dell'istruzione, nonostante il rilevante risparmio che dalle stesse deriva per la finanza pubblica, come riconosciuto di recente anche dall'Ocse, in una sorta di applicazione del principio di sussidiarietà al contrario, nel senso che sono esse paradossalmente ad aiutare finanziariamente lo Stato;
   negli ultimi anni la situazione è peggiorata, per la costante diminuzione dei fondi stanziati dallo Stato e per il cronico grave ritardo nell'erogarli, aggravato dalla procedura introdotta dall'articolo 2, comma 47, della legge n. 203 del 2008, nonché, da ultimo, dalla disposizione di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213, che ha visto bloccati al Ministero dell'economia e delle finanze ben 80 dei 223 milioni di euro stanziati dalla legge di stabilità 2013, disaccantonati solo in data 16 dicembre 2013, con il risultato che le scuole alla data del 31 dicembre 2013 non avevano ancora ricevuto alcunché dello stanziamento approvato dal Parlamento con la legge di stabilità 2013 fuori da patto di stabilità regionale al capitolo 1299 (complessivi 223 milioni), mentre si sono dovute far carico di anticipare le spese necessarie alla gestione del servizio pubblico erogato con la conseguenza che la maggior parte delle stesse versa ormai in una condizione di assoluta precarietà ed emergenza economico-finanziaria;
   nella legge di stabilità 2014 e nella legge di bilancio 2014-2016, nei capitoli 1299 e 1477 dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, risultano iscritti per l'anno 2014, in favore delle istituzioni scolastiche non statali, rispettivamente 220.000.000 euro e 273.898.626 euro, con un'ulteriore diminuzione rispetto all'anno 2014 pari a complessivi 8.023.366 euro; su proposta emendativa parlamentare è stata assicurata l'esclusione dal patto di stabilità regionale solo per 120 dei 220 milioni di euro stanziati nella legge stabilità 2014, a differenza dell'esclusione totale che era stata invece disposta nella legge di stabilità 2013;
   nella seduta della Camera dei deputati del 20 dicembre 2013 il Viceministro dell'economia e delle finanze pro tempore Fassina accoglieva l'ordine del giorno n. 9/01865-A/114, sottoscritto dai deputati della maggioranza Rubinato, Bobba, Fioroni, Vignali, Gigli, De Mita, Ginato, De Menech, Dal Moro, Malpezzi, Santerini, Moretto, Ascani, Taricco, che impegnava il Governo:
    a) «a reperire e stanziare nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, in un provvedimento da presentare al Parlamento entro il primo quadrimestre del 2014, le risorse per la compensazione sui saldi di fabbisogno e indebitamento netto al fine di prevedere che, per le finalità di cui all'articolo 1, comma 13, della legge 10 marzo 2000, n. 62, la somma di 220 milioni di euro prevista all'articolo 1, comma 166, del disegno di legge di stabilità 2014 sia allocata nel capitolo 1477 dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (contributi alle scuole paritarie comprese quelle della Valle d'Aosta) anziché nel capitolo 1299 (somme da trasferire alle regioni per il sostegno alle scuole paritarie);
    b) a fornire un'interpretazione circa il fatto che le disposizioni di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213, non sono applicabili alle risorse da trasferirsi alle regioni che siano destinate alle finalità di cui alla legge 10 marzo 2000, n. 62;
    c) ad accelerare il saldo dei contributi e garantire l'effettivo trasferimento alle scuole paritarie che svolgono un servizio pubblico di tutte le risorse allo scopo stanziate dal Parlamento, comprese quelle già stanziate nel 2013»;
   ad oggi, ad anno scolastico 2013-2014 concluso, si ripresenta, tuttavia, per l'ennesima volta negli ultimi anni la situazione drammatica di sofferenza finanziaria delle scuole dell'infanzia paritarie per i gravi ritardi con i quali il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le regioni versano i rispettivi contributi, che sono fondamentali per la loro sopravvivenza per consentire l'erogazione di un servizio pubblico fondamentale alle famiglie con bambini dai tre ai sei anni: poiché nei mesi di luglio e agosto le scuole non riscuotono le rette, sono numerosi, infatti, i gestori che hanno informato il personale che non sarà possibile pagare gli stipendi dei prossimi due mesi;
