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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 272 di venerdì 25 luglio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale (ore 9,32).

  DARIO GINEFRA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DARIO GINEFRA. Signor Presidente, giusto per precisare, perché rimanga agli atti: nella concitata chiusura della seduta di ieri, evidentemente per un disguido venutosi a creare tra la Presidenza e la segreteria del gruppo, c’è stata una omessa dichiarazione da parte del Partito Democratico, che, peraltro, nella mia persona, vedeva il primo firmatario della mozione, che è stata, appunto, richiamata nel processo verbale.
  Ci terrei a precisarlo, perché si è venuto a creare un equivoco determinato dal fatto che, nel momento in cui lei si è rivolto ai banchi del Partito Democratico, c’è stata una ripetizione di quello che era avvenuto già per gli altri gruppi politici, ossia un'indicazione di consegna, che, evidentemente, poiché a microfono spento, non è stata oggetto di registrazione e, quindi, questo ha creato un'incertezza che poi rischierebbe di risultare come una sorta di omissione da parte del Partito Democratico, per un atto che ha fortemente sostenuto e voluto.
  Lo dico anche per sollevare gli uffici dall'imbarazzo che poi, a fine seduta, si è venuto a creare nel momento in cui, giustamente, visto che non era possibile riprendere quel pezzo di registrazione, che evidentemente non vi era stata, in merito alla dichiarazione da parte del gruppo del Partito Democratico, non hanno potuto recepire quello che era un intervento che, di fatto, richiamava i principi della mozione e su cui io mi permetto di non insistere, a meno che la Presidenza non voglia verificare un qualche precedente che consenta una consegna agli atti, magari come precisazione nel verbale di oggi.

  PRESIDENTE. Onorevole Ginefra, preliminarmente io devo chiederle scusa. Il Presidente ieri sera è lo stesso che c’è stamattina e le condizioni dell'Aula erano tali per cui era tardi e siamo arrivati un po’ «lunghi» e affaticati, ed io, francamente, proprio non mi sono reso conto. Però mi rendo conto anche dell'importanza del fatto che sia mancata la dichiarazione di voto del Partito Democratico agli atti, quindi, ripeto, nel rinnovarle le scuse, prendo ovviamente atto delle sue considerazioni. Io, al momento, non so, ho dei dubbi, sul fatto che si possa consegnare, però farò delle verifiche ed evidentemente, se fosse possibile, non mancherò di sanare una questione per la quale, le ripeto, mi dispiace, ma non ho proprio avuto modo di rendermene conto.
  Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Annunzio di petizioni (ore 9,35).

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute Pag. 2alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge:
   GIOVANNI VIRGA, da Palermo, e numerosi altri cittadini chiedono la soppressione dell'articolo 18, comma 1, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 (atto Camera n. 2486), volto a sopprimere le sedi staccate dei tribunali amministrativi regionali (687) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   ALFREDO ALESSANDRO BERRA e MARIA LUCIA CERETTO, da Bergamo, chiedono interventi per eliminare e rendere produttivi i rifiuti, per promuovere uno sviluppo ecocompatibile nonché in materia di recupero delle acque meteoriche (688) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   MATTEO PORPORA, da Viareggio, chiede modifiche alla Costituzione in tema di coscrizione obbligatoria (689)alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
    norme in materia di responsabilità dei magistrati in caso di prescrizione del reato o di altri ritardi nei procedimenti giudiziari (690) – alla II Commissione (Giustizia);
    il riordino del sistema radiotelevisivo, con parziale privatizzazione della RAI (691) – alle Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede:
    iniziative per la riorganizzazione della Scuola superiore dell'amministrazione dell'interno (692) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    nuove norme in materia di raccolta dei rifiuti urbani (693) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   MICHELE VECCHIONE, da Alatri (Frosinone), chiede:
    norme per promuovere il mantenimento dei rapporti con i comuni di origine da parte dei cittadini emigrati in altre aree del Paese o all'estero (694) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    norme sulla pubblicità delle date di chiusura degli uffici pubblici a livello locale a causa di feste patronali (695) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   ANTONIO MORONE, da Roma, chiede misure per garantire la piena attuazione delle norme che vietano il rinnovo tacito delle polizze assicurative concernenti i veicoli (696) – alla VI Commissione (Finanze);
   STEFANO SALVATORE CASABIANCA, da Catania, chiede:
    norme per la regolamentazione della prostituzione (697) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
    l'istituzione di una banca dati nazionale del DNA (698) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
   GIUSEPPE DE LUCA, da Casalbordino (Chieti), chiede:
    il ripristino dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori nel suo testo originario e l'estensione della sua applicazione alle aziende con meno di quindici dipendenti (699) – alla XI Commissione (Lavoro);
    la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali (700) – alla X Commissione (Attività produttive);
   GIOVAMBATTISTA CEFALÌ, da Curinga (Catanzaro), e altri cittadini chiedono l'eliminazione delle disparità di trattamento nei confronti degli ufficiali del ruolo speciale dell'arma dei Carabinieri (701) – alla IV Commissione (Difesa);
   FRANCO FASCETTI, da Roma, chiede interventi a sostegno del turismo balneare (702) – alla X Commissione (Attività produttive);Pag. 3
   CONCETTINA SICILIANO, da Reggio Calabria, e numerosi altri cittadini chiedono modifiche all'articolo 18, comma 1, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 (atto Camera n. 2486), volto a sopprimere le sedi staccate dei tribunali amministrativi regionali, al fine di evitare in particolare la chiusura della sezione staccata di Reggio Calabria (703) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MASSIMILIANO VALDANNINI, da Roma, chiede misure per l'unificazione delle Forze di polizia (704) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede modifiche alla Costituzione in materia di requisiti di età per l'elettorato attivo e passivo (705) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede l'istituzione di corsi di formazione per le coppie che intendono sposarsi (706) – alla II Commissione (Giustizia);
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede nuove misure in favore delle madri lavoratrici (707) – alla XI Commissione (Lavoro);
   MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede norme in materia di presentazione di petizioni popolari ai comuni (708) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   SALVATORE ACANFORA, da Roma, chiede:
    misure per accorciare i tempi dei processi penali e civili (709) – alla II Commissione (Giustizia);
    norme in materia di apertura degli sportelli bancari nella giornata di sabato (710) – alla VI Commissione (Finanze);
    la legalizzazione dell'uso della cannabis indica a scopo terapeutico (711) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    interventi per contrastare la pratica dello sci fuori pista (712) – alla VII Commissione (Cultura);
    l'affidamento alla Corte dei conti di compiti di controllo sulla gestione dell'ATAC Spa (713) – alla IX Commissione (Trasporti);
    che sugli aerei di linea sia vietata la vendita di alcolici (714) – alla IX Commissione (Trasporti);
   VINCENZO CAPPELLO, da Piedimonte Matese (Caserta), e FAUSTO MARIANO SORVILLO, da Sparanise (Caserta), chiedono iniziative per la riduzione delle tariffe per l'assicurazione obbligatoria degli autoveicoli applicate nel Mezzogiorno (715) – alla VI Commissione (Finanze).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Caparini, Dambruoso, Dellai, Epifani, Fico, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Merlo, Pes, Portas, Rampelli, Scotto e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

