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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 10 settembre 2014

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 10 settembre 2014.

  Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Balduzzi, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Borletti dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bressa, Brunetta, Capezzone, Carinelli, Casero, Castiglione, Catania, Cicchitto, Cimmino, Cirielli, Costa, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Di Salvo, Manlio Di Stefano, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Giachetti, Giacomelli, Giammanco, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Legnini, Leone, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Mannino, Merlo, Meta, Mogherini, Nicoletti, Orlando, Pes, Petitti, Pisicchio, Pistelli, Prodani, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Valeria Valente, Velo, Vignali, Vito, Zanetti.

Adesione di un deputato a proposte di legge.

  Le seguenti proposte di legge sono state successivamente sottoscritte dal deputato Romanini:
   REALACCI ed altri: «Norme per la valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta a chilometro zero e di qualità, nonché modifiche all'articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228» (77);
   DALLAI ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione e la salvaguardia della “Via Francigena”» (294);
   CENNI e FIORIO: «Istituzione della Giornata nazionale dedicata alla cultura del mondo contadino e della Rete italiana della memoria della civiltà contadina» (299);
   FIORIO e CENNI: «Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare con metodo biologico» (302);
   CENNI ed altri: «Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare» (348);
   MONGIELLO ed altri: «Disposizioni per il ripristino, il recupero, la manutenzione e la salvaguardia degli agrumeti caratteristici del territorio insulare e delle fasce costiere» (440);
   OLIVERIO e IACONO: «Disposizioni per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici» (741);
   CENNI ed altri: «Disposizioni per il contenimento dei danni causati dai cinghiali alle produzioni agricole» (963);
   VERINI: «Disposizioni per il recupero, la riproduzione e la conservazione dell'agrobiodiversità e degli antichi sistemi di coltivazione, delle tradizioni locali e del paesaggio rurale e storico» (1162);
   CARRA ed altri: «Modifica all'articolo 18 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, concernente l'inserimento della nutria nell'elenco delle specie cacciabili» (1773);
   MAESTRI ed altri: «Modifiche alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto» (2002);
   LUCIANO AGOSTINI ed altri: «Disposizioni per la promozione della cooperazione per lo sviluppo rurale» (2332).

Assegnazione di progetti di legge a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

   XII Commissione (Affari sociali):
  BINETTI: «Istituzione della figura professionale dell'osteopata» (2518) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  NICCHI ed altri: «Disposizioni in materia di obiezione di coscienza relativa all'interruzione volontaria di gravidanza» (2553) Parere delle Commissioni I, II, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 28 gennaio, 12 marzo, 30 aprile e 1o e 29 luglio 2014, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e dell'articolo 1, comma 20, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

  Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 11 e 20 giugno 2014, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279, e dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Ministero degli affari esteri.

  Il Ministero degli affari esteri ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 23 giugno, 21 e 28 luglio 2014 e 4, 11 e 27 agosto 2014, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279, e dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questi decreti sono trasmessi alla III Commissione (Affari esteri) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero della difesa.

  Il Ministero della difesa ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 28 luglio e 11 agosto 2014, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279.

  Questi decreti sono trasmessi alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

  Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha trasmesso un decreto ministeriale recante una variazione di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzata, in data 31 luglio 2014, ai sensi dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Ministero dell'economia e delle finanze.

  Il Ministero dell'economia e delle finanze ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 4 e 7 agosto 2014, ai sensi dell'articolo 6, comma 14, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio).

Comunicazioni di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 8 settembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
   alla II Commissione (Giustizia), la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero della giustizia:
    al dottor Raffaele Piccirillo, l'incarico di direttore della Direzione generale della giustizia penale, nell'ambito del Dipartimento per gli affari di giustizia;
   alla V Commissione (Bilancio), la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
    alla dottoressa Valeria Vaccaro, l'incarico di direzione ad interim dell'Ufficio di Gabinetto;
   alla X Commissione (Attività produttive) le comunicazioni concernenti i seguenti incarichi:
    al dottor Onofrio Cutaia, l'incarico di direttore della Direzione generale per le politiche del turismo, nell'ambito del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
    al dottor Antonio Lirosi, l'incarico di consulenza, studio e ricerca, nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 8 settembre 2014, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la revoca degli incarichi di livello dirigenziale generale, conferiti all'ingegner Amedeo Gargiulo, di presidente della prima sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici e di presidente ad interim della quinta sezione del medesimo Consiglio.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro della giustizia, con lettera in data 5 settembre 2014, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 1, comma 3, e 28 della legge 31 dicembre 2012, n. 247, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale concernente regolamento sulle modalità di elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi (110).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla II Commissione (Giustizia), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 9 novembre 2014. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 10 ottobre 2014.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Elementi ed iniziative in ordine alla riduzione delle esportazioni italiane a seguito delle ritorsioni della Federazione russa contro le sanzioni decretate dall'Unione europea in relazione al conflitto in Ucraina – 3-01007