   ad oggi, inoltre, permane il vincolo del patto di stabilità interno per una parte del contributo per il 2014 (100 milioni di euro) da assegnarsi per il tramite delle regioni, non essendo stato attuato dal Governo l'impegno di allocare tutte le risorse assegnate dal Parlamento alle scuole paritarie nel capitolo 1477 dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca anziché nel capitolo 1299;
   si prende atto delle dichiarazioni del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca in un'intervista su Tempi del 3 luglio 2014 sul tema delle scuole paritarie, in cui ha ribadito che i tempi sono maturi per una riforma che attui la parità applicando il costo standard, nel rispetto del principio di libertà di scelta educativa cui si ispira l'Unione europea, e ha riconosciuto la convenienza che ne deriva per il bilancio dello Stato, quantificabile in un risparmio annuo di circa 6 miliardi di euro;
   il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Roberto Reggi, al recente congresso nazionale della Fism, in data 19 giugno 2014, affermando che «non possiamo più sottrarci dall'affrontare insieme l'emergenza educativa che colpisce profondamente le nostre famiglie. È un'emergenza europea. Perciò non ha più senso dividersi in conflitti ideologici senza futuro. La legislazione deve tenere conto di un sistema misto, pubblico-privato, dove ci sono diverse voci che hanno pari dignità (...). Daremo stabilità, certezza di trasferimenti e risorse per garantire una programmazione costante», ha confermato la necessità che i contributi vengano tutti erogati direttamente alle scuole dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e non dalle regioni, in conformità a quanto richiesto dal predetto ordine del giorno n. 9/01865-A/114;
   si prende atto altresì della positiva equiparazione delle scuole paritarie che rispettano il costo standard alle scuole statali ai fini dell'esenzione dall'Imu e dalla Tasi, da ultimo operata nel decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 26 giugno scorso 2014 (anche in attuazione dell'impegno assunto dal Governo rispetto all'ordine del giorno n. 9/1544-A/71 a firma dei deputati Rubinato, De Menech, Ginato);
   la stessa Corte costituzionale, nella sentenza n. 50 del 2008, ha ricordato che le prestazioni erogate dalle scuole paritarie «ineriscono a diritti fondamentali dei destinatari», il che impone allo Stato di garantire «continuità nell'erogazione delle risorse finanziarie» relative –:
   quali urgenti iniziative intendano assumere per dare seguito agli indirizzi di cui al predetto ordine del giorno n. 9/01865-A/114, dall'allocazione della somma di 220 milioni di euro prevista all'articolo 1, comma 260, della legge di stabilità 2014 nel capitolo 1477 dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, anziché nel capitolo 1299, all'accelerazione dell'effettivo trasferimento alle scuole paritarie che svolgono un servizio pubblico di tutte le risorse allo scopo stanziate dal Parlamento, escludendole interamente dal vincolo del patto di stabilità regionale e semplificando le procedure, al fine di scongiurare l'emergenza occupazionale, sociale e formativa conseguente alla drammatica situazione di sofferenza finanziaria in cui versano le scuole dell'infanzia paritarie a causa dei tagli degli ultimi anni e dei ritardi nell'erogazione dei contributi, da parte dello Stato e delle regioni.
(2-00627) «Rubinato, Gigli, Vignali, Fioroni, Dal Moro, Ginato, Ascani, Malpezzi, Moretto, Taricco, De Menech, Rotta, Binetti, Sberna, Fauttilli, Fitzgerald Nissoli, Santerini, Piepoli, Vaccaro, Marchi, Galperti, Paola Bragantini, Palmieri, Carnevali, Miotto, Luciano Agostini, Ghizzoni, Bonomo, Benamati, De Mita, D'Ottavio, Zanin, Casellato, Sanga, Latronico, Sbrollini, Preziosi, Zardini, Mognato, Guerra, Crivellari, Narduolo».