Pag. 4

(Chiarimenti ed iniziative di competenza alla luce di una recente inchiesta relativa ad un traffico internazionale di virus – n. 2-00633)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Silvia Giordano ed altri n. 2-00633, concernente chiarimenti ed iniziative di competenza alla luce di una recente inchiesta relativa ad un traffico internazionale di virus (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Silvia Giordano se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, sottosegretario, un giorno si avvia un progetto speciale in nome della sicurezza nazionale: immaginate un virus, il virus più terribile che ci sia, e poi immaginate che siete solo voi ad avere la cura per debellarlo. Se il vostro fine ultimo è il potere, come usereste al meglio quest'arma ? Capirete subito che il bersaglio non sarà il nemico della nazione, ma la nazione stessa: si contaminano i luoghi più sensibili, scuole, acque, e alimentati dei media, la paura e panico si diffonderanno rapidamente. Infatti, prima dell'epidemia, nessuno avrebbe predetto il risultato delle elezioni !
  Ma – udite udite – dopo poco le elezioni il miracolo.
  Qualcuno credette fosse stato Dio in persona, ma fu opera di un'azienda farmaceutica controllata da alcuni membri del partito, che diventarono oscenamente ricchi.
  Ovviamente, sottosegretario, questa non è la realtà, è la citazione di un film e scusate questa mia digressione, però purtroppo stiamo andando sempre più vicini alla realtà. Non l'avrei mai immaginato, quando ho visto la prima volta «V per vendetta», ma le cose stanno diventando sempre più scandalose ed i fatti, purtroppo, confermano sempre più che l'immaginazione dei film, spesso, prende veramente esempio dalla realtà, se non addirittura la prevede e la anticipa.
  Perché vede, questa interpellanza non è la prima volta che la facciamo: l'abbiamo fatta la volta scorsa perché speravamo in delle risposte che, ahimè, non ci sono state.
  Apprezzo lo sforzo, apprezzo le informazioni che ci ha dato, ma noi abbiamo fatto domande precise e lei ha risposto che noi siamo stati frammentari nel raccontare l'accaduto, nel raccontare la situazione, nel raccontare quello che sta accadendo.
  Ci riproviamo, tentar non nuoce.
  Il settimanale l'Espresso, nell'edizione di venerdì 4 aprile 2014, rese nota l'esistenza di un'inchiesta, definita shock, dei carabinieri dei NAS e della procura di Roma, in relazione alla vicenda del virus dell'aviaria e ad un traffico internazionale di virus.
  Dall'inchiesta dei NAS sembrerebbe che virus dell'aviaria siano stati spediti dall'estero in Italia in plichi anonimi, senza alcuna autorizzazione e in violazione di tutte le norme sulla sicurezza vigenti. Il sospetto avanzato dagli investigatori dei NAS è che ci sia stato un business delle epidemie che viene attuato attraverso una cinica strategia commerciale.
  La strategia commerciale si sarebbe basata sulla diffusione di notizie amplificate sul pericolo di diffusione e i rischi per l'uomo derivanti dall'aviaria, che avrebbero spinto le autorità sanitarie ad adottare provvedimenti d'urgenza (e qui mi viene sempre più in mente il film).
  I provvedimenti di urgenza si sarebbero trasformati in un affare da centinaia di milioni di euro per le industrie farmaceutiche.
  Sembrerebbe, a detta degli inquirenti, che si sia verificato anche un caso di diffusione dell'influenza tra il pollame del nord Italia, direttamente legata alle attività illecite di alcuni manager.
  L'indagine ricostruisce i retroscena sullo sfruttamento dell'allarme per l'aviaria nel nostro Paese, che nel 2005 – un periodo, lo ricordo, nel pieno della campagna elettorale del Governo Berlusconi 2, per il Governo Berlusconi 3 – portò appunto il Governo Berlusconi ad acquistare Pag. 5farmaci per 50 milioni di euro, rimasti inutilizzati, senza alcun approfondimento e con gravissime carenze nei controlli e nell'attendibilità delle informazioni e delle fonti.
  L'inchiesta, in realtà, è stata aperta dagli investigatori americani, che hanno ottenuto le confessioni di Paolo Candoli, manager della filiale italiana di Merial, sui ceppi patogeni di aviaria spediti illegalmente a casa sua in Italia e poi venduti ad aziende statunitensi. Nel 2005 la Homeland Security Usa ha trasmesso i documenti ai carabinieri del NAS, che già si erano occupati a Bologna di un'organizzazione criminale dedita al traffico di virus ed alla produzione clandestina di vaccini.
  La nuova inchiesta dell'Arma si è allargata, seguendo le intercettazioni disposte dai magistrati di Roma. Paolo Candoli nella capitale sa come muoversi: sponsorizza convegni medici organizzati da professori universitari, regala viaggi e distribuisce consulenze ben pagate (e questo gli permette di avere «corsie preferenziali» al Ministero della salute per ottenere autorizzazioni), e riesce a far cambiare parere alla Commissione consultiva del farmaco veterinario per mettere in commercio i prodotti della Merial.
  Tra i referenti più stretti di Paolo Candoli, da quanto si apprende dall'articolo de l'Espresso, risulta Ilaria Capua, virologa di fama internazionale, attualmente deputata di Scelta Civica e vicepresidente della Commissione cultura, alla Camera.
  Oltretutto, in un articolo pubblicato dal quotidiano Il Tempo dell'11 luglio 2014, a pagina 5, si è appreso che la procura di Roma, in relazione all'inchiesta sui mercanti del virus dell'aviaria, ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini, l'anticamera della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di 41 persone tra funzionari del Ministero della salute, dirigenti di istituti zooprofilattici sperimentali di Padova e Teramo, manager di aziende farmaceutiche – e tra questi di nuovo spicca il nome della deputata Ilaria Capua, all'epoca responsabile del laboratorio di virologia del Centro nazionale per l'influenza aviaria – con accuse che variano dalla ricettazione alla corruzione, dalla somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica alla tentata epidemia, dalla concussione all'abuso di ufficio.
  Ora, sottosegretario, questa è la nostra interpellanza, quella integrale la può tranquillamente leggere, come so che ha già fatto, però delle domande gliele devo porre.
  Com’è possibile, innanzitutto, che succeda questo, che la follia delle persone o la presunta follia delle persone sembra purtroppo sempre più essere meno presunta ? Tuttavia, questo lo lasceremo far chiarire alle indagini.
  Com’è possibile che scoppia nel 2005, secondo i media e secondo il Ministero della salute, una pandemia che praticamente è diventata un bluff, un bluff totale, un qualcosa che, in realtà, non è mai avvenuto se non solo a livello mediatico creando paura e terrore nei cittadini che sentivano quotidianamente, giornalmente, ogni volta, minuto dopo minuto, ora dopo ora, in ogni telegiornale che da lì a poco tutta la popolazione poteva essere infettata da questo virus, poteva morire per questo virus ?
  Ma lì c’è stato un eccesso di precauzione da parte del Ministero e ne siamo grati, così almeno ci sentiamo tutelati nella nostra salute. Ma com’è possibile che come contrasto a questa influenza aviaria si sia voluto acquistare, per una cifra, che lei ci ha detto nella risposta precedente, di quasi 24 milioni di euro, un antivirale, che è il Tamiflu, senza neanche sapere gli effetti che il Tamiflu in realtà poteva portare ? Infatti, in realtà si è scoperto, grazie alla Cochrane, che questo farmaco non ha effetti reali sull'influenza aviaria, ma ha l'effetto di un qualsiasi antivirale e, quindi, piuttosto che far durare l'influenza forse sei giorni, la faceva durare cinque giorni e venti ore, qualche ora in meno. E com’è possibile che si spendano così tanti soldi quando, non solo non è chiaro l'effetto che può procurare l'antivirale, ma quando anche l'antivirale può procurare Pag. 6effetti collaterali, cosa che sta sempre più per essere dimostrata, e, soprattutto, quando viene utilizzato anche per un'altra influenza, che è quella suina, nel 2009, come lei ci ha detto, per giustificare il fatto che erano state acquistate eccessive dosi di antivirale e non sono rimaste poi sprecate ? Altra influenza, la suina, dove anche lì i media hanno bombardato il cittadino.
  Ora, la domanda è: avete mai preso in considerazione il fatto che i trial clinici del Tamiflu non sono stati tutti resi noti, che su dieci presenti solo due sono stati resi noti e, ovviamente, gli unici due con esito positivo ? Gli altri otto, che fine hanno fatto ? Perché non avete richiesto tutti i trial clinici ? Non c’è l'obbligo, noi l'abbiamo richiesto, abbiamo presentato un'interrogazione proprio al Ministro della salute per chiedere di prendere in considerazione di mettere l'obbligo di pubblicare tutti i trial clinici, negativi e positivi che siano. E, soprattutto, perché questo atteggiamento ? Perché non si vuole chiarezza ? Vi è anche una nostra interrogazione a cui ancora non avete dato risposta, ma, purtroppo, la immaginiamo.
  Perché non rendete pubblico il contratto – un accordo, un contratto, non sappiamo neanche bene cosa possa essere – che lo Stato, il Ministero della salute stipula, fa con le case farmaceutiche per l'acquisto degli antivirali e/o dei vaccini ? Infatti, a questo punto bisogna capirlo se l'antivirale che viene utilizzato non ha neanche degli effetti positivi, non serve neanche per quel virus che volete combattere. Il Ministero della salute decide autonomamente di spendere quasi 24 milioni di euro dei contribuenti italiani per acquistare un antivirale che non ha effetto. Almeno dovremmo avere la capacità o il diritto-dovere di leggere il contratto che voi avete stipulato. È un fatto di chiarezza, anche perché poi sui media, così come tentano di incutere paura e terrore quando si tratta delle influenze, dei vaccini e quant'altro, dalle influenze stagionali alle pandemie, poi troviamo anche alcuni giornali che cercano un attimo di spiegare e di fare un po’ più la cognizione su quello che sta accadendo. Ad esempio, su Il Fatto Quotidiano leggiamo, invece, un po’ la ricognizione che stanno facendo sul Tamiflu e ci dicono che una pediatra giapponese, Keiji Hayashi, lascia un commento sul sito online del gruppo Cochrane (14 mila medici e ricercatori indipendenti che difendono la trasparenza dei dati scientifici nel campo medico e farmaceutico), in cui spiega che la presunta utilità del Tamiflu si basa su un riassunto di dieci studi clinici elaborato dalla stessa industria che lo produce, la Roche. Immaginiamo. Ma di questi dieci test, soltanto due sono disponibili nella letteratura scientifica. Degli altri otto le uniche informazioni che si hanno sul metodo usato sono riconducibili al riassunto fatto in casa. E questo non è abbastanza credibile. Cochrane chiede alla Roche di inviargli i dati mancanti. Roche accetta a patto che la Cochrane reviews, la rivista online del gruppo, firmi un accordo informale che la obblighi a non riferire niente ai lettori. I termini dell'accordo non sono discutibili. Tom Jefferson, il responsabile di pneumologia dell'organizzazione, chiede alla Roche perché c’è bisogno di sottoscrivere un contratto, ma, ovviamente, non riceve risposta.
  Nel 2009 Roche invia sette documenti, di una dozzina di pagine ciascuno, con gli estratti dei dieci studi clinici precedentemente riassunti, ma è ancora troppo poco. Le richieste di Cochrane continuano a rimanere disattese. Cosa si evince intanto ? Che il campione di cavie umane che hanno partecipato agli studi clinici non è abbastanza rappresentativo e negli esperimenti in «doppio cieco», quando né il dottore né il paziente dovrebbero sapere se si è assunto il placebo o il farmaco, la pillola placebo e quella vera hanno colori diversi e ancora più strano è che la diagnosi di polmonite sia fatta personalmente dai pazienti, senza neanche un esame medico che lo accerti.
  Infine, la terza fase, quella determinante per la validità o meno del farmaco, non viene pubblicata, ma il farmaco è entrato lo stesso nel mercato, comprato e utilizzato. L'anno scorso Roche finalmente Pag. 7fornisce a Cochrane le informazioni richieste. Risultato: di nuovo non ci sono dati sufficienti per dimostrare che il Tamiflu avrebbe potuto ridurre il numero di morti, al massimo avrebbe potuto ridurre i sintomi per qualche ora ma con un alto costo interno di effetti collaterali. Ad esempio, se un milione di persone prende il Tamiflu, 45 mila hanno la nausea, 31 mila il mal di testa e 11 mila stati di ansia. Roche nega questa conclusione ovviamente senza spiegare il perché.
  Ora, come mai queste ricerche vengono fatte dalla Cochrane, ma non vengono fatte dal Ministero della salute, e se vengono fatte dal Ministero della salute, come mai si hanno dati diversi, come mai si è arrivati all'acquisto del Tamiflu e come mai – come mai – continuo a dire, non pretendete chiarezza ? Questi sono farmaci antivirali che vengono messi, grazie ai media, grazie al Ministero della salute che continua ad acquistarli, nel corpo delle persone. Penso che sia almeno doveroso spiegare precisamente tutti gli effetti ed essere certi che quel farmaco viene venduto realmente per quello che voi dite.
  Ora, sottosegretario, i dubbi sulla aviaria, così come sulla suina ma quello è un altro caso e ci rivedremo anche per quello, sono innumerevoli. Noi fino a quando non abbiamo le risposte specifiche a queste domande continueremo a farle e quindi ci rivedremo altre volte. Spero, spero realmente, che la risposta dell'altra volta non venga ripresa anche questa volta e che ci dia informazioni un po’ più dettagliate, altrimenti continueremo a vederci per questa interpellanza.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giordano, e vediamo se abbiamo qualche novità in proposito. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito de Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, provo a dare alcuni elementi e, alla fine della mia risposta, consegnerò anche un plico di documenti che non ho la speranza che siano esaustivi...