   ALLASIA, FEDRIGA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, MATTEO BRAGANTINI, BUSIN, CAON, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, PRATAVIERA, RONDINI e SIMONETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   gli ultimi mesi hanno visto l'acutizzarsi di un'annosa crisi interna ai confini ucraini, che inevitabilmente si è riflessa prima sui Paesi confinanti e, in seguito, su tutto lo scacchiere geopolitico mondiale;
   l'Italia ha aderito alle sanzioni della cosiddetta «fase tre» decretate dall'Unione europea contro la Federazione russa, esponendosi di conseguenza alle rappresaglie commerciali varate dalle autorità di Mosca;
   infatti, in risposta all'atteggiamento dell'Unione europea sulla questione ucraina, il Governo di Mosca ha deliberato delle risoluzioni che hanno portato allo stop delle importazioni, prima dei prodotti agroalimentari e poi del tessile, da quei Paesi ritenuti fiancheggiatori delle forze anti-russe e che hanno voluto o appoggiato le sanzioni alla Russia;
   l'Italia è il secondo partner commerciale della Russia in Europa (dopo la Germania) e il quarto a livello mondiale. Secondo dati Istat/Eurostat, nel 2013 le esportazioni italiane nella Federazione russa hanno raggiunto il loro massimo storico, con circa 10,4 miliardi di euro;
   le imprese italiane che operano in Russia hanno anche realizzato degli stabilimenti – circa 70 stabilimenti produttivi – tra cui si evidenziano anche l’Eni, l’Enel, Finmeccanica, Indesit, Candy, Merloni, Ferrero, Cremonini, Iveco, Pirelli, Marcegaglia e tanti altri ancora;
   importante anche la presenza delle banche italiane, ben otto, che sovente accompagnano le imprese nella loro avventura su questo mercato nella fase soprattutto di start-up;
   il made in Italy nel mercato russo riguarda poi agroalimentare, moda, arredamenti, macchinari, tecnologia e tanti altri beni, per non parlare poi dell'importanza turistica del mercato russo per Milano, Venezia, Rimini e la Riviera. Le presenze russe in Italia erano raddoppiate dal 2009 a oggi e hanno contribuito nel solo 2013 ad una cifra di 1,3 miliardi di euro (secondo solo al contributo degli Usa e tre volte quello di Cina e Brasile);
   il 7 agosto 2014, e per la durata di un anno, il Governo russo ha decretato lo stop all'importazione dei prodotti agroalimentari (frutta, vegetali, carne, pesce, latte e prodotti caseari) provenienti da Usa, Unione europea, Canada, Australia e Norvegia e dal 1o settembre 2014 è entrata in vigore anche la risoluzione, firmata l'11 agosto dal Premier Medvedev, per lo stop a calzature, capi di abbigliamento e pelletteria da Usa e Unione europea;
   oltre al nostro Paese, anche diversi Paesi europei ed extraeuropei saranno danneggiati da questo embargo. Per fare qualche esempio: l'Australia, che per l'industria del latte ha un volume di affari di circa 100 milioni di dollari l'anno; la Scozia, che nel 2010 ha esportato in Russia circa 89 milioni di sterline in pesce; la Francia, che nel 2013 ha avuto un export verso la Russia del valore di circa 1,17 miliardi di euro tra vino e formaggi; la Finlandia, il cui export verso la Russia crea lo 0,5 del prodotto interno lordo;
   in un momento nel quale il mercato interno è fermo e quello europeo non va certo molto meglio, Paesi come la Russia sono diventati mercati strategici. L'embargo è un colpo durissimo per il nostro made in Italy, che per il nostro Paese è un valore aggiunto fondamentale;
   secondo i dati diffusi dalla Commissione europea l’export nel 2013 dei 28 Paesi dell'Unione europea verso la Russia è stato di oltre 117 miliardi di euro, dei quali 10,4 miliardi di export italiano;
   la Russia importa il 40 per cento dei prodotti alimentari che consuma, una cifra cresciuta di otto volte dal 2000. Il valore complessivo delle esportazioni di prodotti agroalimentari dai Paesi dell'Unione europea verso la Russia ammonta a circa 12 miliardi di euro l'anno (circa il 9,9 per cento del totale delle esportazioni). La frutta rappresenta il 27 per cento delle esportazioni dell'Unione europea e la verdura il 21,5 per cento. I principali esportatori sono stati: Lituania (927 milioni di euro), Polonia (841), Germania (595), Olanda (528), Danimarca (377), Spagna (338), Finlandia (283), Belgio (281) e Francia (244);
   le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani risultano, nonostante le tensioni, essere aumentate ancora dell'1 per cento nel primo quadrimestre del 2014, dopo che nel 2013 avevano raggiunto la cifra record complessiva di 706 milioni di euro, di cui le voci principali sono rappresentate dalla frutta e verdura per un volume di affari di 131 milioni di euro, carni fresche o lavorate per circa 78 milioni e latte e derivati per 51 milioni;
   restringendo ai prodotti che figurano nella black list russa, il valore delle esportazioni europee di prodotti agroalimentari scende a quota 5,2 miliardi di euro (43 per cento del totale dell’export agroalimentare dell'Unione europea). Il valore dell’export italiano nel 2013 per le tipologie colpite è di 163 milioni di euro e ad oggi sono a rischio spedizioni di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro, carni per 61 milioni di euro, latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro, mentre è ancora incerta la situazione della pasta esportata per un valore di 50 milioni di euro. L'impatto risulta essere, però, leggermente ridotto grazie all'esclusione di vino ed alcolici, tabacco e cereali dalla black list;
   ai danni diretti per il made in Italy agroalimentare stimabili in circa 200 milioni di euro annui (su un export totale di 1,07 miliardi di euro) si devono aggiungere quelli «indiretti» che potrebbero essere devastanti per perdita di immagine e di mercato, aggravata dalla diffusione sul mercato russo di imitazioni che nulla hanno a che fare con il made in Italy: il rischio di dirottamento sempre più probabile in Italia di prodotti agroalimentari di bassa qualità di altri Paesi che non trovano più sbocchi in Russia, la grossa difficoltà a riprendere i vecchi mercati una volta sostituiti da prodotti provenienti da altri Paesi, le ripercussioni sull'indotto afferente al mondo dei trasporti e del packaging;
   il nostro Paese potrebbe diventare un mercato di sbocco di quei prodotti comunitari ed extracomunitari ora rifiutati dalla Russia, provocando una riduzione della qualità e dei prezzi all'origine che danneggerebbe pesantemente i produttori italiani, i quali già subiscono il deprezzamento delle merci dovuto all'eccesso di prodotto da piazzare in mercati nazionali ed europei già saturi ed asfittici;
   secondo un'elaborazione della camera di commercio di Milano su dati Istat, l’export dalla regione Lombardia verso la Russia, per fare un esempio, nel 2013 è cresciuto del 12,4 per cento, superando i 3,1 miliardi di euro, dei quali 123 milioni provenienti dall'agroalimentare, che, nel solo primo trimestre del 2014, ha fatto incassare alle aziende locali del settore 29 milioni di euro, e circa 446 milioni provenienti dal settore tessile e dell'abbigliamento. Fortemente penalizzato risulta essere il comparto della pelletteria che nei primi mesi del 2014, causa appunto il conflitto Unione europea-Ucraina-Russia, ha registrato una flessione del 7,3 per cento del valore delle transazioni e del 7,6 per cento del volume;
   le stime rilevano che i danni subiti dall'embargo ammonterebbero a circa 100 milioni di euro di perdite per il settore agroalimentare e 20 milioni per il settore della moda;
   qualche ulteriore dato rilevante: negli ultimi quattro anni le esportazioni del settore tessile verso Mosca sono cresciute del 40 per cento. Si è passati dai 200 milioni di euro del 2009 ai 348 milioni di euro del 2013. Il settore moda (abbigliamento, calzature e tessile) è passato dai 14 milioni di euro del 2011 ai 18,8 del 2013. Di fronte alla chiusura di questo «canale», la preoccupazione è alta perché si potrebbe ventilare il pericolo che la Russia guardi ad altri fornitori, come il Pakistan. Se la Russia aprisse a nuovi canali commerciali, sarebbe difficile tornare indietro;
   al momento la risoluzione relativamente al mercato del tessile parla solo di forniture di abbigliamento e tessile legate allo Stato e agli enti russi, quindi con un impatto limitato, ma le preoccupazioni rimangono per il futuro e sulle ricadute per tutto l'indotto;
   non è giusto che le imprese vengano danneggiate per colpa di una decisione del Governo che in molti hanno contestato ed ha portato a danni che devono essere risarciti;
   è intenzione dell'Unione europea di stanziare circa 30 milioni di euro aggiuntivi – che gli Stati membri possono cofinanziare con altri 30 milioni – al programma dell'Unione europea di promozione dei prodotti agricoli per il 2015 (che consiste in 60 milioni di euro di fondi dell'Unione europea più 60 milioni di fondi nazionali);
   il Governo russo sembra intenzionato a stringere nuovi accordi commerciali di scambio con i Paesi estranei al confronto Russia-Occidente, come la Turchia o il Brasile. Si parla anche di aumento dell’import agroalimentare dall'Ecuador o dal Cile;
   il prossimo embargo potrebbe riguardare, in base alle intenzioni rese note nei giorni scorsi dal Premier Medvedev, il divieto di sorvolo del territorio russo alle compagnie americane ed europee, che al momento vale solo per le compagnie aeree ucraine, come anche la possibile adozione di misure a protezione dell'industria locale dell'auto, della cantieristica e dell'aeronautica –:
   a quanto ammontino ad oggi i danni in termini di mancate esportazioni per le imprese italiane a seguito delle ritorsioni russe alle sanzioni europee, in prospettiva quante ulteriori perdite di fatturato potrebbero registrarsi nel caso di applicazione delle ulteriori misure definite al vertice dell'Unione europea dell'8 settembre 2014 e come il Governo intenda intervenire per compensare tali danni, nonché le perdite di posizione future sul mercato russo conseguenti al blocco forzato delle esportazioni. (3-01007)