Chiarimenti in ordine ad un accordo tra Stato e regione siciliana avente ad oggetto il rispetto del patto di stabilità e il ritiro di ricorsi contro lo Stato in materia di finanza pubblica – 2-00616.

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi sarebbe stato siglato dallo Stato un accordo che avrebbe sbloccato 500 milioni di euro a favore della regione siciliana, attraverso l'allentamento del patto di stabilità;
   nell'accordo verrebbe disposto che «La Regione si impegna a ritirare entro il 30 giugno 2014 tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi o di atti conseguenziali in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente accordo o, comunque, a rinunciare per gli anni 2014-2017 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziarie che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento»;
   in sintesi, per poter incassare subito circa 500 milioni di euro, fondamentali per mettere in sicurezza i conti soprattutto dopo la parifica e i paletti messi dalla Corte dei conti, il governatore della regione siciliana avrebbe rinunciato a contenziosi che presentano importi di valore molto più alto;
   si ricorda che tra i contenziosi pendenti vi sono quello riguardante l'articolo 37 dello statuto, che stabilisce la competenza in capo alla regione siciliana della quota di imposta relativa alle imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti e quello in corso sul fondo di sviluppo economico che vale circa 4 miliardi di euro;
   risulterebbe che tale accordo sia stato firmato non solo senza un'autorizzazione preventiva della giunta regionale, ma anche della dovuta informativa al parlamento regionale, in violazione dello statuto e del regolamento;
   tale accordo interferirebbe sulla trattativa sull'autonomia finanziaria nel contesto del federalismo fiscale e avviata nel giugno del 2012, che così ad avviso degli interpellanti ne viene svuotata di significato in spregio alle prerogative statutarie –:
   se siano a conoscenza dei fatti suesposti e se non ritengano di fornire chiarimenti su tale vicenda.
(2-00616) «D'Alia, Dellai, Schirò».


Chiarimenti in ordine alle procedure per il collocamento in borsa delle azioni Fincantieri – 2-00638.

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la società italiana Fincantieri rappresenta uno dei più importanti complessi cantieristici navali d'Europa e del mondo, attiva nella progettazione e costruzione di navi mercantili e militari controllata da Fintecna, società finanziaria italiana, a sua volta controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze attraverso la Cassa depositi e prestiti;
   il 13 giugno 2014, secondo quanto risulta dal prospetto informativo approvato della Consob, che ha indicato il valore dell'offerta delle azioni Fincantieri finalizzate alla quotazione in borsa, che prevedeva la vendita di 704 milioni di azioni ad un prezzo compreso tra 0,78 e 1 euro, è stato stabilito che, dei medesimi titoli azionari, 104 milioni dovevano essere venduti dall'azionista Fintecna, mentre i restanti 600 milioni, a titolo di aumento di capitale, ovvero risorse che gli investitori avrebbero versato nelle casse della società per rafforzare il patrimonio e la capacità di investimento;
   dei 704 milioni di titoli messi sul mercato, le condizioni inizialmente stabilite prevedevano, in particolare, che 141 milioni avrebbero dovuto essere destinati al pubblico dei risparmiatori (ovvero retail, vendita al dettaglio), mentre 563 milioni sarebbero invece dovuti essere offerti agli investitori istituzionali, ovvero istituti bancari di grande rilevanza, società di gestione di fondi d'investimento, società assicurative e holding finanziarie;
   gli interpellanti segnalano che all'interno del prospetto informativo di Fincantieri, che solitamente non viene approfondito in maniera dettagliata dai risparmiatori, era riportata anche l'eventualità di rendere effettiva la clausola del clawback, ovvero la condizione contrattuale che prevede la possibilità di chiedere la restituzione di tutto o in parte dei compensi erogati, sulla base di risultati che si sono rivelati non duraturi o effettivi per effetto di condotte dolose o gravemente colpose;