  PRESIDENTE. Sottosegretario, mi scusi se la interrompo, il problema è che in questa fase della seduta cioè durante le interpellanze urgenti, non si possono lasciare agli atti, ma può lasciarli direttamente all'onorevole interpellante.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sì, sì, va bene. Per quanto riguarda gli aspetti veterinari della problematica influenza aviaria, tra il 1999 e il 2005 l'Italia è stata colpita da quattro ondate epidemiche successive. Questi sono gli elementi tecnici che abbiamo ricostruito con il lavoro, fino a prova contraria, che fanno gli uffici e le strutture tecniche del Ministero. Ovviamente leggo anche la ricostruzione che è stata riferita nell'interpellanza urgente di un settimanale importante del nostro Paese. Cercherò di mettere in un quadro sinottico la nostra ricostruzione e i nostri elementi e quelli che sono lì descritti, poi ovviamente io sono portato a considerate fondati gli elementi che sono stati riferiti dagli uffici del Ministero.
  La prima, tra il 1999 e il 2000. è stata sostenuta da un virus del sottotipo – mi scusi se sarò troppo pedante anche nelle citazioni di questi virus – H7N1, ad alta patogenicità. La seconda e la terza, tra il 2002 ed il 2003 e nel 2004 sono sostenute rispettivamente da due diversi sottotipi di virus H7N3, a bassa patogenicità. Infine la quarta, nel 2005 sostenuta dal sottotipo H5N2, anche questo a bassa patogenicità.
  Per contenere la diffusione delle influenze ed eradicare la malattia, sono state adottate stringenti misure di controllo – che si rilevano dagli atti – abbattimento dei gruppi infetti, macellazione controllata, misure di restrizione alla movimentazione degli animali e dei prodotti e misure di prevenzione con blocco degli accasamenti e misure varie di biosicurezza.
  Inoltre, nel pieno rispetto della normativa vigente, sia in ambito comunitario che nazionale, sono stati attuati due programmi di vaccinazione, il primo dal 2000 al 2002 e il secondo dal 2002 al 2006, i quali hanno permesso di contenere la Pag. 8diffusione delle epidemie e di ridurre così i danni economici e sociali causati da tale malattia. Nel corso della prima campagna vaccinale, previa autorizzazione della Commissione europea – la decisione, l'ho citata anche nell'altra interpellanza di aprile, è la 2000/721/CE, del 7 novembre 2000 – in presenza di circolazione virale del virus LPAI H7N1 è stato utilizzato un vaccino monovalente inattivo contenente il ceppo H7N3 che, oltre agli effetti profilattici, ha garantito anche la possibilità di differenziare gli animali infetti da quelli vaccinati, nel rispetto di una strategia che porta il nome dell'acronimo DIVA.
  La seconda campagna vaccinale è stata pianificata in presenza di circolazione, invece, del virus LPAI sottotipo H7N3 con l'utilizzo di un vaccino eterologo inattivo contenente il ceppo del sottotipo H7N1 A/ck/IT/1999, basandosi ancora una volta sulla strategia DIVA. Nelle prime fasi, data l'indisponibilità del vaccino eterologo appropriato, l'inizio della campagna vaccinale con strategia DIVA è stata rimandata al 31 dicembre 2002 e, nel frattempo, è stato utilizzato un vaccino omologo contenente il virus H7N3 A/ck/PK/1995 per immunizzare gli allevamenti più a rischio nelle aree con elevata densità di pollame.
  Pertanto, la Commissione europea ha approvato, con propria decisione 2002/975/CE, del 12 Dicembre 2002, il nuovo programma di vaccinazione contro l'influenza aviaria. Successivamente, in base agli sviluppi epidemiologici, ai tipi di virus circolanti e al rischio di introduzione di un determinato ceppo, la Commissione europea ha approvato, con successive decisioni, la modifica degli schemi vaccinali con particolare riferimento ai vaccini utilizzati e ai territori di vaccinazione.
  Per quanto concerne, invece, gli aspetti finanziari delle due campagne vaccinali, appare opportuno segnalare che l'acquisto dei vaccini è stato sostenuto non dal dipartimento veterinario del Ministero della salute, ma dal cosiddetto settore produttivo.
  La situazione epidemiologica italiana nel corso del 2005 va a sovrapporsi a quella relativa al sud-est asiatico, dove virus influenzali ad alta patogenicità del sottotipo H5N1 cominciavano ad essere segnalati in casi di mortalità di volatili selvatici – oche, gabbiani, anatre e cormorani – in alcune aree interessate dall'epidemia, specificamente la Cina, la Mongolia, il Kazakistan e la Russia e successivamente anche in Europa, come in Romania, Grecia, Croazia e Turchia. Le misure sanitarie preventive allora vigenti sul territorio in forza della situazione epidemiologica nazionale sono state ritenute sufficienti a garantire l'efficacia del sistema di allerta precoce nell'eventualità che il virus H5N1 asiatico fosse introdotto in Italia da uccelli migratori. Tuttavia, viste anche le notevoli pressioni mediatiche attraverso cui la problematica influenza aviaria era sottoposta, su scelta politica, si è proceduto ad implementare il sistema italiano mediante il potenziamento di una banca vaccini, al fine di porre in essere tutte le misure capaci di prevenire il pericolo costituito da una possibile diffusione del virus H5N1 asiatico agli allevamenti avicoli nazionali.
  Successivamente, infatti, l'insieme delle misure adottate sul territorio nazionale si è dimostrato capace di evidenziare precocemente l'introduzione sporadica del virus H5N1 asiatico limitatamente a volatili selvatici rinvenuti morti. Inoltre, benché tale virus non sia stato riscontrato nella popolazione avicola domestica e industriale, le scorte di vaccino precedentemente acquistate sono comunque tornate utili, poiché somministrate nell'ambito dei piani vaccinali approvati dalla Commissione europea in forza della loro efficacia profilattica nei confronti dei ceppi virali circolanti sul territorio nazionale.
  Da ultimo, comunico che, come ormai è noto, il segretario generale del Ministero della salute, il dottor Romano Marabelli ha presentato richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio in seguito alle notizie stampa sull'inchiesta della Procura di Roma per la vicenda dei vaccini Aviaria e Blu Tongue. Nella lettera, trasmessa al Ministro Lorenzin, il dottor Marabelli ha motivato la richiesta con l'esigenza di sollevare il Ministero e il Pag. 9Ministro da qualsiasi imbarazzo conseguente agli attacchi anche che vi erano stati a mezzo stampa. Il Ministro Lorenzin ha provveduto alla sospensione del segretario generale, manifestando nel relativo comunicato stampa apprezzamento anche per la sensibilità istituzionale mostrata dal dottor Marabelli che, secondo il Ministro, sarà in condizioni di dimostrare, nel più breve tempo possibile anche la sua estraneità ai fatti.
  Proprio per dare una risposta ad un altro dei punti dell'interpellanza io consegno, spero, una prima parte completa di documenti, tra i quali alcuni che sono stati citati proprio dall'onorevole Giordano e che riguardano gli accordi con le case farmaceutiche che sono stati sottoscritti dal Ministero della salute proprio per l'acquisto del vaccino antinfluenzale di cui ha parlato diffusamente nell'interpellanza. Spero che saranno sufficienti e ovviamente se non lo saranno, noi siamo qui per continuare a dare tutti gli elementi possibili, essendoci anche un'inchiesta in corso, che possiamo rendere pubblici in questa fase.

  PRESIDENTE. Lo sapremo signor sottosegretario, perché la deputata Lorefice ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Silvia Giordano ed altri n. 2-00633, di cui è cofirmataria.

  MARIALUCIA LOREFICE. Signor Presidente, signor sottosegretario, allora, siamo soddisfatti dei documenti che ci sta dando, ma della risposta sinceramente no, perché, come nel caso della nostra prima interpellanza, quello che c’è stato fornito è stato semplicemente un excursus di ciò che il Ministero ha fatto per arrivare poi all'acquisto di vaccini che, come abbiamo già ribadito nella illustrazione, sono costati al Ministero ben 50 milioni di euro.
  Questa cosa è stata giustificata come una conseguenza della pressante campagna mediatica che c'era stata, fatto sta che però al di là di tutto, questi vaccini sono stati acquistati senza aver effettuato alcun approfondimento, con gravissime carenze nei controlli e nella attendibilità delle informazioni e delle fonti, e quindi questo significa che in realtà non è detto che ai pazienti questi vaccini avrebbero potuto fare davvero bene.
  Una domanda, tra l'altro, non ha ricevuto risposta nemmeno nella prima interpellanza e cioè cosa il Ministero intendesse fare, per ciò che è di sua competenza, per accertare le eventuali responsabilità di funzionari del Ministero stesso. Quindi anche questa volta, perché questa domanda è presente anche in questa interpellanza, non abbiamo avuto alcuna risposta. Domanda che ci sembra lecita visto che tra i 41 indagati non ci sono solo i manager dei colossi farmaceutici e ricercatori, tra i quali – come abbiamo già ribadito – anche qualcuno che svolge funzioni politiche in questo momento, ma anche funzionari ministeriali. E insieme cosa hanno fatto ? Hanno creato quello che viene definito un sistema corruttivo e allarmante, e per determinati aspetti, pericoloso per la salute pubblica, che invece dovrebbe essere salvaguardata. Invece, qui l'unica cosa che sembra essere salvaguardata sono gli interessi economici di queste case farmaceutiche e non solo, e sa, insomma, a chi mi riferisco. Ci saremmo aspettati che il Ministero prendesse una posizione forte nei confronti di quei funzionari che vi operano e che lo fanno però, come dimostrano i fatti, spesso non per salvaguardare i cittadini, ma a danno dei cittadini. Le pagine dei giornali, tra l'altro, sono piene di scandali che coinvolgono la sanità che rimane, per certi aspetti, un ricettacolo di loschi interessi e fruttuosi giochetti, basta avere qualche complice qua e là. Ma il problema è che gli scandali ormai sembrano quasi all'ordine del giorno e ci siamo talmente abituati a situazioni del genere che forse nemmeno ci facciamo più caso. Sembra che quello che è un diritto, cioè il diritto alla salute, sia quasi diventato un privilegio riservato a pochi fortunati.
  Il compito di questo Paese in realtà è diverso, perché ? Perché in questo Paese tutti dovrebbero godere dei diritti inviolabili e il nostro ruolo qui dentro è proprio Pag. 10questo, cioè quello di fare in modo che i diritti siano diritti per tutti, e non siano privilegi, invece abbiamo scienziati di dubbia moralità, che non sempre hanno utilizzato il proprio sapere per il bene comune e magari vengono premiati con un bel posto in Parlamento.
  Ora, senza nulla togliere a lei, sottosegretario, che è sempre molto gentile e disponibile, noi avremmo voluto che almeno in occasioni del genere il Ministro venisse a riferire in quest'Aula su fatti gravi come quelli che stiamo discutendo in questo momento, e solo per un motivo, perché il Ministro Lorenzin sicuramente non è responsabile in prima persona dei fatti che noi abbiamo trattato nella nostra interpellanza, però è responsabile del Ministero che lei rappresenta e deve garantirne il funzionamento, la trasparenza, l'efficacia e, quando è necessario, deve avere anche il coraggio di prendere una posizione forte e condannare i comportamenti inaccettabili dei funzionari. Questo noi avremmo avuto il piacere di dirglielo di persona in quest'Aula.
  Il Ministro, si legge in un articolo di giornale, ora non ricordo nemmeno quale sia, dice che ha deciso di prendere di petto il problema, peccato però che i fatti hanno dimostrano altro, perché tra gli indagati ci sarebbe, proprio come diceva anche lei, il funzionario Romano Marabelli, che però in un primo momento la stessa Lorenzin aveva ben pensato di promuovere segretario generale del Ministero. Lui, a quanto ci dice, si è autosospeso, però probabilmente in un momento come questo sarebbe stato forse più opportuno dimettersi piuttosto che sospendersi. Un po’, questo atteggiamento della Lorenzin, non è nemmeno tanto nuovo, perché la stessa cosa è successa anche con l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, perché in quel caso il Ministro ha pensato di riconfermare l'incarico all'attuale direttore generale, perché siamo in un Paese appunto in cui per fatti – ne cito solamente uno, l'Avantin-Lucentis – in cui l'Aifa ha comunque molteplici colpe, la cosa migliore sembra essere riconfermare le medesime persone.
  Ora, noi non dimentichiamo quello che aveva detto a suo tempo la Lorenzin, cioè che l'Aifa sarà riformata. Però a casa nostra l'Aifa si riforma cambiandone innanzitutto i dirigenti, cosa che non è stata fatta, e mettendo persone al di sopra di ogni sospetto, non riconfermando le stesse. E soprattutto ci chiediamo, e colgo anche questa occasione, per chiederle perché non chiudere l'Aifa ? Un'agenzia che si è rivelata assolutamente inutile, perché in Europa abbiamo l'EMA, che svolge le medesime funzioni, e soprattutto perché non chiuderla dato che funziona male ? Milioni di euro vengono spesi per mantenere l'Aifa e milioni di euro di debiti ha l'Aifa, invece il Ministro non ritiene opportuno non dico chiudere, ma quanto meno commissariare l'Aifa, ma ritiene invece opportuno commissariare l'Istituto superiore di sanità, che è il principale organo di consulenza tecnico-scientifica del Ministero, che svolge delle funzioni che sono importantissime, funzioni di ricerca, di sperimentazione, di controllo, di consulenza, di documentazione e formazione in materia di salute pubblica. Quindi il ruolo dell'Istituto è fondamentale. Stiamo parlando di un Istituto che è riuscito a ridurre il suo debito da 26 milioni di euro nel 2011 a poco più di 4 milioni di euro nel 2012, e la stessa Corte dei conti aveva parlato di possibilità, non di necessità, di commissariare l'Istituto superiore di sanità, invece la Lorenzin ha ritenuto necessario invece commissariarlo, e anche questo è un mistero.
  Allora, storie come queste ci insegnano che purtroppo esistono anche persone che sono prive di scrupoli, noi lo sappiamo e voi, sono sicura, lo sapete pure. Sicuramente non tutti sono così, ci voglio credere, però il fatto che spesso non si abbia il coraggio di denunciare persone del genere, con le quali magari si lavora a stretto contatto, in realtà ci rende conniventi.
  Noi vogliamo un Paese libero, che soprattutto abbia il senso delle priorità, che protegga i suoi figli e che li tuteli, perché abbiamo una grande responsabilità nei loro confronti e quindi non possiamo continuare a far finta di niente. Quindi su Pag. 11temi come questi noi continueremo ad insistere fino a quando non ci sarà una posizione netta, precisa e forte da parte del Ministero. Il nostro ruolo qui dentro è quello di lavorare per il bene comune, e se ognuno di noi, nel proprio piccolo, facesse tutto ciò, questo Paese avrebbe sicuramente una prospettiva diversa, forse non per noi, ma sicuramente per le generazioni future, perché non è tardi.
  Basta volerlo, e volerlo significa rinunciare – e in questo caso io mi rivolgo a chi direttamente è coinvolto in situazioni del genere – alle proprie aspirazioni personali e alla brama di potere e di denaro, perché il bene comune deve essere l'unico obiettivo che dobbiamo prefissarci di raggiungere, perché finché la corruzione e l'illeicità saranno fatti socialmente accettati si potrà fare ben poco per cambiare questo Paese.