Stato di avanzamento del procedimento di adozione del decreto ministeriale previsto dal comma 7-bis dell'articolo 12 del decreto-legge n. 145 del 2013 in materia di compensazione tra cartelle esattoriali e crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione – 3-01008

   DA VILLA, FANTINATI, CRIPPA, DELLA VALLE, MUCCI, PETRAROLI, PRODANI e VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il comma 7-bis dell'articolo 12 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, dispone la compensazione, per l'anno 2014, delle cartelle esattoriali nei confronti delle imprese titolari di crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, per somministrazione, forniture, appalti e servizi, anche professionali, maturati nei confronti della pubblica amministrazione, che siano stati certificati secondo le modalità previste dai decreti del Ministro dell'economia e delle finanze del 22 maggio 2012 e del 25 giugno 2012, qualora la somma sia inferiore o pari al credito vantato. La disposizione rinvia, altresì, ad un decreto interministeriale da emanare, di concerto tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero dello sviluppo economico, entro 90 giorni, che dovrà stabilire i criteri e specificare le modalità di individuazione degli aventi diritto, nonché di trasmissione dei relativi elenchi all'agente della riscossione;
   tale norma nasce da una proposta emendativa del gruppo Movimento 5 Stelle al citato decreto-legge, cosiddetto «Destinazione Italia», al fine di sostenere le piccole e medie imprese, che non solo subiscono una pressione fiscale e obblighi burocratici asfissianti, ma attendono ormai da troppi anni i pagamenti dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione;
   per tale ragione la norma sopra citata intende andare incontro a quelle imprese che, in aggiunta al danno di dove attendere oltre ogni accettabile termine il pagamento del credito dalla pubblica amministrazione, subiscono anche la beffa di vedersi notificata una cartella di Equitalia;
   è giusto che lo Stato pretenda il pagamento delle imposte, ma deve anche adempiere i suoi obblighi soprattutto verso le imprese. Infatti, in Italia un'impresa su tre chiude perché lo Stato non paga i propri debiti;
   è prioritario ai fini del rilancio dell'economia italiana che il Governo faccia di tutto per accelerare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, perché l'economia italiana si trova in una preoccupante situazione di recessione;
   il termine di 90 giorni per l'emanazione del citato decreto è stato ampiamente superato e l'urgenza dell'adozione di tale provvedimento è ancor maggiore dal momento che la norma primaria prevede la compensazione per il solo anno 2014 –:
   quale sia lo stato di avanzamento del procedimento di adozione del decreto ministeriale riguardante la compensazione tra cartelle esattoriali e crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione descritto in premessa, dal momento che il termine di legge dei novanta giorni per l'emanazione è stato ampiamente superato, e se vi siano indicazioni precise circa le ragioni del ritardo e, soprattutto, i tempi di emanazione. (3-01008)


Iniziative volte all'apertura di un tavolo di confronto urgente con il gruppo Ilva e le organizzazioni sindacali al fine di assicurare gli investimenti per il risanamento ambientale e la continuità del reddito per i lavoratori – 3-01009