   si tratta sostanzialmente di meccanismi contrattuali pressoché sconosciuti in Italia, che prevedono la possibile restituzione, anche parziale, di compensi già corrisposti dalle aziende al proprio management come parte variabile della compensation;
   il 16 giugno 2014, una serie di istituti bancari incaricati di collocare i titoli azionari, fra i quali: Intesa Sanpaolo e Unicredit, che sono risultati essere fra i principali collocatori, hanno iniziato a piazzare i titoli Fincantieri, nell'ambito dell'operazione di quotazione della società a Piazza Affari;
   nel corso della chiusura dell'offerta pubblica avvenuta il 27 giugno 2014, è emerso che dei 563 milioni di euro che dovevano essere rivolti al collocamento istituzionale, come peraltro riportato all'interno del prospetto informativo, in realtà sono stati acquistati dagli investitori soltanto una dozzina di milioni;
   in termini più espliciti, l'esito finale della collocazione dei titoli di Fincantieri da parte degli istituti bancari delegati all'operazione, ha rilevato come i medesimi soggetti creditizi hanno nella sostanza venduto la cinquantesima parte di quanto la Cassa depositi e prestiti ha affidato loro per il collocamento dei titoli azionari e, al contempo, gli investitori istituzionali italiani hanno comprato soltanto circa 30 milioni di azioni, ovvero un ventesimo della quota offerta;
   la sottoscrizione e la vendita delle azioni, in considerazione di quanto suesposto, si è pertanto rivelata estremamente deludente, sia per la coincidenza con le altre operazioni di collocazione sul mercato e aumento di capitale, che, in particolare, per le modalità con cui l'operazione di offerta titoli è stata condotta, che a giudizio degli interpellanti (a cui si è evidentemente affiancato anche lo stesso parere dei più rilevanti investitori istituzionali di gestione dei fondi d'investimento, che hanno dimostrato uno scarso interesse) si è rivelata confusa e dannosa per i risparmiatori italiani;
   gli interpellanti evidenziano, altresì, come nonostante gli ingenti investimenti finanziari di propaganda pubblicitaria sui principali quotidiani e sulle maggiori reti di comunicazione televisiva (la cui campagna mediatica è culminata con la gigantesca prua appesa al palazzo della borsa milanese al costo di 600 mila euro per otto ore secondo quanto riportano alcuni quotidiani), l'impianto tecnico-organizzativo predisposto dall’advisor finanziario (ovvero la società di consulenza) Rothschild, riferito alle condizioni predisposte per la quotazione a Piazza Affari, sia stato nel complesso negativo e insoddisfacente;
   a giudizio degli interpellanti, infatti, le procedure per il collocamento in borsa delle azioni Fincantieri non hanno salvaguardato in maniera adeguata i piccoli risparmiatori, orientandosi invece in favore dei più «rassicuranti» investitori istituzionali, i quali in realtà si sono dimostrati, in seguito, tutt'altro che confortanti e affidabili, come dimostrato dalla diffidenza riferita a conclusione dell'operazione finanziaria;
   la società Fincantieri, a seguito dell'insuccesso riscosso sul mercato, ha infatti tagliato di un terzo l'offerta delle azioni prevista con l'offerta pubblica iniziale, nel tentativo di rimediare allo scarso appeal che le azioni hanno avuto tra gli investitori istituzionali, cancellando l'offerta di azioni messe sul mercato attraverso Cassa depositi e prestiti (che attraverso Fintecna controlla Fincantieri con il 99,3 per cento) e rivedendo pertanto al ribasso la quotazione della società dei cantieri navali, con il collocamento dei titoli passato da 704 a 450 milioni di azioni ed il prezzo fissato al minimo della forchetta a 0,78 euro;
   quanto suesposto ha, di fatto, determinato un ribaltamento delle proporzioni con la quota riservata al retail che passa dal 20 per cento all'89 per cento, spostando, al contempo, il collocamento dai più «rassicuranti» risparmiatori istituzionali ai risparmiatori privati, con un esito ancora poco chiaro e comunque non particolarmente incoraggiante;
   un simile cambiamento, a giudizio degli interpellanti, s'interpreta soltanto in considerazione del sostanziale fallimento del collocamento dei titoli azionari di Fincantieri presso gli investitori istituzionali, i quali hanno evidentemente accolto con freddezza l'intera operazione finanziaria in borsa, che ha successivamente indotto la società interessata Fincantieri a ridurre di circa un terzo l'ammontare delle azioni in collocamento sul mercato attraverso la Fintecna;