(Iniziative per l'attuazione del Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, degli studenti e delle famiglie – n. 2-00605)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Molea n. 2-00605, concernente iniziative per l'attuazione del Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, degli studenti e delle famiglie (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Molea se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  BRUNO MOLEA. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'articolo 7, commi 29 e 31, del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito poi nella legge n. 135 del 2012, introduceva le pagelle e i registri on-line, considerandoli come obbligatori a partire dall'anno scolastico 2012/2013.
  Il comma 27 del citato provvedimento normativo però afferma che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca predispone entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, un Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, degli studenti e delle famiglie.
  A ciò è poi seguita una nota ministeriale del 2012 che, in sostanza, prorogava l'applicazione della considerata normativa rendendo, dunque, con riferimento al registro elettronico, ad oggi facoltativo il suo utilizzo.
  Il termine, così come indicato dal decreto-legge n. 95 del 2012, quindi, non è più da considerarsi perentorio, ma ordinatorio, dunque nessun obbligo sussiste per le scuole di dotarsi di registri elettronici, fino a quando non verrà realizzato il succitato Piano per la dematerializzazione da parte del MIUR.
  Inoltre, tale piano dovrà essere approvato dal Garante per la privacy che, nella sua guida intitolata «La privacy a scuola. Dai tablet alla pagella elettronica. Le regole da ricordare» scrive che, per quanto riguarda «iscrizione e registri on line, pagella elettronica, in attesa di poter esprimere il previsto parere sui provvedimenti attuativi del Ministero dell'istruzione riguardo all'iscrizione on line degli studenti, all'adozione dei registri on-line e alla consultazione della pagella via web, il garante auspica l'adozione di adeguate misure di sicurezza a protezione dei dati».
  Da ciò, si deduce che sia in tema di registri on-line che di pagelle on-line tutte le scuole che hanno deciso di provvedere a tale dotazione devono richiedere il parere consultivo del Garante per venire a conoscenza se la normativa in tema di privacy sia stata rispettata o meno, in caso contrario si rischiano diffide e sanzioni da parte della stessa autorità con ovvi rischi di danni erariali.
  Chiedo pertanto al sottosegretario quali misure si intendano assumere al fine di procedere con il Piano per la dematerializzazione sopra esposto, considerando inoltre le difficoltà economiche che i vari Pag. 12istituti scolastici incontrano con il processo di informatizzazione e – aggiungo – non soltanto di tipo economico, ma anche di tipo strutturale per quanto riguarda il potenziamento delle reti on-line per il forte flusso di dati che ci sarà necessariamente con la totale adozione di questo sistema e anche la fornitura degli strumenti necessari agli insegnanti per poter attuare appunto a pieno lo svolgimento dei registri e delle pagelle elettroniche.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Roberto Reggi, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTO REGGI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevole Molea, in riferimento all'interpellanza, faccio presente che il Ministero ha tempestivamente avviato la definizione del piano di dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie, previsto dal decreto-legge n. 95 del 2012.
  Per l'esattezza, il Piano è stato approvato con il decreto del Ministro per l'istruzione, l'università e la ricerca pro tempore del 16 novembre 2012, come risultato del lavoro di una apposita cabina di regia istituita con decreto ministeriale del 26 agosto 2012, che ha indirizzato e coordinato i lavori di cinque tavoli tecnici istituiti presso il MIUR.
  Per quanto riguarda le altre misure più specifiche contenute nel citato articolo, evidenzio che, come è noto, sono già operanti, da due anni scolastici e ormai a regime, le iscrizioni online degli alunni alle scuole, prescritte dal comma 28, nel rispetto dei tempi stabiliti dalla norma.
  Quanto alla questione delle pagelle e dei registri in formato elettronico, di cui ai commi 29 e 31, come correttamente ricordato dall'onorevole Molea, la normativa ne prevede l'avvio già a partire dall'anno scolastico 2012/2013, ma non fissa un termine perentorio per la messa a regime di tali strumenti. Ciò nonostante, molte istituzioni scolastiche in questi ultimi anni hanno avviato il percorso di innovazione, dotandosi di soluzioni tecniche che variano dal semplice registro elettronico alla gestione integrata della segreteria scolastica e delle comunicazioni con le famiglie.
  Le scuole si sono dotate di tali strumenti sia ricorrendo a soluzioni offerte dal mercato, anche grazie alle risorse appositamente stanziate dal MIUR nell'anno scolastico 2012/2013, sia attraverso le iniziative del MIUR che, sulla piattaforma denominata «Scuola Mia», ha previsto, fra i vari servizi, la pubblicazione delle pagelle in formato digitale, anche munite di timbro digitale, per la presa visione da parte dei genitori registrati al sistema. Va evidenziato, però, che vista la numerosità di soluzioni analoghe offerte dal mercato e la loro estrema specializzazione, la piattaforma è stata poco utilizzata ed è intenzione del Ministero procedere ad una rivisitazione dei servizi presenti per facilitarne l'utilizzo da parte delle scuole. Ciò, però, solo dopo che saranno chiarite alcune importanti questioni rimaste aperte e relative al contenuto informativo dei registri, alle regole di visibilità dei dati in essi contenuti, anche e soprattutto in relazione al tema della privacy, e alle modalità corrette per consentirne una concreta dematerializzazione. Queste questioni sono state studiate da uno specifico gruppo di lavoro, costituito dall'amministrazione, con il compito di elaborare delle linee guida sulla materia, che sicuramente potranno contribuire a rendere questi strumenti più fruibili e sicuri.
  La bozza, già elaborata, si propone di offrire un quadro d'insieme sulla complessa tematica delle dematerializzazione, nel cui ambito devono essere tra loro armonizzati il pieno rispetto della privacy e l'obbligo di trasparenza e di accessibilità dei dati, nonché di fornire indicazioni puntuali per sfruttare compiutamente ciò che le nuove tecnologie consentono e di ridurre i rischi di violazione del dato, a salvaguardia della riservatezza, integrità e disponibilità delle informazioni. Tale documento è attualmente all'esame del garante per la protezione dei dati personali.

Pag. 13

  PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  BRUNO MOLEA. Grazie Presidente, sono soddisfatto della risposta del sottosegretario, soprattutto per quanto riguarda la parte che attiene alle garanzie e alla privacy dei dati contenuti all'interno delle banche dati per quanto attiene ai registri elettronici e alle pagelle.
  Voglio, tuttavia, rimarcare che non è l'unico problema che sta appesantendo lo svolgimento necessario a rendere operativa l'adozione di questo sistema che, fra l'altro, mi vede estremamente favorevole perché sicuramente va nella direzione della semplificazione, del risparmio della spesa e, quindi, rende più attuale anche un sistema di trasmissione e di evidenziazione dei dati che è quello, appunto, delle reti.
  In Italia c’è un problema effettivo, che è quello del potenziamento delle reti telematiche. Le scuole sono, fra l'altro, fortemente penalizzate sotto questo aspetto, perché non sono ancora dotate di strumenti, dal punto di vista della trasmissione dei dati, abbastanza veloci. A questo si aggiunge – e non è un elemento di poco conto – l'impossibilità da parte di quegli insegnanti, che non si dotano autonomamente di strumenti significativi, di mettere in campo, poi, questo tipo di procedura. Mi riferisco agli strumenti elettronici, tablet piuttosto che computer, che oggi nella prevalenza dei casi sono di proprietà degli insegnanti e, quindi, gli insegnanti utilizzano tali strumenti usufruendo di strumenti propri.
  Credo che per il futuro anche in questa direzione, se vogliamo raggiungere l'ottimizzazione del servizio, il Ministero dovrà provvedere, in qualche modo, a dotare le scuole anche di queste strumentazioni.