   QUARANTA e AIRAUDO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il gruppo Ilva, attivo da oltre 100 anni nella produzione e trasformazione di acciaio, è composto da Ilva s.p.a. e da un insieme di società operative strutturalmente collegate. Il gruppo è presente in Italia e all'estero attraverso 24 unità produttive: Italia (17), Francia (4), Tunisia (2), Grecia (1) e diversi centri servizi integrati tra loro. I principali prodotti del gruppo sono acciai piani al carbonio, tubi saldati e lamiere. Ilva è uno dei maggiori produttori di acciaio e nel 2013 ha prodotto complessivamente 5,7 milioni di tonnellate di acciaio. Il 25 per cento circa della produzione viene esportata all'estero. Nel periodo gennaio-novembre 2013 Ilva s.p.a. si è attestata al 49 per cento della produzione totale italiana di laminati piani a caldo e al 6,5 per cento di quella europea;
   dal 1996 il gruppo Riva è diventato proprietario del gruppo Ilva;
   al 31 dicembre 2013 il gruppo Ilva impiega personale diretto per 16.200 unità;
   dal 3 giugno 2013, con il decreto-legge n. 61 del 2013, Ilva s.p.a. è sottoposta a commissariamento straordinario;
   nello stabilimento Ilva di Genova Cornigliano attualmente lavorano 1.740 unità, di questi 1.450 sono coinvolti in periodi di sospensione lavoro con il contratto di solidarietà. L'accordo di programma del 2005 prevedeva che, a fronte della chiusura della cokeria (l'impianto a caldo) avvenuto nel 2002, si arrivasse a 2.700 posti di lavoro, ridotti successivamente a 2.200 nell'accordo del 2008. La crisi della siderurgia, pensionamenti e incentivi all'esodo hanno ulteriormente fatto scendere la forza lavoro ai numeri attuali;
   in questi ultimi mesi i lavoratori dell’Ilva di Genova hanno dovuto fare fronte a una situazione ancora più precaria, dal momento che solo a fine luglio 2014 sono stati confermati i soldi per i pagamenti della mensilità e della quattordicesima. Dal quadro che lo stesso commissario Piero Gnudi ha tracciato nelle settimane scorse ai giornali emerge una situazione di grave sofferenza del gruppo, che, pur riducendo le perdite del 2013, continua a bruciare disponibilità di cassa;
   il 30 settembre 2014 scadranno i contratti di solidarietà sottoscritti per 1.450 lavoratori;
   a livello nazionale per il gruppo Ilva della famiglia Riva, a seguito di diverse giornate di sciopero proclamate unitariamente dai sindacati, il 4 luglio 2014 si è svolto un incontro tra le organizzazioni sindacali, il Ministro interrogato e il commissario straordinario Piero Gnudi. L'incontro è stato giudicato deludente dai sindacati, dal momento che non ha ratificato il cambiamento atteso per quanto riguarda le linee di sviluppo future del gruppo, mentre resta l'incertezza per il presente lavorativo di tutti i dipendenti;
   il 3 settembre 2014 c’è stato un incontro al Ministero del lavoro e delle politiche sociali alla presenza delle organizzazioni sindacali (Fim e Uilm) del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Poletti e del presidente della regione Liguria Claudio Burlando, dove è stato stabilito che dal 30 settembre 2014, con la scadenza dei contratti di solidarietà, i 1.750 lavoratori coinvolti passeranno in cassa integrazione: tre mesi di cassa nel 2014 e cinque nel 2015, che saranno finanziati con soldi statali. Da questo restano fuori 70 giorni di cassa e l'integrazione al reddito dei lavoratori per l'intero periodo (da settembre 2014 ad agosto 2015). Bruno Manganaro, segretario Fiom Genova, ha definito l'accordo poco soddisfacente, in quanto i lavoratori passando dalla «solidarietà» alla cassa integrazione perderebbero circa 600 euro dalla busta paga. Durante l'incontro è stato deciso che ne sarebbe seguito un altro il 15 settembre 2014 –:
   se il Ministro interrogato intenda promuovere l'apertura di un tavolo di confronto urgente con le organizzazioni sindacali e l'azienda, che abbia carattere permanente per riavviare l'osservatorio siderurgico, che in passato ha prodotto importanti iniziative di tutela e sviluppo per il settore, agevolando per il gruppo Ilva l'ottenimento del prestito ponte necessario per realizzare gli investimenti per il risanamento ambientale e per garantire ai lavoratori continuità di reddito. (3-01009)


Iniziative per superare le criticità attuative dell'articolo 6, comma 10, del decreto-legge n. 145 del 2013 in materia di credito d'imposta per le piccole e medie imprese per l'attivazione di servizi di connettività digitale – 3-01010

   ALFREIDER, OTTOBRE, GEBHARD, PLANGGER e SCHULLIAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante «Interventi urgenti di avvio del piano Destinazione Italia, per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed EXPO 2015», convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, all'articolo 6, comma 10, prevede l'istituzione di un credito d'imposta fino al 2016 per le piccole e medie imprese o consorzi e reti di piccole e medie imprese, per l'attivazione di servizi di connettività digitale nell'ambito di un apposito programma operativo nazionale relativo alla programmazione dei fondi strutturali comunitari 2014-2020 e collegato alla pianificazione degli interventi nazionali finanziati dal fondo sviluppo e coesione 2014-2020 e dal fondo di rotazione;
   il credito d'imposta di cui all'articolo 6, comma 10, prevede il recupero del 65 per cento delle spese documentate e sostenute fino al 2016 da piccole e medie imprese, ovvero da consorzi e da reti di piccole e medie imprese, per gli interventi di rete fissa e mobile che consentano l'attivazione dei servizi di connettività digitale con capacità uguale o superiore a 30 mbps, fino ad una spesa massima di 20.000 euro, nella misura massima complessiva stanziata dal Governo di 50 milioni di euro a valere sulla proposta nazionale relativa alla programmazione 2014-2020 o sulla predetta pianificazione degli interventi a finanziamento nazionale;
   per rendere operativo tale credito d'imposta è necessario, però, un decreto attuativo del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro per la coesione territoriale e con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, volto a stabilire le modalità per usufruire del credito d'imposta e per consentire il monitoraggio dell'agevolazione ed il rispetto del limite massimo di risorse stanziate, che ad oggi ancora non è stato emanato;
   la Ragioneria generale dello Stato, nelle osservazioni inviate a giugno 2014 all'ufficio legislativo del Ministero dell'economia e delle finanze, ha rappresentato che l'articolo 6, comma 10, non potrà trovare attuazione per carenza di risorse, esprimendo l'esigenza di attendere una fase più avanzata della programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali comunitari e del fondo di sviluppo e coesione, al fine di verificare l'effettiva disponibilità delle risorse stesse;
   il Ministero dell'economia e delle finanze all'inizio di luglio 2014 ha conseguentemente rinviato lo schema di decreto attuativo al Ministero dello sviluppo economico;
   nella fase di perdurante crisi economica è indispensabile sostenere le piccole e medie imprese attraverso misure che ne favoriscano lo sviluppo in modo da garantire la competitività nel mercato nazionale ed internazionale, per esempio attraverso l'attuazione delle agevolazioni già previste nel decreto-legge «Destinazione Italia» –:
   quali iniziative intenda intraprendere per superare le attuali criticità attuative dell'articolo 6, comma 10, del decreto-legge n. 145 del 2013 e per favorire la competitività delle piccole e medie imprese. (3-01010)