   a giudizio degli interpellanti, l'operazione del collocamento in borsa dei titoli azionari di Fincantieri, che, come suesposto, evidenzia consistenti dubbi e perplessità connessi all'intera iniziativa finanziaria e borsistica, alimenta la convinzione di come i mercati finanziari siano tuttora diffidenti nei confronti delle privatizzazioni italiane;
   la prima fase del collocamento in borsa di Fincantieri, il cui gruppo della cantieristica fa da apripista al previsto piano di privatizzazioni annunciato dal Governo e, in particolare, dal Ministro interpellato, a parere degli interpellanti, ribadisce la necessità di maggiori e necessari approfondimenti preliminari da parte dei soggetti istituzionalmente preposti, nelle procedure di collocazione dei titoli azionari in borsa delle più importanti aziende dello Stato;
   gli interpellanti segnalano, inoltre, che le recenti dichiarazioni all'Assemblea della Camera dei deputati da parte del Ministro interpellato il 17 luglio 2014 (nel corso dell'informativa urgente del Governo sul rispetto dei vincoli derivanti dal patto di stabilità e crescita alla luce delle raccomandazioni agli Stati membri dell'Unione europea approvate l'8 luglio 2014 dal Consiglio Ecofin), secondo cui il Governo si è impegnato a mettere in atto un prossimo piano di privatizzazioni, dal quale sono attesi proventi annui pari allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo negli anni 2014-2017, stridono con l'effettiva realtà di quanto si è verificato con l'operazione finanziaria in precedenza esposta;
   le stime inizialmente previste dal Governo sui maggiori introiti derivanti dalla privatizzazione della società Fincantieri, attraverso la vendita delle azioni sul mercato azionario che, come richiamato, si sono rivelate inferiori, unitamente ad alcuni aspetti scarsamente trasparenti, contenuti all'interno del prospetto informativo della medesima società offerto al pubblico per l'ammissione alla quotazione nei mercati regolamentati, che hanno determinato una serie di effetti negativi sugli investitori, confermano in definitiva, a parere degli interpellanti, un quadro complessivamente preoccupante sia in ordine alle procedure di privatizzazione che nell'ambito dell'evoluzione dei conti pubblici italiani –:
   quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se il Ministro interpellato, attraverso i suoi rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Fincantieri, si sia informato di quanto accaduto in ordine ai deludenti risultati connessi alla quotazione dei titoli azionari sul mercato finanziario italiano;
   se siano state quantificate le spese di comunicazione intraprese da Fincantieri nell'occasione della quotazione e se siano state poste in essere tutte le verifiche sulla congruità degli investimenti fatti anche in ragione dei ritorni economici poco favorevoli;
   se, inoltre, a giudizio del Ministro interpellato, siano state utilizzate tutte le procedure più trasparenti per la selezione delle banche collocatrici, degli advisor legali, finanziari, fiscali e di comunicazione e, in senso più generale, se siano state avviate azioni di internal audit per verificare se ancora una volta a trarre i benefici di questa tanto acclamata quanto presunta privatizzazione siano stati i risparmiatori o piuttosto i maggiori istituti di credito, gli intermediari finanziari oppure le società di editoria strettamente legate a quegli ambienti economico-finanziari che si sono mostrati «più amichevoli» nei confronti del Governo;
   quali iniziative effettive il Ministro interpellato intenda porre in essere, per quanto di sua competenza, per consentire la massima trasparenza dei costi sostenuti da Fincantieri all'atto della collocazione sul mercato finanziario, nonché quali iniziative intenda, infine, attuare nei confronti del vertice di detta società nel caso fossero accertate irregolarità nell'ambito delle procedure previste dalla collocazione dei titoli azionari sul mercato borsistico italiano.
(2-00638) «Elvira Savino, Brunetta».