(Iniziative di competenza volte a garantire il trasferimento alle scuole paritarie di tutte le risorse stanziate – n. 2-00627)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rubinato n. 2-00627, concernente iniziative di competenza volte a garantire il trasferimento alle scuole paritarie di tutte le risorse stanziate (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Rubinato se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, l'interpellanza urgente, che ha raccolto le adesioni di più gruppi che sono in questo Parlamento, trae spunto dalla circostanza di fatto che anche in questa estate, in questa conclusione dell'anno scolastico 2013-2014, si ripresenta per l'ennesima volta negli ultimi anni la situazione di drammatica sofferenza finanziaria delle scuole paritarie dell'infanzia per i gravi ritardi con i quali il Ministero dell'istruzione e anche le regioni versano i rispettivi contributi stanziati dal Parlamento in legge di stabilità, che sono fondamentali per la loro sopravvivenza e per consentire così l'erogazione di un servizio pubblico fondamentale a famiglie con bambini dai tre ai sei anni. Nei mesi di luglio ed agosto, infatti, le scuole non riscuotono le rette e le risorse di queste scuole noi sappiamo che vanno per il 70 per cento a pagare gli stipendi del personale, per cui numerosi gestori – in particolare l'ho potuto verificare nella mia regione, il Veneto, che è la regione che ha il numero più grande di scuole dell'infanzia paritarie, circa il 68 per cento dell'offerta della scuola dell'infanzia è garantita dalle scuole dell'infanzia paritarie – hanno informato il personale che non sarà possibile pagare gli stipendi dei prossimi due mesi.
  Io vorrei ripercorrere velocemente, anche se il sottosegretario conosce bene la problematica, il fatto che non si tratta di parlare di una questione, quando si parla di scuola dell'infanzia paritaria in particolare, che ha qualche profilo ideologico; si parla della sopravvivenza dell'erogazione di un servizio, come quello appunto della scuola dell'infanzia, in un Paese come il nostro, che vede il 40 per cento dei Pag. 14bambini dai tre ai sei anni, 642 mila nell'anno scolastico 2012-2013, non scegliere, ma trovare solo questo servizio presso le scuole dell'infanzia paritarie. Sappiamo che il tema della libertà di scelta educativa delle famiglie è fondamentale. Sappiamo che è sancito da risoluzioni europee, sappiamo che c’è una legge approvata da questo Parlamento nel 2000, la n. 62, che ha stabilito che il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali, che devono erogare un servizio che è pubblico a tutti gli effetti, corrispondendo agli ordinamenti generali dell'istruzione, sia pure in modo coerente con la domanda formativa delle famiglie, e che devono svolgere un servizio pubblico accogliendo chiunque, accettandone il progetto educativo, richieda di iscriversi, compresi gli alunni e gli studenti con handicap. E anche questa questione degli studenti con disabilità sarebbe da affrontare, perché queste scuole li devono giustamente accogliere, ma non ricevono i finanziamenti che sono loro dovuti da parte dello Stato.
  Il sistema paritario non è importante sopravviva semplicemente perché – penso alla mia realtà – è costituito da scuole di comunità nate nei primi del Novecento, perché persone che in quel momento avevano un livello di povertà e anche di non grande diffusione di cultura hanno fatto un enorme investimento sulla formazione dei bambini dai tre ai sei anni, costruendo le scuole prima che arrivasse lo Stato, prima che fossero costruite dai comuni; in realtà il problema di far sopravvivere il sistema paritario è funzionale a garantire un obiettivo che è prioritario per il nostro ordinamento scolastico, cioè quello dell'espansione dell'offerta formativa e della generalizzazione della domanda di istruzione dell'infanzia lungo tutto l'arco della vita. Questo in linea con la strategia per la crescita di Europa 2020, che prevede di raggiungere la scolarizzazione del 95 per cento dei bambini fra i quattro e i sei anni. Questione fondamentale perché, se l'economia della conoscenza ha il suo asset fondamentale nel capitale umano, il capitale umano in quella fase della formazione della persona è strategico.
  Quello che invece sta accadendo è che è in atto una vera e propria dispersione scolastica. A causa della crisi economica e della riduzione dei contributi, oltre che del ritardo cronico e drammatico con cui vengono erogati, le rette vengono ritoccate e, quindi, c’è una limitazione all'accesso in condizione di parità a un servizio fondamentale.
  Questo è il punto di fondo, perché, se le scuole dell'infanzia ospitano il 40 per cento dei bambini, con punte dal 55 al 68 per cento in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, lo Stato non può permettersi di non finanziarle, di non finanziarle tempestivamente, a meno che non scelga un altro indirizzo in tema di educazione dell'infanzia; però, va, allora, detto.
  Purtroppo, nonostante tante battaglie ideologiche sul finanziamento alle scuole paritarie, che vengono confuse e limitate alle scuole private, con un concetto completamente sbagliato, noi dovremmo ogni tanto ricordare che queste scuole accolgono, tra scuole dell'infanzia, con oltre 640 mila bambini, e primarie, circa 700-750 mila bambini, e quindi accolgono il 10-12 per cento della popolazione scolastica; fetta della popolazione scolastica per la quale lo Stato oggi stanzia appena l'1 per cento del suo bilancio in materia scolastica.
  Quindi, la scuola dell'infanzia, paritaria in particolare, nulla toglie alla scuola statale, che è, ovviamente, pubblica; anzi, aiuta la scuola statale, quindi pubblica, a raggiungere un risparmio enorme, certificato dall'OCSE di recente e anche confermato dallo stesso Ministro Giannini. Sono sei miliardi i «risparmi», in un'applicazione del principio di sussidiarietà paradossale, al contrario, a rovescio, che il sistema integrato, il sistema paritario, consente allo Stato italiano; quattro miliardi solo vengono dal sistema delle scuole paritarie dell'infanzia.
  Ora, nonostante questo, oggi, nella legge di stabilità per il 2014, sono stanziati 41 milioni in meno rispetto ai 535 milioni Pag. 15erogati dal MIUR con l'ultima legge finanziaria del Governo Prodi. Non solo i fondi sono diminuiti di questa percentuale importante, ma vi è stato anche l'aggravamento dovuto alla procedura introdotta dall'articolo 2, comma 47, della legge n. 203 del 2008, che ha «spacchettato», per così dire, i fondi prima erogati direttamente dal MIUR, poi, invece, divisi fra le somme assegnate in un capitolo, il 1299, di competenza delle regioni, assegnate alle regioni e che poi, attraverso le regioni, transitano alle scuole dell'infanzia, e il capitolo 1477, che viene, invece, erogato direttamente dagli uffici scolastici regionali.
  Questo spacchettamento è stato gravissimo, ha avuto conseguenze gravissime, non solo perché ha aggravato le procedure, ma anche perché ha sottoposto la metà di questi fondi al Patto di stabilità regionale. Quindi, o le regioni tagliano da qualche altra parte oppure questi fondi non vengono erogati, mentre prima erano erogati tutti, ripeto, fino all'ultima legge finanziaria del Governo Prodi, direttamente dal MIUR.
  Le conseguenze sono drammatiche sul piano finanziario, addirittura paradossali anche per quelle che sono le decisioni del Parlamento, perché vorrei ricordare che, alla fine del 2012, con la legge di stabilità per il 2013, il Parlamento fece una battaglia, che vinse, sottraendo al vincolo del Patto di stabilità i 223 milioni di euro stanziati nel capitolo 1299. Però furono, in un primo momento, addirittura, accantonati 80 milioni di questi 223 milioni, disaccantonati solo alla fine dell'anno, per dare copertura a una disposizione del decreto-legge n. 174 del 2012, il «taglia costi» degli enti locali e regionali.
  Quindi, paradossalmente, risorse destinate a un servizio fondamentale non sono state erogate, pur stanziate dal Parlamento per quella finalità e pur fuori dal Patto di stabilità. Nell'ultima legge di stabilità per il 2014, il Parlamento, nonostante la battaglia che è stata fatta sia al Senato che alla Camera, non è riuscito ad ottenere l'uscita dal Patto di stabilità di tutti i 220 milioni allocati nel capitolo 1299 del MIUR, ma soltanto 120 milioni di questi sono fuori dal Patto: per 100 milioni le regioni devono ottemperare al pagamento a queste scuole, al versamento del contributo, dentro i limiti del loro Patto di stabilità, che è stato, naturalmente, con la stessa legge di stabilità, aggravato.
  Come dicevo prima, l'equità nell'accesso al sistema integrato comporta la necessità del sostegno economico, non per queste scuole in sé o per una questione ideologica, ma per non penalizzare alunni e personale docente. Lo comprova il fatto, appunto, della dispersione scolastica a cui stiamo drammaticamente assistendo, di cui pagheremo le conseguenze nei prossimi decenni.
  Nella seduta della Camera di approvazione della legge di stabilità, il 20 dicembre scorso, il Viceministro Fassina accoglieva un ordine del giorno sottoscritto da diversi deputati delle diverse forze di maggioranza e si impegnava, non essendo riuscito a sottrarre al Patto di stabilità 100 milioni di euro per lo stanziamento complessivo da due eventi, a reperire e stanziare nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, entro il primo quadrimestre del 2014, le risorse per la compensazione sui saldi di fabbisogno e indebitamento netto, appunto necessari per allocare la somma di 220 milioni di euro integralmente nel capitolo 1477 dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nonché ad accelerare il saldo dei contributi e a garantire l'effettivo trasferimento alle scuole paritarie di tutte le risorse allo scopo stanziate dal Parlamento. Evidentemente se oggi siamo qui con questa interpellanza è perché questo impegno del Governo non ha avuto adempimento.
  Prendiamo atto con soddisfazione, e ne diamo atto a questo Governo, che sono intervenute dichiarazioni positive e forti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, sull'applicazione della parità, applicando il costo standard, cosa assolutamente necessaria equa e urgente, nel rispetto del principio di libertà di scelta educativa cui si ispira l'Unione europea. Abbiamo anche molto Pag. 16apprezzato le parole che il sottosegretario Reggi ha pronunciato al recente congresso nazionale della Fism, che vanno esattamente nella direzione di quello che abbiamo chiesto con il nostro ordine del giorno che il Governo Letta ebbe ad accogliere nel dicembre del 2013 in quest'Aula per dare attuazione, finalmente, a un sistema misto pubblico-privato e dare stabilità, certezza di trasferimenti e risorse per garantire una programmazione costante. Abbiamo anche preso atto della concreta e positiva equiparazione, che noi stessi avevamo chiesto con un ordine del giorno nell'ottobre del 2013, delle scuole paritarie, che rispettano il costo standard, alle scuole statali, ai fini dell'esenzione dall'IMU e dalla TASI, da ultimo operata nel decreto del Ministro dell'economia delle finanze il 26 giugno scorso.
  Quindi, sono passi in avanti importanti che questo Governo ha messo in atto, però abbiamo il problema, e vado verso la conclusione, di dare attuazione davvero all'articolo 3 della Costituzione. Io faccio un esempio concreto che si aggiunge alle cose che sono già nell'interpellanza che ho appena illustrato e che sono note: io ho avuto di recente occasione di leggere una delibera approvata dalla giunta provinciale della provincia autonoma di Trento che stanzia le risorse per garantire il servizio pubblico della scuola dell'infanzia nella provincia di Trento. Ebbene, per circa 16 mila bambini, dai tre ai sei anni, vengono stanziati complessivamente 70.366.957 euro. In particolare, per i 10 mila bambini che frequentano le scuole paritarie, che loro definiscono equiparate, vengono erogate ai gestori delle scuole equiparate 57.858.452 euro. Sono circa, ho fatto una rapida divisione, 6 mila euro di contributo annuo a bambino. Bene, il costo standard annuo, nelle tabelle pubblicate nel sito del MIUR, a bambino per la scuola dell'infanzia è di circa 5.507 euro. Siamo felici che in provincia di Trento ci siano più risorse di quelle necessarie per garantire un livello standard...

  PRESIDENTE. Concluda.

  SIMONETTA RUBINATO. ... però nelle vicine province del Veneto, dove il servizio viene erogato dalle scuole paritarie per il 70 per cento, i genitori pagano rette importanti di 1.500 e più euro l'anno, perché dallo Stato arrivano 420-450 euro a bambino. Il costo standard è necessario per la formazione dei nostri bambini dai tre ai sei anni, in un periodo della loro vita che è capitale perché possano essere davvero quel capitale umano che speriamo possa avere il nostro Paese nel futuro. Ecco perché è anche questione di applicazione e attuazione vera dell'articolo 3 della Costituzione. Concludo davvero, la Corte costituzionale nella sentenza n. 50 del 2008 lo ha ricordato allo Stato e alle regioni: le prestazioni erogate dalle scuole paritarie «ineriscono a diritti fondamentali dei destinatari» il che impone allo Stato di garantire «continuità nell'erogazione delle risorse finanziarie».