Iniziative in ordine ai progetti industriali del gruppo Eni in Italia finalizzate a garantire la tutela degli investimenti, della produzione e dell'occupazione – 3-01011

   MARTELLA, TARANTO, BENAMATI, RACITI, BRATTI, BARGERO, BASSO, BINI, CANI, CIVATI, DONATI, FOLINO, GALPERTI, GINEFRA, IMPEGNO, MARIANO, MONTRONI, PELUFFO, PETITTI, PORTAS, SCUVERA, SENALDI, TIDEI, BURTONE, CARRA, FERRARI, MOGNATO, ZAPPULLA, ROSATO e DE MARIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'8 luglio 2014 si svolgeva l'incontro tra l’Eni e le organizzazioni sindacali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, avente ad oggetto il progetto industriale del gruppo petrolifero e, in particolare, la sostenibilità finanziaria dell'attività di raffinazione del petrolio in Italia, nonché la riorganizzazione generale degli organici;
   l'incontro si concludeva con una rottura delle trattative, poiché, secondo quanto riferito dalla organizzazioni sindacali, l’Eni – nel sottolineare la gravità delle perdite registrate nel settore della raffinazione (circa 4 miliardi di euro dal 2009 al 2014), in un quadro di persistente sovracapacità europea (circa 120 milioni di tonnellate annue pari al 140 per cento dell'intera capacità di raffinazione italiana), di specifica sovracapacità italiana (stimabile in circa 40 milioni di tonnellate annue) e di costante riduzione dei margini – annunciava di potere garantire la continuità operativa soltanto della raffineria di Sannazzaro (Pavia) e della propria quota (il 50 per cento) del sito di Milazzo, restando invece critiche le prospettive delle raffinerie di Gela, di Taranto e di Livorno, della seconda fase di Porto Marghera e del petrolchimico di Priolo (Siracusa);
   in particolare, per quel che riguarda Gela – la cui attività era già bloccata, a causa di un incendio, dal 15 marzo 2014 – veniva comunicata la decisione di procedere alla cancellazione del piano di investimenti da 700 milioni di euro – oggetto di impegni sottoscritti con le organizzazioni sindacali circa un anno fa – la cui attuazione avrebbe dovuto consentire il ritorno della raffineria siciliana a condizioni di profittabilità a partire dal 2017;
   più in generale, emergeva dall'incontro – ad avviso delle organizzazioni sindacali – l'intendimento dell’Eni di procedere ad un complessivo ridimensionamento della propria attività industriale in Italia nei settori della raffinazione e della chimica, con un impatto negativo sull'occupazione stimato dalla stesse organizzazioni nell'ordine delle seimila unità – di cui circa tremila/tremilacinquecento tra occupazione diretta ed indotto nell'area di Gela – ed un aggravamento del processo di desertificazione industriale del Mezzogiorno ove – tra il caso di Gela e il caso di Taranto – si palesava il rischio del venir meno di investimenti nell'ordine di un miliardo di euro;
   restava, altresì, confermata la necessità della compiuta attuazione di investimenti già programmati – nell'ordine di 100 milioni di euro a Porto Marghera e di 400 milioni a Priolo – per la prosecuzione del processo di riconversione della raffineria e per la riattivazione dell'impianto cracking di Eni-Versalis;
   tali notizie generavano forte allarme sociale e portavano alla proclamazione dello sciopero generale di Gela del 28 luglio 2014 e dello sciopero nazionale del gruppo Eni del 29 luglio 2014, con svolgimento della manifestazione nazionale a Roma, in piazza Montecitorio;
   da parte sua, il gruppo Eni – in particolare con le dichiarazioni rese dall'amministratore delegato Claudio Descalzi, in occasione della sua partecipazione alla missione italiana in Africa guidata dal Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, e con un'intervista rilasciata da Salvatore Sardo, Chief downstream & industrial operations officer – confermava ripetutamente le già richiamate difficoltà per l'attività di raffinazione in Italia, assicurando però l'impegno per la salvaguardia dell'occupazione e prospettando, per Gela, la possibilità di un piano di riconversione attraverso investimenti per oltre due miliardi di euro nei settori dell'esplorazione di idrocarburi e della produzione di biodiesel, nonché per la realizzazione di un centro mondiale di formazione in materia di salute, sicurezza e ambiente;
   fin dall'infruttuosa conclusione dell'incontro dell'8 luglio 2014, il Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, sollecitava comunque – secondo quanto riferito dagli organi di informazione – la presentazione di un piano industriale del gruppo Eni tale da consentire una compiuta valutazione degli investimenti e dei processi di riconversione perseguiti a fronte della perdurante crisi del comparto della raffinazione, mentre lo stesso Ministro interrogato preannunciava l'attivazione di un tavolo sulla crisi del settore della raffinazione per la valutazione di «seri progetti di riconversione industriale tra cui la chimica verde e il biofuel»;
   nella giornata del 31 luglio 2014 riprendeva così il confronto – promosso dal Ministro interrogato – tra le organizzazioni sindacali e l’Eni circa le situazioni di Gela e di Porto Marghera, confronto che si concludeva con la condivisione di un verbale di incontro;
   nel verbale si premetteva che: le parti ribadivano validità ed importanza degli accordi del 2013 e del 2014 relativi ai siti di Gela e Porto Marghera; Eni, pur rappresentando il peggioramento dello scenario della raffinazione in Italia e in Europa, aveva predisposto ed illustrato un nuovo piano industriale per il rilancio e la riorganizzazione del sito di Gela; Eni, ancora, confermava la realizzazione degli investimenti relativi alla seconda fase del progetto di riconversione della green refinery di Porto Marghera nei tempi previsti dall'accordo ed inoltre ribadiva la strategicità del petrolchimico Versalis di Porto Marghera; a fronte dell'auspicata condivisione del quadro industriale, Eni e organizzazioni sindacali avrebbero avviato, a partire da settembre 2014, il confronto per definire un nuovo protocollo di relazioni sindacali per la competitività;
   sulla scorta delle suddette premesse, nel verbale si conveniva che: le parti avrebbero avviato un confronto sulla prospettive strategiche del sito Eni di Gela, con il coinvolgimento di tutte le strutture sindacali territoriali e con termine entro la prima settimana di settembre 2014, in vista della nuova convocazione del tavolo di confronto nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico per il 15 settembre 2014; Eni avrebbe immediatamente ripreso il processo manutentivo per garantire la conservazione degli impianti ed il ripristino dell'efficienza operativa della linea 1, anche attraverso il coinvolgimento dell'indotto, nelle more della definizione di un progetto di stabilità di lungo periodo per il sito di Gela; Eni-Versalis e organizzazioni sindacali territoriali si sarebbero attivate congiuntamente per valutare le problematiche connesse, a Porto Marghera, al riavvio del cracking in vista della convocazione di un tavolo nazionale di confronto entro il 30 settembre 2014;
   il 1o settembre 2014 si sono però riunite le segreterie nazionali Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil per una prima valutazione dello stato di attuazione dell'intesa del 31 luglio 2014, rilevando che «quanto condiviso dalle parti in quell'accordo non ha ancora visto un'applicazione sul territorio di Gela, soprattutto per gli impegni presi per ripartenza della linea 1, e per l'immobilismo complessivo sulle condizioni che avrebbero dovuto realizzarsi per la ripresa delle produzioni dello stabilimento di Porto Marghera» –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per la verifica del rispetto del verbale del 31 luglio 2014 in vista dei già programmati e ormai imminenti tavoli di confronto nazionale sui progetti industriali del gruppo Eni in Italia e – più in generale ed anche in ragione della partecipazione azionaria di Stato al capitale sociale del gruppo petrolifero – a tutela di investimenti, produzione ed occupazione in coerenza con gli indirizzi dell'Unione europea in materia di consolidamento e sviluppo della produzione industriale e di rafforzamento della sicurezza energetica, anche sotto il profilo dello specifico rapporto tra sicurezza energetica ed importazioni di prodotti raffinati, nonché alla luce delle annunciate misure finalizzate al potenziamento dell'attività estrattiva in Italia, di cui al provvedimento «sblocca-Italia», e dunque del valore di un ciclo industriale integrato tra attività estrattiva ed attività di raffinazione. (3-01011)


Elementi in ordine alla corretta attuazione dei programmi operativi del fondo sociale europeo nella regione Lazio, con particolare riferimento a una procedura di conferimento di incarichi di collaborazione da parte di Laziodisu – 3-01012

   POLVERINI e PALESE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Laziodisu è un ente pubblico dipendente dalla regione Lazio per il diritto agli studi universitari nel Lazio, dotato di autonomia amministrativa, contabile, finanziaria e patrimoniale;
   nell'edizione n. 20 del settimanale L'Espresso (pagina 18) l'articolo «Mancia di Sel agli amici» cita uno stanziamento di 823.000 euro relativo ad un bando per la selezione di dodici incarichi di collaborazione coordinata e continuativa da parte di Laziodisu;
   nel medesimo articolo si individuerebbero fra i vincitori del bando vari professionisti, fra cui l'eventuale capo progetto «al momento del bando nella segreteria dell'assessore Massimiliano Smeriglio», a cui è destinata la sovraintendenza dell'ente, «con un compenso previsto pari a centoseimila e 750 euro per 17 mesi», oltre ad eventuali altri otto senior esperti in welfare, a cui andrebbero 70.531,25 euro e che risulterebbero tutti legati al partito di Sinistra Ecologia e Libertà;
   i suddetti incarichi di collaborazione coordinata e continuativa sono legati al progetto «Torno subito POR FSE 2007-2013» – anni 2014-2015; si tratta, dunque, di un progetto legato al fondo sociale europeo;
   l'avviso di selezione pubblica per titoli e colloquio per il conferimento dei sopra citati incarichi di collaborazione coordinata e continuativa, pubblicato sul sito istituzionale di Laziodisu il 30 dicembre 2013, prevedeva inizialmente una scadenza per l'invio della domanda di ammissione alle ore 12 dello stesso giorno (30 dicembre 2013), salvo poi essere posticipata, con un successivo avviso pubblicato sul sito istituzionale di Laziodisu, al 3 gennaio 2014;
   in data 23 maggio 2014, sul sito dell'ente Laziodisu, è apparsa una parziale smentita nella quale si parla di una selezione pubblica, conseguente alla pubblicazione di un bando in data 20 dicembre 2013, per individuare i profili idonei all'organizzazione del progetto «Torno subito» e che al medesimo bando hanno partecipato 30 candidati, specificando che le retribuzioni sarebbero inferiori dal 20 per cento al 30 per cento rispetto a quelle riportate a mezzo stampa;
   in data 21 maggio 2014 è stata depositata l'interrogazione urgente a risposta scritta n. 512 da parte del consigliere regionale Luca Gramazio, nella quale si chiedono delucidazioni, oltre che su eventuali opportunità politiche, anche sulle date relative al bando, alla sua scadenza ed alla successiva proroga relativa ai termini per la presentazione della domanda e dei colloqui;
   il fondo sociale europeo prevede che vengano effettuate delle verifiche sull'attuazione dei suoi programmi operativi. Per questo per la regione Lazio è stato previsto uno specifico organismo, il comitato di sorveglianza, che si riunisce periodicamente per discutere, valutare e approvare gli esiti della realizzazione annuale e, in considerazione degli obiettivi pluriennali definiti in fase di programmazione, lo stato di avanzamento del programma operativo regionale Fse 2007-2013 della regione Lazio nel suo complesso;
   il comitato di sorveglianza ha la funzione di accertare l'efficacia e la qualità dell'attuazione del programma; è presieduto dall'assessore alla formazione, ricerca e innovazione, scuola e università, diritto allo studio Massimiliano Smeriglio e si compone di rappresentanti della regione, dello Stato e delle parti sociali, tra cui rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze e del dicastero guidato dal Ministro interrogato –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine alla corretta attuazione dei programmi operativi del fondo sociale europeo nella regione Lazio, con specifico riferimento alla procedura di selezione degli incarichi di collaborazione coordinata e continuativa da parte di Laziodisu descritti in premessa. (3-01012)


Iniziative per salvaguardare gli stabilimenti delle aziende Terna spa ed Enel distribuzione siti nella regione Calabria – 3-01013