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Roberto Reggi, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTO REGGI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, desidero sottolineare preliminarmente che condivido sia tutte le considerazioni fatte dall'onorevole Rubinato e le richieste avanzate dagli onorevoli interpellanti, che fanno riferimento all'ordine del giorno Rubinato n. 9/1865-A/114 del 20 dicembre 2013, sia le motivazioni che ne sono alla base.
  L'articolo 1, comma 260, della legge di stabilità 2014 dispone che la spesa di 220 milioni di euro, finalizzata ad integrare i citati contributi per il sostegno alle scuole paritarie ed iscritta nel capitolo 1299, sia esclusa dal Patto di stabilità interno delle regioni per un importo di 100 milioni di euro per il medesimo anno 2014, trovando copertura mediante corrispondente riduzione del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all'attualizzazione dei contributi pluriennali.
  Intanto, in data 29 maggio 2014 è stato, purtroppo, sancito un accordo in Conferenza Pag. 17Stato-regioni, in attuazione dell'articolo 46 del decreto-legge n. 66 del 2014, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. A seguito di tale accordo le regioni hanno rinunciato alle esclusioni dai vincoli del Patto delle spese, tra le altre, per le scuole paritarie.
  Al riguardo, è stata presentata una proposta emendativa al cosiddetto decreto Madia, in corso di conversione alla Camera, volta ad imporre alle regioni la certificazione delle spese nel rispetto dei vincoli del Patto di stabilità interno al fine di garantire, tra l'altro, l'effettiva attuazione di interventi in materia di scuole paritarie e sulla quale il MIUR ha esplicitato parere negativo proprio nell'ottica dell'interpellanza.
  Ed invero, la sottrazione della competenza all'erogazione dei finanziamenti da parte delle articolazioni territoriali di questo Ministero, determinerebbe diversi effetti negativi, tra i quali: una possibile differenziazione dei criteri di riparto da regione a regione, venendo a mancare il coordinamento nazionale del MIUR che verifica, tra l'altro, il corretto utilizzo dei fondi; una possibile differenziazione nell'erogazione dei fondi, in quanto l'inserimento delle predette spese tra quelle che incidono sul Patto di stabilità interno comporterà che l'erogazione sarà gioco-forza legata alla situazione di cassa delle singole regioni; un aggravio del procedimento di erogazione del finanziamento, in quanto i dati delle scuole paritarie sono gestiti dal MIUR per il tramite delle proprie articolazioni territoriali. Senza contare che, se tali risorse rientreranno nel Patto di stabilità, le stesse potrebbero essere oggetto di tagli da parte delle regioni stesse.
  Tra l'altro, oltre alle risorse per le scuole paritarie, l'intesa fa rientrare nel Patto di stabilità – e quindi tra le risorse aggredibili – anche quelle per il diritto allo studio universitario e le risorse per i libri di testo, tutte essenziali per il sistema formativo.
  In sintesi, l'impegno del MIUR è quello di fare di tutto per rivedere l'intesa del 29 maggio e vincolare le risorse alle loro primarie finalità, venendo così incontro anche alle richieste dell'onorevole interpellante.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rubinato ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, di quanto ha riferito il sottosegretario sono senz'altro soddisfatta. Sono, invece, stupefatta che in Conferenza Stato-regioni si sia raggiunta tale intesa, che è assolutamente contraria anche agli indirizzi che ha condiviso questo Parlamento. Quindi, probabilmente, di questa Conferenza Stato-regioni non è stata data abbastanza pubblicità.
  Ho saputo anch'io di quest'emendamento, che sarebbe stato presentato al decreto Madia, che è in questo momento in esame e in corso di discussione alla I Commissione. Mi viene riferito, però, che sino ad oggi quell'emendamento non è stato discusso e non è stato presentato formalmente. Quindi mi auguro sarà così, quando vedremo il testo che entrerà in Aula la prossima settimana.
  Credo davvero che su questo il Ministero, che il sottosegretario rappresenta, debba avere il massimo sostegno – e ce l'ha – da parte delle forze che sono in questo Parlamento per conseguire esattamente l'obiettivo di ottenere l'adempimento di quell'ordine del giorno che è stato assunto dal Governo precedente all'attuale in quest'Aula. Mi auguro davvero che si possa lavorare di concerto per salvare un patrimonio e garantire l'attuazione dell'articolo 3 della Costituzione per tutti i bambini dai tre ai sei anni di questo Paese, in qualsiasi territorio si trovino. Mi auguro che non dipenda dal fatto di trovarsi in una regione a statuto speciale o a statuto ordinario avere l'opportunità di una formazione che è essenziale per la possibilità di una persona di raggiungere nella vita gli obiettivi che può raggiungere grazie al suo talento ed alle sue capacità.

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(Chiarimenti in ordine ad un accordo tra Stato e Regione siciliana avente ad oggetto il rispetto del Patto di stabilità e il ritiro di ricorsi contro lo Stato in materia di finanza pubblica – n. 2-00616)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Alia n. 2-00616, concernente chiarimenti in ordine ad un accordo tra Stato e Regione siciliana avente ad oggetto il rispetto del patto di stabilità e il ritiro di ricorsi contro lo Stato in materia di finanza pubblica (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Schirò se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, intendo illustrarla. È stato siglato dallo Stato un accordo tra il governatore della regione Sicilia, Crocetta, e il Ministro Padoan, che avrebbe sbloccato 500 milioni di euro a favore della Regione siciliana, attraverso l'allentamento del Patto di stabilità.
  Nell'accordo verrebbe disposto che «la regione si impegna a ritirare entro il 30 giugno 2014 tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni, relativi alle impugnative di leggi o di atti conseguenziali in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente accordo» – sto citando dal testo – «o, comunque, a rinunciare per gli anni 2014-2017 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziarie che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento».
  In sintesi, per poter incassare subito circa 500 milioni di euro, fondamentali per mettere in sicurezza i conti soprattutto dopo la parifica e i paletti messi dalla Corte dei conti, il governatore della Regione siciliana avrebbe rinunciato a contenziosi che presentano importi di valore molto più alto: si parla addirittura di 5 miliardi di euro.
  Si ricorda che tra i contenziosi pendenti vi sono quello riguardante l'articolo 37 dello statuto, che stabilisce la competenza in capo alla Regione siciliana della quota di imposta relativa alle imprese industriali che producono sull'isola, e questo fondo ammonterebbe addirittura a 4 miliardi di euro.
  Quindi, risulterebbe che tale accordo sia stato firmato non solo senza un'autorizzazione preventiva della giunta regionale, ma anche della dovuta informativa al Parlamento regionale, in violazione sia dello statuto che del regolamento, regionali ovviamente.
  Tale accordo interferirebbe sulla trattativa sull'autonomia finanziaria nel contesto del federalismo fiscale, avviata già nel giugno del 2012, che così, ad avviso di noi interpellanti, viene svuotata di significato in spregio alle prerogative statutarie della regione.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Roberto Reggi, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTO REGGI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente in esame, l'onorevole D'Alia ed altri pongono quesiti in ordine all'accordo sottoscritto in data 9 giugno 2014 in materia di finanza pubblica tra il Ministero dell'economia e delle finanze e la Regione siciliana.
  Al riguardo, si fa presente che il citato accordo prevede, in sintesi, i seguenti punti: la definizione dell'obiettivo programmatico per l'anno 2013 e la certificazione del rispetto del Patto di stabilità interno per il medesimo anno da parte della Regione siciliana; la determinazione dell'obiettivo programmatico per gli anni dal 2014 al 2017, con riferimento al complesso delle spese finali espresse in termini di competenza eurocompatibile desumibile dal consuntivo 2012; il concorso della Regione siciliana alla finanza pubblica in termini di indebitamento netto, pari a 400 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2014 al 2017, ulteriore rispetto a quello previsto dalla legislazione vigente, mediante una riduzione del limite di spesa Pag. 19rilevante ai fini del Patto di stabilità interno; la possibilità per lo Stato di porre a carico della regione ulteriori manovre per fare fronte ad eventuali esigenze di finanza pubblica per gli anni dal 2015 al 2017; la riduzione del contributo previsto dalla legislazione vigente in termini di saldo netto da finanziare a carico della Regione siciliana per un importo pari alle entrate riservate all'Erario dal decreto-legge n. 138 del 2011 e dal decreto-legge n. 201 del 2011 da restituire alla regione medesima in applicazione della sentenza della Corte costituzionale n. 241 del 2012; l'impegno della regione a conseguire nell'anno 2014 un livello di spese correnti, al netto delle spese per la sanità, non superiore all'importo annuale minimo dei corrispondenti impegni effettuati nell'ultimo triennio; l'impegno a ritirare, entro il 30 giugno 2014, tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relative ad impugnative di leggi o atti consequenziali in materia di finanza pubblica, o comunque, a rinunciare agli effetti finanziari dal 2014 al 2017; l'impegno della regione a recepire l'applicazione, entro il 1o gennaio 2015, delle disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio.
  Per quanto riguarda il riferimento contenuto nell'interpellanza, secondo il quale tra le impugnative pendenti alle quali la regione rinuncerebbe vi sarebbe quella riguardante l'articolo 37 dello Statuto e quella in corso sul Fondo di sviluppo economico, si precisa che il citato articolo 37 dello Statuto ha già avuto attuazione con l'articolo 11 del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, convertito dalla legge n. 64 del 2013, e con il relativo decreto dirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze del 19 dicembre 2013.
  Infine, non si ritiene condivisibile il riferimento riportato nell'ultimo punto dell'interpellanza secondo il quale tale accordo interferirebbe sulla trattativa sull'autonomia finanziaria nel contesto del federalismo fiscale, avviata nel giugno 2012.

  PRESIDENTE. L'onorevole Schirò ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza D'Alia n. 2-00616, di cui è cofirmataria.

  GEA SCHIRÒ. Signor Presidente, signor sottosegretario, parzialmente. Innanzitutto è la prima volta che vengono elencati tutti i punti dell'accordo; quindi è stato importante ed è il motivo che ci ha spinti a presentare l'interpellanza, ossia quello di sapere da parte del Governo, quindi dall'interlocutore del governatore, quali fossero i termini dell'accordo, perché, come lei può immaginare in un normale rapporto istituzionale, nulla è stato come si sarebbe dovuto fare, nulla è stato riferito, non c’è stato nessun accordo istituzionale in sede di Assemblea regionale siciliana, né in giunta né in Assemblea, e al momento non è stata fatta nessuna comunicazione in Assemblea. Questa cosa ci preoccupava molto, visti gli effetti finanziari, tenuto conto di ciò rispetto ai crediti attivi a cui si rinuncia. Oltre all'articolo 37, ci sono diverse impugnative che, in situazioni analoghe in altre regioni, a sentenza di Corte, sono state vinte. Finora non ci sono esempi di situazioni analoghe, quindi si è deciso di rinunciare senza un accordo politico a degli introiti di là da venire.
  Dall'altro lato, questo accordo, che, come può immaginare, è stato contestato (nascerà sicuramente da esigenze immediate della regione e sono frutto di estrema buona fede), un'intesa, definita dal presidente Crocetta, dal governatore, ha un alto valore politico, perché segna un nuovo inizio di leale collaborazione tra il governo regionale e quello nazionale, che ha fatto dell'intesa con la Sicilia un modello da condividere anche con le altre regioni, tenuto conto che la leale collaborazione è o dovrebbe essere il minimo sindacale dei rapporti tra gli organi dello Stato: quindi, questo non mi stupisce, mi stupisce che venga posto nella spiegazione ad altri partner politici della stessa Assemblea.
  Dall'altro lato, capisco la posizione del MEF, che – ovviamente, è una contrattazione – ha cercato di dilazionare e ridurre le quote da conferire.
  La cosa che noi lamentiamo è l'esigenza di programmare, l'esigenza della programmazione Pag. 202014-2017, ed è molto vincolato questo accordo, perché, ad esempio con le ultime notizie sul dimezzamento del cofinanziamento, per le regioni dell'obiettivo convergenza, se questa cosa verrà determinata come sembra e in questi termini, la programmazione prevista al momento dell'accordo è già non più valida ed insufficiente in questo momento.
  Pertanto questo è un problema che afferisce ai rapporti politici del «governatore» con la sua assemblea, però questa è stata la spinta a fare questa interpellanza.