   RAMPELLI e MAIETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nell'ambito di una fase di riorganizzazione le aziende Terna spa ed Enel distribuzione sembra abbiano intenzione di dismettere le proprie sedi calabresi;
   Terna spa si appresterebbe a chiudere la sede di Cosenza, definita ad esaurimento, e quella di Castrovillari, che sarà accorpata definitivamente a quella di Rotonda, in Basilicata, nonostante l'80 per cento degli asset che saranno gestiti da quest'ultima sede si trovino in territorio calabrese;
   Enel distribuzione, invece, nel piano nazionale predisposto, che prevede un taglio del 30 per cento delle strutture a livello nazionale, prospetta per la Calabria un taglio del 50 per cento delle zone e del 40 per cento delle unità operative;
   le attuali sei zone potrebbero, quindi, diventare tre con la cancellazione, insieme ad altre due, di quella di Castrovillari;
   non appaiono chiare né le ragioni di un taglio così pesante a carico degli impianti calabresi, né le conseguenze per l'utenza –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di salvaguardare gli stabilimenti e gli insediamenti produttivi delle citate aziende nella regione Calabria e al fine di garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e di servizio attualmente esistenti. (3-01013)


Iniziative per attrarre gli investitori stranieri e per l'aumento della competitività – 3-01014

   FAUTTILLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo il report Fdi markets sui trend degli investimenti esteri, l'Italia, nonostante sia la seconda potenza manifatturiera del continente, risulta agli ultimi posti della classifica, che vede Regno Unito, Germania e Francia saldamente sul podio dei Paesi che riescono ad attirare il maggior numero di investitori esteri, preceduta anche dalla Spagna e dall'Irlanda;
   il nostro Paese presenta, dunque, un deficit di attrattività e non regge il confronto con quanto offrono altre nazioni altrettanto provate dalla crisi come quelle della penisola iberica, ma che hanno già imboccato la via delle riforme;
   secondo la rivista che ha redatto questa speciale classifica, l'Italia presenta diverse criticità con gli investitori esteri, esasperati dai problemi economici, da una certa confusione nella strategia di promozione e dalla mancanza di coordinamento tra i diversi enti pubblici che affermano di avere un mandato per la promozione del Paese. Servono, quindi, riforme e, più che le idee, ciò che è veramente mancato è stato il coraggio di attuarle. Lo stesso coraggio che oggi l'Europa si aspetta per riconoscere credibilità al decreto «sblocca Italia»;
   non c’è solo un deficit di attrattività, ma anche di competitività. A dirlo è la classifica del World economic forum, che per il secondo anno consecutivo mette l'Italia al 49o posto. Ci precedono Spagna, Portogallo, le Repubbliche del Baltico e Malta –:
   quali iniziative intenda adottare per sviluppare una vera e seria strategia per attirare gli investitori e per aumentare la competitività, atteso che sono molti i punti di attrattività offerti dall'Italia, dalle scienze alle tecnologie, senza dimenticare le piccole e medie imprese con i loro elevati livelli di competenze. (3-01014)


Chiarimenti e iniziative con riguardo al completamento del collegamento autostradale Asti-Cuneo – 3-01015