(Chiarimenti in ordine alle procedure per il collocamento in borsa delle azioni Fincantieri – n. 2-00638)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Elvira Savino n. 2-00638, concernente chiarimenti in ordine alle procedure per il collocamento in borsa delle azioni Fincantieri (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Elvira Savino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, la illustro.
  Signor sottosegretario, la società italiana Fincantieri è uno dei più importanti complessi cantieristici navali d'Europa e del mondo, attiva nella progettazione e costruzione di navi mercantili e militari controllata da Fintecna, società finanziaria italiana, a sua volta controllata dal Ministero interpellato, attraverso la Cassa depositi e prestiti.
  Lo stesso 13 giugno, secondo quanto risulta dal prospetto informativo approvato della Consob, che ha indicato il valore dell'offerta delle azioni Fincantieri finalizzate alla quotazione in borsa, che prevedeva la vendita di 704 milioni di azioni ad un prezzo compreso tra 0,78 e 1 euro, è stato stabilito che, dei medesimi titoli azionari, 104 milioni dovevano essere venduti dall'azionista Fintecna, mentre i restanti 600 milioni, a titolo di aumento di capitale, ovvero risorse che gli investitori avrebbero versato nelle casse della società per rafforzare il patrimonio e la capacità di investimento.
  Dei 704 milioni di titoli messi sul mercato, le condizioni inizialmente stabilite prevedevano, in particolare, che 141 milioni avrebbero dovuto essere destinati al pubblico dei risparmiatori (ovvero retail), mentre 563 milioni sarebbero invece dovuti essere offerti agli investitori istituzionali, ovvero istituti bancari di grande rilevanza, società di gestione di fondi d'investimento, società assicurative e holding finanziarie.
  Segnaliamo che all'interno del prospetto informativo di Fincantieri, che solitamente non viene approfondito in maniera dettagliata dai risparmiatori, era riportata anche l'eventualità di rendere effettiva la clausola del clawback, ovvero la condizione contrattuale che prevede la possibilità di chiedere la restituzione di tutto o in parte dei compensi erogati, sulla base di risultati che si sono rivelati non duraturi o effettivi per effetto di condotte dolose o gravemente colpose.
  Si tratta sostanzialmente di meccanismi contrattuali pressoché sconosciuti in Italia, che prevedono la possibile restituzione, anche parziale, di compensi già corrisposti dalle aziende al proprio management come parte variabile della compensation.
  Il 16 giugno scorso, una serie di istituti bancari incaricati di collocare i titoli azionari, fra i quali Intesa Sanpaolo e Unicredit, che sono risultati essere fra i principali collocatori, hanno iniziato a piazzare i titoli Fincantieri, nell'ambito dell'operazione di quotazione della società a Piazza Affari.
  Nel corso della chiusura dell'offerta pubblica, avvenuta lo scorso 27 giugno, è emerso che dei 563 milioni di euro che dovevano essere rivolti al collocamento istituzionale, come peraltro riportato nel prospetto informativo, in realtà sono stati acquistati dagli investitori soltanto una dozzina di milioni. In termini più espliciti, l'esito finale della collocazione dei titoli di Fincantieri da parte degli istituti bancari delegati all'operazione, ha rilevato come i medesimi soggetti creditizi hanno nella Pag. 21sostanza venduto la cinquantesima parte di quanto la Cassa depositi e prestiti ha affidato loro per il collocamento dei titoli azionari e, al contempo, gli investitori istituzionali italiani hanno comprato solo circa 30 milioni di azioni, ovvero un ventesimo della quota offerta.
  La sottoscrizione e la vendita delle azioni, in considerazione di quanto suesposto, si è pertanto rivelata estremamente deludente, sia per la coincidenza con le altre operazioni di collocazione sul mercato e aumento di capitale, che, in particolare, per le modalità con cui l'operazione di offerta titoli è stata condotta, che a nostro giudizio si è rivelata confusa e dannosa per i risparmiatori italiani.
  Evidenziamo, altresì, come nonostante gli ingenti investimenti finanziari di propaganda pubblicitaria sui principali quotidiani e sulle maggiori reti di comunicazione televisiva (voglio ricordare la campagna mediatica che è culminata con la prua appesa a piazza affari, che è costata circa 600 mila euro per otto ore, secondo quanto riportano alcuni quotidiani), l'impianto tecnico-organizzativo predisposto dall’advisor finanziario Rothschild, riferito alle condizioni predisposte per la quotazione a Piazza Affari, sia stato nel complesso negativo e insoddisfacente.
  A nostro giudizio, le procedure per il collocamento in borsa delle azioni Fincantieri non hanno salvaguardato in maniera adeguata i piccoli risparmiatori, orientandosi invece in favore dei più rassicuranti investitori istituzionali, i quali, in realtà, si sono dimostrati, in seguito, tutt'altro che confortanti e affidabili, come dimostrato dalla diffidenza riferita a conclusione dell'operazione finanziaria. La società Fincantieri, a seguito dell'insuccesso riscosso sul mercato, ha, infatti, tagliato di un terzo l'offerta delle azioni prevista con l'IPO nel tentativo di rimediare allo scarso appeal che le azioni hanno avuto sugli investitori istituzionali, cancellando l'offerta di azioni messe sul mercato attraverso Cassa depositi e prestiti e rivedendo pertanto al ribasso la quotazione della società dei cantieri navali, con il collocamento dei titoli passato da 704 a 450 milioni di azioni, con un prezzo fissato al minimo della forchetta, a 0,78 centesimi di euro.
  Quanto esposto ha, di fatto, determinato un ribaltamento delle proporzioni della quota riservata al retail che è passata dal 20 per cento iniziale all'89 per cento, spostando, al contempo, il collocamento dai più rassicuranti risparmiatori istituzionali ai risparmiatori privati, con un esito ancora poco chiaro e comunque non particolarmente incoraggiante. Un simile cambiamento, a nostro giudizio, si interpreta soltanto in considerazione del sostanziale fallimento del collocamento di azioni di Fincantieri presso gli investitori istituzionali. Questa vicenda, a nostro giudizio, alimenta la convinzione di come i mercati finanziari siano tuttora estremamente diffidenti nei confronti delle privatizzazioni italiane.
  La prima fase del collocamento in borsa di Fincantieri, a nostro parere, ribadisce la necessità di maggiori e necessari approfondimenti preliminari da parte dei soggetti che sono istituzionalmente preposti nelle procedure di collocazione dei titoli azionari in Borsa delle più importanti aziende dello Stato. Segnaliamo, inoltre, che le recenti dichiarazioni alla Camera dei deputati da parte del Ministro Padoan dello scorso 17 luglio 2014 secondo cui il Governo si è impegnato a mettere in atto un prossimo piano di privatizzazioni, dal quale sono attesi proventi annui per lo 0,7 per cento del PIL nel periodo 2014-2017, stridono con la realtà di quanto si è verificato con l'operazione che abbiamo esposto. Le stime previste dal Governo sui maggiori introiti derivanti dalla privatizzazione della società Fincantieri, attraverso la vendita delle azioni sul mercato azionario che, come abbiamo detto, si sono rivelate decisamente inferiori, unitamente ad alcuni aspetti scarsamente trasparenti, confermano, a nostro giudizio, un quadro complessivamente preoccupante, sia in ordine alle procedure di privatizzazione, che nell'ambito dell'evoluzione dei nostri conti pubblici.
  Quindi chiediamo quali orientamenti intenda esprimere il sottosegretario con riferimento a quanto esposto in premessa; Pag. 22se il Ministro interpellato, attraverso i suoi rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Fincantieri, si sia informato di quanto accaduto in ordine ai deludenti risultati connessi alla quotazione dei titoli azionari sul mercato finanziario italiano; se siano state quantificate le spese di comunicazione intraprese da Fincantieri nell'occasione della quotazione e se siano state poste in essere tutte le verifiche sulla congruità degli investimenti fatti, anche in ragione dei ritorni economici evidentemente poco favorevoli; se, inoltre, a suo giudizio siano state utilizzate tutte le procedure più trasparenti per la selezione delle banche collocatrici, degli advisor legali, finanziari, fiscali e di comunicazione e, in senso generale, se siano state avviate azioni di internal audit per verificare se ancora una volta a trarre i benefici di questa tanto acclamata quanto presunta privatizzazione siano stati i risparmiatori o piuttosto i maggiori istituti di credito, gli intermediari finanziari oppure le società di editoria strettamente legate a quegli ambienti economico-finanziari che si sono mostrati più amichevoli nei confronti del Governo; e quali iniziative effettive il Ministro intenda porre in essere, per quanto di sua competenza, per consentire la massima trasparenza dei costi sostenuti da Fincantieri all'atto della collocazione sul mercato finanziario, nonché quali misura intenda, infine, attuare nei confronti del vertice di detta società nel caso fossero accertate irregolarità nell'ambito delle procedure previste dalla collocazione dei titoli azionari sul mercato borsistico italiano.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione l'università e la ricerca Roberto Reggi, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTO REGGI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevole Savino, occorre premettere che dal novembre 2012 Fincantieri è controllata da Cassa depositi e prestiti per il tramite di Fintecna Spa. Nei processi di valorizzazione del patrimonio pubblico, Cassa depositi e prestiti svolge una funzione centrale, in quanto interviene con i propri investimenti per sostenere l'economia del Paese e trasformare le primarie aziende nazionali in società leader a livello mondiale.
  Con riferimento al caso in questione, Cassa depositi e prestiti ha comunicato che attraverso la quotazione in borsa di Fincantieri, avviata in data 3 luglio 2014, ha scelto di privilegiare la componente relativa all'aumento di capitale, per sostenere il rafforzamento patrimoniale dell'azienda che sta effettuando importanti investimenti, che negli ultimi due anni ha visto crescere in maniera significativa il proprio portafoglio ordini e che deve confrontarsi con un contesto competitivo globale.
  Per quanto riguarda le spese connesse al processo di quotazione della società, Cassa depositi ha precisato che le stesse sono esplicitate nel prospetto informativo e risultano in linea con le spese sostenute da altre società italiane in operazioni similari. Tali spese comprendono anche le spese di comunicazione, che consentono maggiore adesione del pubblico all'offerta.
  In merito alle commissioni riconosciute al consorzio di collocamento, anch'esse sono riportate nel prospetto informativo come ammontare massimo, e anche in tal caso risultano in linea, se non inferiori, rispetto ad operazioni di dimensioni similari precedenti.
  Per quanto riguarda, infine, la scelta delle banche facenti parte del consorzio di collocamento, le stesse sono state selezionate tramite un processo trasparente e competitivo, al quale sono state invitate le principali istituzioni finanziarie operanti in Italia, sia nazionali che estere, ricevendo nel mese di gennaio 2014 diciannove offerte. Analoghi processi sono stati attuati per la selezione degli altri consulenti coinvolti a supporto dell'operazione.
  Sulla questione la Commissione nazionale per le società e la borsa ha comunicato che in data 12 giugno 2014 è stato approvato un prospetto avente ad oggetto l'offerta globale di vendita e sottoscrizione di azioni ordinarie dell'emittente, incluse in un'offerta rivolta al pubblico indistinto in Italia, di cui una tranche di azioni Pag. 23riservate ai dipendenti Fincantieri residenti in Italia e un collocamento istituzionale rivolto agli investitori qualificati in Italia e agli investitori istituzionali all'estero. L'offerta globale, pari a massime 703.980.000 azioni era composta: dall'offerta pubblica, pari un minimo di 140.780.000, di cui massime 31.180.000 riservate ai dipendenti di Fincantieri residenti in Italia, corrispondenti al 20 per cento dell'offerta globale; da un collocamento istituzionale pari 563.200.000 azioni, corrispondenti circa all'80 per cento dell'offerta globale. In particolare, massime 103.980.000 azioni erano state poste in vendita da Fintecna e numero 600 milioni di azioni sarebbero derivate da un aumento di capitale dell'emittente. Era inoltre prevista la concessione dell'opzione di sovracollocazione per massime 105.597.000 azioni ai fini di un eventuale over allotment nell'ambito del collocamento istituzionale.