   MONCHIERO e RABINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'autostrada A33, che collega Asti a Cuneo, attualmente in parte aperta al traffico, in parte in costruzione e in parte ancora solo in progetto, è gestita dall’Autostrada Asti-Cuneo s.p.a., costituita il 1o marzo 2006 (partecipata al 60 per cento dalla società Autostrada Ligure Toscana spa, al 35 per cento dall'Anas spa e al 5 per cento da Itinera spa), in qualità di concessionaria del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai sensi degli articoli 19, commi 2 e 2-bis, e 37-quinquies della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modifiche e integrazioni, e per effetto della convenzione di concessione, efficace a far data dall'11 febbraio 2008;
   il collegamento autostradale, in tutto 93 chilometri, è articolato in due tronchi tra di loro connessi a mezzo di un tratto (circa 20 chilometri) dell'autostrada A6 Torino-Savona: il primo tronco, costituito da 5 lotti, di lunghezza complessiva pari a 32 chilometri e compreso tra lo svincolo di Massimini (sull'autostrada A6 Torino-Savona) e Cuneo; il secondo tronco, costituito da 10 lotti, di lunghezza complessiva pari a 58,2 chilometri e compreso tra lo svincolo di Marene (sull'autostrada A6 Torino-Savona) e lo svincolo di Asti est (sull'autostrada A21 Torino-Piacenza-Brescia); l'opera prevede 9,1 chilometri di ponti e viadotti, oltre 10 chilometri di gallerie e 11 nuovi svincoli;
   ognuno dei tronchi è suddiviso in lotti, la maggior parte già realizzati da Anas e concessi in gestione alla società; la durata della concessione è fissata in 23,5 anni, a partire dalla data di ultimazione dei lavori previsti in convenzione;
   attualmente il primo tronco è pressoché ultimato, e comunque il collegamento fra la città di Cuneo e l'autostrada A6 (Torino-Savona) è operativo, così come è operativo quello fra il casello «Asti est» della A21 (Torino-Piacenza) e la tangenziale di Alba; mentre nel secondo tronco i tratti autostradali i cui lavori non sono ancora iniziati sono i lotti 2.1b e 2.1dir in provincia di Asti e i lotti 2.5 e 2.6 in provincia di Cuneo (2.5 tra lo svincolo di Guarene e quello di Alba ovest e 2.6 tra Alba ovest e Cherasco);
   si è, quindi, creata una situazione assurda, con la Asti-Cuneo quasi completata ma interrotta nel bel mezzo, fra Alba e Cherasco, ove il traffico viene deviato sulla viabilità ordinaria del tutto inadeguata;
   negli anni scorsi la società concessionaria, avanzando problemi nel reperimento dei fondi, aveva chiesto di rinviare l'esecuzione del lotto 2.5 e la costruzione della galleria sotto il fiume Tanaro e di utilizzare, come soluzione temporanea e senza pedaggio, la tangenziale di Alba, consentendo, quindi, un primo efficace collegamento a scorrimento veloce e a doppia carreggiata senza soluzione di continuità tra Asti e Cuneo;
   gli enti territoriali avevano accettato questa soluzione alternativa, pur provocando aggravi e problemi alla circolazione di collegamento con la città di Alba, a condizione che l'utilizzo della tangenziale fosse provvisorio e che contemporaneamente alla costruzione del lotto 2.6 venissero realizzate dalla società concessionaria alcune opere complementari indispensabili per non gravare in modo insopportabile sulla viabilità locale;
   le conferenze dei servizi, tenutesi ai sensi e per gli effetti del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383, presso la direzione generale per lo sviluppo del territorio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 14 marzo 2012 e 19 aprile 2012, alla presenza dei rappresentanti degli enti locali interessati, della società concessionaria e dell'Anas, si sono concluse con un accordo fra le parti che prevedeva l'adeguamento della tangenziale di Alba per il suo utilizzo transitorio, la costruzione da parte della società concessionaria di alcune opere complementari e l'impegno a realizzare tali opere prima della conclusione dei lavori del lotto 2.6, l'approvazione da parte dell'Anas del progetto definitivo del lotto 2.6 entro il 30 settembre 2012;
   sono trascorsi più di due anni dalla firma della convenzione, sottoscritta nella primavera 2012 dal Ministero e da tutte le parti interessate, e si attende ancora l'avvio dei lavori dei lotti 2.5 e 2.6 per il completamento dell'autostrada Asti-Cuneo;
   lo stallo, che si protrae da anni, è inaccettabile per il territorio albese, per i cittadini e per le imprese e gli amministratori locali da tempo chiedono chiarezza da parte della concessionaria, visto che la società Autostrada Asti-Cuneo s.p.a. è tenuta a rispettare i patti sottoscritti dieci anni fa, quando si è impegnata a realizzare l'autostrada, compresi i lotti albesi;
   dallo sblocco dei lavori dei lotti 2.5 e 2.6 e quindi dal sostanziale completamento dell'autostrada Asti-Cuneo dipendono interventi fondamentali per il territorio, la cui realizzazione è stata concordata con il concessionario ed è riconducibile alla viabilità di adduzione all'autostrada: in particolare, la strada di collegamento al costruendo ospedale di Verduno, con un adeguamento del tratto della strada provinciale n. 7, che collega Cantina di Roddi e Pollenzo, e il terzo ponte sul fiume Tanaro, che consentirebbe la realizzazione della tangenziale est della città;
   la società concessionaria ha recentemente evidenziato il fatto che il traffico dell'autostrada è debole e sono aumentati i costi dell'opera, mettendo a serio rischio i restanti lotti, almeno fino al reperimento delle ulteriori risorse necessarie per il completamento:
   nell'attesa di concludere la viabilità di allacciamento all'autostrada con le tangenziali di Asti e Cuneo, il lotto fondamentale diventa quindi il 2.6, in fase di progettazione definitiva approvata, ma non ancora esecutiva, che collegherà Roddi alla diga Enel, grazie alla galleria scavata sotto Verduno. L'approvazione del progetto esecutivo, una volta ottenuto parere positivo dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, spetta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   se, dunque, dal punto di vista tecnico la vicenda potrebbe ora procedere, rimane da sciogliere il nodo relativo alla revisione del piano economico-finanziario, che deve essere approvato dall'Anas –:
   quali siano i motivi del ritardo nell'avvio dei lavori, le difficoltà emergenti e i tempi previsti nella realizzazione dei lotti albesi, quale sia il crono-programma definitivo per completamento del collegamento autostradale Asti-Cuneo, l'entità delle risorse disponibili necessarie sia per la realizzazione dei lotti autostradali sia per le opere complementari previste, nonché quali iniziative intenda il Governo assumere per ottenere il pieno rispetto degli obblighi contrattuali da parte della società Autostrada Asti-Cuneo s.p.a., dando così una risposta certa alle profonde preoccupazioni delle comunità interessate. (3-01015)


Problematiche riguardanti la realizzazione di due gallerie nel territorio della provincia di Caltanissetta nell'ambito dei lavori per l'ammodernamento della strada statale n. 640 – 3-01016

   PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'Anas ha da tempo avviato i lavori per l'ammodernamento e l'adeguamento a quattro corsie della strada statale n. 640, asse viario strategico nel collegamento tra Agrigento e Caltanissetta, già oggetto di atto di sindacato ispettivo nel 2011 (interrogazione a risposta in commissione n. 5-04772). Tra gli altri interventi è prevista la realizzazione di due gallerie contigue e parallele ricadenti nel territorio della provincia di Caltanissetta;
   in relazione a tale opera, i dati geomorfologici forniti dall'Anas non corrisponderebbero a quanto rilevato nel corso delle indagini in situ, realizzate da geologi nisseni e dall'Università di Palermo, dati che sembrano rendere sconsigliabile la realizzazione delle citate gallerie; l'area geografica individuata, peraltro ricchissima di acque sotterranee, è caratterizzata dalla sovrapposizione di faglie differenti che determinano dei gradini tettonici marcati e si intersecano in corrispondenza e perpendicolarmente all'asse del tracciato delle due gallerie;
   sussistono, inoltre, nella zona fenomeni di vulcanismo sedimentario, che si manifestano con eruzione di fango, gas e acqua e determinano fratture nel terreno; tali evidenze sono confermate in una memoria dell'Anas (pa 12/09 corridoio plurimodale tirrenico-Nord Europa), nella quale si parla di acque in pressione e di argille «collose»; l'eventuale tentativo (proposto da Anas nella medesima nota) di emungere la falda in pressione potrebbe favorire la fuoriuscita di argilla, acqua in pressione e gas, creando, altresì, una via di fuga :d fenomeni legati al vulcanismo, tali da compromettere gravemente non solo la funzionalità, ma anche la realizzazione della stessa opera;
   con tali presupposti, risulta all'interrogante che l'amministrazione comunale di Caltanissetta ha fatto pervenire un documento ufficiale all'Anas, nel quale, analizzati i rischi possibili, si chiede di ritornare al progetto originariamente proposto, ritenuto senza rischi, fattibile e non gravato dai notevoli cose derivanti dall'esecuzione del nuovo tracciato –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e delle motivazioni che hanno convinto l'Anas a modificare il tracciato originario e se non ritenga utile intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, per richiedere all'Anas un supplemento di indagini e prove geotecniche in situ, promuovendo, a tal proposito, un incontro fra i tecnici comunali, l'Anas, la ditta appaltatrice e il responsabile del procedimento per la definizione delle problematiche descritte in premessa. (3-01016)