  A conclusione dell'offerta globale, alla luce delle adesioni pervenute, sia nell'ambito dell'offerta pubblica sia del collocamento istituzionale, gli offerenti hanno esercitato la clausola del clawback, assegnando 500 milioni di azioni, di cui 400.738.000 nell'ambito dell'offerta pubblica e 99.262.000 nell'ambito del collocamento istituzionale, che includono 50 milioni di azioni derivanti dall'esercizio dell'opzione di sovrallocazione. Gli offerenti hanno anche deciso di avvalersi della facoltà, descritta nel prospetto, di ridurre la quantità di titoli offerti e pertanto l'azionista e venditore ha rinunciato alla vendita delle proprie azioni. L'emittente ha ridotto il quantitativo di azioni di nuova emissione a 450 milioni di titoli. Con riferimento ai costi dell'offerta, come previsto dall'allegato 3 del Regolamento comunitario n. 809 del 2004, che disciplina le informazioni da rendere nella nota informativa sugli strumenti finanziari, ha indicato una stima delle spese totali legate alle emissione/offerta.
  Infine il titolo Fincantieri nel periodo compreso tra il 3 luglio 2014, prima seduta di negoziazione delle azioni sul mercato telematico nazionale organizzata e gestita da Borsa italiana, e il 22 luglio 2014, è passato da euro 0,78, prezzo al quale le azioni sono state collocate, a euro 0,7355, con una performance del meno 5,7 per cento. Nello stesso periodo l'indice principale ha perso il 4,62 per cento. Nel periodo analizzato l'andamento dei titoli Fincantieri è stato sostanzialmente in linea con quello dell'indice principale. La preliminare analisi effettuata sulla concentrazione degli operatori aderenti all'MTA non ha evidenziato posizioni significative, ad eccezione di una presumibile attività di stabilizzazione, che peraltro costituisce una prassi abituale nelle prime sedute successive al collocamento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Elvira Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, come prevedevo lei non mi ha detto nulla, ossia mi ha detto un po’ quello che le avevo detto io, quindi, mi ritengo assolutamente insoddisfatta.
  Vorrei chiarire che questa vicenda di Fincantieri che denunciamo ha soltanto, fondamentalmente, l'obiettivo di portare all'attenzione del Parlamento e del Paese tutto il bluff di una retorica che la sinistra intende riferire sul tema delle privatizzazioni e che ha, poi, l'obiettivo, sostanzialmente, di impoverire il nostro Paese. Si può anche andare un po’ indietro, mi riferisco alla privatizzazione di Telecom negli anni 1992, 1994, uno scempio che sappiamo come è andato e sul quale la magistratura non ha mai fatto la chiarezza necessaria. Adesso ci risiamo, dal Governo Monti, con il nuovo furore di Renzi, passando per Letta, è tornata questa voglia di privatizzare di una sinistra che, a nostro parere, si muove a proprio agio tra banche di affari e speculatori vari.
  Quando in quest'Aula sottosegretario, si è insediato il Governo Renzi era lecito chiedersi che fine avesse fatto il piano di privatizzazioni di Letta, che era un piano timido nei numeri, ma comunque non necessariamente poco ambizioso. L'intento Pag. 24era quello di far entrare tra i 10 e i 12 miliardi di euro nelle casse dello Stato, di cui una metà era teoricamente destinata all'abbattimento dello stock del nostro debito e l'altra metà a rimpinguare la Cassa depositi e prestiti. Tale intento è stato confermato dal Governo Renzi con questa ipotesi di privatizzazioni che avrebbero riguardato lo 0,7 per cento del PIL, cioè 11 miliardi di euro; ovviamente non bisogna essere grandi economisti per capire che parliamo di cifre risibili se confrontate rispetto alle dimensioni del nostro debito pubblico e rispetto agli impegni che abbiamo assunto con il fiscal compact. Noi riteniamo invece, signor sottosegretario, che la verità è che noi abbiamo ben poco da vendere e quel poco che vendiamo non è necessariamente considerato appealing da parte degli investitori istituzionali.
  Ritengo che sia in questo quadro che va iscritto il flop dell'offerta di Fincantieri che abbiamo denunciato nell'interpellanza e rispetto al quale il MEF, ovviamente, non sa offrire risposte soddisfacenti. Riteniamo, anche, che il Governo non potrà continuare a nascondere (non so come), per esempio, tutte le incertezze relative alla prossima privatizzazione che vi accingete a proporre, cioè quella di Poste italiane. Vorrei ricordarle che a raffreddare i facili entusiasmi di questa operazione ci ha pensato lo stesso amministratore delegato di ultima nomina, Francesco Caio, che ha detto che i tempi evidentemente sono troppo ristretti. È una privatizzazione che riguarderebbe il 40 per cento di Poste italiane, che resterebbe comunque, evidentemente, sotto il controllo dello Stato, garantendo circa quattro o cinque miliardi di euro, quindi una ennesima goccia nel mare del nostro debito pubblico.
  Inoltre, ci domandiamo come sarebbe possibile, a fronte di questa privatizzazione, evitare una sforbiciata ai dipendenti che attualmente sono 145 mila, se volessimo, per esempio, seguire l'esempio di quello che è avvenuto in gran Bretagna, nel Regno Unito con Royal Mail che a seguito di una fruttuosa privatizzazione, recentemente ha sforbiciato di circa millecinquecento unità i dipendenti, su 150 mila.
  Quindi, quello che noi in realtà le domandiamo è se l'obiettivo politico di Renzi coincida con quelli che sono gli obiettivi di mercato, e noi riteniamo che i cittadini questo dovrebbero saperlo. Credo che il Ministro Padoan possa minimizzare quanto è stato affermato dall'amministratore delegato di Poste circa il rinvio di questa privatizzazione, ma non si può negare un errore strategico nell'impostazione di queste privatizzazioni, perché evidentemente è un esercizio oltre che inutile, anche dannoso.
  Quindi, riteniamo che quello di Fincantieri rappresenti un paradigma, è l'esempio classico di tutto quello che non si dovrebbe fare, ma che Renzi, invece, fa, mettendoci la faccia e, insieme a lui, guarda caso, lo fa il Ministro genovese Pinotti, rispetto a Fincantieri. Se andiamo a considerare scelte scellerate come Mare Nostrum o la legge navale capiamo che si è tentato di gonfiare artificialmente il portafoglio di una società che in realtà non versa nelle condizioni rosee e floride che ci hanno voluto far credere, ma che è stata sostenuta da un Governo di sinistra per una sola ragione, per il suo collocamento in un'area a monopolio rosso che il giovane Presidente del Consiglio, evidentemente, non ha voluto rottamare. Tra l'altro, non ha voluto rottamare neanche il vertice – visto che Renzi ci ha insegnato questa foga rottamatrice – di quella società, il cui amministratore delegato non è che sia un giovanotto della Leopolda, ma affonda la sua storia e le sue radici nella prima Repubblica, in quell'esperienza, che non è stata esaltante, delle partecipazioni statali. Ovviamente il tema non è la persona, ma è come un'impresa pubblica viene gestita in un momento come questo che riguarda un'operazione così importante.
  Noi abbiamo visto come Fincantieri ha ridotto la sua quota di vendita da 600 a 350 milioni di controvalore. Questo sarebbe dovuto essere il progetto pilota delle nuove privatizzazioni, ma evidentemente qualcosa è andato storto e noi vorremmo capire cosa c’è dietro. Capiamo anche che la sinistra al Governo gode di una certa Pag. 25immunità ma ovviamente i mercati finanziari sono refrattari a queste cose e non si lasciano ingannare e quindi sappiamo come è andata.
  Inoltre, vorrei approfittare della sua presenza, signor sottosegretario, per ricordare una cosa che può apparire ovvia ma che non lo è. Aziende come Fincantieri non sono di proprietà dei manager che vengono nominati dalla politica, sono a partecipazione pubblica, che è una formula bella che si è voluta far passare di moda ma che chiarisce, semanticamente, che si tratta di un patrimonio che è di tutti i cittadini, che hanno ovviamente il diritto di essere informati e di essere tutelati perché si tratta di impresa a capitale pubblico, ed in questo senso la responsabilità ricade tutta sul Ministero dell'economia e delle finanze. Non vorremmo che per esempio, Renzi ci venisse a dire che la responsabilità è dei tecnici del Ministero. È una responsabilità tutta politica della quale il Ministero dell'economia e delle finanze si deve fare carico e il tema delle privatizzazioni vorremmo che, anziché essere oggetto di propaganda, fosse discusso con un approfondimento serio in Parlamento, perché andrebbe verificata sempre la necessità di cedere interamente il nostro patrimonio e soprattutto quali sono le condizioni migliori per farlo, perché guardi noi abbiamo ancora poco da vendere e invece molto da far crescere, da tutelare, da sostenere.
  Vorrei ricordare, inoltre, che mentre siamo qui in questa Aula, il Ministro Padoan si trova in Cina, oggi fra Hong Kong e Pechino, dove sta terminando una visita che ha una rilevanza non banale. Questo viaggio, infatti, va a suggellare un percorso, che forse non è stato troppo chiaro, di privatizzazione di CDP Reti, che è una società che era nata per proteggere le nostre società strategiche – tipo Terna e Snam – proprio da casi di privatizzazione come quello che invece si sta tentando di perseguire.
  La privatizzazione parziale di CDP Reti tocca un nodo cruciale per lo sviluppo delle economie del terzo millennio, che è quello, appunto, dell'approvvigionamento energetico ed è un tema, questo, che non può essere liquidato senza tenere conto di tutti i rischi che sono connessi a cessioni in mani straniere di assett così delicati soprattutto in una economia globalizzata, come la nostra, dove evidentemente non esistono alleati ma solo interessi momentanei e convergenti.
  E se questo è valido in generale, per tutti i partner, vale ancora di più per la Cina. CDP Reti, infatti, non è stata offerta ad un fondo sovrano della Cina ma ad una società operativa, strategica che ha nel suo piano industriale quello di conquistare le reti europee. Noi sappiamo che la Cina non è un Paese democratico, da sempre riferimento del comunismo internazionale, e dove ha trovato il suo cavallo di Troia per entrare in Europa ? Nell'Italia.
  Adesso io non voglio lanciare un allarmismo che può sembrare una fantasia o un'invettiva ma è un allarme che ha lanciato la nostra intelligence. Il Sistema di sicurezza nazionale su questa operazione è stato molto esplicito, non solo – come ipotizzo – nelle relazioni che ha inviato riservatamente alle autorità politiche, ma anche nella relazione pubblica che è stata consegnata a questo Parlamento. Quindi io credo che sia abbastanza per svegliarsi dal torpore.
  Io ritengo che queste privatizzazioni, signor sottosegretario, o sono un flop come è stato evidente nel caso di Fincantieri, o possono essere un danno o una seria minaccia all'interesse nostro e dei nostri alleati. Io credo che il Presidente del Consiglio dovrebbe forse smetterla di sbandierare ottimi slogan e probabilmente riservare maggiore attenzione ai dossier.
  Quindi rinnovo – e mi avvio alla conclusione – l'invito a rivedere il caso di Fincantieri per definire il quadro delle responsabilità che hanno determinato questo flop a fronte dello sperpero di ingenti risorse che appartengono sicuramente all'impresa, ma in ultimo a tutti i contribuenti. Allo stesso modo vogliamo denunciare, come mi sono accinta a fare appunto, una politica di privatizzazioni che è infruttuosa quanto non controproducente per l'interesse nazionale. Noi riteniamo Pag. 26che l'autoritarismo più pericoloso non sia quello al quale stiamo assistendo nel tentativo goffo di modificare la Costituzione, ma consista invece in una strisciante forma di dirigismo economico che considera le imprese pubbliche come pezzi di un risiko di potere personale, e tutto questo, anche alla luce della crisi che stiamo vivendo, ci appare davvero insopportabile.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 28 luglio 2014, alle 11:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (C. 2486).

  2. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   BOLOGNESI ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e inquinamento processuale (C. 559-A).
  — Relatore: Verini.

  3. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Ottobre, Giachetti, Fabrizio Di Stefano, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti.

  La seduta termina alle 11,20.